Contract
X.Xx.X.Xx.
Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea
R E P O R T I N C O N T R O “ L E I D E E D E G L I O P E R A T O R I D E L L O
S P E T T A C O L O D A L V I V O P E R U N A L E G G E D E L S E T T O R E ”
B R E S C I A , 2 6 N O V E M B R E 2 0 1 6
SVOLGIMENTO INCONTRO
Introduce Xxxx Xxxxx che presenta la scaletta dell’incontro, introducendo l’intervento di Xxxxxxx Xxxxxxx, Xxxxx Xxxxxx, Xxxxx Xxxxx e Xxxxxxx Xxxxxxxx.
CIRCUITO/REPERTORIO vs CONTESTO/OPERA di Xxxxxxx Xxxxxxx
Vorrei porre l'attenzione su quattro nozioni:
• circuito
• repertorio
• contesto
• opera
Gli abbinamenti due a due di queste nozioni – circuito/reportorio e contesto/opera – definiscono modalità di produzione e condivisione dello spettacolo dal vivo che coprono senza quasi eccezioni la totalità delle esperienze storiche.
Qualche esempio.
Il teatro nasce in Grecia nell'ambito delle Grandi Dionisie dove le opere tragiche vengono realizzate in funzione di uno specifico contesto rituale – per via della festività – e ateniese – per via del suo inquadramento cittadino.
Xxxxxxx, Xxxxxxx ed Xxxxxxxx rappresentano tragedie inedite ed ignorano la nozione di repertorio e di circuito. Il cordone ombelicale che nutre le loro drammaturgie è quello che connette la composizione dell'opera al contesto rituale e a quello cittadino. La polis è centrale. Non una polis generica, ma, molto precisamente, Atene.
Xxxxxx, tormentato dalle Erinni per avere versato il sangue della madre, viene assolto ad Atene. Xxxxx, colpevole di parricidio ed incesto, trova pace a Xxxxxx, nei presi di Atene. Tebe ed Argo, coi loro regimi tirannici, sono prodighe di crimini, Atene, invece, risolve con democratici giudizi ogni spinoso antefatto. I Persiani di Eschilo svolgono, per bocca dei persiani vinti, un denso confronto fra regimi assoluti edemocrazia ateniese.
La presenza implicita di Xxxxxxx, così come, nel teatro di Xxxxxxxxxxx, i fatti della storia inglese e le ombre vastissime di Xxxxxxxxxx X e Xxxxxxx X, attestano che il contesto non è solo l'ambito esecutivo delle opere drammatiche, ma anche il loro magazzino di dati, valori, osservazioni e riferimenti.
Nell'antica Grecia, le cose cambiano radicalmente allorché si formano le compagnie professionali dei Tecnici di Xxxxxxxx il cui principale mandato era rappresentare le tragedie che avevano riscosso maggiore successo nelle diverse città del mondo ellenistico.
Allora all'abbinamento contesto/opera si sostituisce quello circuito/repertorio.
Storicamente, il primo pone le basi del secondo, e cioè lo rifornisce di strutture formali che reciprocamente coniugate formano i repertori da far circuitare. Vorrei evitare le partizioni categoriche, tuttavia mi sembra di poter osservare che le dinamiche che scaturiscono dal primo tendono a risolversi in processi essenzialmente creativi, mentre quelle che scaturiscono dal secondo presentano importanti riflessi organizzativi, economici, gestionali e, soprattutto, sistemici.
Un altro esempio storico.
Xxxxxxx scriveva per compagnie semistanziali che operavano in autunno e inverno a Venezia e in primavera ed estate nelle piazze di terraferma. Nel suo caso, il periodo veneziano era contrassegnato dall'abbinamentoopera/contesto, mentre quello primaverile ed estivo dall'abbinamento repertorio/circuito. Si trattava di un distinzione estremamente vincolante. Era infatti a Venezia che doveva presentare opere inedite, le quali, assai spesso, riflettevano linguaggi, usi e costumi del contesto urbano (si pensi, per non fare che qualche esempio, ai Rusteghi o al Campiello). Diversamente, le tournée di terraferma richiedevano rimettesse mano alle opere composte traendone parti di repertorio ovunque proponibili.
Nel secondo dopoguerra, la nascita del sistema degli Stabili ha attribuito al connubio contesto/opera spettacolare un valore culturale e artistico che si staccava dalla dimensione commerciale e d'intrattenimento delle compagnie di giro, strutturalmente combinate al connubio circuito/repertorio.
Dove si posizionano oggi le esperienze dello spettacolo dal vivo?
Direi che, delle quattro nozioni inizialmente prospettate, quella di "repertorio" è forse la più consunta e sostituita da altre modalità, quali i progetti monografici dedicati a singoli artisti o formazioni; i festival; la composizione di cartelloni principalmente costituiti da novità; le progettualità a largo respiro e coinvolgenti diverse realtà artistiche.
Il circuito invece costituisce un vitalissimo problema da risolvere in tutti i modi. Dall'introduzione degli Stabili in poi, la logica della circuitazione ha infatti indebolito la sua centralità sistemica riducendo il pubblico complessivo dei singoli spettacoli. Sarebbe, ad esempio, interessante appurare quante fra le regie di Xxxxxxxx sono stati fatte effettivamente circuitare. Sospetto che il Servitore di due padroni evidenzierebbe, a questo proposito, una particolarissima natura di "opera di giro".
Parlando del rapporto opera/contesto, tocchiamo invece una dinamica culturale che è, oggi, fra le principali risorse dello spettacolo dal vivo.
Il sistema delle residenze, pur caratterizzato da molteplici tipologie, salda luoghi e processi creativi. Inoltre, la tendenza a includere la realtà delle persone e dei contesti civili all'interno degli eventi performativi tende a rigenerare il connubio opera/contesto anche indipendentemente dai suoi contenitori istituzionali. E cioè per autonoma spinta o necessità.
Il contesto si propone insomma, non più solo come ambito o argomento delle esperienze performative, ma anche come elemento costitutivo delle loro processualità. In questo modo, lo spettacolo dal vivo allarga la base del proprio pubblico attraverso esperienze di laboratorialità diffusa che includono gli abitanti del contesto urbano, metabolizzandone memorie, capacità, presenza.
Facendo dell'abitante un performer, la pratica dello spettacolo compensa e corregge la scarsa disponibilità dell'individuo sociale e recepire, da puro e semplice spettatore, eventi performativi.
Il connubio fra repertorio e circuito prevedeva una società che riconoscesse in tale struttura le principale istituzione dell'intrattenimento collettivo. Oggi non è più così. Oggi, lo spettacolo dal vivo non può più fare affidamento a posizioni di rendita, ma deve continuamente rigenerare la sua necessità, moltiplicando le relazioni opera/contesto, salvo porsi poi il problema di far circuitare gli esiti prodotti o di utilizzare gli ambiti così dissodati come contesti di circuitazione.
L'incidenza delle strutture ereditate, categoriche e istituzionali è sensibilmente diminuita. Anche le formazioni, i loro rapporti contestuali, le loro abilità e le loro possibilità di creazione e movimento, sono frutto di progettualità inventive e, spesso, a loro volta percepite in quanto opere, invenzioni o dinamiche attivatrici.
Dagli anni '60 questo cambiamento si è gradualmente delineato.
Importanti, al proposito, i progetti di decentramento e apertura al territorio degli Stabili di Milano, Genova e Torino. Il primo individuava nei contesti del decentramento udienze dislocate in zone periferiche e altrimenti irraggiungibili, il secondo ricavava dalle memorie dei luoghi argomenti drammatici, il terzo faceva interagire abitanti e teatranti, ambiti sociali e teatro, producendo eventi che risultavano al contempo dalla socializzazione del teatro e dalla teatralizzazione delle società. Basti ricordare l'esempio di Xxxxxxxx Xxxxxx.
Ma la trasformazione storica che ha stabilmente rilanciato il connubio opera/contesto, è stata quella operata dal radicamento delle nuove formazioni teatrali dagli anni Settanta in poi. Si è parlato di gruppi, di tendenze, di formazioni spontanee e di base. A distanza di quasi cinquant'anni, credo che la loro principale eredità sia stato l'avere affinato la capacità rendere culturalmente e spazialmente variabile la
dimensione laboratoriale del fare spettacolo. In questa prospettiva, il laboratorio ha storicamente incluso "forme" risultanti ed "esiti" transitori, spazi e relazioni, panorami e territori.
Lo spettacolo dal vivo è un insieme di pratiche culturali che allenano, in coloro che vi partecipano a vario titolo, la predisposizione a farsi soggetti di cultura attiva. I loro effetti diramano infatti processi relazionali, che mantengono vive le funzioni della memorizzazione esperienziale. Va ricordato – e quasi rivendicato – che lo spettacolo dal vivo si basa su relazioni e produce esperienze. Si tratta di valori di eccezionale rilievo antropologico. Dalle relazioni con il mondo sociale scaturisce il linguaggio, mentre le esperienze consentono l'acquisizione di conoscenze empiriche.
Xxxxxxxx, per concludere, alcune considerazioni delle Metafisica aristotelica: “Tutti gli uomini aspirano per natura alla conoscenza”. Ma i livelli della conoscenza sono molteplici e non tutti giungono a risultati compiuti. L’uomo, da un lato, condivide con gli animali le sensazioni e, con alcune specie, anche la memoria che consente la conservazione del dato acquisito, dall'altro, invece, si differenzia all'interno del mondo animale, per via dell'esperienza ossia della capacità di sommare molti ricordi della medesima cosa.
Gli spettacoli dal vivo intrecciano i ricordi degli atti compiuti con quelli delle relazioni che li fiancheggiano e diramano tanto nel presente che nel passato. La danza e il teatro coagulano, inoltre, ricordi corporei, verbali, psichicie visivi. Per questo sono luoghi privilegiati dell'esperire che –prosegue Aristotele - genera la téche, che non coincide con l’esperienza ma ne è un risultato.
Le pratiche dello spettacolo dal vivo, quanto più si staccano dalle tecniche tradizionali o agiscono ai loro margini, tanto più offrono le proprie potenzialità esperienziali all'individuazione di tecniche ulteriori, non necessariamente performative ma empiricamente aperte all'esplorazione del suono, della visione e della stessa creatività mediale.
DM considerazioni di Xxxxx Xxxxxx
Elementi positivi:
Multidisciplinarietà, Residenze, Valutare il progetto non il soggetto, oltre il 70% dei richiedenti è cresciuto nel finanziamento
Criticità
• Non funzionano i meccanismi (cluster, peso qualità artistica, insufficiente monitoraggio, troppi indicatori, pochi progetti promozione finanziabili)
• Eccessivo carico della componente burocratica
• Povertà progettuale, asfittica, scarsa cooperazione e reti (più bravi soggetti già abituati a logiche progettuali per i bandi)
• Difficile premiare scelte coraggiose innovative e slanci ideativi
• Aspettative disilluse
• Contraddizioni
• Disallineamento tra realtà e sostegno Preoccupazioni
• Deriva, deperimento delle condizioni di lavoro, atrofia del sistema
• Mercato evaporato
• Frantumazione del teatro, parcellizzazione
• Speed date produttivo
• Inefficacia (inutile dare 20k ai piccoli se poi non girano)
• Crisi da over extension e crisi prospettica
• Ricostruire risorse di fiducia
• Esito Consiglio di Stato (sospesi)
CODICE DELLO SPETTACOLO
Metodo
• Testo Unico = reale, con organicità, integrazione di tutti gli aspetti che riguardano lo spettacolo
• Ricognizione esistente, superamento delle norme vetuste (vedi legge 800/67), semplificazione, razionalizzazione delle varie norme esistenti e delle stratigrafie
• Via logica prescrittiva che invade il terreno della libertà artistica e imprenditoriale
• Ascolto e valorizzazione degli artisti
• Molte competenze pubbliche = tavolo interministeriale, indirizzi congiunti
Merito
• Impianto di politica culturale chiaro, forte, di largo disegno e di lungo respiro
• Principi che tengano conto delle evoluzioni della creazione artistica (processi), e dei diritti culturali
• Riconoscimento dinamiche e fenomenologie del teatro nella produzione, cooperazione, interdisciplinarietà, nuovi linguaggi, auto organizzazione, valorizzare le emergenze e i tempi fisiologici della creazione
• Riconoscimento della centralità del progetto
• Multidisciplinarietà come osmosi e permeabilità (tra soggetti, tra contenuti) no come somma
• Dignità dei lavoratori della cultura
• Obiettivi pochi ma forti, potenti
• Rivedere le funzioni e superare i generi
• Politiche di supporto diretto nitido ma anche indiretto attraverso incentivazione fiscale (tax credit pensato per lo spettacolo dal vivo, art bonus, agevolazioni come PMI, esenzione IRES come per la lirica, detrazione fiscale della spesa culturale, Iva ridotta)
• Possibile interconnessione con altre progettualità (povertà educative)
• Procedure e regole chiare, no alla retorica del management
• Criteri più equilibrati nella valutazione, se serve maggiore discrezionalità motivata, meno indicatori
• Monitoraggio autentico, studiare l’andamento del settore
• Cooperazione e responsabilità enti pubblici dei territori
• Valorizzare le forme di cooperazione (allargare contratto di rete Legge 122/2010 al no profit)
• Maturità degli operatori, visione prospettica di medio lungo
• Rivedere il perimetro giuridico e fiscale delle imprese (impresa culturale)
• Sostegno al mercato che consenta di osare nella programmazione (obbligare teatri e circuiti, TRIC che fanno mentoring, Teatri di tradizione), più duttilità, stimoli a reti locali
• Riequilibrio territoriale autentico tra nord e sud
• Collaborazione con altri soggetti culturali (musei)
• Sistemazione della normativa locali pubblici spettacoli che metta ordine
• Statuto dell’artista e dell’operatore culturale (mappa delle figure)
• Sostegno al credito (BNL SACT o Credito Sportivo), accreditamento, fondo di rotazione, reiterare il fondo progettualità Federculture anche al nord
• Sostegno al teatro sociale (no solo parte della promozione)
• Sostegno ai piccoli, specie se fanno rete (compagnie, piccoli teatri)
• Riconoscimento a nuovi modelli di ospitalità e alle residenze da implementare
• Flessibilità nel triennio nei progetti artistici e facoltà di compensare progetti ed esiti quantitativi nell’arco degli anni
• Premialità all’internazionalizzazione
• Ricambio generazionale nei grandi organismi come premialità
• Tema del diritto d’autore e del rapporto con Siae
• Incentivi alla drammaturgia anche in connessione con l’università
• Revisione dei CCNL e delle forme contrattuali alla luce del job acts
• Ritocchi da fare su Codice Appalti e Codice Beni Culturali
• Chiarire natura giuridica di alcuni soggetti (Fondazioni liriche) e abolizione inserimento nella tabella Istat
• Aggiungere quota Fus al multidisciplinare
• Maggiore rapporto con Xxx.xx e con le scuole
• Fondi a tasso agevolato per le ristrutturazioni e adeguamenti
Xxxx Xxxxx riprende la parola e si rifà al richiamo, all’appello di Xxxxx Xxxxxx: occorre mirare a una visione complessiva. Sostituire la parola sostegno a investimento. Dobbiamo pensare che questo è un momento epocale, stiamo gettando le basi di una visione del peso specifico di questo settore, come una fotografia di noi stessi scattata al futuro. La legge deve avere la capacità di immaginare ciò che accadrà al presente.
Intervento della Presidente Xxxxx Xxxxx
“Il 27 febbraio 2016 alle Buone Pratiche a Milano dicevamo nel nostro intervento:
Crediamo necessaria la riapertura di un Tavolo di Lavoro congiunto tra le realtà rappresentative del settore, per mettere a fuoco eventuali proposte di modifica dell'attuale decreto e soprattutto in vista di un percorso verso una legge sullo spettacolo dal vivo. Ci domandavamo
“si farà la legge entro un anno come recita l'art. 36 del Ddl del cinema “Delega per il Codice dello spettacolo”? Se sì, la presenza della legge cambierà il DM 2014 nella sua impostazione fondamentale?”
9 mesi dopo la domanda è pressoché invariata. Il quadro generale però è cambiato o sta per cambiare. Nel frattempo, in questi mesi, abbiamo lavorato. Non solo noi. Diversi soggetti hanno prodotto contenuti, hanno provato a immaginare una legge o perlomeno cosa una legge dello spettacolo dovrebbe “normare”, “contenere”, ”ascoltare”.
Con piglio idealista, personalmente, credo che comunque questo processo di costruzione di senso sia utile e importante a prescindere dal contesto.
Come un anno fa crediamo ancora che sia importante in questo momento trovare punti di incontro nel rispetto delle differenze.
Se veramente c'è l'opportunità di cambiare una situazione bloccata da anni e anni, allora bisogna coglierla appieno con un progetto innovativo e condiviso e la perfetta consapevolezza della necessità del cambiamento.
Questo è l'obbiettivo di questa giornata, provare ad impostare un tavolo comune di lavoro che possa accompagnare questo “progetto” che è la prima legge dello spettacolo dal vivo.
Importante è stato lavorare insieme, anche con Xxxxxxxxx.
Oggi oltre ai graditi ospiti/relatori potremo raccogliere testimonianze e punti di vista. Mi auguro veramente che oggi sia l'inizio di un processo di collaborazione.
Chiedo a tutti lo sforzo di stare sull'argomento. Ovvero non torniamo a fare il processo ai DM, o comunque cerchiamo sempre di riconnetterci all'oggetto della nostra discussione.
Ripercorro alcuni punti contenuti nel nostro novalogo.
Credo che l'intervento di Xxxxxxx Xxxxxxx abbia ben approfondito la necessità di una “rifondazione” del ruolo della cultura all'interno della società. Proprio per questo la legge è una battaglia che non possiamo perdere o abbandonare sull'onda dell'ennesima emergenza”.
Presentazione del decalogo CReSCo:
In rapporto con la società nazionale di cui siamo parte, vogliamo lavorare perché sia riconosciuto, tutelato e rispettato il nostro ruolo specifico di artisti e operatori che si occupano di Spettacolo dal Vivo che si identifica nelle discipline del teatro, della danza, della musica, delle performing arts e di tutte le forme che hanno valenze artistiche ed estetiche nonché civili, in quanto alimentano il senso di appartenenza ad una comunità.
Il loro valore è una componente essenziale della cultura e dell’identità nazionale ed europea al pari delle altre arti, dei beni culturali, ambientali e paesaggistici del nostro paese, come definito dalla Costituzione all’Art.9, che sancisce anche la natura politica del nostro settore.
Premesse
Il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) è assolutamente inadeguato al dettato costituzionale.
Deve essere ridefinito il profilo del lavoratore dello spettacolo per favorirne una tutela che nasca dal riconoscimento della natura atipica e precaria dei suoi modelli di lavoro, come prescrive lo Statuto Sociale degli Artisti approvato dal Parlamento Europeo nel 2007.
a. Riconoscere ai soggetti operanti nello spettacolo dal vivo la qualifica di “impresa culturale e creativa” assimilandola alla micro, piccola e media impresa ai sensi della normativa dell’Unione Europea vigente in materia.
b. Destinare alle realtà che rappresentano l’identità nazionale (Fondazione lirico sinfoniche, Teatri Nazionali) una quota non superiore al 50% del Fus, assegnando l’altro 50% alla restante parte del sistema dello spettacolo dal vivo.
c. Definire le specificità delle differenti realtà operanti nel settore (Tric, Imprese di Produzione, Circuiti, Festival, ecc), con particolare attenzione a creare un sistema che equilibri l’aspetto produttivo con la programmazione degli spettacoli all’interno di spazi/luoghi idonei all’accoglienza degli stessi.
A tal proposito ci saranno due interventi a cura di Xxxx Xxxxx e Xxxxxxx Xxxx.
d.Investire sul rischio culturale. Chiamiamo rischio culturale la produzione e programmazione di spettacoli che utilizzino linguaggi innovativi, sperimentali e contemporanei e che non abbiano un’esclusiva finalità commerciale e di puro intrattenimento.
e. Sviluppare politiche redistributive sul territorio nazionale, in ambito produttivo e di programmazione, per diminuire il divario tra nord e sud e tra centro e periferia.
f. Adeguare l'investimento economico dello Stato nel settore - tramite FUS - che al momento è tra i più bassi in Europa
1. Formazione e Nuove generazioni
a. Inserire le discipline dello spettacolo (teatro, danza e musica) come elemento d'obbligo nella formazione scolastica – accordo MIBACT e MIUR –
b. Investire sulla professionalizzazione delle nuove generazioni con politiche di sostegno all'autonomia e allo sviluppo delle nuove realtà di produzione e di programmazione, fornendo loro gli strumenti per stare nel mercato.
c. Investire sulla formazione continua dei lavoratori del settore.
2. Spazi e strutture
a. Prevedere un Fondo di rotazione per ristrutturazione o adeguamento tecnologico di spazi/luoghi teatrali e da concerto.
b. Ripensare e semplificarele norme di sicurezza richieste per la tutela dei lavoratori dello spettacolo, nonché dei permessi da richiedere da parte delle imprese (vigili del fuoco, suolo pubblico, ecc) individuando le specificità del settore.
3. Rapporto tra Stato e Regioni
Parole chiave per noi ARMONIZZAZIONE (prendiamo ad esempio le residenze).
x. Xxxxxxx politiche statali che co-investano assieme alle Regioni su specifici progetti territoriali (ad esempio Residenze, ecc).
b. Armonizzare le regole per la richiesta di finanziamenti a livello nazionale, regionale e locale, prevedendo l’adozione, mediante intesa stipulata in sede di Conferenza Unificata, di criteri omogenei sulle modalità e sui tempi certi di assegnazione e liquidazione dei contributi di tutti gli Enti pubblici, al fine di semplificare e accelerare le procedure.
4. Norme e regolamenti interni
a. Individuare le funzioni (i livelli minimi di servizio) ai quali tutti i soggetti beneficiari del Fus devono attenersi.
b. Prevedere la rotazione degli incarichi dirigenziali nei Teatri Nazionali e Tric.
c. Stabilire processi di reclutamento nelle posizioni apicali attraverso bandi di selezione pubblici e trasparenti, dove la scelta si basi sulla competenza.
x.Xxxxxxx la sovrapposizione degli incarichi politici nella presidenza e nei CDA delle strutture culturali, privilegiando l'indicazione di figure competenti (per esempio, evitare Sindaci che sono presidenti delle Fondazioni, ecc).
5. Risorse dirette erogate dallo Stato – FUS
a.Prevedere il finanziamento al progetto/processo nell'accezione di Xxxxxxx in alternativa ai parametri di bilancio nel rispetto della normativa europea in campo di contributi pubblici.
b.Applicare processi di trasparenza sia nel processo di attribuzione dei contributi sia nella loro rendicontazione.
c. Prevedere la rendicontazione sociale delle attività finanziate (bilancio sociale).
d. Favorire protocolli d’intesa con emittenti televisive nazionali e locali per coproduzioni Teatro-TV- Internet con benefici economici per il settore
6. Valutazione e Monitoraggio
a. Individuare criteri di valutazione generale e lasciare ai soggetti l’individuazione dei parametri specifici al fine di incentivare l’autovalutazione
b. Basare la valutazione quantitativa sul consuntivo dell’anno precedente, e la valutazione qualitativa sul progetto preventivo.
c. Preferire parametri di risultato anziché di attività.
d. Affidare il monitoraggio pubblico delle attività culturali a soggetti indipendenti anche attraverso sistemi open-data.
7. Riforma del lavoro e Welfare dei lavoratori dello spettacolo
Data la natura anomala del nostro lavoro va ripensato un ordinamento specifico, oggi si sono due rappresentati del sindacato SLC/CGIL, poi interverrà Xxxxx Xxxxxxxx di facciamo la conta.
a. Vista la natura strutturalmente intermittente del lavoro in questo settore, si chiede che venga istituita una modalità per il sostegno al reddito dei lavoratori dello spettacolo sul modello dell'intermittenza francese e/o belga.
b. Prevedere deroghe, per lo spettacolo dal vivo, da alcuni limiti imposti dalla legge agli altri settori (ad esempio soglia del 20% di contratti a tempo determinato sul totale dei contratti di lavoro, ecc).
c. Individuare una modalità contrattuale ibrida che superi la dicotomia tra lavoro subordinato e lavoro autonomo, riconoscendo a tutti i lavoratori – anche autonomi - i benefici di legge attualmente previsti per i soli lavoratori dipendenti
d. Estendere le tutele per il lavoro intermittente al settore (pensione, formazione professionale, malattia, maternità, ecc)
e. Riformare il sistema degli ammortizzatori sociali (disoccupazione, cassa integrazione in deroga, ecc)
f. Chiarire le normative su diritti d’autore e diritti di sfruttamento dell’immagine e diritti accessori (SIAE, altre società di collecting, ecc)
8. Fiscalità
a. Semplificare la normativa sulla defiscalizzazione dei contributi liberali alle attività culturali (anche non statali - aumento della soglia del 19% di defiscalizzazione dell’IRPEF)
b. Abbassare l’IVA sui biglietti di spettacoli e concerti all’aliquota agevolata come per l’editoria (4%).
c. Uniformare l’IVA per la vendita di spettacoli e per le coproduzioni all’aliquota del 10%
d. Introdurre forme di tax credit per i settori dello spettacolo dal vivo
e. Definire un elenco nazionale di organismi operanti nello spettacolo dal vivo che possano ricevere donazioni, con la stessa trasparenza prevista per gli enti presenti nell’Art Bonus, e relativo ampliamento dello stesso.
A questo proposito abbiamo un intervento di Xxxxxxxx Xxxxxxxx.
9. Politiche di supporto alla mobilità internazionale
a. Attivare collaborazioni fra Istituti di Italiani di Cultura e Ministero per la promozione dello spettacolo dal vivo all’estero
b. Attuare politiche di concertazione col Ministero degli Esteri per l’inserimento dello spettacolo nel settore dell’industria creativa e possibilità di accedere ai fondi di promozione internazionale dedicati.
c. Potenziare le occasioni di ospitalità degli operatori esteri in Italia.
d. Promuovere occasioni di coproduzione internazionale e rete fra soggetti.
e Incentivare policy che premiano i processi di capacity building ed interventi non episodici di sostegno alla circuitazione internazionale
Occorre sviluppare una politica seria su l'internazionalizzazione. In questo l'Italia porta ormai un ritardo imbarazzante rispetto alla maggior parte degli altri paesi europei.
La Presidente sottolinea l’esigenza di lavorare in collaborazione attraverso un tavolo che continui a interagire.
Xxxx Xxxxx sottolinea due cose:
- ci è chiara la parzialità del mondo dello spettacolo interna a CReSCo, perché lavoriamo principalmente sui linguaggi contemporanei, ma conosciamo la centralità della tradizione e dell’identità nazionale. Il problema è la differenza dell’investimento per la tradizione e l’innovazione
- la progettualità al centro: è una cosa molto concreta. Strutture mastodontiche che non riescono a garantire la loro funzione per dei minimi eccessivi, mettiamo al centro il progetto e non i parametri quantitativi soprattutto relativamente alle giornate lavorative, che sottrae risorse alla circuitazione.
Intervento di Xxxxxxx Xxxxxxxx presidente Xxxxxxxxx
Da 6 mesi sono presidente di Federvivo, da un anno e mezzo presidente di Platea.
Siamo in viaggio per presentare il nostro progetto: oggi ci troviamo in contesto di superfetazione legislativa, tra sentenze, ricorsi, ecc..
Mancano certezze. Il nuovo strumento di legge deve mettere a sistema le leggi del passato ma con una visione orientata al futuro, sia per l’aspetto artistico che organizzativo.
Il codice è lo strumento di indirizzo e di visione, ma non potrà ingabbiare i processi produttivi.
Ci sono leggi nate nel 67, come la legge 800, la 163, che rappresentano ere geologiche rispetto ad oggi.
Se il FUS fosse maggiore, potremmo vivere maggiormente sul nostro lavoro e non sulle norme. Riprende la contrapposizione tra nazionale e resto del sistema: i nazionali vivono con le radici piantate sui territori, impronta identitaria molto forte al territorio.
D’accordo con le fondazioni lirico sinfoniche pensiamo che vadano incluse le funzioni delle fondazioni, per indirizzarle con un dialogo più forte verso le realtà più piccole che agiscono sui territori.
Concetto di eccezione culturale: protezione della libertà espressiva del teatro d’arte, musica d’arte, rispetto all’abbondanza della proposta commerciale.
Oggi c’è una omogeneizzazione dell’offerta culturale.
Superamento dei generi, ma occorre soffermarsi sulle funzioni: teatri di tradizione, che conservano un patrimonio originale. Questa è la funzione di un teatro di tradizione.
Ci sono realtà che oltre a preservare la tradizione, promuovono danza, prosa, iniziative multidisciplinari. Oggi ha senso parlare di FUNZIONI, non di GENERI.
Flessibilità creativa e organizzativa, modelli gestionali resilienti, competitivi. Il codice deve rimettere al centro gli artisti, con attenzione alle ipocrisie. Questioni degli under 35,al compimento del 36esimo anno.
Bisogna ribadire la stagionalità dei lavoratori dello spettacolo dal vivo, se noi avessimo una garanzia di pubblico come nei teatri tedeschi, potremmo assumere..ma nelle nostre condizioni non è possibile.
Dotare il comparto di strumenti di riequilibrio e ammortizzatori sociali vedete i nostri doc. Internazionalizzazione.
Contributi regionali e comunali dimezzati, importanza di un maggiore investimento. Conclude dicendo che siamo in buone mani, grazie alla sensibilità della controparte politica.
Xxxx Xxxxx sottolinea che non c’è nessuna vocazione manichea in CReSCo, ma il coordinamento ha sempre cercato di riportare le istanze di un mondo meno rappresentato, ma sempre in dialogo. Nessuno di noi sostiene che vada penalizzato il teatro di tradizione, ma si cerca un equilibrio.
Il tema posto da XXxXXx ribadisce che non si può dimostrare dalle periferie dell’impero dimostrare di avere le carte in regola senza essere nelle condizioni di farlo.
Quello che CReSCo cerca è un equilibrio nuovo.
INTERVENTI DAL PUBBLICO
Partiamo dal mondo della danza
Xxxxx Xxxxxxxxxx coordinatrice tavolo finanziamenti
Rischio culturale: l’artista deve essere anche nelle condizioni di poter sbagliare. Incentiviamo i giovani, costringendoli a produrre ma senza un obiettivo reale. Riporta un’esperienza irlandese, dove gli artisti indipendenti possono ottenere finanziamenti su progetti di studio o produttivi. Sostenere artisti professionisti nel teatro della danza, dando risorse per cercare, riflettere, provare: tempo e risorse. Perché non dare le possibilità anche al singolo artistica di interagire con strutture finanziate?
Xxxx sottolinea che si tratta di un meccanismo di investimento leggero.
Xxxxxxx Xxxxxxx direttore del teatro di Pisa, ufficio presidenza di Xxxxxxxxx
Ritiene che nelle relazioni fin qui ascoltate vi siano molti spunti e suggestioni, in particolare in quelle di Xxxxxxx e Xxxxxx, che varrebbe la pena di approfondire così come le molte cose che condivide dell’intervento di Xxxxxxx Xxxxxxxx ma, nei tre minuti a disposizione, vuole porre l’accento su un aspetto a suo avviso assai rilevante.
Prende atto che, finalmente, nel Codice dello Spettacolo dal vivo la danza acquisisce una dignità propria (e non più come nella legge 800/1967 che veniva menzionata solo in riferimento ai corpi di ballo degli allora Enti Lirici), rilevando però come problema il fatto che venga ricondotta, al punto G dell’unico articolo del ddl risultante dallo stralcio dell’art.34 del ddl n. 2287, in un ambito che la circoscrive all’Accademia Nazionale della danza, alle scuole di danza e alle scuole di ballo delle Fondazioni lirico- sinfoniche.
Allora, se è pur vero, che stiamo parlando di una legge che dovrebbe dare linee di principio generali, rimandando ai decreti attuativi il compito di dettagliare nello specifico i vari aspetti da normare, occorre tuttavia che il legislatore riconosca ciò che in questi cinquant’anni è maturato nel mondo della danza italiana. Maturazione non soltanto frutto di una realtà nata dal basso ma che lo stesso legislatore ha contribuito a far emergere, come nell’ultimo, bistrattato, decreto (che, per inciso, con tutti i limiti che più e più volte sono stati sottolineati, qualcosa di buono ha pure prodotto ,a cominciare dalle maggiori risorse ottenute da almeno il 70% dei presentatori di istanza). Ci riferiamo , in particolare, ai Centri di
produzione della danza, alle residenze artistiche, ai circuiti multidisciplinari ecc. Ecco allora che è importante, in una legge quadro, precisare bene CHI FA CHE COSA. Infatti , una volta chiarito questo, dovrebbero essere i decreti attuativi a disciplinare le modalità operative delle diverse strutture.
Occorre che la nuova legge operi con lo sguardo rivolto al futuro, valorizzando quanto di meglio emerge dal nostro presente e non con lo sguardo rivolto al passato. Abbiamo atteso cinquant’anni una nuova legge sullo spettacolo dal vivo, e adesso sembrano esserci tutte le condizioni, nonché la volontà convergente della politica, della struttura ministeriale e degli operatori, per giungere a un risultato soddisfacente. Aspettare altri cinquant’anni per modificare una legge che dovesse nascere su presupposti errati sarebbe davvero troppo.
Xxxxx Xxxxxxxx di FACCIAMOLACONTA
FACCIAMOLACONTA è un movimento nato circa un anno fa che annovera tra gli aderenti 1080 attori professionisti, riunitisi in modo autonomo e spontaneo, un movimento di soli attori, e per professionisti si intende soggetti che vivono o tentano di vivere di questo mestiere.
Xxxxxxx scelto di porci in una posizione di dialogo costruttivo e propositivo nei confronti delle istituzioni.
Abbiamo avuto un incontro con il signor Xxxxxx e con la signora Xxxxxxxx il 3 maggio scorso e ci siamo presentati al signor Xxxxxxxx, in occasione della presentazione delle proposte per il Codice Spettacolo, durante la conferenza stampa avvenuta presso l'Agis, nel mese di luglio. Non ci sembra che il nostro interesse sia stato ricambiato con altrettanto entusiasmo, anzi dobbiamo dire che alle nostre proposte è seguita una totale assenza di risposte, ci chiediamo il perché, ma non sarà questa la sede in cui discutere di questo.
Più di ogni altra cosa ci preme ribadire in questa sede, e ringraziamo CReSCo per questo, il concetto che il mestiere, la figura dell’attore oggi attraversa una fase di grande crisi, di incertezza, di abbandono, non sappiamo nemmeno noi come si sia arrivati ad una situazione così estrema negli ultimi anni.
Le nostre richieste riguardano diritti essenziali dei lavoratori, diritti che se pur sulla carta, ci sono negati da sadici cavilli burocratici: ci sembra prioritario, che nel codice spettacolo dal vivo ci sia salvaguardato l’accesso agli ammortizzatori sociali: CReSCo scrive sul superamento del vincolo del 20% di assunzioni a tempo determinato da parte delle fondazioni teatrali, assolutamente sì, aumentiamolo del 30% e specifichiamo che sia destinato al personale artistico e non ingerito dal solo reparto tecnico, togliamo il limite dei 50 anni per i lavoratori dello spettacolo e portiamolo a 40 sempre per quello che riguarda i contratti a tempo determinato. Ribadiamo come già detto da Agis la stagionalità del settore teatrale.
Siamo stati reinseriti dall’inps tra le categorie che possono accedere agli ammortizzatori sociali, ai congedi di maternità, ma non possiamo farlo, perché ancora gli statuti delle fondazioni e i decreti legislativi ci impediscono di usufruirne costringendoci in diversi casi a lavorare con partita Iva.
Vogliamo che grazie al Codice Spettacolo sia finalmente riconosciuta la figura giuridica dell'attore, in modo da chiarirne finalmente le atipicità e il riconoscimento delle tutele, come per le altre categorie di lavoratori.
E per finire poniamo la vostra attenzione sulla necessità di monitorare di più i Teatri su come viene speso il denaro pubblico, abbiamo assistito negli ultimi anni alla crescita di trasparenza ma servirebbero anche voci specifiche sulle singole produzioni, E ancora proponiamo strumenti che permettano la decurtazione del FUS ai soggetti che non rispettino il CCNL.
Noi come categoria ci stiamo assumendo una responsabilità anche pensando alle future generazioni, chiediamo a tutti, istituzione in primis di fare altrettanto
Xxxxxxx Xxxx di Residenza Campsirago
Parametri ministeriali. Rispetto al DM è positiva la dimensione triennale, la ridistribuzione dei fondi in base a parametri quantitativi. Il vero problema oggi è la circuitazione degli spettacoli: si producono molti più spettacoli rispetto alla capacità reale degli spazi legati alla programmazione di accoglierli.
Molte compagnie si costituiscono in teatro per fare repliche in sede così da rimanere nei parametri ministeriali. Occorre finanziare la circuitazione, altrimenti il sistema si blocca e può esserci un disastro nel 2017.
Xxxxxxxx Xxxxxxxx Commissione Cultura Senato
I temi sono vari e non riuscirò a collegare tutto.
Riassunto di come siamo arrivati fin qua: uno stralcio dall’art 34, ma non prendete in considerazione quell’art., che era collegato con una finanziaria dell’anno precedente.
Non volevamo trattarlo insieme al cinema, perché avrebbe rallentato il processo. La complessità del mondo dello spettacolo dal vivo è maggiore del mondo del cinema.
“Senza maggiori oneri”, è iniziata la discussione sulla legge.
Audizioni: questo è un momento particolare, questa regolamentazione può arrivare in fondo. Il problema è il tempo, per il cinema due anni di tempo per avere anche tutte le audizioni, per lo spettacolo dal vivo questo tempo non c’è.
Questo comporterà delle difficoltà, chiediamo collaborazione a riguardo. Tutti i problemi sono rappresentati.
Abbiamo bisogno non di fotografare, ma di immaginare cosa sia necessario al sistema. Tema del lavoro: potrebbe essere data una delega al governo.
Formazione: tema molto importante, emendamento sul disegno di legge sul cinema, era stata prevista una % del fondo destinata alla formazione del pubblico e degli insegnanti (formatori). Questo dovrebbe essere riproposto anche nella legge per lo spettacolo dal vivo: questi fondi nel cinema possono essere vincolati, ci stiamo domandando se si possono vincolare dei soldi o meno per questo settore, dotato di minore disponibilità finanziaria.
Con Xxxxx, dobbiamo lavorare insieme così che le due camere lavorino insieme. Entro gennaio vorremmo discutere di un testo in commissione. Il testo sarà un emendamento dallo stralcio dell’art 34, che sostituirà l’art 34. Ci potranno essere i sub emendamenti, questi sono i tempi.
In conclusione, rispetto allo scetticismo, io non conosco tutto il pregresso, ma questo momento è davvero particolare, sia per il ministro che per le commissioni camera e senato: questa volta andrà in porto una revisione sul disegno di legge.
Ore 12.00 riprende l’incontro, coordinato da Xxxxxx X’Xxxxxxx
Xxxxxx Xxxxxx di XXXXX.XX
La funzione amministrativa può presentare per un'impresa creativa alcuni aspetti problematici, soprattutto per progetti complessi o sottoposti ad obbligo di rendicontazione. Questo:
-Per mancanza di competenze adeguate, nel caso di imprese di piccole dimensioni
-Per la dimensione dei costi connessi, che sottraggono risorse all'attività di produzione artistica in senso stretto
-Per la mancanza di trasparenza nel suo svolgimento, e di adeguato monitoraggio da parte degli enti preposti.
Anche per questi motivi sarebbe opportuno consentire di fatto una separazione tra attività produttiva in senso stretto e attività amministrativa, meglio disciplinando l'istituto della coproduzione e la figura del produttore esecutivo.
Con le norme vigenti in tema di diritto del lavoro, questo vorrebbe dire, ad esempio, consentire che la rendicontazione delle giornate lavorative e degli oneri sociali avvenga da parte di un soggetto terzo (a cui sono formalmente intestate le buste paga).
Con due importanti precauzioni: il produttore esecutivo deve avere l'obbligo di sottoporre a revisione i propri bilanci, ad audit il proprio operato e a non presentare domanda per ottenere contributi pubblici connessi alle attività che amministra.
Occorre separare l’attività produttiva da quella amministrativa.
Soggetti produttori/Produttore esecutore, soggetto terzo. Un soggetto finanziato può affidarsi a un produttore esecutore esterno.
Soggetto terzo sottoposto a controlli contabili e non può chiedere finanziamenti pubblici, che devono andare ai soggetti produttori.
Questo permetterebbe a xxxxx.xx si pagare i soggetti finanziari molto prima del ministero.
Xxxxxxxx Xxxx SLC CGIL Nazionale settore Produzione Culturale
Non parlerò della proposta delle organizzazioni sindacali, dico solo che il sistema dello spettacolo ha bisogno di attenzione, e i voucher non sono attenzione ma uno strumento sbagliato rispetto ad una necessità.
L'attuale fase storica vede la rinascita dei nazionalismi e dell'individualismo esasperato che giunge fino alla negazione della rappresentanza.
Il significato di identità va assumendo una connotazione negativa.
L'identità' diventa il muro, la chiusura verso l'estraneo che viene visto come aggressore.
Eppure l'identità'e' quella che permette all'individuo di riconoscersi in un contesto: io diverso da te, io nella mia famiglia, nella mia città, nel mio Paese, in Europa, nel mondo.
Perché inizio da qui?
Perché in questi pochi minuti voglio provare a dire perché gli artisti siano un "bene" che deve essere tutelato, come si tutela Pompei.
Gli artisti con il loro lavoro esprimono l'idea identitaria e la coscienza critica.
Proprio nell'espressione artistica, sia essa la danza, la recitazione o la musica, lo spettatore, l'ascoltatore si riconosce, legge il suo essere nel contesto, il suo sentirsi cittadino.
E' principalmente per questo che lo Stato deve sostenere e facilitare la produzione degli spettacoli, della musica, la contaminazione dei generi, la tradizione e la ricerca, la loro diffusione. Questo, assieme ad una corretta sinergia con l'istruzione dei cittadini, crea un pubblico competente. Il professor Xxxxxxxxx quando afferma che il pubblico e' l'unico che può decidere se uno spettacolo ha valore, se e' "bello".
Ma l'abbassamento generale del livello culturale dimostrato anche dai dati sulla lettura e sulla fruizione dello spettacolo in Italia, dovrebbe aprire una grande discussione nel Paese sul ruolo del sostegno pubblico a questi settori, ora che si prova a discutere di una legge per lo spettacolo dal vivo.
Non si può ignorare che la crisi ha colpito duramente il reddito della gran parte degli italiani e il fatto che negli ultimi anni si sta accentuando la concentrazione della ricchezza mentre aumentano le povertà.
Il Fondo Unico per lo Spettacolo non e' sufficiente e le XX.XX. hanno proposte per incrementare le risorse, ma e' necessario che lo Stato riconosca il valore della produzione culturale rispetto al PIL (ad esempio: la formazione continua del lavoratore necessaria ad un mercato del lavoro che chiede continuamente nuove competenze mentre muoiono vecchi mestieri come si concilia con l'analfabetismo di ritorno che riguarda larghi strati di lavoratori?).
Poiché le risorse pubbliche sono direttamente legate alle condizioni di lavoro di operatori ed artisti che operano nello spettacolo (di questo parlerà la nostra coordinatrice Xxxxxxxx Xxxxxxx) il tema della quantità e della distribuzione diventa centrale. E' lo stesso Osservatorio del Ministero che certifica la cattiva . delle risorse ministeriali.
Sono poche e mal distribuite quindi.
La maggior parte dei finanziamenti si concentra nelle regioni del Centro Nord.
Dalle nostre analisi il 2015 rispetto al 2014 vede aumentare i finanziamenti alle regioni Lombardia, Toscana, Liguria, Abruzzo e Sicilia, mentre cala il Friuli Venezia Giulia, la Val d'Aosta, la Basilica, la Puglia, la Campania, le Marche e l'Umbria.
La Calabria e Molise erano e restano un deserto.
Le risorse regionali e comunali sono generalmente in calo e operano in autonomia rispetto al Fus.
Per chiudere: per la legge dello spettacolo vanno trovate le risorse come sono state trovate per la legge cinema.
Lo stato deve riconoscere al comparto il valore, non solo economico che sviluppa, rendere certe le risorse pubbliche, deve facilitare la distribuzione.
Riconoscere la professionalità dei lavoratori dello spettacolo, rendendo il loro lavoro dignitoso, facendo emergere il lavoro nero che e' diffuso anche per la mancanza di regole che si adattino al comparto.
Xxxxxxxx Xxxxxxx Coordinatrice Nazionale “Sezione Attori” di SLC_CGIL
Pongo come premessa il nostro augurio che questo Codice Spettacolo Dal Vivo compatti tutte le categorie del settore, perché non è nostra intenzione schierarci come lavoratori contro le imprese, ma vorremmo capire insieme come procedere nell'interesse di tutti.
Detto questo, vi riporto ciò che avevo preparato.
Non è possibile creare delle norme che regolino il mondo dello Spettacolo dal Vivo, senza tener conto della grave crisi occupazionale in cui si trovano, ad oggi, gli artisti!
E' necessario che, accanto ai ragionamenti sulle risorse economiche per il settore, si concepiscano adeguate politiche fiscali di sostegno e serie riflessioni programmatiche sulla produzione di LAVORO!
La SLC ha condotto un'interessante indagine sul settore dello Spettacolo dal Vivo, partendo da dati raccolti attraverso il monitoraggio dei documenti ufficiali prodotti dal MIBACT, con i quali è stato distribuito il FUS negli anni 2014 e 2015, e l'analisi dei dati forniti da ISTAT e INPS sull'occupazione.
Avendo poco tempo a disposizione, vi voglio citare solo alcuni dati che sono emersi. Vi segnalo che dalle distribuzioni percentuale degli occupati si rileva:
una netta prevalenza maschile > 73,3% contro il 26,7% di donne impiegate; il peso ridotto del Mezzogiorno > 42,6% nord, 42,4% centro, 15% sud
preponderante il contributo del lavoro autonomo, rispetto alle posizioni formali dipendenti > 26,7% dipendenti, 1,2% collaboratori, 72,1% autonomi
Negli ultimi anni il denaro pubblico che finanzia in parte lo Spettacolo dal Vivo viene assorbito sempre più dalla macchina organizzativa; i meno tutelati e i più sviliti sono proprio gli artisti, ai quali è destinato mediamente il 5% dell'investimento totale.
Nel 2014, anno che ha preceduto l'applicazione del Decreto Xxxxxxxxxxxx, le posizioni contributive degli ATTORI, nel settore del Teatro, sono state 9560, con un numero medio di 44 giornate lavorative in un anno!!! Potete rendervi conto da soli in che stato di collasso sia la categoria...
Proprio ieri, nell'ambito dell'Assemblea di X.Xx.X.Xx, è stato presentato il questionario “Vita da artisti”, creato da SLC, e destinato ad attori, musicisti e danzatori, proprio per cercare di raccogliere dati concreti sulla nostra condizione lavorativa da presentare poi alle istituzioni.
I criteri quantitativi adottati per la concezione del Decreto Xxxxxxxxxxxx, hanno fatto sì che aumentasse, è vero, la produzione di spettacoli, ma che il tempo di impiego degli attori diminuisse ulteriormente.
Vi chiediamo di tenere conto di come ormai le produzioni muoiono dopo troppo poco tempo, perché non è favorita la circuitazione, spesso i periodi di prova degli spettacoli sono più lunghi del periodo di repliche, per non parlare del forte ribasso imposto ai cachet degli artisti, mentre lo stesso trattamento non è stato riservato agli stipendi delle figure dirigenziali...
Ripeto, gli attori sono al collasso: è necessario riconoscerne la figura giuridica, considerarne l'atipicità con norme fiscali e previdenziali adeguate, e, in collaborazione col Ministero del Lavoro, creare, come richiesto dalla normativa europea, una certificazione che tuteli la professionalità.
Il nostro lavoro è sempre più svilito, vogliamo che gli venga restituita la dignità che merita.
Mentre riteniamo che il Decreto Xxxxxxxxxxxx del 2014 abbia favorito troppo le grandi imprese, ci auguriamo che per la redazione del Codice Spettacolo vengano tutelati di più gli artisti e insistiamo per partecipare attivamente alla sua formulazione.
Xxxxxxxx Xxxxxxxx Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi – direttore artistico- Malta International Arts Festival – project team member (intervento letto da Xxxxx Xxxxx)
ART BONUS questo fantasma
In una recente interrogazione parlamentare (29 set.2016) l'interrogante ha stigmatizzato il comunicato stampa di Xxxxxxxxxxxx sul grande successo dell'Art Bonus, evidenziandone invece il naturale fallimento.
Qui di seguito alcuni macrodati dai quali emerge una notevole sproporzione dei fondi raccolti tra le varie Regioni: Abruzzo: 34.000 €, Basilicata 0 €, Calabria 2.700 €, Campania 627.102 €, Xxxxxx Xxxxxxx
11.123.163 €, Friuli Venezia Giulia 555.800 €, Lazio 4.701.299 €, Liguria 2.205.790 €, Lombardia 33.266.802 €, Marche 700.648 €, Molise 0 €, Piemonte 15. 857.977 €, Puglia 812.847 €, Sardegna 304.615 €, Sicilia 45.400 €, Toscana 9.371.274 €, Xxxxxxxx Xxxx Xxxxx 0.000 x, Xxxxxx 148.260 €, Valle d’Aosta 0 € e Veneto 20.314.774 € ; su un totale di poco più di 100 mln € di raccolta, di cui il 70% riguarda solo 4 regioni (Lombardia, Veneto, Piemonte e Toiscana).
Se approfondiamo il ragionamento si scopre che la quasi totalità di questi finanziamenti arrivano tutti da importanti gruppi industriali e bancari in favore delle più importanti istituzioni culturali (fondazioni liriche, teatri nazionali, festival...) -Ovvio che qualcosa non funziona.
Non funziona perché molto banalmente vi sono delle limitazioni importanti (divisione triennale del beneficio, limiti di reddito e di ricavi complessivi per poter usufruire dell'agevolazione)□In definitiva, il sostegno apparentemente interessante, è stato pensato in un momento non favorevole per l'economia nazionale, che ne impedisce un'applicazione diffusa. Funziona solo per grandi istituzioni culturali e per grandi gruppi economici.
Lo spettacolo dal vivo ha bisogno del sostegno pubblico e privato, è un'economia a "crescita sbilanciata" così come teorizzato da Xxxxxx e Xxxxx.
Certo, fino a quando i sostegni pubblici e privati verranno inquadrati tra le spese correnti e non fra quelle di investimento, il problema rimarrà aperto soprattutto verso quelle imprese culturali che non hanno facile accesso a questo tipo di sostegni.
L'Art Bonus potrebbe essere una soluzione, ma come favorire un migliore, più democratico, accesso a questo sostegno? Come favorire un avvicinamento fra la community delle imprese e quella culturale, così apparentemente lontane fra loro?
1) il passaggio da spesa corrente a spesa di investimento diventa fondamentale;
2) applicare al nuovo Art Bonus lo stesso meccanismo di "superammortamento"usato per le normali imprese che intendono investire in beni durevoli e/o ad alta tecnologia.
Di esempi di misure pubbliche in grado di incoraggiare la partnership fra imprese commerciali e imprese culturali, in Europa, ne troviamo diversi. Una fra tutte, che ben conosco, è quella in vigore a Malta dal 2016: la "150% Tax deductions on cash donations to Culture". Si tratta, in sostanza, di un meccanismo simile al nostro "superammortamento", ma applicato alle donazioni per la Cultura con un limite di deduzione annuo (per Malta è uguale a 50.000,00€).
Attenzione però, l'incontro fra il mondo imprenditoriale e quello culturale è legato al possesso di requisiti qualitativi e quantitativi ben precisi, non troviamo nessun algoritmo studiato da un qualche Archimede Pitagorico ingaggiato per la bisogna. A Malta non tutte le imprese culturali possono accedervi solo perché esistono. Xxxxxx dimostrare, con il progetto da candidare, di essere nelle condizioni di garantire al donatore quei minimi requisiti di genuinità del progetto, di rispetto delle principali norme nel campo del lavoro, e di visione condivisa con l'impresa donatrice. Alla fine, quello che deve essere garantito è un Patto fra due imprese di diversa natura che trovano entrambe un senso e una motivazione forte alla collaborazione reciproca.
Va da sé che questo sistema può diventare interessante per un numero significativo di imprese, essendo accessibile a imprese medie e piccole. Allo stesso tempo le piccole Compagnie e imprese culturali potranno dialogare direttamente con le piccole imprese che potrebbero sostenerli. Il sistema del "superammortamento" potrebbe inoltre diminuire la pressione dell'impresa finanziatrice sul processo creativo del beneficiato (rispetto per esempio alle attese di una impresa sponsor), visto che l'impresa può già contare su un importante beneficio.
Xxxxxx D’Xxxxxxxx Dir. Teatro Metastasio
Andiamo per punti verso il Codice.
- Questa volta abbiamo avvertito una nuova consapevolezza da parte del legislatore, importante soprattutto perché, come ha detto l’Xx. Xxxxx, “con il codice dobbiamo uscire dalla normativa derivata”, ovvero mai specifica, come è evidente per le norme sulla sicurezza, ma non solo.
- Alziamo il tiro: chiediamo al codice di “concederci”, come sistema dello spettacolo tutto, maggiore trasparenza a fronte di controlli rigorosi capaci di premiare e penalizzare, altrimenti sono inutili
- Definizione delle FUNZIONI che dobbiamo svolgere e a cui dobbiamo assolvere per ricevere il finanziamento pubblico, senza quegli inutili vincoli punitivi e non verificabili (per esempio: come e in che percentuali fare le recite). Pretendiamo che ci sia affidata con chiarezza la funzione che lo Stato, ma anche la Regione e il Comune, ci affida e su cui ci monitora ai fini del finanziamento.
- Pochi parametri, altrimenti c’è confusione, e libertà di azione all’interno di quei parametri
- Essere valutati severamente per ciò che abbiamo realmente fatto (a consuntivo) e non per ciò che ottimisticamente faremo (a preventivo), perché così si rischia l'istigazione all’eccesso di ottimismo.
- Poter assumere artisti e tecnici per lunghi periodi continuativi senza dover necessariamente sopportare lacci, laccetti, lacciuoli. Per esempio, ma solo a titolo esemplificativo, il CCNL dovrebbe consentire di fissare una paga base mensile, parametrata su quelli di altri lavoratori, riconoscendo la specificità del lavoro artistico nello spettacolo attraverso una integrazione di paga per giornata recitativa.
A noi, operatori e artisti e tecnici, che siamo parte del processo “verso il codice”, concediamoci un minimo comune multiplo (è il numero più piccolo intero positivo che è multiplo di tutti i numeri in questione), tralasciando le pratiche dell’inseguimento di norme specifiche e particolari
Xxxxxx Xxxxxxxxx e Xxxxxx D'Xxxxxxx di Associazione Etre
Sentiamo la necessità di aprire una discussione specifica sulla FORMAZIONE nell'ambito dello Spettacolo dal vivo che riguarda non solo il settore culturale ma anche quello educativo. Se fino ad oggi la formazione artistica non è stata monitorata e regolamentata da normative dedicate, è forse giunto il momento di approfondire l'argomento nella direzione di una armonizzazione della materia tra MIBACT e MIUR
I due Ministeri stanno già cooperando attraverso protocolli e azioni meritevoli tuttavia manca forse ancora una strategia complessiva ed organica ed un coordinamento registico accurato.
I punti nodali che vorremmo affrontare riguardano due ambiti :
FORMAZIONE IN ENTRATA ovvero enti/organizzazioni che erogano servizi formativi nell'ambito dello spettacolo dal vivo che vanno a costruire il curriculum individuale del lavoratore dello spettacolo e qui ci si lega e sposta inevitabilmente alla questione del riconoscimento della figura professionale.
FORMAZIONE IN USCITA ovvero i soggetti che erogano servizi di formazione teatrale all'interno delle Scuole dell'Obbligo facendo riferimento alle linee strategiche della legge sulla Buona Scuola e qui ci riferiamoalla Legge del 13 luglio 2015, n. 107, la c.d. “Buona Scuola” rispetto alle INDICAZIONI STRATEGICHE PER L’UTILIZZO DIDATTICO DELLE ATTIVITÀ TEATRALI NELLE SCUOLE a.s. 2016/2017.
Se da una parte siamo piacevolmente sorpresi che finalmente le discipline artistiche entrano a far parte a pieno titolo dell'offerta formativa all'interno delle scuole tuttavia sentiamo la necessità di dedicare un focus urgente sulle linee strategiche in cui si parla di docenti che andranno a insegnare le discipline artistiche attraverso dei corsi di aggiornamento.
la nostra riflessione è che il docente scolastico non può apprendere competenze artistiche con un breve corso di aggiornamento (anche se con scuole accreditate) la dove ci teniamo a sottolineare che Il mestiere del lavoratore dello spettacolo nasce dalla pratica e dall'esperienza pluriennale sul campo.
Ad oggi abbiamo maturato un capitale esperienziale inestimabile non emerso che andrebbe raccontato, valorizzato e legittimato in una continuità di visibilità e riconoscimento.
Tuttavia l'esperto deve avere a sua volta le competenze pedagogiche- PEDAGOGO TEATRALE- attraverso dei tirocinio formativi di affiancamento a un operatore esperto di una durata da definire.
Altro capitolo che va aperto riguarda le PROGRAMMAZIONI e l'ACCOMPAGNAMENTO ALLA FRUIZIONE degli SPETTACOLI in ambito scolastico proponendo degli strumenti di lettura e capacità critica di valutazione dei progetti artistici. Individuare dunque azioni, strumenti e sostegno economico.
Vorremmo dunque aprire un dialogo su queste questioni e condividere le azioni attuative e i fondi a queste dedicate.
Xxxx Xxxxxxx - Un racconto del SUD
Il titolo del mio intervento, un racconto dal Sud, inequivocabilmente mi avrebbe dovuto far parlare del disastro che viviamo in Sicilia, dove a fronte di cospicui investimenti regionali (45 Mln di euro nel 2015) manca una visione strategica sul settore e si continuano a foraggiare, alla vecchia maniera, per il 95% del budget esclusivamente le partecipate della cultura (alcune con una imbarazzante situazione debitoria). Manca un’apertura a nuovi modelli, già sperimentati in altre regioni, manca la giusta attenzione verso i soggetti finanziati dal Mibact che non siano partecipate dirette regionali. Manca, di fatto, un sistema. E non vi è, ad oggi, alcuna azione in essere capace di portare avanti un progetto inclusivo che costringa le istituzioni partecipate pubbliche a dialogare in modo sistemico con il territorio. Ma il mio intervento di oggi, non sarà su questo, ma sulla necessità che il Mibact si faccia carico di un necessario riequilibrio territoriale tra Nord e Sud, tra soggetti partecipati e soggetti indipendenti, tra
macro strutture e piccola e media impresa dello spettacolo dal vivo (soggetti, secondo me, più adatti ad affrontare le sfide del futuro). Una presa di coscienza delle diversità territoriali dovrebbe portare ad una riconsiderazione del modello competitivo per cluster, che di fatto non può tenere conto del contesto entro cui i soggetti sono chiamati ad operare. Poi, mi pare che emerga in modo chiaro la necessità di una definizione dei soggetti finanziati per Funzioni. Chi fa cosa? È la domanda attraverso la quale ridisegnare la geografia del teatro italiano. In Sicilia, ad esempio, sono pochi i soggetti finanziati dal Mibact e si pone un problema di pluralismo, soprattutto quando gli enti territoriali hanno troppa attenzione verso il teatro pubblico e pochissima verso tutto il resto. Penso che un cambiamento epocale e prospettico passi necessariamente da una riflessione profonda che il sistema dello spettacolo dal vivo debba fare. Siamo noi soggetti, grandi e piccoli, a dover riflettere. Il nostro è un settore che ha grandi analogie con gli aspetti più sacri della vita. Crediamo nel rituale del teatro, nella dimensione sacra del crederci. Siamo dei credenti. E però, quando penso a questo infinito valore del credere, mi vengono in mente le parole di un giudice assassinato dalla mafia. Il giudice ragazzino, Xxxxxxx Xxxxxxxx. Cito le sue testuali parole: «nessuno ci verrà mai a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Ecco perché penso sia necessario che si stringa un patto, un pattotra tutti i soggetti del settore, dai più grandi ai più piccoli, da Federvivo a Cresco, passando attraverso tutti gli organismi di rappresentanza. Perché, lo dico sinceramente, non vorrei essere al posto del Direttore Generale del Mibact, cui si chiede il compito di conciliare gli opposti. Dobbiamo essere noi, il settore, a fare una sintesi che metta al centro in primo luogo il bene della comunità. E per me il primo bene della comunità passa inevitabilmente dal bene dei lavoratori. Siamo tutti lavoratori dello spettacolo, ed è necessario che si riparta da questa consapevolezza. Forse, quando saremo credibili, lo saranno anche quelle regioni, come la Sicilia, che ad oggi sono molto distanti dall’essere un modello di crescita culturale. Mi viene da dire: se siamo credibili, anche la Sicilia sarà credibile.
Xx. Xxxxxxx Xxxxx – Commissione Cultura della Camera dei deputati
Siamo in un momento cruciale. Abbiamo un testo depositato che non è un progetto di legge. Avere un testo depositato vuol dire avere delle garanzie che la legge vada in porto. Xxxxx sostiene che la legge possa uscire entro l’estate, la De Giorgi parla di marzo. La legge non deve concedere niente a nessuno, ma dobbiamo conquistare delle cose. La prima questione è la conquista della corretta piena e giusta dignità. Noi siamo figli di una normativa derivata, perché il settore da un certo punto di vista non esiste. Non si è abbastanza forti: perché una norma per lo spettacolo dal vivo e perché risorse pubbliche?
1) Perché è una base democratica. La diffusione della cultura è alla base della cultura. Questo si fa certo con la scuola, ma anche con lo spettacolo dal vivo.
2) esiste una dimensione economica, relativa all’indotto, ma bisogna pensare che l’innovazione e la competizione derivano dalla diffusione della cultura. L’immaginario è fondamentale per il progresso. L’inedito sta nell’arte e nella cultura.
Siamo una minoranza, noi che pensiamo che la cultura sia investimento. Pensiero dominante che vede la cultura come una categoria di serie b, la prima cosa da tagliare.
Le battaglie si vincono sul piano culturale, quindi il compito sta agli operatori.
Normativa dedicata significa semplificazione, riconoscimento, possibilità che ognuno faccia il suo. Togliere l’onere derivante dalla complessità della normativa.
Trarre insegnamento dal decreto, portare dentro alla normativa primaria il DM, salvando il buono e correggendo le mancanze.
Il ministero ha una funzione tecnica nel senso nobile, che deve adattare i principi della politica in attuazione giorno per giorno.
La legge sancisce principi.
Parliamo delle marche, territorio difficile: non possono funzionare i parametri nazionali ovunque.
Art bonus: il problema è che abbiamo acquisito l’art bonus nei beni culturali anche nello spettacolo dal vivo. Investire in cultura è come pagare le tasse.
Bisogna lavorare sulla domanda, quindi l’investimento è culturale ma è anche economico.
Nel testo che è uscito al consiglio dei ministri ci sono questi temi, anche se ormai è superato. Dobbiamo fare una discussione congiunta, vi chiederemo di dare contributi.
Non c’è un ente che da qualcosa a qualcuno, ma dobbiamo costruire insieme la legge per lo spettacolo dal vivo.
Domanda di Xxxx Xxxxx:
tutto questo accade anche se cade il governo fra 10 gg?
Xxxxx risponde: se avremo il tempo. Ovvero se cadono le camere diventa impossibile andare avanti, ma noi ci proveremo comunque.
Xxxxxxx Xxxxxx - Direttore Generale della direzione dello spettacolo dal vivo
Parliamo di una legge quadro, noi siamo disponibili a dialogare con le istituzioni, ma anche tra di noi per avere più credibilità.
Noi rappresentiamo il punto di vista tecnico, che dialoga con la politica. C’è una strategia avanzata di dialogo per le esigenze di questo campo. Siamo qui a cercare di fare dei ragionamenti, ognuno per la parte di responsabilità che rappresenta. Siamo in una nuova logica, il punto è in movimento. Oggi ci ritroviamo a parlare di contesto e opera, parliamo in negativo della circolazione delle opere.
Partiamo da cose concrete.
Se non c’è una legge non si aiuta il processo di razionalizzazione. Si deve dare atto a un pensiero politico che ha risvolti tecnici molto negativi in assenza di una visione, altrimenti ci si riduce a un algoritmo.
In assenza di uno strumento normativo è difficile lavorare.
Se è possibile tutti noi abbiamo una responsabilità, le ragioni ci devono portare un po’ più in là. Questo intervento pubblico sostiene il lavoro del settore, ma ci sono risorse finanziarie derivanti dalle tasse, quindi questo è un lavoro che riguarda i cittadini.
Le risorse sono rivolte ai cittadini, per un beneficio maggiore dedicato alle persone.
In risposta a facciamo la conta: Sentiamoci, confrontiamoci. Non c’è silenzio, ma non sono stato interpellato.
Problema di circolazione delle opere: è più semplice produrre che far circuitare le opere. Questo è il problema, soprattutto nei luoghi dove l’investimento politico è stato deficitario, quindi centro sud o alcune aree del nord. Aldilà delle definizioni queste aree, dette svantaggiate, depresse, in emergenza, dobbiamo affrontare il problema.
Come ci comportiamo con il sud? Lo strumento normativo può affrontare questo problema in termini di principi, la parte politica afferma il principio, poi questo sarà disposto in provvedimenti normativi.
Un’altra questione da affrontare sono i paletti: rotazione degli incarichi. Il nostro è un paese vecchio, trovare strumenti che consentano di avere nei teatri a vocazione pubblica, perché ci sia una rotazione civile.
Nuove regole chiare..
Rapporto con il mondo della scuola: questione centrale. Alcune norme già consentono un rapporto tra mondo della scuola e Mibact. Tema dei professionisti del teatro che devono essere accolti nel mondo della scuola.
C’è un problema di crescita del paese, c’è un problema di democratizzazione. Rapporto sano all’estero con il mondo della scuola.
Funzioni: non poteva farlo un DM come strumento, perché è un atto amministrativo, quindi strumento fragile. Lo stato deve definirle. Sono molto importanti, funzioni all’interno del sistema. Funzioni più riconoscibili, servono 7 scuole all’interno dei teatri nazionali?
Questione internazionale: è assurdo che il nostro paese ha strumenti ridicoli, sia per le grandi strutture che per i più piccoli, noi non possiamo non avere una norma primaria che sostengano questo percorso. Facciamo un patto: togliamo le barriere tra teatro, musica, danza.
Xxxxx ha presentato un progetto per la musica, che può essere utile anche per il teatro.
E’ molto facile dirlo ma il comparto politico deve riservare un’attenzionedal punto di vista finanziario diversa da quello esistente, quindi la norma non può non essere sostenuta da risorse aggiuntive, maggiori. Non c’è dubbio che un progetto di legge deve prevedere il sostegno o l’investimento sullo spettacolo dal vivo.
Rapporto tra lo stato e le regioni: rapporto centrale. Il punto non è l’Intesa stato-regioni, ma il cambiamento di rotta. Lo stato ha agito in maniera solipsistica rispetto alle regioni, occorre che la legge su questo campo preveda un rapporto sinergico con le regioni. Le regioni aspettano questa opportunità, si pensi alle residenze, per la compartecipazione stato-regioni.
Algoritmi: sono importantissima, se ne possiamo fare un po’ a meno non sarebbe un guaio per la nostra vita sociale.
Tema della libertà e della fiducia: la P.A deve avere fiducia negli artisti, c’è da fare un passo avanti.
C’è anche la necessità di una libertà maggiore, le norme sono a volte troppo stringenti, ma questo è uno dei temi fondamentali.
Regole tecniche più snelle, possiamo farlo.
Abbiamo in questo momento un DM che ha prodotto delle cose buone e altre assolutamente da rivedere, noi siamo a Santa Croce di Gerusalemme, scriveteci, chiamateci. Possiamo incontrare da un punto di vista tecnico i vari comparti, quindi io sono disponibile.