SSE-MOVE:
Istituto Nazionale Previdenza Sociale
DG Occupazione, Affari Sociali e Inclusione
SSE-MOVE:
SOCIAL SECURITY ON THE MOVE.
Promuovere il coordinamento
tra i diversi istituti europei di sicurezza sociale per la trasferibilità delle prestazioni
Progetto cofinanziato dall’Unione Europea Contratto n.: VS/2011/0309
Capofila:
INPS - Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, Italia
Partner di progetto:
FGB - Fondazione Xxxxxxx Xxxxxxxxx, Italia
CSSA - Česká Správa Sociálního Zabezpečení (Czech Social Security Administration), Repubblica Ceca
ONYF - Országos Nyugdíjbiztosítási Főigazgatóság (Central Administration of National Pension Insurance), Ungheria ZUS - Zakład Ubezpieczeń Społecznych (Polish Social Insurance Institution), Polonia
Universitățea de Vest din Timișoara (West University of Timisoara), Faculty and Sociology and Psychology, Romania ERUDICIO nadačni fond - Repubblica Ceca
Obiettivi e principali risultati del progetto
Il progetto Social SEcurity on the MOVE, cofinanziato dalla Direzione Generale per l’Occupazione della Commissione Europea, mira ad approfondire la conoscenza sulla trasferibilità delle prestazioni sociali dei lavoratori (e delle loro famiglie) che esercitano il diritto alla libera circolazione in cinque Stati Membri dell’UE (Italia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Romania). In particolare, il progetto si pone come obiettivo:
1. identificare gli elementi che ostacolano la piena attuazione dei Regolamenti (CE) n. 883/2004 e n. 987/2009 e dunque la libera circolazione dei lavoratori nei paesi partner;
2. individuare le limitazioni alla libera circolazione dei lavoratori derivanti dalle differenze nei diversi modelli nazionali di previdenza sociale;
3. favorire un processo di reciproco apprendimento tra i partner di progetto al fine di individuare le migliori pratiche e di sviluppare determinate strategie di intervento sulla base delle esigenze individuate e degli insegnamenti tratti;
4. promuovere il coordinamento tra gli istituti di previdenza sociale coinvolti nel progetto al fine di migliorare e semplificare le procedure amministrative;
5. fare opera di sensibilizzazione, stimolare il dibattito, diffondere le informazioni sul coordinamento nel campo della previdenza sociale.
Come risultato, i partner e gli altri attori coinvolti hanno approfondito la loro conoscenza e consapevolezza sulla reale trasferibilità delle prestazioni sociali tra i paesi e hanno individuato gli ostacoli principali che limitano la libera circolazione dei lavoratori (e delle loro famiglie) dovuti alle specificità dei sistemi previdenziali nazionali. Inoltre, essi hanno migliorato la propria capacità di promuovere strategie di intervento volte a rimuovere tali ostacoli. Tale risultato è stato raggiunto attraverso attività di analisi, processi di reciproco apprendimento e scambio di conoscenze sulla portabilità delle prestazioni sociali tra i paesi interessati.
I principali aspetti emersi nel corso del progetto sono sintetizzati nel rapporto finale, scaricabile dal sito web del progetto.
Per maggiori informazioni:
XXX.XXXX.XX > INFORMAZIONI> SOCIAL SECURITY ON THE MOVE
Riepilogo delle principali caratteristiche dei sistemi di sicurezza sociale adottati dai paesi partner e degli ostacoli esistenti in merito alla portabilità dei diritti maturati
ITALIA
Il sistema previdenziale italiano prevede per i lavoratori pubblici e privati l’assicurazione obbligatoria per le pensioni di vecchiaia, invalidità, superstiti, indennità di malattia, disoccupazione, prestazioni familiari e a sostegno del reddito, maternità e paternità, oltre che per le prestazioni in materia di infortuni sul lavoro e malattie professionali. Nel sistema pensionistico pubblico, per effetto delle ultime riforme, i lavoratori sono attualmente soggetti a tre diversi sistemi di calcolo della pensione: retributivo, contributivo e misto. Le future pensioni seguiranno il solo sistema contributivo. Il sistema è finanziato con lo schema della ripartizione e le prestazioni sono legate al tasso di inflazione.
In Italia esistono ancora dei limiti per la portabilità delle prestazioni di previdenza sociale.
Le istituzioni italiane hanno già individuato alcuni casi concreti in cui la mancata applicazione dei nuovi Regolamenti Comunitari potrebbe incidere sulla concessione delle prestazioni, ed hanno identificato alcune situazioni che richiedono
una modifica della legge attuale per soddisfare le disposizioni dei Regolamenti stessi.
Inoltre, il regime pensionistico pubblico italiano, in futuro basato totalmente sul sistema a contribuzione definita, in base al quale i diritti pensionistici sono il mero risultato dei contributi versati, non determina incentivi o disincentivi per i lavoratori migranti a trasferirsi in Italia (all’inizio o alla fine della carriera o quando interviene un forte aumento salariale) al fine di sfruttare appieno le potenzialità del sistema pensionistico. Per quanto concerne le pensioni private, dal 1993, con la legge n. 124, è stato incoraggiato lo sviluppo della previdenza complementare al fine di compensare i previsti interventi di ridimensionamento del sistema pubblico. Il secondo pilastro è alimentato su base volontaria, è finanziato a capitalizzazione ed eroga prestazioni in funzione dei contributi versati e della gestione finanziaria. Esistono tre diverse forme pensionistiche: i fondi chiusi, i fondi aperti e i piani pensionistici individuali.
REPUBBLICA CECA
La parte principale della previdenza sociale è garantita dall’Ente Previdenziale ceco (CSSA), che è la più grande organizzazione finanziaria dell’amministrazione pubblica ceca. Fornire regolamenti di coordinamento nel campo dell’assicurazione di vecchiaia, dell’assicurazione malattia e della legislazione applicabile è il compito più importante del CSSA connesso alla libera circolazione dei lavoratori migranti nell’Unione Europea. Secondo l’analisi documentale condotta nel corso del progetto, i principali ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori cechi nell’UE sono causati principalmente da ragioni 1) legislative, 2) organizzative
e 3) amministrative.
1) Ragioni legislative: in generale, le disposizioni dei regolamenti di coordinamento non sono vincolanti e permettono diverse interpretazioni nei singoli Stati Membri. Le decisioni specifiche della Commissione Amministrativa non rappresentano una fonte applicabile di diritto secondo la Corte di Giustizia Europea. Non esiste quindi un alto grado di certezza del diritto per quanto riguarda i lavoratori migranti. Allo stesso tempo,
alcuni vuoti legali facilitano l’elusione delle norme di coordinamento da parte di soggetti illegittimi; è il caso del forum shopping.
2) Ragioni organizzative: le istituzioni mostrano livelli molto diversi di cooperazione reciproca, con impatti negativi sulla circolazione dei lavoratori migranti. È necessario un maggior interesse ed entusiasmo.
3) Ragioni amministrative: alcune disposizioni (per esempio l’art. 16 del Regolamento n. 987/2009) sono concepite per periodi successivi all’attivazione dell’EESSI e non per la comunicazione cartacea. I lavoratori migranti hanno un difficile accesso a informazioni semplici e trasparenti sui loro diritti e doveri nel periodo di migrazione nell’UE.
Il risultato più importante del progetto è rappresentato dalla necessità di introdurre un modo di comunicazione più efficiente tra le istituzioni e di diffusione delle informazioni ai clienti. Le istituzioni ceche forniscono sui siti web le informazioni principali in tre lingue straniere. Molto utile è la ‘Guida per i lavoratori migranti’ redatta dalle istituzioni ceche e disponibile anche sui siti web.
UNGHERIA
In Ungheria il sistema previdenziale è diviso in cinque settori principali: assicurazione malattia, assicurazione di vecchiaia, prestazioni per le persone con modificata capacità lavorativa, servizi all’occupazione e sistema di erogazione di prestazioni familiari. Gli organi amministrativi di ciascun settore operano in pieno accordo con le leggi nazionali e gli obblighi internazionali.
Essendo l’Ungheria uno Stato Membro dell’Unione Europea dal 1° maggio 2004, il compito principale delle autorità competenti ungheresi è stato quello di adattare i regolamenti europei di riferimento nel campo del coordinamento della previdenza sociale.
Fin dall’inizio l’Ungheria ha adottato un regime previdenziale nazionale basato sul sistema di ripartizione. Le persone, assicurate in Ungheria, hanno quindi diritto a servizi sanitari, prestazioni previdenziali, indennità familiari e cure in caso di disoccupazione. Tuttavia, in alcuni casi, le prestazioni, in particolare quelle familiari, si basano su diritti soggettivi.
L’Ungheria mira a fornire ai propri beneficiari un efficiente regime di previdenza sociale. Ciò è risultato nella creazione di un sistema di conto previdenziale individuale, in una procedura di verifica dell’uniformità dei periodi di assicurazione e nell’abbandono della procedura iniqua di fondi pensione privati, a causa della quale lo Stato ha dovuto restituire il diritto a prestazioni adeguate a ogni singolo aderente al fondo. Allo stesso tempo, con l’introduzione di maggiori mezzi di auto-assicurazione, i fondi pensione volontari, come pilastro complementare dell’assicurazione di vecchiaia ungherese, possono offrire maggiori servizi ai loro clienti.
Oltre agli obiettivi sopra citati, l’Ungheria intende anche proteggere tutti i lavoratori migranti che lavorano in Ungheria e all’estero da effetti negativi della portabilità delle prestazioni sociali ed evitare ulteriori restrizioni e ritardi inutili. Al fine di raggiungere tali obiettivi, l’Ungheria è uno dei partner principali nel coordinamento europeo dei diritti previdenziali.
POLONIA
L’analisi della legislazione nazionale e del Regolamento UE sul coordinamento dei regimi previdenziali ha evidenziato alcuni problemi di trasferibilità delle prestazioni in denaro all’interno dell’UE e la possibilità di perdite di alcuni diritti previdenziali da parte dei migranti. Il Regolamento UE n. 883/2004 non è sufficiente a proteggere i diritti previdenziali delle persone che si spostano all’interno dell’UE da regimi pensionistici basati sul sistema a contributi definiti (NDC) a regimi a prestazioni definite (DB), se la persona ha completato periodi inferiori a un anno in questi ultimi regimi. Tali periodi possono andare persi, in quanto i regimi a contributi definiti non subentrano in tali periodi ai sensi dell’art. 57 del Regolamento n. 883/2004. Anche la libera circolazione delle persone è attenuata dalla sospensione dei supplementi concessi ai sensi dell’art.
58 del Regolamento n. 883/2004 qualora un pensionato si sposti in un
altro Stato Membro che non eroga supplementi alla pensione minima o qualora non vi siano periodi in tale Stato Membro.
Per quanto riguarda le prestazioni in denaro per malattia e maternità, sono stati individuati e presentati quattro problemi procedurali per stimolare azioni supplementari sia internamente nelle singole istituzioni che nella cooperazione tra tutte le istituzioni coinvolte. L’analisi ha riguardato gli ostacoli nazionali che provocano ritardi nell’acquisizione delle prestazioni da parte delle persone assicurate che ne fanno richiesta mentre risiedono/ soggiornano in uno Stato Membro diverso da quello competente, le condizioni per una comunicazione facile ed efficace tra le istituzioni previdenziali che richiede reclami e richieste chiaramente formulate e istituzioni competenti ben definite, nonché l’accesso limitato degli stranieri alle informazioni sui siti web delle istituzioni di previdenza sociale.
ROMANIA
A fronte di problemi cruciali in seguito alla caduta del comunismo, il sistema previdenziale rumeno ha dovuto, e ancora deve, risolvere questioni fondamentali. Si evidenzia nel presente rapporto l’iniquità del calcolo delle pensioni per pensionati di diverse epoche, un certo grado di instabilità della legislazione e il rinvio della riforma rumena del periodo di preadesione, ai quali si aggiungono statistiche evidentemente incontrollabili, con un conseguente minor numero di contribuenti e una crescita eccessiva del numero dei pensionati, da 3,5 milioni nel 1990 ai 6,1 milioni nel gennaio 2004. Allo stesso tempo, la mancata dichiarazione di un reddito reale e un’economia sommersa hanno privato il bilancio previdenziale di risorse importanti.
Con l’adesione della Romania all’Europa, la riforma concreta del sistema previdenziale e della protezione sociale è diventata essenziale, anche se risulta ancora
troppo lenta. Dal 1° gennaio 2007, data di adesione all’UE, la Romania applica le disposizioni dell’UE sui regolamenti di sicurezza sociale e dal 1° maggio 2010 le disposizioni del Regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, così come modificato dal Regolamento (CE) n. 988/2009 e dal Regolamento attuativo n. 987/2009.
Nonostante alcuni progressi evidenti, come mostrato dalla ricerca condotta sia all’interno del regime pensionistico rumeno sia nel sistema previdenziale nazionale, la comunicazione e il facile accesso alle informazioni è spesso difficoltoso e ciò impedisce la connessione o l’erogazione dei diritti dei migranti. Le informazioni, anche se presenti su alcuni portali, sono di difficile accesso, soprattutto per gli stranieri, in quanto fornite spesso solamente in rumeno e raramente tradotte in una lingua accessibile a tutti.
SIMULAZIONI
Le prove raccolte nel corso del progetto sono state applicate a casi concreti per verificare se si riscontrassero discriminazioni per i lavoratori migranti che si trasferiscono in Italia dalla Repubblica Ceca, dall’Ungheria, dalla Polonia e dalla Romania, dovute alle specificità dei regimi nazionali previdenziali e alle norme per il calcolo dei lavoratori migranti ai sensi dei regolamenti UE. Tale obiettivo è stato raggiunto individuando circa cinquanta profili biografici (tipologie) di lavoratori migranti che si trasferiscono in Italia dal proprio paese di origine e, successivamente, rientra nel proprio paese o si stabilisce in Italia. I profili differiscono per quanto riguarda il tempo trascorso nei diversi paesi e le caratteristiche del periodo lavorativo in Italia. È stata simulata e analizzata la titolarità dei benefici previdenziali di tali profili rappresentativi per verificare, tramite metodo comparativo, le divergenze tra i diversi paesi. Inoltre, sono stati simulati i vantaggi/svantaggi che possono derivare dalla decisione di “non trasferirsi” e sono state individuate le limitazioni alla trasferibilità delle prestazioni previdenziali. I risultati delle simulazioni riguardanti ciascun partner possono essere consultati e scaricati dal sito internet del progetto al seguente indirizzo:
XXX.XXXX.XX > INFORMAZIONI> SOCIAL SECURITY ON THE MOVE >
ENG > SIMULATIONS
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Istituto Nazionale Previdenza Sociale
Contatti:
Coordinatore di progetto: INPS, Xxxxxxxxxx Xxxxx, Coordinamento Generale Statistico Attuariale
Coordinatore scientifico: Fondazione X. Xxxxxxxxx, Xxxxxxx Xxxxxxx, xxxxxxx@xxxxxxxxxxxxxxxxxxx.xx