DONNE AL TOP
DONNE AL TOP
Lo stile l’ha ereditato,
CREDIT: XXXXXXXXX XXXXXX PH
S
l’ha imparato. E ora lo crea
GIÀ A SEI ANNI SEGUIVA XXXX XXXXXX IN AZIENDA, E A 16 LO ACCOMPAGNAVA IN GIRO PER L’EUROPA. OGGI, XXXXXXXX XXXXXXX PORTA AVANTI IL NOME
DI FAMIGLIA CON CAMAR CONTRACT, SOCIETÀ SPECIALIZZATA NELL’ARREDAMENTO DI ALBERGHI. LA FORMULA DEL SUO SUCCESSO? GRINTA,
BUON GUSTO, FANTASIA E UN PIZZICO DI FORTUNA...
Xxxxxxxx Xxxxxxxxxx
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i è fatta strada in un set- tore, quello del design e del contract, insidioso, competitivo e storica- mente presidiato da uo-
mini, e oggi dopo trent’anni di carriera può dire, senza tema di essere smentita, di avercela fatta. Xxxxxxxx Xxxxxxx (foto), titolare della società di arreda- mento Camar Contract, deve il successo a una combinazione di fattori: fortuna, fede, passio- ne, stile e buon gusto, una do- te, quest’ultima, in parte innata e in parte coltivata sin da quan- do era bambina. L’abbiamo in- contrata nella sede di Milano che si trova in un elegante edi- ficio del primo Novecento, nel- la stessa zona in cui negli anni
40 suo padre Xxxxxx fondò
Ocrei Frigor, una società di produzione di banchi bar e cel- le frigorifere. È in questa realtà che Xxxxxxxx muove i suoi primi passi: «Già a sei anni, dopo la scuola, ero entusiasta di rag- giungere i miei genitori in azienda. Andavo in ufficio e spesso papà mi portava con sé nello stabilimento dove avveni- va la produzione e dove, guar- dando con curiosità ogni cosa, immagazzinavo informazioni e imparavo, senza rendermene conto, un mestiere».
È nel pieno del boom economi-
co italiano che la Ocrei Xxxxxx diventa un’attività di successo, in grado di dare lavoro a più di 50 operai milanesi. Mantenuta- si ai massimi livelli per circa un ventennio, negli anni ’70, in un clima di rivolte sindacali, la produzione subisce una battuta d’arresto e Xxxxxx Xxxxxxx de- cide di liquidare l’azienda e av- viare una nuova attività. Nasce
Santa Flavia. Palermo. Domina Home Zagarella.
Qui sopra la reception, sotto la lounge e, in basso, la piscina
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Camar, società di fornitura al- l’ingrosso per alberghi (cristal- lerie, posaterie, tessuti, arreda- menti), che in seguito si sareb- be specializzata in arredamen- to e general contract. Nel 1992, dopo la morte del padre, Xxx- xxxxx Xxxxxxx prende la guida di Xxxxx, facendola crescere grazie al suo intuito e all’espe- rienza maturata in tanti anni di apprendistato familiare.
«A 16 anni lavoravo già a pieno regime per mio padre, lo ac- compagnavo nei suoi viaggi in giro per l’Europa e imparavo a muovermi nel mondo degli af- fari. Se ci penso mi rendo con- to che non ho mai potuto per- mettermi di “perdere tempo” nel lavoro: a pochi giorni dalla morte di mio padre, per far fronte ad un impegno molto importante già fissato da tem- po, mi sono fatta forza e sono partita per Varsavia. E questo viaggio s’è rivelato tanto diffici- le quanto fatale per la mia pro- fessione».
Cos’è successo in quell’oc-
casione?
«Avevo 26 anni, ero giovane, e viaggiavo da sola. Varsavia era in quella parte del mondo dove ancora gli uomini comandavano e le donne non erano tenute molto in considerazione. In ae- roporto incontrai un uomo, co- minciammo a parlare, gli mo-
strai i miei lavori e lui mi fece una promessa: “entro un anno ti chiamerò e xxxxxxxxxx insieme in Russia”. E così fu! Un anno dopo mi richiamò per informar-
mi di un importante incarico che aveva ottenuto a Mosca». Di cosa si trattava?
«Della realizzazione del palaz- zo Chemoimpex di Mosca, al cui progetto concorsero anche altre società del panorama del contract, che, seppur affermate e molto più conosciute di Ca- mar, non riuscirono ad offrire le nostre condizioni: consegna tassativa entro 90 giorni di cui 30 per la progettazione, 30 per gli ordini e le forniture e 30 per la realizzazione».
E come andò a finire?
«Dopo un tour de force di tre mesi, sebbene le scadenze fos- D
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Qui sopra il layout di una stanza pensata per un hotel di Parigi. Sotto il progetto di un bagno
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sero già contrattualmente mol- to tirate, riuscimmo a termina- re i lavori con un giorno d’anti- cipo rispetto alla data stabilita, con grande soddisfazione del cliente».
E dopo?
«Anche dopo mi venne incon- tro un pizzico di fortuna, che chiamerei mano dal cielo: il pa- lazzo Chemoimpex, una socie- tà di barter, sorgeva vicino al- l’ambasciata USA di Mosca, nella parte ricca della città, in un punto di grande passaggio, una casualità che si rivelò un fantastico biglietto da visita per Camar. Il nostro lavoro, in- fatti, piacque molto e diversi al- tri russi facoltosi ci commissio- narono lavori importanti».
Quali sono i punti di forza
di Camar?
«Il gioco di squadra. Siamo un team affiatato di professionisti specializzati nei vari campi – dall’interior design all’architet- tura, dalle belle arti all’impianti- stica –, che lavora in equipe.
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Quali che siano le richieste, l’obiettivo per noi è sempre lo stesso: fornire un servizio chia- vi in mano realizzando ambienti armoniosi in cui tutti gli ele- menti, dai mobili alle luci, siano orchestrati alla perfezione. Il nostro lavoro, poi, non si esau- risce alla consegna, ma prose- gue nel tempo con un’assisten- za costante e affidabile. Un al- tro punto di forza è che i nostri fornitori sono tutti italiani, a differenza di altri competitor che hanno delocalizzato la pro- duzione in paesi dove la mano- dopera costa di meno, e questo a scapito della qualità dei mate- riali e dell’affidabilità».
Come deve essere per lei un
albergo armonioso?
Nova Milanese. Il self service di Torello Fresco
«Deve essere senz’altro bello, ma anche funzionale; realizzato con materiali pregiati, ma an- che resistenti nel tempo e facili
da pulire. La combinazione di luci e colori è fondamentale per creare la giusta atmosfera: per esempio, una hall, che è il primo ambiente in cui l’ospite viene accolto al suo arrivo, non deve mai essere angusta e buia. Al contrario, deve essere am- pia e luminosa. Il bar deve es- sere studiato e costruito con chi ci lavora, per capirne il si- stema di organizzazione e tro- vare soluzioni diverse per cia- scuna esigenza. Il nostro segre- to? Cooperare insieme al no- stro cliente e realizzare il pro- getto come se fosse un vestito d’alta sartoria, alla portata di tutti i budget».
Per finire, tra i tanti stili,
qual è il suo preferito?
«Premesso che per me un am- biente va sempre creato in fun- zione dell’utilizzo che si deve fare di quest’ultimo, a guardare le nostre realizzazioni mi rendo conto che mi piacciono molti stili, anche molto contrapposti tra loro: dal minimalista e mo- derno del bar della palestra Down Town a Milano, al più classico ed elegante impiegato per arredare il foyer del Teatro Manzoni, sempre a Milano». ■