BASILEA 2
Argomento: Basilea 2
BASILEA 2
lunedì 15 ottobre 2007 1
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 1
Argomento: Basilea 2
◼ CHE COSA E’ BASILEA 2
◼ BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
◼ CRONOLOGIA DELL’ENTRATA IN VIGORE DI BASILEA 2
◼ GLI EFFETTI DI BASILEA 2 SUI PRINCIPALI ISTITUTI DI CREDITO
◼ GLI EFFETTI DI BASLIEA 2 SULLE P.M.I.
◼ PRINCIPALI METODI DI VALUTAZIONE E FORMULAZIONE RATING INTERNI
◼ LA MISURAZIONE DEL RISCHIO ED IL MERITO DI CREDITO
◼ L’ANALISI QUANTITATIVA COME STRUMENTO DI VALUTAZIONE
◼ L’ANALISI QUALITATIVA E LO SCAMBIO INFORMATIVO TRA BANCA ED IMPRESA
◼ L’ANALISI ANDAMENTALE COME COMPONENTE DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO
◼ UN ESEMPIO DI AUTOVALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO
lunedì 15 ottobre 2007 2
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 2
CHE COSA E’ BASILEA 2
lunedì 15 ottobre 2007 3
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 3
CHE COSA E’ BASILEA 2
◼ E’ un accordo sui requisiti patrimoniali delle banche stabiliti nel 2004 dal Comitato di Basilea per la Supervisione Bancaria
◼ Alla base dell’Accordo vige il principio che gli istituti di credito devono possedere una determinata quantità di patrimonio per far fronte al livello di rischio che si sono assunti, in relazione alla quantità di prestiti erogati
◼ Il Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria è un organismo di consultazione che si riunisce periodicamente preso la Banca dei Regolamenti internazionali con sede a Basilea ed è formato da referenti nominati dalle Banche Centrali dei paesi più industrializzati
◼ Viene riconosciuto da 100 paesi in tutto il mondo
lunedì 15 ottobre 2007 4
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 4
CHE COSA E’ BASILEA 2
◼ In Europa i dettami dell’Accordo sono stati recepiti dalle direttive comunitarie n. 48 e 49 del 2006 che indicano anche i soggetti obbligati a rispettarli:
◼ Tutti gli istituti di credito ad esclusione delle Banche Centrali e degli istituti che emettono valuta;
◼ Le Poste, quando svolgono attività di intermediazione creditizia o di gestione dei conto correnti;
◼ In Italia, la Cassa Depositi e Prestiti
lunedì 15 ottobre 2007 5
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 5
CHE COSA E’ BASILEA 2
◼ Serve a garantire solidità ed efficienza al sistema bancario internazionale, attraverso una migliore valutazione del rischio di ogni prestito erogato e di ogni debitore.
◼ Stabilisce che gli istituti di credito devono possedere una determinata quantità di patrimonio (Patrimonio di Vigilanza) a garanzia dei prestiti erogati
lunedì 15 ottobre 2007 6
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 6
CHE COSA E’ BASILEA 2
PATRIMONIO DI VIGILANZA
E’ la misura minima di patrimonio che ogni istituto di credito deve avere per garantire la continuità aziendale in caso di perdite sul portafoglio crediti.
E’ composto da:
◼ patrimonio di prima classe (patrimonio di base);
◼ patrimonio di seconda classe (patrimonio supplementare);
◼ il patrimonio di terza classe
lunedì 15 ottobre 2007 7
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 7
CHE COSA E’ BASILEA 2
PATRIMONIO DI PRIMA CLASSE
◼ patrimonio netto contabile, costituito da: capitale, sovrapprezzi di emissione, riserve (legale, per azioni o quote proprie, statutarie ed altre), utili (o perdite) portati a nuovo e di esercizio
◼ fondo tassato per rischi bancari generali
lunedì 15 ottobre 2007 8
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 8
CHE COSA E’ BASILEA 2
PATRIMONIO DI SECONDA CLASSE
◼ riserve di rivalutazione
◼ passività subordinate con scadenza non a breve: con tale termine si intendono i prestiti che, in caso di liquidazione dell’emittente, conferiscono al creditore il diritto al rimborso solo dopo il soddisfacimento dei creditori non subordinati
◼ fondi rischi generici, non imputabili cioè specificamente in diminuzione di una determinata attività
lunedì 15 ottobre 2007 9
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 9
CHE COSA E’ BASILEA 2
PATRIMONIO DI TERZA CLASSE
◼ prestiti subordinati con scadenza a breve
◼ in determinate condizioni può essere ammesso per fronteggiare il solo rischio di mercato
lunedì 15 ottobre 2007 10
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 10
CHE COSA E’ BASILEA 2
Non rientrano invece nel Patrimonio di Vigilanza gli accantonamenti specifici, le cancellazioni parziali, il fondo svalutazione crediti ed altre tipologie di accantonamenti destinati a coprire perdite, oneri e debiti di natura determinata
lunedì 15 ottobre 2007 11
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 11
BASILEA 1 E BASILEA 2
LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
lunedì 15 ottobre 2007 12
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 12
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
BASILEA 1
◼ Ogni attività posta in essere dall’impresa bancaria comporta l’assunzione di un certo grado di rischio (Rischio di credito e Rischio di mercato);
◼ Il rischio deve essere quantificato e supportato da un capitale adeguato;
◼ Il rischio collegato alle attività assunte, una volta preventivato, deve sempre essere coerente al vincolo dato dalla dotazione patrimoniale dell’istituto di credito
lunedì 15 ottobre 2007 13
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 13
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
MISURAZIONE DEL RISCHIO SECONDO BASILEA 1
PATRIMONIO DI VIGILANZA
=
VALORE NOMINALE DEL CREDITO X COEFFICIENTE DI
PONDERAZIONE X 8%
COEFFICIENTE DI PONDERAZIONE: è un valore espresso in termini percentuali ed è calcolato sul valore nominale del credito erogato dalla banca in base al tipo di prestito ed al suo grado di rischio.
lunedì 15 ottobre 2007 14
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 14
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
Esempio: consideriamo un prestito ad un’azienda privata senza garanzie per un milione di euro.
Per le imprese private la norma impone che i prestiti non garantiti abbiano un coefficiente di ponderazione del 100%.
Il rischio e quindi la disponibilità di patrimonio assorbita sarà la seguente:
Valore nominale x coeff.di ponderazione x 8% = Patrimonio di Vigilanza
1.000.000 x 100% x 8% = 80.000 Euro
lunedì 15 ottobre 2007 15
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 15
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
PRINCIPALI LIMITI DI BASILEA 1
◼ Non mette in correlazione il merito di credito della singola azienda con il vincolo del Patrimonio di Vigilanza
◼ La misurazione del Rischio di Credito risulta troppo poco differenziata
◼ Non riconosce merito alle aziende maggiormente solvibili
◼ Non viene considerato il diverso grado di rischio per cliente
◼ Non c’è diversificazione del portafoglio
◼ Non è sensibile alla struttura per scadenze
lunedì 15 ottobre 2007 16
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 16
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
LE NOVITA’ DI BASILEA 2
◼ Maggiore attenzione alla qualificazione del rischio di credito per singola azienda;
◼ Maggiore segmentazione delle imprese con la creazione di una scala di ponderazione con più classi ;
◼ Riconoscimento di merito alle imprese virtuose per effetto della riduzione del rischio di credito e del Patrimonio di Vigilanza.
lunedì 15 ottobre 2007 17
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 17
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
I TRE PILASTRI DI BASILEA 2
◼ Requisiti patrimoniali minimi
◼ Controllo prudenziale dell’adeguatezza patrimoniale
◼ Requisiti di trasparenza delle informazioni
lunedì 15 ottobre 2007 18
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 18
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
REQUISITI PATRIMONIALI MINIMI
Il rischio degli impieghi bancari, viene suddiviso in:
- rischio di credito, legato alle possibili inadempienze delle controparti agli obblighi contrattuali;
- rischio di mercato, legato alle possibili perdite degli istituti di credito in relazione alle variazioni di prezzi delle attività intermedie;
- rischio operativo, legato a possibili perdite dovute a eventi esterni avversi o da inadeguatezze dei sistemi interni, dei processi aziendali o dei comportamenti del personale.
lunedì 15 ottobre 2007 19
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 19
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
CONTROLLO PRUDENZIALE SULL’ADEGUATEZZA
PATRIMONIALE
Indica i principi chiave su cui si deve basare un’efficace vigilanza bancaria.
Le Banche Centrali devono accertare che gli istituti bancari valutino in maniera corretta l’adeguatezza patrimoniale in rapporto ai rischi ed avranno maggiore discrezionalità nell’imposizione di coperture superiori ai requisiti minimi.
lunedì 15 ottobre 2007 20
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 20
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
REQUISITI DI TRASPARENZA NELLE INFORMAZIONI
La disciplina del mercato e della trasparenza definisce un livello minimo di informazioni che le banche devono fornire al pubblico
lunedì 15 ottobre 2007 21
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 21
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
DETERMINAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO
Basilea 2 da la possibilità agli istituti di credito di abbandonare i coefficienti di ponderazione fissi in luogo di un coefficiente di ponderazione specifico in relazione alla solvibilità ed affidabilità finanziaria di ogni debitore.
Il rischio di credito è determinato da quattro fattori:
◼ PROBABILITY OF DEFAULT (PD) o probabilità di inadempienza
◼ LOSS GIVEN DEFAULT (LGD) o perdita in caso di inadempienza
◼ EXPOSURE AT DEFAULT (EAD) o esposizione al momento dell’inadempienza
◼ MATURITY (M) o scadenza effettiva
lunedì 15 ottobre 2007 22
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 22
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
◼ PROBABILITY OF DEFAULT (PD): indica la probabilità (in percentuale) che il debitore non rimborsi il credito, solitamente si calcola su di un orizzonte di 12 mesi;
◼ LOSS GIVEN DAFAULT (LGD): indica la percentuale di credito che si stima di perdere in caso di insolvenza;
◼ EXPOSURE AT DEFAULT (EAD): indica l’esposizione creditizia che si presume abbia il debitore al momento del default;
◼ MATURITY: indica la durata effettiva del credito.
lunedì 15 ottobre 2007 23
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 23
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
XXXXXXX XXXXXX (EXPECTED LOSS)
EL = PD x LGD x EAD x M
lunedì 15 ottobre 2007 24
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 24
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
LA MISURAZIONE DEL CREDITO CON BASILEA 2
◼ METODO STANDARD: la banca non ha il controllo sui parametri di calcolo del rating che acquisisce dall’esterno;
◼ METODO DEI RATING INTERNI (Internal Rating Based)
◼ FOUNDATION
◼ ADVANCED
lunedì 15 ottobre 2007 25
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 25
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
METODO STANDARD
◼ Utilizzo di rating esterni per la valutazione dell’impresa cliente (Società di Rating – solo per pochi soggetti);
◼ Riduzione automatica del coefficiente di ponderazione in presenza di mutui ipotecari residenziali (dal 50% al 35%);
◼ Riduzione automatica del coefficiente di ponderazione per clienti retail e piccole imprese (fatturato < € 5 milioni e esposizione debitoria verso la banca < € 1 milione)
lunedì 15 ottobre 2007 26
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 26
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
METODO DEI RATING INTERNI – I.R.B.
◼ Utilizzo di rating elaborati internamente dalla banca sulla base di algoritmi che tengono conto di diversi parametri;
◼ METODO FOUNDATION (IRB base):
utilizza in maniera mista parametri comuni alla normativa (EAD, LGD, e M), non modificabili, e parametri interni alla banca (PD), modificabili;
◼ METODO ADVANCED (IRB avanzato):
utilizza esclusivamente parametri interni alla banca (PD, EAD, LGD e M), tutti modificabili.
lunedì 15 ottobre 2007 27
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 27
BASILEA 1 E BASILEA 2 LE NOVITA’ DEL NUOVO ACCORDO
RAPPORTO RISCHIO CAPITALE BASILEA 1 E BASILEA 2
BASILEA 1 – PATRIMONIO DI VIGILANZA | ||||||||
VALORE NOMINALE ATTIVITA’ | COEFFICIENTE DI PONDERAZIONE | VALORE DEL CREDITO PONDERATO PER IL RISCHIO | X 8% | PATRIMONIO DI VIGILANZA | ||||
€ 5.000.000 | 100% | € 5.000.000 | € 400.000 | |||||
BASILEA 2 – PATRIMONIO DI VIGILANZA | ||||||||
VALORE NOMINALE ATTIVITA’ | COEFFICIENTE DI PONDERAZIONE | VALORE DEL CREDITO PONDERATO PER IL RISCHIO | X 8% | PATRIMONIO DI VIGILANZA | ||||
€ 5.000.000 | ? % | € 5.000.000 x ? % | € 5.000.000 x ?% x 8% |
lunedì 15 ottobre 2007 28
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 28
CRONOLOGIA DELL’ENTRATA IN VIGORE DI BASILEA 2
lunedì 15 ottobre 2007 29
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 29
CRONOLOGIA DI BASILEA 2
Il nuovo quadro normativo Basilea 2 è stato varato dal Comitato di Basilea nel giugno del 2004 è stato recepito da due direttive comunitarie pubblicate nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L177 del 30 giugno 2006.
La direttiva 2006/48 ha come obiettivo l’eliminazione delle differenze più rilevanti tra le legislazioni degli Stati membri attraverso:
- la creazione di condizioni uguaglianza nella concorrenza tra banche;
- la prevenzione di distorsioni della concorrenza;
- il rafforzamento del sistema bancario;
- il fissaggio di requisiti patrimoniali minimi.
La direttiva 2006/49 estende le stesse regole alle imprese di investimento.
lunedì 15 ottobre 2007 30
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 30
CRONOLOGIA DI BASILEA 2
Dal 1 gennaio 2007, Basilea 2 è diventata una realtà per le banche che adottano l’approccio standard o IRB Foundation, mentre il metodo del rating IRB Advanced decollerà il primo gennaio 2008 in Europa, e dal primo gennaio 2009 negli Stati Uniti
La normativa europea è stata recepita in Italia con il decreto-legge n.297 entrato in vigore il 27 dicembre 2006
La maggior parte delle banche in Italia, come confermato dalla Banca d’Italia, continuerà per il 2007 a calcolare i requisiti patrimoniali sulla base di Basilea 1, avvalendosi di una facoltà di rinvio di un anno prevista dalle norme comunitarie
Dal 1 gennaio 2008, le banche che vorranno adottare il metodo IRB Advanced dovranno dimostrare di aver adottato i modelli interni da almeno tre anni e aver avuto l’autorizzazione dalla Banca d’Italia relativamente alla bontà del metodo utilizzato
lunedì 15 ottobre 2007 31
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 31
GLI EFFETTI DI BASILEA 2
SUI PRINCIPALI ISTITUTI DI CREDITO
lunedì 15 ottobre 2007 32
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 32
BASILEA 2 E GLI ISTITUTI DI CREDITO
Il sistema bancario italiano a partire dagli anni ottanta è stato caratterizzato da importanti operazioni di ristrutturazione di tipo esterno, caratterizzata da operazioni di contrazione di gruppi bancari e di tipo interno.
Quest’ultima riguarda la divisione della clientela in tre comparti classificati in relazione al fatturato e indebitamenti:
⮚ settore retail: fatturato < 5 milioni di Euro con prestiti inferiori ad 1 milione di Euro;
⮚ settore small corporate: fatturato > 5 e < 50 milioni di Euro, oppure esposizione complessiva superiore ad 1 milione;
⮚ settore corporate: > 50 milioni di Euro.
lunedì 15 ottobre 2007 33
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 33
BASILEA 2 E GLI ISTITUTI DI CREDITO
La principale critica mossa a Basilea 2 è il rischio che la sua applicazione renda il credito alle piccole e medie imprese, meno accessibile e più costoso.
Con Basilea 2 se il rischio dovesse risultare maggiore con conseguente maggior patrimonio di vigilanza, la banca potrebbe reagire in due modi:
⮚ alzare il prezzo del credito per remunerare il maggior capitale richiesto;
⮚ negare l’erogazione del credito alle imprese “più rischiose”.
lunedì 15 ottobre 2007 34
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 34
BASILEA 2 E GLI ISTITUTI DI CREDITO
A risposta di questi timori il Comitato di Basilea e la Commissione Europea hanno svolto degli studi impatto quantitativo. L’ultimo è stato effettuato nel 2005 e ha coinvolto circa 300 istituti creditizi, ubicati in circa 31 nazioni.
I risultati sono stati consegnati nel febbraio 2006 alle Autorità di Vigilanza di ogni paese.
Lo scopo dell’analisi è stato quello di misurare gli effetti sui bilanci delle banche delle nuove regole proposte, con i tre approcci: standard, Irb Foundation e Irb Advanced.
Il campione di banche esaminato è stato diviso in due gruppi:
◼ grandi banche: sono le banche di grandi dimensioni, con un’attività ampiamente diversificata e a livello internazionale;
◼ banche minori: sono le banche di medio - piccole dimensioni e più specializzate.
lunedì 15 ottobre 2007 35
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 35
BASILEA 2 E GLI ISTITUTI DI CREDITO
Approcci per la misurazione del rischio | Variazione di patrimonio attesa dalle grandi banche | Variazione di patrimonio attesa dalle banche minori |
Approccio Standard | 1,70% | -1,30% |
Approccio IRB Foundation | -1,30% | -12,30% |
Approccio IRB Advanced | -7,10% | -26,70% |
lunedì 15 ottobre 2007 36
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 36
BASILEA 2 E GLI ISTITUTI DI CREDITO
Approccio Standard | Approccio IRB | |||
Categorie di imprese | Variazione di patrimonio attesa dalle grandi banche per singolo segmento di clienti | Variazione di patrimonio attesa dalle banche minori per singolo segmento di clienti | Variazione di patrimonio attesa dalle grandi banche per singolo segmento di clienti | Variazione di patrimonio attesa dalle banche minori per singolo segmento di clienti |
Corporate | 3,20% | -6,50% | -18,00% | -26,80% |
Small Corporate | -2,50% | -0,50% | -19,00% | -14,70% |
Retail | -23,40% | -20,00% | -48,70% | -45,70% |
lunedì 15 ottobre 2007 37
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 37
GLI EFFETTI DI BASILEA 2 SULLE P.M.I.
lunedì 15 ottobre 2007 38
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 38
BASILEA 2 E LE P.M.I.
Le tre aree su cui le imprese dovranno lavorare sono:
⮚ la gestione del flusso informativo e documentale verso la banca
⮚ lo sviluppo di una nuova cultura della relazione con la banca
⮚ il governo della strategia e delle scelte operative dell’impresa
lunedì 15 ottobre 2007 39
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 39
BASILEA 2 E LE P.M.I.
La gestione del flusso informativo e documentale verso la banca
⮚ la costruzione di un data base delle informazioni di bilancio relativo almeno agli ultimi tre anni;
⮚ intervenire sulla trasparenza fiscale;
⮚ l’ampliamento le informazioni extra-contabili, ad esempio attraverso la presentazione di organigrammi, ruoli di governo, bilanci gestionali, lo stato effettivo degli impegni e delle garanzie;
⮚ la predisposizione di documentazione relativa alle prospettive future dell’azienda: bilanci previsionali e business plan.
lunedì 15 ottobre 2007 40
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 40
BASILEA 2 E LE P.M.I.
Lo sviluppo di una nuova cultura della relazione con la banca:
⮚ la costruzione di una politica della comunicazione basata sulla tempestività sulla completezza e sull’innovatività dell’informativa;
⮚ la capacità di saper cogliere la valutazione attraverso il rating come stimolo alla crescita gestionale interna;
⮚ la capacità di comunicare alla banca gli specifici progetti di impresa, in modo che la banca sappia rispondere con soluzioni finanziarie apposite;
⮚ lo sviluppo di una politica di collegamento con una serie di soggetti in grado di supportare l’impresa nella corretta comunicazione del proprio percorso evolutivo e il proprio assetto economico finanziario.
lunedì 15 ottobre 2007 41
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 41
BASILEA 2 E LE P.M.I.
Il governo della strategia e delle scelte operative dell’impresa:
⮚ azioni sulla strategia:
- lo sviluppo di un’attività di pianificazione strategica;
- il controllo sull’adeguatezza dell’organico, delle risorse e dei processi;
⮚ azioni sull’equilibrio economico e finanziario:
- il controllo del capitale circolante e della liquidità;
- la gestione integrata del sistema delle fonti e degli impieghi;
- monitoraggio della redditività degli investimenti;
- controllo del costo del capitale e della struttura del capitale;
⮚ azioni sulla gestione andamentale:
- la gestione dei rapporti con il sistema bancario;
- il monitoraggio continuo dei segnali sull’opinione sulla società da parte del sistema bancario
lunedì 15 ottobre 2007 42
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 42
PRINCIPALI METODI DI VALUTAZIONE E FORMULAZIONE DI RATING INTERNI
lunedì 15 ottobre 2007 43
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 43
METODI DI VALUTAZIONE E RATING
CORPORATE | Sono le imprese medio-grandi con un giro d’affari annuo che oltrepassa i 50 milioni di Euro. |
SME-CORPORATE (PMI-CORPORATE) | Sono le piccole-medie imprese con un fatturato annuo compreso tra 5 e 50 milioni; oppure con un fatturato inferiore a 5 milioni di Euro, ma con una esposizione debitoria superiore a 1 milione di Euro. |
SME-RETAIL (PMI-RETAIL) | Sono le piccole e micro imprese con fatturati inferiori a 5 milioni di Euro ed un indebitamento inferiore ad 1 milione di Euro. Solitamente il rischio connesso viene valutato all’interno di un portafoglio di soggetti con le stesse caratteristiche. |
lunedì 15 ottobre 2007 44
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 44
METODI DI VALUTAZIONE E RATING
L’applicazione dei parametri di Basilea 2, in presenza di imprese virtuose, permette alle banche di accantonare un Patrimonio di Vigilanza più contenuto rispetto a quanto richiesto dai parametri di Basilea 1.
Le operazioni di corporate-lending diventano migliori per le imprese clienti e meno costose per le banche eroganti.
Basilea 2 ha consolidato l’interesse nelle banche per la valutazione dei propri clienti in base alla loro affidabilità e rischiosità tramite l’attribuzione di un voto: il Rating.
lunedì 15 ottobre 2007 45
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 45
METODI DI VALUTAZIONE E RATING
RATING
Giudizio in grado di sintetizzare l’elaborazione di un elevato numero di informazioni, provenienti da fonti
diverse, riferite ad un unico soggetto.
lunedì 15 ottobre 2007 46
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 46
METODI DI VALUTAZIONE E RATING
METODO STANDARD
La banca ricorre all’utilizzo di valutazioni fatte da soggetti universalmente riconosciuti (Società di rating) e parametrizza tali valutazioni su di una scala di rischiosità interna elaborata in senso assoluto o in base ad un portafoglio clienti.
Caratteristiche principali:
◼ Utilizzo di rating esterni (Società di rating)
◼ Riduzione del coefficiente di ponderazione per mutui ipotecari catastali
◼ Riduzione del coefficiente di ponderazione dal 100% al 75% nelle esposizioni Retail.
lunedì 15 ottobre 2007 47
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 47
METODI DI VALUTAZIONE E RATING
lunedì 15 ottobre 2007 48
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 48
METODI DI VALUTAZIONE E RATING
METODO DEI RATING INTERNI – I.R.B.
Permette di utilizzare delle procedure interne valutate, riconosciute e certificate dalla Banca d’Italia, al fine di attribuire ad ogni singola impresa-cliente un proprio rating sul quale fondare le condizioni di affidamento e di conseguenza il Patrimonio di Vigilanza da accantonare.
METODO BASE (Foundation) METODO AVANZATO (Advanced)
lunedì 15 ottobre 2007 49
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 49
METODI DI VALUTAZIONE E RATING
METODO BASE (Foundation): utilizza un sistema misto formato in parte da parametri fissati dal Comitato ed in parte da indicatori elaborati internamente dalla banca (PD).
EL = PD (variabile) x EAD (fisso) x LGD (fisso)
METODO AVANZATO (Advanced): utilizza un sistema di parametri elaborati internamente dalla banca sulla base di modelli interni che valutano il soggetto in base a riferimenti: esogeni-oggettivi (settore di appartenenza, andamento congiunturale) endogeni-soggettivi (struttura dell’azienda, gestione del personale, strategie, report della Centrale Rischi; analisi andamentale interna della banca).
EL = PD (variabile) x EAD (variabile) x LGD (variabile)
lunedì 15 ottobre 2007 50
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 50
LA MISURAZIONE DEL RISCHIO ED IL MERITO DI CREDITO
lunedì 15 ottobre 2007 51
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 51
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
Le interazioni tra soggetti finanziari sono caratterizzate dallo Scambio di prodotti o servizi, ciascuno individuato da un differente Grado di Rischio.
Le banche migliorano la propria redditività in base alla capacità di scambio del Rischio.
Gli scambi di rischio comuni a tutto il mercato, sono finalizzati a:
◼ Sfruttare le asimmetrie informative e le prospettive temporali di un prodotto o servizio per sfruttare le opportunità del mercato (Arbitraggio);
◼ Sfruttare le condizioni dello scambio per raggiungere una determinata utilità soggettiva (Negoziazione).
lunedì 15 ottobre 2007 52
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 52
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
Esistono delle classi di rischio inerenti ai singoli istituti che, senza mutare la performance di mercato, influiscono notevolmente sulla redditività della banca:
◼ Rischio Operativo: insito nei processi aziendali e solitamente generato da errori di tipo strutturale, strategico e di pianificazione aziendale;
◼ Rischio di Impresa: connesso alle variazioni dei volumi, dei margini, dei costi, solitamente generato da uno scarso monitoraggio delle principali aree strategiche della banca; in primis delle informazioni quantitative, qualitative e andamentali dei soggetti affidati dalla banca.
lunedì 15 ottobre 2007 53
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 53
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
RISCHIO DI CREDITO
Componente fondamentale del Rischio di Impresa è il Rischio di Credito, ovvero il rischio relativo ad una data esposizione che la banca presenta in un preciso momento in relazione ad un singolo soggetto (PMI o grande impresa) o ad un gruppo di soggetti (portafoglio clienti).
Tale rischio si manifesta solo nel caso in cui la variazione delle condizioni che hanno stabilito l’ultima valutazione del soggetto esaminato non sia stata prevista.
La comunicazione tra banca e impresa è volta a dotare entrambi i soggetti del maggior numero di informazioni disponibili al fine di generare un rating stabile, duraturo, eventualmente migliorabile.
lunedì 15 ottobre 2007 54
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 54
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
RISCHIO DI CREDITO
Per valutare il Rischio di Credito di una singola impresa è opportuno conoscerne le componenti principali:
◼ E’ collegato ad una singola esposizione creditizia ed in maniera aggregata può essere esteso alla somma di tutte le esposizioni dell’impresa che si sta valutando;
◼ Non varia solo nel caso di insolvenza dell’impresa esaminata, ma è influenzato dalla variazione del Merito Creditizio pertanto segue l’andamento dell’impresa nel tempo ;
◼ La connessa variazione del Merito Creditizio influisce sul Rischio di Credito solo quando è una variazione non prevista dagli analisti;
◼ Il peggioramento non previsto del Rischio di Credito influisce negativamente sul
Fair Value del credito iscritto in bilancio dalla banca erogante
lunedì 15 ottobre 2007 55
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 55
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
RISCHIO DI CREDITO
Il Rischio di Credito si compone di diversi fattori:
◼ Rischio di Insolvenza
◼ Rischio di Regolamento
◼ Rischio di Deterioramento del merito creditizio
◼ Rischio di Recupero
◼ Rischio di Esposizione
◼ Rischio connesso al Premio di Rischio
lunedì 15 ottobre 2007 56
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 56
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
SISTEMA DI RATING
Si intende l’insieme di tutti gli strumenti che servono da supporto per la valutazione del Rischio di Credito e che consentono alla banca l’attribuzione di livelli di merito e la quantificazione delle probabili inadempienze del cliente affidato e della relativa perdita che ne conseguirà.
Attribuire un Rating significa classificare, su di una scala ordinale, il merito creditizio di un’impresa affidata o da affidare, sulla base di tutte le informazioni rilevanti e ragionevolmente accessibili, in un dato momento.
lunedì 15 ottobre 2007 57
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 57
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
SISTEMA DI RATING
La risultante dell’aggregazione di tutte le informazioni rilevanti, raccolte dalla banca sull’impresa, è una serie di rating e sotto-rating che, a seconda del sistema utilizzato, verranno opportunamente ponderati sulla scorta delle seguenti analisi:
◼ ANALISI QUANTITATIVA
◼ ANALISI QUALITATIVA
◼ ANALISI ANDAMENTALE
La votazione che ne scaturisce permette alla banca di porre l’impresa su di una scala ordinale in grado di classificare tutte le imprese esaminate, a prescindere dal fatturato, dal settore di attività e dalla dimensione.
lunedì 15 ottobre 2007 58
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 58
RISCHIO E MERITO DI CREDITO
BANCA | RISCHIO BASSO | RISCHIO MEDIO | RISCHIO ELEVATO |
Sanpaolo-IMI | I1,I2,I3,I4,I5,I6 | M1,M2,M3,M4 | R1,R2,R3,R4,R5 |
Maggioranza: Unicredit, BPNO, BRE, CEBI | 1,2,3 | 4,5,6 | 7,8,9 |
INTESA | 1,2,3 | 4,5,6 | DAL 7 AL 20 |
MPS | A+,A-, B+ | B-,C+,C- | D+,D-,E+,E- |
lunedì 15 ottobre 2007 59
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 59
L’ANALISI QUANTITATIVA COME STRUMENTO DI VALUTAZIONE
lunedì 15 ottobre 2007 60
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 60
ANALISI QUANTITATIVA
Serve alla banca per determinare in maniera oggettiva la presenza di fattori che indichino un equilibrio patrimoniale, economico e finanziario sufficiente a remunerare nel tempo il tipo di finanziamento che si valuta di erogare.
Si basa su due livelli di valutazione:
◼ Valutazione delle performance dell’impresa in base a risultati puntuali e al loro andamento nel tempo (Trend);
◼ Valutazione degli indicatori in relazione ai valori medi del settore di riferimento, individuato dall’attività e dalla dimensione aziendale (fatturato, numero di dipendenti).
lunedì 15 ottobre 2007 61
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 61
ANALISI QUANTITATIVA
Le principali considerazioni da fare:
◼ misurazione del coinvolgimento dei principali soggetti che finanziano l’azienda (soci, istituti di credito, consorzi di garanzia, altri finanziatori) in base all’apporto di capitali e rispetto all’equilibrio della struttura dell’attivo e del passivo;
◼ valutazione dell’equilibrio delle principali voci di stato patrimoniale a breve termine rispetto i singoli fattori che compongono il circolante commerciale;
◼ controllo nel tempo dell’andamento del fatturato e del reddito operativo in rapporto alla dimensione dell’azienda (fatturato e numero medio di dipendenti) e del settore di attività di riferimento;
lunedì 15 ottobre 2007 62
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 62
ANALISI QUANTITATIVA
◼ valutazione circa la capacità dell’impresa di sapere fronteggiare gli impegni finanziari già assunti, e quelli che si accinge ad assumersi con la richiesta di finanziamento, mantenendo un corretto equilibrio finanziario;
◼ misurazione della capacità dell’impresa di produrre redditività sufficiente alla remunerazione dei soci, dei principali fattori produttivi e di tutte le altre componenti presenti in bilancio: non operative; gestionali, finanziarie, straordinarie e tributarie.
lunedì 15 ottobre 2007 63
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 63
ANALISI QUANTITATIVA
I possibili indicatori coinvolti nell’analisi quantitativa sono diversi e, a seconda della banca, possono avere pesi diversi nella generazione del risultato.
Solitamente si utilizzano indicatori afferenti a diverse aree al fine di ottenere valutazioni da diversi punti di vista.
lunedì 15 ottobre 2007 64
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 64
ANALISI QUANTITATIVA
Principali classi di indicatori utilizzati nell’analisi quantitativa:
◼ INDICI DI REDDITIVITA’
◼ INDICI DI ROTAZIONE
◼ INDICI PATRIMONIALI E FINANZIARI
◼ INDICI DI PRODUTTIVITA’
◼ INDICI DI LIQUIDITA’
◼ INDICI DI SOLIDITA’ PATRIMONIALE
◼ INDICI DI INCIDENZA DEI COSTI
◼ INDICI COLLEGATI AI FLUSSI FINANZIARI
◼ INDICI DI SVILUPPO
lunedì 15 ottobre 2007 65
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 65
ANALISI QUANTITATIVA
lunedì 15 ottobre 2007 66
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 66
ANALISI QUANTITATIVA
lunedì 15 ottobre 2007 67
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 67
ANALISI QUANTITATIVA
lunedì 15 ottobre 2007 68
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 68
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
Il rendiconto finanziario è lo strumento che illustra la dinamica dei flussi finanziari in un determinato esercizio.
Tale documento espone le variazioni delle disponibilità liquide (cassa e banca) che si sono verificate in un determinato periodo di tempo e le operazioni aziendali che hanno determinato tali variazioni di liquidità.
lunedì 15 ottobre 2007 69
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 69
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Il rendiconto finanziario non è esplicitamente previsto dal Codice Civile come documento parte integrante del bilancio, ma i principio contabile
n. 12, in base al principio della rappresentazione veritiera e corretta della situazione finanziaria dell’impresa, afferma che “La presentazione nella nota integrativa, nella forma di prospetto, del rendiconto finanziario che espone le variazioni nei componenti attivi e passivi del patrimonio aziendale avvenute nell’esercizio, in modo da riassumere le fonti di finanziamento ed i relativi impieghi, è di particolare importanza in considerazione della rilevanza delle fonti fornite...Xxxxxxx la sua mancata presentazione non venga considerata….come violazione del principio della rappresentazione veritiera e corretta del bilancio, tale mancanza, tuttavia, in considerazione della rilevanza delle informazioni di carattere finanziario fornite e della sua diffusione sia su base nazionale che internazionale si assume limitata soltanto alle aziende amministrativamente meno dotate, a causa delle minori dimensioni.”
lunedì 15 ottobre 2007 70
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 70
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Per il principio contabile internazionale n. 1 par. 8, il rendiconto finanziario è parte integrante del bilancio e, pertanto, deve essere obbligatoriamente presentato insieme agli altri documenti che compongono il bilancio stesso.
◼ Il paragrafo 10 dello IAS 7 stabilisce che “Il rendiconto finanziario deve presentare i flussi finanziari avvenuti nell’esercizio classificandoli tra attività operativa, di investimento e finanziaria”: tale rendiconto è denominato “Cash flow statement”.
lunedì 15 ottobre 2007 71
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 71
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Il Cash flow statement è un rendiconto finanziario di liquidità:
◼ basato su un concetto di liquidità ben delineato: disponibilità liquide (denaro in cassa e tutti i depositi incassabili a vista) e mezzi equivalenti (strumenti finanziari prontamente convertibili in un ammontare noto di denaro e con un irrilevante rischio di variazione del valore);
◼ nel quale i flussi finanziari devono essere presentati in una forma predefinita: flussi derivanti da attività operativa, di investimento e finanziaria.
lunedì 15 ottobre 2007 72
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 72
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Il flusso di cassa generato dall’attività operativa, secondo lo IAS 7 par. 6 “rappresenta le principali attività generatrici di ricavi dell’impresa e le altre attività di gestione che non sono di investimento o finanziarie”.
◼ Il flusso finanziario derivante dall’attività operativa dovrebbe essere sufficiente a:
◼ mantenere inalterata oppure ad ampliare la capacità operativa dell’impresa, effettuando nuovi investimenti (attività di investimento);
◼ rimborsare i prestiti e pagare i dividendi (attività di finanziamento).
lunedì 15 ottobre 2007 73
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 73
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Il flusso finanziario derivante dall’attività operativa è ottenuto rettificando l’utile (o la perdita) operativo prima delle imposte:
◼ dagli effetti di natura non monetaria (le voci che non originano esborsi o liquidità, ad es. ammortamenti o svalutazioni);
◼ da elementi di ricavi o costi connessi a flussi finanziari derivanti dalla gestione di investimento o finanziaria (ad es. plusvalenze, minusvalenze, dividendi pagati, interessi passivi ecc.);
◼ dalle variazioni delle rimanenze e dei crediti e debiti operativi dell’esercizio (variazione del capitale circolante).
lunedì 15 ottobre 2007 74
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 74
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività operativa
lunedì 15 ottobre 2007 75
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 75
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività operativa
lunedì 15 ottobre 2007 76
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 76
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività operativa
lunedì 15 ottobre 2007 77
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 77
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività operativa IAS 7
lunedì 15 ottobre 2007 78
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 78
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività operativa IAS 7
lunedì 15 ottobre 2007 79
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 79
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività operativa IAS 7
lunedì 15 ottobre 2007 80
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 80
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività di investimento
◼ Il flusso di cassa generato dall’attività di investimento, comprende tutte le operazioni legate all’acquisizione ed alla cessione di attività a lungo termine e di altri investimenti non rientranti nella nozione di “liquidità”.
◼ L’attività di investimento comporta principalmente degli esborsi finanziari, ma la dismissione degli elementi patrimoniali rappresenta, attraverso il prezzo di vendita, un’entrata monetaria.
lunedì 15 ottobre 2007 81
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 81
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività di investimento
lunedì 15 ottobre 2007 82
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 82
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività di investimento IAS 7
lunedì 15 ottobre 2007 83
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 83
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività finanziaria
◼ Il flusso di cassa generato dall’attività di finanziamento, comprende tutte le operazioni legate all’acquisizione ed al successivo rimborso di risorse finanziarie, siano esse acquisite con il capitale proprio o con il capitale di terzi.
lunedì 15 ottobre 2007 84
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 84
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività finanziaria
lunedì 15 ottobre 2007 85
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 85
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario – attività finanziaria IAS 7
lunedì 15 ottobre 2007 86
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 86
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Di seguito vengono analizzate alcune situazioni particolarmente significative:
◼ Flusso di cassa operativo che pareggia il flusso di cassa negativo dell’attività di investimento e dell’attività finanziaria; la liquidità non subisce variazioni nel corso del periodo, è la situazione tipica di un’azienda stabilizzata.
lunedì 15 ottobre 2007 87
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 87
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Caso 1
Liquidità generata (assorbita) dall'attività operativa 1000
Liquidità generata (assorbita) dall'attività di investimento (970) Liquidità generata (assorbita) dall'attività finanziaria (25)
Flusso di liquidità del periodo 5
Liquidità iniziale 40
Liquidità finale 45
◼ In questo esempio il flusso di cassa dell’attività operativa è stato utilizzato interamente per finanziare nuovi investimenti
lunedì 15 ottobre 2007 88
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 88
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
◼ Caso 2 | ||
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività operativa | 1000 |
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività di investimento | (25) |
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività finanziaria | (970) |
Flusso di liquidità del periodo 5
Liquidità iniziale 40
Liquidità finale 45
◼ In questo esempio, il flusso di cassa è stato assorbito dall’attività finanziaria, questo significa che sono stati rimborsati dei debiti finanziari. Tale situazione risulta positiva in quanto comporta un miglioramento dell’indipendenza finanziaria.
lunedì 15 ottobre 2007 89
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 89
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
Esempi di situazioni potenzialmente critiche:
◼ Caso 1 Liquidità generata | (assorbita) dall'attività operativa | 400 |
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività di investimento | 600 |
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività finanziaria | (900) |
Flusso di liquidità del periodo | 100 | |
Liquidità iniziale | 45 | |
Liquidità finale | 145 |
◼ In questo esempio l’impresa sta effettuando politiche di disinvestimento e sta rimborsando i propri debiti. Bisognerebbe verificare si vi è una presenza di indebitamento elevato che costringe l’impresa al disinvestimento
lunedì 15 ottobre 2007 90
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 90
ANALISI QUANTITATIVA – Il rendiconto finanziario
Esempi situazioni potenzialmente critiche:
◼ Caso 2 | ||
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività operativa | (500) |
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività di investimento | 250 |
Liquidità generata | (assorbita) dall'attività finanziaria | 255 |
Flusso di liquidità del periodo 5
Liquidità iniziale 40
Liquidità finale 45
◼ In questo esempio l’impresa ricorre al disinvestimento e al finanziamento per finanziare l’attività operativa. Questo significa che l’azienda ha gravi problemi di liquidità legati all’attività operativa.
lunedì 15 ottobre 2007 91
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 91
ANALISI QUANTITATIVA
Il giudizio parziale derivante dall’analisi quantitativa ricopre un peso preponderante rispetto a quello qualitativo ed andamentale per diverse ragioni:
◼ presenza di dati oggettivi su cui effettuare la valutazione(bilanci storici);
◼ processo di valutazione basato su regole matematiche;
◼ confronto con valori medi di settore e conseguente riduzione delle anomalie
◼ evoluzione della valutazione nel tempo tramite l’aggiornamento periodico dei dati;
◼ possibilità di ottenere un giudizio tramite la media ponderata di molteplici indicatori, riducendo il rischio di errore.
lunedì 15 ottobre 2007 92
16/10/2007
Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 92
ANALISI QUANTITATIVA
L’eccessivo peso attribuito a questo metodo mostra alcuni punti di debolezza che inducono le banche a ridurne il peso nella valutazione complessiva:
◼ i bilanci storici forniscono una situazione passata rispetto a quella in cui si trova l’azienda al momento della richiesta del finanziamento;
◼ e’ un tipo di valutazione che presuppone l’esistenza di dati storici, mentre nel caso di start-up si basa unicamente su dati prospettici, da verificarsi solo dopo l’erogazione del finanziamento;
◼ non considera i dati extra-contabili che permettono di segmentare maggiormente la clientela (capitale umano, quota di mercato, strategie, internazionalizzazione);
◼ esamina dati spesso aggregati non potendo analizzare le dinamiche dei flussi nel dettaglio.
lunedì 15 ottobre 2007 93
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 93
ANALISI QUANTITATIVA
lunedì 15 ottobre 2007 94
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 94
ANALISI QUANTITATIVA
lunedì 15 ottobre 2007 95
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 95
L’ANALISI QUALITATIVA E LO SCAMBIO INFORMATIVO TRA BANCA E IMPRESA
lunedì 15 ottobre 2007 96
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 96
ANALISI QUALITATIVA
E’ un processo di valutazione che si basa in maniera prevalente:
◼ sul reperimento di informazioni esterne alla banca, pertanto soggette alla verifica delle fonti e dei contenuti;
◼ sul rapporto di fiducia tra gli interlocutori designati dalla banca e dall’impresa:
◼ livello di conoscenza tecnica degli interlocutori;
◼ livello di specificità nella qualità delle informazioni comunicate;
◼ discrezione nella divulgazione all’interno della banca delle informazioni riservate;
◼ diffidenza da parte dell’impresa a comunicare informazioni considerate strategiche.
◼ su valutazioni con un elevato grado di soggettività e pertanto influenzate dall’esperienza e dall’intuito dell’analista coinvolto.
lunedì 15 ottobre 2007 97
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 97
ANALISI QUALITATIVA
Le principali considerazioni che vengono effettuate in questa fase sono:
◼ analisi della struttura e dell’evoluzione dell’ambiente esterno:
◼ stato dell’arte della normativa;
◼ agevolazioni all’investimento per lo sviluppo;
◼ fase di sviluppo/recesso a livello nazionale
◼ internazionalizzazione dei mercati.
◼ analisi delle caratteristiche strutturali ed evolutive del settore di appartenenza e del posizionamento competitivo dell’impresa:
◼ presenza di barriere protezionistiche all’entrata o all’uscita del mercato di riferimento;
◼ livello tecnologico richiesto e velocità di evoluzione nel tempo;
◼ obsolescenza o trasformazione dell’attività;
◼ presenza di opportunità o avversità legate eventi eccezionali;
◼ caratteristiche e affidabilità dei principali fornitori; clienti e finanziatori.
lunedì 15 ottobre 2007 98
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 98
ANALISI QUALITATIVA
◼ ricerca dei punti di forza e di debolezza (S.W.O.T. Analysis) e del posizionamento competitivo dell’impresa:
◼ sistema di produzione o di erogazione dei servizi;
◼ metodo di approvvigionamento e sua integrazione con i fornitori;
◼ sistema di distribuzione;
◼ gestione dei rapporti e dei servizi post-vendita;
◼ appartenenza ad un settore considerato di nicchia ,saturo, maturo o in espansione.
◼ individuazione di comportamenti a rischio:
◼ politiche commerciali che comportano squilibri di tipo finanziario;
◼ cattivo utilizzo delle fonti di finanziamento;
◼ non corretto dimensionamento dell’attività in base agli obiettivi dichiarati.
lunedì 15 ottobre 2007 99
16/10/2007 Gruppo di studio Basilea 2 di OPEN Dot Com 99