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3 ACCORDO DI PROGRAMMA
3.0 INQUADRAMENTO NORMATIVO
3.0.1 Natura e finalità dell’Accordo di Programma
L’Accordo di Programma si configura come speciale strumento di attività amministrativa concordata previsto dall’ordinamento per facilitare la realizzazione di opere, interventi pubblici o, comunque, di interesse pubblico, ovvero programmi di intervento la cui concreta esecuzione richiede l’azione integrata e coordinata di una molteplicità di soggetti pubblici i quali, attraverso l’Accordo, possono consensualmente definire le rispettive linee di azione e i reciproci impegni operativi e finanziari, in vista del conseguimento del risultato finale che è quello della realizzazione dell’opera o dell’intervento riservata alla competenza primaria di uno dei soggetti aderenti all’intesa.
Infatti, l’art. 34, 1°comma, del Testo Unico 18 agosto 2000, n. 267 prevede che:
" 1. Per la definizione e l’attuazione di opere, di interventi o di programmi di intervento che richiedono, per la loro completa realizzazione, l’azione integrata e coordinata di comuni, di province e regioni, di amministrazioni statali o di altri soggetti pubblici, o comunque di due o più tra i soggetti predetti, il presidente della regione o il presidente della provincia o il sindaco, in relazione alla competenza primaria o prevalente sull’opera o sugli interventi o sui programmi di intervento, promuove la conclusione di un accordo di programma, anche su richiesta di uno o più soggetti interessati, per assicurare il coordinamento delle azioni e per determinare i tempi, le modalità, il finanziamento ed ogni altro adempimento connesso. "
L’Accordo di Programma costituisce pertanto un modulo procedimentale di tipo consensuale e con finalità acceleratorie, attraverso il quale si vuole permettere alle Pubbliche Amministrazioni dotate di una competenza convergente su una determinata materia di pervenire ad una decisione comune, con risparmio di tempo e con l’obiettivo di ottenere un risultato efficiente, efficace ed economico, mediante l’espletamento di un’istruttoria più attenta ed accurata.
Tale istituto, la cui finalità è con tutta evidenza quella di semplificare ed accelerare l’azione amministrativa mediante un esame contestuale dei vari interessi pubblici di volta in volta coinvolti, consiste nel consenso unanime delle Amministrazioni od enti interessati circa un'opera o progetto o programma di intervento da realizzare. Tale consenso, che pur si forma progressivamente attraverso fasi successive che sono normalmente scandite da atti o deliberazioni degli organi competenti degli enti e delle amministrazioni interessate, si
perfeziona con la conclusione (ossia con la sottoscrizione) dell’Accordo di Programma, che può dirsi così completo.
Come sopra evidenziato l’Accordo di Programma rappresenta una linea di tendenza, di natura eccezionale che il Legislatore ha previsto come uno strumento agevole ed efficace rivolto alla semplificazione di una molteplicità di procedimenti se svolti in linea ordinaria, e – quindi – alla rapida conclusione dell’azione amministrativa. Il Giudice Amministrativo ha esplicitamente ammesso la sua utilizzabilità non soltanto per la realizzazione di opere o forme di intervento di natura “soggettivamente” pubblica, ma altresì per tutte quelle ad iniziativa privata “specie quando esse assumono rilevanza di interesse pubblico” (Consiglio di Stato, Sez. VI, 7 febbraio 1996, n. 182 - T.A.R. Lazio, Sez. I, 20 gennaio 1995, n. 62)
3.0.2 Normativa regionale
L’articolo 19 della L.R. n. 7/2000 e succ. mod. ed integrazioni, per la definizione e l’attuazione di opere o interventi, per i quali è necessaria l’azione integrata e coordinata della Regione, degli Enti locali, di Amministrazioni statali e di altri soggetti pubblici o privati, prevede la possibilità che il rappresentante dell’Amministrazione promuova la stipulazione di un Accordo di programma tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate.
Art.19 (Accordi di programma)
1. L'accordo di programma e' finalizzato alla definizione e attuazione di opere o di interventi di interesse pubblico, nonché all'attuazione di programmi di intervento, che richiedono per la loro completa realizzazione l'azione integrata e coordinata della Regione, degli Enti locali, di Amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, e di altri soggetti pubblici o privati.
2. Con l'accordo di programma si attua il coordinamento delle azioni di rispettiva competenza, si definiscono in particolare le modalità e i tempi di esecuzione da parte di ciascuna Amministrazione e soggetto partecipante, il controllo dell'attuazione degli interventi, la verifica del rispetto delle condizioni fissate, le conseguenze derivanti da eventuali ritardi o inadempienze, l'eventuale revoca del finanziamento totale o parziale e l'attivazione di procedure sostitutive.
3. Il Presidente della Regione o il Presidente della Provincia o il Sindaco, in relazione alla competenza primaria o prevalente sull'opera o sugli interventi o sui programmi di intervento, promuove la stipulazione dell'accordo di programma, anche su richiesta dei soggetti di cui al comma 1 interessati alla partecipazione al medesimo.
4. Al fine di verificare la possibilità di stipulare l'accordo di programma, il Presidente della Regione o il Presidente della Provincia o il Sindaco convoca una conferenza tra i rappresentanti di tutte le Amministrazioni e i soggetti interessati.
5. Le Amministrazioni interessate sono rappresentate da soggetti che dispongono dei poteri spettanti alla sfera dell'Amministrazione
rappresentata in relazione all'oggetto dell'accordo, i quali si esprimono nella conferenza nel rispetto delle norme ordinamentali sulla formazione della loro volontà. Possono partecipare alla conferenza soggetti pubblici e privati diversi dalle parti interessate di cui ai commi 1 e 3, il cui intervento collaborativo possa contribuire alla fattibilità delle opere.
6. L'accordo di programma e' stipulato da tutti i soggetti di cui al comma 3 o Assessori loro delegati a seguito di approvazione unanime. I rappresentanti delle Amministrazioni pubbliche possono stipulare l'accordo solo se competenti ad esprimere definitivamente la volontà dell'Amministrazione rappresentata. Conclusa la stipulazione, l'accordo di programma e' approvato con atto formale dal soggetto che lo ha promosso ed e' pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione. Gli accordi di programma ai quali partecipa la Regione sono stipulati e approvati dal Presidente della Giunta regionale, previa deliberazione della Giunta medesima, su proposta dell'Assessore regionale alla programmazione.
7. Per quanto non previsto dal presente articolo si applica, ove compatibile, l’articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali).
L’articolo 20, comma 2 della legge regionale 20 marzo 2000, n. 7, specifica che l’Accordo di programma possa produrre, fra i suoi effetti, anche conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici comunali e ne disciplina la fattispecie prevedendo:
- che allo stesso – in tale evenienza – siano allegati gli elaborati previsti per i PRPC, di cui all’articolo 44 della legge regionale 52/1991, relativamente all’ambito oggetto dell’accordo di programma, nonché gli elaborati grafici della variazione al PRGC relativamente ad un congruo intorno;
- che l’adesione del Sindaco allo stesso sia ratificata dal Consiglio comunale entro trenta giorni, a pena di decadenza.
Art.20 (Effetti urbanistici dell'accordo di programma)
1. L'accordo di programma approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale determina le eventuali conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici comunali, qualora l'adesione del Sindaco allo stesso sia ratificata dal Consiglio comunale entro trenta giorni a pena di decadenza. In tale caso l'accordo di programma produce gli effetti dell'intesa di cui all'articolo 89 della legge regionale 19 novembre 1991, n. 52, come sostituito dall'articolo 43, comma 1, della legge regionale 34/1997.
2. Nell'ipotesi di cui al comma 1, all'accordo di programma vanno allegati gli elaborati previsti per i piani regolatori particolareggiati comunali (PRPC), di cui all'articolo 44 della legge regionale 52/1991, relativamente all'ambito oggetto dell'accordo di programma, o il progetto esecutivo dell'opera pubblica, nonche' gli elaborati grafici dell'eventuale variazione al piano regolatore generale comunale (PRGC) relativamente ad un congruo intorno.
3. Qualora all'accordo di programma partecipino privati proprietari delle aree interessate, l'accordo medesimo deve prevedere,
con riguardo ai proprietari aderenti, gli elementi di cui all'articolo 49, comma 2, della legge regionale 52/1991.
3.0.3 Procedimento di formazione dell’Accordo di Programma
Come già detto il modulo procedimentale di programmazione negoziata tende all’azione integrata e coordinata di più Enti pubblici che si snoda attraverso la seguente sequenza procedurale:
a. iniziativa;
b. conferenza di servizio tra gli Enti pubblici comunque interessati all’attuazione dell’opera, dell’intervento o del programma di intervento;
c. stipulazione dell’Accordo;
d. approvazione dell’Accordo;
e. ratifica dell’Accordo, da parte del Consiglio comunale, nel caso esso comportasse variazione allo strumento urbanistico;
f. pubblicazione sul B.U.R.
La fase fondamentale e più importante del procedimento che si conclude con l’Accordo è disimpegnata dalla Conferenza di servizio, qualificata come “organo misto” che svolge funzioni amministrative, nella quale…. “ sono rappresentati tutti i soggetti portatori di interessi coinvolti nel procedimento di realizzazione delle opere, in modo che tali soggetti possano confrontarsi direttamente ed esprimere le loro posizioni, trovando, in un quadro di valutazione globale, soluzioni di corretto ed idoneo contemperamento delle diverse esigenze” (Corte Costituzionale: 31 gennaio 1991, n.37 - Corte Costituzionale: 16 febbraio 1993, n. 62).
La Conferenza di servizio, mezzo di semplificazione e snellimento dell’azione amministrativa, può assumere due distinte connotazioni: quella “istruttoria“ (che può svolgersi anche in più riunioni ed incontri tra gli enti e soggetti interessati) e quella “decisoria“.
Nella Conferenza di servizio “istruttoria“ gli enti e i soggetti pubblici, ed anche i soggetti privati promotori di interventi di interesse pubblico, si incontrano per rendere più agevole l’acquisizione al procedimento di interessi pubblici coinvolti nel provvedimento amministrativo da adottare, senza effetti vincolanti per l’autorità procedente.
In questa fase la Conferenza di servizio ha una funzione strumentale consistente nell’accertamento dell’esistenza dell’interesse di ciascun soggetto partecipante a pervenire alla stipula dell’Accordo e nell’azione di coordinamento degli interessi in gioco.
Più questa fase della Conferenza di servizio è dettagliata, è ricca di analisi, di evidenziazioni degli interessi pubblici di ciascun ente o soggetto, di precisazioni, di previsioni degli obblighi di
ciascun soggetto, meglio è agevolato lo svolgimento della Conferenza di servizio c.d. “decisoria“ la quale si identifica con l’accordo stesso, con il suo contenuto e con la fissazione delle azioni future, i tempi e le modalità.
La fase della conclusione dell’Accordo si identifica con l’espressione del consenso unanime di tutti i rappresentanti delle amministrazioni circa l'opera o intervento o programma di interventi. L’Accordo ha un sostanziale effetto giuridico che è quello di obbligare le parti, l’una verso l’altra, ad ottemperare agli impegni assunti con l’Accordo stesso. L’obbligatorietà dell’Accordo è confermata dal comma 6 dell’articolo 34 del TUEL 267/2000 nella parte in cui prevede la possibilità per le amministrazioni interessate di istituire forme di arbitrato, commissioni di vigilanza ed interventi surrogatori. Ne deriva che l’inosservanza degli impegni assunti costituisce inadempimento di obblighi vincolanti.
L’Accordo, cioè il consenso di ciascun rappresentante delle amministrazioni partecipanti, deve essere sostanziato in forma scritta.
3.1 OBIETTIVI DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA PER LA RIORGANIZZAZIONE E L'AMPLIAMENTO DELL'OSPEDALE DI CATTINARA A TRIESTE
Gli obiettivi dell'Accordo di programma riguardante la riorganizzazione e l'ampliamento dell'ospedale di Cattinara a Trieste possono essere così sintetizzati:
- garantire il coordinamento delle azioni di rispettiva competenza tra tutte le amministrazioni interessate
- definire le modalità, i tempi, i finanziamenti, i controlli e le verifiche e ogni altro connesso adempimento,
al fine di consentire, come già detto, la riorganizzazione del sistema ospedaliero della città di Trieste attraverso le seguenti linee di indirizzo:
- la realizzazione, a Cattinara, di un polo ospedaliero integrato, in cui si concentrino le funzioni per acuti, dell’emergenza e dell’urgenza, nonché quelle dell’eccellenza dell’area sanitaria triestina, al fine di rendere la struttura idonea alla funzione di “ospedale di rilievo nazionale e di riferimento per l’intera Regione”;
- il trasferimento, nel comprensorio di Cattinara, dell’ospedale triestino di eccellenza “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Burlo Xxxxxxxx”, attualmente ubicato in Via dell’Istria, in modo da massimizzare le potenzialità di sinergia tra le due strutture ospedaliere;
- la destinazione del polo ospedaliero di Cattinara a centro di riferimento della didattica universitaria;
- la costruzione, nell’area del comprensorio ospedaliero di Cattinara, di nuovi edifici da destinarsi ad attività di ricerca scientifica per l’innovazione in sanità, in particolare per la medicina molecolare, quale applicazione sanitaria delle attività che già si svolgono nei principali centri di ricerca scientifici triestini (SISSA, Area di Ricerca, Università degli Studi).
L'Accordo riporta poi le relative azioni attraverso le quali realizzare gli obiettivi: alcune di queste possono essere interpretate come conseguenti all'individuazione di obiettivi di sostenibilità delle azioni stesse e precisamente:
- affrontare il problema del traffico indotto migliorando l'accessibilità al comprensorio ospedaliero ed il sistema dei parcheggi;
- limitare l'esproprio delle aree necessarie alla realizzazione dell'intervento;
- attuare una "compensazione" territoriale ed ambientale nei confronti della zona di Cattinara con la progettazione di un Parco urbano a Montebello e di un'area a verde attrezzato in via Forlanini.
3.2 AZIONI PREVISTE DALL'ACCORDO DI PROGRAMMA
Per realizzare il programma di riordino della rete ospedaliera sono necessarie le seguenti azioni:
• operare una variante urbanistica al P.R.G.C. al fine di prevedere nuove opere di viabilità che assicurino un’adeguata accessibilità al comprensorio ospedaliero e migliorino la viabilità esistente esterna all’ambito;
• dotare l'Accordo di Programma di Allegati Tecnici con contenuto di Piano Attuativo, in modo da consentire successivamente l'attivazione dello strumento realizzativo diretto;
• definire la viabilità esterna all’ambito ospedaliero, in particolare:
- la rotatoria, posta a monte dell’ospedale di Cattinara, in corrispondenza del collegamento tra via Marchesetti e via Forlanini;
- la nuova bretella di collegamento tra la ex SS 202 e la parte del comprensorio a valle dei manufatti esistenti;
- la nuova rotatoria su ex SS 202;
- il riassetto della Strada di Fiume.
• dotare l'Accordo di Programma delle progettazioni preliminari o di fattibilità dei due Parchi in prossimità del comprensorio ospedaliero, in modo da attivare l'attuazione di tali opere a compensazione territoriale ed ambientale degli impatti indotti dagli interventi.
Si sintetizzano qui di seguito i contenuti tecnici degli elaborati allegati all'Accordo, ai quali si rimanda per ogni ulteriore dettaglio.
3.3 ALLEGATI TECNICI CON CONTENUTO DI PIANO ATTUATIVO
Scopo degli Allegati Tecnici con contenuto di Piano Attuativo è quindi quello di disciplinare gli interventi di nuova edificazione e di ampliamento delle strutture ospedaliere e di valutarne la sostenibilità dal punto di vista del loro dimensionamento ed inserimento nel contesto urbano ed ambientale esistente, definendone le dimensioni ed i parametri edilizi - urbanistici.
In particolare si è provveduto ad una riorganizzazione e razionalizzazione della mobilità sia all’esterno che all'interno dell'area, valutando il fabbisogno di parcheggi derivante dall'inserimento di nuove funzioni e dal relativo flusso di traffico indotto.
Il Piano Regolatore Generale Comunale vigente, Variante generale n.66, classifica quest'area come “P1 - Zone per l'università, l'assistenza agli studenti, la ricerca scientifica e tecnologica collegate alla didattica”.
Norme P.R.G.C. - art. 5.14.1 - zona P1 - sintesi |
- riservare una superficie minima del 30% dell’area a verde attrezzato |
- effettuare un’esatta quantificazione degli utenti al fine del reperimento delle superfici da destinare a parcheggio sia pubblico che riservato. |
- spazi per parcheggi non inferiori a 25 mq per ogni 100 mc realizzati, di cui almeno 10 mq per parcheggi riservati agli addetti |
- ricercare la concentrazione di nuove volumetrie in suolo pianeggiante |
- salvaguardare l’assetto morfologico sui versanti |
- salvaguardare la continuità dell’assetto vegetazionale |
- evitare edifici di altezza tale da risultare incombenti sulla città |
- gli interventi di nuova edificazione e/o ampliamento si attuano attraverso P.R.P.C. di iniziativa pubblica o degli enti istituzionalmente preposti. In assenza dell’approvazione del P.R.P.C. possono essere assentiti esclusivamente, con strumento diretto, corpi tecnici a servizio degli edifici esistenti |
Gli interventi sono stati previsti secondo varie zone:
A - Zona di completamento dell'attività ospedaliera esistente
La zona perimetra l’attuale area interessata dalle attrezzature e dai relativi volumi degli edifici ospedalieri, comprese le funzioni annesse quali gli uffici, la viabilità interna, i parcheggi; sono riconfermate e consentite tutte le attività di carattere ospedaliero esistenti e future, quelle ad essa connesse e gli interventi di ammodernamento e di sviluppo dell'attività stessa come il collegamento delle due torri.
B - Zona di espansione dell'attività ospedaliera
La zona comprende la maggior parte dell’attuale area pianeggiante accanto all’Ospedale, oggi destinata a parcheggio del personale e ad area boscata a pino nero.
In questa zona sono consentite tutte le attività di carattere ospedaliero e quelle ad essa connesse, con particolare riferimento ai futuri interventi di sviluppo delle attività stesse (il Burlo) ed alla costruzione di parcheggi interrati.
C - Zona di espansione per strutture complementari all'attività ospedaliera
La zona si colloca tra i nuovi edifici della Didattica e di Anatomia Patologica in un'area oggi libera. In quest'area è previsto l'inserimento di un nuovo edificio destinato ad accogliere attività ed impianti di supporto e completamento all'attività esistente dell'Ospedale quali laboratori, aree logistiche per il personale, magazzini e una nuova farmacia ed inoltre la realizzazione di un parcheggio.
D - Zona di espansione per attività didattiche e di ricerca complementari all'attività ospedaliera La zona occupa la parte a sud-ovest dell'ospedale in un'area dal pendio relativamente dolce ed adatto all''inserimento di nuove edificazioni. In essa è previsto l'inserimento di nuovi edifici dedicati alla didattica dei corsi universitari afferenti alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Trieste, a strutture di ricerca ed innovazione.
E - Zona Ricettività
La zona occupa la parte a sud-ovest bassa, lungo via Rio Spinoleto. In essa è previsto l'inserimento di una Foresteria ad esclusivo servizio dei fruitori del complesso ospedaliero, comprendente stanze e mini-appartamenti per i familiari dei degenti, appartamenti temporanei per il personale, spazi comuni e altri servizi.
F - Zona per parcheggi esistenti
Sono due aree già in precedenza identificate come parcheggi per i quali è confermata l'esclusiva funzione per la sosta.
G - Zona eliporto
È consentita la costruzione di manufatti adibiti esclusivamente alla funzionalità dell’eliporto e delle relative vie di accesso.
H - Zona di verde attrezzato
La zona è costituita da una fascia arborea ed arbustiva posta a sud del comprensorio. Essa è destinata alla conferma di verde naturale e/o alla realizzazione di verde pubblico ed attrezzato a fin i ricreativi.
J - Zona per servizi tecnologici
L'area è destinata all'impianto di depurazione di pertinenza dell'Ospedale ed agli interventi per la sua manutenzione o sostituzione.
L’incremento massimo della cubatura per le nuove funzioni e per i parcheggi è così ripartito:
Zone | Sigle Parcheggi | mc Nuove Funzioni | mc Parcheggi (p) o impianti speciali | mc TOTALI | |
A (esistente) | Pb | 16.000 | (p) interrati | 16.000 | |
B (Burlo) | Pe | 80.000 | 80.000 | ||
C (Laboratori) | Pf | 32.000 | (p) | 14.500 | 46.500 |
D (Università) | Pg Ph | 48.000 | (p) | 50.000 | 98.000 |
E (Foresteria) | Pj | 12.000 | (p) | 9.000 | 21.000 |
F (Parch esist.) | Pa Pc Pd | 0 | (p) | 9.000 | 9.000 |
G Eliporto | - | 0 | 0 | 0 | |
H Verde attrezz. | - | 0 | 0 | 0 | |
J Impianti Depuraz. | 0 | (impianti) 2.500 | 2.500 | ||
TOTALI | 188.000 | 85.000 | 273.000 |
NB: per le sigle vedi Tavole di Progetto
Particolare rilievo assume l’incremento di nuovi posti auto, sia per gli utenti che per il personale:
Parcheggi esistenti confermati | livelli | livelli | mq x livello | mq totali | posti auto | ||
Pa | Visitatori | raso | 1 | 2.400 | 2.400 | 60 (ridotti da 157) | |
Pc | Personale | raso | 1 | 1.500 | 1.500 | 50 | |
Pd | Visitatori / personale | raso | 1 | 3.000 | 3.000 | 70 | |
TOTALE PARCHEGGI CONFERMATI | 6.900 | 180 |
Parcheggi esistenti non confermati e da recuperare | livelli | livelli | mq x livello | mq totali | posti auto | ||
Pa | Visitatori | raso | 1 | - | - | 97 | |
Pp | Personale | raso | 1 | - | - | 360 | |
TOTALE PARCHEGGI DA RECUPERARE | 457 |
(segue)
Nuovi parcheggi | livelli | livelli | mq x livello | mq totali | posti auto | ||
zone A, B, C | Pb | Visitatori (già costruito) | parz. interrati | 2 | 4.000 | 7.750 | 309 |
Pe | Visitatori / personale | interrati | 3 | 7.700 | 23.100 | 770 | |
Pf | Personale | parz. Interrati | 4 | 3.500 | 14.000 | 480 | |
TOTALE NUOVI PARCHEGGI zone A, B, C | 44.850 | 1.559 | |||||
zona D, E | Pg | Personale / studenti / ricercatori | interrati | 3 | Dimens. variabili | 4.450 | 140 |
Ph | Personale / studenti / ricercatori | interrati | 2 | 4.000 | 8.000 | 267 | |
Pj | Foresteria | da definire | - | - | 3.000 | 100 | |
TOTALE NUOVI PARCHEGGI zone D, E | 15.450 | 507 | |||||
TOTALE GENERALE NUOVI PARCHEGGI | 60.300 | 2.066 |
2.246
TOTALE GENERALE DEI PARCHEGGI DEL COMPRENSORIO (confermati + nuovi)
Per quanto riguarda il territorio che sarà più compromesso dall’inserimento delle nuove strutture edilizie e dalla realizzazione della viabilità di servizio, il sito interessato (versante sud) attualmente presenta sia degli spazi aperti destinati a prato, sia delle formazioni arboree a bosco termofilo e robinieto, quest’ultimo fase di progressiva colonizzazione delle zone aperte. Si procederà come segue:
Le zone prative verranno conservate nella parte occidentale bassa del versante, a parziale contorno della zona Foresteria ed inoltre nella parte orientale bassa ed alta; in quest'ultima zona si estenderà la formazione prativa alle aree a ridosso della viabilità esistente (ora a vegetazione sinantropico-ruderale).
Per quanto riguarda le parti a bosco in riduzione, la compensazione avverrà mediante un nuovo impianto boschivo nel settore interessato dalla nuova viabilità interna, in continuità con la zona boscata adiacente già esistente, attraverso la trasformazione dell’area attualmente a robinieto. È inoltre previsto il miglioramento forestale del bosco esistente, laddove questo sia eventualmente oggetto di progressivo incespugliamento ad opera di arbusti. Tale scelta determinerà la presenza di una ampia zona boscata che costituirà un
sicuro polmone verde, nella quale periodici interventi manutentivi potranno consentire il permanere della ricca composizione floristica del cotico erboso. Una fascia boscata sarà inoltre creata lungo la via del Botro, con funzione di filtro e mascheramento dei nuovi edifici e della viabilità di pertinenza.
Una particolare attenzione sarà inoltre rivolta alle pertinenze scoperte degli edifici ospedalieri attuali e futuri, in cui la presenza di una vegetazione di complemento estetico alle volumetrie edilizie può determinare una mitigazione degli ambiti costruiti, soprattutto se le singole aree ricoperte nel soprassuolo risultano coordinate e complementari rispetto al sistema dei transiti pedonali e viari. In particolare:
Sistema del verde attrezzato a servizio dell'utenza ospedaliera, da riprogettare o a complemento dell'area in trasformazione: la zona destina a verde attrezzato gli spazi non occupati dai nuovi volumi edilizi, che andrà ad occupare la parte del complesso ospedaliero prospiciente Strada di Fiume in modo da configurare un "filtro verde" ad uso sia pubblico che dell'utenza ospedaliera.
Sia nei parcheggi attuali che in quelli di progetto (se liberi da edificazione in superficie) è prevista la sistemazione a verde attraverso la piantumazione in vaso o a terra di arbusti rifiorenti ed alberelli negli ambiti divisori o in quelli spartitraffico.
Negli ambiti immediatamente adiacenti ai due fabbricati che ospiteranno la Ricerca e la Didattica e la Foresteria, si prevedono sistemazioni a Giardino e/o a verde attrezzato, a pastini piuttosto che pensili o in altra forma.
La zona a Pino nero esistente costituisce una quinta vegetale rispetto al parcheggio di nuova realizzazione posta in prossimità dell’eliporto: sebbene, come già riportato precedentemente, la pineta di impianto non rappresenti un elemento di pregio dal punto di vista naturalistico, la potenziale perdita di esemplari arborei dovrà essere compensata attraverso la piantumazione di un numero uguale o superiore di alberi, anche di specie differente e/o in altre aree di proprietà dell'ospedale, purché venga mantenuto un equilibrio generale con il contesto ambientale attiguo.
Verde di connettivo: comprende sistemazioni a verde fortemente inframmezzate ai manufatti edilizi, sistemabili soprattutto ad arbusti e zone prative.
Infine, una significativa compensazione delle parti di soprassuolo oggetto di riduzione sarà determinata anche dall'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica nella stabilizzazione dei versanti interessati dalla nuova viabilità di accesso, che consentirà una riduzione degli effetti visivi sul paesaggio prodotti dalle opere.
I vincoli paesaggistici a cui l'ambito d'intervento è sottoposta sono quelli previsti dalla Parte Terza del D.Lgs 42/04 "Codice dei beni culturali e del paesaggio", già L. 431/85 c.d. "Galasso", In particolare ricadono in tutto o in parte entro il perimetro dell'ambito di P.R.P.C.:
i territori compresi nelle fasce di rispetto di corsi d'acqua relativi al Torrente di Rozzol; le aree boscate che negli anni hanno colonizzato i pendii della collina di Cattinara;
Una specifica Relazione Paesaggistica viene prodotta per l'analisi e la valutazione degli impatti sul paesaggio in tali zone vincolate.
Per quanto attiene al vincolo idrogeologico, ai sensi della L.n°. 3267/23 questo tipo di vincolo è decaduto a seguito dell’entrata in vigore della L.R. n.20 dd.13.11.2000, art.1, 2° comma: “Le zone omogenee A, B, C, D1, D2, D3, H, I, L, M, N, O, P, così come individuate dal Piano Urbanistico Regionale e recepite dagli strumenti urbanistici locali, non sono soggette al vincolo idrogeologico di cui al X.X. 0000/0000”.
3.4 VARIANTE AL P.R.G.C.
La Variante a P.R.G.C. si è resa necessaria per adeguare lo strumento urbanistico generale alle nuove previsioni infrastrutturali di supporto al progetto di completamento del Comprensorio ospedaliero di Cattinara (vedi paragrafo 3.5).
La Variante riguarda esclusivamente aspetti azzonativi con l'individuazione delle aree che verranno interessate dalla realizzazione di una rotonda all'intersezione tra la via Carnaro e la via Brigata Casale, e dalla realizzazione di una bretella di collegamento tra l'ex SS202 e la zona P1. In questo modo sarà possibile garantire un nuovo accesso al polo ospedaliero.
La Variante elimina inoltre la previsione di un nuovo svincolo sulla Grande Viabilità Triestina che avrebbe dovuto servire l'ospedale sul versante sud di Montebello. Questa previsione non risulta infatti più necessaria alla luce dei nuovi interventi sopra descritti.
Per la realizzazione della nuova rotatoria all'intersezione tra la via Carnaro e la via Brigata Casale si apportano le seguenti modifiche agli elaborati:
• A - zonizzazione: viene ridotta la superficie della zona U2B parco urbano, trasformata in zona Z1 - servizi stradali
• B - servizi: viene ridotto il servizio E, della ZQ 24 e trasformato in strada per una superficie complessiva di 4.489 mq
• C - viabilità: viene inserita la strada di progetto
• Ba - attrezzature e servizi: viene aggiornata la tabella relativa alla ZQ24 modificando la superficie del servizio E sottraendo la nuova superficie per servizi stradali.
Per la realizzazione della nuova bretella di collegamento tra l'ex SS202 e la zona P1 si apportano le seguenti modifiche agli elaborati:
• A - zonizzazione: viene ridotta la superficie della zona U2B parco urbano, trasformata in parte in zona Z1 - servizi stradali, ed in parte in zona Z5 - zone di rispetto, ritenendo che
queste porzioni di territorio estremamente frastagliate dalle infrastrutture non siano più adatte alla funzione di parco urbano.
• B - servizi: viene ridotto il servizio H, della ZQ 24 e trasformato in strada per una superficie complessiva di 2.732 mq e in zona di rispetto per una superficie pari a 6.537 mq
• C - viabilità: viene inserita la strada di progetto
• Ba - attrezzature e servizi: viene aggiornata la tabella relativa alla ZQ31 modificando la superficie del servizio H sottraendo la nuova superficie per servizi stradali e zona di rispetto.
La Tavola C - viabilità viene inoltre modificata eliminando l'area destinata a svincoli stradali da definire in fase di progettazione esecutiva per quanto attiene allo svincolo della GVT a sud del polo ospedaliero.
3.5 COLLEGAMENTO TRA LA GRANDE VIABILITÀ TRIESTINA E IL POLO OSPEDALIERO
L’intervento di riordino del complesso ospedaliero avrà una forte influenza sull’attuale circolazione veicolare e sulla disciplina della sosta nelle aree limitrofe a quella in esame: risulta quindi necessario individuare le soluzioni progettuali di riassetto del piano viario esistente che assicurino un’adeguata al comprensorio da parte degli utenti che percorrono la Grande Viabilità Triestina e di quelli che utilizzano la viabilità ordinaria.
La soluzione che è risultata essere il miglior compromesso tra aspetti funzionali ed economici si esplica attraverso l’attuazione di quattro interventi:
• Realizzazione di una rotatoria posta a monte dell’ospedale in corrispondenza del collegamento tra la via Marchesetti e la xxx Xxxxxxxxx ( “Xxxxxxxxxx X”);
• Costruzione di una bretella di accesso all’area sud del polo ospedaliero (“Intervento B1”);
• Realizzazione di una rotatoria sulla strada statale 202 in corrispondenza dell’ intersezione con la xxx Xxxxxxx Xxxxxx (“Xxxxxxxxxx X0”);
• Riorganizzazione della circolazione e riassetto della sosta in Strada di Fiume (“Intervento B3”).
L’ ”intervento A” prevede la riorganizzazione e messa in sicurezza dell’incrocio tra la via Forlanini e la via Marchesetti mediante la realizzazione di una rotatoria a quattro braccia; la scelta di questa tipologia di intersezione a raso è motivata da evidenti esigenze di fluidificazione del traffico veicolare e di ridistribuzione dei flussi veicolari in entrata e in uscita dal comprensorio ospedaliero di Cattinara.
L’ “intervento B1” consiste nella costruzione di un raccordo stradale che assicura l’accessibilità alla zona sud del comprensorio ospedaliero del flusso veicolare proveniente dalla Grande Viabilità Triestina, dalla strada statale 202 e da via Brigata Casale, sostituendo la precedente alternativa che prevedeva la realizzazione di uno svincolo lungo la G.V.T. posto sul viadotto a sud dell’ospedale. La soluzione proposta risulta preferibile alla precedente sia dal punto di vista ambientale e paesaggistico, in quanto meno impattante sull’ambito territoriale di inserimento, che da quello economico dati i minori costi di realizzazione.
L’ “Intervento B2” si fonda sulla realizzazione di un’intersezione a rotatoria a tre rami collocata sulla strada statale 202 in corrispondenza dell’ intersezione con la via Brigata Casale che, oltre a garantire un miglioramento della circolazione veicolare in termini di sicurezza (riduzione della velocità di marcia dei veicoli), permette agli utenti del polo ospedaliero in uscita dalla Grande Viabilità, di compiere una regolare inversione del senso di marcia necessaria per immettersi correttamente nella bretella di collegamento al comprensorio di Cattinara (vedi soluzione progettuale B1). La rotatoria consente, tra l’altro, di assicurare un adeguato collegamento tra la
S.S. 202 e la via Brigata Casale, connessione attualmente particolarmente critica. La scelta degli elementi geometrici della rotatoria, in particolar modo la dimensione in termini di raggio esterno e il posizionamento del centro, derivano da un’attenta analisi di aspetti funzionali (tipologia di strada e di veicoli) ed economici (costi di realizzazione, espropri, ecc.).
L’ “intervento B3” consta nella riorganizzazione della circolazione e nel riassetto della sosta lungo la Strada di Fiume mediante la realizzazione di una rotatoria in corrispondenza dell’attuale capolinea degli autobus, la predisposizione di due corsie di accumulo, una per la svolta a sinistra dei veicoli che provenienti dalla Strada di Fiume sono diretti al pronto soccorso e l’altra di immissione in mezzeria per i veicoli che, uscenti dal pronto soccorso, intendono inserirsi in Strada di Fiume con direzione via del Castelliere, e il riassestamento del piano viabile attraverso l’ampliamento delle corsie di marcia, ottenuto con l’eliminazione di gran parte della sosta ai margini stradali e con il possibile inserimento di uno spartitraffico centrale in alcuni tratti.
Il polo sanitario è così raggiungibile principalmente attraverso due varchi: l’accesso nord, che si colloca in corrispondenza dell’attuale cancello d’entrata al parcheggio dei dipendenti ed è destinato ad essere fruito principalmente dai visitatori della struttura ospedaliera, e l’accesso sud, strettamente connesso con la G.V.T. mediante il raccordo stradale che si innesta direttamente sull’attuale strada di ingresso al polo cardiologico e riservato essenzialmente al personale, agli studenti e al trasporto delle merci.
3.6 ALLEGATI ESTERNI ALL'ACCORDO DI PROGRAMMA AVENTI COME CONTENUTO I PROGETTI DEL PARCO URBANO DI MONTEBELLO E DEL PARCO DI QUARTIERE DI VIA FORLANINI
A complemento delle opere di urbanizzazione richieste dalle normative di zona si è promossa la riqualificazione di due aree verdi esterne al perimetro di P.R.P.C. e prossime a questo, quali forme di compensazione dell'aumento del carico urbanistico su questa porzione di territorio comunale conseguente all'aumento di volumetria ed alle nuove funzioni che andranno ad insistere sull'ospedale generando maggiori flussi di traffico.
Per questo all'Accordo vengono allegati i documenti:
• Progetto preliminare di un Parco Urbano nella zona U2.B di Montebello circoscritta dalla Grande Viabilità Triestina;
• Studio di fattibilità per la realizzazione di un Parco di quartiere nell'area compresa tra xxx Xxxxxxxxx x xx X.X. 000 oggi occupata dal cantiere delle opere di completamento del II lotto della G.V.T.
Queste due aree verdi pubbliche si collocano nel sistema degli spazi aperti fruibili previsti dal
P.R.G.C. ed in parte realizzati, aggiungendo nuovi nodi alla rete di verde attrezzato di questa parte di città.
3.6.1 Parco urbano di Montebello
L'area di progetto si sviluppa sulla parte sommitale della collina di Montebello per una superficie di ca. 234.000 mq, nella fascia flyschoide compresa tra la città e l'altopiano carsico. Essa è delimitata a nord da Strada di Fiume, ad ovest dalla GVT, a sud dalla via del Castelliere ed a est da alcune lottizzazioni residenziali.
L'accessibilità all'area è data ad est dalla Salita al Mon Beu che si distacca da Strada di Fiume e a sud-ovest da un sentiero che sottopassa il viadotto della GVT, mentre a sud da via del Castelliere si può accedere nuovamente a Strada di Fiume.
La proprietà dell'area è quasi per intero del Comune di Trieste e comunque le parti non di proprietà non sono indispensabili alla realizzazione degli obiettivi del progetto.
Dal punto di vista della localizzazione territoriale il Parco risulta essere strategicamente collocato, trovandosi inserito in posizione dominante e facilmente raggiungibile rispetto agli insediamenti residenziali ad alta densità abitativa di Rozzol-Xxxxxx a nord e di Altura a sud, a quelli sparsi di S. Xxxxx Xxxxxxxxx Inferiore e Superiore e al borgo storico di Longera.
Per quanto riguarda la vegetazione i criteri di intervento riguarderanno la stabilizzazione delle formazioni vegetali tipiche del contesto ambientale (bosco, prato-pascolo a datonia maggiore,
prato a ginestra, prato arborato), con la riconversione delle parti degradate alle cenosi primigenie.
Gli interventi operati secondo un piano di priorità, redatto in relazione alla significatività dello stato di criticità delle coperture, dovranno in ogni caso affrontare preliminarmente la sistemazione della sentieristica e degli accessi, prefigurando una regolamentazione delle potenziali fruizioni, al fine di evitare il ripetersi di un utilizzo non corretto dei siti (percorsi per moto o fuoristrada).
In generale il criterio dominante nelle scelte risulta la creazione di un polo naturale - ludico sportivo, che coniughi le significative valenze naturalistiche con la presenza di un impianto sportivo (pista di discesa su erba), e di zone attrezzate a valorizzare la panoramicità dei siti e gli elementi storici (castelliere, pastini,...) in esso contenuti.
La salvaguardia delle cenosi ed un loro ripopolamento a livello faunistico (stagno per anfibi, zona di ripopolamento per tartarughe) implementerà la già elevata valenza scientifica dell’ambito, con la possibile osservazione e studio di comportamenti e dinamiche biologiche delle specie in un ambito naturale ma racchiuso in un contesto antropizzato.
La vicinanza di zone residenziali e di servizi determina inoltre la possibilità di utilizzo dell’area come polmone verde per lo stesso contesto trasformando un’area attualmente in abbandono, in un ambito fruitivo per i residenti. Gli effetti sul sistema ambientale urbano dell’istituzione del Parco saranno pertanto significativi proprio per l’ampiezza dell’area di intervento e consentono di prevedere favorevolmente una stabilizzazione ecosistemica significativamente migliore rispetto al degrado prodotto da un uso non ecologico dell’area.
Parte settentrionale del colle di Montebello con prato-pascolo termofilo
a Datonia maggiore, con inizi di colonizzazione arbustiva
Veduta della colonizzazione arbustiva del prato nella parte sottostante
la cima del colle; panorama sulla città e previsione di punto di belvedere.
Versante sud del Colle di Montebello: in evidenza il prato sfalciato
della pista dello sci d'erba
3.6.2 Parco di Quartiere "Forlanini"
A seguito dei lavori per la realizzazione della Grande Viabilità Triestina - gallerie di connessione tra Cattinara e Padriciano - si è realizzata una grande area di cantiere e logistica per l'ubicazione di macchinari, attrezzature e quant'altro necessario all'esecuzione lavori, situata tra la via Forlanini e il Quartiere di Rozzol Xxxxxx, l'abitato di Cattinara e la zona ospedaliera sottostante. L’area interessata dalle baracche di cantiere per la Grande Viabilità Triestina è approssimativamente di 20.100 mq, sistemata a terrazzamenti con numerosi edifici prefabbricati adibiti ad uffici, dormitori, mensa, magazzini, officine, ecc.
In precedenza l'area era parzialmente coltivata e boscata senza particolari emergenze; la vegetazione esistente (peraltro presente solo ai margini dell'area) è di scarso valore e i cicli di lavorazione e l’uso dell’area provocano frequenti coperture di polveri diffuse sulle piante della zona. In aderenza a quest’area vi è una vasta zona boscata che scende sino ad alcuni gruppi di case della periferia di Trieste, che può potenzialmente diventare un grande parco a servizio degli abitati e, date le dimensioni, di un’ampia fascia della città stessa.
Nell'area si intende realizzare un parco attrezzato a servizio dell’abitato di Cattinara e del rione limitrofo di Rozzol, con all’interno attrezzature sportive e ricreative, spogliatoi e servizi igienici, bar e un piccolo auditorium - sala conferenze.
Le caratteristiche principali del progetto sono:
• rinaturalizzazione dell’area con interventi di ingegneria naturalistica e nuove piantumazioni di essenze;
• inserimento di attrezzature per lo sport e il tempo libero;
• inserimento di nuovi elementi a verde a mascheramento e mitigazione degli impatti provenienti dalle zone limitrofe (strada e abitato);
• connessione del parco con l’abitato di Cattinara e l’area boscata sottostante;
• distribuzione “panoramica” delle attrezzature e dei percorsi.
4 PROCESSO DI CONSULTAZIONE E DI CONDIVISIONE
L'Accordo di programma richiede per la sua attuazione l'azione integrata e coordinata dei seguenti enti pubblici:
Soggetti coinvolti | Motivo del coinvolgimento |
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia | - Iter amministrativo Variante al PRGC - principali Direzioni coinvolte: Pianificazione, Traffico |
Comune di Trieste | - Variante al PRGC - Pianificazione Attuativa - principali Servizi coinvolti: Pianificazione, Traffico |
Azienda Ospedaliero- Universitaria "Ospedali riuniti di Trieste" | - proponente gli interventi ed i relativi strumenti urbanistici |
I.R.C.C.S. Burlo Xxxxxxxx | - spostamento dell'Istituto a Cattinara |
A.N.A.S. | - nuova sistemazione viabilistica esterna al comprensorio |
NB: In occasione della stesura del primo Accordo di Programma i soggetti coinvolti comprendevano anche la Provincia di Trieste, in quanto il progetto di nuovo svincolo da sud andava ad interferire con la prevista Pista ciclabile di iniziativa provinciale. |
Ai soggetti sopraelencati è stata consegnata una bozza degli allegati Tecnici all'Accordo di programma, così come concordata tra Azienda Ospedaliera e Comune di Trieste.
Gli stessi soggetti sono stati a più riprese convocati in apposite Conferenze di Servizi, così come previsto dalla normativa in materia di Accordo di programma, sia in occasione della stesura del primo Accordo di Programma (2006) che in questa occasione (2008).
Durante tali incontri non sono state apportate modifiche significative agli allegati all'Accordo, mentre è stato precisato il ruolo di ogni soggetto in relazione all'attuazione dell'Accordo stesso, sia in termini finanziari che progettuali che gestionali.
5 VALUTAZIONE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA E MISURE DI COMPENSAZIONE / MITIGAZIONE / MIGLIORAMENTO AMBIENTALE RELATIVAMENTE AI SUOI EFFETTI
5.1 SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEGLI OBIETTIVI DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA
In riferimento ai tre tipi di obiettivi dell'Accordo di programma sintetizzati al paragrafo 3.1, si rileva quanto segue.
1 - Obiettivi generali riguardanti la riorganizzazione e l'ampliamento dell'ospedale di Cattinara | |
obiettivi | valutazione della sostenibilità ambientale |
- garantire il coordinamento delle azioni di rispettiva competenza tra tutte le amministrazioni interessate | Sono obiettivi che non comportano valutazioni dirette di carattere ambientale e che rimandano alla successiva definizione delle conseguenti azioni da intraprendere. |
- definire le modalità, i tempi, i finanziamenti, i controlli e le verifiche e ogni altro connesso adempimento |
2 - Linee di indirizzo per la riorganizzazione del sistema ospedaliero della città di Trieste | |
obiettivi | valutazione della sostenibilità ambientale |
- realizzazione, a Cattinara, di un polo ospedaliero integrato, in cui si concentrino le funzioni per acuti, dell’emergenza e dell’urgenza, nonché quelle dell’eccellenza dell’area sanitaria triestina, al fine di rendere la struttura idonea alla funzione di “ospedale di rilievo nazionale e di riferimento per l’intera Regione” | Valutazioni di carattere strategico sono state espresse nel cap. 1 "Indirizzi generali preliminari all'Accordo di programma". Per quanto riguarda valutazioni di carattere ambientale, da questo punto di vista non vi sono obiezioni a che tali obiettivi vengano perseguiti, purché la sostenibilità o meno della loro attuazione venga esaminata e valutata nella successiva definizione delle azioni da intraprendere per la realizzazione degli obiettivi stessi. |
- trasferimento, nel comprensorio di Cattinara, dell’ospedale triestino di eccellenza “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Burlo Xxxxxxxx”, attualmente ubicato in Via dell’Istria, in modo da massimizzare le potenzialità di sinergia tra le due strutture ospedaliere | |
- destinazione del polo ospedaliero di Cattinara a centro di riferimento della didattica universitaria | |
- costruzione, nell’area del comprensorio ospedaliero di Cattinara, di nuovi edifici da destinarsi ad attività di ricerca scientifica per l’innovazione in sanità, in particolare per la medicina molecolare, quale applicazione sanitaria delle attività che già si svolgono nei principali centri di ricerca scientifici triestini (SISSA, Area di Ricerca, Università degli Studi) |
3 - Individuazione di obiettivi di sostenibilità | |
obiettivi | valutazione della sostenibilità ambientale |
- affrontare il problema del traffico indotto migliorando l'accessibilità al comprensorio ospedaliero ed il sistema dei parcheggi | L'obiettivo è largamente condivisibile giacché il problema del traffico e della sosta indotti dalla struttura ospedaliera è il principale nodo critico irrisolto dell'attuale sostenibilità ambientale del comprensorio. Nell'Accordo di programma il tema è stato affrontato sia attraverso le azioni proprie della pianificazione attuativa, sia con le opere di urbanizzazione correlate ad essa. |
- limitare l'esproprio delle aree necessarie alla realizzazione dell'intervento | Questo obiettivo riveste carattere socioeconomico e tende a ridurre l'eventuale disagio per i proprietari di aree contermini all'attuale proprietà dell'Azienda Ospedaliera. In particolare, sono stati esclusi dalle procedure di esproprio le aree per usi civici e quelle attualmente adibite ad orti privati; inoltre l'Azienda ha finora favorito l'acquisto delle aree rispetto a procedure di esproprio ed è attualmente in possesso di circa 20 ha dell'area su 21. |
- promuovere una "compensazione" territo-riale ed ambientale nei confronti della zona di Cattinara con l'ampliamento dei servizi e della fruizione di aree di pregio ambientale | Le iniziative territoriali che nei decenni hanno investito l'area di Cattinara e quelle limitrofe (edilizia popolare, Ospedale, ora la Grande Viabilità) hanno avuto un effetto-cumulo sia ambientale che sociale che potrebbe raggiungere livelli di preoccupazione con l'ulteriore ampliamento del comprensorio ospedaliero: per questo motivo si è manifestata l'esigenza di una "compensazione" ambientale e territoriale di ampio respiro, tradotta dall'Azienda Ospedaliera nella progettazione del Parco urbano di Montebello (a carattere naturalistico) e di quello di quartiere di via Forlanini (a carattere di verde attrezzato). |
In conclusione, gli obiettivi dell'Accordo di programma appaiono sostenibili dal punto di vista ambientale ed alcuni di essi contengono già misure correttive degli impatti che si verranno a determinare con la loro attuazione.
Essendo comunque gran parte degli obiettivi strettamente attinenti alle azioni (opere) che si andranno ad intraprendere per la loro attuazione, si rimanda al successivo capitolo sulla Sostenibilità ambientale delle azioni previste dall'Accordo di programma.
5.2 SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DELLE AZIONI PREVISTE DALL'ACCORDO DI PROGRAMMA
In riferimento alle azioni previste dall'Accordo di Programma sono state analizzate le diverse componenti ambientali; in particolare è stata valutata la sostenibilità ambientale degli interventi in oggetto e, se necessario, sono state proposte misure di mitigazione o di compensazione.
5.2.1 Xxxxx, sottosuolo e idrogeologia
5.2.1.1 Aree di possibile ampliamento
Dall'analisi dello stato di fatto risulta che il comprensorio di Cattinara riposa su una serie flyschoide mista, in più tratti a prevalenza arenacea, il cui assetto strutturale è dato da una generale immersione verso est, anche se non costante ed interrotta da vari fenomeni oltre a disturbi tettonici di non grande intensità. Al di sopra riposa un terreno sciolto di origine residuale di potenza variabile, meno potente verso la sommità del colle e che aumenta verso il fianco meridionale.
Appurato che l’area risulta stabile sotto l’aspetto gravitativo anche con tensioni verticali applicate di una certa entità e verificandone la stabilità anche in condizioni sismiche moderate, si deduce che l’impostazione di nuovi edifici non va a turbare in maniera significativa la stabilità del comprensorio, anche se bisogna fare attenzione alle singole realizzazioni in quanto la modifica del profilo di versante può portare a condizioni di potenziale instabilità soprattutto in seguito a scavi e comunque a modifiche del profilo stesso.
In particolare sono state esaminate le singole situazioni delle varie aree del comprensorio.
- Zona Nord
L’area esaminata consiste prevalentemente nel parcheggio visitatori, attualmente esistente, che insiste su un terreno rimaneggiato di non grande potenza e che riposa su un complesso flyschoide misto. Da rilevamenti eseguiti su costruzioni poste sull’altro lato della strada di Fiume si è notato che ivi compare, a circa 1 m dal p.c., un complesso francamente arenaceo contraddistinto da banconi potenti oltre 0.5 m ben cementati e di cui solamente il primo livello, prossimo alla superficie, presenta parziale grado di disarticolazione a causa dell’ampliamento delle spaziature del reticolo di fratturazione. Stante il grado di suborizzontalità dell’assise litoide, non si esclude che dette arenarie possano comparire al di sotto dell’attuale parcheggio. Questo, unitamente alla presenza di varie reti tecnologiche interrate esistenti nel parcheggio stesso, rende difficoltosa se non problematica l’ipotesi di
realizzazione di un parcheggio sotterraneo multipiano. Ciò comunque dovrebbe essere verificato in sede di progetto esecutivo in rapporto alle costruzioni esistenti (ossia con la compatibilità delle fondazioni esistenti sia in sede di cantiere che a realizzazione avvenuta) oltre che al grado di sopportabilità in funzione delle sollecitazioni dinamiche indotte dal passaggio dei mezzi pesanti nell’attigua strada di Fiume, e lungo la Grande Viabilità in sede di attuazione.
- Zona orientale
Si considera l’area posta tra la strada di Fiume, l’edificio di anatomia patologica e l’inizio del pendio del colle verso est, ove è presente anche l’eliporto e la strada di accesso. L’area è subpianeggiante nella sua parte centrale mentre degrada progressivamente verso Sud e verso Est con moderata pendenza. Le zone potenzialmente interessate dall’ampliamento del complesso ospedaliero sono molteplici, soprattutto con la realizzazione del I.R.C.C.S. e dei relativi parcheggi; queste opere non presentano in fase propositiva particolari difficoltà, anche se sarà necessario valutare approfonditamente l’aspetto geologico e geotecnico in fase di progetto esecutivo.
- Zona meridionale
Il comprensorio è contraddistinto da un versante moderatamente acclive in cui al centro si trova la caudale del rio Storto, asta idrica che a questa altezza presenta un regime occasionale ed è interessata da una folta vegetazione di latifoglie con roveti che si sviluppano sulle due sponde.
E’ stata prevista la possibilità di una strada di accesso che si innesterà sulla Grande Viabilità esistente permettendo così l’accesso al comprensorio ospedaliero anche da valle oltre che da Strada di Fiume. L’accesso sfrutterà il ponte esistente sulla G.V. stessa, anche se per i quattro accessi bisognerà verificare attentamente la loro stabilità, in quanto si è potuto osservare che l’assetto strutturale presente e la litologia stessa non favoriscono opere che trasmettono forti tensioni sull’assise lapidea. La prosecuzione della strada, o delle strade, a monte prevede tratti in trincea per garantire una pendenza non elevata. Questo comporta la costruzione dei muri di contenimento ai due lati, muri che dovranno sopportare la spinta, nel tratto sommitale del terreno sciolto (C1) e più in basso del cappellaccio di alterazione (C2), spinta che in alcuni punti sarà anche consistente prevedendo una altezza di scavo di circa 4 m.
Oltre a ciò bisognerà curare particolarmente il drenaggio delle acque, soprattutto nella parte a monte, con tubazioni fenestrate nella semicirconferenza superiore e protette da fogli di geotessile per impedire l’immissione di frazioni terrose che porterebbero all’intasamento delle tubazioni in breve tempo. Dovranno essere previste possibilmente in PVC pesante,
atte a sopportare i carichi da riporto superiore, senza schiacciarsi, e saranno poste al piede del muro esterno correndo parallele agli stessi per scaricare le acque raccolte nei terreni a valle. Risulta preferibile che al di sopra delle tubazioni di drenaggio venga posto uno strato di materiale drenante, costituito da pietrisco carbonatico arido di cava a pezzatura di tipo ferroviario; anche questo strato drenante dovrà essere protetto mediante fogli di geotessile al fine di evitare un suo interrimento proveniente dal terreno presente. Ulteriormente sarà opportuno predisporre una serie di fori di drenaggio sul muro stesso in quanto gli stessi serviranno da emergenza per smaltire le acque drenate in caso di otturazione della tubazione prevista. In questo caso è utile predisporre una canalizzazione sotto il livello stradale, addossata al muro in quanto sussiste la possibilità di gelate nei mesi invernali e pertanto evitando detto pericolo sulla sede stradale.
Attualmente la strada esistente a valle del polo cardiologico ed annesso parcheggio è delimitata da una scarpata ricoperta da un geosintetico tridimensionale alta verso ovest circa 4 m e che si abbassa anche se di poco proseguendo verso est; al di sotto si trova un pendio costituito da terreno eterogeneo derivante da scavi degli edifici a monte, con una inclinazione attorno a 25°- 30°della lunghezza di circa 10 m non costanti. Il pendio termina su una striscia pianeggiante parallela alla strada superiore di larghezza variabile comunque non superiore a 10 m in terreno misto, probabilmente usata a suo tempo quale strada di servizio di cantiere. A valle il pendio prosegue con la sua pendenza naturale e non sembra sia stato interessato da riporti.
Si prevede pertanto l’allacciamento stradale dal previsto parcheggio ad ovest sino alla grande curva sottostante l’eliporto ed inoltre la costituzione di una serie di parcheggi paralleli e ridossati all’attuale viabilità del polo cardiologico. Per l’esecuzione di tale opera dovranno essere considerati vari fattori, sia quelli inerenti la nuova opera, sia la stabilità di quella esistente. Per questo non sarà possibile agire con riporti tali da sopportare i carichi indotti, anche dinamici, pur considerando anche terre armate. Il substrato terroso misto infatti non risulta atto a sopportare le tensioni indotte, anche considerando che il riporto andrebbe eseguito su uno strato di circa 5 o 6 metri di terreno sciolto attualmente esistente che porterebbe ad una condizione di equilibrio molto bassa, sia in condizioni statiche che in condizioni dinamiche, aggravata inoltre con i vari gradi di imbibizione del terreno stesso. Essendo prevista pertanto la strada e l’annesso parcheggio sviluppato su quattro livelli, come su detto, non sarà possibile eseguire un reinterro della struttura proposta in quanto si potrebbero innescare potenziali instabilità del pendio che si svilupperebbero al contatto tra il Flysch ed il cappellaccio di alterazione (ossia tra il livello C3 ed il C2). Questo poiché come anche rilevato dalla geofisica, si è visto che i livelli C1 e C2 sono potenti attorno a 6 m e pertanto, aggiungendo superiormente uno strato di riporto, sarebbe possibile l’innesco di fenomeni gravitativi, anche in considerazione delle sollecitazioni dinamiche.
L’unico metodo pertanto sicuro ed affidabile è costituito da una serie di pali trivellati, del diametro indicativo di 0.6 m, anche se detta soluzione è più onerosa sotto l’aspetto economico. Al fine di distribuire in maniera opportuna i punti di appoggio costituiti dalle teste dei pali, si suggerisce che nella sezione trasversale del parcheggio si preveda l’utilizzo di almeno 3 pali ed un quarto a sostegno della strada stessa. Longitudinalmente, ossia lungo lo sviluppo della strada e dell’autorimessa, dovranno essere previsti un numero adeguato di pali al fine di distribuire in modo razionale le tensioni indotte dalla struttura, orientativamente comunque attorno alle 50 unità.
- Zona occidentale
Questa zona è attualmente divisa dal comprensorio ospedaliero da un reticolato che si prolunga fino alla sottostante via del Rio Storto e presenta una acclività mediamente costante con una copertura erbosa che passa ad arborea soprattutto verso i suoi bordi.
Prevedendo l’edificazione di due edifici ed un parcheggio sviluppantesi su quattro piani, l’intervento proposto risulta fattibile, anche in considerazione delle investigazioni geofisiche eseguite. Bisogna però tener conto dell’assetto strutturale esistente oltre che delle caratteristiche geomeccaniche dei livelli rilevati. Si vuole quindi mettere in evidenza un livello superficiale dello spessore variabile attorno a 2 m dato da un terreno residuale (C1) con caratteristiche fisiche e meccaniche alquanto scarse mentre sottostante è presente un livello di cappellaccio di alterazione misto (C2) le cui caratteristiche meccaniche possono essere assunte con un peso di volume di 24 kN/m3, un angolo di attrito interno di 26° ed una coesione residua di 40 kPa, valore alquanto riduttivo. Prevedendo uno scavo attorno a
9 m per la formazione del parcheggio di 570 posti e disposto su quattro livelli (a cui superiormente si prevede l’edificazione dei due edifici previsti) è stata eseguita una verifica preliminare che ha dimostrato l'instabilità dello scavo subverticale del pendio. Sarà quindi necessario prevedere delle opere di contenimento per sopportare la spinta da monte; a questo peraltro si aggiunge la potenziale costruzione di un edificio a ridosso del muro del parcheggio e che per le ragioni su accennate non avrà la necessaria sicurezza di appoggio fondazionale.
Risulta pertanto che, sia in considerazione della spinta sul muro interno del parcheggio sia della portanza della fondazione dell’edificio superiore, sarà necessario prevedere delle opere di sostegno (quali pali intestati in roccia) ovvero la formazione di una berlinese tenendo presente però le sollecitazioni indotte dalle costruzioni a monte che dovranno essere impostate in parte o totalmente su fondazioni profonde.
5.2.1.2 Conclusioni
Dalle analisi inerenti al piano di intervento proposto si evince che l’intervento stesso risulta proponibile, anche se bisogna sottolineare che questa indagine risulta valida per la sua fase propositiva, ossia per la potenziale fattibilità del progetto stesso.
In fase esecutiva sarà necessario estendere le indagini programmate direttamente sui siti interessati ricavandone, con le necessarie procedure, le analisi necessarie alla realizzazione degli interventi programmati in ottemperanza alle disposizioni legislative di sicurezza imposte dalle leggi esistenti. Sarà inoltre necessario procedere in accordo con le regole vigenti espresse nelle “Normative per lo standard di acquisizioni in campo geologico – tecnico, idrogeologico, geomeccanico e geotecnico. Prescrizioni in sede di progettazione per il riascio delle autorizzazioni e concessioni edilizie e di progettazione esecutiva” adottata dal Comune di Trieste.
In particolare l’area di minore potenziale stabilità rientra nella fascia A1, peraltro non interessata direttamente dai lavori in quanto si tratta della caudale del Rio Storto. Parzialmente interessata dalla nuova strada a Sud è una piccola parte della zona B2 (ossia terreni con inclinazioni comprese tra 25° e 35°) con scavi di altezza non superiore a 5 m; in caso contrario si dovrà procedere con scavi a campione non contigui, ovvero con altri sistemi che permettano una buona stabilità sia in fase di cantiere che a realizzazione avvenuta. Oltre a ciò sussiste il divieto di immettere acque di alcun tipo nel terreno. In realtà la maggior parte del comprensorio insiste nella zona C2 (che prevede un’acclività inferiore a 25°) che, analogamente alla B2, prevede scavi di altezza non superiore a 5 m e con scarpate non più acclivi di 45°. Nella parte alta del comprensorio compare invece la zona D, ossia terreni subpianeggianti o con modesti pendii che non presentano particolari problemi.
Per quanto attiene l’attività idrologica epigea bisognerà tener conto dei deflussi superficiali (runoff) attualmente esistenti e pertanto convogliare le acque di deflusso a valle in maniera tale da non provocare erosioni localizzate, ossia convogliandole nelle caditoie eventualmente presenti oppure disperdendole nel terreno in prossimità delle incisioni o delle linee di impluvio esistenti; qualora dette soluzioni non siano realizzabili, risulta consigliabile la dispersione delle acque drenate su superfici ampie in maniera da non provocare deflussi concentrati con la possibilità di erosioni, anche locali, accelerate.
Per quanto riguarda le acque ipogee non sono state osservate emergenze né localizzate né diffuse; non si esclude peraltro la possibilità di infiltrazioni e di risorgenze. Si ribadisce inoltre che il movimento idrico all’interno dell’assise flyschoide si manifesta soprattutto attraverso singoli livelli di alternanze rocciose più conduttive per permeabilità secondaria (ossia prevalentemente litoclasi); si ricorda infine che sul Flysch non esiste una linea di falda freatica, né è possibile l’esistenza di cavità comparabili ai terreni carsici.
5.2.2 Vegetazione e fauna
5.2.2.1 Vegetazione
Nel caso di inserimenti di elementi antropici con soppressione di parti di territorio a copertura vegetale, risulta prioritaria e preliminare la verifica progettuale delle occupazioni delle cenosi, da quelle a maggior pregio a quelle di scarso valore, a cui far seguire le scelte di minor impatto e l'eventuale “compensazione vegetale” mediante la riproposizione, ove le condizioni ambientali lo consentano, delle medesime cenosi soppresse. In questa ottica la presenza di aree degradate o soggette ad una evoluzione condizionata da mancati interventi sul sistema infeudato consente il recupero degli spazi territoriali necessari al ripristino della biodiversità primigenia.
Per quanto riguarda gli aspetti vegetazionali, è indubbio che sul versante a sud del comprensorio vi sarà una perdita irreversibile di una quota di aree boscate e prative dovuta alla nuova edificazione ed al passaggio della nuova arteria stradale, compresa anche l'area del futuro svincolo: tali riduzioni saranno compensate in maniera diretta ed indiretta:
• in maniera diretta, con:
- la creazione di un nuovo impianto boschivo nel settore interessato dalla nuova viabilità interna, in continuità con la zona boscata adiacente già esistente, attraverso la trasformazione dell’area attualmente a robinieto;
- il miglioramento forestale del bosco esistente, laddove questo sia eventualmente oggetto di progressivo incespugliamento ad opera di arbusti;
- la creazione di una fascia boscata lungo la via del Botro, con funzione di filtro e mascheramento dei nuovi edifici e della viabilità di pertinenza;
- la sistemazione a verde delle pertinenze scoperte degli edifici ospedalieri attuali e futuri, in cui la presenza di una vegetazione di complemento estetico alle volumetrie edilizie può determinare una mitigazione degli ambiti costruiti, soprattutto se le singole aree ricoperte nel soprassuolo risultano coordinate e complementari rispetto al sistema dei transiti pedonali e viari;
- l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica nella stabilizzazione dei versanti interessati dalla nuova viabilità di accesso al parcheggio sotterraneo.
• In maniera indiretta: con la proposta di realizzazione del Parco di Montebello, a valenza naturalistica, precedentemente già descritto nei suoi aspetti attuali e progettuali.
5.2.2.2 Fauna
In relazione alla fauna, si ritiene che gli interventi non vadano ad incidere significativamente sulle varie specie.
Vanno comunque tenuti in considerazione almeno due fattori:
- per preservare le specie che necessitano di zone più umide, con presenza di acqua, deve essere escluso ogni intervento in prossimità dei due canali affluenti al Rio Storto e deve essere evitato lo scarico di qualsiasi materiale, dai rifiuti agli inerti;
- inoltre, per evitare un’eccessiva interferenza di tali specie con l’uomo, soprattutto per quanto riguarda le specie più antropofile, andrebbe esclusa l’installazione di cestini per rifiuti, preferendo eventualmente la posa di cassonetti chiusi al fine di prevenirne lo svuotamento ad opera degli animali con la conseguente dispersione di rifiuti nell’ambiente.
5.2.2.3 Misure di compensazione
Le misure di compensazione degli impatti indotti sono già state tenute presenti negli elaborati tecnici allegati all'Accordo: si sottolinea soprattutto l'importanza della realizzazione del Parco di Montebello quale misura ampiamente compensativa degli impatti sulla vegetazione e gli ecosistemi dovuti non solo alla futura attività di ampliamento di Cattinara ma anche agli impatti territoriali finora subiti dalla zona di Cattinara.
5.2.3 Traffico e viabilità
5.2.3.1 Strada di Fiume: traffico sostenibile e nuova volumetria realizzabile
Fin dai primi studi per l'ampliamento dell'Ospedale di Cattinara emerse la necessità di definire un parametro quantitativo per valutare l'edificabilità di queste aree, considerando gli ampi margini di discrezionalità che il Piano Regolatore del Comune di Trieste ammette per le zone "P1" (entro cui ricade il comprensorio ospedaliero).
Venne concordato con il Servizio Pianificazione Urbana del Comune che la quantificazione delle volumetrie ancora edificabili potesse venire calcolata in un procedimento a ritroso, a partire dal numero di veicoli ancora in grado di transitare per Strada di Fiume senza determinare la congestione dell’infrastruttura stessa e tramite standard di carattere urbanistico (mq 25 di parcheggi ogni mc 100 di costruzione). Il flusso veicolare determina cioè il numero di posti macchina da realizzare in previsione degli ampliamenti, la superficie di territorio da adibire a parcheggio a servizio dell’ospedale e, di conseguenza, la massima volumetria edificabile.
Si concordò anche che per volumetrie superiori sarebbe stato necessario individuare un nuovo accesso all'Ospedale oltre all'aumento dello standard di parcheggi.
Come già detto:
- Strada di Fiume ha una capacità massima di circa 2000 v/h nei due sensi di marcia,
- il flusso veicolare attuale sommato a quello indotto dalla realizzazione dei padiglioni in costruzione è di 1475 v/h nei due sensi,
- la realizzazione della G.V.T. permetterà l’alleggerimento del flusso di veicoli stimabile in 200 v/h nei due sensi,
- per cui è possibile prevedere un ampliamento delle strutture ospedaliere che non superi un’attrazione pari a 725 veic.eq/ora nei due sensi.
In termini di superficie da destinare ai parcheggi, calcolando vie d’accesso e di manovra nonché la necessità di parcheggi multipiano e calcolando per questi ultimi il maggior spazio necessario per rampe di risalita, uscite di sicurezza e spazi più agevoli dell’usuale, si giunge a valutare in mq 21.750 (mq 30 x 725) la superficie minima da destinare complessivamente ai nuovi parcheggi.
Rapportando tale superficie allo standard richiesto dal P.R.G.C. sopra richiamato si giunge a valutare in mc 87.000 il volume massimo di nuove funzioni realizzabile nell'area ospedaliera e sostenibile dalla Strada di Fiume con il completamento del secondo lotto della Grande Viabilità Triestina.
In conclusione, il residuo di capacità veicolare consente la realizzazione delle volumetrie relative alle zone A (ospedale esistente) e B (Burlo Garofolo) con i soli interventi migliorativi sull'asse stradale esistente, naturalmente con il contemporaneo innalzamento dell'offerta di parcheggi.
5.2.3.2 Una nuova viabilità di accesso all’Ospedale
Dato che, come ricordato, la Strada di Fiume sarà in grado di assorbire solamente il traffico indotto dal trasferimento del Burlo a Cattinara, per permettere la realizzazione degli altri insediamenti il precedente Accordo di Programma aveva concordato la realizzazione di un nuovo collegamento viario indipendente dall’attuale, costituito da uno svincolo lungo la G.V.T. posta a sud dell’Ospedale e dalla realizzazione di una strada che nel primo tratto si sarebbe innestata nella viabilità comunale in corrispondenza di via Rio Spinoleto e nel tratto successivo si sarebbe agganciata alla viabilità di accesso al Polo Cardiologico.
Successivamente da parte del Comune di Trieste sono emerse perplessità su questa soluzione ed è stata elaborata un’alternativa di ingresso al comprensorio ospedaliero:
- all'altezza dell'uscita dalla galleria di Cattinara si staccherà una bretella di collegamento che permetterà al traffico proveniente dal centro città, attraverso la via Carnaro e la via Brigata Casale, di accedere al comprensorio ospedaliero; questa strada sarà a senso unico e accessibile soltanto dalla carreggiata dell'ex SS202 in direzione Nord;
- per permettere anche a chi proviene in direzione Sud di imboccare questa strada di accesso verrà realizzata, in corrispondenza dell'incrocio tra via Brigata Casale e l'ex 202, una rotatoria che consentirà di invertire il senso di marcia.
Tramite questa arteria, quindi, si realizza un secondo accesso al comprensorio ospedaliero, alternativo e indipendente dalla Strada di Fiume, con una situazione di doppio ingresso in entrata ma di un'unica uscita che insiste sempre su Strada di Fiume attraverso l'attuale via Valdoni.
Si è quindi studiata la possibilità di realizzare un nuovo collegamento che permetta una seconda uscita dall'area dell'ospedale, individuando due possibili alternative:
- la realizzazione di una strada che si innesta sulla via del Botro,
- la realizzazione di una strada che si innesta sulla via Rio Spinoleto.
Dal confronto con i tecnici comunali è emersa la preferenza per un inserimento sulla via Rio Spinoleto, ritenendo l'opzione via del Botro più difficoltosa per l’elevata pendenza della strada stessa.
La nuova strada parte quindi dal tratto in cui via Rio Spinoleto incontra via Alpi Giulie ad una quota di + 189 m. s.l.m.m., da qui con una pendenza media del 6% e due tornanti affronta il dislivello per raggiungere la quota di +233 m. s.l.m.m. complanare all'attuale parcheggio del polo cardiologico. La sezione della nuova arteria sarà rappresentata da n° 1 corsia per senso di marcia di larghezza pari a 3,50 mt, e da banchine laterali di larghezza pari a 0,50 m. In corrispondenza della quota 227 m. s.l.m.m. la strada si attesta sopra ad un parcheggio pluriplano che ne accompagna l'ultimo tratto fino alla quota di 233 m. s.l.m.m.
Questa strada avrà anche la funzione di servire direttamente la nuova foresteria prevista nella zona E: quest'ambito risulterà quindi direttamente collegato al comprensorio ospedaliero, ma indipendente per quanto riguarda l'accessibilità.
5.2.3.3 Gli interventi migliorativi su Strada di Fiume
Per migliorare il traffico lungo la Strada di Fiume e integrare l'offerta di nuove aree per la sosta è necessario ridurre i fattori di disturbo che risultano essere la sosta in doppia fila e la svolta a sinistra per l'accesso ai parcheggi.
Per risolvere questi problemi verrà imposto il divieto di sosta e di fermata lungo il tratto di Strada di Fiume antistante l'Ospedale e contestualmente verrà realizzato un cordolo centrale a separare le due carreggiate così da impedire fisicamente la svolta a sinistra e le inversioni di marcia.
Un'altra misura di miglioramento del traffico sarà la drastica riduzione dei posti auto nell'attuale parcheggio sulla Strada di Fiume, al fine di mitigare l'interferenza costituita dall'ingresso/uscita dal parcheggio stesso.
Infine verrà realizzata una rotonda in corrispondenza dell'ingresso fra le zone zone A e B, che consentirà di regolamentare le inversioni di marcia e di incanalare i visitatori ai parcheggi dedicati.
5.2.3.4 Flessibilità complessiva del sistema della mobilità
Rispetto all’attuale unico accesso entrata/uscita da Strada di Fiume, il complesso ospedaliero si troverà quindi ad avere tre punti d’ingresso e due di uscita; questa nuova configurazione permetterà di:
- rendere notevolmente flessibile l’intero sistema della mobilità del comprensorio, permettendo anche l’eventuale correzione di scelte iniziali di assetto una volta verificatene le effettive condizioni d’esercizio;
- supportare con successo le eventuali condizioni di emergenza che dovessero di volta in volta impedire l’accessibilità al complesso ospedaliero da Xxxxxx xx Xxxxx xxxxxxxxx xxx xxxxx xx XX 000 o da via Rio Spinoleto.
Queste condizioni, ritenute essenziali per il buon funzionamento del sistema della mobilità all'interno del comprensorio ospedaliero, sono ribadite nelle norme Tecniche con il seguente articolo:
" ART. 18 VIABILITÀ INTERNA DI PROGETTO
E' ammessa la modifica dei tracciati rappresentati sulle tavole di progetto, mentre sono da considerarsi prescrittivi:
la flessibilità del sistema di accessi al complesso ospedaliero, tale da consentire il raggiungimento di ogni zona del comprensorio e dei parcheggi da ogni varco di accesso;
l'attivazione di sistemi di controllo e di gestione dei varchi di accesso. "
5.2.3.5 L'offerta dei parcheggi
- Situazione attuale
L'ospedale di Cattinara già oggi soffre di una carenza di spazi di sosta sia per il personale che per gli utenti dei servizi ospedalieri.
Attualmente esistono due parcheggi destinati all'utenza: uno si trova lungo Strada di Fiume ed offre 150 posti auto, ed un altro è stato realizzato nella parte prossima alle scuole ed offre 309 posti auto. Entrambi i parcheggi sono a pagamento per garantire l'effettiva rotazione degli stalli che, nel caso del parcheggio di Strada di Fiume, venivano utilizzati soprattutto per soste lunghe e come interscambio con i vicini capolinea degli autobus.
Vi sono poi 70 posti auto utilizzati sia dal personale che dagli utenti nella parte sud dell'ospedale, dove si trova il Polo Cardiologico; il personale ha a disposizione ulteriori 360 posti auto in un parcheggio a raso entro il perimetro dell'ospedale con ingresso sulla Strada di Fiume. Vi è poi la sosta irregolare che impegna Strada di Fiume con veicoli che si distribuiscono con continuità lungo la Strada, all’inizio di via del Castelliere e nell’aiuola in prossimità del parcheggio per il personale ospedaliero e con situazioni di parcheggi in "doppia fila" che causano grave intralcio alla circolazione. Il numero di tali veicoli riconducibili all’utenza ospedaliera è stato calcolato in 200.
Di seguito si presenta uno schema riassuntivo dell'attuale offerta di spazi per la sosta.
Parcheggi esistenti | posti auto | |
Pa | Visitatori | 157 |
Pb* | Visitatori | 309 |
Pc | Personale | 50 |
Pd | Visitatori / personale | 70 |
Pp | Personale | 360 |
TOTALE PARCHEGGI | 946 |
* NB: il parcheggio multipiano Pb è stato ultimato nel 2007 in vista dei lavori per il nuovo Burlo, che andrà ad occupare il sedime dell'attuale parcheggio del personale Pp.
Le Norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore comunale vigente prevedono che debbano essere realizzati mq 25 di parcheggi ogni 100 mc di costruzione: questo standard permette di valutare sia la situazione esistente che quella di progetto
Per quanto riguarda la volumetria totale della situazione esistente e di quella che sarà determinata dagli edifici in costruzione, si rileva che lo standard non è (né può essere) rispettato, anche perché gran parte del volume ospedaliero è di costruzione antecedente alla
norma di P.R.G.C.
Pertanto, in definitiva, l’Amministrazione Comunale:
- non applica l’osservanza dello standard nel caso degli edifici esistenti o in corso di costruzione;
- nel contempo ritiene che non possa comunque essere peggiorato uno stato di fatto già carente in termini di posti macchina, con particolare riguardo all’utenza.
Questa impostazione ha due importanti conseguenze:
- nel caso in cui le previsioni di progetto comportino la perdita di posti macchina (ad esempio per manufatti posizionati sul sedime dell’attuale parcheggio del personale), questi posti andranno comunque reintegrati;
- i posti auto reintegrati non rientrano nel calcolo dello standard di Piano Regolatore relativo alle nuove volumetrie.
- Previsioni di progetto
Il quadro generale dei parcheggi previsti è già stato presentato nel capitolo dedicato al quadro progettuale e viene qui riproposto (per le sigle, vedi Tavola P3):
Parcheggi esistenti confermati | livelli | livelli | mq x livello | mq totali | posti auto | ||
Pa | Visitatori | raso | 1 | 2.400 | 2.400 | 60 (ridotti da 157) | |
Pc | Personale | raso | 1 | 1.500 | 1.500 | 50 | |
Pd | Visitatori / personale | raso | 1 | 3.000 | 3.000 | 70 | |
TOTALE PARCHEGGI CONFERMATI | 6.900 | 180 |
Parcheggi esistenti non confermati e da recuperare | livelli | livelli | mq x livello | mq totali | posti auto | ||
Pa | Visitatori | raso | 1 | - | - | 97 | |
Pp | Personale | raso | 1 | - | - | 360 | |
TOTALE PARCHEGGI DA RECUPERARE | 457 |
(segue)
Nuovi parcheggi | livelli | livelli | mq x livello | mq totali | posti auto | ||
zone A, B, C | Pb | Visitatori (già costruito) | parz. interrati | 2 | 4.000 | 7.750 | 309 |
Pe | Visitatori / personale | interrati | 3 | 7.700 | 23.100 | 770 | |
Pf | Personale | parz. Interrati | 4 | 3.500 | 14.000 | 480 | |
TOTALE NUOVI PARCHEGGI zone A, B, C | 44.850 | 1.559 | |||||
zona D, E | Pg | Personale / studenti / ricercatori | interrati | 3 | Dimens. variabili | 4.450 | 140 |
Ph | Personale / studenti / ricercatori | interrati | 2 | 4.000 | 8.000 | 267 | |
Pj | Foresteria | da definire | - | - | 3.000 | 100 | |
TOTALE NUOVI PARCHEGGI zone D, E | 15.450 | 507 | |||||
TOTALE GENERALE NUOVI PARCHEGGI | 60.300 | 2.066 | |||||
TOTALE GENERALE DEI PARCHEGGI DEL COMPRENSORIO (confermati + nuovi) | 2.246 |
5.2.3.6 L'incentivazione del servizio pubblico
Il livello complessivo del servizio pubblico risulta al momento buono: la frequenza degli autobus è opportunamente dimensionata ai volumi delle utenze e la stessa distribuzione dei percorsi copre in modo soddisfacente le esigenze della città.
Con l'inserimento delle nuove funzioni sarà comunque opportuno:
- effettuare anche per il trasporto pubblico un'attività di monitoraggio che consenta di garantire un buon livello di servizio evitando fenomeni di sovraffollamento;
- accompagnare l'apertura della nuova viabilità di collegamento dall’Xxxxxxxx xxxx xxx Xxx Xxxxxxxxx xxx xx xxxxxxxxx xx xxxxxx una linea di TPL che serva direttamente le strutture poste sul versante sud, così da rendere appetibile la mobilità pubblica anche per gli utenti delle attività che si collocheranno in quelle aree.
- in generale, intraprendere delle azioni coordinate tra Mobility Manager dell'Azienda Ospedaliera, l'Università, il Burlo e l'Azienda Consorziale Trasporti per incentivare gli spostamenti casa - lavoro con l'utilizzo dei mezzi pubblici e riducendo il ricorso al mezzo privato.
5.2.4 Rumore e vibrazioni
Considerando la natura e l'entità degli interventi previsti e la particolare sensibilità acustica dell'area in esame, risultano come potenzialmente critici gli impatti da rumore prodotti durante la fase di cantiere, mentre durante la fase di esercizio si individua come sorgente principale di impatto acustico (peraltro ineliminabile) il traffico veicolare, sia cittadino che indotto dall'intervento, transitante esternamente al comprensorio ospedaliero, in particolare lungo la Strada di Fiume e la GVT, come evidenziato dai monitoraggi effettuati e presentati al Cap.2 - Stato di fatto.
5.2.4.1 Rumore da cantiere
• Caratteristiche della sorgente
Le principali sorgenti di rumore saranno legate alle attività di scavo, di costruzione e al transito di mezzi pesanti all’interno ed all’esterno del cantiere.
A titolo di esempio si riporta di seguito un elenco stilato dall'Istituto Nazionale Svizzero di Assicurazione contro gli infortuni (SUVA) che raccoglie le emissioni acustiche delle macchine e degli attrezzi tipici dei cantieri edili.
TIPOLOGIA DI LAVORAZIONE | Leq dBA | TIPOLOGIA DI LAVORAZIONE | Leq dBA |
ABBATTIMENTO ROCCIA, LAVORI IN SOTTERRANEO, ESTRAZIONE MATERIALE Perforazione Martelli demolitori pneumatici, insonorizzati Perforatrici (Jumbo) Pneumatiche Idrauliche Raschiare, smarinare | 95-100 95-100 | EDILIZIA Lavori di casseratura Seghe circolari Pompe per calcestruzzo Vibratori a immersione Vibratori esterni Lavori da muratore (senza macchine) | |
85-90 | |||
90-95 | |||
90-95 | |||
000-000 | 00-00 | ||
000-000 | 00-000 | ||
000-000 | 00-00 | ||
Caricatrici pneumatiche 115-120 Frese 85-90 Fresatrici per gallerie 90-95 Martelli perforatori 105-110 | Fresatrici portatili Montaggio di elementi APPARECCHI SPECIALI Martelli demolitori pneumatici Martelli demolitori pneumatici, insonorizzati, elettrici | 100-105 | |
80 | |||
95-100 | |||
Consolidazione della roccia | 95-100 | 95-100 | |
Perforazione per ancoraggi in roccia Gunitaggio Ventilatori, soffiere Compimento Lavori di casseratura | 105-110 | Frese per asfalto Frese per calcestruzzo Perforatrici a diamante Apparecchi per la fusione del calcestruzzo Risanamento di costruzione per | 90-95 |
00-00 00-000 80-85 00-00 | 00-000 | ||
85-90 | |||
90-95 | |||
100-105 |
mezzo di getto d’acqua ad altissima pressione | |||
Seghe circolari Betonaggio Pompe per calcestruzzo Vibratori a immersione Vibratori esterni PREPARAZIONE MATERIALE SABBIA, GHIAIA, PIETRISCO, CALCESTRUZZO, RIVESTIMENTI Impianti di frantumazione Vagliatura Lavaggio Locali comando Piccole betoniere Impianti di betonaggio Locali comando Impianti per la preparazione di rivestimenti Locali comando Lavori di xxxx Xxxxxxxx perforatori COSTRUZIONE DI ROTAIE | 00-00 00-00 00-00 00-00 | Martelli perforatori su guide Macchine puliscitavole Frese per muri Motoseghe a catena Motoseghe a benzina Motoseghe elettriche Martelli di saldatura pneumatici Trapani a percussione elettrici Battipali a caduta libera Battipali con motore diesel Battipali con martello pneumatico Battipali con vibratori elettrici Trivellatrici per pali Trivellatrici per sondaggio COSTRUZIONE IN LEGNO OFFICINE, SERVIZI AUSILIARI, MAGAZZINI Carpenteria: Macchine per la lavorazione del legno Reparto affilatura utensili | 105-110 |
80-85 | |||
95-100 | |||
00-000 | 000-000 | ||
85-90 | |||
00-000 | 000-000 | ||
00-000 00-000 00-00 00-00 | 90-95 | ||
85-90 | |||
95-100 | |||
105-110 | |||
00-00 | 00-00 | ||
80 | 85-90 | ||
85-90 80 000-000 | 00-00 | ||
90-95 | |||
90-95 | |||
Rampiconatura con costipatrici elettriche 00-000 Xxxxxxxxx di sicurezza 85-90 Rampiconatrici 100-105 | Lavorazione meccanica Magli di fucina Officina da fabbro: Raddrizzatura, martellatura, smerigliatura, sbavatura | 80 | |
100-105 | |||
Cabina di comando | 00-00 | 00-00 | |
Vagliatura della ghiaia | 95-100 | Reparto manutenzione e riparazione: | |
Rincalzatrice, sollevatrice, allineatrice Cabina di comando COSTRUZIONE DI STRADE, DI FONDAZIONE E DI STERRO Macchine per lo sterro con potenza motore inferiore a 15 CV Escavatori idraulici Escavatori con scalpello Caricatrici compatti Macchine per lo sterro con potenza motore superiore a 150 CV | 95-100 | Lavori manutenzione Lavori da meccanico lamierista Garage: Servizi Lavori da fabbro e lattoniere di carrozzeria TRASPORTO Battelli draga Locale comando | 80 |
00-00 | 00-00 | ||
80 80-85 100-105 | |||
80 | |||
90-95 | |||
85-90 | |||
90-95 | 80 | ||
Escavatori Caricatrici Scarper Dumper Spianatrici Cospiratori Costipatori per lastre | 90-95 | Chiatte Gru, apparecchi di sollevamento Gru pneumatiche Japaner a motore Camioncini, autocarri Carrelli elevatori elettrici Carrelli elevatori a benzina | 80-85 |
00-00 00-000 00-00 00-00 | 80 | ||
80-85 | |||
85-90 | |||
80 | |||
90-95 | 80 | ||
00-00 | 00-00 |
Costipatori per scavi Rulli vibratori Macchine per la posa rivestimenti | 90-95 | Carrelli elevatori diesel Trattori Veicoli su binari: scartamento normale | 85-90 |
00-00 | 00-00 | ||
00-00 | 00-00 | ||
Rulli ALIMENTAZIONE D’ENERGIA, TRASFORMAZIONE Gruppi corrente d’emergenza (motori diesel) Locali compressori Ventilatori | 80-85 000-000 00-00 | Veicoli su binari: scartamento ridotto | 85-90 |
90-95 |
Rumore nell'industria edile. Fonte: Istituto Nazionale Svizzero Assicurazione Infortuni
In generale, il rumore prodotto da un cantiere edile, considerando la totalità delle singole sorgenti acustiche, assume valori di intensità pressoché costante nel tempo, ma può talvolta presentare picchi di breve durata. In considerazione di questo fatto, nelle simulazioni si è preso come valore di riferimento un'emissione di 100 dB sulla quale poi sono stati calcolati i livelli di attenuazione.
Un'importante considerazione va fatta nel caso in cui vi siano più sorgenti acustiche all’interno del cantiere. La compresenza di più sorgenti di rumore provenienti da uno stesso punto non è additiva: infatti, la sensazione sonora dovuta alla sovrapposizione di più suoni è tale che i livelli sonori più intensi dominano, “coprendo” quelli meno elevati.
In pratica, la sovrapposizione di suoni di intensità molto diversa determinerà un livello totale
LTOT sostanzialmente coincidente con quello del suono più intenso.
• Attenuazione del rumore in campo libero (teorica) proveniente da una sorgente puntiforme Le Tavole allegate (vedi paragrafo 5.3) rappresentano l’attenuazione teorica del rumore in campo libero (senza alcun ostacolo alla libera propagazione delle onde sonore), proveniente da una sorgente puntiforme localizzata nel comprensorio ospedaliero di Cattinara: tramite queste tavole si possono immediatamente individuare le "zone d'ombra" del rumore diretto che si generano in conseguenza dell’orografia e che graficamente vengono evidenziate in bianco.
E' bene precisare però che con questa simulazione vengono esclusi i fenomeni di riflessione e diffrazione attuati da eventuali ostacoli e dalla morfologia del terreno; infatti non vengono presi in considerazione i fattori dissipativi "artificiali" (edifici, muri,...) o "naturali", quali ad esempio le condizioni atmosferiche (vento, temperatura e umidità dell'aria) e la vegetazione.
• Attenuazione del rumore in condizioni reali
In condizioni reali vanno considerati ulteriori fattori che possono influire sensibilmente sulla percezione dell’intensità sonora rilevata: primo tra tutti è l’attenuazione derivata dalla non
perfetta riflettanza del rumore al suolo, caratterizzato da una certa rugosità dovuta principalmente dalla presenza di edifici e della vegetazione.
L’attenuazione sonora dipende in maniera piuttosto complessa anche dalle caratteristiche del mezzo, che di norma viene valutata tramite formulazioni di derivazione empirica o semi- empirica, e dalle caratteristiche del suono stesso.
Il livello di pressione sonora percepito rappresenta la somma algebrica di tutti i fattori dissipativi dovuti all’assorbimento dell’aria (umidità relativa) o delle superfici (vegetazione) con cui l’onda di pressione viene a contatto, alle condizioni meteorologiche (velocità del vento, temperatura) e alla presenza di barriere acustiche (edifici, muri).
• Considerazioni conclusive
L’analisi delle simulazioni della propagazione del rumore in fase di cantiere permette di svolgere le seguenti valutazioni.
Sebbene i livelli di esposizione al rumore, per le aree a maggiore sensibilità ubicate lungo il perimetro del cantiere, debbano essere contenuti entro 50 dB(A), si ritiene necessario precisare che per alcune attività particolari, quali possono essere quelle di demolizione e di scavo, i livelli sonori previsti si stimano maggiori di 60 dB(A) anche se comunque limitati nel tempo.
Per questo motivo, e vista anche la particolare sensibilità del sito di intervento che rileva la compresenza dell'ospedale, di istituti scolastici oltre che edifici residenziali a ridosso del perimetro di cantiere, saranno da prevedere specifici interventi di mitigazione che permettano di minimizzare l’impatto acustico verso le aree a maggiore sensibilità: sarà quindi importante definire attraverso un’accurata definizione del layout di cantiere la dislocazione dei macchinari e delle schermature da installare, nonché garantire l’esclusivo utilizzo di mezzi d’opera silenziati o comunque conformi alla normativa CEE sui limiti di emissione sonora dei mezzi d’opera stessi.
I possibili interventi mitigativi per limitare l'impatto acustico si possono sintetizzare in:
- (durante tutta la durata del cantiere) utilizzo di barriere acustiche da predisporre sul perimetro del cantiere;
- predisposizione di adeguati piani di lavoro finalizzati a minimizzare le emissioni di rumore nei periodi più disturbanti per la popolazione residente;
- selezione preventiva delle macchine e delle attrezzature e miglioramenti prestazionali;
- manutenzione adeguata dei mezzi e delle attrezzature;
- attenzione alle modalità operazionali ed alla predisposizione del cantiere;
- spegnimento dei motori nei casi di pause apprezzabili ed arresto degli attrezzi lavoratori nel caso di funzionamento a vuoto.
- limitazione dell’utilizzo dei motori ai massimi regimi di rotazione.
In relazione infine all’aumento del traffico veicolare indotto dalla presenza del cantiere è prevedibile una variazione del clima acustico della zona, ma comunque non significativa rispetto all'esistente.
5.2.4.2 Rumore da traffico in esercizio
Tenuto conto che la sorgente a maggiore impatto acustico presente nell’area oggetto di intervento è rappresentata dal traffico autoveicolare, si richiama il D.P.R. n. 142 del 30 marzo 2004 "Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell'inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare, a norma dell'articolo 11 della legge 26 ottobre 1995 n. 447" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 127 del 1/6/2004, che stabilisce le norme per la prevenzione ed il contenimento dell'inquinamento da rumore avente origine dall'esercizio delle infrastrutture stradali.
Le infrastrutture stradali considerate nel Decreto sono:
A. autostrade;
B. strade extraurbane principali;
C. strade extraurbane secondarie;
D. strade urbane di scorrimento;
E. strade urbane di quartiere;
F. strade locali.
Le disposizioni di cui al suddetto Decreto si applicano:
a) alle infrastrutture esistenti, al loro ampliamento in sede e alle nuove infrastrutture in affiancamento a quelle esistenti, alle loro varianti;
b) alle infrastrutture di nuova realizzazione.
Tale Decreto stabilisce i limiti di immissione del rumore entro specifiche fasce di pertinenza acustica (strisce di terreno per ciascun lato dell'infrastruttura, a partire dal confine stradale, la cui ampiezza varia al variare della tipologia di infrastruttura stradale).
In particolare per le infrastrutture stradali di tipo A., B., C., D., E. ed F., le rispettive fasce territoriali di pertinenza acustica sono fissate dalle tabelle 1 e 2 dell'allegato 1 del Decreto citato (D.P.R. n. 142 del 30 marzo 2004). Al di fuori della fasce di pertinenza acustica, vanno rispettati i valori stabiliti nella tabella C del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 novembre 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 280 del 1°dicembre 1997
Nel caso in esame si devono considerare due infrastrutture stradali:
a) quella esistente di Strada di Fiume;
b) la bretella di nuova realizzazione tra la ex SS 202 e la parte sud del comprensorio di Cattinara;
c) la strada interna di collegamento fra via Rio Spinoleto ed il comprensorio.
• Limiti di immissione per infrastrutture stradali di nuova realizzazione
Il D.P.R. n. 142/2004 all'art. 4 stabilisce che "il proponente l'opera individua i corridoi progettuali che possano garantire la migliore tutela dei ricettori presenti all'interno della fascia di studio:
- di ampiezza pari a quella di pertinenza,
- di ampiezza doppia in caso di presenza di scuole, ospedali, case di cura e case di riposo".
Si riporta di seguito la tabella 1 allegata, in cui vengono evidenziati i valori di immissione riguardanti:
- il tipo di strada E - urbana di quartiere, a cui si può ricondurre la bretella a) di cui sopra;
- il tipo di strada F - locale, a cui si può ricondurre la strada interna c) di cui sopra.
Tabella 1 - STRADE DI NUOVA REALIZZAZIONE
TIPO DI STRADA (secondo codice della strada) | SOTTOTIPI A FINI ACUSTICI (Secondo D.M. 5.11.01 - Norme funz. e geom. per la costruzione delle strade) | Ampiezza fascia di pertinenza acustica) (m) | Scuole*, ospedali, case di cura e di riposo | Altri ricettori | ||
Diurno dB(A) | Notturno dB(A) | Diurno dB(A) | Notturno dB(A) | |||
A - autostrada | 250 | 50 | 40 | 65 | 55 | |
B - extraurbana principale | 250 | 50 | 40 | 65 | 55 | |
C - extraurbana secondaria | C 1 | 250 | 50 | 40 | 65 | 55 |
C 2 | 150 | 50 | 40 | 65 | 55 | |
D - urbana di scorrimento | 100 | 50 | 40 | 65 | 55 | |
E - urbana di quartiere | 30 | definiti dai Comuni, nel rispetto dei valori riportati in tabella C allegata al D.P.C.M. in data 14 novembre 1997 e comunque in modo conforme alla zonizzazione acustica delle aree urbane, come prevista dall'art. 6, comma 1, lettera a), della legge n. 447 del 1995. | ||||
F - locale | 30 |
* Per le scuole vale il solo limite diurno
• Limiti di immissione per infrastrutture stradali esistenti (Art. 5)
Il D.P.R. citato all'art. 4 stabilisce che "i valori limite di immissione devono essere conseguiti mediante l'attività pluriennale di risanamento di cui al decreto del Ministro dell'Ambiente in data
29 novembre 2000 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 285 del 6 dicembre 2000). In via prioritaria l'attività pluriennale di risanamento dovrà essere attuata all'interno dell'intera fascia di pertinenza acustica per quanto riguarda scuole, ospedali, case di cura e case di riposo".
Si riporta di seguito la tabella 2 allegata al D.P.R.; vengono evidenziati i valori di immissione riguardanti una strada urbana di scorrimento che rappresenta la tipologia di infrastruttura di Strada di Fiume.
Tabella 2 (STRADE ESISTENTI E ASSIMILABILI) (ampliamenti in sede, affiancamenti e varianti)
TIPO DI STRADA (secondo codice della strada) | SOTTOTIPI A FINI ACUSTICI (Secondo norme CNR 1980 e direttive PUT) | Ampiezza fascia di pertinenza acustica) (m) | Scuole*, ospedali, case di cura e di riposo | Altri ricettori | ||
Diurno dB(A) | Notturno dB(A) | Diurno dB(A) | Notturno dB(A) | |||
A - autostrada | 100 (fascia A) | 50 | 40 | 70 | 60 | |
150 (fascia B) | 65 | 55 | ||||
B - extraurbana principale | 100 (fascia A) | 50 | 40 | 70 | 60 | |
150 (fascia B) | 65 | 55 | ||||
C - extraurbana secondaria | Ca (strade a carreggiate separate e tipo IV CNR 1980) | 100 (fascia A) | 50 | 40 | 70 | 60 |
150 (fascia B) | 85 | 55 | ||||
Cb (tutte le altre strade extraurbane secondarie) | 100 (fascia A) | 50 | 40 | 70 | 60 | |
50 (fascia B) | 65 | 55 | ||||
D - urbana di scorrimento | Da (strade a carreggiate separate e interquartiere) | 100 | 50 | 40 | 70 | 80 |
Db (Tutte le altre strade urbane di scorrimento) | 100 | 50 | 40 | 65 | 55 | |
E - urbana di quartiere | 30 | definiti dai Comuni, nel rispetto dei valori riportati in tabella C allegata al D.P.C.M. in data 14 novembre 1997 e comunque in modo conforme alla zonizzazione acustica delle aree urbane, come prevista dall'art. 6, comma 1, lettera a), della legge n. 447 del 1995. | ||||
F - locale | 30 |
* Per le scuole vale il solo limite diurno
Di seguito si riporta la Tabella C dei valori limite assoluti di immissione (Leq in dB (A)) allegata al D.P.C.M. 14/11/1997 ("Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore". Gazz. Uff. 1° dicembre 1997, n. 280) a cui far riferimento per i limiti al di fuori delle fasce di pertinenza acustiche sopra riportate.
Vengono evidenziati i limiti riguardanti le aree particolarmente protette, in quanto si tratta di una zona ospedaliera.
Classi di destinazione d'uso del territorio | Tempi di riferimento | |
diurno (06.00-22.00) | notturno (22.00-06.00) | |
I aree particolarmente protette | 50 | 40 |
II aree prevalentemente residenziali | 55 | 45 |
III aree di tipo misto | 60 | 50 |
IV aree di intensa attività umana | 65 | 55 |
V aree prevalentemente industriali | 70 | 60 |
VI aree esclusivamente industriali | 70 | 70 |
Valori espressi in dB(A)
• Considerazioni conclusive
Dall'analisi dei limiti riportati nei due Decreti sopra citati, si vede che i limiti di immissione che dovranno essere rispettati sono 50 dB (A) come valore diurno, e 40 dB (A) notturno.
Sarà quindi opportuno adottare opportune misure di mitigazione ed in particolare il potenziamento dei requisiti acustici passivi degli edifici (esistenti e di nuova realizzazione) prospicienti le strade a maggiore impatto acustico al fine di minimizzare il disagio nei locali maggiormente esposti.
5.2.4.3 Vibrazioni
• Impatti vibrazionali in fase di cantiere
Nelle ipotesi di intervento le principali sorgenti di vibrazioni presenti nell’area sono quelle rappresentate dalle diverse macchine di movimentazione della terra e di cantiere utilizzate per la realizzazione delle opere previste. Le aree a maggiore sensibilità risultano essere quelle prospicienti Strada di Fiume a causa della maggiore vicinanza rispetto all’area di cantiere.
Le sorgenti di vibrazioni durante il cantiere saranno legate alle attività di scavo, di costruzione e al transito di mezzi pesanti all’interno ed all’esterno del cantiere.
Tutte le attività nelle diverse fasi di cantiere dovranno essere svolte con l’attenzione a minimizzare la produzione e propagazione di vibrazioni, con tutti i necessari accorgimenti tecnici ed organizzativi.
• Impatti vibrazionali in fase di esercizio
In fase di esercizio non si prevede, per quanto riguarda la componente vibrazionale, la presenza di significative sorgenti di vibrazioni nell'area del Comprensorio ospedaliero.
5.2.5 Paesaggio
5.2.5.1 Aspetti paesaggistici significativi
I contenuti dell'accordo di programma delineano quello che sarà lo sviluppo urbanistico del comprensorio ospedaliero delineando alcuni principi che dovranno poi essere ripresi negli interventi diretti e nella redazione del Piano attuativo.
Nel caso in esame, quindi, una valutazione di sostenibilità paesaggistica degli interventi si riferisce non all'inserimento di un oggetto già determinato nelle sue forme e materiali, ma su quelle che sono le norme e gli indirizzi per la realizzazione degli interventi.
Gli aspetti paesaggistici di rilievo sono soprattutto quattro:
• Volumi edilizi
L'Accordo di programma prevede di concentrare gli interventi edilizi intorno al complesso esistente. Questa scelta appare condivisibile sotto il profilo paesaggistico per limitare quanto possibile l'occupazione di nuove aree libere. Appare anche corretta la scelta di limitare le altezze degli edifici ad un'altezza che non produca oggetti tali da risultare ulteriormente incombenti.
• Aree verdi prevalentemente naturali
Gli interventi della nuova viabilità interna e della Foresteria vanno ad incidere direttamente sulle aree boscate e prative (il cui ruolo paesaggistico è già stato evidenziato) che si collocano nella parte meridionale del comprensorio: questi interventi comporteranno un significativo impatto sul paesaggio, perlomeno fino a quando non si otterrà una ricrescita della vegetazione tale da operare un buon mascheramento delle opere intraprese.
A compensazione delle aree ridotte vengono previste nuove piantumazioni e opere di miglioramento forestale e di ingegneria naturalistica.
• Sistemazione a verde delle aree scoperte adiacenti ai volumi edilizi
Le nuove sistemazioni a verde delle aree scoperte interne al comprensorio e a servizio dell'utenza ospedaliera diventeranno un elemento di elevata qualità del paesaggio interno alle strutture edilizie e sopperiscono all'assenza totale di verde che oggi si riscontra, con particolare riferimento all'inserimento della struttura ospedaliera dedicata alle cure pediatriche.
• Aree verdi di compensazione territoriale ed ambientale
Come già detto vengono proposte due opere di compensazione i cui progetti vengono allegati all'Accordo, il Parco Urbano di Montebello e il parco di quartiere di via Forlanini.
5.2.5.2 Misure di mitigazione e compensazione
Le opere di mitigazione degli impatti sono già previste negli allegati tecnici dell'Accordo di programma; per quanto riguarda le opere di compensazione, dovute per la modificazione irreversibile del paesaggio del versante sud del comprensorio, si rimanda anche in questo caso ai progetti di parco sopra citati: ma non appare chiaro allo stato attuale quali siano le modalità di attuazione dei progetti dei Parchi e per questo motivo si ritiene opportuno che venga stabilita una procedura di monitoraggio riguardante la realizzazione di dette opere.
5.2.6 Xxxxxxx e fonti energetiche
In linea generale non si ritiene significativo l'impatto di questo intervento sul sistema di approvvigionamento dell'energia, sia elettrica che termica, del territorio comunale di Trieste.
Si sono invece approfondite le diverse scelte energetiche alternative individuando, tra quelle "economicamente sostenibili/possibili", le più significative per una politica che tenda al risparmio energetico ed alla riduzione dell'inquinamento atmosferico.
Le problematiche relative alle emissioni in atmosfera delle diverse scelte energetiche sono trattate in un capitolo specifico del presente studio a cui si rimanda.
5.2.6.1 Stima dei prevedibili cambiamenti nei consumi energetici conseguenti al riordino degli ospedali triestini
Si analizzano nel seguito le possibili conseguenze del riordino degli ospedali triestini sulle politiche di consumo energetico per il nuovo comprensorio, ipotizzando diversi scenari per le future scelte impiantistiche e di approvvigionamento energetico.
Per stimare le future esigenze energetiche si utilizzano i volumi riscaldati come parametro perché più direttamente collegato ai consumi.
Il volume complessivo che andrà realizzato ed inserito nel complesso di Cattinara e che sarà utilizzato per lo svolgimento delle funzioni ospedaliere di servizi e che quindi sarà riscaldato e condizionato, dotato di illuminazione e di impianti che assorbiranno energia elettrica, sarà pari a
188.000 mc.
In base ai dati di progetto esposti nell’ambito dell’Accordo di programma ed alle previsioni sull’organizzazione e le destinazioni del nuovo polo ospedaliero, è possibile ipotizzare per l’assetto futuro i seguenti dati:
• Volume riscaldato/climatizzato in inverno 432.000 mc
• Volume raffrescato/climatizzato in estate 383.000 mc
Le stime effettuate nei paragrafi successivi non tengono conto di eventuali miglioramenti dell’efficienza energetica dell’edificio, ma solo degli effetti di diverse scelte impiantistiche e di approvvigionamento energetico (in particolare scelte dei combustibili).
Il riordino degli ospedali, con il trasferimento delle attività del Burlo a Cattinara e con conseguente annullamento dei consumi alle vecchie sedi ed aumento della domanda di energia a Cattinara, consentirà di valutare diverse opportunità per soddisfare la nuova domanda, con possibilità di ottimizzare e migliorare l’approvvigionamento, le tecnologie impiantistiche ed i rendimenti energetici.
Non risulta quindi interessante analizzare se sia opportuno il trasferimento, in quanto, dal punto di vista solamente energetico, è sicuramente un'opportunità, quanto invece analizzare le diverse possibili scelte impiantistiche ed in particolare:
- per l’energia elettrica: soddisfacimento dell’aumento della domanda
a) solo con prelievi da rete;
b) installando anche impianti
- per l’energia termica: soddisfacimento dell’aumento della domanda
A) installando altre caldaie ad olio;
B) installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale;
C) installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale a condensazione;
D) installando caldaie a gas naturale per soddisfare l’intero fabbisogno di energia termica, sostituendo quelle a olio in esercizio.
Il confronto tra i diversi scenari potrà contribuire alla definizione di politiche energetiche consapevoli.
5.2.6.2 Stima delle prevedibili variazioni nei consumi in alcuni scenari di approvvigionamento energetico
• Energia elettrica
Il consumo attuale dell'Ospedale di Cattinara è pari a 12.600.000 kWh/anno.
- Scelta impiantistica a): soddisfacimento dell’aumento della domanda solo con prelievi da rete
L’aumento del consumo in futuro può essere stimato proporzionale all’aumento dei volumi raffrescati in estate che passeranno dagli attuali 223.000 mc ai futuri 383.000 mc.
Il consumo futuro è quindi stimabile, a parità di rendimento energetico, in 21.640.000 kWh/anno.
consumi attuali di energia elettrica a Cattinara | 12.600.000 kWh/anno |
consumi futuri di energia elettrica (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) solo con prelievi da rete (scelta impiantistica a) | 21.640.000 kWh/anno |
- Scelta impiantistica b): soddisfacimento dell’aumento della domanda installando anche impianti fotovoltaici
Nel futuro assetto impiantistico potrà essere possibile valutare l’opportunità di installare pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica, in particolare per sostenere la domanda di energia elettrica per il condizionamento estivo. Questo potrà anche ridurre la potenza installata.
Ipotizzando di installare 2.400 mq11 di pannelli fotovoltaici, e facendo riferimento ad una produttività specifica di 1 kW per ogni 12 mq di pannelli ed a 8.000 ore di funzionamento/anno12, si può stimare la riduzione del consumo di energia elettrica annua prevista per il futuro.
consumi attuali di energia elettrica a Cattinara | 12.600.000 kWh/anno |
consumi futuri di energia elettrica (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando anche impianti fotovoltaici (scelta impiantistica b) | 20.000.000 kWh/anno |
risparmio di energia elettrica rispetto alla scelta impiantistica a) | 1.640.000 kWh/anno |
È possibile impostare un calcolo del tempo di ammortamento dell’impianto fotovoltaico, tenendo conto anche di eventuali contributi per l’installazione.
• Riscaldamento
Il consumo annuale di olio combustibile per il riscaldamento dell’attuale complesso ospedaliero di Cattinara è stimato in circa 3.600.000 Kg/anno di olio combustibile, fortemente variabile in funzione di molti fattori, tra cui in primis, l’andamento climatico della stagione.
Tenendo conto del potere calorifico inferiore del combustibile (9.800 Kcal/Kg) e degli opportuni fattori di conversione, l’assorbimento di energia termica annuo è attualmente pari a circa 147.800 GJ/anno.
Per il futuro, non considerando variazioni nell’efficienza energetica dell’edificio, né degli impianti, l’assorbimento energetico aumenterà proporzionalmente all’aumento dei volumi, raggiungendo il valore di 235.000 GJ/anno.
assorbimento energetico attuale di Cattinara | 147.800 GJ/anno |
assorbimento energetico futuro (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) | 235.000 GJ/anno |
- Scelta impiantistica A: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando ulteriori caldaie ad olio
11 2400 mq è un’area che potrà facilmente trovare collocazione sulla sommità dei nuovi edifici che avranno una superficie complessiva coperta di 25.000 mq.
12 Devono essere esclusi dei periodi di manutenzione e di fermo per guasti.
Questa alternativa considera la possibilità di continuare ad utilizzare le caldaie ad olio esistenti per l'Ospedale di Cattinara e di installarne delle altre, sempre ad olio, per le nuove funzioni.
- Scelta impiantistica B: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale
Una prima ipotesi di intervento migliorativo consiste nel prevedere l’installazione di caldaie a gas (e non ad olio) per soddisfare l’incremento di domanda, lasciando in opera le caldaie esistenti.
- Scelta impiantistica C: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale a condensazione
Questa alternativa prevede di installare caldaie a gas a condensazione per soddisfare l’incremento di domanda di energia termica, senza modificare quelle ad olio per gli edifici esistenti. Le caldaie a condensazione recuperano con efficienza il calore residuo della combustione e consentono di incrementare i rendimenti di combustione delle caldaie da valori tradizionali pari a 92-92% fino a valori massimi di 105-107%.
- Scelta impiantistica D: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando caldaie a gas naturale per soddisfare l’intero fabbisogno di energia termica, sostituendo quelle a olio in esercizio
L'ipotesi considera l'installazione di caldaie a gas per i nuovi fabbisogni energetici e la contemporanea sostituzione di quelle ad olio esistenti con nuovi impianti a gas.
5.2.6.3 Misure di compensazione, mitigazione, miglioramento per l’approvvigionamento energetico e la gestione dell’energia
Dall'analisi della situazione attuale e dalla panoramica sulle diverse alternative impiantistiche si possono trarre alcune considerazioni conclusive.
• Efficienza energetica degli edifici
L’efficienza energetica degli edifici che costituiscono gli ospedali triestini è molto bassa. Le medie nazionali, riferite ai consumi di energia complessivi, sono stimate, a seconda delle fonti, comprese tra 120 e 200 KWh/anno*mq; i valori obiettivo, fissati dal Dlgs 196/2005 variano in funzione della localizzazione geografica, ma sono comunque più bassi delle medie nazionali.
Dalle stime effettuate utilizzando i dati a disposizione per gli ospedali triestini risultano invece valori sempre ampiamente superiori a 200 KWh/anno*mq.
E’ opportuno quindi avviare fin dalle prime fasi la progettazione in modo che, pur nel rispetto delle particolari esigenze funzionali dell’ospedale, sia al passo con le più recenti normative tecniche costruttive per poter contenere quanto più possibile le dispersioni termiche.
Potrebbe essere inoltre possibile avviare, almeno per uno degli edifici di nuova realizzazione, applicazioni di bio-architettura dimostrative avanzate, mutuando recenti esperienza sviluppate in Germania e in Alto Adige (es: "Progetto Casa Clima").
Si ricorda peraltro che le direttive UE, già recepite in Italia, impongono precisi valori obiettivo del rendimento energetico degli edifici.
L’aumento del rendimento energetico comporterà ovviamente il calo della bolletta energetica e la riduzione dei costi di gestione.
Gli obiettivi di miglioramento ambientale potrebbero quindi essere:
- progettazione di tutti gli edifici assicurando rendimenti energetici conformi alle Direttive dell'Unione Europea;
- progettazione di almeno un edificio secondo tecniche di bio-architettuta avanzata.
I risultati prevedibili sono:
- la riduzione dei costi
- la riduzione dell’emissione di CO2
- la riduzione delle emissioni di inquinanti nocivi alla salute (ossidi di azoto, polveri, ed altri, in funzione del combustibile utilizzato).
• Energia termica per il riscaldamento
Per soddisfare le richieste aggiuntive di energia termica si deve considerare l'ipotesi di utilizzare le caldaie a gas anziché ad olio combustibile, sia per ridurre i costi, sia per limitare le emissioni di CO2 e di altri inquinanti in atmosfera (v. paragrafo successivo).
Ulteriori obiettivi migliorativi possono comprendere:
- la sostituzione progressiva, tenendo conto dell’obsolescenza e dei periodi di ammortamento degli impianti, di tutte le caldaie ad olio;
- l’installazione di caldaie a gas a condensazione che, dotate di rendimenti superiori di circa il 10%, consentono risparmi e riduzioni delle emissioni;
- lo sfruttamento dell’energia solare è un ulteriore aspetto da prendere in considerazione per la riduzione della bolletta energetica e dell’impatto ambientale legato all’esercizio degli ospedali. E’ stato analizzato l’effetto ambientale positivo dell’installazione di pannelli fotovoltaici che potranno ridurre il prelievo di energia elettrica dalla rete. I costi di questo tipo di impianto sono ancora elevati e il conteggio del periodo di ammortamento va effettuato con attenzione; può anche essere esplorata la possibilità di ricercare e utilizzare contributi pubblici o di realizzare accordi con privati che progettano, installano e gestiscono l’impianto fotovoltaico. Ancor più semplice risulta l’ipotesi di installare impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria o per preriscaldare l’acqua dell’impianto di riscaldamento in inverno;
- considerata la tipologia dei consumi energetici degli ospedali triestini, che comprende l’assorbimento di energia termica ed elettrica in quantità elevate, una ulteriore ipotesi impiantistica più avanzata che dovrà essere presa in esame è la cogenerazione. Producendo contestualmente energia termica ed elettrica si possono infatti ottenere rendimenti di impianto assai superiori e riduzione di costi e di emissioni complessive elevati.
Infine dovrà essere nominato, dopo la realizzazione del complesso ospedaliero, un “Energy manager”, figura resa obbligatoria dalle Direttive comunitarie e dalle leggi italiane (art. 19, Legge n.10 del 9/1/1991) per le utenze che consumano energia al di sopra di una specifica soglia. La gestione dell’energia in un grande complesso ospedaliero, infatti, presenta notevoli complessità perché comprende la gestione del riscaldamento, del condizionamento, degli impianti, dei trasporti e degli approvvigionamenti, della contrattualistica, dell’illuminazione. Le possibilità di controllo e di intervento sono rilevanti ed i risparmi che si possono ottenere, o meglio le disfunzioni che si possono prevenire, sono molto significativi.
5.2.7 Atmosfera
5.2.7.1 I problemi ambientali legati ai consumi di energia
Come evidenziato nel precedente paragrafo esiste una stretta correlazione tra il consumo di energia degli edifici e le ricadute ambientali sulla componente atmosferica: in particolare l'emissione, derivante dai processi di combustione, di inquinanti responsabili dell'effetto serra e di sostanze che possono nuocere alla salute dell'uomo.
Il consumo di energia, ed in particolare i consumi di energia legati all’utilizzo di edifici, civili e non, è stato recentemente oggetto di particolare attenzione a livello mondiale ed Europeo perché connesso ad alcuni impatti ambientali di importanza strategica13. La sottoscrizione del protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) a livello mondiale ne è la principale manifestazione.
Le principali ricadute ambientale dei consumi energetici degli edifici sono:
• il depauperamento delle risorse energetiche, in particolare non rinnovabili, del pianeta;
• l’emissione di CO2 dovuta alla combustione, ovvero all’ossidazione del carbonio presente nei combustibili, in particolare fossili; la CO2 è il principale – per quantità – “gas serra” ed è responsabile primo dell’innalzamento della temperatura media del pianeta (effetto serra);
• l’emissione a livello locale, derivante dai processi di combustione, di inquinanti che possono nuocere alla salute dell’uomo.
A questo livello dello progettazione non è possibile analizzare in dettaglio le emissioni in atmosfera derivanti dal riordino ospedaliero; è invece possibile assumere come parametro di riferimento la stima dell’emissione complessiva annua di CO2 e correlarla alle diverse scelte impiantistiche proposte nel precedente paragrafo. In questo modo le stesse politiche energetiche verranno valutate anche da un punto di vista ambientale.
5.2.7.2 Stima delle prevedibili variazioni nelle emissioni di CO2 in alcuni scenari di approvvigionamento energetico
Si analizzano nel seguito le possibili conseguenze ambientali del riordino degli ospedali triestini, stimando le emissioni di CO2 per i diversi scenari riguardanti le future scelte impiantistiche e di approvvigionamento energetico.
Per stimare le future esigenze energetiche si utilizzano i volumi riscaldati come parametro perché più direttamente collegato ai consumi. Si riportano le stime effettuate in base ai dati esposti nell’ambito dell’Accordo di programma ed alle previsioni sull’organizzazione e le destinazioni del nuovo polo ospedaliero:
Volume complessivo (esistente + nuovo) riscaldato/climatizzato in inverno | 432.000 mc |
Volume complessivo (esistente + nuovo) raffrescato/climatizzato in estate | 383.000 mc |
13 L’Italia ha recepito le Direttive UE in materia con il Dlgs 196/2005, già in fase di aggiornamento ed integrazione.
Le stime effettuate nei paragrafi successivi non tengono conto di eventuali miglioramenti dell’efficienza energetica dell’edificio, ma solo degli effetti di diverse scelte impiantistiche e di approvvigionamento energetico (in particolare scelte dei combustibili).
La riduzione delle emissioni di CO2 si può ottenere mediante diverse tipologie di intervento, tra cui:
- la sostituzione del combustibile (con conseguente modifiche impiantistiche); secondo il “Manuale APAT dei fattori di emissione” (2001) l’emissione specifica di CO2 cambia per i diversi più diffusi combustibili:
olio residuo: 74,62 Kg CO2/GJ (kg di CO2 per ogni gigajoule di energia); gasolio: 73,27 Kg CO2/GJ
gas naturale: 55,46 Kg CO2/GJ
- l’adozione di sistemi combinati di produzione di energia (cogenerazione);
- l’adozione di caldaie ad alto rendimento (caldaie a condensazione);
- l’installazione di impianti ad energia rinnovabile (es.: fotovoltaico).
Viene di seguito analizzato l’impatto (come emissione di CO2) delle diverse scelte impiantistiche prese in considerazione nel paragrafo precedente:
- per l’energia elettrica: soddisfacimento dell’aumento della domanda
a) solo con prelievi da rete;
b) installando anche impianti fotovoltaici.
- per l’energia termica: soddisfacimento dell’aumento della domanda
A) installando altre caldaie ad olio;
B) installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale;
C) installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale a condensazione;
D) installando caldaie a gas naturale per soddisfare l’intero fabbisogno di energia termica, sostituendo quelle a olio in esercizio.
• Energia elettrica
Per stimare l’emissione di CO2 collegata all’assorbimento di energia elettrica dalla rete è necessario utilizzare dati di letteratura.
Il rapporto ambientale di ENEL 2005 riporta l’emissione di CO2 per ogni kWh prodotto (e quindi distribuito in rete, trascurando per semplicità le perdite legate al trasporto) tenendo conto di tutte le forme di produzione di energia realmente in essere in Italia, energie rinnovabili incluse. Questo valore è pari a 501 g CO2/kWh.
Il consumo attuale dell'Ospedale di Cattinara è pari a 12.600.000 kWh/anno. L’aumento del consumo in futuro può essere stimato proporzionale all’aumento dei volumi raffrescati in estate che passeranno dagli attuali 223.000 mc ai futuri 383.000 mc.
Il consumo futuro è quindi stimabile, a parità di rendimento energetico, in 21.640.000 kWh/anno.
- Scelta impiantistica a): soddisfacimento dell’aumento della domanda solo con prelievi da rete
Utilizzando solo la rete elettrica come fonte di approvvigionamento di energia si stima che l’emissione di CO2 collegata ai consumi di energia elettrica a Cattinara passerà da
6.312.000 Kg di CO2/anno ai futuri 10.800.000 Kg CO2/anno.
emissione attuale di CO2 legata ai consumi di energia elettrica a Cattinara | 6.312.000 Kg di CO2/anno |
emissione futura di CO2 legata ai consumi di energia elettrica (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) solo con prelievi da rete (scelta impiantistica a) | 10.800.000 Kg CO2/anno |
- Scelta impiantistica b): soddisfacimento dell’aumento della domanda installando anche impianti fotovoltaici
Ipotizzando di installare 2.400 mq4 di pannelli fotovoltaici, e facendo riferimento ad una produttività specifica di 1 kW per ogni 12 mq di pannelli ed a 8.000 ore di funzionamento/anno5, si può stimare una mancata emissione di 800.000 Kg CO2/anno, corrispondente a circa il 7,4% dell’emissione di CO2 annua totale da consumo di energia elettrica prevista per il futuro.
emissione attuale di CO2 legata ai consumi di energia elettrica a Cattinara | 6.312.000 Kg di CO2/anno |
emissione futura di CO2 legata ai consumi di energia elettrica (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando anche impianti fotovoltaici (scelta impiantistica b) | 10.000.000 Kg di CO2/anno |
riduzione dell'emissione di CO2 rispetto alla scelta impiantistica a) | 800.000 Kg CO2/anno |
Aumentando proporzionalmente l’area di pannelli fotovoltaici installati, si aumenta proporzionalmente la riduzione nelle emissioni di CO2.
4 2400 mq è un’area che potrà facilmente trovare collocazione sulla sommità dei nuovi edifici che avranno una superficie complessiva coperta di 25.000 mq.
5 Devono essere esclusi dei periodi di manutenzione e di fermo per guasti.
• Riscaldamento
L’emissione di CO2 legata al consumo di olio combustibile per il riscaldamento dell’attuale complesso ospedaliero di Cattinara può essere calcolata a partire dal consumo annuale, stimato in circa 3.600.000 Kg/anno di olio combustibile.
L’assorbimento di energia termica annuo è attualmente pari a circa 147.800 GJ/anno. Considerando il fattore di emissione proposto da APAT (74,62 Kg CO2/GJ), risulta attualmente un’emissione di circa 11.000.000 Kg CO2/anno.
- Scelta impiantistica A: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando ulteriori caldaie ad olio
Per il futuro, non considerando variazioni nell’efficienza energetica dell’edificio, né degli impianti, l’assorbimento energetico e l’emissione di CO2 aumenteranno proporzionalmente all’aumento dei volumi, raggiungendo i valori rispettivamente di 235.000 GJ/anno e di circa
17.500.000 Kg CO2/anno.
emissione attuale di CO2 Cattinara | 11.000.000 Kg CO2/anno |
emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando ulteriori caldaie a olio (scelta impiantistica A) | 17.500.000 Kg CO2/anno |
- Scelta impiantistica B: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale
Una prima ipotesi di intervento migliorativo consiste nel prevedere l’installazione di caldaie a gas (e non ad olio) per soddisfare l’incremento di domanda, lasciando in opera le caldaie esistenti.
Facendo riferimento ad un emissione specifica di 55,46 Kg CO2/GJ per il gas naturale, risulta che l’incremento di domanda energetica per il riscaldamento comporterà un incremento di emissione di CO2 pari a 4.830.000 Kg CO2/anno, per un totale di 15.830.000 Kg CO2/anno, con un risparmio di 1.670.000 Kg CO2/anno.
emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando ulteriori caldaie a olio (scelta impiantistica A) | 17.500.000 Kg CO2/anno |
emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando caldaie a gas solo per i nuovi edifici e utilizzando quelle esistenti per gli edifici esistenti (scelta impiantistica B) | 15.830.000 Kg CO2/anno |
riduzione dell'emissione di CO2 rispetto alla scelta impiantistica A | 1.670.000 Kg CO2/anno |
- Scelta impiantistica C: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando – solo per la nuova potenza richiesta – caldaie a gas naturale a condensazione
E’ possibile prevedere di installare caldaie a condensazione per soddisfare l’incremento di domanda di energia termica. Le caldaie a condensazione recuperano con efficienza il calore residuo della combustione e consentono di incrementare i rendimenti di combustione delle caldaie da valori tradizionali paria la 92-92% fino a valori massimi di 105-107%.
In questa ipotesi si può stimare una riduzione dell’emissione di CO2 pari a circa 2.200.000 Kg CO2/anno.
emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando ulteriori caldaie a olio (scelta impiantistica A) | 17.500.000 Kg CO2/anno |
emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando caldaie a gas a condensazione solo per i nuovi edifici e utilizzando quelle esistenti per gli edifici esistenti (scelta impiantistica C) | 15.300.000 Kg CO2/anno |
riduzione dell'emissione di CO2 rispetto alla scelta impiantistica A | 2.200.000 Kg CO2/anno |
- Scelta impiantistica D: soddisfacimento dell’aumento della domanda installando caldaie a gas naturale per soddisfare l’intero fabbisogno di energia termica, sostituendo quelle a olio in esercizio
Ipotizzando di installare nuove caldaie a gas per l’intera domanda di energia termica, sostituendo anche le caldaie a olio esistenti, si emetterebbero circa 13.000.000 Kg CO2/anno, con un risparmio di circa 4.500.000 Kg CO2/anno.
emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando ulteriori caldaie a olio (scelta impiantistica A) | 17.500.000 Kg CO2/anno |
emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando caldaie a gas per i nuovi edifici e per quelli esistenti (scelta impiantistica D) | 13.000.000 Kg CO2/anno |
riduzione dell'emissione di CO2 rispetto alla scelta impiantistica A | 4.500.000 Kg CO2/anno |
In sintesi, si propone la seguente Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx delle emissioni di CO2 a seconda delle diverse scelte impiantistiche effettuate.
Tabella Riassuntiva delle emissioni di CO2 | ||
emissioni di CO2 in Kg/anno | riduzione dell'emissione di CO2 rispetto alla Scelta impiantistica A | |
Emissione attuale di CO2 Cattinara (stimata) | 11.000.000 Kg CO2/anno | |
Scelta impiantistica A emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando ulteriori caldaie a olio | 17.500.000 Kg CO2/anno | / |
Scelta impiantistica B emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando caldaie a gas solo per i nuovi edifici e utilizzando quelle esistenti per gli edifici esistenti | 15.830.000 Kg CO2/anno | - 1.670.000 Kg CO2/anno |
Scelta impiantistica C emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando caldaie a gas a condensazione solo per i nuovi edifici e utilizzando quelle esistenti per gli edifici esistenti | 15.300.000 Kg CO2/anno | - 2.200.000 Kg CO2/anno |
Scelta impiantistica D emissione futura di CO2 (Cattinara+ Burlo+ Ricerca+ Servizi) installando caldaie a gas per i nuovi edifici e per quelli esistenti | 13.000.000 Kg CO2/anno | - 4.500.000 Kg CO2/anno |
5.2.7.3 Misure di compensazione, mitigazione, miglioramento per la qualità dell'aria
Da quanto sopra esposto si possono trarre alcune considerazioni conclusive.
• Efficienza energetica degli edifici
Come espresso nel precedente paragrafo è auspicabile ridurre quanto più possibile le dispersioni termiche degli edifici ed assicurare che i rendimenti energetici siano conformi alle Direttive europee. In questo modo, oltre ad una riduzione dei costi, si otterrebbe la riduzione dell’emissione di CO2 e degli inquinanti nocivi alla salute (ossidi di azoto, polveri, ed altri, in funzione del combustibile utilizzato).
• Energia termica per il riscaldamento
Deve essere considerata l’ipotesi di utilizzare, almeno per il soddisfacimento delle richieste aggiuntive di energia termica, l’utilizzo di caldaie a gas anziché ad olio combustibile. Questo rappresenta un obiettivo minimo in quanto, oltre ad assicurare una relativa riduzione dei costi e, come dimostrato, una riduzione delle emissioni di CO2, elimina le emissioni di polveri, ossidi di zolfo e di altri microinquinanti organici liberati in atmosfera dalla combustione dell’olio.
Ulteriori obiettivi migliorativi possono comprendere:
- la sostituzione progressiva di tutte le caldaie ad olio;
- l'installazione di caldaie a gas a condensazione che, dotate di rendimenti superiori di circa il 10%, consentono risparmi e riduzioni delle emissioni;
- sfruttamento dell’energia solare;
- la produzione contestuale di energia termica ed elettrica attraverso la cogenerazione.
5.2.8 Rifiuti
5.2.8.1 Effetti del riordino ospedaliero
Il riordino degli Ospedali triestini non porterà a variazioni nella quantità e nella qualità dei rifiuti prodotti né, quindi, negli impatti ambientali strettamente legati alla produzione ed allo smaltimento finale: le attività oggi svolte all’Ospedale Burlo saranno in futuro rilocalizzate ma non sostanzialmente modificate, inoltre a Cattinara sono previste attività aggiuntive, ma limitate ad attività tipicamente di ufficio6, la cui produzione di rifiuti non presenterà aspetti ambientali critici.
L’accorpamento dei due insediamenti ospedalieri comporterà piuttosto sostanziali modifiche dal punto di vista logistico, sotto diversi aspetti:
- in primo luogo per quanto riguarda le prassi di gestione dei depositi temporanei di rifiuti presso l’ospedale (prima del trasporto allo smaltimento);
- in secondo luogo ci saranno cambiamenti nell’organizzazione dei trasporti dall’ospedale agli impianti di smaltimento.
6 Sarà insediato un distaccamento della Facoltà di medicina dell’Università di Trieste.
5.2.8.2 Misure di miglioramento ambientale
Gli aspetti che risulteranno modificati dopo la rilocalizzazione del Burlo sono riportati di seguito, con la specificazione delle eventuali azioni per la minimizzazione, mitigazione e compensazione degli impatti.
• Nuova area di raccolta rifiuti
Gli accordi con il servizio pubblico di raccolta per avere in dotazione un adeguato numero di cassonetti per la raccolta differenziata dipendono anche dalle condizioni alle quali l’Ospedale rende possibile al servizio pubblico l’accesso ai depositi di rifiuti.
Sarà quindi necessario progettare l’area di raccolta rifiuti tenendo conto di poter prevedere:
- una disposizione dei cassoni scarrabili (copribili) e dei cassonetti tale da consentire la facile movimentazione, svuotamento ed asporto da parte del servizio pubblico di raccolta;
- una collocazione dell’area all’interno del comprensorio ospedaliero tale da consentire l’asporto da parte del servizio pubblico di raccolta a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il disturbo può derivare sia dal transito dei mezzi che dalle operazioni di svuotamento dei contenitori e di carico sui mezzi.
Inoltre, il deposito di rifiuti si tiene tipicamente in aree esterne, salvo eccezioni legate a particolare pericolosità del rifiuto. L’esposizione agli agenti atmosferici, in particolare alla pioggia, rende il deposito di rifiuti un’area di potenziale impatto ambientale.
La ristrutturazione del complesso ospedaliero di Cattinara dovrà rendere possibile una progettazione dell’area di deposito rifiuti che tenga conto della possibilità di:
- tenere al coperto i contenitori di almeno alcune tipologie di rifiuti;
- raccogliere tramite opportune canalizzazioni le acque di dilavamento dell’area in modo da assicurare che siano conferite alla rete di fognatura pubblica o comunque ad opportuni trattamenti prima di essere scaricate nelle acque superficiali o sotterranee.
• Ottimizzazione del trasporto rifiuti
Le tipologie di rifiuti prodotte in piccole quantità devono essere comunque smaltite con regolare periodicità; ciò rende complessa l'organizzazione dell’asporto da parte delle ditte esterne e può comportare che in alcuni casi vengano effettuati viaggi per quantità molto ridotte di rifiuto, con problemi di costo e di impatti legati al trasporto. Le quantità di rifiuto oggi prodotte separatamente dai due insediamenti, saranno in futuro prodotte nello stesso “stabilimento”: questo fatto consentirà di gestire meglio lo smaltimento dei rifiuti prodotti in piccole quantità. Sarà possibile studiare come ottimizzare i trasporti per lo smaltimento, riducendo il numero di trasporti complessivo. Questa attività potrà essere condotta in
accordo anche con il “Mobility manager” del complesso ospedaliero (vedi paragrafo sul traffico e la viabilità). Per avere una dimensione corretta dell’entità del problema del trasporto dei rifiuti, si deve tener conto che, considerando le quantità e le tipologie differenziate di rifiuti da smaltire, il numero di viaggi che ogni giorno si renderanno necessari per l’asportazione rifiuti sarà compreso tra 1 e 5.
5.2.9 Rischio di incidenti ambientali
Il rischio di incidenti ambientali conseguente alla riorganizzazione del comprensorio ospedaliero non è significativo. Nel dettaglio:
• Gas metano
Non ci sono particolari indirizzi o prescrizioni da seguire oltre al rispetto dei normali obblighi di legge. Gli impianti, presumibilmente di grandi dimensioni, saranno soggetti alla normativa antincendio, così come nel caso le caldaie funzionino a gasolio o olio combustibile.
Dovranno inoltre essere applicate tutte le prescrizioni di sicurezza previste dalla legge e le norme tecniche applicabili.
Sarà infine indispensabile un programma di manutenzione preventiva per assicurare l’integrità nel tempo degli impianti e della rete di distribuzione del gas.
• Altri gas
Anche in relazione ai rischi connessi alla distribuzione dell’ossigeno saranno applicate le normative antincendio.
Per il futuro è previsto il potenziamento della centrale di distribuzione oggi posta in prossimità del lato S-O del comprensorio, sempre nel rispetto delle normative tecniche applicabili. Se la centrale risultasse confinante con una zona di abitazioni civili, sarà opportuno assicurare opportune barriere fisiche che impediscano l'eventuale diffusione di onde d’urto, di calore e di rumore verso le abitazioni.
E' già prevista inoltre una distribuzione ad "anello" e questo consentirà una migliore efficacia nella distribuzione: più flessibilità, migliore distribuzione delle pressioni, possibilità di disporre del gas presso ogni utenza anche nel caso la rete sia intercettata in un punto.
Dovrà infine essere prevista la realizzazione di opportune intercettazioni, con montanti di edificio sezionabili alla base e per piano.
• Rischio biologico
Per il futuro può essere opportuno valutare l’applicazione, oltre che delle necessarie e già attuate procedure di sicurezza, delle politiche di “security” oggi sempre più diffuse sia a livello industriale che dei pubblici uffici e dei servizi.
Si tratta di procedure e dispositivi di controllo degli accessi, regolamentate anche da norme internazionali di tipo volontario, finalizzate ad assicurare la sicurezza fisica delle persone e dei beni presenti in un luogo.
5.3 SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DELLE AZIONI PREVISTE DALL'ACCORDO DI PROGRAMMA IN RELAZIONE ALLE AREE DI PARTICOLARE RILEVANZA AMBIENTALE
5.3.1 Siti "Natura 2000"
Sul territorio giuliano sono attualmente esistenti due distinti siti "Natura 2000", così denominati:
• Sito di Importanza Comunitaria IT3340006 "Carso Triestino e Goriziano", istituito con Deliberazione della Giunta Regionale n. 228 in data 10 febbraio 2006 e pubblicato sul BUR
n.9 in data 1 marzo 2006.
• Xxxx xx Xxxxxxxxxx Xxxxxxxx XX0000000 "Xxxx xxxxxxxx xxxxx Xxxxxxx Xxxxxx", la cui compilazione risale a febbraio 2007 (Delibera della Giunta Regionale n.217 del 08/02/2007, pubblicata sul BUR n. 8 del 21/02/2007).
Tale assetto è l'ultimo di una serie di modifiche ed aggiornamenti che hanno interessato negli ultimi anni estensione, numero e tipologia dei siti Natura 2000 presenti sul territorio giuliano, e sebbene le due aree protette appartengano a due categorie distinte di siti "Natura 2000", istituiti da due diverse Direttive della Comunità Europea (Direttiva "Habitat" e Direttiva "Uccelli") con differenti finalità di conservazione, il SIC e la ZPS in oggetto coincidono in larga parte: più precisamente il SIC è completamente compreso nella ZPS, più ampia di circa 2.540 ha.
In relazione a tali siti Natura 2000 è stata redatta una Relazione finalizzata alla verifica della possibile incidenza ambientale delle previsioni di piano contenute nell'Accordo di programma: tale Relazione è stata trasmessa al Comune di Trieste.
Ai fini della valutazione d'Incidenza ambientale è necessario considerare che:
• il sito del comprensorio ospedaliero ove si opereranno le opere a maggior potenziale impatto (i nuovi volumi edilizi) dista dalla ZPS IT3341002 "Aree carsiche della Venezia Giulia" comprendente il SIC IT3340006 "Carso Triestino e Goriziano" circa 600 m;
• la ZPS si estende per 12.189,57 ettari dalla Val Rosandra fino ai laghi di Doberdò e Pietrarossa e all'interno di esso sono presenti numerosi habitat molto eterogenei tra cui zone umide costiere, corsi d’acqua, aree termofile rupestri ed aree interne a clima più continentale (si ribadisce che il SIC, che si estende per 9.648 ha, è completamente ricompreso nel perimetro della ZPS ed in massima parte coincidente con essa).
Per questi motivi si è ritenuto di dover limitare la valutazione dei potenziali impatti in un raggio di circa 1,5 km dall'Ospedale di Cattinara, focalizzando quindi la ricerca ad una porzione limitata della ZPS e del SIC e di conseguenza solo agli habitat ed alle specie potenzialmente presenti nelle zone più vicine all'area di intervento.
Vengono quindi di seguito descritti brevemente gli habitat che ricadono in tale area vasta.
5.3.1.1 Descrizione sintetica dell’area protetta potenzialmente interessata dal Piano
In premessa, è opportuno specificare che, ai fini di una maggiore chiarezza espositiva, si è ritenuto di considerare la sola ZPS quale bersaglio degli impatti potenziali; per i motivi precedentemente esposti, sia la descrizione dello stato di fatto ambientale sia le valutazioni espresse in merito alle potenziali incidenze sono valide tanto per la ZPS quanto per il SIC in essa completamente compreso.
Nel raggio tra 700 e 1.500 metri dall’area interessata dal Piano, all’interno del perimetro della ZPS, si assiste allo sviluppo di habitat naturali e seminaturali di tipo meso-termofilo e sub- termofilo, favoriti dalla prevalente esposizione sud-occidentale. Gli habitat presenti nella zona sono rappresentati principalmente dal bosco submesofilo edafoxerofilo con carpino nero e querce (Ostryo-Quercetum pubescentis) e dalla boscaglia carsica dominata da carpino nero a struttura policormica (Seslerio-Ostryetum carpinifoliae), che deriva dalla ceduazione e dallo sfruttamento dell’ostrio-querceto. Nelle zone più dominanti dell’area, a ridosso del ciglione carsico, su substrato calcareo fortemente drenante, sono anche presenti formazioni a Pinus nigra di recente ricolonizzazione, rappresentative dei processi spontanei di rimboschimento a spese della un tempo più diffusa landa carsica, ma anche nuclei più maturi di conifere, di origine antropica, introdotti a partire dal secolo scorso, che rappresentano il nucleo di diffusione del pino nero nell’area. Sui versanti esposti a sud sono ancora presenti alcuni lembi di landa carsica appartenenti alla classe fitosociologica dei Festuco-Brometea, di cui le associazioni più diffuse sono sicuramente la Carici humilis-Centaureetum rupestris, nelle aree mediamente acclivi ed a maggiore rocciosità affiorante, e la Danthonio alpinae-Scorzoneretum villosae dei suoli più pianeggianti ed evoluti. Sui versanti rocciosi più acclivi ed esposti alla bora si sviluppa invece l’associazione Genisto sericeae-Seslerietum juncifoliae, di tipo primario, la quale con l'aumentare della verticalità viene sostituita da associazioni rupestri della classe dei Sedo- Scleranthetea.
Nella parte orientale dell’area interessata, ad ovest dell’abitato di San Xxxxxxxx della Chiusa, si assiste invece allo sviluppo di un Ostryo-Quercetum pubescentis più maturo e sviluppato, dovuto alla presenza del substrato marnoso-arenaceo meno arido, che per la maggior parte
della provincia di Trieste viene identificato con la formazione del Flysch. Tale formazione si estende a sud-ovest della faglia di sovrascorrimento che si incontra all’incirca nel punto della chiusa di San Xxxxxxxx, dove assume approssimativamente una direzione NW-SE. In tale area anche le pinete avventizie acquistano una struttura più matura e sviluppata a causa delle condizioni edafiche più favorevoli.
Nel seguito della presente trattazione verranno pertanto distinte le due aree sopra descritte come “xxxx xxxxxxxxxxx”, xxxxxxxxxxxxx xxx xxxxxxxxxx carsico a nord e nord-est dell’area interessata dal Piano, e “zona marnoso-arenacea” sviluppantesi ad est dell’area.
• Habitat presenti all’interno dell’area di interesse
Come già descritto in precedenza, la porzione della ZPS ricadente nell’area di interesse possiede una copertura prevalentemente arborea ed arbustivo-arborea consistente in associazioni vegetali zonali tipiche del territorio in questione, o in alternativa, da associazioni a carattere avventizio con prevalenza di pino nero. Tali associazioni, considerati anche gli orli ed i mantelli boschivi a loro correlate, sono rappresentate su una superficie che copre all’incirca l'80- 85% dell’area di interesse. Pur non essendo tali categorie sintassonomiche presenti nell’elenco degli habitat di interesse comunitario, esse rivestono però una grande importanza nei confronti della fauna selvatica.
Soltanto il 15-20% dell’area di interesse contiene habitat di interesse comunitario, tra cui figurano i seguenti:
- 5130 - Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
- 6110 - Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi
- 62A0 - Formazioni erbose secche della regione submediterranea orientale (Scorzoneratalia villosae)
- 8210 - Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
- 8240 - Pavimenti calcarei
- 8310 - Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
Tutti gli habitat elencati sono presenti nella zona carbonatica (a nord, nord-est del comprensorio ospedaliero) e sono assenti nella zona marnoso-arenacea (a est del comprensorio ospedaliero).
Sulle porzioni di area in cui domina la roccia affiorante si sviluppano gli habitat 6110 (Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi), 8210 (Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica) e 8240 (Pavimenti calcarei), mentre sulle parti meno acclivi tendono ad instaurarsi gli habitat 5130 (Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli) e 62A0 (Formazioni erbose secche della regione submediterranea orientale (Scorzoneratalia villosae)). In particolare questi ultimi due habitat, la cui natura è
essenzialmente secondaria in quanto modellati dall’intervento umano, stanno subendo una veloce trasformazione verso la boscaglia carsica. Si presume pertanto che la copertura percentuale indicata sopra potrà ulteriormente ridursi nel tempo se non saranno attuati interventi finalizzati alla loro conservazione. Considerate le recenti scoperte effettuate con gli interventi sulla Grande Viabilità, si ritiene che sia presente nell’area anche una considerevole quantità dell’habitat ipogeo 8310 (Grotte non ancora sfruttate a livello turistico), il quale riveste un’importante ruolo nei confronti dei Chirotteri.
5.3.1.2 Identificazione dei potenziali impatti
Confrontando le informazioni relative al Piano con quelle della ZPS, si è voluto verificare se dalla realizzazione del piano derivino effetti significativi sugli obiettivi di conservazione del sito stesso.
Per la valutazione della significatività dei possibili effetti si è fatto riferimento a quanto proposto nella guida metodologica "Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC", e da quanto esplicitamente richiesto nell'Allegato G del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357.
In sintesi, dalle analisi svolte nella Relazione ambientale sopra citata si è concluso che:
• vista la notevole distanza e la posizione del comprensorio ospedaliero rispetto alla ZPS, si ritiene che non vi sia nessun impatto significativo relativamente alle componenti abiotiche (suolo e sottosuolo, componenti atmosferiche, qualità dell'acqua e sistema idrico, ...).
• Per quanto riguarda le componenti biotiche bisogna distinguere tra:
- vegetazione: non essendoci alcuna interazione diretta con la ZPS non vi sarà alcuna eliminazione di specie arboree, arbustive, erbacee tipiche o endemiche all'interno della ZPS.
- fauna terrestre: viste le caratteristiche del Piano, la notevole distanza e le serie di componenti di disturbo già presenti nel territorio compreso tra l'area del comprensorio e la ZPS, non si prevede nessuna alterazione degli habitat in rapporto alle specie della fauna terrestre.
- avifauna: in relazione a questa specifica componente, considerando l'elevata mobilità delle specie e la loro sensibilità al rumore, pur non avendo un'alterazione diretta dell'habitat, si ritiene potenzialmente significativo l'impatto acustico provocato in fase di cantiere (si veda l'approfondimento nel paragrafo successivo).
• Infine, per quanto riguarda gli ecosistemi e le connessioni ecologiche, non si prevedono alterazioni degli habitat né delle catene trofiche, non ci saranno immissioni di elementi
biotici o abiotici esterni al sistema né alterazioni della qualità e della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona.
5.3.1.3 Interferenze derivanti da sorgenti acustiche
Per poter analizzare il potenziale impatto del rumore prodotto dal cantiere sulle specie presenti nel sito Natura 2000, è stato effettuato uno studio per simulare la propagazione del rumore dalla zona di intervento e il suo impatto sulla ZPS. Di seguito se ne riportano le principali conclusioni. Come già detto, la distanza minima della ZPS dal comprensorio è di circa 600 metri; a questa distanza, considerando la propagazione del rumore secondo il modello teorico "in campo libero" che non tiene conto di eventuali ostacoli, si ha un'attenuazione compresa tra -56 e -64 dB.
Analizzando le simulazioni che rappresentano l’attenuazione teorica del rumore in campo libero (senza alcun ostacolo alla libera propagazione delle onde sonore) risulta che:
- il lembo di ZPS su flysch localizzato a nord-nord-ovest della frazione di San Xxxxxxxx della Chiusa, ad una distanza media di circa 1.100 metri dal comprensorio ospedaliero, si trova essenzialmente in una zona d’ombra del rumore prodotto, sia quando la sorgente si trova a est del comprensorio, sia quando è più spostata verso sud ovest; per questo motivo l’incidenza su tale area risulta essere praticamente nulla;
- la porzione di ZPS su roccia carbonatica posta a nord est del comprensorio ospedaliero, invece, risulta interessata da un possibile impatto acustico qualora la sorgente si trovi a est del comprensorio, mentre è quasi del tutto "coperta" nel caso della sorgente posta a sud- ovest.
In condizioni reali, considerando quindi anche l'assorbimento dovuta all'atmosfera, alla vegetazione, al vento, agli edifici e altri ostacoli, si deve tener conto di ulteriori attenuazioni:
- in particolare, considerando l'atmosfera, l'attenuazione diminuisce ulteriormente di -0,06 e
-49,68 dB all'aumentare della frequenza (sempre ad una distanza di 600 m dalla sorgente); tenuto conto di questi valori si può ragionevolmente ritenere che a questa distanza il rumore a frequenze più elevate sia trascurabile;
- anche il vento incide sulla propagazione acustica, determinando un’attenuazione del suono quando il ricettore è posto sopravvento alla sorgente; considerato che nell’area di interesse i venti dominanti provengono prevalentemente dai quadranti orientali (61% della durata percentuale media annuale del vento) ed in minor misura dal quadrante nord-occidentale (14%), il ricettore (in questo caso la ZPS) risulta sopravvento e l’attenuazione del rumore può risultare considerevole.
5.3.1.4 Interferenze acustiche sull'avifauna
Il rumore determina un impatto soprattutto a carico dell'avifauna in quanto, quando i fenomeni sonori sono di intensità tale da sovrastare i vocalizzi, viene ridotta l’efficacia dei richiami di contatto e di allarme con riduzione dell’identificazione dei predatori.
L’aumento del livello acustico di fondo determina, in generale, una riduzione del tasso di riproduzione ed una tendenza all’allontanamento delle specie dall’area.
Tuttavia, nel caso dell’incidenza sulle specie avicole, gli impulsi sonori di livello elevato possono assumere maggiore importanza rispetto al livello medio ponderato, in quanto realmente rilevati dagli uccelli stessi. Tali livelli elevati, se emessi in bande di frequenza corrispondenti alle frequenze di vocalizzazione delle singole specie avicole, possono influire considerevolmente sul comportamento degli uccelli, provocandone l’allontanamento.
Le specie di uccelli considerate sono quelle indicate nella scheda relativa alla ZPS IT3341002 “Aree carsiche della Venezia Giulia” suddivise in due elenchi:
- uno relativo alle specie comprese nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE (Direttiva "Uccelli");
- uno relativo alle specie non comprese nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE ma che vengono tutelate da convenzioni internazionali (Parigi 1950, Ramsar 1971, Washington 1973 – CITES, Berna 1979, Bonn 1979), che sono state recepite da apposite decisioni e regolamenti del Consiglio Europeo, ma anche ratificate da decreti e leggi nazionali (L. 874/75, D.P.R. 448/76, L. 812/78, L. 42/83, L. 503/81, L. 157/91).
Vista la notevole estensione dell'area ZPS e la variabilità degli habitat rappresentati sono state considerate le sole specie sicuramente o potenzialmente presenti nell'area di studio, nidificanti nell’area della ZPS più prossimo all'intervento o che potrebbero sfruttare tale area quale sito trofico e che potrebbero quindi essere potenzialmente interessate dall'intervento in oggetto; non sono state quindi considerate le specie legate all’acqua o alle zone umide, presenti nella parte più settentrionale della ZPS e sicuramente assenti nell’area, né quelle poco comuni e per le quali dunque si esclude una presenza significativa nell’area di interesse.
• Interferenze sulle specie presenti nell'area ed elencate nell’allegato I
Relativamente alle specie presenti nell'area ed elencate nell’allegato I della direttiva “Uccelli”, 79/409/CEE:
Si esclude qualsiasi incidenza per quanto riguarda i Falconiformi delle specie Pernis apivorus e Circaetus gallicus, in quanto non nidificanti nell’area. Si ritiene che parte dell’area di interesse possa essere utilizzata come riserva trofica; soprattutto C. gallicus, essendo predatore di rettili, ama frequentare aree aperte ed assolate ricche di Colubridi.
Falconiformi
Anche per quanto riguarda Caprimulgus europaeus, dell’ordine dei Caprimulgiformi, di cui si presume la nidificazione nell’area, seppure non in grande misura a causa dell’esiguità di habitat idonei, si ritiene di escludere l’incidenza a causa della scarsa rappresentatività della specie in situ. Considerata anche l’elusività della specie, viste le abitudini crepuscolari e notturne, risulta difficile stimarne la consistenza.
Caprimulgiformi
Relativamente alle ultime due specie indicate, Lullula arborea e Lanius collurio, dell’ordine dei Passeriformi, il cui habitat è rappresentato da ambienti aperti cespugliati, si ritiene che la prima sia meno rappresentata nell’area di interesse rispetto alla seconda. Non esistono notizie sulla riproduzione delle due specie nell’area, ma sono probabilmente nidificanti.
Passeriformi
Per le specie sopra elencate si ritiene che non vi sia incidenza negativa derivante dalle emissione acustiche provenienti dal cantiere, in quanto la pressione acustica stimata risulta di livello molto basso.
• Interferenze sulle specie presenti nell'area non elencate nell’allegato I
Le seguenti specie non sono elencate nella direttiva “Uccelli”, ma sono tutelate da convenzioni internazionali, da decisioni e regolamenti del Consiglio Europeo e da decreti e leggi nazionali. Alcune delle specie indicate nel paragrafo sono molto comuni nell’area in quanto perfettamente adattate alle trasformazioni in corso dell’ambiente, oppure sono specie sinantropiche, che vivono a contatto con l’uomo, e che possono frequentare zone rurali e urbane, giardini o parchi cittadini senza risentire dell’attività umana, ma che possono essere minacciate dall’impiego di pesticidi in agricoltura, dall’inquinamento, dai mezzi ed infrastrutture tecnologiche.
Falconiformi | |
• Accipiter nisus e Buteo buteo • Falco tinnunculus | |
L’eventuale incidenza derivante dall’attività di cantiere su queste specie è sicuramente trascurabile, considerata anche la relativa abbondanza delle stesse all’interno dell’area di interesse. |
Strigiformi | |
• Otus scops • Athene noctua • Asio otus | |
Avendo tali specie abitudini prevalentemente notturne, si ritiene che l’incidenza nell’area di interesse derivante dall’attività di cantiere sia nulla. E’ nota anche una parziale attività diurna sia per A. noctua che per X. xxxx, tuttavia, considerata anche la relativa abbondanza di queste due specie e l’affinità che hanno nei confronti delle aree antropizzate, viene esclusa qualsiasi forma di incidenza. |
Cuculiformi | |
• Cuculus canorus | |
Non si prevede un’incidenza negativa nei confronti della specie. |
Columbiformi | |
• Xxxxxxx xxxxx | |
Si ritiene che non vi sia incidenza negativa nei confronti della specie. |
Coraciiformi | |
• Upupa epops | |
Non sono noti siti di nidificazione nell’area, tuttavia, se presenti, si ritiene che l’incidenza sulla specie sia nulla. |
Piciformi. Tra i Piciformi di cui si segnale la presenza all’interno dell’area figurano quattro specie: | |
• Jynx torquilla • Picus viridis • Dendrocopos major • Dendrocopos minor | |
Si ritiene che su queste specie l’incidenza acustica derivante dal cantiere sia nulla. |
Passeriformi. I Passeriformi sono l’ordine maggiormente rappresentato nell’area di interesse, ed in generale in tutta l’area carsica. Tra le specie che si ritiene siano comuni o presenti nell’area con una certa consistenza, figurano esponenti delle famiglie dei Hirundiniidae, Sylviidae, Muscicapidae, Aegithalidae, Paridae, Sittidae, Passeridae, Fringillidae ed Emberizidae. | |
• Hirundo rustica e Delichon urbica • Hippolais polyglotta • Xxxxxx communis • Xxxxxx melanocephala • Muscicapa striata • Aegithalos caudatus • Parus palustris • Parus caeruleus • Sitta europaea • Passer montanus • Coccothraustes coccothraustes • Emberiza cirlus • Emberiza cia | |
Ove presenti all’interno del perimetro del SIC, se ne ritiene nulla l’incidenza. |
5.3.1.5 Conclusioni
La verifica delle incidenze prodotte sugli elementi abiotici, biotici e sulle connessioni ecologiche ha appurato una potenziale condizione di impatto limitata alla componente dell'avifauna e relativa alle emissioni acustiche in fase di cantiere.
La successiva analisi delle specie effettivamente presenti nell'area vasta del sito e della loro sensibilità ambientale, le simulazioni della diffusione delle emissioni acustiche ed infine l'analisi degli ulteriori fattori che concorrono o meno alla diffusione del rumore, hanno condotto a valutare come non presente o comunque non significativa l'incidenza delle previsioni degli interventi relativi al comprensorio di Cattinara sulla ZPS "Aree carsiche della Venezia Giulia" comprendente il SIC "Carso Triestino e Goriziano".
5.3.2 Incidenza degli interventi previsti in relazione ai vincoli paesaggistici
Come già precisato, l’area in oggetto è sottoposta al vincolo ex D.Lgs 42/04 (già L. 431/85 c.d. Galasso) secondo due tipologie:
- territorio contermine a fiume per una piccola parte a nord dell’Ospedale, ricadente entro la fascia di 150 m dal Torrente di Rozzol;
- aree boscate ove presenti (la perimetrazione della Tav.8 - Vincoli del P.R.G.C. va aggiornata secondo l'effettivo stato di fatto della superficie boscata);
5.3.2.1 Descrizione sintetica del progetto e dei relativi aspetti paesaggistici
Gli interventi che interesseranno il vincolo paesaggistico di "area boscata" (bosco termofilo) consistono nella realizzazione di una viabilità di servizio al Comprensorio, a carattere permanente, che a partire da via Rio Spinoleto raggiungerà la quota dell'attuale parcheggio di fronte a Cardiologia, servendo nel primo tratto la prevista Foresteria (che non ricade in vincolo): dato che il versante si presenta scosceso, per limitarsi entro una pendenza del 6% la strada si svilupperà secondo due tornanti, di cui il primo interesserà quasi certamente la superficie boscata in dimensione quantificabile esattamente solo in sede di progetto esecutivo.
Le linee guida della sistemazione a verde dei siti interessati dagli interventi di viabilità prevedono il sostanziale mantenimento delle diverse associazioni di pregio naturalistico in termini di superficie, e nel caso di riduzione di queste, il loro ripristino attraverso il recupero di aree attualmente di minor pregio, quali ad esempio il Robinieto.
Il progetto prevede perciò una serie di opere sia di compensazione che di ingegneria naturalistica, dettagliatamente descritte nell'apposito elaborato RV e nella relativa Tavola P4.
Per quanto riguarda le opere di compensazione, esse riguarderanno il ripristino nella stessa misura delle aree boscate ridotte (formazioni arboree a bosco termofilo), con la contemporanea conservazione/formazione di spazi aperti destinati a prato a scapito del Robinieto infestante, in fase di progressiva colonizzazione delle zone aperte.
Per quanto riguarda l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, esse saranno impiegate nella stabilizzazione dei versanti interessati dalla nuova viabilità di accesso e consentiranno una riduzione degli impatti visivi sul paesaggio.
5.3.2.2 Valutazione di compatibilita' paesaggistica
In riferimento alla nota 8) del DPCM 12.12.2005, nelle tabelle che seguono si sintetizzano alcuni parametri per determinare l'incidenza paesaggistica dell'intervento, tenuto conto degli interventi di compensazione volti al raggiungimento della compatibilità ambientale dello stesso.
Principali tipi di modificazioni e di alterazioni | |||
tipologie | definizioni o esempi | azioni di progetto | |
nuova viabilità | misure di compensazione / mitigazione | ||
Modificazioni della morfologia | sbancamenti e movimenti di terra significativi, eliminazione di tracciati caratterizzanti riconoscibili sul terreno (rete di canalizzazioni, struttura parcellare, viabilità secondaria,...) o utilizzati per allineamenti di edifici, per margini costruiti, ecc | - la viabilità di progetto determinerà significativi sbancamenti e movimenti terra; - non vi sarà eliminazione di tracciati caratterizzanti. | - utilizzo di opere di ingegneria naturalistica nella ridefinizione del versante |
Modificazioni della compagine vegetale | abbattimento di alberi, eliminazione di formazioni riparali, ... | - la viabilità di progetto determinerà riduzioni di superficie boscata | - è previsto il reimpianto della stessa superficie boscata in riduzione |
Modificazioni dello skyline naturale o antropico | profilo dei crinali, profilo dell'insediamento | - l'intervento non si colloca su profili morfologici ma segue l'andamento del versante | |
Modificazioni della funzionalità ecologica, idraulica e dell'equilibrio idrogeologico | l'incidenza di tali modificazioni sull'assetto paesistico | - non vi saranno modificazioni significative dell'assetto idrogeologico (vedi Relazione geologica - Elaborato G) | |
Modificazioni dell'assetto percettivo | scenico o panoramico | - si avrà modificazione significativa dell'assetto percettivo del versante | - a mitigazione dell'impatto percettivo sono previste opere di compensazione (ripristino superficie boscata) e di ingegneria naturalistica |
Modificazioni dell'assetto insediativo-storico | - la nuova viabilità non interessa un assetto insediativo storico preesistente, se si eccettua l'Ospedale | ||
Modificazioni dei caratteri tipologici, materici, coloristici, costruttivi, dell'insediamento storico | urbano, diffuso, agricolo | ||
Modificazioni dell'assetto fondiario, agricolo e colturale | - non siamo in presenza di un assetto insediativo agricolo preesistente | ||
Modificazioni dei caratteri strutturanti del territorio agricolo | elementi caratterizzanti, modalità distributive degli insediamenti, reti funzionali, arredo vegetale minuto, trama parcellare, ecc. |
Tipi di alterazione dei sistemi paesaggistici, integrità e coerenza di relazioni funzionali, storiche, visive, culturali, simboliche, ecologiche, ecc. | |||
tipologie | definizioni o esempi | azioni di progetto | |
nuova viabilità | misure di compensazione / mitigazione | ||
Intrusione | inserimento in un sistema paesaggistico di elementi estranei ed incongrui ai suoi caratteri peculiari compositivi, percettivi o simbolici, per es. capannone industriale in un'area agricola o in un insediamento storico | - la nuova viabilità rappresenta un elemento estraneo all'attuale assetto paesaggistico, ma non è un elemento incongruo rispetto al comprensorio ospedaliero cui si collega | - a mitigazione dell'inserimento dell'elemento estraneo della viabilità sono previste opere di compensazione (ripristino superficie boscata) e di ingegneria naturalistica |
Suddivisione | nuova viabilità che attraversa un sistema agricolo, o un insediamento urbano o sparso, separandone le parti | - la nuova viabilità determina una parziale, ma non netta, suddivisione del versante su cui si adagia | - le opere di compensazione / mitigazione si propongono di recuperare (nella misura maggiore possibile) la percezione unitaria del versante boscato |
Frammentazione | progressivo inserimento di elementi estranei in un'area agricola, dividendola in parti non più comunicanti | ||
Riduzione | progressiva diminuzione, eliminazione, alterazione, sostituzione di parti o elementi strutturanti di un sistema, per esempio di una rete di canalizzazioni agricole, di edifici storici in un nucleo di edilizia rurale, ecc. | - l'intervento comporta la riduzione di elementi preesistenti (essenzialmente le aree boscate), aggiungendosi ad essi | - le opere di mitigazione si propongono di reintrodurre nella stessa misura le superfici boscate ridotte |
Relazioni visive | Eliminazione progressiva delle relazioni visive, storico-culturali simboliche di elementi con il contesto paesaggistico e con l'area e altri elementi del sistema | - l'intervento introduce una nuova relazione visiva tra città e Ospedale, senza peraltro eliminare del tutto il precedente assetto relazionale paesaggistico (versante boscato) | |
Concentrazione | eccessiva densità di interventi a particolare incidenza paesaggistica in un ambito territoriale ristretto | - non si determina un'eccessiva densità di interventi nella zona sotto vincolo | |
Interruzione | di processi ecologici e ambientali di scala vasta o di scala locale | - si avrà un'interruzione parziale della rete ecologica esistente, ma non totale | - gli interventi a verde previsti tendono anche a ripristinare per quanto possibile la rete ecologica danneggiata |
Destrutturazione | quando si interviene sulla struttura di un sistema paesaggistico alterandola per frammentazione, riduzione degli elementi costitutivi, eliminazione di relazioni strutturali, percettive o simboliche, ..) | - si avrà una destrutturazione e una deconnotazione parziale del sistema paesaggistico esistente, ma non totale | - anche in questo caso gli interventi a verde previsti ripristinano almeno in parte gli aspetti strutturanti e connotanti del paesaggio esistente, introducendo nel contempo un nuovo elemento di connotazione (la viabilità) |
5.3.2.3 Conclusioni
La realizzazione di una nuova viabilità di accesso da sud al comprensorio ospedaliero comporterà un sicuro impatto paesaggistico perché si inserisce in un contesto (il versante boscato) oggi pressoché privo di manufatti (se si eccettua il depuratore).
D'altro canto occorre considerare tre aspetti:
• con l'adozione di significative misure di compensazione diretta a ripristino della superficie boscata ridotta e di mitigazione costituite dalle opere di ingegneria naturalistica, il bene paesaggistico interessato dall'intervento subisce una compromissione solo parziale;
• vengono adottate inoltre importanti misure di compensazione indiretta:
- generale sistemazione a verde delle aree scoperte del comprensorio ospedaliero,
- progettazione del Parco urbano di Montebello;
• a fronte di un "costo" paesaggistico ed ecologico, il bilancio ambientale complessivo dell'intervento presenta indubbi "benefici" di carattere funzionale, determinati dalla possibilità di entrata/uscita dall'Ospedale anche da sud e che quindi consente un buon grado di flessibilità dell'intero sistema della mobilità del comprensorio ospedaliero.
6 DESCRIZIONE DELLE MISURE PREVISTE IN MERITO AD AZIONI DI MONITORAGGIO
La Valutazione Ambientale Strategica prevede una misura innovativa rispetto ad una consueta valutazione di impatto ambientale, vale a dire le azioni di monitoraggio ex post.
Esse hanno lo scopo di:
• verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi posti dal documento programmatorio;
• offrire le indicazioni per rivedere gli obiettivi stessi e le relative azioni attuative onde indirizzarle:
- ad una migliore sostenibilità
- a significativi miglioramenti ambientali.
A questo scopo nella VAS si prevede di controllare periodicamente i bersagli ambientali valutati come critici o incerti nella loro evoluzione, attraverso opportune metodologie ed eventuali indicatori, mentre per gli altri bersagli ambientali sarà sufficiente applicare gli obblighi di legge e le misure di mitigazione o compensazione già individuate in sede progettuale o nell'ambito del presente studio.
Le azioni di monitoraggio saranno specificate come segue:
• cosa monitorare;
• come avviene il monitoraggio;
• chi lo fa;
• chi lo controlla;
• con che frequenza avviene il controllo;
• quali azioni intraprendere in caso di esito negativo del controllo;
• per quanto tempo deve durare il monitoraggio.
L'azienda Ospedaliera e/o gli Uffici pubblici preposti ai monitoraggi (Comune di Trieste, ARPA,
...) dovranno in fase esecutiva:
• stabilire obiettivi di riferimento,
• quantificare i traguardi,
• contestualmente definire le misure tecniche ed organizzative adottate per raggiungerli.
Gli esiti del monitoraggio dovranno essere presentati dalla funzione incaricata alla Direzione Ospedaliera ed agli Enti affinché si possano decidere eventuali misure correttive di tipo organizzativo, gestionale o progettuale, per migliorare ulteriormente le prestazioni ambientali o porre rimedio ad eventuali scostamenti rispetto ai traguardi fissati.
I bersagli ambientali critici o incerti di cui si è ritenuto opportuno proporre specifici monitoraggi sono i seguenti:
• Vegetazione e Paesaggio
• Traffico
• Energia e Atmosfera
• Rifiuti
6.1 VEGETAZIONE E PAESAGGIO
Per quanto riguarda il tema della vegetazione e del paesaggio, posto che la realizzazione degli interventi previsti dall'Accordo implicherà un impatto paesaggistico e vegetazionale non reversibile relativamente alla riduzione delle aree verdi a sud dell'ospedale per la cui compensazione sono state già individuate azioni sia di piano attuativo (obbligatorie) che di compensazione, si propone quanto segue:
• cosa monitorare: l'iter di realizzazione del Parco urbano di Montebello e del Parco di quartiere di via Forlanini, dalle fasi progettuali a quelle realizzative;
• come avviene il monitoraggio: attraverso la verifica degli atti amministrativi finalizzati al reperimento delle risorse finanziarie, agli impegni di spesa nonché alle fasi esecutive di progettazione e realizzazione degli interventi;
• chi lo fa: il Direttore del Servizio Verde Pubblico del Comune di Trieste;
• chi lo controlla: il Direttore dell'Area Lavori Pubblici del Comune di Trieste;
• con che frequenza avviene il controllo: semestrale;
• quali azioni intraprendere in caso di esito negativo del controllo: avviso al Sindaco dello stato dell'iter amministrativo riscontrato e delle eventuali inadempienze;
• per quanto tempo deve durare il monitoraggio: fino alla realizzazione delle opere sopracitate.
6.2 TRAFFICO
Il tema dell'accessibilità e del traffico indotto dal comprensorio ospedaliero rappresenta uno degli aspetti di maggior criticità legata alla realizzazione degli interventi previsti dall'Accordo di programma: dovrà quindi essere prestata estrema cura nel monitorare questa componente.
Si propone quindi quanto segue:
• cosa monitorare: la sostenibilità del traffico da parte della Strada per Fiume; l'effettiva capacità ed efficienza dei nuovi parcheggi;
• come avviene il monitoraggio: dovrà essere periodicamente rilevata la situazione del traffico lungo la Strada di Fiume così da verificarne lo stato di congestione, o eventualmente di decongestione, a seguito dell'attività ospedaliera; così come dovrà essere rilevata la situazione d'utilizzo dei nuovi parcheggi: si dovrà inoltre provvedere alla redazione del Piano degli spostamenti casa-lavoro del personale ospedaliero ed eventualmente adeguare a tale piano la destinazione delle aree a parcheggio nonché l'individuazione della mobilità interna al comprensorio
• chi lo fa: l'Azienda Ospedaliera su direttiva del Mobility Manager aziendale (già nominato con Delibera del Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliera n. 243 dd. 6.5.2005);
• chi lo controlla: il Mobility Manager - Servizio Mobilità e Traffico - Area Pianificazione Territoriale del Comune di Trieste;
• con che frequenza avviene il controllo: i risultati delle attività di monitoraggio dovranno confluire in una relazione semestrale da condividere con gli uffici comunali preposti al traffico ed alla viabilità ed all'unità di gestione del trasporto pubblico locale;
• quali azioni intraprendere in caso di esito negativo del controllo: valutare congiuntamente i provvedimenti da prendere per contenere gli effetti negativi ed apportare interventi migliorativi (es. individuazione di corsie preferenziali, nuove linee di trasporto pubblico, realizzazione di parcheggi a rotazione per i visitatori, incentivazione dell'uso dei mezzi pubblici per i dipendenti);
• per quanto tempo deve durare il monitoraggio: dopo le prime verifiche semestrali e l'assestamento definitivo delle problematiche inerenti la mobilità esterna ed interna al comprensorio, si continuerà comunque il monitoraggio una volta ogni due anni.
6.3 ENERGIA ED ATMOSFERA
Questo aspetto è tra i più rilevanti connessi al riordino dei complessi ospedalieri triestini in quanto è legato a importanti impatti ambientali:
- il consumo di risorse naturali non rinnovabili;
- l’emissione di gas serra (CO2);
- l’emissione di inquinanti nocivi per la salute a livello locale (NOX, polveri, ossidi azoto, ecc. in funzione del tipo di combustibile).
Inoltre l’efficienza energetica degli edifici e degli impianti ha fortissime e dirette ripercussioni sui costi di gestione.
Si propone quindi quanto segue:
• cosa monitorare:
il rendimento energetico complessivo degli edifici, misurato in KWh/mq*anno, articolato per tipologia di assorbimento:
- energia assorbita per mq e per anno per riscaldamento;
- energia assorbita per mq e per anno per condizionamento;
- energia assorbita per mq e per anno per acqua sanitaria;
- energia assorbita per mq e per anno per illuminazione.
ed inoltre:
l'emissione complessiva di CO2 legata a tutti i consumi energetici del complesso ospedaliero;
• come avviene il monitoraggio: il rendimento andrà conteggiato utilizzando i dati di consumo a consuntivo di ogni esercizio; per quanto riguarda la CO2, il calcolo dovrebbe avvenire tramite l’uso dei dati a consuntivo, utilizzando attendibili fattori di emissione disponibili in letteratura;
• chi lo fa: l'Energy Manager dell'Azienda Ospedaliera;
• chi lo controlla: l'ARPA;
• con che frequenza avviene il controllo: periodicamente (ogni mese o trimestre)
• quali azioni intraprendere in caso di esito negativo del controllo: intervenire tempestivamente con misure gestionali per migliorare la prestazione;
• per quanto tempo deve durare il monitoraggio: dopo le prime verifiche e l'assestamento definitivo delle eventuali problematiche evidenziate, si continuerà comunque il monitoraggio una volta all'anno.
6.4 RIFIUTI
In relazione alla produzione di rifiuti viene proposto il monitoraggio della “prestazione ambientale” in relazione alla gestione dei rifiuti stessi.
Si propone quindi:
• cosa monitorare:
- quantità di rifiuti “speciali” prodotte e smaltite ogni anno per ogni codice CER,
- quantità di rifiuti raccolti in modo differenziato;
• come avviene il monitoraggio:
- rifiuti “speciali”: il monitoraggio ha lo scopo di verificare l'eventuale diminuzione dei rifiuti prodotti.
Per i rifiuti speciali pericolosi ciò avviene per legge; l’azienda ospedaliera deve trasmettere ogni anno il Modello Unico di Dichiarazione con i dati consuntivi dell’esercizio precedente.
I dati vengono desunti dal registro di carico-scarico e dai formulari di trasporto.
Per i rifiuti speciali non pericolosi la raccolta ed il trasferimento dei dati non è obbligatoria, così come non è obbligatoria la compilazione del registro di carico – scarico. L’obbligo sussiste solo per le attività industriali, artigianali o dei gestori di rifiuti. I dati sono comunque desumibili dai formulari di trasporto.
Per i rifiuti urbani, la quantificazione è più complessa perché l’asportazione è effettuata dal servizio pubblico di raccolta senza costi aggiuntivi per l’ospedale (che paga già la TARSU). Una stima sufficientemente approssimata delle quantità prodotte e smaltite è possibile misurando il peso di ogni cassonetto o container dedicato alla raccolta di ogni tipologia/frazione di rifiuto urbano e contando il numero di cassonetti o cassoni smaltiti.
- rifiuti raccolti in modo differenziato: questo indicatore evidenzia la capacità dell’azienda di gestire correttamente il rifiuto, al fine di poterlo avviare al recupero.
Le quantità di rifiuto raccolte in modo differenziato possono essere determinate per via diretta come somma delle quantità per tutte e sole le frazioni (per gli urbani) ed i codici CER (per gli speciali) che vengono raccolti in modo separato (es.: imballaggi in legno), con esclusione delle quantità raccolte in modo indifferenziato (es.: imballaggi in materiali misti).
• chi lo fa: l'Azienda Ospedaliera
• chi lo controlla: l'Azienda municipalizzata e l'ARPA;
• con che frequenza avviene il controllo: trimestralmente o semestralmente;
• quali azioni intraprendere in caso di esito negativo del controllo: revisione della politica di smaltimento rifiuti dell'Azienda, in accordo con l'Azienda municipalizzata;
• per quanto tempo deve durare il monitoraggio: dopo le prime verifiche e l'assestamento definitivo delle eventuali problematiche evidenziate, si continuerà comunque il monitoraggio una volta all'anno.
7 CONCLUSIONI
Il Rapporto ambientale ha evidenziato come, a parere degli scriventi, la programmazione della riorganizzazione e dell'ampliamento del comprensorio ospedaliero di Cattinara, facente parte del più generale riordino della rete ospedaliera triestina, possa considerarsi sostenibile dal punto di vista ambientale.
A tal fine, per la generalità dei bersagli ambientali individuati è ritenuta opportuna l'applicazione delle misure di mitigazione e compensazione individuate in sede progettuale o nell'ambito del presente studio (Capitolo 5).
Lo studio ha inoltre individuato alcune componenti ambientali particolarmente importanti per verificare il grado di raggiungimento degli obiettivi posti dal documento programmatorio e per orientare le scelte conseguenti verso una migliore sostenibilità e miglioramenti significativi in campo ambientale: per tali componenti viene proposto un monitoraggio da prevedersi dettagliatamente in sede di progettazione definitiva degli interventi e da applicarsi in fase di esercizio (Capitolo 6).
Si evidenzia infine che in sede di elaborazione della progettazione definitiva degli interventi si dovrà verificare l'obbligatorietà o meno della procedura di V.I.A. - Valutazione d'impatto ambientale relativamente agli interventi stessi, tenuto conto:
• delle soglie di attivazione della procedura stessa fissate dal Regolamento regionale per la
V.I.A. vigente al momento della presentazione del progetto,
• in carenza di esso, delle analoghe soglie fissate dalla legislazione nazionale vigente al momento della presentazione del progetto,
• dei soggetti proponenti l'opera (unico soggetto o diversi).
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