Codice Procedura: 764
Codice Procedura: 764
Proponente: Voltalia Italia srl
Sigla progetto: RG 000 IF 00764
OGGETTO: Impianto a tecnologia fotovoltaica di potenza pari a 10.330,32 kw, denominato SCRO01, da realizzarsi nel Comune di Santa Croce Camerina (RG) in contrada Petraro.
Procedimento: Procedura di Valutazione Impatto Ambientale (VIA), ai sensi dell’art. 23 del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR), ai sensi dell’art. 27 - bis del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii.
Parere predisposto sulla base della documentazione e delle informazioni fornite dal servizio 1 del Dipartimento Regionale Ambiente Regione Siciliana e contenute nel portale regionale.
PARERE ISTRUTTORIO CONCLUSIVO C.T.S. n. 476/2022 del 21.12.2022
VISTO l’art. 91 della Legge Regionale n. 9 del 07 maggio 2015 recante “Norme in materia di autorizzazione ambientali di competenza regionale”, come integrato con l’art. 44 della Legge Regionale n. 3 del 17.03.2016.
VISTO il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e ss.mm.ii..
VISTO il D.P.R. n. 357 dell’08/03/1997 e s.m.i..
VISTO il D.A. n. 207/GAB del 17 maggio 2016 – Costituzione della Commissione tecnica specialistica per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale e successive modifiche ed integrazioni;
VISTO il D.A. n. 57/GAB del 28/02/2020, che regolamenta il funzionamento della C.T.S. per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale.
VISTA la Nota prot. 605/GAB del 13 febbraio 2019, recante indicazioni circa le modalità di applicazione dell’art. 27-bis del D.lgs. 152/2006 e s.m.i..
VISTO il D.A. n. 295/GAB del 28/06/2019 che approva la “Direttiva per la corretta applicazione delle procedure di valutazione ambientale dei progetti”.
VISTO il D.A. n. 311/GAB del 23 luglio 2019, con il quale si è preso atto delle dimissioni dei precedenti componenti della Commissione Tecnica Specialistica (C.T.S.) e contestualmente sono stati nominati il nuovo Presidente e gli altri componenti della C.T.S..
VISTO il D.A. n. 318/GAB del 31 luglio 2019 di ricomposizione del Nucleo di coordinamento e di nomina del vicepresidente.
VISTO il D.A. n. 414/GAB del 19 dicembre 2019 di nomina di nn. 4 componenti della CTS, in sostituzione di membri decaduti.
VISTO il D.A. n° 285/GAB del 3 novembre 2020, di nomina del Segretario della CTS;
VISTO il D.A. n.19/GAB del 29 gennaio 2021 di nomina di nn. 5 componenti della CTS, in sostituzione di membri scaduti o dimissionari, di integrazione del Nucleo di coordinamento e di nomina del nuovo vicepresidente;
VISTO il D.A. n. 265/GAB del 15/12/2021 che regolamenta il funzionamento della C.T.S. per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale e che ha sostituito il D.A. n. 57/GAB del 28.02.2020. pertanto abrogato.
VISTO il D.A. n. 273/GAB del 29/12/2021 di nomina di nn. 30 componenti ad integrazione della CTS e di nomina di due componenti nel Nucleo di coordinamento.
VISTO il D.A. n. 24/GAB del 31.01.2022 di nomina di nn. 1componente ad integrazione della CTS. VISTO il D.A. n. 38/Gab del 17 febbraio 2022 di modifica del D.A. n. 265/GAB del 15 dicembre 2021. VISTO il D.A. n. 116/GAB del 27 maggio 2022 di nomina di n. 5 componenti ad integrazione della CTS.
RILEVATO che con DDG n. 195 del 26/3/2020 l’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente della Regione Siciliana ha approvato il Protocollo d’intesa con ARPA Sicilia, che prevede l’affidamento all’istituto delle verifiche di ottemperanza dei provvedimenti di valutazione ambientale di competenza regionale relative alle componenti: atmosfera; ambiente idrico (limitatamente agli aspetti qualitativi); suolo e sottosuolo; radiazioni ionizzanti e non; rumore e vibrazione.
LETTO il citato protocollo d’intesa e le allegate Linee-guida per la predisposizione dei quadri prescrittivi.
VISTO il D.Lgs. 16.06.17, n. 104. “Attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, ai sensi degli articoli 1 e 14 della legge 9.07.15, n. 114”.
VISTA la nota acquisita al prot. DRA n. 1748 del 13.01.2020 con la quale la Ditta Voltalia Italia srl Unipersonale ha presentato istanza per l’ottenimento del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale, ai sensi dell’art. 27 - bis del D.Lgs. 152/2006, e del Provvedimento di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 152/2006, come da ultimo modificato con D.Lgs. 104/2017, per il progetto indicato in oggetto.
VISTA la nota prot. n. 22130 del 28.04.2020 con la quale l’A.R.T.A., al fine del perfezionamento degli atti relativi alla procedibilità dell’istanza, ha chiesto alla Proponente di trasmettere in merito agli oneri istruttori versati in numero del CRO; la copia della lettera di affidamento dell’incarico all’/ai professionista/i; di integrare l’avviso al pubblico di cui all’art. 24, comma 2, con specifiche indicazioni in merito alle autorizzazioni, intese, pareri, nulla osta o atti di assenso necessari alla realizzazione e all’esercizio del progetto, indicati puntualmente in apposito elenco.
VISTA la nota prot. prot. ARTA DRA 24858 del 08.05.2020 con la quale la ditta ha riscontrato la richiesta di integrazione documentale del 28.04.2020 ed ha prodotto la documentazione chiesta.
VISTA la nota prot. ARTA 27060 del 27.05.2020, recante “Comunicazione procedibilità istanza, pubblicazione documentazione e Responsabile del procedimento”, con la quale è stata comunicata la procedibilità dell’istanza e ribadito che ai sensi del D.A. n. 57/GAB del 28/02/2020 ogni connesso accertamento e valutazione circa la procedibilità dell’istanza è di competenza del Servizio I del Dipartimento Regionale Ambiente della Regione Sicilia.
VISTA la nota prot. 40798 del 17.07.2020 del Dipartimento Attività Sanitarie ed Osservatorio Epidemiologico- Servizio 1 - “Prevenzione secondaria, malattie professionali e sicurezza nei luoghi di lavoro”, con la quale viene richiesto alla Ditta di produrre il Documento valutazione dei rischi per i lavoratori per l’esposizione a campi elettromagnetici.
PRESO ATTO che non sono pervenute osservazioni ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006;
LETTI i seguenti elaborati trasmessi dal proponente:
certificato camerale società proponente
contratto preliminare di diritto di superficie
preventivo di connessione alla rete cod. t0736864
dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà dei progettisti
attestazione di istituto di credito di disponibilità a finanziare l'iniziativa
autocertificazione del richiedente di assunzione di responsabilità nei confronti dell'amministrazione
schema atto di adesione protocollo di legalità
certificato di destinazione urbanistica dell'area di impianto
piano particellare con riferimento alle opere a servizio dell'impianto
computo metrico estimativo
schede tecniche
cronoprogramma
quaderno della documentazione fotografica e fotosimulazioni
impianto e cavidotto su igm - ctr - ortofoto
impianto e cavidotto su carta dei vincoli
impianto e cavidotto su estratto di mappa catastale
carta delle interferenze e della viabilità
| schema unifilare |
| particolari costruttivi |
| particolari costruttivi cabina di consegna e cabina di conversione-trasformazione |
| tavola delle misure di mitigazione e compensazione |
| carta delle caratteristiche ecosistemiche |
| planimetria con layout di impianto e percorso cavidotto mt |
| planimetria progetto elettrico |
| avviso al pubblico |
| istanza di attivazione della procedura di valutazione d'impatto ambientale |
| piano di gestione e monitoraggio |
| relazione di calcolo elettrico |
| relazione sulla dismissione dell'impianto |
| relazione campi elettromagnetici |
| relazione geologica |
| analisi ecologico - paesaggistica |
| misure di mitigazione e compensazione |
| piano di utilizzazione terre e rocce da scavo |
| copia versamenti oneri istruttori |
| relazione d'impatto ambientale |
| sintesi non tecnica |
| shape file (zip) |
| relazione generale |
| elenco elaborati |
| lettera di affidamento dell'incarico |
| dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà dei progettisti |
LETTO il “Parere Istruttorio Intermedio” (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020 e nel quale, vengono espresse le seguenti criticità:
1. dovranno essere descritti i rapporti di xxxxxxxx e compatibilità del progetto con gli strumenti di pianificazione e programmazione nazionali ed europei del settore energetico;
2. occorre dimostrare in maniera più dettagliata la compatibilità e la coerenza dell’intervento – in ogni sua fase - con i seguenti strumenti di pianificazione e programmazione regionale: Piano Regionale di Coordinamento per la Tutela della Qualità dell’Aria Ambiente della Regione Siciliana; Pianificazione Socio-Economica; Piano Regionale dei Trasporti; Piano di Tutela delle Acque; Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia-Regione Sicilia; Piano delle Bonifiche delle aree inquinate; Pianificazione e Programmazione in Materia di Rifiuti e Scarichi Idrici; Piano Faunistico Venatorio; Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni; Piano di Gestione delle Acque; Piano Regionale dei Parchi e Riserve Naturali; Piano di Tutela del Patrimonio (Geositi); Piano Regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva per la difesa della vegetazione contro gli incendi boschivi.
3. dovranno essere approfonditi gli impatti per ogni componente ambientale, con particolare riferimento alle componenti sottosuolo e polveri (fase di cantiere, fase di esercizio e di dismissione delle opere) in quanto le stesse non vengono affrontati nello SIA e/o risultano carenti in merito alle eventuali misure di prevenzione e mitigazione che saranno adottate.
4. uno dei principali impatti ambientali è costituito dalla sottrazione/copertura artificiale del suolo legato al tipo di lavorazioni effettuate in fase di cantiere e durante la manutenzione (diserbo e compattazione). Tali operazioni, protratte nel tempo, potrebbero portare ad una progressiva ed irreversibile riduzione della fertilità del suolo, aggravata dall’ombreggiamento pressoché costante del terreno. (“Rapporto consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – edizione 2019” - Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente). Si richiedono approfondimenti sugli impatti sulla componente suolo e le relative misure di mitigazione, invitando il Proponente valutare in maniera significativa un intervento di riforestazione, riprogettando, evidentemente in riduzione dell’estensione dell’impianto.
5. è necessario fornire i dati indicati da ARPA Sicilia nella pubblicazione “Consumo di suolo in Sicilia Monitoraggio nel periodo 2017-2018”, ciò al fine di evitare che l’intervento generi - insieme agli altri interventi della stessa tipologia e natura e realizzati/programmati in aree prossime - l’alterazione, sistematica e continuativa, dei caratteri specifici dell’espressione agricola del paesaggio locale, generando conflitto con gli obiettivi e gli indirizzi di conservazione e tutela del paesaggio locale attivi e vigenti; Si richiedono approfondimenti.
6. in riferimento alle operazioni di movimento terra, essi dovranno essere limitati alle sole operazioni di pulizia del fondo. Non potranno essere previsti operazioni di sbancamento e/o livellamento modificare l’orografia/pendenza delle aree così come previsto anche dalle NTA del PRG del Comune di Santa Croce Camerina.
7. nell’elaborato RS06ADD0016A0 – Computo metrico estimativo - viene inserito al punto 1d – “Viabilità interna: Fondazione stradale eseguita con toutvenant di cava…”, ma negli altri elaborati di progetto non viene completamente
affrontato il tema della viabilità aziendale e le eventuali misure di mitigazione che la ditta intende adottare; si chiede approfondire tale argomento.
8. dovrà essere affrontata la problematica dell’impianto di disoleazione delle acque di raccolta della vasca del trasformatore MT/AT e del sistema di deflusso delle acque meteoriche prima di essere immesse nei corpi fluviali, in quanto non previsti in progetto; si chiede di considerare detto aspetto.
9. nello studio d’impatto ambientale dovrà essere considerato l’effetto cumulo con altri progetti già realizzati o in previsione di realizzazione, ove visibili sul Portale ARTA, in un’area pari ad un raggio di 10 km; nello specifico, dovrà essere valutato l’effetto cumulo con riferimento all’avifauna migratrice (effetto lago), gli aspetti percettivi sul paesaggio e il consumo di suolo. Al fine di vagliare gli effetti cumulativi, deve inoltre essere fornito il dimensionamento degli impianti FER limitrofi, nonché una relazione dettagliata – anche con relazioni fotografiche – atta a dimostrare gli assunti del proponente in ordine alle caratteristiche dell’area di intervento.
10. si dovrà prevedere per l’illuminazione dell’area oggetto dell’intervento con soluzioni tecniche disponibili sul mercato meno energivore, limitando al contempo un eccessivo inquinamento luminoso.
11. si dovrà prevedere l’utilizzo di pannelli fotovoltaici realizzati con una gamma cromatica compatibile con i colori del contesto, gli stessi dovranno avere un basso indice di riflettenza in modo da ridurre l’effetto lago.
12. in merito agli interventi di mitigazione/compensazione ambientale dell’area oggetto di intervento, si chiede che vengano forniti approfondimenti, con adeguate planimetrie, sulle modalità di realizzazione e date indicazioni in merito alle specie arboree/arbustive che verranno impiegate. Si ribadisce che ai sensi del PEARS le fasce arborate perimetrali dovranno avere una larghezza di almeno mt 10; tra la documentazione prodotta dovrà essere previsto un piano mantenimento colturale delle specie con indicazione degli interventi che verranno eseguiti sugli stessi (irrigazioni, concimazioni, potature, ecc).
13. si chiede che vengano previsti interventi per il mantenimento delle caratteristiche agronomiche del soprassuolo; si chiede che questo venga costantemente coperto da vegetazione, anche attraverso tecniche di inerbimento. Eventuali opere di decespugliamento dovranno essere realizzate solo per la creazione di passaggi per gli addetti ai lavori, al fine di permettere una maggiore continuità di habitat. Non dovranno in ogni caso essere utilizzati diserbanti chimici.
14. in riferimento al Progetto di recupero dei terreni successivamente alla dismissione dei pannelli fotovoltaici, si chiede che vengano dati chiarimenti in merito alle colture agronomiche che il proponente intende realizzare sul sito di intervento.
15. vista la presenza nell’area di intervento, di muretti a secco (vedi Elaborati fotografici), si chiede che venga progettato e realizzato un intervento di riqualificazione al fine di preservare e valorizzare questi elementi tipici del paesaggio ibleo.
16. In merito alla presenza nell’area di impianto di specie arboree tutelate, si chiede che ne venga previsto lo spostamento, previa autorizzazione della CC.I.AA. competente ai sensi del D.Lgs. Lgt n. 445 del 27/07/1945 e DPR n. 897 del 16/06/1955.
17. in progetto è prevista la realizzazione di un cavidotto aereo per 530 ml; si chiede che venga valutata la realizzazione dello stesso sottoterra al fine di ridurre possibili impatti con l’ambiente circostante.
18. in caso di lavori di apertura di nuova viabilità e per il passaggio di cavidotti in aree con vegetazione naturale, sarà necessario prevedere l’accantonamento del cotico erboso al fine di riutilizzarlo per il successivo ricoprimento.
19. per ridurre al minimo le possibili interferenze con la fauna eventualmente presente nel sito oggetto di installazione, si propone di predisporre delle vie di attraversamento dell’area, prevedendo dei passaggi naturali lungo la recinzione con apposite aperture ogni 4 mt circa; si chiede sul punto di fornire dettagli tecnici descrittivi e di effettuare i dovuti approfondimenti in base alla normativa nazionale vigente in materia.
20. si chiede di valutare la realizzazione di bacini di accumulo delle acque meteoriche, riutilizzabili per l’irrigazione, con tecniche di ingegneria naturalistica, considerando le caratteristiche dell’ambiente e del paesaggio locale di riferimento.
21. dovrà essere previsto uno studio redatto da un esperto floro/faunistico al fine di escludere nell’area di progetto la presenza di specie tutelate ai sensi della Direttiva Habiat 92/43/CEE.
22. Dovrà essere garantita una distanza di sicurezza elevata rispetto ad eventuali manufatti edilizi preesistenti.
VISTA la nota prot. 56828 del 30.09.2020 del Servizio 1 dell’ARTA di trasmissione al Proponente del PII n. 42/2020 del 09.09.2020.
VISTA la nota prot. 62070 del 23.10.2020 con la quale il Proponente trasmette documentazione in riscontro al PII n. 42/2020 del 09.09.2020.
VISTA la nota prot. 40157 del 31.05.2021 con la quale il Proponente trasmette i seguenti elaborati per il rilascio del parere di compatibilità geomorfologica: Carta dei bacini limitrofi dell’area in studio; Carta geologica del bacino su cui insiste l’area di progetto; Bilancio idrogeologico; Analisi geomorfica e verifica idraulica del canale; Relazione di verifica idraulica.
VISTA la nota prot. 48174 del 13.07.2021 con la quale il Proponente diffida l’Assessorato all’emissione del parere conclusivo.
VISTA la nota prot. 51137 del 23.07.2021 con la quale il Proponente diffida l’Assessorato all’emissione del parere conclusivo.
VISTA la nota prot. 53728 del 03.08.2021 con la quale il Servizio 1 ARTA trasmette alla CTS la diffida del 13.07.2021 prodotta dal Proponente all’emissione del parere conclusivo.
VISTA la nota prot. 69960 del 14.10.2021 con la quale la Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Ragusa, ai fini del rilascio del
N.O. di competenza, richiede al Proponente copia cartacea del progetto.
VISTA la nota prot. 4738 del 27.01.2022 con la quale il Servizio 1 ARTA comunica la Pubblicazione sul sito del Dipartimento Ambiente dell’avviso al pubblico ai sensi dell’art. 27-bis, comma 4 del D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii. in quanto il Proponente non ha dato riscontro alla nota prot. 40798 del 17.07.2020 del Dipartimento Attività Sanitarie ed Osservatorio Epidemiologico- Servizio 1 - “Prevenzione secondaria, malattie professionali e sicurezza nei luoghi di lavoro”.
VISTA la nota prot. 21443 del 30.03.2022 con la quale l’UO3 Geologia dell’Ufficio del Genio Civile di Ragusa richiede ad integrazione i seguenti documenti: Relazione di compatibilità idraulica; Studio dell’invarianza idraulica ed idrogeologica; Relazione tecnica descrittiva della soluzione progettuale di invarianza idraulica ed idrologica; Planimetri ubicazione delle opere idrauliche e particolari costruttivi.
VISTA la nota prot. 34860 del 13.05.2022 con la quale il Proponente richiede la sospensione dei termini per la presentazione della documentazione per un periodo di giorni 30 a partire dalla data della presente ai sensi dell’Art 27 bis comma 5 Dlgs 152/2006, in quanto è stata ricevuta in data 12/05/2022 la validazione delle opere di rete da parte di e.distribuzione s.p.a. e si provvederà ad integrare tenendo conto della stessa.
VISTA la nota prot. 40191 del 31.05.2022 con la quale il Proponente integra la seguente documentazione: Impianto e cavidotto su IGM-CTR-Ortofoto RS06AEG17S1; Impianto e cavidotto su carta dei vincoli RS06AEG18S1; Impianto e cavidotto su estratto di mappa catastale RS06AEG19S1; Carta delle interferenze e della viabilità RS06AEG20S1; Planimetria con layout di impianto e percorso cavidotto XX XX00XXX000X0; Carta delle caratteristiche ecosistemiche RS06AEG0030S1; Relazione idrogeologica RS06REL0014S1; Quaderno della documentazione fotografica e foto simulazioni RS06ADD0029S1; Schema unifilare RS06AEG0022S1; Validazione progetto di connessione e-distribuzione RS06ADD0030A0; Dichiarazione del tecnico RS06ADD0031A0; Relazione Tecnica Descrittiva RS06REL0042A0; Piano tecnico per posa cabina RS06REL0043A0; Piano tecnico per autorizzazione di nuova linea su strada provinciale RS06REL0044AO; Piano tecnico per autorizzazione di nuova linea su strada comunale RS06REL0045AO; Relazione paesaggistica semplificata RS06REL0046A0; Planimetria percorso cavidotto XX XX00XXX0000X0; Estratto di mappa catastale RS06ADD0032A0; Elaborati grafici RS06EPD0004A0; Inquadramento territoriale RS06EPD0005A0; Profilo altimetrico RS06EPD0006A0.
VISTA la nota prot. 40734 del 01.06.2022 con la quale il Proponente trasmette la seguente documentazione per il rilascio parere di compatibilità geomorfologica: Carta dei bacini limitrofi dell’area in studio; Carta geologica del bacino su cui insiste l’area di progetto; Bilancio idrogeologico; Analisi geomorfica e verifica idraulica del canale; Relazione di verifica idraulica.
VISTA la nota prot. 65055 del 07.09.2022 con la quale il Proponente comunica di aver provveduto al caricamento sul portale Sivvi del nuovo avviso al pubblico e informa che la conferma di validazione del progetto di connessione dell’impianto da parte di edistribuzione risulta caricata a portale con il codice RS06ADD0030A0 con data di caricamento 31/05/2022 e ID-DOC 23152
VISTA la nota prot. 66072del 12.09.2022 con la quale il Proponente comunica, in riscontro alla richiesta prot. n. 0016856 del 02/09/2022 del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, che sia la fascia a verde che la recinzione dell’impianto fotovoltaico prospicienti la X.X. x. 00 Xxxxxx-Xxxxx Xxxxxxxx sono poste ad una distanza superiore a 20 m dall’attuale confine stradale e trasmette elab. Planimetria con layout di impianto e percorso cavidotto MT con distanze da Strada Provinciale.
VISTA la nota prot. 73948 del 12.09.2022 con la quale il Proponente trasmette la seguente documentazione: Relazione verifica interferenze aeronautiche; Parere soprintendenza; Attestazione firma contratto registrato e trascritto; Report firma attestazione bancaria; Relazione ecologico-paesaggistica/pedo agronomica.
VISTA la nota prot. 73948 del 13.10.2022 con la quale il Proponente trasmette la seguente documentazione: Relazione di verifica idraulica e invarianza RS06REL0041S1; Scheda di sintesi RS06ADD0042A0.
VISTA la nota prot. 74671 del 13.10.2022 con la quale il Proponente trasmette l’istanza presentata al DRE – Serv. 3 autorizzazioni per l’avvio del Procedimento di AU ai sensi dell’art. 12, c. 3, del D.Lgs 387/03 e smi e del regolamento emanato con DPRS n. 48/2012.
VISTA la nota prot. 74671 del 13.10.2022 con la quale il DRE – Servizio 3 Autorizzazioni, comunica la procedibilità dell’istanza di autorizzazione ai sensi dell’art. 4 del regolamento emanato con DPRS n. 48/2012.
LETTI i seguenti elaborati trasmessi dal Proponente in riscontro alle criticità evidenziate nel PII n. 42/2020 del 09.09.2020: Elaborati sostituiti:
Tavola delle misure di mitigazione e compensazione - RS06AEG0031S2 Elaborati integrati:
Valutazione dei rischi di esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici - RS06AEG0037I1
Documento integravo e chiarimenti in risposta al Parere Istruttorio Intermedio C.T.S. n. 42/2020 - RS06AEG0038I1
Documentazione integrativa in risposta al parere intermedio Parere Istruttorio Intermedio C.T.S. N. 42/2020 del 09/09/20 - RS06IST0001I3
LETTO il verbale della 1° Conferenza di Servizi, prot n. 22103 del 01.04.2022:
Il Xxxx. Xxxxxxxxx (Ufficio del Genio Civile di Ragusa) comunica che con nota prot. n. 0047750 del 30/03/2022 l’Ufficio del Genio Civile di Ragusa U.O.3 ha richiesto alla Ditta proponente una relazione di compatibilità idraulica, uno studio sull’invarianza idraulica, relazione descrittiva della soluzione progettuale invarianza idraulica e idrologica, planimetria con ubicazione delle opere idrauliche e particolari costruttive, ai fini dell’espressione del parere di compatibilità geomorfologica. Inoltre, si chiede alla Xxxxx proponente se è acquisito il benestare al progetto da parte di E-distribuzione. L’Xxx. Xxxxxxxx (Proponente) riferisce che siamo in attesa della validazione da parte di E-distribuzione, e si trasmetteranno le integrazioni volontarie da parte della Società relative alla variazione del tracciato del cavidotto che percorrerà strada comunale e strada
provinciale, caricando le stesse sulla “sezione integrazioni” del Portale Ambientale. Si chiede un termine di 45 (quarantacinque) giorni dalla notifica del presente verbale, per trasmettere la documentazione integrativa richiesta dall’Ufficio del Genio Civile di Ragusa. Il Xxxx. Xxxxxxxxx prende atto di quanto dichiarato dalla Società proponente e rimane in attesa della suddetta documentazione integrativa.
La Dott. La Rosa (Servizio ! – DRA) chiede al progettista di illustrare in Conferenza le suddette variazioni del tracciato del cavidotto. Il Dott. Filibero (Poponente) mostra la tavola denominata FV19_SCRO01_EL17_REV00_IMPIANTO E CAVIDOTTO SU IGM - CTR - PRG – ORTOFOTO illustrando il nuovo tracciato del cavidotto interrato, che in particolare interesserà la strada comunale Via degli Atleti e in parte la xxxxxx xxxxxxxxxxx 00 xxxx xxxx xxxxxx xxxxxxxx Xxxxx Xxxxx. Pertanto, la Xxxxx chiede la sospensione dei termini della Conferenza di Servizi fino ad avventa presentazione delle integrazioni vidimate da E-distribuzione. Il Dott. Xxxxxxxxxx (Libero Consorzio Comunale di Ragusa) preso atto di quanto esposto dalla Ditta circa la variante del collegamento dell’impianto con la cabina dell’Enel, chiede che venga fornita ufficialmente questa modifica, al fine del rilascio del parere di competenza. Si invita la Ditta a dare avviso al Libero Consorzio Comunale di Ragusa dell’avventa pubblicazione sul Portale Ambientale delle suddette integrazioni progettuali.
La Dott. La Xxxx invita la Società proponente ad illustrare, in sintesi, le caratteristiche dell’impianto in esame e in relazione al P.I.I n. 42/2020 del 09/09/2020, e ritiene utile, a beneficio dei rappresentanti degli Enti e delle Amministrazioni coinvolte nel presente procedimento, riportare nel presente verbale le criticità/osservazioni emerse dall’analisi della documentazione e dallo Studio d’Impatto Ambientale da parte della C.T.S.. Il Dott. Filiberto con l’ausilio di slide descrive le caratteristiche tecniche dell’impianto fotovoltaico e le integrazioni prodotte in riscontro al P.I.I. n. 42/2021.
Il Dott. Bellaera (Comune di Santa Croce Camerina) comunica che è stato reso pubblico l’avviso presso l’Albo pretorio del Comune di Santa Camerina in data 27/01/2022 e non sono pervenute osservazioni da parte del pubblico. In merito al parere di compatibilità urbanista ci si riserva di esprimerlo in prossima Conferenza di Servizi.
Il Dott. Gerratana (ASP di Ragusa) rilascia parere favorevole dal punto di vista igienico sanitario con la condizione che i valori di esposizione ai campi elettromagnetici emessi dall’impianto ricadono entro i limiti previsti dal D.P.C.M. 08/07/2003 e fatte salve le norme di igiene e sicurezza sul lavoro.
LETTO il verbale della 2° Conferenza di Servizi, prot n. 65699 del 09.09.2022:
La Dott. La Rosa prende atto dell’assenza della Società Proponente, passa la parola alle amministrazione presenti ai lavori.
Il Perito industriale Xxxxxxx (TIM S.p.A.) esprime parere favorevole alla realizzazione del cavidotto interrato in quanto non interferisce con i propri impianti, i quali sono attualmente posizionati su palificazioni.
Il Dott. Xxxxxxxxxx il quale rende agli atti della Conferenza di Servizi e ne viene data lettura, della nota prot. n. 16856 del 02/09/2022 con la quale il Settore IV “Lavori Pubblici e infrastrutture” del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, relativamente al procedimento in esame, prescrive il rispetto della distanza dal confine stradale, ai sensi dell’art. 26 del
D.P.R. n. 495/1992, ovvero di 20 metri dall’attuale confine stradale, sia della fascia a verde che della recinzione dell’impianto fotovoltaico, nel tratto prospiciente la X.X. x. 00 Xxxxxx – Santa Croce Camerina. In merito all’elettrodotto, la Ditta è onerata prima dell’avvio dei lavori di presentare istanza al Servizio TOSAP del LCC di Ragusa per il rilascio della
necessario concessione per l’occupazione permanente demanio stradale della X.X. 00 Xxxxxx – Malavita – Santa Croce Camerina. Relativamente al rilascio del parere ambientale nell’ambito della procedura di V.I.A. ci si riserva di presentare il proprio parere entro il più breve tempo possibile.
L’Arch. Xxxxxxxxxx (responsabile III Dipartimento del Comune di Santa Croce Camerina) preliminarmente comunica che il Sindaco Arch. Xxxxxxxx Xxxxxxxxx non può partecipare ai lavori in quanto impegnato in altra attività amministrativa. L’Arch. Xxxxxxxxxx dichiara che la nuova amministrazione comunale, anche alla luce dell’elevato impatto che l’impianto ha nel territorio comunale necessita di avere un’interlocuzione con la Società proponente al fine della verifica degli importi e della tipologia delle opere di compensazione di natura ambientale e territoriale.
Alle ore 12:30 partecipa ai lavori della Conferenza di Servizi la Ditta Voltalia Italia s.r.l. e la Dott. La Xxxx riassume quanto precedente verbalizzato dall’avvio dei lavori.
L’Ing. Lucca (Proponente) comunica che successivamente alla prima Conferenza di Servizi la Società proponente ha acquisto i seguenti pareri, che rende in sede di Conferenza: validazione del progetto aggiornato al 31/05/2022 che prevede l’interramento del cavidotto per circa 900 metri su strada, da parte di e-distribuzione di cui all’atto amministrativo prot. n. p2148886 del 12/05/2022; nulla osta prot. n. 117713 del 02/09/2022 reso dal Ministero dello Sviluppo Economico, ai sensi degli art. 111 e seguenti del R.D. 1775/1933 e dell’art. 56 del D.Lgs. n. 207/2021.
La Dott. Brioschi (Proponente) in merito alla richiesta del Comune di Santa Croce Camerina si conferma la pianificazione di un incontro nei prossimi 15 (quindici) giorni con il Comune per la definizione del piano d’intervento socio-economico- ambientale di accompagnamento del progetto.
La Dott. La Rosa preso atto che in data 31/05/2022 il Proponente ha presentato una modica progettuale inerente la posizione del cavidotto da aereo a interrato, ritiene che la Ditta proponente presenti un nuovo avviso al pubblico, ai sensi del comma 5 dell’art. 27-bis del D.Lgs. n. 152/2006, da pubblicare a cura di questa Autorità competente, per la metà dei termini di cui al comma 4 dell’art. 27-bis del citato D.Lgs. 152/2006. Inoltre invita gli Enti interessati nel procedimento ad aggiornare il parere precedentemente espresso, in particolare si invita la Soprintendenza per i BB.CC.AA. di Ragusa a riconfermare il parere precedentemente espresso con nota prot. 12855 del 22/12/2021. Infine, si invita il Servizio 3 “Autorizzazioni” del Dipartimento Regionale Energia a comunicare la procedibilità dell’istanza di Autorizzazione Unica ex art. 12 del D.Lgs. n. 387/2003.
LETTO il verbale della 3° Conferenza di Servizi, prot n. 77294 del 25.10.2022:
L’Arch. Xxxxxxxxxx (Responsabile III Dipartimento del Comune di Santa Croce Camerina) in ordine al procedimento comunica che non è possibile esprimere parere in quanto sarà l’amministrazione comunale a trasmettere con proprio documentale parere in ordine all’istanza alla Società Voltalia s.r.l. entro 15 (quindici) giorni dalla notifica del presente verbale. La Dott. Brioschi (Proponente) conferma quanto già comunicato al Comune di Santa Croce Camerina rispetto al riconoscimento della necessità della realizzazione delle opere compensatorie nella misura prevista dalla legge, per la cui quantificazione è necessario conoscere le condizioni di vendita dell’energia. La Società ha chiesto e sollecita il Comune ad inviare una proposta di opere compensatorie, al fine di sottoscrivere apposita convenzione, come richiesta dal Comune. La Dott. La Rosa chiede al Comune di Santa Croce Camerina, se è stata data opportuna informazione dell’avvenuta
pubblicazione presso il proprio albo pretorio comunale. L’Arch. Xxxxxxxxxx a seguito di informazioni avute per le vie brevi con l’Ufficio del messo comunale che cura le pubblicazioni in albo pretorio, rappresenta che a seguito di comunicazione prot.
n. 73207 del 10/10/2022 del Servizio 1 di questo Dipartimento, è stato pubblicato il nuovo avviso in data 10/10/2022, con scadenza in data 25/10/2022, di cui al numero di pubblicazione prot. n. 2325. Ci si riserva di trasmettere relata di avvenuta pubblicazione alla scadenza dei suddetti termini.
Il geom. Xxxxxxxxx rappresenta che al fine dell’espressione del parere di competenza da parte dell’Ufficio del Genio Civile di Ragusa, è stata richiesta documentazione integrativa di cui alla nota prot. n. 121434 del 07/09/2022, alla quale la Società ha dato riscontro in data 13/10/2022. Tenuto conto del breve tempo intercorso dal ricevimento della documentazione integrativa, l’Ufficio del Genio Civile di Ragusa si riserva entro 15 (quindici) giorni, di esprimere il proprio parere sulle linee elettriche ai sensi del R.D. 1775/1933 previa istruttoria ai sensi dell’art. 15 L.R. n. 16/16 (ex art. 13 Legge n. 64/74), secondo le disposizioni del Dirigente Generale del DRT di cui alla nota prot. n. 103963 del 19/07/2022. La Dott. La Rosa preso atto di quanto rappresentato dall’Ufficio del Genio Civile di Ragusa, rappresenta che il presente verbale verrà inviato anche al Dipartimento Regionale Tecnico per gli aspetti di competenza del Servizio 10 (Sicilia Orientale – prov. Catania, Messina, Siracusa, Ragusa e Enna).
Il Presidente, per tutto quanto emerso in sede di Conferenza di Servizi e preso atto dei pareri acquisiti, considerato che non sono ancora scaduti i termini di pubblicazione del nuovo avviso al pubblico, presso l’albo pretorio del Comune di Santa Croce Camerina, di cui alla comunicazione di questo Dipartimento prot. n. 73207 del 10/10/2022, e che ai fini dell’adozione del provvedimento di V.I.A. per il progetto in esame, ad oggi non sono stati resi, il parere del Comune di Santa Croce Camerina, il parere dell’Ufficio del Genio Civile di Ragusa, il parere dell’Autorità di Xxxxxx, il parere di ARPA Sicilia, i lavori della quarta Conferenza di Servizi vengono aggiornati al 07 novembre alle ore 10:30, la cui data sarà in ogni caso notificata in uno al verbale dell’odierna Conferenza di Servizi.
CONSIDERATO che sono pervenuti i seguenti pareri favorevoli/nulla osta alla realizzazione delle opere:
Società Snam Rete Gas, nulla osta prot. n. DI.SIC/RU/159/PUZ EAM 18897 del 25/05/2020, in quanto le opere ed i lavori di che trattasi non interferiscono con impianti di proprietà della scrivente Società.
Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nulla osta prot. n. 12628/RU del 25/05/2020 rilasciato, limitatamente a quanto previsto ai sensi del Titolo II del D.Lgs. n. 504/95.
Società R.F.I. S.p.A, nulla osta prot. n. RFI-DPR-DTP_XX.XXX/A0011\P\2020\0004575 del 25/08/2020.
Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Ragusa, nota prot. n. 42286 del 27/05/2020 con la quale si comunica che il sito interessato dall’impianto fotovoltaico denominato “SCR01” non rientra in aree sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/1923.
Dipartimento Regionale dell’Energia - Servizio 8 - Ufficio Regionale per gli Idrocarburi e la Geotermia, prot. DRA n. 81219 del 01/12/2021, N.O. in quanto non è emersa alcuna interferenza con attività relative a titoli minerari
per la ricerca o la coltivazione di Idrocarburi e risorse geotermiche di competenza dello scrivente Servizio; In relazione a quanto sopra questo Ufficio - fatti salvi i vincoli e gli obblighi derivanti da ogni altra disposizione di legge e senza pregiudizio alcuno per eventuali diritti di terzi - comunica, per quanto attiene ai soli aspetti minerari relativi ad attività di estrazione, ai sensi e per gli effetti degli art. 112 e 120 del R.D. 11.12.1933, n.1775, il proprio nulla osta alla richiesta in argomento, con la prescrizione di richiedere a Snam Rete Gas S.p.A. il preliminare nulla-osta ai lavori, in relazione all'eventuale presenza di metanodotti.
Soprintendenza per i BB.CC.AA. di Ragusa - U.03 Sezione per i beni paesaggistici e demoetnoantropologici, nota prot. n. 87475 del 29/12/2021, con la quale, verificato che l’impianto non ricade in zona soggetta a Vincolo Paesaggistico diretto, richiamato il parere prot. n. 12470 del 14/12/2021 rilasciato, ai sensi dell’art. 25 del D.Lgs. n. 50/2016, dalla “Sezione per i Beni Archeologici”, ha rilasciato parere favorevole, ai sensi dell’art. 146 del D.Lgs. n. 42/2004.
DRE - Servizio X – Attività Tecniche e Risorse Minerarie, nota prot. n. 6118 del 02/02/2022, nulla osta, ai sensi e per gli effetti degli artt. 112 e 120 del R.D. 1775/1933, per i soli aspetti minerari relativi.
Comando Marittimo Sicilia - Sezione Demanio, nota prot. n. 11155 del 24/02/2022, con la quale ha rilasciato, per quanto di competenza e relativamente ai soli aspetti di natura demaniale, il nulla osta alla realizzazione dell’opera di cui in oggetto.
Società Anas S.p.A., nulla osta prot. n. 0192402 del 25/03/2022 in quanto non interferiscono con la viabilità statale di competenza della scrivente Società.
Agenzia del Demanio, nota prot. n. 20592 del 28/03/2022, con la quale ha comunicato che non sono dovute determinazioni in quanto il tracciato dell’opera in progetto, non attraversa immobili gestiti da questa Amministrazione.
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ragusa, nota prot. n. 3574 del 30/03/2022, l’impanato fotovoltaico non rientra tra le attività soggette alle norme di prevenzione incendi elencate nel D.P.R. 151/2011.
E-distribuzione, validazione del progetto aggiornato al 31/05/2022 che prevede l’interramento del cavidotto per circa 900 metri su strada di cui all’atto amministrativo prot. n. p2148886 del 12/05/2022.
ASP di Ragusa, parere favorevole rilasciato in sede di 1°CdS, dal punto di vista igienico sanitario con la condizione che i valori di esposizione ai campi elettromagnetici emessi dall’impianto ricadono entro i limiti previsti dal D.P.C.M. 08/07/2003 e fatte salve le norme di igiene e sicurezza sul lavoro.
XXX X.x.X., parere favorevole rilasciato in sede di 2°CdS, alla realizzazione del cavidotto interrato in quanto non interferisce con i propri impianti, i quali sono attualmente posizionati su palificazioni.
Ministero dello Sviluppo Economico, nota prot. n. 63986 del 02/09/2022, nulla osta, ai sensi degli art. 111 e seguenti del R.D. 1775/1933 e dell’art. 56 del D.Lgs. n. 207/2021, trasmessa con nota prot. n. 117736 del 02/09/2022.
Soprintendenza per i BB.CC.AA. di Ragusa - U.03 Sezione per i beni paesaggistici e demoetnoantropologici, nota prot. n. 71678 del 04/10/2022, con la quale, verificato che l’impianto non ricade in zona soggetta a Vincolo Paesaggistico diretto, richiamato il parere prot. n. 12470 del 14/12/2021 rilasciato, ai sensi dell’art. 25 del D.Lgs. n. 50/2016, dalla “Sezione per i Beni Archeologici”, ha rilasciato parere favorevole, ai sensi dell’art. 146 del D.Lgs. n. 42/2004 con le seguenti prescrizioni: a) Parere Paesaggistico: si autorizza e rimane valido il parere espresso con il
N.O. prot. n. 12855/U.O.03 del 22/12/2021 della Sezione per i Beni Paesaggistici di questa Soprintendenza; b) Parere archeologico: premesso che per detto impianto è stato rilasciato da questa Soprintendenza N.O. prot. n. 12855/U.O.03 del 22/12/2021 comprensivo delle prescrizioni in materia di tutela archeoologica di cui all'art. 25 del D.Lgs 50/2016, verificato il nuovo percorso del cavidotto proposto in variante a quello autorizzato col predetto N.O., per quanto alla tutela archeoloogica, si ritiene che per la realizzazione dello stesso dovrà essere garantita dalla ditta e a suo carico la costante presenza di un archeologo qualificato come al summenzionato art. 25 del D.Lgs 50/2016 che sovrintenda a tutte le attività di escavazione del cavidotto su strada interpoderale al di fuori delle strade comunali e/o provinciali fino al tratto in corrispondenza dello stadio comunale di Santa Croce Camerina. Per le modalità di escavazione di detto tratto di cavidotto si fa espresso divieto dell'uso della catenaria.
Libero Consorzio Comunale di Ragusa, nota prot. n. 75262 del 13.09.2022, parere favorevole a condizione che: 1. Vengano acquisiti tutti gli altri pareri e/o nulla osta previsti per legge; 2. La ditta dovrà porre in atto quanto esposto in tutti gli elaborati progettuali presentati; 3. Si faccia particolare attenzione all’inserimento dell’impianto nel paesaggio ed alla protezione dell’ambiente; 4. Sia precluso ogni impatto di qualsiasi natura prodotto eventualmente dall’installazione e dall’esercizio dell’impianto anche in relazione alla dislocazione dei pannelli, con particolare riferimento all’avifauna e/o protetta e siano mantenuti libero da ingombri i previsti passaggi per il transito della fauna selvatica locale; 5. Sia in fase di cantiere che di esercizio dell’impianto tutti i rifiuti dovranno essere stoccati secondo i limiti quantitativi e temporali stabiliti dalle norme vigenti, trasportati da aziende autorizzate per le specifiche categorie, smaltiti o recuperati presso impianti autorizzati. I rifiuti generati in fase di realizzazione dell’impianto (cantiere edile) e dalla dismisione dell’impianto dovranno seguire il trattamento previsto dalla normativa vigente e futura; 6. In fase di esecuzione lavori sia rispettato quanto previsto dal D.P.R. n. 120 del 13/06/2017 “Regolamento recante la disciplina semplificata della gestione delle terre e rocce da scavo”; 7. L’intervento, sia realizzato con l’adozione di specifiche cautele operative e di controllo e siano rigorosamente rispettate le norme tecniche vigenti e i limiti dimensionali previsti negli elaborati progettuali; 8. Il proponente metta in essere quanto esposto nello studio di impatto ambientale; 9. Nel periodo di esercizio dell’impianto la ditta dovrà assicurare il mantenimento dell’efficienza funzionale della barriera arborea con il ripristino delle eventuali fallanze delle essenze arboree presenti, in maniera di assicurare una costante opera di mitigazione degli impatti negativi sulle componenti paesaggio; 10. La recinzione e la fascia a verde dell’impianto fotovoltaico devono essere attestate a 20 mt. dall’attuale confine stradale della S.P.20 Comiso – Santa Croce Camerina; 11. Al riguardo dell’occupazione del demanio stradale di proprietà/competenza del Libero Consorzio Comunale di Ragusa, collegamento tra la I.F. e la cabina AT/MT Santa Croce Camerina, la ditta è onerata dal presentare, al servizio TOSAP dell’Ente, apposita istanza per il rilascio del provvedimento concessorio per l’occupazione permanente del demanio stradale provinciale n.60 Ragusa–Malavita–Santa Croce Camerina, sulla base lella modulistica liberamente scaricabile dal sito LCC di Ragusa.
Ministero dello Sviluppo Economico, nota prot. n. 75262 del 17.10.2022, remissione nulla osta alla costruzione.
Società Snam Rete Gas, nota prot. n. 77925 del 26.10.2022, nulla osta in quanto le opere ed i lavori di che trattasi non interferiscono con impianti di proprietà della scrivente Società.
ARPA Sicilia, nota prot. n. 80418 del 07.11.2022, considerato che:
è stata svolta l’istruttoria di competenza della U.O.S. Bonifiche di questa Agenzia inerente alla gestione delle terre e rocce da scavo ed è stata trasmessa la relazione istruttoria con nota Arpa prot. n. 16922/2022; sulla base della stessa è emerso che “il Documento “PIANO DI UTILIZZAZIONE TERRE E ROCCE DA SCAVO” (FV19_SCRO01_EL35_REV00 - Dicembre 2019), rappresenta solo l’enunciato della parte iniziale del DPR 120/2017 si ritiene quindi che la Documentazione trasmessa, limitatamente agli aspetti sottesi dal DPR 120/2017, non sia valutabile e conseguentemente si esprime Parere negativo
in relazione alla compatibilità acustica ed elettromagnetica del progetto, è stata svolta l’istruttoria di competenza della U.O.C. Agenti Fisici ed emesso il parere prot. n. 69733/2020 che si allega alla presente, dal quale è emerso quanto segue: “considerato che l’interesse di questa Agenzia è rivolto alla verifica costante dei livelli di campo elettromagnetico rispetto all’esposizione umana, nonché allo studio di tutte le sorgenti emissive finalizzato alla minimizzazione dell’esposizione delle persone del pubblico; fatta salva la fede di quanto dichiarato dal richiedente; mantenendo inalterata la situazione urbanistica nella zona circostante l'insediamento in oggetto e, in particolare, in caso di variazione della dislocazione territoriale di altri impianti trasmittenti e/o di costruzioni/ampliamenti dell'edificato circostante, la corrispondenza tra lo stato dei luoghi e le caratteristiche elettromagnetiche delle installazioni necessiterà di rivalutazione; viste le dichiarazioni del Legale Rappresentante e del professionista incaricato che attestano il rispetto dei limiti previsti dalla normativa; preso atto delle conclusioni dell’istruttoria tecnica agli atti di questa UOS; esaminata la documentazione allegata alla richiesta in parola e in particolare gli elaborati, dai quali si evincono il percorso dell’elettrodotto e le caratteristiche dell’elettrodotto e della Relazione generale dal quale si evince che i cavi utilizzati per gli elettrodotti di consegna sono del tipo elicordato tripolare ad elica. si esprime il seguente parere: il progetto è compatibile con i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità, stabiliti in relazione alla legge 22 febbraio 2001, n. 36, e relativi provvedimenti di attuazione, in quanto, essendo gli elettrodotti utilizzati per la consegna, in media tensione, ai sensi del D.M 29 Maggio 2008 par. 3.1 essi sono esclusi dalla metodologia di calcolo delle fasce di rispetto in quanto le fasce associabili hanno ampiezza ridotta, inferiori alle distanze previste dal Decreto Interministeriale n. 449/88 e dal decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 16 gennaio 1991.
per quanto riguarda il rumore si possono identificare 3 fasi dell'attività: realizzazione, esercizio e dismissione. I macchinari installati non producono immissione di rumore significative nell'ambiente esterno. Le fasi di realizzazione e dismissione comportano l'utilizzo di macchinari rumorosi ma non è stata prodotta alcuna Valutazione Previsionale d’Impatto Acustico per le opere di cantiere. La Legge 447/95 assegna la competenza della valutazione dell’impatto acustico ai comuni, pertanto, in assenza di una valutazione previsionale del rumore
prodotto nelle fasi di cantiere basata su adeguato modello di simulazione e di verifica dei livelli di rumore ante operam, si può desumere che il Comune intenda autorizzare in deroga tali lavori.
Inoltre, si rappresenta che: relativamente alla gestione delle acque meteoriche, per le quali non sono previste canalizzazioni, laddove si dovesse configurare uno scarico su matrici ambientali, lo stesso dovrà essere gestito sulla base della normativa di settore e dovrà essere autorizzato dal Soggetto Competente in relazione al destino dello scarico; in relazione ad invasi e corsi d‘acqua eventualmente presenti nell’area di progetto, si chiede il mantenimento dello stato idrogeologico degli stessi, verificando possibili fenomeni di interrimento del fondale.
si prende atto dell’utilizzo di trasformatori isolati in resina e non ad olio e che, pertanto, non saranno ritenuti necessari impianti di disoleazione.
durante le fasi di cantiere, di vita e dismissione dell’impianto, dovranno essere messe in atto specifiche misure operative di prevenzione al fine di evitare la contaminazione delle matrici ambientali a seguito di sversamenti accidentali di qualsiasi sostanza inquinante, in particolare, eventuali olii e liquidi utilizzati nella gestione delle fasi sopra citate; al fine di evitare il propagarsi di incendi dall’esterno verso l’area dell’impianto, si raccomanda la realizzazione delle adeguate misure atte a contenere i rischi legati al possibile verificarsi di tali eventi; non dovranno essere utilizzate sostanze nocive ed inquinanti nei processi di lavaggio delle apparecchiature/pannelli; in relazione all’ eventuale utilizzo di prodotti chimici, durante le differenti fasi di lavorazione, andranno prodotte le schede di sicurezza degli stessi; in relazione ai rifiuti prodotti, ex ante, in corso d’opera, ex post, gli stessi dovranno essere debitamente inviati a impianti di recupero e/o smaltimento autorizzati in conformità con la normativa di settore; particolare attenzione andrà posta durante le fasi di smaltimento a fine vita impianto; per ciò che riguarda gli aspetti colturali, non dovrà essere previsto l’uso di concimi e diserbanti;
vista la “Relazione sulla dismissione dell’impianto” Rev. 00-dicembre 2019, dovrà essere garantito a fine vita impianto, il completo ripristino ambientale dell’area in oggetto sottoposta a modifica a seguito della installazione delle componenti dell’impianto; in particolare, un utile riferimento è rappresentato dalle Linee Guida ISPRA 65.2/2010 “Il trattamento dei suoli nei ripristini ambientali legati alle infrastrutture”; il Piano sopra citato dovrà essere eventualmente integrato sulla base delle Linee Guida di indirizzo; inoltre, laddove possibile, andrà prevista una verifica, anche prima del fine vita impianto, finalizzata al mantenimento/miglioramento delle caratteriste agronomiche dei suoli a seguito delle attività fotovoltaiche previste dal progetto (anche in riferimento ai Punti 3 e 4 del parere della CTS); in relazione alla variazione dei coefficienti di deflusso generata dai campi fotovoltaici, si chiede al proponente di operare una classificazione delle acque meteoriche ai sensi dell’art. 39 del Capo IV del Decreto del Presidente della Provincia Xxxxxxxx xx Xxxxxxx X. 0 del 21 gennaio 2008, al fine di poter valutare la soluzione progettuale prevista, anche in relazione all’ottemperanza di eventuali dispositivi normativi vigenti.
In merito al Progetto di monitoraggio ambientale - PMA, richiesto dalla normativa vigente in materia di VIA- art.22 D.Lgs. n. 152/06, integrato dalla Ditta in riscontro al parere intermedio della C.T.S. - Piano di gestione e monitoraggio – Dicembre 2019, per ciò che attiene il monitoraggio delle matrici ambientali e per gli aspetti inerenti
la gestione dei rifiuti, si propone di integrare del Progetto sulla base di quanto di seguito evidenziato: stante che l’area di progetto ricade all’interno del Bacino idrogeologico Iblei - Piana di Gela nell’ambito del Corpo idrico Piana di Vittoria, ai fini del monitoraggio della matrice acque, non contemplato all’interno del PMA, si rimanda ai contenuti di cui al documento di indirizzo “Le Linee Guida sul Monitoraggio Ambientale delle opere sottoposte alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, in particolare, agli indirizzi metodologici specifici per l’Ambiente Idrico, Capitolo 6.2, Rev 1 del 17/06/2015, nonché al documento relativo alla proposta metodologica per l’ambiente idrico superficiale (X. Xxxxxxxxxx; A. Cacciuni) – ISPRA 2018; in relazione della matrice “suolo”, non inserita all’interno del PMA, si rimanda come utile riferimento di indirizzo ai fini del monitoraggio della stessa, al Documento dalla Direzione Agricoltura della Regione Piemonte "Linee guida per il monitoraggio del suolo su superfici agricole destinate ad impianti fotovoltaici a terra"; in relazione al monitoraggio della matrice atmosfera, non inserito all’interno del Progetto, si propone di prevedere come requisiti minimi una campagna di monitoraggio ante-operam di due settimane per il parametro PM10, nonché degli altri parametri ascrivibili al traffico veicolare (NOx, PM10, PM2,5, CO, Benzene), da ripetersi trimestralmente in fase di corso d’opera, in concomitanza con le attività di cantiere; le stesse misurazioni andranno estese al primo anno della fase di post-operam con campagne di due settimane ogni tre mesi; le informazioni relative alle caratteristiche pedologiche, utili alla definizione di indicatori dei principali fenomeni di degrado e funzionalità dei suoli stessi, andranno integrate all’interno del P.M.A.; per ciò che attiene alla gestione della componente agronomica, andranno inserite all’interno del P.M.A. le informazioni relative alle cure colturali e di manutenzione del verde inerenti, nonché relative alle attività di mitigazione richieste all’interno del parere della CTS; il monitoraggio inerente agli “Agenti fisici”, dovrà essere coerente con quanto previsto all’interno del sopra citato parere n. 69733/2020 emesso per competenza dalla U.O.C. Agenti Fisici di questa Agenzia; andrà integrata all’interno del Piano la planimetria, eventualmente aggiornata, che riporti i punti di monitoraggio per ogni matrice ambientale; potranno essere tralciate dal Progetto di monitoraggio, le informazioni di natura gestionale - MODALITÀ DI GESTIONE E MONITORAGGIO TECNICO; la relazione inerente i risultati delle analisi effettuate durante il monitoraggio ambientale, andrà inoltrata, oltre che ad ARPA Sicilia, UOC Attività produttive - Area Orientale, anche all’Autorità Competente al rilascio dell’autorizzazione di cui in oggetto; nell’ambito dell’analisi di coerenza e compatibilità con altri Piani di Monitoraggio Ambientale approvati in sede di procedure VAS di Piani e Programmi vigenti nell’area di intervento, si auspica che eventuali prescrizioni ambientali, qualora esistenti, costituiscano la base di partenza del P.M.A. del progetto in esame, in aggiunta alle misure specifiche per l’intervento progettuale proposto; il Progetto di Monitoraggio Ambientale dovrà essere aggiornato ed integrato nel caso in cui, a seguito dell’emissione del provvedimento di compatibilità ambientale, sussistano modifiche a ciò che attiene al monitoraggio delle matrici ambientali individuate ai fini dello stesso.
Infine, in relazione al sopracitato parere prot. n. 69733/2020 espresso dal servizio specialistico di questa Agenzia ed allegato alla presente; si pone all’attenzione del Comune che legge per conoscenza, tutto ciò che attiene alla tematica “rumore”.
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
CONSIDERATO che il Proponente ha fornito una descrizione dei rapporti di coerenza del progetto con i seguenti atti di pianificazione e programmazione:
Piano Regolatore del Comune di Santa Croce Camerina (RG) approvato con X.X. xx 000/0000. Xx particelle censite al foglio 8 n. 13, 46, 48, 67 e 86 ricadono parzialmente in zona E2 “zona agricola di tutela del paesaggio agrario”; le particelle censite al foglio 8 n. 11, 14, 15 e 16 ricadono totalmente in zona E2 “zona agricola di tutela del paesaggio agrario”; le particelle censite al foglio 8 n. 48, 67 e 86 ricadono parzialmente e le particelle n. 49, 97, 98, 99, 100, 103 e 294 totalmente in zona E5 “zona di tutela al margine dei valloni”; le particelle censite al foglio 8 n. 13 e 46 ricadono parzialmente e la particella n. 80 totalmente in zona D3 “zona per attività produttive”.
Piano Territoriale Paesistico Regionale - il progetto ricade nell’Ambito Territoriale 17 - “Area dei rilievi e del tavolato ibleo”.
Piano Paesaggistico Territoriale Regionale della Provincia di Ragusa – approvato con D.A. n. 1346/2010 e n. 32/GAB/18. Come si evince anche dal certificato di Destinazione Urbanistica rilasciato dal Comune di Santa Croce Camerina (RG) n. 12/2019 del 27/03/2019, l’impianto in progetto non ricade in aree soggette a prescrizioni e pertanto le particelle ricadenti in zona E5 del PRG non sono soggette a vincolo ambientale. L’area risulta interessata dal PL06.
Piano per l’Assetto Idrogeologico della Regione Sicilia (P.A.I.) – l’impianto ricade all’interno del Bacino Idrografico del Fiume Ippari (080) ed aree comprese tra il bacino del F. Acate – Dirillo (079) e il bacino del F. Irminio (081).
Rete Natura 2000 - da un’analisi delle cartografie disponibili sul sito della Regione Siciliana (xxxx://xxx.xxxx.xxxxxxx.xxxxxxx.xx/xxxxxxxxxxxx/xxxxxxx.xxxx) è stato possibile evidenziare che il progetto ricade a circa 4,0 km dal SIC ITA080004 “Punta Braccetto" e circa 3 km dal SIC ITA080006 “Cava Randello".
Zonizzazione sismica - Il comune di Santa Croce Camerina ricade interamente in zona sismica 2 ovvero ricade in una zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi forti terremoti.
CONSIDERATO che a detta del Proponente l’opera in progetto risulta coerente con gli strumenti di pianificazione territoriale e settoriale e con il sistema dei vincoli paesistico – ambientali.
CONSIDERATO che l’area ove sarà realizzato l’impianto fotovoltaico in progetto a detta del Proponente:
non ricade all’interno di alcun ambito di tutela o è sottoposta a particolare regime di vincolo indicati negli strumenti di Pianificazione Territoriale e Settoriale;
non ricade in aree sottoposte a vincolo, ai sensi del D.Lgs. n°42 del 22/01/2004 recante il “Codice dei Beni Culturali ed ambientali”;
ricade all’interno del Bacino Idrografico del Bacino Idrografico del Fiume Ippari (080) ed aree comprese tra il bacino del
F. Acate – Dirillo (079) e il bacino del F. Irminio (081), in particolare il sito d’installazione dell’impianto fotovoltaico
non è compreso all’interno delle zone perimetrate nel P.A.I. a rischio frana o di dissesto geomorfologico, nonché all’interno delle zone perimetrate a rischio idraulico;
non presenta elementi di contrasto con le indicazioni del P.R.G. del Comune di Santa Croce Camerina; l’impianto fotovoltaico in oggetto ricade infatti in Zona “E2”: zona agricola di tutela del paesaggio agrario e Zona “E5”: zona di tutela dei margini dei valloni.
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
RILEVATO dalla documentazione progettuale sopra indicata si rileva quanto segue:
LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Il progetto presentato dalla Ditta Voltalia Italia srl prevede la realizzazione di un impianto FV da 10.330,32 kWp e delle opere necessarie per la connessione alla rete elettrica e delle opere accessorie necessarie alla costruzione ed esercizio dello stesso. L’impianto sarà ubicato in x.xx Xxxxxxx, Xxxxxx xx Xxxxx Xxxxx Xxxxxxxx (XX), su terreno agricolo distinto in catasto al foglio n. 8 p.lle 11/ 13/ 14/ 15/ 16/ 46/ 48/ 49/ 64/ 80 /86/ 97/ 98/ 99/ 100/ 103/ e 294. La superficie totale disponibile è di circa 20,75 ettari. Le installazioni e i componenti del progetto interesseranno invece una porzione pari a circa 14,25 ettari.
INQUADRAMENTO PROGETTUALE
L’impianto fotovoltaico sarà costituito complessivamente da n° 23.478 moduli, suddivisivi in stringhe di 26 moduli ciascuna, per una potenza nominale complessiva dell’impianto di 10.330,32 kWp ed una potenza di immissione in rete di 7.800 kW. I moduli fotovoltaici saranno in silicio monocristallino, con una potenza di picco di 440 W e delle dimensioni pari a 2115 x 1052 x 40 mm, per una superficie totale captante di circa 52.238 mq. Gli stessi saranno disposti secondo gruppi di file parallele sul terreno, con una distanza tra le file calcolata in modo che l’ombra della fila antistante non interessi la fila retrostante per inclinazione del sole sull’orizzonte pari o superiore a quella che si verifica a mezzogiorno del solstizio d’inverno nella particolare località. Saranno previste strutture di 2 file di moduli, in particolare verranno installate 451 strutture da 26+26 moduli e 1 struttura da 13+13 moduli. I moduli che costituiscono il generatore fotovoltaico saranno istallati su strutture con telai in alluminio adeguatamente dimensionati e ancorati al terreno con un sistema di vitoni, in acciaio zincato a caldo, infissi nel terreno. Nell’impianto saranno presenti:
- N. 5 cabine di trasformazione: cabine prefabbricate da 14000x2550x2610 mm. Al loro interno saranno installate: Trasformatore MT/BT; Quadro media tensione; Trasformatore ausiliario; Quadri BT; inverter.
- N. 1 cabina consegna e misure: cabina prefabbricata da 6700x2500x2610 mm secondo specifiche di e-Distribuzione mod. DG2092 tipo A Ed. 03 settembre 2016. La cabina sarà predisposta come richiesto dall’omologazione di e-Distribuzione, incluso il basamento prefabbricato; al suo interno saranno installate le seguenti apparecchiature principali: Vano Distributore: QMT e-Distribuzione; Vano Misure: contatore bidirezionale per la misura dell’energia scambiata.
- N. 1 cabina utente: cabina prefabbricata da 7000x2500x2610 mm. Al suo interno saranno installate le seguenti apparecchiature principali: Vano Utente: QMT Utente, Quadro Servizi Ausiliari, UPS.
- N. 1 cabina Control Room: cabina prefabbricata da 14000x2550x2610 mm.
La tipologia delle apparecchiature, in particolare la taglia dell’inverter e del trasformatore sarà in accordo a quanto indicato negli elaborati allegati al progetto, in conformità al dimensionamento dell’impianto. Gli inverter utilizzati saranno del tipo Huawei SUN2000 185TKL, collegati a 5 trasformatori da 2000 kVA BT/MT. I collegamenti elettrici sia della sezione in continua che della sezione in alternata avverranno tramite cavidotti in tubo o in percorsi cavi direttamente interrati.
I moduli utilizzati sono prodotti dalla Longi Solar ed in particolare sarà utilizzato il modello LR4-72HPH con potenza nominale di 440 Wp con celle fotovoltaiche in Silicio Monocristallino. Tutti i moduli sono certificati secondo la norma CEI EN 61215 e IEC 61370, sono marchiati CE, e sono testati e certificati in classe I in base alla UNI 9177.
Si prevederà di utilizzare:
- per 47 inverter: n.1 quadro di campo per ogni inverter per 18 stringhe in ingresso e 9 stringhe in uscita con fusibili di protezione sia sul positivo che sul negativo e sezionatori;
- per 3 inverter: n.1 quadro di campo per ogni inverter per 14 stringhe in ingresso e 7 stringhe in uscita con fusibili di protezione sia sul positivo che sul negativo e sezionatori;
per 1 inverter: n.1 quadro di campo per 15 stringhe in ingresso e 8 stringhe in uscita con fusibili di protezione sia sul positivo che sul negativo e sezionatori;
Ogni stringa sarà composta da 26 moduli collegati in serie.
Il progetto prevede l’installazione di N.5 trasformatori con potenza nominale ciascuno di 2000 kVA.
OPERE CIVILI
In primo luogo, verrà effettuata la fase di sistemazione preliminare del terreno su cui verrà installato l’impianto, al fine di garantire una buona praticabilità e stabilità delle strutture successivamente posizionate. Le altre opere civili opere previste sono per la viabilità interna, che interessa buona parte del perimetro della recinzione e le aree occupate dalle cabine di trasformazione di consegna, e gli spazi per parcheggio per le autovetture; entrambe le opere saranno realizzate semplicemente con materiale del sito appositamente compattato mediante rullatura in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale e nel rispetto della tipologia esistente. L’accesso all’impianto dalla strada principale attraverso un cancello a battente con apertura netta di 5m che è arretrato di una distanza circa pari alla sua larghezza. L’area di impianto sarà recintata con una griglia plastificata alta 2m caratterizzata da una maglia di mesh 5x5cm in modo da garantire le sicurezze previste a norma di legge; lungo la stessa recinzione verranno previsti delle aree di flusso della fauna, coincidenti con i possibili corridoi ecologici, ad esempio in prossimità di impluvi d’acqua, in modo da garantire la naturale mobilità. Xxxxx
zona sud-est dell’impianto è presente un altro cancello a battente con apertura netta di 5m che permette di raggiungere la cabina di consegna posiziona da Enel Distribuzione. I moduli fotovoltaici saranno istallati su strutture con telai in alluminio adeguatamente dimensionati e ancorati al terreno con un sistema di vitoni, in acciaio zincato a caldo, infissi nel terreno. Le strutture saranno realizzate montando profili speciali in alluminio, imbullonati mediante staffe e pezzi speciali. Le travi portanti orizzontali, posate su longheroni agganciati direttamente ai sostegni verticali, formeranno i piani inclinati per l'appoggio dei moduli. I 23.418 moduli saranno installati su: 451 strutture composte da due file sovrapposte ognuna formata da 26 moduli (26+26); 1 struttura composte da due file sovrapposte ognuna formata da 13 moduli (13+13). Grazie al suddetto sistema non è prevista alcuna cementificazione per l’ancoraggio a terra e pertanto ne consegue che la fase di decommissioning sia estremamente facilitata e limitata alla semplice dismissione dei singoli moduli, tali da poterli classificare come “retrofit”. Le apparecchiature di sistema saranno installate in vani tecnici dedicati, che saranno realizzati con elementi componibili prefabbricati in cemento armato vibrato, tali da garantire pareti interne lisce e senza nervature e una superficie interna costante lungo tutte le sezioni orizzontali come indicato nelle tavole allegate. Il calcestruzzo utilizzato per la realizzazione degli elementi costituenti il manufatto sarà additivato con idonei fluidificanti - impermeabilizzanti al fine di ottenere adeguata protezione contro le infiltrazioni d'acqua per capillarità; il fondo verrà realizzato in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa per garantire una coibentazione termica che riduce gli effetti derivanti dal fenomeno della parete fredda (formazione di condensa).
SISTEMA DI SICUREZZA
Lungo tutto il perimetro dell’impianto è prevista l’installazione di un sistema di videosorveglianza le cui telecamere saranno disposte a una distanza l’una dall’altra di 60-80 metri. Al fine di garantire la sicurezza il sistema sarà in funzione 24h/24h grazie all’impiego di faretti all’infrarosso e all’uso di telecamere con filtro IR a rimozione meccanica che permettono il funzionamento notturno. Inoltre, verrà installato un impianto antintrusione con barriere a microonde in grado di garantire un elevato grado di rilevazione ed un minimo rischio di falsi allarmi. Anche i locali ospitanti le apparecchiature del sistema di sicurezza saranno protetti con un opportuno sistema antintrusione costituito da sensori volumetrici a doppia tecnologia e contatti magnetici sui serramenti. Il sito sarà dotato di illuminazione a LED collegata al sistema di allarme al fine di garantirne l’accensione in caso di allarme.
SISTEMA DI COMUNICAZIONE
L’impianto sarà dotato dei seguenti sistemi: unità di acquisizione dati; unità di elaborazione dati; stazione meteorologica; sistema TLC di trasmissione.
Inoltre, sarà installato un sistema di controllo per permettere da remoto il monitoraggio dei parametri principali di funzionamento dell’impianto.
OPERE ELETTRICHE
I montaggi elettrici in campo sono qui di seguito elencati: giunzione dei moduli di ciascuna stringa e collegamenti da stringa a QPS; posa in opera dei quadri QPS e collegamento alle rispettive stringhe; posa dei cavi di interconnessione tra quadri
QPS l'inverter di riferimento, nei rispettivi canali portacavi; posa in opera dei collegamenti alla rete di terra predisposta nell’area dei QPS e attorno ai box prefabbricati per alloggiamento apparati; cablaggio elettrico trasformatori ed apparecchiature MT in cabina; posa in opera apparecchiature sistema di supervisione e controllo; posa in opera dei servizi ausiliari e di centrale.
CONNESSIONE ALLA RETE ELETTRICA
L’impianto, secondo il preventivo di connessione (Codice Rintracciabilità: T0736864), sarà allacciato alla rete Distribuzione tramite realizzazione di una nuova cabina di consegna collegata in antenna da cabina primaria AT/MT "SANTA CROCE CAMERINA". La connessione alla rete elettrica dell’impianto in oggetto prevederà la realizzazione dei seguenti impianti:
- Allestimento cabina di consegna in derivazione;
- Linea in cavo aereo in Al 150 mmq, comprensiva di sostegni e fondazioni: 530 m;
- Linea in cavo sotterraneo in Al 185 mmq su strada asfaltata con riempimenti in inerte naturale e ripristini: 110 m;
- Posa fibra ottica:
(aerea): 530 m
(sotterranea): 110 m.
CRENOPROGRAMMA OPZIONE ZERO
Obiettivo dell’impianto in oggetto è quello di produrre energia elettrica da una fonte rinnovabile con il fine di soddisfare la crescente domanda energetica. Inoltre, lo sviluppo di questo impianto permetterà di ridurre i consumi di energia convenzionale e la quantità di CO2 immessa in atmosfera, apportando benefici tanto a livello locale quanto a livello nazionale. È chiaro che la non realizzazione dell’intervento oggetto di questo studio, comporterebbe un non utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, con conseguente incremento di immissione in atmosfera di gas climalteranti. Inoltre, un ulteriore aspetto da non sottovalutare è l’impiego di personale sia in fase di realizzazione dell’impianto nonché durante la
fase di esercizio e durante le attività di manutenzione, che seppur non in pianta stabile produrrà comunque effetti occupazionali positivi.
ALTERNATIVE PROGETTUALI
In fase di studio, oltre all'alternativa zero, sono state valutate anche altre soluzioni progettuali alternative, riferibili alle varianti tecnologiche del fotovoltaico: alternativa "uno": Moduli in silicio cristallino installati a terra su strutture tracker; alternativa "due": Moduli in film sottile in Tellurio di Cadmio (CdTe) installati a terra su strutture fisse; alternativa "tre": Impianto termodinamico a concentrazione.
Da un rapporto su i costi di impianto rispetto alle rese, la ditta desume che l’impianto fotovoltaico determinerà il miglio rapporto costi/benefici, inoltre, l’impianto fotovoltaico a struttura fissa è il sistema che permette di incrementarne la producibilità energetica e di sfruttare al meglio lo spazio del terreno che li ospita rispetto agli altri sistemi analizzati.
RISPARMIO ENERGETICO ED EMISSIONI EVITATE
Il proponente stima una produzione annua dell’impianto fotovoltaico pari a circa 17,1 GWh e considerando che una tipica famiglia italiana di 4 persone necessita di 3.750kWh, si può stimare un risparmio equivalente al fabbisogno energetico di
4.568 famiglie. L’impianto determinerà una riduzione annua di 9.935.691 kg di CO2 che nei 20 anni di vita di impianto saranno equivalenti a circa 198.714 ton.
CONSIDERATO che il progetto prevede la realizzazione di una recinzione realizzata mediante griglia plastificata alta 2m caratterizzata da una maglia di mesh 5x5cm. Lungo la stessa recinzione verranno previsti delle aree di flusso della fauna, coincidenti con i possibili corridoi ecologici, ad esempio in prossimità di impluvi d’acqua, in modo da garantire la naturale mobilità.
CONSIDERATO che nella documentazione prodotta dal proponente si fa accenno alla realizzazione di opere minori di regimazione idraulica superficiale quali canalette in terra, cunette, trincee drenanti, ecc.(v. elab. RS06REL0010A0 – Relazione Xxxxxxxx, XX00XXX0000X0 – Relazione di Impatto Ambientale), ma queste non vengono descritte. A detta del Proponente i possibili impatti dell’opera in progetto sull’ambiente idrico superficiale sono praticamente nulli, in quanto non viene creata alcuna interferenza con il reticolo di drenaggio esistente. Gli impianti fotovoltaici sono realizzati assemblando componenti prefabbricati e non necessitano di opere di fondazione, conseguentemente non vengono realizzati scavi profondi, se non per il cavidotto interrato il cui scavo non supera 1,2 m di profondità. Non si prevedono modifiche ai normali fenomeni di infiltrazione delle acque meteoriche in quanto gli apporti idrici naturali essendo strettamente legati al sistema di deflusso ordinario ovvero alla percolazione delle acque meteoriche, non subiscono alcuna variazione.
CONSIDERATO che nel Piano utilizzo terre e rocce da scavo, la società proponente evidenzia che per la sua realizzazione si prevedono le seguenti opere di scavo:
- Regolarizzazione del piano di posa
- Scavi stringhe e sottocampi e cavidotto MT
- Scavo per linea e fondazione pali illuminazione
- Scavi fondazioni cabine
- Scavi pozzetti, fondazione pali illuminazione
La superficie interessata dalle operazioni di preparazione del piano di posa, risulta essere di circa 13 ha, e si prevede per tali operazioni uno movimento di terra pari a circa 28.517 m3, corrispondenti alla rimozione di un primo strato superficiale di circa 20 cm che verrà accantonato in cumuli posti sul perimetro dell’area di impianto. Il terreno vegetale verrà riutilizzato al termine del riprofilamento morfologico per ripristinare lo strato di humus all’interno della zona interessata all’installazione delle componenti impiantistiche.
Per le rimanenti opere, la ditta prevede una volumetria di scavi pari a 12.000 m3 circa e per un totale di 40.528 m3. Lo stesso proponete afferma che l’intera volumetria delle terre verrà per buona parte rimpiegata in situ; l’eventuale terreno rimosso in eccesso sarà conferito in discarica nel rispetto della normativa vigente. (v. elab. – RS06REL0035A0 - Piano Utilizzo Terre e Rocce da Scavo)
CONSIDERATO che il Proponente non descrive in maniera dettagliata tutte le opere di cantiere ne allega alla documentazione prodotta un piano di cantierizzazione. A detta del Proponente in primo luogo, verrà effettuata la fase di sistemazione preliminare del terreno su cui verrà installato l’impianto, al fine di garantire una buona praticabilità e stabilità delle strutture successivamente posizionate.
Le altre opere civili opere previste sono per la viabilità interna, che interessa buona parte del perimetro della recinzione e le aree occupate dalle cabine di trasformazione di consegna, e gli spazi per parcheggio per le autovetture; entrambe le opere saranno realizzate semplicemente con materiale del sito appositamente compattato mediante rullatura in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale e nel rispetto della tipologia esistente.
L’accesso all’impianto dalla strada principale attraverso un cancello a battente con apertura netta di 5m che è arretrato di una distanza circa pari alla sua larghezza.
L’area di impianto sarà recintata con una griglia plastificata alta 2m caratterizzata da una maglia di mesh 5x5cm in modo da garantire le sicurezze previste a norma di legge; lungo la stessa recinzione verranno previsti delle aree di flusso della fauna, coincidenti con i possibili corridoi ecologici, ad esempio in prossimità di impluvi d’acqua, in modo da garantire la naturale mobilità.
Nella zona sud-est dell’impianto è presente un altro cancello a battente con apertura netta di 5m che permette di raggiungere la cabina di consegna posiziona da Enel Distribuzione.
I moduli fotovoltaici saranno istallati su strutture con telai in alluminio adeguatamente dimensionati e ancorati al terreno con un sistema di vitoni, in acciaio zincato a caldo, infissi nel terreno. Le strutture saranno realizzate montando profili speciali in alluminio, imbullonati mediante staffe e pezzi speciali.
Le travi portanti orizzontali, posate su longheroni agganciati direttamente ai sostegni verticali, formeranno i piani inclinati per l'appoggio dei moduli.
I 23.418 moduli saranno installati su:
451 strutture composte da due file sovrapposte ognuna formata da 26 moduli (26+26);
1 struttura composte da due file sovrapposte ognuna formata da 13 moduli (13+13).
Grazie al suddetto sistema non è prevista alcuna cementificazione per l’ancoraggio a terra e pertanto ne consegue che la fase di decommissioning sia estremamente facilitata e limitata alla semplice dismissione dei singoli moduli, tali da poterli classificare come “retrofit”.
Le apparecchiature di sistema saranno installate in vani tecnici dedicati, che saranno realizzati con elementi componibili prefabbricati in cemento armato vibrato, tali da garantire pareti interne lisce e senza nervature e una superficie interna costante lungo tutte le sezioni orizzontali come indicato nelle tavole allegate. Il calcestruzzo utilizzato per la realizzazione degli elementi costituenti il manufatto sarà additivato con idonei fluidificanti - impermeabilizzanti al fine di ottenere adeguata protezione contro le infiltrazioni d'acqua per capillarità; il fondo verrà realizzato in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa per garantire una coibentazione termica che riduce gli effetti derivanti dal fenomeno della parete fredda (formazione di condensa).
CONSIDERATO che nel “Cronoprogramma”, si prevede una durata complessiva dei lavori pari a 24 settimane;
CONSIDERATO che nella “Relazione sulla dismissione dell'impianto", si prevede che l'impianto verrà dismesso dopo 30 anni dalla entrata in regime e che prima dell’inizio lavori verrà stipulata apposita polizza fideiussoria. Al fine della stipula della polizza fideiussoria sarà considerato il valore massimo tra il costo effettivo della dismissione, che si evince dal computo metrico di dismissione, in allegato, ed il valore sarà calcolato secondo le tariffe ottenute da un’indagine di mercato, pari a 20,00 €/kWp e ovvero dell’importo di euro 206.606,40 + IVA.
I rifiuti che ne derivano verranno smaltiti attraverso ditte debitamente autorizzate nel rispetto della normativa vigente al momento, si evidenzia l'elevata aliquota di riciclabilità dei materiali utilizzati per la costruzione dell'intera centrale.
Al termine della fase di dismissione e demolizione, si provvederà quindi al ripristino di luoghi utilizzati.
QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
CONSIDERATO che il Proponente ha fornito negli elaborati gli elementi conoscitivi indispensabili per la valutazione dell’impatto ambientale del progetto in esame, in relazione alle interazioni con le diverse componenti individuate per le fasi di cantiere, di esercizio e di dismissione.
CONSIDERATO che dal SIA emerge che è stata effettuata un’analisi della qualità ambientale attuale dell’area al fine di definire specifici indicatori che permettano di stimare nell’assetto ante, in corso e post operam i potenziali impatti del progetto sulle componenti ambientali. Le componenti ambientali che sono state prese in considerazione per valutare gli eventuali impatti o interazioni comprendono: Atmosfera e clima; Ambiente idrico; Suolo e sottosuolo; Paesaggio; Inquinamento luminoso, abbagliamento e viabilità; Rumore e vibrazioni; Campi elettromagnetici; Rifiuti; Fauna, flora ed ecosistemi.
Atmosfera e clima
L’impatto atteso in atmosfera sarà dovuto soprattutto alle emissioni di polveri ed inquinanti dovute al traffico veicolare presente esclusivamente durante la fase di cantiere e di dismissione. Nella fase di cantiere la causa principale di inquinamento atmosferico dipenderanno dalla produzione di polveri connesse alla presenza di mezzi meccanici per il trasporto dei materiali a piè d’opera ed alla movimentazione terra necessaria per la realizzazione della viabilità interna, per il tracciamento delle trincee per i cavidotti e per le fondazioni delle cabine.
La fase di cablaggio elettrico dell’impianto e le fasi finali di dettaglio non comporteranno sostanziali movimentazioni di materiali o utilizzo di mezzi d’opera pesanti.
Durante la fase di esercizio il traffico veicolare deriverà unicamente dalla movimentazione all’interno del campo fotovoltaico dei mezzi per la manutenzione e per la sorveglianza, con impatto pressoché nullo.
Data l’assenza di interferenze di rilievo non è necessario, per questa componente ambientale, prevedere misure di compensazione.
Ambiente idrico
I possibili impatti dell’opera in progetto sull’ambiente idrico superficiale saranno praticamente nulli, in quanto non verrà creata alcuna interferenza con il reticolo di drenaggio esistente. Gli impianti fotovoltaici saranno realizzati assemblando componenti prefabbricati e non necessiteranno di opere di fondazione, conseguentemente non verranno realizzati scavi profondi, se non per il cavidotto interrato il cui scavo non supera 1,2 m di profondità. Non si prevedranno modifiche ai normali fenomeni di infiltrazione delle acque meteoriche in quanto gli apporti idrici naturali essendo strettamente legati al sistema di deflusso ordinario ovvero alla percolazione delle acque meteoriche, non subiranno alcuna variazione. Non si prevedranno altresì modifiche di tipo chimico fisico delle acque di percolazione essendo gli impianti fotovoltaici costituiti da materiale inerte. Infine, l’impianto fotovoltaico insisterà su un’area perimetralmente ben definita e di dimensioni scarsamente significative a livello di alimentazione delle risorse idriche sotterranee. Alla luce di quanto dichiarato non sono necessarie particolari misure per evitare o ridurre gli eventuali impatti.
Suolo e sottosuolo
L’area nella quale sarà prevista l’installazione in oggetto non ricade in aree dichiarate a rischio e/o pericolosità, così come verificato attraverso le carte della pericolosità e del rischio geomorfologico ed idraulico. L’installazione in esame non apporterà nuovi rischi per la stabilità del suolo, dato che gli impianti fotovoltaici saranno realizzati assemblando componenti prefabbricati e non necessiteranno di opere di fondazione. Durante la fase di cantiere non saranno effettuati movimenti terra significativi né sbancamenti e livellamenti eccezion fatta per i piccoli moduli prefabbricati che saranno posti in opera e per le strade di accesso ed interne. La posa in opera delle strutture portanti dei pannelli solari prevederà una movimentazione di terreno molto superficiale per estensione e profondità ed il suolo non verrà né asportato né modificato artificialmente. Del tutto trascurabile sarà anche la modifica del suolo dovuta alla realizzazione della conduttura elettrica interrata. La presenza dei pannelli, una volta installati, produrrà una modesta riduzione dell’irraggiamento solare del suolo sottostante ad essi. Infatti, grazie all’altezza del punto più basso del pannello e alla distanza tra ogni serie di pannelli, nei periodi autunnale, invernale e primaverile nei quali sarà più importante la presenza di un “cotico” di vegetazione erbacea atto a mantenere un suolo superficiale strutturato e stabile, l’inclinazione dei raggi solari alla nostra latitudine consentirà l’irraggiamento su tutto il suolo coperto nella maggior parte del periodo di illuminazione diurno. Per i motivi anzidetti, anche lo scorrimento superficiale delle acque meteoriche ed il loro percolamento non sarà sostanzialmente modificato. Il sito inoltre non manifesterà alterazioni che possano indirizzare il chimismo verso reazioni estranee ai normali processi pedologici.
Nel complesso quindi non si precederanno variazioni microclimatiche che possano provocare il depauperamento delle proprietà del suolo, né la compromissione della capacità di rigenerazione di tale risorsa naturale.
Paesaggio
A seguito delle analisi delle componenti naturali e paesaggistiche è possibile affermare che l’inserimento dell’opera pur modificando parzialmente un suolo da agricolo ad industriale non comporterà una modifica sostanziale del paesaggio. Infatti, l’immediato contesto presenta una naturalità modesta derivante dall’antropizzazione a scopi agricoli; altresì bisogna tener presente che gli interventi in progetto si inseriranno in un paesaggio vasto che, oltre ad essere caratterizzato prevalentemente da un mosaico di seminativi, è inciso dalla grande quantità di colture in serra. Al fine di minimizzare l’impatto e migliorare l’inserimento ambientale dei pannelli solari si provvederà a creare, nella parte perimetrale dell’impianto non coperta dai pannelli o dalla viabilità interna, una fascia arborea di separazione e mitigazione, ampia 10 m, che maschererà l’impianto a quote pari allo stesso, mentre grazie all’inerbimento di tutta la superficie di impianto, la vista da punti panoramici sarà attenuata dal colore verde dell’erba prevalente al blu scuro dei pannelli fotovoltaici. Le suddette misure di mitigazione verranno messe in atto nell’area prima della messa in opera di pannelli fotovoltaici e saranno inoltre mantenute in stato ottimale per tutto il periodo di vita dell’impianto.
Inquinamento luminoso, abbagliamento e viabilità
Gli impatti, sia pur di modesta entità, potrebbero essere determinati dagli impianti di illuminazione del campo che posizionate lungo il perimetro consentono la vigilanza notturna. Il fenomeno dell’abbagliamento è stato registrato
esclusivamente per le superfici fotovoltaiche “a specchio” montate sulle architetture verticali degli edifici e consiste nella compromissione temporanea della capacità visiva dell’osservatore a seguito dell’improvvisa esposizione diretta ad una intensa sorgente luminosa. Oggi la tecnologia fotovoltaica ha individuato soluzioni in grado di minimizzare tale fenomeno, attraverso la protezione (nei moduli di ultima generazione) delle celle con un vetro temprato antiriflettente ad alta trasmittanza. Inoltre, le singole celle in silicio cristallino sono coperte esteriormente da un rivestimento trasparente antiriflesso grazie al quale penetra più luce nella cella e di conseguenza è minore quella riflessa. Pertanto, è da ritenersi ininfluente nel computo degli impatti conseguenti l’installazione in oggetto, considerando inoltre che l’area di impianto ricade in zone non abitate. In questo caso, data l’irrilevanza dei fenomeni sopra descritti, anche l’incidenza sulla viabilità dovuta all’esercizio dell’impianto sarà nulla, dunque non saranno previste misure compensative.
Rumore e vibrazioni
Gli impianti fotovoltaici in fase di esercizio non emettono rumori o producono alcun tipo di vibrazione, pertanto l’unico impatto possibile su tali fattori è legato alla fase di realizzazione dell’impianto. Gli impatti maggiori saranno imputabili all’utilizzo di mezzi meccanici d’opera e di trasporto. Tale fase di cantiere è comunque limitata nel tempo. La manutenzione dell’impianto durante la fase di esercizio è estremamente ridotta e semplificata, pertanto l’impatto legato al transito di mezzi in entrata o uscita dall’impianto è praticamente nullo, si provvederà allo sfalcio dell’erba ed alla pulizia dei pannelli affidata a ditte esterne che operano con mezzi appositamente destinati a tale scopo ma con effetti, dal punto di vista della rumorosità non significativi.
Campi elettromagnetici
Durante la fase di cantiere il rischio di esposizione ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete sarà nullo in quanto nessuna delle attività previste genererà campi elettromagnetici. Pertanto, la fase che può genere impatti è solo quella di esercizio. Si considerano come sorgenti di campo elettromagnetico le seguenti componenti dell’impianto fotovoltaico: le linee elettriche a servizio dell’impianto;elettrodotto MT di interconnessione fra le cabine di conversione; elettrodotto MT dell’energia prodotta dalla cabina utente alla cabina di consegna; cabine di conversione, utente e di consegna.
Le rimanenti componenti dell’impianto (sezione BT, apparecchiature del sistema di controllo, etc) sono state giudicate non significative dal punto di vista delle emissioni elettromagnetiche, pertanto non sono trattate ai fini della valutazione. La limitazione dell’accesso all’impianto a persone non autorizzate e la ridotta presenza di potenziali ricettori garantisce ampiamente di rispettare la distanza di sicurezza tra persone e sorgenti di campi elettromagnetici. Anche le opere utili per la connessione dell’impianto alla rete elettrica nazionale rispettano in ogni punto i massimi standard di sicurezza e i limiti prescritti dalle vigenti norme in materia di esposizione da campi elettromagnetici. L’impatto sulla salute pubblica delle radiazioni elettromagnetiche è da ritenersi, pertanto trascurabile.
Rifiuti
L’esercizio del parco fotovoltaico non comporterà produzione di rifiuti o sostanze pericolose di alcun genere; tale evenienza sarà circoscritta all’arco temporale relativo alla messa in opera dell’impianto. Durante la fase di realizzazione
dell’impianto, dal momento che tutti i componenti utilizzati sono di tipo prefabbricato, le quantità di rifiuti prodotte saranno del tutto modeste e qualitativamente classificabili come rifiuti non pericolosi, in quanto originati prevalentemente da imballaggi. Tali rifiuti verranno conferiti in idonei impianti di smaltimento o recupero, ai sensi delle disposizioni delle norme. I materiali di risulta provenienti dal movimento terra, o dagli eventuali splateamenti, o dagli scavi a sezione obbligata per la posa dei cavidotti saranno ricollocati nel sito essendo quantitativi minimi. Non sussiste invece la necessità, di realizzare stoccaggio di lubrificanti o combustibili a servizio dei mezzi impiegati nella messa in opera dell’impianto in quanto il rifornimento dei mezzi meccanici verrà effettuato esternamente all’area di cantiere; inoltre le modalità operative degli stessi mezzi sono tali da rendere alquanto improbabile la perdita di idrocarburi durante le operazioni di movimentazione. Durante la fase di esercizio dell’impianto invece, le operazioni di manutenzione ordinaria prevista, verranno sempre eseguite senza la produzione di rifiuti difficili da smaltire. Infatti, quando periodicamente si provvederà alla potatura degli alberi e delle piante utilizzate per schermare visivamente l’impianto, il materiale di sfalcio sarà smaltito come materiale organico tra i rifiuti solidi urbani. In fase di dismissione, si effettueranno tutte le opere necessarie alla rimozione dei pannelli fotovoltaici e della struttura di supporto, al trasporto dei materiali ad appositi centri di recupero. I materiali di base quali l’alluminio, il silicio, o il vetro, saranno totalmente riciclati e riutilizzati sotto altre fonti.
Fauna, flora ed ecosistemi
Per quanto concerne la flora, la vegetazione e gli habitat, si può ritenere che l’impatto complessivo dovuto alla costruzione dell’impianto fotovoltaico oggetto del presente studio sarà alquanto tollerabile; esso sarà più evidente in termini quantitativi che qualitativi e solo nel breve termine, giacché non sono state riscontrate specie di particolare pregio o grado di vulnerabilità. L’impatto ambientale, tuttavia, non può essere considerato nullo. I problemi e le tipologie di impatto ambientale che possono influire negativamente sulla fauna sono sostanzialmente riconducibili alla sottrazione di suolo e di habitat, data anche l’assenza di vibrazioni e rumore. Non è possibile escludere effetti negativi, anche se temporanei e di entità modesta, durante la fase di realizzazione. Per quanto riguarda la sottrazione di radiazione solare da parte dei pannelli all’ambiente circostante, che in linea teorica potrebbe indurre modificazioni sul microclima locale, occorre ricordare che soltanto il 10% circa dell’energia solare incidente nell’unità di tempo sulla superficie del campo fotovoltaico, viene trasformata e trasferita altrove sotto forma di energia elettrica (il resto viene in minima parte riflesso o passa attraverso i moduli). Occorre, tuttavia, capire se la superficie riflettente possa provocare un disorientamento delle specie migratorie o al contrario un punto fisso di riferimento. Un recente studio ha dimostrato che la fauna non subisce particolari disturbi per la presenza di impianti fotovoltaici e che addirittura possono rappresentare zone di rifugio (tale studio è stato presentato con il titolo “Monitoraggio delle interazioni faunistiche e floristiche negli impianti fotovoltaici” al X Convegno Nazionale SIEP-IALE “Ecologia e governante del paesaggio” FILIBERTO & PIRERRA il 22-23 maggio 2008 e trasmesso con nota ufficiale del 25 giugno 2008 all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente. La realizzazione dell’impianto non arrecherà impatti significativi sulla componente vegetale, in quanto l’area d’impianto attualmente sarà sottoposta ad un’intensa utilizzazione per colture monospecifiche. Nel sito d’impianto non vi sono né specie d’interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE né specie endemiche. L’ombreggiamento sarà ridotto grazie alla distanza che intercorre tra le file di pannelli, che assicurerà una sufficiente irradiazione solare necessaria ai processi fotosintetici delle specie erbacee descritte precedentemente. Gli interventi meccanici consisteranno in limitate attività di sbancamento per la sistemazione dell’area su cui porre i moduli fotovoltaici, pertanto il principale (e inevitabile) effetto della fase di cantiere sarà, oltre la
manomissione della cotica erbosa, il temporaneo predominio delle specie ruderali annuali sulle xeronitrofile perenni dei prati-pascoli intensamente sfruttati. Dal punto di vista della complessità strutturale e della ricchezza floristica non si avrà una grande variazione, per lo meno dal punto di vista qualitativo; semmai, si avrà un aumento delle specie annuali opportuniste che tollerano elevati tassi di disturbo.
Fattori socioeconomici
La realizzazione di un impianto fotovoltaico ha sicuramente ricadute sociali inferiori a qualsiasi altro impianto di produzione d’energia, rinnovabile e non. La caratteristica di questi impianti è sicuramente il bassissimo impatto sul territorio con conseguenti scarse o nulle ripercussioni sulla popolazione, infatti non si riscontrano problemi legati all’inquinamento acustico, non si hanno emissioni nocive, non si ha la generazione di campi elettromagnetici nocivi e inoltre i moduli non hanno alcun impatto radioattivo. Tutti questi fattori fanno sì che sia possibile vivere o lavorare in prossimità del generatore fotovoltaico senza disturbi psico-fisici ad esso legati. Si deve inoltre sottolineare come il cantiere adibito alla posa in opera dell’impianto sia di modeste dimensioni e che esso non modifica in alcun modo la natura del terreno, tutte le attività svolte infatti sono reversibili e non invasive.
Misure di mitigazione e compensazione
Gli effetti della realizzazione dell’impianto fotovoltaico potrebbero essere mitigati in fase di cantiere come segue:
- minimizzando gli scavi per la realizzazione delle piste carrozzabili, utilizzando piccoli mezzi per lo spostamento della terra ed evitando di concentrare i mezzi meccanici in un unico luogo; questa precauzione impedirebbe la formazione di ampie piazzuole derivanti dall’eccessivo calpestio; cercando di limitare al massimo i tempi per la realizzazione, facendo in modo di non sovraccaricare il sito di attrezzature, macchinari ed operai;
- conferendo precise responsabilità ad alcuni dipendenti, con il compito di controllare che siano attentamente seguite le raccomandazioni sopra elencate e di cercare di mettere in atto le azioni necessarie o utili per mitigare ogni forma di impatto sull’ambiente naturale;
- realizzando immediatamente dopo la fine dei lavori il ripristino dei luoghi, cioè eliminando dal sito qualsiasi tipo di rifiuto derivato dal cantiere ed utilizzando, ove necessario, esclusivamente tecniche di ingegneria naturalistica.
Altre misure di mitigazione che saranno applicate per la componente biotica sono:
- Barriera vegetale - Consisterà in un filare arboreo ed arbustivo localizzato attorno all’intero perimetro dell’impianto, che avrà una funzione di mitigazione dell’impatto visivo dell’impianto e valenza ecosistemica in quanto concorre alla formazione di un microclima atto a regolarizzare la temperatura (assorbimento dell’umidità, zone d’ombra, ecc.), a mitigare i venti, a purificare l’atmosfera (depurazione chimica per effetto della fotosintesi e fissazione delle polveri che vengono trattenute dalle foglie) da parte delle masse di fogliame di cespugli e alberi. Tipologicamente la barriera vegetale è costituita da un filare singolo di alberi ad alto e medio fusto disposti linearmente ed alternati da elementi
arbustivi, entrambi ad una distanza di 3 metri gli uni dagli altri. Tutte le piantine saranno posate tramite rete Shelter e palo tutore in bambù e saranno alte circa 15‐ 70 cm gli arbusti e 70‐ 150 cm gli alberi.
- Inerbimento - È una tecnica di gestione del suolo a basso impatto ambientale adottata per il controllo delle piante infestanti nelle interfile dei nuclei arborati e degli arbusteti. L’inerbimento avverrà mediante idrosemina con Matrice a Fibre Legate composta da un miscuglio polispecifico composto oltre che dalle suddette graminacee anche da leguminose annuali autoriseminanti (Hedysarum coronarium, Medicago sativa), garanzia di migliore attecchimento rispetto alle monocolture. La semina verrà effettuata con macchina idroseminatrice ed ugelli appositamente strutturati che permettano una adeguata miscelazione e distribuzione di tutte le componenti del prodotto.
- Misure per la fauna - Per ridurre gli impatti sulla fauna, sarebbe auspicabile che gli interventi per la realizzazione delle opere avvenissero in un periodo breve concentrando quindi i lavori al di fuori della stagione riproduttiva. Per ridurre comunque al minimo gli effetti perturbativi sulla fauna, i lavori da effettuarsi con mezzi meccanici dovranno essere eseguiti nel periodo autunno-inverno; dovrà inoltre effettuarsi prima dell’inizio dei lavori un sopralluogo, sui margini dell’area, da parte di un esperto faunista per allontanare eventuali esemplari erranti o in stato di latenza (anfibi e rettili). Inoltre, avendo visto che la fauna è essenzialmente di tipo selvatico si propone per dare una continuità ecologica e, quindi per eliminare l’effetto barriera dell’infrastruttura, di realizzare dei sottopassi, in prossimità delle recinzioni perimetrali, per la fauna di piccole-medie dimensioni ed a intervalli adeguati. Un’altra interessante misura da proporre è l’installazione di cassette nido. La nostra esperienza, condotta in diversi progetti di riqualificazione ambientale, nonché l’ampia bibliografia disponibile ed analoghi interventi in altre regioni italiane (ad es. Piemonte) fanno ritenere opportuno installare cassette-nido per favorire la riproduzione di uccelli insettivori.
Al fine di ridurre gli impatti generati dalla realizzazione dell’impianto fotovoltaico, oltre alle misure di mitigazione ambientale previste, si prevedono anche delle misure compensative di tipo agronomico ed economico. La Società proprietaria dell’impianto prevede di finanziare direttamente sulla parte restante del fondo non interessata dalla realizzazione dell’impianto, pari a 20,75 ha, interventi volti a favorire il mantenimento e lo sviluppo dell’agricoltura per un importo pari al 2% dell’energia immessa in Rete valorizzata a prezzo zonale. In particolare, sul terreno non occupato dall’impianto, sarà avviato un progetto di agricoltura di precisione in regime biologico finalizzato alla valorizzazione e produzione dei grani antichi. Tuttavia, quest’area assolverà anche un’importante funzione ecologica, in quanto rappresenterà una vera e propria “buffer zone” o zona cuscinetto, all’interno della quale si provvederà ad avviare un processo volto all’incremento della biodiversità nell’agroecosistema e all’adattamento delle specie faunistiche, legate a questa tipologia di habitat seminaturale, in presenza di un sistema tecnologico di produzione di energia elettrica da fonte solare. Per quanto riguarda la gestione dell’impianto dal punto di vista ambientale si suggerisce l’implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) utile a realizzare un'impostazione gestionale complessiva delle tematiche ambientali che consenta al gestore di affrontarle in modo globale, sistematico, coerente, integrato e nell'ottica del miglioramento continuo delle prestazioni ambientali.
Modalità di gestione e di monitoraggio
Il Piano di Monitoraggio ha lo scopo di determinare le eventuali variazioni che intervengono nell’ambiente a seguito della costruzione dell’opera, risalendo alle loro cause. Il Monitoraggio dello stato ambientale, sarà eseguito durante e dopo la realizzazione dell’opera e consentirà di: verificare l’effettivo manifestarsi delle previsioni d’impatto; verificare l’efficacia dei sistemi di mitigazione posti in essere; garantire la gestione delle problematiche ambientali che possono manifestarsi nelle fasi di costruzione e di esercizio dell’opera; rilevare tempestivamente emergenze ambientali impreviste per poter intervenire con adeguati provvedimenti. Verranno monitorati i seguenti elementi ambientali: Atmosfera; Scarichi Idrici; Rumore; Rifiuti; Vegetazione e flora; Fauna e ecosistemi. I sistemi di monitoraggio e controllo, laddove previsti, sono mantenuti in perfette condizioni di operatività. Per la strumentazione che necessita tarature periodiche, trattandosi di apparecchiature di proprietà di ditte terze, il proponente si impegna a qualificare i propri fornitori di servizi ambientali anche attraverso l’acquisizione di eventuali documenti comprovanti l’idoneità professionale (qualifiche, iscrizioni all’Albo, ecc.) e quant’altro sia opportuno per avere rilevazioni accurate, in particolare in merito alle emissioni aeriformi ed agli scarichi. I dati relativi alle diverse componenti ambientali rilevate saranno disponibili sia su documenti cartacei, da trasmettere su richiesta agli Enti interessati, sia su archivi informatici (banca dati); attraverso questi ultimi sarà possibile seguire nel dettaglio l’evoluzione del quadro ambientale e realizzare un sistema per la distribuzione dell’informazione ai vari Enti Pubblici. Inoltre, il proponente, al fine di migliorare la propria gestione nonché le performance ambientali della centrale, provvederà all’implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) utile a realizzare un'impostazione gestionale complessiva delle tematiche ambientali che le consenta di affrontarle in modo globale, sistematico, coerente, integrato e nell'ottica del miglioramento continuo delle prestazioni ambientali.
Piano di dismissione e smantellamento dell’impianto a fine esercizio
Per il parco in esame si stima una vita media di trent’anni, al termine dei quali si procederà al suo completo smantellamento con conseguente ripristino del sito nelle condizioni ante-operam. Lo smantellamento dell’impianto alla fine della sua vita utile avverrà nel rispetto delle norme di sicurezza presenti e future, attraverso una sequenza di fasi operative che sinteticamente sono riportate di seguito: disconnessione dell’intero impianto dalla rete elettrica; messa in sicurezza dei generatori PV; smontaggio delle apparecchiature elettriche in campo; smontaggio dei quadri di parallelo, delle cabine di trasformazione e della cabina di campo; smontaggio dei moduli PV nell’ordine seguente:
1. smontaggio dei pannelli
2. smontaggio delle strutture di supporto e delle viti di fondazione
3. recupero dei cavi elettrici BT ed MT di collegamento tra i moduli, i quadri parallelo stringa e la cabina di campo;
4. demolizione delle eventuali platee in cls a servizio dell’impianto
5. ripristino dell’area generatori PV – piazzole – piste – cavidotto.
Tutti questi materiali costituenti l’impianto, nel momento in cui “il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi” (art.1 direttiva 75/442/CEE) sono definiti "rifiuti".
La dismissione dell’impianto potrebbe provocare fasi di erosioni superficiali e di squilibrio di coltri detritiche, questi inconvenienti saranno prevenuti mediante l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica abbinate ad una buona conoscenza del territorio di intervento. Gli obiettivi principali di questa forma riabilitativa sono i seguenti: riabilitare le zone soggette ai lavori che hanno subito una modifica rispetto alle condizioni pregresse; consentire una migliore integrazione paesaggistica dell’area interessata dalle modifiche.
Per il compimento di tali obiettivi il programma dovrà contemplare i seguenti punti: si dovrà prestare particolare attenzione durante la fase di adagiamento della terra vegetale, facendo prima un’adeguata sistemazione del suolo che dovrà riceverla; effettuare una attenta e mirata selezione delle specie erbacee, arbustive ed arboree maggiormente adatte alle differenti situazioni. Inoltre, particolare cura si dovrà porre nella scelta delle tecniche di semina e di piantumazione, con riferimento alle condizioni edafiche ed ecologiche del suolo che si intende ripristinare; si dovrà procedere alla selezione di personale tecnico specializzato per l’intera fase di manutenzione necessaria durante il periodo dei lavori di riabilitazione.
Impatti in fase di “decommissioning”
Gli impatti della fase di dismissione dell’impianto sono relativi alla produzione di rifiuti essenzialmente dovuti a:
- Dismissione dei pannelli fotovoltaici di silicio monocristallino o amorfo; - Dismissione dei telai in alluminio (supporto dei pannelli); - Dismissione di eventuali basi, cordoli e plinti in cemento armato; - Dismissione di eventuali cavidotti ed altri materiali elettrici (compresa la cabina di trasformazione BT/MT se in prefabbricato).
Prescrizioni: in fase di dismissione degli impianti fotovoltaici, le varie parti dell’impianto dovranno essere separate in base alla composizione chimica in modo da poter riciclare il maggior quantitativo possibile dei singoli elementi, quali alluminio e silicio, presso ditte che si occupano di riciclaggio e produzione di tali elementi; i restanti rifiuti dovranno essere inviati in discarica autorizzata. La maggior parte delle ditte fornitrici di pannelli fotovoltaici propone al cliente, insieme al contratto di fornitura, un “Recycling Agreement”, per il recupero e trattamento di tutti i componenti dei moduli fotovoltaici (vetri, materiali semiconduttori incapsulati, metalli, etc…) ed allo stoccaggio degli stessi in attesa del riciclaggio. Al termine della fase di dismissione la ditta fornitrice rilascia inoltre un certificato attestante l’avvenuto recupero secondo il programma allegato al contratto. In tal senso, anche in attesa che la normativa sugli eco-contributi RAEE diventi pienamente operativa, si suggerisce al proponente di avvalersi di quei fornitori che propongono la stipula di un “Recycling Agreement”, o comunque in possesso di certificazioni di processo o di prodotto (EMAS o ISO 14000, ad esempio).
CONSIDERATO che il Proponente, in merito alla compatibilità ambientale complessiva, evidenzia nel SIA che le componenti uso del suolo e vegetazione costituiscono i principali impatti degni di considerazione, poiché il carattere prevalentemente naturale del paesaggio viene modificato dall’impianto. Questa problematica non può essere evidentemente ovviata, poiché la natura tecnologica propria dell’impianto non consente l’adozione di misure di completo mascheramento.
Per contro ribadisce che l’ambiente non subirà alcun carico inquinante di tipo chimico, data la tecnica di generazione dell’energia che caratterizza tale impianto. Sostanzialmente nullo sarà anche l’impatto acustico dell’impianto.
CONSIDERATO E RILEVATO che il Proponente ha individuato le misure di mitigazione che intende adottare, riportando nello SIA una suddivisione delle stesse per le fasi di cantiere e esercizio, di seguito il dettaglio:
Atmosfera
In fase di cantiere - Produzione di polveri connesse alla presenza di mezzi meccanici per il trasporto dei materiali a piè d’opera ed alla movimentazione terra necessaria per la realizzazione della viabilità interna, per il tracciamento delle trincee per i cavidotti e per le fondazioni delle cabine.
In fase di esercizio - il traffico veicolare dei mezzi per la manutenzione e per la sorveglianza, con impatto pressoché nullo.
Ambiente idrico
In fase di cantiere - Non verrà creata alcuna interferenza con il reticolo di drenaggio esistente. Non si prevedranno modifiche ai normali fenomeni di infiltrazione delle acque meteoriche in quanto gli apporti idrici naturali essendo strettamente legati al sistema di deflusso ordinario ovvero alla percolazione delle acque meteoriche, non subiranno alcuna variazione. Non si prevedranno altresì modifiche di tipo chimico fisico delle acque di percolazione essendo gli impianti fotovoltaici costituiti da materiale inerte.
Suolo e sottosuolo
In fase di cantiere - Non saranno effettuati movimenti terra significativi né sbancamenti e livellamenti eccezion fatta per i piccoli moduli prefabbricati che saranno posti in opera e per le strade di accesso ed interne. Del tutto trascurabile sarà anche la modifica del suolo dovuta alla realizzazione della conduttura elettrica interrata.
In fase di esercizio - La ditta prevede di realizzare nell’area al di sotto dei pannelli, un “cotico” di vegetazione erbacea al fine di mantenere il suolo strutturato e stabile. Nel complesso quindi non si precederanno variazioni microclimatiche che possano provocare il depauperamento delle proprietà del suolo, né la compromissione della capacità di rigenerazione di tale risorsa naturale.
Paesaggio
In fase di cantiere e di esercizio – la ditta provvederà a creare, nella parte perimetrale dell’impianto non coperta dai pannelli o dalla viabilità interna, una fascia arborea di separazione e mitigazione, ampia 10 m, che maschererà l’impianto a quote pari allo stesso, mentre grazie all’inerbimento di tutta la superficie di impianto, la vista da punti panoramici sarà attenuata dal colore verde dell’erba prevalente al blu scuro dei pannelli fotovoltaici. Le suddette misure di mitigazione verranno messe in atto nell’area prima della messa in opera di pannelli fotovoltaici e saranno inoltre mantenute in stato ottimale per tutto il periodo di vita dell’impianto.
Inquinamento luminoso, abbagliamento e viabilità
In fase di cantiere – a detta del proponente verranno istallati celle fotovoltaiche con vetro temprato antiriflettente ad alta trasmittanza. Inoltre, le singole celle saranno coperte esteriormente da un rivestimento trasparente antiriflesso grazie al quale penetra più luce nella cella e di conseguenza sarà minore quella riflessa. Considerando, inoltre, sempre a detta del Proponente, che l’area di impianto ricade in zone non abitate anche l’incidenza sulla viabilità dovuta all’esercizio dell’impianto sarà nulla, dunque non saranno previste misure compensative.
Rumore e vibrazioni
In fase di cantiere - Gli impatti maggiori saranno imputabili all’utilizzo di mezzi meccanici d’opera e di trasporto. Tale fase di cantiere è comunque limitata nel tempo.
In fase di esercizio - l’impatto legato al transito di mezzi in entrata o uscita dall’impianto è praticamente nullo; si provvederà allo sfalcio dell’erba ed alla pulizia dei pannelli affidata a ditte esterne che operano con mezzi appositamente destinati a tale scopo ma con effetti, dal punto di vista della rumorosità non significativi.
Campi elettromagnetici
In fase di cantiere - il rischio di esposizione ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete sarà nullo in quanto nessuna delle attività previste genererà campi elettromagnetici.
In fase di esercizio – le principali sorgenti di campo elettromagnetico saranno le linee elettriche a servizio dell’impianto, l’elettrodotto MT di interconnessione fra le cabine di conversione, l’elettrodotto MT dell’energia prodotta dalla cabina utente alla cabina di consegna e le cabine di conversione, utente e di consegna. La limitazione dell’accesso all’impianto a persone non autorizzate e la ridotta presenza di potenziali ricettori, a detta del Proponente, garantisce ampiamente di rispettare la distanza di sicurezza tra persone e sorgenti di campi elettromagnetici.
Rifiuti
In fase di cantiere - Le quantità di rifiuti prodotte saranno del tutto modeste e qualitativamente classificabili come rifiuti non pericolosi, in quanto originati prevalentemente da imballaggi. Tali rifiuti verranno conferiti in idonei impianti di smaltimento o recupero, ai sensi delle disposizioni delle norme. I materiali di risulta provenienti dal movimento terra, o dagli eventuali splateamenti, o dagli scavi a sezione obbligata per la posa dei cavidotti saranno ricollocati nel sito essendo quantitativi minimi. Non sussiste invece la necessità, di realizzare stoccaggio di lubrificanti o combustibili a servizio dei mezzi impiegati nella messa in opera dell’impianto in quanto il rifornimento dei mezzi meccanici verrà effettuato esternamente all’area di cantiere; inoltre le modalità operative degli stessi mezzi sono tali da rendere alquanto improbabile la perdita di idrocarburi durante le operazioni di movimentazione.
In fase di esercizio – la produzione di rifiuti a detta del Proponente sarà limitata ai soli sfalci di potatura che saranno smaltiti come materiale organico tra i rifiuti solidi urbani.
In fase di dismissione - I materiali di base quali l’alluminio, il silicio, o il vetro, saranno totalmente riciclati e riutilizzati sotto altre fonti.
Fauna, flora ed ecosistemi
In fase di cantiere – a detta del Proponente l’impatto complessivo dovuto alla costruzione dell’impianto fotovoltaico sarà alquanto tollerabile; Non sarà possibile escludere effetti negativi, anche se temporanei e di entità modesta, durante la fase di realizzazione. La realizzazione dell’impianto non arrecherà impatti significativi sulla componente vegetale, in quanto l’area d’impianto sarà sottoposta ad un’intensa utilizzazione per colture monospecifiche. Nel sito d’impianto non vi sono né specie d’interesse comunitario ai sensi della Direttiva 92/43/CEE né specie endemiche.
Fattori socioeconomici
A detta del Proponente questo tipo di impianti ha un bassissimo impatto sul territorio con conseguenti scarse o nulle ripercussioni sulla popolazione. Viene inoltre sottolineato come il cantiere adibito alla posa in opera dell’impianto sarà di modeste dimensioni e che esso non modificherà in alcun modo la natura del terreno, tutte le attività svolte infatti saranno reversibili e non invasive.
Misure di mitigazione e compensazione
In fase di cantiere - minimizzando gli scavi per la realizzazione delle piste carrozzabili, utilizzando piccoli mezzi per lo spostamento della terra ed evitando di concentrare i mezzi meccanici in un unico luogo; questa precauzione impedirebbe la formazione di ampie piazzuole derivanti dall’eccessivo calpestio; cercando di limitare al massimo i tempi per la realizzazione, facendo in modo di non sovraccaricare il sito di attrezzature, macchinari ed operai;conferendo precise responsabilità ad alcuni dipendenti, con il compito di controllare che siano attentamente seguite le raccomandazioni sopra elencate e di cercare di mettere in atto le azioni necessarie o utili per mitigare ogni forma di impatto sull’ambiente naturale; realizzando immediatamente dopo la fine dei lavori il ripristino dei luoghi, cioè eliminando dal sito qualsiasi tipo di rifiuto derivato dal cantiere ed utilizzando, ove necessario, esclusivamente tecniche di ingegneria naturalistica.
CONSIDERATO E RILEVATO che il Proponente ha individuato, in merito agli interventi di mitigazione sulla componente biotica, 3 tipologie di interventi di mitigazione degli impatti in relazione alla tipologia di impianto ed all’area di intervento:
- Barriera vegetale
- Inerbimento
- Misure per la fauna
CONSIDERATO che la presente procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), è parte integrante della Procedura di Autorizzazione Unica Regionale (PAUR) di cui all’art 27-bis del D.lgs. 152/2006.
CONSIDERATO che secondo quanto previsto al comma 1, articolo 12 del Decreto legislativo 387/2003, le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, sono di pubblica utilità indifferibili ed urgenti.
CONSIDERATO che il progetto in esame è configurabile come intervento rientrante tra le categorie elencate nell’Allegato IV del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., soggette a Procedura di Verifica di Assoggettabilità a VIA di competenza Regionale e in particolare nella seguente:
• industria energetica ed estrattiva;
• impianti industriali non termici per la produzione di energia elettrica sulla terraferma con potenza complessiva superiore a 1 MW.
CONSIDERATO che lo Studio di impatto ambientale è stato redatto, per contenuti ed articolazione, in accordo con quanto disposto dall’art. 22 e dall’Allegato VII alla parte II del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.
CONSIDERATO che il Proponente ha redatto ai sensi dell’art. 24 del DPR 120 del 13 giugno 2017 il “Piano preliminare di utilizzo in situ delle terre e rocce da scavo escluse dalla disciplina dei rifiuti”;
CONSIDERATO che in merito a possibili rischi per la salute umana la Ditta ha presentato l’elaborato Relazione campi elettromagnetici..
CONSIDERATO che dalla Relazione Geologica redatta ai sensi dell'articolo 27 del D.P.R. n. 554/1999, così come richiesto dal D.M. 10/9/2010 “Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, si evince che l’impianto fotovoltaico sarà costruito all’interno di un’area pianeggiante modellata sulle litologie sabbiose/calcarenitiche/ biocalcarenitiche della Formazione Ragusa (Aquitaniano – Langhiano inferiore). In tale area non si rilevano forme, depositi e processi connessi con l’azione di gravità o delle acque superficiali; altresì, non sono presenti elementi morfologici d’interesse scientifico. L’impianto fotovoltaico non ricade all’interno di zone dissestate o a rischio frana. La falda idrica superficiale è di modesta importanza ed è sfruttata per uso irriguo. Dallo studio effettuato, (dall’osservazione dei pozzi esistenti nella zona) la falda idrica superficiale ha la piezometrica (livello statico) che si attesta ad una profondità tale da non interferire negativamente sull’impianto da realizzare. Si fa presente che nella zona d’intervento non sono presenti sorgenti captate x xxxxx utilizzati per l’approvvigionamento idrico di acquedotti. Dal punto di vista sismico, il territorio del comune di Santa Croce Camerina è classificato “Zona 2”, per determinare la categoria di suolo e quindi la sismicità locale, in fase esecutiva saranno eseguite idonee indagini geofisiche.
CONSIDERATO e VALUTATO che negli elaborati di progetto, non vengono analizzate le possibili misure di prevenzione dell’inquinamento volte a tutelare le acque superficiali e sotterranee, ed il sottosuolo durante tutta la fase di cantiere, di esercizio e di dismissione; non vengono individuate, inoltre, le aree impermealizzate impiegate per il parcheggio dei mezzi di cantiere, nonché per la manutenzione di attrezzature e il rifornimento dei mezzi di cantiere.
CONSIDERATO e VALUTATO che per gli impianti non integrati, uno dei principali impatti ambientali è costituito dalla sottrazione di suolo, altrimenti occupato da vegetazione naturale e semi-naturale o destinato ad uso agricolo. Inoltre, occorre considerare gli effetti prodotti dal tipo di lavorazioni effettuate nella fase di cantiere e durante la manutenzione in primis (diserbo e compattazione). Tali operazioni, protratte nel tempo, potrebbero portare ad una progressiva ed irreversibile riduzione della fertilità del suolo, aggravata dall’ombreggiamento pressoché costante del terreno. (“Rapporto consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – edizione 2019” - Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente).
CONSIDERATO e VALUTATO che il progetto sarà realizzato in un’area antropizzata a circa 300 mt del Comune di Santa Croce Camerina e che il proponente non analizza i possibili impatti che l’impianto determina nell’area vasta.
CONSIDERATO e VALUTATO che nella documentazione di progetto si parla di adeguamento della viabilità aziendale - “le altre opere civili opere previste sono per la viabilità interna, che interessa buona parte del perimetro della recinzione e le aree occupate dalle cabine di trasformazione di consegna, e gli spazi per parcheggio per le autovetture; entrambe le opere saranno realizzate semplicemente con materiale del sito appositamente compattato mediante rullatura in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale e nel rispetto della tipologia esistente” – ma non viene prodotto elaborato che descriva in dettaglio tali interventi.
CONSIDERATO che dalle ortofoto del Geoportale della Regione Siciliana si evince la presenza nell’area di impianto di
Colture di tipo estensivo e sistemi agricoli complessi.
CONSIDERATO e VALUTATO che da una analisi dello stato di fatto, eseguita mediante visione delle ortofoto disponibili sul Geoportale della Regione Siciliana, si evince la presenza, nell’area di impianto e nelle aree limitrofe, di manufatti rurali che non vengono menzionati dal Proponente negli elaborati di progetto.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 1 “dovranno essere descritti i rapporti di xxxxxxxx e compatibilità del progetto con gli strumenti di pianificazione e programmazione nazionali ed europei del settore energetico”, il Proponente afferma quanto segue:
In merito a questa criticità si evidenzia che nello studio di Impatto Ambientale sono stati affrontati gli strumenti di pianificazione e programmazione nazionali ed europei nei i seguenti paragrafi: 5.2. Analisi degli strumenti di pianificazione energetica 5.2.1. La programmazione energetica dell’Unione Europea 5.2.2. Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 5.2.3. La strategia energetica nazionale (SEN) 5.2.4. Piano Energetico Ambientale Regionale (PEARS 2009)
5.2.5. Aggiornamento Piano Energetico Ambientale della Regione Siciliana – PEARS 2030 5.2.6. Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES).
Il progetto “SCRO01” si inquadra perfettamente nelle strategie di riduzione degli inquinanti e aumento dell’uso delle FER dei più moderni piani europei, nazionali e regionali, rispettando comunque gli obiettivi dei piani precedenti, o attualmente in vigore. In aggiunta si coglie l’occasione per inserire anche una riflessione religiosa nonché morale traendo spunto dall’”Enciclica verde”, la lettera scritta da papa Xxxxxxxxx che punta a farci riflettere sull’importanza delle “fonti rinnovabili”: “è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di anidride
carbonica e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile. Nel mondo c’è un livello esiguo di accesso alle energie pulite e rinnovabili. C’è ancora bisogno di sviluppare tecnologie adeguate di accumulazione.” È così che il papa, ripercorrendo le orme di San Xxxxxxxxx si fa portavoce della Natura, cercando di far capire che è il bene più prezioso che abbiamo e per questo deve essere rispettata. Sua Eminenza infatti non solo ci induce a consumare meno, ma soprattutto meglio, ma anche a non sottovalutare le energie che ci vengono fornite, migliorando complessivamente i nostri sistemi di produzione. Egli infatti, ci ricorda l’importanza di limitare ‘’in modo importante il consumo di energia non rinnovabile” e di come sia “indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica”.
CONSIDERATO che il Proponente, nell’elab. Documento integravo e chiarimenti in risposta al XXX X.X.X. x. 00/0000, xxxxxxxxx che il progetto risulta coerente e compatibile con i seguenti strumenti di pianificazione e programmazione nazionali, europei e regionali: Europea - Il progetto dell’impianto fotovoltaico SCRO01 appare coerente con la pianificazione e programmazione energetica europea, in particolare gli investimenti nelle FER, per fare fronte ai picchi di consumi e l’efficienza energetica, sono inseriti all’interno delle azioni prioritarie individuate dalla Comunità Europea. La tabella di marcia predisposta dalla Comunità Europea giunge alla conclusione che la transizione ad una società a basse emissioni di carbonio è fattibile ed a prezzi accessibili ma richiede innovazione e investimenti. Questa transizione non solo stimolerà l'economia europea grazie allo sviluppo di tecnologie pulite ed energia a emissioni di carbonio basse o nulle ma, incentivando la crescita e l'occupazione, aiuterà l'Europa a ridurre l'uso di risorse fondamentali come l'energia, le materie prime, la terra e l'acqua e renderà l'UE meno dipendente da costose importazioni di petrolio e gas, apportando benefici alla salute, ad esempio grazie a un minor inquinamento atmosferico. L’obiettivo al 2050 di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990 dovrà essere raggiunto unicamente attraverso azioni interne (cioè senza ricorrere a crediti internazionali). Questo obiettivo potrà essere raggiunto con uno sforzo progressivo in ragione della disponibilità crescente di tecnologie low carbon a prezzi più competitivi. La tecnologia fotovoltaica rappresenta una delle principali tecnologie per raggiungere il suddetto obiettivo e pertanto l’impianto SCRO01 contribuirà con una produzione di circa 17,1 GWh di energia pulita consentendo una riduzione annua di 9.935.691 kg di CO2 che nei primi 20 anni di vita di impianto saranno equivalenti a circa 198.714 ton. Nazionale - Da quanto richiamato della Strategia Energetica Nazionale, il progetto dell’impianto fotovoltaico SCRO01 appare coerente alla SEN, in quanto la realizzazione del progetto proposto contribuirà a “rispondere alle crescenti esigenze di produzione di energia da fonte rinnovabile”. Regionale - Il progetto non è in contrasto alle indicazioni Piano Energetico Ambientale Regione Siciliana, in quanto si mostra in linea con alcuni fra gli obiettivi del Piano: - riduzione delle emissioni climalteranti; - aumento della percentuale di energia consumata proveniente da fonti rinnovabili; - riduzione dei consumi energetici e aumento dell’uso efficiente e razionale dell’energia; - conservazione della biodiversità ed uso sostenibile delle risorse naturali; - limitazione del consumo di uso del suolo. Inoltre l’aggiornamento del PEARS prevede che il fabbisogno elettrico territoriale dei piccoli comuni (da 40 a 50 GWh/anno per comune) potrebbe essere coperto attraverso la produzione dei grandi impianti eolici e fotovoltaici e con la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici sui tetti dei fabbricati (residenziali, terziari e comunali) e nelle aree in prossimità dei centri abitati con priorità per le aree ad oggi abbandonate o sottovalorizzate.
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente nel Documento integravo e chiarimenti in risposta al PII C.T.S. n. 42/2020 ha effettuato un’analisi e dimostrato la coerenza delle opere di progetto con gli strumenti di pianificazione e programmazione nazionali, europei e regionali richiesti nel PII.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 2 “occorre dimostrare in maniera più dettagliata la compatibilità e la coerenza dell’intervento – in ogni sua fase - con i seguenti strumenti di pianificazione e programmazione regionale: Piano Regionale di Coordinamento per la Tutela della Qualità dell’Aria Ambiente della Regione Siciliana; Pianificazione Socio-Economica; Piano Regionale dei Trasporti; Piano di Tutela delle Acque; Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia-Regione Sicilia; Piano delle Bonifiche delle aree inquinate; Pianificazione e Programmazione in Materia di Rifiuti e Scarichi Idrici; Piano Faunistico Venatorio; Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni; Piano di Gestione delle Acque; Piano Regionale dei Parchi e Riserve Naturali; Piano di Tutela del Patrimonio (Geositi); Piano Regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva per la difesa della vegetazione contro gli incendi boschivi”, il Proponente afferma quanto segue:
Piano Regionale di Coordinamento per la Tutela della Qualità dell’Aria Ambiente della Regione Siciliana
L’impianto fotovoltaico SCRO01 rientrando nella tipologia di impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile solare (e quindi non termica) ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. non rientra tra i progetti sottoposti ad Autorizzazione Integrata Ambientale nonché a quelli che necessitano di Autorizzazione alle emissioni in atmosfera, in quanto la tecnologia fotovoltaica non comporta nei suoi processi alcuna emissione di sostanze inquinanti in atmosfera. Tuttavia nell’ambito del Piano Regionale di Coordinamento per la Tutela della Qualità dell’Aria Ambiente risulta utile correlare il progetto SCRO01 al tema della Pianificazione energetica già presente al suo interno. Infatti il piano come punto di riferimento sulla pianificazione energetica regionale ha preso in esame i seguenti documenti: Regione Siciliana, Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità – Dipartimento dell’Energia Servizio I - Pianificazione e Programmazione Energetica Rapporto di Monitoraggio Ambientale – Monitoraggio PEARS 2012; Regione Siciliana, Assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, Dipartimento dell’Energia, Osservatorio Regionale e Ufficio statistico per l’Energia Rapporto Energia 2015 - Monitoraggio sull’energia in Sicilia, Dicembre 2015 Rilevanti per le proiezioni delle emissioni nello scenario tendenziale sono le previsioni al 2020 dei consumi finali lordi, espressi in migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio (ktep), per gli usi non elettrici (5411,3 ktep), della produzione di fonti energetiche rinnovabili non elettriche (618,5 ktep) e dei consumi finali lordi non elettrici da fonti non rinnovabili (4792,8 ktep). Risulta evidente che l’impianto SCRO01 non potrà incidere sulle previsioni future in termini di emissioni in atmosfera semmai in termini di mancate emissioni di CO2 visto che consentirà una riduzione annua di 9.935.691 kg di CO2 che nei primi 20 anni di vita di impianto saranno equivalenti a circa 198.714 ton di CO2 non emessa in atmosfera. In tal senso è possibile affermare che il progetto SCRO01 risulta compatibile e coerente con gli obiettivi del Piano Regionale di Coordinamento per la Tutela della Qualità dell’Aria Ambiente Regione Sicilia. Per quanto riguarda l’impatto atteso in atmosfera è opportuno precisare che è dovuto esclusivamente alle emissioni di
polveri ed inquinanti gassosi generate dai mezzi di lavoro durante le fasi di cantiere al momento della realizzazione dell’impianto e successivamente alla sua dismissione.
Pianificazione Socio-Economica
In merito alla compatibilità e alla coerenza dell’intervento con gli strumenti di Pianificazione Socio-Economica, occorre fornire un profilo dell’azienda Voltalia: fondata nel 2005, è una compagnia internazionale operante nel settore delle energie rinnovabili, quotata all'Euronext di Parigi dal 2014. Voltalia è produttore di energia e fornitore di servizi nella produzione di energia rinnovabile da solare, eolico, idroelettrico e biomassa, combinando anche soluzioni di storage. Come Gruppo Industriale integrato, Voltalia ha sviluppato un'importante esperienza attraverso la catena di valore di progetti ad energia rinnovabile: sviluppo e finanziamento di progetti, EPC e Operation & Maintenance. Il Gruppo, attivo in 20 paesi, fornisce servizi ai clienti di tutto il mondo. Al 31 dicembre 2019, Voltalia ha una capacità operativa e in costruzione di oltre 1,2 GW e un portfoglio di progetti in fase di sviluppo per una capacità totale di 7,8 GW. Tale premessa serve a evidenziare che l’azienda Voltalia è un diretto investitore reale che non attinge a finanziamenti pubblici, non gravando sulle casse della Comunità Europea nonché su quelle dello Stato. Si ritiene pertanto che la compatibilità dell’intervento trovi il suo punto di forza proprio nel fatto che la realizzazione dell’impianto avvenga realmente introducendo nell’economia regionale capitali privati e contestualmente creando occupazione, soprattutto a livello locale. Come già riportato nel S.I.A. al paragrafo 7.5 Analisi Costi/Benefici vi saranno ricadute occupazionali sia temporanee che permanenti. Per quanto riguarda la coerenza dell’intervento con gli strumenti di pianificazione socioeconomica è inevitabile ricorrere ai principi dello Sviluppo Sostenibile, ovvero creare sviluppo economico, sociale e ambientale, che è alla base ormai dell’economia mondiale in generale.
Piano Regionale dei Trasporti
Pertanto considerato che l’area di impianto dista circa 0,5 km dal centro abitato di Santa Croce Camerina e si trova in prossimità della SP20 e della SP60, con accesso dalla Strada Intercomunale di Contrada Santa Xxxxxxx, non si riscontrano interferenze tra il progetto e gli interventi previsti dal Piano Regionale dei Trasporti. Altresì il cavidotto interrato fiancheggerà la SP60 per circa 216 m attraversandola solamente nel punto in prossimità della Cabina Primaria AT/MT "S.C. CAMERINA". Le operazioni di attraversamento consisteranno in uno scavo di circa 7 m che terrà conto del traffico veicolare alternando con un semaforo temporaneo giusto il tempo della durata dei lavori di scavo e reinterro per l’attraversamento, della durata di circa 4-6 ore.
Piano di Tutela delle Acque
L’area interessata dall’impianto fotovoltaico SCRO01 ricade nel bacino idrogeologico dei “Monti Iblei” e nel corpo idrico della “Piana di Vittoria che presenta uno stato dell’ambientale “scadente” dovuto alle seguenti criticità: sovrasfruttamento della falda idrica; contaminazione da residui agricoli; pericolo inquinamento pozzi Inoltre dall’osservazione della carta delle Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola è possibile evincere che l’area di impianto ricade in zona vulnerabile (la cui causa principale risiede nell’attività serricola), tuttavia il progetto risulta di per sé compatibile con la tutela delle acque, in quanto non prevede alcuna interazione con l’ambiente idrico. Inoltre
come vedremo nei paragrafi successivi per la manutenzione del verde sarà assolutamente vietato l’utilizzo di diserbanti. Nell’area di impianto infatti non sono presenti sorgenti o corsi d’acqua, e le falde idriche risultano non interferite con le installazioni di progetto viste le loro caratteristiche dimensionali e tipologie costruttive (pali infissi nel terreno, assenza di fondazioni ipogee, assenza di potenziali sversamenti di sostanze inquinanti, profondità massima degli alloggiamenti dei cavidotti inferiore al metro).
Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia-Regione Sicilia
Il progetto SCRO01 non interferisce con corpi idrici superficiali e pertanto risulta compatibile con la tutela delle acque, in quanto non interferisce con alcun corpo idrico superficiale. Altresì grazie alla tipologia di installazione retrofit e, ovviamente, al processo fotovoltaico, si eviterà: occupazione invasiva del terreno grazie alle tipologie costruttive (pali infissi nel terreno, assenza di fondazioni ipogee, profondità massima degli alloggiamenti dei cavidotti inferiore al metro); salvaguardia delle falde idriche in quanto non vi sono fasi di processo che possano generare lo sversamento di sostanze inquinanti.
Piano delle Bonifiche delle aree inquinate
Per ogni tipologia il Piano riporta un elenco per categoria di siti inquinati, da cui è stato possibile verificare che l’area su cui insiste il progetto SCRO01 non ricade all’interno di tali siti, nonchè all’esterno per un raggio di almeno 10 km. Si conferma la compatibilità e la coerenza dell’opera con il Piano delle Bonifiche.
Pianificazione e Programmazione in Materia di Rifiuti e Scarichi Idrici
Per quanto riguarda gli scarichi idrici, gli unici possibili sono legati alle fasi di realizzazione e di dismissione inerente i bagni chimici di cantiere, i quali saranno a norma di legge e presi a noleggio, incluso il servizio di manutenzione e ritiro dei reflui, in convenzione con ditte specializzate del settore di gestione e trasporto di reflui civili. Si ritiene che il progetto SCRO01 da quanto sopra esposto sia compatibile e coerente con gli strumenti di Pianificazione e Programmazione in Materia di Rifiuti e Scarichi Idrici, grazie alle misure di gestione e alle procedure che verranno attuate nelle fasi di cantiere, esercizio e dismissione.
Piano Faunistico Venatorio
In merito ai fondi chiusi si trae spunto per una riflessione sull’utilità dei parchi fotovoltaici ovvero sul ruolo che queste aree essendo chiuse impediscono di fatto l’accesso ai cacciatori così come previsto e garantito dal codice civile. Lo stesso codice ha anche definito che, per rendere valido il divieto di caccia, il fondo deve risultare chiuso secondo le modalità previste dalla legge. Le superfici dei fondi, secondo il comma 9 dell’art. 15 della L.N. 157/92 e s.m.i., sono da includere nella quota di territorio agro-silvo-pastorale destinato a protezione. Da ciò risulta non solo una congrua compatibilità dell’intervento in oggetto al Piano Faunistico venatorio, bensì una concreta funzionalità a inibire una pratica ancestrale in controtendenza alla protezione della fauna e della natura in generale. In conclusione l’impianto
SCRO01 non ricade all’interno di nessuna delle aree di protezione faunistica ma paradossalmente risulta compatibile e coerente col Piano grazie al fatto che la fauna selvatica potrà trovare rifugio all’interno di questa area.
Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni
Come si evince dalla Carta della pericolosità e del rischio idraulico, l’area su cui insisterà l’impianto SCRO01 non risulta soggetta ad alcun rischio di alluvioni.
Piano di Gestione delle Acque
Si rimanda ai paragrafi 2.4 Piano di Tutela delle Acque e 2.5 Piano di Gestione del Distretto Idrografico della Sicilia- Regione Sicilia per le conclusioni di compatibilità e coerenza dell’intervento.
Piano Regionale dei Parchi e Riserve Naturali
Risulta evidente che l’intervento non risulta in contrasto con Piano Regionale dei Parchi e Riserve Naturali in quanto non ricade all’interno di Parchi regionali e Aree naturali protette, nonché all’interno di: Aree marine protette; Important Bird Areas (IBA); Aree umide d’interesse internazionale; Siti Natura 2000 (SIC, ZSC e ZPS In merito ai Siti Natura 2000 si rimanda al paragrafo 5.3.4. Rete Natura 2000 del S.I.A.
Piano di Tutela del Patrimonio (Geositi)
Dal catalogo regionale dei Geositi è possibile constatare che l’area interessata dal progetto SCRO01 non risulta interessata né da Goesiti istituiti, né da Siti di interesse e di Attenzione.
Piano Regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva per la difesa della vegetazione contro gli incendi boschivi.
In merito a quest’ultimo punto si evidenzia che l’area negli ultimi 10 anni non è stata percorsa dal fuoco.
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente nel Documento integrativo e chiarimenti in risposta al PII C.T.S. n. 42/2020 ha effettuato un’analisi e dimostrato la coerenza delle opere di progetto con i Piani regionali richiesti nel PII.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 3 “dovranno essere approfonditi gli impatti per ogni componente ambientale, con particolare riferimento alle componenti sottosuolo e polveri (fase di cantiere, fase di esercizio e di dismissione delle opere) in quanto le stesse non vengono affrontati nello SIA e/o risultano carenti in merito alle eventuali misure di prevenzione e mitigazione che saranno adottate”, il Proponente afferma quanto segue:
L’analisi degli impatti è stata affrontata al capitolo 7.2 dell’elaborato EL 27 Relazione di Impatto Ambientale mentre le misure di prevenzione e mitigazione per ogni impatto individuato sono state riportate nell’elaborato di approfondimento El 33 Misure di mitigazione e compensazione.
Con particolare riferimento alle componenti sottosuolo e polveri, come già riportato nel paragrafo 7.2.3. Suolo e sottosuolo dell’elaborato El 27 Relazione di Impatto Ambientale del S.I.A. il progetto non comporterà impatti negativi né sul suolo né sul sottosuolo. Infatti non sono previste modificazioni significative della morfologia e della funzione dei terreni interessati. Non è prevista alcuna modifica della stabilità dei terreni né della loro natura in termini di erosione, compattazione, impermeabilizzazione o alterazione della tessitura e delle caratteristiche chimiche. Sia le strutture di sostegno dei moduli che la recinzione saranno infisse direttamente nel terreno, e per il riempimento degli scavi necessari (cavidotti, area di sedime delle cabine) si riutilizzerà il terreno asportato e materiale lapideo di cava (viabilità interna all’impianto), si rimanda pertanto all’elaborato EL_35 Piano di Utilizzazione terre e rocce da scavo. Durante l’esercizio dell’impianto il terreno rimarrà allo stato naturale, e le operazioni di dismissione garantiranno il completo ritorno allo stato ante operam senza lasciare modificazioni. Durante la vita utile dell’impianto, stimabile in 25-30 anni, il suolo non subirà il processo di degradazione indotta dalle pratiche agricole (si rimanda al precedente paragrafo 2.4 Piano di Tutela delle Acque). Nell’approfondire l’aspetto comparativo tra il sistema fotovoltaico e il sistema agricolo di seguito verranno affrontati i principali aspetti della pratica agricola utili ad una riflessione “ecologica”. La rotazione delle colture è una consolidata tecnica agricola finalizzata a mantenere e/o migliorare la fertilità dei suoli aumentando così il rendimento degli impianti colturali futuri. Essa consiste nella semina ciclica di diverse colture che si succedono sul medesimo terreno in un ordine ben definito ripetendosi così ad intervalli regolari (biennali, triennali, quadriennali ecc...). I vantaggi di una tale tecnica consistono essenzialmente in: contribuire ad interrompere il ciclo riproduttivo di piante infestanti e microorganismi patogeni legati ad una determinata famiglia e/o specie e/o varietà vegetale; mantenere buone caratteristiche chimico-fisiche del suolo grazie alle diverse necessità metaboliche delle colture che si alternano preservando così sufficienti contenuti di nutrienti e alla diversa capacità dei loro apparati radicali di esplorare il profilo del terreno limitandone il compattamento. Ad oggi, per rispondere ad un sempre crescente fabbisogno globale, l'industrializzazione del settore agricolo ha comportato l'abbandono di una tale pratica puntando su impianti intensivi monocolturali coadiuvati dall'uso massivo di risorse idriche, energetiche e di sostanze di sintesi (fertilizzanti, pesticidi, erbicidi ecc...) con conseguente inquinamento dell'ecosistema (ad es. eutrofizzazione del suolo per eccessivo contenuto di fosforo e azoto) e dell'intera catena alimentare.
Durante la fase di realizzazione gli impatti morfologici locali si limitano ai limitati scavi necessari per la posa delle installazioni di impianto (cavidotti interrati) e al calpestio del cotico erboso da parte dei mezzi che sono previsti di capienza massima 40 t (autocarri per la consegna dei moduli). In ogni caso le alterazioni subite dal soprassuolo sono immediatamente reversibili alla fine delle lavorazioni con il naturale rinverdimento della superficie e si eviterà quindi la compattazione diffusa nonché il formarsi di ruscellamenti superficiali che possono fungere da percorsi di deflusso preferenziale delle acque. (si rimanda all’elaborato EL_35 Piano di Utilizzazione terre e rocce da scavo). Per quanto riguarda invece la fase di esercizio, gli unici interventi all’interno del sito saranno quelli programmati per le operazioni di manutenzione ordinaria, come lo sfalcio dell’erba e la pulizia dei moduli, mentre quelle di manutenzione straordinaria, dovute ad esempio alla rottura o al cattivo funzionamento di un componente elettrico o meccanico, saranno limitate nel tempo (poche ore) e comunque effettuate con veicoli di dimensioni e peso decisamente minori rispetto a quelli di una comune
macchina agricola. Non da ultimo, si ritiene utile ribadire che, durante la fase di produzione dell’impianto SCRO01, l’interruzione di somministrazione di fitofarmaci e ammendanti chimici a scopi agricoli si tradurrà in una diminuzione di pressione antropica sulle falde acquifere.
La fascia perimetrale, ampia mt. 10,00, verrà impiantata con specie arboree ed arbustive appartenenti alla vegetazione potenziale (si rimanda all’elaborato di approfondimento EL 28 Analisi ecologico – paesaggistica). Le specie prescelte sono comunque tutte resistenti al clima locale riconducibile a quello mediterraneo in generale. Tali piante sempreverdi, dotate di un apparato radicale importante e capillarmente diffuso, saranno in grado di intercettare l’umidità residua del terreno anche negli strati più profondi (si rimanda al successivo punto 12). Il terreno ricompreso tra una fila e la successiva di moduli fotovoltaici, avente un'ampiezza di 6,80 m sarà totalmente seminato con essenze erbacee (vedasi successivo punto 13). Per quanto riguarda le emissioni di polveri in aggiunta a quanto riportato al paragrafo 7.2.1 Atmosfera e clima dell’elaborato El 27 Relazione di Impatto Ambientale, si riporta quanto invece riportato al paragrafo 3 Misure per limitare i danni prodotti dalle operazioni di cantiere dell’elaborato El 33 Misure di mitigazione e compensazione. L’impatto dovuto all’emissione di polveri avviene esclusivamente nelle fasi di cantiere ovvero realizzazione e dismissione, pertanto al sottoparagrafo sulle misure di mitigazione per la matrice ambientale atmosfera viene riportato: 3.1. Atmosfera - polveri L’obiettivo di minimizzare le emissioni di polvere durante le fasi di costruzione verrà perseguito con la capillare formazione delle maestranze, finalizzata ad evitare comportamenti che possano potenzialmente determinare fenomeni di produzione e dispersione di polveri. Si riporta di seguito l’elenco delle principali prescrizioni che troveranno collocazione nella documentazione contrattuale e, in particolare, nel piano di sicurezza e coordinamento: spegnimento dei macchinari nella fase di non attività; transito dei mezzi a velocità molto contenute nelle aree non asfaltate al fine di ridurre al minimo i fenomeni di risospensione del particolato; copertura dei carichi durante il trasporto; adeguato utilizzo delle macchine di movimento terra limitando le altezze di caduta del materiale movimentato e ponendo attenzione durante le fasi di carico dei mezzi a posizionare la pala in maniera adeguata rispetto al cassone. Un ulteriore intervento di carattere generale e gestionale riguarda la definizione esecutiva del layout di cantiere che dovrà porre attenzione nell’ubicare eventuali impianti potenzialmente oggetto di emissioni polverulenti, per quanto possibile, in aree non immediatamente prossime ai ricettori. Inoltre, le aree di cantiere in cui possono innescarsi fenomeni di risollevamento in presenza di vento forte e dispersione delle polveri (aree di stoccaggio, anche temporaneo, di materiali sciolti; aree non asfaltate) dovranno essere protette con schermature antivento/antipolvere realizzate ad hoc o disponendo in maniera adeguata schermi già previsti per altri scopi (barriere antirumore, container, recinzione del cantiere, etc.). Molto si può fare nella adeguata scelta delle macchine operatrici. L’Unione Europea ha avviato da alcuni decenni una politica di riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti da parte degli autoveicoli e, più in generale, di tutti i macchinari dotati di motori alimentati da combustibili. Tale politica si è concretizzata attraverso l’emanazione di direttive che impongono alle case costruttrici di autoveicoli emissioni di inquinanti via via più contenute. L’impiego di veicoli conformi alla direttiva Euro IV e V garantisce, relativamente al Pm10, una riduzione delle emissioni pari mediamente al 95% rispetto all’emissione dei veicoli Pre Euro e superiori all’80% rispetto ai veicoli Euro III. Relativamente agli Ossidi di Azoto la riduzione tra veicoli Pre Euro e Euro V risulta pari a circa l’80%, mentre il confronto tra Euro IV e Euro V evidenzia una diminuzione delle emissioni superiore al 40%. Molto significativa risulta anche la riduzione dei NMVOC che, confrontando veicoli Pre Euro e Euro V, risulta superiore al 98%. Analogamente, per i veicoli OFF ROAD, le direttive 97/68/EC e 2004/26/EC, prescrivono una riduzione delle emissioni in
tre “stage”, lo stage III risulta obbligatorio, in funzione della potenza dei macchinari, per mezzi omologati tra il 1/07/05 e il 1/01/07. Anche in questo caso, considerando macchinari di potenza intermedia (75-560 kW), intervallo in cui ricadono buona parte delle macchine tipiche da cantiere, si assiste ad una riduzione delle emissioni molto significativa, (confrontando Stage III e macchine senza specifica omologazione: Pm10 - 80%, NOx = -76%, NMVOC= -60/-70%). Alla luce di quanto riportato al fine di contenere le emissioni, per quanto possibile, verrà privilegiato l’impiego di macchinari di recente costruzione. Il principale sistema di mitigazione dell’emissione e dispersione di polveri a seguito di attività di cantiere è rappresentato dall’impiego di sistemi di bagnatura delle aree di lavorazione. L’impiego di sistemi di bagnatura agisce sostanzialmente su due versanti: riduzione del potenziale emissivo; trasporto al suolo delle particelle di polveri aereodisperse. La riduzione dei quantitativi emessi avviene attraverso l’opera di coesione che la presenza di acqua svolge nei confronti delle particelle di polveri potenzialmente oggetto di fenomeni di risospensione presenti su suolo. Il trasporto al suolo delle particelle aereodisperse avviene, viceversa, attraverso i medesimi meccanismi che consentono la rimozione delle polveri in atmosfera ad opera delle precipitazioni, ossia rain-out (le particelle fungono da nucleo di condensazione per gocce di “pioggia”), wash-out (le particelle vengono inglobate nelle gocce di “pioggia” già esistenti prima della loro caduta), sweep-out (le particelle sono intercettate dalle “gocce” nella fase di caduta). Tra i tre meccanismi quelli che presentano la maggiore efficacia sono i primi due. La definizione del sistema di bagnatura risulta fortemente condizionata dalla tipologia di sorgente che si desidera contenere e dalle sue modalità di emissione. In presenza di fenomeni di risollevamento quali quelli determinati dalla presenza di cumuli di materiale o dal transito di mezzi su piste non asfaltate l’obiettivo della bagnatura sarà prevalentemente quello di ridurre il potenziale emissivo; viceversa in presenza di attività in cui le polveri immesse in atmosfera sono “create” dall’attività stessa (ad esempio di demolizione) le attività di bagnatura dovranno garantire la deposizione al suolo delle polveri prodotte. Nel caso in esame non vi sono opere di demolizione che richiedono particolari accorgimenti, per cui la tipologia di sorgente principale è quella di risollevamento. Pertanto, per la riduzione del potenziale emissivo l’attività di bagnatura potrà avvenire mediante diversi sistemi: autobotti; impianti mobili ad uso manuale (serbatoio collegati a lance); impianti fissi del tutto analoghi a quelli utilizzati per le attività di irrigazione. L’efficacia dei sistemi di bagnatura può essere incrementata prevedendo l’impiego di additivi. Anche in questo caso la tipologia di sostanze da aggiungere all’acqua dipenderà dalla tipologia di effetto che si intende ottenere. Nel caso di bagnature finalizzate alla riduzione dei potenziali emissivi dovranno essere impiegate sostanze che aumentano le capacità coesive dell’acque, ad esempio cloruro di calcio, cloruro di magnesio, cloruro di sodio che hanno anche le caratteristiche di assorbire l’umidità atmosferica. Viceversa, per aumentare la capacità di trasporto al suolo di particelle aereodisperse, dovranno essere impiegati additivi che riducendo i legami intermolecolari dell’acqua ne facilitano la nebulizzazione (saponi). L’impiego di tali aditivi ha la controindicazione di determinare un potenziale carico inquinante relativamente alle acque sotterranee e, per tale ragione, il loro impiego è molto limitato. Nel caso in esame, come già detto, le sorgenti di polvere sono rappresentate prevalentemente dal transito di mezzi su piste di cantiere non asfaltate e dal risollevamento delle polveri ad opera di eventuali fenomeni anemologici di particolare intensità. Per il contenimento di tali tipologie di emissioni risultano necessari adeguati sistemi di bagnatura finalizzati alla diminuzione del potenziale emissivo. Tra le tipologie di impianti sarebbe più opportuno privilegiare l’impiego di impianti fissi. I periodi e i quantitativi di acqua andranno definiti in base all’effettive esigenze che si riscontreranno in fase operativa e saranno strettamente correlati alle condizioni meteoclimatiche. Ad esempio, non dovrà essere prevista bagnatura in presenza di precipitazioni atmosferiche, mentre la loro frequenza andrà incrementata in concomitanza di prolungati periodi di siccità o in previsione di fenomeni anemologici di
particolare intensità. Una fonte di emissione di polveri che può risultare, se non adeguatamente controllata, particolarmente significativa è quella determinata da deposizione e successiva risospensione di materiale sulla viabilità ordinaria in prossimità dell’area di cantiere ad opera dei mezzi in uscita dal cantiere stesso. Tale sorgente può essere praticamente annullata prevedendo adeguati presidi ossia impianti di lavaggio degli pneumatici dei veicoli pesanti in uscita dal cantiere e periodiche attività di spazzatura delle viabilità interne all’area di intervento. Per ciò che concerne gli impianti di lavaggio ruote esistono sostanzialmente due tipologie: impianti di lavaggio in pressione; impianti di lavaggio a diluvio. Per ciò che concerne le attività di spazzatura esse potranno essere svolte da macchinari dotati di sistemi di spazzole rotanti e bagnanti cui è applicato anche un sistema di aspirazione, montati stabilmente su veicoli commerciali (camion di piccole/medie dimensioni o veicoli ad hoc) o applicabili in caso di necessità a mezzi da cantiere. In fase esecutiva andrà predisposto un piano di lavaggio che individui la frequenza delle attività, anche in funzione delle condizioni meteoclimatiche e dell’intensità delle attività nell’area di cantiere. Per quanto riguarda mitigazioni relative alla componente suolo in aggiunta a quanto riportato al paragrafo 7.2.3 Suolo e sottosuolo dell’elaborato El 27 Relazione di Impatto Ambientale, si riporta quanto invece riportato al paragrafo 3 Misure per limitare i danni prodotti dalle operazioni di cantiere dell’elaborato El 33 Misure di mitigazione e compensazione. L’impatto sulla componente suolo e sottosuolo avviene prevalentemente nelle fasi di cantiere ovvero realizzazione e dismissione, pertanto si riporta il sottoparagrafo sulle misure di mitigazione per la matrice ambientale suolo e sottosuolo: 3.2. Suolo e sottosuolo Il terreno vegetale dovrà essere asportato da tutte le superfici destinate a costruzioni e a scavi, affinché possa essere conservato e riutilizzato anche per gli interventi di sistemazione a verde. É importante sottolineare che un’adeguata tecnica di sistemazione a verde possa consentire l’instaurarsi di condizioni pedologiche accettabili in tempi brevi, che sono la premessa per il successo degli interventi di rivegetazione. Una raccomandazione generale è che, quando si operano scavi (che nel caso specifico riguardano soltanto i cavidotti e le basi delle cabine) partendo dalla superficie di un suolo naturale, devono essere separati lo strato superficiale (relativo agli orizzonti più ricchi in sostanza organica ed attività biologica) e gli strati profondi. In generale vengono presi in considerazione i seguenti strati: 1. dalla superficie fino a 10-20 centimetri di profondità; 2. dallo strato precedente fino ai 50
(100) centimetri, o comunque sino al raggiungere il materiale inerte non pedogenizzato; 3. materiale non pedogenizzato che deriva dal disfacimento del substrato. All’atto della messa in posto i diversi strati non devono essere fra loro mescolati (in particolare i primi due con il terzo). É bene anche che nella messa in posto del materiale terroso sia evitato l’eccessivo passaggio con macchine pesanti e che siano prese tutte le accortezze tecniche per evitare compattamenti o comunque introdurre limitazioni fisiche all’approfondimento radicale o alle caratteristiche idrologiche del suolo. Nella fase di stoccaggio del suolo si devono evitare in particolare eccessi di mineralizzazione della sostanza organica. A tal fine gli accumuli temporanei di terreno vegetale non devono superare i 2-3 metri di altezza con pendenza in grado di garantire la loro stabilità. Per garantire il successo degli interventi a verde e di tutela del suolo e per evitare l’esplosione di infestanti non gradite, debbono essere applicate alcune tecniche quali: pacciamature, semine con miscele ricche in leguminose, irrigazione e sistemazioni idraulico-agrarie in genere. Per quanto riguarda l’impermeabilizzazione del suolo sarà necessario che in tutte le aree interessate dalle opere ed in particolare nelle aree di cantiere dovranno essere utilizzate tutte le soluzioni tecniche atte a ridurre al minimo l’impermeabilizzazione del suolo in modo da mantenere una portanza adeguata senza compromettere in modo rilevante le caratteristiche fisico-chimiche e biologiche dei suoli interessati, con uno smaltimento naturale delle acque meteoriche. In ogni caso si dovrà porre particolare attenzione affinché queste superfici permeabili non siano oggetto di sversamenti accidentali di oli o altre sostanze inquinanti. Infine, se i lavori di movimento
terra dell’area dovessero far emergere terre contaminate o rifiuti tossici, queste andrebbero denunciate per esser esaminate ai fini di un corretto smaltimento secondo le norme ambientali in vigore. Analogamente, se dovessero emergere elementi archeologici, anche non valutati di pregio, o scavi rocciosi di presunta origine antropica, questi andranno denunciati alla soprintendenza dei BB.CC.AA. Al fine di un maggiore approfondimento rispetto a quanto riportato nell’elaborato EL_35 Piano di Utilizzazione terre e rocce da scavo, si riportano le corrette modalità di gestione del suolo durante le fasi di cantiere (realizzazione e dismissione) al fine di mitigare al massimo gli impatti su di esso. 3.2.1. MODALITÀ DI ACCANTONAMENTO E MANTENIMENTO DEI SUOLI Al termine dei lavori, il cantiere dovrà essere tempestivamente smantellato e dovrà essere effettuato lo sgombero e lo smaltimento del materiale di risulta derivante dalle opere di realizzazione del parco eolico in oggetto, evitando la creazione di accumuli permanenti in loco. Le aree di cantiere e quelle utilizzate per lo stoccaggio dei materiali dovranno essere ripristinate in modo da ricreare quanto prima le condizioni di originaria naturalità. Le attività e l’allestimento del cantiere possono comportare gli effetti indicati precedentemente. Nel caso in analisi le aree di cantiere sono poste prevalentemente in ambiti extraurbani; infatti le aree individuate per la localizzazione dei cantieri sono perlopiù attualmente destinate alla attività agricola e i PRG dei Comuni coinvolti non ne prevedono una destinazione d’uso diversa. Pertanto in generale le aree di cantiere saranno restituite all’uso agricolo e il loro ripristino, in tal senso, comporterà la scotico di uno strato superficiale del terreno e il successivo rinterro con terra di coltura. 3.2.1.1. INDICAZIONI PER IL PRELIEVO Il suolo in natura è frutto di una lunga e complessa azione dei fattori (fattori della pedogenesi), e se si vuole in seguito “riprodurre” un suolo il più possibile simile a quello presente ante operam dovrà essere posta la massima cura ed attenzione alle fasi di: asportazione, deposito temporaneo e messa in posto del materiale terroso. Un suolo di buona qualità sarà in linea generale più capace di rispondere, sia nell’immediato sia nel corso del tempo, alle esigenze del progetto di ripristino, ossia occorreranno minori spese di manutenzione e/o minore necessità di ricorrere ad input esterni. Il materiale “terroso” può essere prelevato in loco dello stesso cantiere oppure da altri siti. Evidentemente nel secondo caso si dovrà valutare con maggiore accuratezza l’idoneità del materiale. È evidente, che se si vuole ricostituire in un ambiente una copertura vegetale coerente con la vegetazione potenziale dell’area, i suoli debbono essere coerenti con quelli naturalmente presenti nell’area. A tale scopo la Carta dei Suoli della Sicilia (Fierotti et al., 1995), può essere molto utile, in prima approssimazione, ai fini di questa valutazione poiché permette di verificare se l’area di provenienza delle terre da scavo ricade in un’area con caratteristiche simili a quella dell’intervento di ripristino, tuttavia occorrerà sempre una valutazione diretta sul materiale. La normativa che regola attualmente le terre da scavo è quella del Decreto Legislativo del 3 aprile 2006 n. 152 ed il successivo Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale) tratta delle terre da scavo nell’art. 186. 3.2.2. ASPORTAZIONE DEL SUOLO L’asportazione è l’impatto di livello massimo che può essere condotto su un suolo. Quando tale pratica viene eseguita si producono, in linea generale, terre da scavo che, per quanto possibile, saranno riutilizzate nelle opere di ripristino ambientale legato all’opera in oggetto. Come prima indicazione si ricorda di separare gli strati superficiali da quelli profondi. Si raccomanda di agire in condizioni di umidità idonee ossia con “suoli non bagnati. L’umidità di suolo tollerabile dipende da vari fattori, quali: tessitura, stabilità strutturale, tipo di macchine impiegate ecc. Come grandezza di misurazione dell’umidità può essere utilizzato il potenziale dell’acqua nel suolo (parametro differenziale che misura l'energia potenziale che ha l'acqua presente nel suolo, generalmente questo parametro è impiegato per quantificare il lavoro che le piante devono spendere per l'assorbimento radicale). Per le misurazioni possono essere utilizzati tensiometri. Le misure forniscono le indicazioni circa le classi dei pori
ancora piene di acqua. In termini generali a pF < di 1,8 - 2 non si dovrebbe intervenire sui suoli (pF unità di unità di misura che corrisponde al logaritmo in base 10 della tensione espressa in cm d’acqua), per non correre il rischio di degradare la struttura del suolo e quindi alterarne, in senso negativo, il comportamento idrologico (infiltrazione, permeabilità) e altre caratteristiche fisiche con la creazione di strati induriti e compatti inidonei allo sviluppo degli apparati radicali. Si raccomanda inoltre di separare gli orizzonti superficiali (orizzonti A generalmente corrispondenti ai primi 20-30 cm), dagli orizzonti sottostanti (orizzonti B) e quindi se possibile anche dal substrato inerte non pedogenizzato (orizzonti C). 3.2.3. STOCCAGGIO PROVVISORIO (DEPOSITO INTERMEDIO) Il suolo asportato deve essere temporaneamente stoccato in un’apposita area di deposito seguendo alcune modalità di carattere generale, quali: asportare e depositare lo strato superiore e lo strato inferiore del suolo sempre separatamente; il deposito intermedio deve essere effettuato su una superficie con buona permeabilità non sensibile al costipamento; non asportare la parte più ricca di sostanza organica (humus) dalla superficie di deposito; la formazione del deposito deve essere compiuta a ritroso, ossia senza ripassare sullo strato depositato; non circolare mai con veicoli edili ed evitare il pascolo sui depositi intermedi; • rinverdire con piante a radici profonde (preferenzialmente leguminose). Il deposito intermedio di materiale terroso per lo strato superiore del suolo, non dovrebbe di regola superare 1,5-2,5 m, d’altezza in relazione alla granulometria del suolo ed al suo rischio di compattamento. Lo strato di suolo superficiale ben aerato si è formato in seguito a un’intensa attività biologica. Il metabolismo chimico di questo strato del suolo avviene in condizioni aerobiche. La porosità, il tenore di humus e l’attività biologica diminuiscono nettamente con l’aumento della profondità. A causa del proprio peso, gli strati inferiori del deposito vengono compressi. Ciò comporta prima di tutto il degrado delle caratteristiche fisico idrologiche del suolo. Pertanto mediante il deposito intermedio in mucchi a forma trapezoidale e limitandone l’altezza, si dovrà cercare di ridurre al minimo o di evitare la formazione di un nucleo centrale anaerobico del deposito. Con l’instaurarsi di fenomeni di asfissia si può produrre una colorazione grigiastra legata agli ossidi di ferro accompagnata, per i depositi ricchi di sostanza organica, da odori di putrescenza. Si dovrà cercare quindi di evitare di avere sia fenomeni di ristagno sia di erosione (pendenze troppo accentuate). 3.2.4. RIPRISTINO E “SUOLO OBIETTIVO” Di seguito vengono descritte le modalità di trattamento successive alle operazioni di asportazione e deposito temporaneo del suolo per poi operare la ricostituzione della copertura pedologica. In natura il suolo è frutto di una lunga e complessa evoluzione, che vede l’interazione di diversi fattori (clima, substrato, morfologia, vegetazione, uomo e tempo), nel caso di ripristino l’obiettivo è quello di predisporre un suolo in una sua fase iniziale, ma che abbia poi i presupposti per evolvere mantenendo caratteristiche ritenute idonee. Devono essere definite quindi le caratteristiche e qualità di un “suolo obiettivo” che risponde alle esigenze progettuali. Il suolo obiettivo in un’ottica conservativa dovrebbe riprodurre il suolo originario se conosciuto, o comunque essere adeguato alla destinazione d'uso dell'area. Possiamo indicare tre strati corrispondenti agli orizzonti principali A, B e C che assolvono funzioni diverse, semplificando: A con funzione prevalente di nutrizione; B con funzione prevalente di serbatoio idrico, • C con funzione prevalente di drenaggio e ancoraggio. Questa indicazione è di carattere generale e deve essere adattata in relazione alla situazione specifica ed alle necessità di cantiere. In molti casi l’orizzonte C si viene a formare direttamente per alterazione fisica del substrato in loco o a ripartire dagli orizzonti profondi residui dopo l’asportazione. 3.2.4.1. LE CARATTERISTICHE DELLO STRATO DI COPERTURA Le caratteristiche e qualità del suolo più importanti da considerare sono: profondità del suolo e profondità utile alle radici tessitura e contenuto in frammenti grossolani; contenuto in sostanza organica, reazione, contenuto in calcare totale ed attivo, caratteristiche del complesso di scambio; salinità; densità apparente; caratteristiche idrologiche (infiltrazione, permeabilità, capacità di acqua disponibile); struttura
(caratteristiche e stabilità); porosità Alcune caratteristiche e qualità del “suolo obiettivo”, fanno riferimento a tutto lo spessore della copertura in quanto sono la risultante dell’interazione dei diversi strati. Ad esempio la capacità d’acqua disponibile, ossia la capacità di immagazzinare acqua nel suolo per poi renderla disponibile alle piante, è la somma della capacità dei diversi strati. La conducibilità idraulica, viceversa, è condizionata dallo strato meno permeabile. Il contenuto in sostanza organica ha generalmente un gradiente e diminuisce sensibilmente con la profondità. L’elenco ha solo carattere indicativo, alcune qualità ed alcune caratteristiche indicate sono tra di loro collegate ed alcune sono evidentemente più semplici di altre da stimare o misurare. In un suolo ricostruito non si può pensare di riprodurre la complicazione degli strati che generalmente accompagnano un suolo in natura e si deve quindi pensare ad uno schema semplificato a due od anche tre strati nel caso di suoli profondi. Il primo strato ha una profondità di circa 20 - 30 cm e corrisponde agli orizzonti più importanti per lo sviluppo degli apparati radicali e generalmente con un’attività biologica più elevata. Per un suolo profondo un metro possiamo considerare, ad esempio, due strati uno che va dalla superficie fino a 30 cm ed uno da 30 fino a
100. 3.2.4.2. MODALITÀ DI MESSA IN POSTO Un’adeguata tecnica di ripristino ambientale, e delle adeguate attenzioni possono consentire l’instaurarsi di condizioni pedologiche accettabili in tempi non molto lunghi. L’intento è quello di mettere in posto un suolo ad uno stato assolutamente iniziale che: nel tempo possa poi raggiungere un suo equilibrio, essere colonizzato dagli apparati radicali e dai microrganismi, si assesti in un rapporto equilibrato tra le particelle solide del suolo ed i differenti tipi di pori, abbia una sua resilienza ai fenomeni degradativi, mantenga la capacità di svolgere le sue funzioni. Le modalità di azione che si propongono sono le seguenti: 1. prima di procedere al ripristino dei suoli occorre aver predisposto la morfologia dei luoghi cui dovrà accompagnarsi il suolo e verificare la necessità di un adeguato drenaggio dell’area. 2. All’atto della messa in posto i diversi strati che sono stati accantonati devono essere collocati senza che vengano mescolati e rispettandone l’ordine. 3. Il ripristino deve essere effettuato con macchine adatte e in condizioni asciutte. • Nella messa in posto del materiale terroso deve essere evitato l’eccessivo passaggio con macchine pesanti o comunque non adatte e che siano prese tutte le accortezze tecniche per evitare compattamenti o comunque introdurre limitazioni fisiche all’approfondimento radicale o alle caratteristiche idrologiche del suolo. Le macchine più adatte sono quelle leggere e con buona ripartizione del peso. In termini generali a pF < di 1,8 -2 non si dovrebbe intervenire sui suoli, per non correre il rischio di degradare la struttura del suolo e quindi alterarne, in senso negativo, il comportamento idrologico (infiltrazione, permeabilità) e altre caratteristiche fisiche con la creazione di strati induriti e compatti inidonei allo sviluppo degli apparati radicali. Soprattutto nei casi in cui il materiale che viene ricollocato è di limitato spessore (meno di un metro), lo strato "di contatto", sul quale il nuovo suolo viene disposto, deve essere adeguatamente preparato. Spesso succede che si presenta estremamente compattato dalle attività di cantiere: se lasciato inalterato, potrebbe costituire uno strato impermeabile e peggiorare il drenaggio del nuovo suolo, oltre che costituire un impedimento all'approfondimento radicale. 1. La miscelazione di diversi materiali terrosi e l’incorporazione di ammendanti e concimazione di fondo avverrà prima della messa in posto del materiale. 2. Anche se l’apporto di sostanza organica ha la funzione di migliorare la “fertilità fisica del terreno”, si deve evitare un amminutamento troppo spinto del suolo ed un eccesso di passaggi delle macchine. Per suoli profondi se lo strato inferiore del suolo è stato depositato transitoriamente per lunghi periodi (> 8-9 mesi) può essere utile effettuare un inerbimento intermedio per lo strato profondo e successivamente inserire lo strato superficiale. L’utilizzo di materiale non pedogenizzato, ossia ricavato solo per disgregazione fisica può essere utilizzato per la parte inferiore di suoli molto profondi, ma anche per altre situazioni nelle quali il suolo obiettivo abbia profondità poco elevate. Nel caso, le morfologie prevedano dei versanti in relazione alle pendenze, alla lunghezza dei versanti stessi ed alle
caratteristiche di erodibilità del suolo si dovranno mettere in atto azioni ed accorgimenti antierosivi. Un suolo di buona qualità dotato di struttura adeguata e di buona stabilità strutturale ha di per se la capacità di far infiltrare le acque e quindi di diminuire lo scorrimento superficiale e di limitare l’erosione. Queste qualità vanno però accompagnate da una copertura protettiva sul terreno, al fine di ridurre l’azione battente della pioggia, trattenere parte dell’acqua in eccesso, rallentare la velocità di scorrimento superficiale, trattenere le particelle di suolo, migliorare la struttura, la capacità di infiltrazione e la fertilità del suolo. 3.2.5. INTERVENTI DI RIPRISTINO DELLA FERTILITÀ DEL SUOLO Gli interventi necessari a riattivare il ciclo della fertilità del suolo e creare condizioni favorevoli all’impianto e allo sviluppo iniziale della vegetazione nonché favorire l’evoluzione dell’ecosistema ricostruito, nel breve e medio periodo, vanno organizzati in: a) interventi con effetti a breve termine: insieme di interventi che ha un’azione limitata nel tempo, ma che può essere fondamentale per l’impianto della vegetazione; sono tipici nel recupero di tipo agricolo (es. lavorazioni); b) interventi con effetti a medio termine: insieme di interventi che interagisce nel tempo con l’evoluzione della copertura vegetale e del substrato: sono molto importanti nel recupero di tipo naturalistico (es. la gestione della sostanza organica). La Direzione dei Lavori deve avere come obiettivo non solo il raggiungimento di risultati immediati, ovvero l’impianto e l’attecchimento della vegetazione, bensì supportare anche le prime fasi dell’evoluzione della copertura vegetale. Una buona organizzazione degli interventi consente di raggiungere queste finalità a costi contenuti, limitando anche il numero degli interventi di manutenzione e di gestione. Per raggiungere ciò occorre organizzare i diversi momenti operativi definendo: gli interventi preliminari: insieme delle operazioni colturali che devono essere eseguito in fase di predisposizione e preparazione del sito e del substrato; gli interventi in fase di impianto: insieme delle operazioni colturali che devono essere eseguiti in fase di semina o trapianto delle specie vegetali; gli interventi in copertura: insieme delle operazioni colturali che devono essere eseguite in presenza della copertura vegetale già insediata. L’intervento agronomico deve essere organizzato per migliorare, in modo temporaneo o permanente, i diversi caratteri del suolo ed in particolare: gli aspetti fisici, gli aspetti chimici, gli aspetti biologici, tutti elementi che caratterizzano la fertilità del suolo stesso. 3.2.6. INTERVENTI SUGLI ASPETTI FISICI DEL SUBSTRATO Gli interventi finalizzati a migliorare i parametri fisici del substrato sono principalmente indirizzati alla modifica, parziale o totale, della porosità del suolo. Questa infatti condiziona in vario modo i caratteri fondamentali del substrato (areazione, permeabilità, ecc.). Questa caratteristica può essere modificata in modo temporaneo o permanente, interagendo con la tessitura e la struttura del substrato. 3.2.6.1. INTERVENTI SULLA TESSITURA La tessitura, carattere statico del suolo legato alla sua composizione dimensionale, può essere modificata nel breve periodo, in modo permanente, solo con l’apporto di materiale minerale a granulometria specifica. Questo può derivare dal mescolamento di strati sovrapposti o dalla macinazione di ghiaie o ciottoli già presenti in posto. Un suolo sabbioso (“leggero”), generalmente, ha una buona areazione, ma una scarsa capacità di trattenuta dell’acqua, in quanto la distribuzione del diametro dei pori è sbilanciata verso le dimensioni medio-grandi. L’opposto si verifica invece in un suolo argilloso (“pesante”), dove la porosità capillare di piccole dimensioni domina, con problemi di areazione, di plasticità, di forte coesione e di scarsa disponibilità idrica per le piante, per la forte adesione e coesione tra acqua e matrice solida. Per migliorare un suolo sabbioso sarà perciò necessario integrare la frazione colloidale minerale, mentre in un suolo compatto e pesante si dovrà potenziare la frazione grossolana, il tutto per equilibrare la distribuzione della porosità verso un 50% di pori piccoli (spazio per l’acqua) ed un 50% di pori grandi (spazio per l’aria). Le quantità di sostanza minerale necessaria per modificare questa composizione dello strato superficiale del suolo, indicativamente varia, in funzione della granulometria dei materiali utilizzati, tra: 5 e 10 cm di materiale colloidale fine per un suolo sabbioso; tra 7.5 e 15 cm di materiale grossolano per un
substrato pesante. Questi ammendanti devono essere distribuiti uniformemente sulla superficie e mescolati con cura, attraverso ripetute arature profonde del substrato, associate ad estirpature o rippature, per favorire una buona distribuzione e compenetrazione tra gli strati. 3.2.6.2. INTERVENTI SULLA STRUTTURA Le singole componenti elementari che costituiscono un suolo possono legarsi chimicamente tra loro a formare degli aggregati, influenzando così la microporosità all’interno degli aggregati, ma anche la macroporosità, tra gli aggregati stessi. La struttura è una caratteristica complessa e dinamica che può variare nel tempo, ma è certamente correlata positivamente con la presenza di cationi a più cariche (Ca++, Fe+++, Al+++) e di colloidi, specie quelli organici. All’opposto la struttura risulta essere alterata negativamente dalla presenza di cationi a singola carica, come Na+, che mantengono dispersi i colloidi, da una forte acidità, che disperde i colloidi organici ed il ferro, nonché dall’assenza di attività microbiche, che non permette l’alterazione della sostanza organica e la sua trasformazione in colloidi stabili. Esistono diversi modi per intervenire sulla struttura, con effetti diversificati nel tempo. 3.2.6.3. INTERVENTI DI BREVE DURATA SULLA STRUTTURA: LAVORAZIONE DEL
SUBSTRATO Questa operazione permette un forte aumento della porosità totale ed in particolare della macroporosità; ha come diretta conseguenza un aumento della percolazione, dell’areazione, della capacità termica, mentre riduce la risalita capillare. Questi effetti hanno comunque una durata limitata, non superando, nelle condizioni peggiori, la stagione vegetativa; tuttavia, questo effetto temporaneo può comunque essere molto importante nella fase di impianto della vegetazione. In condizioni difficili, quali i substrati minerali argillosi o limosi, la lavorazione rappresenta un intervento fondamentale, se non il principale, per consentire un rapido insediamento della copertura vegetale. L’aratura risulta indispensabile, in quanto consente l’interramento della sostanza organica, dei residui, dei concimi e degli ammendanti necessari per il miglioramento del substrato. 3.2.6.4. INTERVENTI DI LUNGA DURATA SULLA STRUTTURA: INTEGRAZIONE DELLA SOSTANZA ORGANICA Rappresenta il trattamento più importante per favorire la formazione di una struttura stabile e duratura, in tutti i diversi tipi di substrato. L’apporto di sostanza organica è l’elemento base per favorire l’attività biologica del suolo: mette a disposizione materiale ed energia che favoriscono i diversi organismi tellurici ed apporta grosse quantità di sostanze colloidali. Non esiste un valore di riferimento ideale: il contenuto in sostanza organica varia in funzione delle condizioni ambientali, delle caratteristiche del substrato e della destinazione del sito. Come regola empirica si può considerare come riferimento un contenuto di sostanza organica minimo del 3 %, come valore medio di tutto lo strato alterato, concentrando una percentuale più elevata nei primi 15-20 cm. Questo valore può variare in funzione della granulometria del terreno (Tab. 5). Tabella 5. Contenuto in carbonio organico e della sostanza organica, in funzione della granulometria espressa in g/kg (Violante, 2000). Per integrare la disponibilità tellurica di sostanza organica si possono utilizzare diversi tipi di materiali: a) Sottoprodotti zootecnici - letame: è la mescolanza di deiezioni liquide e solide con materiali vegetali di diversa origine, utilizzati come lettiera. Presenta qualità e caratteristiche diverse in funzione del tipo di animali, del tipo di lettiera e della durata del periodo di conservazione. La sua azione è molto importante in quanto, come colloide organico, aumenta la reattività del substrato e nel contempo apporta grosse quantità di microrganismi e di sostanze minerali. In agricoltura la dose comunemente impiegata è pari a 20 - 50 t/ha di materiale tal quale. In condizioni difficili, come avviene in molti ripristini, la dose può raggiungere le 100 t/ha, che corrisponde ad una percentuale di circa l’1%, se distribuita nei primi 15 cm. E’ importante sottolineare la necessità di utilizzare materiale “maturo”, cioè conservato con cura per un lungo periodo; questo letame deve essere caratterizzato da un aspetto omogeneo, da un colore scuro e da un peso specifico elevato (700- 800 kg/m3); va evitato il prodotto fresco che può risultare caustico e meno ricco in microrganismi e colloidi. Il letame, dopo essere stato distribuito, deve essere immediatamente interrato, per
limitare fenomeni di ossidazione della sostanza organica e volatilizzazione dell’azoto. Liquame: è una miscela di deiezioni solide, liquide, nonché acqua, prodotto nei moderni allevamenti senza più lettiera. Come il letame, anche il liquame prima di essere distribuito deve essere conservato per un congruo periodo di tempo, al fine di abbattere la carica patogena. A differenza del letame la percentuale di sostanza organica risulta essere più bassa ed il contemporaneo maggior contenuto in azoto (C/N più basso) porta alla formazione di humus labile, più facilmente degradabile e quindi con un effetto immediato. L’uso del liquame comporta anche maggiori pericoli di inquinamento, sia delle falde che dei corsi d’acqua superficiali: è necessario anche in questo caso distribuirlo e subito interrarlo o interrarlo direttamente in modo tale che la rapida ossidazione e mineralizzazione coincida con il maggior fabbisogno della vegetazione. Per limitare la lisciviazione delle sostanze nutritive e favorire un apporto di sostanza organica più duraturo, può essere utile associare la sua distribuzione con altri sottoprodotti organici a lenta degradazione, come paglia (C/N molto elevato). Le dosi consigliate non superano le 5
- 6 t/ha di sostanza secca, anche se si può arrivare a dosi di 8 t/ha. Le parcelle trattate con liquami presentano spesso una forte stimolazione della vegetazione presente (piante e semi), legata probabilmente alla presenza di sostanze ormonali. Pollina: è la mescolanza di feci e lettiera di allevamenti avicoli. A differenza delle altre deiezioni la pollina presenta un’elevata percentuale in sostanza organica, associata ad un altrettanto elevato tenore in azoto (sia ureico che ammoniacale): questo si ripercuote sul valore del C/N che risulta essere basso, inferiore anche al liquame, favorendo quindi una mineralizzazione veloce e la formazione di humus labile. La sua utilizzazione deve perciò avvenire poco prima della semina delle specie vegetali e comunque deve essere integrata con altri materiali organici, a degradazione più lenta. La dose generalmente utilizzata non supera le 1 - 2 t/ha, in sostanza secca. Dosi più elevate possono aumentare molto la salinità della soluzione circolante e determinare problemi di causticità alle piante. b) Scarti organici trattati. Esiste un’ampia casistica di prodotti ammendanti, derivati da residui organici compostati, cioè sottoposti a processi di fermentazione o di maturazione biossidativa. Fondamentalmente sul mercato si possono reperire due tipi di prodotto: compost da rifiuti: prodotto ottenuto dal compostaggio della frazione organica dei rifiuti urbani nel rispetto di apposite norme tecniche finalizzate a definirne contenuti e usi compatibili con la tutela ambientale e sanitaria e, in particolare, a definirne i gradi di qualità; compost di qualità: prodotto, ottenuto dal compostaggio di rifiuti organici raccolti separatamente, che rispetti i requisiti e le caratteristiche stabilite dall'allegato 2 del decreto legislativo n. 217 del 2006 e successive modifiche e integrazioni. c) Sottoprodotti agricolo/forestali. Tra gli ammendanti tradizionali sono poi da considerare con attenzione anche i materiali organici derivati dall’attività agricola e/o forestale. In molte situazioni questi materiali sono di facile reperibilità ed hanno un costo molto contenuto. In generale sono prodotti caratterizzati da tenori di sostanza organica elevata, anche se con un rapporto di C/N da elevato a molto elevato, fatta eccezione per lo sfalcio d’erba. Hanno perciò dei tempi di alterazione lunghi e possono creare dei problemi per l’immobilizzo di sostanze minerali, come l’azoto, durante il processo di ossidazione. d) Sovescio. La pratica del sovescio, o della precoltivazione, consiste nell’interramento di una coltura erbacea seminata appositamente, al fine di aumentare il tasso di sostanza organica e/o di azoto nel substrato. Le specie comunemente utilizzate nel sovescio sono: loglio, avena, segale ed orzo tra le graminacee; colza e senape tra le crucifere; veccia, trifoglio, lupino e meliloto tra le leguminose. Per la buona riuscita del sovescio è necessario predisporre un letto di semina adeguato (attraverso lavorazioni e concimazioni a servizio della coltura erbacea). Questa, seminata sia in autunno che in primavera, a seconda delle esigenze ecologiche della specie, viene lasciata crescere per poi essere interrata, meglio se trinciata, ad una profondità al massimo di 20-25 cm, in corrispondenza dell’impianto della vegetazione definitiva. Questo consente la mineralizzazione dei tessuti e l’aumento delle disponibilità sia in sostanza organica che in elementi
minerali, in particolare di azoto. I risultati, in termini di humus, sono comunque più limitati rispetto all’utilizzo di letame. e) Interventi operativi Sono gli interventi che interessano direttamente il substrato: mantenimento della pietrosità: molte volte un’eccessiva pietrosità del substrato è considerata negativamente, sia in termini operativi che paesaggistici. In presenza di forti irraggiamenti però la presenza di massi e pietre di dimensioni adeguate crea delle piccole aree parzialmente ombreggiate, entro cui può insediarsi e svilupparsi della vegetazione: in tali condizioni sono perciò da evitare o limitare gli interventi sulla pietrosità, quali rimozioni o macinature. Pacciamatura: una buona pacciamatura di materiale vegetale permette di ridurre l’irraggiamento diretto del substrato, con un conseguente raffreddamento ed una diminuzione nell’evaporazione dell’acqua tellurica, spesso fattore limitante la crescita vegetale. Irrigazione: apporti di acqua attraverso l’irrigazione permettono, superata la fase dell’umettamento, una diminuzione della temperatura, sia per conduzione diretta sia per evaporazione. Lavorazioni superficiali: modificando la porosità superficiale e interrompendo la capillarità superficiale, attraverso delle lavorazioni, è possibile ridurre le perdite per evaporazione e nel contempo creare uno strato superiore molto poroso che limiti il riscaldamento di quelli sottostanti. Drenaggio: una buona dotazione in acqua del substrato favorisce un’elevata evaporazione, con raffreddamento dovuto al passaggio di stato, quindi, limitando il deflusso, in periodi di forte insolazione, si può potenziare il fenomeno. 3.2.7. INTERVENTI PER POTENZIARE LA FERTILITÀ È possibile suddividere gli interventi in funzione dell’epoca di impianto della vegetazione. Gli interventi sotto elencati sono tra loro associabili ed assemblabili in modi e tempi diversi, a seconda delle possibilità tecnico-economiche presenti in ogni area di cantiere in ripristino. 3.2.7.1. PRE IMPIANTO: PRIMA DELL’IMPIANTO DELLA VEGETAZIONE Conservazione e recupero della sostanza organica esistente: raccolta, conservazione e reimpiego degli strati pedogenizzati presenti prima dell’escavazione (sostanza organica fresca ed umificata). Reperimento di materiale pedogenizzato in loco: in particolare è possibile usare stratificazioni superficiali ricche in sostanza organica (sia fresca che umificata), eventualmente anche terreno agricolo, dotato di frazioni limitate, ma comunque non trascurabili, di materiale organico. Ammendamento organico diretto, attraverso l’interramento di materiali di origine vegetale ed animale di natura diversa, in funzione: a) del C/N: compreso tra 20 -1000; b) dei tempi di alterazione legati alle dimensioni nei materiali impiegati. c) Concimazione azoto- fosfatica, sia organica che chimica, utilizzando prodotti e materiali diversi, principalmente organici, differenziati in funzione dei tempi di rilascio dell’azoto presente: a pronto effetto (settimane): es. prodotti chimici, farina di sangue; ad effetto differito (mese): es. letame, cuoio torrefatto, prodotti chimici; ad effetto prolungato (mesi): es. cascami di lana; a lungo termine (anni): es. cornunghia, pennone; in quantità corrispondenti alle necessità: 1) di alterazione della sostanza organica introdotta per raggiungere un valore di C/N pari a 30; 2) di crescita della copertura vegetale appena insediata (100-150 unità di azoto per anno). Ammendamento organico indiretto, legato all’uso dei concimi NP organici, previsti nel punto precedente. Interramento di tutto questo materiale organico ad una profondità contenuta (30 cm), per mantenere condizioni di aerobiosi, nonché evitare diluizioni eccessive. Creazione di un ambiente edafico coerente con le esigenze microbiologiche, non asfittico, ben areato, drenante, con una soluzione circolante chimicamente equilibrata e ben dotata in elementi minerali.
3.2.7.2. IMPIANTO: AL MOMENTO DELL’INSEDIAMENTO DELLA VEGETAZIONE Insediamento rapido di una copertura vegetale ad elevata produttività, per produrre un’elevata quantità di massa organica e per sfruttare tutte le risorse che via via si liberano dal substrato. Insediamento di specie azoto-fissatrici, erbacee ed arboree, per favorire nel tempo la disponibilità di azoto. Insediamento di specie a radicazione diversificata, specie in profondità, per favorire una esplorazione completa del substrato ed un riuso completo degli elementi minerali liberati dalla mineralizzazione o da altri processi.
3.2.7.3. POST IMPIANTO - IN COPERTURA: DOPO L’INSEDIAMENTO DELLA VEGETAZIONE Concimazioni in
copertura di composti azoto fosforici: a) a rapido rilascio (settimane) (prodotti chimici, sangue secco); b) a medio rilascio (mesi) (prodotti chimici, cuoio); per integrare le esigenze della vegetazione, soprattutto per quanto riguarda l’azoto, evitando ogni competizione con la massa organica in via di alterazione, fino a raggiungere una quantità totale di unità di azoto pari a 1000. Ammendamenti in copertura, distribuendo sostanza organica (es. liquami od altro a C/N basso), per integrare, sia in termini minerali che organici, la componente edafica. Gestione della copertura, per favorire la produttività biologica nel corso di tutto l’anno (sfalci, trinciatura, disponibilità irrigue, ecc.), massimizzando, nei primi anni dopo l’impianto, la produzione di massa organica. Gestione del sito e del suolo, tale da mantenere o migliorare le condizioni per una buona attività biologica (controllo del drenaggio, rotture degli strati impermeabili, allontanamento dei sali, ecc.).
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente ha integrato il SIA con una analisi approfondita dei possibili impatti che interesseranno le componenti suolo/sottosuolo e atmosfera (produzione di polveri). Ha, inoltre, previsto diversi interventi di mitigazione (sopra riportati) per ridurre possibili impatti derivanti dalle attività di cantiere con specifici interventi sulla riduzione di possibili inquinanti al suolo e la riduzione della propagazione di polveri nelle tre fasi (cantiere, esercizio e dismissione).
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 4 “uno dei principali impatti ambientali è costituito dalla sottrazione/copertura artificiale del suolo legato al tipo di lavorazioni effettuate in fase di cantiere e durante la manutenzione (diserbo e compattazione). Tali operazioni, protratte nel tempo, potrebbero portare ad una progressiva ed irreversibile riduzione della fertilità del suolo, aggravata dall’ombreggiamento pressoché costante del terreno. (“Rapporto consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – edizione 2019” - Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente). Si richiedono approfondimenti sugli impatti sulla componente suolo e le relative misure di mitigazione, invitando il Proponente valutare in maniera significativa un intervento di riforestazione, riprogettando, evidentemente in riduzione dell’estensione dell’impianto”, il Proponente afferma quanto segue:
Per il comune di Santa Croce Camerina nel 2018 il consumo di suolo è stato di soli 7 ha. A tal fine si rammenta che l’intervento di realizzazione dell’impianto fotovoltaico SCRO01 non comporterà una significativa occupazione di suolo. Infatti l’intera aria di impianto sarà pari a 17,16 ha mentre la superficie di layout sarà pari a circa 10ha, di cui soltanto 213,36 m2 saranno effettivamente occupati dalle cabine di trasformazione (n.5) e dalla cabina lato distributore + lato utente (1+1), il resto dell’area sarà concretamente occupato dai soli pali delle strutture infissi sul terreno e tutta la restante parte sarà lascia a suolo libero. Dai dati sopra riportati si evince che i rapporti di occupazione e consumo di suolo sono i seguenti: la superficie di suolo occupata dall’intero impianto al lordo delle superfici lasciate libere rappresenta lo 0,0004% della superficie territoriale del Comune di Santa Croce Camerina; la superficie di suolo realmente sottratta dalle cabine interne rappresenta il 5,19-6% della superficie territoriale del Comune di Santa Croce Camerina. All’interno dell’impianto fotovoltaico SCRO01 l’ombreggiamento sarà ridotto grazie alla distanza che intercorre tra le file di moduli fotovoltaici, che assicurerà una buona irradiazione solare necessaria ai processi fotosintetici delle specie erbacee. Tuttavia, grazie a studi diretti condotti dal coordinatore dello Studio di Impatto Ambientale, Agr. Dott. Nat. Xxxxxxxx Xxxxxxxxx (cfr X. Xxxxxxxxx, X. Xxxxxxx “Monitoraggio delle interazioni faunistiche e floristiche negli impianti fotovoltaici” Atti Congresso SIEP- Iale
(Società Italiana per l’Ecologia del Paesaggio – International Association for Landscape Ecology, 2008) e ad esperienze di manutenzione condotte dalla Green Future srl (Parco Fotovoltaico “Villalba di Gesù” da 5 MW 2012-2015), è possibile affermare che il microclima che si viene a creare sotto le file di moduli favorisce lo sviluppo della vegetazione spontanea. Dalle osservazioni dirette è stato possibile constatare che la crescita della vegetazione spontanea al disotto dei moduli fotovoltaici si sviluppava in modo maggiormente rigoglioso rispetto alle zone marginali di aree limitrofe non soggette a pratiche agricole. Dunque si esclude che si possa generare un impatto dovuto alla sottrazione di radiazione solare da parte dei pannelli al suolo sottostante, che su dati empirici si è potuto dimostrare che vengono indotte modificazioni sul microclima locale tali da favorire lo sviluppo della vegetazione spontanea. A riguardo occorre ricordare che soltanto il 10% circa dell’energia solare incidente nell’unità di tempo sulla superficie del campo fotovoltaico, viene trasformata e trasferita altrove sotto forma di energia elettrica (il resto viene riflesso o passa attraverso e lateralmente ai moduli). L’habitat che si crea, grazie all’assoluta assenza di fitofarmaci e fertilizzanti, inoltre apporta un beneficio all’ambiente in generale, ma soprattutto alle popolazioni di artropodi che rappresentano la base delle reti alimentari. L’ecosistema instauratosi consentirà un aumento delle popolazioni animali. Ricordando che l’altezza a disposizione per lo sviluppo verticale delle piante sotto le strutture varia da un minimo di 0,50 m ad un massimo di 2,15 m, dimensioni del tutto sufficienti a consentire un buon apporto di radiazione solare. Infine si riporta Rapporto consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici Nel tentativo di stilare un bilancio ecologico dei suoli è necessario partire dal presupposto che esso viene di fatto inteso come una compensazione al consumo di suolo e non come un bilancio: occupo da una parte, libero dall’altra. È un grosso equivoco reso ancor più fragile sotto il profilo scientifico con l’aggiunta dell’aggettivo “ecologico”. Prendiamo ad esempio la definizione che ne dà il dizionario Oxford Ambiente e Conservazione (ecological balance): A state of dynamic equilibrium within a community of organisms, in which diversity (genetic, species and eco-system) remains relatively stable but can change grad-ually through natural succession. Scopriamo che il bilancio ecologico è tutt’altro che facile: ha a che fare con un concetto dinamico e complesso quale è l’equilibrio, la cui bilanciatura non è affatto semplificabile in una sorta di compensazione o scambio su un bilanciere tra due aree/volumi di suoli, quanto piuttosto in un divenire complesso, reso possibile dalla continua presenza di organismi, organizzati pure in comunità e dalla loro diversità biologica/genetica/ecosistemica. La natura, quando disturbata, reagisce in mille modi per rigenerare l’equilibrio o uno nuovo (= resilienza). Senza poi dire che i tempi di restaurazione sono incalcolabili in modo ‘standard’ e che occorre tener conto che le mutevoli condizioni sito-specifiche influenzano di volta in volta la qualità del risultato. Il bilancio ecologico dei suoli nelle leggi e nei piani urbanistici viene, invece e spesso, banalizzato al calcolo aritmetico di uno scambio tra aree della stessa dimensione. E questo non ha nulla di ecologico. Sono molti i casi di comuni che addirittura hanno applicato questo concetto anche alle previsioni di piano, sostenendo che la loro riduzione, restituisce contenuto ecologico. Non è vero, perché le previsioni sono superfici libere dal cemento che già forniscono servizi ecosistemici. La riduzione delle previsioni è sicuramente un fatto positivo per la tutela del suolo, ma non può essere usato per il bilancio ecologico. Le previsioni urbanistiche su aree libere non sono suoli morti che riprendono a erogare servizi ecosistemici se il piano cancella le previsioni. Se si mettessero sul piatto di un’ipotetica bilancia 10 ettari di previsioni cancellate, suoli vivi che hanno sempre mantenuto la loro funzione ecosistemica, e sull’altro piatto 10 ettari di suoli, anche questi vivi, che però possono essere urbanizzati e morire sotto i colpi di ruspe e betoniere, si ottiene sicuramente un bilanciamento geometrico e altrettanto sicuramente uno sbilanciamento ecologico. Non si può dire che questa cosa produce un consumo di suolo uguale a zero, perché è un falso scientifico. Diverso sarebbe stato, al limite il caso della desigillatura, mettendo sulla bilancia 10 ettari di
aree che prima erano asfaltate e quindi incapaci di generare servizi ecosistemici. Ma anche in questo caso, sotto il profilo scientifico (vedi definizione Oxford) il concetto di bilancio ecologico non verrebbe soddisfatto lo stesso, in quanto il ripristino degli equilibri ecosistemici di una superficie morta sotto l’asfalto avviene in decine se non centinaia di anni (e neppure è detto in modo completo), mentre l’azzeramento dei potenziali ecologici di un suolo da sempre agricolo o naturale che viene cementificato è immediato. Quindi anche in questo secondo caso si avrebbe un transitorio di decenni e decenni lungo il quale vivremmo con uno sbilanciamento ecologico grave e intenso. Senza poi ricordare i danni che questa idea di bilancio ecologico genera in campo culturale, paesaggistico, idrologico, della biodiversità e delle alterazioni locali. Grazie a questa breve riflessione sul bilancio ecologico dei suoli è possibile comprendere che la realizzazione dell’impianto non produrrà uno squilibrio ecologico per il passaggio da suolo agricolo a suolo ospitante un parco fotovoltaico, semmai si avrà un miglioramento (ovviamente dopo la fase di realizzazione) in termini ecologici in quanto il suolo oltre a rimanere a riposo dalle pratiche agricole non riceverà apporti di fitofarmaci e ammendanti chimici. La vegetazione sarà libera di svilupparsi e diffondere il proprio germoplasma in modo naturale grazie a processi anemofili e zoofili. Soltanto duetre volte l’anno la vegetazione erbacea, strettamente necessaria per la creazione di passaggi per gli addetti ai lavori, sarà sfalciata con mezzi meccanici senza l’utilizzo di diserbanti chimici, e i residui triturati (grazie alle macchine utilizzate decespugliatori e trinciatutto) saranno lasciati sul terreno in modo da mantenere uno strato di materia organica sulla superficie pedologica tale da conferire nutrienti e mantenere un buon grado di umidità, prevenendo i processi di desertificazione. Infine accogliendo la proposta del C.T.S. verranno create delle aree di riforestazione in cui saranno messe a dimora specie arboree ed arbustive appartenenti alla vegetazione potenziale della Serie dei querceti caducifogli termofili basifili del Pistacio-Quercetum ilicis e dello Stipo bromoidis-Quercetum suberis, per un approfondimento si rimanda all’elaborato EL_28 Analisi Ecologico-Paesaggistica e all’elaborato EL 33 Misure di mitigazione e compensazione in cui erano state descritte le specie utilizzate per la fascia arborea e il relativo numero, pertanto verranno impiegate anche per le aree di riforestazione. Tali aree ricadranno nelle particelle 11, 13 (parziale), 46, 80 del Foglio di mappa 8, per una superficie totale di circa 3,3 ha. Altresì all’interno dell’area di impianto tutte le aree libere dall’installazione dei moduli saranno riforestate con vegetazione arbustiva, sempre appartenente alla vegetazione potenziale, al fine di ricreare un habitat di gariga. Nell’elaborato EL 31 Tavola delle misure di mitigazione e compensazione REV.01 sono state indicate le aree di riforestazione. L’utilizzo delle strutture “retrofit”, quale sistema di ancoraggio al suolo delle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici, garantirà la non invasività dell’intervento sul suolo, il cui assetto non subirà alcuna modifica delle sue caratteristiche morfologiche ed idrogeologiche; tali strutture saranno infisse verticalmente nel terreno naturale esistente e non richiedono l’esecuzione di alcuno scavo o sbancamento del terreno; gli scavi che verranno eseguiti in fase di cantiere saranno limitati a quelli necessari per la realizzazione dei basamenti delle cabine elettriche e per la realizzazione dei cavidotti interrati; tali volumi di scavo, di modesta entità, saranno temporaneamente accantonati in cumuli e successivamente riutilizzati per i rinterri. Non sono previsti quindi movimenti di terra tali da determinare trasporto a discarica o reperimento di materiale da cave di prestito. Dall’esame della documentazione disponibile e delle considerazioni svolte nella Relazione Geologica, possono escludersi fenomeni di dissesto in atto e/o potenziali, che possano pregiudicare la stabilità delle opere da realizzare; inoltre non si riscontra la presenza di strutture tettoniche superficiali che possano interessare i costruendi manufatti.
CONSIDERATO che nel Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano – P.E.A.R.S. 2030 sono definiti gli indirizzi, gli obiettivi strategici a lungo, medio e breve termine e le azioni per conseguire lo sviluppo sostenibile delle azioni previste, nel caso di specie, delle fonti rinnovabili da energia fotovoltaica, con particolare riferimento alla limitazione del consumo di suolo utile per altre attività.
CONSIDERATO che dalla documentazione progettuale emerge che:
Il consumo di suolo è da riferire esclusivamente ai 213,36 m2 che saranno effettivamente occupati dalle cabine di trasformazione (n.5) e dalla cabina lato distributore + lato utente (1+1).
Nonostante l’aria di impianto sarà pari a 17,16 ha ma la superficie di layout occupata dai moduli sarà pari a circa 10ha, mentre il resto dell’area sarà lascia a suolo libero.
La superficie di suolo occupata dall’intero impianto al lordo delle superfici lasciate libere rappresenta lo 0,0004% della superficie territoriale del Comune di Santa Croce Camerina.
Il terreno verrà coltivato a seminativo stante la distanza delle file di 6.80 mt.
Non verranno impiegati diserbanti e le stesse operazioni di manutenzione non determinerà una compattazione permanente di suolo agrario.
VALUTATO che l’analisi compiuta dal Proponente consente di superare la criticità n. 4 del PII considerato che la tipologia di impianto proposta determina un consumo di suolo permanente quantificabile in 213,36 m2.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 5 “è necessario fornire i dati indicati da ARPA Sicilia nella pubblicazione “Consumo di suolo in Sicilia Monitoraggio nel periodo 2017-2018”, ciò al fine di evitare che l’intervento generi - insieme agli altri interventi della stessa tipologia e natura e realizzati/programmati in aree prossime - l’alterazione, sistematica e continuativa, dei caratteri specifici dell’espressione agricola del paesaggio locale, generando conflitto con gli obiettivi e gli indirizzi di conservazione e tutela del paesaggio locale attivi e vigenti; Si richiedono approfondimenti”, il Proponente afferma quanto segue:
Per le stesse considerazioni esposte nel paragrafo precedente si conferma che l’intervento di realizzazione dell’impianto fotovoltaico SCRO01 non potrà comportare l’alterazione, sistematica e continuativa, dei caratteri specifici dell’espressione agricola del paesaggio locale in quanto l’occupazione di suolo oltre ad essere limitata nel tempo di vita utile dell’impianto e quindi reversibile, sarà di fatto ascrivibile alla sola occupazione delle cabine di trasformazione e consegna. La restante parte di suolo, se pur occupata dalle file di moduli fotovoltaici, resterà comunque libera da qualsiasi manufatto consentendo lo sviluppo della vegetazione spontanea. Altresì la realizzazione dell’impianto consentirà una diminuzione della pressione antropica, dovuta alle pratiche agricole, sulla componente suolo, sottosuolo, teriofauna e artropodofauna.
CONSIDERATO e VALUTATO che l’analisi compiuta dal Proponente in merito al mantenimento delle caratteristiche pedo-agronomiche riportate in riscontro alla criticità n. 4 del PII consentono di superare quanto richiesto nella criticitàn. 5.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 6 “in riferimento alle operazioni di movimento terra, essi dovranno essere limitati alle sole operazioni di pulizia del fondo. Non potranno essere previsti operazioni di sbancamento e/o livellamento modificare l’orografia/pendenza delle aree così come previsto anche dalle NTA del PRG del Comune di Santa Croce Camerina”, il Proponente afferma quanto segue:
Si conferma che le operazioni di movimento terra saranno limitate alle sole operazioni di pulizia del fondo. Non saranno previste operazioni di sbancamento e/o livellamento tali da modificare l’orografia/pendenza delle aree così come previsto anche dalle NTA del PRG del Comune di Santa Croce Camerina. A tal fine si rimanda all’elaborato EL_35 Piano di Utilizzazione terre e rocce da scavo in cui vengono descritti nel dettaglio il modo in cui verranno gestite le terre e rocce generate dalle operazioni di scavo, ovvero che saranno riutilizzate per ricolmare i suddetti scavi e che nessun volume di terra verrà conferito in discarica. Altresì si rimanda anche al precedente paragrafo 3.2 sulle modalità approfondite di conservazione del suolo.
RILEVATO che quanto l’impianto verrà realizzato su un appezzamento prettamente pianeggiante (v. elaborati fotografici allegati alla procedura ed Elab. Piano di utilizzazione terre e rocce da scavo). Che il Proponente intende realizzare delle opere di scavo che complessivamente interessano una volumetria di 40.528 m3 di cui 28.517 m3 per la regolarizzazione del piano di posa pari a 14.25 ha circa.
CONSIDERATO e VALUTATO che Arpa Sicilia, con nota prot. n. 80418 del 07.11.2022, ha rilasciato parere negativo in merito alla procedura, prevista dal Proponente, relativa alla gestione delle terre e rocce da scavo, sulla base della relazione istruttoria dell’U.O.S. Bonifiche e trasmessa con nota Arpa prot. n. 16922/2022, dalla quale è emerso che “il Documento Piano di utilizzazione terre e rocce da scavo (FV19 SCRO01 EL35 REV00 - Dicembre 2019), rappresenta solo l’enunciato della parte iniziale del DPR 120/2017 si ritiene quindi che la Documentazione trasmessa, limitatamente agli aspetti sottesi dal DPR 120/2017, non sia valutabile e conseguentemente si esprime Parere negativo”.
Pertanto le motivazioni addotte non possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII e saranno oggetto di ulteriore condizione ambientale.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 7“nell’elaborato RS06ADD0016A0 – Computo metrico estimativo - viene inserito al punto 1d – “Viabilità interna: Fondazione stradale eseguita con toutvenant di cava..”, ma negli altri elaborati di progetto non viene completamente affrontato il tema della viabilità aziendale e le eventuali misure di mitigazione che la ditta intende adottare; si chiede approfondire tale argomento”, il Proponente afferma quanto segue:
In merito a questo punto si precisa che nell’elaborato di progetto EL10 – Relazione Generale al paragrafo 4.6. Opere Civili si riportava quanto segue: le altre opere civili, opere previste sono per la viabilità interna, che interessa buona parte del perimetro della recinzione e le aree occupate dalle cabine di trasformazione di consegna, e gli spazi per parcheggio per le autovetture; entrambe le opere saranno realizzate semplicemente con materiale del sito appositamente compattato mediante rullatura in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale e nel rispetto della tipologia esistente. La viabilità interna perimetrale sarà larga 3 m mentre quella centrale di 6 m, la fondazione stradale sarà realizzata con materiale inerte battuto del sito stesso e toutvenant di cava (materiale inerte di cava a diversa granulometria) per consentire il drenaggio. Per le misure di mitigazione sulla gestione del suolo si rimanda ai paragrafi precedenti, sottolineando che l’utilizzo di materiale drenante per la realizzazione della viabilità rappresenta già una misura di mitigazione. Nell’elaborato grafico El 23 Particolari costruttivi viene riportata la sezione della viabilità interna.
CONSIDERATO e VALUTATO che l’elaborato 10 – Relazione Generale al paragrafo 4.6. Opere Civili riporta che il Proponente intende realizzare delle opere per consentire la viabilità interna in toutvenant ma da quanto rappresentato non è possibile verificare se le stesse opere interessano viabilità esistente o se si prevede la realizzazione di nuova; non viene riportata la lunghezza dell’intervento. Lo stesso elaborato 23 Particolari costruttivi, alla voce Particolare viabilità interna e fascia arborea, riporta una sezione con uno schema di massima dell’intervento e non un dettaglio di quanto verrà realizzato.
Pertanto le motivazioni addotte non possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII e saranno oggetto di ulteriore condizione ambientale.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 8“dovrà essere affrontata la problematica dell’impianto di disoleazione delle acque di raccolta della vasca del trasformatore MT/AT e del sistema di deflusso delle acque meteoriche prima di essere immesse nei corpi fluviali, in quanto non previsti in progetto; si chiede di considerare detto aspetto”, il Proponente afferma quanto segue:
La criticità sollevata in questo punto non è pertinente: l'impianto fotovoltaico SCRO01 ha una potenza nominale di 10.333,32 kWp che al netto delle perdite immetterà in rete 7.800 kWp tramite connessione in MT alla Cabina primaria di E- Distribuzione (si rimanda al Preventivo di connessione E-Distribuzione). All’interno dell’impianto non è prevista pertanto nessuna trasformazione MT/AT, l’energia prodotta dall'impianto in uscita dalla cabina di consegna in MT verrà connessa tramite cavidotto interrato direttamente alla Cabina Primaria “X. XXXXX CAMERINA” esistente di E-Distribuzione. La trasformazione MT/AT dell'energia immessa in CP sarà a cura di E-Distribuzione. All'interno dell'impianto saranno realizzate cinque cabine di trasformazione BT/MT, tutte dotate di trasformatori isolati in resina e non ad olio pertanto non sono necessari impianti di disoleazione. Relativamente al deflusso delle acque meteoriche non sono previsti sistemi di canalizzazione per la raccolta delle acque meteoriche in quanto tutte le superfici rimarranno nude e prive di qualsiasi tipo di impermeabilizzazione. Verrà realizzato un sistema di raccolta delle acque meteoriche attraverso l'installazione di recipienti in PVC fuori terra da 10 m3 cadauno (per un totale di 10 recipienti e di 100 m3 ), con tonalità cromatica verde, a fianco di ciascuna delle cinque cabine di trasformazione BT/MT in modo tale da raccogliere l'acqua piovana per un successivo utilizzo per l'irrigazione della fascia arborea perimetrale e delle piante tutelate all'interno dell'area di impianto. Si rimanda all’elaborato EL 31 Tavola delle misure di mitigazione e compensazione REV.01 per il posizionamento esatto dei recipienti.
CONSIDERATO e VALUTATO che Arpa Sicilia, con nota prot. n. 80418 del 07.11.2022, ha ritenuto che non saranno necessari impianti di disoleazione visto l’utilizzo di trasformatori isolati in resina e non ad olio.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 9“nello studio d’impatto ambientale dovrà essere considerato l’effetto cumulo con altri progetti già realizzati o in previsione di realizzazione, ove visibili sul Portale ARTA, in un’area pari ad un raggio di 10 km; nello specifico, dovrà essere valutato l’effetto cumulo con riferimento all’avifauna migratrice (effetto lago), gli aspetti percettivi sul paesaggio e il consumo di suolo. Al fine di vagliare gli effetti cumulativi, deve inoltre essere fornito il dimensionamento degli impianti FER limitrofi, nonché una relazione dettagliata – anche con relazioni fotografiche – atta a dimostrare gli assunti del proponente in ordine alle caratteristiche dell’area di intervento”, il Proponente afferma quanto segue:
Al paragrafo 6.10 Cumulo con altri progetti dell’elaborato El_27 Relazione di Impatto Ambientale era stato affrontato l’effetto cumulo per un’area con raggio 5 km. Pertanto nel presente paragrafo l’analisi viene estesa da una area avente raggio di 10 km. Sono stati censiti gli impianti esistenti nonché gli impianti in corso di autorizzazione visibili sul portale ARTA. Nella seguente tabella sono elencati gli impianti esistenti distinti per comune, potenza, distanza dall’impianto SCRO01 e stato di fatto (esistente/in corso di autorizzazione):
La potenza complessiva ottenuta dalla somma delle potenze degli impianti esistenti più i tre impianti in corso di autorizzazione, compreso SCRO01, sarà di 79, 57 MW e occuperà una superficie complessiva di circa 157 ha. Pertanto ne consegue che il rapporto MW/ha sarà di 1,97 ha di suolo utilizzato per ogni MW installato. Tuttavia occorre precisare che i 16 impianti esistenti, essendo stati realizzati con tecnologia fotovoltaica meno recente occupano una maggiore superficie di suolo per ogni MW installato, ovvero per una superficie di circa 91 ha sono stati installati 37,11 MW, ciò significa che sono stati utilizzati 2,45 ha per MW installato. Nel caso dell’impianto SCRO01, essendo utilizzata una superficie di 14,2 ha si avrà che verrà utilizzata una superficie di 1,37 ha per MW installato.
Considerato che il territorio risente di una elevata pressione antropica esercitata dalle colture serricole, caratterizzate oltre che da un elevato impatto paesaggistico (geometrie disordinate, elementi antiestetici, occupazione delle visuali, ecc.) anche da un elevato impatto sulle componenti suolo, sottosuolo e ambiente idrico (inquinamento da nitrati), appare evidente che l’inserimento di un impianto fotovoltaico non solo produce un impatto paesaggistico e ambientale notevolmente ridotto, bensì tutela le aree dall’eventuale espansione delle serre (la cui installazione è poco regolamentata e priva di particolari restrizioni). Tuttavia, l’inserimento dell’impianto SCRO01 in rapporto agli altri impianti presenti o che saranno realizzati nel territorio appare del tutto tollerabile per: 1- distanza degli impianti di taglia maggiore superiore ad 1 Km 2- posizione sul versante ovest di una zona collinare interposta tra l’impianto SCRO01 e i due impianti in corso di autorizzazione (n.17 e n.18), che non rende visibile l’intervento in oggetto dalla SP60 da cui saranno visibili gli impianti n.17 e n.18. 3- l’impianto sarà visibile prevalentemente dalla SP20, ma grazie alle misure di mitigazione quali fascia arborea perimetrale e interventi di riforestazione, l’impatto paesaggistico sarà alquanto limitato (si rimanda al precedente paragrafo 4 e al successivo paragrafo 12). 4 - Grazie alla tipologia di moduli monocristallini utilizzati non si verrà a creare l’effetto lago in quanto hanno un basso indice di riflettenza. Per un maggiore approfondimento si rimanda al successivo paragrafo 12. 5 - L’incidenza del cumulo di tutti gli impianti, considerata l’estensione dell’area avente raggio 00 xx (xxxxxxx xx xxxx xxxxxx) xxxx a 23.650 ha, sarà dello 0,0066% di superficie occupata.
Al fine di fornire la visione futura dell’impianto SCRO01 sono state realizzate delle fotosimulazioni da più punti di ripresa, vedasi elaborato EL_29 Quaderno della documentazione fotografica. 9.1. Analisi dell’impatto cumulativo sulla avifauna migratrice Il territorio regionale siciliano, per la sua collocazione geografica, al centro del Mediterraneo, al confine meridionale del continente europeo e a poche centinaia di chilometri dalle coste nordafricane, ogni anno è interessato diffusamente da uno dei più importanti flussi migratori del paleartico di contingenti migratori di uccelli. Una prima direttrice di migrazione segue la linea costiera tirrenica che dallo stretto di Messina arriva alle coste trapanesi per poi interessare l’Arcipelago delle Egadi. Su questa direttrice convergono altre direttrici che interessano rispettivamente l’Arcipelago eoliano e l’Isola di Ustica. Un’altra direttrice, partendo sempre dallo Stretto de Messina scende verso sud seguendo, la fascia costiera ionica. Un ramo di questa direttrice, staccandosi dalla principale, in prossimità della piana di Catania e attraversando il territorio sopra gli Iblei, raggiunge la zona costiera del gelese, mentre il secondo ramo prosegue verso la parte più meridionale della Sicilia per poi collegarsi o con l’arcipelago maltese oppure, seguendo la fascia costiera meridionale della Sicilia, collegandosi con il ramo gelese, dal quale collegarsi con isole del Canale di Sicilia, oppure raggiungere, anche in questo caso, le coste trapanesi. Altre direttrici attraversano l’interno del territorio siciliano; in particolare una a ridosso della zona montuosa che, spingendosi dai Peloritani fino alle Madonie, raggiunge le coste agrigentine ed una seconda che, proveniente dalla direttrice tirrenica, transita dall’area geografica posta al confine orientale della provincia di Trapani per poi o raggiungere le isole Egadi oppure scendere a sud e proseguire interessando le isole del Canale di Sicilia (fig. 25). Gran parte di queste direttrici interessa aree protette (parchi naturali, riserve naturali, oasi) e siti d’importanza comunitaria della rete Natura 2000. Partendo da questa premessa si evidenzia che l’area su cui ricade l’impianto SCRO01, insieme agli altri impianti censiti, non è direttamente interessata dalle principali rotte migratorie. Infatti la direttrice più prossima è quella che va dalla Piana di Gela passando per il territorio sopra gli Iblei fino a raggiungere la zona sud del siracusano. Tuttavia non escludendo la possibilità di passaggi di avifauna migratrice sul territorio indagato nel presente studio, si può affermare che il cosiddetto effetto lago è da ritenersi un fenomeno alquanto
improbabile. Infatti lo scrivente Agr. Dott. Nat. Xxxxxxxx Xxxxxxxxx è stato uno tra i primi ad analizzare le interazioni della fauna e della flora all’interno dei campi fotovoltaico, pubblicando il primo studio in Italia sull’argomento dopo un periodo di osservazione presso uno dei primi impianti fotovoltaici di grandi dimensioni a terra nel territorio di Priolo durato dal 206 al 2008 (cfr X. Xxxxxxxxx, X. Xxxxxxx “Monitoraggio delle interazioni faunistiche e floristiche negli impianti fotovoltaici” Atti Congresso SIEP- Iale (Società Italiana per l’Ecologia del Paesaggio – International Association for Landscape Ecology, 2008). Altresì ha continuato l’osservazione durante un periodo di tre anni dal 2012 al 2015 presso il Parco Fotovoltaico “Villalba di Gesù” da 5 MW. Grazie alle osservazioni dirette è stato possibile constatare che l’avifauna stanziale e in alcuni casi anche migratrice non veniva affatto attratta dai campi fotovoltaici presi in osservazione, tuttavia un aspetto interessante rilevato consisteva nell’utilizzo delle strutture di sostegno dei moduli da parte di molte specie di passeriformi per creare il proprio nido. All’interno di un parco fotovoltaico non solo l’avifauna, ma anche piccoli mammiferi, trovano un luogo sicuro da predatori, nonché riparo da intemperie e foraggiamento (privo di sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, quali ad esempio fitofarmaci e ammendanti). 9.2. Piano di monitoraggio dell’avifauna Al fine di individuare la presenza di specie volatili nei pressi dell’area di intervento, si prevede l’attuazione di un idoneo piano di monitoraggio – sia in fase di pre- installazione che in fase di esercizio – dei nuovi componenti dell’impianto. Al fine di ampliare le conoscenze scientifiche sul tema del rapporto tra produzione di energia elettrica da fonte solare e popolazioni ornitiche, si vuole approfondire lo studio già finora condotto con lo scopo di rafforzare la tutela ambientale e al tempo stesso promuovere uno sviluppo di impianti fotovoltaici sul territorio italiano che sia attento alla conservazione della biodiversità. Le metodologie proposte sono il frutto di un compromesso tra l’esigenza di ottenere, attraverso il monitoraggio, una base di dati che possa risultare di utilità per gli obiettivi prefissati, e la necessità di razionalizzare le attività di monitoraggio affinché queste siano quanto più redditizie in termini di rapporto tra qualità/quantità dei dati e sforzo di campionamento. Per ovvi motivi, esistono soluzioni operative alternative o in grado di adattarsi alle diverse situazioni ambientali. Ciò implica che, a seconda delle caratteristiche geografiche ed ambientali del contesto di indagine e delle peculiarità naturalistiche, il personale deputato a pianificare localmente le attività di monitoraggio deve individuare le soluzioni più idonee e più razionali affinché siano perseguiti gli obiettivi specifici del protocollo. Obiettivi: acquisire informazioni sull’attrazione dell’avifauna stanziale e migratrice da parte degli impianti fotovoltaici; stimare gli indici di nidificazione; individuare le zone e i periodi che causano maggiore attrazione. La metodologia si baserà su osservazioni diurne da punti fissi per acquisire informazioni sulla frequentazione dell'area interessata dall'impianto da parte di uccelli migratori diurni. Il rilevamento prevede l’osservazione da un punto fisso degli uccelli sorvolanti l'area dell'impianto SCRO01, nonché la loro identificazione, il conteggio, la mappatura su carta in scala 1:5.000 delle traiettorie di volo (per individui singoli o per stormi di uccelli migratori), con annotazioni relative al comportamento, all’orario, all’altezza approssimativa dal suolo e al l’altezza rilevata al momento del l'attraversamento dell'asse principale dell'impianto o dell' area di sviluppo del medesimo. Il controllo intorno al punto è condotto esplorando con binocolo 10x40 lo spazio aereo circostante, e con un cannocchiale 30-60x montato su treppiede per le identificazioni a distanza più problematiche. Le sessioni di osservazione devono essere svolte tra le 10 e le 16, in giornate con condizioni meteorologiche caratterizzate da velocità tra 0 e 5 m/s, buona visibilità e assenza di foschia, nebbia o nuvole basse. Dal 15 di marzo al 10 di novembre saranno svolte 24 sessioni di osservazione. Almeno 4 sessioni devono ricadere nel periodo tra il 24 aprile e il 7 di maggio e 4 sessioni tra il 16 di ottobre e il 6 novembre, al fine di intercettare il periodo di maggiore flusso di migratori diurni. L’ubicazione del punto deve soddisfare i seguenti criteri, qui descritti secondo un ordine di priorità decrescente: Ogni punto deve permettere il controllo di una porzione quanto più elevata dell'insieme dei volumi aerei
determinati da un raggio immaginario di 500 m intorno al baricentro dell’area di impianto; Ogni punto dovrebbe essere il più possibile centrale rispetto allo sviluppo (lineare o superficiale) dell'impianto; Saranno preferiti, a parità di condizioni soddisfatte dai punti precedenti, i punti di osservazione che offrono una visuale con maggiore percentuale di sfondo celeste. Utilizzando la metodologia visual count sull’avifauna migratrice, nei periodi marzo-maggio e settembre-ottobre sarà verificato il transito di rapaci in un’area di circa 2 km in linea d’aria intorno al sito dell'impianto, con le seguenti modalità: il punto di osservazione sarà identificato da coordinate geografiche e cartografato con precisione; saranno compiute almeno 2 osservazioni a settimana, con l’ausilio di binocolo e cannocchiale, sul luogo dell'impianto, nelle quali saranno determinati e annotati tutti gli individui e le specie che transitano nel campo visivo dell’operatore, con dettagli sull’orario di passaggio e direzione. I dati saranno elaborati e restituiti ricostruendo il fenomeno migratorio sia in termini di specie e numero d’individui in contesti temporali differenti (orario, giornaliero, per decade e mensile), sia per quel che concerne direzioni prevalenti, altezze prevalenti ecc.
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente ha integrato la documentazione progettuale con uno studio sugli impatti derivati dal cumulo con 16 impianti censiti (realizzati e in corso di autorizzazione) nell’area di 10 km. Che dallo stesso emerge una potenza complessiva di circa 79 MW su circa 157 Ha di superficie. Lo studio condotto evidenzia come possibili impatti derivati dalle opere in progetto risultano essere ridotti dagli interventi di mitigazione previsti dalla stessa ditta come si evince nell’elab. 29 Quaderno della documentazione fotografica con foto simulazioni da più punti di ripresa e nell’PMA dove è previsto uno specifico monitoraggio sull’avifauna migratrice.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 10“si dovrà prevedere per l’illuminazione dell’area oggetto dell’intervento con soluzioni tecniche disponibili sul mercato meno energivore, limitando al contempo un eccessivo inquinamento luminoso”, il Proponente afferma quanto segue:
Come già riportato negli elaborati EL 10 Relazione Generale (paragrafo 4.7), EL 27 Relazione di Impatto Ambientale (paragrafo 6.2), EL 33 Misure di mitigazione e compensazione (paragrafo 4.4). Il sito sarà dotato di illuminazione a LED collegata al sistema di allarme al fine di garantirne l’accensione in caso di allarme. In particolare le lampade a LED che verranno utilizzate saranno a basso potere luminoso (max 1200 lumen) e in corrispondenza dei percorsi una illuminazione radente, al fine di interferire il meno possibile con le specie più sensibili durante le ore notturne e crepuscolari. Verranno utilizzati sistemi di illuminazione autoalimentati con pannello fotovoltaico in modo da evitare il consumo di energia prelevata dalla rete nonché per evitare il passaggio di cavi.
CONSIDERATO e VALUTATO che dalla documentazione progettuale si evince che l’impianto di illuminazione sarà realizzato con sistemi a led a bassa emissione.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 11“si dovrà prevedere
l’utilizzo di pannelli fotovoltaici realizzati con una gamma cromatica compatibile con i colori del contesto, gli stessi dovranno avere un basso indice di riflettenza in modo da ridurre l’effetto lago”, il Proponente afferma quanto segue:
Premesso che attualmente sul mercato le aziende produttrici di moduli fotovoltaici utilizzano ormai quasi tutte celle fotovoltaiche in silicio monocristallino e solo alcune realizzano moduli fotovoltaici con diverse tonalità cromatiche (prevalentemente rosso mattone e raramente verde). La disponibilità di moduli fotovoltaici con tonalità rosse o verdi è estremamente ridotta e molto spesso su ordinazione in quantità limitate. Inoltre l'efficienza di questi moduli (260 W) è notevolmente inferiore a quelli di ultima generazione (440-500 W), con conseguente occupazione maggiore di suolo a parità di potenza, nonché con costi doppi rispetto ad un modulo standard, che renderebbero insostenibile economicamente l'intervento. Il cosiddetto fenomeno effetto lago può essere associato a quello dell'abbagliamento, ovvero la compromissione temporanea della capacità visiva di un osservatore a seguito dell'improvvisa esposizione ad una intensa sorgente luminosa, che nel caso dell'avifauna migratrice potrebbe confonderla alla pari di uno specchio d'acqua colpito dai raggi solari. La radiazione che può colpire l'osservatore è data dalla somma dell'irraggiamento diretto e di quello diffuso, ossia l'irraggiamento che non giunge al punto di osservazione seguendo un percorso geometricamente diretto a partire dalla fonte luminosa, ma che viene precedentemente riflesso o scomposto. Considerato l'insieme di un impianto fotovoltaico, gli elementi che sicuramente possono generare i fenomeni di abbagliamento più considerevoli sono i moduli fotovoltaici. Per argomentare il fenomeno dell'abbagliamento generato da moduli fotovoltaici occorre considerare diversi aspetti legati alla loro tecnologia, struttura e orientazione, nonché alle leggi fisiche che regolano la diffusione della luce nell'atmosfera. Come è ben noto, in conseguenza della rotazione del globo terrestre attorno al proprio asse e del contemporaneo moto di rivoluzione attorno al sole, nell'arco della giornata il disco solare sorge ad est e tramonta ad ovest (ciò in realtà è letteralmente vero solo nei giorni degli equinozi). In questo movimento apparente il disco solare raggiunge il punto più alto nel cielo al mezzogiorno locale e descrive un semicerchio inclinato verso la linea dell'orizzonte tanto più in direzione sud quanto più ci si avvicina al solstizio d'inverno (21 Dicembre) e tanto più in direzione nord quanto più ci si avvicina al solstizio d'estate (21 Giugno). Le perdite per riflessione rappresentano un importante fattore nel determinare l'efficienza di un modulo fotovoltaico e ad oggi la tecnologia fotovoltaica ha individuato soluzioni in grado di minimizzare un tale fenomeno. Con l'espressione "perdite di riflesso" si intende l'irraggiamento che viene riflesso dalla superficie di un collettore o di un pannello oppure dalla superficie di una cella solare e che quindi non può più contribuire alla produzione di calore e/o di corrente elettrica. Il componente di un modulo fotovoltaico principalmente causa di riflessione è il rivestimento anteriore del modulo e delle celle solari. L’insieme delle celle solari costituenti i moduli fotovoltaici di ultima generazione è protetto frontalmente da un vetro temprato anti-riflettente ad alta trasmittanza il quale dà alla superficie del modulo un aspetto opaco, non paragonabile con quello di comuni superfici finestrate (vedi Fig. 27). Al fine di minimizzare la quantità di radiazioni luminose riflesse, inoltre, le singole celle in silicio cristallino sono coperte esteriormente da un rivestimento trasparente antiriflesso, grazie al quale penetra più luce nella cella, altrimenti la sola superficie in silicio rifletterebbe circa il 30% della luce solare. Le stesse molecole componenti l’aria, al pari degli oggetti, danno luogo a fenomeni di assorbimento, riflessione e scomposizione delle radiazioni luminose su di esse incidenti, pertanto, la minoritaria percentuale di luce solare che viene riflessa dalla superficie del modulo fotovoltaico, grazie alla densità ottica dell’aria, è comunque destinata nel corto raggio ad essere ridirezionata, scomposta, ma soprattutto convertita in energia termica. Da quanto finora esposto in questo paragrafo, nonché dalle osservazioni dirette in parchi fotovoltaici precedentemente citate, si
conferma che l’intervento in oggetto non genererà il fenomeno effetto lago in quanto i moduli che saranno utilizzati (vedi elaborato EL 25 Schede tecniche), grazie alla tecnologia antiriflesso nonché al silicio monocristallino, riducono al massimo la riflessione dei raggi luminosi e pertanto la superficie del campo fotovoltaico apparirà all’avifauna sorvolante più simile ad una fitta zona alberata (tonalità scure), piuttosto che ad uno specchio d’acqua. Si ricorda inoltre che gli uccelli migratori hanno una miglior memoria a lungo termine rispetto alle specie che rimangono tutto l'anno nel loro ambiente naturale. Questa caratteristica è d'aiuto agli uccelli per non perdere la strada durante il viaggio. Gli uccelli che volano per lunghe distanze usano diversi metodi per mantenere la rotta, dal loro senso dell'odorato al campo magnetico terrestre. Quando si avvicinano alla destinazione finale, tuttavia, cambiano strategia: osservano il paesaggio, cercando punti di riferimento come cespugli o alberi che hanno memorizzato nel corso di viaggi precedenti. Ecco perché gli uccelli ritornano e si fermano anno dopo anno agli stessi siti d'estate, d'inverno e nelle tappe durante i viaggi. Se ne deduce che difficilmente potrebbero essere in ogni caso attratti per una seconda volta da un falso sito attrattivo. Occorre inoltre evidenziare che non sono gli impianti fotovoltaici a creare problemi per l’avifauna bensì gli impianti solari termodinamici, che presentano caratteristiche tecniche completamente diverse. A portare alla luce il rischio per le specie ornitiche è stato uno studio condotto dal National Fish and Wildlife Forensics Laboratory, in California, dove i grandi impianti termodinamici sono molto diffusi e in via di aumento, soprattutto nel deserto del Sud. Lo staff del centro di ricerca ha ritrovato i corpi di 233 uccelli appartenenti a 71 specie diverse nei pressi di tre grandi impianti solari termodinamici: Ivanpah, Genesis e Xxxxxx Xxxxxxxx. I reperti sono stati raccolti nel corso di due anni: l'incidenza è tale da lasciar presupporre l'influenza di qualche fattore esterno, che è stata confermata dalle modalità che hanno causato la morte. Lo stato dei corpi degli animali rinvenuti dimostra che gli uccelli sono stati letteralmente bruciati mentre erano ancora in volo. Il fenomeno avviene a causa della rifrazione dei raggi solari da parte degli specchi parabolici, tali da bruciare gli uccelli che sorvolano l'area e che non fanno in tempo a percorrerla per intero per sottrarsi al suo effetto mortale. Nel caso del terzo impianto, Desert Sunlight, la morte degli uccelli avviene per altre ragioni, ugualmente pericolose: gli uccelli, in volo per lunghe tratte lungo il periodo della migrazione, vengono attratti da quella che sembra una calma superficie d'acqua, come un lago (gli specchi parabolici al contrario dei moduli fotovoltaici hanno un alto potere riflettente), e scendono su di essa per posarvisi, ad un punto tale da non riuscire più a sottrarsi alle elevate temperature che caratterizzano l'impianto, venendo bruciati.
CONSIDERATO che la soluzione tecnologia proposta (moduli monocristallini da 440/500 Wp) consente una riduzione della superficie pannellata con conseguente riduzione dei possibili impatti sulla componente suolo e avifauna (effetto lago).
VALUTATO che la soluzione progettuale non rappresenta la migliore ad oggi sul mercato e fa riferimento ad una tecnologia adottata ai tempi della presentazione da parte del Proponente delle citate integrazioni del 23.10.2020. che è possibile con ulteriore rimodulazione dei moduli impiegati, ridurre la superficie pannellata a vantaggio delle aree a verde che rimarrebbero disponibili per prevedere ulteriori interventi di mitigazione/compensazione.
Pertanto le motivazioni addotte non possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII e saranno oggetto di ulteriore condizione ambientale.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 12“in merito agli interventi di mitigazione/compensazione ambientale dell’area oggetto di intervento, si chiede che vengano forniti approfondimenti, con
adeguate planimetrie, sulle modalità di realizzazione e date indicazioni in merito alle specie arboree/arbustive che verranno impiegate. Si ribadisce che ai sensi del PEARS le fasce arborate perimetrali dovranno avere una larghezza di almeno mt 10; tra la documentazione prodotta dovrà essere previsto un piano mantenimento colturale delle specie con indicazione degli interventi che verranno eseguiti sugli stessi (irrigazioni, concimazioni, potature, ecc)”, il Proponente afferma quanto segue:
In merito a questo punto si precisa che la fascia arborea perimetrale è stata opportunatamente prevista nel S.I.A. ai sensi del PEARS. Infatti essa è riportata su più elaborati del S.I.A.. Al paragrafo 7.2.4. Paesaggio dell’elaborato El_27 Relazione di Impatto Ambientale viene citata come principale misura di mitigazione dell’impatto paesaggistico. Ma viene principalmente descritta in dettaglio al paragrafo 4.1. Barriera vegetale dell’elaborato El 33 Misure di mitigazione e compensazione, in cui vengono elencate le specie arboree ed arbustive che saranno messe a dimora. Si precisa che la scelta delle specie si è basata sullo studio della vegetazione potenziale afferente all’area di progetto appartenente alla Serie dei querceti caducifogli termofili basifili del Pistacio-Quercetum ilicis e dello Stipo bromoidis-Quercetum suberis, per un approfondimento si rimanda all’elaborato EL_28 Analisi Ecologico-Paesaggistica. Per quanto riguarda profili, sezioni e planimetrie la fascia arborea è rappresentata nelle seguenti tavole grafiche: - El 21A planimetria con layout di impianto e percorso cavidotto MT; - El 23 Particolari costruttivi - EL 31 Tavola delle misure di mitigazione e compensazione REV.01 Nell’elaborato EL_29 Quaderno della documentazione fotografica invece sono presenti delle fotosimulazioni che rappresentano lo stato finale dell’impianto con viste in cui è possibile visionare la fascia arborea perimetrale o parti di essa. La messa a dimora delle specie arboree ed arbustive comporterà la preparazione di buche per l’impianto di 2 mq per gli alberi e 1 mq per gli arbusti. Per quanto riguarda la profondità dello scavo si dovrà prevedere dapprima una ripuntatura a 50-80 cm di profondità per rompere la suola di lavorazione e favorire il drenaggio idrico, successivamente la profondità della buca dovrà essere circa il doppio del volume dell’apparato radicale (o della zolla). Per le piante che saranno fornite si può considerare sufficiente una profondità di 30 cm per gli arbusti e di 40 cm per gli alberi. Per migliorare nettamente la struttura e la ricchezza in sostanza organica del terreno può essere fatta, prima della piantumazione, una distribuzione di letame maturo (5-8 kg ogni mq) o di ammendanti organici, come il compost (2-3 kg ogni mq). Si sconsigliano concimazioni chimiche con sostanze di sintesi. Tuttavia potrebbe esser necessario aggiungere terreno vegetale. Le piante che verranno consegnate si possono presentare a radice nuda, in zolla o in vasetto. Come dice il termine stesso, le piante a radice nuda si presentano con l’apparato radicale privo di terra, essendo state scosse in vivaio. Queste piante devono essere lasciate il meno possibile esposte all’aria e alla luce (ciò vale anche se sistemate in locali chiusi). Occorre, quindi, coprirne le radici con panni da mantenere umidi oppure, meglio ancora, disporle, anche in mazzi, sotto sabbia bagnata fino al momento dell’impianto. Nel caso di piante in zolla di terra le operazioni di conservazione e di impianto sono semplificate, grazie alla protezione offerta dal terreno prelevato insieme alla radice. Ancora più semplice è la cura preimpianto delle piante con vasetto, per le quali sono agevolate occasionali operazioni di spostamento senza pregiudicare l’apparato radicale. Per le piante in zolla o in vasetto occorre comunque provvedere a proteggere dal gelo la parte radicale e al contempo mantenere inumidito il terreno, avendo inoltre particolar cura nel maneggiare le piante in zolla per evitare la rottura di radici. Solo nel caso di piante dalla chioma molto sbilanciata si può prevedere, al momento della messa a dimora, una leggera potatura per bilanciare la pianta. Inoltre si potranno potare eventuali rami o radici spezzate. Andrà verificata, per ogni pianta, la conformazione dell’apparato radicale, che deve essere equilibrato, con buon capillizio, privo di attorcigliamenti e malformazioni, soprattutto nel caso delle coltivazioni in contenitore. L’altezza della pianta è, invece, un parametro di per sé
non significativo; importante invece che ci sia equilibrio fra il diametro al colletto della pianta e l’altezza della stessa (rapporto ipsodiametrico): il valore ottimale è 80. Infine andranno valutati attentamente la gemma e il getto apicale. La prima dovrà essere sana e vigorosa, senza malformazioni, il secondo diritto e ben lignificato, così da non risultare esposto a gelate precoci. Un’ultima considerazione in merito alla scelta delle piante. Va valutata anche la provenienza del materiale, privilegiando, quando possibile, ecotipi locali. Utilizzare quindi piante originate da semi raccolti in loco o in stazioni geografiche ed ecologiche note ed affini alla località di messa a dimora. E’ molto importante posizionare correttamente la pianta tenendo presente che il “colletto” (cioè il punto di passaggio tra le radici e il fusto) deve rimanere qualche centimetro sopra il livello del terreno. Una pianta messa a dimora con colletto troppo basso rischierà l’asfissia radicale, mentre il colletto troppo alto comporterà crisi idriche durante l’estate (vedi figura 28). Durante la messa a dimora è opportuno pressare leggermente il terreno attorno alla radice, scuotendo saltuariamente la pianta mentre si provvede al riporto di terra. Anche la disposizione delle radici deve essere ben eseguita aprendone i getti e mantenendoli diretti verso il basso mentre si riempie la buca. Le piante arboree, se fornite di grandi dimensioni (oltre i due metri), necessitano nel primo anno di vegetazione di un “tutore” (può andare benissimo una vecchia canna di bambù, o piccole pertiche di legno) a cui andranno legate con legacci cedevoli (plastiche tenere, tipo legacci per la vite) per evitare successive strozzature. Per le piante arboree più piccole e le piante arbustive l’aiuto di un tutore è consigliato per piante oltre gli 80 cm, soprattutto per le zone dell’area maggiormente esposte al vento. Una volta terminata la messa a dimora è opportuno bagnare abbondantemente cosicché la terra si assesti ben bene. Può risultare molto utile la creazione di un piccolo “catino” per aumentare il contenimento dell’acqua durante l’irrigazione. Per quanto riguarda la fase di gestione e manutenzione della fascia arborea, nonché delle altre aree riforestate, sarà previsto un impianto di irrigazione con annessi serbatoi di raccolta acque piovane. Trattandosi di specie termofile, adatte a resistere a lunghi periodi si siccità, la somministrazione dell’acqua avverrà nei primi 2 anni 2/3 volte a settimana, successivamente l’irrigazione si limiterà ai periodi maggiormente aridi ed in ogni caso, il personale addetto alla manutenzione dovrà verificare lo stato di salute delle piante intervenendo qualora venga riscontrato uno stato di sofferenza. Per quanto riguarda le potature saranno effettuate nel periodo tardo autunnale e limitate a succhioni e o polloni o comunque a rami che possano creare disturbo alla recinzione. Eventuali concimazioni avverranno nel periodo primaverile e saranno utilizzati esclusivamente letame maturo (5-8 kg ogni mq) o ammendanti organici, come il compost (2-3 kg ogni mq).
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente con integrazione del 23.10.2023, ha ribadito che la barriera vegetale da 10 mt verrà realizzata lungo tutto il perimetro di impianto con le seguenti essenze arboree/arbustive: Quercus ilex, Quercus pubescens, Ceratonia siliqua, Olea europaea var.sylvestris, Arbutus unedo, Phillyrea latifolia, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus, Erica arborea, Chamaerops humilis, Spartium junceum, Calicotome infesta, Daphne gnidium, Rosa sempervirens, Euphorbia characias, Asparagus acutifolius, Ruscus aculeatus, Smilax Aspera, Lianosa Edera helix e Tamus communis (v. pag. 15/16 elab. RS06REL0033A0 Misure di mitigazione e compensazione). Che verranno piantumate essenze di almeno 3m per le arboree e 1.5 per le arbustive. Ha integrato la documentazione con il piano di mantenimento colturale delle essenze impiantate.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 13“si chiede che vengano previsti interventi per il mantenimento delle caratteristiche agronomiche del soprassuolo; si chiede che questo venga costantemente coperto da vegetazione, anche attraverso tecniche di inerbimento. Eventuali opere di decespugliamento dovranno essere realizzate solo per la creazione di passaggi per gli addetti ai lavori, al fine di permettere una maggiore continuità di habitat. Non dovranno in ogni caso essere utilizzati diserbanti chimici”, il Proponente afferma quanto segue:
Per il mantenimento delle caratteristiche agronomiche del soprassuolo è stato previsto l’inerbimento dell’intera area occupata dall’impianto, ad esclusione della fascia arborea perimetrale e delle arre di rimboschimento. L'inerbimento è una tecnica di gestione del suolo a basso impatto ambientale adottata anche per il controllo delle piante infestanti nelle interfile di moduli. La scelta delle specie ricade sull’uso di graminacee macroterme, quali specie dominanti ed in particolare su Cynodon dactylon che si mantiene verde in estate fino a 40-60 giorni di siccità. Per mantenere verde il prato in inverno dovranno consociarsi microterme come ad esempio Poa pratensis. In questo modo le due specie saranno presenti con una proporzione variabile a seconda delle stagioni di crescita prevalente: Poa pratensis nel periodo da fine estate a primavera inoltrata, e Cynodon dactylon dalla piena primavera a inizio autunno. L’inerbimento avverrà mediante idrosemina con Matrice a Fibre Legate composta da un miscuglio polispecifico composto oltre che dalle suddette graminacee anche da leguminose annuali autoriseminanti (Hedysarum coronarium, Medicago sativa), garanzia di migliore attecchimento rispetto alle monocolture. La semina verrà effettuata con macchina idroseminatrice ed ugelli appositamente strutturati che permettano una adeguata miscelazione e distribuzione di tutte le componenti del prodotto. La Matrice di Fibre Legate dovrà essere così composta: 88% in peso di fibre di ontano (o comunque di legno esente da tannino od altre componenti che possano ridurre il potere germinativo delle sementi) con oltre il 50% delle fibre di lunghezza media di 10 mm, prodotte per sfibramento termo-meccanico; 10% in peso di collante premiscelato polisaccaride ad alta viscosità, estratto dal legume di Guar (Cyamopsis tetragonolobus), con capacità di creare legami stabili tra le fibre ed il terreno per un periodo di almeno 4 mesi e di non dilavarsi se ribagnato; 2% in peso di attivatori organici e minerali per migliorare la germinazione. Si dovranno aggiungere: miscela di sementi in quantità minima di 35 g/mq; concime organo-minerale bilanciato in quantità di circa 120 g/mq; acqua in quantità di circa 7 l/mq. Le quantità indicate sopra sono necessarie per garantire i seguenti risultati: • spargimento uniforme senza interstizi tra le fibre superiori ad 1 mm; perfetta copertura del suolo per eliminare interstizi tra la matrice ed il terreno; funzione di idroritenzione e creazione di un microclima adatto alla germinazione. I principali effetti positivi dell’inerbimento sono i seguenti: Aumento della portanza del terreno. Effetto pacciamante del cotico erboso. La presenza di una copertura erbosa ha un effetto di volano termico, riducendo le escursioni termiche negli strati superficiali. In generale i terreni inerbiti sono meno soggetti alle gelate e all'eccessivo riscaldamento. Aumento della permeabilità. La presenza di graminacee prative ha un effetto di miglioramento della struttura grazie agli apparati radicali fascicolati. Questo aspetto si traduce in uno stato di permeabilità più uniforme nel tempo: un terreno inerbito ha una minore permeabilità rispetto ad un terreno appena lavorato, tuttavia la conserva stabilmente per tutto l'anno. La maggiore permeabilità protratta nel tempo favorisce l'infiltrazione dell'acqua piovana, riducendo i rischi di ristagni superficiali e di scorrimento superficiale. Protezione dall'erosione. I terreni declivi inerbiti sono meglio protetti dai rischi dell'erosione grazie al concorso di due fattori: da un lato la migliore permeabilità del terreno favorisce l'infiltrazione dell'acqua, da un altro la copertura erbosa costituisce un fattore di scabrezza che riduce la velocità di deflusso superficiale dell'acqua.
Aumento del tenore in sostanza organica. Nel terreno inerbito gli strati superficiali non sono disturbati dalle lavorazioni pertanto le condizioni di aereazione sono più favorevoli ad una naturale evoluzione del tenore in sostanza organica e dell'umificazione. Questo aspetto si traduce in una maggiore stabilità della struttura e, contemporaneamente, in un'attività biologica più intensa di cui beneficia la fertilità chimica del terreno. Migliore distribuzione degli elementi poco mobili lungo il profilo. La copertura erbosa aumenta la velocità di traslocazione del fosforo e del potassio lungo il profilo. Soltanto due- tre volte l’anno la vegetazione erbacea, strettamente necessaria per la creazione di passaggi per gli addetti ai lavori, sarà sfalciata con mezzi meccanici senza l’utilizzo di diserbanti chimici, e i residui triturati (grazie alle macchine utilizzate decespugliatori e trinciatutto) saranno lasciati sul terreno in modo da mantenere uno strato di materia organica sulla superficie pedologica tale da conferire nutrienti e mantenere un buon grado di umidità, prevenendo i processi di desertificazione.
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente ha integrato la documentazione prodotta con il piano di mantenimento delle caratteristiche agronomiche dei suoli oggetto di intervento, prevedendo delle tecniche di inerbimento con uso di Poa pratensis nel periodo da fine estate a primavera inoltrata, e Cynodon dactylon dalla piena primavera a inizio autunno. Ha ribadito che non verranno impiegate sostanze chimiche per lo sfasciamento ma l’uso di mezzi meccanici.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 14“in riferimento al Progetto di recupero dei terreni successivamente alla dismissione dei pannelli fotovoltaici, si chiede che vengano dati chiarimenti in merito alle colture agronomiche che il proponente intende realizzare sul sito di intervento”, il Proponente afferma quanto segue:
Dopo la dismissione dell’impianto si prevede un progetto di recupero dei terreni al fine di creare una zona di salvaguardia della fauna selvatica. Infatti, l’area verrà ripristinata a seminativo (di cui una parte a perdere) con l’obiettivo di fornire alimento idoneo alla fauna selvatica durante tutto l’anno, costituendo nel frattempo anche un ambiente idoneo al rifugio dei micromammiferi ed alla nidificazione dell’avifauna. Ciò nasce dalla considerazione che la frammentazione degli appezzamenti e delle colture è particolarmente favorevole alla fauna selvatica in quanto aumenta la biodiversità complessiva dell’ecosistema. È risaputo infatti che la fauna selvatica tende a frequentare soprattutto le aree di margine fra gli appezzamenti e le colture. Diversi studi, realizzati in condizioni ambientali e climatiche differenti, hanno messo in rilievo l’importanza delle leguminose, delle essenze foraggiere e dei cereali autunno vernini per le diverse specie di selvaggina.
CONSIDERATO e VALUTATO che l’intervento di recupero proposto nell’elab. Documento integrativo e chiarimenti in risposta al Parere Istruttorio Intermedio C.T.S. n. 42/2020 del 09/09/2020 prevede un ripristino delle aree post intervento con delle coltivazioni a seminativo ma il Proponente non ha reso il dettaglio delle specie che verranno impiegate e il piano di mantenimento delle stesse.
Pertanto le motivazioni addotte non possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII e saranno oggetto di ulteriore condizione ambientale.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 15“vista la presenza nell’area di intervento, di muretti a secco (vedi Elaborati fotografici), si chiede che venga progettato e realizzato un intervento di riqualificazione al fine di preservare e valorizzare questi elementi tipici del paesaggio ibleo”, il Proponente afferma quanto segue:
Lo Studio di Impatto Ambientale ha previsto un intervento di recupero e riqualificazione dei muretti a secco infatti al paragrafo 6. Misure compensative dei valori storico-culturali dell’elaborato El 33 Misure di mitigazione e compensazione riporta tale intervento. Mentre negli elaborati grafici El 21A planimetria con layout di impianto e percorso cavidotto MT e EL 31 Tavola delle misure di mitigazione e compensazione REV.01 viene riportata la geometria originale che verrà mantenuta e dalla quale sarà mantenuta una distanza di rispetto. Nell’elaborato EL_29 Quaderno della documentazione fotografica invece è presente una fotosimulazione sullo stato finale ante e post operam.
VERIFICATI gli elaborati El 33 Misure di mitigazione e compensazione, El 21A planimetria con layout di impianto e percorso cavidotto MT, EL 31 Tavola delle misure di mitigazione e compensazione REV.01e EL_29 Quaderno della documentazione fotografica.
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente ha ribadito che verranno ripristinati tutti i muretti a secco presenti nell’area di progetto come da elaborati sopra citati; che lo studio condotto dal Proponente consente di verificare la sagomatura originaria degli stessi e il conseguente ripristino.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 16“In merito alla presenza nell’area di impianto di specie arboree tutelate, si chiede che ne venga previsto lo spostamento, previa autorizzazione della CC.I.AA. competente ai sensi del D.Lgs. Lgt n. 445 del 27/07/1945 e DPR n. 897 del 16/06/1955”, il Proponente afferma quanto segue:
Nell’area di impianto sono presenti alcuni esemplari arborei e arbustivi quali Ceratonia siliqua, Olea europaea var.sylvestris, Pistacia lentiscus, Daphne gnidium, Chamaerops humilis. Il layout dell’impianto comporterà l’espianto soltanto di 15 esemplari che verranno immediatamente reimpiantati nelle zone di rimboschimento, previa autorizzazione della CC.I.AA. competente ai sensi del D.Lgs. Lgt n. 445 del 27/07/1945 e DPR n. 897 del 16/06/1955. Tutti gli altri esemplari, posizionati in prossimità del perimetro e dei muretti a secco verranno mantenuti e tutelati.
CONSIDERATO e VALUTATO che lo spostamento delle specie di Olea europaea var.sylvestris è sottoposto ad autorizzazione della competente CCIAA.
Pertanto le motivazioni addotte non possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII e saranno oggetto di ulteriore condizione ambientale.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 17“in progetto è prevista la realizzazione di un cavidotto aereo per 530 ml; si chiede che venga valutata la realizzazione dello stesso sottoterra al fine di ridurre possibili impatti con l’ambiente circostante”, il Proponente afferma quanto segue:
La presente criticità non è pertinente in quanto il progetto delle opere di connessione prevede esclusivamente un cavidotto interrato che va dalla cabina di consegna fino alla CP “Santa Croce Camerina”. Si rimanda pertanto agli elaborati relativi al progetto delle opere di connessione elencati in premessa.
CONSIDERATO e VALUTATO che nella documentazione progettuale viene riportata la realizzazione di 530 ml di fibra ottica in modalità aerea senza però riportare alcun elaborato planimetrico a supporto.
Pertanto le motivazioni addotte non possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII e saranno oggetto di ulteriore condizione ambientale.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 18“in caso di lavori di apertura di nuova viabilità e per il passaggio di cavidotti in aree con vegetazione naturale, sarà necessario prevedere l’accantonamento del cotico erboso al fine di riutilizzarlo per il successivo ricoprimento”, il Proponente afferma quanto segue:
Per la presente criticità si rimanda al precedente paragrafo 3 del presente elaborato.
CONSIDERATO e VALUTATO che, in riscontro alla criticità n. 3 del PII, nell’elab. Documento integrativo e chiarimenti in risposta al Parere Istruttorio Intermedio C.T.S. n. 42/2020 del 09/09/2020, non vengono riportati dati relativi alla realizzazione di nuova viabilità o al ripristino di quella esistente.
CONSIDERATO e VALUTATO che il Proponente riporta se l’intervento di posa del cavidotto interessa aree a vegetazione naturale o avverrà esclusivamente su strada e terreni coltivati.
Pertanto le motivazioni addotte non possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII e saranno oggetto di ulteriore condizione ambientale.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 19“per ridurre al minimo le possibili interferenze con la fauna eventualmente presente nel sito oggetto di installazione, si propone di predisporre delle vie di attraversamento dell’area, prevedendo dei passaggi naturali lungo la recinzione con apposite aperture ogni 4 mt circa; si chiede sul punto di fornire dettagli tecnici descrittivi e di effettuare i dovuti approfondimenti in base alla normativa nazionale vigente in materia”, il Proponente afferma quanto segue:
Per evitare la frammentazione degli habitat ed in genere le interferenze con i dinamismi della fauna sono stati previsti dei sottopassi per la fauna locale, interrati alla base e dimensionati in rapporto alla fauna presente. La recinzione perimetrale sarà realizzata con rete in acciaio zincato plastificata verde alta 2 m e sormontata da filo spinato, collegata a pali di castagno alti 2,4 m infissi direttamente nel suolo per una profondità di 60 cm. Per consentire il passaggio della fauna selvatica di piccola taglia saranno realizzati dei passaggi con diametro variabile dai 20 cm ai 50. Osservando la normativa attualmente vigente è riferita in alcune regioni alla sicurezza stradale, soccorso della fauna investita, smaltimento delle carcasse e risarcimento dei danni provocati dall’impatto con animali selvatici ai veicoli e agli automobilisti, a livello nazionale emerge la completa mancanza di una procedura standardizzata da applicare in caso di incidente stradale con coinvolgimento di fauna selvatica. Il costante aumento del numero di tali incidenti e la mancanza di una chiara normativa che disciplini la materia ha infatti determinato lo sviluppo di un’estrema eterogeneità di normative, regole e procedure nelle diverse regioni italiane. Tuttavia non si ritiene che i sottopassi realizzati possano provocare problemi di interazione tra fauna e viabilità in quanto l’area di impianto non confina con strade, tranne che sul lato est che è confinante con una piccola strada comunale a ridotto traffico veicolare. Tuttavia in prossimità dei sottopassi saranno posizionati dei cartelli segnalatori.
CONSIDERATO e VALUTATO che quanto affermato dal proponente nell’elab. Documento integrativo e chiarimenti in risposta al Parere Istruttorio Intermedio C.T.S. n. 42/2020 del 09/09/2020 in merito alla realizzazione di passaggi par la fauna selvatica.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 20“si chiede di valutare la realizzazione di bacini di accumulo delle acque meteoriche, riutilizzabili per l’irrigazione, con tecniche di ingegneria naturalistica, considerando le caratteristiche dell’ambiente e del paesaggio locale di riferimento”, il Proponente afferma quanto segue:
Si ritiene che sia preferibile evitare la realizzazione di bacini di accumulo per non effettuare alcun tipo di operazioni di sbancamento. Per la raccolta delle acque meteoriche sono stati previsti dieci recipienti in pvc di colore verde da 10 mc ciascuno.
CONSIDERATO e VALUTATO che la soluzione prevista dal Proponente di istallare 10 contenitori da 10 mc ciascuno (per un totale di 100 mc) per la raccolta delle acque meteoriche può essere considerato sufficiente a garantire, in auto- sostentamento, un buon grado di irrigazione di soccorso delle essenze arboree/arbustive impiantate.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 21“dovrà essere previsto uno studio redatto da un esperto floro/faunistico al fine di escludere nell’area di progetto la presenza di specie tutelate ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE”, il Proponente afferma quanto segue:
In merito alla presente criticità si precisa che lo studio floro/faunistico è presente nell’elaborato EL 28 Analisi ecologico – paesaggistica. L’analisi tiene conto non solo degli aspetti floro/faunistici ma anche delle caratteristiche pedologiche e geologiche, degli habitat e del paesaggio. All’interno dell’analisi è stato condotto un approfondito studio botanico sia sulla vegetazione potenziale che sulla vegetazione reale, nonché è stato inserito l’elenco floristico delle specie rilevate durante i sopralluoghi. Nell’elenco si tiene conto anche della presenza di specie inserite nella Lista Rossa che include tutte le 197 Policy Species italiane, specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" e della Convenzione di Berna, entrambe ratificate dal Governo Italiano e di fatto costituenti leggi nazionali. Nessuna delle specie floristiche rilevate è inserita nella Lista Rossa. Per quanto riguarda la fauna nel paragrafo 9.2. Risultati delle indagini di campo sono riportate le tabelle relative a mammiferi, uccelli, rettili e anfibi, presenti o potenzialmente presenti nel comprensorio, le quali tengono conto della presenza di specie inserite nella Direttiva 92/43/CEE, nella Direttiva 79/409 nonché nella Lista Rossa della fauna italiana. Per quanto riguarda il redattore dello studio floro/faunistico si precisa il Xxxx. Xxxxxxxx Xxxxxxxxx ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Naturali nel 2003 con 110/110 e lode, con specializzazione in Conservazione della Natura e delle sue Risorse. Nel 2004 a seguito di un master consegue la qualifica di Consulente e Revisore Ambientale E.M.A.S., si specializza successivamente nel 2013 in Tecniche Agrarie, con abilitazione alla professione di Agrotecnico Laureato. Iscritto nel Registro Nazionale ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) dei Consulenti e Revisori Ambientali EMAS al n. PA0005 e al Collegio degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati della Provincia di Palermo al n.507. Nel corso degli anni ha sempre mantenuto costante l’aggiornamento professionale partecipando a ben 20 corsi di specializzazione su Ecologia, Gestione ambientale ed Energia e a oltre 50 convegni e workshop su tematiche ambientali molti dei quali come relatore. Fra le pubblicazioni di maggiore rilievo, per rispondere alla criticità sollevata, si ricorda: X. Xxxxxxxxx, X. Xxxxxxx “Monitoraggio delle interazioni faunistiche e floristiche negli impianti fotovoltaici” Atti Congresso SIEP-Iale (Società Italiana per l’Ecologia del Paesaggio – International Association for Landscape Ecology) 2008. Tra le qualifiche professionali acquisite come esperto ambientale si cita quella di auditor qualificato per due organismi di certificazione internazionali CERTIND SA e AS&C, per le Norma UNI EN ISO 14001 e il Regolamento EMAS (oltre che ISO 9001 e ISO 45001), svolgendo periodicamente audit di controllo ambientale per codesti organismi. Collabora costantemente con multinazionali del settore energetico ed industriale per la redazione di Studi di Impatto Ambientale e di Incidenza, e numerosi sono gli Studi di Impatto Ambientale e di Incidenza finora presentati a sua firma per progetti di vario genere che hanno ottenuto il Decreto Autorizzativo. Fra gli incarichi ottenuti da pubbliche amministrazioni si citano in particolare: collaborazione con A.R.P.A. Sicilia l’attività di caratterizzazione dei corpi idrici, elaborazione del Piano regionale di monitoraggio dei corpi idrici con l’implementazione e l’integrazione delle relative reti di monitoraggio e attuazione del Piano triennale per il controllo e la valutazione degli effetti sull’ambiente derivanti dall’impiego di prodotti fitosanitari sui comparti ambientali rilevanti. Redazione dei Piani d’Azione per le Energie Sostenibili dei Comuni di Blufi, Xxxxxxxx Xxxxxxx, Castellana Sicula, Polizzi Generosa e Marianopoli. Svolge periodicamente il ruolo di CTU per le tematiche agricole ed ambientali presso il Tribunale di Palermo e l’Ufficio del Giudice di Pace. Ha collaborato in più occasioni con il WWF Italia ed in particolare ha curato la descrizione fisica del sito (geografia, geologia, clima, etc); Descrizione biologica del sito (flora, vegetazione, fauna , habitat, ecosistemi, etc); Descrizione agro-forestale del sito (uso del suolo, etc), individuazione delle criticità ambientali e censimento dei siti contaminati per la redazione del Piano di Gestione dei SIC ITA 010005 “Laghetti di Preola e Gorghi Tondi e Sciare di Mazara”; ITA 010014 “Sciare di Marsala”; ITA 010012 “Marausa: Macchia a Quercus Calliprinos” e la ZPS ITA 010031 “Laghetti di Preola e Gorghi Tondi e Sciare
di Mazara e Pantano Leone”. Fra altri compiti ricopre la carica di Coordinatore Territoriale della Provincia di Palermo del Corpo della Guardia Ecozoofila Nazionale, con il grado di Sovrintendente Capo e nel 2018 è stato nominato Consulente dell’Assemblea Regionale Siciliana – Quarta Commissione Parlamentare - Ambiente, territorio e mobilità ai sensi dell'articolo 71, comma 3, del Regolamento interno dell'Assemblea, per le tematiche relative a smart city, gestione aree di crisi complessa e ambiente. Infine nei 17 anni di attività professionale ha svolto costantemente attività di docenza per numerosi Enti di formazione sulle tematiche ecologiche ed ambientali, nonché come esperto ambientale per il Ministero dell’Istruzione nell’ambito di progetti di educazione ambientale sullo sviluppo sostenibile finanziati dai Fondi Strutturali Europei. Fra le docenze più pertinenti alla criticità sollevata si cita quella nell’ambito del Master “Valutazione di Impatto Ambientale” relativa a Contenuti e metodi degli studi di impatto ambientale: procedura analitica e valutativa organizzato dall’Ente Scuola Edile di Messina e Provincia (E.S.E.Me.P.) e quella nell’ambito del progetto “VIA, VAS ed IPPC – Convenzione tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio – ANCI, UPI ed UNCEM” relativa ad Analisi ambientale: aspetti naturalistici organizzato da FormAutonomie S.p.A.
VERIFICATO l’elab. EL 28 Analisi ecologico – paesaggistica.
CONSIDERATO e VALUTATO che lo studio floro/faunistico condotto dal Proponente esclude nell’area di progetto la presenza di specie tutelate ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
CONSIDERATO che, in riferimento alle problematicità riscontrate nel Parere Istruttorio Intermedio (PII) di questa CTS n. 42/2020 del 09.09.2020, con integrazione già citata del 23.10.2020, in riscontro alla criticità n. 22“Dovrà essere garantita una distanza di sicurezza elevata rispetto ad eventuali manufatti edilizi preesistenti”, il Proponente afferma quanto segue
I manufatti edilizi preesistenti più vicini all’area di impianto sono dei fabbricati rurali con funzione di deposito per le attività agricole, non catalogati come beni isolati in quanto di recente costruzione. La minima distanza dai moduli fotovoltaici è di circa 50 m e l’unico rischio per la sicurezza potrebbe essere legato all’esposizione dei campi elettromagnetici. Negli elaborati EL 13 Relazione Campi elettromagnetici e EL37 – Valutazione dei rischi di esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici è stato affrontato il rischio nonché verificata la distanza di sicurezza (circa 3 m).
VERIFICATI gli elab. EL 13 Relazione Campi elettromagnetici e EL37 – Valutazione dei rischi di esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici.
CONSIDERATO e VALUTATO che dalla documentazione progettuale emerge che non sono presenti manufatti nell’area di progetto. Che il Proponente intende posizionare gli impianti ad una distanza di almeno 50 mt da un fabbricato rurale esistente fuori dall’area di impianto. Che dagli elaborati sopra citati è emerso che la distanza minima da ricettori sensibili deve essere di almeno 3 mt al fine di escludere possibili esposizioni a campi magnetici.
Pertanto le motivazioni addotte possono essere considerate sufficienti a superare le criticità evidenziate nel suddetto PII.
VALUTAZIONI FINALI
CONSIDERATO che la presente procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), è parte integrante della procedura di autorizzazione unica regionale (PAUR) di cui all’art 27-bis del D.lgs. 152/2006;
CONSIDERATOE VALUTATO che secondo quanto previsto al comma 1, articolo 12 del Decreto legislativo 387/2003, le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, sono di pubblica utilità indifferibili ed urgenti;
CONSIDERATO che il progetto in esame è configurabile come intervento rientrante tra le categorie elencate nell’Allegato IV del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., soggette a Procedura di Verifica di Assoggettabilità a VIA di competenza Regionale e in particolare nella seguente:
• impianti industriali non termici per la produzione di energia elettrica sulla terraferma con potenza complessiva superiore a 1 MW;
CONSIDERATO E VALUTATO che:
• la produzione di energia elettrica ottenuta dallo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili quali quella fotovoltaica, si inquadra nelle linee guida per la riduzione dei gas climalteranti, permettendo una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica;
• la non realizzazione dell’intervento, comporterebbe in alternativa una non riduzione dello sfruttamento di fonti energetiche convenzionali, con inevitabile continuo incremento dei gas climalteranti emessi in atmosfera, anche in considerazione del probabile aumento futuro di domanda di energia elettrica prevista a livello mondiale;
CONSIDERATOE VALUTATO che la costruzione dell’impianto agrivoltaico ha potenziali effetti positivi non solo sul piano ambientale, ma anche sul piano socioeconomico, costituendo un fattore di occupazione diretta sia nella fase di cantiere che nella fase di esercizio dell’impianto.
CONSIDERATO che nella Regione Sicilia, ad oggi, con DGR 12/07/2016 n. 241, modificata dal Decreto residenziale n. 26 del 10/10/2017, risultano ufficializzati i criteri di individuazione delle aree non idonee limitatamente agli impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica e che, pertanto, per la valutazione della compatibilità della localizzazione dell’area di intervento, il proponente ha fatto riferimento ai criteri generali di cui allo stesso DM 10 settembre 2010.
CONSIDERATO che dal certificato di destinazione urbanistica del Comune di Santa Croce Camerina n. 12/2019, allegato alla documentazione di progetto, risulta che:
- le p.lle n. 13, 46, 48, 67 e 86 (tutte parzialmente) e le p.lle n. 11, 14, 15, 16 (tutte per intero) ricadono in ZTO E2 – “Zona agricola di tutela del paesaggio agrario”;
- le p.lle n. 48, 67 e 86 (tutte parzialmente) e le p.lle n. 49, 97, 98, 99, 100, 103, 294 (tutte per intero) ricadono in ZTO E5
– “Zone di tutela al margine dei valloni”;
- le p.lle n. 13,46 (tutte parzialmente) e la p.lla n. 80 (per intero) ricadono in ZTO D3 – “Zone per attività produttive”;
- le p.lle n. 11, 14, 15, 16, 48, 49, 97 risultano interessate dal vincolo di Fascia e relativa Fascia di rispetto da faglia;
- la p.lla n. 80 risulta interessata dal vincolo di Fascia di rispetto stradale;
- le p.lle n. 13, 48, 49, 67, 86, 97, 100, 294 risultano interessate dal vincolo di Limite tra terreni di eterogenea stuttura;
- l’area di impianto non ricade in area percorsa dal fuoco;
- l’area di impianto nel Piano Paesaggistico della Provincia di Ragusa non ricade in area soggetta a prescrizioni e pertanto le particelle ricadenti nella zona “E5” del P.R.G., non sono soggette a vincolo ambientale.
CONSIDERATO che ai sensi delle NTA del P.R.G. del Comune di Santa Croce Camerina:
- nelle zone E2 – le destinazioni d’uso ammesse sono quelle agricolo produttive con le seguenti limitazioni:
- non sono ammesse le attività di trasformazione del territorio che possano incidere sulla morfologia e sugli equilibri ecologici ed idraulici del luogo;
- non sono ammesse opere di sbancamento per la posa di fondazioni di nuove costruzioni e di riempimento per altezze superiori a metri 1,5;
- non sono consentiti scarichi in fognatura o corsi d’acqua senza preventiva depurazione e, comunque, secondo le disposizioni che saranno impartite di volta in volta dall’ufficio Sanitario in relazione alla composizione chimica e organica delle acque reflue di scarico.
- nelle zone E5 – comprende le aree agricole che costituiscono un “filtro” rispetto ai valloni oggetto di specifica tutela ai sensi dell’art. 53 delle NTA del PRG, al fine di non provocare o accentuare fenomeni di instabilità dei versanti - le destinazioni d’uso ammesse sono quelle agricolo produttive con le seguenti limitazioni:
- non sono ammesse le attività di trasformazione del territorio che possano incidere sulla morfologia e sugli equilibri ecologici ed idraulici del luogo;
- non sono ammesse opere di sbancamento per la posa di fondazioni di nuove costruzioni e di riempimento per altezze superiori a metri 1,5;
- non sono consentiti scarichi in fognatura o corsi d’acqua senza preventiva depurazione e, comunque, secondo le disposizioni che saranno impartite di volta in volta dall’ufficio Sanitario in relazione alla composizione chimica e organica delle acque reflue di scarico.
- nelle zone D3 – edifici ed impianti per attività produttive artigianali e industriali di qualsiasi genere purché non nocive ed inquinanti, ai sensi del DM 23.12.1976 e s.m.i.i..
CONSIDERATO che l’intervento non ricade in aree sottoposte a vincolo idrogeologico come individuate dal PAI della Regione Siciliana.
CONSIDERATO che:
• le aree interessate dagli interventi in progetto risultano esterne ai siti della Rete Natura 2000. I siti di interesse più vicini agli impianti si trovano a circa 2.9 km dal SIC ITA080006 “Cava Randello, Passo Marinaro” e a circa 4,0 km la ZSC ITA080004 “Punta Braccetto, Contrada Cammarana”.
• l’area d’intervento non ricade all’interno delle perimetrazioni di IBA (Important bird areas);
CONSIDERATO che ad oggi non sono pervenute pareri, Nulla Osta e/o Note da parte degli altri enti coinvolti dal Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale.
VALUTATO che dovrà essere acquisito il parere dell’U.O.S. Bonifiche di Arpa Sicilia inerente alla gestione delle terre e rocce da scavo in quanto, come riportato nella relazione istruttoria della stessa Agenzia, nota Arpa prot. n. 16922/2022 è emerso che “il Documento “Piano di utilizzazione terre e rocce da scavo” (FV19_SCRO01_EL35_REV00 - Dicembre 2019), rappresenta solo l’enunciato della parte iniziale del DPR 120/2017.
VALUTATI gli interventi di mitigazione/compensazione proposti dal Proponente volti a mitigare gli effetti negativi sui caratteri, le forme, i cromatismi, la struttura e la percezione del paesaggio locale.
VALUTATO che sono pervenuti i seguenti pareri favorevoli alla realizzazione delle opere, le cui prescrizioni si intendono integralmente condivise:
Società Snam Rete Gas, nulla osta prot. n. DI.SIC/RU/159/PUZ EAM 18897 del 25/05/2020.
Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nulla osta prot. n. 12628/RU del 25/05/2020.
Società R.F.I. S.p.A, nulla osta prot. n. RFI-DPR-DTP_XX.XXX/A0011\P\2020\0004575 del 25/08/2020.
Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Ragusa, nota prot. n. 42286 del 27/05/2020.
Dipartimento Regionale dell’Energia - Servizio 8 - Ufficio Regionale per gli Idrocarburi e la Geotermia, prot.
DRA n. 81219 del 01/12/2021.
Soprintendenza per i BB.CC.AA. di Ragusa - U.03 Sezione per i beni paesaggistici e demoetnoantropologici, nota prot. n. 87475 del 29/12/2021.
DRE - Servizio X – Attività Tecniche e Risorse Minerarie, nota prot. n. 6118 del 02/02/2022.
Comando Marittimo Sicilia - Sezione Demanio, nota prot. n. 11155 del 24/02/2022.
Società Anas S.p.A., nulla osta prot. n. 0192402 del 25/03/2022.
Agenzia del Demanio, nota prot. n. 20592 del 28/03/2022.
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Ragusa, nota prot. n. 3574 del 30/03/2022.
E-distribuzione, validazione del progetto aggiornato al 31/05/2022.
ASP di Ragusa, parere favorevole rilasciato in sede di 1°CdS.
XXX X.x.X., parere favorevole rilasciato in sede di 2°CdS.
Ministero dello Sviluppo Economico, nota prot. n. 63986 del 02/09/2022.
Soprintendenza per i BB.CC.AA. di Ragusa - U.03 Sezione per i beni paesaggistici e demoetnoantropologici, nota prot. n. 71678 del 04/10/2022.
Libero Consorzio Comunale di Ragusa, nota prot. n. 75262 del 13.09.2022.
Ministero dello Sviluppo Economico, nota prot. n. 75262 del 17.10.2022.
Società Snam Rete Gas, nota prot. n. 77925 del 26.10.2022.
ARPA Sicilia, nota prot. n. 80418 del 07.11.2022.
VALUTATO che nell’area sono state censite delle specie tutelate di olea europes v. silvestis e che pertanto il Proponente dovrà richiedere autorizzazione allo spostamento alla competente CC.I.AA., ai sensi del D.Lgs. 27 luglio 1945, n. 475 come modificato dal D.P.R 10/06/55 n. 987.
VALUTATO che si rende necessario intervenire sulla proposta progettuale con il diradamento delle superfici pannellate e con inserimenti di alternative tecnologiche a più alto rendimento e a maggiore flessibilità impiantistica e con la risagomatura meno rigida e fitta dei campi fotovoltaici.
CONSIDERATO che i benefici ambientali attesi dalla realizzazione dell’impianto, valutati sulla base della stima di produzione annua di energia elettrica pari a 17,1 GWh/anno sono quantificabili in termini di mancate emissioni di inquinanti per un risparmio di 9.935.691 kg/anno di CO2 con conseguenti mancate emissioni di inquinanti e risparmio di combustibile.
CONSIDERATO che la costruzione dell’impianto fotovoltaico ha potenziali effetti positivi non solo sul piano ambientale, ma anche sul piano socioeconomico, costituendo un fattore di occupazione diretta sia nella fase di cantiere che nella fase di esercizio dell’impianto.
VALUTATO che gli impatti in fase di realizzazione – tenuto conto delle dimensioni dell’Impianto e delle cautele previste dal Proponente – non sono da ritenersi significativi.
VALUTATO che nella fase di esercizio – tenuto conto della configurazione dell’impianto nonché delle cautele previste dal Proponente – non sono da ritenersi significativi.
VALUTATO che nella fase di dismissione – tenuto conto delle cautele previste dal Proponente – non sono da ritenersi significativi.
Tutto ciò VISTO, CONSIDERATO E VALUTATO
ESPRIME
parere favorevole riguardo alla compatibilità ambientale del “Impianto a tecnologia fotovoltaica di potenza pari a 10.330,32 kw, denominato SCRO01, da realizzarsi nel Comune di Santa Croce Camerina (RG) in contrada Petraro” della ditta Voltalia Itali Srl. a condizione che si mettano in atto le misure di mitigazioni previste nello SIA e si ottemperi alle seguenti Condizioni Ambientali:
Condizione Ambientale | n. 1 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Aspetti progettuali |
Oggetto della prescrizione | In fase di progettazione esecutiva, il Proponente dovrà produrre elaborati opportunamente dettagliati di progetto, sia tecnici che economici, adeguati alle condizioni ambientali del presente parere. Il progetto esecutivo dovrà inoltre contenere tutte le misure di mitigazione contenute nello Studio di Impatto Ambientale e nella documentazione di progetto ed integrativa esaminata non in contrasto con le seguenti prescrizioni. |
Termine avvio Verifica Ottemperanza | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 2 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Progettazione esecutiva/Prima dell’inizio dei lavori |
Ambito di applicazione | Aspetti progettuali |
Oggetto della prescrizione | Il progetto dovrà essere adeguato alle prescrizioni contenute nei pareri degli Enti intervenuti nella procedura di PAUR: Soprintendenza per i BB.CC.AA. di Ragusa - U.03 Sezione per i beni paesaggistici e demoetnoantropologici, nota prot. n. 71678 del 04/10/2022. Libero Consorzio Comunale di Ragusa, nota prot. n. 75262 del 13.09.2022. ARPA Sicilia, nota prot. n. 80418 del 07.11.2022. |
Copia dell’avvenuta ottemperanza alle prescrizioni dei pareri degli Enti coinvolti nella procedura PAUR dovrà essere trasmessa all’Autorità Ambientale della Regione Siciliana. | |
Termine avvio Verifica Ottemperanza | In fase di progettazione esecutiva/Prima dell’inizio dei lavori |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 3 |
Macrofase | Ante operam |
Fase | Progettazione esecutiva/Prima dell’inizio dei lavori |
Ambito di applicazione | Terre e rocce da scavo |
Oggetto della prescrizione | In fase di progettazione esecutiva e prima dell’inizio dei lavori dovrà essere presentato, ed approvato da Arpa Sicilia, il Piano preliminare delle terre e rocce da scavo redatto ai sensi del D.P.R. 120 del 13/06/2017. I materiali scaturenti dalle operazioni di scavo devono essere sottoposti alle disposizioni ed alle procedure previste dal Regolamento, approvato con D.P.R. 120 del 13/06/2017 e s.m.i., recante la disciplina semplificata della gestione delle terre o rocce da scavo. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva/Prima dell’inizio dei lavori |
Ente vigilante | ARPA Sicilia |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 4 |
Macrofase | Ante operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Suolo |
Oggetto della prescrizione | Dovrà essere previsto un piano di rotazione delle specie interessate al mantenimento delle caratteristiche pedologiche zone sottostanti gli impianti unitamente al “Piano di mantenimento della potenzialità agronomica ottimale dei suoli agricoli” Dovranno essere indicati in maniera dettagliata tutte le misure di mitigazione che verranno attuate al fine di mantenere l’equilibrio idrogeologico e l’invarianza idraulica dell’area sulla base di appositi e specifici studi ed elaborati di dettaglio esecutivo e di cantiere. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 5 |
Macrofase | Ante operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Suolo |
Oggetto della prescrizione | In fase di progettazione esecutiva dovrà essere rimodulato il layout di impianto prevedendo l’impiego di soluzioni tecnologiche (moduli a più alto rendimento, ecc) meno impattanti sulla componente suolo. Dovranno essere indicati in maniera dettagliata tutte le misure di mitigazione che verranno attuate al fine di mantenere l’equilibrio idrogeologico e l’invarianza idraulica dell’area sulla base di appositi e specifici studi ed elaborati di dettaglio esecutivo e di cantiere. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 6 |
Macrofase | Ante operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Aspetti progettuali |
Oggetto della prescrizione | Dovranno essere prodotti specifici allegati grafici (planimetria, profili, sezioni) relativi alla viabilità esistente e di progetto. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione ambientale | n. 7 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di Applicazione | Vegetazione |
Oggetto della prescrizione | Per tutti gli impianti a verde previsti: a) Si dovrà prevedere esclusivamente l’uso di specie vegetali autoctone o storicizzate e/o colture legnose-agrarie, coerenti con il contesto pedoclimatico e paesaggistico dell’area. Nel caso di utilizzo di colture agrarie, queste dovranno essere alternate con specie vegetali caratteristiche della macchia mediterranea. In particolare, dovrà essere previsto l’uso di specie con dimensioni minime delle piante in vaso da cm 30-40 e/o minimo di anni 5 d’età. È fatto divieto utilizzare |
specie aventi carattere invasivo. b) Si dovrà prevedere esclusivamente l’uso di specie vegetali autoctone, o da vivai in possesso di licenza ai sensi dell'art 4 del D.lgs 386/03 rilasciata dal Comando Corpo Forestale della Regione Siciliana (avendo così certezza del germoplasma autoctono) ad eccezione delle specie erbacee coltivate per le quali è ammesso l’uso di sementi di origine commerciale di provenienza fuori situ. c) Tra le specie erbacee e arbustive facenti parte del progetto a verde si dovranno prevedere anche specie atte a fornire un'alta diversità entomologica, grazie alla presenza di fioriture dilazionate nell'arco dell'anno. Per la componente avifaunistica si dovrà prevedere la presenza di specie arboree e arbustive che possano offrire sia rifugio che fonti alimentari; d) Gli interventi a verde dovranno essere mantenuti in uno stato ottimale per tutto il periodo di vita dell’impianto. Le cure colturali dovranno essere effettuate fino al completo affrancamento della vegetazione e comunque ripetute con frequenze idonee per un periodo non inferiore ai cinque anni successivi all'ultimazione dei lavori. e) Dovrà essere previsto un piano colturale con specifica indicazione delle specie erbacee (prato polifita) che verranno utilizzate, tecniche di impianto e cure colturali al fine di mantenere e migliorare il livello della fertilità dei suoli. | |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | Progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 8 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Aspetti progettuali |
Oggetto della prescrizione | Dovranno essere individuate e predisposte delle aree per la collocazione di arnie con utilizzo di api autoctone al fine di mantenere la trasmissione genetica. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della regione siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 9 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Mitigazioni – Vegetazione e Fauna |
Oggetto della prescrizione | Dovrà essere presentato il progetto esecutivo degli interventi di compensazione ed in particolare: a) Gli interventi di riqualificazione naturalistica dovranno interessare tutta l’area di proprietà del proponente, con vegetazione autoctona coerente con il contesto pedoclimatico e paesaggistico dell’area. La scelta dovrà essere effettuata attingendo all’elenco specie delle Aree Ecologicamente Omogenee allegate al Piano Forestale Regionale. b) Dovrà essere prevista la riqualificazione naturalistica degli impluvi con interventi di ingegneria naturalistica, prevedendo fasce, di ampiezza almeno 10 metri lungo l’impluvio con specie arbustive coerenti con il contesto pedoclimatico e naturalistico dell’area. c) In relazione alla presenza di bacini idrici, all’interno dell’area, si dovrà prevedere il loro mantenimento e la riqualificazione naturalistica utilizzando specie riparie coerenti con il contesto pedoclimatico dell’area. Dovrà essere prevista una fascia di almeno 10 metri. d) Gli interventi dovranno essere corredati da un idoneo Piano di manutenzione. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 10 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Fase di progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Suolo/paesaggio |
Oggetto della prescrizione | Tutti i manufatti (comprese Cabina Inverter/Trasformatori) che verranno realizzati nell’ambito dell’intervento ivi comprese eventuali strutture mobili: a) Devono essere tinteggiati con colori adatti al contesto naturalistico dei luoghi. b) Ove previsto in relazione alla tipologia di manufatto, dotati di impianto antincendio. c) Ove destinati ad attività che possono determinare il rischio di sversamenti inquinanti, devono essere realizzati su un basamento impermeabilizzato al fine di prevenire ogni forma di riversamento di inquinanti sul terreno. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 11 |
Macrofase | Ante operam |
Fase | Progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Aspetti progettuali |
Oggetto della prescrizione | In fase di progettazione esecutiva, si dovranno quantificare i fabbisogni idrici dell’impianto nelle fasi di cantiere, esercizio e dismissione (compreso un calcolo del fabbisogno delle specie impiantate) ed identificare le soluzioni impiantistiche, opportunamente dimensionate, per il recupero ed il riutilizzo delle acque meteoriche. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 12 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Progettazione esecutiva/prima dell’inizio delle attività |
Ambito di applicazione | Mitigazioni /Cantierizzazione |
Oggetto della prescrizione | Prima dell’inizio dei lavori dovrà essere redatto un Piano di Cantierizzazione con la dislocazione planimetrica delle aree interessate dal cantiere, che preveda tra l’altro le misure di mitigazione da applicare in tale fase, ed in particolare: a. in corrispondenza delle fasi di scavo e/o movimentazione terre prevedere tutti gli accorgimenti tecnici atti a ridurre la produzione e la propagazione di polveri (es. costante bagnatura delle piste, lavaggio delle ruote dei mezzi in uscita dall’area di cantiere, copertura dei mezzi che trasportano terre con opportuni teli, ecc); b. Barriere antirumore? Accorgimenti per evitare accidentali coinvolgimenti della fauna? Altro? Controlla sopra c. durante i lavori dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti tecnici e di gestione del cantiere al fine di prevenire possibili inquinamenti del suolo e delle acque superficiali e sotterranee; d. durante i lavori dovranno essere adottate specifiche misure di mitigazione per la salvaguardia della fauna. e. Dovrà essere prodotto cronoprogramma dettagliato delle fasi di impianto (di cantiere, di esercizio e di dismissione. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | Progettazione esecutiva/prima dell’inizio delle attività |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 13 |
Macrofase | Ante operam |
Fase | Fase di progettazione esecutiva |
Ambito di applicazione | Rifiuti |
Oggetto della prescrizione | In fase di progettazione esecutiva, il Proponente dovrà redigere una stima dei rifiuti prodotti in fase di cantiere dell’impianto avendo cura di specificare la quantità per ciascuna tipologia di rifiuto. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva/Prima dell’inizio dei lavori |
Ente vigilante | ARPA Sicilia |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 14 |
Macrofase | Corso Operam |
Fase | In fase di cantiere |
Ambito di applicazione | Suolo Acqua – Atmosfera - Rumore |
Oggetto della prescrizione | I macchinari usati per le trivellazioni, i serbatoi utilizzati per lo stoccaggio del combustibile o altri mezzi potenzialmente inquinanti, dovranno prevedere opportuni sistemi di contenimento di sversamenti accidentali e dovranno essere localizzati in zone distanti da punti di deflusso delle acque meteoriche. Durante la fase di esecuzione delle operazioni di cantiere e di dismissione, dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti necessari a evitare la produzione di polveri aero- disperse, rumore ed emissioni in atmosfera |
Termine avvio Verifica di Ottemperanza | In fase di cantiere |
Ente vigilante | Arpa Sicilia |
Ente coinvolto |
Condizione ambientale | n. 15 |
Macrofase | Ante Operam |
Fase | Progettazione esecutiva/ prima dell’inizio delle attività |
Ambito di Applicazione | Paesaggio |
Oggetto della prescrizione | A tutela delle componenti e dei beni paesaggistici dell’area di progetto si dispone: a) il recupero e ripristino dei muretti a secco esistenti nell’area di intervento. Dovrà essere trasmessa documentazione fotografica . |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | In fase di progettazione esecutiva / prima dell’inizio delle attività |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 16 |
Macrofase | Corso Operam |
Fase | Fase di cantiere |
Ambito di applicazione | Cantiere |
Oggetto della prescrizione | Prima dell’avvio dei lavori di realizzazione del Parco fotovoltaico, e successivamente alle opere di recinzione, dovranno essere realizzati tutti gli interventi di mitigazione ambientale previsti ed in particolare le fasce perimetrali vegetate, muretti a secco ed eventuali cumuli di pietra che non dovranno essere in alcun caso delocalizzati. Gli interventi dovranno avvenire secondo quanto descritto in progetto. Il proponete in merito dovrà presentare una relazione con dettagliata documentazione fotografica sugli interventi di mitigazione realizzati. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | Fase di cantiere |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 17 |
Macrofase | Ante Operam - Corso Opera – Post Operam |
Fase | Progettazione esecutiva – in fase di cantiere – in fase di esercizio |
Ambito di applicazione | Monitoraggio Ambientale: Acqua, Rifiuti, Flora, Fauna (Avifauna) e Suolo. |
Oggetto della prescrizione | Dovrà essere integrato il Piano di Monitoraggio Ambientale (P.M.A), riferito a tutte le macro-fasi (ante-operam, corso d’opera, post-operam). L’integrazione al PMA dovrà essere predisposta e attuata in accordo con l’ARPA Sicilia per le componenti Acqua, Rifiuti, Flora, Fauna (Avifauna) e Suolo. Il PMA dovrà definire durata, modalità delle attività di monitoraggio per ciascuna componente e la frequenza di restituzione dei dati, in modo da consentire ad ARPA, qualora necessario, di indicare, in tempo utile, ulteriori misure di mitigazione da adottare. Per la componete suolo il monitoraggio dovrà essere effettuato secondo le modalità indicate nelle “Linee guida per il monitoraggio del suolo su superfici agricole destinate ad impianti fotovoltaici a terra” Xxxxxxx Xxxxxxxx X.X. 00 settembre 2010, n. 1035. Le analisi dovranno altresì essere estese prevedendo lo studio della qualità biologica del suolo mediante l’indice QBS-ar (monitoraggio sulla pedofauna). |
Termine avvio Verifica di Ottemperanza | Fase di progettazione esecutiva, Fase di cantiere, Fase di esercizio |
Ente vigilante | ARPA Sicilia |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 18 |
Macrofase | Corso Operam – Post Operam |
Fase | In fase di cantiere ed in fase di esercizio |
Ambito di applicazione | Suolo – Sottosuolo |
Oggetto della prescrizione | a) Non dovrà essere alterata la morfologia e l’orografia delle superfici e dei suoli interessati dal progetto. b) Il soprassuolo dovrà essere mantenuto costantemente coperto da vegetazione, anche attraverso tecniche di inerbimento e l’attività di decespugliamento dovrà essere limitata alla realizzazione di passaggi per gli addetti ai lavori al fine di permettere una maggiore continuità di habitat; è fatto in ogni caso espresso divieto di utilizzare diserbanti chimici. c) È fatto divieto di utilizzare detergenti chimici per il lavaggio dei pannelli; sarà possibile utilizzare esclusivamente prodotti eco-compatibili certificati. d) Per ogni sostanza potenzialmente idonea a causare contaminazioni del suolo, sottosuolo, acque sotterranee ed atmosfera, il cui utilizzo è contemplato per le attività di cantiere e di esercizio dell'impianto, dovranno essere previsti tutti gli utili accorgimenti in ordine di priorità ad evitare/contenere ordinari e/o accidentali fenomeni di rilascio, istruendo procedure operative per la prevenzione e gestione dei rischi potenziali di inquinamento per le sorgenti presenti. |
Termine avvio Verifica di Ottemperanza | In fase di cantiere ed in fase di esercizio |
Ente vigilante | ARPA Sicilia |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 19 |
Macrofase | Post operam |
Fase | Prima dell’entrata in esercizio |
Ambito di applicazione | Ripristino aree di cantiere |
Oggetto della prescrizione | Al termine dei lavori, il Proponente dovrà provvedere al ripristino morfologico e vegetazionale di tutte le aree soggette a movimento di terra, ripristino della viabilità pubblica e privata, utilizzata ed eventualmente danneggiata in seguito alle lavorazioni. Prima della messa in esercizio dovrà essere trasmessa adeguata documentazione fotografica di quanto realizzato, con allegata planimetria con i punti di ripresa e attestazione da parte del direttore dei lavori dell’avvenuta ottemperanza a tutto quanto prescritto. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | Prima dell’entrata in esercizio |
Condizione Ambientale | n. 19 |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |
Condizione Ambientale | n. 20 |
Macrofase | Post Operam |
Fase | Prima dell’entrata in esercizio |
Ambito di applicazione | Dismissione |
Oggetto della prescrizione | Prima dell’avvio dell’attività si dovrà: a) Presentare il progetto di ripristino ambientale dell’area, assicurando l’utilizzo di elementi vegetali con altezze di tronco pari ad almeno un metro e mezzo. Il progetto deve prevedere la rinaturazione di tutta l’area interessata dall’impianto o il ripristino con colture legnose agrarie. Il progetto di recupero ambientale dovrà essere integrato con un puntuale cronoprogramma e con un piano di manutenzione delle aree verdi. b) Prevedere che in fase di dismissione, le varie parti dell’impianto dovranno essere separate in base alla composizione chimica in modo da poter riciclare il maggior quantitativo possibile dei singoli elementi, quali alluminio e silicio, presso ditte che si occupano di riciclaggio e produzione di tali elementi; i restanti rifiuti, con particolare riferimento alle sostanze pericolose negli stessi contenute, quali piombo, cadmio, bromurati ritardanti di fiamma, cromo, capaci di generare significativi impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana, dovranno essere trattati a norma di legge. c) Presentare il Computo metrico estimativo dei lavori relativi al ripristino dei luoghi comprensivo degli interventi di ripristino ambientale. d) Rilasciare una cauzione a garanzia della esecuzione degli interventi di dismissione e delle opere della messa in ripristino come indicato dal DM 10/09/2010 in favore della regione Sicilia. L’importo dovrà fare riferimento alle somme previste dal computo metrico estimativo delle opere di ripristino, finalizzate all’esecuzione dei lavori di ripristino dei luoghi ed al recupero e/o smaltimento dei moduli fotovoltaici. |
Termine avvio Verifica di Xxxxxxxxxxxx | Prima dell’entrata in esercizio dell’opera |
Ente vigilante | Autorità Ambientale della Regione Siciliana |
Ente coinvolto |