RIQUALIFICAZIONE DELLA SEDE STRADALE E DEI SOTTOSERVIZI DI LUNGARNO DEGLI ACCIAIUOLI PROGETTO ESECUTIVO
COMUNE DI FIRENZE - AUTORITA' IDRICA TOSCANA - PUBLIACQUA spa
RIQUALIFICAZIONE DELLA SEDE STRADALE E DEI SOTTOSERVIZI DI LUNGARNO DEGLI ACCIAIUOLI
PROGETTO ESECUTIVO
CODICI OPERA 130123 - 130124
ELABORATO
11.02
TITOLO
CSA − PARTE II − NORME TECNICHE − OPERE EDILI STRADALI
SCALA
A4
DATA
15_NOV_201
RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO
Xxx. Xxxxxx Xxxxx - Comune di Firenze
PERSONALE DI SUPPORTO AL R.U.P.
Xxx. Xxxxxx Di Xxxxxxx - Supporto Tecnico
Xxxx. Xxxxxxxx Xxxxxxx - Supporto Amministrativo
PROGETTISTI COLLABORATORI
RIQUALIFICAZIONE DELLA PAVIMENTAZIONE STRADALE (COMUNE DI FIRENZE)
Arch. Xxxxxxxx Xxxxxxxx Dott.ssa Xxxxxxx Xxxxxx
Geom. Xxxxxxx Xxxxxxx Arch. Xxxxxxx Xxxxx
P.E. Xxxxxx Xxxx
OPERE RELATIVE A RETE IDRICA E FOGNARIA (PUBLIACQUA S.P.A.)
Xxx. Xxxxx Xxxxxxxx
OPERE RELATIVE A RETE GAS (TOSCANA ENERGIA S.P.A.)
Geom. Xxxxxxxx Xxxxxxxxxx Xxx. Xxxxx Xxxxxxxx
Geom. Xxxxxxxxx Xxxxx Geom. Xxxxxxxx Xxxxxxxx
OPERE RELATIVE ALLA PUBBLICA ILLUMINAZIONE E FIBRE OTTICHE (SILFI S.P.A.)
Xxx. Xxxxxxx Xxxxxx
OPERE RELATIVE A RETE TELEFONICA (TELECOM ITALIA)
Geom. Xxxxxx Xxxxx
COORDINATORE PER LA SICUREZZA IN FASE DI PROGETTAZIONE
Xxx. Xxxxxx Di Xxxxxxx
SOMMARIO
Parte II° - Capitolato speciale d’appalto – Norme tecniche
Articolo 44 9
QUALITÀ DEI MATERIALI 9
44.1. ACQUA PER GLI IMPASTI 9
44.2. LEGANTI IDRAULICI 10
44.3. GESSI 10
44.4. GHIAIA, PIETRISCO E SABBIA 10
44.5. MATTONI 11
44.6. PIETRE NATURALI E MATERIALI PORFIRICI 11
44.7. LEGNAMI 12
44.8. MATERIALI FERROSI 13
44.9. SEGNALI STRADALI 13
44.10. ARREDI URBANI 13
Articolo 45 19
PRESCRIZIONI TECNICHE GENERALI PER 19
L'ESECUZIONE DEI LAVORI 19
Articolo 46 19
SCAVI E DEMOLIZIONI 19
46.1. SCAVI DI SBANCAMENTO 19
46.2. SCAVI DI FONDAZIONE 19
46.3. DEMOLIZIONI 20
Articolo 47 20
MURATURE 20
47.1. MURATURA A SECCO 20
47.2. MURATURA DI PIETRAME CON MALTA 20
47.3. MURATURA IN MATTONI 20
47.4. PARAMENTI DELLE MURATURE 20
Articolo 48 20
CALCESTRUZZI E CONGLOMERATI 20
48.1. CALCESTRUZZO DI MALTA ORDINARIO O CICLOPICO 20
48.2. CONGLOMERATI CEMENTIZI 21
Articolo 49 21
FORNITURA E POSA IN OPERA DI TUBAZIONI 21
49.1. GENERALITÀ 21
49.2. MISURE DEI MATERIALI 21
49.3. POSA IN OPERA DI FOGNATURE IN ELEMENTI PREFABBRICATI 22
49.3.1. FOGNE PREFABBRICATE IN CALCESTRUZZO DEL TIPO NORMALE22
49.3.2. FOGNE PREFABBRICATE IN CALCESTRUZZO DEL TIPO A BICCHIERE A GIUNTO ELASTICO 23
49.3.3. NORME COMUNI AI VARI TIPI DI FOGNE PREFABBRICATE IN CALCESTRUZZO 23
49.3.4. FOGNE PREFABBRICATE IN P.V.C. TUBAZIONI SEZIONE CIRCOLARE 24
Articolo 50 24
PAVIMENTAZIONI IN MASSELLI DI PIETRA 24
(LASTRICATI) 24
50.1. PIETRAFORTE ALBERESE 25
50.2. PIETRA ARENARIA EXTRA DURA 25
50.3. XXXXXX XXXXXXX 00
50.4. MATERIALI PORFIRICI 26
Cubetti 27
Piastrelle a spacco regolari 27
Piastrelle fresate 27
Binderi 27
Binderi giganti 27
Cordoni a spacco 27
Cordoni segati 27
Gradini massicci 28
Articolo 52 28
PALI DI FONDAZIONE 28
52.1. PALI PREFABBRICATI 28
52.2. PALI SPECIALI IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO COSTRUITI IN OPERA (PALI BATTUTI O PRESSATI TIPO SIMPLEX DUPLEX, FRANKI E SIMILI) 28
52.3. PALI TRIVELLATI 28
Articolo 53 28
COSTRUZIONI IN ACCIAIO 28
Articolo 54 29
INDAGINI E RILIEVI GEOGNOSTICI 29
54.1. GENERALITÀ 29
54.2. INDAGINI IN SITO E PRELIEVO DI CAMPIONI 29
54.3. RELAZIONE 30
Articolo 55 30
CONTROLLO PROVE E CONSEGNA DEI MATERIALI 30
Articolo 56 30
SEGNALETICA ORIZZONTALE 30
56.1. – SEGNALETICA AD ELEVATA RETRORIFLETTENZA 30
56.2. – VERNICI TERMOPLASTICHE SPRUZZATE 31
56.2.1. – CONDIZIONI DI STABILITÀ 31
56.2.2. – CARATTERISTICHE DELLE SFERE DI VETRO 31
56.2.3. – IDONEITÀ DI APPLICAZIONE 31
56.2.3. BIS– QUANTITÀ DI VERNICE DA IMPIEGARE E TEMPO DI ESSICAMENTO 31
56.2.4. – VISCOSITÀ 31
56.2.5. – RESIDUO 31
56.2.6. – CONTENUTO DI PIGMENTO 31
56.2.7. – RESISTENZA AI LUBRIFICANTI E CARBURANTI 31
56.2.8. – PROVA DI RUGOSITÀ SU STRADA 31
56.2.9. – DILUENTE 32
56.2.10. – CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI RICHIESTE 32
56.2.11. – CANCELLAZIONE DELLA SEGNALETICA ORIZZONTALE 33
56.3. – STRISCIE LAMINATE ELASTO-PLASTICHE AUTOADESIVE 33
56.3.1. - DESCRIZIONE 33
56.3.2. - CARATTERISTICHE DEL MATERIALE 33
56.3.3. - REQUISITI DI ACCETTAZIONE 33
56.3.3.1. - Applicazione di margine sinistro 33
56.3.3.2. - applicazioni di margine destro e tratteggio frecce e scritte 33
56.3.4. - POSA IN OPERA 34
56.3.5. - DURATA, GARANZIE E PENALI 34
Articolo 57 34
MISURAZIONE DEI LAVORI 34
57.1. SCAVI E RILEVATI 34
57.1.1. SCAVI DI SBANCAMENTO E DI FONDAZIONE 35
57.1.2. RILEVATI 35
57.2. MASSICCIATA 36
57.3. CILINDRATURA DI MASSICCIATA E FONDAZIONE 36
57.4. FONDAZIONI IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO 36
57.5. TRATTAMENTI SUPERFICIALI E PAVIMENTAZIONI 36
Articolo 58 37
MOVIMENTI DI MATERIE 37
58.1 GENERALITÀ E DEFINIZIONI 37
58.2 PIANIFICAZIONE DEI LAVORI 37
58.2.1 DISCARICHE E LUOGHI DI DEPOSITO 37
58.2.2 CAVE DI PRESTITO 38
58.2.3 IMPIANTI DI PRODUZIONE DI MATERIALI RICICLATI 38
58.2.3.1 Requisiti degli impianti di produzione 38
58.2.3.2 Formazione, stoccaggio e caratterizzazione dei lotti 39
58.2.3.3 Campionamento ai fini della caratterizzazione del prodotto 39
58.2.3.4 Accettazione per l’impiego 41
58.2.4 CAMPO PROVE PER L’IMPIEGO DEI MATERIALI 41
58.2.5 PIANO PARTICOLAREGGIATO DELLE LAVORAZIONI 42
58.3 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 43
58.3.1 MATERIALI SCIOLTI NATURALI 43
58.3.2 MATERIALI RICICLATI 43
58.3.2.1 Categorie di aggregati riciclati 43
58.3.2.2 Composizione delle miscele 44
58.3.2.3 Requisiti chimici 44
58.4 ESECUZIONE DEI LAVORI 44
58.4.1 SCAVI E DEMOLIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL CORPO STRADALE EX NOVO 44
58.4.1.1 Smacchiamento 45
58.4.1.2 Scoticamento 45
58.4.1.3 Scavi di sbancamento 45
58.4.1.4 Scavi a sezione ristretta 46
58.4.1.5 Scavi subacquei 46
58.4.1.6 Demolizioni 46
58.4.1.7 Scavi in roccia 46
58.4.1.8 Xxxxxxxxx xxx xxxxxxxxx xx xxxxx 00
58.4.2 DEMOLIZIONE DELLE SOVRASTRUTTURE ESISTENTI 47
58.4.2.1 Demolizione totale o parziale di strati in conglomerato bituminoso realizzata con frese 47
58.4.2.2 Demolizione dell’intera sovrastruttura realizzata con sistemi tradizionali47
58.4.2.3 Reimpiego dei conglomerati bituminosi riciclati 47
58.4.3 XXXXX XX XXXX XXX XXXXXXXX 00
58.4.3.1 Preparazione del terreno di sedime 47
58.4.3.2 Xxxxxxx cedevoli 48
58.4.3.3 Requisiti di portanza 48
58.4.3.4 Bonifiche 48
58.4.4 STRATI ANTICAPILLARI 48
58.4.4.1 Strati in materiale granulare 48
58.4.4.2 Geotessili 49
58.4.5 CORPO DEL RILEVATO 49
58.4.5.1 Materiali costituenti 49
Materiali sciolti naturali 49
Materiali riciclati 49
58.4.5.2 Posa in opera 50
58.4.5.3 Compattazione 51
58.4.5.4 Protezione 51
58.4.6 STABILIZZAZIONE DELLE TERRE CON CALCE O CON CALCE E CEMENTO 51
58.4.6.1 Caratteristiche delle terre da stabilizzare 51
58.4.6.2 Leganti 52
Cemento 52
Acqua 52
58.4.6.3 Progetto delle miscele 53
58.4.6.4 Modalità di esecuzione dei lavori 53
58.4.6.5 Controlli di esecuzione 54
58.4.7 MASSICCI IN TERRA RINFORZATA 54
58.4.8 SOTTOFONDO 55
58.4.8.1 Materiali costituenti 55
Materiali riciclati 56
58.5 CONTROLLI 57
58.5.1 CONTROLLO DELLE FORNITURE 57
58.5.2 CONTROLLI PRESTAZIONALI SUGLI STRATI FINITI E DETRAZIONI 57
58.5.2.1 Frequenza dei controlli sugli strati finiti 59
58.5.2.2 Tolleranze sui risultati 59
58.5.2.3 Tolleranze di esecuzione dei piani di progetto 59
58.5.3 RIEMPIMENTI 59
Articolo 59 60
FONDAZIONI E BASI NON LEGATE 60
59.1 GENERALITÀ E DEFINIZIONI 60
59.2 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 60
59.2.1 AGGREGATI LAPIDEI DI PRIMO IMPIEGO 60
59.2.2 AGGREGATI RICICLATI 61
58.5.2.1 Requisiti di composizione 61
58.5.2.2 Requisiti fisico- meccanici 61
58.5.2.3 Requisiti chimici 61
59.2.3 MISCELE 63
59.3 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 64
59.4 CONFEZIONAMENTO DELLE MISCELE 64
59.5 ESECUZIONE DEI LAVORI 64
59.6 CONTROLLI 64
59.6.1 CONTROLLO DELLE FORNITURE 64
59.6.2 CONTROLLI PRESTAZIONALI SUGLI STRATI FINITI 65
59.6.2.1 Portanza 65
59.6.2.2 Tolleranze sui risultati 66
59.6.2.3 Tolleranze di esecuzione dei piani di progetto 66
Articolo 60 66
STRATI DI FONDAZIONE, SOTTOBASE E BASE IN MISTI A LEGANTE IDRAULICO E/O BITUMINOSO 66
60.1 MISTO CEMENTATO 66
60.1.1 GENERALITA’ E DEFINIZIONI 66
60.1.2 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 67
60.1.3 COMPOSIZIONE DELLE MISCELE 69
60.1.4 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 70
60.1.5 CONFEZIONAMENTO DELLE MISCELE 70
60.1.6 ESECUZIONE DEI LAVORI 70
60.1.7 CONTROLLI 71
Portanza e detrazioni 72
Tolleranze sui risultati 72
Tolleranze di esecuzione dei piani di progetto 73
60.2 MISCELE OTTENUTE DA RICICLAGGIO IN SITO DEL MISTO CEMENTATO E/O GRANULARE CON AGGIUNTA DI CEMENTO E ACQUA 73
60.2.1 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 73
60.2.2 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO 74
60.2.3 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 75
60.2.4 ESECUZIONE DEI LAVORI 75
60.2.5 CONTROLLI 75
60.3 MISCELE OTTENUTE DA RICICLAGGIO A FREDDO IN SITO DI MISTI GRANULARI E/O CEMENTATI CON BITUME SCHIUMATO E CEMENTO 76
60.3.1 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 76
60.3.2 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO 77
60.3.3 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 78
60.3.4 ESECUZIONE DEI LAVORI 79
60.3.5 CONTROLLI 79
60.4 MISCELE OTTENUTE DA RICICLAGGIO A FREDDO IN SITO DI MATERIALI PREESISTENTI CON EMULSIONE BITUMINOSA MODIFICATA E CON AGGIUNTA DI CEMENTO 80
60.4.1 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 80
60.4.2 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO 81
60.4.3 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 83
60.4.4 ESECUZIONE DEI LAVORI 83
60.4.5 CONTROLLI 84
Articolo 61 84
STRATI DELLA PAVIMENTAZIONE IN CONGLOMERATO BITUMINOSO A CALDO 84
61.1 GENERALITA’ E DEFINIZIONI 84
61.2 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 84
61.2.1 AGGREGATI 84
61.2.2 CONGLOMERATO RICICLATO 86
61.2.3 LEGANTE 86
61.2.4 ADDITIVI 88
61.3 COMPOSIZIONE DELLE MISCELE 88
Condizioni di prova 89
61.4 BINDER AD ALTO MODULO 90
Condizioni di prova 91
61.5 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 91
61.6 ESECUZIONE DEI LAVORI 92
61.6.1 CONFEZIONAMENTO DELLE MISCELE 92
61.6.2 PREPARAZIONE DELLE SUPERFICI DI STESA 92
61.6.3 POSA IN OPERA DELLE MISCELE 93
61.7 CONTROLLI 93
61.7.1 CONTROLLO DELLE FORNITURE 93
61.7.2 CONTROLLO DELLE MISCELE PRELEVATE AL MOMENTO DELLA STESA 94
61.7.3 CONTROLLI PRESTAZIONALI SUGLI STRATI FINITI 94
Articolo 62 96
FORMAZIONE DI MANTI DI USURA SPECIALI 96
62.1 GENERALITÀ E DEFINIZIONI 96
62.2 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 97
62.2.1 AGGREGATI 97
62.2.2 LEGANTE 98
62.2.3 ADDITIVI 98
62.3 CONGLOMERATI BITUMINOSI DRENANTI 99
62.3.1 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO 99
Condizioni di prova 99
62.4 MICROTAPPETI A CALDO 100
62.4.1 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO 100
Condizioni di prova 100
62.5 SPLITTMASTIX ASPHALT (SMA) 101
62.5.1 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO 101
Condizioni di prova 101
62.6 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 101
62.7 ESECUZIONE DEI LAVORI 102
62.7.1 CONFEZIONAMENTO DELLE MISCELE 102
62.7.2 PREPARAZIONE DELLE SUPERFICI DI STESA 102
62.7.3 POSA IN OPERA DELLE MISCELE 103
62.8 CONTROLLI 103
62.8.1 CONTROLLO DELLE FORNITURE 104
62.8.2 CONTROLLO DELLE MISCELE PRELEVATE AL MOMENTO DELLA STESA.104 62.8.3 CONTROLLI PRESTAZIONALI SUGLI STRATI FINITI 104
Articolo 63 106
TRATTAMENTI BITUMINOSI A FREDDO 106
63.1 TRATTAMENTI SUPERFICIALI DI IRRUVIDIMENTO A FREDDO 106
63.1.1 GENERALITÀ E DEFINIZIONI 106
63.1.2 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 106
63.1.3 COMPOSIZIONE DEI TRATTAMENTI 107
63.1.4 ESECUZIONE DEI LAVORI 108
63.1.5 CONTROLLI 109
63.2 MICROTAPPETI A FREDDO (SLURRY SEALS) 110
63.2.1 GENERALITÀ E DEFINIZIONI 110
63.2.2 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI 110
63.2.3 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO 111
63.2.4 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE 112
63.2.5 ESECUZIONE DEI LAVORI 112
63.2.6 CONTROLLI 112
Articolo 64 113
STRATI DI BASE E BINDER REALIZZANTI CON CONGLOMERATI BITUMINOSI CONFEZIONATI A TIEPIDO 113
64.1 GENERALITA’ E DEFINIZIONI 113
64.2 QUALIFICAZIONE DEI MA TERIALI 113
64.3 MISCELE 116
64.4 ESECUZIONE DEI LA VORI 117
64.5 CONTROLLI 119
PREMESSA
Il presente Capitolato detta le Norme Tecniche per definire le lavorazioni necessarie per dare le opere previste nell’Appalto in oggetto, compiute a regola d’arte.
Le Norme Tecniche contenute all’interno del Capitolato Speciale possono essere di tipo prescrittivo o prestazionale. Le Norme del primo tipo si fondano sulla conoscenza della buona riuscita di precedenti realizzazioni, analoghe per tipologia e condizioni di esercizio; in tal senso l’Impresa viene guidata lungo il percorso realizzativo compreso tra la scelta dei materiali da impiegare e la loro posa in opera. Le Norme del secondo tipo, viceversa, definiscono le prestazioni che l’opera dovrà garantire al termine della sua realizzazione. Tali prestazioni sono associate a grandezze (parametri) di controllo che possono essere valutate, a prescindere dai materiali che saranno impiegati e dalle tecniche di lavorazione utilizzate (controllo globale), attraverso attrezzature e sistemi di prova specifici. Le prestazioni sono richieste per i materiali costituenti (se lavorati) e, principalmente per i prodotti composti ottenuti con essi ed altri, dopo la posa in opera; in mancanza di queste prestazioni sono previste riduzioni dei prezzi dell’elenco.
In considerazione di ciò, nei singoli articoli, oltre ai criteri per il rispetto delle prescrizioni, sono previsti controlli prestazionali che, in alternativa ai sistemi continui (da preferire, quando possibile), potranno essere di tipo puntuale; inoltre, si precisa che per la scelta dei materiali e dei livelli prestazionali è stato fatto riferimento al volume ed al tipo di traffico che interessa l’infrastruttura, come già descritto nei precedenti livelli di progettazione.
La Normativa Tecnica di riferimento è quella C.N.R. integrata, per quei casi in cui sono disponibili, anche dalle Norme C.E.N.; viceversa nei casi in cui mancano le specifiche Norme C.N.R., sono state utilizzate Norme U.N.I..
Tutti i materiali comunque devono essere della migliore qualità, rispondenti alle indicazioni contenute nel D.P.R. n. 246 del 21/04/1993 (Regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE) sui prodotti da costruzione e corrispondere a quanto stabilito nel presente Capitolato Speciale; ove non si prevedano espressamente le caratteristiche per l’accettazione dei materiali a piè d’opera, o per le modalità di esecuzione delle lavorazioni, si stabilisce che, in caso di controversia, saranno osservate le norme U.N.I., C.E.I., C.N.R., quelle stabilite dal Capitolato Speciale d’Appalto dell’A.N.A.S. pubblicato nel 2008 e quelle relative al Capitolato Speciale di Appalto tipo a carattere prestazionale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione della Regione Toscana, le quali devono intendersi come requisiti minimi, al di sotto dei quali e salvo accettazione, verrà applicata una adeguata riduzione del prezzo dell’elenco.
La D.L. ha la facoltà di richiedere il campionario di quei materiali che riterrà opportuno e che l’Appaltatore intende impiegare, prima che vengano approvvigionati in cantiere. Inoltre è facoltà della Stazione Appaltante chiedere all’Appaltatore di presentare in forma dettagliata e completa tutte le informazioni utili per stabilire la composizione e le caratteristiche dei singoli elementi componenti le miscele dei conglomerati bituminosi o in calcestruzzo, ovvero tutti i presupposti e le operazioni di mix design necessarie per l’elaborazione progettuale dei diversi conglomerati che l’Impresa ha intenzione di mettere in opera per l’esecuzione dei lavori.
In ogni caso i materiali, prima della posa in opera, dovranno essere riconosciuti idonei ed accettati dalla D.L.; ciò non esenta tuttavia l’Impresa dalla responsabilità della riuscita delle opere anche per quanto dipendente dai materiali stessi.
L’utilizzo, da parte dell’Impresa, di prodotti provenienti da operazioni di riciclaggio è ammesso, purché il materiale finito rientri nelle successive prescrizioni di accettazione. La loro presenza deve essere dichiarata dalla D.L..
Tutte le seguenti prescrizioni tecniche valgono salvo diversa o ulteriore indicazione più restrittiva espressa nell’elenco prezzi di ogni singola lavorazione.
Negli articoli descrittivi dei prodotti, costituenti o finali, sono indicati alcune prescrizioni di base ed i criteri di progetto. L’Impresa, infatti, oltre ad ottenere le prestazioni finali di cui sopra ha anche l’obbligo di fare eseguire a sue spese, le prove necessarie alla preventiva verifica di idoneità degli elementi componenti e delle miscele da Lei progettate (aggregati, bitume, additivi, ecc) e che essa intende adottare per ogni cantiere.
Gli studi di progetto, che accompagnano i materiali per le prove di verifica, corredati da una completa documentazione delle formulazioni effettuate devono essere presentati alla D.L. e firmati dal responsabile dell’Impresa.
Il rispetto delle formulazioni originali e/o delle loro modifiche, anche se indicate dalla Stazione Appaltante, non eliminano la responsabilità dell’Impresa nell’ottenimento in opera delle prestazioni previste per i singoli strati e per il lavoro complessivo.
Durante i lavori, l’Impresa esecutrice deve attenersi alla formulazione definitiva di progetto indicata, operando i controlli di produzione e di messa in opera secondo il Sistema di Qualità da essa adottato. Presso i Cantieri di produzione deve essere a disposizione della Stazione Appaltante un registro, vidimato dalla D.L. in cui siano riportati tutti i controlli di qualità operati dall’Impresa con i risultati ottenuti.
La D.L. potrà comunque effettuare, in ogni momento a loro insindacabile giudizio, in cantiere di stesa ed in impianto, in relazione ai risultati su strada o sui campioni di laboratorio, in contraddittorio ed a spese dell’Impresa, prelievi, controlli, misure e verifiche sia sui singoli componenti della miscela che sul prodotto finito, sulle attrezzature di produzione, accessorie e di messa in opera: a seguito di questi controlli potrà intervenire in ogni momento sulle operazioni che non garantiscono i risultati richiesti.
Le prestazioni vincolanti da ottenere in opera sono riportate negli specifici articoli del presente Capitolato nei quali sono specificate anche le detrazioni da applicare qualora non siano state ottenute le prestazioni richieste.
GENERALITÀ
Per quanto riguarda la qualità, la provenienza dei materiali e le modalità d’esecuzione di ogni categoria di lavoro, la misurazione e la valutazione dei lavori e delle opere stesse, saranno osservate le prescrizioni del presente Capitolato Speciale ed in mancanza si farà riferimento al Capitolato Speciale d’Appalto dell’A.N.A.S. pubblicato nel 2008.
Articolo 44 QUALITÀ DEI MATERIALI
I materiali da costruzione da impiegarsi nei lavori dovranno corrispondere a tutte le prescrizioni del presente Capitolato Speciale e della loro idoneità ad essere impiegati, sarà giudice inappellabile la Direzione dei Lavori.
Salvo speciali prescrizioni essi dovranno provenire da cave, fabbriche, depositi etc., scelti ad esclusiva cura dell'Appaltatore; il quale non potrà quindi accampare alcuna eccezione qualora in corso di coltivazione delle cave o di esercizio delle fabbriche, etc. i materiali non fossero più rispondenti ai requisiti prescritti, ovvero venissero a mancare, ed esso fosse quindi obbligato a ricorrere ad altre cave in località diverse od a diverse provenienze, intendendosi che anche in tali casi resteranno invariati i prezzi unitari stabiliti in Elenco come pure le prescrizioni relative alla qualità dei materiali.
L'Appaltatore è tenuto a far eseguire in cantiere, presso gli stabilimenti di produzione, presso i laboratori autorizzati, tutte le prove (prescritte dal presente Capitolato o dalla D.L.), sui materiali impiegati o da impiegarsi, nonché sui manufatti prefabbricati o formati in opera.
In particolare si prescrivono i seguenti requisiti:
44.1. ACQUA PER GLI IMPASTI
L'acqua dovrà essere dolce, limpida e non contenere i solfati ed i cloruri in percentuale dannosa, esente da materie terrose o inquinata da materie organiche e comunque dannose all’uso cui l’acqua medesima è destinata.
Dovrà avere un PH compreso fra 6 e 8 e torbidezza inferiore al 2%.
44.2. LEGANTI IDRAULICI
I cementi e gli agglomerati cementizi a rapida o lenta presa da impiegare per qualsiasi lavoro risponderanno ai requisiti fissati dal D.M. 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni, dalla Legge 15.11.1971, n° 1086 e dal D.M. del 16/06/76 e xx.xx.
I leganti idraulici saranno forniti e conservati perfettamente asciutti.
Peraltro è riservata alla Direzione dei Lavori la facoltà di rifiutare quei cementi, di qualunque provenienza essi siano, che a suo esclusivo ed inappellabile giudizio non ritenesse adatti per il lavoro da eseguire.
Le calci aeree dovranno rispondere ai requisiti di accettazione e prove di cui alle norme vigenti riportate nel X.X. 00 novembre 1939, n° 2231.
44.3. GESSI
Il gesso sarà di recente cottura, fornito e conservato perfettamente asciutto e macinato da non lasciare residui sullo staccio di 56 maglie a cmq..
44.4. GHIAIA, PIETRISCO E SABBIA
La ghiaia, la sabbia ed il pietrisco, scevri da sostanze friabili e terrose, polverulenti, organiche o comunque dannose, saranno bene assortiti in grandezza e costituiti da grani resistenti e non gelivi, provenienti da rocce compatte, non gessose né decomposte.
Detti materiali quando servono alla formazione di calcestruzzi e malte, dovranno rispondere ai requisiti fissati dal D.M. 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni, dalla L. 1086/1971 e a tutte le successive disposizioni, nonché alle norme emanate dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) al riguardo. La granulometria degli impasti sarà fissata nei vari titoli di lavori o dall'apposita curva granulometrica indicata dalla Direzione dei Lavori.
Per le altre opere la Direzione dei Lavori fisserà, a seconda della loro natura, le dimensioni limite dei materiali; comunque gli elementi formanti le ghiaie ed i pietrischi dovranno passare almeno attraverso un vaglio a fori circolari di cm. 3 di diametro e non passare attraverso i fori di cm. 1 di diametro.
Il pietrischetto, per la ricopertura dei trattamenti superficiali, dovrà essere provvisto in elementi assortiti di dimensioni fra mm. 7 e mm. 20 ed assolutamente scevro da materie polverulenti.
La sabbia dovrà essere costituita da grani passanti allo staccio 2 UNI 2332 per murature in genere e grani passanti allo staccio 0,5 UNI 2332 per gli intonaci e le murature di paramento od in pietra da taglio.
La sabbia per conglomerati cementizi dovrà rispondere ai requisiti di cui al D.M. 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni e al
D.M. 27/07/1985, essere esente da sostanze organiche e presentare una perdita per decantazioni in acqua, inferiore al 2%.
Le ghiaie, i pietrischi e le sabbie da impiegare nella formazione dei calcestruzzi, ai sensi D.M. 9 gennaio 1996 – Allegato 1, dovranno essere costituiti da elementi non gelivi e non friabili, privi di sostanze organiche, limose ed argillose e di gesso, in proporzioni nocive all’indurimento del conglomerato od alla conservazione delle armature.
Le dimensioni della ghiaia o del pietrisco devono avere dimensioni massime commisurate alle caratteristiche geometriche dell’opera da eseguire, dal copriferro e dall’interferro delle armature.
La sabbia da impiegarsi nelle murature o nei calcestruzzi dovrà essere assolutamente scevra da materie terrose ed organiche e ben lavata e dovrà essere preferibilmente di qualità silicea proveniente da rocce aventi alta resistenza alla compressione. Dovrà avere forma angolosa ed avere elementi di grossezza variabile da mm 1 a mm 5.
L’Impresa dovrà garantire la regolarità delle caratteristiche della granulometria per ogni getto sulla scorta delle indicazioni riportate sugli elaborati progettuali o dagli ordinativi della Direzione lavori.
I pietrischi, i pietrischetti, le graniglie, le sabbie e gli additivi da impiegarsi per le costruzioni stradali dovranno rispondere ai requisiti di accettazione di cui alle norme tecniche del C.N.R., fascicolo n. 4/1953.
Si definisce:
− pietrisco: materiale litoide ad elementi approssimativamente poliedrici con spigoli vivi, ottenuto per frantumazione di pietrame o di ciottoli, passante al crivello 71 U.N.I. 2334 e trattenuto dal crivello 25 U.N.I. 2334;
− pietrischetto: materiale litoide ad elementi approssimativamente poliedrici con spigoli vivi, ottenuto per frantumazione di pietrame o di ciottoli o di ghiaie, passante al crivello 25 U.N.I. 2334 e trattenuto dal crivello 10 U.N.I. 2334;
− graniglia: materiale litoide ad elementi approssimativamente poliedrici con spigoli vivi, ottenuto per frantumazione di pietrame o di ciottoli o di ghiaie, passante al crivello 10 U.N.I. 2334 e trattenuto dal setaccio 2 U.N.I. 2332;
− sabbia: materiale litoide fine, di formazione naturale od ottenuto per frantumazione di pietrame o di ghiaie, passante al setaccio 2 U.N.I. 2332 e trattenuto dal setaccio 0,075 U.N.I. 2332;
− additivo (filler): materiale pulverulento passante al setaccio 0,075 U.N.I. 2332.
Per la caratterizzazione del materiale rispetto all’impiego valgono i criteri di massima riportati all’art. 7 delle norme tecniche del C.N.R., fascicolo n. 4/1953. I metodi da seguire per il prelevamento di aggregati, per ottenere dei campioni rappresentativi del materiale in esame occorre fare riferimento alle norme tecniche del C.N.R. – B.U. n. 93/82.
Gli aggregati lapidei impiegati nelle sovrastrutture stradali dovranno essere costituiti da elementi sani, tenaci, non gelivi, privi di elementi alterati, essere puliti, praticamente esenti da materie eterogenee e soddisfare i requisiti riportati nelle norme tecniche C.N.R. – B.U. n. 139/92.
Devono essere costituiti da materiale frantumato spigoloso e poliedrico. Per l’additivo (filler) che deve essere costituito da polvere proveniente da rocce calcaree di frantumazione, all’occorrenza si può usare anche cemento portland e calce idrata con l’esclusione di qualsiasi altro tipo di polvere minerale.
44.5. MATTONI
I mattoni dovranno essere ben formati con facce regolari, a spigoli vivi, di grana fina, compatta ed omogenea; presentare tutti i caratteri di una perfetta cottura, cioè essere duri, sonori alla percussione e non vetrificati; essere esenti da calcinelli e scevri da ogni difetto che possa nuocere alla buona riuscita delle murature; aderire fortemente alle malte; essere resistenti alla cristallizzazione dei solfati alcalini; non contenere solfati solubili od ossidi alcalino-terrosi, ed infine non essere eccessivamente assorbenti.
I laterizi da impiegarsi nelle opere in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche dovranno rispondere alle caratteristiche di cui all’allegato 7 del D.M. 9 gennaio 1996.
Per individuare le caratteristiche di resistenza degli elementi artificiali pieni e semipieni si farà riferimento al D.M. Min. LL.PP. 20 novembre 1987.
44.6. PIETRE NATURALI E MATERIALI PORFIRICI
PIETRE NATURALI (Vedi ART. 50)
MATERIALI PORFIRICI
Tutti i materiali porfirici trattati nel presente Capitolato Speciale devono provenire esclusivamente da cave ove si coltiva il Porfido stratificato a piani in vista naturali di cava.
Le caratteristiche fisico - meccaniche dei porfidi rientrano nei seguenti limiti, stabiliti da ricerche e prove dell’Università di Pisa:
carico di rottura a compressione | kg/cm2 2602/2902 |
carico di rottura e compressione dopo gelività | kg/cm2 2556/3023 |
coefficiente di inibizione (in peso) | % 5,25/7,65 |
resistenza a flessione | kg/cm2 227/286 |
prova d’urto: altezza minima di caduta | cm 60/69 |
coefficiente di dilatazione lineare termica | mm/m1/°C 0,00296/0,007755 |
usura per attrito radente | mm 0,36/0,60 |
peso per unità di volume | kg/m3 2543/2563 |
Le colorazioni fondamentali dei materiali porfirici che saranno accettati sono esclusivamente: grigio -rosso e grigio -viola.
Cubetti
Sono solidi a forma pressoché cubica, ottenuti per spaccatura meccanica e il cui spigolo è variabile a seconda del tipo classificato.
Essi vengono distinti, a seconda della lunghezza in cm di detto spigolo, nei seguenti assortimenti: 4/6 -6/8 - 8/10 -10/12. Ciascun assortimento dovrà comprendere solo elementi aventi spigoli di lunghezza compresa nei limiti sopraindicati, con la tolleranza di cm 1.
I vari spigoli del cubetto non dovranno essere necessariamente uguali e le varie facce spaccate non saranno necessariamente ortogonali tra loro.
La superficie superiore del cubetto dovrà essere a piano naturale di cava e non dovrà presentare eccessiva ruvidità.
Le quattro facce laterali sono ricavate a spacco e si presentano quindi con superficie più ruvida ed in leggera sottosquadra.
Ogni assortimento dovrà comprendere cubetti di varie dimensioni entro i limiti che definiscono l’assortimento stesso, con la tolleranza prevista.
La roccia dovrà essere sostanzialmente uniforme e compatta e non dovrà contenere parti alterate. I cubetti potranno essere forniti: sfusi, in casse, in sacchi;
Piastrelle a spacco regolari
La superficie dovrà essere naturale di cava, le coste a spacco, lo spessore potrà variare da 2 a 5 cm. Maggiori o minori spessori potranno essere richiesti dalla Direzione Lavori per impieghi particolari. Le piastrelle a spacco dovranno avere lati paralleli ed angoli retti.
E’ consentita una tolleranza in più o in meno nelle dimensioni, di non più di 1 cm. Le coste dovranno essere ortogonali al piano o in leggera sottosquadra.
Le larghezza di norma saranno comprese tra 20 e 40 cm.
Le lunghezze sono “a correre” in dimensione uguale o maggiore delle rispettive larghezze. Potranno essere richieste piastrelle quadrate, piastrelle con dimensioni maggiori o a misure fisse. Il peso di 1 m2 sarà compreso tra i 90/100 kg.
Piastrelle fresate
La superficie dovrà essere naturale di cava, lo spessore potrà variare da 2 a 5 cm. Le coste saranno fresate. Spessori diversi potranno essere richiesti dalla D.L. per impieghi particolari.
Le piastrelle a coste fresate dovranno avere lati paralleli ed angoli retti. Le coste dovranno essere ortogonali al piano. Le larghezze di normale lavorazione sono da cm 20 a cm 50.
Le lunghezze sono “a correre” in dimensione uguale o maggiore delle rispettive larghezze. Potranno essere richieste piastrelle quadrate, piastrelle con dimensioni maggiori o a misure fisse.
Il peso di 1 m2 sarà compreso tra i 90/100 kg.
Binderi
Per contenimento e delimitazione delle pavimentazioni. La faccia superiore dovrà essere a piano naturale di cava.
Le coste, a spacco, dovranno essere ortogonali al piano o a sottosquadra. Le dimensioni sono:
a) larghezza cm 10 - lunghezza cm 20/30 - spessore cm 6/10 - peso kg 22 circa per ml;
b) larghezza cm 12 - lunghezza cm 20/30 - spessore cm 10/15 - peso kg 32 circa per ml.
Binderi giganti
Per formazione di marciapiedi e aiuole o delimitazioni. La faccia superiore dovrà essere a piano naturale di cava.
Le coste, a spacco, dovranno essere ortogonali al piano o a sottosquadra. Le dimensioni sono:
a) larghezza cm 12 - lunghezza cm 20/40 - spessore cm 15/20 - peso kg 45 circa per ml;
b) larghezza cm 14 - lunghezza cm 20/40 - spessore cm 15/20 - peso kg 55 circa per ml.
Cordoni a spacco
Dovranno avere le due facce, quella interna nascosta e quella esterna in vista, a piano naturale di cava ed il lato superiore (testa) a spacco di cava.
Il lato superiore, inoltre, potrà essere scalpellato, bocciardato o fiammato.
L’altezza degli elementi potrà variare da 20 a 30 cm, la lunghezza dovrà avere un minimo di 40 cm. Le larghezze di normale lavorazione potranno variare come qui di seguito indicato:
cm 5 x 20/30 peso per ml kg 25 cm 7 x 20/30 peso per ml kg 40 cm 8 x 20/30 peso per ml kg 45 cm 10 x 20/30 peso per ml kg 65 cm 12 x 20/30 peso per ml kg 85 cm 15 x 20/30 peso per ml kg 110
Cordoni segati
Dovranno avere le due facce, quella interna nascosta e quella esterna in vista, a piano naturale di cava ed il lato superiore (testa) fresato.
Il lato superiore, inoltre, potrà essere scalpellato, bocciardato o fiammato.
L’altezza degli elementi potrà variare da 20 a 30 cm, la lunghezza dovrà avere un minimo di 40 cm. Le larghezze di normale lavorazione potranno variare come qui di seguito indicato:
cm 5 x 20/25 peso per ml kg 25 cm 7 x 20/25 peso per ml kg 40 cm 8 x 20/25 peso per ml kg 45 cm 10 x 20/25 peso per ml kg 65 cm 12 x 20/25 peso per ml kg 85 cm 15 x 20/25 peso per ml kg 110
Gradini massicci
Dovranno essere a piano superiore naturale di cava; la costa vista spessorata da cm 6 a cm 20. Le testate e la costa interna dovranno essere a spacco o segate. La lunghezza in misura fissa o “a correre”, la larghezza a richiesta (cm 42).
Le coste viste potranno essere lavorate a spacco, a punta grossa o fine, bocciardate o fiammate.
44.7. LEGNAMI
Per la nomenclatura delle specie, si farà riferimento alle norme UNI 2853, 2854 e 3917; per le dimensioni degli assortimenti alla UNI 3517, per i difetti alla UNI 3016; per la misurazione e cubatura alla UNI 3518.
I legnami di qualsiasi essenza risponderanno alle prescrizioni di cui al R.D. 10.10.1912 e ss. mm. e successive modifiche e non dovranno presentare difetti incompatibili con l'uso a cui sono destinati.
44.8. MATERIALI FERROSI
I materiali ferrosi da impiegare nei lavori dovranno essere esenti da scorie, soffiature, brecciature, paglie o da qualsiasi altro difetto apparente o latente di fusione, laminazione, trafilatura, fucinatura e simili.
In particolare per gli acciai per opere in cemento armato, cemento armato precompresso e per carpenteria metallica dovranno soddisfare ai requisiti stabiliti dal D.M. 9/1/1996.
Essi dovranno rispondere a tutte le condizioni previste dalla Normativa vigente in materia, dalle norme U.N.I., e presentare inoltre, a seconda della loro qualità, i seguenti requisiti:
• Ferro - Il ferro comune dovrà essere di prima qualità, eminentemente duttile e tenace e di marcatissima struttura fibrosa. Esso dovrà essere malleabile, liscio alla superficie esterna, privo di screpolature, senza saldature aperte e senza altre soluzioni di continuità.
• Acciaio dolce laminato - L'acciaio extradolce laminato (comunemente chiamato ferro omogeneo) dovrà essere eminentemente dolce e malleabile, perfettamente lavorabile a freddo ed a caldo, senza presentare screpolature od alterazioni; dovrà essere saldabile e non suscettibile di prendere la tempra. Alla rottura dovrà presentare struttura finemente granulare.
• Acciaio per cemento armato - L'acciaio impiegato nelle strutture in conglomerato cementizio armato dovrà rispondere alle prescrizioni di cui al D.M. 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni e al D.M. 9 gennaio 1996, nonché alle prescrizioni di cui agli allegati della circolari applicative. Il Direttore dei lavori, a suo insindacabile giudizio, effettuerà i controlli in cantiere, secondo la normativa vigente.
• Acciaio per strutture metalliche - L'acciaio impiegato nelle strutture metalliche dovrà rispondere alle prescrizioni di cui al
D.M. 9 gennaio 1996 punto 2 per acciaio laminato, per acciaio per getti, per acciaio per strutture saldate; gli elettrodi per saldature dovranno rispondere alle prescrizioni ivi contenute e così i bulloni e i chiodi; la fornitura dovrà essere accompagnata dalla certificazione di cui al D.M. 9 gennaio 1996. Il Direttore dei lavori, qualora lo ritenga opportuno, ed a suo insindacabile giudizio, potrà effettuare controlli, a norma del suddetto Allegato 8, anche su prodotti qualificati.
• L’acciaio resistente alla corrosione atmosferica, di tipo CORTEN e simili, dovrà corrispondere alle caratteristiche meccaniche previste per il tipo Fe510 dalle vigenti norme tecniche ed inoltre essere idoneo all’impiego alla temperatura di - 15° C° senza pericolo di rottura fragile. Pertanto il materiale deve avere una resistenza secondo UNI 4713 non inferiore 3,5 Kg/cm2 misurata a tale temperatura. Tale tipo di acciaio dovrà essere calmato e la sua analisi chimica dovrà essere tale da determinare nei confronti della corrosione una forte resistenza che gli consenta di essere impiegato allo stato nudo senza la necessità di prevedere un rivestimento protettivo. I bulloni impiegati nelle giunzioni di manufatti in Corten dovranno essere di questo stesso materiale.
• Ghisa - La ghisa dovrà essere di prima qualità e di seconda fusione, dolce, tenace, leggermente malleabile, facilmente lavorabile con la lima e con lo scalpello; di fattura grigia, finemente granosa e perfettamente omogenea, esente da screpolature, vene, bolle, sbavature, asperità ed altri difetti capaci di menomarne la resistenza. Dovrà essere inoltre perfettamente modellata. E' assolutamente escluso l'impiego di ghise fosforose.
La D.L., a suo insindacabile giudizio, effettuerà i controlli in cantiere in base alla suddette disposizioni di legge.
44.9. SEGNALI STRADALI
La segnaletica orizzontale e verticale sarà realizzata conformemente e nel rispetto delle disposizioni tecnico-normative del Nuovo Codice della Strada (D.Lgs. n. 285/1992 del 30 Aprile 1992) e del relativo Regolamento di Attuazione (D.P.R.n.495/1992 del 16 Dicembre 1992) e s.m. e i. e ulteriori norme di riferimento (Norme UNI EN 1436)
L'Appaltatore sarà tenuto a presentare campioni rappresentativi per la relativa accettazione preliminare.
44.10. ARREDI URBANI
Gli arredi previsti nelle Tipologie oggetto del D.M. 5/2/2015 (G.U. 2/3/2015 n° 50) dovranno rispondere ai criteri richiesti dallo stesso Decreto, secondo le specifiche qui di seguito riportate, distinte tra: articoli destinati al contatto diretto con le persone (A.*, B.*, 4.2.*) e articoli non destinati al contatto diretto con le persone (5.2.*):
A.1 Articoli di arredo urbano in legno, a base di legno o composti anche da legno: caratteristiche della materia prima legno, gestione sostenibile delle foreste e/o presenza di riciclato.
Gli articoli o gli elementi di articoli costituiti in legno o in materiale a base di legno, debbono rispettare le disposizioni previste dal Regolamento (UE) N. 995/2010 ed essere costituiti da legno riciclato e/o legno proveniente da boschi/foreste gestite in maniera sostenibile.
Verifica: l’offerente deve indicare produttore e denominazione commerciale degli articoli che intende offrire, l’impegno che intende assumere e gli eventuali marchi o certificazioni possedute a riguardo.
In particolare sono presunti conformi i prodotti in possesso:
o della certificazione rilasciata da organismi terzi indipendenti che garantiscano la “catena di custodia” in relazione alla provenienza da foreste gestite in maniera sostenibile o controllata della cellulosa impiegata quali quella del Forest Stewardship Council (FSC) o del Programme for Endorsement of Forest Certification schemes (PEFC), puro, misto o
riciclato (“FSC® Recycled”, “FSC® Riciclato”,10 “PEFC® Recycled”, “Riciclato PEFC®”11), oppure equivalenti;
o di un’asserzione ambientale auto dichiarata conforme alla norma ISO 14021 che attesti l’origine della materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile o da fonti controllate e/o la presenza di una percentuale di legno riciclato, validata da un organismo riconosciuto;
o dell’etichetta “Remade in Italy® o equivalente;
o di una EPD (Environmental Product Declaration) conforme alla norma ISO 1402512 riportante l’informazione richiesta dal criterio, convalidata da un organismo riconosciuto;
L’offerente, in caso di offerta di prodotti non in possesso dei mezzi di presunzione di conformità sopra elencati, dovrà fornire una dichiarazione firmata dal legale rappresentante della ditta produttrice che attesti la conformità al criterio e che includa l’impegno ad accettare un’ispezione da parte di un organismo riconosciuto volta a verificare la veridicità delle informazioni rese. Tale verifica sarà
richiesta dall’amministrazione aggiudicatrice in sede di aggiudicazione provvisoria13.
A.2 Articoli di arredo urbano in legno, a base di legno o composti anche da legno, caratteristiche della materia prima legno: requisiti dei conservanti e dei prodotti utilizzati nei trattamenti, anche superficiali, del legno.
Il prodotto deve essere durevole e resistente agli attacchi biologici (da funghi, insetti etc.) o attraverso l’utilizzo di legname durevole al naturale, secondo la EN 350-2, o attraverso i trattamenti impregnanti e di superficie con le classi di utilizzo specificate nello standard EN 335, conformi inoltre al criterio ambientale relativo ai “rivestimenti superficiali” di cui al successivo punto 4.2.2.
Verifica: descrizione della tipologia di legno, la classe di durabilità secondo lo standard EN 350-2, indicazioni sugli impregnanti o i trattamenti di superficie eventualmente utilizzati, sulla base delle indicazioni della EN 335, complete delle informazioni richieste nella sezione “verifiche” riportate nel criterio relativo ai trattamenti superficiali.
B.1 Articoli di arredo urbano in plastica, in gomma, in miscele plastica - gomma, in miscele plastica-legno: contenuto di materiale riciclato 14
Gli articoli di plastica o i semilavorati di plastica di cui sono composti, debbono essere costituiti prevalentemente in plastica riciclata, ovvero in una percentuale minima del 50% in peso rispetto al peso complessivo della plastica impiegata. Nei casi di utilizzo di semilavorati (esempio gli scivoli dei parchi gioco) che possono essere prodotti solo con la tecnologia a “stampaggio rotazionale”, il contenuto di plastica riciclata minimo in tali semilavorati può essere del 30%, considerato rispetto al peso complessivo del manufatto medesimo.
Gli articoli di gomma o i semilavorati di gomma di cui sono composti, devono essere costituiti prevalentemente da gomma riciclata (ovvero in una percentuale minima del 50% in peso rispetto al peso complessivo della gomma impiegata).
Gli articoli o i semilavorati che compongono l’articolo, composti da miscele plastica-legno, gomma-plastica devono essere costituiti prevalentemente da materiali provenienti da attività di recupero e riciclo.
B.2 Articoli di arredo urbano in plastica, in gomma, in miscele plastica- gomma, in miscele plastica-legno: limiti ed esclusioni di sostanze pericolose.
Negli articoli e nei semilavorati di plastica, gomma, miscele plastica/gomma, plastica/legno, non possono essere utilizzati pigmenti e
10 FSC: Forest Stewardship Council® (Standard for Chain of Custody Certification FSC-STD-40-004; Requirements for use of the FSC trademarks
by Certificate Holders FSC-STD-50-001; Standard for company evaluation of FSC controlled wood FSC-STD-40- 005).
11 PEFC: Programme for Endorsement of Forest Certification® schemes (Schema di Certificazione della Catena di Custodia dei prodotti di origine forestale PEFC ITA 1002; Requisiti per gli utilizzatori dello schema PEFC, Regole d’uso del logo PEFC – Requisiti, Standard PEFC Council PEFC ST 2001).
12 UNI EN ISO 14025: Etichette e dichiarazioni ambientali - Dichiarazioni ambientali di Tipo III - Principi e procedure
13 Il soggetto che effettuerà la verifica, dovrà assicurarsi che, nel lotto di produzione dei prodotti da fornire:
- sia stato utilizzato legname proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile, sulla base della documentazione pertinente (quale: certificato di origine del legname rilasciato dalle autorità locali, permesso di esportazione dal paese di origine, documenti che attestino il proprietario delle terre (autorità locale o privato) e la sua concessione del diritto d’uso, documenti che evidenzino l’accordo delle comunità locali sullo sfruttamento delle terre (es. tramite processo consultivo delle comunità indigene) o qualsiasi altro documento che dimostri il contributo/impegno sociale/ambientale offerto nel paese fornitore.
- sia stato utilizzato legno riciclato, la provenienza e la quantità stabilita in percentuale rispetto al peso complessivo del legno utilizzato.
14 Il materiale riciclato è il materiale che deriva da un’attività di riciclaggio di rifiuti effettuata in conformità alla norma vigente relativa alla gestione dei rifiuti ed in particolare alle autorizzazioni di cui all’articolo 208 e 214 del D.Lgs. 152/2006
additivi, inclusi i ritardanti di fiamma, contenenti piombo, cadmio, cromo esavalente, mercurio, ftalati a basso peso molecolare, bifenili polibromurati (PBB), eteri di difenile polibromurati (PBDE), composti dell’arsenico, del boro, dello stagno e del rame, aziridina e poliaziridina, né possono essere utilizzate le sostanze incluse nell’elenco delle sostanze candidate di cui all’articolo 59, paragrafo 1 del
Regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio ovvero le sostanze identificate come estremamente preoccupanti) né le sostanze di cui all’articolo 57 del medesimo regolamento (ovvero le sostanze da includere nell'allegato XIV “Elenco delle sostanze soggette ad autorizzazione) iscritte nell’elenco entro la data di pubblicazione del bando di gara15.
Pertanto tali sostanze non devono essere presenti nei materiali vergini utilizzati né aggiunti in fase di produzione del prodotto o di parti
che costituiscono il prodotto finito.
I ritardanti di fiamma devono essere chimicamente legati alla matrice.
Verifica dei criteri B1 e B2: l’offerente deve indicare produttore e denominazione commerciale degli articoli che intende fornire e descrivere, con il supporto del produttore, tali articoli in relazione a ciascun elemento del criterio (composizione, dati tecnici dei materiali impiegati, percentuale di riciclato rispetto al peso complessivo, eventuali eco etichettature o marchi posseduti, dimensioni etc.…).
L’offerente deve altresì allegare una dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante dell’azienda produttrice che attesti la conformità ai criterio sul riciclato e sulle sostanze pericolose (anche relative ai trattamenti superficiali) e la propria disponibilità di
accettare un’ispezione da parte di un organismo riconosciuto volta a verificarne la veridicità e/o a fornire tutta la documentazione necessaria per la verifica di conformità al criterio.
Per quanto riguarda il contenuto di materiale riciclato, i prodotti che l’offerente si impegna a fornire sono ritenuti conformi se muniti di uno dei seguenti mezzi di presunzione di conformità:
- un’asserzione ambientale auto dichiarata conforme alla norma ISO 14021 che attesti la presenza di una percentuale di materiale riciclato almeno del 50%, convalidata da un organismo riconosciuto16;
- certificazioni o marchi (esempio ReMade in Xxxxx, Xxxxxxxx Xxxxxxx Xxxx, Xxxxxxx XX 0, o equivalenti etichettature, anche europee o
internazionali) rilasciati sulla base di verifiche di parte terza condotte da un organismo riconosciuto, se attestino la presenza di una percentuale di materiale riciclato almeno del 50%17;
- una EPD (Environmental Product Declaration) conforme alla norma ISO 14025 riportante l’informazione richiesta dal criterio,
convalidata da un organismo riconosciuto attestante la presenza di una percentuale di materiale riciclato almeno del 50% 18;
Per quanto riguarda la conformità al requisito relativo alle sostanze pericolose, i prodotti che l’offerente si impegna a fornire sono ritenuti conformi se muniti di una EPD (Environmental Product Declaration) conforme alla norma ISO 14025 riportante l’informazione richiesta dal criterio, convalidata da un organismo riconosciuto, oppure di altra documentazione tecnica pertinente verificata
da parte terza.
Nei casi in cui la conformità al criterio o a parti del criterio, non sia dimostrato con mezzi di prova di parte terza, ma solo tramite la presentazione di dichiarazioni, sarà richiesta, tenendo conto del valore dell’appalto, la convalida/certificazione da parte di un organismo riconosciuto in sede di aggiudicazione provvisoria almeno su una parte delle caratteristiche ambientali sopra riportate 19.
4.2.2 Trattamenti e rivestimenti superficiali
I trattamenti/rivestimenti superficiali (es. primer, smalti, coloranti, oli, cere, fogli, laminati, film di plastica) sono ammessi solo per motivi funzionali quali per assicurare la durevolezza del legno, se il legno utilizzato non è resistente al naturale; per prevenirne l’ossidazione negli elementi in leghe metalliche; per requisiti estetici essenziali.
I prodotti vernicianti per gli esterni utilizzati nei trattamenti superficiali, così come definiti all’art.1 della Decisione del 28 maggio 2014 che stabilisce i criteri ecologici per l’assegnazione del marchio di qualità ecologica (Ecolabel Europeo), debbono essere muniti di etichetta Ecolabel o essere conformi almeno ai seguenti criteri stabiliti nell’Allegato della suddetta Decisione:
Criterio 3. Efficienza all’uso
Criterio 4. Tenore di composti volatili e semilavorati
Criterio 5. Restrizione delle sostanze e delle miscele pericolose.
15 L’elenco delle sostanze estremamente preoccupanti candidate per l’autorizzazione, di cui all’’articolo 59 del regolamento (CE) n. 1907/2006 è disponibile sul sito Internet: xxxx://xxxx.xxxxxx.xx/xxxx_xxxx/xxxxxxxxxxxxx_xxxxxxx/xxxxxxxxx_xxxx_xxxxx_xx.xxx
16 Se il contenuto di plastica riciclata è del 30%, è necessario dare informazioni supplementari, in linea con la nota 15.
17 Le etichette debbono riportare l’informazione richiesta nel criterio o, altrimenti, deve essere attestata l’informazione richiesta dal criterio da parte dell’ente certificatore. Pertanto poiché la soglia del 30% è ammessa solo se il manufatto, o il relativo componente, può essere prodotto solo in base alla tecnologia a stampaggio rotazionale, nel caso in cui manufatto, o il relativo componente presenta materiale riciclato in una percentuale rispetto al peso compresa fra il 30% e il 50% rispetto al proprio peso complessivo, va fornita dall’ente certificatore nota che specifichi che tale manufatto o componente può essere prodotto solo in base a tale tecnologia, motivandone le ragioni tecniche.
18 Se il contenuto di plastica riciclata è del 30%, è necessario dare informazioni supplementari, in linea con la nota 15.
19 L’organismo di parte terza che effettuerà la verifica sul contenuto di materiale riciclato, sia nel caso convalidi una Asserzione ambientale autodichiarata, sia nel caso in cui verifichi tale requisito nell’ambito di sistemi di eco etichettatura, dovrà essere in possesso degli accreditamenti pertinenti, tra i quali quelli per effettuare le verifiche della norma ISO 14001/EMAS e ISO 9000 e deve assicurarsi che l’impresa abbia adottato specifiche procedure volte a consentire un’agevole esecuzione del bilancio di massa per calcolare il quantitativo di materiale riciclato impiegato nel prodotto o nel semilavorato costituente il prodotto, tali da individuare i fornitori dei materiali riciclati e/o i fornitori dei semilavorati contenenti percentuali certificate di materiali riciclati impiegati e che l’impresa sia in possesso di adeguata documentazione contabile/amministrativa (es.: fatture di acquisto, fatture di vendita, ecc.). Il materiale riciclato impiegato, anche quello presente nei semilavorati, se non certificato, deve poter essere adeguatamente tracciato in merito agli impianti autorizzati di gestione dei rifiuti di provenienza.
I prodotti per trattamenti superficiali diversi dai prodotti vernicianti per esterni definiti all’art.1 della Decisione del 28 maggio 2014, oltre ad essere idonei all’uso, debbono essere conformi alle seguenti caratteristiche ambientali:
non devono contenere le sostanze incluse nell’elenco delle sostanze candidate di cui all’articolo 59, paragrafo 1 del Regolamento (CE)
n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio ovvero le sostanze identificate come estremamente preoccupanti) né devono contenere le sostanze di cui all’articolo 57 del medesimo regolamento (ovvero le sostanze da includere nell'allegato XIV “Elenco delle sostanze soggette ad autorizzazione) iscritte nell’elenco entro la data di pubblicazione del bando di gara.20
- non devono contenere le sostanze o le miscele classificate o classificabili con le seguenti indicazioni di pericolo: H300 Letale se ingerito;
H301 Tossico se ingerito;
H304 Può essere letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie; H310 Letale a contatto con la pelle;
H311 Tossico a contatto con la pelle;
H330 Letale se inalato; H331 Tossico se inalato;
H340 Può provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H341 Sospettato di provocare alterazioni genetiche (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H350 Può provocare il cancro (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H350i Può provocare il cancro se inalato
H351 Sospettato di provocare il cancro (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun'altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H360F Può nuocere alla fertilità H360D Può nuocere al feto
H360FD Può nuocere alla fertilità. Può nuocere al feto H360Fd Può nuocere alla fertilità. Sospettato di nuocere al feto H360Df Può nuocere al feto. Sospettato di nuocere alla fertilità H361f Sospettato di nuocere alla fertilità
H361d Sospettato di nuocere al feto
H361fd Sospettato di nuocere alla fertilità Sospettato di nuocere al feto
H370 Provoca danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se noti) (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H371 Può provocare danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se noti) (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H372 Provoca danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se noti) in caso di esposizione prolungata o ripetuta (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H373 Può provocare danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se noti) in caso di esposizione prolungata o ripetuta (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H400 Molto tossico per gli organismi acquatici
H410 Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata
H373 Può provocare danni agli organi (o indicare tutti gli organi interessati, se noti) in caso di esposizione prolungata o ripetuta (indicare la via di esposizione se è accertato che nessun ’altra via di esposizione comporta il medesimo pericolo)
H400 Molto tossico per gli organismi acquatici
H410 Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata
- non devono contenere additivi a base di piombo, cadmio, cromo esavalente, mercurio, arsenico, bario (escluso il solfato di bario), selenio, antimonio.
Verifica: l’offerente deve presentare una dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante della ditta produttrice che indichi i prodotti utilizzati come trattamenti superficiali ed attesti la conformità al criterio, l’eventuale utilizzo di prodotti muniti dell’Ecolabel europeo e la disponibilità a rendere documentazione utile alla verifica di conformità al criterio (schede dati di sicurezza dei prodotti
utilizzati ed evidenze dell’effettivo utilizzo di tali prodotti). L’amministrazione aggiudicatrice si riserva di richiedere all’aggiudicatario provvisorio, a seconda del valore dell’appalto, o adeguata documentazione tecnica o una verifica di parte terza rilasciata da un
organismo riconosciuto al fine di dimostrare la conformità21.
20 L’elenco delle sostanze estremamente preoccupanti candidate per l’autorizzazione, di cui all’’articolo 59 del regolamento (CE) n. 1907/2006 è disponibile sul sito Internet: xxxx://xxxx.xxxxxx.xx/xxxx_xxxx/xxxxxxxxxxxxx_xxxxxxx/xxxxxxxxx_xxxx_xxxxx_xx.xxx
Va fatto riferimento al suddetto elenco così come risulta alla data di pubblicazione del bando di gara o dalla data di redazione della richiesta d’offerta per gli acquisti sotto la soglia di rilievo comunitario.
21 La modalità di verifica deve essere chiaramente specificata ed adattata al valore dell’appalto. Se l’importo è rilevante (sopra la soglia di rilievo comunitario), si richieda la verifica di parte terza altrimenti la documentazione tecnica e, eventualmente, fiscale.
4.2.3 Ecodesign: disassemblabilità
Il prodotto deve essere progettato in modo tale da permetterne il disassemblaggio al termine della vita utile, affinché le sue parti e componenti possano essere facilmente separabili e avviati ad operazioni di recupero quali la preparazione per il riutilizzo o il riciclo.
Verifica: L’offerente deve fornire una scheda tecnica esplicativa (schema di disassemblaggio) che specifichi il procedimento da seguire per il disassemblaggio, che deve consentire la separabilità manuale degli elementi costituiti da materiali diversi.
4.2.4 Manutenzione dell’area attrezzata
L’offerente deve fornire chiare indicazioni per la corretta manutenzione del prodotto e deve provvedere alle attività di manutenzione a cadenza almeno annuale e su richiesta dell’amministrazione aggiudicatrice se si rendesse necessario un intervento prima del termine previsto. Se l’attività di manutenzione dovesse prevedere l’utilizzo di prodotti per trattamenti superficiali, i prodotti a tal scopo utilizzati, se rientranti nel gruppo di prodotti vernicianti per esterni oggetto di Ecolabel (art. 1 Decisione della Commissione Europea del 28 maggio 2014), dovranno essere in possesso dell’etichetta ecologica Ecolabel europeo mentre i prodotti per trattamenti superficiali diversi dai prodotti vernicianti per esterni definiti all’art.1 della Decisione del 28 maggio 2014, oltre ad essere idonei all’uso, debbono essere conformi alle seguenti caratteristiche ambientali riportate nel criterio 4.2.2.
Verifica: presentazione di una breve relazione sottoscritta dal legale rappresentante della ditta offerente. L’amministrazione aggiudicatrice eseguirà i controlli in sede di esecuzione contrattuale in relazione all’effettivo utilizzo di prodotti vernicianti per esterni muniti di Ecolabel e di prodotti per i trattamenti superficiali conformi al corrispondente criterio ambientale. L’impresa dovrà mettere l’amministrazione aggiudicatrice nelle condizioni di poter effettuare tali verifiche, e rendersi disponibile a fornire ogni elemento utile dalla stessa richiesto.
4.2.5 Requisiti dell’imballaggio
L’imballaggio primario secondario e terziario deve rispondere ai requisiti di cui all’All. F, della parte IV “Rifiuti” del D.Lgs. 152/2006 ed essere costituito, se in carta o cartone, per almeno l’80% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%.
Verifica: l’offerente deve dichiarare la conformità alla normativa di riferimento. La dichiarazione dovrà eventualmente contenere indicazioni sulla separazione dei diversi materiali.
Per quanto riguarda il requisito sul contenuto di riciclato, si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 "Asserzioni ambientali auto dichiarate" (ad esempio il simbolo del ciclo di Mobius).
5.2.1 Caratteristiche dei prodotti in plastica, gomma, miscele plastica-gomma, plastica-legno: contenuto di riciclato24 minimo
Gli articoli o i semilavorati di cui sono costituiti gli articoli di plastica, gomma, miscele plastica-gomma, miscele di plastica-legno debbono essere conformi alle norme tecniche di riferimento, ove esistenti, e costituiti da materiale riciclato per una percentuale minima del 50% rispetto al loro peso25. Nei casi di semilavorati di plastica che possono essere prodotti solo con la tecnologia a “stampaggio rotazionale”, il contenuto di plastica riciclata minimo può essere del 30%, considerato rispetto al peso complessivo del manufatto, sia esso componente del prodotto finito o il prodotto finito.
Verifiche: l’offerente deve indicare produttore, tipo e modello dei prodotti che si impegna a fornire, le norme tecniche alle quali tali prodotti sono conformi e la percentuale di materiale riciclato di cui è costituito il manufatto. Si presumono conformi i prodotti che dimostrano il rispetto di tale criterio con:
- un’asserzione ambientale auto dichiarata conforme alla norma ISO 14021 che attesti la presenza di una percentuale di materiale riciclato almeno del 50%, convalidata da un organismo riconosciuto26;
- certificazioni o marchi (esempio ReMade in Xxxxx, Xxxxxxxx Xxxxxxx Xxxx, Xxxxxxx XX 0, o equivalenti etichettature, anche europee o internazionali) rilasciati sulla base di verifiche di parte terza condotte da un organismo riconosciuto, se attestino la presenza di una percentuale di materiale riciclato almeno del 50%27;
- una EPD (Environmental Product Declaration) conforme alla norma ISO 14025 riportante l’informazione richiesta dal criterio, convalidata da un organismo riconosciuto attestante la presenza di una percentuale di materiale riciclato almeno del 50% 28.
L’offerente, in caso di offerta di prodotti non in possesso dei mezzi di presunzione di conformità sopra elencati, dovrà fornire una dichiarazione firmata dal legale rappresentante della ditta produttrice che attesti la conformità al criterio e che includa l’impegno ad accettare un’ispezione da parte di un organismo riconosciuto volta a verificare la veridicità delle informazioni rese. La verifica sarà richiesta dall’amministrazione aggiudicatrice in sede di aggiudicazione provvisoria 29.
5.2.2 Trattamenti e rivestimenti superficiali
I prodotti vernicianti per gli esterni utilizzati nei trattamenti superficiali, così come definiti all’art.1 della Decisione del 28 maggio 2014 che stabilisce i criteri ecologici per l’assegnazione di un marchio comunitario di qualità ecologica (Ecolabel Europeo), debbono essere muniti di etichetta Ecolabel o essere conformi almeno ai seguenti criteri stabiliti nell’Allegato della suddetta Decisione:
Criterio 3. Efficienza all’uso
Criterio 4. Tenore di composti volatili e semilavorati
Criterio 5. Restrizione delle sostanze e delle miscele pericolose.
Verifica: l’offerente deve presentare una dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante della ditta produttrice che indichi i prodotti vernicianti per esterni utilizzati e attesti la conformità al criterio, l’eventuale utilizzo di prodotti muniti dell’Ecolabel europeo e la disponibilità a rendere documentazione utile alla verifica di conformità al criterio (schede dati di sicurezza dei prodotti utilizzati ed evidenze dell’effettivo utilizzo di tali prodotti). L’amministrazione aggiudicatrice si riserva di richiedere all’aggiudicatario provvisorio, a seconda del valore dell’appalto, o adeguata documentazione tecnica o una verifica di parte terza rilasciata da un organismo riconosciuto al fine di dimostrare la conformità al criterio30.
5.2.3 Requisiti dell’imballaggio
L’imballaggio primario secondario e terziario deve rispondere ai requisiti di cui all’All. F, della parte IV “Rifiuti” del D. Lgs. 152/2006 ed essere costituito, se in carta o cartone, per almeno l’80% in peso da materiale riciclato, se in plastica, per almeno il 60%.
Verifica: l’offerente deve dichiarare la conformità alla normativa di riferimento. La dichiarazione dovrà eventualmente contenere indicazioni sulla separazione dei diversi materiali.
Per quanto riguarda il requisito sul contenuto di riciclato, si presume conforme l’imballaggio che riporta tale indicazione minima di contenuto di riciclato, fornita in conformità alla norma UNI EN ISO 14021 "Asserzioni ambientali auto dichiarate" (ad esempio il simbolo del ciclo di Mobius).
24 Il materiale riciclato è il materiale che deriva da un’attività di riciclaggio di rifiuti effettuata in conformità alla norma vigente relativa alla gestione
dei rifiuti ed in particolare alle autorizzazioni di cui all’articolo 208 e 214 del D.Lgs. 152/2006..
25 Nei casi in cui articoli, o i semilavorati di cui sono costituiti, possono essere prodotti solo con la tecnologia a “stampaggio rotazionale”, il contenuto di plastica riciclata minimo può essere del 30%, considerato rispetto al peso complessivo del manufatto, sia esso componente semilavorato del prodotto finito o il prodotto finito.
26 Se il contenuto di plastica riciclata è del 30%, è necessario dare informazioni supplementari, in linea con la nota 15 e la nota 24.
27 Le etichette debbono riportare l’informazione richiesta nel criterio o, altrimenti, deve essere attestata l’informazione richiesta dal criterio da parte dell’ente certificatore. Pertanto poiché la soglia del 30% è ammessa solo se il manufatto, o il semilavorato che lo compone, possono essere prodotti solo in base alla tecnologia a stampaggio rotazionale, nel caso in sia presente materiale riciclato nella percentuale rispetto al peso compresa fra il 30% e il 50% rispetto al peso complessivo, va fornita dall’ente certificatore una nota che specifichi che tale manufatto o componente può essere prodotto solo in base a tale tecnologia, motivandone le ragioni tecniche.
28 Se il contenuto di plastica riciclata è del 30%, è necessario dare informazioni supplementari, in linea con la nota 15.
29 L’organismo di parte terza che effettuerà la verifica sul contenuto di materiale riciclato, sia nel caso convalidi una Asserzione ambientale autodichiarata, sia nel caso in cui verifichi tale requisito nell’ambito di sistemi di eco etichettatura, dovrà essere in possesso degli accreditamenti pertinenti, tra i quali quelli per effettuare le verifiche della norma ISO 14001/EMAS e ISO 9000 e deve assicurarsi che l’impresa abbia adottato specifiche procedure volte a consentire un’agevole esecuzione del bilancio di massa per calcolare il quantitativo di materiale riciclato impiegato nel prodotto o nel semilavorato costituente il prodotto, tali da individuare i fornitori dei materiali riciclati e/o i fornitori dei semilavorati contenenti percentuali certificate di materiali riciclati impiegati e che l’impresa sia in possesso di adeguata documentazione contabile/amministrativa (es.: fatture di acquisto, fatture di vendita, ecc.). Il materiale riciclato impiegato, anche quello presente nei semilavorati, se non certificato, deve poter essere adeguatamente tracciato in merito agli impianti autorizzati di gestione dei rifiuti di provenienza.
30 La modalità di verifica deve essere chiaramente specificata ed adattata al valore dell’appalto. Se l’importo è rilevante (sopra la soglia di rilievo comunitario), si richieda la verifica di parte terza altrimenti la documentazione tecnica e, eventualmente, fiscale.
Articolo 45
PRESCRIZIONI TECNICHE GENERALI PER L'ESECUZIONE DEI LAVORI
Tutti i lavori, definitivi e provvisori, saranno eseguiti secondo le migliori regole dell'arte e secondo le prescrizioni che in corso di esecuzione verranno impartite dalla Direzione dei Lavori, rimanendo stabilito che l'Impresa attuerà, a sua cura e spese, tutti i provvedimenti necessari per prevenire danni sia alle persone, sia alle cose, intendendosi pertanto, che l'Amministrazione appaltante resterà sollevata ed indenne da qualsiasi responsabilità verso terzi e da qualunque molestia giudiziaria che dovesse derivare dall'esecuzione dei lavori.
In particolare l'Impresa dovrà adottare tutte le cautele ed i mezzi d'opera atti a prevenire danni che potessero verificarsi ai fabbricati, servizi e beni circostanti, in dipendenza dell'esecuzione dei lavori ed accertare eventualmente in contraddittorio con i proprietari od enti interessati, la consistenza dei fabbricati, beni o servizi, rimanendo fin d'ora pattuito che l'Impresa ed essa sola è responsabile degli eventuali danni ad essi arrecati e come tale è tenuta al loro risarcimento.
In genere l'Appaltatore avrà la facoltà di sviluppare i lavori nel modo che crederà più conveniente per darli perfettamente compiuti nel termine contrattuale.
L'Amministrazione Comunale si riserva il diritto insindacabile di stabilire l'esecuzione di un determinato lavoro entro un congruo termine di tempo o di disporre l'ordine di esecuzione dei lavori nel modo che crederà più conveniente, senza che l'Appaltatore possa rifiutarsi o farne oggetto di richiesta di speciali compensi.
Per tutte quelle categorie di lavoro per le quali non si trovino nel presente Capitolato prescritte speciali norme, l'Appaltatore dovrà seguire i migliori procedimenti prescritti dalla tecnica, attenendosi agli ordini che all'uopo impartirà la Direzione dei Lavori.
Articolo 46 SCAVI E DEMOLIZIONI
Gli scavi, comunque occorrenti, saranno eseguiti secondo i disegni di progetto e le particolari prescrizioni che potrà dare la D.L. in sede esecutiva. Tutti i materiali provenienti dagli scavi sono di proprietà dell'Amministrazione: la D.L. ne disporrà il riutilizzo se ritenuti idonei, oppure l'allontanamento a pubblica discarica o ai magazzini comunali.
46.1. SCAVI DI SBANCAMENTO
Per scavi di sbancamento si intendono quelli necessari all’apertura della sede stradale, piazzali etc. e comunque quelli occorrenti per l'impianto di opere d'arte se ricadenti al di sopra del piano orizzontale passante per il punto più depresso del terreno naturale o per il punto più depresso delle trincee o splateamenti eseguiti ed aperti almeno da un lato.
Detti scavi dovranno essere dall'Impresa convenientemente armati con sbadacchiature od anche, se la natura del terreno lo richiede, con casseri a tenuta.
Degli eventuali franamenti di scarpate, dovuti a deficiente armatura dei cavi od altra causa qualsiasi, non sarà tenuto conto agli effetti contabili.
Il volume degli scavi verrà determinato con il metodo delle sezioni ragguagliate.
46.2. SCAVI DI FONDAZIONE
Per scavi di fondazione si intendono quelli ricadenti al di sotto del piano orizzontale di cui al precedente punto, chiusi tra pareti verticali (o meno) e riproducenti il perimetro delle fondazioni.
Dovranno essere spinti alla profondità ritenuta necessaria dalla D.L. e/o indicata negli elaborati progettuali.
Sono da considerarsi scavi di fondazione anche quelli eseguiti per dar luogo a fogne, condotti, fossi e cunette, per la parte che ricade sotto il piano di splateamento.
La cubicità degli sterri sarà desunta dal cavo effettuato secondo i disegni di progetto e gli ordini ricevuti, senza tener conto dell'aumento di volume delle materie escavate, né del volume che provenisse da smottamenti e frane dovute a qualsiasi causa, essendo stato tale onere considerato nello stabilire il prezzo degli sterri di che all'unito elenco.
Per la misurazione degli sterri, come di tutte le altre opere, si adotteranno metodi esclusivamente geometrici.
I rinterri dovranno essere pestonati a strati di altezza non superiore ai cm. 30, in modo da evitare qualsiasi cedimento e dovranno essere sagomati nella superficie superiore secondo i piani che verranno dati dalla Direzione dei Lavori. Sono considerati come scavi subacquei soltanto quelli eseguiti al disotto di 20 cm. dal livello a cui si stabiliscono le acque filtranti.
46.3. DEMOLIZIONI
Le demolizioni si eseguiranno in modo da non danneggiare le eventuali rimanenti parti delle opere da conservare, rimanendo a carico dell'Appaltatore il ripristino delle parti indebitamente demolite o danneggiate.
I materiali inutilizzabili di risulta verranno portati al pubblico scarico a cura e spese dell'Impresa stessa.
I materiali idonei resteranno di proprietà dell'Amministrazione e potranno essere reimpiegati: competerà all'Appaltatore l'onere di trasporto e accatastamento nei depositi indicati dalla D.L.
L'Impresa rimane responsabile delle rotture e dei guasti, che per negligenza o malanimo si verificassero nei materiali stessi, pertanto, prima di iniziare i lavori dovrà essere accertato lo stato ed il sistema costruttivo delle opere da demolire.
Se non diversamente disposto, l'Appaltatore disporrà la tecnica più idonea, il tipo e la quantità di opere provvisionali, il tipo dei macchinari, la quantità di personale. L'Amministrazione, la D.L. ed il personale preposto alla sorveglianza resteranno esclusi da responsabilità connesse all'esecuzione dei lavori cui trattasi.
Articolo 47 MURATURE
Tutte le murature dovranno essere eseguite secondo i disegni di progetto; nella realizzazione dovrà essere curata la perfetta esecuzione di spigoli, di voltine, piattabande, archi e saranno lasciati tutti i necessari incavi in modo da non scalpellare i muri già costruiti.
I lavori di muratura, qualunque sia il sistema costruttivo, non dovranno essere eseguiti in quei periodi nei quali la temperatura si mantenga per molte ore sottozero.
47.1. MURATURA A SECCO
Sarà eseguita con pietre ridotte con martello alla forma più regolare possibile, escludendo le pietre di forma rotonda. Per paramento si sceglierà quelle di maggiori dimensioni e l'assenza di malta sarà supplita dal combaciamento fra i singoli pezzi.
47.2. MURATURA DI PIETRAME CON MALTA
Sarà eseguita con scapoli di pietrame di grossa pezzatura allettati con malta cementizia a 300 Kg. di cemento.
Prima di essere collocate in opera, le pietre saranno ripulite e bagnate. Le facce viste delle murature non destinate ad essere intonacate o rivestite, saranno rabboccate con malta cementizia a 400 Kg. di cemento.
47.3. MURATURA IN MATTONI
Sarà eseguita con materiali rispondenti alle "Norme per l'accettazione dei materiali laterizi" (R.D. 16.11.1939 n° 2233); i laterizi, prima del loro impiego, dovranno essere bagnati sino a saturazione per immersione prolungata e non per aspersione.
Se non diversamente disposto, la muratura verrà eseguita con mattoni pieni UNI 5628-65, di ottima scelta, perfettamente spigolati e ben premuti sullo strato di malta.
47.4. PARAMENTI DELLE MURATURE
Le murature non soggette a rivestimento potranno venir richieste con la lavorazione dei paramenti secondo i tipi indicati in Elenco Prezzi o secondo le disposizioni della D.L.
Resta stabilito che l'Appaltatore, prima di iniziare le murature e i relativi paramenti, dovrà apprestare a sua cura e spese, le campionature che saranno sottoposte all’approvazione della D.L.
Articolo 48 CALCESTRUZZI E CONGLOMERATI
Le caratteristiche dei materiali necessari al confezionamento risponderanno, per vari tipi di impasto, alle prescrizioni del presente Capitolato e alle voci dell'Elenco Prezzi.
48.1. CALCESTRUZZO DI MALTA ORDINARIO O CICLOPICO
Il calcestruzzo ordinario sarà confezionato preparando separatamente i due componenti (un terzo di malta idraulica o bastarda e due terzi di ghiaia o pietrisco), procedendo successivamente al mescolamento.
Analogamente si procederà per il calcestruzzo ciclopico, utilizzando però pietrame di pezzatura assortita, ripulito, lavato e con resistenza alla compressione non inferiore a 900 Kg./cmq.. Il pietrame verrà annegato in opera nel calcestruzzo, avendo cura che disti non meno di 5 cm. dalle superfici esterne della struttura.
48.2. CONGLOMERATI CEMENTIZI
I conglomerati da usarsi in opera di qualsiasi natura, (sia in fondazione che in elevazione), saranno confezionati secondo il D.M. 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni e al D.M. 9 gennaio 1996
L'impasto del conglomerato sarà effettuato con impianti di betonaggio tali da garantire il controllo di quantità dei componenti. Il quantitativo d'acqua dell'impasto dovrà essere il minimo necessario a consentire una buona lavorabilità.
Il prelievo dei campioni per il "controllo di accettazione" e la preparazione e la stagionatura dei provini saranno effettuati con le modalità previste dalla normativa vigente o dalle norme tecniche di riferimento (NORME UNI 6127/73 e 6130/72).
Se l'impasto sarà confezionato fuori opera, il trasporto del conglomerato dovrà essere effettuato con mezzi che impediscano la separazione dei singoli elementi; il tempo trascorso tra l'inizio dell'impasto ed il termine dello scarico non dovrà causare un aumento di consistenza superiore ai 5 cm. alla prova del cono.
Il calcestruzzo per fondazione di manufatti o platee, verrà disteso sul fondo del cavo a strati non maggiori di cm. 20 regolarmente distribuiti con la pala e battuto per strato con idonei pilli di legno.
Se il calcestruzzo deve esser gettato in un cavo con la presenza di acqua, per la formazione di fogne e manufatti, il piano di fondazione dovrà essere mantenuto costantemente all'asciutto.
I calcestruzzi in gettata esposti all'aria e specialmente quelli delle volte di fognatura e manufatti, dovranno essere riparati dal sole mediante idonea copertura mantenuta costantemente bagnata fino a sufficiente indurimento del calcestruzzo ed almeno fino dopo il disarmo.
Similmente i calcestruzzi, come le murature, dovranno con opportuni ripari essere difesi dall'acqua e da eventuali geli.
La cubicità del calcestruzzo impiegato, sarà desunta e valutata esclusivamente dai disegni di esecuzione in precedenza consegnati all'accollatario e quindi, non sarà tenuto alcun conto della maggiore quantità di calcestruzzo che potesse occorrere, sia per colmare vani che si fossero prodotti per qualsiasi causa nelle pareti del cavo, sia per qualunque altro motivo, nessuno escluso ed eccettuato: in quanto nello stabilire il prezzo del calcestruzzo è stato tenuto debito conto degli oneri suddetti.
Qualora la resistenza cubica alla compressione di un calcestruzzo di R’ck = prescritta, risultasse inferiore al valore corrispondente, sarà applicato il Prezzo d'Elenco per titolo di calcestruzzo di R'ck corrispondente ed il prezzo sarà ridotto del 15% (L. 15 per ogni cento lire) a titolo di penale e ciò sempre che la Direzione dei Lavori, a suo giudizio insindacabile, non ritenga di disporre per la demolizione e ricostruzione del getto.
Articolo 49
FORNITURA E POSA IN OPERA DI TUBAZIONI
49.1. GENERALITÀ
La posa in opera di fognature e qualsiasi tipo di tubazione dovrà essere preceduta dallo studio esecutivo particolareggiato delle opere da eseguire, qualora non risultino dal progetto specifiche indicazioni.
Gli scavi per la posa in opera, dovranno essere costituiti da livellette raccordate da curve e, laddove la natura dei terreni lo rendesse opportuno, occorrerà preparare il piano di posa con un letto di sabbia; qualora fosse più indicata la realizzazione di un massetto, lo stesso sarà realizzato con un conglomerato cementizio magro.
Lo scarico dei tubi, di qualunque materiale, dai mezzi di trasporto, sarà da effettuarsi prendendo tutte le precauzioni necessarie ad evitare danni sia ai tubi che ai rivestimenti: prima di essere messi a posto, i singoli elementi saranno accuratamente puliti.
I tubi verranno calati nelle trincee, con mezzi idonei a preservarne l'integrità e le giunzioni saranno eseguite con la migliore tecnica relativa a ciascun tipo di materiale.
L'Appaltatore sarà obbligato ad eseguire le prove di tenuta dei tronchi di tubazione provvedendo, a sue spese, a tutto quanto sarà necessario all’esecuzione delle prove stesse.
Le pressioni di prova saranno stabilite in funzione del tipo e dell'uso delle tubazioni eseguite.
49.2. MISURE DEI MATERIALI
La valutazione delle tubazioni avverrà in genere in base alla loro massa o in base alla loro lunghezza secondo le disposizioni in Elenco Prezzi.
La valutazione delle tubazioni in genere sarà fatta a metro lineare, misurando la lunghezza sull'asse delle tubazioni senza tener conto delle parti destinate a compenetrarsi.
I pezzi speciali saranno valutati ragguagliandoli all'elemento ordinario di tubazione di pari diametro:
- curve semplici a 45 gradi con diametro minore 20 cm. ml. 1,00
- curve semplici a 45 gradi con diametro maggiore 20 cm. ml. 1,50
- curve a squadro 90 gradi con diametro minore 20 cm. ml. 1,00
- curve a squadro 90 gradi con diametro maggiore 20 cm. ml. 1,50
- riduzioni ml. 1,00
- ispezione con tappo e serratappo ml. 1,50
- giunti semplici ml. 1,50
- giunti a squadra ml. 1,25
- sifone verticale ml. 4,00
- sifone orizzontale ml. 5,00
Analogamente si procederà per le tubazioni in materie plastiche (P.V.C. UNI 7447/75, polietilene etc.) valutando come segue i pezzi speciali:
- curve aperte o chiuse con diametro minore 20 cm. ml. 1,00
- curve aperte o chiuse con diametro maggiore 20 cm. ml. 1,25
- braghe semplici e T semplici ml. 1,25
- braghe doppie e T doppi con diametro minore 20 cm. ml. 1,25
- braghe doppie e T doppi con diametro maggiore 20 cm. ml. 1,75
- braghe a Y con diametro minore 20 cm. ml. 1,75
- braghe a Y con diametro maggiore 20 cm. ml. 2,25
- tappi ml. 1,25
I materiali valutabili a peso dovranno essere accompagnati da note - peso controllabili con bascule dei cantieri o alla pesa pubblica.
49.3. POSA IN OPERA DI FOGNATURE IN ELEMENTI PREFABBRICATI
49.3.1. FOGNE PREFABBRICATE IN CALCESTRUZZO DEL TIPO NORMALE
In linea generale per la posa in opera delle normali fognature prefabbricate in calcestruzzo, sia a sezione ovoidale che circolare ed in elementi lunghi metri 1,00 (uno), si dovranno osservare le seguenti disposizioni:
a) - lo scavo deve avere una larghezza pari a quella massima esterna della fogna, misurata al giunto a semi incastro oppure a bicchiere secondo il caso, aumentata di mt. 0,12 minimo per parte. Sono comunque salve particolari disposizioni che la Direzione Lavori potrà impartire, per scritto, in relazione alla natura del terreno;
b) - la profondità dello scavo deve essere spinta fino a mt. 0,15 al disotto della base di appoggio della fogna per poter creare la sede della normale platea di appoggio e quando non sussistono particolari tipi di platea che saranno allora indicati dai disegni di progetto o prescritti in corso d'opera dalla Direzione Lavori;
c) - la platea di appoggio della fogna, dovrà rispettare l'esatta pendenza assegnata alla fogna e dovrà avere uno spessore minimo di cm. 15 ed il fondo scavo, dove sarà eseguito il getto, dovrà essere quindi regolarizzato al massimo. Il getto della platea, richiamandosi all'art. 6 delle presenti norme tecniche, sarà eseguito, se trattasi di "normale platea" come sopra indicato (voce b), con cls. classe R'ck =
200. Sono salve eventuali particolari prescrizioni di progetto o di Direzione Lavori;
d) - i giunti dei vari elementi di fogna, sia del tipo a semi incastro o a bicchiere, saranno ristuccati con malta di cemento tit. 325 dosata con x.xx 4,00 (quattro) di cemento per mc. 1,00 (uno) di sabbia lavata di fiume. La stuccatura, dovrà essere eseguita con la massima cura, sia all'esterno che all'interno del giunto e quindi, per le fogne di sezione piccola non ispezionabile, la stuccatura interna (fino a che la sezione lo consentirà), dovrà essere effettuata progressivamente alla posa in opera di ogni singolo elemento lungo mt. 1,00 o mt. 2,00 secondo i tipi di fogna. La stuccatura dovrà, unitamente al successivo rinfianco, garantire la tenuta dei giunti sia all’uscita che all’entrata di liquami o acque, il tutto in osservanza delle prescrizioni del D.Lgs. 152/2006, della Legge n° 319 del 1976 e ss. mm. per l'anti inquinamento e successive sue integrazioni e modifiche;
e) - gli elementi delle fogne dovranno essere forniti dal produttore con certificato di garanzia circa i collaudi subiti in stabilimento ed inclusi quelli che assicurino la perfetta impermeabilità delle pareti dell'elemento di fogna medesimo;
f) - una volta posta in opera sulla sua platea e ristuccatura nei giunti, la fognatura dovrà essere rinfiancata con getto di calcestruzzo di cemento dosato come già indicato alla precedente voce (c) per la platea, ma salve sempre eventuali particolari prescrizioni di progetto e di Direzione Lavori. L'altezza del rinfianco dovrà rispettare le indicazioni riportate nel relativo titolo di lavoro, di "provvista e posa di fogna", trascritto nell'Elenco Prezzi del presente Capitolato. In difetto di detta indicazione il rinfianco dovrà essere spinto fino ad ottenere la completa estradossatura del cervello della fogna per uno spessore non inferiore a cm. 10. Lo spessore del rinfianco sarà dato dalle misure di scavo già indicate alle voci (a) e (b), il cui dimensionamento ha appunto lo scopo di realizzare la sede del rinfianco
stesso. In difetto si procederà alle opportune detrazioni dal titolo di lavoro di "provvista e posa di fogna" secondo i prezzi dei normali getti di calcestruzzo riportati dall'Elenco Xxxxxx;
g) - il riempimento dello scavo e ricopertura della fogna verrà effettuato con misti naturali di cava o di fiume che dovranno essere compattati a regola d'arte in modo che non si debbano verificare cedimenti e/o avvallamenti delle soprastanti sovrastrutture stradali e delle pavimentazioni. Solo la Direzione Lavori potrà autorizzare, per scritto e previo adeguati accertamenti, l'utilizzo parziale e/o totale delle terre di risulta dagli scavi, sia della stessa fogna, che di altre opere di cantiere o di provenienza esterna. Di dette terre, peraltro, ne dovrà essere contabilizzata la sola posa in opera, qualora non si tratti di terre provenienti da "cava di prestito" aperte a cura dell'Impresa ed autorizzate e/o approvate e controllate dalla Direzione Lavori e per il cui pagamento si adotteranno gli eventuali Prezzi di Elenco o, se mancanti, si darà corso ad appositi concordati Nuovi Prezzi;
h) - in corrispondenza dei pozzettoni di ispezione gli elementi della fogna prefabbricata dovranno essere attestati fino al "filo del paramento interno" del pozzettone ed adeguatamente ristuccati come in voce (d). La muratura in mattoni pieni, oppure il getto in calcestruzzo di cemento del pozzettone, verranno contabilizzati detraendo il volume occupato dalla fogna. La detrazione è esclusa solo per fogne di sezione pari o inferiore a mq. 0,0314 (tubo cm. 20).
49.3.2. FOGNE PREFABBRICATE IN CALCESTRUZZO DEL TIPO A BICCHIERE A GIUNTO ELASTICO
Per le fogne prefabbricate, in elementi di sezione ovoidale e/o circolare della lunghezza di mt. 2,00 (due) realizzate con calcestruzzo, turbovicompresso ad alta resistenza, armato o non armato a richiesta, con giunti a bicchiere con anello elastomerico a tenuta in gomma speciale EPOM di sezione "goccia"; con base di appoggio continua per tutta la lunghezza dell'elemento dall'inizio della bocca del bicchiere fino al termine opposto dell'elemento stesso; (fogne tipo ILCEV, DIN.4032 o similari), si osserveranno le seguenti prescrizioni:
a) - ogni fornitura di elementi di fogna dovrà essere corredata di relativa relazione tecnico-statica particolareggiata, nonché di dichiarazione di corrispondenza della fogna al D.Lgs. 152/2006 ed alla Legge n° 319 del 1976 e xx.xx. anti inquinamento, a quale prescrive che le pareti dell'elemento siano impermeabili sia alle acque esterne che ai liquami interni, nonché il grado di impermeabilità e tenuta dei giunti elastici. Garanzia, inoltre, della linearità del piano di scorrimento dei liquami;
b) - in casi normali e generali, quando i carichi fissi e accidentali lo consentono, il rinfianco potrà essere effettuato anche con sola sabbia asciutta. Per quanto riguarda l'ampiezza dello scavo di sede della fogna, nonché gli spessori minimi per platea e rinfianco, si dovranno osservare le stesse modalità indicate per le normali fogne prefabbricate indicate al precedente paragrafo 1) lettere a), b), c), f). La fogna sarà totalmente estradossata al suo cervello per uno spessore di cm. 10 (dieci) minimo, a meno che il titolo del prezzo disponga diversamente. Il tipo di rinfianco, sabbia o calcestruzzo, sarà indicato dal Prezzo di Elenco;
c) - nei casi indicati dal progetto od in caso di disposizioni emanate in corso d'opera dalla Direzione dei Lavori, al fine di assicurare una maggiore stabilità alla fognatura, questa potrà essere realizzata con platea armata a forma di "sella", che sarà gettata in opera entro lo scavo a tratti di lunghezza non maggiore di ml. 4,00, con interposizione, fra un tratto e l'altro, di un giunto in polistirolo. Le misure della "sella" nelle parti che formano la platea e le "ali" della sezione ad "U", nonché l'inclinazione di queste ultime risulteranno dai disegni esecutivi di progetto o saranno contenute nell'ordine scritto della D.L. e ciò con lo scopo di ottenere il migliore adattamento della struttura alle condizioni di impiego.
La posa in opera degli elementi prefabbricati della fogna dovrà avvenire in modo che i giunti della platea risultino sfalsati rispetto a quelli della posa in opera degli elementi fognatura.
L'armatura in acciaio della "sella" sarà eseguita con acciaio dei tipi Fe B 44K o Fe B 38K ovvero sempre del tipo controllato in stabilimento e secondo i disegni esecutivi forniti.
L'incidenza dell'armatura per ogni metro lineare di platea non dovrà comunque essere inferiore a 13 Kg. ed essere eseguita con ferri di diametro mm. 8, almeno in n. di 14 longitudinali e 3 trasversali dei quali almeno 1 sagomato.
Prima della posa in opera della fognatura sarà interposto nella "sella" uno strato di sabbia asciutta di cm. 4-5 compresso e successivamente sarà completato il rinfianco con sabbia dello spazio compreso fra la parete interna della "sella" e quella esterna della fognatura.
Gli spessori di rinfianco ed estradossatura saranno eseguiti secondo i tipi previsti nei disegni esecutivi e secondo le modalità indicate nei paragrafi ed articoli precedenti.
49.3.3. NORME COMUNI AI VARI TIPI DI FOGNE PREFABBRICATE IN CALCESTRUZZO
Ogni elemento di fogna sarà calato nello scavo con gru, autogru, braccio escavatore.
L’imboccatura di ogni elemento di fogna, con il precedente già in opera, dovrà essere esclusivamente effettuata tassativamente per gli elementi con giunto a bicchiere ed anello elastomerico, mediante impiego di TIR-FOR manuale o idraulico a seconda delle necessità.
E' tassativamente vietato porre in opera, cioè eseguire i giunti fra i vari successivi elementi di fogna, esercitando pressione mediante le benne degli escavatori od altre macchine operatrici simili. Ciò al fine di evitare incrinature e/o rotture e/o sbeccature, sia dei giunti stessi che degli elementi di fogna, i quali dovranno giungere in cantiere ed essere scaricati a piè d'opera e/o in opera perfettamente integri in ogni loro parte.
Elementi difettosi o comunque danneggiati, anche durante il loro trasporto a piè d'opera, saranno rifiutati e l'Impresa dovrà provvedere alla loro immediata sostituzione prima della loro posa in opera e/o dello scarico a piè d'opera.
Elementi posti in opera non integri, dovranno essere tassativamente rimossi e sostituiti, qualunque sia lo stato di avanzamento nella costruzione della fognatura.
Non sono ammesse stuccature e/o ripristini e/o rabberci di qualunque tipo. Il tutto al fine di ottemperare alle norme di cui al D.Lgs. 152/2006 ed alla Legge n° 319 del 1976 e xx.xx.
Singoli elementi o tratti di fognatura che, sfuggiti ai controlli in corso d'opera, risultassero in fase di collaudo lesionate, incrinate o comunque difettose per non aver rispettato le prescrizioni di fornitura e di posa sopra dettate, saranno detratte dalla contabilità e l'Impresa si dichiara perfettamente edotta di detto provvedimento e non potrà avanzare riserve o altre pretese di pagamenti, indennità, compensi.
Quanto sopra sarà applicato anche in fase di controllo della Direzione Lavori nella stesura della contabilità finale, sia per l’emissione dell'ultimo stato di avanzamento lavori e/o dello Stato Finale per il collaudo. Eventuali vizi occulti di costruzione, trasporto, posa in opera, che si manifestassero durante l'esercizio della fogna ed entro il periodo di prescrizione decennale di cui al vigente Codice Civile, faranno carico all'Impresa Appaltatrice dei lavori la quale dovrà, a sua cura e spese, provvedere ai necessari interventi, di qualsiasi entità essi si rivelino, incluso i ripristini delle sedi stradali alterate ed incluso l'onere delle nuove prove di tenuta della fogna e di cui all'art. 18, lettera m) delle Condizioni Generali del presente Capitolato.
49.3.4. FOGNE PREFABBRICATE IN P.V.C. TUBAZIONI SEZIONE CIRCOLARE
Per le fogne e/o tubazioni di sezione circolare in P.V.C. si rimanda ai relativi specifici titoli di lavoro riportati nell'Elenco Prezzi allegato al presente Capitolato.
Comunque i tipi delle tubazioni in P.V.C., qualunque sia il loro diametro, saranno i seguenti:
Serie 300 e Serie 301 Norme UNI 7443/75 con giunto a bicchiere per incollaggio.
Serie 303/1 e Serie 303/2 Norme UNI 7447/75 con giunto a bicchiere ed anello elastomerico a tenuta. Di dette serie potranno essere anche richiesti i tipi a giunto con bicchiere ad incollaggio.
Sempre secondo quanto sarà specificamente indicato dal rispettivo prezzo di Xxxxxx, i predetti tubi potranno essere rinfiancati, platea ed estradossatura incluse, sia con calcestruzzo, sia con sola sabbia.
Comunque, la ricopertura totale del tubo, a partire dalla generatrice superiore non dovrà essere mai inferiore a mt. 1,00 (uno) come da Norme UNI 7447/75.
Articolo 50 PAVIMENTAZIONI IN MASSELLI DI PIETRA
(LASTRICATI)
I materiali dovranno corrispondere alle "Norme per l'accettazione delle pietre naturali da costruzione" di cui al R.D. 16.11.1939 n° 2232. In generale le pietre da impiegarsi dovranno essere omogenee, a grana compatta, non gelive, esenti da screpolature, venature, piani di sfaldatura, sostanze estranee, scaglie, cavità, etc. Saranno da escludere le pietre eccessivamente marnose, gessose ed in generale tutte quelle alterabili dall'azione degli agenti atmosferici e dell'acqua corrente.
Le prove per l'accertamento dei requisiti chimico-fisici e meccanici saranno effettuate in conformità alle norme UNI EN 1341:2003 “lastre di pietra naturale per pavimentazioni esterne – requisiti e metodi di prova”.
Prima di iniziare i lavori l’Appaltatore dovrà predisporre, a propria cura e spese, i campioni dei manufatti lavorati secondo prescrizione, sottoponendoli all’esame della DL. Tali campioni, se accettati, saranno contrassegnati e conservati come termine di riferimento e confronto negli uffici della Direzione o in locali appositamente assegnati.
Le lavorazioni della faccia superiore dei conci di pietra usata per la pavimentazione dovranno essere eseguite a mano. Sono da escludere tassativamente le lavorazioni eseguite a macchina. Le lavorazioni della faccia superiore dei conci di pietra arenaria usata per le pavimentazioni di marciapiedi potranno essere eseguite a macchina, nel caso in cui ciò sia previsto dal progetto dell’appalto.
La DL potrà eseguire le prove per l’accertamento dei requisiti chimico-fisici e meccanici e gli esami petrografici su campioni di pietra prelevati in cantiere per accertarne la provenienza.
Le lastre in pietra dovranno essere murate in opera su strato di allettamento di spessore finito minimo 8 cm realizzato con miscela di sabbia pulita, priva di materie terrose e grana 1-4 mm e di cemento tipo R325 in ragione di 200 kg per mc; il lastrico dovrà essere murato sopra lo strato di allettamento eseguendo la “calzatura” con malta di cemento R325 con inerti fino alla pezzatura massima di mm 10 a consistenza di terra umida.
I giunti tra pezzo e pezzo non dovranno essere inferiori a 5 mm (o 10 mm nel caso di lastrico in pietraforte); dovrà essere eseguito il perfetto riempimento dei giunti mediante colatura con tazza di boiacca di cemento, evitando le sbavature sui pezzi e qualsiasi residuo di malta sulla pietra. La superficie lastricata dovrà essere ripulita da ogni residuo di malta. Il progetto potrà prevedere una sigillatura dei giunti con materiale elastico.
50.1. PIETRAFORTE ALBERESE
Oltre ai requisiti di cui ai caratteri generali, la pietraforte alberese dovrà provenire dalle cave situate nel Comune di Sarsina che hanno fornito pietre adatte alle pavimentazioni stradali realizzate nel Comune di Firenze.
Xxxxxxx rifiutati tutti quei pezzi che ad un attento esame non presentino omogeneità e compattezza e che non siano scevri da intrusioni scisto-argillose e da ghiaie, noccioli, smerigli, peli, marmi ed in generale da qualunque sostanza eterogenea; sarà così pure scartata la pietraforte che sia stata scavata dal fondo o dalla cima del filare.
La pietra deve avere la Marcatura CE relativa a tutti i livelli di materiale proveniente dalla cava e da avviare a lavorazione conformemente alle disposizioni della norma UNI EN 1341:2003 “lastre di pietra naturale per pavimentazioni esterne – requisiti e metodi di prova”, con le seguenti caratteristiche fisico-meccaniche:
PIETRAFORTE ALBERESE | ||
REQUISITI FISICO-MECCANICI E PETROGRAFICI | ||
CARATTERISTICA | NORMA DI RIFERIMENTO | VALORE RICHIESTO |
Nome petrografico | CALCARENITE | |
Massa volumetrica apparente | UNI EN 1936 | non inferiore a 2.640,00 Kg/mc |
Resistenza a flessione | UNI EN 12372:2007 | non inferiore a 18,2 MPa |
Resistenza a flessione dopo gelività | UNI EN 12372:2001 | non inferiore a 19,0 MPa |
Resistenza allo scivolamento/slittamento | UNI EN 1341:2003 appendice D | non inferiore a 66 (USRV) |
Resistenza all’abrasione | UNI EN 1341:2003 | non superiore a 22,0 mm |
Assorbimento dell’acqua | UNI EN 13755:2002 | non superiore a 1,0% |
Resistenza alla compressione allo stato secco | UNI EN 1926:2007 | non inferiore a 152,0 MPa |
Resistenza alla compressione dopo cicli di gelività | UNI EN 1926:2000 UNI EN 12371:2003 | non inferiore a 141,0 MPa |
Resistenza all’invecchiamento accelerato tramite shock termico | UNI EN 14066:2004 | variazione di massa del provino non inferiore a 16,0% |
Resistenza alla cristallizzazione dei Sali | UNI EN 11370:2001 | non inferiore a -0,1 (USRV) provini risultanti dall’ispezione visiva integri |
50.2. PIETRA ARENARIA EXTRA DURA
Oltre ai requisiti di cui ai caratteri generali, la pietra arenaria dovrà provenire da:
- cave situate nel Comune di Firenzuola che rispettano i requisiti del “Disciplinare e Regolamento d’uso per la concessione del Marchio di Origine e controllo di qualità della pietra prodotta nel bacino di Firenzuola” approvati dal Comune di Firenzuola con Del. X.X. x. 00 xxx 00/00/0000;
- xxxx situate nell’Appennino tosco-romagnolo.
Xxxxxxx rifiutati tutti quei pezzi che ad un attento esame non presentino omogeneità e compattezza e che non siano scevri da intrusioni scisto-argillose e da ghiaie, noccioli, smerigli, peli, marmi ed in generale da qualunque sostanza eterogenea.
La pietra deve avere la Marcatura CE relativa a tutti i livelli di materiale proveniente dalla cava e da avviare a lavorazione conformemente alle disposizioni della norma UNI EN 1341:2003 “lastre di pietra naturale per pavimentazioni esterne – requisiti e metodi di prova”, con le seguenti caratteristiche fisico-meccaniche:
PIETRA ARENARIA EXTRA DURA | ||
REQUISITI FISICO-MECCANICI E PETROGRAFICI | ||
CARATTERISTICA | NORMA DI RIFERIMENTO | VALORE RICHIESTO |
Nome petrografico | LITARENITE o ARENITE TERRIGENA | |
Massa volumetrica apparente | UNI EN 1936 | non inferiore a 2.500,00 Kg/mc |
Resistenza a flessione | UNI EN 12372:2007 | non inferiore a 16,0 MPa |
Resistenza a flessione dopo gelività | UNI EN 12372:2001 | non inferiore a 19,0 MPa |
Resistenza allo scivolamento/slittamento | UNI EN 1341:2003 appendice D | non inferiore a 66 (USRV) |
Resistenza all’abrasione | UNI EN 1341:2003 | non superiore a 18,0 mm |
Assorbimento dell’acqua | UNI EN 13755:2002 | non superiore a 2,0% |
Resistenza alla compressione allo stato secco | UNI EN 1926:2007 | non inferiore a 110,0 MPa |
Resistenza alla compressione dopo cicli di gelività | UNI EN 1926:2000 UNI EN 12371:2003 | non inferiore a 100,0 MPa |
Resistenza all’invecchiamento accelerato tramite shock termico | UNI EN 14066:2004 | variazione di massa del provino non inferiore a 16% |
Resistenza alla cristallizzazione dei Sali | UNI EN 11370:2001 | non inferiore a -0,1 (USRV) provini risultanti dall’ispezione visiva integri |
50.3. PIETRA MACIGNO
Oltre ai requisiti di cui ai caratteri generali, la pietra macigno dovrà provenire da:
- cave situate nel Comune di Greve in Chianti;
- cave situate in località Santa Xxxxxxx, Comune di Fiesole.
Xxxxxxx rifiutati tutti quei pezzi che ad un attento esame non presentino omogeneità e compattezza e che non siano scevri da intrusioni scisto-argillose e da ghiaie, noccioli, smerigli, peli, marmi ed in generale da qualunque sostanza eterogenea.
La pietra deve avere la Marcatura CE relativa a tutti i livelli di materiale proveniente dalla cava e da avviare a lavorazione conformemente alle disposizioni della norma UNI EN 1341:2003 “lastre di pietra naturale per pavimentazioni esterne – requisiti e metodi di prova”, con le seguenti caratteristiche fisico-meccaniche:
PIETRA MACIGNO | ||
REQUISITI FISICO-MECCANICI E PETROGRAFICI | ||
CARATTERISTICA | NORMA DI RIFERIMENTO | VALORE RICHIESTO |
Nome petrografico | ARENARIA | |
Descrizione litologica | arenaria quarzoso-feldspatica di colore grigio-verde e grana evidente | |
Densità reale | UNI EN 9724 | non inferiore a 2.750,00 Kg/mc |
Peso specifico apparente (secco) | UNI EN 9724 | non inferiore a 2.500,00 Kg/mc |
Carico di rottura a compressione | UNI EN 9724 | da 800 a 1.000 Kg/cmq |
Carico di rottura a flessione | UNI EN 6506 | non inferiore a 10,4 MPa |
Coefficiente di imbibizione (peso) | UNI EN 9724 | non superiore a 1,9% |
Resistenza all’abrasione | RD 2232/1939 | non superiore a 8,1 mm |
Resistenza all’abrasione | UNI EN 6506 | 0,32 |
Coefficiente di dilatazione lineare | non superiore a m 9,7 x 10^-6 per °C | |
Gelività | UNI EN 6506 | non geliva |
50.4. MATERIALI PORFIRICI
Tutti i materiali porfirici trattati nel presente Capitolato Speciale devono provenire esclusivamente da cave ove si coltiva il Porfido stratificato a piani in vista naturali di cava.
Le caratteristiche fisico - meccaniche dei porfidi rientrano nei seguenti limiti, stabiliti da ricerche e prove dell’Università di Pisa:
MATERIALI PORFIRICI | |
REQUISITI FISICO-MECCANICI | |
CARATTERISTICA | VALORE RICHIESTO |
carico di rottura a compressione | kg/cm2 2602/2902 |
carico di rottura e compressione dopo gelività | kg/cm2 2556/3023 |
coefficiente di inibizione (in peso) | % 5,25/7,65 |
resistenza a flessione | kg/cm2 227/286 |
prova d’urto: altezza minima di caduta | cm 60/69 |
coefficiente di dilatazione lineare termica | mm/m1/°C 0,00296/0,007755 |
usura per attrito radente | mm 0,36/0,60 |
peso per unità di volume | kg/m3 2543/2563 |
Le colorazioni fondamentali dei materiali porfirici che saranno accettati sono esclusivamente: grigio -rosso e grigio -viola.
Cubetti
Sono solidi a forma pressoché cubica, ottenuti per spaccatura meccanica e il cui spigolo è variabile a seconda del tipo classificato.
Essi vengono distinti, a seconda della lunghezza in cm di detto spigolo, nei seguenti assortimenti: 4/6 -6/8 - 8/10 -10/12. Ciascun assortimento dovrà comprendere solo elementi aventi spigoli di lunghezza compresa nei limiti sopraindicati, con la tolleranza di cm 1.
I vari spigoli del cubetto non dovranno essere necessariamente uguali e le varie facce spaccate non saranno necessariamente ortogonali tra loro.
La superficie superiore del cubetto dovrà essere a piano naturale di cava e non dovrà presentare eccessiva ruvidità.
Le quattro facce laterali sono ricavate a spacco e si presentano quindi con superficie più ruvida ed in leggera sottosquadra.
Ogni assortimento dovrà comprendere cubetti di varie dimensioni entro i limiti che definiscono l’assortimento stesso, con la tolleranza prevista.
La roccia dovrà essere sostanzialmente uniforme e compatta e non dovrà contenere parti alterate. I cubetti potranno essere forniti: sfusi, in casse, in sacchi;
Piastrelle a spacco regolari
La superficie dovrà essere naturale di cava, le coste a spacco, lo spessore potrà variare da 2 a 5 cm. Maggiori o minori spessori potranno essere richiesti dalla Direzione Lavori per impieghi particolari. Le piastrelle a spacco dovranno avere lati paralleli ed angoli retti.
E’ consentita una tolleranza in più o in meno nelle dimensioni, di non più di 1 cm. Le coste dovranno essere ortogonali al piano o in leggera sottosquadra.
Le larghezza di norma saranno comprese tra 20 e 40 cm.
Le lunghezze sono “a correre” in dimensione uguale o maggiore delle rispettive larghezze. Potranno essere richieste piastrelle quadrate, piastrelle con dimensioni maggiori o a misure fisse. Il peso di 1 m2 sarà compreso tra i 90/100 kg.
Piastrelle fresate
La superficie dovrà essere naturale di cava, lo spessore potrà variare da 2 a 5 cm. Le coste saranno fresate. Spessori diversi potranno essere richiesti dalla D.L. per impieghi particolari.
Le piastrelle a coste fresate dovranno avere lati paralleli ed angoli retti. Le coste dovranno essere ortogonali al piano. Le larghezze di normale lavorazione sono da cm 20 a cm 50.
Le lunghezze sono “a correre” in dimensione uguale o maggiore delle rispettive larghezze. Potranno essere richieste piastrelle quadrate, piastrelle con dimensioni maggiori o a misure fisse.
Il peso di 1 m2 sarà compreso tra i 90/100 kg.
Binderi
Per contenimento e delimitazione delle pavimentazioni. La faccia superiore dovrà essere a piano naturale di cava.
Le coste, a spacco, dovranno essere ortogonali al piano o a sottosquadra. Le dimensioni sono:
a) larghezza cm 10 - lunghezza cm 20/30 - spessore cm 6/10 - peso kg 22 circa per ml;
b) larghezza cm 12 - lunghezza cm 20/30 - spessore cm 10/15 - peso kg 32 circa per ml.
Binderi giganti
Per formazione di marciapiedi e aiuole o delimitazioni. La faccia superiore dovrà essere a piano naturale di cava.
Le coste, a spacco, dovranno essere ortogonali al piano o a sottosquadra. Le dimensioni sono:
a) larghezza cm 12 - lunghezza cm 20/40 - spessore cm 15/20 - peso kg 45 circa per ml;
b) larghezza cm 14 - lunghezza cm 20/40 - spessore cm 15/20 - peso kg 55 circa per ml.
Cordoni a spacco
Dovranno avere le due facce, quella interna nascosta e quella esterna in vista, a piano naturale di cava ed il lato superiore (testa) a spacco di cava.
Il lato superiore, inoltre, potrà essere scalpellato, bocciardato o fiammato.
L’altezza degli elementi potrà variare da 20 a 30 cm, la lunghezza dovrà avere un minimo di 40 cm. Le larghezze di normale lavorazione potranno variare come qui di seguito indicato:
cm 5 x 20/30 peso per ml kg 25 cm 7 x 20/30 peso per ml kg 40 cm 8 x 20/30 peso per ml kg 45 cm 10 x 20/30 peso per ml kg 65 cm 12 x 20/30 peso per ml kg 85 cm 15 x 20/30 peso per ml kg 110
Cordoni segati
Dovranno avere le due facce, quella interna nascosta e quella esterna in vista, a piano naturale di cava ed il lato superiore (testa) fresato.
Il lato superiore, inoltre, potrà essere scalpellato, bocciardato o fiammato.
L’altezza degli elementi potrà variare da 20 a 30 cm, la lunghezza dovrà avere un minimo di 40 cm. Le larghezze di normale lavorazione potranno variare come qui di seguito indicato:
cm 5 x 20/25 peso per ml kg 25
cm 7 x 20/25 peso per ml kg 40 cm 8 x 20/25 peso per ml kg 45 cm 10 x 20/25 peso per ml kg 65 cm 12 x 20/25 peso per ml kg 85 cm 15 x 20/25 peso per ml kg 110
Gradini massicci
Dovranno essere a piano superiore naturale di cava; la costa vista spessorata da cm 6 a cm 20. Le testate e la costa interna dovranno essere a spacco o segate. La lunghezza in misura fissa o “a correre”, la larghezza a richiesta (cm 42).
Le coste viste potranno essere lavorate a spacco, a punta grossa o fine, bocciardate o fiammate.
Articolo 52
PALI DI FONDAZIONE
Tipo, numero, diametro e lunghezza dei pali da mettere in opera, se non diversamente indicato, saranno stabiliti dalla D.L. sulla scorta dei dati progettuali e delle risultanze delle indagini geotecniche e geologiche che l'Appaltatore è tenuto ad eseguire a verifica delle previsioni progettuali.
La realizzazione di palificazione dovrà essere preceduta dall’esecuzione di pali di prova: il collaudo verrà effettuato con prove di carico spinte sino a 1,5 volte il carico di progetto e sino a 2,5 volte per opere interessanti le linee ferroviarie a cura e carico dell'Appaltatore e prima della realizzazione dell'opera che dovranno sopportare.
52.1. PALI PREFABBRICATI
La D.L. accetterà il tipo e la lunghezza dei pali da adottare solo dopo l’infissione di uno o più pali di saggio, al fine di determinare la capacità portante; sarà opportuno che la posizione dei pali di saggio coincida con quella dei pali definitivi.
Il rifiuto si intenderà raggiunto quando l'affondamento, prodotto da una "VOLATA", non superi il limite stabilito a seguito dell’infissione dei pali saggio in relazione alla resistenza che il palo deve offrire.
Il palo può essere reciso solo dopo autorizzazione della D.L. che assisterà alla battuta delle ultime volate.
52.2. PALI SPECIALI IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO COSTRUITI IN OPERA (PALI BATTUTI O PRESSATI TIPO SIMPLEX DUPLEX, FRANKI E SIMILI).
La realizzazione del cavo destinato ad accogliere il calcestruzzo, avverrà con tubo forma munito di puntazza, che costringerà il terreno in sito a dislocarsi lateralmente senza alcuna asportazione del terreno stesso.
Per i pali di saggio valgono le considerazioni di cui al precedente punto A.
Ultimata l'infissione e realizzato il bulbo di base, si procederà al ritiro del tuboforma, con cautela, per evitare interruzioni nella continuità del calcestruzzo costituente il fusto del palo.
L'introduzione del calcestruzzo in tuboforma avverrà mediante benna munita di valvola automatica all'estremità inferiore, che dovrà essere aperta solo in prossimità della superficie raggiunta dal getto precedente.
L'armatura metallica potrà interessare, a seconda del progetto, tutta o in parte la lunghezza del palo.
52.3. PALI TRIVELLATI
Il tuboforma potrà essere infisso mediante attrezzatura a rotazione o a percussione che l'Appaltatore riterrà di sua convenienza, salvo approvazione della D.L.. Per i pali di saggio vale quanto indicato al punto A.
Per i pali di grande diametro realizzati con l'impiego di fanghi bentonitici e senza l'uso del tuboforma, lo scavo dovrà essere eseguito con apposita attrezzatura a rotazione o roto-percussione a seconda della natura dei terreni.
Potrà essere richiesta all'Appaltatore la strumentazione di alcuni pali per l'esecuzione di controlli così detti "non distruttivi" (ultrasuoni etc.).
Articolo 53 COSTRUZIONI IN ACCIAIO
Le norme tecniche per il calcolo e l’esecuzione delle strutture in acciaio, dovranno rispettare quanto stabilito dalla Legge 05.11.1971 n° 1086 xx.xx., al D.M. 14/01/2008 Norme tecniche per le costruzioni e relative circolari attuative.
Formeranno oggetto delle sopra citate norme le costruzioni in acciaio relative ad opera di ingegneria civile di cui alla citata Legge 1086 del 1971.
Nella progettazione si possono adottare i metodi di calcolo indicati nelle norme C.N.R.-10011 del 1980 e successivi aggiornamenti e/o integrazioni.
Le citate norme prevedono l'impiego di acciai denominati Fe 360 (già Fe 37); Fe 430 (già Fe 44), Fe 510 (già Fe 52) e nei GRADI B- C-D. Qualità e prove da accertare ed eseguire secondo UNI 551/69; UNI 552/64; UNI 556/ottobre '62; UNI 556/2^/giugno '79; UNI 4713/giugno '79; UNI 7070/72.
Per le lamiere grecate e per i profilati formati a freddo, possono adottarsi i metodi di calcolo CNR-UNI 10022/novembre '79.
Gli acciai destinati a strutture saldate dovranno avere composizione chimica contenuta entro i limiti raccomandati dalla UNI-5132/74. Anche gli elettrodi dovranno corrispondere alla UNI-5132/74.
La temperatura minima alla quale l'acciaio di una struttura saldata può essere utilizzata, deve essere stimata sulla base della temperatura T, alla quale, per il detto acciaio, può essere garantita una resilienza KV di 27 J, secondo UNI 4713/giugno 1979.
Il tutto in mancanza di dati più precisi ed al fine di utilizzare l'acciaio senza pericolo di rottura fragile. Per le saldature dovranno essere impiegati i seguenti procedimenti:
- saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti;
- saldatura automatica ad arco sommerso;
- saldatura automatica o semiautomatica sotto gas protettore (CO2 o sue miscele).
Altri procedimenti dovranno essere preventivamente verificati mediante prove. Gli elettrodi rivestiti per le saldature manuali ad arco dovranno essere, secondo gli acciai base, delle classi 2, 3, o 4 e del tipo E 44 per gli acciai Fe 360 e Fe 430; delle classi 3 o 4 tipo E 52 per gli acciai Fe 510, gli elettrodi dovranno essere omologati UNI 5132/74.
Sono ammesse le omologazioni RINA e ISPESL.
Per spessori rispettivamente maggiori di 30 mm. (acciai Fe 360 e Fe 430) e maggiori di 20 mm. (acciai Fe 510) oppure, per temperatura di esercizio minore di O gradi C., saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B.
Per le saldature automatiche ad arco sommerso e automatiche o semiautomatiche sotto gas protettore, si dovranno impiegare i fili nudi, i flussi (o i gas) e la tecnica esecutiva che si usa per le prove preliminari di verifica di cui alla UNI 4713/giugno '79 per la resilienza.
La resistenza a trazione sui giunti testa a testa dovrà risultare non inferiore a quella del materiale base.
Per ogni ulteriore chiarimento dei dettagli esecutivi, di progetto prove etc., si rimanda ai Decreti Ministeriali che ogni biennio dettano ed aggiornano le "Norme tecniche esecutive per l’esecuzione delle opere in acciaio cemento armato normale e cemento armato precompresso".
Articolo 54
INDAGINI E RILIEVI GEOGNOSTICI
54.1. GENERALITÀ
L'Appaltatore sarà tenuto ad eseguire, a propria cura e spese, tutte le indagini ed i rilievi che la Direzione Lavori riterrà necessari od opportuni al fine di determinare, con la dovuta approssimazione, la natura e le caratteristiche dei terreni di impianto, nonché la presenza di eventuali discontinuità ed i livelli di acqua.
Le indagini ed i rilievi saranno sviluppati con ampiezza diversa a seconda delle caratteristiche strutturali e delle dimensioni dei manufatti, dei carichi da questi esercitati e dalla consistenza dei terreni di fondazione.
54.2. INDAGINI IN SITO E PRELIEVO DI CAMPIONI
Le indagini consisteranno in generale, in saggi di vario tipo, quale sondaggi, pozzetti o trincee, dei quali sarà effettuata un’accurata descrizione in base ai criteri geotecnici. La Direzione Lavori specificherà od autorizzerà la tecnica di indagine.
In ogni caso e salvo diversa disposizione, le indagini verranno spinte fino alla profondità alla quale i carichi possono indurre sollecitazioni significative di pressione nel terreno.
In rapporto alle condizioni di indagine, i campioni potranno essere prelevati in superficie, o mediante scavo di pozzetti, o mediante apparecchiature meccaniche etc.. Per ogni sondaggio, si darà luogo al prelievo di campioni ad ogni variazione stratigrafica e per strati di notevole spessore, a differenze di quota da 3 a 5 m., a seconda delle particolari condizioni.
I campioni verranno conservati con la massima cautela in idonei contenitori stagni sui quali, con apposita etichetta, verranno indicati luogo e data del prelievo, numero del campione, quota di prelievo, denominazione del lavoro del cantiere e della Ditta Appaltatrice.
Sugli stessi campioni, che dovranno essere conservati in locali riparati, la Direzione Lavori potrà fare eseguire tutti gli esami di laboratorio che riterrà necessari ed opportuni.
54.3. RELAZIONE
Le indagini di laboratorio avranno lo scopo di determinare le proprietà indici per una completa identificazione e classificazione geotecnica dei terreni e le proprietà fisico-meccaniche degli stessi.
Per la determinazione delle proprietà fisico-meccaniche dei terreni, si dovrà ricorrere a prove in sito, nei casi in cui si presentasse particolarmente difficile il prelievo dei campioni indisturbati (es. sabbie o ghiaie incoerenti, torbe e materiale di riporto, argille scagliose etc.), oppure allorquando si dovesse verificare il comportamento di strutture di fondazione.
Ad indagini, prove e rilievi ultimati, l'Appaltatore sarà tenuto a presentare alla Direzione un’esauriente relazione, corredata di grafici e moduli riepilogativi, al fine di fornire un quadro sufficientemente chiaro di tutte le caratteristiche generali e particolari del terreno di impianto e di tutte le condizioni che possano influire sul dimensionamento e sulla stabilità delle opere.
La relazione sarà firmata da un Geologo professionalmente abilitato o da un esperto (nel rispetto della Normativa vigente) e dell'Appaltatore.
Articolo 55
CONTROLLO PROVE E CONSEGNA DEI MATERIALI
L'Impresa ha l'obbligo di ammettere, nei propri cantieri, il personale indicato dalla Direzione dei Lavori per la sorveglianza e controllo nella preparazione dei conglomerati cementizi in centrali di betonaggio, dei pietrischetti bitumati e dei conglomerati bituminosi, fornire personale e mezzi per l'accertamento delle prescrizioni di Capitolato.
Le prove comprovanti l'idoneità dei materiali impiegati dovranno essere fatte da laboratori universitari autorizzati a cura della Direzione dei Lavori ed a spese dell'Appaltatore.
La consegna dei materiali dovrà avvenire nelle strade a piè d'opera, o nei cantieri comunali o nelle piazzole predisposte in qualunque località del territorio comunale a cura dell'Impresa, secondo gli ordini ricevuti.
Sono a carico dell'Impresa tutte le operazioni di carico, trasporto e scarico, accatastamento e misura dei materiali, essendo tali oneri compresi nei prezzi unitari.
Le forniture avranno la durata prevista nell'apposito articolo, ma l'Amministrazione si riserva il diritto di richiederle in quelle quantità e con la gradualità che riterrà necessaria, stabilendo, di volta in volta, con buoni di ordinazione i quantitativi di materiale ed i termini di consegna senza che l'Impresa abbia diritto a compenso alcuno.
L'Appaltatore dovrà recarsi tutti i giorni presso la Direzione Lavori per ricevere i relativi ordini.
I materiali misurabili a volume secondo l'Elenco Xxxxxx, potranno essere misurati al loro arrivo con carico assestato nel camion, oppure in cataste di forma geometrica disposte a cura dell'Impresa.
L'Impresa si obbliga a consegnare i materiali con automezzi muniti di cassone regolare, col carico perfettamente spianato, senza vuoti, né cumuli, in modo che risulti un perfetto parallelepipedo.
Il personale del Comune ha l'obbligo di respingere i carichi che non corrispondono al solido di parallelepipedo.
I materiali valutabili a peso dovranno essere accompagnati da note pesi controllabili con le bascule dei cantieri od alla pesa pubblica.
Ogni carico inoltre, dovrà essere accompagnato da un buono di consegna con l'indicazione esatta del materiale corrispondente alle voci di Capitolato e della misura dei materiali.
Articolo 56 SEGNALETICA ORIZZONTALE
56.1. – SEGNALETICA AD ELEVATA RETRORIFLETTENZA
Per la segnaletica orizzontale la normativa di riferimento risulta essere la seguente:
• Circ. LL.PP. 16 maggio 1996, n. 2357 e successive modifiche ed integrazioni;
• Circ. LL.PP. 27 dicembre 1996, n. 5923 e successive modifiche ed integrazioni;
• Circ. LL.PP. 9 giugno 1997, n. 3107 e successive modifiche ed integrazioni.
Pertanto in sede di offerta le ditte dovranno presentare una dichiarazione del legale rappresentante della stessa ditta nella quale si attesta che i loro fornitori realizzeranno la fornitura come prescritto nelle specifiche tecniche e assicuri la qualità della fabbricazione ai sensi delle norme UNI EN ISO 9002/94 (dichiarazione di impegno).
La ditta che si aggiudica il lavoro dovrà presentare una dichiarazione di conformità dei prodotti alle specifiche tecniche del presente capitolato e secondo i criteri che assicurino la qualità della fabbricazione ai sensi delle norme UNI EN ISO 9002/94, dichiarazione ai sensi della norma EN 45014 rilasciata all’impresa installatrice direttamente dal produttore o fornitore (dichiarazione di conformità).
Inoltre la segnaletica orizzontale dovrà essere priva di sbavature e ben allineata.
Il Direttore dei lavori potrà chiedere, in qualsiasi momento, all’appaltatore la presentazione del “certificato di qualità”, rilasciato da un laboratorio ufficiale, inerente alle caratteristiche principali della vernice impiegata.
Potranno essere utilizzate due diverse tipologie materiali: pitture termoplastiche premiscelate con microsfere di vetro da applicare a spruzzo o con strisce laminate elasto-plastiche autoadesive.
56.2. – VERNICI TERMOPLASTICHE SPRUZZATE
56.2.1. – CONDIZIONI DI STABILITÀ
Per la vernice bianca il pigmento colorato sarà costituito da biossido di titanio con o senza aggiunta di zinco, per quella gialla da cromato di piombo.
Il liquido pertanto deve essere del tipo oleo-resinoso con parte resinosa sintetica; il fornitore dovrà indicare i solventi e gli essiccamenti contenuti nella vernice.
La vernice dovrà essere omogenea, ben macinata e di consistenza liscia ed uniforme, non dovrà fare crosta né diventare gelatinosa od ispessirsi.
La vernice dovrà consentire la miscelazione nel recipiente contenitore senza difficoltà mediante l’uso di una spatola a dimostrare le caratteristiche desiderate, in ogni momento entro sei mesi dalla data di consegna.
La vernice non dovrà assorbire grassi, olii ed altre sostanze tali da causare la formazione di macchie di nessun tipo e la sua composizione chimica dovrà essere tale che, anche durante i mesi estivi, anche se applicata su pavimentazione bituminosa, non dovrà presentare traccia di inquinamento da sostanze bituminose.
Il potere coprente della vernice deve essere compreso tra 1,2 e 1,5 m2/kg (ASTM D 1738); ed il peso suo specifico non dovrà essere inferiore a 1,50 kg·l a 25° C (ASTM D 1473).
56.2.2. – CARATTERISTICHE DELLE SFERE DI VETRO
Le sfere di vetro dovranno essere trasparenti, prive di lattiginosità e di bolle d’aria e, almeno per il 90 % del peso totale, dovranno aver forma sferica con esclusione di elementi ovali, e non dovranno essere saldate insieme.
L’indice di rifrazione non dovrà essere inferiore ad 1,50 usando per la determinazione del metodo della immersione con luce al tungsteno.
Le sfere non dovranno subire alcuna alterazione all’azione di soluzioni acide saponate a ph 5÷5,3 e di soluzione normale di cloruro di calcio e di sodio. La percentuale in peso delle sfere contenute in ogni chilogrammo di vernice prescelta dovrà essere compresa tra il 30 ed il 40 %.
Le sfere di vetro (premiscelato) dovranno soddisfare complessivamente le caratteristiche granulometriche indicate in tab. 56.2.1..
Setaccio A.S.T.M | % in peso | |
Perline passanti per il setaccio | n. 70 | 100 |
Perline passanti per il setaccio | n. 140 | 15 ÷ 55 |
Perline passanti per il setaccio | n. 230 | 0 ÷ 10 |
Tabella 56.2.1. – Caratteristiche granulometriche delle sfere di vetro
56.2.3. – IDONEITÀ DI APPLICAZIONE
La vernice dovrà essere adatta per essere applicata sulla pavimentazione stradale con le normali macchine spruzzatrici e dovrà produrre una linea consistente e piena della larghezza richiesta.
Potrà essere consentita l’aggiunta di piccole quantità di diluente fino al massimo del 4% in peso.
56.2.3. BIS– QUANTITÀ DI VERNICE DA IMPIEGARE E TEMPO DI ESSICAMENTO
La quantità di vernice, applicata a mezzo delle normali macchine spruzzatrici sulla superficie di una pavimentazione bituminosa, in condizioni normali, dovrà essere non inferiore a 0,120 kg/m di striscia larga 12 cm, mentre per la striscia larga 15 cm non dovrà essere inferiore a 0,150 kg/m e di 1,00 kg per superfici variabili tra 1,0 e 1,2 m2. In conseguenza della diversa regolarità della pavimentazione ed alla temperatura dell’aria tra i 15 °C e 40 °C e umidità relativa non superiore al 70%, la vernice applicata dovrà asciugarsi sufficientemente entro 30÷45 minuti dell’applicazione; trascorso tale periodo di tempo le vernici non dovranno staccarsi, deformarsi o scolorire sotto l’azione delle ruote gommate degli autoveicoli in transito.
Il tempo di essiccamento sarà anche controllato in laboratorio secondo le norme ASTM D/711-35.
56.2.4. – VISCOSITÀ
La vernice, nello stato in cui viene applicata, dovrà avere una consistenza tale da poter essere agevolmente spruzzata con la macchina traccialinee; tale consistenza misurata allo stormer viscosimiter a 25 °C espressa in unità Xxxxx xxxx compresa tra 70 e 90 (ASTM D 562). La vernice che cambi consistenza entro sei mesi dalla consegna sarà considerata non rispondente a questo requisito.
La vernice dovrà essere conforme al bianco o al giallo richiesto.
La determinazione del colore sarà fatta in laboratorio dopo l’essiccamento della stessa per 24 ore. La vernice non dovrà contenere alcuno elemento colorante organico e dovrà scolorire al sole.
Quella bianca dovrà possedere un fattore di riflessione pari almeno al 75% relativo all’ossido di magnesio, accertata mediante opportuna attrezzatura.
Il colore dovrà conservare nel tempo, dopo l’applicazione, l’accertamento di tali conservazioni che potrà essere richiesto dalla Stazione appaltante in qualunque tempo prima del collaudo e che potrà determinarsi con opportuni metodi di laboratorio.
56.2.5. – RESIDUO
Il residuo non volatile sarà compreso tra il 65% ed il 75% in peso sia per la vernice bianca che per quella gialla.
56.2.6. – CONTENUTO DI PIGMENTO
Il contenuto di biossido di titanio (pittura bianca) non dovrà essere inferiore al 14% in peso e quello cromato di piombo (vernice gialla) non inferiore al 10% in peso.
56.2.7. – RESISTENZA AI LUBRIFICANTI E CARBURANTI
La pittura dovrà resistere all’azione lubrificante e carburante di ogni tipo e risultare insolubile ed inattaccabile alla loro azione.
56.2.8. – PROVA DI RUGOSITÀ SU STRADA
Le prove di rugosità potranno essere eseguite su strade nuove in un periodo tra il 10° ed il 30° giorno dall’apertura del traffico stradale.
Le misure saranno effettuate con apparecchio Skid Tester ed il coefficiente ottenuto secondo le modalità d’uso previste dal R.D.L. inglese, non dovrà abbassarsi al di sotto del 60% di quello che presenta pavimentazioni non verniciate nelle immediate vicinanze della zona ricoperta con pitture; in ogni caso il valore assoluto non dovrà essere minore di 35 (trentacinque).
56.2.9. – DILUENTE
Dovrà essere del tipo derivato da prodotti rettificati dalla distillazione del petrolio e dovrà rispondere al D.P.R. n. 245 del 6 marzo 1963 privi di benzolo e con una percentuale minima di componenti di tuoiolo e fluolo e quindi inferire alla percentuale prescritta dall’art. 6 della sopra citata legge.
56.2.10. – CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI RICHIESTE
Il materiale deve essere corredato di certificazione di garanzia e di conformità alla normativa UNI EN 1436/98 e successive modifiche. La segnaletica orizzontale provvisoria di cantiere deve possedere i seguenti requisiti:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 200 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,30, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
La segnaletica orizzontale nuova deve possedere i seguenti requisiti:
1) Alla consegna dei lavori:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 200 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,30, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
2) Dopo 180 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 150 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
3) Dopo 365 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
La segnaletica orizzontale a ripasso deve possedere i seguenti requisiti:
1) alla consegna dei lavori:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 200 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
2) Dopo 180 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 150 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
3) Dopo 365 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 200 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
La segnaletica per fasce di arresto, zebrature, triangoli realizzata con pittura bicomponente avente residuo secco al 99%, denominato comunemente "colato plastico a freddo " nella quantità minima di 2 kg/m2, deve possedere i seguenti requisiti:
1) alla consegna dei lavori:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 200 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
2) Dopo 180 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 150 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
3) Dopo 365 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
Infine, per quanto concerne le frecce, le scritte ed i disegni vari, si deve garantire che:
1) alla consegna dei lavori:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 200 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
2) Dopo 180 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 150 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
3) Dopo 365 gg:
Qd ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe Q2;
R.L. ≥ 100 mcd·m-2·lx-1, come previsto per la classe R4;
β ≥ 0,40, come previsto per la classe B3;
S.R.T. ≥ 45, come previsto dalla classe S1.
56.2.11. – CANCELLAZIONE DELLA SEGNALETICA ORIZZONTALE
La cancellazione della segnaletica orizzontale di qualsiasi tipo e dimensione deve essere eseguita con apposita macchina scarificatrice o eventualmente mediante ricoprimento con vernice di colore nero.
56.3. – STRISCIE LAMINATE ELASTO-PLASTICHE AUTOADESIVE
56.3.1. - DESCRIZIONE
La segnaletica orizzontale ad elevata retroriflettenza dovrà essere realizzata applicando un laminato elasto-plastico autoadesivo su pavimentazione ancora calda e non definitivamente addensata con l’impiego di un rullo costipante di adeguato peso e dimensioni.
56.3.2. - CARATTERISTICHE DEL MATERIALE
Il materiale dovrà essere costituito da un laminato elasto-plastico realizzato con polimeri di elevata qualità costituenti il supporto e microsfere di ceramica o vetro immerse con aggregati antiscivolo in una resina ad alto grado di bianco ed elevata resistenza all’usura.
56.3.3. - REQUISITI DI ACCETTAZIONE
Il materiale dovrà rispondere ai seguenti requisiti:
56.3.3.1. - Applicazione di margine sinistro
• Spessore: ≤ 1,5 mm
• Colore: i colori dei laminati elasto-plastici devono rientrare, per tutta la loro vita funzionale, all'interno delle regioni determinate dai vertici delle coordinate di cromaticità, riportate nella tab. 56.1.1., come previsto nella norma UNI EN 1436, appendice C.
Vertici | 1 | 2 | 3 | 4 | |
S. O. bianca | X | 0.355 | 0.305 | 0.285 | 0.335 |
Y | 0.355 | 0.305 | 0.325 | 0.375 |
Illuminante normalizzato D65 (ISO/CIE 10526)
Geometria di lettura: 45°/0°; illuminazione (45 ± 5)° e misurazione a (0 ± 10)°
Tabella 56.1.1. – Caratteristiche delle strisce poste al margine sinistro
• Retroriflettenza mcd/lux * m2: ≥ 350
• Distanza d’osservazione : 30 m
• Angolo d’osservazione α 2,29°
• Angolo d’illuminamento ε: 1,24°
• Antisdrucciolo : ≥ 50 srt (British Portable Skid Resistance Tester)
• Microsfere ancorate alla resina
• Indice di rifrazione ≥ 1,7
56.3.3.2. - applicazioni di margine destro e tratteggio frecce e scritte
Il prodotto dovrà presentare una geometria a rilievo tale da consentire un’elevata visibilità in qualunque condizione ambientale come in caso di pioggia. Spessore: ≤ 2,5 mm
Colore: I colori dei laminati elastoplastici devono rientrare, per tutta la loro vita funzionale, all'interno delle regioni determinate dai vertici delle coordinate di cromaticità, riportate nella tab. 56.1.2., come previsto nella norma UNI EN 1436, appendice C.
Vertici | 1 | 2 | 3 | 4 | |
S. O. bianca | X | 0.355 | 0.305 | 0.285 | 0.335 |
Y | 0.355 | 0.305 | 0.325 | 0.375 |
Illuminante normalizzato D65 (ISO/CIE 10526)
Geometria di lettura: 45°/0°; illuminazione (45 ± 5)° e misurazione a (0 ± 10)°
Tabella 56.1.2. – Caratteristiche delle strisce poste al margine sinistro
Retroriflettenza mcd/lux * m2: ≥ 550
Distanza d’osservazione : 30 m
Angolo d’osservazione α: 2,29°
Angolo d’illuminamento ε: 1,24°
Antisdrucciolo: ≥ 50 srt (British Portable Skid Resistance Tester) Microsfere ancorate alla resina
Indice di rifrazione ≥ 1,7
56.3.4. - POSA IN OPERA
La posa in opera del laminato elastoplastico autoadesivo dovrà essere effettuata con idonea attrezzatura sulla pavimentazione appena realizzata ad addensamento non ancora completamente ultimato e con temperatura compresa tra i 50° C e 70° C.
La posa potrà essere effettuata, se ordinato dalla D.L., anche su pavimentazione da tempo realizzata riscaldando la superficie d’incasso con idonea attrezzatura munita di lampade a raggi infrarossi in grado di riscaldare il supporto alle temperature sopra indicate.
L’attrezzatura per la posa delle strisce, preventivamente accettata dalla D.L., dovrà essere automatica e semovente con velocità di posa adeguata a quella della vibrorifinitrice dotata di puntatore regolabile, rulli di trascinamento del laminato e lame da taglio, per eseguire un lavoro a perfetta regola d’arte soprattutto per quanto concerne gli allineamenti, dimensioni tratteggi e larghezze.
L’incasso dovrà essere realizzato con un idoneo rullo a ruote metalliche di idoneo peso preventivamente accettato dalla D.L. Frecce, scritte e zebrature saranno posate manualmente.
56.3.5. - DURATA, GARANZIE E PENALI
Tutti i materiali impiegati dovranno essere riconosciuti idonei dalla Direzione Lavori; l’Impresa resta comunque totalmente responsabile della riuscita del lavoro.
I materiali da impiegare nelle lavorazioni, devono essere forniti da Produttori che dimostrino la disponibilità di un efficiente sistema per il controllo qualitativo della produzione. Certificazione di Qualità ISO 9000
L'impresa stessa o i propri fornitori, ai sensi della Circolare n. 2357 del 16.5.1996 del Ministero dei Lavori Pubblici e successive modifiche ed integrazioni e conformemente alle Norme EN ISO 9002/94, realizzeranno la fornitura dei materiali occorrenti come prescritto dalle norme tecniche predisposte dalla stazione appaltante e secondo i criteri che assicurano la qualità ai sensi della Circolare medesima.
La qualità dei materiali dovrà essere comunque verificata tutte le volte che la Provincia lo riterrà necessario ed in qualsiasi fase della produzione e/o realizzazione dei lavori.
Nel caso che i materiali dovessero risultare diversi da quelli dichiarati, l’Impresa provvederà a sua cura e spese alla completa sostituzione del materiale non idoneo anche se già posto in opera.
La durata del materiale in strada non dovrà essere inferiore a 6 anni.
Nel caso che, per motivi dipendenti dalla qualità del laminato si dovessero verificare distacchi, ammaloramenti o rotture delle strisce di segnaletica l’Impresa è tenuta alla sostituzione immediata delle parti ammalorate.
I valori di retroriflettenza misurati con attrezzatura portatile in sito o con attrezzatura ad alto rendimento (tipo Ecodyn), che utilizzino la geometria stabilita dalla UNI EN 1436, appendice B, dovranno alla partenza avere i valori indicati ai punti 8.2.10. e 8.3.3.; al di sotto di dette tolleranze si applicheranno detrazioni pari al 10% del prezzo totale.
Nei 6 anni di garanzia il valore di retroriflessione non dovrà mai scendere al di sotto di 100 mcd lux-1 m2., ed il valore di antisdrucciolo non dovrà mai scendere al di sotto dei 50 SRT, pena il rifacimento gratuito dei tratti sotto i valori indicati.
La segnaletica orizzontale e verticale sarà realizzata conformemente e nel rispetto delle disposizioni tecnico-normative del Nuovo Codice della Strada (D.Lgs.. n. 285/1992 del 30 Aprile 1992) e del relativo Regolamento di Attuazione (D.P.R.n.495/1992 del 16 Dicembre 1992) e successive modifiche ed integrazioni.
Articolo 57 MISURAZIONE DEI LAVORI
Le quantità dei lavori e delle provviste saranno determinate con metodi geometrici, a numero o a peso, in relazione a quanto previsto nell'Elenco Prezzi.
Saranno liquidate quantità maggiori di quelle fissate dal progetto, solo quando la D.L. ne abbia ordinato l'impiego.
Le misure, prese in contraddittorio durante l’esecuzione dei lavori, saranno riportate su appositi libretti che saranno firmati da incaricati dalla D.L. e dall'Impresa.
57.1. SCAVI E RILEVATI
La misurazione degli scavi e dei rilevati verrà effettuata con il metodo delle sezioni ragguagliate. All'atto della consegna dei lavori, l'Impresa eseguirà, in contraddittorio con la Direzione dei Lavori, il controllo delle quote delle sezioni trasversali e la verifica delle distanze fra le sezioni stesse. In base a tali rilievi ed a quelli da praticarsi ad opere finite od a parti di essa, purché finite, con riferimento alle sagome delle sezioni tipo ed alle quote di progetto, sarà determinato il volume degli scavi e dei rilevati eseguiti per la sede stradale. Analogamente si procederà per le altre opere fuori della medesima sede.
Tutti gli scavi necessari per la formazione dei piani di posa saranno valutati a misura con i Prezzi Unitari di Elenco, relativi agli scavi di sbancamento.
L'onere relativo al taglio delle piante, all’estirpazione delle ceppaie, delle radici, degli arbusti etc. ed il riempimento delle buche risultanti dall'estirpamento delle radici delle piante, è compreso e compensato nei prezzi relativi agli scavi di sbancamento.
Sarà obbligo dell'Appaltatore, escluso qualsiasi compenso, di dare ai rilevati durante la loro costruzione, quelle maggiori dimensioni richieste dall'assestamento delle terre, affinché all'epoca del collaudo i rilevati eseguiti abbiano dimensioni non inferiori a quelle prescritte.
Fa parte della formazione del rilevato oltre la profilatura delle scarpate e delle banchine e dei cigli e la costruzione degli arginelli, se previsti, il ricavare nella piattaforma, all'atto della costruzione e nel corso della sistemazione, il cassonetto di dimensione idonea a ricevere l'ossatura di sottofondo e la massicciata.
Nello scavo di sbancamento è compreso l'onere della sagomatura del fondo e delle pareti, per la formazione del cassonetto stradale con le quote e le pendenze indicate in progetto.
Gli scavi subacquei saranno valutati a partire dal piano orizzontale a quota di 0,20 mt. sotto il livello normale delle acque stabilitosi senza emungimento dei cavi.
57.1.1. SCAVI DI SBANCAMENTO E DI FONDAZIONE
Tutti i materiali provenienti dagli scavi sono di proprietà dell'Amministrazione appaltante. L'Impresa potrà usufruire dei materiali stessi, sempre che vengano riconosciuti idonei dalla Direzione dei Lavori ma, limitatamente ai quantitativi necessari all'esecuzione delle opere appaltate e per quelle categorie di lavoro di cui è stabilito il Prezzo di Elenco con materiali provenienti dagli scavi.
Quando negli scavi, in genere, si fossero passati i limiti assegnati, non solo non si terrà conto del maggior lavoro eseguito, ma l'Impresa dovrà, a sue spese, rimettere in sito le materie scavate in più, o comunque provvedere a quanto necessario per assicurare la regolare esecuzione delle opere.
Il prezzo relativo agli scavi in genere, da eseguirsi con le modalità prescritte, comprende tra gli oneri particolari:
- il taglio delle piante, l'estirpazione delle ceppaie, radici, arbusti etc. ed il loro trasporto in aree messe a disposizione della Direzione dei Lavori; lo scavo, il trasporto e lo scarico dei materiali a rifiuto, a reimpiego od a deposito entro il territorio comunale, la perfetta profilatura delle scarpate e dei cassonetti anche in roccia; gli esaurimenti di acqua negli scavi di sbancamento.
Qualora per la qualità del terreno, o per qualsiasi altro motivo, fosse necessario puntellare, sbadacchiare e armare le pareti degli scavi, l'Impresa dovrà provvedere, a sue spese ed adottare tutte le precauzioni necessarie per impedire smottamenti e franamenti.
Nessun compenso spetterà all'Impresa per il mancato recupero, parziale o totale, del materiale impiegato in dette armature e sbadacchiature e così pure se le condizioni locali richiedessero che gli scavi, anche di sbancamento, siano da eseguirsi "a campione".
Nel caso degli scavi in terra, solo i trovanti rocciosi o fondazioni di murature aventi singolo volume superiore a mc. 1, se rotti, verranno compensati con i relativi Prezzi di Elenco ed il loro volume sarà detratto da quello degli scavi in terra.
Gli scavi di fondazione saranno computati per un volume uguale a quello risultante dal prodotto dell'area di base delle murature di fondazione per la loro profondità, misurata a partire dal piano dello scavo di sbancamento.
Gli scavi di fondazione potranno essere eseguiti, ove ragioni speciali non lo vietino, anche con pareti a scarpa, ma in tal caso non sarà pagato il maggior volume, né il successivo riempimento a ridosso delle murature che l'Impresa dovrà eseguire a propria cura e spese.
Al volume di scavo per ciascuna classe di profondità indicata nell'Elenco Prezzi, verrà applicato il relativo prezzo e sovrapprezzo.
Gli scavi di fondazione saranno considerati scavi subacquei e compensati con il relativo sovrapprezzo, solo se eseguiti a profondità maggiore di cm. 20 dal livello costante a cui si stabilizzano le acque.
Nel prezzo degli scavi di fondazione è sempre compreso l'onere del riempimento dei vuoti attorno alla muratura.
57.1.2. RILEVATI
L'area delle sezioni di rilevato verrà computata rispetto al piano di campagna di prima pianta, con l'aggiunta dell'area corrispondente al materiale asportato per la formazione del piano di posa, ma senza tener conto del cedimento da questo subito, per effetto della compattazione meccanica o per naturale assestamento, né della riduzione di volume che il materiale riportato subirà, rispetto al volume che occupava nel sito di scavo, oppure allo stato sciolto, a seguito della compattazione meccanica.
Qualora l'Impresa superasse le sagome fissate dalla Direzione dei Lavori, il maggiore rilevato non verrà contabilizzato e l'Impresa, se ordinato dalla Direzione dei Lavori, rimuoverà, a sua cura e spese, i volumi di terra riportati o depositati in più provvedendo, nel contempo, a quanto necessario per evitare menomazioni alla stabilità dei rilevati accettati dalla Direzione dei Lavori.
I prezzi relativi ai rilevati saranno applicati anche per la formazione degli arginelli in terra.
L'onere della frantumazione dei materiali provenienti da scavi di sbancamento o di fondazione in roccia o da scavi in galleria, onde ottenere la pezzatura prevista per il loro reimpiego a rilevato, è compreso e compensato con i prezzi relativi allo scavo di sbancamento ed allo scavo di fondazione in roccia da mina ed allo scavo in galleria.
Qualora l'Impresa, per ragioni di propria convenienza, non ritenesse opportuno procedere alla frantumazione di tali materiali, previo ordine scritto della Direzione dei Lavori, potrà portare a rifiuto i materiali rocciosi e sostituirli con un uguale volume di materiali provenienti da cave di prestito appartenenti al gruppo A1 (classifica C.N.R. UNI 10006) i quali ultimi, però verranno contabilizzati come materiali provenienti dagli scavi.
Il volume V di materiali provenienti da cava di prestito, sarà dedotto convenzionalmente in base al seguente conteggio:
V = Vr - Vs + Vni + Vmu dove:
Vr = volume totale dei rilevati contabilizzati per l'intera lunghezza del lotto;
Vs = volume degli scavi di sbancamento, di fondazione ed in galleria contabilizzati per l'intera lunghezza del lotto;
Vni = volume delle terre provenienti dagli scavi, ritenute non idonee dalla Direzione dei Lavori per l'impiego in rilevato; Vmu = volume dei materiali (pietrame, misti granulari, detriti di cava, sabbia etc.) utilizzati per altri lavori.
Soltanto al volume V così ricavato, sarà applicato il prezzo relativo alla fornitura di materiali idonei provenienti da cave di prestito per la formazione dei rilevati.
Qualora l'Impresa, per la formazione dei rilevati, ritenga di sua convenienza, portare a rifiuto materiali provenienti dagli scavi della sede stradale e riconosciuti idonei dalla Direzione dei Lavori, sostituendoli con materiali provenienti da cave di prestito, per il volume corrispondente a questi ultimi materiali, non verrà applicato il prezzo relativo alla fornitura di materiali provenienti da cave di prestito per la formazione dei rilevati.
57.2. MASSICCIATA
La ghiaia, il pietrisco ed in genere tutti i materiali per massicciate stradali, si valuteranno a metro cubo, con i Prezzi di Elenco relativi.
Normalmente la misura dovrà effettuarsi prima della posa in opera, il pietrisco o la ghiaia verranno depositati in cumuli regolari e di volume il più possibile uguale, lungo la strada, oppure in cataste di forma geometrica; la misurazione, a scelta della Direzione dei Lavori, verrà fatta o con canne metriche, oppure col mezzo di una cassa senza fondo, parallelepipedo, che avrà le dimensioni di metri 1,00 x 1,00 x 0,50.
All'atto della misurazione, sarà facoltà della Direzione dei Lavori di dividere i cumuli in tante serie, ognuna di un determinato volume e di scegliere, in ciascuna serie, uno o più cumuli da misurare come campioni.
Il volume minore dei cumuli misurati, sarà applicato a tutti quelli della serie e se l'Appaltatore avrà mancato all'obbligo dell'uguaglianza dei cumuli, dovrà sottostare al danno che per avventura gli potesse derivare da tale applicazione.
Tutte le spese di misurazione, comprese quelle della fornitura, trasporto della cassa e quelle per lo spanditura dei materiali, saranno a carico dell'Appaltatore e compensate con i Prezzi di Elenco della ghiaia e di pietrisco.
Quanto sopra vale anche per i rimanenti materiali di massicciata, ghiaia e pietrisco di piccole dimensioni che potessero occorrere per le banchine di marciapiedi, piazzali ed altro e per il sabbione a consolidamento della massicciata, nonché per le cilindrature, bitumature, quando la fornitura non sia compresa nei prezzi di questi lavori e per qualsiasi altro scopo.
Potrà anche essere disposta la misura in opera con particolari norme e prescrizioni.
57.3. CILINDRATURA DI MASSICCIATA E FONDAZIONE
Il lavoro di cilindratura di massicciate con rulli compressore a trazione meccanica, sarà pagato in ragione di metro cubo di pietrisco cilindrato, qualunque sia la larghezza della striscia da cilindrare e salvo diversa disposizione in Elenco Prezzi.
57.4. FONDAZIONI IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO
Anche per queste voci, la misurazione è prevista a metro cubo di opera finita e salvo diversa disposizione in Xxxxxx Xxxxxx.
57.5. TRATTAMENTI SUPERFICIALI E PAVIMENTAZIONI
I trattamenti superficiali, le penetrazioni, i manti di conglomerato, le pavimentazioni cementizie ed in genere, qualunque tipo di pavimentazione di qualsiasi spessore, verranno di norma misurati in ragione di superficie, intendendosi tassativi gli spessori prescritti e, nel relativo Prezzo Unitario, sarà compreso ogni magistero e fornitura per dare il lavoro completo con le modalità a norme indicate.
Per i conglomerati, ove l'Elenco lo prescriva, la misurazione sarà fatta a peso od a volume.
Articolo 58 MOVIMENTI DI MATERIE
58.1GENERALITÀ E DEFINIZIONI
Il corpo stradale è il solido altimetricamente compreso tra il piano di campagna e il piano viabile. Al di fuori dei tratti occupati da opere d’arte maggiori (ponti, viadotti e gallerie), il corpo stradale si realizza attraverso movimenti di materie con la costruzione di rilevati e l’apertura di trincee.
Il rilevato è la porzione del corpo stradale altimetricamente compresa tra il suo piano di posa (di norma complanare a quello di campagna) e quello di posa della sovrastruttura stradale.
Il corpo del rilevato è la porzione di rilevato altimetricamente compresa tra il suo piano di posa e il piano di posa del sottofondo.
Il sottofondo è lo strato di materiale (tradizionalmente terroso) costituente il fondo di uno scavo o la parte superiore di un rilevato, avente caratteristiche atte a costituire adeguato appoggio alla sovrastruttura; tale deve considerarsi il materiale sino ad una profondità alla quale le azioni indotte dai carichi mobili sono apprezzabili ed influenti sulla stabilità dell'insieme (di solito dell'ordine di 100 cm).
Nei movimenti di materiali si distinguono le seguenti lavorazioni:
• lo smacchiamento generale (taglio di alberi arbusti e cespugli, estirpazioni delle radici), nonché lo scoticamento e la rimozione del terreno vegetale (o a rilevante contenuto di sostanze organiche);
• gli scavi di sbancamento per l'apertura della sede stradale in trincea, per la predisposizione dei piani di appoggio dei rilevati e per le opere di pertinenza stradali;
• gli scavi a sezione ristretta per l'impianto di opere d'arte, gli scavi subacquei, le demolizioni, gli scavi in roccia;
• la formazione dei rilevati, compreso lo strato superiore di questi su cui poggia la pavimentazione stradale (sottofondo).
Per la costruzione dei rilevati e dei sottofondi è consentito l’impiego sia di materiali naturali, sia di materiali riciclati provenienti da attività di costruzione o demolizione o di scarto di processi industriali trattati in impianto di lavorazione ai sensi del D.M. 5 febbraio 1998. I materiali riciclati possono essere miscelati tra loro e anche con terre naturali.
L’adozione di tecnologie, materiali e prodotti di tipo innovativo, diversi dalle terre, può essere prevista nel progetto; in questi casi, per la qualificazione e i controlli dei materiali, l’Impresa deve attenersi alle specificazioni di progetto.
In presenza di esigenze tecniche particolari, l’Impresa può anche proporre l’impiego di materiali non previsti espressamente in progetto, ma sempre nel rispetto del quadro economico. In questo caso i materiali devono essere sottoposti, prima del loro impiego, ad adeguate verifiche e, se necessario, a prove di laboratorio per accertarne l’idoneità alla particolare utilizzazione prevista, secondo le specifiche indicate nei paragrafi seguenti. Gli oneri delle prove e delle verifiche sono a totale ed esclusivo carico dell’Impresa.
58.2 PIANIFICAZIONE DEI LAVORI
Con riferimento alla verifica del progetto ed alle lavorazioni per la formazione del corpo stradale in trincea ed in rilevato, l’Impresa deve presentare, per l’approvazione da parte della Direzione Lavori, un programma dettagliato dei movimenti di materia, indicando le fonti di approvvigionamento dei materiali, le discariche e i siti di deposito, nonché eseguire un’indagine conoscitiva sulle più idonee modalità di esecuzione dei relativi lavori basata su determinazioni sperimentali di laboratorio e su prove in vera grandezza.
Detta indagine si articola di norma come segue:
• rilievo geometrico diretto dell'andamento morfologico del terreno in corrispondenza delle sezioni di progetto e di altre eventuali sezioni intermedie integrative;
• rilievo, attraverso pozzetti stratigrafici, dello spessore di ricoprimento vegetale;
• identificazione della natura e dello stato delle terre (provenienti dalle zone di scavo e dalle cave di prestito) o dei materiali riciclati per la valutazione dell'attitudine al particolare impiego, prevedendo le prove di laboratorio di cui ai seguenti paragrafi.
Tenuto conto dei risultati dell’indagine, l’Impresa predispone i seguenti documenti da sottoporre all’approvazione della Direzione Lavori con congruo anticipo rispetto all’inizio delle lavorazioni:
− Piano dettagliato della sperimentazione in vera grandezza (campo prove);
− Piano particolareggiato delle lavorazioni di movimenti di materie.
58.2.1 DISCARICHE E LUOGHI DI DEPOSITO
Le materie provenienti dagli scavi e non utilizzate per la costruzione dei rilevati, per i riempimenti ed i ricoprimenti devono essere portate a rifiuto nelle discariche individuate in progetto ovvero nel rispetto delle leggi e dei regolamenti locali, in aree che l’Appaltatore può proporre, in aggiunta o in variante di queste, previa autorizzazione del Direttore dei Lavori e degli Enti preposti alla tutela del territorio.
Si deve in ogni caso evitare che le materie depositate possano arrecare danni (sia nel breve che nel lungo termine) alle opere realizzate ed alle proprietà limitrofe, come pure essere causa d’instabilità dei terreni adiacenti ed ostacolo al libero deflusso delle acque.
In relazione alle cubature da conferire a discarica (ed eventualmente anche da mettere a deposito provvisorio), in siti non previsti o non esaurientemente trattati in progetto, l’Appaltatore è tenuto a produrre:
- gli studi di stabilità e d’integrazione ambientale della discarica, particolarmente per quanto riguarda l’idrologia superficiale e profonda e l’impatto paesaggistico;
- le autorizzazioni rilasciate dagli Enti competenti in materia, in accordo alle norme ed ai regolamenti vigenti, come pure quelle relative all’occupazione dei terreni, da parte dei proprietari.
In linea generale i materiali idonei provenienti dagli scavi devono essere utilizzati immediatamente, senza far ricorso a luoghi di deposito provvisori.
Nel caso in cui le materie provenienti dagli scavi dovessero essere temporaneamente accantonate, per essere utilizzate successivamente nei riempimenti di cavi, rinterri, eccetera, esse possono essere depositate nell’ambito del cantiere o in luoghi tali da non provocare danni a persone e cose ed intralci al traffico.
I luoghi di deposito della terra vegetale da utilizzarsi per il ricoprimento delle scarpate e per la realizzazione di opere in verde, in particolare, debbono essere sistemati in modo da evitare venute e ristagni d’acqua, capaci di impedire l’ossigenazione della terra stessa. I cumuli di terra vegetale disposti con scarpate generalmente di 3/2, non devono superare l’altezza di 3,00 metri, particolarmente nel caso in cui il piano d’impiego preveda attese superiori di più di sei mesi.
Nella sistemazione dei depositi di terra vegetale, inoltre, l’Impresa ha l’obbligo:
- di utilizzare modalità operative e mezzi idonei ad evitare ogni costipamento ed assestamento della terra;
- di mantenere i depositi provvisori esenti da vegetazione indesiderata, procedendo alla falciatura delle erbe infestanti, prima della fioritura, ovvero al diserbamento, anche mediante l’impiego di diserbanti, se accettati dalla Direzione dei Lavori in relazione al loro rischio ambientale.
L’Impresa deve produrre, anche per le cave di deposito temporaneo e permanente, se necessario a modifica o integrazione del progetto, calcoli geotecnici ed elaborati di controllo e salvaguardia ambientale, in analogia a quanto sarà illustrato per le cave di prestito.
58.2.2 CAVE DI PRESTITO
Per le cave di prestito messe a disposizione dalla Stazione appaltante, le aree da cui devono prelevarsi i materiali sono consegnate all’Appaltatore in occasione della consegna dei lavori (ovvero di verbale parziale, se è disposta una consegna frazionata).
Per l’occasione possono essere specificate le particolari modalità previste in progetto e che l’Impresa deve rispettare in ordine:
- ad eventuali condizioni particolari di prelievo del materiale (estrazione in acqua, a strati suborizzontali o frontali, uso o meno di mine);
- alla regolamentazione in materia d’ambiente, d’inquinamento atmosferico ed acustico, di sicurezza dell’esercizio;
- alle condizioni di stoccaggio del materiale cavato;
- alle opere provvisorie e finalizzate al deflusso delle acque;
- alle vie di accesso (viabilità interessata e piste di servizio);
- al ripristino dei luoghi dopo l’esercizio (ricucitura vegetazionale e modellazione morfologica, ripristini di pavimentazioni, ecc.).
Per le cave di prestito proposte dall’Appaltatore, o individuate sotto la sua responsabilità, in difformità del progetto, ovvero nel caso in cui il progetto ne lasci l’onere all’esecutore, la soluzione deve essere da questo sottoposta all’approvazione del Direttore dei Lavori, provvedendo a corredare la richiesta di:
-indagini preliminari con prove di laboratorio finalizzate alla valutazione dell’attitudine all’impiego
- valutazione delle cubature estraibili;
- modalità di esercizio come sopra specificato;
- benestare del proprietario del suolo allo sfruttamento.
58.2.3 IMPIANTI DI PRODUZIONE DI MATERIALI RICICLATI
58.2.3.1 Requisiti degli impianti di produzione
Per il presente articolo e per tutte le lavorazioni con materiali riciclati, per tutto quanto non esposto nel presente Capitolato, si farà riferimento al Capitolato Speciale di Appalto tipo a carattere prestazionale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione della Regione Toscana (approvato con D.G.R.T. n. 337 del 15/05/2006).
Gli impianti di produzione di inerti riciclati devono essere qualificati dalla Direzione Lavori per stabilirne l'idoneità alla fornitura del materiale, nonché la rispondenza alle prescrizioni metodologiche del processo di cui al punto 7.1.3 del D.M. 05/02/98 –Allegato1.
Le modalità di trattamento e di miscelazione dei residui delle attività dalle quali viene generato l'aggregato possono influire notevolmente sulla qualità del prodotto finale.
Per ottenere con maggiore certezza costanti risultati in opera, il materiale da riciclo deve mantenere elevati livelli di costanza granulometrica e di composizione. Questo risultato può essere raggiunto qualora gli impianti di produzione di inerti riciclati siano organizzati in modo tale da:
a) consentire il controllo della qualità dei materiali in arrivo, per una verifica delle caratteristiche e dell'idoneità all'utilizzo;
b) essere dotati di zone debitamente attrezzate e delimitate per lo stoccaggio provvisorio del materiale, eventualmente suddiviso per tipologie (calcestruzzi, macerie, conglomerati bituminosi, sfridi, scarti industriali, ecc.);
c) consentire l'alimentazione dell'impianto di trattamento mediante mezzo meccanico (per esempio una pala gommata), evitando che lo stesso venga alimentato direttamente dagli autocarri in arrivo;
d) consentire, in uscita dalla tramoggia di alimentazione, il controllo qualitativo dei materiali con eventuale esclusione dal ciclo produttivo del materiale non idoneo e/o pericoloso ed invio, tramite un by-pass, ad uno stoccaggio separato;
e) consentire una prima vagliatura, mediante vibrovaglio, per l'eliminazione della frazione fine, e il convogliamento del materiale nella camera di frantumazione del mulino, in modo da avere la riduzione granulometrica dei detriti ed il perfetto distacco delle armature di acciaio dal calcestruzzo;
f) consentire l'individuazione di sostanze pericolose e/o nocive;
g) essere dotato di un deferrizzatore primario per l'eliminazione degli elementi ferrosi e di un secondo deferrizzatore, posto più vicino al nastro, in grado di eliminare anche le parti metalliche minute eventualmente sfuggite al primo deferrizzatore;
h) consentire la separazione automatica, anche in più stadi, delle frazioni di materiale non idoneo (carta, residui di legno, frazioni leggere, ecc.) che devono essere convogliate in appositi contenitori;
i) essere dotato di un vibrovaglio, per la selezione delle diverse frazioni granulometriche. Per garantire la costanza della qualità del prodotto, a prescindere dalle tipologie in alimentazione, gli impianti devono essere strutturati in modo tale da consentire la compensazione di carenze o eccedenze di frazioni granulometriche (dovute al tipo di materiale immesso nel ciclo); ciò, mediante la predisposizione di adeguate stazioni di vagliatura, in modo tale che, sul nastro trasportatore che alimenta lo stoccaggio finale del prodotto, sia presente l'intero assortimento granulometrico richiesto.
Impianti a prodotto costante
Impianti nei quali sono rispettati tutti i requisiti di cui ai precedenti punti da a) ad i) e nei quali sia mantenuto un controllo efficace sulla produzione al fine di garantirne un elevato livello di costanza granulometrica e di composizione degli inerti prodotti (vedasi anche al successivo § 58.2.3.3.).
58.2.3.2 Formazione, stoccaggio e caratterizzazione dei lotti
In relazione alla variabilità della provenienza dei materiali in arrivo all'impianto, dalla quale può conseguire una disuniformità del comportamento in opera, gli aggregati riciclati possono essere impiegati unicamente se facenti parte di lotti previamente caratterizzati. I risultati delle prove di laboratorio su campioni, da prelevare secondo le modalità di seguito indicate, sono da ritenersi rappresentativi del solo lotto sul quale è stato effettuato il campionamento.
I singoli lotti di prodotto devono essere stoccati su un piano di posa stabile, pulito, regolare e ben drenato, in modo che risultino ben separati e distinguibili gli uni dagli altri. I lotti hanno di norma dimensioni variabili da 500 a 3000 m3.
L'accumulo del materiale può avvenire, per ciascun lotto:
− in cumuli di forma conica o piramidale, costituiti per caduta dall'alto del materiale, senza particolari accorgimenti destinati ad evitare la segregazione granulometrica o a favorire la miscelazione degli apporti;
− in cumuli piatti ed estesi, a superficie superiore piana ed orizzontale e di altezza massima di 3 m; in tal caso possono essere sovrapposte partite diverse, purché la base di appoggio della partita sovrastante sia interamente interna, con adeguato margine, alla superficie superiore della partita sottostante. Questo tipo di accumulo di materiale è da preferire perché contribuisce a prevenire i fenomeni di segregazione che si verificano nei cumuli conici o piramidali;
− con accorgimenti e modalità distributive che consentano di garantire elevati livelli di omogeneità granulometrica e di composizione;
− in volumi predisposti per un sistema di asportazione automaticamente omogeneizzante. Eccezionalmente, un lotto può essere costituito dal solo contenuto del singolo veicolo impiegato per il trasporto.
58.2.3.3 Campionamento ai fini della caratterizzazione del prodotto
Il campionamento deve essere eseguito a cura del Personale del Laboratorio specializzato che effettua le prove sul materiale e che redige il relativo Certificato di prova.
Durante l'esecuzione delle campionature devono essere annotate e riportate in apposito Verbale di prelevamento tutte le notizie che possono concorrere a fornire utili indicazioni sulla rappresentatività dei campioni prelevati, sulla loro ubicazione e sulle condizioni dei cumuli.
Ciascun campione deve essere tenuto separato dagli altri, chiuso in un contenitore contraddistinto da etichetta chiara ed inalterabile, e poi trasportato adottando precauzioni idonee ad evitare l'alterazione delle caratteristiche del materiale, la variazione della granulometria, la segregazione e la perdita di materiale fine.
Campionamento da cumuli conici o piramidali
Quando il materiale sia disposto in cumuli costituiti per caduta dall'alto senza particolari accorgimenti, il prelievo dei campioni deve essere eseguito come segue:
− se il materiale si presenta sufficientemente uniforme, con riguardo al colore, alla distribuzione granulometrica, alla composizione o ad altre caratteristiche di immediata evidenza, si preleveranno almeno cinque campioni, ciascuno di massa minima di 50 kg, da parti diverse e a differente quota del cumulo, adottando le accortezze previste dalla Norma UNI EN 932-1 Appendice C (v. Figura 58.1. e Figura 58.2.), avendo cura di ottenere la migliore rappresentatività possibile per i differenti tempi di costituzione del cumulo;
− se nello stesso cumulo il materiale presenta evidenti sensibili disuniformità, sia di colore, sia di granulometria, sia per altri caratteri di immediata evidenza, si devono prelevare distinti campioni in corrispondenza delle notate disuniformità, in numero almeno pari alle zone di diverse caratteristiche e, comunque, non inferiori a sei.
Figura 58.1 Campionatura da cumuli conici
Figura 58.2 – Tubo di campionamento
Campionamento da cumuli piatti ed estesi
Come già indicato (v. § 58.2.3.2) l'accumulo in strati orizzontali è da preferire in quanto contribuisce a prevenire i fenomeni di segregazione che si verificano nei cumuli conici o piramidali. Il cumulo piatto ed esteso, costituente un singolo lotto, deve avere altezza massima di 3.00 m.
Individuato approssimativamente il baricentro della superficie superiore del lotto da saggiare, si eseguono i prelievi, in numero non inferiore a quello indicato nella Tabella 58-1, in punti opportunamente prescelti su una spirale avente origine nel baricentro (come esemplificato nella Figura 58.3), in modo da evidenziare eventuali disuniformità.
Ciascun campione, del peso minimo di 50 kg, deve essere rappresentativo del materiale presente in tutto lo spessore del cumulo piatto, per altezze del cumulo non superiori a 3 metri. Qualora il cumulo abbia altezze superiori a 3 metri, in ognuno dei punti di prelievo va prelevato un campione ogni 3 metri o frazione.
Tabella 58-1 - Campionatura da cumuli piatti
Volume del cumulo piatto (m3) | < 500 | 500 ÷ 1000 | 1000 ÷ 3000 |
Numero minimo di campioni | 3 | 4 | 5 |
r/Rmax | Numero di prelievi | |||
3 | 4 | 5 | ||
A | 0 | X | X | X |
AB | 0,55 | X | X | |
AC | 0,85 | X | X | |
AD | 0,72 | X | X | |
AE | 0,96 | X | X | X |
Figura 58.3 -Campionatura da cumuli piatti
Campionamento da lotti omogeneizzati in fase di formazione
Se i lotti vengono disposti in cumuli piatti ed estesi ed omogeneizzati in modo automatico durante la loro formazione, il campionamento può essere effettuato progressivamente e contestualmente alla formazione, purché si adottino sistemi automatici atti a
garantire la rappresentatività e la non alterabilità del prelievo. In tale caso il campione globale deve essere suddiviso in parti corrispondenti ad afflussi relativi al massimo a 3 metri di cumulo; ciascuna parte va poi ridotta tramite quartatura al peso minimo di circa 50 kg del campione da sottoporre a prova.
In alternativa possono essere eseguiti prelievi dopo aver terminato la formazione del cumulo, secondo la procedura più idonea tra quelle indicate nei precedenti paragrafi.
Campionamento dai veicoli impiegati per il trasporto
Qualora si renda necessario eseguire il prelievo dei campioni dai veicoli impiegati per il trasporto del materiale, si procede, per ciascun veicolo, secondo la procedura e con le cautele indicate dalla Norma UNI EN 932-1. I singoli campioni, del peso minimo di circa 50 kg devono essere tenuti separati e sottoposti alle prove separatamente.
Riduzione del numero dei prelievi da impianti a prodotto costante
Per un impianto che rispetti tutti i requisiti riportati nel precedente §58.2.3.1, ed in particolare qualora consenta di compensare carenze o eccedenze di frazioni granulometriche, dovute al materiale immesso nel ciclo, mediante la presenza di adeguate stazioni di vagliatura, in modo tale che, sul nastro trasportatore che alimenta lo stoccaggio finale del prodotto, sia presente un assortimento granulometrico costante, è consentita la riduzione del numero dei prelievi ai fini della caratterizzazione della sua produzione.
Dopo aver provveduto alla qualificazione dell'impianto di produzione di inerti riciclati, ai fini del mantenimento degli standard qualitativi dell'impianto stesso, debbono essere effettuati controlli dell'impianto ogni 20000 m3 di materiale lavorato e, comunque, almeno una volta ogni 6 mesi, da parte di un Laboratorio specializzato.
Il numero di prelievi e di prove potrà essere dimezzato se per un anno di osservazioni e per un volume sottoposto a test di almeno 3000 m3 al mese per ciascuna delle dichiarate tipologie di impiego, i risultati delle prove di caratterizzazione hanno evidenziato una costanza di risultati conformi alle specifiche.
Qualora l'impianto sia anche dotato di Laboratorio prove interno, i campioni, sempre dopo un anno di positiva e documentata sperimentazione, possono essere preparati in doppia serie a cura del Laboratorio specializzato esterno. La prima serie sarà sottoposta a prove dal Laboratorio interno; della seconda serie il Laboratorio specializzato esterno sottoporrà a prove un campione ogni 10 o frazione.
Tutti i risultati di ciascuna serie di prove eseguite nel Laboratorio interno, completi del Verbale di esecuzione del prelievo, possono essere approvati se, prescelto a caso un campione su 10, i risultati dei due Laboratori non differiscono di più della ripetibilità della singola prova 1, definita ufficialmente o, in mancanza, determinata nel corso della sperimentazione. In caso di positivo riscontro delle prove nel Laboratorio interno, le medesime avranno piena vigenza per tutto l'anno successivo, mantenendosi la cadenza annuale per i controlli comparativi da parte del Laboratorio esterno specializzato.
58.2.3.4 Accettazione per l’impiego
Con congruo anticipo rispetto all'inizio delle lavorazioni, l'Impresa dovrà presentare alla Direzione Lavori la documentazione relativa alla qualificazione dei lotti che intende impiegare, completa delle certificazioni relative alle analisi effettuate. I risultati devono essere riportati distintamente per ciascuna prova. Il lotto deve essere infine caratterizzato medianti i valori massimi e minimi ottenuti dalle determinazioni sui relativi campioni (ad esempio valore del coefficiente di abrasione "Los Angeles" secondo la Norma UNI EN 1097- 2: 35-42).
La documentazione di qualifica del materiale dovrà essere presentata per ogni lotto che si intende impiegare.
58.2.4 CAMPO PROVE PER L’IMPIEGO DEI MATERIALI
Con la sola eccezione di lavori per i quali i volumi dei movimenti di materiali siano del tutto trascurabili (come tali individuati nel Progetto approvato) e salvo diverse disposizioni della Direzione Lavori, l'Impresa è tenuta a realizzare (per ciò mettendo a disposizione della Direzione Lavori personale e mezzi adeguati) una sperimentazione in vera grandezza (campo prova), allo scopo di definire, sulla scorta dei risultati delle prove preliminari di laboratorio e con l'impiego dei mezzi effettivamente disponibili, gli spessori di stesa ed il numero di passaggi dei compattatori che permettono di raggiungere le prestazioni (grado di addensamento e/o portanza ) prescritte.
La sperimentazione in vera grandezza deve riguardare ogni approvvigionamento omogeneo di materiale che si intende utilizzare per la costruzione del corpo stradale.
Un prova preliminare di sperimentazione in vera grandezza deve obbligatoriamente essere predisposta quando l'impiego di materiali riciclati supera complessivamente il volume di 10000 m3; il campo prova deve essere comunque predisposto, anche per volumi inferiori di inerti da riciclo, quando i materiali disponibili presentino caratteristiche fisiche e comportamentali difformi dai requisiti di seguito riportati per ogni specifico impiego, o quando in progetto siano state indicate tipologie di inerti da riciclo differenti da quelle effettivamente reperibili in zona.
L'onere economico della sperimentazione in campo prove è compreso nel prezzo d'appalto e, quindi, cade a carico dell'Impresa. Il sito della prova può essere compreso nell'area d'ingombro del corpo stradale, anche in corrispondenza di un tratto di rilevato: in questo caso dopo la sperimentazione è fatto obbligo all'Impresa di demolire le sole parti del manufatto non accettabili rispetto alle prestazioni ad esse richieste nella configurazione finale.
La sperimentazione va completata prima di avviare l'esecuzione dei rilevati, per essere di conferma e di riferimento al programma dettagliato dei movimenti di materia e alle modalità delle lavorazioni; in ogni caso, se applicata a materiali diversi deve precedere, per ciascuno di essi, l'inizio del relativo impiego nell'opera. Analogamente la sperimentazione va ripetuta in caso di variazione del parco macchine o delle modalità esecutive.
A titolo orientativo, per quanto attiene alle modalità operative che dovranno essere dettagliate nel progetto presentato dall'Impresa per l'approvazione alla Direzione Lavori, si segnala che:
1 La ripetibilità di una prova è lo scarto ammissibile tra i risultati ottenuti da uno stesso operatore.
• l'area prescelta per la prova in vera grandezza deve essere perfettamente livellata, compattata e tale da presentare caratteristiche di deformabilità analoghe a quelle dei materiali in esame;
• la larghezza della stesa di prova deve risultare almeno pari a tre volte quella del rullo compattatore;
• i materiali vanno stesi in strati di spessore costante (o variabile qualora si voglia individuare lo spessore ottimale), provvedendo a compattarli con regolarità ed uniformità e simulando, durante tutte le fasi di lavoro, le modalità esecutive che poi saranno adottate nel corso dei lavori;
• per ciascun tipo di materiale e per ogni modalità esecutiva, occorre mettere in opera almeno 2 o 3 strati successivi; per ciascuno di essi vanno eseguite le prove di controllo dopo successive passate (ad esempio, dopo 4, 6, 8, passate).
Il campo prova deve essere controllato mediante la determinazione dei moduli di deformazione Md e Md' (CNR B.U. n.146/92); le misure debbono essere effettuate per ogni strato almeno in cinque punti appartenenti ad una porzione omogenea del manufatto, con interessamento in senso trasversale dell'intera piattaforma. Debbono essere, inoltre, misurati i valori della massa volumica del secco in sito (CNR B.U. n. 22/72), del contenuto d'acqua (CNR UNI 10008/63) nella porzione di materiale in vicinanza dei punti di misura del modulo di deformazione, nonché gli spessori degli strati finiti. Nel caso di impiego di inerti da riciclo , o di materiali per i quali si sospetta la presenza di componenti fragili o instabili, dovranno inoltre essere determinate le granulometrie dei campioni di materiale già costipato per un confronto con le granulometrie effettuate sugli stessi materiali prima della compattazione.
Le prove con piastra a doppio ciclo di carico (CNR B.U. n.146/92) consentiranno la determinazione del rapporto Md'/Md tra i moduli di deformazione rispettivamente al secondo ed al primo ciclo di carico. Il valore di tale rapporto potrà costituire un elemento di giudizio, da parte della Direzione Lavori, circa la qualità del costipamento ottenuto.
Nei cantieri di grande dimensione e in ogni caso in cui i controlli in corso d'opera vengano effettuati impiegando prove rapide e/o ad alto rendimento che consentono la determinazione del modulo elastico dinamico equivalente "Med", le indagini preliminari sui rilevati sperimentali sono finalizzate anche a stabilire le necessarie correlazioni tra i valori del grado di addensamento (CNR B.U. n.69/78 e CNR B.U. n.22/72) e/o dei moduli di deformazione Md e Md' (CNR B.U. n.146/92) e quelli dei moduli elastici equivalenti "E".
I risultati delle prove vanno riportati in apposito Xxxxxxx redatto dalla Direzione Lavori, che ne trae le conclusioni sull'accettazione dei materiali sperimentati, delle macchine operatrici e sulle modalità di posa in opera.
58.2.5 PIANO PARTICOLAREGGIATO DELLE LAVORAZIONI
In sostanziale aderenza alle previsioni di progetto, per il conseguimento delle prestazioni previste per i manufatti e per le loro singole parti, l'Impresa deve redigere un piano particolareggiato delle lavorazioni, che contenga:
- la specificazione della provenienza dei diversi materiali di cui si compone il corpo stradale nelle sue varie parti, corredata da un bilancio quantitativo che tenga conto delle presumibili variazioni volumetriche connesse alle operazioni di scavo e di costipamento;
- le. risorse impegnate nelle lavorazioni programmate, (mezzi, mano d'opera, personale e attrezzature del laboratorio di cantiere, ecc.), la durata e la collocazione temporale dell'impegno;
- le modalità di posa in opera di ciascun materiale, da verificare nel campo prova, in ordine a:
• spessori di stesa consentiti dai mezzi di costipamento;
• attitudine dei mezzi d'opera e, in particolare dei compattatori, ad assicurare le prescritte prestazioni;
• numero di passate e velocità media di avanzamento dei mezzi costipanti;
• le prevalenti condizioni di umidità naturale dei materiali impiegati all'atto della posa in opera, in relazione alle quali sono dettagliati nel piano gli eventuali procedimenti di umidificazione, deumidificazione, correzione e/o stabilizzazione;
− le modalità esecutive delle operazioni propedeutiche e collaterali alla posa in opera: umidificazione, deumidificazione, sminuzzamento, mescolamento, correzione, stabilizzazione, spargimento;
− la programmazione e la progettazione delle opere di supporto all'esecuzione delle lavorazioni: piste provvisorie, raccordi alla viabilità di accesso al cantiere di lavoro, piazzali di deposito provvisorio;
− eventuali integrazioni o modifiche del progetto per apertura, coltivazione e recupero ambientale delle cave di prelievo e dei siti di deposito, opere di sostegno provvisorio degli scavi, di drenaggio e di difesa dalle acque;
− le modalità di recupero ambientale, di ricopertura di realizzazione di opere in verde a protezione dei pendii dalle erosioni superficiali.
Ogni proposta di variazione del piano particolareggiato dei lavori che si rendesse utile o necessaria in corso d'opera deve essere motivatamente presentata al Direttore dei Lavori e da questi tempestivamente esaminata.
La suddetta programmazione è anche condizione indispensabile per la gestione del cantiere in regime di controllo di qualità della prestazione, ai sensi delle Norme UNI EN ISO serie 9000.
58.3 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
58.3.1 MATERIALI SCIOLTI NATURALI
Tabella 58-2 Classificazione dei materiali sciolti naturali
Classificazione Generale | Terre ghiaio-sabbiose Xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 UNI 2332 ≤ 35% | Terre limo-argillose Xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 UNI 2332 > 35% | Torbe e terre organiche palustri | ||||||||||
Gruppo | A1 | A3 | A2 | A4 | A5 | A6 | A7 | A8 | |||||
Sottogruppo | A 1-a | A 1-b | A 2-4 | A 2-5 | A 2-6 | A 2-7 | A 7-5 | A 7-6 | - | ||||
Analisi granulometrica xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx: | |||||||||||||
0 UNI 2332 % | ≤ 00 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - |
0,0 UNI 2332 % | ≤ 30 | ≤ 50 | > 00 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | - |
0,000 XXX 0000 % | ≤ 15 | ≤ 25 | ≤ 10 | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 | > 35 | > 35 | > 35 | > 35 | > 35 | - |
Caratteristiche della xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,0 UNI 2332 | |||||||||||||
Limite liquido | - | - | - | ≤ 40 | > 40 | ≤ 40 | > 40 | ≤ 40 | > 40 | ≤ 40 | > 40 | > 40 | - |
Indice diplasticità | ≤ 6 | ≤ 6 | N.P. | ≤ 10 | ≤ 10 | > 10 | > 10 | ≤ 10 | ≤ 10 | > 10 | > 10 (IP≤LL-30) | > 10 (IP>LL-30) | - |
Indice digruppo | 0 | 0 | 0 | ≤ 4 | ≤ 8 | ≤ 12 | ≤ 16 | ≤ 20 | - |
Tali materiali possono derivare sia dalla scomposizione di formazioni naturali di terreni o di rocce lapidee in quelle zone in cui il progetto prevede lo sviluppo del solido stradale in trincea, sia dall’estrazione da cave di prestito. Si possono utilizzare per la costruzione di corpi stradali in rilevato, per riempimenti, bonifiche ecc. Qualora risultassero quantitativamente eccedenti rispetto alle necessità o qualitativamente non affidabili, potranno essere destinati al deposito in apposite discariche. I materiali sciolti naturali sono qualificati e classificati secondo quanto riportato nella norma CNR-UNI 10006:2002 “Costruzione e manutenzione delle strade - Tecnica di impiego delle terre”2, sintetizzata nella Tabella 58-2
L’Impresa, per ogni zona di provenienza, è tenuta a qualificare le terre da impiegare attraverso una campagna di indagine corredata dai risultati di prove di laboratorio: tale indagine dovrà essere eseguita prima d’impiegare tali materiali.
58.3.2 MATERIALI RICICLATI
58.3.2.1 Categorie di aggregati riciclati
I materiali riciclati sono classificati, secondo quanto riportato nella Norma UNI EN 13285/04, nelle seguenti categorie:
Calcestruzzi riciclati
Aggregati costituiti prevalentemente da frammenti di conglomerati cementizi, anche armati, provenienti da demolizioni di opere in cemento armato, dagli scarti dell'industria di prefabbricazione di manufatti anche armati, da traversine ferroviarie e altri manufatti in c.a., aventi la seguente composizione:
Componenti | Percentuale in massa | |
Principale | Calcestruzzo frantumato (massa volumica >2,1 Mg/m3) e materiali litici frantumati (con esclusione di aggregati argillo-scistosi e gessosi) | ≥ 90 |
Altri | Scarti edilizi frantumati di murature, rivestimenti e allettamenti (massa volumica >1,6 Mg/m3) | ≤ 10 |
Conglomerati bituminosi frantumati | ≤ 5 | |
Contaminanti | Materiali terrosi coesivi | ≤ 1 |
Materiali organici | ≤ 0,1 |
Murature riciclate
Aggregati costituiti prevalentemente da elementi in laterizio (mattoni, piastrelle e laterizi in genere) derivanti da demolizioni edilizie di manufatti in muratura, aventi la seguente composizione:
Componenti | Percentuale in massa | |
Principale | Scarti edilizi frantumati di murature, rivestimenti e allettamenti (massa volumica >1,6 Mg/m3), calcestruzzo frantumato e materiali litici frantumati (con esclusione di | ≥ 80 |
2 Al momento della redazione del presente capitolato speciale d’appalto la norma ISO 14688-2, che dovrebbe sostituire la UNI 10006/2002 per la parte relativa ai materiali naturali, non è ancora stata recepita dalla UNI e, pertanto, per questi materiali, ci si riferisce ancora alla UNI 10006/2002.
aggregati argillo-scistosi e gessosi) | ||
Altri | Materiali granulari con massa volumica <1,6 Mg/m3 | ≤ 20 |
Conglomerati bituminosi frantumati | ≤ 5 | |
Contaminanti | Materiali non lapidei e argilla | ≤ 1 |
Materiali organici | ≤ 0,1 |
Macerie
Aggregati costituiti prevalentemente da miscele dei componenti principali che caratterizzano le categorie di aggregati "calcestruzzi riciclati" e "murature riciclate", aventi la seguente composizione:
Componenti | Percentuale in massa | |
Principali | Calcestruzzo frantumato (massa volumica >2,1 Mg/m3) e materiali litici frantumati (con esclusione di aggregati argillo-scistosi e gessosi) | ≥ 50 |
Scarti edilizi frantumati di murature, rivestimenti e allettamenti (massa volumica >1,6 Mg/m3) | ≤ 50 | |
Altri | Materiali granulari con massa volumica <1,6 Mg/m3 | ≤ 10 |
Conglomerati bituminosi frantumati | ≤ 5 | |
Contaminanti | Materiali non lapidei e argilla | ≤ 1 |
Materiali organici | ≤ 0,1 |
Materiali da demolizioni stradali
Aggregati costituiti prevalentemente da materiali derivanti dalla demolizioni di sottofondi e sovrastrutture stradali, aventi la seguente composizione:
Componenti | Percentuale in massa | |
Principali | Materiali per pavimentazioni stradali, incluso calcestruzzo frantumato, aggregati non legati e aggregati legati con leganti idraulici frantumati | ≥ 90 |
Conglomerati bituminosi frantumati | ≤ 30 | |
Contaminanti | Materiali non lapidei e argilla | ≤ 1 |
Materiali organici | ≤ 0,1 |
Cenere residua di inceneritore
Aggregati costituiti prevalentemente materiale granulare a componenti minerali, aventi la seguente composizione:
Componenti | Percentuale in massa | |
Principale | Materiale granulare con base minerale, inclusi vetro, ceramica, scorie d'altoforno, ecc. | ≥ 90 |
Altri | Ferro e altri metalli | ≤ 5 |
Contaminanti | Materiale non incenerito | ≤ 6 |
Materiali organici | ≤ 5 | |
Cenere volante di inceneritore | Assente |
L’intrinseca variabilità di provenienza dei materiali che compongono gli aggregati riciclati impone di caratterizzarli qualificandoli per lotti omogenei , allo scopo di evitare disuniformità di comportamento dopo la messa in opera (§58.2.3.2).
58.3.2.2 Composizione delle miscele
La composizione delle miscele contenenti aggregati riciclati deve essere determinata mediante separazione visiva, utilizzando le modalità sperimentali riportante in Appendice A della Norma UNI EN 13285 e deve essere conforme, per ciascuna delle categorie di cui sopra, alla relativa composizione.
I materiali C&D da utilizzare nelle opere previste nel presente Capitolato potranno essere ottenuti impiegando o materiali appartenenti ad una sola delle categorie di cui sopra oppure miscelando in opportune proporzioni materiali appartenenti a categorie diverse con eventuali integrazioni di materiale naturale, nel rispetto dei limiti di composizione di seguito indicati per le varie categorie di lavoro.
58.3.2.3 Requisiti chimici
I materiali riciclati debbono appartenere prevalentemente alle tipologie 7.1., 7.2., 7.11. e 7.17. del D.M. 05/02/98, n.72. Non sono ammessi materiali contenenti amianto e/o sostanze pericolose e nocive o con significativi contenuti di gesso. Pertanto, tali materiali debbono essere sottoposti ai test di cessione sul rifiuto come riportato in Allegato 3 del citato D.M. del 05/02/98, o a test equivalente di riconosciuta valenza europea (UNI 10802/2002).
Il contenuto totale di solfati e solfuri (Norma UNI EN 1744-1) deve essere ≤1 %. Se il materiale viene posto in opera a contatto con strutture in cemento armato, tale valore deve essere ≤0,5 %. Si possono accettare, solo sulla base di uno specifico studio di laboratorio, materiali con un contenuto di solfati e solfuri maggiore del limite suddetto purché vengano rispettati i limiti previsti dal citato D.M. del 05/02/98.
58.4 ESECUZIONE DEI LAVORI
58.4.1 SCAVI E DEMOLIZIONI PER LA FORMAZIONE DEL CORPO STRADALE EX NOVO
Si esaminano in questo paragrafo le lavorazioni per lo smacchiamento generale dei siti d’impianto del corpo stradale, per lo
scoticamento, per lo sbancamento e lo scavo a sezione ristretta, con o senza la presenza di falda freatica, per la demolizione di opere murarie e la scomposizione di strati rocciosi.
Gli scavi occorrenti per la formazione del corpo stradale (compresi quelli per la sistemazione del piano di posa dei rilevati e per far luogo alla pavimentazione ed alla bonifica del sottofondo stradale in trincea), nonché quelli per la formazione di cunette, fossati, passaggi, rampe e simili, sono eseguiti secondo le forme e le dimensioni riportate negli elaborati grafici di progetto ed in conformità a quanto eventualmente ordinato per iscritto dalla Direzione dei Lavori.
L’Impresa è tenuta ad adottare ogni cautela ed esattezza nel sagomare i fossi, nel configurare le scarpate ed i piani di fondazione e nel profilare i cigli della strada.
L’Appaltatore è tenuto a consegnare le trincee alle quote e secondo i piani prescritti, con scarpate ben spianate e regolari, con cigli ben tracciati e profilati; lo stesso deve procedere in modo da impedire scoscendimenti e franamenti, rimanendo obbligato, durante l’esecuzione dei lavori e fino al collaudo, alle necessarie riprese e sistemazioni delle scarpate, nonché allo spurgo dei fossi e delle cunette.
Prima dell’esecuzione delle trincee e dei rilevati, l’Impresa deve provvedere tempestivamente all’apertura di fossi anche provvisori, di eventuali canali fugatori e di quanto altro occorra per assicurare il regolare smaltimento e deflusso delle acque, nonché gli esaurimenti delle stesse, compresi gli oneri per il loro trattamento secondo le vigenti norme di legge.
Qualora, per la qualità del terreno o per qualsiasi altro motivo, fosse necessario puntellare, sbatacchiare ed armare le pareti degli scavi, l'Impresa deve provvedervi a sua cura e spese, adottando tutte le precauzioni necessarie per impedire smottamenti e franamenti; in ogni caso resta a suo carico il risarcimento per i danni, dovuti a negligenze o errori, subiti da persone e cose o dall'opera medesima.
Nel caso di franamento degli scavi è altresì a carico dell'Impresa procedere alla rimozione dei materiali ed al ripristino del profilo di scavo. Nulla è dovuto per il mancato recupero, parziale o totale, del materiale impiegato per le armature e sbatacchiature.
Nel caso che, a giudizio della Direzione Lavori, le condizioni geotecniche e statiche lo richiedano, l'Impresa è tenuta a coordinare opportunamente per campioni la successione e la esecuzione delle opere di scavo e murarie.
Qualora negli scavi in genere si fossero superati i limiti e le dimensioni assegnati in progetto, l'Impresa deve ripristinare le previste geometrie, utilizzando materiali idonei.
58.4.1.1 Smacchiamento
Nell’ambito dei movimenti di terra l’Impresa deve procedere, preliminarmente, al taglio degli alberi, degli arbusti e dei cespugli, nonché all’estirpazione delle ceppaie e delle radici.
I prodotti dello smacchiamento, salvo diversa indicazione specificamente prevista, sono lasciati a disposizione dell’Imprenditore che ha l’obbligo e la responsabilità del loro trasporto, a qualsiasi distanza, in siti appositamente attrezzati per l’incenerimento (osservando le prescritte misure di sicurezza) ovvero in discariche abilitate alla loro ricezione.
58.4.1.2 Scoticamento
Prima di dar luogo agli scavi l’Impresa deve procedere all’asportazione della coltre di terreno vegetale ricadente nell’area di impronta del solido stradale per lo spessore previsto in progetto o, motivatamente ordinato per iscritto in difformità di questo, all’atto esecutivo, dalla Direzione Lavori. Nei tratti di trincea l’asportazione della terra vegetale deve essere totale, allo scopo di evitare ogni contaminazione del materiale successivamente estratto, se questo deve essere utilizzato per la formazione dei rilevati. Parimenti, l’impresa deve prendere ogni precauzione per evitare la contaminazione con materiale inerte della terra vegetale da utilizzare per le opere a verde, procedendo, nel caso della gradonatura del piano di posa dei rilevati, per fasi successive, come indicato nell’articolo relativo a questa lavorazione.
L’Appaltatore risponde di eventuali trascuratezze nelle suddette lavorazioni che incidano sul piano di movimento di materie assentito: provvede, quindi, a sua cura e spese al deposito in discarica del materiale contaminato ed alla fornitura dei volumi idonei sostitutivi.
La terra vegetale che non venga utilizzata immediatamente deve essere trasportata in idonei luoghi di deposito provvisorio, in vista della sua riutilizzazione per il rivestimento delle scarpate, per la formazione di arginelli e per altre opere di sistemazione a verde (spartitraffico centrale e laterale, isole divisionali, ricoprimento superficiale di cave e discariche, ecc.).
I depositi provvisori di terra vegetale vanno sistemati come descritto nell’articolo 1.2.1.
Le terre ad alto contenuto organico in eccesso rispetto alle esigenze di ricopertura o contaminate, devono essere portate immediatamente a rifiuto, onde scongiurare ogni rischio di inquinamento dei materiali destinati alla formazione del corpo del rilevato. L’asportazione della terra vegetale deve avvenire subito prima dell’esecuzione dei movimenti di terra nel tratto interessato, per evitare l’esposizione alle acque piovane dei terreni denudati, sia per i tratti in rilevato (per evitare rammollimenti e perdite di portanza dei terreni costituenti il piano di posa), sia per i tratti in trincea.
58.4.1.3 Scavi di sbancamento
Sono denominati di sbancamento gli scavi occorrenti per:
- l'apertura della sede stradale, dei piazzali e delle pertinenze in trincea secondo i disegni di progetto e le particolari prescrizioni che può dare la Direzione Lavori in sede esecutiva;
- la formazione dei cassonetti, per far luogo alla pavimentazione ed all’eventuale bonifica del sottofondo stradale in trincea;
- la bonifica del piano di posa dei rilevati, ivi compresa la formazione delle gradonature previste in progetto, nel caso di terreni con pendenza generalmente superiore al 15%;
- lo splateamento del terreno per far luogo alla formazione di piani di appoggio, platee di fondazione, vespai, orlature e sottofasce;
- la formazione di rampe incassate, cunette di piattaforma;
- gli allargamenti di trincee, anche per l’inserimento di opere di sostegno, ed i tagli delle scarpate di rilevati esistenti per l’ammorsamento di parti aggiuntive del corpo stradale;
- l’impianto delle opere d’arte (spalle di ponti, spallette di briglie, muri di sostegno, ecc.) per la parte ricadente al di sopra del piano orizzontale passante per il punto più depresso del terreno naturale o di quello degli splateamenti precedentemente eseguiti ed aperti almeno da un lato, considerandosi come terreno naturale anche l’alveo dei torrenti o dei fiumi.
Inoltre, sono considerati scavi di sbancamento anche tutti i tagli a larga sezione agevolmente accessibili, mediante rampa, sia ai mezzi di scavo, sia a quelli di trasporto delle materie, a pieno carico.
In presenza di terreni sensibili all’acqua e ove si adottino procedimenti di estrazione a strati suborizzontali, le superfici di lavoro
devono presentare sufficiente pendenza verso l’esterno (generalmente non inferiore al 6%) su tutta la loro larghezza. Ciò, fino a quando non sarà raggiunto il piano di sbancamento definitivo (piano di posa della pavimentazione o piano di imposta della sottofondazione di trincea).
Quest’ultimo deve risultare perfettamente regolare, privo di avvallamenti e ben spianato secondo le pendenze previste nei disegni e nelle sezioni trasversali di progetto. Generalmente, dette pendenze debbono risultare non inferiori al 4%, per permettere un allontanamento delle acque sufficientemente rapido.
I piani di sbancamento debbono essere rullati alla fine della giornata di lavoro o, immediatamente, in caso di minaccia di pioggia.
58.4.1.4 Scavi a sezione ristretta
Per scavi a sezione ristretta si intendono quelli chiusi da pareti, di norma verticali o subverticali, riproducenti il perimetro dell'opera, effettuati al di sotto del piano orizzontale passante per il punto più depresso del terreno lungo il perimetro medesimo. Questo piano è fissato (da progetto o, in difformità, su motivato parere della Direzione Lavori) per l'intera area o per più parti in cui questa può essere suddivisa, in relazione all’accidentalità del terreno ed alle quote dei piani finiti di fondazione.
Qualunque sia la loro natura, detti scavi debbono essere spinti, su motivato ordine scritto della Direzione Lavori, a profondità maggiori di quanto previsto in progetto, fino al rinvenimento del terreno dalla capacità portante ritenuta idonea. L’eventuale approfondimento non fornisce all’Appaltatore motivo alcuno per eccezioni e domande di speciali compensi, avendo egli soltanto diritto al pagamento (a misura) del maggior lavoro eseguito, secondo i prezzi contrattualmente stabiliti in relazione alle varie profondità.
Il fondo degli scavi deve risultare perfettamente piano o disposto a gradoni, secondo i profili di progetto o secondo quanto ordinato dalla Direzione Lavori.
In ogni caso, devono essere presi provvedimenti per evitare ristagni d’acqua sull’impronta delle fondazioni delle opere d’arte, come pure convogliamenti ed immissioni di acque superficiali di ruscellamento all’interno degli scavi aperti.
Le pareti degli scavi, come già detto, sono di norma verticali o subverticali; l’Impresa, occorrendo, deve sostenerle con idonee armature e sbatacchiature, rimanendo responsabile per ogni danno a persone e cose che possa verificarsi per smottamenti delle pareti e franamenti dei cavi.
Ove ragioni speciali non lo vietino, gli scavi possono essere eseguiti anche con pareti a scarpa, con pendenza minore di quella prevista nei disegni di progetto; in tal caso, nulla è dovuto per i maggiori volumi di scavo e riempimento eseguiti di conseguenza.
L'Impresa deve provvedere al riempimento dei vuoti residui degli scavi di fondazione intorno alle murature ed ai getti, fino alla quota prevista, con materiale idoneo adeguatamente costipato con mezzi che non arrechino danno alle strutture realizzate.
Per gli scavi di fondazione si applicano le norme previste dal D.M. 11/3/1988 e ss. mm.
Resta comunque inteso che, nell'esecuzione di tutti gli scavi, l'Impresa deve provvedere, di sua iniziativa ed a sua cura e spese, ad assicurare e regolamentare il deflusso delle acque scorrenti sulla superficie del terreno, allo scopo di evitare il loro riversamento negli scavi aperti.
L’Impresa deve eliminare ogni impedimento e ogni causa di rigurgito che si opponesse al regolare deflusso delle acque, ricorrendo eventualmente all’apertura di canali fugatori.
58.4.1.5 Scavi subacquei
Gli scavi a sezione ristretta sono considerati subacquei, solo se eseguiti a profondità maggiore di 20 cm sotto il livello a cui si stabilizzano le acque eventualmente esistenti nel terreno.
Sono eseguiti con mezzi idonei all’operatività sotto battente d’acqua ovvero previo sollevamento meccanico e smaltimento delle portate.
L’allontanamento dell’acqua deve essere eseguito con i mezzi più opportuni per mantenere costantemente asciutto il fondo dello scavo; tali mezzi debbono essere sempre in perfetta efficienza, nel numero e con le portate e le prevalenze necessarie e sufficienti per garantire la continuità del prosciugamento.
58.4.1.6 Demolizioni
L’Impresa è tenuta a demolire murature e fabbricati ricadenti nelle aree d’impronta del solido stradale con i mezzi che ritiene più opportuni, incluso l’impiego di esplosivi nel rispetto delle Norme vigenti. Nei tratti in trincea la demolizione delle opere murarie deve essere spinta fino ad un metro al di sotto del piano di posa della pavimentazione stradale; nei tratti in rilevato fino a raso campagna o del profilo naturale del terreno.
In ogni caso, prima di procedere alla demolizione di fabbricati, l’Impresa è tenuta a darne tempestiva comunicazione alla Direzione Lavori.
I materiali provenienti dalle demolizioni sono portati a rifiuto solo se ciò è previsto in progetto, ovvero se ritenuti non idonei all’impiego da parte della Direzione Lavori. In caso di idoneità sono conferiti agli impianti di trattamento.
Nel caso che i materiali di scavo siano destinati al reimpiego, essi devono essere trasportati direttamente in opera o in aree di deposito; in questo caso devono essere custoditi opportunamente, eventualmente trattati per correggerne la granulometria, in relazione alla destinazione prevista, successivamente ripresi e trasportati nelle zone di impiego.
58.4.1.7 Scavi in roccia
Gli scavi in roccia di qualsiasi natura e consistenza, comunque fessurata o stratificata, e le demolizioni dei manufatti sono eseguiti con i mezzi che l’Appaltatore ritiene più convenienti, ivi compreso l’uso di mine.
Nell’impiego di esplosivo l’Impresa deve curare che la scarpata risultante non presenti fratture né dislocazioni di masse: qualora si accertasse la presenza di tali indesiderati fenomeni, prodotti dalla tecnica di scavo, l’Impresa deve provvedere a sue spese a disgaggi, sarciture e/o bloccaggi, secondo un programma concordato con la Direzione Lavori.
Lo sparo di mine effettuato in vicinanza di strade, di ferrovie, di luoghi abitati, di impianti a rete di ogni genere, deve essere attuato con opportune cautele, in modo da evitare, sia la proiezione a distanza del materiale ed il danneggiamento delle proprietà limitrofe, sia effetti vibrazionali nocivi, che debbono essere tenuti sotto controllo mediante monitoraggio.
58.4.1.8 Reimpiego dei materiali di scavo
Nel reimpiego dei materiali provenienti dagli scavi l’Impresa è obbligata a rispettare le destinazioni particolari per essi previste dal
progetto ed approvate dalla Direzione Lavori, come piano dettagliato delle lavorazioni.
L’Appaltatore deve eseguire le operazioni di scavo, trasporto e posa in opera con mezzi adeguati e con sufficiente manodopera, coordinando la successione delle fasi e l’esecuzione delle varie categorie di lavoro. Lo stesso rimane libero di adottare macchine ed impianti ritenuti di sua convenienza, purché rispondenti allo scopo e non pregiudizievoli per la buona riuscita dei lavori.
58.4.2 DEMOLIZIONE DELLE SOVRASTRUTTURE ESISTENTI
58.4.2.1 Demolizione totale o parziale di strati in conglomerato bituminoso realizzata con xxxxx
La demolizione della parte della sovrastruttura esistente legata a bitume, per l’intero spessore o parte di esso, deve essere effettuata con idonee attrezzature munite di frese a tamburo funzionanti a freddo, munite di nastro caricatore per il carico di materiale fresato; potranno essere impiegate fresatrici a sistema misto (con preriscaldamento leggero), purché non compromettano il legante esistente nella pavimentazione da demolire e non producano emissioni inquinanti.
Tutte le attrezzature devono essere perfettamente efficienti e funzionanti e di caratteristiche meccaniche, dimensioni e produzioni approvate preventivamente dalla Committente; devono inoltre avere caratteristiche tali che il materiale risultante dall’azione di fresatura risulti (secondo un insindacabile giudizio della D.L.) idoneo per il riutilizzo. La superficie dello strato restante in opera dopo la fresatura (nel caso di demolizioni parziali del pacchetto) deve risultare perfettamente regolare in tutti i punti, priva di residui di strati non completamente fresati, polveri o altri materiali, che possono compromettere l’aderenza dei nuovi strati da porre in opera.
L’Impresa si deve scrupolosamente attenere agli spessori di demolizione definiti in progetto o dalla D.L.. Qualora questi dovessero risultare inadeguati a contingenti situazioni in essere e comunque diversi per difetto o per eccesso rispetto all’ordinativo di lavoro, l’Impresa è tenuta a darne immediata comunicazione al Direttore dei Lavori o ad un suo incaricato che potranno autorizzare la modifica delle quote di fresatura; senza questo parere le fresature verranno compensate con i centimetri di spessore indicati in progetto o negli ordinativi di lavoro; in ogni caso il rilievo dei nuovi spessori deve essere effettuato in contraddittorio.
Lo spessore della demolizione deve essere mantenuto costante in tutti i punti e deve essere valutato mediando l’altezza delle due pareti laterali più quella della parte centrale dello strato fresato.
La pulizia del piano di scarifica, nel caso di fresature corticali o subcorticali deve essere eseguita con attrezzature approvate dalla D.L. munite di spazzole e dispositivi aspiranti, in grado di dare un piano perfettamente pulito e depolverizzato.
Se la demolizione dello strato legato a bitume interessa uno spessore inferiore ai 15 cm, potrà essere fatta con un solo passaggio di fresa, mentre per spessori superiori a 15 cm si devono fare due passaggi, di cui il primo pari ad 1/3 dello spessore totale, avendo cura di formare un gradino tra il primo ed il secondo strato demolito di almeno 10 cm di base per lato. Le pareti dei giunti longitudinali devono essere perfettamente verticali e con andamento longitudinale rettilineo e prive di sgretolature.
Prima della posa in opera dei nuovi strati di riempimento, la superficie risultante dalla fresatura e le pareti del cavo devono essere perfettamente pulite, asciutte e uniformemente rivestite dalla mano d’attacco di legante bituminoso prevista in progetto o indicata dalla D.L..
58.4.2.2 Demolizione dell’intera sovrastruttura realizzata con sistemi tradizionali
La demolizione dell’intera sovrastruttura legata a bitume può anche essere eseguita con impiego d’attrezzature tradizionali quali escavatori, pale meccaniche, martelli demolitori ecc. a discrezione della D.L. ed a suo insindacabile giudizio. Le pareti laterali dello scavo devono essere perfettamente verticali e con andamento longitudinale rettilineo e privo di sgretolature.
Eventuali danni causati dall’azione dei mezzi sulla parte di pavimentazione da non demolire devono essere riparati a cura e spese dell’Impresa. L’Impresa è inoltre tenuta a regolarizzare e compattare il piano di posa della pavimentazione demolita se su di esso vanno ricostruiti strati legati.
58.4.2.3 Reimpiego dei conglomerati bituminosi riciclati
I conglomerati bituminosi riciclati dalle pavimentazioni, per brevità chiamati nel seguito “fresati” sono materiali provenienti da fresature dirette, a freddo o a caldo, o da demolizioni a blocchi di pavimentazioni preesistenti, sottoposte a successiva frantumazione. Essi possono essere utilizzati o nei conglomerati bituminosi, con o senza altri materiali vergini oppure per la costruzione di rilevati seguendo le specifiche del caso riportate per i materiali riciclati. L’Impresa è obbligata a rispettare le destinazioni per essi previste dal progetto ed approvate dalla Direzione Lavori.
Se il fresato non è utilizzato in cantiere per il confezionamento in sito di conglomerati bituminosi, esso deve essere “messo in riserva” e il suo impiego definitivo deve rispondere a quanto prescritto dal decreto legislativo del 5 febbraio 1998. In particolare, la messa in riserva e l’impiego di fresato per gli usi sopra descritti, al di fuori dei conglomerati bituminosi, è subordinato all’esecuzione del “test di cessione” sul rifiuto eseguito sul materiale tal quale, secondo il metodo riportato in allegato n° 3 al Decreto Ministeriale del Ministero dell’Ambiente del 5 febbraio 1998. I materiali risultanti positivi o vengono inertizzati prima dell’uso (per lavaggio o per rivestimento con calce) o devono essere inviati a discarica autorizzata.
Il fresato posto in riserva deve essere accuratamente stoccato in cumuli separati dagli altri inerti. La durata della messa a riserva provvisoria non deve mai superare un anno, ed il suo utilizzo al di fuori dei conglomerati bituminosi deve essere accompagnato da un progetto da presentare con la richiesta di sistemazione definitiva.
58.4.3 PIANO DI POSA DEI RILEVATI
58.4.3.1 Preparazione del terreno di sedime
L’Impresa deve procedere alla rimozione ed all’asportazione della terra vegetale immediatamente prima della costruzione del rilevato, facendo in modo che il piano di imposta risulti quanto più regolare possibile, privo di avvallamenti e, in ogni caso, tale da evitare il ristagno di acque piovane. Durante i lavori di scoticamento si deve evitare che i mezzi possano rimaneggiare i terreni di impianto.
Qualora i rilevati debbano poggiare su declivi con pendenza superiore al 15% circa, anche in difformità del progetto, il piano particolareggiato delle lavorazioni prevederà che, una volta ultimata l'asportazione del terreno vegetale e fatte salve altre più restrittive prescrizioni derivanti dalle specifiche condizioni di stabilità globale del pendio, si debba procedere alla sistemazione a gradoni del
piano di posa dei rilevati con superfici di appoggio eventualmente in leggera pendenza. Per garantire la continuità spaziale delle gradonature si deve curare che le alzate verticali si corrispondano e che mantengano costante la loro distanza dall’asse stradale. Inoltre, esse devono risultare di larghezza contenuta, compatibilmente con le esigenze di cantiere e le dimensioni delle macchine utilizzate per lo scavo.
Là dove siano presenti allargamenti di rilevati esistenti il terreno costituente il corpo del rilevato, sul quale verrà steso il nuovo materiale, deve essere ritagliato a gradoni orizzontali, avendo cura di procedere per fasi, in maniera tale da far seguire ad ogni gradone (di alzata non superiore a 50 cm) la stesa ed il costipamento del corrispondente strato di ampliamento di pari altezza.
Prima di eseguire l’operazione di gradonatura si deve rimuovere lo strato di terreno vegetale; inoltre tale operazione deve essere effettuata immediatamente prima della costruzione del rilevato, al fine di evitare l’esposizione alle acque piovane dei terreni denudati. La Direzione dei lavori, previa ispezione e controllo, potrà approvare la regolarità del piano di posa dei rilevati, oppure, nell’ambito della discrezionalità consentita, potrà richiedere l’approfondimento degli scavi di sbancamento per bonificare eventuali strati di materiali torbosi o coesivi (di portanza insufficiente o suscettibili di futuri cedimenti), o anche per asportare strati di terreno rimaneggiati o rammolliti per inadeguata organizzazione dei lavori e negligenza da parte dell’Impresa.
58.4.3.2 Xxxxxxx xxxxxxxx
Qualora siano prevedibili cedimenti dei piani di posa dei rilevati superiori a 15 cm, l'Impresa deve prevedere nel piano dettagliato un programma per il loro controllo ed il monitoraggio della loro evoluzione nel tempo. La posa in opera delle apparecchiature necessarie (piastre assestimetriche) e le misurazioni dei cedimenti sono eseguite a cura dell'Impresa, secondo le indicazioni della Direzione dei lavori.
La costruzione del rilevato deve essere programmata in maniera tale che il cedimento residuo ancora da scontare, al termine della sua costruzione, risulti inferiore al 10% del cedimento totale stimato e comunque minore di 5 cm.
L'Impresa è tenuta a reintegrare i maggiori volumi di rilevato per il raggiungimento delle quote di progetto, ad avvenuto esaurimento dei cedimenti, senza per ciò chiedere compensi aggiuntivi.
58.4.3.3 Requisiti di portanza
Se non sono presenti diverse e più restrittive prescrizioni, motivate in sede di progettazione dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato, il modulo di deformazione Md, determinato sul piano di posa del rilevato (naturale o bonificato), secondo la norma CNR 146/92, al primo ciclo di carico, nell'intervallo compreso tra 0,05÷0,15 N/mm2, deve risultare non inferiore a:
• 15 N/mm2 (valore minimo per consentire il corretto costipamento degli strati soprastanti), quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è maggiore di 2,00 m;
• 20 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della pavimentazione è compresa tra 1,00 e 2,00 m;
• 30 N/mm2, quando la distanza del piano di posa del rilevato rispetto al piano di appoggio della sovrastruttura è compresa tra 0,50 e 1,00 m
• per distanze inferiori a 0,50 m si applicano i requisiti richiesti ai sottofondi di cui al paragrafo 58.4.8.
Le caratteristiche di portanza del piano di posa del rilevato devono essere accertate in condizioni di umidità rappresentative delle situazioni climatiche e idrogeologiche più sfavorevoli, di lungo termine, con la frequenza stabilita dalla Direzione Lavori in relazione all’importanza dell’opera, all’omogeneità del terreno di posa e, comunque, in misura non inferiore ad una prova ogni 5000 m2 con un numero minimo di almeno tre prove. La determinazione del modulo di deformazione per i materiali a comportamento "instabile" (collassabili, espansivi, gelivi, etc.), viene effettuata in condizioni sature.
58.4.3.4 Bonifiche
Se la natura e lo stato dei terreni di impianto dei rilevati non consentono di raggiungere, con il solo costipamento, i valori di portanza richiesti al precedente paragrafo, può essere introdotto, nel programma dettagliato delle lavorazioni, l’approfondimento degli scavi per la sostituzione di un opportuno spessore del materiale esistente con idonei materiali di apporto. In alternativa, si può adottare un adeguato trattamento di stabilizzazione (paragrafo 58.4.6). L'opportunità di realizzare questo tipo di lavorazione sarà valutata sulla base di un'analisi geotecnica del problema, che ne dimostri la necessità. Qualora si rendesse necessaria la realizzazione di tale strato è indispensabile definire, sempre mediante una analisi geotecnica, le caratteristiche dimensionali dell'intervento (spessore ed estensione). L'idoneità dei materiali da impiegare per la realizzazione di strati di bonifica dei piani di appoggio dei rilevati sarà valutata sulla base dei requisiti richiesti ai materiali da impiegare nella formazione del corpo dei rilevati (riportati nel paragrafo 1.4.5.1) nel caso in cui gli strati di bonifica si trovino a distanza superiore a 1,00 m dal piano di posa della pavimentazione. Se gli strati di bonifica si trovano a distanza inferiore ad 1,00 m dal piano di posa della sovrastruttura, i materiali dovranno essere conformi a quanto previsto nel paragrafo
1.4.8.1 per i sottofondi. I requisiti di portanza sono quelli riportati nel precedente paragrafo 1.4.3.3.
58.4.4 STRATI ANTICAPILLARI
Si definiscono strati anticapillari quegli strati di rilevato costituiti da materiali granulari ad alta permeabilità eventualmente protetti da geotessili con funzione anticontaminante.
58.4.4.1 Strati in materiale granulare
Gli strati anticapillari in materiale granulare, con spessore generalmente compreso tra 30 e 50 cm, possono essere costituiti da terre granulari (ghiaia, ghiaietto ghiaino) o da materiali frantumati o riciclati con granulometria compresa tra 2 e 50 mm, con passante allo staccio da 2 mm non superiore al 15% in peso e, comunque, con un xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 mm non superiore al 3%.
Nel materiale devono essere del tutto assenti componenti instabili (gelive, tenere, solubili, etc.) e resti vegetali.
Salvo maggiori e più restrittive verifiche, il controllo qualitativo dello strato anticapillare va effettuato mediante analisi granulometriche da eseguirsi in ragione di almeno una prova ogni 1000 m3 di materiale posto in opera, con un numero minimo di tre prove. Non sono ammessi scostamenti dei valori dei passanti ai setacci rispetto a quelli previsti.
58.4.4.2 Geotessili
Sul piano di appoggio del rilevato, in associazione allo strato granulare anticapillare, può essere posto uno strato di geotessile.
I geotessili sono costituiti, salvo diversa prescrizione specifica, da tessuto non tessuto, a caratteristiche il più possibile isotrope, ottenuto da fibre 100% polipropilene o poliestere di prima qualità (con esclusione di fibre riciclate), agglomerate principalmente mediante sistema di agugliatura meccanica, con esclusione di collanti, resine, additivi chimici e/o processi di termofusione, termocalandratura e termolegatura, salvo che per processi di finitura del prodotto. I geotessili sono denominati a filo continuo quando il filamento ha lunghezza teoricamente illimitata; a fiocco quando la lunghezza del filamento varia da 20 a 100 mm.
Essi devono presentare superficie scabra, devono essere imputrescibili, atossici, resistenti ai raggi ultravioletti (se destinati a permanere all’aperto per più di 12 ore), ai solventi, alle reazioni chimiche che si producono nel terreno, alle cementazioni naturali, all'azione di microrganismi, nonché essere antinquinanti ed isotropi.
Devono essere forniti in rotoli di larghezza la più ampia possibile, in relazione alle modalità di impiego. La Tabella 58-3 58-3 58-3 58-3 58-3 58-3 riporta i requisiti minimi cui deve rispondere il materiale, il cui peso è previsto in progetto per l’impiego specifico.
Il campionamento deve essere eseguito, per ciascuna fornitura omogenea, secondo la UNI 8279 – 1:1985 + A1:1991.
I prelievi dei campioni sono eseguiti a cura dell'Impresa sotto il controllo della Direzione Lavori. Le prove devono essere effettuate presso laboratori di fiducia dell’Amministrazione, preliminarmente su materiali approvvigionati in cantiere prima del loro impiego, successivamente su materiali prelevati durante il corso dei lavori.
Tabella 58-3 Requisiti del geotessile
Parametro | Normativa | Unità di misura | Valore |
Peso | EN 965 | g/m2 | Secondo Progetto |
Resistenza a trazione | EN ISO10319 | kN/m | ≥ 20 |
Allungamento | % | ≤ 70 | |
Punzonamento (CBR) | EN ISO 00000 | xX | ≥ 3 |
Permeabilità minima radiale all'acqua sia in direzione trasversale che longitudinale | EN ISO 11058 | mm/s | ≥ 0,8 |
Dimensione della granulometria passante per filtrazione idrodinamica, corrispondente a quella del 95% in peso degli elementi di terreno che attraversano il geotessile. | EN ISO 12956 | µm | < 100 |
Qualora risultassero valori inferiori a quelli stabiliti, anche da una sola delle prove di cui sopra, la partita deve essere rifiutata e l’Impresa deve allontanarla immediatamente dal cantiere.
Il piano di stesa del geotessile deve risultare perfettamente regolare, la giunzione dei teli deve essere realizzata mediante sovrapposizione per almeno 30 cm, sia in senso longitudinale, sia in senso trasversale.
Inoltre, i teli non devono essere in alcun modo esposti al diretto passaggio dei mezzi di cantiere prima della loro totale copertura con materiale da rilevato per uno spessore di almeno 30 cm.
58.4.5 CORPO DEL RILEVATO
58.4.5.1 Materiali costituenti
Materiali sciolti naturali
Per la formazione dei rilevati con materie provenienti dagli scavi devono essere utilizzati, nel piano particolareggiato delle lavorazioni di cui al punto 58.2.5, in ordine di priorità, i materiali sciolti appartenenti ai gruppi X0, X0-0, X0-0, X0,X0-0 ed A2-7.
Con le dovute cautele specificate nel seguito, si dovrà valutare se adoperare le terre appartenenti ai gruppi X0, X0, X0 , xx prevederne un trattamento o se portarle a rifiuto.
Se a causa dell’umidità delle terre scavate non si riesce a conseguire il costipamento necessario a raggiungere l’addensamento e la portanza richiesti dalle presenti norme tecniche, l’Impresa è tenuta a mettere in atto i provvedimenti correttivi per modificare in senso conveniente il contenuto d’acqua naturale e/o, a seconda dei casi, a migliorarle mediante stabilizzazione. I materiali impiegati devono essere del tutto esenti da sostanze organiche, vegetali e da elementi solubili o comunque instabili nel tempo, qualunque sia il proprio gruppo di appartenenza. Le terre che presentano un contenuto di sostanza organica di origine vegetale minore del 5% possono essere utilizzate per strati di rilevato posti a più di 2 metri dal piano di posa della pavimentazione.
Materiali riciclati
Per il presente articolo e per tutte le lavorazioni con materiali riciclati, per tutto quanto non esposto nel presente Capitolato, si farà riferimento al Capitolato Speciale di Appalto tipo a carattere prestazionale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione della Regione Toscana (approvato con D.G.R.T. n. 337 del 15/05/2006).
Le miscele di materiali riciclati provenienti da scarti, sia prevalentemente edilizi, sia anche industriali, devono rispettare i requisiti indicati nella
Tabella 58-4 nel caso di aggregati da costruzione e demolizione, ovvero nella Tabella 58-5 se si tratta di inerti provenienti prevalentemente da scarti di attività industriali. Ai fini del loro impiego l'Impresa è tenuta a predisporre, per ogni lotto di materiale, la qualificazione dello stesso tramite certificazione rilasciata da un Laboratorio specializzato.
Tabella 58-4 – Aggregati da costruzione e demolizione per il corpo dei rilevati
Parametro | Modalità di prova | Limiti |
Xxxxxxxxxxxx, mattoni e laterizi, intonaci materiali litici, malte, ceramica | UNI EN 13285 Appendice A | > 70% in massa |
Conglomerati bituminosi | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 25% in massa |
Vetro e scorie vetrose | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 15% in massa |
Terre di fonderia, scorie d'altoforno, silicati, carbonati e idrati di calcio | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 15% in massa |
Materiali deperibili o cavi (carta, legno, fibre tessili, cellulosa, residui alimentari) | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 0,3% in massa |
Altri materiali (metalli, guaine, gomme, lana di roccia o di vetro, gesso, ecc.) | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 0,6% in massa |
Indice di plasticità | CNR UNI 10014 | ≤ 6% |
Passante al setaccio 63 mm | UNI EN 933-1 | > 85% in massa |
Passante al setaccio 4 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 60% in massa |
Passante al setaccio 0,063 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 25% in massa |
Dimensione massima Dmax | Misura diretta | 140 mm |
Trattenuto setaccio 63 mm | Frantumazione | Assenza di vuoti interni |
Tabella 58-5 - Scarti industriali per il corpo dei rilevati
Parametro | Modalità di prova | Limiti |
Terre esauste o di fonderia, scorie d'altoforno, ceneri volanti, silicati, carbonati e idrati di calcio | UNI EN 13285 Appendice A | > 70% in massa |
Sfridi di argilla espansa, frammenti di mole abrasive, conchiglie e altri materiali inerti | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 20% in massa |
Metalli, guaine, gomme, lana di vetro, lana di roccia, materiali deperibili o cavi, residui alimentari, gesso | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 1% in massa |
Indice di plasticità | CNR UNI 10014 | ≤ 4% |
Passante al setaccio 63 mm | UNI EN 933-1 | > 85% in massa |
Passante al setaccio 4 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 60% in massa |
Passante al setaccio 0,063 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 25% in massa |
Dimensione massima Dmax | UNI EN 933-1 | 140 mm |
58.4.5.2 Posa in opera
Il materiale deve essere steso con regolarità per strati di spessore costante, con modalità e attrezzature atte ad evitare segregazione e brusche variazioni sia granulometriche che del contenuto d'acqua.
Al fine di evitare disomogeneità dovute alla segregazione che si verifica durante lo scarico dai mezzi di trasporto, il materiale deve essere depositato subito a monte del posto d’impiego, per esservi in seguito riportato dai mezzi di stesa.
I materiali costituenti i differenti strati del rilevato devono presentare una granulometria il più omogenea possibile. Si deve evitare, in particolare, di porre in contatto strati di materiale a granulometria poco assortita o uniforme (tale, cioè, da produrre nello strato compattato elevata percentuale dei vuoti), con strati di terre a grana più fine che, durante l’esercizio, per effetto delle vibrazioni prodotte dal traffico, possono penetrare nei vuoti degli strati sottostanti, provocando cedimenti per assestamento del corpo del rilevato. In ogni caso, il materiale non deve presentare elementi di dimensioni maggiori di 140 mm; questi debbono essere, pertanto, scartati al sito o all’impianto di prelievo, prima del carico sui mezzi di trasporto.
Ciascuno strato può essere messo in opera, pena la rimozione, soltanto dopo avere accertato, mediante prove di controllo, l'idoneità dello strato precedente.
Lo spessore sciolto di ogni singolo strato è stabilito in ragione delle caratteristiche dei materiali, delle macchine e delle modalità di compattazione del rilevato, riportate nel piano particolareggiato delle lavorazioni di cui al punto 1.2.5. Le operazioni di compattazione debbono essere determinate mediante la messa a punto degli schemi di rullatura che debbono essere definiti prima dell'inizio dei lavori. Il materiale deve essere steso in strati di ridotto spessore; salvo diverse indicazioni che possono provenire dalla sperimentazione su campo prova, lo spessore finito dello strato, costipato mediante rullatura, non dovrà essere superiore a 30 cm. Lo spessore di stesa di norma deve risultare non inferiore a due volte la dimensione massima degli elementi lapidei presenti nel materiale impiegato (s ≥ 2Dmax) .
La superficie degli strati, a compattazione avvenuta, deve avere una pendenza trasversale pari a circa il 4% e, comunque, tale da garantire lo smaltimento delle acque meteoriche e deve essere evitata la formazione di avvallamenti o solchi. Detta pendenza deve essere mantenuta durante il lavoro e il transito dei mezzi di cantiere, impiegando allo scopo livellatrici o macchine equivalenti.
L'utilizzo di materiali da riciclo per la realizzazione del corpo dei rilevati è consentito purché interessi tutta l'impronta del rilevato stesso. Non sono ammesse alternanze di strati di materiali da riciclo e di terre, anche se appartenenti ad uno dei gruppi X0, X0-0, X0-0, X0 della classificazione di cui alla Norma UNI 10006/2002. Il rilevato, quindi, deve essere costituito al massimo da due fasce di materiale differenti (riciclato e non) in senso verticale; in senso orizzontale, invece, deve essere comunque garantita l'omogeneità dei materiali utilizzati.
Il piano particolareggiato delle lavorazioni indicherà i siti di impiego dei materiali riciclati confinandoli preferibilmente tra opere quali tombini, attraversamenti, opere d'arte ecc., onde evitare che, al contatto con materiali di caratteristiche differenti, si formino giunti o superficie di discontinuità . Potrà altresì prevedere la parzializzazione del corpo del rilevato, destinando gli inerti da riciclo esclusivamente al nucleo centrale, ed utilizzando terre tradizionali (appartenenti ad uno dei gruppi prima citati) per le fasce laterali. In tal caso i terreni di contronucleo vanno posti in strati di spessore pari a quelli realizzati con le materie da riciclo.
58.4.5.3 Compattazione
L’Impresa è tenuta a fornire e, quindi, ad impiegare mezzi di costipamento adeguati alla natura dei materiali da mettere in opera e, in ogni caso, tali da permettere di ottenere i requisiti di massa volumica, di portanza e prestazionali richiesti per gli strati finiti, nel rispetto delle previsioni di progetto e delle disposizioni che possono essere date in corso d’opera dalla Direzione Lavori. Per il migliore rendimento energetico dei mezzi di costipamento è opportuno sceglierne la tipologia più idonea (rulli lisci statici, rulli lisci vibranti, rulli gommati, rulli a piedi costipanti) ed operare con umidità prossima a quella ottimale determinata in laboratorio mediante la prova AASHTO Mod. (CNR B.U. n.69/78). L’attitudine delle macchine di costipamento deve essere verificata, per ogni tipo di materiale che si prevede di impiegare, secondo le modalità previste nel piano particolareggiato delle lavorazioni di cui al punto 58.2.5.
Quando, in relazione all’entità ed alla plasticità della frazione fine, l’umidità supera del 15-20% il valore ottimale, l’Impresa deve mettere in atto i provvedimenti necessari a ridurla (favorendo l’evapotraspirazione) per evitare rischi di instabilità meccanica e cadute di portanza che possono generarsi negli strati a seguito di compattazione ad elevata energia di materiali a gradi di saturazione elevati (generalmente maggiori del 85-90%, secondo il tenore in fino e la plasticità del terreno). In condizioni climatiche sfavorevoli è indispensabile desistere dall’utilizzo immediato di tali materiali.
Le macchine di costipamento, la loro regolazione (velocità, peso, pressione di gonfiaggio dei pneumatici, frequenza di vibrazione, ecc.), gli spessori degli strati ed il numero di passaggi devono rispettare le condizioni stabilite nel suddetto programma. In ogni caso l’efficacia del processo ed il conseguimento degli obiettivi restano nell’esclusiva responsabilità dell’Impresa.
Se non occorre modificare il contenuto d’acqua, una volta steso il materiale, lo strato deve essere immediatamente compattato. La compattazione deve assicurare sempre un addensamento uniforme all’interno dello strato.
Una volta realizzata l'opera, le scarpate devono essere riprofilate, rimuovendo i materiali eccedenti la sagoma di progetto, al fine di garantire una compattazione uniforme, anche lungo i bordi del rilevato. La stesa ed il costipamento del materiale, pertanto, deve considerare una sovralarghezza di almeno 0,50 m, per entrambi i lati del rilevato.
I controlli di qualità degli strati finiti, effettuati mediante misure di massa volumica e di portanza, devono soddisfare i requisiti indicati nel successivo punto 58.5, salvo diverse prescrizioni motivate in sede di progetto. Durante la costruzione dei rilevati occorre disporre in permanenza di apposite squadre e mezzi di manutenzione per rimediare ai danni causati dal traffico di cantiere oltre a quelli dovuti alla pioggia e al gelo.
58.4.5.4 Protezione
La sistematica e tempestiva protezione delle scarpate deve essere garantita mediante la stesa di uno strato di terreno vegetale di circa 30 cm di spessore che andrà sistemato a strisce orizzontali e sarà opportunamente assestato, seguendo progressivamente la costruzione del manufatto. Per la sua necessaria ammorsatura si devono predisporre gradoni di ancoraggio, salvo il caso in cui il rivestimento venga eseguito contemporaneamente alla formazione del rilevato stesso. Il terreno vegetale deve assicurare il pronto attecchimento e sviluppo del manto erboso, seminato tempestivamente, con essenze (erbe ed arbusti del tipo previsto in progetto) scelte per ottenere i migliori risultati in relazione al periodo operativo ed alle condizioni locali.
Si dovrà ripetere la semina fino ad ottenere un adeguato ed uniforme inerbimento.
L'Impresa dovrà provvedere al ripristino delle zone ammalorate a sua cura e spese, qualora si dovessero manifestare erosioni di sorta. Nel caso in cui si preveda un’interruzione dei lavori di costruzione del rilevato di più giorni, l’Impresa è tenuta ad adottare ogni provvedimento per evitare infiltrazioni di acque meteoriche nel corpo del rilevato. Per tale scopo, le superfici, ben livellate e compattate, devono risultare sufficientemente chiuse e presentare pendenza trasversale non inferiore al 4%.
Qualora nei rilevati si dovessero verificare dei cedimenti differenziali dovuti a carenze costruttive, l'Impresa è obbligata ad eseguire a sue spese i lavori di ricarico, rinnovando, ove occorra, anche la sovrastruttura stradale.
Nel caso di sospensione prolungata della costruzione, alla ripresa delle lavorazioni la parte di rilevato già eseguita deve essere ripulita dalle erbe e dalla vegetazione che vi si fosse insediata; inoltre, lo strato superiore deve essere scarificato, praticandovi dei solchi, per il collegamento dei nuovi strati. E’ prudente, in questo caso, ripetere le prove di controllo dell’addensamento e della portanza.
58.4.6 STABILIZZAZIONE DELLE TERRE CON CALCE O CON CALCE E CEMENTO
Il processo di stabilizzazione consiste nel miscelare intimamente le terre argillose con calce di apporto, in quantità tale da modificarne le caratteristiche fisico-chimiche (granulometria, suscettività all’acqua, umidità) e meccaniche, così da renderle idonee per la formazione di strati che dopo il costipamento presentino adeguata resistenza meccanica e stabilità all'azione dell'acqua ed eventualmente del gelo.
58.4.6.1 Caratteristiche delle terre da stabilizzare
La stabilizzazione si esegue sulle terre che presentano le seguenti caratteristiche:
Granulometria: la terra da stabilizzare può presentare qualsiasi granulometria, a condizione che si dimostri l'idoneità del processo di stabilizzazione attraverso uno studio delle miscele in laboratorio ed eventualmente in campo prova.
Indice di plasticità: tale parametro, determinato secondo la norma CNR-UNI 10014:1964, deve risultare compreso tra 10 e 35. E’ ammesso un valore minore della plasticità (ma in nessun caso inferiore a 5) a condizione che si dimostri l'idoneità del processo di stabilizzazione attraverso uno studio preliminare di laboratorio.
Contenuto di sostanze organiche: il tenore in materie organiche del terreno, determinato mediante ossidazione con bicromato di potassio (AFNOR NF 94-055) , deve essere inferiore al 2% in massa. Questo limite può essere superato, fino al valore del 4% in caso di trattamento dei terreni in situ per la sistemazione del piano di posa dei rilevati, purché sia dimostrato il raggiungimento dei requisiti di resistenza richiesti.
Contenuto di solfati: il contenuto totale di sali di zolfo (solfati e solfuri), determinato secondo la norma UNI 8520 parte 11, deve essere inferiore allo 0.25%; si possono accettare, solo sulla base di uno specifico studio di laboratorio, terre con un contenuto di solfati compreso tra 0.25% e 1%, mentre in nessun caso, possono essere ritenuti idonei per la stabilizzazione con calce terre con un contenuto di solfati totali superiore all’1% .
Determinazione del consumo iniziale di calce: il consumo immediato di calce , ovvero la quantità di calce necessaria per soddisfare le reazioni immediate terra-calce in relazione alla capacità di scambio cationico dei materiali argillosi, determinato secondo la norma ASTM C977-92, deve essere maggiore dell’2.5%.
Contenuto di nitrati: il contenuto di nitrati deve risultare inferiore allo 0.1%
Valore di blu di metilene (VB): per essere accettabile una terra deve presentare un valore di blu VB >200 cm3 , determinato in conformità alla norma UNI EN 933-9.
Il terreno, comunque, deve presentarsi privo di humus e radici, nonché libero da corpi estranei ed elementi lapidei di grossa pezzatura.
58.4.6.2 Leganti
Calce
I tipi di calce da impiegare sono:
- calce aerea idrata in polvere, sfusa o in sacchi 3;
- calce aerea viva macinata sfusa, o in sacchi 3.
Nei casi in cui i valori di umidità siano sensibilmente più elevati di quelli ottimali per il costipamento, è preferibile utilizzare la calce viva macinata, grazie al suo effetto essiccante. Entrambi i tipi di calce devono rispondere ai requisiti di accettazione indicati nel X.X. 0000/00; essi, inoltre, devono avere le caratteristiche chimiche (UNI-EN 459-2/96) e le caratteristiche granulometriche riassunte nella Tabella 58-6.
Cemento
Nel caso di stabilizzazione mista con calce e cemento possono impiegarsi cementi Portland o pozzolanici del tipo 32.5.
Acqua
L’eventuale acqua di apporto deve risultare priva di impurità e di materie organiche.
Tabella 58-6 – Caratteristiche chimiche e granulometriche della calce
Requisito | calce viva | calce idrata |
CO2 | ≤ 5% | - |
Titolo in ossidi liberi (CaO + MgO)* | ≥ 84% | - |
Tenore in MgO | ≤ 10% | ≤ 8% |
Titolo in idrati totali | - | > 85% |
SiO2 + Al203 + Fe203 + S03 | ≤ 5% | ≤ 5% |
Umidità | - | ≤ 2% |
Acqua legata chimicamente | ≤ 2% | - |
Reattività all’acqua | > 60° entro 25’ | - |
Xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0 mm | 100% | 100% |
Xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0.0 mm | ≥ 90% | - |
Passante allo staccio 0.075mm | ≥ 50% | ≥ 90% |
* La determinazione del titolo in ossidi liberi espresso come CaO deve essere effettuata secondo la formula (100-I- 2.27*CO2-X) dove: I è la percentuale di impurezze (SiO2 + Al203 + Fe203 + S03), X è la percentuale di acqua legata chimicamente. |
3 L’impiego di calce idrata e/o viva confezionata in sacchi, è tollerato solo eccezionalmente per piccoli cantieri, dove l'intervento complessivo di trattamento interessi una superficie inferiore a 2.000 m2 o un volume di terra da trattare inferiore a 1000 m3.
58.4.6.3 Progetto delle miscele
Nell’ambito del piano particolareggiato delle lavorazioni, è compito dell’Impresa,:
• produrre uno studio di verifica delle miscele che tenga conto delle condizioni operative di cantiere e dei leganti effettivamente adottati;
• realizzare, per ogni famiglia di terreno che si intende trattare e per ciascun dosaggio una sperimentazione di campo, per verificare l’idoneità dei mezzi di spandimento, di miscelazione e di costipamento.
Una volta accettati dalla Direzione dei Lavori i mezzi e le modalità di lavorazione, i risultati acquisiti in campo prova sono utilizzati come riferimento per i controlli di esecuzione e, in particolare, per il controllo del costipamento e del dosaggio in calce, mediante ph- metria.
Il progetto delle miscele comprende prove di carattere generale riguardanti l’identificazione dei terreni e dei leganti di apporto e prove specifiche dipendenti dall’obiettivo del trattamento per la determinazione delle formule di dosaggio.
Le prove di carattere generale riguardano, in particolare:
• per i terreni: la determinazione della granulometria, dei limiti di consistenza, del contenuto di acqua naturale, dell’eventuale presenza di sostanze organiche nonché della natura mineralogica;
• per i leganti: l’accertamento dei requisiti per essi richiesti (per le calci essenzialmente la granulometria ed il tenore in calce libera). I leganti devono provenire, per quanto possibile, dagli stessi impianti di quelli che si prevede di utilizzare in corso d’opera.
Utilizzazione in rilevato
In questo caso, le prove specifiche di dosaggio sono riferite alle proprietà che assicurino buone condizioni di posa in opera per le miscele: lavorabilità, compattabilità e sufficiente portanza immediatamente dopo costipamento, al fine di ottenere un supporto di rigidezza conveniente nella costruzione degli strati successivi.
Per esaminare la lavorabilità si deve eseguire lo studio delle variazioni dei limiti di consistenza in funzione del dosaggio in calce. Per soddisfare questo requisito occorre che il dosaggio in calce sia non inferiore a quello minimo, aumentando il quale non si hanno significative variazioni del limite di plasticità delle miscele.
Per quanto riguarda la portanza, occorre ottenere sulle miscele un indice CBR immediato4 maggiore di:
- CBR = 10, per la stabilizzazione di terreni costituenti il piano d’appoggio del rilevato;
- CBR = 15, per gli strati di rilevato.
I dosaggi così determinati possono essere aumentati per tenere conto delle alee costruttive (spandimento, miscelazione, attese prima del costipamento), o per ridurre più energicamente il tenore in acqua del terreno in presenza di umidità naturali elevate.
Utilizzazione in strati di sottofondo
Oltre ai requisiti richiesti per l’impiego in rilevato, in questo caso si deve tenere conto anche delle sollecitazioni trasmesse dalla pavimentazione durante l’esercizio e delle azioni dell’acqua e del gelo.
Le miscele, compattate come descritto nella nota 4, devono presentare un indice di portanza CBR, dopo immersione di 4 giorni in acqua, maggiore di 25, al fine di garantire la necessaria portanza a breve termine,
La tenuta all’imbibizione va valutata, invece, rapportando la resistenza allo schiacciamento di provini cilindrici che nell’ultima parte del periodo di maturazione sono immersi per 7 giorni in acqua ( R(x+7i) ) rispetto a quella di provini di pari età maturati per tutto il periodo di stagionatura in condizioni protette ( R(x+7) ).
La resistenza all’azione dell’acqua può giudicarsi acquisita allorché detto rapporto risulta:
R( x+7i) ≥ 0,8
R( x+7)
Per valutare la resistenza al gelo, dopo un periodo di maturazione in condizioni protette, in modo tale che il campione non perda umidità, i provini vengono immersi un giorno in acqua a 20°C e, successivamente, sottoposti a 13 cicli di gelo-disgelo (16 ore di gelo a –5°C, 8 ore di disgelo a +20°C).
La resistenza all’azione del gelo è ritenuta soddisfacente, se risulta:
R(x +1i+13g) ≥ 0,8
R( x+14i)
58.4.6.4 Modalità di esecuzione dei lavori
E’ preferibile che i processi di fabbricazione delle miscele si svolgano nei luoghi di estrazione (scavi di trincea o cave di prestito). Il trattamento nei luoghi d’impiego non presenta particolari problemi per lo strato destinato a rimanere direttamente a contatto con il terreno naturale (strato inferiore delle bonifiche dei piani di appoggio dei rilevati e dei sottofondi di trincea), mentre, nella formazione di rilevati, bisogna curare attentamente che l’intero spessore sia stato interessato dal processo di stabilizzazione.
In genere, il trattamento prevede le seguenti fasi operative:
• scasso del terreno con appositi aratri o scarificatrici, per tutto lo spessore da trattare (generalmente non superiore a 30 cm);
• frantumazione delle zolle con erpici a disco oppure con frese (pulvimixer), per rendere la superficie sufficientemente regolare, prima dello spandimento della calce;
• eventuale apporto d’acqua, qualora fosse necessario aumentare l’umidità della terra;
4 Indice CBR determinato subito dopo il confezionamento dei provini, senza preventiva immersione in acqua, compattando le miscele ad energia prossima a quella dell’AASHTO standard, secondo la norma SN 670320b (5 strati, 12 colpi per strato, pestello del peso di 4,54 kg, altezza di caduta 45,7 cm.).
• spandimento del legante in polvere mediante adatte macchine spanditrici. Tale operazione deve essere effettuata esclusivamente su quella porzione di terreno che si prevede di trattare entro la giornata lavorativa. Fino a quando la porzione di terreno sulla quale è stato steso il legante non sia stata completamente miscelata, potrà essere attraversata solo dai mezzi adibiti alla miscelazione. Le spanditrici devono essere munite di un sistema di dosaggio asservito alla velocità di avanzamento: il quantitativo di calce, necessario al trattamento dell’intero strato, deve essere distribuito in maniera uniforme sulla superficie, prevedendo che ad ogni passaggio della spanditrice non debba essere distribuito più del 2% in peso rispetto alla massa di terra da trattare;
• miscelazione della terra con macchine ad albero orizzontale rotante (pulvimixer), o con erpici a dischi, che permettano una miscelazione omogenea del legante e del terreno sullo spessore considerato.
Dalla natura del terreno trattato e dal suo grado di umidità dipenderà il numero di passate. Si deve garantire un sufficiente sbriciolamento della terra, fino ad ottenere una colorazione uniforme ed una dimensione massima delle zolle non superiore a 40 mm per le bonifiche dei piani di appoggio dei rilevati, di 30 mm per gli strati di rilevato e di 20 mm per gli strati di sottofondo. Nel caso di miscele per strati di rilevato si deve, inoltre, verificare che l’80% del terreno, ad esclusione delle porzioni lapidee, risulti passante al staccio con apertura di 5 mm.
La compattazione del materiale trattato deve essere eseguita evitando attese eccessive che portano ad un decadimento delle prestazioni meccaniche a medio e lungo termine delle miscele. Pertanto, l’Impresa non dovrà porre in essere, nell’organizzazione dei lavori, attese superiori alle sei ore tra l’ultimazione della miscelazione e l’avvio del costipamento. Le miscele che abbiano subito attese prolungate devono essere allontanate a cura e spese dell’Impresa.
Per gli strati di sottofondo la stesa del materiale deve essere effettuata soltanto mediante motolivellatrici.
Per la compattazione si devono utilizzare rulli a piedi costipanti o rulli gommati. Il costipamento deve essere spinto fino ad ottenere per il grado di addensamento i livelli indicati in progetto.
Le operazioni di trattamento e di posa in opera della terra stabilizzata devono essere effettuate in condizioni meteorologiche tali da evitare rapide variazioni del contenuto di acqua del terreni naturale e delle miscele terra calce. Le operazioni vanno sospese se la temperatura ambiente scende sotto i 7 °C.
58.4.6.5 Controlli di esecuzione
Il controllo in corso d’opera del dosaggio in calce viene eseguito sia valutando la quantità in peso di legante raccolta entro teli di superficie nota, stesi sull’area da trattare, sia verificando lo spessore dello strato interessato dal trattamento mediante aste metalliche. La verifica del dosaggio deve essere effettuata per ciascuno strato nella misura di una presa per ogni 1000 m3 di miscela.
La dimensione massima della zolle e la bontà della miscelazione vengono valutate mediante stacciatura a secco, mentre l’omogenea ripartizione del legante nella massa trattata viene valutata mediante l’esame della colorazione delle miscele ed, eventualmente, mediante misure di pH su campioni prelevati nella massa dello strato a differenti profondità.
Le misure di pH per il controllo del dosaggio in calce sono effettuate con frequenza di una prova ogni 2.000 m3 di materiale trattato. L’ubicazione dei prelievi e delle prove è scelta ad insindacabile giudizio della Direzione dei Lavori.
Il controllo del costipamento degli strati finiti, realizzato mediante misure di massa volumica come sopra specificato, deve rispettare le frequenze previste nella Tabella 58-12 per gli strati di rilevato e per quelli di sottofondo. A discrezione della Direzione dei Lavori, sugli strati finiti possono essere effettuati prove con piastra per valutare il modulo di deformazione Md o prove di deflessione, operando con mezzi ad elevato rendimento , che consentano la determinazione del modulo elastico dinamico (Med): in questi casi, i valori di riferimento devono essere quelli stabiliti nel corso delle prove preliminari di campo, tenuto conto della destinazione dello strato e della stagionatura (età) delle miscele.
58.4.7 MASSICCI IN TERRA RINFORZATA
Si ottengono inserendo, fra gli strati di un rilevato, elementi resistenti a trazione, di tipo monodirezionale (armature metalliche, generalmente piatte) oppure bidirezionale (geotessili, reti metalliche, geogriglie, ecc..). Affinché il massiccio si mantenga in efficienza è indispensabile che i materiali adottati presentino speciali caratteristiche.
Requisiti dei terreni del massiccio
Il terreno del rilevato in terra rinforzata deve essere costituito da terre appartenenti ai gruppi X0-x, X0-x, X0, X0-0 x X0-0 della classifica CNR - UNI 10006/2002.
Si devono, comunque, rispettare le seguenti condizioni:
- Il terreno di riempimento deve presentare un passante allo staccio da 0,075 mm inferiore al 15% ;
- Si possono utilizzare i terreni con passante allo 0.075 mm superiore al 15%, se:
• la percentuale del campione esaminato per sedimentazione, di dimensioni minori di 15 µm è inferiore al 10% ;
• la suddetta percentuale rimane compresa tra il 10% e 20% e l'angolo di attrito interno, misurato con prove di taglio diretto su campioni saturi, risulta superiore a 25°.
- Il terreno di riempimento non deve contenere nessun elemento maggiore di:
• D = 140 mm se impiegato per il corpo del rilevato;
• D = 100 mm se impiegato per il sottofondo.
Si può alleggerire il rilevato, con le modalità indicate nei disegni costruttivi, mediante l’interposizione di livelli di argilla espansa a strati di misto granulare o sabbia.
L'inerte leggero deve avere le seguenti caratteristiche :
- Dmax < 25 mm;
- peso di volume saturo a superficie asciutta compreso tra 7 e 8 kN/m3.
Il valore di resistività del materiale, saturato dopo un'ora di contatto terra-acqua alla temperatura di 20°C, deve essere superiore a 2.000 Ohm∗cm per opere a secco e 3.000 Ohm∗cm per opere inondabili.
Il valore di attività degli ioni (pH) misurato sull'acqua del campione di terra saturato, deve essere compreso tra 5 e 10.
Il contenuto di cloruri e solfati deve essere determinato soltanto per i materiali la cui resistività sia compresa tra 2.000 e 5.000 Ohm*cm e non deve eccedere i valori riportati in Tabella 58-7.
Tabella 58-7 Contenuto di cloruri e solfati
Opere a secco | Opere in acqua dolce | |
Ione Cl | 200 mg/kg | 100 mg/kg |
Ione SO4 | 1000 mg/kg | 500 mg/kg |
Armature metalliche
Le armature laminate e profilate devono essere in acciaio di tipo Fe 52.
Le reti metalliche sono a doppia torsione a maglie esagonali, tipo 8 x 10 (conformi UNI 8018), con valori elevati di resistenza a trazione (fino a 47 kN/m) senza fenomeni di creeping;
Gli elementi di acciaio interrati, di qualsiasi tipo, devono essere protetti da zincatura a caldo, di spessore minimo garantito di 70 micron, in ragione di circa 5 g di zinco per dm2 di superficie sviluppata, o devono essere inossidabili.
I fili sottili, componenti le reti, devono essere protetti da uno strato di PVC dello spessore di 0,5 mm.
Per il rinforzo dei massicci si possono impiegare geotessili non tessuti in polipropilene o poliestere dalle caratteristiche conformi a quanto indicato nel paragrafo 58.4.4.2.
Lavorazione
Qualora i materiali di cava non mantengano la prescritta uniformità delle caratteristiche granulometriche e chimiche, allo scopo di garantire un comportamento omogeneo della terra rinforzata, l’Impresa è tenuta a stoccarli, in apposite aree, al fine di correggerli opportunamente.
Gli strati devono essere compattati in modo tale da garantire una massa volumica, sull’intero spessore, non inferiore al 92% (95% nel caso di strati di sottofondo) della massima individuata mediante la prova AASHTO Mod. (CNR 69/78), mentre il modulo di deformazione determinato in accordo alla norma CNR 146/92 deve risultare non inferiore a 50 N/mm2. Se la granulometria del materiale non consente l’esecuzione di prove di costipamento di laboratorio, secondo la norma CNR 69/78, il controllo del costipamento va effettuato attraverso prove di modulo di deformazione a doppio ciclo di carico, secondo la norma CNR 146/92.
58.4.8 SOTTOFONDO
Il sottofondo, in generale, può essere realizzato con la stesa di uno o più strati, ciascuno avente spessore non superiore a 30 cm, salvo diverse indicazioni risultanti dalla sperimentazione su campo prove. Lo spessore totale dello strato di sottofondo dipende dalla natura del materiale utilizzato, dalla portanza del supporto e da quella assunta in progetto per il piano di posa della sovrastruttura. La capacità portante del sottofondo deve essere corrispondente ai dati di progetto e quindi occorre verificarla prima della posa in opera della fondazione. In lavori di manutenzione può capitare che il sottofondo sia costituito da strati anche legati, in parte fessurati, della pavimentazione preesistente all’intervento: qualora questi strati non contengano leganti bituminosi la valutazione sarà analoga a quella del sottofondo non legato.
58.4.8.1 Materiali costituenti
Non tutti i materiali adottati per la costruzione dei rilevati possono essere impiegati per realizzare gli strati di sottofondo. Questo aspetto deve essere tenuto in conto per la formulazione del programma dettagliato delle lavorazioni dei movimenti di terra:
• occorre considerare che, in ogni caso, la regolarità richiesta per il piano di posa della pavimentazione porta ad escludere materiali con elementi maggiori di D=100 mm;
• nel caso in cui si impieghino materiali non legati, al fine di ottenere le proprietà meccaniche e l’impermeabilità richieste per gli strati, occorre utilizzare terre granulari con assortimento granulometrico ben graduato (curve compatte), costituite preferibilmente da elementi a spigoli vivi, dotate di poco fino (passante allo 0,063 mm minore del 12%) e non plastiche (IP<6).
Materiali sciolti naturali
Si prestano a costituire ottimi strati di sottofondo, i tout-venant di cava ed i misti di fiume (naturali o corretti granulometricamente), con granulometria 0/100 mm ben assortita, appartenenti al gruppo A1-a della classificazione CNR-UNI 10006.
Possono essere impiegate, altresì, anche senza trattamento con legante, terre con indice di gruppo IG = 0, purché prive di elementi maggiori di D>100 mm e rispondenti ai requisiti di portanza appresso indicati, fatte salve soluzioni differenti da giustificarsi sotto il profilo tecnico ed economico. Inoltre, nel rispetto delle dimensioni massime sopra specificate, possono essere impiegate anche terre stabilizzate a cemento, a calce o a calce e cemento, materiali provenienti da demolizione e rocce tenere in disfacimento e/o autocementanti:
• terre dei gruppi X0-x, X0-0 ed A2-5, con passante allo 0.075 mm maggiore del 12%, previa stabilizzazione a cemento od a calce-cemento;
• terre dei gruppi A2-6 ed A2-7 con una percentuale di fino maggiore al 5% previa stabilizzazione mista (a calce e cemento) od a sola calce.
• limi dei gruppi A4 ed A5 previa stabilizzazione a calce e cemento, nonché le argille dei gruppi A6 ed A7, dotate di plasticità non eccessivamente elevata (IP< 25%), previa stabilizzazione con sola calce.
In questi ultimi casi, l’attitudine all’impiego deve essere valutata mediante prove CBR di laboratorio, ovvero attraverso misure di
modulo di deformazione Md sugli strati posti in opera, nel rispetto dei requisiti indicati in Tabella 58-11.
Qualora le prove di portanza CBR di laboratorio risultassero significative (materiale passante allo staccio da 20 mm, UNI EN 933-2), l’idoneità all’impiego della terra potrà essere accettata se essa presenterà valori di indice di portanza CBR (energia AASHTO Modificata) non inferiori a quanto appresso specificato:
a) nel caso di sottofondi costituiti da terreni granulari, clima asciutto, assenza di rischi d’imbibizione per infiltrazione laterale o dall’alto o per risalita capillare:
CBR = 20% (w = wopt ± 2 %; senza immersione);
b) per sottofondi costituiti da terreni granulari, nel caso in cui una delle condizioni sopracitate venga a mancare: CBR = 20% (w = wopt ± 2 %; 4 giorni di immersione);
c) nel caso di sottofondi costituiti da terreni limo-argillosi o in presenza di drenaggi insufficienti: CBR = 20% (w = wopt ± 2 %; saturazione completa).
Materiali riciclati
Per il presente articolo e per tutte le lavorazioni con materiali riciclati, per tutto quanto non esposto nel presente Capitolato, si farà riferimento al Capitolato Speciale di Appalto tipo a carattere prestazionale per l’utilizzo di materiali inerti riciclati da costruzione e demolizione della Regione Toscana (approvato con D.G.R.T. n. 337 del 15/05/2006).
Le miscele di materiali provenienti da scarti, sia prevalentemente edilizi, sia anche industriali, per essere impiegate nella formazione di strati di sottofondo devono possedere i requisiti indicati nella Tabella 58-8 o nella Tabella 58-9, a seconda che si tratti di aggregati da costruzione e demolizione, o di inerti provenienti prevalentemente da scarti di attività industriali. Ai fini del loro impiego l'Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione dello stesso tramite certificazione rilasciata da un Laboratorio specializzato. L'idoneità all'impiego del materiale deve essere accertata anche mediante il valore dell'Indice C.B.R. determinato secondo la norma CNR-UNI 10009/64; il materiale sarà ritenuto idoneo se fornisce valori dell'Indice di portanza C.B.R., su provini addensati con energia AASHTO Mod. e umidità w = wott ± 2 %, dopo 4 giorni di immersione in acqua, pari a CBR ≥ 20 %
Tabella 58-8 - Aggregati da costruzione e demolizione per strati di sottofondo
Parametro | Modalità di prova | Limiti |
Xxxxxxxxxxxx, mattoni e laterizi, intonaci, materiali litici, malte, ceramica | UNI EN 13285 Appendice A | > 80% in massa |
Vetro e scorie vetrose | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 10% in massa |
Conglomerati bituminosi | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 15% in massa |
Materiali deperibili o cavi (carta, legno, fibre tessili, cellulosa, residui alimentari) | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 0,2% in massa |
Metalli, guaine, gomme, lana di vetro, gesso | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 0,4% in massa |
Terre di fonderia, scorie d'altoforno, silicati, carbonati e idrati di calcio | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 15% in massa |
Perdita per abrasione "Los Angeles" | UNI EN 1097-2 | ≤ 45% |
Sensibilità al gelo ( * ) | UNI EN 1367-1 | ≤ 30% |
Indice di plasticità | CNR UNI 10014 | Non Xxxxxxxx |
Xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 00 mm | UNI EN 933-1 | 100% |
Xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 60% in massa |
Xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 15% in massa |
Rapporto fra passante allo staccio 0,500 mm e passante allo staccio 0,063 mm | UNI EN 933-1 | > 1,5 |
Produzione finissimo per costipamento AASHTO Mod. nell'intervallo ±2% WOTT | CNR B.U. n.69/78 UNI EN 933-1 | Differenza P0,063post – P0,063ante ≤ 5% |
Indice di forma | UNI EN 933-4 | ≤ 35% |
Indice di appiattimento | UNI EN 933-3 | ≤ 35% |
( * ) In zone soggette al gelo |
In ogni caso il rigonfiamento rilevato secondo le modalità previste dalla stessa Norma CNR-UNI 10009/64 non dovrà essere superiore a 1%.
I piani di sottofondo devono essere sistemati con falde pendenti verso l’esterno (in rilevato) o verso le opere di raccolta delle acque, con pendenza trasversale non inferiore al 4%,
al fine di allontanare rapidamente le acque meteoriche.
Tabella 58-9 - Scarti industriali per strati di sottofondo
Parametro | Modalità di prova | Limiti |
Terre esauste o di fonderia, scorie d'altoforno, ceneri volanti, silicati, carbonati e idrati di calcio | UNI EN 13285 Appendice A | > 80% in massa |
Sfridi di argilla espansa, frammenti di mole abrasive, conchiglie e altri matriali inerti | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 15% in massa |
Metalli, guaine, gomme, lana di vetro, lana di roccia, materiali deperibili o cavi, residui alimentari, gesso | UNI EN 13285 Appendice A | ≤ 0,5% in massa |
Perdita per abrasione "Los Angeles" | UNI EN 1097-2 | ≤ 45% |
Sensibilità al gelo ( * ) | UNI EN 1367-1 | ≤ 30% |
Indice di plasticità | CNR UNI 10014 | Non Plastico |
Passante al setaccio 63 mm | UNI EN 933-1 | 100% |
Passante al setaccio 4 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 60% in massa |
Passante al setaccio 0,063 mm | UNI EN 933-1 | ≤ 20% in massa |
Rapporto fra passante al setaccio 0,500 mm e passante al setaccio 0,063 mm | UNI EN 933-1 | > 1,5 |
Produzione finissimo per costipamento AASHTO mod. nell'intervallo ±2% WOTT | CNR B.U. n.69/78 UNI EN 933-1 | Differenza P0,063post – P0,063ante ≤ 5% |
Indice di forma | UNI EN 933-4 | ≤ 35% |
Indice di appiattimento | UNI EN 933-3 | ≤ 35% |
( * ) In zone soggette al gelo |
58.5 CONTROLLI
58.5.1 CONTROLLO DELLE FORNITURE
In corso d’opera devono essere effettuate prove di controllo su campioni prelevati in sito, prima della posa in opera del materiale, in contraddittorio con la Direzione dei lavori, sia per le necessità connesse alla costruzione degli strati , particolarmente per quanto riguarda il costipamento, sia per evidenziare che non abbiano a verificarsi derive nella qualità dei materiali. Il numero dei campioni dipende dall’eterogeneità dei materiali interessati; per ogni approvvigionamento omogeneo la numerosità delle prove di attitudine deve rispettare i criteri quantitativi riportati nella Tabella 58-10 salvo diverse e documentate prescrizioni della Direzione Lavori.
58.5.2 CONTROLLI PRESTAZIONALI SUGLI STRATI FINITI E DETRAZIONI
Le prestazioni degli strati posti in opera possono essere accertate, in relazione alla granulometria del materiale impiegato, attraverso il controllo dell’addensamento raggiunto, rispetto al riferimento desunto dalle prove AASHTO di laboratorio, e/o attraverso il controllo della capacità portante.
Le prove di controllo della portanza devono essere effettuate mediante misure del modulo di deformazione Md, al primo ciclo di carico, secondo quanto previsto dalla norma CNR 146/92.
Il controllo mediante misure di massa volumica in sito può essere applicato soltanto se, come previsto dalla norma CNR B.U. n. 69/78, la xxxxxxxx xx xxxxxxxxx xxxxxxxxxx xxxx xxxxxxx 00 mm UNI EN 933-2 non supera il 35% della massa totale.
Tabella 58-10 Frequenza minima dei controlli delle forniture dei materiali (una prova ogni..m3)
Destinazione | Rilevato | Sottofondo | Massicci rinforzati | |||
Primi 10000 m3 | Ulteriori m3 | Primi 5000 m3 | Ulteriori m3 | Primi 5000 m3 | Ulteriori m3 | |
Tipo di prova | ||||||
Materiali sciolti naturali | ||||||
Classificazione CNR-UNI 10006 -2002 | 2000 | 4000 | 1000 | 2000 | 1000 | 2000 |
Costipamento | 5000 | 10000 | 2500 | 5000 | 2500 | 5000 |
CBR | 2500 (1) | 5000 (1) | ||||
Materiali riciclati | ||||||
Requisiti delle Tabelle 1-4 e 1-5 | 1000 | 2000 | ||||
Requisiti delle Tabelle 1-8 e 1-9 | 1000 | 2000 |
Costipamento | 1000 | 2000 | 1000 | 2000 | ||
CBR | 1000 | 2000 | ||||
Tutti i materiali | ||||||
Umidità naturale | 500 | 1000 | 500 | 1000 | 500 | 1000 |
(1) Solo per i materiali non appartenenti al gruppo A1-a |
In questo caso il controllo della massa volumica apparente può essere effettuato previa correzione del peso di volume del secco in sito, per tenere conto della presenza di elementi lapidei di dimensioni maggiori di 20 mm:
γd,sito
= Pd −P'd V −V'
Pd : massa totale dopo essiccazione del materiale prelevato; V : volume totale occupato in sito dal materiale prelevato;
P'd : massa del secco della frazione trattenuta allo staccio UNI EN 20 mm; V' = P'd / γs : volume della frazione trattenuta allo staccio UNI EN 20 mm;
γs : massa volumica apparente della frazione trattenuta allo staccio UNI EN 20 mm.
Quando per le caratteristiche dimensionali del materiale non sia possibile procedere al controllo prestazionale con misure di massa volumica (non essendo possibile determinare riferimenti rappresentativi da prove di costipamento AASHTO Mod. di laboratorio), per valutare il grado di costipamento la Direzione Lavori può prescrivere l'esecuzione di prove di modulo a doppio ciclo di carico (CNR B.U. 146/92).
La determinazione del modulo al secondo ciclo di carico permette, in ogni caso, di ottenere più ampi elementi di giudizio sulla qualità meccanica degli strati posti in opera, ivi compresi quelli sottostanti lo strato esaminato. Il rapporto tra il valore del modulo di deformazione Md' al secondo ciclo di carico ed il valore del modulo di deformazione Md al primo ciclo di carico dovrà, in ogni caso, essere non superiore a 2.5. La prova di carico a doppio ciclo risulta inoltre necessaria quando le prove di portanza non sono eseguite immediatamente dopo l'ultimazione del costipamento e, pertanto, è ragionevole temere che le misure al primo ciclo possano risultare influenzate dal disturbo prodotto dagli agenti atmosferici sulla parte più superficiale dello strato.
In alternativa, o anche ad integrazione delle misure di modulo di deformazione, il controllo della portanza degli strati finiti può essere effettuato mediante misure di deflessione, operando con mezzi ad alto rendimento che consentono la determinazione del modulo elastico dinamico equivalente Med. Le soglie da raggiungere devono essere determinate, preliminarmente, sulla base delle correlazioni stabilite in campo prova tra il modulo Med e il modulo di deformazione Md , tenuto conto della struttura da realizzare e del materiale in esame. Le misure di deflessione risultano, generalmente, assai più rapide dalle misure di modulo di deformazione e, pertanto, possono essere convenientemente predisposte per ottenere una rappresentazione della variazione della portanza sull'intera estensione dello strato esaminato, sia in senso longitudinale, sia in senso trasversale, se ciò è ritenuto necessario, come nel caso degli ampliamenti e delle sezioni a mezza costa. Queste determinazioni possono inoltre rappresentare la base per la scelta dei punti in cui effettuare misure del modulo di deformazione Md se occorre determinare la distribuzione spaziale della portanza degli strati di rilevato realizzati, finalizzata al sezionamento del rilevato in tronchi omogenei di portanza.
Dato che la portanza di una terra o di un materiale granulare dipende dal suo contenuto d'acqua in misura più o meno maggiore in relazione alla natura del materiale stesso, i livelli prestazionali indicati nella
Tabella 58-11 si riferiscono a contenuti d'acqua "w" compresi tutti nell'intervallo:
wott – 2,0% < w < wott +2,0%
(wott = umidità ottima di costipamento ricavata con prove AASHTO Mod.)
Se il contenuto d'acqua "w" del materiale al momento delle prove dovesse risultare esterno all'intervallo sopra specificato, la capacità portante può essere stimata a partire dalle relative misure effettuate tenendo opportunamente conto dell'influenza dell'umidità. Ciò richiede che per il dato materiale siano determinate preliminarmente nel campo prova le correlazioni tra la capacità portante e l'umidità del materiale stesso.
Quando le suddette correlazioni non siano state determinate, nel caso delle prove di carico con piastra o di deflessione, occorre ricondurre il contenuto d'acqua del materiale (per uno spessore di almeno 15 cm) all'interno dell'intervallo sopraindicato.
Tabella 58-11 Criteri di qualità e requisiti per gli strati di rilevato e sottofondo
Strato | Traffico | Grado di addensamento % γs max di laboratorio | Modulo di deformazione Md ( N/mm2) |
Sottofondo1 | P e PP | ≥ 95% AASHTO Mod. | ≥ 50 |
L e M | ≥ 93% AASHTO Mod.. | ≥ 40 | |
Rilevato2 | P e PP | ≥ 92% AASHTO Mod. | ≥ 30 |
L e M | ≥ 90% AASHTO Mod.. | ≥ 25 |
1 In trincea, in tutto lo spessore dello strato di bonifica del sottofondo; in rilevato, nello strato superiore fino ad 1,0 m dal piano di sottofondo;
2 Strati posti a più di 1,00 m dal piano di posa della pavimentazione;
La
Tabella 58-11 riassume i livelli minimi delle prestazioni richieste ai differenti strati posti in opera, in relazione alla loro posizione ed al tipo di traffico.
Tenuto conto delle situazioni localmente presenti, per gli strati di sottofondo possono assumersi soglie minime diverse da quelle riportate nella
Tabella 58-11, purché considerate nel progetto della pavimentazione, si veda a tal proposito la relazione specialistica, e giustificate sotto il profilo tecnico-economico.
Se indichiamo con Md il valore del modulo di deformazione di progetto e con Md sito il valore del modulo di deformazione determinato sul materiale posto in opera dopo un tempo di maturazione compreso tra 12 e 24 ore, nel caso in cui il valore di Md sito sia inferiore a Md saranno applicate le seguenti detrazioni:
• se Md sito ≥ 0.95*Md nessuna detrazione
• se 0.95*Md > Md sito ≥ 0.90*Md 10% di detrazione
• se 0.90*Md > Md sito ≥ 0.80*Md 20% di detrazione
• se Md sito < 0.80*Md rifacimento della stabilizzazione
58.5.2.1 Frequenza dei controlli sugli strati finiti
La frequenza delle prove di controllo degli strati finiti deve rispettare quanto previsto nella Tabella 58-12, salvo diverse e documentate prescrizioni da parte della Direzione Lavori.
Tabella 58-12 Frequenza minima dei controlli per ciascuno strato finito (una prova ogni …m2)
Destinazione | Corpo del rilevato | Sottofondo | ||
Primi | Ulteriori | Primi | Ulteriori | |
Tipo di prova | 10000 m2 | m2 | 5000 m2 | m2 |
Grado di addensamento | 2000 | 4000 | 1000 | 2000 |
Modulo Md e Md/M’d | 2000 1 | 4000 1 | 1000 | 2000 |
Modulo elastico dinamico equivalente Med | 400 | 400 | 200 | 200 |
1 Solo nel caso in cui non è possibile procedere al controllo del grado di addensamento
58.5.2.2 Tolleranze sui risultati
Per ciascun tipo di prova di controllo, nel caso in cui il numero delle misure risulti inferiore a 5, come può avvenire per lavori di entità molto modesta, tutti i valori misurati devono rispettare le soglie minime riportate nella
Tabella 58-11. Negli altri casi si può accettare che su 5 risultati di una stessa prova di controllo una possa non rispettare i valori minimi richiesti, purché lo scostamento di tali valori non ecceda:
- il 5%, per le misure di massa volumica secca gs;
- il 10%, per le misure di portanza (modulo Md e M’d).
Per le prove di portanza ad alto rendimento la media dei valori del modulo Med ricavata da almeno 12 determinazioni non dovrà essere inferiore ai valori minimi prestabiliti. Può essere tollerato uno scostamento da tali valori minimi purché lo scostamento stesso non ecceda il 20%.
58.5.2.3 Tolleranze di esecuzione dei piani di progetto
La misura delle tolleranze va eseguita mediante regolo di 4 m di lunghezza (Norma UNI EN 13036-7: 2004), disposto secondo due direzioni ortogonali; gli scostamenti vanno letti in direzione normale ai piani considerati.
I controlli di esecuzione sono effettuati di norma:
- ogni 5000 m2, per le scarpate ed i piani di appoggio degli strati di sottofondo
- ogni 1000 m2, per i piani di posa della pavimentazione.
L’Impresa è tenuta a rispettare le seguenti tolleranze d’esecuzione sui piani finiti:
- ± 2% per la pendenza delle scarpate di trincea e di rilevato;
- ± 3 cm, per i piani di sottofondo;
-± 5 cm, per i piani di appoggio degli strati di sottofondo;
- ± 10 cm, per i piani delle scarpate, sia nel caso vengano rivestite con terra vegetale, sia in caso contrario.
58.5.3 RIEMPIMENTI
Con la generica denominazione di riempimenti si individuano diverse tipologie di lavorazioni che riguardano: sistemazioni di tratti di rilevato rimasti in sospeso, rinterro di cavi praticati nel corpo stradale per diversi scopi (come ad esempio la posa di sottoservizi), riempimenti a ridosso di opere di sostegno, ripristino di cavi di fondazioni intorno a strutture murarie, sistemazioni ambientali. La compattazione, generalmente difficoltosa per la ristrettezza degli spazi e per la delicatezza dei manufatti interessati, non deve giustificare rinuncia di sorta alle portanze prescritte.
E’ necessario, pertanto, impiegare materiale granulare selezionato, efficacemente sensibile al costipamento per vibrazione.
I materiali, trasportati mediante autocarri o mezzi simili, non devono essere scaricati direttamente a ridosso dei cavi o al loro interno, ma depositati in loro vicinanza e successivamente posti in opera a strati per essere compattati con mezzi adatti.
L’Impresa deve evitare di realizzare rilevati e/o rinterri in corrispondenza di manufatti murari che non abbiano raggiunto sufficienti caratteristiche di resistenza e non deve operare mediante grossi rulli vibranti entro una distanza inferiore a 1,5 m dai paramenti delle strutture murarie. Alle spalle di tali strutture devono essere impiegati mezzi di compattazione leggeri, come piastre vibranti e rulli azionati a mano, avendo cura di garantire i requisiti di deformabilità e addensamento richiesti, operando su strati di spessore ridotto.
Nell’eseguire la formazione dei riempimenti o dei tratti di rilevato rimasti in sospeso per la presenza di tombini, canali, cavi, ecc., si deve garantire la continuità con la parte già realizzata, impiegando materiali e livelli di compattazione identici onde ottenere analoghe caratteristiche prestazionali degli strati finiti. A ridosso delle murature dei manufatti, la Direzione Lavori ha facoltà di ordinare la stabilizzazione a cemento dei rilevati mediante miscelazione in sito del legante con i materiali predisposti, privati delle pezzature maggiori di 40 mm, qualora lo ritenga necessario in relazione alle caratteristiche dei terreni ed anche in aggiunta alle previsioni progettuali. La stabilizzazione deve interessare una zona la cui sezione, lungo l'asse stradale, sia a forma trapezia, avente la base inferiore di 2,00 m, quella superiore pari a 2,00 m + 3/2 h e l'altezza h coincidente con quella del rilevato. Il cemento, di tipo normale, va aggiunto in ragione di 25-50 kg/m3 di materiale compattato; l’esatto quantitativo, entro i suddetti limiti, deve essere determinato sperimentalmente dall’Impresa e sottoposto all’approvazione della Direzione Lavori.
La miscela deve essere compattata fino al 95% della massa volumica massima del secco, ottenuta con energia AASHTO Modificata (CNR 69/78), procedendo per strati di spessore non superiore a 30 cm.
Articolo 59 FONDAZIONI E BASI NON LEGATE
59.1 GENERALITÀ E DEFINIZIONI
Gli strati di base e di fondazione delle sovrastrutture stradali possono essere realizzati con misti granulari non legati costituiti da una miscela di aggregati lapidei di primo impiego; per il confezionamento dei soli strati di fondazione possono essere utilizzati, inoltre, inerti granulari riciclati trattati in impianto di lavorazione ai sensi del D.M. 5 Febbraio 1998, aventi i requisiti previsti nel §58.2.3, o terre stabilizzate granulometricamente.
Lo spessore da assegnare agli strati è fissato dal progetto o, in carenza, dalla D.L.. L’aggregato grosso è quello di dimensione d uguale o maggiore di 1 mm e D maggiore di
2 mm, dove con d si indica la dimensione dello staccio inferiore e con D quella dello staccio superiore. L’aggregato fine è quello di dimensione d uguale a zero e D minore o uguale a 6.3 mm.
Le miscele potranno essere formate da materiale idoneo oppure da correggersi mediante l’aggiunta o la sottrazione di determinate frazioni granulometriche, eseguita con adeguata attrezzatura in impianto fisso di miscelazione o altri sistemi al fine di migliorarne le proprietà fisico meccaniche.
59.2QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
59.2.1 AGGREGATI LAPIDEI DI PRIMO IMPIEGO
L’aggregato grosso deve essere costituito da elementi ottenuti dalla frantumazione di rocce di cava massive o di origine alluvionale, da elementi naturali a spigoli vivi o arrotondati; gli elementi possono essere di provenienza o natura petrografica diversa purché, per ogni tipologia, risultino soddisfatti i requisiti indicati nelle Tabella 59-1 e Tabella 59-2
Tabella 59-1 Requisiti dell'aggregato grosso dei misti granulari di primo impiego per strati di fondazione
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico | ||||
Parametro | Normativa | PP | P | M | L | |
Resistenza alla frantumazione Los Angeles | UNI EN 1097-2 | % | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 35 | ≤ 40 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 63 | 63 | 63 | 63 |
Percentuale di particelle frantumate | UNI EN 933-5 | % | >30 | >30 | >30 | - |
Resistenza al gelo disgelo (DSla) ( 1 ) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 20 | ≤ 20 | ≤ 30 | ≤ 30 |
( 1 ) In zone soggette al gelo |
Tabella 59-2 Requisiti dell'aggregato grosso dei misti granulari di primo impiego per strati di base
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico | ||||
Parametro | Normativa | PP | P | M | L |
Resistenza alla frantumazione Los Angeles | UNI EN 1097-2 | % | * | * | ≤ 30 | ≤ 30 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | * | * | 63 | 63 |
Percentuale di particelle frantumate | UNI EN 933-5 | % | * | * | ≥80 | ≥60 |
Resistenza al gelo disgelo (DSla) ( 1 ) | UNI EN 1367-1 | % | * | * | ≤ 20 | ≤ 20 |
( 1 ) In zone soggette al gelo * Materiale non idoneo salvo studi particolari |
L’aggregato fine deve essere costituito da elementi naturali o di frantumazione che possiedano le caratteristiche riassunte nella Tabella 59-3 e nella Tabella 59-4
Tabella 59-3 Requisiti dell'aggregato fine dei misti granulari di primo impiego per strati di fondazione
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico | ||||
Parametro | Normativa | PP | P | M | L | |
Equivalente in sabbia | UNI EN 933-8 | % | ≥ 50 | ≥ 40 | ≥ 40 | ≥ 40 |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | % | N.P. | N.P. | N.P. | ≤ 6 |
Limite Liquido | CNR-UNI 10014 | % | ≤ 25 | ≤ 25 | ≤ 35 | ≤ 35 |
Xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 mm | UNI EN 933-1 | % | ≤ 6 | ≤ 6 | ≤ 6 | ≤ 6 |
Prima dell’inizio dei lavori, ai fini dell’accettazione, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
Tabella 59-4 Requisiti dell'aggregato fine dei misti granulari di primo impiego per strati di base
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico | |||||
Parametro | Normativa | PP | P | M | L | ||
Equivalente in sabbia | UNI EN 933-8 | % | * | * | ≥ 50 | ≥ 50 | |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | % | * | * | N.P. | N.P. | |
Limite Liquido | CNR-UNI 10014 | % | * | * | ≤ 25 | ≤ 25 | |
Passante al setaccio 0,063 mm | UNI EN 933-1 | % | * | * | ≤ 6 | ≤ 6 | |
* Materiale non idoneo salvo studi particolari |
59.2.2 AGGREGATI RICICLATI
L’intrinseca variabilità di provenienza dei materiali che compongono gli aggregati riciclati impone di caratterizzarli qualificandoli per lotti omogenei (§58.2.3.2).
58.5.2.1 Requisiti di composizione
Il misto granulare per strati di fondazione costituito da aggregati riciclati dovrà possedere i requisiti di composizione indicati nella seguente Tabella 59-5
58.5.2.2 Requisiti fisico- meccanici
Per gli elementi dell'aggregato grosso devono essere soddisfatti i requisiti indicati nella Tabella 59-6.
Art. 59 L'aggregato fine deve essere costituito da elementi che possiedano le caratteristiche riportate nella seguente Tabella 59- 7.
58.5.2.3 Requisiti chimici
I materiali riciclati debbono appartenere prevalentemente alle tipologie 7.1., 7.2., 7.11. e 7.17. del D.M. 05/02/98, n.72. Non sono ammessi materiali contenenti amianto e/o sostanze pericolose e nocive o con significativi contenuti di gesso. Pertanto, tali materiali
debbono essere sottoposti ai test di cessione sul rifiuto come riportato in Allegato 3 del citato D.M. del 05/02/98, o a test equivalente di riconosciuta valenza europea (UNI 10802).
Il contenuto totale di solfati e solfuri (Norma UNI EN 1744-1) deve essere ≤1 %. Se il materiale viene posto in opera a contatto con strutture in c.a., tale valore deve essere ≤0,5 %. Si possono accettare, solo sulla base di uno specifico studio di laboratorio, materiali con un contenuto di solfati e solfuri maggiore del limite suddetto purché vengano rispettati i limiti previsti dal citato D.M. del 05/02/98.
Tabella 59-5 Requisiti di composizione dei misti granulari riciclati per strati di fondazione
Parametro | Modalità di prova | Limiti |
Materiali litici di qualunque provenienza, pietrisco tolto d'opera, calcestruzzi, laterizi, refrattari, prodotti ceramici, malte idrauliche ed aeree, intonaci, scorie spente e loppe di fonderia di materiali ferrosi | UNI EN 13285 Appendice A | > 90% in massa |
Vetro e scorie vetrose | UNI EN 13285 Appendice A | < 5% in massa |
Conglomerati bituminosi | UNI EN 13285 Appendice A | < 5% in massa |
Altri rifiuti minerali dei quali sia ammesso il recupero in sottofondi e fondazioni stradali ai sensi della legislazione vigente ( * ) | UNI EN 13285 Appendice A | < 5% in massa per ciascuna tipologia |
Materiali deperibili: carta, legno, fibre tessili, cellulosa, residui alimentari, sostanze organiche eccetto bitume; Materiali plastici cavi: corrugati, tubi o parti di bottiglie di materia plastica, ecc. | UNI EN 13285 Appendice A | < 0,2% in massa |
Altri materiali: metalli, guaine, gomme, lana di roccia o di vetro, gesso, ecc. | UNI EN 13285 Appendice A | < 0,4% in massa |
( * ) Decreto Legislativo n.22 del 05/02/1997 e successivi aggiornamenti e integrazioni. |
Tabella 59-6 Requisiti dell’aggregato grosso dei misti granulari riciclati per strati di fondazione
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico | ||||
Parametro | Normativa | PP | P | M | L | |
Perdita per abrasione "Los Angeles" | UNI EN 1097-2 | % | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 35 | ≤ 40 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 63 | 63 | 63 | 63 |
Indice di forma | UNI EN 933-4 | % | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 |
Indice di appiattimento | UNI EN 933-3 | % | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 |
Sensibilità al gelo ( 1 ) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 20 | ≤ 20 | ≤ 30 | ≤ 30 |
( 1 ) In zone soggette al gelo |
Tabella 59-7 Requisiti dell’aggregato fine dei misti granulari riciclati per strati di fondazione
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico |
Parametro | Normativa | PP | P | M | L | |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | % | N.P. | N.P. | N.P. | ≤ 6 |
Limite Liquido | CNR-UNI 10014 | % | ≤ 25 | ≤ 25 | ≤ 35 | ≤ 35 |
Passante al setaccio 0,063 mm | UNI EN 933-1 | % | ≤ 6 | ≤ 6 | ≤ 6 | ≤ 6 |
Prima dell’inizio dei lavori, ai fini dell’accettazione, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
59.2.3 MISCELE
La miscela di aggregati da adottarsi per la realizzazione degli strati di fondazione o di base non legati deve avere una composizione granulometrica contenuta nei fusi riportati in
Tabella 59-8 se si tratta di materiale lapideo di primo impiego e di Tabella 59-9 se si tratta di aggregati riciclati.
Tabella 59-8 Requisiti granulometrici della miscela di materiale lapideo di primo
impiego
Serie stacci UNI (mm) | Fondazione | Fondazione o base |
Passante totale in peso | ||
56 | 100 | - |
22.4 | 70/100 | 100 |
11 | - | 70/100 |
8 | 30/70 | 50/85 |
4 | 23/55 | 35/65 |
2 | 15/40 | 25/50 |
0.5 | 8/25 | 15/30 |
0.063 | 2/15 | 5/15 |
L’aggregato non deve presentare forma appiattita, allungata o lenticolare. In ogni caso, la dimensione massima dell’aggregato non deve superare la metà dello spessore dello strato ed il rapporto tra il passante allo staccio UNI 0.063 mm ed il passante allo staccio UNI 0.5 mm deve essere inferiore a 2/3.
Per gli aggregati riciclati, la produzione di materiale finissimo per effetto del costipamento con energia AASHTO Mod., effettuato nell’intervallo di umidità ± 2% rispetto all’umidità ottima, valutata tramite la differenza della percentuale di passante al setaccio UNI EN 0.063 mm prima e dopo il costipamento, non dovrà essere superiore al 5%.
Tabella 59-9 Requisiti granulometrici della miscela di aggregati riciclati
Serie stacci UNI (mm) | Passante totale in peso |
63 | 100 |
31.5 | 75/100 |
16 | 50/82 |
10 | 35/70 |
4 | 22/50 |
2 | 15/40 |
0.5 | 8/25 |
0.125 | 5/15 |
0.063 | 2/10 |
L’indice di portanza CBR, determinato secondo quanto prescritto dalla CNR-UNI 10009:64, dopo quattro giorni di imbibizione in acqua (eseguito sul materiale passante allo staccio UNI EN 20 mm), non deve essere minore del valore assunto per il calcolo della
pavimentazione ed in ogni caso non minore di 30. È inoltre richiesto che tale condizione sia verificata per un intervallo di ±2% rispetto all’umidità ottimale di costipamento.
Il modulo resiliente (MR) della miscela impiegata deve essere quello inserito nel progetto della pavimentazione e può essere determinato applicando la norma AASHTO T294 o altra metodologia indicata dal progettista.
I diversi componenti e, in particolare, le sabbie devono essere del tutto privi di materie organiche, solubili, alterabili e friabili
59.3ACCETTAZIONE DELLE MISCELE
La composizione delle miscele da adottare dovrà essere comunicata dall’Impresa alla Direzione Lavori, con congruo anticipo rispetto all’inizio delle lavorazioni e per ciascun cantiere di produzione. Per ogni provenienza del materiale, ciascuna miscela proposta deve essere corredata da una documentazione dello studio di composizione effettuato; la documentazione deve comprendere i risultati delle prove sperimentali, effettuate presso un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione attestanti il possesso dei requisiti elencati al § 59.2. Lo studio di laboratorio deve comprendere la determinazione della curva di costipamento con energia AASHTO modificata (CNR 69/78) per l’individuazione del valore di riferimento della massa volumica secca massima della miscela (γs max).
Una volta accettato da parte della Direzione Lavori lo studio delle miscele, l’Impresa deve rigorosamente attenersi ad esso.
59.4CONFEZIONAMENTO DELLE MISCELE
L’Impresa deve indicare, per iscritto, le fonti di approvvigionamento, le aree ed i metodi di stoccaggio (con i provvedimenti che intende adottare per la protezione dei materiali dalle acque di ruscellamento e da possibili inquinamenti), il tipo di lavorazione che intende adottare, il tipo e la consistenza dell’attrezzatura di cantiere che verrà impiegata.
59.5 ESECUZIONE DEI LAVORI
Il piano di posa dello strato deve essere ripulito da materiale estraneo ed avere le quote, la sagoma ed i requisiti di compattezza richiesti. Il materiale verrà steso in strati di spessore finito non superiore a 25 cm e non inferiore a 10 cm;
Una volta costipato, il materiale dovrà presentarsi uniformemente miscelato in modo che non si verifichi la segregazione dei suoi componenti. Al fine di raggiungere l’umidità prescritta in funzione della massa volumica, potrà essere necessaria l’aggiunta di acqua, che dovrà effettuarsi mediante dispositivi spruzzatori. La stesa andrà eseguita con finitrice o grader appositamente equipaggiato.
A questo proposito si precisa che tutte le operazioni anzidette non devono essere eseguite quando le condizioni ambientali (pioggia, neve, gelo) siano tali da danneggiare la qualità dello strato stabilizzato. Comunque, qualora dovessero verificarsi danni dovuti al gelo o un eccesso di umidità, lo strato compromesso dovrà essere rimosso e ricostituito a cura e spese dell’Impresa.
Il materiale pronto per il costipamento deve presentare in ogni punto la prescritta granulometria. Per il costipamento e la rifinitura verranno impiegati rulli vibranti o vibranti gommati, tutti semoventi. L’idoneità dei rulli e le modalità di costipamento verranno, per ogni cantiere, determinate dalla D.L. con una prova sperimentale di campo usando le miscele messe a punto per quel cantiere .
59.6 CONTROLLI
Per controllare la qualità dei materiali e la loro posa in opera, si eseguiranno prove di laboratorio sui materiali costituenti, sul materiale prelevato in sito al momento della stesa oltre che sullo strato finito.
59.6.1 CONTROLLO DELLE FORNITURE
Le caratteristiche di accettazione dei materiali elencate al §59.2 vanno verificate prima dell’inizio dei lavori e ogni qualvolta cambino i luoghi di provenienza del materiale naturale o I lotti omogenei dei materiali riciclati. Per ogni approvvigionamento omogeneo, la frequenza delle prove di attitudine deve rispettare, per ogni tipo di controllo da effettuare , i criteri quantitativi riportati nella Tabella 59-10 per i misti naturali di primo impiego e nella Tabella 59-11 per i misti granulari riciclati, salvo diverse e documentate prescrizioni da parte della Direzione dei Lavori
Tabella 59-10 Frequenza dei controlli e requisiti delle forniture dei misti granulari di primo impiego
Controllo | Ubicazione prelievo | Frequenza | Requisiti |
Aggregato grosso | Impianto | Iniziale, poi ogni 6 mesi | Tabella 59-1 Tabella 59-2 |
Aggregato fine | Impianto | Iniziale, poi ogni 6 mesi | Tabella 59-3 Tabella 59-4 |
Granulometria miscela | Sito | Iniziale, poi giornaliera oppure ogni 1000 m3 di stesa | Tabella 59-8 |
Tabella 59-11 Frequenza dei controlli e requisiti delle forniture dei misti granulari riciclati per fondazioni stradali
Controllo | Ubicazione prelievo | Frequenza | Requisiti |
Materiali componenti | Impianto | Iniziale e per ogni lotto impiegato | Tabella 59-5 |
Aggregato grosso | Impianto | Iniziale e per ogni lotto impiegato | Tabella 59-6. |
Aggregato fine | Impianto | Iniziale e per ogni lotto impiegato | Tabella 59-7 |
Granulometria miscela | Sito | Iniziale, poi giornaliera oppure ogni 1000 m3 di stesa | Tabella 59-9 |
Umidità ottima AASHTO Mod. | Sito | Iniziale, poi giornaliera oppure ogni 1000 m3 di stesa | |
Indice C.B.R. dopo 4 giorni di imbibizione in acqua | Sito | Iniziale, poi giornaliera oppure ogni 1000 m3 di stesa | > 30% nell'intervallo di umidità ±2% rispetto a Wott AASHTO mod. |
Produzione finissimo per costipamento AASHTO Mod. nell'intervallo ±2% Wott | Sito | Iniziale, poi giornaliera oppure ogni 1000 m3 di stesa | < 5% |
La granulometria delle miscele deve essere verificata giornalmente, prelevando il materiale in sito già miscelato,subito dopo aver effettuato il costipamento, nel caso di misti granulari di primo impiego; nel caso di misti granulari riciclati, il materiale deve essere prelevato in sito al momento della posa in opera. Rispetto alla qualificazione delle forniture, nella curva granulometrica sono ammessi variazioni delle singole percentuali dell'aggregato grosso di ± 5 punti e di ±2 punti per l'aggregato fine. In ogni caso non devono essere superati i limiti dei fusi assegnati (
Tabella 59-8 e Tabella 59-9). L'equivalente in sabbia (UNI EN 933-8) dell'aggregato fino deve essere verificato almeno ogni tre giorni lavorativi.
59.6.2 CONTROLLI PRESTAZIONALI SUGLI STRATI FINITI
Il livello prestazionale degli strati posti in opera può essere accertato, in relazione alle caratteristiche del materiale impiegato, attraverso il controllo dell'addensamento raggiunto, rispetto al riferimento desunto dalle prove AASHTO Mod. di laboratorio e attraverso il controllo della capacità portante.
Il controllo mediante misure di massa volumica del secco in sito (CNR B.U. n.22/72) può essere effettuato soltanto se, come previsto dalla norma CNR B.U. n.69/1978, la frazione di materiale trattenuta al setaccio da 20 mm UNI EN 932-2 non supera il 35% della massa totale. In questo caso il controllo può essere effettuato previa correzione della massa volumica del secco in sito per tenere conto della presenza di elementi lapidei di dimensioni maggiori di 20 mm:
γd,sito
= Pd −P'd V −V'
Pd : massa totale dopo essiccazione del materiale prelevato; V : volume totale occupato in sito dal materiale prelevato;
P'd : massa del secco della frazione trattenuta al staccio UNI EN 20 mm; V' = P'd / γs : volume della frazione trattenuta al staccio UNI EN 20 mm;
γs : massa volumica apparente della frazione trattenuta al staccio UNI EN 20 mm.
d
Quando per le caratteristiche dimensionali del materiale non sia possibile procedere al controllo prestazionale con misure di massa volumica (non essendo possibile determinare riferimenti rappresentativi da prove di costipamento AASHTO Mod. di laboratorio), per valutare il grado di costipamento la Direzione Lavori può prescrivere l'esecuzione di prove di carico con piastra a doppio ciclo di carico (CNR B.U. 146/92) per la determinazione dei moduli di deformazione Md e M' .
d
La determinazione del modulo M' al secondo ciclo di carico permette, in ogni caso, di ottenere più ampi elementi di giudizio sulla
qualità meccanica degli strati posti in opera, ivi compresi quelli sottostanti lo strato provato. Il rapporto tra il valore del modulo di deformazione Md' al secondo ciclo di carico ed il valore del modulo di deformazione Md al primo ciclo di carico non dovrà, almeno nel 95% delle determinazioni, essere superiore ai limiti previsti nella Tabella 59-12 per i rispettivi livelli di traffico.
59.6.2.1 Portanza
La misura della portanza deve accertare che le prestazioni dello strato finito soddisfino le richieste degli elaborati di progetto e siano conformi a quanto dichiarato prima dell’inizio dei lavori nella documentazione presentata dall’Impresa, ai sensi di quanto previsto al
§ 59.3. La metodologia d’indagine impiegata dovrà essere tale da fornire parametri di controllo identici, o comunque direttamente confrontabili, con quelli utilizzati nel calcolo della pavimentazione. A tale scopo sono ammesse sia prove puntuali (prove di carico con piastra) per la determinazione del Modulo di deformazione (Md) dello strato , sia prove di deflessione ad elevato rendimento per la determinazione del Modulo elastico dinamico (Med).
Il Modulo di deformazione (Md) dello strato deve essere quello inserito nel progetto della pavimentazione e viene determinato impiegando la metodologia indicata nella norma (CNR 146/92).
Il Modulo elastico dinamico (Med) dello strato deve essere quello utilizzato nel progetto della pavimentazione e viene determinato mediante la misura della portanza dello stesso, effettuata con una macchina a massa battente (Falling Weight Deflectometer-FWD) dotata di misuratori di abbassamento (deflessione) operanti su 9 punti di una linea a distanza prefissata dalla piastra di carico, nel modo qui di seguito descritto :
a) la massa battente da usare e l’altezza di caduta verranno stabilite, mediante prove da effettuare prima della misura, in modo da non lasciare deformazioni permanenti sotto la piastra; l’altezza di caduta o la massa battente, se ciò succede, dovranno essere ridotte fino ad avere una deformazione di tipo elastico;
b) le misure verranno effettuate nelle condizioni stabilite al punto precedente, controllando che comunque anche in altre zone di prova non si abbia deformazione plastica; il Modulo elastico dinamico dello strato di fondazione verrà calcolato interpretando le misure mediante specifico software di retrocalcolo di riconosciuta validità da parte dell’Amministrazione.
In assenza di specifiche indicazioni di progetto,che stabiliscano soglie minime diverse, i valori dei moduli di deformazione Md (valutati attraverso prova di carico con piastra al primo ciclo di carico nell'intervallo tra 0,15 e 0,25 N/mm2) ed i valori dei moduli elastici dinamici Med non dovranno essere inferiore ai valori limite riportati nella Tabella 59-12.
Al momento della costruzione degli strati di pavimentazione sovrastanti tutti i valori di portanza dello strato di fondazione dovranno essere non inferiori ai valori limite previsti.
59.6.2.2 Tolleranze sui risultati
A discrezione della Direzione Lavori possono essere ammesse le seguenti tolleranze sui risultati delle prove di controllo.
Per ciascun tipo di prova, nel caso in cui il numero delle misure risulti inferiore a 5, come può avvenire per lavori di entità molto modesta, tutti i valori misurati debbono rispettare le soglie minime riportate nella suddetta Tabella 59-12.
Negli altri casi si può accettare che su n. 5 risultati di una stessa prova di controllo n. 1 possa non rispettare i valori minimi richiesti, purché lo scostamento da tali valori non ecceda:
• il 3%, per la misura del grado di addensamento;
d
• il 5%, per le misure dei moduli Md e M' .
Per le prove deflettometriche ad alto rendimento la media dei valori del modulo elastico dinamico Med ricavata da almeno 12 determinazioni non dovrà essere inferiore ai valori minimi prestabiliti. Può essere tollerato uno scostamento da tali valori minimi purché lo scostamento stesso non ecceda il 10%.
59.6.2.3 Tolleranze di esecuzione dei piani di progetto
Le superfici finite devono risultare perfettamente piane, con scostamenti rispetto ai piani di progetto non superiori a 10 mm, controllati mediante regolo rigido di 4 m di lunghezza (Norma UNI EN 13036-7/2004) disposto secondo due direzioni ortogonali.
Lo spessore medio dello strato finito deve essere quello previsto in Progetto, con una tolleranza del 5% purché tale differenza si presenti solo nel 20% dei rilievi effettuati.
Salvo documentata diversa prescrizione della Direzione Lavori, la frequenza delle prove deve rientrare negli intervalli indicati in Tabella 59-12
Tabella 59-12 Frequenza dei controlli e requisiti prestazionali degli strati finiti
CONTROLLI | TRAFFICO | FREQUENZA | |||||
PP | o | P | M | o | L | ||
Grado di addensamento γd/γdmax,laboratorio [%] | ≥ 98 % AASHTO Mod. | ≥ 95 % AASHTO Mod. | Ogni 1.000 m2 di stesa | ||||
Rapporto Md / Md' | ≥ 2,0 | ≥ 2,3 | Ogni 1.000 m2 di stesa | ||||
Modulo di deformazione Md [N/mm2] | ≥ 100 (o della prestazione prevista in Progetto) | ≥ 80 (o della prestazione prevista in Progetto) | Ogni 1.000 m2 di stesa | ||||
Modulo elastico dinamico equivalente Med [N/mm2] | ≥ 190 (o della prestazione prevista in Progetto) | ≥ 150 (o della prestazione prevista in Progetto) | Ogni 250 m2 di stesa | ||||
Spessore degli strati | spessore di | progetto | spessore di | progetto | Ogni 500 m2 di stesa | ||
Scostamento con regolo da 4 m | < 10 mm dai piani di Progetto | < 10 mm dai piani di Progetto | Ogni 500 m di stesa |
Articolo 60
STRATI DI FONDAZIONE, SOTTOBASE E BASE IN MISTI A LEGANTE IDRAULICO E/O BITUMINOSO
Le miscele per strati di fondazione, di sottobase e di base trattate in questo articolo si distinguono in misti cementati e miscele ottenute da riciclaggio in sito di strati esistenti in misto cementato e/o granulare con l’aggiunta di cemento e/o bitume schiumato e/o emulsione bituminosa. Lo spessore da assegnare agli strati è fissato dal progetto o, in carenza , dalla Direzione Lavori.
60.1 MISTO CEMENTATO
60.1.1 GENERALITA’ E DEFINIZIONI
Il misto cementato può essere costituito da una miscela di aggregati lapidei di primo impiego (misto granulare) o aggregati riciclati trattati in impianto di lavorazione ai sensi del D.M. 5 Febbraio 1998 (§58.2.3) , confezionata in impianto con un legante idraulico (cemento) ed acqua. L’aggregato grosso è quello di dimensione d uguale o maggiore di 1 mm e D maggiore di 2 mm, dove con d si indica la dimensione dello staccio inferiore e con D quella dello staccio superiore.
L’aggregato fine è quello di dimensione d uguale a zero e D minore o uguale a 6.3 mm.
La miscela di aggregati e legante deve assumere, dopo un adeguato tempo di stagionatura, una resistenza meccanica durevole ed apprezzabile mediante prove eseguibili su provini di forma assegnata, anche in presenza di acqua o gelo.
60.1.2 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
60.1.2.1 Aggregati lapidei di primo impiego
L’aggregato grosso deve essere costituito da elementi ottenuti dalla frantumazione di rocce lapidee, da elementi naturali tondeggianti, da elementi naturali tondeggianti frantumati, da elementi naturali a spigoli vivi. Tali elementi potranno essere di provenienza o natura petrografica diversa purché, per ogni tipologia, risultino soddisfatti i requisiti indicati nella Tabella 60-1.
L’aggregato fine deve essere costituito da elementi naturali o di frantumazione che possiedano le caratteristiche riassunte nella Tabella 60-2.
Ai fini dell’accettazione, prima dell’inizio dei lavori, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
Tabella 60-1 Requisiti dell’aggregato grosso di primo impiego per la formazione di misti cementati
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livelli di traffico | ||
Parametro | Normativa | PP e P | L e M | |
Resistenza alla frantumazione Xxx Xxxxxxx | XXX XX 0000-0 | % | ≤ 30 | ≤ 40 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 40 | 40 |
Resistenza al gelo/ disgelo (DSla)( *) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 30 | ≤ 30 |
Percentuale di particelle frantumate | UNI EN 933-5 | % | ≥ 30 | - |
Contenuto di rocce reagenti con alcali del cemento | % | ≤ 1 | ≤ 1 | |
Passante allo staccio 0.063 mm | UNI EN 933-8 | % | ≤ 1 | ≤ 1 |
( * ) In zone considerate soggette al gelo |
Tabella 60-2 Requisiti dell’aggregato fine di primo impiego per la formazione di misti cementati
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livelli di traffico | ||
Parametro | Normativa | PP e P | L e M | |
Rocce tenere, alterate o scistose | CNR BU 104/84 | % | ≤ 1 | ≤ 1 |
Rocce degradabili, solfatiche o reagenti con alcali del cemento | CNR BU 104/84 | % | ≤ 1 | ≤ 1 |
Equivalente in sabbia | UNI EN 933-8 | % | 30 ≤ Es ≤ 60 | 30 ≤ Es ≤ 60 |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | % | N.P. | 6 |
Limite Liquido | CNR-UNI 10014 | % | ≤ 25 | ≤ 25 |
60.1.2.2 Aggregati riciclati
L’intrinseca variabilità di provenienza dei materiali che compongono gli aggregati riciclati impone di caratterizzarli qualificandoli per lotti omogenei (§58.2.3).
Requisiti di composizione
Il misto granulare riciclato per la formazione del misto cementato dovrà essere costituito da aggregati riciclati in possesso dei requisiti di composizione indicati nella seguente Tabella 60-3.
Requisiti fisico-meccanici
Per gli elementi dell'aggregato grosso devono essere soddisfatti i requisiti indicati nella Tabella 60-4.
Tabella 60-3 Requisiti di composizione degli aggregati riciclati per la
formazione di misti cementati
Parametro | Modalità di prova | Limiti |
Materiali litici di qualunque provenienza, pietrisco tolto d'opera, calcestruzzi, laterizi, refrattari, prodotti ceramici, malte idrauliche ed aeree, intonaci, scorie spente e loppe di fonderia di materiali ferrosi | UNI EN 13285 Appendice A | > 90% in massa |
Vetro e scorie vetrose | UNI EN 13285 Appendice A | < 5% in massa |
Conglomerati bituminosi | UNI EN 13285 Appendice A | < 5% in massa |
Altri rifiuti minerali dei quali sia ammesso il recupero in sottofondi e fondazioni stradali ai sensi della legislazione vigente ( * ) | UNI EN 13285 Appendice A | < 5% in massa per ciascuna tipologia |
Materiali deperibili: carta, legno, fibre tessili, cellulosa, residui alimentari, sostanze organiche eccetto bitume; Materiali plastici cavi: corrugati, tubi o parti di bottiglie di materia plastica, ecc. ( ** ) | UNI EN 13285 Appendice A | < 0,2% in massa |
Altri materiali: metalli, guaine, gomme, lana di roccia o di vetro, gesso, ecc. | UNI EN 13285 Appendice A | < 0,4% in massa |
( * ) Decreto Legislativo n.22 del 05/02/1997 e successivi aggiornamenti e integrazioni. ( ** ) La massa dei materiali deperibili, gravata di un fattore amplificativi 5, deve essere assegnata alla categoria delle rocce degradabili per il rispetto dei requisiti riportati nelle seguenti Tabella 3.4 e Tabella 3.5 |
Tabella 60-4 Requisiti dell'aggregato grosso dei misti granulari riciclati per la formazione di misti cementati
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico | ||||
Parametro | Normativa | PP | P | M | L | |
Perdita per abrasione "Los Angeles" | UNI EN 1097-2 | % | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 35 | ≤ 40 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 30 | 30 | 30 | 30 |
Sensibilità al gelo ( * ) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 30 |
Indice di forma | UNI EN 933-4 | % | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 |
Indice di appiattimento | UNI EN 933-3 | % | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 | ≤ 35 |
Rocce tenere, alterate o scistose | CNR BU 104/84 | % | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 |
Rocce degradabili, solfatiche o reagenti con alcali del cemento | CNR BU 104/84 | % | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 |
( * ) In zone considerate soggette al gelo |
L'aggregato fine deve essere costituito da elementi che possiedano le caratteristiche riportate nella seguente Tabella 60-5.
Tabella 60-5 Requisiti dell'aggregato fine dei misti granulari riciclati per la formazione di misti cementati
Indicatori di qualità | Unità di misura | Livello di traffico | ||||
Parametro | Normativa | PP | P | M | L | |
Rocce tenere, alterate o scistose | CNR BU 104/84 | % | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 |
Rocce degradabili, solfatiche o reagenti con alcali del cemento | CNR BU 104/84 | % | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 |
Equivalente in sabbia | UNI EN 933-8 | % | ≥ 35 | ≥ 35 | ≥ 30 | ≥ 30 |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | % | N.P. | N.P. | ≤ 6 | ≤ 6 |
Limite Liquido | CNR-UNI 10014 | % | ≤ 25 | ≤ 25 | ≤ 25 | ≤ 25 |
Requisiti chimici
I materiali riciclati debbono appartenere alle tipologie 7.1, 7.2, 7.11 e 7.17 del D.M. 05/02/98, n.72. Non sono ammessi materiali contenenti amianto e/o sostanze pericolose e nocive o con significativi contenuti di gesso. Pertanto, tali materiali debbono essere sottoposti ai test di cessione sul rifiuto come riportato in Allegato 3 del citato D.M. del 05/02/98, o a test equivalente di riconosciuta valenza europea (UNI 10802).
Il contenuto totale di solfati e solfuri (Norma UNI EN 1744-1) deve essere ≤1 %. Se il materiale viene posto in opera a contatto con strutture in cemento armato, tale valore deve essere ≤0,5 %.
Ai fini dell'accettazione, prima dell'inizio dei lavori, l'Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati di primo impiego o riciclati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un Laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
60.1.2.3 Cemento
Il cemento è un legante idraulico, cioè un materiale inorganico finemente macinato che, mescolato con acqua, forma una pasta che rapprende e indurisce a seguito di processi e reazioni di idratazione e che, una volta indurita, mantiene la sua resistenza e la sua stabilità anche sott’acqua.
Saranno impiegati i seguenti tipi di cemento, elencati nella norma UNI EN 197-1: 2001 :
- tipo I (Portland);
- tipo II (Portland composito);
- tipo III (d’altoforno);
- tipo IV (pozzolanico);
- tipo V (composito).
I cementi utilizzati dovranno rispondere ai requisiti previsti dalla L. 595/65. Ai fini dell'accettazione, prima dell'inizio dei lavori, i cementi utilizzati dovranno essere controllati e certificati come previsto dal DPR 13/9/93 n. 246 e dal D.M. 12/07/93 n. 315. Tale certificazione sarà rilasciata dall’Istituto Centrale per la Industrializzazione e la Tecnologia Edilizia (I.C.I.T.E.), o da altri organismi autorizzati ai sensi del D.M. 12/07/93 n. 315.
60.1.2.4 Acqua
L’acqua utilizzata nel confezionamento degli strati deve essere esente da impurità dannose, oli, acidi, alcali, materia organica, frazioni limo-argillose e da qualsiasi altra sostanza nociva.
60.1.2.5 Ceneri volanti
Per modificare le caratteristiche del calcestruzzo possono essere aggiunti materiali inorganici finemente macinati. È ammesso, inoltre, l’utilizzo di ceneri volanti conformi alla norma UNI EN 450:1995, sia ad integrazione dell’aggregato fine sia in sostituzione del cemento. La quantità in peso di ceneri da aggiungere, in sostituzione del cemento, per ottenere pari caratteristiche meccaniche, sarà stabilita con prove di laboratorio, nella fase di studio delle miscele e comunque non potrà superare il 40% del peso di cemento indicato in prima istanza. Indicativamente ogni punto percentuale di cemento potrà essere sostituito da 4-5 punti percentuali di ceneri.
60.1.3 COMPOSIZIONE DELLE MISCELE
La miscela di aggregati (misto granulare) da adottarsi per la realizzazione del misto cementato deve avere una composizione granulometrica contenuta nel fuso riportato in Tabella 60-6 quando si utilizzano aggregati lapidei di primo impiego e in Tabella 60-7 quando si utilizzano aggregati riciclati.
Tabella 60-6 Requisiti granulometrici della miscela di aggregati di primo impiego per misti cementati
Serie stacci UNI (mm) | Traffico | |
PP e P | L e M | |
Passante totale in peso | ||
31.5 | 100 | 100 |
22.4 | 80/100 | - |
20 | 72/90 | 65/100 |
12 | 53/70 | 45/70 |
8 | 40/55 | 35/60 |
4 | 28/40 | 23/45 |
2 | 8/18 | 6/14 |
0.125 | 6/14 | 2/7 |
0.075 | 5/10 | - |
Tabella 60-7 Requisiti granulometrici della miscela di aggregati riciclati per misti cementati
Serie stacci UNI (mm) | Passante totale in peso |
31.5 | 100 |
20 | 70/100 |
14 | 55/78 |
10 | 45/65 |
4 | 28/42 |
2 | 18/30 |
0.5 | 8/18 |
0.125 | 5/13 |
0.063 | 2/10 |
Il contenuto di cemento, delle eventuali ceneri volanti dosate in sostituzione del cemento stesso, ed il contenuto d’acqua della miscela, vanno espressi come percentuale in peso rispetto al totale degli aggregati costituenti il misto granulare di base. Tali percentuali saranno stabilite in base ad uno studio della miscela, effettuato in laboratorio, secondo quanto previsto dal B.U. CNR N. 29/72 sulla base del quale verranno anche identificati i valori di massa volumica del secco e di resistenza da utilizzare nelle prove di controllo. Le miscele adottate dovranno possedere i requisiti riportati nella Tabella 60-8.
Tabella 60-8 Requisiti meccanici dei misti cementati
Parametro | Normativa | Valore |
Resistenza a compressione a 168 ore | CNR 29/72 | 2.5≤ Rc ≤ 4.5 N/mm2 |
Resistenza a trazione indiretta a 168 ore (Prova Brasiliana)5 | CNR 97/84 | Rt ≥ 0.25 N/mm2 |
Per particolari casi è facoltà della Direzione Lavori accettare valori di resistenza a compressione fino a 7.5 N/mm2 . Nel caso in cui il misto cementato debba essere impiegato in zone in cui sussista il rischio di degrado per gelo-disgelo, è facoltà della Direzione Lavori richiedere che la miscela risponda ai requisiti della norma SN 640 509a.
60.1.4 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE
L’Impresa è tenuta a comunicare alla Direzione Lavori, con congruo anticipo rispetto all’inizio delle lavorazioni e per ciascun cantiere di produzione, la composizione delle miscele che intende adottare. Ciascuna composizione proposta deve essere corredata da una completa documentazione dello studio di composizione effettuato, che non dovrà essere più vecchio di un anno. Dovranno far parte di tale documentazione anche le curve rappresentative delle variazioni del modulo elastico delle miscele, in funzione dei giorni di maturazione: da esse sarà possibile evincere il raggiungimento dei valori di modulo delle miscele previsto nel calcolo della pavimentazione. Una volta accettato da parte della Direzione Lavori lo studio delle miscele, l’Impresa deve rigorosamente attenersi ad esso. Nella curva granulometrica sono ammessi variazioni delle singole percentuali di aggregato grosso di ±5 punti e di ±2 punti per l’aggregato fino. In ogni caso non devono essere superati i limiti del fuso. Per la percentuale di cemento nelle miscele è ammessa una variazione di ± 0.5%.
60.1.5 CONFEZIONAMENTO DELLE MISCELE
Il misto cementato deve essere confezionato mediante impianti automatizzati, di idonee caratteristiche, mantenuti sempre perfettamente funzionanti in ogni loro parte. L’impianto deve comunque garantire uniformità di produzione ed essere in grado di realizzare miscele rispondenti a quelle indicate nello studio presentato ai fini dell’accettazione. La zona destinata allo stoccaggio degli aggregati deve essere preventivamente e convenientemente sistemata per evitare la presenza di sostanze argillose e ristagni di acqua che possano compromettere la pulizia degli aggregati. I cumuli delle diverse classi devono essere nettamente separati tra di loro e l’operazione di rifornimento nei pre-dosatori eseguita con la massima cura. Non è consentito il mescolamento di cementi diversi per tipo, classe di resistenza o provenienza. Il cemento e le aggiunte dovranno essere adeguatamente protetti dall’umidità atmosferica e dalle impurità.
60.1.6 ESECUZIONE DEI LAVORI
60.1.6.1 Preparazione delle superfici di stesa
La miscela verrà stesa sul piano finito dello strato precedente dopo che sia stata accertata dalla Direzione Lavori la rispondenza dello stesso ai requisiti prescritti. Ogni depressione, avvallamento o ormaia presente sul piano di posa deve essere corretta prima della stesa. Inoltre, prima della stesa è necessario verificare che il piano di posa sia sufficientemente umido e, se necessario, provvedere alla sua bagnatura evitando tuttavia la formazione di una superficie fangosa.
60.1.6.2 Posa in opera delle miscele
5 I provini per la prova di trazione indiretta sono gli stessi impiegati per la prova di compressione (CNR BU 29)
La stesa verrà eseguita impiegando macchine finitrici vibranti. Il tempo massimo tra l’introduzione dell’acqua nella miscela del misto cementato e l’inizio della compattazione non dovrà superare i 60 minuti. Le operazioni di compattazione dello strato devono essere realizzate con apparecchiature e sequenze adatte a produrre il grado di addensamento e le prestazioni richieste. In generale, è preferibile che le operazioni di addensamento siano eseguite prima con rullo a ruote vibranti e dopo con rullo gommato; in alternativa si possono utilizzare rulli misti vibranti-gommati. L'idoneità dei mezzi di costipamento verrà determinata dalla Direzione Lavori sulla base dei risultati ottenuti su stese sperimentali in campo prove utilizzando le stesse miscele messe a punto con lo studio di laboratorio.
La stesa della miscela non deve di norma essere eseguita con temperature ambiente inferiori a 0°C e mai sotto la pioggia. Nel caso in cui le condizioni climatiche (temperatura, soleggiamento, ventilazione) comportino una elevata velocità di evaporazione, è necessario provvedere ad una adeguata protezione delle miscele sia durante il trasporto che durante la stesa. Il tempo intercorrente tra la stesa di due strisce affiancate non deve superare di norma le due ore per garantire la continuità della struttura. Particolari accorgimenti devono adottarsi nella formazione dei giunti longitudinali che andranno protetti con fogli di polietilene o materiale similare. Il giunto di ripresa deve essere ottenuto terminando la stesa dello strato a ridosso di una tavola e togliendo la tavola al momento della ripresa della stesa. Se non si fa uso della tavola si deve, prima della ripresa della stesa, provvedere a tagliare l’ultima parte dello strato precedente, in modo che si ottenga una parete perfettamente verticale. Non devono essere eseguiti altri giunti all’infuori di quelli di ripresa.
60.1.6.3 Protezione superficiale dello strato finito
Subito dopo il completamento delle opere di costipamento e finitura dello strato, deve essere applicato un velo protettivo di emulsione bituminosa acida al 55% in ragione di 1-2 kg/m2 (in relazione al tempo ed alla intensità del traffico di cantiere cui potrà venire sottoposto) e successivo spargimento di sabbia. Il tempo di maturazione protetta non dovrà essere inferiore a 72 ore, durante le quali il misto cementato dovrà essere protetto dal gelo. Il transito di cantiere potrà essere ammesso sullo strato a partire dal terzo giorno dopo quello in cui è stata effettuata la stesa e limitatamente ai mezzi gommati. Aperture anticipate sono consentite solo se previste nella determinazione della resistenze raggiunta dal misto. Xxxxxx eventualmente compromessi dalle condizioni meteorologiche o da altre cause devono essere rimossi e sostituiti a totale cura e spese dell’Impresa.
60.1.7 CONTROLLI
Il controllo della qualità dei misti cementati e della loro posa in opera deve essere effettuato mediante prove di laboratorio sui materiali costituenti, sulla miscela prelevata allo stato fresco al momento della stesa, sulle carote estratte dalla pavimentazione e con prove in situ.
60.1.7.1 Controllo delle forniture
Oltre ai controlli iniziali necessari per l'accettazione, anche in corso d'opera, per valutare che non abbiano a verificarsi variazioni nella qualità dei materiali, devono essere effettuate prove di controllo su campioni prelevati in contraddittorio con la Direzione dei Lavori. Il controllo della qualità dei misti granulari di primo impiego o riciclati impiegati per la formazione del misto cementato, deve essere effettuato mediante prove di laboratorio su campioni prelevati in impianto prima della miscelazione. Il numero dei campioni dipende dall'eterogeneità dei materiali interessati; per ogni approvvigionamento omogeneo la numerosità delle prove di attitudine deve rispettare i criteri quantitativi riportati nelle Tabella 60-9 e Tabella 60-10 per ogni tipo di controllo da effettuare, salvo diverse e documentate prescrizioni della Direzione dei Lavori.
60.1.7.2 Controlli delle miscele prelevate in fase di posa in opera
Il prelievo del misto cementato fresco avverrà in contraddittorio al momento della stesa. Sui campioni prelevati alla vibrofinitrice saranno effettuati, presso un Laboratorio di fiducia dell’Amministrazione, i controlli della distribuzione granulometrica dell'aggregato e la verifica delle caratteristiche di resistenza meccanica. La resistenza a compressione di ciascun prelievo sarà ottenuta come media dei valori di 4 provini, confezionati e portati a rottura secondo quanto previsto dal CNR B.U. n.29/72. La resistenza a trazione indiretta di ciascun prelievo sarà ottenuta come media dei valori determinati su 4 provini, confezionati secondo quanto previsto dal B.U. CNR n.29/72 e portati a rottura secondo quanto previsto dal CNR B.U. n.97/84. I valori rilevati in sede di controllo dovranno essere conformi a quelli dichiarati nella documentazione presentata prima dell'inizio dei lavori, ai sensi di quanto previsto al § 60.1.4
Il numero e la tipologia dei controlli da effettuare sul misto cementato prelevato al momento della posa in opera è riportato nella Tabella 60-11, salvo diverse e documentate prescrizioni della Direzione dei Lavori.
Tabella 60-9 Frequenza dei controlli e requisiti delle forniture dei misti granulari di primo impiego
Controllo | Frequenza | Requisiti |
Aggregato grosso | Settimanale | Tabella 60-1 |
Aggregato fino | Settimanale | Tabella 60-2 |
Granulometria | Settimanale | Tabella 60-6 |
Tabella 60-10 Frequenza dei controlli e requisiti delle forniture dei misti granulari riciclati
Controllo | Frequenza | Requisiti |
Materiali componenti | Iniziale e per ogni lotto impiegato | Tabella 60-3. |
Aggregato grosso | Iniziale e per ogni lotto impiegato | Tabella 60-4 |
Aggregato fino | Iniziale e per ogni lotto impiegato | Tabella 60-5 |
Granulometria | Iniziale e per ogni lotto impiegato | Tabella 60-7 |
60.1.7.3 Controlli prestazionali sugli strati finiti
Il livello prestazionale degli strati posti in opera può essere accertato, in relazione alle caratteristiche del materiale impiegato, attraverso il controllo dell'addensamento raggiunto, rispetto al riferimento desunto dalle prove AASHTO di laboratorio e attraverso il controllo della capacità portante. A compattazione ultimata, la massa volumica in sito non deve essere inferiore al 98% del valore di riferimento (ottimo) misurato in laboratorio sulla miscela di progetto e dichiarato prima dell’inizio dei lavori. Le misure della massa volumica sono effettuate secondo quanto previsto dal B.U. CNR N. 22.
Portanza e detrazioni
La misura della portanza deve accertare che le prestazioni dello strato finito siano non inferiori a quelle previste nel Progetto delle sovrastrutture e siano conformi a quanto dichiarato prima dell'inizio dei lavori nella documentazione presentata dall'Impresa, ai sensi di quanto indicato al § 60.1.4. La metodologia di indagine impiegata dovrà essere tale da fornire, parametri di controllo identici, o comunque direttamente confrontabili, con quelli utilizzati nel calcolo della pavimentazione.
Tabella 60-11 Frequenza dei controlli e requisiti dei misti cementati prelevati nella fase di posa in opera
Controllo | Frequenza | Requisiti |
Granulometria miscela | Giornaliera oppure ogni 2500 m2 di stesa | Curva granulometrica di progetto |
Resistenza a compressione a 168 ore (CNR B.U. n.29/72) | Giornaliera oppure ogni 2500 m2 di stesa | Tabella 60-8 |
Resistenza a trazione indiretta a 168 ore (Prova brasiliana) (CNR B.U. n.97/84) ( * ) | Giornaliera oppure ogni 2500 m2 di stesa | Tabella 60-8 |
( * ) I provini per la prova di trazione indiretta sono dello stesso tipo di quelli confezionati per la prova di compressione (CNR B.U. 29) |
A tale scopo, sono ammesse sia prove puntuali (prove di carico con piastra secondo la Norma CNR B.U. n. 146/92) sia prove ad elevato rendimento eseguite con il Falling Weight Deflectometer (ASTM D4694/96) per la determinazione del modulo elastico dinamico E. Sono ammesse sia prove effettuate direttamente sullo strato (prove di carico con piastra, rilievo delle deflessioni con Falling Weight Deflectometer), sia prove effettuate sullo strato ricoperto (con Falling Weight Deflectometer).
In ogni caso i valori dei moduli di deformazione Md valutati al primo ciclo di carico nell'intervallo tra 0,15 e 0,25 N/mm2 secondo la Norma CNR B.U. n.146/1992, rilevati in un tempo compreso tra 3 e 12 ore dal termine della compattazione, non potranno essere inferiori ai valori limite riportati nella Tabella 60-12, o ai limiti indicati in Progetto quando questi ultimi siano superiori.
I valori del modulo elastico dinamico Med ricavati con il Falling Weight Deflectometer da rilievi effettuati dopo 7 giorni o dopo 60 giorni dalla posa in opera non potranno essere inferiori ai valori limite riportati nella Tabella 60-12, o ai valori indicati nel Progetto quando questi ultimi siano superiori.
In alternativa alle misure di portanza, è ammesso il controllo basato sulla resistenza a compressione e sulla resistenza a trazione indiretta del materiale prelevato all’atto della stesa, secondo le modalità di cui al paragrafo 60.1.6.2. Al momento della costruzione degli strati di pavimentazione sovrastanti, tutti i valori di portanza dello strato di misto cementato dovranno essere non inferiori ai valori limite previsti.
Tolleranze sui risultati
A discrezione della Direzione Lavori possono essere ammesse le seguenti tolleranze sui risultati delle prove di controllo.
Per ciascun tipo di prova, nel caso in cui il numero delle misure risulti inferiore a 5, come può avvenire per lavori di entità molto modesta, tutti i valori misurati debbono rispettare le soglie minime riportate nella suddetta Tabella 60-12.
Negli altri casi si può accettare che su n. 5 risultati di una stessa prova di controllo n. 1 possa non rispettare i valori minimi richiesti, purché lo scostamento da tali valori non ecceda:
• il 3%, per la misura del grado di addensamento;
• il 5%, per le misure del modulo Md ;
Per le prove deflettometriche ad alto rendimento la media dei valori del modulo elastico dinamico Med, ricavata da almeno 12 determinazioni, non dovrà essere inferiore ai valori minimi prestabiliti. Può essere tollerato uno scostamento da tali valori minimi,
purché lo scostamento stesso non ecceda il 10%.
Tabella 60-12 Frequenza dei controlli e requisiti prestazionali degli strati finiti
CONTROLLI | TRAFFICO | FREQUENZA | |||||||
PP | P | M | L | ||||||
Grado di addensamento d/dmax,laboratorio [%] | ≥ 98 % AASHO Mod. | Giornaliera oppure ogni 1000 m2 di stesa | |||||||
Modulo di deformazione Md [N/mm2] (da prova con piastra tra 3 e 12 ore dalla | ≥ 150 | ≥ 150 | ≥ 120 | ≥ 120 | Giornaliera oppure ogni 1000 m2 di | ||||
stesa | |||||||||
compattazione) | (o della prestazione prevista in progetto) | ||||||||
Modulo elastico dinamico Med [N/mm2] ( * ) (da rilievi con FWD dopo 7 o 60 giorni dalla compattazione) | 7 gg. ≥ 2000 | 60 gg. ≥ 3000 | 7 gg. ≥ 1600 | 60 gg. ≥ 2500 | 7 gg. ≥ 1300 | 60 gg. ≥ 2000 | 7 gg. ≥ 1000 | 60 gg. ≥ 1500 | 2 Ogni 250 m di stesa |
(o della prestazione prevista in progetto) | |||||||||
Spessore a mezzo di carotaggi | spessore di progetto | spessore di progetto | spessore di progetto | spessore di progetto | 2 Ogni 500 m di stesa | ||||
Regolarità dei piani con regolo da 4 m (scostamento) | < 10 mm dai piani di progetto | < 10 mm dai piani di progetto | < 10 mm dai piani di progetto | < 10 mm dai piani di progetto | 2 Ogni 250 m di stesa | ||||
( * ) | Per rilievi effettuati tra 7 e 60 giorni dalla posa in opera è ammessa l'interpolazione dei valori limite indicati per i moduli elastici equivalenti "E". |
In funzione del livello di traffico (ved. Tabella 60-12), o comunque sulla base delle indicazioni riportate all'interno della relazione specialistica che costituisce parte integrante del progetto, dovranno essere rispettati i valori minimi prestazionali richiesti a 60gg (Med progetto). Se indichiamo con (Med 60gg) il valore del modulo dinamico ottenuto a seguito delle risultanze sperimentali a 60gg, in caso di mancato raggiungimento di (Med progetto) saranno applicate le seguenti detrazioni:
• se 1.2*Med progetto > Med 60gg ≥ 0.95*Med progetto nessuna detrazione
• se Med 60gg >1.2*Med progetto 10% di detrazione
• se 0.95*Med progetto > Med 60gg ≥ 0.90*Med progetto 10% di detrazione
• se 0.90*Med progetto > Med 60gg ≥ 0.80*Med progetto 20% di detrazione
• se Med 60gg < 0.80*Med progetto rifacimento dello strato
Tolleranze di esecuzione dei piani di progetto
Le superfici finite devono risultare perfettamente piane, con scostamenti rispetto ai piani di progetto non superiori a 10 mm, controllati mediante regolo rigido di 4 m di lunghezza (Norma UNI EN 13036-7/2004) disposto secondo due direzioni ortogonali.
Lo spessore medio dello strato finito deve essere quello previsto nel Progetto, con una tolleranza del 5% purché tale differenza si presenti solo nel 20% dei rilievi effettuati.
Lo spessore dello strato viene determinato, per ogni tratto omogeneo di stesa, facendo la media delle misure (quattro per ogni carota) rilevate sulle carote estratte dalla pavimentazione, scartando i valori con spessore in eccesso, rispetto a quello di progetto, di oltre il 5%. Per spessori medi inferiori a quelli di progetto viene applicata, per tutto il tratto omogeneo, una detrazione del 2,5% del prezzo di elenco per ogni mm di materiale mancante. Per carenze superiori al 20% dello spessore di progetto si impone la rimozione dello strato e la successiva ricostruzione a spese dell’Impresa. Salvo documentata diversa prescrizione della Direzione Lavori, la frequenza delle prove deve rientrare negli intervalli indicati in Tabella 60-12.
60.2MISCELE OTTENUTE DA RICICLAGGIO IN SITO DEL MISTO CEMENTATO E/O GRANULARE CON AGGIUNTA DI CEMENTO E ACQUA
Il riciclaggio in sito viene realizzato mediante idonee attrezzature che consentono di miscelare, anche in cassonetti ricavati da pavimentazioni preesistenti, il misto cementato o il misto granulare costituenti la preesistente fondazione, con cemento ed eventuali inerti freschi ed acqua, omogeneizzare, stendere per tutta la larghezza e la profondità prevista e compattare la miscela ottenuta per uno spessore massimo di 25 cm. In alternativa si potranno usare materiali fresati di pavimentazioni bituminose; in questo caso si possono accettare resistenze minori di quelle indicate nel seguito, ma con conseguente aumento degli spessori legati, in modo da ottenere comunque le caratteristiche di portanza specificate al §60.1.7.
Xxxxxxxx che non operino nel modo suddetto potranno essere allontanate dal cantiere a insindacabile giudizio della Direzione Lavori.
60.2.1 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
60.2.1.1 Misto riciclato
Per misto riciclato si deve intendere quello proveniente dalla demolizione, anche parziale, della pavimentazione preesistente, eseguita con idonee macchine fresatrici. Prima del suo reimpiego, il misto riciclato deve essere vagliato per eliminare eventuali elementi (grumi,
placche,ecc.) di dimensioni maggiori al diametro massimo previsto per la miscela; occorrerà, inoltre, verificare sia l’assenza di terre plastiche (argille) che andranno allontanate qualora presenti, sia la rispondenza alle prescrizioni granulometriche ( UNI EN 933-1: 1999 ) indicate nel fuso riportato in seguito. La percentuale di misto riciclato che s’intende utilizzare va obbligatoriamente dichiarata nello studio preliminare della miscela che l’Impresa è tenuta a presentare prima dell’inizio dei lavori.
60.2.1.2 Inerti d’integrazione
Qualora le caratteristiche del misto non rispondano a tali indicazioni, si deve operare mediante l’aggiunta di inerti di dimensioni e caratteristiche tali da riportare la curva granulometrica nel fuso richiesto.
Gli inerti di integrazione devono provenire esclusivamente da frantumati di cava (frantumazione 100%) e possono appartenere sia all’insieme degli aggregati grossi che a quello degli aggregati fini. Gli inerti d’integrazione devono essere conformi a quanto richiesto dalle specifiche tecniche riportate in precedenza al §60.1.2.
Prima dell’inizio dei lavori, ai fini dell’accettazione, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
60.2.1.3 Cemento
Deve essere impiegato cemento con classe di resistenza 325, appartenente ad uno dei seguenti tipi, elencati nella norma UNI EN 197-1: 2001 :
- tipo I (Portland);
- tipo III (d’altoforno);
- tipo IV (pozzolanico);
Per l’accettazione del cemento valgono le indicazioni riportate al punto 60.1.2.3.
60.2.1.4 Acqua
Deve essere impiegata acqua pura ed esente da sostanze organiche.
60.2.2 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO
La formulazione della miscela deve essere ottenuta mediante uno specifico studio che preveda:
• prelievo, sulla tratta interessata dai lavori, con congruo anticipo rispetto all’inizio degli stessi, di materiale sciolto fresato in sito per la determinazione dell’umidità (CNR UNI 10008/63) e della curva granulometrica del materiale. Per una corretta valutazione delle caratteristiche del materiale esistente le determinazioni sopra riportate devono esser eseguite sulla tratta interessata dai lavori almeno ogni 500 m ed in caso di disomogeneità della miscela, intensificate.
• definizione della curva granulometrica di progetto con eventuale previsione di aggiunta di inerti d’integrazione. La miscela dei misti da riciclare e degli aggregati di primo impiego deve avere una granulometria contenuta nel fuso riportato nella Tabella 60-13.
Tabella 60-13 Requisiti granulometrici della miscela di aggregati
Serie stacci UNI (mm) | Passante totale in peso |
63 | 100 |
32 | 75/100 |
20 | 60/87 |
8 | 35/67 |
4 | 25/50 |
2 | 15/40 |
0.5 | 7/22 |
0.063 | 2/10 |
• determinazione dell’umidità ottimale di costipamento e relativa massa volumica massima secca della miscela di progetto mediante prove AASHTO di laboratorio (CNR B.U. n° 69/78). La miscela granulometrica sottoposta alla prova AASHTO deve contenere una percentuale di cemento pari circa alla metà di quella ottimale.
La determinazione della percentuale ottimale di cemento deve essere eseguita compattando la miscela, privata del trattenuto al crivello UNI 30 mm, entro stampi CBR (CNR-UNI 10009:1964) impiegati senza disco spaziatore, all’umidità ottimale determinata con la prova AASHTO Mod.. Dovranno essere confezionate più serie di provini incrementando di volta in volta la percentuale di cemento (indicativamente dell’1%) riferita alla massa secca della miscela degli inerti, facendo in modo che la percentuale di umidità dell’impasto non sia mai superiore a quella misurata sulla curva di massima densità. Per ogni percentuale di cemento devono essere confezionati 18 provini. I provini così confezionati devono essere estratti dallo stampo dopo 24 ore: di essi 6 sono successivamente stagionati per altri 2 giorni e 6 sono stagionati per altri 6 giorni in ambiente umido (umidità relativa non inferiore al 90% e temperatura di circa 20°C). Di ogni provino, appena confezionato, deve essere immediatamente determinata la massa volumica secca espressa in g/cm3 (CNR B.U. n° 29/72). Le rotture dei provini devono avvenire secondo le modalità riportate nella Tabella 60-14 .
Tabella 60-14 Tempi di esecuzione delle prove
Rottura a compressione ( CNR B.U. n° 29/72) | Rottura a trazione indiretta (Brasiliana) ( CNR B.U. n° 97/84) | |
Tempo di stagionatura | N° provini | N° provini |
24 ore | 3 | 3 |
72 ore | 3 | 3 |
168 ore | 3 | 3 |
La miscela ottimale deve possedere i requisiti riportati nella Tabella 60-15. Dai dati di laboratorio relativi alla miscela ottimale si ricavano la curva granulometrica, la massa volumica e le resistenze di progetto da usare come riferimento nelle prove di controllo. Per particolari casi è facoltà della Direzione Lavori accettare valori di resistenza a compressione fino a 7.5 N/mm2 . Nel caso in cui la miscela debba essere impiegata in zone in cui sussista il rischio di degrado per gelo-disgelo, è facoltà della Direzione Lavori richiedere che la miscela risponda ai requisiti della norma SN 640 509a.
60.2.3 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE
L’Impresa è tenuta a presentare alla D.L., con congruo anticipo rispetto all’inizio delle lavorazioni e per ogni cantiere di produzione, la composizione delle miscele che intende adottare. Ogni composizione proposta deve essere corredata da una completa documentazione degli studi effettuati.
Una volta accettata dalla D.L. la composizione granulometrica di progetto, non saranno ammesse variazioni delle singole percentuali dei trattenuti di ± 10 punti per il misto riciclato e di ± 5 punti per gli aggregati d’integrazione. Tali valori dovranno essere soddisfatti dall’esame delle miscele prelevate al momento della stesa, come pure dall’esame delle carote prelevate in sito.
Tabella 60-15 Requisiti meccanici della miscela ottimale
Parametro | Normativa | Valore |
Resistenza a compressione a 168 ore | CNR 29/72 | 2.5 ≤ Rc ≤ 4.5 N/mm2 |
Resistenza a trazione indiretta a 168 ore (Prova Brasiliana) 2 | CNR 97/84 | Rt ≥ 0.25 N/mm2 |
60.2.4 ESECUZIONE DEI LAVORI
60.2.4.1 Confezione e posa in opera delle miscele
Il riciclaggio in sito deve essere realizzato mediante idonee attrezzature che consentano di miscelare, omogeneizzare e stendere le miscele ottenute in modo da ottenere uno strato perfettamente sagomato, privo di sgranamenti, fessurazioni ed esente da difetti dovuti alla segregazione degli elementi litoidi più grossi. La miscela deve essere stesa con spessori massimi di 25 cm: potranno essere richiesti altri spessori, purchè non inferiori a 20 cm e non superiori a 30 cm. Una volta steso, lo strato deve essere immediatamente compattato con apparecchiature e sequenze adatte a produrre il grado di addensamento e le prestazioni richieste. In generale, è preferibile che le operazioni di addensamento siano eseguite prima con rullo a ruote vibranti e dopo con rullo gommato; in alternativa si possono utilizzare rulli misti vibranti-gommati. L'idoneità dei mezzi e delle modalità di costipamento verrà determinata dalla Direzione Lavori sulla base dei risultati ottenuti durante la stesa delle miscele. La stesa della miscela non deve di norma essere eseguita con temperature ambiente inferiori a 0°C e mai sotto la pioggia. Nel caso in cui le condizioni climatiche (temperatura, soleggiamento, ventilazione) comportino una elevata velocità di evaporazione, è necessario provvedere ad una adeguata protezione delle miscele durante la stesa. Particolari accorgimenti devono adottarsi nella formazione dei giunti longitudinali che andranno protetti con fogli di polietilene o materiale similare.
2 I provini per la prova di trazione indiretta sono identici a quelli impiegati per la prova di compressione (CNR BU 29)
60.2.4.2 Protezione dello strato
Subito dopo il completamento delle opere di costipamento e di rifinitura deve essere eseguita la spruzzatura di un velo protettivo di emulsione acida al 55% in ragione di 1 ÷ 2 kg/m² ed un successivo spargimento di sabbia. Le lavorazioni successive e l’apertura al traffico dipenderà dalle resistenze raggiunte e comunque saranno decise di volta in volta.
60.2.5 CONTROLLI
Il controllo della qualità delle miscele riciclate e della loro posa in opera deve essere effettuato mediante prove di laboratorio sui materiali costituenti, sulla miscela, sulle carote estratte dalla pavimentazione e con prove in sito.
Sui materiali costituenti devono essere verificate le caratteristiche di accettabilità. Il controllo della qualità degli inerti d’integrazione deve essere effettuato mediante prove di laboratorio su campioni prelevati dall’autocarro in cantiere. L’ubicazione dei prelievi e il numero dei controlli sono riportati nella Tabella 60-16 salvo diversa e documentata prescrizione da parte della Direzione Lavori. Per i controlli della miscela riciclata sfusa prelevata dalla miscelatrice al momento della stesa e per i controlli prestazionali sugli strati finiti, vale quanto indicato ai paragrafi 60.1.7.2 e 60.1.7.3.
Tabella 60-16 Controllo dei materiali e verifica prestazionale
TUTTE LE STRADE | |||
TIPO DI CAMPIONE | UBICAZIONE PRELIEVO | FREQUENZA PROVE | REQUISITI RICHIESTI |
Aggregati di integrazione | Autocarro | Settimanale | Tabella 60-1 e Tabella 60-2 |
Misto riciclato | Fresatrice | Giornaliera | Caratteristiche risultanti dallo studio della miscela |
Miscela riciclata | Miscelatrice | Giornaliera | Caratteristiche risultanti dallo studio della miscela |
60.3MISCELE OTTENUTE DA RICICLAGGIO A FREDDO IN SITO DI MISTI GRANULARI E/O CEMENTATI CON BITUME SCHIUMATO E CEMENTO
Il riciclaggio in sito a freddo viene realizzato mediante idonee attrezzature mobili (con miscelatore a volume variabile) che consentano di miscelare in sito la fondazione esistente, sia legata che stabilizzata granulometricamente (o la medesima integrata con materiale bituminoso fresato), con aggiunta di bitume schiumato, cemento, acqua e se necessario inerti freschi, di omogeneizzare, stendere e compattare la miscela così ottenuta.
60.3.1 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
60.3.1.1 Misto riciclato
Per misto riciclato si deve intendere quello proveniente dalla demolizione, anche parziale, della fondazione preesistente, eseguita con idonee macchine fresatrici. Prima del suo reimpiego, il misto riciclato deve essere vagliato per eliminare eventuali elementi (grumi, placche,ecc.) di dimensioni maggiori al diametro massimo previsto per la miscela; occorrerà, inoltre, verificare sia l’assenza di terre plastiche (argille) che andranno allontanate qualora presenti, sia la rispondenza alle prescrizioni granulometriche ( UNI EN 933-1: 1999 ) indicate nel fuso riportato in seguito. Xxxxxxx utilizzabili anche materiali fresati dagli strati superiori alla preesistente fondazione. In questo caso, detti materiali verranno accumulati sul fianco del cavo e rimessi nel medesimo dopo asportazione della fondazione preesistente, non contenente materiali bituminosi. Particolare cura verrà posta nel riposizionamento del fresato, onde evitare l’inquinamento delle miscele da materiale estraneo. Le percentuali di misto riciclato ed, eventualmente, di materiali fresati che s’intende utilizzare devono essere obbligatoriamente dichiarate nello studio preliminare della miscela che l’Impresa è tenuta a presentare prima dell’inizio dei lavori.
60.3.1.2 Inerti d’integrazione
Qualora la curva granulometrica del misto riciclato non consenta la realizzazione della curva di progetto si deve operare mediante l’aggiunta di inerti di dimensioni e caratteristiche tali da riportare la curva granulometrica nel fuso riportato in Tabella 60-19. Gli inerti di integrazione devono provenire esclusivamente da frantumati di cava (frantumazione 100%) e possono appartenere sia all’insieme degli aggregati grossi che a quello degli aggregati fini. Gli inerti di integrazione devono essere conformi a quanto richiesto dalle specifiche tecniche riportate in precedenza al §60.1.2
Prima dell’inizio dei lavori, ai fini dell’accettazione, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
60.3.1.3 Bitume schiumato
La “schiuma di bitume” è prodotta dalle reazioni fisiche di un bitume 80-100, denominato di “base modifica” e avente le caratteristiche riportate in Tabella 60-17, mediante la polverizzazione delle sue molecole con acqua in pressione. Il processo si realizza all’interno di una particolare camera di espansione mediante il contatto del bitume a circa 180 °C con acqua ad alta pressione. Il bitume da impiegare deve avere caratteristiche e prestazioni tali da garantire al prodotto finito i parametri di seguito richiesti. Esso deve rispondere alle prescrizioni riportate in Tabella 60-18:
Tabella 60-17 Caratteristiche del bitume 80-100 “base modifica”
Caratteristiche | Unità | Metodo di prova | Valore |
Penetrazione a 25°C | 0,1 mm | EN1426 | 80-100 |
Punto di rammollimento | °C | EN1427 | 40-44 |
Punto di rottura (Fraass) | °C | EN12593 | ≤ - 8 |
Solubilità in Tricloroetilene | % | EN12592 | ≥ 99 |
Viscosità dinamica a160°C,gradiente di velocità g.=10s-1 | Pa*s | EN13702-2 | ≤ 0,1 |
Valori dopo RTFOT (*) | |||
Perdita per riscaldamento(volatilità) a163°C | % | EN12607-1 | ≤ 0,5 |
Penetrazione residua a 25°C | % | EN1426 | ≥ 50 |
Incremento del Punto di rammollimento | °C | EN1427 | ≤ 9 |
(*)Rolling Thin Film Oven Test (prEN 12607- 1:1999) |
Tabella 60-18 Requisiti del bitume schiumato
Caratteristiche | Unità | Metodo di prova | Valore |
Rapporto di espansione (*) | Wirtgen | ≥ 20 | |
Tempo di semitrasformazione(**) | sec | Wirtgen | ≥ 25 |
(*) Le caratteristiche di espansione ottimali del bitume devono essere determinate in un campo di temperature variabile tra 170 e 190 °C (prima dell’espansione), e con percentuali di acqua compresa tra 1% e 4% in peso sul bitume.
(**) Tempo necessario per dimezzare l’espansione del bitume
Ai fini dell’accettazione, prima dell’inizio dei lavori, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
60.3.1.4 Cemento
Deve essere impiegato cemento con classe di resistenza 325, appartenente ad uno dei seguenti tipi, elencati nella norma UNI EN 197- 1: 2001 :
- tipo I (Portland);
- tipo III (d’altoforno);
- tipo IV (pozzolanico);
Per l’accettazione del cemento valgono le indicazioni riportate al §60.1.2 .
60.3.1.5 Acqua
Deve essere impiegata acqua pura ed esente da sostanze organiche.
60.3.2 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO
La formulazione della miscela deve essere ottenuta mediante uno specifico studio che preveda:
• prelievo, mediante fresatura, sulla tratta interessata dai lavori, di materiale sciolto fresato per la determinazione della curva granulometrica (UNI EN 933-1) e dell’umidità naturale (CNR UNI 10008/63). Per una corretta valutazione delle caratteristiche del materiale esistente le determinazioni sopra riportate devono esser eseguite sulla tratta interessata dai lavori almeno ogni 500 m ed in caso di disomogeneità della miscela, intensificate;
• definizione della curva granulometrica di progetto con previsione di eventuale aggiunta di inerti d’integrazione. La miscela dei materiali da riciclare e degli aggregati di primo impiego deve avere una curva granulometrica contenuta nel fuso riportato nella Tabella 60-19 e andamento continuo. Dopo la compattazione devono essere eseguiti controlli granulometrici per correggere eventuali variazioni;
Tabella 60-19 Requisiti granulometrici della miscela di aggregati
Serie stacci UNI (mm) | Passante totale in peso |
63 | 100 |
32 | 85/100 |
20 | 75/95 |
12 | 65/87 |
8 | 50/75 |
4 | 30/55 |
2 | 22/37 |
0.5 | 10/20 |
0.063 | 5/10 |
• determinazione delle percentuali ottimali di bitume schiumato, cemento ed acqua: per ciascuno dei tre periodi di maturazione, specificati di seguito, si confeziona una serie di 54 provini di miscela essiccata (granulometria di progetto) con quantità crescenti di bitume schiumato, cemento ed acqua, come specificato nella Tabella 60-20 utilizzando la pressa giratoria con le condizioni di prova riportate nella Tabella 60-21.
Ferme restando le percentuali di cemento, le altre possono variare in funzione della natura e della granulometria da riciclare.
Le tre serie di 54 provini così confezionati devono subire una maturazione a 40 °C rispettivamente per 24h, 48h e 72h e successivamente essere utilizzati per le seguenti prove:
• x.xx 3 provini per la prova di resistenza a trazione indiretta (CNR 97/84) a 25 °C, dopo termostatazione per 4 ore in forno a 25 °C;
• x.xx 3 provini per la determinazione della massa volumica e della percentuale dei vuoti residui.
La miscela ottimale deve rispondere ai requisiti riportati in Tabella 60-22. Con la miscela ottimale si devono confezionare altri 6 provini (maturati per 72 ore a 40°C) per le seguenti ulteriori determinazioni:
• x.xx 3 provini per la perdita di resistenza per imbibizione a 25 °C per 1 ora sottovuoto a 50 mm di mercurio; la resistenza a trazione indiretta deve risultare almeno il 70% di quella ottimale;
• x.xx 3 provini per la determinazione del valore assoluto del modulo complesso (UNI EN 12697-26:2004) che deve risultare, in linea indicativa, maggiore dei valori minimi riportati in Tabella 60-23 :
Tabella 60-20 Serie di provini da confezionare per ciascun periodo di maturazione
Cemento % | 1,5 | 2,0 | 2,5 | ||||||
Bitume schiumato % | 2 | 2 | 2 | 3 | 3 | 3 | 4 | 4 | 4 |
Umidità % | 4 | 5 | 6 | 4 | 5 | 6 | 4 | 5 | 6 |
Provini n° | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 |
Tabella 60-21 Condizioni di prova per la preparazione dei provini con pressa giratoria
Angolo di rotazione | 1.25 ° ± 0.02 ° |
Velocità di rotazione | 30 rotazioni al minuto |
Pressione verticale | 600 kPa |
Dimensioni provino | 150 mm |
n° giri | 180 |
Peso campione | 4500 g comprensivo di bitume, cemento e acqua |
Tabella 60-22 Requisiti della miscela ottimale
Parametro | Normativa | Valore |
Resistenza a trazione diametrale Rt a 72 ore di maturazione | CNR 27/84 | ≥ 0.4 N/mm2 |
Coefficiente di trazione indiretta CTI a 72 ore di maturazione | CNR 27/84 | ≥ 60 N/mm2 |
Tabella 60-23 Valori minimi indicativi del modulo complesso
Temperatura °C | 0 | 10 | 20 | ||||||
Frequenza Hz | 1 | 10 | 20 | 1 | 10 | 20 | 1 | 10 | 20 |
Modulo complesso MPa | > 6000 | > 6800 | > 7000 | > 2700 | > 3500 | > 3600 | > 1700 | > 2400 | > 2600 |
I valori di massa volumica geometrica a 180 giri e di resistenza meccanica della miscela ottimale , desunti dai risultati delle prove eseguite su campioni maturati per 72 ore a 40°C, costituiscono i parametri di progetto per i successivi controlli durante l’esecuzione dei lavori e sull’opera finita.
60.3.3 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE
L’Impresa è tenuta a presentare alla D.L., con congruo anticipo rispetto all’inizio delle lavorazioni e per ogni cantiere di produzione, la composizione delle miscele che intende adottare. Ogni composizione proposta deve essere corredata da una completa documentazione degli studi effettuati.
Una volta accettata dalla D.L. la composizione granulometrica di progetto, non saranno ammesse variazioni delle singole percentuali dei trattenuti di +/- 10 per i materiali riciclati e di +/- 5 per gli aggregati d’integrazione. Tali valori dovranno essere soddisfatti dall’esame delle miscele prelevate al momento della stesa secondo le modalità e le frequenze indicate nella Tabella 60-12.
60.3.4 ESECUZIONE DEI LAVORI
Il riciclaggio in sito deve essere realizzato mediante idonee attrezzature mobili costituite da: macchina fresatrice, impianto di vagliatura e miscelazione semovente (miscelatore a volume variabile), vibrofinitrice e rulli che consentano di miscelare, omogeneizzare e stendere le miscele ottenute.
La posa in opera della miscela deve essere effettuata possibilmente con una sola passata (con macchine a tutta larghezza) per evitare il giunto longitudinale e problemi di planarità della superficie, mediante sistemi che consentano di ottenere uno strato perfettamente sagomato, privo di sgranamenti, fessurazioni ed esente da difetti dovuti alla segregazione degli elementi litoidi più grossi; nel caso di uso di miscelatrici più strette della larghezza da trattare, si dovrà operare in due o più passate, curando una certa sovrapposizione (per qualche decina di centimetri) delle strisciate contigue; nel caso di uso di fresato accumulato sul fianco del cavo e risteso nel medesimo, dopo asportazione del materiale preesistente, si dovrà operare una sua regolarizzazione al grader e successiva leggera compattazione, prima di operare con la miscelatrice. La miscela consente, se mantenuta umida, tempi di stoccaggio definibili di volta in volta in funzione del cemento presente anche di qualche ora; il materiale appena miscelato deve essere immediatamente compattato mediante un rullo gommato insieme ad un rullo metallico o combinato. In alternativa potranno essere impiegati rulli misti vibranti - gommati. L’idoneità dei mezzi e delle modalità di costipamento verrà determinata dalla D.L. sulla base dei risultati ottenuti durante la stesa delle miscele.
Durante la compattazione, nel caso di temperature elevate, è necessario umidificare il piano per migliorare l’addensamento.
Al termine del costipamento e della rifinitura deve essere eseguita la spruzzatura di un velo protettivo di emulsione acida al 55% in ragione di 1 ÷ 2 kg/m 2. La lavorazione consente dopo compattazione un immediato traffico di cantiere ed in caso di emergenza, per breve tempo, anche il traffico normale. Lo spessore finale della fondazione dovrà essere compreso tra 20 cm e 30 cm.
60.3.5 CONTROLLI
Il controllo della qualità delle miscele riciclate a freddo e della loro posa in opera deve essere effettuato mediante prove di laboratorio e in sito. Le prove di laboratorio interesseranno i materiali costituenti, la miscela prelevata allo stato fresco al momento della stesa e le carote estratte dalla pavimentazione.
60.3.5.1 Controlli delle miscele prelevate in fase di posa in opera
Il prelievo della miscela riciclata avverrà in contraddittorio al momento della stesa. Sui campioni prelevati dalla miscelatrice saranno effettuati, presso un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione, i controlli della distribuzione granulometrica della miscela (riciclato e inerte di integrazione), della massa volumica , delle caratteristiche geometriche a 180 giri e della resistenza meccanica, da confrontare con quelle della miscela di progetto. I valori rilevati in sede di controllo, determinati come media dei valori di 4 provini, dovranno essere conformi a quelli dichiarati nella documentazione presentata prima dell’inizio dei lavori, ai sensi di quanto previsto al paragrafo 60.3.3.
L’ubicazione dei prelievi e il numero dei controlli da eseguire anche sugli aggregati di integrazione e sul misto riciclato, sono riportati nella Tabella 60-24 salvo diversa e documentata prescrizione da parte della Direzione Lavori.
Tabella 60-24 Controllo dei materiali e verifica prestazionale
TUTTE LE STRADE | |||
TIPO DI CAMPIONE | UBICAZIONE PRELIEVO | FREQUENZA PROVE | REQUISITI RICHIESTI |
Aggregati di integrazione | Autocarro | Settimanale oppure ogni 2500 m3 di stesa | Tabella 60-1 e Tabella 60-2 |
Misto riciclato | Fresatrice | Giornaliera | Caratteristiche risultanti dallo studio della miscela |
Miscela riciclata | Miscelatrice | Giornaliera | Caratteristiche risultanti dallo studio della miscela |
Bitume | Autobotte | Settimanale oppure ogni 2500 m3 di stesa | Tabella 60-17 e Tabella 60-18 |
60.3.5.2 Controllo prestazionale sugli strati finiti
Il livello prestazionale degli strati posti in opera può essere accertato, in relazione alle caratteristiche del materiale impiegato, attraverso il controllo dell’addensamento raggiunto rispetto al riferimento desunto dalle prove di laboratorio con la pressa giratoria e attraverso il controllo della capacità portante. A compattazione ultimata, la massa volumica secca in sito non deve essere inferiore al 98% di quella della miscela di progetto (§ 60.3.2) dichiarata prima dell’inizio dei lavori. Le misure della massa volumica sono effettuate secondo quanto previsto dal B.U. CNR n° 22.
Portanza e detrazioni
Per il controllo della capacità portante, vale quanto riportato al paragrafo 60.1.7.3, salvo il fatto che, nel caso in cui siano eseguite prove di portanza per la determinazione del modulo elastico dinamico (Med), si potrà seguire la stessa procedura di prova di cui al paragrafo 60.1.7 e la media dei valori del modulo dello strato, su ciascun tronco omogeneo, non dovrà essere inferiore ai valori riportati in Tabella 60-25.
Tabella 60-25 Valori minimi del modulo elastico dinamico Med
TEMPO DI MATURAZIONE | MODULO (Mpa) |
Da 12 a 24 ore | 300 |
Da 24 a 48 ore | 500 |
Dopo 90 giorni | 3500 |
La media dei valori di modulo sui tronchi omogenei dovrà essere quella compresa nell’area “A” della figura seguente.
Se i valori ricadono nell’area “B” lo strato (ed il pacchetto che lo ricopre) saranno soggetti a detrazione economica del 10% del prezzo per tutto il tratto omogeneo a cui il valore si riferisce. Qualora i valori ricadano nell’area “C” lo strato in oggetto e quelli sovrastanti saranno oggetto dio detrazione economica del 20%.
Qualora i valori ricadano nell’area “D” lo strato in oggetto dovrà essere nuovamente realizzato.
10.000
MPa 10.000
B
9.000
8.000
Modulo MPa
7.000
6.000
A
5.000
4.000
3.500
3.000
2.000
1.500
1.000
MPa 3.500
B MPa 2.000
C MPa 1.500
D
7 15
10 20 30 40 50 60 70 80 90
giorni
In alternativa alle misure di portanza, è ammesso il controllo della resistenza a trazione indiretta e del modulo complesso della miscela prelevata all’atto della stesa. La resistenza a trazione indiretta di ciascun prelievo sarà ottenuta come media dei valori ottenuti da tre provini confezionati con pressa giratoria seguendo le condizioni riportate al paragrafo 60.3.2 e portati a rottura, dopo maturazione per 72 h a 40 °C, mediante prova di resistenza a trazione indiretta a 25 °C (CNR 97/84).
Il valore del modulo complesso sarà ottenuto come media dei valori dei moduli ottenuti da tre provini confezionati con pressa giratoria e testati dopo maturazione per 72 h, seguendo la procedura prevista nel prEN 12697-26.
Per le tolleranze sui risultati delle prove di controllo e di esecuzione dei piani di progetto vale quanto riportato al paragrafo 60.1.7.3.
60.4MISCELE OTTENUTE DA RICICLAGGIO A FREDDO IN SITO DI MATERIALI PREESISTENTI CON EMULSIONE BITUMINOSA MODIFICATA E CON AGGIUNTA DI CEMENTO
Il riciclaggio in sito a freddo viene realizzato mediante idonee attrezzature che consentano di miscelare in sito misti cementati, misti granulari o altri materiali anche bitumati, preesistenti nel luogo, con emulsione bituminosa e cemento, ed eventuali inerti freschi, additivi ed acqua, di omogeneizzare, stendere e compattare la miscela ottenuta.
60.4.1 QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
60.4.1.1 Misto riciclato
Per misto riciclato si deve intendere quello proveniente dalla demolizione, anche parziale, della fondazione preesistente, eseguita con idonee macchine fresatrici. Prima del suo reimpiego, il misto riciclato deve essere vagliato per eliminare eventuali elementi (grumi,
placche,ecc.) di dimensioni maggiori al diametro massimo previsto per la miscela; occorrerà, inoltre, verificare sia l’assenza di sostanze plastiche (limi, argille) che andranno allontanate qualora presenti, sia la rispondenza alle prescrizioni granulometriche ( UNI EN 933-1: 1999 ) indicate nel fuso riportato in Tabella 60-27. Xxxxxxx utilizzabili anche materiali fresati dagli strati superiori alla preesistente fondazione. In questo caso, detti materiali verranno accumulati sul fianco del cavo e rimessi nel medesimo dopo asportazione della fondazione preesistente, non contenente materiali bituminosi. Particolare cura verrà posta nel riposizionamento del fresato, onde evitare l’inquinamento delle miscele da materiale estraneo. Le percentuali di misto riciclato ed, eventualmente, di materiali fresati che s’intende utilizzare devono essere obbligatoriamente dichiarate nello studio preliminare della miscela che l’Impresa è tenuta a presentare prima dell’inizio dei lavori.
60.4.1.2 Inerti d’integrazione
Qualora la curva granulometrica del misto riciclato non consenta la realizzazione della curva di progetto si dovrà operare mediante l’aggiunta di inerti di dimensioni e caratteristiche tali da riportare la curva granulometrica nel fuso di Tabella 60-27. Gli inerti d’integrazione devono provenire esclusivamente da materiali di cava frantumati (frantumazione 100%) e devono essere conformi a quanto richiesto dalle specifiche tecniche riportate in precedenza al § 60.1.2. La loro quantità non deve superare il 30% in peso della miscela. Prima dell’inizio dei lavori, ai fini dell’accettazione, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
60.4.1.3 Bitume
Il bitume finale deve essere costituito da quello presente nel materiale fresato integrato con quello proveniente dall’emulsione bituminosa cationica sovrastabilizzata. L’emulsione deve rispondere alle caratteristiche indicate nella Tabella 60-26.
Tabella 60-26 Caratteristiche dell’emulsione bituminosa
Emulsione bituminosa | |||
Parametro | Normativa | unità di misura | valori |
Contenuto di acqua | UNI EN 1428 | % | 40+/-2% |
Contenuto di legante bituminoso | EN 1431 | % | 60+/-2% |
Contenuto flussante | EN 1431 | % | 0 % |
Omogeneità | EN 1429 | % | < 0,2% |
Sedimentazione a 7 gg | UNI EN 12847 | % | < 10% |
PH (grado di acidità) | EN 12850 | 2 ÷ 4 | |
Cement mix | EN 12848 | % | 0% resiste |
Residuo bituminoso | |||
Penetrazione a 25 °C | UNI EN 1426 | Dmm | 50 - 70 |
Punto di rammollimento | UNI EN 1427 | °C | > 60 |
Punto di rottura (Frass) | EN 12593 | °C | ≤ - 10 |
Ritorno elastico a 25 °C | EN 13398 | % | > 50 |
Viscosità dinamica a 160°C, -1 γ =100s | EN 12593 | Pa•s | ≤ 0.2 |
Ai fini dell’accettazione, prima dell’inizio dei lavori, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
60.4.1.4 Cemento
E’ da considerarsi un additivo catalizzatore di processo, importante per regolare i tempi di rottura dell’emulsione che divengono più o meno critici in relazione al tipo di applicazione.
Nel riciclaggio a freddo deve essere impiegato cemento con classe di resistenza 325, appartenente ad uno dei seguenti tipi, elencati nella norma UNI EN 197-1/2001 :
- tipo I (Portland);
- tipo III (d’altoforno);
- tipo IV (pozzolanico).
Per l’accettazione del cemento valgono le prescrizioni riportate nel paragrafo 60.2.1.
60.4.1.5 Acqua
Deve essere impiegata acqua pura ed esente da sostanze organiche.
60.4.2 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO
La formulazione della miscela (granulometria del misto riciclato e degli inerti d’integrazione, percentuale di emulsione bituminosa, di cemento e di acqua) deve essere ottenuta mediante uno specifico studio che preveda:
• prelievo, mediante fresatrice, sulla tratta interessata dai lavori, con congruo anticipo rispetto all’inizio degli stessi, di materiale sciolto fresato per la determinazione della curva granulometrica (UNI EN 933-1) e dell’umidità naturale (CNR UNI 10008/63). Per una corretta valutazione delle caratteristiche del materiale esistente le determinazioni sopra riportate
devono esser eseguite sulla tratta interessata dai lavori almeno ogni 500 m ed in caso di disomogeneità della miscela, intensificate;
• definizione della curva granulometrica di progetto con previsione di eventuale aggiunta di inerti d’integrazione. La curva granulometrica della miscela finale deve essere compresa nel fuso riportato in Tabella 60-27 e avere andamento continuo. Dopo la compattazione devono essere eseguiti controlli granulometrici per correggere eventuali variazioni.
Tabella 60-27 Requisiti granulometrici della miscela di aggregati
Serie stacci UNI (mm) | Passante totale in peso |
63 | 100 |
32 | 80/100 |
20 | 75/90 |
12 | 52/78 |
8 | 40/68 |
4 | 30/55 |
2 | 18/40 |
0.5 | 8/22 |
0.063 | 3/10 |
• determinazione della percentuale ottimale di emulsione, cemento ed acqua: si confezionano provini di miscela essiccata (granulometria di progetto) con quantità crescenti di emulsione bituminosa, cemento ed acqua, come specificato nella tabella Tabella 60-28 per ciascun periodo di maturazione indicato in seguito, utilizzando la pressa giratoria con le condizioni di prova riportate in
• Tabella 60-29.
Tabella 60-28 Serie di provini da confezionare per ciascun periodo di maturazione
Cemento % | 1,5 | 2,0 | 2,5 | ||||||
Bitume % proveniente dall’emulsione | 1,5 | 1,5 | 1,5 | 2,5 | 2,5 | 2,5 | 3,5 | 3,5 | 3,5 |
Umidità % complessiva | 5 | 6 | 7 | 5 | 6 | 7 | 5 | 6 | 7 |
Provini n° | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 | 6 |
Tabella 60-29 Condizioni di prova per la preparazione dei provini
Angolo di rotazione | 1.25 ° ± 0.02 ° |
Velocità di rotazione | 30 rotazioni al minuto |
Pressione verticale | 600 kPa |
Dimensioni provino | 150 mm |
n° giri | 180 |
Peso campione | 4500 g comprensivo di emulsione e acqua |
Ferme restando le percentuali di cemento, le altre possono variare in funzione della natura e della granulometria da riciclare. Ciascuna serie di provini così confezionata deve subire una maturazione a 40 °C per 24h, 48h e 72h e successivamente essere utilizzata per le seguenti prove:
• x.xx 3 provini per la determinazione della resistenza a trazione indiretta a 25 °C dopo termostatazione per 4 ore in forno a 25 °C ;
• x.xx 3 provini per la determinazione della massa volumica geometrica di riferimento a 180 giri e della percentuale dei vuoti residui.
La miscela ottimale deve rispondere ai requisiti riportati in Tabella 60-30.
Tabella 60-30 Requisiti della miscela ottimale
Parametro | Normativa | Valore |
Resistenza a trazione diametrale Rt a 72 ore di maturazione | CNR 27/84 | ≥ 0.4 N/mm2 |
Coefficiente di trazione indiretta | CNR 27/84 | ≥ 60 N/mm2 |
CTI a 72 ore di maturazione |
Con la miscela ottimale, ottenuta in base ai risultati delle prove eseguite sui provini maturati per 72 ore a 40 °C, si devono confezionare altri 6 provini (maturati per 72 h a 40°C) per le seguenti ulteriori determinazioni:
• x.xx 3 provini per la perdita di resistenza per imbibizione a 25 °C per 1 ora sottovuoto a 50 mm di mercurio. La resistenza a trazione indiretta deve risultare almeno il 70% di quella ottimale;
• x.xx 3 provini per la determinazione del modulo complesso (valore assoluto) che deve risultare, in linea indicativa, maggiore dei valori minimi riportati in Tabella 60-31.
Tabella 60-31 Valori minimi indicativi del modulo complesso
Temperatura °C | 0 | 10 | 20 | ||||||
Frequenza Hz | 1 | 10 | 20 | 1 | 10 | 20 | 1 | 10 | 20 |
Modulo complesso MPa | >6000 | > 6800 | ≥7000 | > 2700 | > 3500 | > 3600 | > 1700 | > 2400 | > 2600 |
Per l’individuazione dei tempi di apertura al traffico, sulla miscela ottimale devono essere confezionati con le stesse modalità di cui sopra 3 provini da sottoporre a maturazione per 24h a 20 °C e rotti con sistema diametrale a 25 °C (dopo termostatazione per 4 ore in forno a 25 °C). I requisiti richiesti sono riportati in Tabella 60-32 .
60.4.3 ACCETTAZIONE DELLE MISCELE
L’Impresa è tenuta a presentare alla D.L., con congruo anticipo rispetto all’inizio delle lavorazioni e per ogni cantiere di produzione, la composizione delle miscele che intende adottare. Ogni composizione proposta deve essere corredata da una completa documentazione degli studi effettuati.
Una volta accettata dalla D.L. la composizione granulometrica di progetto, non saranno ammesse variazioni delle singole percentuali dei trattenuti di +/- 10 per i materiali riciclati e di +/- 5 per gli aggregati d’integrazione. Per la percentuale di emulsione bituminosa (determinata per differenza tra la quantità di legante complessivo e la quantità di bitume contenuta nel fresato) non deve essere tollerato uno scostamento da quella di progetto di +/- 0.25. Tali valori dovranno essere soddisfatti dall’esame delle miscele prelevate al momento della stesa.
Tabella 60-32 Requisiti della miscela ottimale per l’individuazione dei tempi di apertura al traffico
Parametro | Normativa | Valore |
Resistenza a trazione diametrale Rt a 24 ore di maturazione | CNR 27/84 | > 0.18 N/mm2 |
Coefficiente di trazione indiretta CTI a 24 ore di maturazione | CNR 27/84 | > 20 N/mm2 |
60.4.4 ESECUZIONE DEI LAVORI
La messa in opera della miscela deve essere effettuata mediante sistemi che consentano di ottenere uno strato perfettamente sagomato, privo di sgranamenti, fessurazioni ed esente da difetti dovuti a segregazione di elementi litoidi più grossi.
La miscela appena stesa deve essere immediatamente compattata mediante un rullo vibrante di peso > 18 t con controllo di frequenza e di ampiezza di vibrazione, insieme ad un rullo gommato di carico statico > 25 t. I rulli impiegati devono garantire l’ottenimento delle massa volumica di progetto.
Con temperatura dell’aria inferiore ai 5°C la lavorazione della miscela deve essere sospesa e comunque sempre in caso di pioggia. Lo spessore finito dello strato dovrà essere di 15 cm. Spessori più alti saranno accettati purché sia presente una certa drenabilità dei supporti (per lo smaltimento delle acque in eccesso) e siano usate macchine con mescolatori abbastanza capienti per consentire il raggiungimento di buone mescolazioni anche alle profondità più elevate di 15 cm.
L’apertura alle successive lavorazioni e/o traffico va valutata di volta in volta.
60.4.5 CONTROLLI
Valgono le prescrizioni di cui al paragrafo 60.3.5
Articolo 61
STRATI DELLA PAVIMENTAZIONE IN CONGLOMERATO BITUMINOSO A CALDO
61.1GENERALITA’ E DEFINIZIONI
I conglomerati bituminosi a caldo sono miscele, dosate a peso o a volume, costituite da aggregati lapidei di primo impiego, bitume, additivi ed eventualmente conglomerato riciclato.
Essi si distinguono in conglomerati bituminosi “tradizionali”, se confezionati con bitume semisolido (tal quale) e conglomerati bituminosi ad elevate prestazioni, se confezionati con bitume modificato. Per i conglomerati ad elevate prestazioni sono previsti due tipi di legante, uno a modifica “Medium” ed uno a modifica “Hard”. Esistono altri tipi di conglomerati bituminosi a caldo per la formazione di manti di usura speciali e/o di tipo sperimentale che costituiscono l’oggetto del successivo Articolo 62.
61.2QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
61.2.1 AGGREGATI
Gli aggregati lapidei di primo impiego risultano composti dall’insieme degli aggregati grossi , degli aggregati fini e del filler che può essere proveniente dalla frazione fine o di additivazione: tali aggregati, insieme all’eventuale conglomerato riciclato, costituiscono la fase solida dei conglomerati bituminosi.
Aggregato grosso: designazione attribuita agli aggregati di dimensione d uguale o maggiore di 1 mm e D maggiore di 2 mm, dove con d si indica la dimensione dello staccio inferiore e con D quella dello staccio superiore.
Deve essere costituito da elementi ottenuti dalla frantumazione di rocce lapidee, da elementi naturali tondeggianti, da elementi naturali tondeggianti frantumati, da elementi naturali a spigoli vivi. Tali elementi potranno essere di provenienza o natura petrografica diversa purché, per ogni tipologia, risultino soddisfatti i requisiti indicati nelle Tabella 61-1, Tabella 61-2 e Tabella 61-3. Per la miscela di aggregato grosso utilizzata negli strati di usura deve essere misurato il valore di CLA per ogni pezzatura utilizzata, compresa la sabbia (roccia di provenienza) ed il fresato: il valore di CLA misurato sulle singole pezzature, escluso il passante a 6.3 mm, deve essere ≥ 40. Il valore del CLA medio di riferimento della miscela di inerti > 2 mm, indicato in Tabella 61-3, viene calcolato con la seguente procedura:
• Si misura la massa volumetrica apparente di tutte le pezzature escludendo il passante a 2 mm;
• La somma delle percentuali d’impiego per la costruzione della curva granulometrica di progetto di ogni singola pezzatura viene riportata a 100%, in quanto mancanti del passante a 2 mm;
• Le nuove percentuali d’impiego vengono trasformate in percentuali volumetriche utilizzando le masse volumetriche apparenti, determinate all’inizio della procedura, e vengono riportate anch’esse a 100% ;
• Il valore CLA viene calcolato dalla sommatoria dei prodotti delle percentuali volumetriche di ogni pezzatura utilizzata (compresa la sabbia) per il relativo valore di CLA, divisi per 100 ( (∑CLAi*MVAi)/100) ).
Nello strato di usura, per ottenere i valori di CLA medio la miscela finale degli aggregati potrà contenere una frazione grossa di natura basaltica o porfirica. In alternativa all’uso del basalto o del porfido si possono utilizzare inerti porosi naturali (vulcanici) od artificiali (argilla espansa “resistente” o materiali similari, scorie d’altoforno, loppe, ecc.) ad elevata rugosità superficiale (CLA ≥ 50) di pezzatura 5/15 mm, in percentuali in peso comprese tra il 20% ed il 30% del totale, ad eccezione dell’argilla espansa che deve essere di pezzatura 5/10 mm, con percentuale di impiego in volume compresa tra il 25% ed il 35% degli inerti che compongono la miscela.
Aggregato fine: designazione attribuita agli aggregati di dimensione d uguale a zero e D minore o uguale a 6.3 mm. Deve essere costituito da elementi naturali e di frantumazione e possedere le caratteristiche riassunte nelle Tabella 61-4, Tabella 61-5 e Tabella 61-
6. Per gli aggregati fini utilizzati negli strati di usura il trattenuto allo staccio 2 mm non deve superare il 10 % qualora gli stessi provengano da rocce aventi un valore di CLA ≤ 40.
Tabella 61-1 Requisiti dell’aggregato grosso per strato di base
Indicatori di qualità | Livelli di traffico | ||||
Parametro | Normativa | Unità di misura | PP e P | M | L |
Los Angeles (∗) | UNI EN 1097-2 | % | ≤ 25 | ≤ 30 | ≤ 40 |
Micro Deval Umida (∗) | UNI EN 1097-1 | % | ≤ 20 | ≤ 25 | ≤ 35 |
Quantità di frantumato | - | % | ≥ 90 | ≥ 70 | 50 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 40 | 40 | 40 |
Resistenza al gelo (DSla) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 30 |
Spogliamento | UNI EN 12697-1 | % | ≤ 5 | ≤ 5 | ≤ 5 |
Passante allo 0.063 | EN 933-1 | % | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 2 |
(∗) Uno dei due valori dei coeff. Los Angeles e Micro Deval Umida può risultare maggiore (fino a due punti) rispetto al limite indicato, purché la loro somma risulti inferiore o uguale alla somma dei valori limite indicati. |
Tabella 61-2 Requisiti dell’aggregato grosso per strato di binder
Indicatori di qualità | Livelli di traffico | ||||
Parametro | Normativa | Unità di misura | PP e P | M | L |
Los Angeles * | UNI EN 1097-2 | % | ≤ 25 | ≤ 30 | ≤ 40 |
Micro Deval Umida * | UNI EN 1097-1 | % | ≤ 20 | ≤ 25 | ≤ 35 |
Quantità di frantumato | - | % | ≥ 90 | ≥ 80 | 70 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 30 | 30 | 30 |
Resistenza al gelo (DSla) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 30 |
Spogliamento | UNI EN 12697-1 | % | ≤ 5 | ≤ 5 | ≤ 5 |
Passante allo 0.063 | EN 933-1 | % | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 2 |
Indice appiattimento | EN 933-3,4 | % | ≤ 25 | ≤ 30 | ≤ 35 |
Porosità | EN 1936 | % | ≤ 1,5 | ≤ 1,5 | ≤ 1,5 |
(∗) Uno dei due valori dei coeff. Los Angeles e Micro Deval Umida può risultare maggiore (fino a due punti) rispetto al limite indicato, purché la loro somma risulti inferiore o uguale alla somma dei valori limite indicati. |
Tabella 61-3 Requisiti dell’aggregato grosso per strato di usura
Indicatori di qualità | Livelli di traffico | |||||
Parametro | Normativa | Unità di misura | PP | P | M | L |
Los Angeles (∗) | UNI EN 1097-2 | % | ≤ 18 | ≤ 20 | ≤ 20 | ≤ 25 |
Micro Deval Umida (∗) | UNI EN 1097-1 | % | ≤ 15 | ≤ 15 | ≤ 15 | ≤ 20 |
Quantità di frantumato | - | % | 100 | 100 | 100 | 100 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 20 | 20 | 20 | 20 |
Resistenza al gelo (DSla) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 30 | ≤ 30 |
Spogliamento | UNI EN 12697-1 | % | 0 | 0 | 0 | 0 |
Passante allo 0.063 | UNI EN 933-1 | % | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 1 | ≤ 2 |
Indice appiattimento | UNI EN 933-3/4 | % | ≤ 20 | ≤ 20 | ≤ 30 | ≤ 30 |
Porosità | UNI EN 1936 | % | ≤ 1,5 | ≤ 1,5 | ≤ 1,5 | ≤.1,5 |
CLA | UNI EN 1097-8 | % | ≥ 45 | ≥ 42 | ≥ 40 | ≥ 40 |
(∗) Uno dei due valori dei coeff. Los Angeles e Micro Deval Umida può risultare maggiore (fino a due punti) rispetto al limite indicato, purché la loro somma risulti inferiore o uguale alla somma dei valori limite indicati. |
Tabella 61-4 Requisiti dell’aggregato fine per strato di base
Indicatori di qualità | Livelli di traffico | ||||
Parametro | Normativa | Unità di misura | PP e P | M | L |
Equivalente in Sabbia | UNI EN 933-8 | % | ≥ 50 | ≥ 50 | ≥ 40 |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | % | N.P. | N.P. | N.P. |
Limite Liquido | CNR-UNI 10014 | % | ≤ 25 | ≤ 25 | ≤ 25 |
Tabella 61-5 Requisiti dell’aggregato fine per strato di binder
Indicatori di qualità | Livelli di traffico | ||||
Parametro | Normativa | Unità di misura | PP e P | M | L |
Equivalente in Sabbia | UNI EN 933-8 | % | ≥ 60 | ≥ 60 | ≥ 50 |
Passante allo 0.063 | UNI EN 933-8 | % | ≤ 2 | ≤ 2 | ≤ 3 |
Quantità di frantumato | CNR 109/85 | % | ≥ 50 | ≥ 40 | ≥ 40 |
Tabella 61-6 Requisiti dell’aggregato fine per strato di usura
Indicatori di qualità | Livelli di traffico | ||||
Parametro | Normativa | Unità di misura | PP e P | M | L |
Equivalente in Sabbia | EN 933-8 | % | ≥ 80 | ≥ 70 | ≥ 60 |
Passante allo 0.063 | EN 933-8 | % | ≤ 2 | ≤ 2 | ≤ 3 |
Quantità di frantumato | CNR 109/85 | % | ≥ 70 | ≥ 50 | ≥ 50 |
Il filler è la xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0.000 mm e proviene dalla frazione fine degli aggregati: può essere costituito, inoltre, da polvere di roccia, preferibilmente calcarea, da cemento, calce idrata, calce idraulica, polvere di asfalto, ceneri volanti. In ogni caso, il filler per conglomerati bituminosi a caldo tradizionali deve soddisfare i requisiti indicati in Tabella 61-7.
Tabella 61-7 Requisiti del filler
Tutti i livelli di traffico | |||
Indicatori di qualità | Strato pavimentazione | ||
Parametro | Normativa | Unità di misura | Base Binder Usura |
Spogliamento | prEN12697-11 | % | ≤ 5 |
Passante allo 0.18 | EN 933-1 | % | 100 |
Passante allo 0.063 | EN 933-1 | % | ≥ 80 |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | N.P. | |
Vuoti Xxxxxx | XX 0000-0 | % | 30-45 |
Stiffening Power Rapporto filler/bitume = 1,5 | EN 13179-1 | D PA | ≥ 5 |
Ai fini dell’accettazione, prima dell’inizio dei lavori, l’Impresa è tenuta a predisporre, la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un Laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
61.2.2 CONGLOMERATO RICICLATO
Per conglomerato riciclato si intende quello proveniente dalla frantumazione in frantoio di lastre o blocchi di conglomerato demolito con sistemi tradizionali, oppure dalla fresatura in sito eseguita con idonee macchine (preferibilmente a freddo:§ 58.4.2.3). Per ogni lavorazione, le percentuali in peso di materiale fresato definito di “integrazione”, riferite al totale della miscela degli inerti, devono essere comprese nei limiti riportati nella Tabella 61-8. La provenienza del conglomerato riciclato può essere diversa a seconda dello strato per il quale verrà impiegato:
• per lo strato di base può essere utilizzato conglomerato riciclato di qualsiasi provenienza (usura, binder, base);
• per il binder può essere impiegato materiale proveniente da vecchi strati di collegamento ed usura;
• per lo strato di usura, infine, si può utilizzare materiale proveniente solo da questo strato.
La percentuale e la provenienza del conglomerato riciclato da impiegare deve essere obbligatoriamente dichiarata nello studio di progetto della miscela che l’Impresa è tenuta a presentare alla Direzione Lavori.
Tabella 61-8 Composizioni indicative dei formulati per C.B. tradizionali e ad elevate prestazioni
COMPOSIZIONE | ||||
Tipi di Conglomerato | Strati di impiego | Materiali freschi (% di impiego nella miscela) | Materiali fresati (% di impiego nella miscela) | Attivanti Chimici Funzionali [A.C.F.] (% in peso riferito al bitume) |
Base | > 70 | < 30 | < 10 | |
CB “Normali” | Binder | ≥ 75 | ≤ 25 | ≤ 5 |
Usura | ≥ 80 | ≤ 20 | ≤ 5 | |
Base | ≥ 70 | ≤ 30 | ≤ 10 | |
CBM “Medium” | Binder | ≥ 75 | ≤ 25 | ≤ 5 |
Usura | ≥ 80 | ≤ 20 | ≤ 5 | |
Base | ≥ 80 | ≤ 20 | 0 | |
CBH “Hard” | Binder | ≥ 85 | ≤ 15 | 0 |
Usura | ≥ 90 | ≤ 10 | 0 |
61.2.3 LEGANTE
61.2.3.1 Bitume semisolido (tal quale)
I bitumi sono composti organici costituiti sostanzialmente da miscele di idrocarburi, completamente solubili in solfuro di carbonio e dotati di capacità legante.
I leganti bituminosi semisolidi impiegati senza alcun trattamento sono quei bitumi per uso stradale di normale produzione di raffineria impiegati per il confezionamento di conglomerati bituminosi a caldo tradizionali. A seconda della temperatura media della zona di impiego il bitume deve essere del tipo 50/70 oppure 80/100 con le caratteristiche indicate nella tabella 61.1 con preferenza per il 50/70 per le temperature più elevate.
Ai fini dell’accettazione, prima dell’inizio dei lavori, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione del prodotto tramite certificazione attestante i requisiti indicati: essa sarà rilasciata dal produttore o da un Laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
61.2.3.2 Bitumi modificati con additivi
I bitumi modificati rappresentano quei leganti per uso stradale di nuova generazione, che garantiscono una maggiore durata a fatica delle miscele bituminose rispetto a quelle impieganti bitumi di base o che riducono l’attitudine alla deformazione permanente dei conglomerati o consentono di ottenere altri risultati non raggiungibili con l’impiego di bitumi semisolidi tal quali.
Tabella 61-9 Requisiti del bitume semisolido tal quale per conglomerati bituminosi tradizionali
Bitume tal quale | ||||
parametro | Normativa | unità di misura | tipo 50/70 | tipo 80/100 |
Penetrazione a 25°C | UNI EN 1426 | dmm | 00-00 | 00-000 |
Punto di rammollimento | UNI EN 1427 | °C | 00-00 | 00-00 |
Punto di rottura (Fraass) | UNI EN 12593 | °C | ≤ - 8 | ≤ - 8 |
Solubilità | UNI EN 12592 | % | ≥ 99 | ≥ 99 |
-1 Viscosità dinamica a 160°C, γ =10s | EN 13072-2 | Pa•s | ≥ 0,15 | ≥ 0,10 |
Valori dopo RTFOT | EN 12607-1 | |||
Xxxxxxxxxx | XX 00000 | % | ≤ 0,5 | ≤ 0,5 |
Penetrazione residua a 25°C | EN 1426 | % | ≥ 50 | ≥ 50 |
Incremento del punto di Rammollimento | EN 1427 | °C | ≤ 9 | ≤ 9 |
La loro produzione avviene in impianti industriali dove vengono intimamente miscelati i bitumi base modifica con polimeri di natura elastomerica e/o plastomerica e/o altre tipologie di modifica.
I bitumi modificati, in funzione del tipo di modifica, vengono così definiti:
• Bitume con modifica “MEDIUM” ;
• Bitumi con modifica “HARD”.
Per i bitumi modificati, sia “ MEDIUM ” che “HARD”, il produttore deve certificare le seguenti caratteristiche: penetrazione a 25°C, punto di rammollimento, recupero elastico a 25°C e la stabilità allo stoccaggio. La certificazione deve accompagnare tassativamente il quantitativo trasportato.
Il produttore deve, inoltre, indicare, nella stessa modulistica di certificazione del prodotto trasportato, le condizioni di temperatura da attuare per le operazioni di: pompaggio, stoccaggio e di lavorazione (miscelazione).
La produzione di bitumi modificati può avvenire anche agli impianti di fabbricazione dei conglomerati bituminosi, certificati in Qualità, purché i bitumi prodotti abbiano le caratteristiche richieste nella Tabella 61-10. In questo caso sul bitume base modifica devono essere controllati almeno i valori del punto di rammollimento P.A. e della penetrazione a 25°C.
Bitumi con modifica MEDIUM
I bitumi con modifica MEDIUM possono essere impiegati nelle miscele di base, binder e usura e vanno usati quando i bitumi tal quali non rientrano nelle caratteristiche richieste o non consentano di ottenere le volute prestazioni dei conglomerati bituminosi per tali strati. La modifica deve conseguire sul legante i risultati riportati nella Tabella 61-10.
Bitumi con modifica HARD
I bitumi a modifica “HARD”, pur essendo utilizzabili in tutte le miscele, sono però utilizzati per la realizzazione di conglomerati bituminosi ad alto modulo con elevata durata a fatica . La modifica deve conseguire sul legante i risultati riportati nella Tabella 61-10.
Tabella 61-10 Requisiti dei bitumi con modifica MEDIUM e HARD per conglomerati bituminosi ad elevate prestazioni
Bitume | ||||
Parametro | Normativa | unità di misura | Modifica MEDIUM | Modifica HARD |
Penetrazione a 25°C | EN 1426 | dmm | 50-70 | 50/70 |
Punto di rammollimento | EN 1427 | °C | ≥ 60 | ≥ 70 |
Punto di rottura (Fraass) | EN 12593 | °C | ≤ - 10 | ≤ - 15 |
-1 Viscosità dinamica a 160°C, γ =10s | PrEN 13072-2 | Pa•s | ≥ 0,25 | ≥ 0,4 |
Ritorno elastico a 25 °C | EN 13398 | % | ≥ 50% | ≥ 75% |
Stabilità allo stoccaggio 3gg a 180°C Variazione del punto di Rammollimento | EN 13399 | °C | ≤ 3 | ≤ 3 |
Valori dopo RTFOT | EN 12607-1 | |||
Xxxxxxxxxx | XX 00000 | % | ≤ 0,8 | ≤ 0,8 |
Penetrazione residua a 25°C | EN1426 | % | ≥ 60 | ≥ 60 |
Incremento del punto di Rammollimento | EN1427 | °C | ≤ 5 | ≤ 5 |
Certificazione di qualità
I bitumi modificati da impiegare nelle lavorazioni, devono essere forniti da Produttori “Certificati in Qualità” che dimostrino la disponibilità di un efficiente sistema per il controllo qualitativo della produzione.
Le verifiche di rispondenza, in conformità a quanto previsto dalle Norme UNI EN ISO 9002/94, devono essere certificate da Enti riconosciuti, in conformità alla Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n° 2357 del 16.05.1996 (Gazzetta Ufficiale n° 125 del 30.05.1996).
La D.L. potrà effettuare in contraddittorio ed a spese dell’Impresa, in ogni momento a suo insindacabile giudizio, in cantiere, alla stesa ed in impianto, prelievi e controlli sul prodotto finito.
La non rispondenza dei requisiti, comporta, dopo eventuale ulteriore verifica, la sospensione dei lavori sino alla risoluzione delle anomalie rilevate e/o l’applicazione delle detrazioni previste.
61.2.4 ADDITIVI
Per migliorare le prestazioni dei conglomerati bituminosi si aggiungono agli aggregati o al bitume dei prodotti naturali o artificiali che prendono il nome di additivi.
Attivanti d’adesione
Gli attivanti d’adesione sono additivi tensioattivi che favoriscono l’adesione bitume - aggregato, utilizzati per migliorare la durabilità all’acqua delle miscele bituminose.
Il loro dosaggio va specificato obbligatoriamente nello studio della miscela e può variare a seconda delle condizioni di impiego, della natura degli aggregati e delle caratteristiche del prodotto. La scelta del tipo e del dosaggio di additivo dovrà essere stabilita in modo da garantire le caratteristiche di resistenza allo spogliamento e di durabilità all’azione dell’acqua riportate nelle Tabella 61-1, Tabella 61- 2, Tabella 61-3, Tabella 61-13. L’attivante di adesione scelto deve presentare, in ogni caso, caratteristiche chimiche stabili nel tempo anche se sottoposto a temperatura elevata (180 °C) per lunghi periodi (15 giorni). Per immettere le sostanze tensioattive nel bitume devono essere impiegate attrezzature idonee, al fine di garantire l’esatto dosaggio e la loro perfetta dispersione nel legante bituminoso La presenza ed il dosaggio degli attivanti d’adesione nel bitume vengono verificati mediante la prova di separazione cromatografica su strato sottile.
Attivanti chimici funzionali
Gli attivanti chimici funzionali (ACF) sono prodotti studiati appositamente per migliorare la tecnologia del riciclaggio e/o l’impiego di riciclati in miscele tradizionali. Essi sono impiegati per rigenerare le caratteristiche del bitume invecchiato contenuto nel conglomerato bituminoso da riciclare e devono avere le caratteristiche chimico-fisiche riportate nella Tabella 61-11. Il dosaggio varia in funzione della percentuale di conglomerato riciclato e delle caratteristiche del bitume in esso contenuto e può essere determinato utilizzando la procedura riportata nella nota 6.
61.3COMPOSIZIONE DELLE MISCELE
La composizione indicativa delle miscele di tipo tradizionale e ad elevate prestazioni sono riportate nella Tabella 61-8. La miscela degli aggregati di primo impiego e del conglomerato da riciclare, da adottarsi per i diversi strati, deve avere una composizione granulometrica contenuta nei fusi riportati in Tabella 61-12. La percentuale di legante totale (compreso il bitume presente nel conglomerato da riciclare attivato con ACF), riferita al peso degli aggregati, deve essere compresa nei limiti indicati nella stessa tabella.
Il fuso A è da impiegare per strati di usura con spessori superiori ai 4 cm; il fuso B per spessori compresi tra 3 cm e 4 cm; il fuso C, infine, per spessori compresi tra 1 e 2 cm.
La quantità di bitume nuovo di effettivo impiego deve essere determinata mediante lo studio della miscela con metodo volumetrico; in via transitoria, si potrà utilizzare il metodo Xxxxxxxx. Le caratteristiche richieste per i diversi strati sono riportate nella Tabella 61-13, Tabella 61-14, Tabella 61-15, Tabella 61-16 e
Tabella 61-17.
6 La quantità di ACF da impiegare dipende dalla percentuale teorica del bitume nuovo da aggiungere che si determina mediante la seguente espressione:
Pn = Pt – (Pv x Pr)
dove
Pn = percentuale di legante nuovo da aggiungere riferita al totale degli inerti;
Pt = percentuale totale di bitume nella miscela di inerti nuovi e conglomerato di riciclo; Pv = percentuale di bitume vecchio (preesistente) riferita al totale degli inerti;
Pr = frazione di conglomerato riciclato rispetto al totale della miscela. Il valore di Pt viene determinato con l’espressione:
Pt=0,035 a + 0,045 b + cd + f
dove:
Pt = % di bitume in peso riferita alla miscela totale, espressa come numero intero; a = % di aggregato trattenuto allo staccio UNI 2 mm;
b = % di aggregato passante allo staccio UNI 2 mm e trattenuto al staccio 0,063 mm; c = % di aggregato passante allo staccio 0,063 mm;
d = 0,15 per un xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 mm compreso tra 11 e 15; d = 0,18 per un xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 mm compreso tra 6 e 10; d = 0,20 per un xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 mm ≤ 6;
f = parametro compreso normalmente fra 0,3 e 0,8, variabile in funzione dell’assorbimento degli inerti.
Si procede quindi a costruire, in un diagramma viscosità (a 60 °C) - percentuale di rigenerante (rispetto al legante nuovo), una curva di viscosità con almeno tre punti misurati:
K = viscosità della miscela composta dal bitume estratto (metodo ASTM D5404-97) e dal bitume aggiunto nelle proporzioni determinate con le formule precedenti, senza rigenerante.
M = viscosità della miscela bitume estratto più bitume aggiunto in cui una parte del bitume nuovo è sostituita dall'agente rigenerante nella misura del 10% in peso rispetto al bitume aggiunto.
F = viscosità della miscela simile alla precedente in cui una parte del bitume nuovo è sostituita dall'agente rigenerante nella misura del 20% in peso rispetto al bitume aggiunto. La percentuale di rigenerante necessaria si ottiene da questo diagramma mediante interpolazione lineare alla viscosità di 2000 Pa*s.
Tabella 61-11 Requisiti degli Attivanti Chimici Funzionali (ACF)
Attivanti Chimici Funzionali (ACF) | |||
Parametro | Normativa | Unità di misura | Valore |
Densità a 25/25°C | ASTM D - 1298 | 0,900 - 0,950 | |
Punto di infiammabilità v.a. | ASTM D - 92 | °C | 200 |
-1 Viscosità dinamica a 160°C, γ =10s | SNV 671908/74 | Pa s | 0,03 - 0,05 |
Solubilità in tricloroetilene | ASTM D - 2042 | % in peso | 99,5 |
Numero di neutralizzazione | IP 213 | mg/KOH/g | 1,5-2,5 |
ASTM D - 95 | % in volume | 1 | |
Contenuto di azoto | ASTM D - 3228 | % in peso | 0,8 - 1,0 |
Tabella 61-12 Requisiti granulometrici delle miscele di aggregati
Serie stacci UNI (mm) | Base | Binder | Usura | ||
A | B | ||||
Staccio | 31.5 | 000 | - | - | - |
Xxxxxxx | 00 | 00 – 95 | 100 | 100 | - |
Staccio | 16 | - | 70 – 100 | - | - |
Staccio | 12.5 | 45 – 70 | 65 - 90 | 90 – 100 | 100 |
Xxxxxxx | 0 | 35 – 58 | 50 – 73 | 70 – 90 | 70 – 90 |
Xxxxxxx | 0 | 27– 45 | 35 – 55 | 40 – 55 | 40 – 60 |
Xxxxxxx | 0 | 20 – 35 | 25 – 38 | 25 – 38 | 25 – 38 |
Staccio | 0.5 | 7 – 21 | 11 – 21 | 12 – 21 | 12 – 21 |
Staccio | 0.25 | 4 –15 | 6 –16 | 9 –16 | 9 –16 |
Xxxxxxx | 0.000 | 4 – 10 | 4 – 10 | 6 – 11 | 6 – 11 |
Xxxxxxx | 0.000 | 4 – 8 | 4 - 8 | 6 - 10 | 6 - 10 |
% di bitume | 4,0 – 5,5 | 4,5 – 6,0 | 4,8 – 6,3 | 5,0 – 6, 5 |
Tabella 61-13 Requisiti delle miscele di conglomerato tradizionale e ad elevate prestazioni studiate con metodo volumetrico
METODO VOLUMETRICO | Strato pavimentazione | |||
Condizioni di prova | Unità di misura | Base | Binder | Usura |
Angolo di rotazione | 1.25° ± 0.02 | |||
Velocità di rotazione | Rotazioni/min | 30 | ||
Pressione verticale | kPa | 600 | ||
Diametro del provino | mm | 150 | 100 | 100 |
Risultati richiesti | ||||
Vuoti a 10 rotazioni | % | 10 – 14 | 10 – 14 | 10 – 14 |
Vuoti a 100 rotazioni (∗) | % | 3 – 5 | 3 – 5 | 4 – 6 |
Vuoti a 180 rotazioni | % | > 2 | > 2 | > 2 |
(∗) La densità ottenuta con 100 rotazioni della pressa giratoria viene indicata nel seguito con DG |
Sulla miscela definita con la pressa giratoria (provini confezionati al 98% della DG ) deve essere sperimentalmente determinato un opportuno parametro di rigidezza (modulo complesso, UNI EN 12697-26:2003) che deve soddisfare le prescrizioni per esso indicate nel progetto della pavimentazione ed ha la funzione di costituire il riferimento per i controlli alla stesa.
Tabella 61-14 Requisiti meccanici delle miscele per strati di usura, binder e base di conglomerato bituminoso tradizionale e ad elevate prestazioni studiate con metodo volumetrico
Requisiti meccanici | Unità di misura | Bitume tal quale | Bitume Medium e Hard |
Resistenza a trazione indiretta a 25°C (∗)∗ (CNR 97/84) | N/mm2 | > 0,6 | > 0,7 |
Coefficiente di trazione indiretta2 a 25 °C (∗)∗ (CNR 97/84) | N/mm2 | >50 | >70 |
Perdita di resistenza a trazione indiretta a 25°C dopo 15 giorni di immersione in acqua | % | ≤ 25 | ≤ 25 |
(∗)∗Su provini confezionati con 100 rotazioni della pressa giratoria |
Tabella 61-15 Requisiti delle miscele di conglomerato tradizionale studiate con metodo Xxxxxxxx
METODO XXXXXXXX | Strato pavimentazione | |||
Condizioni di prova | Unità di misura | Base | Binder | Usura |
Costipamento | 75 colpi x faccia | |||
Risultati richiesti | ||||
Stabilità Xxxxxxxx | kN | 9 | 10 | 11 |
Rigidezza Xxxxxxxx | kN/mm | > 2,5 | 3–4,5 | 3–4,5 |
Vuoti residui (∗) | % | 4 – 7 | 4 – 6 | 3 – 6 |
Perdita di Stabilità Xxxxxxxx dopo 15 giorni di immersione in acqua | % | ≤ 25 | ≤ 25 | ≤ 25 |
(∗) La densità Xxxxxxxx viene indicata nel seguito con DM |
Tabella 61-16 Requisiti delle miscele di conglomerato ad elevate prestazioni studiate con metodo Xxxxxxxx
METODO XXXXXXXX | Strato pavimentazione | |||
Condizioni di prova | Unità di misura | Base | Binder | Usura |
Costipamento | 75 colpi x faccia | |||
Risultati richiesti | ||||
Stabilità Xxxxxxxx | kN | 11 | 11 | 12 |
Rigidezza Xxxxxxxx | kN/mm | > 2,5 | 3–4,5 | 3–4,5 |
Vuoti residui (∗) | % | 4 – 7 | 4 – 6 | 3 – 6 |
Perdita di Stabilità Xxxxxxxx dopo 15 giorni di immersione in acqua | % | ≤ 25 | ≤ 25 | ≤ 25 |
(∗) La densità Xxxxxxxx viene indicata nel seguito con DM |
Tabella 61-17 Requisiti meccanici delle miscele per strati di usura di conglomerato tradizionale e ad elevate prestazioni studiate con metodo Xxxxxxxx
Requisiti meccanici | Unità di misura | Bitume tal quale | Bitume Medium e Hard |
Resistenza a trazione indiretta a 25 °C | N/mm2 | > 0,7 | > 0,8 |
Coefficiente di trazione indiretta a 25 °C 7 | N/mm2 | > 70 | > 80 |
61.4BINDER AD ALTO MODULO
Questo materiale è ottenuto miscelando gli inerti con percentuali tendenzialmente elevate di un bitume duro, con penetrazione inferiore a 25 dmm..
Per quanto concerne il tipo di bitume, il requisito progettuale è quello di ottenere una miscela che conferisca elevata rigidezza flessionale allo strato di collegamento contemporaneamente ad un'elevata resistenza a fatica. Per il raggiungimento di tali obiettivi sarà necessario l’utilizzo di un bitume tale per cui il valore del modulo complesso, alla temperatura di 20°C e alla frequenza di 2 Hz, sia maggiore di 5500 MPa (UNI EN 12697-26:2004 Annesso C). Infatti la verifica strutturale del dimensionamento degli interventi è stata eseguita considerando la presenza di un materiale che garantisca tale valore del modulo e che corrisponde a quello richiesto per questo tipo di materiali (EME Enrobé à Module Élevé) dalle norme francesi (NF P 98-140). I valori succitati rappresentano la condizione necessaria per il requisito di idoneità della miscela da parte della D.L..
I valori dei moduli sopra riportati rappresentano dei valori minimi che dovranno essere ottenuti in laboratorio su provini realizzati con la miscela di conglomerato prelevata in sito ed addensati con la pressa giratoria alla densità di progetto.
Qualora i valori di modulo complesso e/o il valore del grado di addensamento non fossero raggiunti dall’impresa in fase di esecuzione dei lavori, la D.L. potrà richiedere la rimozione del materiale steso e la ri-esecuzione dei lavori.
Fuso granulometrica per binder alto modulo: vedi valori riportati in tabella 61-18
Tabella 61-18 Fuso granulometrico per Binder ad alto modulo
Serie xxxxxxxx Crivello | e setacci UNI 30 | Passante totale % in peso - |
“ | 25 | 100 |
“ | 20 | - |
“ | 15 | 65 ÷ 85 |
10 | 55 ÷ 75 | |
“ | 5 | 35 ÷ 55 |
Setaccio | 2 | 25 ÷ 38 |
“ | 0,4 | 10 ÷ 20 |
“ | 0,18 | 5 ÷ 15 |
“ | 0,075 | 4 ÷ 8 |
CTI e Rt: vedi valori riportati in tabella 61-19
Tabella 61-19 CTI e Rt per Binder ad alto modulo
7 Coefficiente di trazione indiretta CTI = π/2 D*Rt/Dc
dove
D = dimensione in mm della sezione trasversale del provino Dc = deformazione a rottura
Rt = resistenza a trazione indiretta
Rt N/mm2 | CTI N/mm2 |
0,95 ÷ 1,55 | ≥ 80 |
Indice dei vuoti per binder alto modulo: vedi valori riportati in tabella 61-20
Tabella 61-20 Indice dei vuoti della miscela di Binder ad alto modulo
METODO VOLUMETRICO | Strato pavimentazione | |
Condizioni di prova | Unità di misura | Binder Alto Modulo confezionato con bitume modificato HARD |
Angolo di rotazione | 1.25° ± 0.02 | |
Velocità di rotazione | Rotazioni/min | 30 |
Pressione verticale | kPa | 600 |
Diametro del provino | mm | 150 |
Risultati richiesti | ||
Vuoti a 10 rotazioni | % | 12 – 15 |
Vuoti a 120 rotazioni (∗) | % | 3 – 5 |
Vuoti a 200 rotazioni | % | > 2 |
(∗) La densità ottenuta con 120 rotazioni della pressa giratoria viene indicata nel seguito con DG |
studio della miscela di progetto: l’impresa proporrà allo scrivente uno studio di una miscela per binder “alto modulo” nel rispetto delle prescrizioni della succitata Relazione tecnica
bitume: al fine del perseguimento delle prestazioni richieste nella realizzazione della miscela l’impresa potrà utilizzare i bitumi che riterrà più idonei. Come indicazione si riporta la scheda relativa ad un bitume con modifica HARD con il quale è stata sperimentata la realizzazione di una miscela rispondente ai requisiti della Relazione Specialistica
Parametro | Normativa | unità di misura | Modifica HARD |
Penetrazione a 25°C | EN 1426 | dmm | 10/30 |
Punto di rammollimento | EN 1427 | °C | ≥ 70 |
Punto di rottura (Fraass) | EN 12593 | °C | ≤ - 5 |
-1 Viscosità dinamica a 160°C, γ =10s | PrEN 13072-2 | Pa•s | ≥ 0,8 |
Ritorno elastico a 25 °C | EN 13398 | % | ≥ 70% |
Stabilità allo stoccaggio 3gg a 180°C Variazione del punto di Rammollimento | EN 13399 | °C | ≤ 4 |
Valori dopo RTFOT | EN 12607-1 | ||
Xxxxxxxxxx | XX 00000 | % | ≤ 0,8 |
Penetrazione residua a 25°C | EN1426 | % | ≥ 60 |
Incremento del punto di Rammollimento | EN1427 | °C | ≤ 5 |
61.5ACCETTAZIONE DELLE MISCELE
L’Impresa è tenuta a presentare alla Direzione Lavori, per ciascun cantiere di produzione, lo studio di progetto della miscela che intende adottare, in originale e firmato dal responsabile dell’Impresa. Esso deve essere corredato da una completa documentazione degli studi effettuati e contenere i risultati delle prove di accettazione e d’idoneità delle miscele di progetto e di tutti gli elementi che la compongono (aggregati, leganti, additivi); tali prove devono essere eseguite presso un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione . Durante i lavori l’Impresa dovrà attenersi rigorosamente alla formulazione di progetto accettata, operando i controlli di produzione e di messa in opera secondo il Sistema di Qualità da essa adottato. Presso i Cantieri di produzione deve essere a disposizione della Amministrazione un registro, vidimato dalla D.L., in cui siano riportati tutti i controlli di qualità operati dall’impresa con i risultati ottenuti.
La D.L., in contraddittorio ed a spese dell’impresa, in ogni momento e a suo insindacabile giudizio, in cantiere, alla stesa ed in impianto, potrà effettuare prelievi, controlli, misure e verifiche sia sui singoli componenti della miscela che sul prodotto finito, sulle attrezzature di produzione, accessorie e di messa in opera. L’esito positivo dei suddetti controlli e verifiche non elimina le responsabilità dell’Impresa sull’ottenimento dei risultati finali del prodotto in opera che sono espressamente richiamati in questo articolo.
Tolleranze sui risultati
Nella curva granulometrica sono ammessi scostamenti delle singole percentuali dell’aggregato grosso di ± 5 punti percentuali per lo strato di base e di ± 3 punti percentuali per gli strati di binder ed usura; sono ammessi scostamenti dell’aggregato fino contenuti in ± 2 punti percentuali; scostamenti del passante allo staccio UNI 0,063 mm contenuti in ± 1,5 punti percentuali. Per la percentuale di bitume è tollerato uno scostamento di ± 0,25%. I precedenti valori devono essere rispettati sia dalle miscele prelevate alla stesa, sia dalle carote prelevate in sito, tenuto conto per queste ultime della quantità teorica del bitume di ancoraggio.
61.6 ESECUZIONE DEI LAVORI
61.6.1 CONFEZIONAMENTO DELLE MISCELE
Il confezionamento del conglomerato deve essere eseguito in impianti fissi automatizzati, di idonee caratteristiche, mantenuti sempre perfettamente funzionanti in ogni loro parte.
Al fine di garantire il perfetto essiccamento e l’uniforme riscaldamento della miscela, nonché una perfetta vagliatura che assicuri una idonea riclassificazione delle singole classi degli aggregati, la produzione di ciascun impianto non deve essere spinta oltre la sua potenzialità. Si possono impiegare anche impianti continui (tipo drum-mixer) purché il dosaggio dei componenti la miscela sia eseguito a peso, mediante idonee apparecchiature la cui efficienza deve essere costantemente controllata.
In ogni caso, l’impianto deve garantire uniformità di produzione ed essere in grado di realizzare le miscele rispondenti a quelle indicate nello studio presentato ai fini dell’accettazione: ogni impianto deve, poi, assicurare il riscaldamento del bitume alla temperatura richiesta ed a viscosità uniforme fino al momento della miscelazione oltre al perfetto dosaggio sia del bitume che dell’additivo.
Se è previsto l’impiego di conglomerato riciclato, l’impianto deve essere attrezzato per il riscaldamento separato del materiale riciclato ad una temperatura compresa tra 90°C e 110°C.
Per evitare che sostanze argillose e ristagni di acqua possano compromettere la pulizia degli aggregati, la zona destinata allo stoccaggio degli inerti deve essere preventivamente e convenientemente sistemata: inoltre, i cumuli delle diverse classi devono essere nettamente separati tra di loro e l’operazione di rifornimento nei predosatori deve essere eseguita con la massima cura.
Lo stoccaggio del conglomerato bituminoso riciclato deve essere al coperto. L’umidità del conglomerato riciclato prima del riscaldamento deve essere comunque inferiore al 4%, Nel caso di valori superiori l’impiego del riciclato deve essere sospeso.
Il tempo di miscelazione deve essere stabilito in funzione delle caratteristiche dell’impianto, in misura tale da permettere un completo ed uniforme rivestimento degli inerti con il legante.
L’umidità degli aggregati all’uscita dell’essiccatore non deve superare lo 0,25% in peso.
La temperatura degli aggregati all’atto della miscelazione deve essere compresa tra 160°C e 180° C e quella del legante tra 150° C e 170° C, in rapporto al tipo di bitume impiegato.
Gli essiccatori, le caldaie e le tramogge degli impianti devono essere muniti di termometri fissi perfettamente funzionanti e periodicamente tarati per consentire la verifica delle suddette temperature.
61.6.2 PREPARAZIONE DELLE SUPERFICI DI STESA
La preparazione delle superfici di stesa va eseguita prima della realizzazione di uno strato di conglomerato bituminoso allo scopo di garantire una adeguata adesione all’interfaccia mediante l’applicazione, con dosaggi opportuni, di emulsioni bituminose aventi caratteristiche specifiche. A seconda che lo strato di supporto sia in misto granulare oppure in conglomerato bituminoso la lavorazione corrispondente prenderà il nome rispettivamente di mano di ancoraggio e mano d’attacco.
Per mano di ancoraggio si intende l’applicazione di emulsione bituminosa a rottura lenta e bassa viscosità sopra uno strato in misto granulare prima della realizzazione di uno strato in conglomerato bituminoso allo scopo di riempire i vuoti dello strato non legato irrigidendone la parte superficiale e fornendo, al contempo, una migliore adesione per l’ancoraggio del successivo strato in conglomerato bituminoso.
Il materiale da impiegare a tale fine è rappresentato da una emulsione bituminosa cationica al 55%, le cui caratteristiche sono riportate in Tabella 61-21, applicata con un dosaggio di bitume residuo almeno pari a 1,0 kg/m2.
Per mano d’attacco si intende l’applicazione di una emulsione bituminosa a rottura media oppure rapida (in funzione delle condizioni di utilizzo) al di sopra di una superficie di conglomerato bituminoso prima della realizzazione di un nuovo strato, con lo scopo di evitare possibili scorrimenti relativi aumentando l’adesione all’interfaccia tra i due strati.
Il dosaggio del materiale da impiegare, nonché le sue caratteristiche, variano a seconda che l’applicazione riguardi la costruzione di una nuova sovrastruttura oppure un intervento di manutenzione: nel caso di nuove costruzioni, si utilizzerà una emulsione bituminosa cationica (al 60 % oppure al 65 % di legante), le cui caratteristiche sono riportate in Tabella 61-21 dosata in modo che il bitume residuo risulti pari a 0.30 kg/m2. Se il nuovo strato deve essere realizzato sopra una pavimentazione esistente è consigliato l’utilizzo di una emulsione bituminosa modificata avente le caratteristiche riportate in Tabella 61-21 dosata in modo che il bitume residuo risulti pari a
0.35 kg/m2.
Prima della stesa della mano d’attacco l’Impresa dovrà rimuovere tutte le impurità presenti e provvedere alla sigillatura di eventuali zone porose e/o fessurate mediante l’impiego di una malta bituminosa sigillante.
Nel caso in cui il conglomerato bituminoso debba essere steso su pavimentazione precedentemente fresata, è ammesso l’utilizzo di emulsioni bituminose cationiche e modificate maggiormente diluite (fino ad un massimo del 55 % di bitume residuo) a condizione che gli indicatori di qualità (valutati sul bitume residuo) e le prestazioni richieste rispettino gli stessi valori riportati nella Tabella 61-21 per ciascun tipo di emulsione.
Prima dell’inizio dei lavori, ai fini dell’accettazione del legante per mani d’attacco, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione del prodotto tramite certificazione attestante i requisiti indicati.
Tabella 61-21 Requisiti delle emulsioni bituminose cationiche per mani di ancoraggio e di attacco
Indicatore di qualità | Normativa | Unità di misura | Modificata 70% | Cationica | ||
55% | 60% | 65% | ||||
Polarità | UNI EN 1430 | > 0 | > 0 | > 0 | > 0 |
Contenuto di acqua % peso | UNI EN 1428 | % | 30 ± 1 | 45 ± 2 | 45±2 | 35±2 |
Contenuto di bitume+flussante | UNI EN 1431 | % | 70 ± 1 | 55±2 | 60±2 | 65±2 |
Flussante (%) | CNR 100/84 | % | 0 | 1-6 | 1-4 | 1-4 |
Viscosità Engler a 20 °C | UNI EN 12846 | °E | > 20 | 2-6 | 5-10 | 15-20 |
Sedimentazione a 5 gg | UNI EN 1430 | % | < 5 | < 5 | < 10 | < 8 |
Residuo bituminoso | ||||||
Penetrazione a 25 °C | UNI EN 1426 | dmm | 50-70 | > 70 | ||
Punto di rammollimento | UNI EN 1427 | °C | > 65 | > 35 | > 40 | > 40 |
Ritorno elastico a 25°C | UNI EN 1430 | % | > 75 |
61.6.3 POSA IN OPERA DELLE MISCELE
I conglomerati bituminosi saranno posti in opera mediante macchine vibrofinitrici in perfetto stato di efficienza e dotate di automatismi di autolivellamento: in ogni caso, le vibrofinitrici devono lasciare uno strato finito perfettamente sagomato, privo di sgranamenti, fessurazioni ed esente da difetti dovuti a segregazione degli elementi litoidi più grossi.
Nella fase di stesa si deve porre la massima cura alla formazione dei giunti longitudinali preferibilmente ottenuti mediante tempestivo affiancamento di una strisciata alla precedente con l’impiego di due finitrici: qualora ciò non sia possibile, il bordo della striscia già realizzata deve essere spalmato con emulsione bituminosa cationica per assicurare la saldatura della striscia successiva. Se il bordo risulterà danneggiato o arrotondato si dovrà procedere al taglio verticale con idonea attrezzatura.
I giunti trasversali derivanti dalle interruzioni giornaliere devono essere realizzati sempre previo taglio ed asportazione della parte terminale di azzeramento.
Si devono programmare e realizzare le sovrapposizioni dei giunti longitudinali tra i vari strati in maniera tale che essi risultino fra di loro sfalsati di almeno 20 cm e non cadano mai in corrispondenza delle due fasce della corsia di marcia normalmente interessata dalle ruote dei veicoli pesanti.
Il conglomerato dovrà essere trasportato dall’impianto di confezione al cantiere di stesa mediante mezzi di trasporto di adeguata portata, efficienti e veloci e comunque sempre dotati di telone di copertura per evitare i raffreddamenti superficiali eccessivi e formazione di crostoni: inoltre, la temperatura della miscela all’atto della stesa, controllata immediatamente dietro la finitrice, deve risultare in ogni momento non inferiore a 140° C.
Qualora le condizioni meteorologiche generali possano pregiudicare la perfetta riuscita del lavoro, si dovrà procedere alla sospensione della stesa: gli strati eventualmente compromessi devono essere immediatamente rimossi e successivamente ricostruiti a spese dell’Impresa.
La compattazione dei conglomerati deve iniziare appena stesi dalla vibrofinitrice e deve essere condotta a termine senza interruzioni. L’addensamento deve essere realizzato preferibilmente con rulli gommati.
Per gli strati di base e di binder possono essere utilizzati anche rulli con ruote metalliche vibranti e/o combinati, di idoneo peso e caratteristiche tecnologiche avanzate in modo da assicurare il raggiungimento delle massime densità ottenibili. Per lo strato di usura può essere utilizzato un rullo tandem a ruote metalliche del peso massimo di 15t.
La compattazione deve essere condotta con la metodologia più adeguata per ottenere uniforme addensamento in ogni punto ed evitare fessurazioni e scorrimenti nello strato appena steso.
A compattazione ultimata, la superficie degli strati deve presentarsi priva di irregolarità ed ondulazioni in modo tale che un’asta rettilinea lunga 4 m posta in qualunque direzione sulla superficie finita di ciascuno strato vi aderisca uniformemente; può essere tollerato uno scostamento massimo di 5 mm.
Si potrà procedere alla stesa della miscela bituminosa dello strato di base solo dopo che sia stata accertata, da parte della Direzione Lavori, la rispondenza della fondazione ai requisiti di quota, sagoma, densità e portanza indicati in progetto.
Prima di stendere il conglomerato bituminoso su strati di fondazione in misto cementato, al fine di garantire l’ancoraggio dei due strati, si dovrà procedere alla rimozione della sabbia eventualmente non trattenuta dall’emulsione stesa precedentemente a protezione del misto cementato stesso: nel caso di stesa in doppio strato, essi devono essere sovrapposti nel più breve tempo possibile. Qualora la seconda stesa non sia realizzata entro le 24 ore successive tra i due strati deve essere interposta una mano di attacco di emulsione bituminosa in ragione di 0,3 kg/m2 di bitume residuo.
La miscela bituminosa del binder e del tappeto di usura verrà stesa sul piano finito dello strato sottostante dopo che sia stata accertata dalla Direzione Lavori la rispondenza di quest’ultimo ai requisiti di quota, sagoma, densità e portanza indicati in progetto.
61.7 CONTROLLI
Il controllo della qualità dei conglomerati bituminosi e della loro posa in opera deve essere effettuato mediante prove di laboratorio sui materiali costituenti, sulla miscela, sulle carote estratte dalla pavimentazione e in sito.
61.7.1 CONTROLLO DELLE FORNITURE
Oltre ai controlli iniziali, necessari per l’accettazione, anche in corso d’opera, per valutare che non si verifichino variazioni nella qualità dei materiali, devono essere effettuate prove di laboratorio su campioni prelevati in contraddittorio con la D.L.
Il controllo della qualità dei misti granulari di primo impiego e del conglomerato da riciclare (fresato) deve essere effettuato mediante prove di laboratorio su campioni prelevati in impianto prima della miscelazione. Il controllo della qualità del bitume dovrà essere eseguito su campioni prelevati all’impianto direttamente dalla cisterna. Il numero dei campioni deve rispettare i criteri quantitativi riportati nella Tabella 61-22 per ogni tipo di controllo da effettuare, salvo diverse e documentate prescrizioni della D.L.
I requisiti da soddisfare sono riportati nella stessa tabella.
Tabella 61-22 Controllo delle forniture
STRATO | TIPO DI CAMPIONE | UBICAZIONE PRELIEVO | FREQUENZA PROVE | REQUISITI RICHIESTI |
Base, Binder, Usura | Bitume | Cisterna | Settimanale oppure ogni 2500 m3 di stesa | Tabella 61-9 Tabella 61-10 |
Base, Binder, Usura | Aggregato grosso | Impianto | Settimanale oppure ogni 2500 m3 di stesa | Tabella 61-1 Tabella 61-2 Tabella 61-3 |
Base, Binder, Usura | Aggregato fino | Impianto | Settimanale oppure ogni 2500 m3 di stesa | Tabella 61-4 Tabella 61-5 Tabella 61-6 |
Base, Binder, Usura | Filler | Impianto | Settimanale oppure ogni 2500 m3 di stesa | Tabella 61-7 |
61.7.2 CONTROLLO DELLE MISCELE PRELEVATE AL MOMENTO DELLA STESA
Il prelievo del conglomerato bituminoso sfuso avverrà in contraddottirio al momento della stesa. Il numero dei prelievi da eseguire è riportato in Tabella 61-23. Sui campioni prelevati alla vibrofinitrice saranno effettuati, presso un laboratorio di fiducia dell’Amministrazione, i seguenti controlli:
• la percentuale di bitume (UNI EN 12697 -1/39);
• la granulometria degli aggregati (UNI EN 12697-2);
• la quantità di attivante d’adesione mediante prova di separazione cromatografica su strato sottile.
Inoltre, mediante la Pressa Giratoria saranno controllate le caratteristiche di idoneità della miscela. I provini confezionati mediante l’apparecchiatura Pressa Giratoria devono essere sottoposti a prova di resistenza a trazione indiretta a 25 °C (UNI EN 12697-23).
In mancanza della Pressa Giratoria e in via transitoria vengono effettuate prove secondo il metodo Xxxxxxxx per le seguenti determinazioni:
• massa volumica (DM), stabilità e rigidezza (prEN 12697-34);
• percentuale dei vuoti residui (prEN 12697-8 );
• perdita di Stabilità dopo 15 giorni di immersione in acqua (EN 12697-12);
• resistenza alla trazione indiretta (Prova Brasiliana, EN 12697-23).
I valori rilevati in sede di controllo dovranno essere conformi a quelli dichiarati nello studio di progetto della miscela di cui al paragrafo 61.4.
Per lo strato di usura e per quello di collegamento, viene controllata la deformabilità viscoplastica con prove a carico costante (UNI EN 12697). Il parametro J1 a 10 °C deve essere compreso tra 25 e 40 cm²/(daN*s) mentre lo Jp a 40 °C deve essere compreso tra 14 x 106 e 26 x 106 cm²/(daN*s).
Tabella 61-23 Controlli delle miscele prelevate al momento della stesa
STRATO | TIPO DI CAMPIONE | UBICAZIONE PRELIEVO | FREQUENZA PROVE | REQUISITI RICHIESTI |
Base, Binder, Usura | Conglomerato sfuso | Vibrofinitrice | Giornaliera oppure ogni 5.000 m2 di stesa | Caratteristiche risultanti dallo studio della miscela |
Usura e Binder | Conglomerato sfuso | Vibrofinitrice | Giornaliera oppure ogni 5.000 m2 di stesa | - J1 a 10 °C compreso tra 25 e 40 cm²/(daN*s) - Jp a 40 °C compreso tra 14 x 106 e 26 x 106 cm²/(daN*s). |
61.7.3 CONTROLLI PRESTAZIONALI SUGLI STRATI FINITI
Dopo la stesa, la Direzione Lavori preleverà, in contraddittorio con l’Impresa, delle carote per il controllo delle caratteristiche del conglomerato in opera e la verifica degli spessori. Il numero di carote da prelevare è riportato nella Tabella 61-24.
Sulle carote verranno determinati:
• Lo spessore dello strato (medio di quattro misure in ciascuna carota);
• la massa volumica;
• la percentuale dei vuoti residui;
• il modulo complesso E.
Qualora l’altezza ridotta delle carote non consenta l’esecuzione di quest’ultima prova, il modulo complesso verrà determinato su provini confezionati in laboratorio con la corrispondente miscela prelevata in corso d’opera, costipata fino al raggiungimento della massa volumica in situ.
Tabella 61-24 Controlli prestazionali sugli strati finiti
STRATO | TIPO DI CAMPIONE O DI | UBICAZIONE PRELIEVO O | FREQUENZA PROVE | REQUISITI RICHIESTI |
PROVA | DELLA PROVA | |||
Base, Binder, Usura | Carote per spessori | Pavimentazione | Ogni 2000 m2 di fascia di stesa | Spessore previsto in progetto |
Base, Binder, Usura | Carote vuoti in sito | Pavimentazione | Ogni 2000 m2 di fascia di stesa | % dei vuoti della miscela di progetto |
Base, Binder, Usura | Carote per modulo dinamico | Pavimentazione | Ogni 2000 m2 di fascia di stesa | E> E di progetto |
Portanza
Per quanto riguarda invece le caratteristiche strutturali degli strati in conglomerato bituminoso messi in opera, il parametro di riferimento è il modulo elastico dinamico che sarà ricavato interpretando una serie di misure di deflessione dinamica effettuate con attrezzature di tipo F.W.D; per l’interpretazione delle misure di deflessione, è necessario conoscere gli spessori degli strati in conglomerato bituminoso della pavimentazione che verranno rilevati dalla D.L. durante l’esecuzione dei lavori e/o potranno essere ricavati mediante una campagna di carotaggi successivi da eseguire con le frequenze riportate in Tabella 61-24.
Per un maggiore dettaglio nella determinazione degli spessori, tale campagna di carotaggi potrà essere integrata dal rilievo in continuo della stratigrafia della pavimentazione eseguito con apparecchiatura georadar equipaggiata con antenne aventi frequenze di 0.6 GHz e
1.6 GHz.
Le prove di deflessione dinamica tipo F.W.D., in relazione al tipo di intervento effettuato e ai controlli che si vogliono effettuare, dovranno rispettare le seguenti modalità di esecuzione:
A. - Pavimentazione nuova o strati legati a bitume completamente rinnovati :
A1: Valutazione del modulo medio complessivo del Pacchetto degli strati legati a bitume (spessore complessivo del Pacchetto degli strati legati a bitume ≥ 10 cm) :
le prove di deflessione dinamica saranno eseguite sulla superficie finita della pavimentazione in un periodo di tempo variabile fra il 3° ed il 90° giorno dal termine della stesa dell’ultimo strato.
A2 : Valutazione del modulo dello strato di Base legato a bitume (spessore della Base ≥ 10 cm) e del modulo medio complessivo degli strati di Binder e Usura sovrastanti (spessore complessivo ≥ 4 cm) :
saranno eseguite due serie di prove di deflessione dinamica; la prima serie dovrà essere effettuata, almeno un giorno dopo la stesa, direttamente sulla superficie finita dello strato di base in conglomerato bituminoso mentre la seconda serie dovrà essere effettuata sulla superficie finita della pavimentazione in un periodo di tempo variabile fra il 3° ed il 90° giorno dal termine della stesa dell’ultimo strato. Le posizioni delle prove della prima serie dovranno essere identificate in maniera visibile a terra e/o a lato della piattaforma in maniera da poter posizionare le prove della seconda serie esattamente negli stessi punti.
B. - Pavimentazione risanata superficialmente o ricoperta
B1 : Valutazione del modulo complessivo del Pacchetto degli strati legati a bitume rinnovati od aggiunti (spessore complessivo del Pacchetto degli strati rinnovati o aggiunti > 4 cm):
saranno eseguite due serie di prove di deflessione dinamica; la prima serie dovrà essere effettuata entro i 60 giorni precedenti l’intervento sulla vecchia superficie della pavimentazione, mentre la seconda serie dovrà essere effettuata sulla superficie finita della pavimentazione in un periodo di tempo variabile fra il 3° ed il 120° giorno dal termine della stesa dell’ultimo strato. Le posizioni delle prove della prima serie dovranno essere identificate in maniera visibile a terra e/o a lato della piattaforma in maniera da poter posizionare le prove della seconda serie esattamente negli stessi punti.
Le prove di deflessione dinamica verranno interpretate per il calcolo del valore del modulo elastico mediante un programma di retrocalcolo di provata affidabilità e preventivamente accettato da parte della D.L. Il valore del modulo calcolato dovrà essere riportato alla temperatura di riferimento del conglomerato di 20°C secondo curve di correzione proposte dalla D.L. o determinate sperimentalmente sulla stessa pavimentazione..
Nel caso di esecuzione di una doppia serie di prove come descritto al punto B.1 si procederà all’interpretazione delle misure di deflessione della prima e della seconda serie di prove calcolando il modulo complessivo del pacchetto degli strati legati a bitume, rispettivamente, nelle condizioni precedenti l’intervento ed in quelle modificate ( dopo la sua realizzazione ) per il contributo offerto dagli strati aggiunti o rinnovati. Confrontando le rigidezze nelle due condizioni del pacchetto degli strati legati a bitume sarà possibile allora calcolare il modulo elastico complessivo degli strati aggiunti o rinnovati.
Nel caso di esecuzione di una doppia serie di prove come descritto al punto A.2 la procedura da seguire è del tutto identica a quella appena descritta salvo il fatto che dalla prima serie di prove si otterrà il modulo elastico dello strato di Base e dalla seconda serie il modulo medio complessivo di tutto il pacchetto degli strati legati a bitume; confrontando le rigidezze nelle due condizioni sarà possibile calcolare il modulo elastico complessivo degli strati superiori (Usura+Binder).
Le prove dinamiche tipo F.W.D. non saranno eseguite con temperature superficiali della pavimentazione oltre i 35°C evitando, nell’avanzata primavera e nella stagione estiva, le ore comprese tra le 10.00 ed il tramonto in giornate particolarmente calde. Le misure di F.W.D. verranno effettuate al massimo ogni 50 m di corsia per aver a disposizione un campione di dati di ampiezza statisticamente accettabile, eccezionalmente, per motivi operativi e di interferenza con il traffico, l’intervallo tra le prove potrà essere esteso fino ad un massimo di 100 m. Per ciascuna tratta con tipo di intervento omogeneo, il numero di prove da eseguire, perché il campione abbia una ampiezza statisticamente accettabile, non deve essere inferiore a 12, qualsiasi sia la sua lunghezza.
Per la valutazione delle caratteristiche strutturali si farà riferimento al valore medio del modulo espresso in MPa, ricavato dai valori risultanti dalle misure puntuali di F.W.D., relativo a ciascuna tratta omogenea in cui è possibile suddividere l’intera lunghezza di stesa. Per tratte omogenee si intendono quei tratti di pavimentazione nei quali ricadono almeno 12 punti di misura e nei quali i valori dei moduli elastici sono distribuiti statisticamente secondo una distribuzione “normale”. Le tratte omogenee saranno individuate con metodi statistici. I valori dei moduli calcolati non potranno essere inferiori ai valori limite dichiarati nello studio di progetto della miscela o a quelli indicati in progetto quando questi ultimi siano superiori. In assenza di precise indicazioni, il valore del modulo elastico dinamico del pacchetto di strati legati a bitume non dovrà essere inferiore a 6000 MPa.
Caratteristiche superficiali
Sulle pavimentazioni finite dovranno essere eseguite prove per il controllo dei valori di aderenza e macrotessitura superficiale dello strato di usura con le frequenze riportate in Tabella 61-24. Le misure di resistenza ad attrito radente, eseguite con lo Skid Tester secondo la norma CNR 105/85, dovranno fornire valori di BPN (British Pendulum Number) uguali o maggiori di 60; la tessitura superficiale, misurata con l’altezza di sabbia (HS), determinata secondo la metodologia CNR 94/83, deve essere maggiore o uguale a
0.4 mm. In alternativa, per la misura dell’aderenza e della macrotessitura, potranno essere eseguite prove ad alto rendimento utilizzando una delle apparecchiature che hanno partecipato all’esperimento di armonizzazione dell’AIPCR (1992).
I valori di aderenza ottenuti con tali attrezzature dovranno essere ricondotti a valori di BPN utilizzando la relazione per il calcolo dell’IFI (AIPCR 1992), preventivamente accettata dalla D.L., con i coefficienti relativi alla particolare attrezzatura impiegata; in aggiunta potranno essere forniti anche i valori dell’IFI (F60, Sp). Le misure di aderenza e di macrotessitura dovranno essere effettuate in un periodo compreso tra il 60° e il 180° giorno dall’apertura al traffico. Le tratte da misurare, aventi lunghezze pari almeno a 200 m, potranno essere localizzate nei punti dove a giudizio della D.L. la tessitura e/o la rugosità risulti non sufficiente o dubbia; in ogni caso, l’aderenza dovrà essere controllata almeno per il 50% della lunghezza complessiva della stesa. Le misure di aderenza e di tessitura dovranno essere effettuate con un “passo di misura” di 10 m e i valori misurati potranno, eventualmente, essere mediati ogni 50 m per filtrare disomogeneità occasionali e localizzate delle superfici. Per la valutazione delle caratteristiche di aderenza e tessitura superficiale si farà riferimento ai valori medi, ricavati dalle misure puntuali (passo 10 m) o dai valori già mediati ogni 50 m, relativi a ciascuna tratta omogenea in cui è possibile suddividere la tratta misurata; per tratte omogenee si intendono quei tratti di pavimentazione, nei quali ricadono almeno 12 valori dell’indicatore e per cui i valori dell’indicatore sono distribuiti statisticamente secondo una distribuzione “normale”; i valori così ricavati dovranno risultare in accordo con le prescrizioni sopra riportate.
Le tratte omogenee saranno individuate con una procedura statistica.
Per quanto riguarda le misure di aderenza e tessitura eseguite con il profilometro laser il valore da assumere come riferimento è la media dei quattro valori ottenuti misurando quattro strisciate longitudinali, distanziate in senso traversale di 50 cm, preferibilmente ubicate nelle zone più battute dalle ruote. Lo strumento fornisce valori di tessitura media ogni 10 m ed ogni 50 m lungo ogni strisciata longitudinale, pertanto, ai fini del controllo, dovrà risultare in accordo con le prescrizioni la media (una sola cifra decimale) dei quattro valori ottenuti ogni 50 m (uno per ciascuna strisciata longitudinale).
61.8 Detrazioni sull’esecuzione dei lavori e tolleranze sui risultati
Dopo la stesa la Direzione Lavori preleverà delle carote per il controllo delle caratteristiche del conglomerato e la verifica degli spessori.
Sulle carote verranno determinati il peso di volume, la percentuale dei vuoti residui.
Lo spessore dello strato verrà determinato, per ogni tratto omogeneo di stesa, facendo la media delle misure (quattro per ogni carota) rilevate dalle carote estratte dalla pavimentazione.
Per spessori medi inferiori a quelli di progetto verrà applicata, per tutto il tratto omogeneo, una detrazione del 1,5% del prezzo di elenco per ogni mm di materiale mancante oltre la tolleranza pari al 3% dello spessore di progetto.
Carenze superiori al 20% dello spessore di progetto comporteranno la rimozione dello strato e la successiva ricostruzione a spese dell’Impresa.
Per valori dei vuoti determinati sulle carote, superiori a quelli previsti (ottenuti dalla miscela di progetto proposta dall’Impresa) verrà applicata una detrazione del 2,5% del prezzo di elenco per ogni 0,5% di vuoti eccedenti la tolleranza (pari a 1% oltre il valore riscontrato sulla miscela di progetto addensata in laboratorio), fino al valore massimo accettabile (per i vuoti in opera) del 12%.
Valori dei vuoti superiori al 12% comporteranno la rimozione dello strato e la successiva ricostruzione a spese dell’Impresa.
Le detrazioni di cui sopra saranno applicate allo strato indagato e, qualora presenti, a tutti gli strati sovrastanti.
Articolo 62
FORMAZIONE DI MANTI DI USURA SPECIALI
62.1GENERALITÀ E DEFINIZIONI
I conglomerati bituminosi cosiddetti di nuova generazione, impiegati per la realizzazione di manti di usura speciali, sono delle miscele con particolari caratteristiche granulometriche ed elevata qualità dei materiali costituenti che consentono di ottenere prestazioni di livello superiore in termini di durabilità, stabilità e sicurezza della circolazione. In particolare, tra le tipologie più diffuse di manti di usura speciali vi sono: i tappeti drenanti, i microtappeti a caldo e gli splittmastix.
Il contributo fornito alla sicurezza da questi manti è elevato e ciò suggerisce una loro maggiore applicazione sia nella costruzione di nuove pavimentazioni, sia nel rifacimento del manto di usura di pavimentazioni esistenti.
Gli strati di usura drenanti e/o fonoassorbenti (CDF) sono miscele costituite da pietrischetti frantumati, poca sabbia e filler, impastate a caldo con bitume modificato che dopo compattazione presentano una porosità intercomunicante 4 o 5 volte superiore a quella di un tradizionale conglomerato per strato di usura. Questo conglomerato, ad alto contenuto tecnologico, è quindi dotato di elevata rugosità superficiale: ha funzione drenante e fonoassorbente, fornendo una buona aderenza anche in caso di pioggia.
Gli splittmastix (SMA) sono tappeti di usura antisdrucciolo, costituiti da una miscela di pietrischetti, graniglie, frantumati, sabbie di sola frantumazione e additivo (filler), impastata a caldo in appositi impianti con bitume modificato e talvolta con aggiunta di fibre organiche o minerali. Questo conglomerato, chiuso e totalmente impermeabile agli strati sottostanti, viene proposto in alternativa al
drenante fonoassorbente per le maggiori possibilità di applicazione e per una più semplice manutenzione. Esso è stato studiato per: migliorare l’aderenza, impermeabilizzare la struttura sottostante ed attenuare il rumore di rotolamento dei pneumatici.
I microtappeti a caldo sono manti di spessore ridotto, caratterizzati da una elevata rugosità superficiale, parzialmente drenanti e fonoassorbenti.
62.2QUALIFICAZIONE DEI MATERIALI
62.2.1 AGGREGATI
La fase solida dei conglomerati per manti di usura speciali è composta da aggregati lapidei costituiti da elementi totalmente frantumati, sani, duri, di forma poliedrica, esenti da polveri e materiali estranei. Gli elementi litoidi non dovranno mai avere forma appiattita, allungata o lenticolare. La miscela degli inerti è costituita dall’insieme degli aggregati grossi, degli aggregati fini e del filler, che può provenire dalla frazione fina o essere aggiunto.
Aggregato grosso: designazione attribuita agli aggregati di dimensione d uguale o maggiore di 1 mm e D maggiore di 2 mm, dove con d si indica la dimensione dello staccio inferiore e con D quella dello staccio superiore. Sarà costituito da pietrischi, pietrischetti e graniglie che potranno essere di provenienza e natura petrografia diversa (preferibilmente basaltica), aventi forma poliedrica a spigoli vivi che soddisfino i requisiti indicati nella Tabella 62-1.
Tabella 62-1 Requisiti dell’aggregato grosso
Parametro | Normativa | Unità di misura | Valore |
Los Angeles | UNI EN 1097-2 | % | ≤ 20 |
Micro Deval Umida | UNI EN 1097-1 | % | ≤ 15 |
Quantità di frantumato | - | % | 100 |
Dimensione max | UNI EN 933-1 | mm | 20 |
Resistenza al gelo (DSla) | UNI EN 1367-1 | % | ≤ 30 |
Spogliamento | UNI EN 12697-11 | % | 0 |
Passante allo 0.063 | UNI EN 933-1 | % | ≤1 |
Coefficiente di forma | EN 933-3/4 | ≤ 3 | |
Coefficiente di appiattimento | UNI EN 933-3/4 | ≤ 1,58 | |
Indice appiattimento | UNI EN 933-3/4 | % | ≤ 20 |
Porosità | EN 1936 | % | ≤ 1,5 |
CLA | EN 1097-8 | % | ≥ 45 |
Aggregato fine: designazione attribuita agli aggregati di dimensione d uguale a zero e D minore o uguale a 6.3 mm.
Esso deve essere costituito esclusivamente da sabbie ricavate per frantumazione da rocce e da elementi litoidi di fiume e deve possedere le caratteristiche riassunte nella Tabella 62-2.
Il trattenuto allo staccio 2 mm non deve superare il 10% qualora gli aggregati fini provengano da rocce aventi un valore di CLA ≤ 45.
Tabella 62-2 Requisiti dell’aggregato fine
Indicatori di qualità | |||
Parametro | Normativa | Unità di misura | Valore |
Equivalente in sabbia | UNI EN 933-8 | % | ≥ 80 |
Passante allo 0.063 | UNI EN 933-1 | % | ≤ 2 |
Quantità di frantumato | % | 100 |
Il filler, xxxxxxxx xxxxxxxx xx xxxxxxxx 0,000 mm, proviene dalla frazione fina degli aggregati oppure può essere costituito da polvere di roccia, preferibilmente calcarea, da cemento, calce idrata, calce idraulica, polvere di asfalto, ceneri volanti. In ogni caso il filler per conglomerati bituminosi di usura speciali deve soddisfare i requisiti indicati nella Tabella 62-3.
Prima dell’inizio dei lavori, l’Impresa è tenuta a predisporre, ai fini dell’accettazione, la qualificazione degli aggregati tramite certificazione attestante i requisiti prescritti. Tale certificazione deve essere rilasciata da un Laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
Tabella 62-3 Requisiti del filler
Indicatori di qualità | |||
Parametro | Normativa | Unità di misura | Valore |
Spogliamento | UNI EN12697-11 | % | ≤ 5 |
Passante allo 0.125 mm | EN 933-1 | % | 100 |
Passante allo 0.063 mm | EN 933-1 | % | ≥ 80 |
Indice Plasticità | CNR-UNI 10014 | N.P. | |
Vuoti Xxxxxx | XX 0000-0 | % | 30-45 |
Stiffening Power Rapporto filler/bitume = 1,5 | EN 13179-1 | DPA | ≥ 5 |
62.2.2 LEGANTE
I conglomerati bituminosi utilizzati per la formazione di manti di usura speciali vengono confezionati con bitumi modificati cioè con bitumi semisolidi contenenti polimeri elastomerici e/o plastomerici che ne modificano la struttura chimica e le caratteristiche fisiche e meccaniche: le caratteristiche di tali bitumi sono riportate nella
Tabella 62-4.
Per confezionare i conglomerati bituminosi drenanti ed i microtappeti a caldo deve essere utilizzato il bitume di tipo Hard; per gli splittmastix, a seconda del tipo di strada, del traffico e della temperatura media della zona di impiego, il bitume può essere del tipo Hard oppure del tipo Medium . Il rapporto filler – bitume dovrà mantenersi tra 1.1 e 1.7 .
Tabella 62-4 Requisiti dei bitumi con modifica MEDIUM e HARD per manti di usura
speciali
Bitume | ||||
Parametro | Normativa | unità di misura | Modifica MEDIUM | Modifica HARD |
Penetrazione a 25°C | EN 1426 | dmm | 50-70 | 50/70 |
Punto di rammollimento | EN 1427 | °C | ≥ 60 | ≥ 70 |
Punto di rottura (Fraass) | EN 12593 | °C | ≤ - 10 | ≤ - 15 |
-1 Viscosità dinamica a 160°C, γ =10s | PrEN 13072-2 | Pa•s | ≥ 0,25 | ≥ 0,4 |
Ritorno elastico a 25 °C | EN 13398 | % | ≥ 50% | ≥ 75% |
Stabilità allo stoccaggio 3gg a 180°C Variazione del punto di Rammollimento | EN 13399 | °C | ≤ 3 | ≤ 3 |
Valori dopo RTFOT | EN 12607-1 | |||
Xxxxxxxxxx | XX 00000 | % | ≤ 0,8 | ≤ 0,8 |
Penetrazione residua a 25°C | EN1426 | % | ≥ 60 | ≥ 60 |
Incremento del punto di Rammollimento | EN1427 | °C | ≤ 5 | ≤ 5 |
Ai fini dell’accettazione, prima dell’inizio dei lavori, l’Impresa è tenuta a predisporre la qualificazione del prodotto tramite certificazione attestante i requisiti indicati. Tale certificazione sarà rilasciata dal produttore o da un Laboratorio di fiducia dell’Amministrazione.
62.2.3 ADDITIVI
Per migliorare le prestazioni dei conglomerati bituminosi si aggiungono agli aggregati o al bitume dei prodotti naturali o artificiali che prendono il nome di additivi.
Gli attivanti d’adesione sono tensioattivi che favoriscono l’adesione bitume – aggregato e sono utilizzati per migliorare la durabilità all’acqua delle miscele bituminose.
Il loro dosaggio, da specificare obbligatoriamente nello studio della miscela, potrà variare a seconda delle condizioni di impiego, della natura degli aggregati e delle caratteristiche del prodotto.
Tipo e dosaggio di additivo dovranno essere stabiliti in modo da garantire le caratteristiche di resistenza allo spogliamento e di durabilità all’azione dell’acqua richieste. L’attivante di adesione scelto deve presentare, comunque, caratteristiche chimiche stabili nel tempo anche se sottoposto a temperatura elevata (180 °C) per lunghi periodi (15 giorni).
L’immissione delle sostanze tensioattive nel bitume deve essere realizzata con attrezzature idonee, tali da garantire l’esatto dosaggio e la loro perfetta dispersione nel legante bituminoso
Per verificare la presenza e il dosaggio degli attivanti d’adesione nel bitume, si effettuerà la prova di separazione cromatografica su strato sottile.
Le fibre minerali nelle miscele ricche di graniglia e povere di sabbia hanno una funzione stabilizzante del mastice (filler+bitume) evitandone la separazione dallo scheletro litico.
Esse possono essere costituite da microfibrette di cellulosa, di vetro, acriliche, ecc: devono possedere i requisiti indicati in Tabella 62-5 e vanno aggiunte con percentuali in peso riferite agli aggregati variabili tra lo 0,6% e 1,0%.
Tabella 62-5 Requisiti delle fibre minerali (vetro)
CARATTERISTICHE | Unità | Valore |
Lunghezza media bavella | micron | 200/300 |
Diametro medio fibra | micron | 8/15 |
Superficie specifica fibra | cm2/g | 2700 |
Resistenza alla trazione | GPa | 1,5 a 2,5 |
Allungamento massimo | % | 1,5 a 2,5 |
Resistenza alla temperatura | °C | ≥ 550 |
62.3CONGLOMERATI BITUMINOSI DRENANTI
62.3.1 STUDIO DELLA MISCELA DI PROGETTO
La miscela degli aggregati da adottarsi per i conglomerati bituminosi drenanti deve avere una composizione granulometrica contenuta nel fuso riportato in Tabella 62-6.
Là dove si voglia ulteriormente favorire l’aderenza e la fono-assorbenza della pavimentazione può essere consentito l’uso di un 10% in peso di argilla espansa di tipo “strutturale” di pezzatura 6/15 mm rispondente alle seguenti caratteristiche:
• Resistenza allo schiacciamento ≥ 45 daN/cm2 (UNI 7549 -7)
• CLA ≥ 0,65 (EN 1097-8).
Per migliorare la stabilità del mastice bituminoso, la miscela può essere additivata, mediante idonee apparecchiature, con fibre minerali in quantità comprese tra lo 0,25% e lo 0,40% rispetto al peso degli aggregati.
La percentuale di bitume, riferita al peso degli aggregati, deve essere compresa nei limiti indicati nella stessa Tabella 62-6.
Tabella 62-6 Granulometria della miscela per C.B. drenanti
Serie stacci UNI (mm) | %Passanti | |
Staccio | 16 | 100 |
Staccio | 12.5 | 80 – 100 |
Xxxxxxx | 0 | 20 – 40 |
Xxxxxxx | 0 | 15 – 25 |
Xxxxxxx | 0 | 10 – 20 |
Staccio | 0.5 | 8 – 12 |
Staccio | 0.25 | 7 – 10 |
Xxxxxxx | 0.000 | 5 – 8 |
Xxxxxxx | 0.000 | 4 – 6 |
Percentuale di bitume | 5,0 – 6,0 |
La quantità di bitume di effettivo impiego deve essere determinata mediante lo studio della miscela con metodo volumetrico. In alternativa ed in via transitoria, si potrà utilizzare il metodo Xxxxxxxx.
Le caratteristiche richieste per i conglomerati bituminosi drenanti sono riportate in Tabella 62-7 e Tabella 62-8.
Tabella 62-7 Requisiti delle miscele per X.X. xxxxxxxx studiate con metodo volumetrico
METODO VOLUMETRICO | ||
Condizioni di prova | Unità di misura | Valori |
Angolo di rotazione | 1.25° ± 0.02 | |
Velocità di rotazione | rotazioni/min | 30 |
Pressione verticale | kPa | 600 |
Diametro del provino | mm | 150 |
Risultati richiesti | ||
Vuoti a 10 rotazioni | % | ≥ 20 |
Vuoti a 50 rotazioni (∗) | % | ≥ 16 |
Vuoti a 130 rotazioni | % | ≥ 13 |
Resistenza a trazione indiretta a 25°C (∗)∗ | N/mm2 | > 0,4 |
Coefficiente di trazione indiretta a 25 °C (∗)∗ | N/mm2 | > 30 |
Perdita di resistenza a trazione indiretta a 25°C dopo 15 giorni di immersione in acqua | % | ≤ 25 |
(∗) La massa volumica ottenuta con 50 rotazioni della pressa giratoria viene indicata nel seguito con DG (∗)∗Su provini confezionati con 50 rotazioni della pressa giratoria |
Tabella 62-8 Requisiti delle miscele per X.X. xxxxxxxx studiate con metodo Xxxxxxxx
METODO XXXXXXXX | ||
Condizioni di prova | Unità di misura | Valori |
Costipamento | 50 colpi x faccia | |
Risultati richiesti | ||
Stabilità Xxxxxxxx | kN | > 5 |
Rigidezza Xxxxxxxx | kN/mm | > 2,0 |
Vuoti residui (∗) | % | > 18 |
Perdita di Stabilità Xxxxxxxx dopo 15 giorni di immersione in acqua | % | ≤ 25 |
Resistenza a trazione indiretta a 25°C | N/mm2 | > 0,4 |
Coefficiente di trazione indiretta 25°C | N/mm2 | > 30 |
(∗) La massa volumica Xxxxxxxx viene indicata nel seguito con DM |
Il peso di volume deve essere calcolato tenendo conto del volume geometrico del provino.