INDICE
INDICE
RIFERIMENTI NORMATIVI 4
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INCENDIO 5
E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE (D.M. 10/03/98) 5
IL FUOCO 7
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO 14
PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO 15
MISURE PREVENTIVE E PROTETTIVE: definizioni 16
PREVENZIONE: riduzione del carico di incendio 16
MISURE PREVENTIVE: gestione della sicurezza 17
MISURE PROTETTIVE: protezione passiva 18
MISURE PROTETTIVE: protezione attiva 27
CLASSI DI FUOCO 28
LA CROCE DEL FUOCO 29
ESTINGUENTE ACQUA 30
ESTINGUENTE POLVERE CHIMICA 31
ESTINGUENTE CO2 32
ESTINGUENTE SCHIUMA 33
ESTINGUENTE IDROCARBURI ALOGENATI 35
ESTINGUENTE SABBIA 35
AZIONE ED IDONEITA’ DEGLI ESTINGUENTI 36
DISTRIBUZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO PORTATILI 38
RETI IDRICHE ANTINCENDIO 43
IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI 45
IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA D’INCENDIO 46
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA 47
EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE (EFC) 48
GESTIONE DELL’EMERGENZA 49
ESEMPIO DI SCHEMA OPERATIVO DI INTERVENTO 54
ALCUNE NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI EMERGENZA 55
ESERCITAZIONI ANTINCENDIO 56
ASSISTENZA ALLE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI 56
IN CASO D’INCENDIO 56
NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN CASO D’INCENDIO 56
NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI FUMO 58
NORME GENERALI DI PRIMO INTERVENTO IN PRESENZA DI INCENDIO 59
SEGNALETICA DI SICUREZZA 63
MASCHERE ANTIGAS 66
AUTORESPIRATORI 68
BIBLIOGRAFIA 70
MODULISTICA 71
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Polistudio
PREMESSA
La presente documentazione tecnica costituisce gli atti di un corso di formazione per il personale addetto alla lotta antincendio e alla gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro.
Questa documentazione deve essere intesa come supporto didattico alla spiegazione del corso da parte di un docente esperto in materia; pertanto la sola lettura dei contenuti sintetici qui riportati non può costituire una sufficiente auto formazione.
POLISTUDIO S.p.A.
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RIFERIMENTI NORMATIVI
In tutte le aziende o lavorazioni devono essere adottate idonee misure per prevenire gli incendi e per tutelare l’incolumità dei lavoratori in caso d’incendio.
Deve essere reso noto al personale il comportamento da assumere in caso d’incendio e le operazioni da effettuare per fronteggiare l’emergenza.
D.Lgs. 81/08
- art. 15 (misure generali di tutela) comma 1 lettera u: misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavori e di pericolo grave e immediato;
- art. 18 (obblighi del datore di lavoro e del dirigente) comma 1 lettera b: 1: …………designare preventivamente i lavoratori incaricati dell’attuazione delle procedure per la gestione delle emergenze.
Sono soggette, ai fini della prevenzione incendi, al controllo dei VV.F. le aziende e le lavorazioni:
nelle quali si producono, si impiegano, si sviluppano o si detengono prodotti infiammabili, incendiabili o esplodenti;
che, per dimensioni, ubicazione ed altre ragioni presentano in caso di incendio gravi pericoli per la incolumità dei lavoratori.
La determinazione delle aziende e lavorazioni soggette al controllo del Comando del Corpo dei vigili del fuoco competente per territorio è fatta in base al D.P.R. 1 agosto 2011, n.151.
In questi sono incluse delle tabelle di sostanze e lavorazioni in base alle quali è possibile riscontrare se una attività è soggetta o no al controllo dei VV.F.
Alcuni esempi di attività soggette:
n. attività | DENOMINAZIONE SETTORE DI ATTIVITA’ |
12 | Depositi e/o rivendite di liquidi infiammabili e/o combustibili e/o oli lubrificanti, diatermici, di qualsiasi derivazione, di capacità geometrica complessiva superiore a 1 m3 |
34 | Depositi di carta, cartoni e prodotti cartotecnici, archivi di materiale cartaceo, biblioteche, depositi per la cernita della carta usata, di stracci di cascami e di fibre tessili per l'industria della carta, con quantitativi in massa superiori a 5.000 kg. |
74 | Impianti per la produzione di calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 116 kW |
75 | Autorimesse pubbliche e private, parcheggi pluriplano e meccanizzati di superficie complessiva coperta superiore a 300 m2; locali adibiti al ricovero di natanti ed aeromobili di superficie superiore a 500 m2; depositi di mezzi rotabili (treni, tram ecc.) di superficie coperta superiore a 1.000 m2 |
Per le attività non soggette ai controlli di prevenzione incendi, si dovrà applicare integralmente il D.M. 10/03/98 “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro”, ferma restando l’applicazione parziale anche per le attività di cui sopra soggette al D.P.R. 151/2011.
LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI INCENDIO
E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE (D.M. 10/03/98)
Il decreto stabilisce i criteri per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro ed indica le misure di prevenzione e di protezione antincendio da adottare, al fine di ridurre l'insorgenza di un incendio e di limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi.
Il decreto si applica a tutte le attività soggette al D.Lgs. 81/08, ovvero a tutti i luoghi di lavoro.
BASSO VALUTAZIONE RISCHI DI INCENDIO (documento) MEDIO
ELEVATO
- IDENTIFICAZIONE DEI PERICOLI DI INCENDIO (materiali, sorgenti, persone)
- ELIMINAZIONE O RIDUZIONE DEI PERICOLI DI INCENDIO
- CLASSIFICAZIONE LIVELLO DI RISCHIO
- VERIFICA DELL’ADEGUATEZZA DELLE MISURE DI SICUREZZA
▪ Riduzione della probabilità di insorgenza degli incendi
▪ Verifica idoneità delle vie ed uscite di emergenza
▪ Misure per la rivelazione e l’allarme in caso d’incendio
▪ Attrezzature ed impianti di spegnimento degli incendi
▪ Controlli e manutenzione sulle misure di protezione antincendio
▪ Informazione e formazione antincendio
Verifica idoneità vie ed uscite di emergenza
Ogni luogo di lavoro deve disporre di un sufficiente numero di vie di uscita in relazione alle dimensioni ed al livello di rischio dei locali; in ogni caso le vie di uscita devono portare ad un luogo sicuro. Le lunghezze dei percorsi per raggiungere i luoghi sicuri ed i relativi tempi massimi di evacuazione, non devono superare i valori riportati nelle seguenti tabelle:
RISCHIO | UTILIZZO | TEMPO MAX DI EVACUAZIONE | LUNGHEZZA (m) |
ELEVATO | particolare | 1’ | 15 |
normale | 30 | ||
MEDIO | particolare | 3’ | 30 |
normale | 45 | ||
BASSO | particolare | 5’ | 45 |
normale | 60 |
La lunghezza massima del percorso per raggiungere la più vicina uscita di piano, ove è prevista più di una via di uscita, è desumibile dalla tabella a lato
RISCHIO | UTILIZZO | TEMPO MAX DI EVACUAZIONE | LUNGHEZZA (m) |
z | |||
ELEVATO | particolare | 30’’ | 6 |
normale | 15 | ||
MEDIO | particolare | 1’ | 9 |
normale | 30 | ||
BASSO | particolare | 3’ | 12 |
normale | 45 |
Qualora si abbiano percorsi di uscita in un’unica direzione (cul de sac) non dovranno essere superate le lunghezze di percorso indicate a lato
Per “utilizzo particolare” si intende:
luogo frequentato da pubblico; luogo frequentato da disabili o equivalenti; deposito o luogo dove si manipolano materiali infiammabili
Uscite di piano
Scale
CONTROLLO MANUTENZIONE IMPIANTI ED ATTREZZATURE ANTINCENDIO
PROCEDURE
GESTIONE EMERGENZA INCENDIO (piano di emergenza)
INDIVIDUAZIONE ADDETTI ANTINCENDIO (lettera di incarico)
PIANO DI EVACUAZIONE
4 ORE (rischio basso)
FORMAZIONE ADDETTI ANTINCENDIO 8 ORE (rischio medio)
16 ORE (rischio elevato)
Formazione dei lavoratori
Alcuni lavoratori devono essere incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio e, comunque, di gestione dell’emergenza.
Ai fini delle designazioni, si deve tenere conto delle dimensioni dell’azienda e dei rischi specifici.
Informazione ai lavoratori
Ciascun lavoratore deve ricevere una adeguata informazione su : le procedure da adottare in caso di incendio;
i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure antincendio e di salvataggio.
Principi della combustione
IL FUOCO
La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che dà luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce.
La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali.
Solitamente il comburente è l’ossigeno contenuto nell’aria, ma sono possibili incendi di sostanze che contengono nella loro molecola un quantità di ossigeno sufficiente a determinare una combustione, quali ad esempio gli esplosivi e la celluloide.
Le condizioni necessarie per avere una combustione sono: presenza del combustibile
presenza del comburente presenza di una sorgente di calore
pertanto solo la contemporanea presenza di questi tre elementi può dar luogo al fenomeno dell’incendio; al mancare del combustibile o del comburente si ha lo spegnimento.
Combustibili
Il combustibile è una sostanza capace di bruciare, cioè di dar luogo ad una reazione con l’ossigeno dell’aria.
I combustibili sono generalmente:
- SOLIDI (carta, legna, tessuti, paglia, ecc.) Fuochi di classe A
- LIQUIDI (alcool, benzina, oli, vernici,resine, ecc.) Fuochi di classe B
- GASSOSI (metano, GPL, idrogeno, acetilene, butano, ecc.) Fuochi di classe C
Comburente
Il comburente è la sostanza che permette al combustibile di bruciare; si tratta generalmente dell’ossigeno contenuto nell’aria allo stato di gas.
O2
Molecola di ossigeno
La composizione dell’aria è approssimativamente così definita:
21% di ossigeno – 79% di azoto
Alcune sostanze come per esempio gli esplosivi contengono l’ossigeno sufficiente per dar luogo alla combustione anche in assenza di aria.
Sorgenti di innesco
Le fonti di innesco possono essere suddivise in quattro categorie
•accensione diretta: quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno;
•accensione indiretta: quando il calore d’innesco avviene nelle forme della convezione, conduzione e irraggiamento termico;
•attrito: quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due materiali;
•autocombustione o riscaldamento spontaneo: quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come lenti processi di ossidazione, reazioni chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza di aria, azione biologica;
Parametri della combustione
La combustione è caratterizzata da numerosi parametri fisici e chimici, i principali dei quali sono i seguenti:
Temperatura di infiammabilità
E’ la temperatura minima alla quale i liquidi combustibili emettono vapori infiammabili che possono incendiarsi in caso d’innesco.
Categoria A: liquidi molto infiammabili (temperatura di infiammabilità < 21°C) Categoria B: liquidi infiammabili (temperatura di infiammabilità >21°C e <65°C) Categoria C: liquidi combustibili, divisi in olii combustibili (65°C<Temp. Inf.<125°C) ed olii lubrificanti (Temp. Inf. >125°C)
Limiti di infiammabilità
Tali limiti individuano il campo di infiammabilità all’interno del quale si ha, in caso di innesco, l’accensione e la propagazione della fiamma nella miscela.
Limiti di esplodibilità: (% in volume)
Sono la più bassa e la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto o al di sopra della quale non si ha esplosione in presenza di innesco.
Temperatura di accensione
E’ la minima temperatura alla quale la miscela combustibile/comburente inizia a bruciare spontaneamente in modo continuo senza apporto di calore o di energia dall’esterno.
Temperatura di combustione
E’ il più elevato valore di temperatura che è possibile raggiungere nei prodotti di combustione di una sostanza.
Aria teorica di combustione
E’ la quantità di aria necessaria per raggiungere la combustione completa di tutti i materiali combustibili.
Potere calorifico
E’ la quantità di calore prodotta dalla combustione completa dell’unità di massa o di volume di una determinata sostanza combustibile.
Carico di incendio
E’ il potenziale termico della totalità dei materiali contenuti in uno spazio compresi i rivestimenti dei muri, dei pavimenti e dei soffitti pannellati.
Il carico d’incendio si esprime convenzionalmente in Kg di legno equivalente (potere calorifico del legno 4400 KCal/Kg = 18.48 MJ/Kg).
Stato di aggregazione
Lo stato di aggregazione della materia è importante ai fini della combustione di un materiale perché :
un solido o un liquido non brucia mai; un vapore o un gas brucia rapidamente;
Dinamica dell’incendio
Nell’evoluzione dell’incendio si possono individuare quattro fasi caratteristiche:
Fase di ignizione Fase di propagazione
Incendio generalizzato Xxxxxxxxxx e raffreddamento
IGNIZIONE PROPAGAZIONE INCENDIO ESTINZIONE
GENERALIZZATO
La fase di ignizione dipende dai seguenti fattori:
infiammabilità del combustibile; possibilità di propagazione della fiamma;
grado di partecipazione al fuoco del combustibile; geometria e volume degli ambienti;
possibilità di dissipazione del calore nel combustibile; ventilazione dell’ambiente;
caratteristiche superficiali del combustibile;
distribuzione nel volume del combustibile, punti di contatto.
FLASH-OVER
In questa fase si ha un brusco aumento della temperatura, in crescita esponenziale, un’elevata velocità di combustione, in presenza di una forte emissione di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate sia in senso orizzontale che in senso ascensionale. Si formano zone di turbolenza (cioè il fumo crea dei vortici), i combustibili vicino al focolaio si autoaccendono (cioè si accendono spontaneamente per
l'elevata temperatura) quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di accensione. Normalmente il flash over avviene quando, a causa della rottura di vetri o brecce nelle strutture, si verifica l'entrata di aria (improvvisa alimentazione di comburente).
Fase di propagazione caratterizzata da:
produzione dei gas tossici e corrosivi;
riduzione di visibilità a causa dei fumi di combustione;
aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi; aumento rapido delle temperature;
aumento dell’energia di irraggiamento.
Incendio generalizzato caratterizzato da:
brusco incremento della temperatura;
crescita esponenziale della velocità di combustione;
forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili;
i combustibili vicini al focolaio si auto accendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili;
Xxxxxxxxxx e raffreddamento
Quando l’incendio ha terminato di interessare tutto il materiale combustibile ha inizio la fase di decremento delle temperature all’interno del locale a causa della progressiva diminuzione dell’apporto termico residuo e della dissipazione di calore attraverso i fumi e i fenomeni di conduzione termica.
EFFETTI DELL’INCENDIO SULL’UOMO
Dalla combustione si liberano generalmente i seguenti prodotti:
gas di combustione (ossido di carbonio, anidride carbonica, idrogeno solforato, anidride solforosa, ecc.);
fiamma; calore; fumo.
I principali effetti dell’incendio sull’uomo sono:
anossia (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell’aria);
azione tossica dei fumi; riduzione della visibilità; azione termica.
Prodotti della combustione
I prodotti della combustione sono suddivisi in quattro categorie:
gas di combustione: prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono, raffreddandosi, la temperatura ambiente di riferimento (15 °C);
ossido di carbonio | aldeide acrilica |
anidride carbonica | fosgene |
idrogeno solforato | ammoniaca |
anidride solforosa | ossido e perossido di azoto |
acido cianidrico | acido cloridrico |
fiamme: costituite dall’emissione di luce conseguente alla combustione di gas.
fumi: formati da piccolissime particelle solide (aerosol), liquide (nebbie o vapori condensati). Queste particelle sono sostanze incombuste che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi prodotti dalla combustione stessa.
calore: causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l’aumento della temperatura di tutti i materiali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione.
Il fumo
Tra i prodotti della combustione il fumo è sicuramente il più pericoloso.
Il fumo si produce essenzialmente perché la combustione avviene in carenza di ossigeno o perché sono presenti forti quantità di umidità nel combustibile che brucia.
Il fumo è la causa principale dello scadimento della visibilità, dell'insorgere del panico e dello stato confusionale nelle persone coinvolte nell'incendio.
Il fumo occulta la segnaletica e ritarda l'uscita del personale aumentando così il rischio di asfissia.
Il fumo ostacola le operazioni di salvataggio delle persone, la localizzazione dei focolai, impedendo di fatto l’estinzione dell'incendio.
Il fumo è costituito in ogni caso da gas asfissianti e tossici.
PREVENZIONE E PROTEZIONE ANTINCENDIO
L'attuazione di tutte le misure per ridurre il rischio mediante la riduzione della sola frequenza viene comunemente chiamata "PREVENZIONE“.
L'attuazione di tutte le misure tese alla riduzione della sola magnitudo viene, invece, chiamata "PROTEZIONE“.
Il rischio di ogni evento incidentale (l'incendio nel nostro caso) risulta definito da due fattori:
LA FREQUENZA, cioè la probabilità che l'evento si verifichi in un determinato intervallo di tempo
LA MAGNITUDO, cioè l'entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi dell'evento da cui ne deriva la definizione:
RISCHIO = Frequenza x Magnitudo
Dalla formula del rischio (di incendio) appare evidente che quanto più si riducono la frequenza o la magnitudo, o entrambe, tanto più si ridurrà il rischio.
MISURE PREVENTIVE E PROTETTIVE: definizioni
PREVENZIONE
Insieme delle misure atte a ridurre la probabilità che un incendio si verifichi.
PROTEZIONE ATTIVA
Insieme dei sistemi atti ad intervenire tempestivamente ed attivamente sull’incendio, estinguendolo o impedendo che assuma dimensioni fortemente distruttive.
PROTEZIONE PASSIVA
Insieme delle caratteristiche costruttive degli edifici, capaci di consentire una riduzione intrinseca delle conseguenze dell’incendio.
PREVENZIONE: riduzione del carico di incendio
Con specifico riferimento ai principi enunciati nell’allegato II al D.M. 10 marzo 1998, dopo aver individuato i materiali combustibili si dovrà ridurre, per quanto possibile, il carico d’incendio individuato secondo il seguente criterio:
Rimozione o riduzione dei materiali facilmente combustibili Sostituzione dei materiali pericolosi con altri meno pericolosi Immagazzinamento dei materiali infiammabili in appositi locali
MISURE PREVENTIVE: gestione della sicurezza
COSA FARE:
Progettazione degli impianti elettrici in maniera tale da evitare innesco di incendio (Norme CEI).
Collegamento all’impianto di messa a terra di tutte le parti metalliche di silos, serbatoi e tubazioni contenenti o convoglianti sostanze combustibili o infiammabili.
Realizzazione di impianti di protezione contro le scariche atmosferiche (gabbie di Xxxxxxx, aste parafulmini, ecc.).
Impianti di riscaldamento realizzati da personale qualificato e regolarmente controllati.
COSA NON FARE:
deposito o manipolazione non idonea di sostanze infiammabili;
accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente);
negligenza nell’uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore;
inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature;
impianti elettrici sovraccaricati e non periodicamente controllati;
riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate; apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate; utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili;
ostruire la ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche varie;
fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere; negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione; ecc.
MISURE PROTETTIVE: protezione passiva
La progettazione dovrà tener conto di: distanze di sicurezza interne ed esterne; materiali da costruzione;
sistema di vie ed uscite di emergenza;
individuazione di idonei punti di raccolta (luogo sicuro).
Progettazione degli edifici per la sicurezza antincendio
Distanze di sicurezza
La protezione passiva realizzata con il metodo delle barriere antincendio è basata sul concetto dell’interposizione, tra aree potenzialmente soggette ad incendio, di spazi scoperti o di strutture.
Le distanze di sicurezza si distinguono in distanze di sicurezza interne e distanze di sicurezza esterne a seconda che siano finalizzate a proteggere elementi appartenenti ad uno stesso complesso o esterni al complesso stesso.
Nel caso di interposizione di spazi scoperti la protezione ha lo scopo di impedire la propagazione dell’incendio principalmente per trasmissione di energia termica raggiante.
Un altro tipo di distanza di sicurezza è da considerarsi la “distanza di protezione” che è definita la distanza misurata orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento pericoloso di una attività e la recinzione (ove prescritta) ovvero il confine dell’area su cui sorge l’attività stessa.
Materiali da costruzione
Per la realizzazione di strutture sicure ai fini antincendio si dovranno utilizzare materiali da costruzione con caratteristiche di resistenza al fuoco in relazione alla tipologia di attività da svolgere all’interno di dette strutture.
Vie ed uscite di emergenza
Il sistema di vie ed uscite di emergenza dovrà essere commisurato al massimo affollamento ipotizzabile dell’ambiente di lavoro ed alla pericolosità delle lavorazioni (corridoi, scale, porte).
Luoghi sicuri
Il completamento della sicurezza relativa al sistema di vie ed uscite di emergenza dovrà essere attuato mediante l’individuazione di idonei punti di raccolta con caratteristiche di luoghi sicuri dagli effetti dell’incendio.
Resistenza al fuoco e compartimentazione
La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali nelle costruzioni degli edifici, siano esse funzioni portanti o funzioni separanti.
In termini numerici la resistenza al fuoco rappresenta l’intervallo di tempo, espresso in minuti primi, di esposizione dell’elemento strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo considerato conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti della combustione, nel caso più generale, di coibenza termica.
La determinazione della resistenza al fuoco delle strutture si effettua generalmente mediante un metodo di calcolo globale (Circolare del Ministero dell’Interno n.91 del 1961) che si basa su una relazione tra la durata presumibile dell’incendio e il carico d’incendio che caratterizza il compartimento in esame, facendo inoltre riferimento ad un incendio con una curva standard temperatura-tempo di regola piuttosto severa rispetto alle possibili condizioni reali.
Più specificatamente la resistenza al fuoco può definirsi come l’attitudine di un elemento da costruzione (componente o struttura) a conservare:
la stabilità R
la tenuta E
l’isolamento termico I
R - stabilità
Attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco;
E - tenuta
Attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare nè produrre, se sottoposto all’azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco;
I - isolamento termico
Attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore
Pertanto:
con il simbolo REI si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità, la tenuta e l’isolamento termico;
con il simbolo RE si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità e la tenuta;
con il simbolo R si identifica un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato tempo, la stabilità;
quindi, in relazione ai requisiti degli elementi strutturali in termini di materiali da costruzione utilizzati e spessori realizzati, essi vengono classificati da un numero che esprime i minuti primi per i quali conservano le caratteristiche succitate in funzione delle lettere R, E o I.
Le barriere antincendio realizzate mediante interposizione di elementi strutturali hanno invece la funzione di impedire la propagazione degli incendi sia lineare (barriere locali) che tridimensionale (barriere totali) nell’interno di un edificio, nonché, in alcuni casi, quella di consentire la riduzione delle distanze di sicurezza.
Per una completa ed efficace compartimentazione i muri tagliafuoco non dovrebbero avere aperture, ma è ovvio che in un ambiente di lavoro è necessario assicurare un’agevole comunicazione tra tutti gli ambienti, anche se a diversa destinazione d’uso.
Pertanto è inevitabile realizzare le comunicazioni e dotarle di elementi di chiusura aventi le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco del muro su cui sono applicati. Tali elementi di chiusura si possono distinguere in:
Porte incernierate
porte munite di sistemi di chiusura automatica quali fusibili, cavetti e contrappesi o sistemi idraulici o a molla, che in caso d’incendio fanno chiudere il serramento;
Porte scorrevoli
porte sospese ad una guida inclinata di pochi gradi rispetto al piano orizzontale mediante ruote fissate al pannello. Normalmente stanno in posizione aperta trattenute da un contrappeso e da un cavo in cui è inserito un fusibile che in caso d’incendio si fonde liberando il contrappeso e permettendo alla porta di chiudersi;
Porte a ghigliottina
porte installate secondo un principio analogo a quello adottato per le porte scorrevoli, ma con la differenza che in questo caso il pannello viene mantenuto sospeso sopra l’apertura e le guide sono verticali.
Per quanto attiene al trattamento delle strutture, è ormai alquanto noto che alcuni particolari rivestimenti tra i quali vernici intumescenti, conseguono una vera e propria azione protettiva delle strutture sulle quali sono applicate, realizzando un grado di resistenza al fuoco determinato sperimentalmente.
Prerogativa essenziale di questi elementi protettivi è di essere ininfiammabili, di possedere capacità isolanti al calore, nonché la particolarità di rigonfiarsi, schiumando, generando così uno strato coibente ed isolante, quando sono investite dalla fiamma o da una sorgente di calore ad alta temperatura.
Resistenza al fuoco dei materiali da costruzione
LATERIZIO : Buona resistenza se si considera il mattone pieno, mentre risulta cattiva se si considera il forato; questo sotto l'effetto del calore si dimostra fragile, quello pieno tende a vetrificare nella parte esposta.
CALCESTRUZZO : Si sfalda lentamente fino ad esporre l'armatura in acciaio. In genere ha un REI abbastanza elevato, pertanto è largamente impiegato nelle compartimentazioni e nelle strutture portanti in genere.
Resistenza al fuoco dei materiali da costruzione
Comportamento al fuoco del vetro
Le lastre di vetro comune, se investite dal fuoco, possono rompersi immediatamente, ma anche resistere fino a temperature oltre 200 gradi Centigradi
I vetri speciali, cioè quelli temperati, retinati compositi, ecc., possono resistere al fuoco con comportamento RE e in qualche caso anche REI, a temperature di oltre 700 gradi.
Diagramma della resistenza meccanica
La reazione al fuoco dei materiali
La reazione al fuoco di un materiale rappresenta il comportamento al fuoco del medesimo materiale che, per effetto della sua decomposizione, alimenta un fuoco al quale è esposto, partecipando così all’incendio.
Per la determinazione della reazione al fuoco di un materiale non sono proponibili metodi di calcolo e modelli matematici; essa viene effettuata su basi sperimentali, mediante prove su campioni effettuate in laboratori ufficialmente riconosciuti, dove vengono valutati alcuni parametri di combustibilità, quali:
- velocità di propagazione della fiamma;
- tempo di post-incandescenza;
- estensione della zona danneggiata;
- gocciolamento.
In relazione a tali prove i materiali sono assegnati alle classi: 0 - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 con l’aumentare della loro partecipazione alla combustione, a partire da quelli di classe 0 che risultano non combustibili; per gli arredi imbottiti (poltrone, divani, materassi, etc.) le classi sono 1 IM – 2 IM – 3 IM.
Il Centro Studi ed Esperienze del Ministero dell’Interno, ed altri laboratori privati legalmente riconosciuti dal Ministero stesso, rilasciano a seguito di prove sperimentali un certificato di prova, nel quale si certifica la classe di reazione al fuoco del campione di materiale sottoposto ad esame.
La reazione al fuoco di alcuni materiali già in opera (es.: legno) può essere migliorata mediante specifico trattamento di ignifugazione, da realizzarsi con apposite vernici o altri rivestimenti, che ne ritarda le condizioni favorevoli all’innesco dell’incendio, riducendo inoltre la velocità di propagazione della fiamma ed i fenomeni di post-combustione.
La reazione al fuoco assume particolare rilevanza in alcune attività ad uso civile (es.: locali di pubblico spettacolo, impianti sportivi, alberghi, scuole, ospedali, etc.); in tali luoghi specifiche norme di prevenzione incendi (o criteri generali) prescrivono, in funzione della destinazione d’uso e del livello del rischio d’incendio, l’uso obbligatorio di materiali di arredo e di rivestimento aventi una determinata classe di reazione al fuoco.
In genere viene richiesto l’utilizzo di materiali di classe 1 per materiali quali tendaggi, moquette, rivestimenti combustibili di pareti o pavimenti, controsoffitti, sedie, etc., e di classe 1 IM per arredi imbottiti, quali poltrone, divani, materassi.
Scale antincendio
Le scale costituiscono un caso tipico di vie di uscita da un edificio, e rappresentano spesso l'unica via di uscita possibile per consentire l'esodo delle persone dai piani sopra o sotto terra in caso d'incendio- in alcuni casi, tuttavia, per poter essere considerate idonee anche come "vie di emergenza", devono possedere particolari caratteristiche di sicurezza. Infatti occorre dire che le scale ordinarie, oltre che indispensabile mezzo di comunicazione all'interno dell'edificio, devono anche considerarsi come un elemento della costruzione che si presta facilmente ad una rapida propagazione dei fumo, dei calore, e delle fiamme ai piani superiori, in quanto, se non compartimentate, si comportano come camini nei quali si determina un "tiraggio" a causa dei dislivello tra base e sommità; inoltre, una scala invasa dal fumo diviene rapidamente impercorribile, e quindi non utilizzabile come via di esodo.
Nel seguito si descrivono pertanto le caratteristiche che devono possedere le scale antincendio per potere essere considerate idonee come vie di esodo.
Caratteristiche generali
Caratteristiche generali di una scala di sicurezza devono essere:
- struttura incombustibile e resistente al fuoco;
- rampe rettilinee, di larghezza non inferiore a m 1,20 con non meno di 3 e non più di 15 gradini per rampa;
- i pianerottoli devono avere almeno la stessa larghezza della rampa;
- gradini a pianta rettangolare, con pedata non inferiore a cm 30 ed alzata non superiore a cm 18;
- sono ammessi gradini a pianta trapezoidale, purché la pedata sia di almeno 30 cm misurata a 40 cm dal montante centrale o dal parapetto interno;
- pareti senza nessuna sporgenza per un altezza di almeno 2 metri dal piano di calpestio;
- ringhiere o balaustre alte almeno 1 metro, atte a sopportare le sollecitazioni derivanti da un rapido deflusso delle persone in situazioni di emergenza o di panico;
- corrimano sporgente non oltre 8 cm dal muro, con le estremità raccordate al muro stesso o verso il basso;
Inoltre:
- I vani delle scale interne devono essere provvisti in alto di aperture di aerazione, con superficie non inferiore a 1 m 2 ; tali vani di aerazione devono essere sempre aperti, o con infissi ad apertura automatica in caso di incendio.
- Le scale interne devono essere dotate di impianto di illuminazione di sicurezza, e devono immettere direttamente su spazio scoperto o in luogo sicuro.
- Nel vano scale è vietata la presenza di impianti od installazioni pericolose (quali contatori, tubazioni di gas, linee elettriche, etc.), nonché‚ la presenza di materiali comunque combustibili.
- Le porte che immettono nelle scale devono essere dotate di congegno di autochiusura, devono aprirsi nel verso dell'esodo, e la loro apertura non deve ostacolare in alcun modo il deflusso delle persone in salita o in discesa.
- Per edifici con più di due piani fuori terra, la larghezza della scala deve essere dimensionata sommando gli affollamenti dei due piani consecutivi con maggiore affollamento.
Tipologie di scale antincendio
Esistono numerose tipologie costruttive di scale antincendio, con gradi di sicurezza diversi; si possono avere:
⮚ scale protette
⮚ scale a prova di fumo interne
⮚ scale a prova di fumo
⮚ scale di sicurezza esterne
Esaminiamone brevemente le rispettive caratteristiche.
SCALA PROTETTA: è una scala racchiusa in un vano costituente compartimento antincendio, avente accesso diretto da ogni piano tramite porte con resistenza al fuoco REI predeterminata, e dotate di congegno di autochiusura.
La "scala protetta" è la più semplice delle scale antincendio, è efficace ai fini della compartimentazione di un edificio, ed offre un primo livello di sicurezza ai fini dell'esodo, per affollamenti limitati.
SCALA A PROVA DI FUMO INTERNA: scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso, per ogni piano, da filtro a prova di fumo.
Il filtro a prova di fumo è un vano delimitato da strutture con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque non inferiore a 60, dotato di due o più porte munite di congegni di autochiusura con resistenza al fuoco REI predeterminata, e comunque non inferiore a 60, e con:
camino di ventilazione di sezione adeguata e comunque non inferiore a 0,10 m 2 sfociante al di sopra della copertura dell'edificio;
oppure, vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco, e mantenuto in sovrapressione ad almeno 0,3 mbar, anche in condizioni di emergenza;
oppure, vano con le stesse caratteristiche di resistenza al fuoco, e aerato direttamente verso l'esterno con aperture libere di superficie non inferiore a 1 m 2 con esclusione di condotti.
La "scala a prova di fumo interna" offre un ottimo livello di sicurezza ai fini dell'esodo di emergenza ed ai fini della compartimentazione dell'edificio, ma è di difficile realizzazione se non prevista inizialmente in fase di progetto.
SCALA A PROVA DI FUMO: scala in vano costituente compartimento antincendio avente accesso per ogni piano, mediante porte di resistenza al fuoco almeno RE predeterminata e dotate di congegno di autochiusura, da spazio scoperto o da disimpegno aperto per almeno un lato su spazio scoperto dotato di parapetto (a) La "scala a prova di fumo" rappresenta il massimo livello possibile di sicurezza contro i rischi d'incendio, ma, a causa dell'ingombro e delle caratteristiche di aerazione necessarie, difficilmente può essere realizzata in fase di adeguamento di un edificio.
SCALA DI SICUREZZA ESTERNA: scala totalmente esterna rispetto al fabbricato servito, in genere costruita in grigliato metallico o in cemento armato.
Contrariamente a quanto si ritiene comunemente, questo tipo di scala può presentare diversi inconveniente, ed il suo grado di sicurezza può considerarsi paragonabile a quello della scala protetta. Infatti, in presenza di avverse condizioni meteorologiche, la scala può diventare sdrucciolevole per presenza di giaccio o neve, e, in quelle realizzate in grigliato metallico, è spesso opportuno adottare accorgimenti per evitare la paura del vuoto.
Particolare attenzione deve essere posta perché la scala non passi in vicinanza di finestre o altre aperture sulla parete dell'edificio; infatti, in caso d'incendio la scala esterna potrebbe divenire impercorribile per la possibile fuoriuscita di fiamme da tali aperture, e per l'irraggiamento termico dell'incendio, che può indurre temperature dell'ordine di diverse centinaia di gradi anche a considerevole distanza.
Per tali motivi il DM 10.3.98 (Allegato III - punto 3.8E - Accorgimenti per le scale esterne) prescrive che “dove è prevista una scala esterna, è necessario assicurarsi che l'utilizzo della stessa, al momento dell’incendio, non sia impedito dalle fiamme, fumo e calore che fuoriescono da porte, finestre, ed altre aperture esistenti sulla parete esterna su cui è ubicata la scala” A tale scopo è opportuno che le scale di sicurezza esterne, aperte su due o più lati, abbiano i seguenti requisiti:
⮚ Essere realizzate con materiali incombustibili (classe 0); è tuttavia consentita l'applicazione sui gradini di strisce antisdrucciolo.
⮚ Ogni punto della scala, non protetto da pareti REI 90, deve distare almeno 2,50 m da aperture presenti nelle pareti dello stesso edificio, o di edifici vicini.
⮚ La parete dell'edificio, per una larghezza pari alla proiezione della scala incrementata di 2,50 m per ogni lato, deve possedere requisiti di resistenza al fuoco non inferiori a REI 90.
⮚ In alternativa, la scala esterna deve distaccarsi di almeno 2,50 m dalle pareti dell'edificio, e collegarsi alle porte di piano mediante passerelle protette con setti laterali a tutta altezza, resistenti al fuoco REI 60.
Ascensori e montacarichi
Anche gli ascensori ed i montacarichi non devono essere normalmente considerati come vie di esodo, ed anzi il loro utilizzo può essere molto pericoloso in caso di incendio; infatti possono facilmente fermarsi per mancanza di energia elettrica, e/o essere invasi dal fumo e dai prodotti tossici della combustione, divenendo una trappola mortale, e pertanto non devono essere mai utilizzati in caso di incendio; essi presentano inoltre elevati pericoli di propagazione dei fumo e dell'incendio per "effetto camino", cosi come le scale a giorno.
Per tali motivi è opportuno che, ai fini della sicurezza antincendio, il vano corsa ed il locale macchine di ascensori e montacarichi rispettino le caratteristiche indicate al punto 2.5 del
D.M. 16.5.1987, n. 246 (Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione) o il
D.M. 15 Settembre 2005 (Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per i vani degli impianti di sollevamento ubicati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi).
Tra tali caratteristiche assumono particolare importanza i requisiti di sicurezza riportati nel seguito, che è bene che siano sempre osservati.
Si evidenzia tuttavia che, anche con tali requisiti, gli ascensori ed i montacarichi non devono mai essere utilizzati in caso di incendio, e non possono, in nessun caso, essere conteggiati nel dimensionamento delle vie di esodo necessarie per l’attività:
- Nel vano corsa è vietata l'ubicazione sia di canne fumarie, sia di cavi, condutture o tubazioni che non appartengono ali, impianto;
- I componenti elettrici dell'impianto dovranno essere dei tipo a bassa emissione di fumi;
- I materiali costituenti la cabina dovranno essere di classe 0 o 1 di reazione al fuoco;
- In cabina e nel locale macchine deve essere installata l'illuminazione di sicurezza;
- Le caratteristiche di resistenza al fuoco dei vani corsa devono essere congrue con quanto previsto per le strutture dell’attività;
- Quando ascensori o montacarichi mettono in comunicazione compartimenti diversi, e non sono installati all'interno di una scala di tipo almeno protetto, devono avere il vano corsa almeno di tipo protetto, con congrue caratteristiche REI;
- Quando il numero degli ascensori è superiore a due, essi devono essere disposti in almeno due vani corsa distinti.
In alcuni casi, invece, gli ascensori, contrariamente a quanto detto in senso generale, possono essere utilizzati con sicurezza anche in caso di incendio, e quindi come via di esodo, ma solo se rispettano integralmente precise e rigide direttive di sicurezza, descritte nella normativa tecnica sugli alberghi (D.M. 9 aprile 1994 - punto 6.8).
In tali casi gli ascensori vengono chiamati "ASCENSORI ANTINCENDIO", e la loro installazione può essere utilmente prevista in casi particolari (es.: ospedali, case di riposo per anziani), per motivi di opportunità (es: presenza di persone con ridotta o impedita capacita motoria o sensoriale, anziani, infermi, etc.), e/o per consentire di effettuare con sicurezza le operazioni di soccorso.
Gli "ascensori antincendio" devono avere, oltre alle caratteristiche normalmente descritte in precedenza per i casi generali, le seguenti ulteriori caratteristiche di sicurezza:
- le strutture del vano corsa e del locale macchinario devono possedere resistenza al fuoco REI 120;
- l'accesso allo sbarco dei piani deve avvenire da filtro a prova di fumo realizzato con strutture REI 120;
- l'accesso al locale macchinario deve avvenire direttamente dall'esterno, o tramite filtro a prova di fumo realizzato con strutture REI 120;
- gli ascensori devono disporre di doppia alimentazione elettrica, una delle quali di sicurezza;
- in caso di incendio si deve realizzare il passaggio automatico da alimentazione normale ad alimentazione di sicurezza;
- in caso di incendio la manovra di questi ascensori deve essere riservata al personale appositamente incaricato ed ai vigili del fuoco;
- i montanti dell'alimentazione elettrica normale e di sicurezza dei locale macchinario devono essere protetti contro l'azione dei fuoco e tra di loro nettamente separati;
- gli ascensori devono essere muniti di un sistema citofonico tra cabina, locale macchinario e pianerottoli;
- gli ascensori devono avere il vano corsa ed il locale macchinario distinti dagli altri ascensori.
MISURE PROTETTIVE: protezione attiva
Installazione di impianti e dispositivi di rilevazione fumi, fiamme, scintille e gas infiammabili, in grado di inviare tempestivi allarmi e comandare intercettazioni di fluidi pericolosi ed attivazioni di impianti di spegnimento automatici.
Installazione di un adeguato numero di estintori portatili e carrellati idonei. Adozione di adeguata segnaletica di sicurezza, riferita in particolare ai rischi presenti nell’ambiente di lavoro.
Realizzazione di illuminazione di sicurezza.
Installazione di sistemi e dispositivi automatici per l’evacuazione dei fumi e del calore in caso d’incendio.
Installazione di impianti di spegnimento automatici, (impianti sprinkler ad acqua, impianti a CO2, idrocarburi alogenati, schiuma ad alta espansione, ecc. ).
Realizzazione se necessario di apposita rete idrica antincendio sul perimetro esterno dei fabbricati.
Organizzazione della squadra antincendio aziendale, con adeguata formazione.
Esercitazione antincendio periodica dei lavoratori.
CLASSI DI FUOCO
Gli incendi vengono distinti in quattro classi principali, secondo lo stato fisico dei materiali combustibili, con una ulteriore categoria che tiene conto delle particolari caratteristiche degli incendi di natura elettrica.
La classificazione degli incendi è tutt’altro che accademica, in quanto essa consente, come vedremo in seguito, una precisa azione operativa antincendio ovvero un’opportuna scelta del tipo di estinguente.
Classe A (MATERIALI SOLIDI)
Abbraccia tutti i materiali solidi a base cellulosica quali il legno, la carta, i tessuti, la paglia, ecc., soggetti a due forme tipiche di combustione: una vivace caratterizzata da fiamme e un’altra priva di fiamme visibili, lenta e quasi "covante" caratterizzata dalla formazione di braci.
Classe B (LIQUIDI INFIAMMABILI)
Comprende gli idrocarburi in genere, i catrami, i grassi, gli oli, le vernici, gli alcoli, la pece, le resine ed i vari tipi di solvente. Tali sostanze sono caratterizzate da combustioni con fiamme vivacissime e molto alte in quanto bruciano totalmente, previa evaporazione o scomposizione in forma gassosa, senza dare origine a braci.
Classe C (GAS INFIAMMABILI)
Comprende tutti i tipi di gas, quali il metano, il propano, il butano, l’acetilene, il gas naturale, il gas di città, l’idrogeno, ecc.. L’operazione di spegnimento deve essere effettuata solo dopo aver eliminato ogni possibilità di ulteriore rilascio di gas e vapori infiammabili.
In relazione alle loro caratteristiche fisiche possono essere classificati come segue:
- GAS LEGGERO: gas avente densità rispetto all’aria inferiore a 0,8 (idrogeno, metano, ecc.)
- GAS PESANTE: gas avente densità rispetto all’aria superiore a 0,8 (GPL, acetilene, ecc.)
Un gas pesante quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare e a permanere nella parte bassa dell’ambiente ovvero a penetrare in cunicoli o aperture praticate a livello del piano di calpestio.
In relazione alla loro modalità di conservazione possono essere classificati come segue:
- GAS COMPRESSO: Gas conservati allo stato gassoso ad una pressione superiore a quella atmosferica in appositi recipienti chiamati bombole o trasportati attraverso tubazioni. La loro pressione può variare da valori bassissimi (rete distribuzione del metano per utenze civili) a valori elevati (bombole metano e aria compressa).
- GAS LIQUEFATTO: Gas che per le sue caratteristiche chimico-fisiche può essere liquefatto a temperatura ambiente mediante compressione (butano, propano, ammoniaca, cloro).
Classe D (METALLI COMBUSTIBILI)
Comprende le sostanze reattive con l’aria o con l’acqua quali i metalli (sodio, potassio, alluminio, magnesio, titanio, zirconio, e le loro leghe.
Lo spegnimento degli incendi coinvolgenti tali sostanze comporta l’adozione di misure diversificate perché ognuna di esse richiede l’impiego di estinguenti e di tecniche operative particolari.
INCENDI IN PRESENZA DI ENERGIA ELETTRICA
Comprende in generale le apparecchiature elettriche sotto tensione ed i materiali appartenenti a tutte le classi quando si trovano sotto tensione; una tale classificazione non ha alcun rapporto con la natura dei materiali e viene pertanto assunta ai fini delle precauzioni da adottare contro i pericoli della elettrocuzione.
LA CROCE DEL FUOCO
Per lo spegnimento di un incendio si può utilizzare una combinazione delle operazioni di esaurimento del combustibile, di soffocamento, di raffreddamento e di inibizione della catalisi.
ESTINGUENTE ACQUA
L'acqua si distingue fra gli estinguenti per l'ampio campo di applicazione e per le sue qualità fisiche a contatto con il fuoco.
Ogni Kg di acqua versata nell'incendio sottrae teoricamente 2.67 MJ (640 KCal) di energia termica per poterlo vaporizzare.
Il volume in vapore di un Kg di acqua è pari a 1600 litri circa.
Azione specifica
Raffreddamento: azione principale svolta soprattutto su incendi di materiali solidi, superfici e strutture
Soffocamento: azione svolta grazie all'enorme volume di vapore generato
Miscelazione: nei combustibili miscibili in acqua si raggiungono concentrazioni tali da renderli inoffensivi (alcool 7/1 v/v, acetone 30/1 v/v).
Per certi usi l’acqua può esse addizionata da ritardanti della combustione per rallentare lo sviluppo delle fiamme sul materiale trattato.
L’uso dell’acqua quale agente estinguente è consigliato per incendi di combustibili solidi, con esclusione delle sostanze incompatibili quali sodio e potassio che a contatto con l’acqua liberano idrogeno, e carburi che invece liberano acetilene.
L’acqua risultando un buon conduttore di energia elettrica non è impiegabile su impianti e apparecchiature in tensione.
La tecnologia antincendio a nebulizzazione d’acqua ha subito grandi sviluppi negli ultimi 10 anni. L’acqua nebulizzata produce:
- attenuazione del calore radiante;
- separazione dell’ossigeno;
- abbattimento dei fumi e/o gas.
ESTINGUENTE POLVERE CHIMICA
La polvere antincendio è costituita essenzialmente da un composto salino capace di decomporsi per effetto del calore, mescolato con opportuni additivi, che hanno lo scopo di migliorarne le caratteristiche di fluidità, idrorepellenza ed anticompattamento.
I sali più usati sono i bicarbonati di sodio e potassio (per incendi dì classe B e C) e i
solfati o fosfati d'ammonio (per incendi di classe A, B e C).
Gli additivi sono costituiti da stearati e siliconi con cariche di silice, calcio, carbonato di calcio e fosfato di calcio.
Azione specifica
Soffocamento: nella decomposizione termica si formano enormi quantità di inerti (acqua e anidride carbonica) .
Raffreddamento: fra i prodotti della decomposizione termica è presente molta acqua.
Catalisi negativa: i prodotti della decomposizione termica dell’estinguente esercitano un'azione d'inibizione della combustione.
Regole di erogazione
Dopo aver tolto la sicura avvicinarsi al fuoco ad una distanza di circa 3 metri, assumere una posizione di attacco ed iniziare ad erogare l’estinguente sul fuoco.
L’erogazione dell'estinguente deve essere fatta alla base delle fiamme, partendo da sopravento, senza dirigere il getto contro persone.
Per distribuire bene la polvere è necessario muovere velocemente il polso della mano che regge la manichetta dell'estintore.
Per migliorare la distribuzione della polvere, l’operatore deve girare intorno al focolare; la sua azione deve essere progressiva e mirata ad evitare sprechi ed azioni inutili.
ESTINGUENTE CO2
(anidride carbonica o biossido di carbonio)
L'anidride carbonica (CO2) è un gas più pesante dell'aria con spiccata caratteristica di inerte nei confronti della combustione.
Per l’uso antincendio la CO2 viene liquefatta sotto pressione e immessa in appositi estintori dotati di erogatore ad espansione (cono di espansione).
L'erogazione della CO2 liquefatta in atmosfera, genera due tipi di fenomeni fisici:
la CO2 erogata passa rapidamente allo stato gassoso e si raccoglie in concentrazioni notevoli (35%) in basso saturando l’ambiente.
per passare da liquido a gas deve necessariamente assorbire
calore dalla sua stessa massa pertanto si raffredda tanto rapidamente da solidificare in aria e creare una nube cosiddetta neve carbonica.
Azione specifica
Agisce essenzialmente per soffocamento (saturazione) sfruttando le sue caratteristiche di inerte nei confronti della combustione, ma possiede anche una notevole capacità di raffreddamento, tanto che in certi casi è controindicata per lo choc termico prodotto.
L’anidride carbonica non conduce la corrente elettrica per cui è spesso usata come presidio antincendio in cabine e centrali elettriche e non lascia tracce nell'uso perché gassifica rapidamente.
Per ottenere lo spegnimento di incendi occorre spesso arrivare a concentrazioni del 30- 35% mentre l’utilizzo come inertizzante di atmosfere pericolose può richiedere anche percentuali del 70-75%.
La CO2 erogata in ambiente chiuso può provocare asfissia per mancanza d'ossigeno.
ESTINGUENTE SCHIUMA
La schiuma si ottiene erogando per mezzo di una lancia apposita, una miscela di liquido schiumogeno ed acqua in concentrazione variabile dal 2 al 6 % .
La lancia è costruita per incorporare nell'erogazione un quantitativo d'aria in maniera da conferire una determinata consistenza alla coltre di estinguente versato.
Il liquido schiumogeno è composto da:
A - una sostanza attiva (tensioattivo)
B - una o più sostanze sussidiarie (additivi) C - acqua e solventi ( 50/75 % ).
Sono disponibili diversi tipi di liquidi schiumogeni che vanno impiegati in relazione al tipo di combustibile:
liquidi schiumogeni fluoro-proteinici
Sono formati da una base proteinica addizionata con composti fluorurati. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassa espansione, hanno un effetto rapido ed molto efficace su incendi di prodotti petroliferi;
liquidi schiumogeni sintetici
Sono formati da miscele di tensioattivi. Essi sono adatti alla formazione di tutti i tipi di schiume e garantiscono una lunga conservabilità nel tempo, sono molto efficaci per azione di soffocamento su grandi superfici e volumi.
liquidi schiumogeni fluoro-sintetici (AFFF - Acqueous Film Forming Foam)
Sono formati da composti fluorurati. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassa e media espansione che hanno la caratteristica di scorrere rapidamente sulla superficie del liquido incendiato. L’impiego degli schiumogeni AFFF realizza una più efficace azione estinguente in quanto consente lo spegnimento in tempi più rapidi con una minore portata di soluzione schiumogena per metro quadrato di superficie incendiata.
liquidi schiumogeni per alcoli
Sono formati da una base proteinica additivata con metalli organici. Essi sono adatti alla formazione di schiume a bassa espansione e sono molto efficaci su incendi di alcoli, esteri, chetoni, eteri, aldeidi, acidi, fenoli, etc.
Proprietà
CONCENTRAZIONE: rapporto in volume tra acqua e liquido schiumogeno.
TEMPO DI DRENAGGIO O DI DIMEZZAMENTO: rappresenta il tempo necessario a raccogliere la metà del liquido schiumogeno usato per generarla.
RAPPORTO DI ESPANSIONE: rappresenta l’incremento di volume della miscela grazie all'incorporamento di aria.
- BASSO = da 12 a 20 volte il volume della miscela.
- MEDIO = circa 200 volte il volume della miscela.
- ALTO = circa 1000 volte il volume della miscela.
FLUIDITÀ O SCORRIMENTO: rappresenta la capacità di una schiuma di dilagare e richiudersi attorno agli ostacoli.
Azione specifica
Soffocamento: azione principale svolta essenzialmente per interposizione fisica fra combustibile e comburente (aria).
Raffreddamento: azione secondaria svolta per mezzo delle grosse quantità di acqua presenti nella coltre.
ESTINGUENTE IDROCARBURI ALOGENATI
Sono composti chimici, in genere liquidi basso bollenti o gas liquefatti e sostituiscono gli Halon. Tra più usati si citano i NAF.
Azione specifica
Gli idrocarburi alogenati operano tramite un meccanismo chimico chiamato anticatalisi, che impedisce il protrarsi della reazione di combustione.
Efficacia
Sono adatti particolarmente a spegnere incendi di liquidi infiammabili, di impianti elettrici sotto tensione, apparecchiature elettroniche o molto delicate.
Esistono sul mercato diversi prodotti inertizzanti ed ecologici che agiscono per azione anticatalitica.
ESTINGUENTE SABBIA
Terminato il panorama classico delle sostanze estinguenti disponibili, si ritiene opportuno soffermarsi brevemente anche sulla sabbia, cioè su di un materiale che certamente non rientra nella casistica degli estinguenti, ma che comunque può essere vantaggiosamente utilizzato per lo spegnimento o il controllo di piccoli incendi. La sabbia è un materiale di basso costo e può espletare una azione di soffocamento su piccoli incendi, infatti cospargendo il combustibile con sabbia, si ottiene la separazione del combustibile dall'aria circostante, ottenendo lo spegnimento del fuoco.
La sabbia può essere molto utile anche per arginare piccoli sversamenti di liquidi combustibili, contribuendo in tal modo a contenere il combustibile e a delimitare l’area a rischio, consentendo di fatto un successivo intervento più rapido ed efficace con altre attrezzature (es: estintori o schiumogeni).
AZIONE ED IDONEITA’ DEGLI ESTINGUENTI
* Effetto buono, se si tratta di polvere speciale idonea a spegnere quel tipo di materiale.
Le sostanze usate, il tipo di intervento e le modalità di impiego saranno commisurate alla natura dei prodotti e all’entità dell’incendio.
La collocazione dei presidi antincendio avviene solitamente in relazione ai materiali combustibili presenti nei luoghi di lavoro; in ogni caso gli addetti alla lotta antincendio dovranno utilizzare gli estinguenti più adatti per contrastare l’incendio in corso, tenuto conto degli effetti dell’estinguente.
6Kg XXXXXXX XXX 00X- 89B - C
Indicazioni sugli estintori
Focolare tipo: classe di fuoco “A”
I focolari tipo per fuochi di classe A sono costituiti da una catasta di travi di legno avente larghezza ed altezza fissa e lunghezza variabile in funzione della capacità estinguente dell’estintore da omologare.
Focolare tipo: classe di fuoco “B”
I focolari tipo per fuochi di classe B vengono realizzati con recipienti cilindrici di lamiera di acciaio saldata. Questi focolari sono designati dalla lettera B preceduta dal volume del liquido contenuto, espresso in litri.
Il simulatore è costituito da un recipiente di forma circolare all’interno del quale viene versata una miscela d’acqua e benzina, nella proporzione di 1/3 di acqua e 2/3 di benzina. Si avrà, ad esempio, che un estintore riportante la dicitura 34A 233BC, sarà in grado di spegnere una catasta di legno standard di lunghezza pari a 340 cm, o una vasca standard di 233 litri di miscela combustibile.
DISTRIBUZIONE DEI PRESIDI ANTINCENDIO PORTATILI
Determinazione del numero degli estintori da installare
Per le attività non soggette al controllo da parte dei VV.F. il numero di estintori viene calcolato sulla base della tabella sopra riportata; per le attività soggette a regolamento specifico (alberghi, autorimesse etc.), dovranno essere valutati ulteriori parametri.
Nel primo caso si può ritenere che sia sufficiente disporre di un numero di estintori tale per cui almeno uno di questi possa essere raggiunto con un percorso non superiore a 30 m circa.
Posizionamento degli estintori
Devono essere sempre posti nella massima evidenza, in modo da essere individuati immediatamente, preferibilmente vicino alle scale o agli accessi.
Estintori, di tipo idoneo, saranno inoltre posti in vicinanza di rischi speciali (quadri elettrici, cucine, impianti per la produzione di calore a combustibile solido, liquido o gassoso depositi di materiale, ecc.).
Gli estintori potranno essere sostenuti da apposite strutture (porta estintori) o appesi alle pareti, mediante idonei attacchi che ne consentano il facile sganciamento; se l'estintore non può essere posto in posizione ben visibile da ogni punto della zona interessata, dovranno porsi dei cartelli di segnalazione, se necessario a bandiera) del tipo conforme alle norme della segnaletica di sicurezza.
Estintori carrellati
Nel caso di estintori di grandi dimensioni di tipo carrellato, pur mantenendo la stessa definizione per i tipi di fuoco, le classi sono definite in modo diverso. In considerazione delle grandi capacità, si considera per i fuochi di tipo A solo la capacità di estinguere un fuoco di legna di determinate dimensioni entro un tempo massimo, e per i fuochi di liquidi il tempo di estinzione di una vasca da 233 litri. Avremo quindi designazioni del tipo A - B1, che mostra che l'estintore è in grado di spegnere sia la catasta di legno che la vasca, e questa in un tempo breve, B2 significa un tempo più lungo, e così via, ad oggi fino a B7; ovviamente un estintore B1 è preferibile a un B2.
Una caratteristica importante dell'estintore è la trasportabilità. Le norme
EN3 stabiliscono una massa limite di 18 kg per gli estintori, e questi vengono pertanto definiti portatili. A tale scopo le norme obbligano a dotare gli estintori di maniglie di sollevamento per un agevole trasporto, e basi di appoggio per un sicuro deposito. Oltre il limite di 18 kg (che in pratica limita la massa della carica estinguente a 12 kg per quelli a polvere, acqua e derivati e a 5 kg per quelli ad anidride carbonica a causa della bombola ad alta pressione), gli estintori sono in genere dotati di ruote in grado di consentirne il movimento a spinta o traino (in genere a mano); le norme in vigore ne comportano l'obbligo. Gli estintori di questo tipo vengono definiti carrellati, ed hanno massa complessiva non eccedente i 100 - 125 kg. Oltre tale valore, si provvedono in genere gli apparecchi di sistemi di traino motorizzato, realizzando in pratica dei piccoli rimorchi.
La tabella di seguito riportata, indica alcuni dati di riferimento per gli estintori carrellati del tipo a polvere. L’apparecchio esaminato ha un potere estinguente del tipo A – B1 - C
MANOMETRO BOMBOLA
MANICOTTO
CONO DI EROGAZIONE
Manutenzione degli estintori
(SORVEGLIANZA - CONTROLLO - REVISIONE - COLLAUDO)
Le norme tecniche definiscono la manutenzione di un estintore con le seguenti fasi:
⮚ SORVEGLIANZA
⮚ CONTROLLO
⮚ REVISIONE
⮚ COLLAUDO
La SORVEGLIANZA consiste in una misura di prevenzione atta a controllare, con costante e particolare attenzione, l'estintore nella posizione in cui è collocato, tramite l'effettuazione dei seguenti accertamenti :
- l'estintore sia presente e segnalato con apposito cartello, secondo quanto prescritto dal X.Xxx. 81/08 (Titolo V – Segnaletica di salute e sicurezza sul lavoro), recante la dicitura “estintore” e/o “estintore n ” ;
- l'estintore sia chiaramente visibile, immediatamente utilizzabile e l'accesso allo stesso sia libero da ostacoli;
- l'estintore non sia stato manomesso, in particolare non risulti manomesso o mancante il dispositivo di sicurezza per evitare azionamenti accidentali;
- i contrassegni distintivi siano esposti a vista e siano ben leggibili;
- l'indicatore di pressione, se presente, indichi un valore di pressione compreso all'interno del campo verde;
- l'estintore non presenti anomalie quali ugelli ostruiti, perdite, tracce di corrosione, sconnessioni o incrinature dei tubi flessibili, ecc.;
- l'estintore sia esente da danni alle strutture di supporto e alla maniglia di trasporto, in particolare, se carrellato, abbia ruote perfettamente funzionanti;
- il cartellino di manutenzione sia presente sull’apparecchio e sia correttamente compilato. Le anomalie riscontrate devono essere eliminate.
Il CONTROLLO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con frequenza almeno semestrale, l'efficienza dell'estintore; il produttore deve fornire tutte le indicazioni necessarie per effettuare il controllo, e le anomalie riscontrate devono essere eliminate; devono essere effettuati i seguenti accertamenti:
- verifiche di cui alla fase di sorveglianza.
- Per gli estintori portatili, i controlli previsti al punto "verifica" della norma UNI EN
3.2 (la norma UNI EN 3.2 prevede che deve esser possibile verificare tramite pesata:
a) la carica della bombola di anidride carbonica per la pressurizzazione degli estintori
b) la carica degli estintori ad anidride carbonica
c) la carica degli estintori a pressione permanente e le bombole di gas nei quali una perdita dell’1% della massa totale dell’estintore o della bombola di gas produce un perdita di pressione non maggiore del 10% della pressione di esercizio alla temperatura di 20°C +/- 2°C
d) deve esser possibile verificare gli estintori a pressione permanente e le bombole di gas (diversi da quelli di cui ai punti b e c) mediante misura della pressione interna:
▪ a mezzo di una presa che consenta di verificare la pressione con l’ausilio di apparecchiatura indipendente con tappo di chiusura
▪ a mezzo indicatore di pressione fisso sull’involucro dell’estintore, il cui funzionamento deve poter essere verificato indipendentemente
- Per gli estintori carrellati, i controlli previsti al punto “verifica” di cui al punto "accertamenti e prove sui prototipi" della UNI 9492;
- Controllo della presenza, del tipo e della carica delle bombole di gas ausiliario per gli estintori pressurizzati con tale sistema, secondo le indicazioni del produttore.
Si evidenzia che la fase del controllo semestrale è obbligatoriamente prevista dall’allegato IV del D.Lgs. 81/08 (Requisiti dei luoghi di lavoro – Punto 4. Misure contro l’incendio e l’esplosione): 4.1.3. devono essere predisposti mezzi ed impianti di estinzione idonei in rapporto alle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori portatili o carrellati di primo intervento. Detti mezzi ed impianti devono essere mantenuti in efficienza e controllati almeno una volta ogni sei mesi da personale esperto.
A seguito di ogni controllo semestrale deve essere aggiornato il “cartellino di manutenzione” (documento che attesta gli interventi effettuati in conformità alla norma UNI 9994), che può essere strutturato in modo tale da potersi utilizzare per più interventi e per più anni, e che deve riportare obbligatoriamente i seguenti dati:
- numero di matricola o altri estremi di identificazione dell'estintore;
- ragione sociale e indirizzo completo e altri estremi di identificazione del manutentore;
- massa lorda dell'estintore;
- carica effettiva;
- tipo di operazione effettuata;
- data intervento;
- firma o punzone del manutentore.
La REVISIONE consiste in una misura di prevenzione, di frequenza almeno pari a quella indicata nel prospetto della frequenza della revisione, atta a verificare e rendere perfettamente efficiente l’estintore; il produttore deve fornire tutte le indicazioni utili per effettuare la revisione; devono essere effettuati i seguenti accertamenti e interventi:
- verifica della conformità al prototipo omologato per quanto attiene alle iscrizioni e all'idoneità degli eventuali ricambi;
- verifiche di cui alle fasi di sorveglianza e controllo;
- esame interno dell'apparecchio per la verifica del buono stato di conservazione;
- esame e controllo funzionale di tutte le parti;
- controllo di tutte le sezioni di passaggio del gas ausiliario e dell'agente estinguente, in particolare il tubo pescante, i tubi flessibili, i raccordi e gli ugelli, per verificare che siano liberi da incrostazioni, occlusioni e sedimentazioni;
- controllo dell'assale e delle ruote, quando esistenti;
- eventuale ripristino delle protezioni superficiali;
- taratura e/o sostituzione dei dispositivi di sicurezza contro le sovrapressioni;
- ricarica e/o sostituzione dell'agente estinguente;
- montaggio dell’estintore in perfetto stato di efficienza.
Il COLLAUDO consiste in una misura di prevenzione atta a verificare, con la frequenza sotto specificata, la stabilità del serbatoio o della bombola dell'estintore, in quanto facenti parte di apparecchi a pressione.
Gli estintori devono rispettare le prescrizioni della legislazione vigente in materia di apparecchi a pressione. Gli estintori e le bombole di gas ausiliario che non siano già soggetti a verifiche periodiche secondo la predetta legislazione, devono subire un collaudo periodico ogni 6 anni, consistente in una prova idraulica della durata di 1 minuto a una pressione di 3,5 MPa, ad eccezione degli estintori a CO2 e delle bombole di gas ausiliario a CO2 per i quali la pressione di prova deve essere di 25 MPa. Al termine della prova non devono verificarsi perdite, trasudazioni, deformazioni o dilatazioni di sorta.
La data di collaudo e la pressione di prova devono essere riportate sull'estintore in modo ben leggibile, indelebile e duraturo; il produttore deve fornire tutte le indicazioni utili per effettuare il collaudo.
RETI IDRICHE ANTINCENDIO
Questi possono essere idranti a muro, idranti a colonna, idranti sottosuolo, naspi, cannoni idrici. Gli idranti sono composti da un gruppo fisso, la valvola, collegata alla rete, da una tubazione flessibile lunga mediamente 20 m e da una lancia a getto pieno e/o variabile con o senza valvole di intercettazione.
I naspi, invece, sono composti da un gruppo fisso (valvola), da una tubazione semirigida lunga almeno 20 m avvolta su apposito tamburo rotante, da una lancia a getto pieno e/o variabile e valvola di intercettazione.
I cannoni idrici sono costituiti da un corpo dotato di lancia a getto pieno collegato rigidamente o tramite tubazione flessibile alla rete.
Possono far parte della rete idranti anche cannoni idrici in postazioni fisse, eventualmente azionabili anche a distanza.
LA RETE DI ALIMENTAZIONE E’ FISSA CON TUBAZIONE DI ALIMENTAZIONE DEGLI APPARECCHI DI CUI SOPRA E DI NORMA E’ TENUTA COSTANTEMENTE IN PRESSIONE.
In speciali soluzioni gli apparecchi possono essere alimentati anche con schiumogeno ed erogare acqua o schiuma. Lo schiumogeno è contenuto in contenitori, in genere mobili, ed aspirato direttamente dagli idranti e dai cannoni tramite dispositivi dosatori.
Gli idranti antincendio servono alla protezione attiva degli edifici,del loro contenuto, di enti all’aperto tramite:
❖ azione di spegnimento o di contenimento di un incendio;
❖ raffreddamento delle strutture;
❖ dispersione di nubi di gas e vapori infiammabili.
Inoltre offrono la protezione attiva dei soccorritori tramite:
❖ • raffreddamento delle strutture;
❖ • formazione di barriere d’acqua nebulizzata a protezione degli operatori.
Questo impianto va scelto in base a:
▪ • natura dell’attività;
▪ • natura degli incendi ragionevolmente prevedibili e loro velocità di sviluppo;
▪ • aree da proteggere e loro geometria;
▪ • oggetti da proteggere e loro conformazione;
▪ • personale in grado di intervenire e tempi di intervento ipotizzabili;
▪ • affidabilità delle alimentazioni.
Tipi d’impianto
- Ad umido: tutto l’impianto è permanentemente riempito di acqua in pressione: è il sistema più rapido e si può adottare nei locali in cui non esiste rischio di gelo.
- A secco: la parte d’impianto non protetta, o che si sviluppa in ambienti soggetti a gelo, è riempita di aria in pressione: al momento dell’intervento una valvola provvede al riempimento delle colonne con acqua.
- Alternativi: funzionano come impianti a secco nei mesi freddi e ad umido nei mesi caldi.
- A pre-allarme: sono dotati di dispositivo che differisce la scarica per dar modo di escludere i falsi - allarmi.
- A diluvio: impianti con sprinklers aperti alimentati da valvole ad apertura rapida in grado di fornire rapidamente grosse portate.
Gli impianti a schiuma sono concettualmente simili a quelli ad umido e differiscono per la presenza di un serbatoio di schiumogeno e di idonei sistemi di produzione e scarico della schiuma (versatori).
Impianti di anidride carbonica, a Naf, a polvere: hanno portata limitata dalla capacità geometrica della riserva (batteria di bombole, serbatoi).
Gli impianti a polvere, non essendo l’estinguente un fluido, non sono in genere costituiti da condotte, ma da teste singole autoalimentate da un serbatoio incorporato di modeste capacità.
La pressurizzazione è sempre ottenuta mediante un gas inerte (azoto, anidride carbonica).
ESERCIZIO E VERIFICA DELL'IMPIANTO
L’utente è responsabile del mantenimento delle condizioni di efficienza dell’impianto, che rimane sotto la sua responsabilità anche esistendo il servizio d'ispezione periodica da parte della ditta installatrice o di altro organismo autorizzato.
L’utente deve pertanto provvedere a quanto segue:
- Sorveglianza dell'impianto.
- Manutenzione dell'impianto secondo la specifica normativa tecniche e/o attenendosi alle istruzioni fornite dalla ditta installatrice.
- Verifica periodica dell'impianto, almeno due volte all'anno, da parte di ditta o personale specializzato, allo scopo di accertare la funzionalità dell’intero impianto (comprese le alimentazioni) e la sua conformità alle regole tecniche applicabili (in particolare UNI 10779 per la rete idranti, e UNI 9490 per le alimentazioni idriche)
L'utente deve tenere un apposito registro, firmato dai responsabili, costantemente aggiornato, su cui annotare:
- i lavori svolti sull'impianto o le modifiche apportate alle aree protette (ristrutturazioni, variazioni di attività, modifiche strutturali, ecc.) qualora questi possano influire sulla efficacia della protezione;
- le prove eseguite;
- i guasti e, se possibile, le relative cause;
- l'esito delle verifiche periodiche dell'impianto.
Detto registro deve essere tenuto a disposizione per eventuali controlli.
IMPIANTI DI SPEGNIMENTO AUTOMATICI
Tali impianti possono classificarsi in base alle sostanze utilizzate per l’azione estinguente, e possono utilizzare varie sostanze estinguenti. I più diffusi ed utilizzati sono gli impianti idrici a pioggia, che possono essere del tipo Sprinkler o a diluvio, ma esistono anche altre tipologie di impianti, indicati sinteticamente nel seguito.
Nell’impianto tipo Sprinkler tutto l’impianto è permanentemente riempito di acqua in pressione, e l’aumento di temperatura in caso di incendio provoca la rottura, e quindi l’apertura, di alcune delle moltissime testine erogatrici (sprinkler) dell’impianto, provocando la fuoriuscita di un forte getto d’acqua frazionata che, in genere, riesce a controllare l’incendio; le testine sprinkler sono normalmente chiuse da una piccola ampolla di cristallo, riempita parzialmente con un liquido colorato, tarate per rompersi ad una temperatura prefissata (es.: quelle rosse si rompono alla temperatura di 68 °C).
Le componenti di un impianto Sprinkler sono in gran parte simili a quelle di un impianto di idranti (alimentazione idrica, pompe, rete di tubazioni di adduzione d’acqua), e presentano le stesse problematiche; la differenza sostanziale risiede quindi principalmente nella diversa modalità di erogazione dell’acqua.
L’impianto a diluvio è concettualmente analogo all’impianto sprinkler, ma le testine erogatrici sono tutte aperte, e quindi, in caso di funzionamento, l’erogazione avviene contemporaneamente da tutte le testine. Tale impianto, ovviamente, ha un maggior consumo di acqua rispetto all’impianto tipo Sprinkler, e quindi, nel caso di impianti estesi su una superficie molto grande, è possibile sezionare l’impianto in più settori, in modo che, in caso di intervento, l’acqua fuoriuscirà comunque da molte testine erogatrici contemporaneamente, ma solo da quelle del settore interessato.
L’attivazione di un impianto a diluvio può essere comandata manualmente, o attraverso un impianto automatico di rilevazione di incendio.
È opportuno evidenziare che esistono anche altre tipologie di impianti idrici a pioggia, concettualmente molto simili agli impianti a diluvio, ma che possono avere compiti diversi da quelli dello spegnimento, utilizzando erogatori specializzati che creano getti d’acqua di forma e consistenza adatta alle esigenze specifiche (acqua frazionata, acqua nebulizzata, flussi laminari, etc.).
Ad esempio, esistono impianti idrici a pioggia con compiti di raffreddamento di serbatoi o impianti contenenti liquidi o gas infiammabili, per proteggerli dal calore di irraggiamento di eventuali incendi in impianti vicini.
O anche impianti di nebulizzazione d’acqua, con compiti di raffreddamento di impianti, o anche con compiti di diluizione ed abbattimento di gas infiammabili e/o tossici, in caso di perdite accidentali.
O anche impianti per la creazione di barriere d’acqua, con compiti di compartimentazione di zone diverse, in cui la particolare sagomatura degli ugelli erogatori crea un vero e proprio “muro” d’acqua, per un tempo predeterminato.
Esistono anche impianti di spegnimento automatici con estinguente gassoso (CO2, Idrocarburi Alogenati, miscele, etc.), che vengono utilizzati prevalentemente a protezione di attività o impianti in cui l’erogazione di acqua può essere controindicata (es.: pinacoteche, centri di calcolo, quadri elettrici, etc).
Il funzionamento è concettualmente analogo ai precedenti: un certo quantitativo di sostanza estinguente è immagazzinato in bombole; per effetto di una pressione, ed attraverso una rete di tubazioni, viene erogato nei punti voluti tramite appositi diffusori.
L’attivazione di un impianto ad estinguente gassoso può essere comandata manualmente, o attraverso un impianto automatico di rilevazione di incendio.
IMPIANTI DI RIVELAZIONE AUTOMATICA D’INCENDIO
Tali impianti di protezione attiva sono finalizzati alla rivelazione tempestiva del processo di combustione, in modo tale da consentire un intervento tempestivo, prima che l’incendio degeneri in modo generalizzato.
Infatti, in caso di incendio, è di fondamentale importanza riuscire a intervenire prima che si sia verificato il “flash over”, perché in tal caso saremmo ancora nel campo delle temperature relativamente basse, l’incendio non si è ancora esteso a tutto il sistema, e quindi è più facile lo spegnimento ed i danni sono ancora contenuti.
Ma per poter avere una tale tempestività di intervento di spegnimento, occorre avere un
“tempo d’intervento" dell’impianto inferiore al tempo di prima propagazione dell’incendio. Pertanto un impianto di rivelazione automatica dell’incendio trova il suo utile impiego principalmente nel ridurre il tempo reale di intervento, e consente:
- di avviare un tempestivo sfollamento delle persone e sgombero dei beni;
- di attivare un piano di intervento;
- di attivare i sistemi (manuali e/o automatici) di protezione contro l’incendio e di spegnimento.
Gli impianti automatici di rivelazione di incendio possono essere classificati in base al fenomeno chimico-fisico rilevato; in particolare si possono avere:
- rivelatori di calore
- rilevatori di fumo (a ionizzazione o ottici)
- rivelatori di gas
- rivelatori di fiamme che possono funzionare in base a metodo di rivelazione diversi:
- rivelatori statici (allarme al superamento di un valore di soglia)
- rivelatori differenziali (allarme per un dato incremento)
- rivelatori velocimetrici (allarme per velocità di incremento)
In sintesi potremo quindi definire un “rilevatore automatico d’incendio” come un dispositivo installato nella zona da sorvegliare, che è in grado di misurare come variano nel tempo grandezze tipiche della combustione, oppure la velocità della loro variazione nel tempo, oppure la somma di tali variazioni nel tempo.
Tale impianto è in grado di trasmettere un segnale d’allarme in un luogo opportuno (sempre presidiato), quando il valore della grandezza tipica misurata supera oppure è inferiore ad un certo valore prefissato (soglia), allo scopo di segnalare tempestivamente ogni principio d’incendio (evitando al massimo i falsi allarmi), in modo che possano essere messe in atto le misure necessarie per circoscrivere e spegnere l’incendio.
ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA
L’impianto di illuminazione di sicurezza deve fornire, in caso di mancata erogazione della fornitura principale della energia elettrica e quindi di luce artificiale, una illuminazione sufficiente a permettere di evacuare in sicurezza i locali (intensità minima di illuminazione 5 lux).
Dovranno pertanto essere illuminate le indicazioni delle porte e delle uscite di sicurezza, i segnali indicanti le vie di esodo, i corridoi e tutte quelle parti che è necessario percorrere per raggiungere un’uscita verso il luogo sicuro.
E’ opportuno, per quanto possibile, che le lampade ed i segnali luminosi dell’impianto di sicurezza non siano posizionati in alto (la presenza di fumo ne potrebbe ridurre la visibilità in maniera drastica sin dai primi momenti).
L’impianto deve essere alimentato da una adeguata fonte di energia quali batterie in tampone o batterie di accumulatori con dispositivo per la ricarica automatica (con autonomia variabile da 30 minuti a 3 ore, a secondo del tipo di attività e delle circostanze) oppure da idoneo gruppo elettrogeno; l’intervento dovrà comunque avvenire in automatico, in caso di mancanza della fornitura principale dell’energia elettrica, entro 5 secondi circa (se si tratta di gruppi elettrogeni il tempo può raggiungere i 15 secondi).
In caso di impianto alimentato da gruppo elettrogeno o da batterie di accumulatori centralizzate sarà necessario posizionare tali apparati in locali idonei, non soggetti allo stesso rischio di incendio della attività protetta; in questo caso il relativo circuito elettrico deve essere indipendente da qualsiasi altro ed essere inoltre protetto dai danni causati dal fuoco, da urti, ecc.
EVACUATORI DI FUMO E DI CALORE (EFC)
Tali sistemi di protezione attiva dall’incendio sono di frequente utilizzati in combinazione con impianti di rivelazione, e sono basati sullo sfruttamento del movimento verso l’alto delle masse di gas caldi generate dall’incendio che, a mezzo di aperture sulla copertura, vengono evacuate all’esterno.
Gli evacuatori di fumo e calore (EFC) consentono pertanto di:
- Agevolare lo sfollamento delle persone presenti e l’azione dei soccorritori grazie alla maggiore probabilità che i locali restino liberi da fumo, almeno fino ad un’altezza da terra tale da non compromettere la possibilità di movimento.
- Agevolare l’intervento dei soccorritori rendendone più rapida ed efficace l’opera.
- Proteggere le strutture e le merci contro l’azione del fumo e dei gas caldi, riducendo in particolare il rischio e di collasso delle strutture portanti.
- Ritardare o evitare l’incendio a pieno sviluppo ( “flash over”).
- Ridurre i danni provocati dai gas di combustione o da eventuali sostanze tossiche e corrosive originate dall’incendio.
Gli EFC devono essere installati, per quanto possibile, in modo omogeneo nei singoli compartimenti, a soffitto, in ragione ad esempio di uno ogni 200 m2 u coperture piane o con pendenza minore del 20 %) come previsto dalla regola tecnica di progettazione costituita dalla norma UNI-VVF 9494.
La ventilazione dei locali può essere ottenuta con vari sistemi:
lucernari a soffitto: possono essere ad apertura comandata dello sportello o ad apertura per rottura del vetro, che deve essere allora del tipo semplice.
sfoghi di fumo e di calore: il loro funzionamento è in genere automatico a mezzo di fusibili od altri congegni. La loro apertura può essere anche manuale. È preferibile avere il maggior numero possibile di sfoghi, al fine di ottenere che il sistema di ventilazione entri in funzione il più presto possibile in quanto la distanza tra l’eventuale incendio e lo sfogo sia la più piccola possibile.
ventilatori statici continui: la ventilazione in questo caso avviene attraverso delle fessure laterali continue. L’ingresso dell’acqua è impedito da schermi e cappucci opportunamente disposti. In taluni casi questo tipo è dotato di chiusura costituita da una serie di sportelli con cerniera centrale o laterale, la cui apertura in caso d’incendio avviene automaticamente per la rottura di un fusibile.
aperture a shed: si possono prestare ad ottenere dei risultati soddisfacenti, se vengono predisposti degli sportelli di adeguate dimensioni ad apertura automatica o manuale.
superfici vetrate normali: l’installazione di vetri semplici che si rompano sotto l’effetto del calore può essere adottata a condizione che sia evitata la caduta dei pezzi di vetro per rottura accidentale mediante rete metallica di protezione.
Che cos’e’ l’emergenza
GESTIONE DELL’EMERGENZA
Si può definire emergenza tutto ciò che appare come condizione insolita e pericolosa che può presentarsi in modi e tempi non completamente prevedibili.
Si può perciò dire che l’emergenza:
- è un fenomeno non interamente codificabile;
- può evolvere con rischi a persone o cose;
- richiede un intervento immediato.
Possibili casi in cui si verifica l’emergenza nei luoghi di lavoro
L’emergenza può verificarsi in seguito ad accadimenti causati da attività interna all’ambiente di lavoro, per esempio:
incendi di varia origine e natura ;
esplosioni conseguenti a gas, vapori infiammabili od altri materiali;
infortuni (asfissia, xxxxxx xxxxxxxxx, elettrocuzione, ustioni, avvelenamento, ecc.);
rilasci di componenti o prodotti tossici o radioattivi;
malfunzionamenti tecnici di impianti generali (acqua, gas, distribuzione di energia elettrica, ecc.).
O causati da eventi esterni, ad esempio:
⮚ Terremoti, crolli…
⮚ Frane, smottamenti…
⮚ Condizioni metereologiche estreme: tromba d’aria, neve, allagamenti, alluvioni…
⮚ Inquinamenti ambientali…
⮚ Coinvolgimento in incidenti aerei, ferroviari…
⮚ Altre catastrofi naturali o provocate: attentati, sommosse, minaccia armata…
Come organizzarsi operativamente
Considerati i lunghi tempi di attesa degli interventi esterni, l’evoluzione positiva dell’emergenza dipenderà in gran parte dal corretto e tempestivo intervento dell’organizzazione locale (interna od eventualmente in consorzio con altre aziende limitrofe).
⮚ Venire a conoscenza dell’evento (in maniera dettagliata ed in tempi rapidi).
⮚ Conoscere i pericoli ed i rischi tipici dei possibili eventi e le modalità di approccio all’intervento.
⮚ Xxxxx decidere se attivare subito il sistema di evacuazione e salvataggio delle persone presenti.
⮚ Attivare le modalità operative di intervento
(interne e/o esterne) secondo modelli predefiniti.
In tutte le aziende, ai fini della prevenzione incendi, è fondamentale che venga stilato un Piano di Emergenza Aziendale, che nei casi più semplici ed a minor rischio si ridurrà a semplici istruzioni.
In caso di emergenza è necessario che tutti sappiano cosa fare e non fare.
Le varie procedure e priorità di allarme e intervento devono essere ben definite, collaudate, verificate e soprattutto conosciute da tutti.
In caso di emergenza le persone tendono istintivamente a sfollare attraverso i percorsi che normalmente utilizzano per entrare.
Anche con esercitazioni, a cadenza annuale, deve essere insegnato alle persone di utilizzare il percorso d’esodo alternativo più sicuro rispetto al percorso utilizzato per entrare.
Stesura del piano
La stesura del piano prevede varie fasi principali:
individuazione del rischio e delle conseguenze; obiettivi;
azioni;
collegamenti tra soccorso interno ed esterno; procedure di allertamento - persone chiave; procedure di intervento – coordinamento;
Analizziamo le singole fasi:
L’individuazione del rischio e delle conseguenze comporta:
l’ubicazione e la quantificazione dei rischi;
l’esame delle conseguenze ipotizzabili per persone e cose; l’individuazione di mezzi, uomini e istruzioni per far fronte al rischio.
Obiettivi
Gli obiettivi del piano possono così essere definiti:
salvataggio e protezione delle persone (salvataggio, pronto soccorso, evacuazione, ...);
contenimento e rapido controllo dell’incidente; minimizzazione dei danni ai beni e all’ambiente; bonifica dell’ambiente.
Collegamento tra soccorso interno ed esterno
Gli addetti alla lotta antincendio devono:
recarsi sul luogo dell’incendio;
spegnere prontamente l’incendio o ridurne gli effetti; mettersi a disposizione del coordinatore dell’emergenza;
mettersi a disposizione dei soccorritori esterni per eventuale collaborazione.
L’addetto alla chiamata dei soccorsi esterni deve:
⮚ attendere istruzioni precise dal coordinatore per l’eventuale intervento del Vigili del Fuoco ai quali dovrà comunicare i seguenti dati:
nome dell’azienda, indirizzo e numero di telefono; nome proprio e qualifica;
natura dell’incendio (tipo di materiale che brucia); gravità dell’incendio (piccolo - medio - grave); presenza anche dubbia di persone in pericolo;
eventuale percorso da seguire per raggiungere agevolmente l’azienda.
Procedure di allertamento – persone chiave
L’allertamento e l’intervento deve prevedere:
l’individuazione delle persone chiave;
l’individuazione delle persone incaricate alla lotta antincendio; l’individuazione del coordinatore che deve essere unico;
l’individuazione di un sistema di preallarme (se necessario) in modo da avvertire le persone interessate senza allarmare gli altri;
l’individuazione di un sistema di allarme, diviso per reparti o zone operative, per l’informazione immediata di tutte le persone operanti nella zona di pericolo.
Chi scopre l’incendio deve segnalare l’evento agli addetti all’antincendio:
presenza anche dubbia di persone in pericolo; esatta ubicazione dell’incendio.
Procedure di intervento - coordinamento:
In accordo con il coordinatore in loco, provvedere a:
togliere tensione all’intero impianto o parte di esso;
arrestare l’eventuale impianto di aria condizionata o ventilazione; intercettazione di gas e/o liquidi infiammabili/combustibili;
provvedere allo sfollamento delle persone tramite ricognizione (nei reparti) e verifica dei presenti (nei punti di raccolta);
sgombrare l’accesso all’azienda per facilitare l’ingresso dei mezzi di soccorso e provvedere all’apertura dei cancelli carrabili.
Il personale addetto al primo soccorso deve: provvedere al soccorso di eventuali infortunati e se necessario richiedere l’ambulanza.
______
Polistudio
Comportamento dei lavoratori in caso di emergenza
I lavoratori devono:
mettere in sicurezza le attrezzature del proprio posto di lavoro; chiudere porte e finestre;
accertarsi che non resti qualcuno nei locali;
non attardarsi per alcun motivo nelle stanze a recuperare effetti personali o altri oggetti;
raggiungere, senza correre, il punto di raccolta previsto; verificare di esserci tutti;
se il reparto non è interessato dall’incendio, attenersi al piano di emergenza aziendale.
Scheda per l’addetto alle comunicazioni
Esempio di tabella da tenere a disposizione presso i telefoni utilizzabili per le chiamate dei soccorsi:
ESEMPIO DI SCHEMA OPERATIVO DI INTERVENTO
EVENTO
RIVELAZIONE
VISIVA
AUTOMATICA
Avvisare gli addetti all'emergenza
Centralino Portineria
Avvisare i soccorsi esterni
Avvisare il coordinatore dell'emergenza
Istituto di vigilanza
Attivare le squadre di emergenza
Avvisare i soccorsi esterni e/o un responsabile del sito
Primo soccorso
Verifica accessibilità soccorsi esterni
Sezionamento impianti pericolosi
Evacuazione
Comunicazioni di emergenza
Lotta antincendio
ALCUNE NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI EMERGENZA
Al fine di acquistare agilità si consiglia alle donne, che calzano scarpe con tacchi alti, di togliersi le stesse prima di accedere alle scale.
A meno che non venga esplicitamente richiesto, non spostare le auto in sosta nei cortili, ma allontanarsi rapidamente a piedi.
Nel caso si venga raggiunti dal fumo all'interno dei locali, allontanarsene camminando chini o strisciando sul pavimento avendo posto un fazzoletto (possibilmente bagnato) sulla bocca e sul naso a protezione delle vie respiratorie.
Disponendo di indumenti di lana (cappotti, sciarpe, scialli, pullover, ecc...) si consiglia di avvolgerli sulla testa in modo da non esporre i capelli al fuoco.
Evacuazione
Oltre alle normali indicazioni da seguire in caso di emergenza è fondamentale che vengano individuati i luoghi sicuri dove i lavoratori si devono recare quando viene comunicato loro di abbandonare il posto di lavoro.
Questi luoghi sicuri devono essere individuati in relazione all’entità dell’azienda ed indicati su apposite piantine da affiggere nei luoghi di passaggio.
ESERCITAZIONI ANTINCENDIO
In caso di emergenza le persone tendono istintivamente a sfollare attraverso i percorsi che normalmente utilizzano per entrare.
Con le esercitazioni antincendio, obbligatorie per legge, da effettuare almeno una volta l’anno, le persone memorizzano i percorsi d’esodo previsti nel piano di evacuazione.
ASSISTENZA ALLE PERSONE DIVERSAMENTE ABILI IN CASO D’INCENDIO
Il datore di lavoro deve individuare, nelle fasi di pianificazione delle misure di sicurezza antincendio e delle procedure di evacuazione del luogo di lavoro, le necessità particolari dei lavoratori diversamente abili eventualmente presenti in azienda.
Occorre altresì considerare le altre persone diversamente abili che possono avere accesso nel luogo di lavoro, ed occorre anche tenere presente le persone anziane, le donne in stato di gravidanza, le persone con arti fratturati ed i bambini.
Nel predisporre il piano di emergenza, il datore di lavoro deve prevedere un’adeguata assistenza alle persone diversamente abili eventualmente presenti.
Si evidenzia inoltre che, in generale, gli ascensori non devono essere utilizzati per l'esodo, salvo che siano stati appositamente realizzati per tale scopo; in particolare, poi, le persone diversamente abili possono utilizzare un ascensore solo se è predisposto per l'evacuazione o è di tipo antincendio, inoltre tale impiego deve avvenire solo sotto il controllo di personale pienamente a conoscenza delle procedure di evacuazione.
Informazioni più dettagliate sull’assistenza alle persone diversamente abili sono contenute nell’allegato VIII del D.M. 10 marzo 1998 e nella Circolare n.4 dell’1 marzo 2002.
NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN CASO D’INCENDIO
Il comportamento corretto da tenere può essere diverso, in dipendenza delle diverse situazioni in cui ci si può trovare.
Nel seguito si descrivono alcuni comportamenti cautelativi a carattere generale, che potranno essere applicati al meglio con la conoscenza dei luoghi ed a seguito di specifica informazione e/o formazione antincendio:
▪ comportarsi secondo le procedure pre-stabilite (ove esistono);
▪ se si tratta di un principio di incendio, valutare la situazione determinando se esiste la possibilità di estinguere immediatamente l’incendio con i mezzi a portata di mano;
▪ in caso contrario, dare immediatamente l’allarme ai Vigili del Fuoco (tel. 115);
▪ non tentare di iniziare lo spegnimento con i mezzi portatili se non si è sicuri di riuscirvi;
▪ intercettare le alimentazioni di gas, energia elettrica, ecc., per gli impianti attinenti i locali interessati dall’incendio;
▪ limitare la propagazione del fumo e dell’incendio chiudendo le porte di accesso e/o dei compartimenti;
▪ iniziare l’opera di xxxxxxxxxx solo con la garanzia di una via di fuga sicura alle proprie spalle, e con l’assistenza di altre persone;
▪ accertarsi che l’edificio venga evacuato;
▪ se non si riesce a mettere sotto controllo l’incendio in breve tempo, portarsi all’esterno dell’edificio, e dare le adeguate indicazioni alle squadre dei Vigili del Fuoco;
▪ valutare il più probabile percorso di propagazione delle fiamme, in modo da evitare di trovarsi in posizioni pericolose, o di essere circondati dalle fiamme.
▪ non sostare o procedere su terreno cosparso di materiali facilmente incendiabili
(segatura, carta, erba disseccata, sterpaglie, liquidi infiammabili, etc.);
▪ in mancanza di luoghi sicuri, sostare o procedere dove l'incendio è già passato, bruciando il materiale combustibile che vi si trovava;
▪ fare attenzione alle superfici vetrate (porte, finestre, pareti); a causa del calore o di sovrapressione causata dall’incendio, possono facilmente e improvvisamente rompersi, proiettando pericolose schegge di vetro;
▪ non sostare o passare in vicinanza di recipienti chiusi, o bombole, contenenti liquidi o gas, perché il calore prodotto dall'incendio può provocare un'abnorme aumento della pressione interna, con possibilità di scoppio;
▪ non avvicinarsi a recipienti aperti contenenti liquidi infiammabili, perché il calore irraggiato dall'incendio può essere sufficiente a causarne l'autoaccensione, anche in mancanza di innesco;
▪ non transitare su pavimenti, solai, scale, o sotto soffitti, o in vicinanza di pareti, che siano stati sottoposti per lungo tempo all'azione diretta dalle fiamme, perché potrebbero cedere improvvisamente;
▪ non utilizzare ascensori o montacarichi (a causa di guasti o interruzioni di energia elettrica, possono trasformarsi in trappole mortali);
▪ in caso di incendio all'aperto, non collocarsi mai sottovento rispetto al fuoco, per evitare l'azione del calore e dei fumi, nonché quella diretta delle fiamme; fare attenzione a rapidi cambiamenti di direzione del vento; non sottovalutare la velocità di propagazione di una fiamma sospinta dal vento;
▪ all’interno di edifici, nel fuggire da locali ove si è sviluppato un incendio, non lasciare mai le porte aperte, ma richiuderle accuratamente; anche una porta di legno, chiusa, può evitare per un certo tempo i seguenti rischi:
o la propagazione del fumo ai locali contigui e sovrastanti, con grave ostacolo all'esodo di altre persone;
o la propagazione dell'incendio per irraggiamento termico o per braci e xxxxxxx trasportate da moti convettivi;
o la propagazione di masse di gas caldi combustibili, che possono improvvisamente incendiarsi in altre zone, con grave rischio per le persone, e creazione di nuovi focolai d'incendio.
▪ Nel caso in cui le fiamme investano direttamente una persona, e gli abiti prendano fuoco, non correre assolutamente, per non alimentare ulteriormente il fuoco, ma, in dipendenza della situazione esistente, agire in uno dei seguenti modi:
o avvolgersi, o farsi avvolgere da un soccorritore, in una coperta o in tessuti non facilmente combustibili;
o togliersi rapidamente gli abiti in fiamme;
o rotolarsi a terra per spegnere il fuoco per soffocamento;
o utilizzare un estintore portatile d'incendio (solo in assenza di attrezzature più idonee).
NORME GENERALI DI COMPORTAMENTO IN PRESENZA DI FUMO
Se, in caso d'incendio, ci si trova all'interno di un edificio invaso da fumo, e se le vie di esodo sono percorribili, bisogna portarsi all’aperto (o in un luogo sicuro), rapidamente, e seguendo per quanto possibile le seguenti regole:
▪ mantenete la calma.
▪ Evitate di gridare e di correre.
▪ Se lasciate una stanza, o attraversate porte, richiudete le porte dietro di voi; ciò ritarderà, anche se di poco, la propagazione del fumo e dell’incendio.
▪ Raggiungete l’uscita seguendo l’apposita segnaletica di sicurezza.
▪ In caso di assenza o non visibilità dei segnali, cercate di ricordare mentalmente la strada più breve per l'uscita.
▪ Cercate di ricordare mentalmente anche la strada già percorsa, individuando punti di riferimento; può essere utile in caso di smarrimento dell'orientamento, o se occorre ripiegare improvvisamente.
▪ Non usate l'ascensore.
▪ Se attraversate zone con molto fumo, è bene chinarsi e avvicinarsi il più possibile al pavimento; infatti verso terra l'aria è più fresca e respirabile, e la visibilità è maggiore.
▪ Non disponendo di maschere antigas, proteggere bocca e naso con un fazzoletto ripiegato più volte, meglio se bagnato.
▪ In caso di perdita di orientamento, o di improvvisa impercorribilità delle vie dì esodo, cercate la finestra più vicina, ed apritela o rompete il vetro; ciò servirà ad aerare l’ambiente, farà fuoriuscire il fumo, potrà essere utile per segnalare la vostra presenza e posizione all’interno dell’edificio, ed in molti casi può costituire una valida via di fuga (piani bassi, terrazze, etc.); ricordate che alcune volte le finestre potrebbero essere nascoste da tende, drappeggi, o simili.
Se, in caso d'incendio, ci si trova all’interno di un edificio invaso da fumo, e se non sembra possibile portarsi all’aperto perché le vie di esodo non sono percorribili, seguire per quanto possibile le seguenti regole:
▪ mantenete la calma;
▪ non utilizzate ascensori;
▪ non rifugiatevi in locali privi di finestre, o in tratti ciechi di corridoi;
▪ rifugiatevi in un locale o camera con finestra, e richiudete bene la porta;
▪ utilizzate panni umidi per rendere il più possibile stagna la porta ed eventuali altre aperture verso locali interni; bagnate la porta;
▪ aprite la finestra per aerare l'ambiente;
▪ manifestate la vostra presenza alla finestra o mediante eventuali altri mezzi di comunicazione disponibili, in attesa dei soccorsi.
Se un gruppo di persone si trova all'interno di un edificio invaso dal fumo, la cosa più importante da fare è evitare l’insorgere dei panico; a tal fine una persona che intende assumere la guida del gruppo per favorirne l’evacuazione o il ricovero in un luogo sicuro, deve seguire le seguenti indicazioni:
▪ mantenere la calma (la conoscenza approfondita delle procedure aiuta molto in questo senso, così come l’addestramento periodico che aiuta a prendere confidenza con le operazioni da intraprendere);
▪ evitare di gridare e di correre, e principalmente di trasmettere il panico ad altre persone;
▪ stroncare sul nascere ogni isterismo.
▪ non sottovalutare la situazione, ma dimostrare comunque di essere fiduciosi per la soluzione prospettata;
▪ valutare mentalmente e rapidamente le azioni da intraprendere in dipendenza della situazione ambientale, e della percorribilità o meno delle vie di esodo;
▪ se esiste un piano di emergenza, e se ne conoscono i contenuti, attuare le azioni previste per la situazione in atto;
▪ spiegare alle altre persone cosa occorre fare, a voce alta e pacata, mostrandosi decisi e consapevoli;
▪ Prestare assistenza a chi si trova in difficoltà, se avete la garanzia di riuscire nell’intento;
▪ Allontanarsi immediatamente, secondo procedure già stabilite dettagliatamente in precedenza nel piano di emergenza (ad esempio in un’azienda può essere necessario mettere in sicurezza gli impianti di processo; oppure in una scuola può essere necessario che il docente prenda con sé il registro della classe per poter effettuare le verifiche sull’avvenuta ev acuazione di tutti gli alunni; etc.);
▪ Non rientrare nell’edificio fino a quando non vengono ripristinate le normali condizioni di sicurezza.
NORME GENERALI DI PRIMO INTERVENTO IN PRESENZA DI INCENDIO
Dare l'allarme e allontanare tutte le persone, iniziando da quelle presenti nei luoghi più immediatamente minacciati; l'evacuazione dovrà essere guidata, con calma e decisione, per evitare il panico.
Se esiste un piano di emergenza, attuare le azioni previste per la situazione in atto. Richiedere subito, e con indicazioni precise, l'intervento dei Vigili del Fuoco (tel. 115). All'arrivo dei Vigili del Fuoco, tenersi a loro disposizione e collaborare con essi; fornire,
con la massima esattezza possibile, ogni utile indicazione sulla ubicazione e natura
dell'incendio, sulla destinazione dei locali e delle sostanze coinvolte in esso, sull'esistenza e natura di altre possibili fonti di rischio limitrofe (serbatoi di infiammabili, tubazioni gas, sostanze tossiche o radioattive, etc), nonché sulla consistenza ed ubicazione delle risorse idriche.
Valutare le possibilità di intervento dei mezzi antincendio disponibili in relazione all'incendio in atto ed alle caratteristiche dell'ambiente.
Scegliere la sostanza estinguente più idonea.
In caso di principio di incendio, intervenire prontamente, con i mezzi a disposizione. Agire con lucidità, evitare azioni incontrollate, non lasciarsi prendere dal panico.
Operare a distanza di sicurezza, compatibilmente con la lunghezza del getto che l'estintore o la lancia idrica sono in grado di erogare.
Condurre l'azione di spegnimento in modo rapido e deciso, per evitare che la velocità di propagazione del fuoco sia superiore a quella dei mezzi di estinzione.
Impiegando acqua, si ricordi che per avere risultati positivi questa deve essere sempre disponibile in abbondanza.
Azionare gli impianti antincendio fissi, utili nella situazione in atto (impianti di spegnimento, evacuatori di fumo, etc.).
Accertarsi dell'intervento degli impianti automatici (se esistenti).
Far evacuare le persone dalle zone in cui sono in funzione impianti di spegnimento fissi.
Fermare gli impianti o gli apparecchi di ventilazione e condizionamento; in tal modo si elimina un notevole apporto d'aria atta ad alimentare l'incendio, e si impedisce la propagazione di gas e vapori infiammabili e tossici provocati dalla combustione, e del fumo, in locali ancora non raggiunti dalle fiamme.
Mettere fuori tensione il macchinario e le apparecchiature installate nella zona interessata dall'incendio e nelle sue rimediate vicinanze.
In caso di intervento su parti in tensione, o in prossimità di esse, non adoperare acqua o sostanze conduttrici finché non sia stata tolta la tensione.
Nel caso che l'incendio assuma subito vaste proporzioni, limitarsi a circoscriverlo o a ritardare la sua propagazione, allontanando il materiale combustibile che potrebbe essere raggiunto dalle fiamme, in attesa dell'arrivo dei Vigili del Fuoco.
Durante lo spegnimento, avanzare dove è stato appena estinto il fuoco solo se è assolutamente esclusa la possibilità di riaccensione.
Al termine dell'incendio accertarsi che non permangano focolai nascosti o braci capaci di riaccendere il fuoco, e non allentare la sorveglianza finché non vi sia certezza dell'impossibilità di ripresa dell'incendio.
Non transitare sopra, o in prossimità, di strutture sottoposte all'azione diretta del fuoco, perché potrebbero cedere improvvisamente.
Al termine dell'incendio, prima di rendere nuovamente agibili locali o strutture, controllare:
- che le strutture portanti non siano lesionate, e che non vi sia pericolo di caduta o distacco di elementi instabili;
- che nei locali non vi siano gas o vapori tossici provocati dalla combustione o dagli estinguenti (eventualmente ventilare abbondantemente).
Nel caso di incendio all'aperto, valutare sempre il più probabile percorso delle fiamme, e scegliere di conseguenza i punti di attacco; ciò eviterà di trovarsi in posizioni pericolose, o circondati dalle fiamme.
In presenza di vento, le operazioni di spegnimento e l'erogazione del l'estinguente devono essere effettuate ponendosi sopravvento rispetto al fuoco.
È pericoloso porsi sottovento rispetto al fuoco, per i possibili effetti dannosi del calore, dei fumi e delle fiamme; anche a notevole distanza, non sottovalutare la velocità di propagazione della fiamma sospinta dal vento.
Porre attenzione, ed essere pronti a difendersi, da improvvisi cambiamenti di direzione del vento, e dall'azione di correnti d'aria (dovute a sbocchi di gallerie e cunicoli, passaggi stretti fra costruzioni, etc.), che possono formarsi anche in assenza di vento.
Non procedere su terreno cosparso di materiali facilmente incendiabili (erba disseccata, sterpaglie, segature, carta, liquidi infiammabili), o, se necessario, procedere con molta cautela.
Se in un locale chiuso di modesta dimensione si è sviluppato un incendio, e probabile che vi sia carenza d'ossigeno; l'apertura della porta provocherà un afflusso di aria, che alimenterà la combustione con conseguente improvviso aumento della violenza dell'incendio; perciò, prima di aprire la porta, assicurarsi di disporre di sufficienti mezzi di estinzione, per evitare di aumentare il pericolo.
In un locale chiuso, a seguito di incendio, potrebbe esservi presenza di gas infiammabili o polveri (esplosive), o zone con incendio in fase “covante”, con emanazione di fumo e gas combustibili; è pertanto sempre buona norma evitare l’uso di fiamme libere, l’accensione di lampade o l’avviamento di motori elettrici, allo scopo di evitare inneschi per eventuali miscele infiammabili che si possono formare per l'afflusso di aria esterna.
Se è necessario entrare in locali chiusi invasi da fumo (ad es. per operazioni di salvataggio a persone), adottare le seguenti cautele:
- proteggere le vie respiratorie con maschera antigas con filtro idoneo, o meglio con autorespiratore ad aria;
- permanere nei locali solo per il tempo minimo indispensabile;
- non entrare mai in locali chiusi senza aver messo al corrente altre persone di tali intenzioni;
- prevedere per quanto possibile il percorso da compiere, e garantirsi sempre una via d'uscita;
- è molto utile assicurarsi con una corda, trattenuta da un secondo operatore rimasto in zona sicura, in modo da consentire il recupero in caso d'infortunio; tale accorgimento è indispensabile se non si dispone di idonea protezione per le vie respiratorie, e ci si avventura in cunicoli o locali sconosciuti o senza aerazione;
In caso sia necessario accedere ad un locale interrato invaso dal fumo, è particolarmente difficoltoso il superamento della scala di accesso, invasa dal fumo; in tal caso è preferibile discendere la scala a ritroso, rannicchiato verso il basso per sfruttare gli strati bassi di aria fresca; in tal modo è anche più facile risalire in caso di difficoltà; raggiunto il piano interrato, ricordarsi di stare ripiegati verso terra per avere migliori condizioni di respirazione e visibilità.
Usare, per quanto possibile, indumenti e mezzi individuali di protezione, soprattutto durante interventi di una certa entità; in mancanza di mezzi "pompieristici" (tute termoriflettenti, autorespiratori, ecc.), anche normali indumenti "da lavoro" possono risultare molto utili; ad esempio:
ELMETTO: protegge il capo da caduta o proiezioni di materiali, ed i capelli dal pericolo di incendio per braci o scintille.
OCCHIALI O MASCHERA: soprattutto se colorati, proteggono gli occhi da abbagliamenti, vampate improvvise di calore, proiezioni di particelle infiammate, e irritazione da polveri in sospensione.
MASCHERINA ANTIPOLVERE: non trattiene i fumi ed i gas tossici liberati durante l'incendio, ma è in grado di fermare almeno le particelle solide, ritardando quei fenomeni irritativi, causa di tossi convulse, che possono ostacolare se non impedire la prosecuzione dell'intervento.
GUANTI: proteggono le mani da scottature, xxxxx e abrasioni.
GREMBIULE E GAMBALI: da saldatore: riparano il corpo, le gambe, e in parte i piedi, da vampate di calore e da proiezioni di scintille, braci o materiali roventi.
Incendio di liquidi in recipienti aperti
Qualora si verificasse un incendio di liquido infiammabile contenuto in un recipiente, si dovrà:
- Evitare nel modo più assoluto il rovesciamento del recipiente; ciò provocherebbe lo spandimento del liquido in fiamme, che coinvolgerebbe nell'incendio tutti i materiali combustibili incontrati.
- Intervenire con rapidità con estintori idonei, operando in modo che il getto non causi proiezioni di liquido infiammato al di fuori dei recipiente; per ottenere ciò occorre dirigere il getto contro la parete interna del recipiente, in modo che la sostanza estinguente agisca di rimbalzo sul combustibile, con forza attenuata.
- Sono idonei estintori: a polvere, a schiuma, a C02, ad idrocarburi alogenati.
- Per lo spegnimento di incendi di liquidi infiammabili contenuti in piccoli recipienti, può anche essere utilmente utilizzata la "coperta antincendio”, che spegne per soffocamento; la coperta deve essere utilizzata, in modo corretto, da due operatori, chiudendo ermeticamente l'apertura del recipiente.
Incendio di liquidi sparsi
Se a causa di perdite da recipienti, incrinature di serbatoi, rovesciamento di contenitori, etc., si verifica uno spandimento di liquido infiammabile con conseguente incendio, è necessario compiere le azioni di seguito elencate, nell'ordine indicato o, se possibile, contemporaneamente ad opera di più persone:
- Arginare la zona interessata per impedire il dilagare delle fiamme, utilizzando sabbia o altre sostanze incombustibili; l'arginamento è particolarmente importante su superfici non permeabili, perché in tal caso non si verifica assorbimento di liquido che potrebbe limitare l'estensione della zona; la sabbia, inoltre, assorbendo i liquidi infiammabili, limita l'emissione di vapori, e ciò rallenta la combustione.
- Intervenire con estintori idonei, con azione rapida a ventaglio, coprendo l'intera superficie incendiata con sostanza estinguente; adoperare schiuma, polvere, C02, Naf o F-500.
- Eliminare al più presto possibile la causa dello spandimento.
- A spegnimento avvenuto, asportare i residui incombusti di liquido per evitare che possano riaccendersi per un innesco casuale.
Fughe di gas incendiato
La presenza di un dardo di fuoco da una bombola contenente gas infiammabile è un evento che provoca spesso spavento e preoccupazione, perché si ritiene che possa esserci imminente pericolo di esplosione; viceversa, è opportuna evidenziare che l’esplosione per il temuto “ritorno di fiamma” all'interno della bombola è impossibile, sia perché la pressione interna è maggiore di quella esterna, sia perché, in ogni caso, all’interno della bombola non sarebbe possibile la combustione perché non esiste miscela infiammabile (per assenza o carenza di aria).
Pertanto, nel caso in cui si verifichi un evento del genere, agire secondo le seguenti indicazioni:
- Per le fughe di gas incendiato da bombole, la soluzione migliore è quella di bloccare l'erogazione del gas azionando la valvola di chiusura.
- Se non è possibile chiudere subito la valvola, intervenire con estintori (a polvere, CO2 o Idrocarburi alogenati), erogando in modo che il getto estinguente segua la stessa direzione della fiamma; si può anche intervenire utilmente con una coperta
antincendio, o simile; è però assolutamente necessario, subito dopo lo spegnimento, agire sulla valvola per interrompere la fuga di gas.
- Ricordare sempre, infatti, che spegnere una fiamma di gas senza interrompere la perdita del gas stesso, è molto pericoloso (particolarmente per gas più pesanti dell’aria, come il GPL), perché si può formare una miscela esplosiva, che può esplodere successivamente anche a notevole distanza dal luogo della fuga, a causa di un innesco casuale.
- Pertanto, se si ritiene di non poter sicuramente intercettare una fuga di gas, è preferibile lasciar bruciare, controllando il fuoco, se possibile, con getti di acqua nebulizzata.
- Se non si può spegnere la fuga di gas secondo le indicazioni precedenti, è comunque opportuno allontanare il materiale combustibile dalla direzione del dardo di fuoco (per evitare incendi indotti), raffreddare la bombola con acqua (se possibile), e chiamare i vigili del fuoco (sempre).
Fughe di gas non incendiato
Se si sospetta, o si accerti, che vi sia una fuga di gas infiammabile (non incendiato) da una valvola o dalle tubazioni di una bombola, o da un impianto, agire secondo le seguenti indicazioni:
- Non azionare interruttori elettrici, campanelli, accendini, non accendere la luce, e non provocare in alcun modo possibili inneschi di incendio.
- Ricercare la fuga utilizzando esclusivamente acqua saponata, e non utilizzare mai fiamme per ricercare la fuga, al fine di non provocare inneschi accidentali che potrebbero causare l'esplosione di eventuali miscele esplosive.
- Ventilare energicamente l'ambiente, aprendo porte e finestre; se il gas è più pesante dell'aria (es.: G PL), aiutarsi con una scopa o simili.
- Individuare il più vicino rubinetto di intercettazione del gas, per interrompere l’afflusso.
SEGNALETICA DI SICUREZZA
Estratto dal Decreto Legislativo 81/08 Titolo X (XXXXXXXXXXX XX XXXXXX X XXXXXXXXX XXX XXXXXX)
Articolo 163 (Obblighi del datore di lavoro) comma 1
Quando, anche a seguito della valutazione effettuata in conformità all'articolo 28, risultano rischi che non possono essere evitati o sufficientemente limitati con misure, metodi, ovvero sistemi di organizzazione del lavoro, o con mezzi tecnici di protezione collettiva, il datore di lavoro fa ricorso alla segnaletica di sicurezza, conformemente alle prescrizioni di cui agli allegati da ALLEGATO XXIV a ALLEGATO XXXII.
Definizioni
Segnaletica di sicurezza e di salute sul luogo di lavoro: una segnaletica che, riferita ad un oggetto, ad una attività o ad una situazione determinata, fornisce una indicazione o una prescrizione concernente la sicurezza o la salute sul luogo di lavoro, o che utilizza, a seconda dei casi, un cartello, un colore, un segnale luminoso o acustico, una comunicazione verbale o un segnale gestuale;
segnale di divieto: un segnale che vieta un comportamento che potrebbe far correre o causare un pericolo;
segnale di avvertimento: un segnale che avverte di un rischio o pericolo;
segnale di prescrizione: un segnale che prescrive un determinato comportamento;
segnale di salvataggio o di soccorso: un segnale che fornisce indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o di salvataggio;
Scopo della segnaletica
Con specifico riferimento al sopraccitato art. 163, il datore di lavoro, a seguito della valutazione dei rischi, definisce la segnaletica necessaria al fine di:
avvertire di un rischio o di un pericolo le persone esposte, vietare comportamenti che potrebbero causare pericolo;
prescrivere determinati comportamenti necessari ai fini della sicurezza; fornire indicazioni relative alle uscite di sicurezza o ai mezzi di soccorso o
di salvataggio;
fornire altre indicazioni in materia di prevenzione e sicurezza.
Informazione e formazione (Art. 164. )
1. Il datore di lavoro provvede affinché:
a. il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e i lavoratori siano informati di tutte le misure da adottare riguardo alla segnaletica di sicurezza impiegata all'interno dell'impresa ovvero dell'unita' produttiva;
b. b) i lavoratori ricevano una formazione adeguata, in particolare sotto forma di istruzioni precise, che deve avere per oggetto specialmente il significato della segnaletica di sicurezza, soprattutto quando questa implica l'uso di gesti o di parole, nonché i comportamenti generali e specifici da seguire.
Segnaletica di Sicurezza: alcuni esempi
Segnali di Divieto | |||
Vietato fumare | Vietato fumare o usare fiamme libere | Vietato ai pedoni | Divieto di spegnere con acqua |
Segnali di Avvertimento | ||||
Materiale infiammabile | Materiale esplosivo | Sostanze velenose | Tensione elettrica pericolosa | Pericolo generico |
Segnali di Salvataggio | ||||
Direzione uscita d’emergenza | Freccia di direzione | Pronto soccorso | Scala d’emergenza | Uscita d’emergenza |
Segnaletica Antincendio | |||
Estintore | Estintore carrellato | Idrante | Naspo |
MASCHERE ANTIGAS
La protezione degli organi della respirazione in ambienti contaminati da gas o vapori nocivi può essere assicurata mediante l’uso di maschere antigas.
L’impiego delle maschere ha però molte limitazioni per cui è fondamentale sapere quando non usarle (insufficienza di ossigeno).
Quando non è possibile usare questi dispositivi si deve ricorrere all’uso di autorespiratori.
Modalità d’impiego
Per maggiore facilità la maschera dovrà essere indossata senza che il filtro sia già avvitato al facciale.
Per indossare la maschera e verificare la tenuta si dovrà: appoggiare la mentoniera al mento;
indossare il facciale in modo che aderisca perfettamente al viso;
tendere i tiranti superiori, facendoli passare sopra al capo, e sistemarli sulla nuca;
agire immediatamente su tutti i cinghiaggi;
chiudere ermeticamente col palmo della mano la sede di avvitamento per il filtro; aspirare profondamente: non si dovrà avvertire nessuna infiltrazione d’aria; togliere i tappi ed applicare il filtro al bocchettone, avvitando a fondo.
Filtri antigas
l filtri antigas servono a trattenere, per azione fisica o chimica, i gas nocivi o vapori nocivi dell'aria inalata. Essi possono agire per:
a) assorbimento;
b) reazione chimica:
c) catalisi.
L’azione assorbente dei filtri antigas: è normalmente compiuta da materiali che hanno la capacità di trattenere le sostanze nocive, assorbendole. L'assorbente più comunemente usato è il carbone attivo, che presenta una porosità elevatissima, ottenuto mediante la carbonizzazione di sostanze vegetali e la loro successiva attivazione.
La reazione chimica: nei casi in cui il carbone attivo si dimostra insufficiente, si ricorre all'impiego di composti chimici in grado di reagire in condizioni dinamiche con il tossico da filtrare, neutralizzandolo o trasformandolo in prodotti di reazione gassosi non tossici o almeno tollerabili dall'organismo umano. Si tratta di veri e propri prodotti chimici in forma granulare (alcali, ossidi metallici, ecc.) o di composti chimici supportati da materiali vari come carboni attivi, pomice e gel di silice x xxxxxxx attivi impregnati.
L’azione catalitica: un particolare sistema di filtrazione è quello attuato a mezzo di catalizzatori. Esso viene riservato normalmente ai filtri destinati alla protezione da ossido di carbonio.
I filtri individuali antigas possono essere raggruppati nei seguenti tre tipi:
- monovalenti, quando proteggono da un solo gas nocivo;
- polivalenti, quando proteggono da più gas nocivi;
- universali, quando proteggono da qualsiasi gas nocivo.
Esistono anche filtri con avvisatore olfattivo che produce un odore caratteristico poco prima dell'esaurimento del filtro stesso (x.xx. filtro AUER CO 64 e DRAEGER CO 112 per la protezione da ossido di carbonio)
I diversi tipi di filtri, a seconda dei tossici alla cui protezione sono destinati, sono suddivisi in serie contraddistinte da una lettera (A, B, ecc.) e da una determinata colorazione dell'involucro, per consentirne la immediata identificazione.
Qualora, oltre alla protezione da gas o vapori, occorra assicurare simultaneamente quella da polveri ed aerosol in genere, il filtro viene contrassegnato da due lettere, quella relativa al gas o vapore (A,B, ecc..) e una f minuscola (Af,. Bf, ecc.), e la colorazione dell'involucro è attraversata da una fascia o anello bianco.
Bisogna tenere presente, però, che non esistendo una unificazione in materia, le predette lettere e colorazioni non sono sempre le stesse per tutte le ditte fornitrici; è quindi opportuno, al fine di evitare pericolosi errori, individuare il filtro anche dalla scritta figurante sull'involucro ed indicante l'agente o la classe di agenti per cui il filtro stesso è efficace.
I maggiori produttori italiani, comunque, hanno da anni adottato volontariamente le lettere e le colorazioni proposte dalla Norma DIN 3181.
Durata dei filtri
La durata dell'efficienza protettiva di un filtro non è illimitata ma cessa dopo un certo tempo d'uso, al quale non è sempre facile dare un valore preciso in quanto dipende da numerosi fattori, tra cui assumono notevole importanza la concentrazione del tossico nell'aria, la capacità del filtro ed il regime respiratorio dell'utente nonché, in xxx xxxxxxxxxxx, xx condizioni ambientali (umidità, pressione, temperatura ecc.).
Risulta pertanto difficile stabilire esattamente a priori la durata di un filtro.
Giova, peraltro, far presente che l'inizio dell'esaurimento del filtro è avvertibile generalmente attraverso l'olfatto o altri sensi, oltre che per una certa difficoltà di respirazione dovuta alla graduale saturazione della massa filtrante; infatti parte dei gas o vapori tossici possiede un odore particolare o produce effetti caratteristici (lacrimazione, tosse, ecc..) percepibili prima ancora che la concentrazione del tossico possa diventare pericolosa per l'organismo.
Conservazione dei filtri
I filtri vanno conservati in luogo fresco ed asciutto, chiusi come pervenuti dal fornitore. In tal modo essi mantengono inalterate le caratteristiche di efficienza per il periodo di tempo indicato dal fabbricante.
I filtri possono subire una notevole o totale diminuzione della loro efficienza se sono stati impiegati anche una sola volta o se comunque sono stati dissigillati e aperti.
AUTORESPIRATORI
Gli autorespiratori sono apparecchi di respirazione costituiti da una unità funzionale autonoma, portata dall’operatore che può quindi muoversi con completa libertà.
Essi rappresentano il mezzo protettivo più sicuro in quanto, agli effetti della respirazione, isolano completamente l’operatore dell’ambiente esterno.
Autorespiratori a ciclo aperto a riserva d'aria
Negli autorespiratori a ciclo aperto l'aria espirata viene dispersa all’esterno attraverso la valvola di scarico della maschera.
Il loro schema di funzionamento è il seguente:
l’aria proveniente dalla riserva passa attraverso un dispositivo di riduzione di pressione (1° stadio), che ne riduce la pressione da 150 200 atm- ad una pressione di 6 8 atm;
con tale pressione l'aria raggiunge il dispositivo riduttore del 2° stadio che permette una seconda riduzione ad una pressione respirabile (poco più di 1 atm);
quando l'operatore inspira, si crea di fatto una pressione negativa (depressione) nella maschera che favorisce l'ingresso dell'aria attivando la valvola di immissione.
In fase di espirazione la valvola di immissione si chiude e si aprono quelle di esalazione.
Si precisa che esistono autorespiratori funzionanti a domanda e pertanto l'afflusso d'aria sarà proporzionale alla richiesta; quelli che funzionano in sovrapressione l'aria affluirà in quantità maggiore, creando nel vano maschera una sovrapressione di circa 2,5 mbar che provvede ad una ulteriore protezione da eventuali infiltrazioni di tossico dalla maschera, possibili per una non perfetta aderenza al viso della stessa.
(Gli attuali autorespiratori hanno la possibilità di funzionare a domanda o in sovrapressione, con manovra manuale o automatica).
In entrambi i casi la massima portata di aria è di 300 400 lt/min.
Autonomia
L'autonomia è proporzionale al volume della riserva d'aria, e quindi alle dimensioni della bombola.
Tenendo conto che per un lavoro medio un operatore addestrato consuma circa 30 litri d'aria al minuto, conoscendo il volume delle bombole è possibile valutare l'autonomia dell’apparecchio.
É utile sapere che quando la pressione all’interno della bombola scende sotto le 50 atm. circa, un sistema d'allarme acustico (fischio) avverte che la bombola è prossima all'esaurimento dell'aria e quindi l'operatore dovrà abbandonare l’intervento.
Se la bombola sarà di dimensioni ridotte, dovendo dare all'operatore un tempo minimo di circa 5 minuti per abbandonare l'intervento, il sistema d'allarme sarà tarato in modo da intervenire prima.
BIBLIOGRAFIA
“INCENDIO E PREVENZIONE INCENDI” a cura di:
I.A.C. Xxxxxxx XXXXXXXX – Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Terni
I.A.C. Xxxx XXXXXXXX – Ispettorato Regionale Vigile del Fuoco Marche
I.A.D. Xxxx XXXXX – Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Siena
C.T.A. Xxxxxxxx XX XXXX – Comando provinciale Vigili del Fuoco di Chieti
C.T.A. Xxxxxxxxxx XXXXXXXXX – Comando Provinciale Vigili del Fuoco di Chieti
MODULISTICA
DATI DELL’AZIENDA
Egregio Signor/Signora:
Oggetto: incarico ad attuare le misure di prevenzione incendi e lotta antincendio
Il sottoscritto Sig./Sig.ra ………………………………………….
nella sua qualità di legale rappresentante della Ditta
…………………………………………… ha ritenuto di designarLa quale:
Incaricato ad attuare le misure di prevenzione incendi e lotta antincendio
La presente designazione viene effettuata in adempimento alla prescrizione di cui agli artt. 18, comma 1, lett. b) e 43, comma 1, lett. b. del D.Lgs. 81/08.
Data, ………………………….
Distinti saluti
…………………….
Data e Firma per accettazione
…………………………………………..
xxx.xxxxxxxxxx.xx xxxx@xxxxxxxxxx.xx
POLISTUDIO S.p.A.
SOCIETA’ DI INGEGNERIA
xxx Xxxxxxxx xx 0000 00000 XXXXXXXXX (XX)
Tel. x00 0000 000000 r.a. Fax x00 0000 000000
Cap. Soc. € 120.000 int. vers.
Iscrizione Registro Imprese di Rovigo C.F. e P.IVA 01049520297
Rev. 07 del 04/10/2011
_________________________________________Polistudio_______________________________________
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