SENATO DELLA REPUBBLICA CAMERA DEI DEPUTATI
SENATO DELLA REPUBBLICA CAMERA DEI DEPUTATI
XIII LEGISLATURA
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI CONTROLLO
SULL’ATTIVITA` DEGLI ENTI GESTORI DI FORME OBBLIGATORIE DI PREVIDENZA E ASSISTENZA SOCIALE
PROCEDURA INFORMATIVA
SULLE PROSPETTIVE DI RIFORMA DELLA LEGISLAZIONE SUGLI ENTI DI PREVIDENZA PRIVATIZZATI
66º Resoconto stenografico SEDUTA DI MERCOLEDI` 21 GIUGNO 2000
Presidenza del Presidente senatore DE XXXX Xxxxxxx
TIPOGRAFIA DEL SENATO (800)
I N D I C E
Sulle prospettive di riforma della legislazione sugli enti di previdenza privatizzati: audizione del Presidente del Consiglio nazionale degli agrotecnici, del Presidente del Collegio nazionale dei periti agrari, del Segre- tario generale della Cisl-Federazione italiana salariati braccianti agricoli, del Segretario nazionale dell’U- nione italiana lavoratori agroalimentari, del Coordinatore del Centro studi agroalimentari della Ugl, del Responsabile dell’Area previdenza della Confagricoltura, del Responsabile del Servizio sindacale della Con- federazione delle cooperative italiane, del Responsabile del Servizio sindacale della Coldiretti e del Presi- dente dell’Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura (Enpaia)
XX XXXX Xxxxxxx, (DSU) Presidente P. a.g. 4, 8,
9 e passim
ORLANDI (Consiglio nazionale agrotecnici . . . Pag. 6 BOTTARO (Collegio nazionale periti agrari) . . 8 CIANFONI (Fisba-Cisl) 10
PAPICCIO (Uila) 11
FILIPPONI (Centro studi agroalimentari Ugl) . 12
XXXXXX (Area previdenza Confagricoltura) 13
PELOS (Servizio sindacale Confederazione coo- perative italiane) 14
MAGRINI (Servizio sindacale Coldiretti) 16
FRANCONE (Enpaia) 16
Intervengono il Presidente del Consiglio nazionale degli agrotecnici, dottor Xxxxxxx Xxxxxxx, accompagnato dal signor Xxxxxx Xxxx, il Presi- dente del Collegio nazionale dei periti agrari, dottor Xxxxxx Xxxxxxx, il Segretario generale della CISL-Federazione italiana salariati braccianti agricoli, dottor Xxxxxxx Xxxxxxxx, il Segretario nazionale dell'Unione ita- liana lavoratori agroalimentari, dottor Xxxxxxxx Xxxxxxxx, il Coordinatore del Centro studi agroalimentari della UGL, dottor Xxxx Xxxxxxxxx, il Re- sponsabile dell'Area previdenza della Confagricoltura, dottor Xxxxxxx Xx- xxxx, accompagnato dalla dottoressa Xxxxxxx Xxxxxx, Responsabile del- l'Ufficio previdenza della Confagricoltura, il Responsabile del Servizio sindacale della Confederazione delle cooperative italiane, dottor Xxxxxx- cio Pelos, accompagnato dalla dottoressa Xxxxxx Xxxxxxxxx, il Responsa- bile del Servizio sindacale della Coldiretti, dottor Xxxxxx Xxxxxxx, il Presidente dell'Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli im- piegati in agricoltura (ENPAIA), avvocato Xxxx Xxxxxxxx, accompagnato dal dottor Xxxxxxxx Xxxxxxxxx, direttore generale.
I lavori hanno inizio alle ore 14,13.
PRESIDENTE. Avverto che il Presidente dell'Inps ha trasmesso le informazioni sollecitate dalla Commissione con riferimento all'esposto del Presidente dell'Associazione della stampa romana, che ha chiesto l'an- nullamento delle elezioni dei rappresentanti del Comitato amministratore della gestione speciale Inps, previste per la fine del corrente mese di giu- gno.
Il documento e` a disposizione della Commissione.
SULLA PUBLICITA` DEI LAVORI
PRESIDENTE. Informo la Commissione che della seduta verra` re- datto e pubblicato, oltre al resoconto sommario, anche il resoconto steno- grafico.
Inoltre, ritengo opportuno disporre l'attivazione dell'impianto audio- visivo, in modo da consentire la speciale forma di pubblicita` della seduta.
Poiche´ non si fanno osservazioni, tale forma di pubblicita` e dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
PROCEDURA INFORMATIVA
Sulle prospettive di riforma della legislazione sugli enti di previdenza privatizzati: au- dizione del Presidente del Consiglio nazionale degli agrotecnici, del Presidente del Collegio nazionale dei periti agrari, del Segretario generale della CGIL-Federazione
lavoratori agroindustria, del Segretario nazionale della CISL-Federazione italiana sa- lariati braccianti agricoli, del Segretario nazionale dell’Unione italiana lavoratori agroalimentari, del Segretario nazionale della UGL-Agricoli, del Direttore dell’Area sindacale della Confagricoltura, del Responsabile del Servizio sindacale della Confe- derazione delle Cooperative italiane, del Responsabile del Servizio sindacale della Col- diretti e del Presidente dell’Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli im- piegati in agricoltura (ENPAIA)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente del Consiglio nazionale degli agrotecnici, dottor Xxxxxxx Xxxxxxx, del Pre- sidente del Collegio nazionale dei periti agrari, dottor Xxxxxx Xxxxxxx, del Segretario generale della CISL-Federazione italiana salariati braccianti agricoli, dottor Xxxxxxx Xxxxxxxx, del Segretario nazionale dell'Unione italiana lavoratori agroalimentari, dottor Xxxxxxxx Xxxxxxxx, del Coordina- tore del Centro studi agroalimentari della UGL, dottor Xxxx Xxxxxxxxx, del Responsabile dell'Area previdenza della Confagricoltura, dottor Xxxxxxx Xxxxxx, del Responsabile del Servizio sindacale della Confederazione delle cooperative italiane, dottor Xxxxxxxxx Xxxxx, del Responsabile del Servizio sindacale della Coldiretti, dottor Xxxxxx Xxxxxxx, e del Presi- dente dell'Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura (ENPAIA), avvocato Xxxx Xxxxxxxx. Non puo`, invece, inter- venire il Segretario generale della CGIL-Federazione lavoratori agroindu- stria, professor Xxxxxxxxxx Xxxxx che ha tempestivamente comunicato l'impossibilita` di essere presente all'odierna audizione.
Porgo ai nostri ospiti il mio benvenuto.
L'oggetto delle audizioni che stiamo svolgendo e` la verifica della le- gislazione che governa gli enti previdenziali privatizzati per valutare se la legislazione attuale e` adeguata o se occorre apportare qualche modifica. Ovviamente non e` in gioco ne´ la natura privata degli enti ne´ la loro auto- nomia ne´, tanto meno, i loro patrimoni. Si discute piuttosto dell'eventuale necessita` di un intervento legislativo piu` idoneo per consentire agli enti di continuare nella loro attivita` in maniera feconda.
I problemi non mancano, anche se la legislazione sulla privatizza- zione e` piuttosto recente. Piu` volte alcune Casse professionali – come, ad esempio, quella degli avvocati e dei commercialisti – hanno rilevato che occorre trovare un modo per eliminare o ridimensionare il rischio di una «invasione di campo» ad opera di leggi provvedimento o leggine che, riguardando piccoli settori delle varie professioni interessate, potreb- bero turbare, da un lato, il sistema legislativo e, dall'altro, invadere l'area dell'autonomia.
Un altro problema riguarda gli enti storici privatizzati in base al de- creto legislativo n. 509 del 1994 e quelli costituiti dopo il 1996, che hanno un regime e uno statuto del tutto differenti. Queste diverse generazioni di enti devono continuare ad avere un regime separato oppure sarebbe me- glio prevedere un unico statuto per gli enti privatizzati?
Poi esistono dei problemi di merito, a cominciare dal metodo contri- butivo di calcolo della pensione, che per gli enti «storici» – quelli del 1994, per intenderci – e` soltanto facoltativo mentre per quelli costituiti
dopo il 1996 e` obbligatorio. Occorre domandarsi se questa differenzia- zione di calcolo sia giusta. I casi sono due: se si ritiene che il metodo di calcolo contributivo sia da preferire, allora non si capisce perche´ non debba diventare una regola comune per gli enti privatizzati; se si ritiene il contrario, allora, per ipotesi, si potrebbe anche eliminare l'obbligo per i nuovi enti.
Un problema ulteriore, sul quale sono intervenute parecchie Xxxxx, come quella degli avvocati, riguarda il sistema del finanziamento a ripar- tizione. Ci sono enti in cui i lavoratori attivi pagano le pensioni che nello stesso momento vengono erogate. C'e` chi sostiene che questo sistema, mentre e` coerente per gli enti pubblici che hanno una continuita` nel tempo, non sia corretto per le associazioni e le fondazioni private.
Ci sono poi questioni riguardanti la garanzia nel tempo del paga- mento delle prestazioni, rispetto alla quale sono gia` previsti due istituti: la riserva e i bilanci tecnici. Come sapete, la riserva e` commisurata a cin- que annualita` di pensione, pero` si pone il problema se le annualita` deb- bano essere commisurate al 1994, come e` attualmente, o se debbano es- sere adeguate all'andamento delle pensioni.
Certo, per rispondere alla funzione di garanzia, le riserve dovrebbero avere un adeguamento. In alcune relazioni precedenti abbiamo gia` scritto che, di fronte all'obiezione che tale adeguamento potrebbe essere estrema- mente pesante per gli enti, e` agevole rispondere che quasi tutti gli enti pri- vatizzati hanno gia` delle riserve commisurate almeno a cinque annualita` delle pensioni in atto. Pertanto questo rischio finanziario e` inesistente.
Poi esiste l'istituto del bilancio tecnico che viene previsto ogni tre anni con un periodo di riferimento di 15 anni. C'e` da domandarsi se sia magari opportuno imporre un obbligo annuale con un periodo di riferi- mento piu` ampio. Sapete che, per la previdenza pubblica, si compiono proiezioni fino all'anno 2050. Non so fino a che punto sia possibile com- piere un'operazione del genere per la previdenza privata, comunque sa- rebbe auspicabile allargare il periodo previsionale per dotare gli enti di uno strumento piu` adeguato per correre ai ripari quando i conti non andas- sero bene.
Un altro problema emerso nel dibattito, che ha appassionato un po' tutti, riguarda il trattamento fiscale degli enti previdenziali privatizzati. Naturalmente l'argomento e` tutto da studiare, ma certo non e` condivisibile l'idea di sottoporre degli enti che svolgono un'attivita` pubblica, anche se hanno natura e autonomia privata, allo stesso trattamento di qualsiasi altra persona giuridica.
Per studiare questi temi, e gli altri che possono essere da voi indicati (non esiste alcun limite, anzi a quel che direte oggi potrete aggiungere de- gli scritti, se lo riterrete opportuno), abbiamo convocato, oltre ai rappre- sentanti degli enti previdenziali privatizzati, le rappresentanze degli iscritti, anche se non necessariamente collegate alla previdenza. Abbiamo ritenuto che gli Ordini e le Associazioni sindacali fossero una fonte pre- ziosa per acquisire idee in vista della risoluzione dei problemi della pre- videnza che ho indicato o di altre questioni.
Non e` in discussione la rappresentativita` di alcuno. Si tratta soltanto dell'esigenza di consentire, a chi vive l'esperienza della professione, di esprimere la propria opinione su argomenti di grande interesse.
L'ordine degli interventi – lo dico perche´ qualcuno si e` lamentato – e` il seguente: prima intervengono i rappresentanti delle associazioni profes- sionali e poi concluderemo con l'intervento del Presidente dell'ente priva- tizzato. La ragione e` evidente: si vuole dare al Presidente dell'Enpaia la possibilita` di sintetizzare le indicazioni degli altri rappresentanti di catego- ria. So che parlate tra di voi e che vi consultate, so che gli enti in generale funzionano bene, pero` di qui a poco potrebbero esservi difficolta` in as- senza di interventi correttivi. Oggi non discutiamo della gestione degli enti ma delle regole che devono governarli. Xxxxxxxxxxx qui non ho avuto l'intenzione di contestare difficolta` o distinguere tra enti piu` o meno ricchi, con patrimoni piu` o meno ingenti. Se tutto va bene, meglio per voi, ma questi problemi esulano dalla riflessione di oggi. Lo dico per evitare che si ritenga che la convocazione sia stata fatta per contestare la vostra gestione.
ORLANDI. Signor Presidente, la categoria degli agrotecnici gode di un sistema previdenziale autonomo costituito in forza del decreto legisla- tivo n. 103 del 1996, ed il breve periodo trascorso dall'avvio della ge- stione previdenziale, che e` entrata realmente in funzione, per ritardi della burocrazia ministeriale, solo nel 1999, ci consente solo un primo esame sommario, non confortato da dati derivanti da un periodo temporale suffi- ciente.
Questo premesso, e` pero` certamente possibile affermare che l'attuale sistema normativo, successivo alla riforma previdenziale, consente scelte efficaci e moderne; inoltre, rispetto alla opzione tra il sistema retributivo e quello contributivo, a noi pare che la scelta vada a quest'ultimo, ancor- che´ non sia imposto dalle circostanze.
Gli agrotecnici sono una categoria estremamente «giovane», con un'eta` media inferiore ai quarant'anni; dunque, per i prossimi venticinque anni, il relativo fondo di previdenza non dovra` prestare alcuna assistenza
pensionistica significativa, potendo cos`ı accumulare risorse rilevanti, tali
da superare ampiamente la riserva quinquennale oggi prevista.
Come detto in premessa, il sistema normativo ci pare sostanzialmente valido; ad esempio e` in base alla sua ampia articolazione normativa che gli agrotecnici hanno potuto «includersi» in un ente previdenziale gia` esi- stente in luogo di costituirne uno nuovo. La scelta e` caduta sull'Enpaia, l'Ente nazionale di previdenza ed assistenza degli impiegati agricoli, nella
consapevolezza di poter cos`ı diminuire i costi di avvio della gestione, a
vantaggio del rendimento del fondo previdenziale, pur dovendo cos`ı sacri- ficare parte della nostra autonomia.
Per cio` che attiene al problema dei bilanci tecnici basati su previsioni future a quindici anni, crediamo sia necessario distinguere la situazione dei liberi professionisti da quella dei lavoratori dipendenti. Questi ultimi sono soggetti a variabili piu` prevedibili, per le quali esistono dinamiche
consolidate e dati statistici di riferimento. Diversamente, per i professioni- sti, specie per le categorie di non rilevante entita` numerica, come quella degli agrotecnici, esistono variabili maggiori, dipendenti anche dall'im- pianto normativo generale della professione e dalle competenze professio- nali attribuite. Ad esempio, e` evidente che la riforma del sistema ordini- stico, della quale il Governo attualmente discute, puo` portare sconvolgimenti all'interno delle diverse categorie professionali quanto ai modi ed alle forme di esercizio dell'attivita`, mutamenti che finirebbero presto per incidere sui rispettivi enti di previdenza.
Un elemento che ci preme evidenziare riguarda il decreto legislativo
n. 103 del 1996 che consentiva alle categorie libero-professionali, prive di Cassa di previdenza, di seguire quattro distinti percorsi: costituire un'au- tonoma Cassa di previdenza, costituire un nuovo ente previdenziale pluri- categoriale, confluire in una Cassa previdenziale gia` esistente, purche´ pri- vata ed affine, oppure confluire nella gestione Inps, cosiddetta del 10 per cento.
Come e` noto, gli agrotecnici hanno scelto la confluenza in una Cassa gia` esistente, ma preme sottolineare come, una volta compiuta, questa scelta non sia piu` modificabile, mentre le dinamiche sociali ed economi- che possono portare mutamenti anche profondi e modificare sostanzial- mente le condizioni in base alle quali la scelta iniziale venne compiuta.
Per questo riterremmo opportuno che si pervenisse ad una modifica del decreto legislativo n. 103 del 1996, nel senso di consentire il rinno- varsi della scelta dei percorsi ivi indicati, qualora mutino sostanzialmente le condizioni che avevano determinato la scelta iniziale, cio` anche in re- lazione alle dinamiche di sviluppo, che a volte sono impetuose, tipiche delle categorie libero-professionali.
Un altro problema che andrebbe chiarito, anche in via interpretativa, e` l'attuale obbligo, imposto dal Ministero del lavoro, di rivalutare i rendi- menti delle pensioni secondo parametri preordinati, indicati dall'Inps: cir- costanza che non possiamo condividere.
L'Inps, infatti, usufruisce di un importante intervento finanziario dello Stato a copertura del proprio bilancio; nessun intervento finanziario e` invece possibile a favore dei fondi previdenziali privati, come quello de- gli agrotecnici, nel caso la gestione previdenziale si trovi in condizioni di disequilibrio finanziario, sicche´ la disposizione richiamata appare irragio- nevole.
Nel precisare che comunque la gestione previdenziale degli agrotec- nici non solo ha garantito il rendimento Inps, e lo ha fatto anche retroat- tivamente, sarebbe piu` logico consentire che le Casse private applichino alle proprie gestioni i rendimenti reali che ottengono in luogo di doversi inventare artifici per restituire, in qualche modo, agli assistiti la differenza positiva fra il maggior rendimento ottenuto e quello preordinato oppure di adottare analoghi artifici, ma in negativo, nel caso il rendimento sia infe- riore, anche se questo, almeno per quanto ci riguarda, non si e` mai veri- ficato.
PRESIDENTE. Vorrei segnalare un altro problema. Poiche´ le vostre professioni non nascono con l'ente privatizzato ma le avete esercitate an- che prima, si pone un problema di copertura previdenziale per il periodo pregresso perche´ queste professioni in genere hanno nell'ente privatizzato il primo pilastro previdenziale, come l'Inps per i lavoratori dipendenti. Al- lora, avete previsto nello statuto la possibilita` di riscatto? Vorrei sapere se vi siete posti questo problema perche´ mi pare che sia importante anche se siete tutti giovani. Infatti si puo` avere iniziato a lavorare a vent'anni e quindi potrebbero esservi vent'anni scoperti dal punto di vista previden-
ziale. E` un problema molto importante ove non ci sia la possibilita` di
un recupero attraverso il riscatto.
BOTTARO. Signor Presidente, grazie per averci invitato. L'evento, inusuale, ci ha fatto molto piacere.
Lei prima ha giustamente detto che le nostre categorie hanno molti contatti, pertanto l'avvocato Francone, Presidente dell'Enpaia, formulera` un intervento di tipo tecnico nel quale mi riconoscero` in pieno, proprio per la sua specifica competenza sui dati attuariali.
La nostra associazione e` nata con il decreto legislativo n. 103 del 1996 e siamo confluiti nell'Enpaia non solo perche´ ci avrebbe consentito dei risparmi ma anche per la solidita` che l'ente ha sempre dimostrato. In- fatti, moltissimi degli iscritti della nostra categoria erano gia` assicurati presso l'Enpaia. Dunque non abbiamo fatto altro che continuare una voca- zione gia` presente nei nostri iscritti.
Rispetto alle tematiche dalle proposte, che saranno trattate esaustiva- mente dal presidente Xxxxxxxx, vorrei fare una piccola divagazione che ri- guarda problemi reali della categoria. La nostra associazione ha 70 anni di storia e da due anni ha una Cassa di previdenza. In questo periodo i nostri iscritti hanno dovuto cercare altre soluzioni previdenziali e, dunque, per loro si pone il problema della ricongiunzione dei versamenti effettuati al- l'Inps, rispetto ai quali incontriamo alcune difficolta` di restituzione.
Esistono due tipi di ricongiunzione dei versamenti effettuati. Per quelli effettuati dopo 1995, molti professionisti sono ricorsi al versamento del 10 per cento, e con la costituzione della nuova Cassa presso l'Enpaia
avrebbero diritto alla restituzione. L'attivita` e` cos`ı lenta da creare delle
problematiche non indifferenti. Poi esistono i versamenti effettuati prima del 1995. Qualche perito agrario, trovando analogie tra le attivita` che svol- geva e quelle che assicurava l'Inps ha aperto delle posizioni in questo ente. Oggi, con l'apertura di una nuova posizione presso l'Enpaia questi lavoratori si trovano nella condizione di non aver ancora maturato l'anzia- nita` per avere una pensione Inps e di perdere tutti i versamenti effettuati, al punto tale che qualcuno non si vuole iscrivere all'Enpaia per rimanere iscritto all'Inps, tanto nessuno se ne accorge.
Occorre intervenire in una materia riguardante lavoratori che hanno effettuato congrui versamenti e che giustamente non accettano di perderli perche´ non possono ricorrere alla ricongiunzione. Si tratta di un problema
che, in qualche maniera, deve essere affrontato e che riguarda numerosi soggetti sul territorio nazionale.
Xxxxxxx affrontato il problema del riscatto perche´ molti dei profes- sionisti che non si sono iscritti all'Inps improvvisamente si sono trovati di fronte alla possibilita` di riscattare gli anni prestati durante il periodo di iscrizione all'Albo. Abbiamo proposto al comitato gestore, con il quale abbiamo dei buoni rapporti, una forma di riscatto che adesso e` al vaglio di un gruppo di lavoro. Si potrebbe consentire di riscattare tutto il periodo di iscrizione all'Albo professionale se si dimostra di aver effettuato la li- bera professione attraverso prove certe, con documentazioni, o attraverso un'autocertificazione circa i periodi per i quali si siano perse tali docu- mentazioni. Infatti, c'e` gente che puo` avere iniziato l'attivita` alla fine de- gli anni '60 ed e` ovvio che la documentazione puo` essere andata persa. Si tratta di un problema importante che dovrebbe essere regolato.
Un altro problema che noi riteniamo giusto affrontare e` quello della pensione integrativa, anche se questo puo` essere un argomento al di fuori dei temi principali, che saranno sicuramente affrontati dal Presidente del- l'Enpaia. Anche per i liberi professionisti si dovrebbe affrontare il tema della pensione integrativa trovando la maniera, nell'ambito della Cassa, di poter utilizzare tale opportunita`.
Ultimo argomento. Noi rileviamo la necessita`, riallacciandomi a quanto diceva prima il dottor Xxxxxxx, che il minimo rendimento dell'Inps sia sempre garantito, ma laddove si ottengano risultati migliori, dal punto di vista remunerativo, sarebbe giusto oltrepassare il rendimento minimo. Comprendiamo che tale rendimento e` stato proposto per una forma di ga- ranzia e tutti gli sforzi dovrebbero essere rivolti in tal senso, pero`, nel mo- mento in cui la gestione dovesse ottenere rendimenti maggiori, sarebbe giusto che fossero distribuiti sui conti individuali dei professionisti.
PRESIDENTE. Noi ci siamo occupati dell'esigenza di ricondurre ad unita` le posizioni contributive costituite presso enti previdenziali diversi e lo abbiamo indicato anche in una relazione. Presso la Camera dei deputati e` stato presentato anche un disegno di legge in tal senso. Ho chiesto al Presidente del Consiglio dei ministri di inserire eventualmente l'argo- mento all'interno del Documento di programmazione economico-finanzia- ria per risolverlo nel piu` breve tempo possibile.
Tuttavia, le dico con tutta sincerita` che, quando abbiamo compiuto la nostra indagine, sono state mosse grandi obiezioni proprio da parte delle Casse privatizzate, le quali peraltro, pur avendo avuto la possibilita` di rea- lizzare una totalizzazione autonomamente, non l'hanno mai fatto. A que- sto proposito, dunque, esistono precise responsabilita` da parte delle Casse presso le quali vi iscrivete.
Comunque, per chi voglia leggerla, sul nostro sito Internet e` consul- tabile la relazione, dove indichiamo le nostre proposte in tema di totaliz- zazione. Come dicevo, mi sono premurato di far proseguire celermente il discorso, chiedendo al Presidente del Consiglio dei ministri di inserire questo tema all'interno del DPEF.
CIANFONI. Signor Presidente, sui problemi specifici e sulle prospet- tive dell'Enpaia, di cui sono Vicepresidente, interverra` poi il presidente Francone.
Quanto all'oggetto di questa audizione, intendo formulare due consi- derazioni. Il trattamento fiscale degli enti previdenziali, al quale lei ha ac- cennato, certamente rappresenta un problema e mi e` parso lungimirante, da parte sua, rilevare come questi debbano beneficiare di un trattamento fiscale specifico in ragione della funzione pubblicistica che svolgono; ne´ possono essere equiparati ad altri enti o societa` con scopo di lucro. Questo nuovo regime andra` individuato da parte del Parlamento.
Spesso ci siamo trovati a discutere, anche all'interno dell'Enpaia (ma credo che il problema sia comune a tutti gli enti) di un trattamento fiscale proprio e specifico, per esempio nel caso della gestione del patrimonio im- mobiliare. Abbiamo il grosso problema degli immobili, che costituiscono una parte importante del patrimonio dell'ente, attraverso i quali si garanti- sce la redditivita` delle pensioni. Spesso il carico fiscale e` eccessivo, quasi fossimo privati cittadini che trattano immobili.
In un periodo in cui gli investimenti finanziari danno cos`ı poco, salvo che uno voglia correre rischi che noi non possiamo correre, sarebbe di grande aiuto avere una normativa fiscale che consentisse di incrementare e rinnovare il patrimonio immobiliare, una delle colonne portanti del pa- trimonio che garantisce le pensioni.
Rispetto all'idea di uniformare lo statuto delle due generazioni degli enti, la mia organizzazione ha sempre espresso dubbi su progetti di omo- logazione e unificazione. Questo paese e` stato ricco di idee proprio nella pluralita` delle esperienze che certamente hanno bisogno di un quadro di garanzie, ma la pluralita` e` importante. Privatizzare per poi unificare, uni- formare tutto in un unico statuto in termini generali non ci sembra oppor- tuno. Lo statuto dovrebbe essere lo strumento con cui gli associati rinven- gono il modo migliore di garantire i propri iscritti, i lavoratori che hanno fiducia in questo ente e che per legge sono obbligatoriamente iscritti.
Un'altra preoccupazione e` la ricorrente e mai del tutto risolta interfe- renza tra la legislazione sopravvenuta con il decreto legislativo n.124 e se- guenti sulla nuova previdenza complementare e la legge n. 1165, che ri- conosce al nostro ente una autonomia e impone una obbligatorieta` alle imprese. Abbiamo dovuto registrare, in questi anni, dubbi e perplessita` e qualche eccessiva interferenza rispetto all'autonomia del nostro ente, che avrebbe tutti gli strumenti per proporsi per la gestione del secondo ca- nale della previdenza, sia pure con le necessarie forme di controllo.
Noi vorremmo realizzare le prospettive del nostro ente entro il nuovo canale della previdenza complementare e qualche volta abbiamo avuto la sensazione che la legislazione sopravvenuta fosse eccessivamente interfe- rente ed eccessivamente limitante. Da un lato, si dice che gli enti esistono e continuano ad esistere, tanto che sono stati privatizzati e godono di una loro autonomia, mentre, dall'altro, la nuova normativa e le prospettive del- l'obbligatorieta` sulla previdenza complementare sembrano mettere a re-
pentaglio, in xxx xxxxxxxxx, xx xxxxxx xxxxxxxxx xxx xxxxxx xxxx x xx xxx xx- xxxxxx regolazione del settore.
PRESIDENTE Credo di non essere stato abbastanza chiaro. La parola statuto lei l'ha intesa in senso letterale, mentre io, quando ho parlato di statuto unico per la vecchia e la nuova gestione, intendevo riferirmi allo statuto di fonte legale e non a quelli che gli enti autonomamente si danno. Io intendevo chiedere se vi fosse qualche opportunita` in quel senso, cioe` se fosse opportuno tenere separate le norme di legge che disciplinano gli
enti, sia per gli uni che per gli altri. E` chiaro che sugli statuti e i regola-
menti tutto resterebbe affidato all'autonomia e niente puo` essere toccato da questo intervento. E` un equivoco che ho determinato io usando l'e- spressione tecnica, ma intendevo riferirmi al regime legale.
Per quanto riguarda la previdenza complementare, lei sa che c'e` stata una limitazione sia per gli enti privatizzati che per quelli pubblici. Le ra- gioni sono molte, ma non interferiscono con le funzioni degli enti priva- tizzati. Continuo a ripetere, per esemplificare, il caso di un impiegato agri- colo, il quale sta all'Enpaia come un metalmeccanico sta all'Inps. Questo e` il senso del mio ragionamento, tutte le altre cose si possono estendere, ma quello di cui ci occupiamo e` la previdenza, l'attivita` pubblica di pre- videnza anche perche´ le attivita` complementari sono controllate da un'al- tra commissione, amministrativa e non parlamentare.
PAPICCIO. Io credo che la situazione ci lasci tranquilli per l'imme- diato in quanto alle riserve matematiche e alle previsioni dei bilanci tec- nici delle diverse gestioni. Ho, invece, qualche preoccupazione per il fu- turo. Una prima preoccupazione e` riferita ad uno dei problemi di cui si parlava prima, cioe` l'evoluzione della legislazione, in particolare per quanto riguarda il trattamento di fine rapporto.
Lei sa che l'Enpaia gestisce il trattamento di fine rapporto degli im- piegati agricoli. Se la legislazione sul trattamento di fine rapporto dovesse andare in certe direzioni, questo sottrarrebbe all'ente la risorsa principale nonche´ il suo compito principale di istituto e ne determinerebbe certa- mente la morte. Come organizzazione dei lavoratori agricoli siamo netta- mente contrari a tale prospettiva. Riteniamo che con l'Ente si sia compiuto un piccolo capolavoro. Le aziende hanno pagato e pagano una contribu- zione inferiore a quella generale, le prestazioni date ai lavoratori sono su- periori a quelle date in linea generale. A nostro avviso, questo piccolo ca- polavoro dovrebbe continuare ad esistere e l'evoluzione della legislazione dovrebbe tenere conto di questi dati di fatto.
La seconda preoccupazione e` riferita all'andamento dell'occupazione nel settore. Certamente le prospettive non possono contare su un amplia- mento dell'occupazione tra gli impiegati e i tecnici agricoli. Pero`, se la situazione attuale e` di stazionarieta`, probabilmente nel medio e lungo pe- riodo saremo costretti a fare i conti con una diminuzione della platea degli assicurati. Da qui nasce l'esigenza, rilevata da tutte le organizzazioni dei lavoratori agricoli dipendenti, di lavorare per un ampliamento delle fun-
zioni dell'Ente. Questo ampliamento dovrebbe gradualmente puntare a fare dell'Enpaia una struttura di servizio del sistema agricolo. Xxxxxx qual- che esempio di come vorremmo che la situazione evolvesse. Attraverso l'ultimo contratto di lavoro nazionale dei lavoratori agricoli, abbiamo dato vita ad un fondo nazionale di accantonamento del trattamento di fine rapporto per gli operai a tempo determinato che in agricoltura lavo- rano non solo a termine, ma presso piu` datori di lavoro nel corso di un anno. Abbiamo istituito questo fondo nel contratto, dobbiamo ancora co- struirlo nella realta`, al fine di poter dare anche ai lavoratori a tempo de- terminato l'opportunita` di costruire una previdenza complementare che al- trimenti non potrebbero avere.
Anziche´ mettere in piedi strutture nuove, che tra l'altro costano, l'En- paia potrebbe essere lo strumento per gestire, nella realta`, un istituto di questo genere: provvedere alla riscossione della contribuzione e quindi allo storno della medesima a seconda della scelta che il lavoratore volesse compiere, verso la previdenza complementare o usandola direttamente.
Riteniamo che, se si riesce a lavorare in questa direzione, cioe` verso un ampliamento delle funzioni dell'Enpaia, allora anche le preoccupazioni di medio e lungo periodo, a causa di un calo degli addetti, possano essere fugate.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda il trattamento di fine rapporto mi ricollego a quanto detto in precedenza. Se questo fosse impiegato da un fondo pensioni gestito da voi stessi la questione non esisterebbe. Un pro- blema analogo ce l'ha un ente di previdenza pubblica, quale l'Inpdad, che eroga il trattamento di fine rapporto ai dipendenti pubblici e, insieme, an- che le pensioni.
Comunque, per evitare commistioni o assunzioni di responsabilita`, noi non seguiamo il tema del trattamento di fine rapporto, che riguarda la previdenza complementare. Mi piace che ognuno si assuma le respon- sabilita` che gli competono.
FILIPPONI. Ho ascoltato con interesse gli interventi fin qui svolti. Condivido gran parte delle problematiche esposte: dal rendimento che, a nostro avviso, non deve essere imposto, alla possibilita` di riscatto per chi, ad esempio, abbia gia` versato contributi all'Inps, all'analisi di medio e lungo termine del settore.
Come ha detto giustamente l'oratore che mi ha preceduto, il settore dell'agricoltura non avra` un aumento di occupati. Basti pensare che piu` del 50 per cento del bilancio dell'Unione europea viene finalizzato ad as- sistere l'agricoltura, aspetto fortemente criticato proprio in sede di Unione europea.
Anzitutto, la UGL-agroalimentare si sta organizzando per trattare queste tematiche in modo piu` specifico e approfondito con la costituzione di un centro studi, del quale sono direttore, che ha una rappresentanza di- retta a Bruxelles.
Vorrei inoltre sottolineare due aspetti che ci stanno a cuore. Anzitutto occorre una maggiore flessibilita` nella gestione degli enti che rappresen- tiamo. E` stato detto che questo puo` avvenire attraverso aiuti legislativi
che facilitino la gestione. Poi esiste il problema del trattamento fiscale de- gli enti privatizzati, in relazione alla gestione degli immobili, alle altre ge- stioni, alla partecipazione a fondi o finanziamenti speciali, ai quali si puo` oggi sempre piu` partecipare grazie alla normativa comunitaria.
Il secondo aspetto e` rappresentato da un adeguamento della norma- tiva nazionale avendo come riferimento la normativa in vigore negli altri paesi europei. Questo dovrebbe stimolare ad osservare come la previdenza viene gestita negli altri paesi che hanno piu` esperienza rispetto all'Italia.
nita`.
XXXXXX. Signor Presidente, grazie per averci offerto questa opportu-
Xxxx'io non voglio sottrarre argomenti al Presidente dell'Enpaia, av-
vocato Xxxx Xxxxxxxx, che meglio di me e in maniera piu` compiuta potra` entrare nei singoli argomenti e dettagli delle questioni.
Xxxxxxxx` di evidenziare il punto di vista delle imprese, dato che l'ente citato gestisce una forma di previdenza obbligatoria nei confronti dei lavoratori dipendenti.
Le imprese e la Confagricoltura tengono molto all'Enpaia, per una serie di ragioni. A prescindere dalla primogenitura di Confagricoltura ri- spetto all'Enpaia, che nasce proprio da accordi sindacali stipulati dall'or- ganizzazione, questo ente previdenziale e` l'unico rimasto in vita nel set- tore agricolo dopo la soppressione dello Scau. Siccome le imprese continuano a ritenere che l'agricoltura meriti un'attenzione particolare per le sue peculiarita`, riteniamo necessario che le caratteristiche dell'atti- vita` lavorativa agricola si ripercuotano anche sull'esistenza di appositi enti come l'Enpaia.
Sotto questo profilo, concordo appieno con quanto anticipato dal dot- tor Papiccio sui rischi, per l'avvenire, del trattamento di fine rapporto, an- che perche´ i datori di lavoro attualmente – per quel miracolo al quale ap- punto il collega Xxxxxxxx alludeva – pagano un'aliquota inferiore rispetto a quello che si dovrebbe accantonare se non ci fosse l'obbligo di versare queste somme all'Enpaia. Cio` nonostante, ai lavoratori vengono comunque corrisposti trattamenti in linea o addirittura superiori rispetto a quelli di altri settori, addirittura con il principio dell'automaticita` della prestazione, un elemento aggiuntivo a tutela del lavoratore.
Tutti questi eventi (la peculiarita` del lavoro in agricoltura, i risparmi consistenti dei datori di lavoro, la particolare attenzione che un ente come l'Enpaia, nato nel settore agricolo, puo` avere nei confronti di imprese che operano in questo speciale settore) non possono non far sorgere in noi qualche preoccupazione per l'avvenire, perche´ il trattamento di fine rap- porto, che non rientra, in particolare, nell'argomento dell'audizione, rap- presenta sicuramente un tema molto caldo che preoccupa non poco le im- prese, anche perche´ si rischia di creare un costo aggiuntivo.
Visto che questo e` l'unico ente previdenziale che continua ad operare in agricoltura, nei limiti del possibile occorre cercare di ampliare le sue competenze anche in materia di previdenza integrativa, sulla base di ac- cordi gia` raggiunti a livello contrattuale.
Per quanto riguarda l'esperienza della privatizzazione, ad oggi, il giu- dizio da parte delle imprese non puo` che essere positivo; i dati di bilancio sono sicuramente confortanti. Occorre aggiungere che le imprese hanno avuto la possibilita` di migliorare certi rapporti con l'ente che, forse, se fosse rimasto pubblico, non avrebbero potuto avere. Ad esempio, e` stata
prevista la posticipazione del pagamento dei contributi, che prima andava effettuato in un'unica soluzione anticipata. E` stata prevista una facilita- zione nella comunicazione dei dati all'ente. Questi eventi, che sono legati
all'Enpaia, vengono valutati positivamente da parte nostra.
Naturalmente, come rappresentanti delle imprese, siamo preoccupati che le cose continuino ad andare bene sotto il profilo finanziario. Tutte le iniziative che possono aiutare a garantire una tranquillita` finanziaria si- curamente possono essere valutate in maniera positiva. Occorre migliorare la redditivita` dell'Ente attraverso un trattamento fiscale diverso e piu` fa- vorevole rispetto a quello previsto per la generalita` dei privati. Cio` e` ne- cessario per evitare il rischio, non potendo incrementare la redditivita` per colmare il gap rispetto all'aliquota corrisposta, che siano i datori di lavoro ad accollarsi la necessita` di pareggiare il conto nei confronti degli iscritti.
PELOS. Signor Presidente, mi consenta di fare una brevissima digres- sione su una questione che ritengo assai rilevante. Credo di utilizzare tutte le sedi istituzionali per denunciare una situazione molto preoccupante che tende a penalizzare un'importante forza economica e sociale del paese quale quella della cooperazione. Abbiamo sviluppato, negli ultimi tre anni, un movimento cooperativo organizzato fatto di cooperative vere, non quelle che si presentano come discutibili di fronte al paese. Abbiamo creato occupazione e ci sono i dati che lo dimostrano. Invece, di fronte all'opinione pubblica, vengono fatti ragionamenti e tentativi di diversifi- care una proposta economica e politica quale quella delle cooperative. Le cooperative vengono attaccate e riportate nell'alveo della omologa- zione. Se in una azienda artigiana muoiono due persone al giorno per in- fortuni sul lavoro, non viene criminalizzato nessuno; invece, se in una cooperativa succede qualcosa, si punta subito il dito su questa realta`, su- bito vengono indicate le cooperative rosse, quando mi sembra che, negli ultimi vent'anni, anche i petrolieri e gli industriali saccariferi hanno fatto qualcosa.
Io credo che oggi l'impresa cooperativa come tipologia di impresa debba essere esportata, perche´ non e` possibile che tutte le volte che si parla della cooperazione se ne parli come di qualcosa di marginale, quasi come un lazzaretto dell'economia, buono solo per certi meandri o come di un luogo marginale dell'attivita` economica e dei servizi.
Tutto questo vale anche nell'ambito del nostro ente. La cooperazione rappresenta piu` del 50 per cento delle aziende che aderiscono all'Enpaia e
allora e` bene pensare alla cooperazione come ad un interlocutore valido. Parlo in termini generali: io, in particolare, sono della Confcooperative che, in questo settore, e` largamente maggioritaria, pero` mi riferisco in ge- nerale al movimento cooperativo organizzato.
Per quanto riguarda la rappresentativita`, il nostro e` uno strano paese, nel senso che si sta aspettando da parecchio tempo una legge e contempo- raneamente il Ministero pensa che la rappresentanza della cooperazione nell'Ente possa essere ricondotta a criteri diversi che non sono quelli del-
l'effettiva rappresentanza delle imprese, ma quelli generali nei quali la cooperazione dovrebbe essere marginalizzata. E` brutto ricorrere sempre al TAR per questi problemi, anche xxxxxx´ ormai il TAR del Lazio e` ridi-
colizzato. Pero` bisogna difendersi, soprattutto quando ci sono delle propo- ste politiche. E` vero che esiste un problema per il nostro Ente, pero` e` an- che vero che esistono problemi che le imprese e le organizzazioni dei lavoratori devono affrontare. E` vero che esiste una legislazione sulla pre- videnza integrativa e una commissione di vigilanza, pero` e` anche vero che c'e` un ente che funziona e che la normativa sul trattamento di fine rap-
porto e` tema ancora aperto: puo` essere indirizzata in modo che l'ente svolga funzioni non direttamente di gestione, nella prospettiva della previ- denza integrativa, con un raccordo conseguente nella disciplina del tratta- mento di fine rapporto. La stessa legge sui fondi prevede che ci siano ti- tolarita` diverse: una cosa e` il conto amministrativo, una cosa e` la banca depositaria, e una cosa e` quella che si occupa della gestione. Si puo` pen- sare ad una riforma volta ad assegnare un compito parziale nell'ambito della previdenza integrativa, altrimenti si entra in collisione, per cos`ı dire, con il trattamento di fine rapporto perche´, se deve andare interamente ai fondi, si determinerebbe una contraddizione. Io credo che tutti siamo d'accordo sulla necessita` di trovare una soluzione. Noi siamo per il me- todo contributivo e l'unificazione la vediamo in termini positivi per quanto riguarda i criteri e le regole da seguire. Rimane il problema del trattamento fiscale e, nell'ambito della previdenza integrativa, credo che dobbiamo trovare il modo di privilegiare i fondi chiusi, costruiti anche sulla base delle normative contrattuali. Non siamo favorevoli ai fondi aperti non perche´ vogliamo gestire a tutti i costi questa parte. Non e` cos`ı, perche´ le regole fissate dalla commissione di vigilanza e dalla legge impongono la previsionalita` e certe caratteristiche di onorabilita` e profes- sionalita` che portano ad una maggiore diversificazione dell'offerta. Non e` detto che chi ha sempre fatto un mestiere sia quello che lo fa meglio, mentre non si apprezza il fatto che la previdenza complementare puo` por- tare sul mercato milioni e milioni di risparmiatori, soggetti non acritici, ma protagonisti attraverso la loro organizzazione anche di questa partita importante che si riconduce al problema della stessa democrazia del mo- dello economico del nostro paese.
MAGRINI. Signor Presidente, intervenendo per ultimo, prima del Pre- sidente dell'Enpaia, molte cose non le ripetero`; faro` solo un breve rias- sunto degli aspetti principali.
Credo che l'Ente, in questo momento, goda di buona salute, e cos`ı sara` anche per il futuro. Ritengo che qualsiasi modifica possa essere ipo- tizzata, anche con riferimento ad un ente privatizzato e debba avere co- munque, come obiettivo, il miglioramento delle prestazioni a favore dei lavoratori, mantenendo nel contempo piu` basso possibile il livello contri- butivo o di esborso da parte delle imprese.
Da questo punto di vista, se puo` essere utile, ben venga un bilancio tecnico che, invece di 15, possa riguardare piu` anni, in modo da prevenire eventuali «gobbe» (come si dice nella previdenza pubblica). E` chiaro che
laddove si dovessero ipotizzare «gobbe» negative, bisognerebbe comunque cercare di intervenire in modo tale da non aumentare i pesi sulle imprese, ma trovando soluzioni in qualche modo soddisfacenti per tutti.
Facendo riferimento ad un precedente intervento svolto dal dottor Pa- piccio sulle prospettive occupazionali del settore agricolo, credo che, se guardiamo passivamente alla situazione attuale, al trend e alle difficolta` del settore, non miglioreremo certo la situazione; a mio avviso, invece, dovremmo avere il coraggio di trovare le strumentazioni per favorire l'oc- cupazione agricola. Questo e` uno dei tanti momenti per spingere su questo progetto.
Infatti, dall'incentivazione dell'occupazione in campo agricolo, da quella operaia a quella impiegatizia, credo possa derivare un beneficio so- prattutto per i lavoratori, ma anche per le imprese e per la stessa Enpaia. Non sfuggo ai timori precedentemente espressi sulla previdenza comple- mentare, laddove l'emanazione di norme legislative non venga adeguata- mente coordinata con un'istituzione come l'Enpaia, un'importante fonda- zione che il settore agricolo intende mantenere.
L'altra questione che crea timori in tutti quanti e` la riforma del trat- tamento di fine rapporto. Il Presidente ha giustamente ricordato che non e` questa la sede per discuterne, comunque vogliamo che rimanga agli atti che occorre prestare la massima attenzione a questo passaggio che, proprio in questi giorni, vedra` le organizzazioni professionali confrontarsi con il Governo nella impostazione del DPEF.
Un trattamento fiscale piu` favorevole degli enti previdenziali priva- tizzati chiaramente viene ben visto in una prospettiva di contenimento dei costi e quindi di maggiori benefici.
FRANCONE. Anzitutto ringrazio per questa convocazione che mi of- fre la possibilita` di parlare del nostro ente. L'Enpaia ha la peculiarita` di rappresentare un fondo di previdenza per i lavoratori dipendenti e contem- poraneamente per i lavoratori autonomi. Infatti, quando, con il decreto le- gislativo n. 103 del 1996, e` stata imposta l'obbligatorieta` dei fondi di pre- videnza, i lavoratori autonomi, che in quella data non erano stati messi nelle condizioni di avere un fondo cui riferirsi, hanno scelto il nostro ente perche´ – come hanno riferito i due Presidenti degli Ordini professio- nali intervenuti – l'hanno considerato affidabile per garantire la sicurezza e quelle sinergie per risolvere meglio le loro problematiche.
Nella sua esposizione introduttiva, il Presidente ha fatto un elenco di problematiche che ha sottoposto anche agli altri Presidenti delle Casse di previdenza. Noi riaffermiamo, insieme con gli altri, la nostra autonomia di gestione, pur considerando che siamo un ente di previdenza, una fonda- zione privata, che pero` riveste la funzione pubblica dell'erogazione di una previdenza non di primo ma di secondo «pilastro». In effetti, i nostri iscritti gia` hanno una forma di previdenza attraverso l'Inps, mentre la no- stra e` aggiuntiva. Intelligentemente, chi ci ha preceduto nel 1962 ha costi- tuito un fondo di previdenza, nell'Enpaia, proprio accantonando il tratta- mento di fine rapporto, creando un fondo di previdenza e, in piu`, aggiungendo l'assicurazione sugli infortuni non solo professionali ma an- che extra-professionali. Credo che siamo l'unico ente di previdenza obbli- gatoria che fornisce questo tipo di assistenza e di assicurazione.
PRESIDENTE. Ma per i liberi professionisti siete «primo pilastro».
FRANCONE. E` cos`ı. Per gli agronomi e gli agrotecnici siamo «primo pilastro» mentre per gli impiegati agricoli e i dirigenti siamo un «secondo pilastro» particolare perche´, in effetti, noi rispondiamo anche delle presta- zioni nel caso in cui non siamo in grado di avere dalle aziende il versa- mento dei contributi.
Attualmente, nell'erogazione delle prestazioni, noi utilizziamo il me- todo contributivo, mentre il metodo retributivo viene utilizzato solo per il fondo di previdenza, perche´ viene consentito al lavoratore di scegliere il sistema piu` favorevole nella liquidazione, che puo` essere erogata in unica soluzione o attraverso una pensione.
Per quanto riguarda la garanzia, abbiamo una riserva legale che si ag- gira intorno a 15 volte le prestazioni annue che dobbiamo erogare. Quindi siamo abbastanza tranquilli.
Formuliamo i bilanci tecnici ogni tre anni, pero` consideriamo gia` un arco di tempo di 40 anni per la proiezione. L'ultimo bilancio tecnico pre- vede che, attorno al 2040, il fondo di previdenza dovrebbe raggiungere 15 volte il fabbisogno, anziche´ le 5 annualita` previste.
Chiediamo con molta forza una verifica del trattamento fiscale. Lei, signor Presidente, ha gia` accennato che tale trattamento e` ingiusto per enti come il nostro che, svolgendo una funzione pubblica, hanno la necessita` di massimizzare la redditivita` del patrimonio. Invece, oggi non possiamo uti- lizzare alcun elemento che, nella gestione del patrimonio immobiliare del- l'ente, ci consenta di abbattere i costi. Non possiamo compensare l'IVA, che per noi diventa un costo puro e semplice. Come hanno detto giusta- mente i nostri colleghi, il trattamento fiscale va rivisto, altrimenti la red- ditivita` del patrimonio, immobiliare in particolare, non potra` migliorare. Per esempio, noi eroghiamo mutui ipotecari, pero` finiamo per pagare il 37 per cento sugli interessi perche´ non abbiamo un trattamento fiscale par- ticolare, ne´ alcuna possibilita` di detrazione. Se si vuole dare un supporto consistente e valido agli Enti privatizzati e alle Casse privatizzate, quello della fiscalita` e` un aspetto importante da considerare.
XIII LEGISLATURA – DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI
Vorrei concludere facendo riferimento a quello che ha detto il Presi- dente del Collegio nazionale dei periti agrari sulla possibilita` di totalizza- zione del riscatto. Si tratta di un problema che, vista la brevita` del tempo, non si e` ancora presentato, pero` nel tempo la problematica va studiata. Bi- sogna avere la possibilita` di riscattare il periodo pregresso e soprattutto occorre affrontare il problema della totalizzazione di cui tanto si parla. Se il trattamento di fine rapporto fosse stravolto, considerandolo non piu` da versare come obbligatorio, ma sotto altri punti di vista o per altre forme di impiego, e` ovvio che questo ente che, come diceva il collega, e` un gioiello, potrebbe, dalla sera alla mattina, non essere piu` tale e addirit- tura richiedere una rivisitazione totale: potrebbe perfino essere messa in discussione la sua sopravvivenza.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per avere partecipato ai no- stri lavori, invitandoli a far pervenire memorie scritte sugli argomenti og- getto della discussione.
Dichiaro conclusa l'audizione odierna.
CONVOCAZIONE DELLA COMMISSIONE
PRESIDENTE. Avverto che la Commissione tornera` a riunirsi, nella prossima settimana, in due sedute, mercoled`ı 28 giugno 2000, alle ore 14, per procedere all'audizione delle categorie professionali che, sotto il pro- filo previdenziale, fanno riferimento all'Ente nazionale di previdenza ed assistenza pluricategoriale per agronomi e forestali, attuari, chimici, geo- logi (EPAP) e gioved`ı 29 giugno, alle ore 14, per procedere all'audizione del Presidente dell'Opera nazionale assistenza orfani sanitari italiani (ONAOSI) e di talune organizzazioni sindacali di categoria che hanno chiesto di essere ascoltate, ad integrazione di precedenti audizioni, nel quadro della procedura informativa in atto.
I lavori terminano alle ore 13,30.