INDICE PARTI
| |||||
| |||||
| |||||
|
|
| |||
| |||||
|
| ||||
Disciplinare tecnico e prestazionale
INDICE PARTI
A. MOVIMENTI TERRA (IT.C.05.04)
B. DEMOLIZIONI (IT.C.05.05)
C. MURATURE (IT.C.05.06)
D. VERNICIATURA (IT.C.05.08)
X. XXXXXXXXXXXX (IT.C.05.09)
X. XXXXX (IT.C.05.15)
G. PAVIMENTAZIONI (IT.C.05.16)
H. BARRIERE (IT.C.05.17)
I. OPERE DI DIFESA (IT.C.05.20)
J. OPERE IN VERDE (IT.C.05.21)
K. MISURAZIONI (IT.C.05.23)
L. SEGNALETICA (IT.C.05.26)
X. XXXX (IT.C.05.11)
A. MOVIMENTI TERRA
(IT.C.05.04)
INDICE
1.0. DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI
2.0. PRESCRIZIONI TECNICHE PARTICOLARI
2.1. DISERBAMENTO E SCOTICAMENTO
2.2. SCAVI
2.2.1 Scavi di sbancamento
2.2.2 Scavi di fondazione
2.3. RINTERRI E/O BONIFICHE
2.3.1. Bonifica
2.3.2. Rinterri
2.3.3 Sistemazione superficiale
2.4. RILEVATI
2.4.1 Formazione del Rilevato - Generalità, caratteristiche e requisiti dei materiali
2.4.2 Rilevati stradali
2.4.3 Impiego di terre appartenenti ai gruppi X0, X0-0, X0-0, X0
2.4.4 Impiego di terre appartenenti ai gruppi X0-0, X0-0
2.4.5 Impiego di terre appartenenti ai gruppi A4, A5, A6, A7
2.4.6 Rilevati rinforzati
2.4.7 Costruzione del rilevato
2.4.7.1 Formazione dei piani di posa dei rilevati e della sovrastruttura stradale in trincea o in rilevato (sottofondo)
2.4.7.2. Strato di transizione (Rilevato-Terreno)
2.4.7.3 Strato granulare anticapillare
2.4.7.4 Telo Geotessile “tessuto non tessuto”.
2.4.7.5 Stesa dei materiali
2.4.7.6 Condizioni climatiche
2.4.8. Dreni
2.4.8.1. Dreni verticali prefabbricati
2.4.8.2. Dreni in sabbia
2.4.8.3. Dreni verticali prefabbricati - modalità esecutive -
2.4.8.4. Dreni in sabbia - modalità esecutive -
2.4.9. Rilevati speciali ✡ sperimentali ✡
2.4.9.1 Rilevati in terra stabilizzata/migliorata e consolidamento piano di appoggio
2.4.9.2 Rilevati con materiali riciclati da:
• rifiuti speciali da demolizione edile
• rifiuti speciali industriali - scorie.
2.5. SPECIFICA DI CONTROLLO - RILEVATI
2.5.0 Disposizioni generali
2.5.0.1 Prove di laboratorio
2.5.0.2 Prove di controllo in fase esecutiva
2.5.0.3 Prove di controllo sul piano di posa
2.5.1 Controllo dei materiali impiegati nel miglioramento e nella stabilizzazione a calce e/o cemento
2.5.1.1 Prove di laboratorio
2.5.1.2 Prove in sito
2.5.1.3 Prove di controllo sul piano di posa
2.5.2 Controllo dei materiali riciclati da rifiuti speciali
2.5.2.1 Prove di laboratorio
2.5.2.2 Prove in sito
2.5.3 Controllo dei materiali riciclati da rifiuti speciali industriali (Loppe d’altoforno)
2.5.3.1 Prove di laboratorio
2.5.3.2 Prove in sito
2.5.4 Telo Geotessile “tessuto non tessuto”.
2.5.5 Controllo scavi
2.5.6 Controllo dreni prefabbricati
2.5.7 Controllo dreni in sabbia
1. DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI
I movimenti di terra comprendono le seguenti categorie di lavoro:
- Diserbamento e scoticamento
- Scavi
- Rinterri
- Rilevati
Nei paragrafi seguenti sono definite le prescrizioni relative a ciascuna categoria di lavoro nonché le prescrizioni ed oneri di carattere generale ed i controlli da eseguire.
2. PRESCRIZIONI TECNICHE PARTICOLARI
2.1. DISERBAMENTO E SCOTICAMENTO
Il diserbamento consiste nella rimozione ed asportazione di erbe, radici, cespugli, piante e alberi.
Lo scoticamento consiste nella rimozione ed asportazione del terreno vegetale, di qualsiasi consistenza e con qualunque contenuto d'acqua.
Nella esecuzione dei lavori l’Impresa dovrà attenersi a quanto segue:
a) il diserbamento e lo scoticamento del terreno dovranno sempre essere eseguiti prima di effettuare qualsiasi lavoro di scavo o rilevato;
b) tutto il materiale vegetale, inclusi ceppi e radici, dovrà essere completamente rimosso, alterando il meno possibile la consistenza originaria del terreno in sito.
c) Il materiale vegetale scavato, se riconosciuto idoneo dalla D.L., previo ordine di servizio, potrà essere utilizzato per il rivestimento delle scarpate; diversamente il materiale scavato dovrà essere trasportato a discarica.
Rimane comunque categoricamente vietato la posa in opera di tale materiale per la costruzione dei rilevati.
d) La larghezza dello scoticamento ha l’estensione dell’intera area di appoggio e potrà essere continua od opportunamente gradonata secondo i profili e le indicazioni che saranno date dalla DL in relazione alle pendenze dei siti di impianto. Lo scoticamento sarà stabilito di norma alla quota di cm 20 al di sotto del piano campagna e sarà ottenuto praticando i necessari scavi di sbancamento tenuto conto della natura e consistenza delle formazioni costituenti i siti di impianto preventivamente accertate anche con l’ausilio di prove di portanza.
2.2. SCAVI
Si definisce scavo ogni movimentazione di masse di terreno dal sito originario finalizzata all’impianto di opere costituenti il nastro stradale e le sue pertinenze, quali:
• impianti di rilevati;
• impianti di opere d’arte;
• cunette, accessi, passaggi e rampe, etc.
Gli scavi si distinguono in :
• scavi di sbancamento;
• scavi di fondazione.
Gli scavi potranno essere eseguiti a mano, con mezzi meccanici e, ove previsto, con l'impiego di esplosivi.
Nella esecuzione dei lavori di scavo l’Impresa dovrà scrupolosamente rispettare le prescrizioni assumendosene l’onere, e farsi carico degli oneri di seguito elencati a titolo descrittivo e non limitativo:
a) Profilare le scarpate degli scavi con inclinazioni appropriate in relazione alla natura ed alle caratteristiche fisico-meccaniche del terreno, la cui stabilità dovrà essere accertata con apposite verifiche geotecniche a carico dell’Impresa.
Rifinire il fondo e le pareti dello scavo non provvisionale secondo quote e pendenze di progetto. Se il fondo degli scavi risultasse smosso, l’Impresa compatterà detto fondo fino ad ottenere una compattazione pari al 95% della massima massa volumica del secco ottenibile in laboratorio (Prova di compattazione AASHO modificata) (CNR 69 - 1978 ), (CNR 22 - 1972).
Se negli scavi si superano i limiti assegnati dal progetto, non si terrà conto del maggior lavoro eseguito e l’Impresa dovrà, a sua cura e spese, ripristinare i volumi scavati in più, utilizzando materiali idonei.
b) Eseguire, ove previsto dai documenti di progetto e/o richiesto dalla D.L., xxxxx campione con prelievo di saggi e/o effettuazione di prove ed analisi per la definizione delle caratteristiche geotecniche ( a totale carico dell’impresa).
c) Recintare e apporre sistemi di segnaletica diurna e notturna alle aree di scavo.
d) Provvedere, a proprie cure e spese, con qualsiasi sistema (paratie, palancolate, sbadacchiature, puntellamenti, armature a cassa chiusa, etc.), al contenimento delle pareti degli scavi, in accordo a quanto prescritto dai documenti di progetto, ed in conformità alle norme di sicurezza e compensate con i prezzi relativi (sicurezza).
e) Adottare tutte le cautele necessarie (indagini preliminari, sondaggi, scavi campione, etc.) per evitare il danneggiamento di manufatti e reti interrate di qualsiasi natura; inclusa, ove necessario, la temporanea deviazione ed il tempestivo ripristino delle opere danneggiate o provvisoriamente deviate.
f) Segnalare l'avvenuta ultimazione degli scavi, per eventuale ispezione da parte della D.L. , prima di procedere a fasi di lavoro successive o ricoprimenti.
In caso di inosservanza la D.L. potrà richiedere all’Impresa di rimettere a nudo le parti occultate, senza che questa abbia diritto al riconoscimento di alcun maggior onere o compenso.
g) Nel caso di impiego di esplosivi, saranno a carico dell’Impresa:
• Il rispetto delle Leggi e normative vigenti, la richiesta e l'ottenimento dei permessi delle competenti Autorità.
• Polvere, micce, detonatori, tutto il materiale protettivo occorrente per il brillamento delle mine, compresa l'esecuzione di fori, fornelli, etc.
• Xxxxx, materiali e personale qualificato occorrente, per l'esecuzione dei lavori nel rispetto delle norme di sicurezza vigenti.
• Coordinamento nei tempi di esecuzione, in accordo al programma di costruzione e nel rispetto dei vincoli e delle soggezioni derivanti dalle altre attività in corso e dalle situazioni locali.
h) I materiali provenienti dagli scavi, in genere, dovranno essere reimpiegati nella formazione dei rilevati o di altre opere in terra.
Il reimpiego sarà subordinato all’esito di prove di idoneità, eseguite a cura dell’Impresa , e sotto il controllo della D.L..
I materiali ritenuti idonei dovranno essere trasportati, a cura e spese dell’Impresa, al reimpiego o, ove necessario, in aree di deposito e custoditi opportunamente.
Se necessario saranno trattati per ridurli alle dimensioni prescritte dalle presenti norme secondo necessità, ripresi e trasportati nelle zone di utilizzo.
I materiali , che, invece, risulteranno non idonei al reimpiego, dovranno essere trasportati, a cura e spesa dell’Impresa, a rifiuto nelle discariche indicate in progetto o individuate in corso d’opera, qualunque sia la distanza, dietro formale autorizzazione della D.L.(ordine di servizio), fatte salve le vigenti norme di legge e le autorizzazioni necessarie da parte degli Enti preposti alla tutela del territorio e dell’ambiente .
L’Impresa, a sua cura e spesa, dovrà ottenere la disponibilità delle aree di discarica e/o di deposito, dei loro accessi, e dovrà provvedere alle relative indennità, nonché alla sistemazione e alla regolarizzazione superficiale dei materiali di discarica secondo quanto previsto in progetto e/o prescritto dall’Ente Concedente la discarica.
2.2.1 Scavi di sbancamento
Sono così denominati i movimenti terra di grande entità eseguiti generalmente all’aperto senza particolari limitazioni sia fuori che in acqua, ovvero gli scavi non chiusi ed occorrenti per:
• apertura della sede stradale;
• apertura dei piazzali e delle opere accessorie;
• gradonature di ancoraggio dei rilevati su pendenze superiori al 20%;
• bonifica del piano di posa dei rilevati;
• spianamento del terreno;
• impianto di opere d’arte;
• taglio delle scarpate di trincee o rilevati;
• formazione o approfondimento di cunette, di fossi e di canali;
2.2.2 Scavi di fondazione
Sono così denominati gli scavi chiusi da pareti, di norma verticali o subveriticali, riproducenti il perimetro dell’opera, effettuati al di sotto del piano orizzontale passante per il punto più depresso del terreno lungo il perimetro medesimo.
Questo piano sarà determinato, a giudizio della D.L. , o per l’intera area di fondazione o per più parti in cui questa può essere suddivisa , a seconda sia della accidentalità del terreno, sia delle quote dei piani finiti di fondazione.
Gli scavi saranno, a giudizio insindacabile della D.L., spinti alla necessaria profondità, fino al rinvenimento del terreno avente la capacità portante prevista in progetto.
I piani di fondazione saranno perfettamente orizzontali o disposti a gradoni con leggera pendenza verso monte per quelle opere che ricadessero sopra falde inclinate; le pareti saranno verticali od a scarpa.
Gli scavi di fondazione potranno essere eseguiti, ove ragioni speciali non lo vietino, anche con pareti a scarpa aventi la pendenza minore di quella prevista, ma in tal caso, non sarà computati né il maggiore scavo di fondazione e di sbancamento eseguito di conseguenza né il conseguente maggior volume di riempimento..
E’ vietato all’Impresa, sotto pena di demolire il già fatto, di porre mano alle murature o ai getti prima che la D.L. abbia verificato ed accettato i piani di fondazione.
L’Impresa dovrà provvedere, a sua cura e spese , al riempimento con materiali idonei dei vuoti residui degli scavi di fondazione intorno alle murature ed al loro costipamento fino alla quota prevista.
Per gli scavi di fondazione si applicheranno le norme previste dal D.M. 11/3/1988 ( S.O. alla G.U. 1/6/1988n. 127; Circ. Serv. Tecnico Centrale LL. PP. del 24/09/1988 n° 30483) e successivi aggiornamenti.
Gli scavi di fondazione saranno considerati scavi subacquei , solo se eseguiti a profondità maggiore di 20 cm sotto il livello costante a cui si stabilizzano le acque eventualmente esistenti nel terreno. Gli esaurimenti d’acqua dovranno essere eseguiti con i mezzi più opportuni per mantenere costantemente asciutto il fondo dello scavo e tali mezzi dovranno essere sempre in perfetta efficienza, nel numero e con le portate e le prevalenze necessarie e sufficienti per garantire la continuità del prosciugamento.
Resta comunque inteso che, nell’esecuzione di tutti gli scavi, l’Impresa dovrà provvedere di sua iniziativa ed a sua cura e spese, ad assicurare il naturale deflusso delle acque che si riscontrassero scorrenti sulla superficie del terreno , allo scopo di evitare che esse si versino negli scavi.
Provvederà, a sua cura e spesa, a togliere ogni impedimento, ogni causa di rigurgito che si opponesse così al regolatore deflusso delle acque, anche ricorrendo alla apertura di canali fugatori
;analogamente l’Impresa dovrà adempiere agli obblighi previsti dalle leggi (Legge 10/5/1976 n. 319 e successivi aggiornamenti ed integrazioni , leggi regionali emanate in applicazione della citata legge) in ordine alla tutela delle acque dall’inquinamento, all’espletamento delle pratiche per l’autorizzazione allo scarico nonché all’eventuale trattamento delle acque .
2.3. RINTERRI E/O BONIFICHE
Per rinterri si intendono i lavori di:
- bonifica di zone di terreno non idoneo, al disotto del piano di posa di manufatti e rilevati, effettuata mediante sostituzione dei terreni esistenti con materiale idoneo;
- riempimento di scavi relativi a fondazioni, trincee, cunicoli, pozzetti, etc. eseguiti in presenza di manufatti;
- sistemazione superficiale eseguita con o senza apporto di materiale.
2.3.1. Bonifica
a) La bonifica del terreno di appoggio del rilevato, nell’accezione più generale, dovrà essere eseguita in conformità alle previsioni di progetto, ed ogni qualvolta nel corso dei lavori si dovessero trovare zone di terreno non idoneo e/o comunque non conforme alle specifiche di progetto.
Pertanto il terreno in sito, per la parte di scadenti caratteristiche meccaniche o contenente notevoli quantità di sostanze organiche, dovrà essere sostituito con materiale selezionato appartenente ai gruppi (CNR-UNI 10006):
- A1, A3 se proveniente da cave di prestito; nel caso in cui il materiale appartenga al gruppo A3, deve presentare un coefficiente di uniformità (D60/D10) maggiore o uguale a 7;
- X0, X0-0 , X0-0, X0, xx proveniente dagli scavi; il materiale appartenente al gruppo A3 deve presentare un coefficiente di uniformità (D60/D10) maggiore o uguale a 7;
Il materiale dovrà essere messo in opera a strati di spessore non superiore a 50 cm (materiale sciolto) e compattato fino a raggiungere il 95% della massa volumica del secco massima ottenuta attraverso la prova di compattazione AASHO modificata (CNR 69 - 1978), (CNR 22 - 1972).
Per il materiale dei gruppi X0-0 x X0-0 , gli strati dovranno avere spessore non superiore a 30 cm (materiale sciolto).
Il modulo di deformazione dovrà risultare non inferiore a 20 MPa (nell’intervallo di carico compreso tra 0.05 e 0.15 N/mm2)
b) Nel caso in cui la bonifica di zone di terreno di cui al punto a) debba essere eseguita in presenza d'acqua, l’Impresa dovrà provvedere ai necessari emungimenti per mantenere costantemente asciutta la zona di scavo da bonificare fino ad ultimazione dell'attività stessa.
2.3.2. Rinterri
a) Per il rinterro degli scavi relativi a fondazioni e manufatti in calcestruzzo dovrà utilizzarsi materiale selezionato appartenente esclusivamente ai gruppi A1 ed A3 (UNI-CNR 10006)
opportunamente compattato; il materiale appartenente al gruppo A3 dovrà presentare un coefficiente di uniformità (D60/D10) maggiore o uguale a 7;
b) Il rinterro di scavi relativi a tubazioni interrate e cavi elettrici sarà effettuato con materiali sabbiosi (o comunque con materiali che durante l'operazione di rinterro non danneggino dette installazioni).
In linea di massima i materiali da utilizzare in detti rinterri saranno specificati sui disegni costruttivi.
2.3.3. Sistemazione superficiale
La sistemazione delle aree superficiali dovrà essere effettuata con materiali selezionati appartenenti esclusivamente ai gruppi A1 ed A3 (UNI-CNR 10006), , con spandimento a strati opportunamente compattato fino a raggiungere il 95% della massa volumica del secco massima ottenuta con energia AASHO modificata (CNR 69 - 1978), (CNR 22 - 1972), procedendo alla regolarizzazione delle pendenze secondo le indicazioni del progetto.
Il materiale appartenente al gruppo A3 dovrà presentare un coefficiente di uniformità (D60/D10) maggiore o uguale a 7.
2.4. RILEVATI
Con il termine "rilevati" sono definite tutte le opere in terra destinate a formare il corpo stradale, le opere di presidio, i piazzali, nonché il piano d’imposta delle pavimentazioni .
2.4.1 Formazione del rilevato - Generalità, caratteristiche e requisiti dei materiali
Si considerano separatamente le seguenti categorie di lavori:
• Rilevati stradali;
• Rilevati realizzati in terra rinforzata;
La classificazione delle terre e la determinazione del loro gruppo di appartenenza sarà conforme alle norme XXX 00000, di cui alla Tabella 1 allegata.
2.4.2 Rilevati stradali
I rilevati saranno eseguiti con le esatte forme e dimensioni indicate nei disegni di progetto e non dovranno superare la quota del piano di appoggio della fondazione stradale (sottofondo) .
Nella formazione dei rilevati saranno innanzitutto impiegate le materie provenienti da scavi di sbancamento, di fondazione od in galleria.
2.4.3 . Impiego di terre appartenenti ai gruppi X0, X0-0, X0-0, X0
Xxxxxxxx essere impiegati materiali appartenenti ai gruppi X0, X0-0, X0-0, X0, xx materiale appartenente al gruppo A3 dovrà presentare un coefficiente di uniformità (D60/D10) maggiore o uguale a 7.
Per l'ultimo strato di 30 cm dovranno essere impiegati materiali appartenenti esclusivamente ai gruppi A1-a e A3 (per le terre appartenenti al gruppo A3 vale quanto già detto in precedenza).
I materiali impiegati dovranno essere del tutto esenti da frazioni o componenti vegetali, organiche e da elementi solubili, gelivi o comunque instabili nel tempo, non essere di natura argillo-scistosa nonché alterabili o molto fragili.
L'impiego di rocce frantumate è ammesso nella restante parte del rilevato, se di natura non geliva, se stabili con le variazioni del contenuto d'acqua e se tali da presentare pezzature massime non eccedenti i 20 cm, nonché di soddisfare i requisiti già precedentemente richiamati.
Di norma la dimensione delle massime pezzature ammesse non dovrà superare i due terzi dello spessore dello strato compattato.
Il materiale a pezzatura grossa (compreso tra i 7,1 ed i 20 cm) deve essere di pezzatura disuniforme e non deve costituire più del 30% del volume del rilevato; in particolare dovrà essere realizzato un accurato intasamento dei vuoti, in modo da ottenere, per ogni strato, una massa ben assestata e compattata.
Nel caso si utilizzino rocce tufacee, gli scapoli dovranno essere frantumati completamente, con dimensioni massime di 10 cm.
A compattazione avvenuta i materiali dovranno presentare una massa volumica del secco pari o superiore al 90% della massa volumica del secco massima individuata dalle prove di compattazione AASHO Mod. (CNR 69 - 1978), (CNR 22 - 1972), e/o un modulo di deformabilità non minore di 20 MPa (nell’intervallo di carico compreso tra 0.05 e 0.15 N/mm2) (CNR 146 - 1992) , salvo per l'ultimo
strato di 30 cm costituente il piano di posa della fondazione della pavimentazione, che dovrà presentare un grado di costipamento pari o superiore al 95% e salvo diverse e più restrittive prescrizioni motivate, in sede di progettazione, dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato e della pavimentazione stradale in trincea, il modulo di deformazione al primo ciclo di carico su piastra (diametro 30 cm) dovrà risultare non inferiore a:
50 MPa: nell'intervallo compreso tra 0,15 - 0.25 da N/mm2 sul piano di posa della fondazione della pavimentazione stradale sia in rilevato che in trincea;
20 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2 sul piano di posa del rilevato posto a 1,00 m da quello della fondazione della pavimentazione stradale;
15 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2 sul piano di posa del rilevato posto a 2,00 m, o più ,da quello della fondazione della pavimentazione stradale.
La variazione di detti valori al variare della quota dovrà risultare lineare.
Per altezze di rilevato superiori a 2 m potranno essere accettati valori inferiori a 15 MPa sempre che sia garantita la stabilità dell'opera e la compatibilità dei cedimenti, sia totali che differenziali, e del loro decorso nel tempo.
Le caratteristiche di deformabilità dovranno essere accertate in modo rigoroso e dovranno essere garantite, anche a lungo termine, nelle condizioni climatiche e idrogeologiche più sfavorevoli
Su ciascuna sezione trasversale i materiali impiegati per ciascuno strato dovranno essere dello stesso gruppo.
Nel caso di rilevati aventi notevole altezza, dovranno essere realizzate banchine di scarpata della larghezza di 2 m a quota idonea e comunque ad una distanza verticale dal ciglio del rilevato non superiore a 6 m.
Le scarpate dovranno avere pendenze non superiori a quelle previste in progetto ed indicate nei corrispondenti elaborati.
Quando siano prevedibili cedimenti del piano di appoggio dei rilevati superiori ai 15 cm, l’Impresa sottoporrà alla D.L. un piano per il controllo dell’evoluzione dei cedimenti.
La posa in opera delle apparecchiature necessarie a tale scopo, e il rilevamento dei cedimenti saranno eseguite a cura e spese dell’impresa in accordo con la D.L..
In ogni caso l’Impresa dovrà provvedere a reintegrare i maggiori volumi di rilevato per il raggiungimento della quota di progetto ad avvenuto esaurimento dei cedimenti.
La costruzione del rilevato dovrà essere programmata in maniera tale che il cedimento residuo da scontare, terminati i lavori, non sia superiore al 10% del cedimento teorico a fine consolidazione e comunque non superiore ai 5 cm.
Ogni qualvolta i rilevati dovranno poggiare su declivi con pendenza superiore al 20%, ultimata l’asportazione del terreno vegetale e fatta eccezione per diverse e più restrittive prescrizioni derivanti dalle specifiche condizioni di stabilità globale del pendio, si dovrà procedere all’esecuzione di una gradonatura con banche in leggera contropendenza (1% - 2%) e alzate verticali contenute in altezza. Nel caso di allargamento di un rilevato esistente, si dovrà ritagliare, con ogni cautela , a gradoni orizzontali il terreno costituente il corpo del rilevato sul quale verrà addossato il nuovo materiale, con la cura di procedere per fasi, in maniera tale da far seguire ad ogni gradone (altezza massima 50 cm) la stesa del corrispondente nuovo strato, di analoga altezza ed il suo costipamento, consentendo nel contempo l’eventuale viabilità del rilevato esistente.
L’operazione di gradonatura sarà preceduta dalla rimozione dello strato di terreno vegetale a protezione del rilevato esistente, che sarà accantonato se ritenuto idoneo , o portato a rifiuto, se inutilizzabile.
Anche il materiale di risulta proveniente dallo scavo dei gradoni al di sotto della coltre vegetale superficiale, sarà accantonato se ritenuto idoneo e riutilizzato per la costruzione del nuovo rilevato, o portato a rifiuto se inutilizzabile.
2.4.4. Impiego di terre appartenenti ai gruppi X0-0, X0-0
Xxxxxxx impiegate terre appartenenti ai gruppi X0-0, X0-0, solo se provenienti dagli scavi e previste nel progetto.
Il loro utilizzo è previsto per la formazione di rilevati, soltanto al di sotto di 2,0 m dal piano di posa della fondazione della pavimentazione stradale, previa predisposizione di uno strato anticapillare di spessore non inferiore a 30 cm.
Il grado di costipamento e la umidità con cui costipare i rilevati formati con materiale dei gruppi in oggetto, dovranno essere preliminarmente determinati dall'Impresa e sottoposti alla approvazione della Direzione Lavori, attraverso una opportuna campagna sperimentale.
In ogni caso lo spessore degli strati sciolti non dovrà superare 30 cm ed il materiale dovrà essere convenientemente disaggregato.
2.4.5 Impiego di terre appartenenti ai gruppi A4, A5,A6,A7
Per quanto riguarda le terre provenienti da scavi di sbancamento e di fondazione appartenenti ai gruppi A4, A5, A6, A7 si esaminerà, di volta in volta, l'eventualità di portarlo a rifiuto ovvero di utilizzarlo previa idonea correzione (a calce e/o cemento, punto 2.4.8.1 e seguenti ), attraverso una opportuna campagna sperimentale.
I rilevati con materiali corretti potranno essere eseguiti dietro ordine della Direzione dei Lavori solo quando vi sia la possibilità di effettuare un tratto completo di rilevato ben definito delimitato tra due sezioni trasversali del corpo stradale.
In ogni caso lo spessore degli strati sciolti non dovrà superare 30 cm.
Generalità
Fintanto che non siano state esaurite, per la formazione dei rilevati, tutte le disponibilità dei materiali idonei proveniente dagli scavi di sbancamento, di fondazione od in galleria, le eventuali cave di prestito che l’Impresa volesse aprire, ad esempio per economia dei trasporti, saranno a suo totale carico. L'Impresa non potrà quindi pretendere sovrapprezzi, né prezzi diversi da quelli stabiliti in elenco per la formazione dei rilevati con utilizzazione di materie provenienti dagli scavi di trincea, opere d'arte ed xxxxxxx xxxxxxxx, qualora, pur essendoci disponibilità ed idoneità di queste materie scavate, essa ritenesse di sua convenienza, per evitare rimaneggiamenti o trasporti a suo carico, di ricorrere, in tutto o in parte, a cave di prestito.
Qualora una volta esauriti i materiali, provenienti dagli scavi, ritenuti idonei in base a quanto precedentemente riportato, occorressero ulteriori quantitativi di materie per la formazione dei rilevati, l'Impresa potrà ricorrere al prelevamento di materie da cave di prestito, sempre che abbia preventivamente richiesto ed ottenuto l'autorizzazione da parte della Direzione dei Lavori.
È fatto obbligo all'Impresa di indicare le cave, dalle quali essa intende prelevare i materiali per la costruzione dei rilevati, alla Direzione dei Lavori che si riserva la facoltà di fare analizzare tali materiali dal Xxxxxx Xxxxxxxxxxxx xxxx'XXXX xx Xxxxxx (Xxxx) o presso altri Laboratori ufficiali, sempre a spese dell'Impresa.
Solo dopo che vi sia stato l'assenso della Direzione dei Lavori per l'utilizzazione della cava, l'Impresa è autorizzata a sfruttare la cava per il prelievo dei materiali da portare in rilevato.
L'accettazione della cava da parte della Direzione dei Lavori non esime l'Impresa dall'assoggettarsi, in ogni periodo di tempo, all'esame delle materie che dovranno corrispondere sempre a quelle di prescrizione e pertanto, ove la cava in seguito non si dimostrasse capace di produrre materiale idoneo per una determinata lavorazione, essa non potrà più essere coltivata.
Per quanto riguarda le cave di prestito, l'Impresa, dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione da parte degli enti preposti alla tutela del territorio, è tenuta a corrispondere le relative indennità ai proprietari di tali cave e a provvedere a proprie spese al sicuro e facile deflusso delle acque che si raccogliessero nelle cave stesse, evitando nocivi ristagni e danni alle proprietà circostanti e sistemando convenientemente le relative scarpate, in osservanza anche a quanto è prescritto dall'art 202 del T.U. delle leggi sanitarie 27 luglio 1934, n.1265 e delle successive modifiche; dal T.U. delle leggi sulla bonifica dei terreni paludosi 30 dicembre 1923, n.3267, successivamente assorbito dal testo delle norme sulla Bonifica Integrale approvato con R.D.13 febbraio 1933, n.215 e successive modifiche.
2.4.6. Rilevati rinforzati
Dovranno essere impiegati esclusivamente materiali appartenenti ai gruppi A1 e A3; il materiale appartenente al gruppo A3 dovrà presentare un coefficiente di uniformità maggiore o uguale a 7, e comunque con pezzatura massima non superiore 71 mm, A2-4 e A2-6.
Prevedendosi l’uso di rinforzi (metallici, con l’impiego di geotessili, ecc.) per i materiali impiegati dovranno essere preliminarmente verificate le seguenti condizioni:
- contenuto in sali;
- solfuri, del tutto assenti;
- solfati, solubili in acqua, minori di 500 mg/kg;
- cloruri, minori di 100 mg/kg;
- pH compreso tra 5 e 10;
- resistività elettrica superiore a 1.000 ohm x cm per opere all'asciutto, superiore a 3.000 ohm x cm per opere immerse in acqua.
La compattazione di detti materiali dovrà risultare tale da garantire una massa volumica del secco misurata alla base di ciascuno strato, non inferiore al 95% della massa volumica del secco massima individuata mediante la prova AASHO Mod (CNR 69 - 1978), (CNR 22 - 1972), ed il modulo di deformabilità (CNR 146 - 1992) non dovrà essere inferiore ai 20 MPa, nell’intervallo di carico tra 0.05 - 0.15 N/mm2.
2.4.7. COSTRUZIONE DEL RILEVATO
2.4.7.1. Formazione dei piani di posa dei rilevati e della sovrastruttura stradale in trincea o in rilevato (sottofondo).
Salvo diverse e più restrittive prescrizioni motivate in sede di progettazione dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato e delle sovrastruttura stradale in trincea o in rilevato, il modulo di deformazione al primo ciclo di carico su piastra (diametro 30 cm)(CNR 146 - 1992) dovrà risultare non inferiore a:
50 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.15 - 0.25 N/mm2 sul piano di posa della fondazione della pavimentazione stradale (sottofondo) sia in rilevato sia in trincea;
20 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2 sul piano di posa del rilevato posto a 1,00 m al di sotto di quello della fondazione della pavimentazione stradale;
15 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2 sul piano di posa del rilevato posto a 2,00 m, o più ,da quello della fondazione della pavimentazione stradale.
La variazione di detti valori al variare della quota dovrà risultare lineare.
Per altezze di rilevato superiori a 2 m potranno essere accettati valori inferiori a 15 MPa sempre che sia garantita la stabilità dell'opera e la compatibilità dei cedimenti, sia totali, sia differenziali, e del loro decorso nel tempo.
Le caratteristiche di deformabilità dovranno essere accertate con prove rigorose che dovranno essere garantite, anche a lungo termine, nelle condizioni climatiche e idrogeologiche più sfavorevoli; si fa esplicito riferimento a quei materiali a comportamento “instabile” (collassabili, espansivi, gelivi, etc.) per i quali la determinazione del modulo di deformazione sarà affidata a prove speciali (edometriche, di carico su piastra in condizioni sature ecc.).
Il conseguimento dei valori minimi di deformabilità sopra indicati sarà ottenuto compattando il fondo dello scavo mediante rullatura eseguita con mezzi consoni alla natura dei terreni in posto.
A rullatura eseguita la massa volumica in sito dovrà risultare come segue:
almeno pari al 90% della massa volumica massima AASHO modificata (CNR 69 - 1978), (CNR 22 - 1972), sul piano di posa dei rilevati;
almeno pari al 95% della massa volumica massima AASHO modificata (CNR 69 - 1978), (CNR 22 - 1972), sul piano di posa della fondazione della sovrastruttura stradale .
Laddove le peculiari caratteristiche dei terreni in posto (materiali coesivi o semicoesivi, saturi o parzialmente saturi) rendessero inefficace la rullatura e non si pervenisse a valori del modulo di deformazione accettabili e compatibili con la funzionalità e la sicurezza del manufatto , la Direzione Lavori, sentito il Progettista, potrà ordinare un intervento di bonifica di adeguato spessore, con l'impiego di materiali idonei adeguatamente miscelati e compattati.
2.4.7.2. - Strato di transizione (Rilevato-Terreno)
Quando previsto in progetto, in relazione alle locali caratteristiche idrogeologiche, alla natura dei materiali costituenti il rilevato, allo scopo di migliorare le caratteristiche del piano di imposta del rilevato, verrà eseguita:
la stesa di uno strato granulare con funzione anticapillare;
la stesa di uno strato di geotessile “ non tessuto” come da punto 2.4.7.4.
2.4.7.3 - Strato granulare anticapillare
Lo strato dovrà avere uno spessore compreso tra 0,3-0,5 m; sarà composto di materiali aventi granulometria assortita da 2 a 50 mm, con passante al vaglio da 2 mm non superiore al 15% in peso e comunque con un passante al vaglio UNI 0,075 mm non superiore al 3%.
Il materiale dovrà risultare del tutto esente da componenti instabili (gelivi, solubili, etc.) e da resti vegetali; è ammesso l'impiego di materiali frantumati.
2.4.7.4 - Telo Geotessile “tessuto non tessuto”
Lo strato di geotessile da stendere sul piano di posa del rilevato dovrà essere del tipo non tessuto in polipropilene .
Il geotessile dovrà essere del tipo “a filo continuo” , prodotto per estrusione del polimero .
Dovrà essere composto al 100% da polipropilene di prima scelta (con esclusione di fibre riciclate), agglomerato con la metodologia dell’agugliatura meccanica, al fine di evitare la termofusione dei fili costituenti la matrice del geotessile.
Non dovranno essere aggiunte, per la lavorazione, resine o altre sostanze collanti.
Caratteristiche tecniche | POLIPROPILENE |
Massa volumica (g/cm3) | 0,90 |
Punto di rammollimento( K) | 413 |
Punto di fusione (K) | 443 ÷ 448 |
Punto di umidità % (al 65% di umidità relativa) | 0,04 |
Resistenza a trazione (N/5 cm) | 1900 |
Il geotessile dovrà essere imputrescibile, resistente ai raggi ultravioletti, ai solventi, alle reazioni chimiche che si instaurano nel terreno, all’azione dei microrganismi ed essere antinquinante.
Dovrà essere fornito in opera in rotoli di larghezza la più ampia possibile in relazione al modo d’impiego.
Il piano di stesa del geotessile dovrà essere perfettamente regolare.
Dovrà essere curata la giunzione dei teli mediante sovrapposizione di almeno 30 cm nei due sensi longitudinale e trasversale.
I teli non dovranno essere in alcun modo esposti al diretto passaggio dei mezzi di cantiere prima della loro totale copertura con materiale da rilevato per uno spessore di almeno 30 cm.
2.4.7.5. Stesa dei materiali
La stesa del materiale dovrà essere eseguita con sistematicità per strati di spessore costante e con modalità e attrezzature atte a evitare segregazione, brusche variazioni granulometriche e del contenuto d'acqua.
Durante le fasi di lavoro si dovrà garantire il rapido deflusso delle acque meteoriche conferendo sagomature aventi pendenza trasversale non inferiore al 2%. In presenza di strati di rilevati rinforzati, o di muri di sostegno in genere, la pendenza trasversale sarà contrapposta ai manufatti.
Ciascuno strato potrà essere messo in opera, pena la rimozione, soltanto dopo avere certificato mediante prove di controllo l'idoneità dello strato precedente.
Lo spessore dello strato sciolto di ogni singolo strato sarà stabilito in ragione delle caratteristiche dei materiali, delle modalità di compattazione e della fìnalità del rilevato.
Lo spessore non dovrà risultare superiore ai seguenti limiti:
50 cm per rilevati formati con terre appartenenti ai gruppi X0, X0-0, X0-0, X0 o con rocce frantumate; 40 cm per rilevati in terra rinforzata;
30 cm per rilevati eseguiti con terre appartenenti ai gruppi X0-0, X0-0.
Per i rilevati eseguiti con la tecnica della terra rinforzata e in genere per quelli delimitati da opere di sostegno rigide o flessibili (quali gabbioni) sarà tassativo che la stesa avvenga sempre parallelamente al paramento esterno.
La compattazione potrà aver luogo soltanto dopo aver accertato che il contenuto d'acqua delle terre sia prossimo (±1,5% circa) a quello ottimo determinato mediante la prova AASHO Modificata (CNR 69 - 1978).
Se tale contenuto dovesse risultare superiore, il materiale dovrà essere essiccato per aerazione; se inferiore, l'aumento sarà conseguito per umidificazione e con modalità tali da garantire una distribuzione uniforme entro l'intero spessore dello strato.
Le attrezzature di costipamento saranno lasciate alla libera scelta dell'Impresa ma dovranno comunque essere atte ad esercitare sul materiale, a seconda del tipo di esso, una energia costipante tale da assicurare il raggiungimento del grado di costipamento prescritto e previsto per ogni singola categoria di lavoro.
Il tipo, le caratteristiche e il numero dei mezzi di compattazione nonché le modalità esecutive di dettaglio (numero di passate, velocità operativa, frequenza) dovranno essere sottoposte alla preventiva approvazione della Direzione Lavori .
La compattazione dovrà essere condotta con metodologia atta ad ottenere un addensamento uniforme; a tale scopo i rulli dovranno operare con sistematicità lungo direzioni parallele garantendo una sovrapposizione fra ciascuna passata e quella adiacente pari almeno al 10% della larghezza del rullo.
Per garantire una compattazione uniforme lungo i bordi del rilevato, le scarpate dovranno essere riprofilate, una volta realizzata l'opera, rimuovendo i materiali eccedenti la sagoma.
In presenza di paramenti flessibili e murature laterali, la compattazione a tergo delle opere dovrà essere tale da escludere una riduzione nell'addensamento e nel contempo il danneggiamento delle opere stesse.
Le terre trasportate mediante autocarri o mezzi simili non dovranno essere scaricate direttamente a ridosso delle murature, ma dovranno essere depositate in loro vicinanza e successivamente predisposte in opera con mezzi adatti, per la formazione degli strati da compattare.
Si dovrà inoltre evitare di realizzare rilevati e/o rinterri in corrispondenza di realizzazioni in muratura che non abbiano raggiunto le sufficienti caratteristiche di resistenza.
Nel caso di inadempienza delle prescrizioni precedenti sarà fatto obbligo all’appaltatore, ed a suo carico, di effettuare tutte le riparazioni e ricostruzioni necessarie per garantire la sicurezza e la funzionalità dell’opera.
Inoltre si dovrà evitare che i grossi rulli vibranti operino entro una distanza inferiore a 1,5 m dai paramenti della terra rinforzata o flessibili in genere.
A tergo dei manufatti si useranno mezzi di compattazione leggeri quali piastre vibranti, rulli azionati a mano, provvedendo a garantire i requisiti di deformabilità e addensamento richiesti anche operando su strati di spessore ridotto.
Nella formazione di tratti di rilevato rimasti in sospeso per la presenza di tombini, canali, cavi, ecc. si dovrà garantire la continuità con la parte realizzata impiegando materiali e livelli di compattazione identici.
A ridosso delle murature dei manufatti la D.L. ha facoltà di ordinare là stabilizzazione a cemento dei rilevati mediante miscelazione in sito del legante con i materiali costituenti i rilevati stessi, privati però delle pezzature maggiori di 40 mm.
Il cemento sarà del tipo normale ed in ragione di 25-50 kg/m3 di materiale compattato.
La Direzione Lavori prescriverà il quantitativo di cemento in funzione della granulometria del materiale da impiegare.
La miscela dovrà essere compattata fino al 95% della massa volumica del secco massima, ottenuta con energia AASHO Modificata (CNR 69 -1978), (CNR 22 - 1972), procedendo per strati di spessore non superiore a 30 cm.
Tale stabilizzazione a cemento dei rilevati dovrà interessare una zona la cui sezione, lungo l'asse stradale, sarà a forma trapezia avente la base inferiore di 2,00 m, quella superiore pari a 2,00 m + 3/2 h e l'altezza h coincidente con quella del rilevato.
Durante la costruzione dei rilevati si dovrà disporre in permanenza di apposite squadre e mezzi di manutenzione per rimediare ai danni causati dal traffico di cantiere oltre a quelli dovuti alla pioggia e al gelo.
Si dovrà inoltre garantire la sistematica e tempestiva protezione delle scarpate mediante la stesa di uno strato di terreno vegetale di 30 cm di spessore, da stendere a cordoli orizzontali opportunamente costipati seguendo dappresso la costruzione del rilevato e ricavando gradoni di ancoraggio, salvo il caso che il rivestimento venga eseguito contemporaneamente alla formazione del rilevato stesso, nel quale detti gradoni non saranno necessari, e che sia tale da assicurare il pronto attecchimento e sviluppo del manto erboso.
La semina dovrà essere eseguita con semi (di erbe ed arbusti tipo ginestra e simili), scelti in relazione al periodo di semina ed alle condizioni locali, si da ottenere i migliori risultati.
La semina dovrà essere ripetuta fino ad ottenere un adeguato ed uniforme inerbimento.
Si potrà provvedere all’inerbimento mediante sistemi alternativi ai precedenti, purché concordati con la Direzione Lavori.
Qualora si dovessero manifestare erosioni di sorta, l'impresa dovrà provvedere al restauro delle zone ammalorate a sua cura e spese e secondo le disposizioni impartite di volta in volta dalla Direzione Lavori.
Se nei rilevati avvenissero cedimenti dovuti a trascuratezza delle buone norme esecutive, l'Appaltatore sarà obbligato ad eseguire a sue spese i lavori di ricarico, rinnovando, ove occorre, anche la sovrastruttura stradale.
Nel caso di sospensione della costruzione del rilevato, alla ripresa delle lavorazioni, la parte di rilevato già eseguita dovrà essere ripulita dalle erbe e dalla vegetazione in genere che vi si fosse insediata, dovrà inoltre essere aerata, praticandovi dei solchi per il collegamento dei nuovi materiali come quelli finora impiegati e dovranno essere ripetute le prove di controllo delle compattazioni e della deformabilità.
Qualora si dovessero costruire dei rilevati non stradali (argini di contenimento), i materiali provenienti da cave di prestito potranno essere solo del tipo A6 e A7.
Restando ferme le precedenti disposizioni sulla compattazione.
2.4.7.6 - Condizioni climatiche
La costruzione di rilevati in presenza di gelo o di pioggia persistenti non sarà consentita in linea generale, fatto salvo particolari deroghe da parte della Direzione Lavori, limitatamente a quei materiali meno suscettibili all'azione del gelo e delle acque meteoriche (es.: pietrame).
Nella esecuzione dei rilevati con terre ad elevato contenuto della frazione coesiva si procederà, per il costipamento, mediante rulli a punte e carrelli pigiatori gommati. che consentono di chiudere la superficie dello strato in lavorazione in caso di pioggia.
Alla ripresa del lavoro la stessa superficie dovrà essere convenientemente erpicata provvedendo eventualmente a rimuovere lo strato superficiale rammollito.
2.4.8 Dreni
I dreni sono identificati dalle seguenti tipologie esecutive:
- dreni verticali prefabbricati
- dreni in sabbia
Le caratteristiche dei dreni, per quanto concerne il tipo, interasse, lunghezza, diametro e disposizione, saranno definite dal progetto.
Hanno la funzione di realizzare nel terreno percorsi preferenziali per la raccolta delle acque ed accelerare i processi di consolidazione dei terreni argillosi saturi in corrispondenza dei rilevati. Eventuali proposte di variazione rispetto alle caratteristiche tipologiche prefissate, dovranno essere sottoposte alla preventiva approvazione della DL.
Tali variazioni dovranno comunque essere tali da garantire la medesima capacità e funzionalità.
2.4.8.1. Dreni verticali prefabbricati
Sono dreni prefabbricati industrialmente, costituiti da nastri flessibili ed arrotolabili nei quali esiste un involucro filtrante plastico, cartaceo o in materiali similari avvolto intorno ad un elemento di irrobustimento centrale, sempre in materiale plastico o affine; il nastro può anche essere semplicemente costituito da un unico corpo filtrante in materiale plastico, senza elemento centrale.
I dreni prefabbricati a nastro permettono il flusso dell'acqua presente nel terreno lungo l'asse di sviluppo principale, longitudinale, dell'elemento filtrante.
L'inserimento nel terreno del dreno si esegue mediante l'infissione a pressione di un mandrino che viene successivamente estratto, lasciando in posto il dreno, oppure mediante la penetrazione a vibrazione di un tubo di infissione con elemento vibrante in testa, azionato idraulicamente, che trascina il dreno fino alla profondità richiesta per poi abbandonarlo.
2.4.8.2. Dreni in sabbia
I dreni in sabbia comportano la realizzazione di una perforazione di tipo verticale che viene successivamente riempita da sabbia opportunamente composta sul piano granulometrico in modo che possa operare come filtro, secondo modalità analoghe a quelle dei dreni prefrabbricati.
Le metodologie di perforazione sono le medesime di quelle adottate nel caso di pali trivellati.
2.4.8.3. Dreni verticali prefabbricati - modalità esecutive -
a) Caratteristiche dei nastri prefabbricati
Il nastro drenante prefabbricato dovrà avere caratteristiche rese note dalla certificazione ufficiale del Produttore, preventivamente trasmesse alla DL ed approvate dalla medesima.
Sono ammessi nastri con involucro filtrante in tessuto non tessuto o carta con anima in PVC, polietilene o polipropilene, oppure nastri in cui anima ed involucro siano ugualmente costituiti da materiali plastici.
In ogni caso, i nastri prefabbricati dovranno garantire una durata nel tempo adeguata alle necessità di Progetto ed in ogni caso non inferiore a 3 anni di esercizio, una portata di scarico assiale non inferiore a 100 m3/anno (con gradiente idraulico unitario e con l'applicazione all'involucro filtrante di una pressione normale totale pari a 300 kN/m2) ed un coefficiente di permeabilità trasversale dell'involucro filtrante di almeno 2 m/anno.
b) Attrezzatura di infissione
Si utilizzeranno attrezzature di infissione a pressione o vibrazione montate su torre con guide di scorrimento, in grado di raggiungere con il mandrino od i tubi di infissione la profondità prescritta dal Progetto nel contesto stratigrafico locale. Le caratteristiche delle attrezzature di infissione dovranno essere rese note alla DL.
Qualora motivato dalla necessità di superamento di strati o livelli di particolare resistenza si potrà ricorrere a prefori eseguiti con sonda a rotazione o rotopercussione.
Il mandrino o la tubazione di infissione dovrà avere sezione trasversale ridotta al minimo indispensabile per garantire la necessaria resistenza.
Il dreno sarà connesso all'utensile di infissione con un elemento a perdere, in grado di garantire il sicuro vincolo del dreno all'utensile durante l'inserzione e l'ancoraggio del dreno al terreno all'atto del ritiro del mandrino o della tubazione a profondità di progetto raggiunta.
c) Lavori preparatori dell'infissione
Prima di procedere alla installazione dei dreni, l’Impresa provvederà alla completa asportazione del terreno vegetale sull'area di lavoro, regolarizzando la superficie e coprendola con uno strato di sabbia perfettamente pulita, dello spessore di 50-80 cm, con fuso granulometrico corrispondente a quello di una sabbia medio-grossa, con massima percentuale di passante al vaglio UNI da 0.075 mm del 3%.
I punti di infissione dei dreni saranno materializzati sul terreno mediante picchetti o evidenti punti di riferimento.
Le attrezzature dovranno operare da un piano di lavoro adeguatamente stabile, e tale da escludere variazioni di assetto delle stesse durante le operazioni di infissione.
d) Installazione
L'infissione dei dreni avverrà mediante pressione o vibrazione, con modalità tali, per quanto concerne le massime pressioni esercitate verso il basso e la velocità di penetrazione, da prevenire la rottura dei nastri prefabbricati o il mancato raggiungimento della profondità di progetto.
2.4.8.4. Dreni in sabbia - modalità esecutive -
a) Caratteristiche della sabbia drenante
Il materiale granulare utilizzato per il riempimento del foro dovrà essere conforme, per quanto concerne la composizione granulometrica, al fuso definito dal Progetto.
Qualora non definito espressamente, il fuso granulometrico di riferimento sarà il seguente:
APERTURA VAGLIO UNI (mm) | PASSANTE % | |
MIN. | MAX. | |
0.075 | 0 | 3 |
0.40 | 0 | 10 |
2.00 | 15 | 45 |
5.00 | 35 | 75 |
10.00 | 70 | 100 |
b) Attrezzatura
Sarà cura dell’Impresa comunicare, prima dell'inizio lavori, le caratteristiche delle attrezzature che lo stesso intende utilizzare.
Sono ammesse attrezzature di perforazione nelle quali l'avanzamento dell'utensile e la disgregazione del terreno, che viene asportato dal foro, avvengono mediante l'energia dinamica dell'acqua, attrezzature di perforazione ad elica o attrezzature con caratteristiche diverse.
In ogni caso, le attrezzature dovranno garantire il raggiungimento delle profondità prescritte dal Progetto con il relativo diametro e permettere la realizzazione dei dreni senza rischi di interruzione della continuità del fusto in sabbia.
c) Lavori preparatori
Prima di procedere alla perforazione dei dreni, l’Impresa provvederà alla completa asportazione del terreno vegetale sull'area di lavoro, regolarizzando la superficie e coprendola con uno strato di materiale granulare pulito, dello spessore di 50-80 cm.
I punti di perforazione dei dreni saranno materializzati sul terreno mediante picchetti o evidenti punti di riferimento.
d) Perforazione e riempimento dei fori
La conduzione della perforazione sarà eseguita con modalità preventivamente comunicate alla DL, tali da garantire profondità, diametro e continuità del foro, che non dovrà subire alcun collasso parziale o chiusura. Nel caso di impiego di tecniche con disgregazione idraulica del terreno, il foro sarà sempre mantenuto pieno di acqua, per prevenire i danni conseguenti al mancato sostentamento delle pareti del foro mediante controspinta idrostatica. Non è ammesso l'uso di fluidi di perforazioni diversi dall'acqua, priva di additivi se non perfettamente biodegradabili in 20÷40 ore.
Il riempimento dei fori con sabbia sarà eseguito dal basso a risalire, iniziando da fondo foro, mediante il convogliamento della sabbia con tubazioni che, nel caso di perforazione con elica, potranno essere rappresentati dallo spazio anulare cavo interno alle stesse eliche, da ritirare progressivamente con il procedere del riempimento.
A riempimento eseguito, lo scarto sommitale di materiale granulare inquinato dai materiali provenienti dalla perforazione dovrà essere asportato e condotto a discarica e sostituito con nuovo materiale drenante approvato fino a realizzare un materasso drenante sommitale di spessore e caratteristiche conformi al progetto.
2.4.9. Rilevati Speciali ✡ Sperimentali ✡
Con il termine “rilevati speciali” sono definite tutte le opere realizzate con materiali naturali o artificiali, destinate a formare alcune parti del corpo stradale .
Si distinguono in:
a) rilevati in terra stabilizzata/migliorata;
b) rilevati con materiali riciclati.
2.4.9.1. Rilevati in terra stabilizzata/migliorata e consolidamento piano di appoggio
Terra stabilizzata a calce
La terra stabilizzata a calce è una miscela composta da terra, calce viva od idrata e acqua, in quantità tali da modificare le caratteristiche fisico - chimico e meccaniche della terra onde ottenere una miscela idonea per la formazione di strati che, dopo costipamento, risultino di adeguata capacità portante, di adeguata indeformabilità, nonché stabili all’azione dell’acqua e del gelo (CNR 36 - 1973).
Una terra affinché risulti adatta alla stabilizzazione a calce deve essere di tipo limo-argilloso ed avere indice di plasticità normalmente maggiore o uguale a 10.
Possono essere stabilizzate a calce anche terre ghiaioso-argillose, ghiaioso-limose , sabbioso- argillose e sabbioso-limose (tipo A2-6 e A2-7) qualora presentino una frazione di passante al setaccio 0,4 UNI non inferiore al 35%.
Possono essere trattate con calce anche le “vulcaniti vetrose” costituite da rocce pozzolaniche ricche di silice amorfa reattiva.
La loro curva granulometrica deve rientrare nel fuso appresso riportato (CNR 36 - 1973):
il diametro massimo degli elementi viene definito in funzione dell’impiego della miscela (CNR n.36
- 1973).
Le terre impiegate non dovranno presentare un contenuto di sostanza organica superiore al 2%.
La D. L. potrà derogare a tale limitazione se opportune campagne di sperimentazione, siano tali da indicare che percentuali più elevate di sostanza organica garantiscano comunque i requisiti di resistenza, indeformabilità e durabilità richiesti.
Inoltre le terre impiegate non dovranno avere un contenuto di solfati superiore all’1%.
La D. L. potrà derogare a tale limitazione se opportune campagne di sperimentazione, siano tali da indicare che percentuali più elevate di solfati garantiscano comunque i requisiti di resistenza richiesti. La calce idrata dovrà essere conforme alle norme per l’accettazione delle calci di cui alle disposizioni vigenti.
La quantità di acqua e di calce con cui effettuare l’impasto con i terreni da riqualificare (miscela di progetto) va determinata preliminarmente (alla posa in opera in sito) in laboratorio in base a prove CBR (CNR - UNI 10009), a prove di costipamento ed eventualmente a prove di rottura a compressione, nonché a qualsiasi altra prova necessaria per una adeguata caratterizzazione (CNR 36/73).
Il valore dell’indice CBR deve risultare in ogni caso adeguato alla specifica destinazione del materiale.
Esso dovrà essere determinato dopo sette giorni di stagionatura e dopo imbibizione di 4 giorni in acqua, seguendo la procedura indicata nella norma CNR - UNI 10009.
Le curve dell’indice CBR, delle caratteristiche di costipamento ottenute con energia AASHO Modificata (CNR 69 -1978) e della resistenza a compressione, dovranno essere tracciate in base ai risultati su miscele sperimentali con diversi tenori di calce , permettendo di definire come variano con la quantità di calce i valori massimi dell’indice CBR, della massa volumica del secco, i corrispondenti valori di umidità ottima e l’eventuale resistenza a compressione.
Noti questi valori, la D. L. definirà di volta in volta la composizione preventiva della miscela di progetto in modo che:
il suo tenore in acqua sia non inferiore a quello che si avrà operando nelle condizioni di cantiere di una miscela di pari contenuto in calce.
il suo tenore in calce sia sufficiente a garantire che la miscela presenti le caratteristiche di portanza, costipabilità e stabilità richieste nel progetto.
Terra stabilizzata a cemento
La terra stabilizzata a cemento è una miscela composta da terra, cemento e acqua, in quantità tali da modificare le caratteristiche fisico - chimico e meccaniche della terra onde ottenere una miscela idonea per la formazione di strati che, dopo costipamento, risultino di adeguata capacità portante, di adeguata indeformabilità, nonché stabili all’azione dell’acqua e del gelo.
Una terra affinché risulti adatta alla stabilizzazione a cemento deve essere di tipo sabbioso, ghiaioso, sabbioso-limoso e/o argilloso, ghiaioso-limoso e/o argilloso e limoso, ed avere indice di plasticità normalmente minore di 15.
Possono essere trattati a cemento anche materiali friabili o profondamente alterati , purché riconducibili con un adeguato trattamento alle volute funzioni portanti.
La loro curva granulometrica deve rientrare nel fuso appresso riportato:
il diametro massimo degli elementi dovrà essere definito in funzione dell’impiego della miscela, preferibilmente dovrà essere inferiore ai 50 mm.
Il passante al setaccio 0.075 mm non deve superare il 50%.
Il tipo di cemento da impiegare dovrà essere del tipo Portland 32,5.
Le terre impiegate non dovranno presentare un contenuto di sostanza organica superiore al 2%.
La D. L. potrà derogare a tale limitazione se opportune campagne di sperimentazione, siano tali da indicare che percentuali più elevate di sostanza organica garantiscano comunque i requisiti di resistenza, indeformabilità e durabilità richiesti.
Inoltre, le terre impiegate non dovranno avere un contenuto di solfati superiore all’1%.
La D. L. potrà derogare a tale limitazione se opportune campagne di sperimentazione, siano tali da indicare che percentuali più elevate di solfati garantiscano comunque i requisiti di resistenza richiesti. La quantità di acqua e di cemento con cui effettuare l’impasto con i terreni da riqualificare (miscela di progetto) va determinata preliminarmente (alla posa in opera in sito) in laboratorio in base a prove
CBR (CNR - UNI 10009), a prove di costipamento e prove di rottura a compressione, ed a qualsiasi altra prova che si ritenga necessaria.
Il valore dell’indice CBR deve risultare in ogni caso adeguato alla specifica destinazione del materiale.
Esso viene determinato dopo sette giorni di stagionatura e dopo imbibizione di 4 giorni in acqua, seguendo la procedura indicata nella norma CNR - UNI 10009.
Le curve dell’indice CBR, delle caratteristiche di costipamento ottenute con energia AASHO Modificata (CNR 69 -1978) e della resistenza a compressione, dovranno essere tracciate in base ai risultati su miscele sperimentali con diversi tenori di cemento, permettendo di definire come variano con la quantità di cemento i valori massimi dell’indice CBR, della massa volumica del secco, i corrispondenti valori di umidità ottima e l’eventuale resistenza a compressione.
Noti questi valori, la D. L. definirà di volta in volta la composizione preventiva della miscela di progetto in modo che:
il suo tenore in acqua sia non inferiore a quello che si avrà operando nelle condizioni di cantiere di una miscela di pari contenuto in cemento.
il suo tenore in cemento sia sufficiente a garantire che la miscela presenti le caratteristiche di portanza, costipabilità e stabilità richieste nel progetto.
Piano di appoggio del rilevato
Il trattamento in sito dei terreni di appoggio di rilevato, trattati con i suddetti leganti (calce o cemento) deve essere tale da garantire le caratteristiche di portanza previste dal progetto e comunque non inferiori a :
Per altezze di rilevato da 0 a 2 metri :
il valore minimo prescritto per l’indice CBR dopo sette giorni di stagionatura e dopo imbibizione di 4 giorni in acqua deve risultare non inferiore a 60, con un corrispondente rigonfiamento non maggiore del 1%.
Per quanto riguarda le caratteristiche di indeformabilità, queste dovranno risultare non minori di 50 Mpa, nell’intervallo di carico tra 0.15 - 0.25 N/mm2, (CNR 146 - 1992);
Per altezza di rilevato oltre i 2 metri:
il valore minimo prescritto per l’indice CBR dopo sette giorni di stagionatura e dopo imbibizione di 4 giorni in acqua deve risultare non inferiore a 30, con un corrispondente rigonfiamento non maggiore del 1,5%
Per quanto riguarda le caratteristiche di indeformabilità, queste dovranno risultare non minori di 20 MPa, nell’intervallo di carico tra 0.05 - 0.15 N/mm2 (CNR 146 - 1992);
Piano di appoggio della sovrastruttura (sottofondo)
Il valore minimo prescritto per l’indice CBR all’umidità ottima (CNR - UNI 10009) dopo sette giorni di stagionatura e dopo imbibizione di 4 giorni in acqua deve risultare non inferiore a 60 con un corrispondente rigonfiamento non maggiore del 1%.
Per quanto riguarda le caratteristiche di indeformabilità, queste dovranno risultare non minori di 50 Mpa ( CNR 146 - 1992), nell’intervallo di carico tra 0.15 - 0.25 N/mm2.
Rilevati
I rilevati con materiali corretti, potranno essere eseguiti dietro ordine delle D.L. e solo quando vi sia la possibilità di effettuare un tratto completo di rilevato ben definito delimitato tra due sezioni trasversali del corpo stradale.
Le caratteristiche di portanza delle terre stabilizzate con i leganti (calce o cemento), devono essere quelle previste dal progetto e comunque non inferiori a :
Per altezze di rilevato da 0 a 2 metri :
il valore minimo prescritto per l’indice CBR (CNR - UNI 10009) dopo sette giorni di stagionatura e dopo imbibizione di 4 giorni in acqua deve risultare non inferiore a 60 con un corrispondente rigonfiamento non maggiore del 1%.
Per quanto riguarda le caratteristiche di indeformabilità, queste dovranno risultare non minori di 50 Mpa, nell’intervallo di carico compreso tra 0.15 - 0.25 N/mm2 (CNR 146 - 1992);
Per altezza di rilevato oltre i 2 metri:
il valore minimo prescritto per l’indice CBR dopo sette giorni di stagionatura e dopo imbibizione di
4 giorni in acqua deve risultare non inferiore a 30 con un corrispondente rigonfiamento non maggiore del 1,5%
Per quanto riguarda le caratteristiche di indeformabilità, queste dovranno risultare non minori di 20 MPa ( CNR 146 - 1992), nell’intervallo di carico compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2.
Resistenza al gelo
Nel caso in cui la terra debba essere impiegata in zone in cui l’azione del gelo non è occasionale, si debbono porre in atto ulteriori indagini e provvedimenti suggeriti dalle condizioni locali d’impiego onde evitare l’ammaloramento del materiale in opera per effetto del gelo. Un aumento del dosaggio del legante può risultare utile a questo scopo.
Modalità di lavorazione
La stabilizzazione dei terreni con leganti implica il miglioramento delle caratteristiche della terra; i requisiti di idoneità della miscela ottenuta verranno accertate mediante prove di resistenza a compressione o prove di carico, e qualsiasi altra prova necessaria .
I procedimenti di riabilitazione o di stabilizzazione dei terreni argillosi con calce potranno avvenire con trattamento in sito (impianti mobili) oppure predisponendo le miscele da porre in opera in adeguati impianti fissi; comunque la miscela, una volta stesa, dovrà presentarsi uniformemente mescolata ed opportunamente umidificata secondo l’umidità ottima determinata mediante la relativa prova di laboratorio, e comunque non maggiore dell’1.5% dell’ottimo indicato dalla D.L..
La suddetta umidità dovrà essere determinata a miscela posta in opera e sarà determinata in sito mediante metodologie rapide definite dalla D. L..
Inoltre tale umidità dovrà essere mantenuta costante sino al termine delle operazioni di posa in opera. Il singolo strato non dovrà avere spessore superiore ai 30 cm.
Tutti i processi dovranno comunque essere preventivamente approvati dalla D.L. e dovranno essere realizzati dall’Impresa sotto le disposizioni della stessa D.L..
Il trattamento in sito, eseguito sotto il controllo e le direttive della D.L., dovrà prevedere le seguenti fasi operative:
• scarificazione ed eventuale polverizzazione con ripper di motolivellatrici o con lame scarificatrici ed erpici a disco;
• spandimento del cemento in polvere mediante adatte macchine spanditrici; tale spandimento dovrà essere effettuato esclusivamente su quella porzione di terreno che si prevede di trattare entro
la giornata lavorativa; si dovrà impedire a qualsiasi macchinario, eccetto quello necessario che verrà impiegato per la miscelazione, di attraversare la porzione di terreno sulla quale è stato steso il legante, fino a quando questo non sia stato miscelato con il terreno.
Il quantitativo necessario al trattamento dell’intero strato, sarà distribuito in maniera uniforme sulla superficie ed in maniera da risultare soddisfacente al giudizio della D. L.;
• mescolazione con adeguati mescolatori ad albero orizzontale rotante. Il numero di passate dipende dalla natura del suolo e dal suo stato idrico. Si dovrà inoltre garantire un adeguato periodo di maturazione della miscela, da determinarsi di volta in volta a seconda della natura dei terreni.
L’Impresa dovrà garantire una adeguata polverizzazione della miscela, che si considera sufficiente quando l’80% del terreno, ad esclusione delle porzioni lapidee, attraversa il setaccio 4 UNI (apertura di 4,76 mm).
Nel caso in cui le normali operazioni di mescolazione non dovessero garantire questo voluto grado di polverizzazione, l’Impresa dovrà procedere ad una preventiva polverizzazione della terra, affinchè si raggiungano tali requisiti nella miscelazione dell’impasto.
• compattazione e finitura con rulli a “piedi di montone” , che precedono i passaggi di rulli gommati pesanti e/o rulli lisci vibranti. La sagomatura finale dovrà essere operata mediante motolivellatrice.
La velocità di compattazione dovrà essere tale da far si che il materiale in oggetto, venga costipato, prima dell’inizio della presa del legante.
Nella stabilizzazione a cemento, dopo il costipamento, si dovrà predisporre un adeguato strato di protezione per la maturazione, evitando di disturbare lo strato nella fase di presa per almeno 24 ore.
Le operazioni di trattamento e posa in opera della terra stabilizzata dovranno essere effettuate in condizioni climatiche tali da garantire il voluto contenuto di acqua determinato attraverso la campagna sperimentale preliminare, ed inoltre si richiede per la posa in opera una temperatura minima di 7 °C.
Al termine della giornata di lavoro, e comunque in corrispondenza delle interruzioni delle lavorazioni, si dovrà predisporre, in corrispondenza della parte terminale dello strato, una traversa al fine di far si che anche porzione risulti soddisfacentemente costipata nonché livellata.
Il trattamento effettuato con adeguati impianti fissi o mobili dovrà essere approvato preventivamente dalla D.L., la quale potrà intervenire con opportune direttive , variazioni e/o modifiche durante la posa in opera dei materiali.
2.4.9.2. Rilevati con materiali riciclati da:
• rifiuti speciali da demolizione edile
• rifiuti speciali industriali - scorie.
Rifiuti speciali da demolizione edile
In alternativa ai materiali naturali rispondenti alla classificazione C.N.R. U.N.I. 10006, può essere previsto, nella costruzione di rilevati, l’impiego di inerti provenienti da recupero e riciclaggio di materiali edili e di scorie industriali.
I rilevati con materiali riciclati, potranno essere eseguiti previa autorizzazione della D.L. e solo quando vi sia la possibilità di effettuare un tratto completo di rilevato ben definito delimitato tra due sezioni trasversali e/o due piani quotati del corpo stradale.
E’ comunque vietato l’utilizzo diretto dei materiali provenienti da demolizioni, costruzioni e scavi ai sensi del D.P.R. 10-9-1982 n. 915 e seguenti, e del Decreto Legislativo n° 22 del 5/02/1997 e successive modifiche ed integrazione.
L’uso di tali materiali è consentito previo loro trattamento in appositi impianti di riciclaggio autorizzati secondo la normativa di Legge vigente.
Tutti gli oneri e costi relativi alla autorizzazione, installazione e gestione dell’impianto di riciclaggio restano a totale ed esclusivo carico dell’appaltatore. Parimenti, ogni onere e costo relativo allo stoccaggio, carico, trasporto e smaltimento a rifiuto, compreso gli oneri di discarica, relativo ai materiali di scarto del processo di trattamento e non idonei all’impiego, restano a totale ed esclusivo carico dell’appaltatore.
Gli impianti di riciclaggio dovranno essere costituiti da distinte sezioni di trattamento, attraverso fasi meccanicamente e tecnologicamente interconesse di macinazione, vagliatura, selezione granulometrica e separazione dei materiali ferrosi, legnosi, e delle frazioni leggere, nonché delle residue impurità, per la selezione dei prodotti finali.
Gli impianti dovranno comunque essere dotati di adeguati dispositivi per la individuazione di materiali non idonei.
Dovrà essere preventivamente fornita alla DL oltre all’indicazione dell’impianto o degli impianti di produzione, con la specifica delle caratteristiche delle modalità operative riferite sia alla costanza di qualità del prodotto, sia ai sistemi di tutela da inquinanti nocivi, una campionatura significativa del materiale prodotto e le eventuali certificazioni relative a prove sistematiche fatte eseguire su materiali.
Il materiale dovrà comunque rispondere alle specifiche tecniche di seguito riportate.
Il materiale fornito dovrà avere pezzatura non superiore a 71 mm. e dovrà rientrare nel fuso granulometrico di seguito riportato.
Serie Xxxxxxxx e Setacci UNI | passante % in peso |
crivello 71 | 100 |
crivello 40 | 75 - 100 |
crivello 25 | 60 - 87 |
crivello 10 | 35 - 67 |
setaccio 2 | 15 - 40 |
setaccio 0.4 | 7 - 22 |
setaccio 0.075 | 2 - 15 |
I componenti lenticolari non dovranno essere ( definite come in BU CNR n° 95/84) in quantità superiore al 30 % ;
Devono essere assenti sostanze organiche (UNI 7466/75 II parte) o contaminanti, ai sensi del D.P.R. 10.9.1989 n° 915 pubblicato sulla G.U. n°343 del 15.12.82.
Prove di prequalificazione del materiale:
a) determinazione della percentuale di rigonfiamento, che dovrà essere secondo le modalità previste per la prova CBR (CNR UNI 10009) , inferiore a 1%;
b) prova di abrasione Los Angeles;. sarà ritenuto idoneo il materiale che subisce perdite inferiori al 40 % in peso;
c) verifica della sensibilità al gelo (CNR 80/1988 Fasc. 4 art. 23 modificato), condotta sulla parte di aggregato passante al setaccio 38.1 e trattenuto al setaccio 9.51 (Los Angeles classe A); sarà ritenuto idoneo il materiale con sensibilità al gelo G ≤ 30;
Per la posa in opera, si dovrà procedere alla determinazione dell'umidità ottimale di costipamento mediante procedimento AASHO modificato (CNR 69 - 1978) e per la stesa del materiale si dovrà procedere per strati di spessore compreso fra 15 a 30 cm., secondo le indicazioni della D.L., costipati per mezzo di rulli vibranti di tipo pesante.
Il materiale dovrà essere scaricato in cumuli estesi e immediatamente sottoposto ad una prima umidificazione, per evitare la separazione delle parti a diversa granulometria, non essendo presente di norma la umidità naturale.
L’umidità da raggiungersi non dovrà essere inferiore al 7-8 %.
Il materiale dovrà essere posto in opera mediante motolivellatore (Grader), o con altro mezzo idoneo, di adeguata potenza, in maniera da evitare comunque la separazione dei componenti di pezzatura diversa, e adeguatamente rullato a umidità ottimale.
Salvo diverse e più restrittive prescrizioni motivate in sede di progettazione dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato, il modulo di deformazione al primo ciclo di carico su piastra (diametro 30 cm) (CNR 146 - 1992 ) dovrà risultare non inferiore a:
50 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.15 - 0.25 N/mm2 sul piano di posa della fondazione della sovrastruttura stradale in rilevato;
20 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2, sul piano di posa del rilevato posto a 1,00 m, al di sotto del piano di posa della fondazione della sovrastruttura stradale;
15 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2 sul piano di posa del rilevato posto a 2,00 m, o più , al di sotto del piano di posa della fondazione della sovrastruttura stradale.
Per i suddetti materiali valgono le stesse prescrizioni di grado di costipamento già specificato per le terre.
Rifiuti speciali industriali - scorie
Sempre in alternativa ai materiali rispondenti alla classificazione C.N.R. U.N.I. 10006 può, essere previsto nella costruzione di rilevati l’impiego di materiali provenienti da scorie industriali - loppe d’altoforno, esclusivamente di nuova produzione e comunque non sottoposte a periodi di stoccaggio superiori ad un anno.
I rilevati con scorie industriali, potranno essere eseguiti dietro ordine delle D.L. e solo quando vi sia la possibilità di effettuare un tratto completo di rilevato ben definito delimitato tra due sezioni trasversali e/o due piani quotati del corpo stradale.
Le caratteristiche dei rifiuti debbono essere rispondenti alle prescrizioni del Decreto Legislativo n°
22 del 5/02/1997 e successive modifiche ed integrazione e quindi corrispondenti a tutte le prescrizioni contenute nelle direttive CEE, sui rifiuti in genere (CEE 91/156) e sui rifiuti pericolosi (CEE 91/689).
In conformità dell’art. 4 del D.L. n°22 del 5/02/1997, viene favorito il reimpiego ed il riciclaggio di detti rifiuti previ accordi e convenzioni con i soggetti produttori interessati al reimpiego di dette materie, al fine di stabilire anche una positiva valutazione economica.
Tutti gli oneri inerenti alla gestione, sicurezza e garanzia della stabilità chimico-fisica del prodotto da utilizzare, rimangono a carico dell’imprenditore, così come tutti gli oneri e le incombenze derivanti dai permessi da richiedersi presso gli Enti preposti alla tutela dell’ambiente e del territorio.
Xxxx permessi sono rigorosamente prescritti, prima di procedere a qualsiasi utilizzazione ed impiego del materiale in esame.
E’ riservata alla Direzione Lavori, la facoltà di adottare la parzializzazione del corpo del rilevato, destinando le scorie esclusivamente al nucleo centrale , ed utilizzando per le fasce laterali di spessore costante dell’ordine dei 2.0 m, terre tradizionali.
Il materiale per essere impiegato nella formazione di strati di rilevato dovrà soddisfare i seguenti requisiti:
• la curva granulometrica, dovrà presentare un passante al setaccio 0.075 mm , non superiore al 10
%, ed un coefficiente di disuniformità maggiore o uguale a 7;
• l’attività del materiale (caratterizzata dal coefficiente α)dovrà essere compresa tra 20 e 40 ; l’attività α risulta così definita:
coefficiente calcolato dividendo per 1000 il prodotto della superficie specifica (cm2/g),
determinata con il permeabilimetro di Xxxxx opportunamente adattato, per la friabilità intera come percentuale di elementi < 80 μm, ottenuti dopo opportuna frantumazione (Mode operatoir LCPC: Measure du coefficient α d’activé du latier granulé de heut fornean - Dunoid - Paris 1970).
• il contenuto naturale di acqua (umidità), deve essere <15% ;
Il materiale verrà posto in opera mediante l’impiego di motolivellatrice (grader) in strati di spessore compreso tra i 15 e i 30 cm.
Nell’eventualità di una parzializzazione del corpo del rilevato i materiali di contronucleo verranno posti in opera con strati aventi medesimo spessore di quelli realizzati con loppa.
Quindi si procederà al costipamento dell’intero strato.
A compattazione avvenuta, tutti i materiali utilizzati per la realizzazione del singolo strato, dovranno presentare una massa volumica non inferiore al 90% di quella massima individuata nelle prove di compattazione ( CNR 69-1978), (CNR 22 - 1972).
Salvo diverse e più restrittive prescrizioni motivate in sede di progettazione dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato, il modulo di deformazione al primo ciclo di carico su piastra (diametro 30 cm)(CNR 146 -1992) dovrà risultare non inferiore a:
50 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.15 - 0.25 N/mm2 sul piano di posa della fondazione della pavimentazione stradale in rilevato;
20 MPa: nell'intervallo compreso tra 0.05 - 0.15 N/mm2 sui restanti strati del rilevato oltre 1,00 m al di sotto della pavimentazione stradale;
2.5. Specifica di controllo
2.5.0. Disposizioni generali
La seguente specifica si applica ai vari tipi di rilevato costituenti l’infrastruttura stradale e precedentemente esaminati.
La documentazione di riferimento comprende tutta quella contrattuale e, più specificatamente, quella di progetto quale disegni, specifiche tecniche, ecc.; sono altresì comprese tutte le norme tecniche vigenti in materia.
.
L’Impresa per poter essere autorizzata ad impiegare i vari tipi di materiali (misti lapidei, terre, calci, cementi, etc) prescritti dalle presenti Norme Tecniche, dovrà esibire, prima dell’impiego, alla D.L., i relativi Certificati di Qualità rilasciati da un Laboratorio Ufficiale e comunque secondo quanto prescritto dalla Circ. ANAS n° 14/1979.
Tali certificati dovranno contenere tutti i dati relativi alla provenienza e alla individuazione dei singoli materiali o loro composizione, agli impianti o luoghi di produzione, nonché i dati risultanti dalle prove di laboratorio atte ad accertare i valori caratteristici richiesti per le varie categorie di lavoro o di fornitura in un rapporto a dosaggi e composizioni proposte.
I certificati che dovranno essere esibiti tanto se i materiali sono prodotti direttamente, quanto se prelevati da impianti, da cave, da stabilimenti anche se gestiti da terzi, avranno una validità biennale.
I certificati dovranno comunque essere rinnovati ogni qualvolta risultino incompleti o si verifichi una variazione delle caratteristiche dei materiali, delle miscele o degli impianti di produzione.
La procedura delle prove di seguito specificata, deve ritenersi come minima e dovrà essere infittita in ragione della discontinuità granulometrica dei materiali portati a rilevato e della variabilità nelle procedure di compattazione.
L’Impresa è obbligata comunque ad organizzare per proprio conto, con personale qualificato ed attrezzature adeguate, approvate dalla D.L., un laboratorio di cantiere in cui si procederà ad effettuare tutti gli ulteriori accertamenti di routine ritenuti necessari dalla D.L., per la caratterizzazione e l’impiego dei materiali.
La frequenza minima delle prove ufficiali sarà quella indicata nella allegata Tabella 2, la frequenza delle prove di cantiere, sarà imposta dalle puntuali verifiche che il programma di impiego dei materiali , approvato preventivamente dalla D.L., vorrà accertare.
I materiali da impiegare a rilevato, sono caratterizzati e classificati secondo le Norme CNR-UNI 10006/63, e riportati nell’allegata Tabella 1.
La normativa di riferimento per esercitare i controlli conseguenti, sono indicati nel seguente prospetto:
Categorie di lavoro e materiali | Controlli previsti | Normativa di riferimento |
Movimenti di terra | D.M. 11.03.1988 C.LL.PP. n.30483 del 24.09.1988 | |
Piani di posa dei rilevati | Classificazione delle terre Grado di costipamento Massa volumica in sito CBR Prova di carico su piastra | X.X.X.-XXX 00000/00 X.X.- X.X.X. x.00 X.X.- C.N.R. n.22 CNR - UNI 10009 B.U.- C.N.R. n.146 A.XXVI |
Piani di posa delle fondazioni stradali in trincea | Classificazione delle terre Grado di costipamento Massa volumica in sito CBR Prova di carico su piastra | X.X.X.-XXX 00000/00 X.X.- X.X.X. x.00 X.X.- C.N.R. n.22 CNR - UNI 10009 B.U.- C.N.R. n.146 A.XXVI |
Formazione dei rilevati | Classificazione delle terre Grado di costipamento Massa volumica in sito Prova di carico su piastra CBR Impiego della calce | X.X.X.-XXX 00000/00 X.X.- X.X.X. x.00 X.X.- X.X.X. x.00 X.X.- C.N.R. n.146 A.XXVI CNR - UNI 10009 B.U.- C.N.R. n.36 A VII |
2.5.0.1 Prove di laboratorio
Accertamenti preventivi:
Le caratteristiche e l’idoneità dei materiali saranno accertate mediante le seguenti prove di laboratorio:
• analisi granulometrica ;
• determinazione del contenuto naturale d’acqua ;
• determinazione del limite liquido e dell’indice di plasticità sull’eventuale porzione di passante al setaccio 0,4 UNI 2332 ;
• prova di costipamento con energia AASHO Modificata (CNR 69 -1978) ; la caratterizzazione e frequenza delle prove è riportata in Tabella 2.
2.5.0.2 Prove di controllo in fase esecutiva
L’impresa sarà obbligata a prestarsi in ogni tempo e di norma periodicamente per le forniture di materiali di impiego continuo, alle prove ed esami dei materiali impiegati e da impiegare, inviando i
campioni di norma al Xxxxxx Xxxxxxxxxxxx Xxxxxxxx xxxx’XXXX xx Xxxxxx (Xxxx) o presso altro Laboratorio Ufficiale.
I campioni verranno prelevati in contraddittorio.
Degli stessi potrà essere ordinata la conservazione nel competente ufficio Compartimentale previa apposizione dei sigilli e firme del Direttore dei Lavori e dell’Impresa e nei modo più adatti a garantire l’autenticità e la conservazione.
I risultati ottenuti in tali Laboratori saranno i soli riconosciuti validi dalle due parti ; ad essi si farà esclusivo riferimento a tutti gli effetti delle presenti Norme Tecniche.
La frequenza e le modalità delle prove sono riportate nella Tabella 2.
2.5.0.3 Prove di controllo sul piano di posa
Sul piano di posa del rilevato nonché nei tratti in trincea, si dovrà procedere, prima dell’accettazione, al controllo delle caratteristiche di deformabilità, mediante prova di carico su piastra (CNR 146- 1992) e dello stato di addensamento (massa volumica in sito, CNR 22 - 1972). La frequenza delle prove è stabilita in una prova ogni 2000 mq, e comunque almeno una per ogni corpo di rilevato o trincea.
Le prove andranno distribuite in modo tale da essere sicuramente rappresentative dei risultati conseguiti in sede di preparazione dei piani di posa, in relazione alle caratteristiche dei terreni attraversati.
La Direzione Lavori potrà richiedere, in presenza di terreni “instabili”, l'esecuzione di prove speciali (prove di carico previa saturazione, ecc.).
Il controllo della strato anticapillare sarà effettuato con le stesse frequenze per i singoli strati del rilevato, e dovrà soddisfare alle specifiche riportate al punto 2.4.7.3.
TABELLA 2
Frequenza delle prove (almeno 1 ogni m3 )
Tipo DI PROVA | Rilevati Stradali | Terre Rinforzate | ||||
Corpo del rilevato | Ultimo strato di cm 30 | |||||
primi 5000 m3 | successivi m3 | primi 5000 m3 | successivi m3 | primi 5000 m3 | successivi m3 | |
Classificazione CNR-UNI 10006/63 | 500 | 10000 | 500 | 2500 | 500 | 5000 |
Costipamento AASHO Mod. CNR | 500 | 10000 | 500 | 2500 | 500 | 5000 |
Massa volumica i B.U. CNR n.22 | 250 | 5000 | 250 | 1000 | 250 | 1000 |
Prova di carico su piastra CNR 9 - 67 | * | * | 500 | 2000 | 1000 | 5000 |
Controllo umidità | ** | ** | ** | ** | ** | ** |
Resistività | * | * | * | * | 500 | 5000 |
pH | * | * | * | * | 500 | 5000 |
Solfati e cloruri | * | * | * | * | 5000 | 5000 |
* Su prescrizione delle Direzione Lavori ** Frequenti e rapportate alle condizioni meteorologiche locali e alle caratteristiche di omogeneità dei materiali portati a rilevato |
IT.C.05.04 – Rev. 1 – 14/07/2006
CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO - Norme Tecniche
Tabella 1
Formazione del Rilevato - Generalità, caratteristiche e requisiti dei materiali
Prospetto I - Classificazione delle terre | ||||||||||||||
Classificazione generale | Terre ghiaio - sabbiose Xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 UNI 2332 ≤ 35% | Terre limo - argillose Xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,000 UNI 2332> 35% | Torbe e terre organiche palustri | |||||||||||
Gruppo | A 1 | A 3 | A 2 | A 4 | A 5 | A 6 | A 7 | A 8 | ||||||
Sottogruppo | A 1-a | X0-x | X0-0 | X0-0 | X0-0 | X0-0 | X0-0 | X0-0 | ||||||
Analisi granulometrica . Xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0 UNI 2332 % 0,4 UNI 2332 % 0,075 UNI 2332 % | ≤50 ≤ 30 ≤15 | ≤ 50 ≤25 | > 50 ≤10 | ≤ 35 | ≤35 | ≤ 35 | ≤ 35 | > 35 | > 35 | > 35 | > 35 | > 35 | ||
≤ 6 | N.P. | ≤ 40 ≤ 10 | > 40 ≤ 10max | ≤ 40 > 10 | > 40 > 10 | ≤ 40 ≤ 10 | > 40 ≤ 10 | ≤ 40 > 10 | > 40 > 10 (IP ≤ IL-30) | > 40 > 10 (IP>L L-30 ) | ||
Caratteristiche della xxxxxxxx xxxxxxxx xxxx xxxxxxx 0,0 UNI2332 | ||||||||||||
Limite liquido Indice di plasticità | ||||||||||||
Indice di gruppo | 0 | 0 | 0 | ≤ 4 | ≤ 8 | ≤ 12 | ≤ 16 | ≤ 20 | ||||
Argill | Argill | |||||||||||
e | e | |||||||||||
Ghiaia o breccia, | Limi | Limi | Argill | fortem | forte | Torbe di | ||||||
Tipi usuali dei materiali | ghiaia o breccia | Sabbia | poco | poco | e | ente | mente | recente o | ||||
caratteristici costituenti | sabbiosa, sabbia | fine | Ghiaia o sabbia limosa o argillosa | compressi | compres | poco | compr | comp | remota | |||
il gruppo | grassa ,pomice, | bili | sibili | compr | essibil | ressib | formazione, | |||||
scorie vulcaniche, | essibil | i | ili | detriti organici | ||||||||
xxxxxxxxx | i | fortem | forte | di origine | ||||||||
ente | mente | palustre | ||||||||||
plastic | plasti | |||||||||||
he | che | |||||||||||
Qualità portanti quale terreno di sottofondo in assenza di gelo | Da eccellente a buono | Da mediocre a scadente | Da scartare come sottofondo | |||||||||
Azione del gelo sulle qualità portanti del terreno di sottofondo | Nessuna o lieve | Media | Molto elevata | Media | Elevat a | Medi a | ||||||
Ritiro o rigonfiamento | Nullo | Nullo o lieve | Lieve o medio | Elevat o | Elevat o | Molt o eleva to | |||
Permeabilità | Elevata | Media o scarsa | Scarsa o nulla | ||||||
Identificazione dei terreni in sito | Facilmente individuabile | Aspri al tatto - Incoeren ti allo stato asciutto | La maggior parte dei granuli sono individuabili ad occhio nudo - Aspri al tatto - Una tenacità media o elevata allo stato asciutto indica la presenza di argilla | Reagiscono alla prova di scuotimento* - Polverulenti o poco tenaci allo stato asciutto - Non facilmente modellabili allo stato umido | Non reagiscono alla prova di scuotimento* - Tenaci allo stato asciutto - Facilmente modellabili in bastoncini sottili allo stato umido | Fibrosi di color bruno o nero - Facilmente individuabili a vista | |||
* Prova di cantiere che può servire a distinguere i limi dalle argille . Si esegue scuotendo nel palmo della mano un campione di terra bagnata e comprimendolo successivamente fra le dita. La terra reagisce alla prova se, dopo lo scuotimento, apparirà sulla superficie un velo lucido di acqua libera , che comparirà comprimendo il campione fra le dita. | |||||||||
IT.C.05.04 – Rev. 1 – 14/07/2006
CAPITOLATO SPECIALE D’APPALTO - Norme Tecniche
2.5.1 Controllo dei materiali impiegati nel miglioramento e nella stabilizzazione a calce e/o cemento
La normativa di riferimento ed i controlli relativi a detti materiali sono fissati nelle specifiche già stabilite per i rilevati, ed alle quali si rimanda.
Il trattamento a calce e/o cemento richiede particolare cura nelle varie fasi della lavorazione. In caso contrario gli esiti positivi riscontrati in laboratorio, potrebbero essere decisamente compromessi.
2.5.1.1. Prove di laboratorio
Le caratteristiche e l’idoneità dei materiali da trattare saranno accertate mediante le seguenti prove di laboratorio:
• analisi granulometrica (una almeno ogni 1.000 m3 di materiale);
• determinazione del contenuto naturale d’acqua (una ogni giorno);
• determinazione del limite liquido e dell’indice di plasticità sull’eventuale porzione di passante al setaccio 0,4 UNI 2332 (una ogni giorno);
Sul materiale trattato, verranno effettuate le seguenti prove:
• Polverizzazione del materiale trattato (una ogni 500 m2)
• CBR (dopo 7 giorni di stagionatura e dopo imbibizione di 4 giorni in acqua) (una ogni 500 m2)
2.5.1.2 Prove in sito
Le caratteristiche dei materiali, posti in opera, saranno inoltre accertate mediante le seguenti prove in sito:
• Massa volumica della terra in sito (una ogni 1000 m3)
• Prova di carico con piastra circolare (una ogni 1000 m3);
2.5.1.3 Prove di controllo sul piano di posa
Le prove di controllo da eseguire sul piano di posa dei rilevati, sottoposto a stabilizzazione con calce e cemento, avranno la frequenza di una prova ogni 1000 m2.
Le prove andranno distribuite in modo tale da essere sicuramente rappresentative dei risultati conseguiti in sede di preparazione dei piani di posa, in relazione alle caratteristiche dei terreni attraversati.
2.5.2 Controllo dei materiali riciclati da rifiuti speciali da demolizione edile
La normativa di riferimento ed i controlli relativi a detti materiali sono fissati nelle specifiche già stabilite per i rilevati, ed alle quali si rimanda.
2.5.2.1 Prove di laboratorio
Le caratteristiche e l’idoneità dei materiali da trattare saranno accertate mediante le seguenti prove di laboratorio:
• determinazione dell'umidità ottimale di costipamento mediante prova di costipamento con procedimento AASHO modificato (CNR BU n° 69);
• determinazione della percentuale di rigonfiamento secondo le modalità previste per la prova CBR (CNR UNI 10009);
• verifica della sensibilità al gelo (CNR BU n° 80/80), condotta sulla parte di aggregato passante al setaccio 38.1 e trattenuto al setaccio 9.51 (Los Angeles classe A);
• prova di abrasione Los Angeles;. sarà ritenuto idoneo il materiale che subisce perdite inferiori al 40 % in peso;
Sarà effettuata una prova ogni 500 m3 di materiale da porre in opera.
2.5.2.2. Prove in sito
Le caratteristiche dei materiali saranno accertate mediante le seguenti prove in sito:
• Massa volumica della terra in sito;
• Prova di carico con piastra circolare ;
Sarà effettuata una prova ogni 500 m3 di materiale posto in opera.
2.5.3 Controllo dei materiali riciclati da rifiuti speciali industriali - scorie
La normativa di riferimento ed i controlli relativi a detti materiali sono fissati nelle specifiche già stabilite per i rilevati, ed alle quali si rimanda.
2.5.3.1. Prove di laboratorio
Le caratteristiche e l’idoneità dei materiali saranno accertate mediante le seguenti prove di laboratorio:
• determinazione dell'umidità ottimale di costipamento mediante prova di costipamento con procedimento AASHO modificato (CNR BU n° 69);
• determinazione del contenuto naturale di acqua (umidità);
• analisi granulometrica ;
• determinazione dell’attività;
La determinazione del contenuto naturale di acqua (umidità) e del tenore di acqua, la granulometria e l’attività verranno determinate ogni 200 t di materiale.
2.5.3.2 Prove in sito
Le caratteristiche dei materiali saranno accertate mediante le seguenti prove in sito:
• Massa volumica della terra in sito;
• Prova di carico con piastra circolare ;
Sarà effettuata una prova ogni 500 m3 di materiale posto in opera.
2.5.4 - Telo Geotessile “tessuto non tessuto”.
Lo strato di geotessile da stendere sul piano di posa del rilevato dovrà essere del tipo non tessuto in polipropilene .
Il geotessile dovrà essere del tipo “a filo continuo” , prodotto per estrusione del polimero . Dovrà essere composto al 100% da polipropilene di prima scelta (con esclusione di fibre riciclate), agglomerato con la metodologia dell’agugliatura meccanica, al fine di evitare la termofusione dei fili costituenti la matrice del geotessile.
Non dovranno essere aggiunte, per la lavorazione, resine o altre sostanze collanti.
Caratteristiche tecniche | POLIPROPILENE |
Massa volumica (g/cm3) | 0,90 |
Punto di rammollimento (K) | 413 |
Punto di fusione (K) | 443 ÷ 448 |
Punto di umidità % (al 65% di umidità relativa) | 0,04 |
Resistenza a trazione (N/5cm) | 1900 |
Il geotessile dovrà essere imputrescibile, resistente ai raggi ultravioletti, ai solventi, alle reazioni chimiche che si instaurano nel terreno, all’azione dei microrganismi ed essere antinquinante.
Dovrà essere fornito in opera in rotoli di larghezza la più ampia possibile in relazione al modo d’impiego.
La campionatura del materiale dovrà essere fatta secondo la Norma UNI 8279/Parte 1, intendendosi per N l'unità elementare di un rotolo.
I prelievi dei campioni saranno eseguiti a cura dell'Impresa sotto il controllo della Direzione Lavori; le prove dovranno essere effettuate presso Laboratori qualificati, preliminarmente su
materiali approvvigionati in cantiere, prima del loro impiego; successivamente, su materiali prelevati durante il corso dei lavori.
La qualificazione del materiale sarà effettuata mediante le prove previste dalle norme UNI e dai B.U. del CNR n° 142/92, n° 143/92, n° 144/92 e n° 145/92, riportate nella seguente tabella:
Campionatura Caratteristica | Riferimento |
(per N deve intendersi il rotolo o la pezza) | UNI 8279/1 |
Peso, in g/m2 | UNI 5114 |
Spessore, in mm | UNI 8279/2 |
Resistenza a trazione su striscia di cm 5, in N | UNI 8639 |
Allungamento, in % | UNI 8639 |
Lacerazione, in N | UNI 8279/9 |
Resistenza alla perforazione con il metodo della sfera, MPa | UNI 8279/11 |
Punzonamento, in N | UNI 8279/14 |
Permeabilità radiale all’acqua, in cm/s | UNI 8279/13 |
Comportamento nei confronti di batteri e funghi | UNI 8986 |
Creep nullo al 25% del carico di rottura ed un allungamento sotto carico di esercizio pari al 2%-9% | |
Diametro di filtrazione, espresso in micron, corrispondente a quello del 95% in peso degli elementi di terreno che hanno attraversato il geotessile, determinato mediante filtrazione idrodinamica |
Dalle prove dovranno risultare soddisfatti i seguenti requisiti:
Requisito | Valore di Riferimento |
peso (UNI 5114) | ≥ 300 g/m2 |
resistenze a trazione su striscia di cm 5 (UNI 8639) | > 19 kN |
allungamento (UNI 8639) | > 60% |
lacerazione (UNI 8279/9) | > 0,5 kN/m |
punzonamento (UNI 8279/14) | > 3,1 kN |
permeabilità radiale all'acqua alla pressione di 0,002 MPa (UNI 8279/13) | > 0,8 cm/s |
dimensione della granulometria passante per filtrazione idrodinamica, corrispondente a quella del 95% in peso degli elementi di terreno che attraversano il geotessile | < 100 μm |
Qualora anche da una sola delle prove di cui sopra risultassero valori inferiori a quelli stabiliti, la partita verrà rifiutata e l'impresa dovrà allontanarla immediatamente dal cantiere.
La Direzione Lavori, a suo insindacabile giudizio, potrà richiedere ulteriori prove preliminari o prelevare in corso d'opera campioni di materiali da sottoporre a prove presso Laboratori qualificati.
Il piano di stesa del geotessile dovrà essere perfettamente regolare. Dovrà essere curata la giunzione dei teli mediante sovrapposizione di almeno 30 cm nei due sensi longitudinale e trasversale.
I teli non dovranno essere in alcun modo esposti al diretto passaggio dei mezzi di cantiere prima della loro totale copertura con materiale da rilevato per uno spessore di almeno 30 cm.
2.5.5 Controllo scavi
Nel corso dei lavori, al fine di verificare la rispondenza della effettiva situazione geotecnica- geomeccanica con le ipotesi progettuali, la DL, in contraddittorio con l’impresa, dovrà effettuare la determinazione delle caratteristiche del terreno o roccia sul fronte di scavo.
a) Prove di laboratorio
Le caratteristiche dei materiali saranno accertate mediante le seguenti prove di laboratorio:
Terre:
• analisi granulometrica;
• determinazione del contenuto naturale di acqua;
• determinazione del limite liquido e dell’indice di plasticità, nell’eventuale porzione di passante al setaccio 0,4 UNI 2332;
• eventuale determinazione delle caratteristiche di resistenza al taglio.
Rocce:
• resistenza a compressione monoassiale;
In presenza di terreni dal comportamento intermedio tra quello di una roccia e quello di una terra, le suddette prove potranno essere integrate al fine di definire con maggior dettaglio la reale situazione geotecnica.
La frequenza delle prove dovrà essere effettuata come segue :
• ogni 500 m3 di materiale scavato e ogni 5 m di profondità dello scavo;
• in occasione di ogni cambiamento manifesto delle caratteristiche litologiche e/o geomeccaniche;
• ogni qualvolta richiesto dalla DL.
b) Prove in sito Terre :
si dovrà rilevare l’effettivo sviluppo della stratificazione presente, mediante opportuno rilievo geologico-geotecnico che consenta di identificare le tipologie dei terreni interessati, con le opportune prove di identificazione.
Rocce :
si dovrà procedere al rilevamento geologico-geomeccanico, al fine di identificare la litologia presente e la classe geomeccanica corrispondente mediante l’impiego di opportune classificazioni.
Si dovranno effettuare tutte le prove necessarie allo scopo.
Si dovrà in ogni caso verificare la rispondenza delle pendenze e delle quote di progetto, con la frequenza necessaria al caso in esame.
2.5.6 Controllo dreni prefabbricati
a) Controllo dei materiali
Il produttore allegherà ad ogni lotto una certificazione del prodotto dove saranno riportate le caratteristiche del materiale conformi a quanto specificato dal presente capitolato.
b) Attrezzature d’infissione
L’impresa dovrà presentare, prima dell’inizio dei lavori e per conoscenza, all DL una relazione tecnica riguardante le metodologie scelte per la realizzazione dei dreni e le caratteristiche delle attrezzature.
Qualora si preveda di impiegare sonde a rotazione o a rotopercussione, la DL dovrà approvare specificatamente l’impiego di tali attrezzature.
Durante la posa in opera dovrà essere redatta una apposita scheda sulla quale dovrà essere riportata la effettiva lunghezza installata per ciascun dreno.
Si dovrà riportare inoltre la posizione planimetrica rispetto agli elaborati di progetto, e che questa non si discosti più di 10 cm dalla suddetta posizione.
2.5.7 Controllo dreni in sabbia
a) Qualifica dei materiali
L’Impresa per ogni lotto fornito, e comunque ogni 100 m3 di sabbia, dovrà effettuare prove granulometriche atte a verificare la conformità della partita alla granulometria specificata negli elaborati progettuali.
In assenza di tali specifiche, si adotterà il fuso riportato nel punto 2.7.8.4. del presente capitolato.
b) Attrezzature d’impiego
Qualora si preveda di impiegare fluidi di perforazione diversi da acqua o additivi di questa, si richiederà l’approvazione specifica della DL.
c) Fase esecutiva
In fase esecutiva per ogni dreno si dovrà compilare una scheda sulla quale verranno riportate:
• discordanza con la posizione di progetto, che comunque non dovrà essere superiore a 10 cm;
• profondità raggiunta dalla perforazione;
• quantitativo complessivo di sabbia immessa;
• caratteristiche della certificazione relativa al lotto di materiale granulare;
• caratteristiche delle attrezzature di perforazione;
• fluido impiegato per la perforazione.
B. DEMOLIZIONI
(IT.C.05.05)
INDICE
1.0 - Demolizioni
1.1 - Murature e fabbricati
1.2 - Idrodemolizioni
1.3 - Demolizione di pavimentazione o massicciata stradale in conglomerato bituminoso
1.0 - Demolizioni
1.1 - Murature e fabbricati
Le demolizioni di fabbricati e di murature di qualsiasi genere (armate e non, in precompresso), potranno essere integrali o in porzioni a sezione obbligata, eseguite in qualsiasi dimensione anche in breccia, entro e fuori terra, a qualsiasi altezza.
Verranno impiegati i mezzi previsti dal progetto e/o ritenuti idonei dalla Direzione Lavori:
• scalpellatura a mano o meccanica;
• martello demolitore;
• agenti demolitori non esplosivi ad azione chimica con espansione lenta e senza propagazione dell'onda d'urto.
• Pinze o altri attrezzi idraulici;
• Seghe circolari o fili diamantati.
Le demolizioni dovranno essere eseguite con ordine e con le necessarie precauzioni in modo da prevenire qualsiasi infortunio al personale addetto, evitando inoltre tassativamente di gettare dall'alto i materiali i quali dovranno invece essere trasportati o guidati in basso.
Inoltre l'impresa dovrà prevedere, a sua cura e spese, ad adottare tutti gli accorgimenti tecnici per puntellare e sbatacchiare le parti pericolanti e tutte le cautele al fine di non danneggiare le strutture sottostanti e le proprietà di terzi.
L'Impresa sarà pertanto responsabile di tutti i danni che una cattiva conduzione nelle operazioni di demolizioni potessero arrecare alle persone, alle opere e cose, anche di terzi.
Nel caso di demolizioni parziali, o in qualunque altro caso ritenuto opportuno dalla D.L., potrà essere richiesta l’esecuzione delle demolizioni mediante l’uso di seghe circolari, fili diamantati, pinze idrauliche o qualsiasi altra tecnica o impiego di attrezzature speciali, in modo da realizzare tagli netti e puliti e contestualmente evitare l’insorgere di vibrazioni e conseguenti danni alle strutture eventualmente da conservare. Il tutto senza alcuna maggiorazione del prezzo, in quanto già compreso negli oneri da tenere in considerazione a carico dell’impresa.
Nel caso di demolizioni parziali potrà essere richiesto il trattamento con il getto di vapore a 373 K ed una pressione di 0,7-0,8 MPa per ottenere superfici di attacco pulite e pronte a ricevere i nuovi getti; i ferri dovranno essere tagliati, sabbiati e risagomati secondo le disposizioni progettuali.
Per le demolizioni da eseguirsi su autostrada in esercizio, l'impresa dovrà adottare anche tutte le precauzioni e cautele atte ad evitare ogni possibile danno all'utenza e concordare con la Direzione di Tronco, tramite la Direzione Lavori, le eventuali esclusioni di traffico che potranno avvenire anche in ore notturne e in giorni determinati.
In particolare, la demolizione delle travi di impalcati di opere d'arte o di impalcati di cavalcavia anche a struttura mista, su autostrade in esercizio, dovrà essere eseguita fuori opera, previa separazione dalle strutture esistenti, sollevamento, rimozione e trasporto di tali porzioni in apposite aree entro le quali potranno avvenire le demolizioni.
I materiali di risulta resteranno di proprietà dell'Impresa la quale potrà reimpiegare quelli ritenuti idonei dalla Direzione Lavori fermo restando l'obbligo di allontanarli e di trasportare a discarica quelli rifiutati.
1.2 - Idrodemolizioni
La idrodemolízione di strati di conglomerato cementizio su strutture di ponti e viadotti dovrà essere effettuata con l'impiego di idonee attrezzature atte ad assicurare getti d'acqua a pressione modulabile fino a 1500 bar, con portate fino a 300 l/min, regolabili per quanto attiene la velocità operativa.
Gli interventi dovranno risultare selettivi ed asportare gli strati di conglomerato degradati senza intaccare quelli aventi resistenza uguale o superiore alla minima indicata in progetto.
L'Impresa dovrà provvedere all'approvvigionamento dell'acqua occorrente per la demolizione del materiale e la pulizia della superficie risultante.
Le attrezzature impiegate dovranno essere sottoposte alla preventiva approvazione della Direzione Lavori; dovranno essere dotate di sistemi automatici di comando e controllo a distanza, nonché di idonei sistemi di sicurezza contro la proiezione del materiale demolito, dovendo operare anche in presenza di traffico.
Dovranno rispondere inoltre alle vigenti norme di Legge in materia di prevenzione infortuni ed igiene del lavoro (D.lgs 626/94, D.Lgs 494/96, ecc.) alle quali l'impresa dovrà uniformarsi in sede operativa.
1.3 - Demolizione di pavimentazione o massicciata stradale in conglomerato bituminoso
La demolizione della pavimentazione in conglomerato bituminoso per l’intero spessore o per parte di esso dovrà essere effettuata con idonee attrezzature munite di frese a tamburo funzionanti a freddo, con nastro caricatore per il carico del materiale di risulta.
Tali attrezzature dovranno essere preventivamente approvate dalla Direzione Lavori relativamente a caratteristiche meccaniche, dimensioni e capacità produttiva; il materiale fresato dovrà risultare idoneo, ad esclusivo giudizio della stessa Direzione Lavori, per il reimpiego nella confezione di conglomerati bituminosi.
La demolizione dovrà rispettare rigorosamente gli spessori previsti in progetto o prescritti dalla Direzione Lavori e non saranno pagati maggiori spessori rispetto a quelli previsti o prescritti.
Se la demolizione interessa uno spessore inferiore a 15 cm, potrà essere effettuata con un solo passaggio di fresa; per spessori superiori a 15 cm si dovranno effettuare due passaggi di cui il primo pari ad 1/3 dello spessore totale, avendo cura di formare longitudinalmente sui due lati dell'incavo un gradino tra il primo ed il secondo strato demolito di almeno lo cm.
Le superfici scarificate dovranno risultare perfettamente regolari in ogni punto, senza discontinuità che potrebbero compromettere l'aderenza dei nuovi strati; i bordi delle superfici scarificate dovranno risultare verticali, rettilinei e privi di sgretolature.
La pulizia del piano di scarifica dovrà essere effettuata con idonee attrezzature munite di spazzole rotanti e dispositivo aspiranti in grado di dare il piano depolverizzato.
Nel caso di pavimentazione su impalcati di opere d'arte, la demolizione dovrà eseguirsi con tutte le precauzioni necessarie a garantire la perfetta integrità della sottostante soletta; in questi casi potrà essere richiesta la demolizione con scalpello a mano con l'ausilio del martello demolitore.
Solamente quando previsto in progetto e in casi eccezionali, si potrà eseguire la demolizione della massicciata stradale, con o senza conglomerato bituminoso, anche su opere d'arte, con macchina escavatrice od analoga e nel caso in cui il bordo della pavimentazione residua debba avere un profilo regolare, per il taglio perimetrale si dovrà fare uso della sega clipper.
C. MURATURE
(IT.C.05.06)
INDICE
1.0. Murature
1.1. Murature di mattoni
1.2. Murature di pietrame a secco
1.3. Murature di pietrame e malta
1.4. Murature di calcestruzzo con pietrame annegato (Calcestruzzo ciclopico)
1.5. Murature in pietra da taglio
1.0. Murature
Con tale denominazione si indicheranno le seguenti possibili tipologie:
• murature di mattoni;
• murature di pietrame a secco;
• murature di pietrame e malta;
• murature di calcestruzzo con pietrame annegato;
• murature in pietra da taglio;
1.1. Murature di mattoni
I materiali, all'atto dell'impiego, dovranno essere abbondantemente bagnati per immersione sino a sufficiente saturazione.
Essi dovranno essere messi in opera a regola d'arte, con le connessure alternate in corsi ben regolari, saranno posti sopra uno strato di malta e premuti sopra di esso in modo che la malta rimonti all'ingiro e riempia tutte le connessure.
La larghezza delle connessure non dovrà essere maggiore di 1 cm, né minore di 1/2 cm.
Se la muratura dovesse eseguirsi a paramento visto si dovrà aver cura di scegliere, per le facce esterne, i mattoni di migliore cottura a spigolo vivo, meglio formati e di colore uniforme, disponibili con perfetta regolarìtà di piani a ricorrere ed alternando con precisione i giunti verticali.
In questo genere di paramento le connessure di faccia vista non dovranno avere grossezza maggiore di mm 5 e, previa la loro raschiatura e pulitura, dovranno essere profilate con malta idraulica e diligentemente compresse e lisciate con apposito ferro, senza sbavature.
1.2. Murature di pietrame a secco
La muratura di pietrame a secco dovrà essere eseguita con pietre ridotte col martello alla forma più che sia possibile regolare, restando assolutamente escluse quelle di forma rotonda. Le pietre saranno collocate in opera in modo che contrastino e si concatenino fra loro il più possibile scegliendo per i paramenti quelle di dimensioni non inferiori a cm 20 di lato, e le più adatte per il migliore combaciamento.
Si eviterà sempre la ricorrenza delle connessioni verticali. Nell'interno della muratura si farà uso delle scaglie, soltanto per appianare i corsi e riempire interstizi fra pietra e pietra.
Per i cantonali si useranno le pietre di maggiori dimensioni e meglio rispondenti allo scopo. La rientranza delle pietre del paramento non dovrà mai essere inferiore all'altezza del corso. Inoltre si disporranno frequentemente pietre di lunghezza tale da penetrare nello spessore della muratura.
A richiesta della Direzione dei Lavori l'impresa dovrà lasciare opportune feritoie regolari e regolarmente disposte, anche in più ordini, per lo scolo delle acque.
La muratura in pietrame a secco per muri di sostegno, in controripa, o comunque isolati, sarà sempre coronata con una copertina di muratura di malta o di calcestruzzo, delle dimensioni che, di volta in volta, verranno fissate dalla Direzione dei Lavori.
1.3. Murature di pietrame e malta
La muratura di pietrame con malta cementizia dovrà essere eseguita con elementi di pietrame delle maggiori dimensioni possibili e, ad ogni modo, non inferiore a cm 25 in senso orizzontale, cm 20 in senso verticale e cm 30 di profondità.
Per i muri di spessore di cm 40 si potranno avere alternanze di pietre minori.
Le pietre, prima del collocamento in opera, dovranno essere diligentemente pulite ove occorra, a giudizio della Direzione del Lavori, lavate.
Nella costruzione della muratura, le pietre dovranno essere battute col martello e rinzeppate diligentemente con scaglie e con abbondante malta, così che ogni pietra resti avvolta dalla malta stessa e non rimanga alcun vano od interstizio. In assenza di specifiche indicazioni progettuali la malta verrà dosata con Kg 350 di cemento per ogni m3 di sabbia.
Per le facce viste delle murature di pietrame, secondo gli ordini della Direzione dei Lavori, potrà essere prescritta l'esecuzione delle seguenti speciali lavorazioni:
• con pietra rasa e testa scoperta (ad opera incerta);
• a mosaico grezzo;
• con pietra squadrata a corsi pressoché regolari;
• con pietra squadrata a corsi regolari.
Nel paramento con pietra rasa e testa scoperta (ad opera incerta), il pietrame dovrà essere scelto diligentemente e la sua faccia vista dovrà essere ridotta col martello a superficie approssimativamente piana. Le facce di posa e combaciamento delle pietre dovranno essere spianate e adattate col martello, in modo che il contatto dei pezzi avvenga in tutti i giunti per una rientranza non minore di cm 10.
Nel paramento a mosaico grezzo, le facce viste dei singoli pezzi dovranno essere ridotte, col martello a punta grossa, a superficie piana poligonale; i singoli pezzi dovranno combaciare fra loro regolarmente, restando vietato l'uso delle scaglie.
In tutto il resto si seguiranno le norme indicate per il paramento a pietra rasa.
Nel paramento a corsi pressoché regolari, il pietrame dovrà essere ridotto a conci piani e squadrati, sia col martello che con la grossa punta, con le facce di posa parallele fra loro e quelle di combaciamento normali a quelle di posa. I conci saranno posti in opera a corsi orizzontali di altezza che può variare da corso a corso, e potrà non essere costante per l'intero filare. Nelle superfici esterne dei muri saranno tollerate alla prova del regolo rientranze o sporgenze non maggiori di 15 millimetri.
Nel paramento a corsi regolari, i conci dovranno essere resi perfettamente piani e squadrati, con la faccia vista rettagolare, lavorata a grana ordinaria; essi dovranno avere la stessa altezza per tutta la lunghezza del medesimo corso, e qualora i vari corsi non avessero eguale altezza, questa dovrà essere disposta in ordine decrescente dai corsi inferiori ai corsi superiori, con differenza però fra due corsi successivi non maggiori di cm 5.
La Direzione dei Lavori potrà anche prescrivere l'altezza dei singoli corsi, ed ove nella stessa superficie di paramento venissero impiegati conci di pietra da taglio, per rivestimento di alcune parti, i filari del paramento a corsi regolari dovranno essere in perfetta corrispondenza con quelli della pietra da taglio.
Tanto nel paramento a corsi pressoché regolari, quanto in quello a corsi regolari, non sarà tollerato l'impiego di scaglie nella faccia esterna; il combaciamento dei corsi dovrà avvenire per almeno due
terzi della loro rientranza nelle facce di posa, e non potrà essere mai minore di cm 15 nei giunti verticali.
La rientranza dei singoli pezzi non sarà mai minore della loro altezza, né inferiore a cm 30; l'altezza minima dei corsi non dovrà essere mai minore di cm 20.
In entrambi i paramenti a corsi, lo spostamento di due giunti verticali consecutivi non dovrà essere minore di cm 10 e le connessure avranno larghezza non maggiore di un centimetro.
Per le murature con malta, quando questa avrà fatto convenientemente presa, le connessure delle facce di paramento dovranno essere accuratamente stuccate.
In tutte le specie di paramenti la stuccatura dovrà essere fatta raschiando preventivamente le connessure fino a conveniente profondità per purgarle dalla malta, dalla polvere e da qualche altra materia estranea, lavandole a grande acqua e riempiendo quindi le connessure stesse con nuova malta della qualità prescritta, curando che questa penetri bene dentro, comprimendola e lisciandola con apposito ferro, in modo che il contorno dei conci sui fronti del paramento, a lavoro finito, si disegni nettamente e senza sbavature.
Il nucleo della muratura dovrà essere costruito sempre contemporaneamente ai rivestimenti esterni. Riguardo al magistero ed alla lavorazione della faccia vista in generale, ferme restando le prescrizioni suindicate, viene stabilito che l'Appaltatore è obbligato a preparare, a proprie cure e spese, i campioni delle diverse lavorazioni per sottoporli all'approvazione del Direttore dei Lavori, al quale spetta esclusivamente giudicare se esse corrispondano alle prescrizioni del presente articolo. Senza tale approvazione l'Appaltatore non può dar mano alla esecuzione dei paramenti delle murature di pietrame.
1.4. Murature di calcestruzzo con pietrame annegato (Calcestruzzo ciclopico)
Quando la Direzione dei Lavori l'avrà preventivamente autorizzato mediante ordine di servizio, potrà essere impiegato per determinate opere murarie (muri di sostegno, sottoscarpa, riempimento di cavi x xxxxx di fondazioni, briglie, ecc.) pietrame annegato nel calcestruzzo, sempre però di dimensioni mai superiori a 1/3 dello spessore della muratura. Il pietrame dovrà presentarsi ben spigolato, scevro da ogni impurità, bagnato all'atto dell'impiego e non dovrà rappresentare un volume superiore al 40% del volume della muratura.
1.5. Murature in pietra da taglio
La pietra da taglio nelle costruzioni delle diverse opere dovrà presentare la forma e le dimensioni di progetto, ed essere lavorata norma delle prescrizioni che verranno impartite dalla Direzione dei Lavori all'atto dell’esecuzione, nei seguenti modi:
• a grana grossa;
• a grana ordinaria;
• a grana mezzo fina;
• a grana fina.
Per pietra da taglio a grana grossa si intenderà quella lavorata semplicemente con la grossa punta senza far uso della martellina per lavorare le facce viste, né dello scalpello per ricavarne gli spigoli netti.
Verrà considerata come pietra da taglio a grana ordinaria quella le cui facce viste saranno lavorate con la martellina a denti larghi.
La pietra da taglio si intenderà infine lavorata a grana mezzo fina e a grana fina, secondo che le facce predette saranno lavorate con la martellina a denti mezzani o a denti finissimi.
In tutte le lavorazioni, esclusa quella a grana grossa, le facce esterne di ciascun concio della pietra da taglio dovranno avere gli spigoli vivi e ben cesellati, in modo che le connessure fra concio e concio non eccedano la larghezza di mm 5 per la pietra a grana ordinaria e di mm 3 per le altre.
Prima di cominciare i lavori, qualora l'amministrazione non abbia già provveduto in proposito ed in precedenza dell'appalto, l'Appaltatore dovrà preparare a sue spese i campioni dei vari generi di lavorazione della pietra da taglio e sottoporli per l'approvazione alla Direzione dei Lavori, alla quale esclusivamente spetterà giudicare se essi corrispondano alle prescrizioni.
Qualunque sia il genere di lavorazione delle facce viste, i letti di posa e le facce di combaciamento dovranno essere ridotti a perfetto piano e lavorati a grana fina. Non saranno tollerate né smussature agli spigoli, né cavità nelle facce, né masticature o rattoppi. La pietra da taglio che presentasse difetti verrà rifiutata, e l'Appaltatore sarà in obbligo di farne l'immediata surrogazione, anche se le scheggiature od ammanchi si verificassero, sia al momento della posa in opera, sia dopo e sino al collaudo.
Le forme e dimensioni di ciascun concio in pietra da taglio dovranno essere perfettamente conformi ai disegni dei particolari consegnati all'Appaltatore, od alle Istruzioni che all'atto dell'esecuzione fossero eventualmente date dalla Direzione del Lavori. Inoltre, ogni concio dovrà essere sempre lavorato in modo da potersi collocare in opera secondo gli originali letti di cava.
Per la posa in opera si potrà fare uso di zeppe volanti, da togliere però immediatamente quando la malta rifluisce nel contorno della pietra battuta a muzzuolo sino a prendere la posizione voluta.
La pietra da taglio dovrà essere messa in opera con malta dosata a Kg. 400 di cemento normale per metro cubo di sabbia e, ove occorra, i diversi conci dovranno essere collegati con grappe ed arpioni di rame, saldamente suggellati entro apposite incassature praticate nei conci medesimi.
Le connessure delle facce viste dovranno essere profilate con cemento a lenta presa, diligentemente compresso e lisciato mediante apposito ferro.
1.6 Malte
Le caratteristiche dei materiali da impiegare per la confezione delle malte ed i rapporti di miscela, corrisponderanno alle prescrizioni delle voci dell'Elenco Prezzi per i vari tipi di impasto ed a quanto verrà, di volta in volta, ordinato dalla Direzione dei Lavori. La resistenza alla penetrazione delle malte deve soddisfare alle Norme UNI 7927-78.
Di norma, le malte per muratura di mattoni saranno dosate con Kg 400 di cemento per m3 di sabbia e passate al setaccio ad evitare che i giunti tra mattoni siano troppo ampi; le malte per muratura di pietrame saranno dosate con Kg 350 di cemento per m3 di sabbia; quelle per intonaci con Kg 400 di cemento per m3 di sabbia e così pure quelle per la stuccatura dei paramenti delle murature.
Il dosaggio dei materiali e dei leganti verrà effettuato con mezzi meccanici suscettibili di esatta misurazione e controllo che l'Impresa dovrà fornire e mantenere efficienti a sua cura e spese.
Gli impasti verranno preparati solamente nelle quantità necessarie per l'impiego immediato; gli impasti residui che non avessero immediato impiego saranno portati a rifiuto.
1.7 INTONACI E APPLICAZIONI PROTETTIVE DELLE SUPERFICI IN CALCESTRUZZO
In linea generale, per le strutture in calcestruzzo non verranno adottati intonaci, perché le casseforme dovranno essere predisposte ed i getti dovranno essere vibrati con cura tale che le superfici di tutte le predette strutture dovranno presentare aspetto regolare e non sgradito alla vista.
Gli intonaci, quando fosse disposto dalla Direzione dei Lavori, verranno eseguiti dopo accurata pulizia, bagnatura delle pareti e formazione di fasce di guida in numero sufficiente per ottenere la regolarità delle superfici.
A superficie finita non dovranno presentare screpolature, irregolarità, macchie; le fasce saranno regolari ed uniformi e gli spigoli eseguiti a regola d'arte.
Sarà cura dell'Impresa mantenere umidi gli intonaci eseguiti quando le condizioni locali lo richiedono.
1.7.1 INTONACI ESEGUITI A MANO
Nelle esecuzioni di questo lavoro verrà applicato un primo strato di circa 12 mm di malta (rinzaffo), gettato con forza in modo da aderire perfettamente alla muratura. Quando questo primo strato sarà alquanto consolidato, si applicherà il secondo strato che verrà steso con la cazzuola e regolarizzato con il fratazzo.
Lo spessore finito dovrà essere di mm 20; qualora però, a giudizio della Direzione dei Lavori, la finitura dei getti e delle murature lo consenta, potrà essere limitato a mm 10 e in tal caso applicato in una volta sola
1.7.2 INTONACI ESEGUITI A SPRUZZO (GUNITE)
Prima di applicare l'intonaco l'Impresa avrà cura di eseguire mediante martelli ad aria compressa, muniti di appropriato utensile, la “spicconatura” delle superfici da intonacare, alla quale seguirà un efficace lavaggio con acqua a pressione ed occorrendo sabbiatura ad aria compressa.
Le sabbie da impiegare saranno silicee, scevre da ogni impurità ed avranno un appropriato assortimento granulometrico preventivamente approvato dalla Direzione dei Lavori.
La malta sarà di norma composta di Kg.500 di cemento normale per m3 di sabbia, salvo diverse prescrizioni della Direzione dei Lavori.
L'intonaco potrà avere lo spessore di mm 20 o 30 e sarà eseguito in due strati, il primo dei quali sarà rispettivamente di mm 12 o 18 circa. Il getto dovrà essere eseguito con la lancia in posizione normale alla superficie da intonacare e posta a distanza di 80÷90 cm dalla medesima. La pressione alla bocca dell'ugello di uscita della miscela sarà di circa 3 atmosfere.
Qualora si rendesse necessario, la Direzione dei Lavori potrà ordinare l'aggiunta degli idonei additivi per le qualità e dosi di volta in volta verranno stabilite ,od anche l’inclusione di reti metalliche elettrosaldate in fili d’acciaio, di caratteristiche che saranno precisate dalla Direzione dei Lavori.
In quest'ultimo caso l'intonaco potrà avere spessore di mm 30÷40.
Quando l'intonaco fosse eseguito in galleria e si verificassero delle uscite d'acqua, dovranno essere predisposti dei tubetti del diametro di 1 pollice.
Questi ultimi saranno asportati una settimana dopo e i fori rimasti saranno chiusi con malta di cemento a rapida presa.
1.7.3 APPLICAZIONI PROTETTIVE DELLE SUPERFICI IN CALCESTRUZZO
Qualora la Direzione dei Lavori lo ritenga opportuno, potrà ordinare all'Impresa l'adozione di intonaci idrofughi o di sostanze protettive delle superfici dei calcestruzzi.
D. VERNICIATURA
(IT.C.05.08)
INDICE
1.0 Generalità
1.1 Ciclo <<A>>
1.2 Ciclo <<B>>
1.3 Ciclo <<C>>
1.4 Preparazione del supporto
1.5 Caratteristiche di resistenza (chimico-fisiche) del ciclo di verniciature anticorrosive
1.6 Prove di accettazione dei prodotti
1.0 Generalità
Tutte le strutture in acciaio dovranno essere protette contro la corrosione mediante uno dei cicli di pitturazione definiti nel presente articolo.
I cicli di verniciatura saranno preceduti da spazzolature meccaniche o sabbiature secondo le disposizioni impartite di volta in volta dalla Direzione dei Lavori.
I cicli di verniciatura saranno formati da un minimo di tre mani di prodotti verniciati mono o bicomponenti indurenti per filmazione chimica o filmazione fisica.
Le caratteristiche di composizione dei cicli da applicare sono di seguito indicate.
1.1 Ciclo <<A>>
Il rivestimento dovrà essere formato come minimo da tre mani di prodotti vernicianti. Le caratteristiche di composizione degli strati dovranno essere le seguenti:
1° strato
Mano di fondo al clorocaucciù pigmentata con minio e cromato di zinco (Zn Cr O4), avente un ottimo potere bagnante sul supporto.
Caratteristiche formulative della mano di fondo:
- tipo di legante clorocaucciù
- PVC % (1) ≥ 36 %
- % pigmenti sul totale polveri ≥ 82 %
- tipi di pigmento minio-ZnCrO4.
- legante secco % 25 %
- spessore del film 80 ÷ 100
- metodo di applicazione pennello
2° strato
Mano intermedia al clorocaucciù pigmentata con rosso ossido, ferro micaceo, alluminio avente un ottimo potere di attacco alla mano sottostante.
Caratteristiche formulative della mano intermedia:
- tipo di legante clorocaucciù
- PVC % ≥ 41 %
- % pigmento sul prodotto finito ≥ 14 %
- tipi di pigmento rosso ossido, ferro-micaceo, alluminio
(1) Concentrazione volumetrica del pigmento.
- legante secco % 28 %
- spessore del film 80 ÷ 100
- metodo di applicazione pennello
3° strato
Mano di finitura al clorocaucciù acrilica pigmentata con biossido di titanio, avente una ottima resistenza agli agenti atmosferici e chimici.
Caratteristiche formulative della mano di finitura:
- tipo di legname clorocaucciù acrilica
- PVC % ≥ 26 %
- % pigmento sul prodotto finito ≥ 26 %
- tipo di pigmento biossido di titanio(TiO2)
- legante secco % 33 %
- spessore del film 40
- metodo di applicazione pennello o rullo Il tutto come riportato nella tabella che segue.
Ciclo di verniciatura <<A>>
1°strato | 2°strato | 3°strato | |
Tipo di legante | clorocaucciù | clorocaucciù | clorocaucciù acrilica |
PVC..% | ≥ 36% | ≥ 41% | ≥ 26% |
% pigmenti sul totale polveri | ≥ 82% | -- | -- |
% Pigmenti sul prodotto finito | - | ≥ 14%- | ≥ 26% |
Tipi di pigmento | minio, cromato di zinco (ZnCrO4) | rosso ossido, ferro micaceo, alluminio | biossido titanio (Ti O2) |
Legante secco % | 25% | 28% | 33% |
Spessore del film... | 80÷100 | 80÷100 | 40 |
Metodo di applicazione | pennello | pennello | pennello - rullo |
1.2 Ciclo <<B>>
Il rivestimento dovrà essere formato come minimo da tre mani di prodotti vernicianti. Le caratteristiche di composizione degli strati dovranno essere le seguenti:
1° strato
Mano di fondo epossidica pigmentata con ZnCrO4 (cromato di zinco) avente un ottimo potere bagnante sul supporto.
Caratteristiche formulative della mano di fondo:
- tipo di legante epossidico
- PVC % ≥ 36 %
- % pigmento sul totale polveri ≥ 25 %
- tipo di pigmento cromato di zinco ZnCrO4
- legante secco % 26 %
- spessore film 30 ÷ 40
- metodo di applicazione pennello
2° strato
Mano intermedia epossidica pigmentata con biossido di titanio (TiO2), avente un ottimo potere di attacco alla mano sottostante:
- tipo di legante epossidico
- PVC % ≥ 40 %
- % pigmento sul prodotto finito ≥ 11 %
- tipo di pigmento biossido di titanio (TiO2)
- legante secco % 26 %
- spessore del film 80 ÷ 100
- metodo di applicazione pennello
3° strato
Mano di finitura poliuretanica di tipo non ingiallente e non sfarinante.
Il tipo di polisocianato dovrà essere alifatico (né aromatico, né cicloalifatico), con un contenuto di monomeri volatili non superiore allo 0,7% (ASTMD 2615/67T):
- tipo di legante poliuretanico
- PVC % ≥ 16 %
- % pigmento sul prodotto
finito ≥ 26 %
- tipo di pigmento biossido di titanio (TiO2)
- legante secco % 39 %
- spessore del film 30 ÷ 40
- metodo di applicazione pennello o rullo
Ciclo di verniciatura << B >>
1° strato | 2° strato | 3° strato | |
Tipo di legante | epossidico | Epossidico | poliuretanica |
PVC% | ≥ 36% | ≥ 40% | ≥ 16% |
% pigmento sul totale polveri | ≥ 25% | -- | -- |
% Pigmento sul totale finito | ≥ 11%- | ≥ 26% | |
Tipi di pigmento | cromato di zinco (ZnCrO4) | Biossido di titanio (Ti O2) | biossido di titanio (Ti O2) |
Legante secco % | 26% | 26% | 39% |
Spessore del film.. | 30÷40 | 80÷100 | 30÷40 |
Metodo di applicazione | pennello | pennello | pennello - rullo |
1.3 Ciclo <<C>>
Il rivestimento dovrà essere formato come minimo da quattro mani di prodotti vernicianti. Le caratteristiche di composizione degli strati dovranno essere le seguenti:
1° strato
Mano di fondo oleofenolica i cui pigmenti inibitori dovranno essere di base: ossido di piombo (minio), cromati di zinco, fosfati di zinco, cromati di piombo, silico-cromati di piombo, in composizione singola o miscelati tra loro in modo da conferire la migliore resistenza alla corrosione.
È ammessa la presenza di riempitivi a base di solfato di bario (BaSO4) e silicati in quantità non superiore al 45% sul totale dei pigmenti riempitivi.
Caratteristiche formulative della mano di fondo:
- tipo di legante oleofenolico
- % pigmenti sul totale polveri ≥ 55 %
- tipi di pigmento ossido di piombo, cromati di zinco,
fosfati di zinco, cromati di piombo, silico-
cromati di piombo
- legante secco (resina) % ≥ 18 %
- tipo di olio nel legante olio di lino e/o legno
- % olio nella resina secca ≥ 60 %
- spessore del film secco 35 ÷ 40
- metodo di applicazione pennello o rullo
2° strato
Mano intermedia oleofenolica di colore differenziato dalla 1° mano, di composizione identica al 1° strato; il pigmento inibitore potrà essere sostituito con aggiunta di ossido di ferro per la differenziazione del colore, in quantità non superiore al 6% sul totale dei pigmenti riempitivi.
Caratteristiche formulative della 2a mano:
- tipo di legante oleofenolico
- % pigmenti sul totale polveri ≥ 55 %
- tipi di pigmento ossido di piombo, cromato di zinco,
fosfato di zinco, cromati di piombo,
silico-cromati di piombo, ossido di ferro
- legante secco (resina) % ≥ 18 %
- tipo di olio nel legante olio di lino e/o legno
- % olio nella resina secca ≥ 60 %
- spessore del film secco 00 x 00
- xxxxxx xx xxxxxxxxxxxx xxxxxxxx, xxxxx, airless
3° strato
Mano intermedia alchidica modificata con oli vegetali e clorocaucciù, il cui rapporto in peso, a secco, dovrà essere di 2:1. Non sarà tollerata la presenza di colofonia.
Caratteristiche formulative della 3a mano:
- tipo di legante alchidico-clorocauccìù
- %pigmenti sul totale delle polveri ≥ 55 %
- tipi di pigmento biossido di titanio (Ti O2), ftalocianina bleu
- di %TiO2 sul totale pigmenti ≥ 30 %
- legante secco (resina) % ≥ 40 %
- tipo di olio nel legante olio vegetale
- % olio nella resina secca ≥ 60 %
- spessore del film secco 00 x 00
- xxxxxx xx xxxxxxxxxxxx xxxxxxxx, xxxxx, airless
4° strato
Mano di finitura alchidica modificata con oli vegetali e clorocaucciù di composizione identica al 3° strato, di colore differente dalla precedente mano.
Caratteristiche formulative della 4a mano:
- tipo di legante alchidico - clorocaucciù
- % pigmenti sul totale
delle polveri ≥ 55 %
- tipi di pigmento biossido di titanio (TiO2), ftalocianina bleu
- % TiO2 sul totale pigmenti ≥ 30 %
- legante secco (resina) % ≥ 40 %
- tipo di olio nel legante olio vegetale
- spessore del film secco 35 ÷ 40
- metodo di applicazione pennello, rullo, airless
Ciclo di verniciatura <<C>>
1° strato | 2° strato | 3° strato | 4° strato | |||||||
Tipo di legante | Oleofenolico | oleofenolico | alchidico clorocaucciù | alchidico clorocaucciù | ||||||
% di pigmenti sul totale polveri | ≥ 55 % | ≥ 55 % | ≥ 55 % | ≥ 55 % | ||||||
Tipi di pigmento | Ossido di piombo (minio) cromati di zinco, fosfati di zinco, cromati di piombo, silico cromati di piombo | ossido di piombo, cromato di zinco, fosfato di zinco, cromato di piombo silicocromati di piombo,ossido di ferro | biossido di titanio ftalocianina bleu | biossido di titanio, ftalocianina bleu | ||||||
% di Ti O2 sul totale pigmenti | -- - | --- | - | ≥ 30% | ≥ 30% | |||||
Legante secco (resina) % | ≥ 18 % | ≥ 18 % | ≥ 40% | ≥ 40% | ||||||
Tipo di olio nel legante | olio di lino e/o legno | olio di lino e/o legno | olio vegetale | olio vegetale | ||||||
% olio nella resina secca | ≥ 60% | ≥ 60% | ≥ 60% | ≥ 60% | ||||||
Spessore film secco | del | 35 | ÷40 | 35 | ÷40 | 35 | ÷40 | 35 | ÷40 | |
Metodo di applicazione | pennello rullo | pennello rullo airless | pennello rullo airless | pennello rullo airless |
Dato che nelle caratteristiche formulative dei singoli stadi relativi ai cicli A, B e C sono presenti sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene, come specificato dal D.M. 25 luglio 1987 n.555 (S.O. alla G.U. n.15 del 20-1-1988), rettificato con avviso pubblicato sulla G.U. n. 90 del 18-4-1988, si dovrà adottare una serie di misure procedurali ed organizzative, al fine di ottenere un controllo ambientale e sanitario, tenendo peraltro presente quanto disposto dal D.P.R. 20-2-1988 n.141 (G.U.
n. 104 del 5-5-1988) e successive modifiche ed integrazioni.
1.4 Preparazione del supporto.
La preparazione del supporto metallico dovrà essere eseguita dall'Impresa mediante spazzolatura meccanica o sabbiatura, fino ad eliminazione di tutte le parti ossidate che presentino scarsa coesione e/o aderenza con il supporto.
Il tipo di pulizia: spazzolatura meccanica e sabbiatura, dovrà essere tale da permettere un ottimo attacco della mano di fondo del ciclo di verniciatura e dovrà essere approvato dalla Direzione dei Lavori.
Tale approvazione non ridurrà comunque la responsabilità dell'Impresa relativa al raggiungimento dei requisiti finali del ciclo di verniciature anticorrosive in opera.
1.5 Caratteristiche di resistenza (chimico-fisiche) del ciclo di verniciature anticorrosive.
1) Le caratteristiche di resistenza (chimiche-fisiche ) si intendono per cicli di verniciatura anticorrosiva applicata su supporti in acciaio tipo UNI 3351 sottoposti ad invecchiamento artificiale.
Per l'invecchiamento artificiale è previsto un ciclo così composto:
Agente aggressivo | Durata | Temperatura |
Radiazione ultravioletta. | 6 h | 60° C |
Corrosione per immersione continua in soluzioni aerate (U.N.I. 4261/66). | 12 h | 35° C |
Corrosione in nebbia salina (U.N.I.-5687-73) | 12 h | 35° C |
Radiazione ultravioletta. | 6 h | 60° C |
Immersione in soluzione satura di CaCl2. | 12 h | 35° C |
Dopo il ciclo di invecchiamento artificiale, verranno eseguiti i controlli riportati di seguito.
2) Ingiallimento: secondo norma DIN 53230.
Il prodotto di finitura deve essere non ingiallente (prova su prodotto non pigmentato).
3) Ruggine e Blistering (ASTM D 714/56) (DIN 53210):
Ciclo <<A>> Blistering: 1° strato = 9F
2° strato = 9M 3° strato = 9F
Ruggine: | RO (ruggine assente) | |
Ciclo <<B>> | Blistering: Ruggine: | 1° strato = 9M 2° strato = 9M 3° strato = 9F RO (ruggine assente) |
Ciclo <<C> | Blistering: Ruggine: | 1° strato = 9F 2° strato = 9F 3° strato = 9M 4° strato = 9F RO (ruggine assente) |
4) Adesione (DIN 53151):
Ciclo <<A>> Gto ÷ Gt1 (stacco nullo al massimo del 5%) Ciclo <<B>> Gto (stacco nullo)
Ciclo <<C>> Gto ÷ Gt1 (stacco nullo al massimo del 5%)
5) Spessore films secchi:
Ciclo <<A>> 1° strato = 90
2° strato = 80
3° strato = 40
Ciclo <<B>> 1° strato = 30
2° strato.=.90
3° strato = 35
Ciclo <<C>> 1° strato = 35
2° strato = 35
3° strato = 35
4° strato = 35
6) Resistenza all'abrasione: si determina solo su prodotto di finitura mediante Xxxxx Abraser, con mola tipo CS 10, dopo 1.000 giri con carico di 1 Kg.
Il valore espresso come perdita in peso deve essere inferiore a 10 milligrammi.
7) Brillantezza: controllata mediante Glossmetro Xxxxxxx con angolo di 60°, deve avere un valore iniziale superiore al 90% e finale non inferiore all'80%.
8) Prova di piegatura a 180°(su lamierino d'acciaio UNI 3351) con mandrino ∅ 4 mm Al termine non dovranno presentarsi screpolature o distacchi..
1.6 Prove di accettazione dei prodotti.
L'Impresa dovrà preventivamente inviare al Xxxxxx Xxxxxxxxxxxx Xxxxxxxx XXXX xx Xxxxxx (Xxxx) o presso altro Laboratorio ufficialmente riconosciuto quanto segue:
a) campioni dei prodotti componenti il ciclo con relativi diluenti in contenitori sigillati del peso di 0,500 Kg e nel numero di tre per ogni prodotto (uno di questi campioni non deve essere pigmentato);
b) schede tecniche dei prodotti verniciati compilate in tutte le loro voci e fogli per le:
- caratteristiche di composizione: foglio A;
- caratteristiche di applicazione: xxxxxx X.
Il colore di finitura sarà indicato dalla Direzione Lavori; i pigmenti necessari per il raggiungimento del tono di colore richiesto dovranno essere nella scheda riportante le caratteristiche di composizione, sottratti alla quantità percentuale del solvente.
Controllata la rispondenza del rivestimento con le caratteristiche di resistenza richieste, i prodotti componenti il ciclo saranno identificati mediante analisi spettrometrica all'infrarosso. La Direzione dei Lavori potrà far accertare in ogni momento sui prodotti presenti in cantiere la corrispondenza delle caratteristiche di resistenza, di composizione e di applicazione accertate in fase di gara e/o riprodurre gli spettri IR su detti materiali.
Tali spettri dovranno essere uguali a quelli ricavati dai campioni.
Prove caratteristiche di resistenza (chimico-fisiche)
N° | Prova (ciclo <<A>>) | Fondo | Intermedia | Finitura |
1 | Blistering | 9F | 9M | 9F |
2 | Ruggine | RO | ||
3 | Adesione | Gto÷ Gtl | ||
4 | Spessore films secchi. | 90 | 80 | 40 |
5 | Abrasione | <10 mg | ||
6 | Brillantezza iniziale | ≥ 90% | ||
7 | Brillantezza finale | ≥ 80% |
Prove caratteristiche di resistenza (chimico-fisiche)
N° | Prova (ciclo <<B>>) | Fondo | Intermedia | Finitura |
1 | Blistering | 9M | 9M | 9F |
2 | Ruggine | RO | ||
3 | Adesione | Gto | ||
4 | Spessore films secchi | 30 | 90 | 35 |
5 | Abrasione | <10 mg | ||
6 | Brillantezza iniziale | ≥ 90% | ||
7 | Brillantezza finale | ≥ 80% |
Prove caratteristiche di resistenza (chimico-fisiche)
N° | Prova (ciclo<<C>>) | Fondo | Intermedia | Intermedia | Finitura |
1 | Blistering | 9F | 9F | 9M | 9F |
2 | Ruggine | ||||
3 | Adesione | Gto÷ Gtl | |||
4 | Spessore films secchi | 35 | 35 | 35 | 35 |
5 | Abrasione | < 10 | |||
6 | Brillantezza iniziale | ≥ 90% | |||
7 | Brillantezza finale | ≥ 80% |
X. XXXXXXXXXXXX
(IT.C.05.09)
INDICE
1. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
2. CLASSIFICAZIONE DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI
3. CARATTERISTICHE DEI MATERIALI COSTITUENTI I CONGLOMERATI CEMENTIZI
3.1 Cemento
3.1.1 Controlli sul cemento
3.1.1.1 Controllo della documentazione
3.1.1.2 Controllo di accettazione
3.2 Aggiunte
3.2.1 Ceneri volanti
3.2.2 Fumo di silice
3.3 Aggregati
3.4 Acqua di impasto
3.5 Additivi
4. QUALIFICA DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI
4.1 Calcestruzzo prodotto senza processo industrializzato
4.2 Calcestruzzo prodotto con processo industrializzato
5. CONTROLLI IN CORSO D’OPERA
6. CARATTERISTICHE DEL CALCESTRUZZO ALLO STATO FRESCO E INDURITO
6.1 Reologia degli impasti e granulometrìa degli aggregati
6.2 Resistenza dei conglomerati cementizi
6.2.1 Controlli di accettazione
6.2.2 Prove complementari
6.2.3 Controllo della resistenza del calcestruzzo in opera
6.2.3.1 Pianificazione delle prove in opera
6.2.3.2 Predisposizione delle aree di prova
6.3 Lavorabilità
6.4 Rapporto acqua/cemento
6.5 Contenuto di aria
6.6 Acqua di bleeding
7. PRESCRIZIONI PER LA DURABILITÀ DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI
8. TECNOLOGIA ESECUTIVA DELLE OPERE
8.1 Confezione dei conglomerati cementizi
8.2 Trasporto
8.3 Posa in opera
8.3.1 Posa in opera in climi freddi
8.3.2 Posa in opera in climi caldi
8.3.3 Riprese di getto
8.4 Casseforme
8.4.1 Caratteristiche delle casseforme
8.4.2 Pulizia e trattamento
8.4.3 Predisposizione di fori, tracce e cavità
8.5 Stagionatura e disarmo
8.5.1 Prevenzione delle fessure da ritiro plastico
8.5.2 Maturazione accelerata con trattamenti termici
8.5.3 Disarmo
8.6 Giunti di discontinuità ed opere accessorie nelle strutture in conglomerato cementizio
8.7 Ulteriori prescrizioni per getti massivi
8.8 Posa in opera delle armature per c.a.
8.9 Armatura dì precompressione
8.9.1 Iniezione nei cavi di precompressione
8.9.1.1 Misura della fluidità con il cono di Marsh
8.9.1.2 Misura dell’essudazione della boiacca (bleeding)
9. MISCELE A BASSA VISCOSITÀ PER LE INIEZIONI NELLE GUAINE DEI CAVI DI PRECOMPRESSIONE DI STRUTTURE IN C.A.P. ESISTENTI
9.1 Caratteristiche dei materiali
9.1.1 Iniezione con sistemi epossidici
9.1.2 Iniezione con boiacche cementizie
9.2 Modalità di iniezione
9.2.1 Iniezioni tradizionali
9.2.2 Iniezioni sottovuoto
9.2.3 Prove
9.2.4 Tesatura delle armature di precompressione
10. MANUFATTI PREFABBRICATI IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO, NORMALE O PRECOMPRESSO
10.1 Manufatti prefabbricati di produzione occasionale
10.2 Manufatti prefabbricati prodotti in serie
11. ACCIAIO PER C.A. E C.A.P.
11.1 Acciaio ordinario per c.a. ad aderenza migliorata
11.1.1 Controlli sull’acciaio
11.1.1.1 Controllo della documentazione
11.1.1.2 Controlli di accettazione
11.1.2 Lavorazioni in cantiere - Raggi minimi di curvatura
11.1.3 Deposito e conservazione in cantiere
11.2 Acciaio inossidabile per c.a. ad aderenza migliorata
11.3 Acciaio per c.a. ad aderenza migliorata zincato a caldo
11.3.1 Qualità degli acciai da zincare a caldo
11.3.2 Zincatura a caldo per immersione
11.3.2.1 Trattamento preliminare
11.3.2.2 Immersione in bagno di zinco
11.3.2.3 Finitura ed aderenza del rivestimento
11.3.2.4 Verifiche
11.3.2.5 Certificazioni
11.3.2.6 Lavorazione
11.4 Acciaio per c.a.p.
11.4.1 Controlli di accettazione
11.4.2 Fili, xxxxx, trefoli
11.4.3 Cavo inguainato monotrefolo
11.4.4 Ancoraggi della armatura di precompressione
12. TOLLERANZE DI ESECUZIONE
13. PROVE DI CARICO
1. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Le presenti prescrizioni si intendono integrative delle Norme Tecniche di cui al DM 14 gennaio 2008, emanate in applicazione all’art. 52 del DPR n° 380 del 06/06/2001.
In particolare le verifiche e le elaborazioni saranno condotte osservando tutte le vigenti disposizioni di Xxxxx e le Norme emanate in materia.
L’Impresa sarà tenuta all’osservanza:
• della Legge 5 novembre 1971, n. 1086 “ Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica” (G.U. n. 321 del 21.12.1971);
• del Decreto del Presidente della Repubblica n° 380 del 6 giugno 2001, “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” (S.O. n. 239 alla G.U. n. 245 del 20-10-2001)
• del D.M. 14 gennaio 2008 “Norme tecniche per le costruzioni” (S.O. n. 30 alla G.U. n. 29 del 4-2-2008) e norme o documenti esplicitamente richiamati dal Decreto Ministeriale;
Gli elaborati di progetto, dovranno indicare tutte le tipologie di calcestruzzo (come meglio specificato nel seguito) ed i tipi di acciaio da impiegare.
2. CLASSIFICAZIONE DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI
Tutti i calcestruzzi impiegati saranno a “prestazione garantita”, in conformità alla UNI EN 206-1. Ciascuna tipologia di conglomerato dovrà soddisfare i seguenti requisiti in accordo con quanto richiesto dalle norme UNI 11104 e UNI EN 206-1 in base alla classe (ovvero alle classi) di esposizione ambientale dell’opera cui il calcestruzzo è destinato:
• xxxxxxx xxxxxxxx (a/c);
• classe di resistenza caratteristica a compressione minima;
• classe di consistenza o indicazione numerica di abbassamento al cono ovvero, nei casi previsti al punto 6.3, classe di spandimento alla tavola a scosse;
• xxxx xxxxxxxx (solo per le classi di esposizione XF2, XF3, XF4);
• contenuto minimo di cemento al m3;
• tipo di cemento (solo quando esplicitamente richiesto dalle norme succitate);
• diametro massimo (DMAX) nominale dell’aggregato;
• classe di contenuto in cloruri del calcestruzzo (secondo il § 5.2.7 della UNI EN 206-1).
Nella tabella I sono riportate le tipologie di conglomerato ed i loro campi di impiego in via generale. Resta inteso che le indicazioni del Progettista, qualora differenti, sono comunque vincolanti.
Tabella I – Tipologie di calcestruzzo
(UNI 11104-prosp.1) | (UNI 11104-prosp. 4) | |||||||||
Tipo | Campi di impiego | Classi esposizione ambientale | Classe resistenza C (X/Y) | Rapporto a/c max | Contenuto minimo di cemento [kg/m3] | Contenuto di aria in % (solo per classi XF2, XF3 e XF4) | DMAX mm | Classe di consistenza ** | Tipo di cemento (se necessario) | Classe contenuto in cloruri |
I-A | strutture di fondazione armate quali plinti, cordoli, pali, travi rovesce, paratie, platee, blocchi di ancoraggio, diaframmi e muri interrati in terreni non aggressivi | XC2 | C (25/30) | 0.60 | 300 | --- | 32 | S4 | Cl 0.4 | |
I-B | strutture di fondazione armate (come I-A) di grande spessore * | XC2 | C (25/30) | 0.60 | 300 | --- | 32 | S4 | LH (Low Heat) secondo UNI EN 197-1:2007 | Cl 0.4 |
II-A | strutture orizzontali di ponti, viadotti, cavalcavia, sottovia e ponticelli con luci superiori agli 8.00 m: impalcati, solette, marciapiedi, barriere e sicurvia | XC4 | C (32/40) | 0.50 | 340 | --- | 32 | S5 ovvero 230±30 mm | Cl 0.4 | |
II-B | strutture orizzontali di ponti, viadotti, cavalcavia, sottovia e ponticelli con luci superiori agli 8.00 m soggetti a clima rigido e a sali disgelanti: impalcati, solette, marciapiedi, barriere e sicurvia | XC4 XF4 XD3 | C (28/35) | 0.45 | 360 | 5 ± 0.5 | 32 | S5 ovvero 230±30 mm | Cl 0.2 | |
II-C | strutture orizzontali di ponti, viadotti, cavalcavia, sottovia e ponticelli con luci superiori agli 8.00 m situati lungo zone costiere: impalcati, solette, marciapiedi, barriere e sicurvia | XC4 XS1 | C (32/40) | 0.50 | 340 | --- | 32 | S5 ovvero 230±30 mm | Cl 0.2 | |
III-A | strutture verticali di ponti, viadotti, cavalcavia, sottovia e ponticelli con luci superiori agli 8.00 m: pile, pulvini, spalle, muri accessori | XC4 | C (32/40) | 0.50 | 340 | --- | 32 | S4 | Cl 0.4 |
(UNI 11104-prosp.1) | (UNI 11104-prosp. 4) | |||||||||
Tipo | Campi di impiego | Classi esposizione ambientale | Classe resistenza C (28/35) | Rapporto a/c max | Contenuto minimo di cemento 360 | Contenuto di aria in % (solo per classi XF2, XF3 e XF4) | DMAX 32 | Classe di consistenza ** | Tipo di cemento | Classe contenuto in cloruri |
III-B | strutture verticali di ponti, viadotti, cavalcavia, sottovia e ponticelli con luci superiori agli 8.00 m soggetti a clima rigido e a sali disgelanti: pile, pulvini, spalle, muri accessori | XC4 XF2 XD3 | 0.45 | 5 ± 0.5 | S4 | Cl 0.2 | ||||
III-C | strutture verticali di ponti, viadotti, cavalcavia, sottovia e ponticelli con luci superiori agli 8.00 m situati lungo zone costiere: pile, pulvini, spalle, muri accessori | XC4 XS1 | C (32/40) | 0.50 | 340 | --- | 32 | S4 | Cl 0.2 | |
IV-A | - porzioni in elevazione di muri di sottoscarpa e controripa in c.a. - ponticelli con luce inferiore a 8.00 m - tombini scatolari - cunette e cordoli laterali | XC4 | C (32/40) | 0.50 | 340 | --- | 32 | S4 | Cl 0.4 | |
IV-B | - porzioni in elevazione di muri di sottoscarpa e controripa in c.a. soggetti a clima rigido - ponticelli con luce inferiore a 8.00 m - tombini scatolari - cunette e cordoli laterali | XC4 XF2 XD1 | C (28/35) | 0.45 | 360 | 5 ± 0.5 | 32 | S4 | Cl 0.2 | |
V | strutture di elevazione di grande spessore: pile da ponte e muri di sostegno, che in servizio sono esposte all’azione della pioggia in zone a clima temperato e rigido * | XC4 | C (32/40) | 0.50 | 340 | --- | 32 | S4 | LH (Low Heat) secondo UNI EN 197-1:2007 | Cl 0.4 |
VII | - muri di sottoscarpa e controripa in calcestruzzo semplice o debolmente armato (fino ad un’incidenza massima di 30 kg/m3) - fondazioni non armate (pozzi, sottoplinti, etc.) - rivestimenti di tubazioni (tombini tubolari, etc.) - prismi per difese spondali | X0 | C (20/25) | 0.65 | 260 | --- | 32 | S4 | Cl 0.4 |
(*) per la classificazione delle opere di grande spessore cfr. punto 8.7.
(**) i valori della consistenza possono essere indicati diversamente a discrezione del Progettista, sulla base della geometria degli elementi strutturali, della loro posizione, della densità d’armatura e delle modalità esecutive
Con riguardo alle indicazioni sui calcestruzzi contenute nella tabella I, si specifica che gli elementi prefabbricati eventualmente utilizzati all’interno di strutture gettate in opera (es. travi di impalcati, etc.) ovvero in luogo delle stesse (es. cordoli, cunette, sicurvia, barriere, etc.) dovranno comunque rispettare i requisiti di resistenza caratteristica minima richiesti
3. CARATTERISTICHE DEI MATERIALI COSTITUENTI I CONGLOMERATI CEMENTIZI
I materiali ed i prodotti per uso strutturale utilizzati per la realizzazione di opere in c.a. e c.a.p. devono rispondere ai requisiti indicati al § 11.1 del DM 14-01-2008.
In particolare per i materiali e prodotti recanti la Marcatura CE sarà onere del Direttore dei Lavori, in fase di accettazione, accertarsi del possesso della marcatura stessa e richiedere ad ogni fornitore, per ogni diverso prodotto, il Certificato ovvero Dichiarazione di Conformità alla parte armonizzata della specifica norma europea ovvero allo specifico Benestare Tecnico Europeo, per quanto applicabile.
Sarà inoltre onere del Direttore dei Lavori verificare che tali prodotti rientrino nelle tipologie, classi e/o famiglie previsti nella detta documentazione.
Per i prodotti non recanti la Marcatura CE, il Direttore dei Lavori dovrà accertarsi del possesso e del regime di validità dell’Attestato di Qualificazione (caso B) o del Certificato di Idoneità Tecnica all’impiego (caso C) rilasciato del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Ad eccezione di quelli in possesso di Marcatura CE, possono essere impiegati materiali o prodotti conformi ad altre specifiche tecniche qualora dette specifiche garantiscano un livello di sicurezza equivalente a quello previsto nelle presenti norme. Tale equivalenza sarà accertata attraverso procedure all’uopo stabilite dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sentito lo stesso Consiglio Superiore.
3.1. Cemento
Tutti i manufatti in c.a. e c.a.p. dovranno essere eseguiti impiegando unicamente cementi provvisti di attestato di conformità CE che soddisfino i requisiti previsti dalla norma UNI EN 197-1:2007.
Qualora vi sia l'esigenza di eseguire getti massivi, al fine di limitare l'innalzamento della temperatura all'interno del getto in conseguenza della reazione di idratazione del cemento, sarà opportuno utilizzare cementi comuni a basso calore di idratazione contraddistinti dalla sigla LH contemplati dalla norma UNI EN 197-1:2007.
Se è prevista una classe di esposizione XA, secondo le indicazioni della norma UNI EN 206 e UNI 11104 , conseguente ad un'aggressione di tipo solfatico o di dilavamento della calce, sarà necessario utilizzare cementi resistenti ai solfati o alle acque dilavanti in accordo con la UNI 9156 o la UNI 9606.
3.1.1. Controlli sul cemento
3.1.1.1. Controllo della documentazione
In cantiere o presso l'impianto di preconfezionamento del calcestruzzo è ammessa esclusivamente la fornitura di cementi di cui al § 3.1.
Tutte le forniture di cemento devono essere accompagnate dall'attestato di conformità CE.
Le forniture effettuate da un intermediario, ad esempio un importatore, dovranno essere accompagnate dall'Attestato di Conformità CE rilasciato dal produttore di cemento e completato con i riferimenti ai Documenti di Trasporto dei lotti consegnati dallo stesso intermediario.
La Direzione dei Lavori è tenuta a verificare periodicamente quanto sopra indicato, in particolare la corrispondenza del cemento consegnato, come rilevabile dalla documentazione anzidetta, con quello previsto per la realizzazione dei calcestruzzi.
3.1.1.2. Controllo di accettazione
La Direzione dei Lavori potrà richiedere controlli di accettazione sul cemento in arrivo in cantiere nel caso in cui il calcestruzzo sia prodotto da impianto di preconfezionamento installato all’interno del cantiere stesso e non operante con processo industrializzato (di cui al punto 4.2).
Il prelievo del cemento dovrà avvenire al momento della consegna in conformità alla norma UNI EN 196-7.
L'impresa dovrà assicurarsi, prima del campionamento, che il sacco da cui si effettua il prelievo sia in perfetto stato di conservazione o, alternativamente, che l'autobotte sia ancora munita di sigilli; il campionamento sarà effettuato in contraddittorio con un rappresentante del produttore di cemento.
Il controllo di accettazione di norma potrà avvenire indicativamente ogni 5.000 tonnellate di cemento consegnato.
Il campione di cemento prelevato sarà suddiviso in almeno tre parti di cui una verrà inviata ad un Laboratorio di cui all'art 59 del D.P.R. n. 380/2001 scelto dalla Direzione dei Lavori, un'altra è a disposizione dell'impresa e la terza rimarrà custodita, in un contenitore sigillato, per eventuali controprove.
3.2 Aggiunte
Per le aggiunte di tipo I (praticamente inerti) si farà riferimento alla norma UNI EN 12620.
Per le aggiunte di tipo II (pozzolaniche o ad attività idraulica latente) si farà riferimento alla UNI 11104 § 4.2 e alla UNI EN 206-1 § 5.1.6 e § 5.2.5.
La conformità delle aggiunte alle relative norme dovrà essere dimostrata in fase di verifica preliminare delle miscele di cui al successivo punto 4 e, in seguito, ogni qualvolta la Direzione dei Lavori ne faccia richiesta.
3.2.1 Ceneri volanti
Le ceneri provenienti dalla combustione del carbone, ai fini dell’utilizzazione nel calcestruzzo come aggiunte di tipo II, devono essere conformi alla UNI EN 450 e provviste di marcatura CE in ottemperanza alle disposizioni legislative in materia di norma armonizzata. Le ceneri non conformi alla UNI EN 450, ma conformi alla UNI EN 12620 possono essere utilizzate nel calcestruzzo come aggregato.
Ai fini del calcolo del rapporto a/c equivalente (di cui al § 6.4) il coefficiente k per le ceneri conformi alla UNI-EN 450, come definito al § 5.2.5.2 della XXX-XX 000-0, verrà desunto in accordo al prospetto 3 della UNI 11104 di seguito riportato.
Tabella II - Valori del coefficiente k per ceneri volanti conformi alla UNI EN 450 (prospetto 3, UNI 11104)
Tipo di cemento
CEM I CEM I
Classi di resistenza
32.5 N, R
42.5 N, R
52.5 N, R
32.5 N, R
42.5 N, R
32.5 N, R
42.5 N, R
32.5 N, R
42.5 N, R
32.5 N, R
42.5 N, R
Valori di k
0.2
0.4
CEM II/A
0.2
CEM III/A
0.2
CEM IV/A
0.2
CEM V/A
0.2
3.2.2 Fumo di silice
I fumi di silice provenienti dalle industrie che producono il silicio metallico e le leghe ferro-silicio, ai fini dell’utilizzazione nel calcestruzzo come aggiunte di tipo II, devono essere conformi alla UNI EN 13263 parti 1 e 2 e provviste di marcatura CE in ottemperanza alle disposizioni legislative in materia di norma armonizzata.
Il fumo di silice può essere utilizzato allo stato naturale (in polvere così come ottenuto all’arco elettrico), come sospensione liquida (c.d. “slurry”) di particelle con contenuto secco del 50% in massa, oppure in sacchi di premiscelato contenenti fumo di silice e additivo superfluidificante. Se impiegato in forma di slurry il quantitativo di acqua apportato dalla sospensione contenente fumo di silice dovrà essere tenuto in conto nel calcolo del rapporto acqua/cemento equivalente.
In deroga a quanto riportato al § 5.2.5.2.3 della norma UNI EN 206-1 la quantità massima di fumo di silice che può essere considerata agli effetti del rapporto acqua/cemento equivalente e del contenuto di cemento deve soddisfare il requisito:
fumo di silice ≤ 7% rispetto alla massa di cemento.
Se la quantità di fumi di silice che viene utilizzata è maggiore, l’eccesso non deve essere considerato agli effetti del valore di k.
Ai fini del calcolo del rapporto a/c equivalente il coefficiente k verrà desunto dal prospetto seguente che deve intendersi generalmente riferito a fumi di silice utilizzati nel confezionamento di calcestruzzi impiegando esclusivamente cementi tipo I e CEM II-A di classe 42,5 e 42,5R conformi alla UNI EN 197-1:
- per un rapporto acqua/cemento prescritto ≤0,45 k = 2,0
- per un rapporto acqua/cemento prescritto >0,45 k = 2,0 eccetto k = 1,0 in presenza delle classi di esposizione XC e XF
La quantità (cemento + k * quantità fumo di silice, c.d. contenuto di cemento equivalente) non deve comunque risultare inferiore al dosaggio minimo di cemento richiesto ai fini della durabilità in funzione della classe (o delle classi) di esposizione ambientale in cui la struttura ricade.
L’impiego di fumo di silice con cementi diversi da quelli sopramenzionati è subordinato all’approvazione preliminare della Direzione dei Lavori.
3.3 Aggregati
Gli aggregati impiegati per il confezionamento del calcestruzzo potranno provenire da vagliatura e trattamento dei materiali alluvionali o da frantumazione di materiali di cava; essi dovranno possedere marcatura CE secondo il D.P.R. n. 246/93 e successivi decreti attuativi. Copia della documentazione dovrà essere custodita dalla Direzione dei Lavori e dall’Impresa. In assenza di tali certificazioni il materiale non potrà essere posto in opera, e dovrà essere allontanato e sostituito con materiale idoneo.
L’attestazione di marcatura CE dovrà essere consegnata alla D.L. ad ogni eventuale cambiamento di cava.
Gli aggregati saranno conformi ai requisiti delle norme UNI EN 12620 e UNI 8520-2 con i relativi riferimenti alla destinazione d’uso del calcestruzzo (§ 4.8 della UNI 8520-2).
La massa volumica media del granulo in condizioni s.s.a. (saturo a superficie asciutta) deve essere pari o superiore a 2300 kg/m3. A questa prescrizione si potrà derogare solo in casi di comprovata impossibilità di approvvigionamento locale, purché siano continuamente rispettate le prescrizioni in termini di resistenza caratteristica a compressione e di durabilità. Per opere caratterizzate da un elevato rapporto superficie/volume, laddove assume un’importanza predominante la minimizzazione del ritiro igrometrico del calcestruzzo, occorrerà preliminarmente verificare che l’impiego di aggregati di minore massa volumica non determini un incremento del ritiro rispetto ad un analogo conglomerato confezionato con aggregati di massa volumica media maggiore di 2300 Kg/m3. Per i calcestruzzi con classe di resistenza a compressione maggiore di C(50/60) dovranno essere utilizzati aggregati di massa volumica maggiore di 2600 kg/m3.
Gli aggregati dovranno rispettare i requisiti minimi imposti dalla norma UNI 8520-2 relativamente al contenuto di sostanze nocive.
In particolare:
- il contenuto di solfati solubili in acido (espressi come SO3 da determinarsi con la procedura prevista dalla XXX-XX 0000-0 punto 12) dovrà risultare inferiore allo 0.2% sulla massa dell’aggregato indipendentemente dal fatto che l’aggregato sia grosso oppure fine (aggregati con classe di contenuto di solfati AS0,2);
- il contenuto totale di zolfo (da determinarsi con XXX-XX 0000-0 punto 11) dovrà risultare inferiore allo 0.1%;
- gli aggregati non dovranno contenere forme di silice amorfa alcali-reattiva o in alternativa dovranno evidenziare espansioni su prismi di malta, valutate con la prova accelerata e/o con la prova a lungo termine in accordo alla metodologia prevista dalla UNI 8520-22, inferiori ai valori massimi riportati nella UNI 8520 parte 2.
È consentito l’uso di aggregati grossi provenienti da riciclo nel rispetto delle prescrizioni imposte dal
§ 11.2.9.2 del DM 14-01-2008, purché l’utilizzo non pregiudichi alcuna caratteristica del calcestruzzo, né allo stato fresco, né indurito.
3.4 Acqua di impasto
Per la produzione del calcestruzzo dovranno essere impiegate le acque potabili e quelle di riciclo conformi alla UNI EN 1008:2003.
3.5 Additivi
Gli additivi per la produzione del calcestruzzo devono possedere la marcatura CE ed essere conformi, in relazione alla particolare categoria di prodotto cui essi appartengono, ai requisiti imposti dai rispettivi prospetti della norma UNI EN 934 (parti 2, 3, 4 e 5). Per gli altri additivi che non rientrano nelle classificazioni della norma armonizzata si dovrà verificarne l’idoneità all’impiego in funzione dell’applicazione e delle proprietà richieste per il calcestruzzo.
E’ onere dell’Impresa verificare preliminarmente i dosaggi ottimali di additivo per conseguire le prestazioni reologiche e meccaniche richieste oltre che per valutare eventuali effetti indesiderati. Per la produzione degli impasti è opportuno che vi sia un impiego costante di additivi fluidificanti/riduttori di acqua o superfluidificanti/riduttori di acqua ad alta efficacia per limitare il contenuto di acqua di impasto, migliorare la stabilità dimensionale del calcestruzzo e la durabilità delle opere.
Per le riprese di getto si potrà far ricorso all’utilizzo di ritardanti di presa e degli adesivi per riprese di getto: in ogni caso dovrà essere evitata qualsiasi soluzione di continuità degli elementi strutturali.
Nel periodo invernale al fine di evitare i danni derivanti dalla azione del gelo, in condizioni di maturazione al di sotto dei 5 °C, si farà ricorso, oltre che agli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di additivi acceleranti di presa e di indurimento privi di cloruri (cfr. punto 8.3.1).
Per le strutture sottoposte all’azione del gelo e del disgelo, si farà ricorso all’impiego di additivi aeranti come prescritto dalle norme UNI EN 206-1 e UNI 11104.
4. QUALIFICA DEI CONGLOMERATI CEMENTIZI
In accordo al DM 14-01-2008 per la produzione del calcestruzzo si possono configurare due differenti possibilità:
- calcestruzzo prodotto senza processo industrializzato;
- calcestruzzo prodotto con processo industrializzato.
Le miscele, se prodotte con un processo industrializzato di cui meglio si specifica nel seguito, non necessitano di alcuna prequalifica, che si richiede invece per conglomerati prodotti senza processo industrializzato.
4.1 Calcestruzzo prodotto senza processo industrializzato
Tale situazione si configura unicamente nella produzione di quantitativi di miscele omogenee inferiori ai 1500 m3, effettuate direttamente in cantiere mediante processi di produzione temporanei e non industrializzati. In tal caso la produzione deve avvenire sotto la diretta responsabilità dell’Impresa e con la diretta vigilanza della Direzione dei Lavori. In questo caso, l’Impresa è tenuta ad effettuare la qualificazione iniziale delle miscele per mezzo della “Valutazione preliminare della Resistenza” (§ 11.2.3 del DM 14-01-2008) prima dell’inizio della costruzione dell’opera, attraverso idonee prove preliminari atte ad accertare la resistenza caratteristica per ciascuna miscela omogenea di conglomerato che sarà utilizzata per la costruzione dell’opera (indicata in tabella I).
La qualificazione iniziale di tutte le miscele utilizzate deve effettuarsi per mezzo di prove certificate da parte dei laboratori di cui all’art.59 del D.P.R. n.380/2001.
Nella relazione di prequalifica l'Impresa dovrà fare esplicito riferimento a:
- materiali che si intendono utilizzare, indicandone provenienza, tipo e qualità;
- documentazione comprovante la marcatura CE dei materiali costituenti;
- massa volumica reale s.s.a. e assorbimento, per ogni classe di aggregato, valutati secondo la Norma UNI 8520;
- diametro nominale massimo degli aggregati e studio granulometrico;
- tipo, classe e dosaggio del cemento;
- rapporto acqua-cemento;
- massa volumica del calcestruzzo fresco e calcolo della resa;
- classe di esposizione ambientale cui è destinata la miscela;
- tipo e dosaggio degli eventuali additivi;
- contenuto di aria della miscela;
- proporzionamento analitico della miscela e resa volumetrica;
- classe di consistenza del calcestruzzo;
- resistenza caratteristica a compressione a 28 gg. (Rck) e risultati delle prove di resistenza a compressione;
- curve di resistenza nel tempo (almeno per il periodo 3-28 giorni, salvo indicazioni differenti da parte della Direzione Lavori);
- caratteristiche dell'impianto di confezionamento e stato delle tarature;
- sistemi di trasporto, di posa in opera e maturazione dei getti.
La relazione di prequalifica, per ogni classe di conglomerato cementizio che figura in tabella I, dovrà essere sottoposta all’esame della Direzione dei Lavori almeno 30 giorni prima dell’inizio dei relativi getti.
La Direzione Lavori autorizzerà l'inizio dei getti di conglomerato cementizio solo dopo aver esaminato ed approvato detta relazione e dopo aver effettuato, in contraddittorio con l’Impresa, impasti di prova del calcestruzzo per la verifica dei requisiti di cui alla tabella I. Per la preparazione, la forma, le dimensioni e la stagionatura dei provini di calcestruzzo vale quanto indicato nelle norme UNI EN 12390-1:2002 e UNI EN 12390-2:2002. Circa il procedimento da seguire per la determinazione della resistenza a compressione dei provini vale quanto indicato nelle norme UNI EN 12390-3:2003 e UNI EN 12390-4:2002.