SERVIZIO DI REALIZZAZIONE DI UN OSSERVATORIO SULL’INCLUSIONE SOCIO –
SERVIZIO DI REALIZZAZIONE DI UN OSSERVATORIO SULL’INCLUSIONE SOCIO –
ECONOMICA E FINANZIARIADELLE IMPRESE GESTITE DA MIGRANTI
Progetto finanziato dal " Fondo nazionale per le politiche migratorie "
del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
CUP I81G18000190001 CIG 8309900A68
OSSERVATORIO SULL’INCLUSIONE SOCIO – ECONOMICA E FINANZIARIA DELLE IMPRESE GESTITE DA MIGRANTI
Rapporto 2021
A cura di CeSPI e Deloitte Consulting Coordinatore Scientifico: Xxxxxxx Xxxxxxx
Le imprese a titolarità immigrata in Italia. 7
Uno sguardo d’insieme e l’impatto della pandemia 7
1.2 Uno sguardo complessivo sulle imprese a titolarità immigrata in Italia 9
1.3 Focus sul settore della “Manifattura” 25
1.4 I territori e i settori con maggiore presenza di imprese UE 29
1.5 L’impatto economico della pandemia 31
1.6 Un focus sulla presenza cinese nelle imprese 32
1.7 La dinamica imprenditoriale negli anni 34
1.8 Analisi della dinamica per settore 38
1.9 Il ruolo delle imprese non UE nel tempo 45
Allegato statistico della dinamica territoriale 49
Le imprese a titolarità immigrata nei distretti industriali 57
2.2 Il distretto orafo di Arezzo 59
2.3 Il distretto del tessile e abbigliamento di Treviso 61
2.4 Il settore manifatturiero di Reggio Xxxxxx 65
Definizione di distretto industriale 70
Definizione di impresa a titolarità straniera 71
imprese a titolarità migrante 73
3.1 Un questionario rivolto alle CCIAA ed enti di categoria in Italia 74
3.2 La rilevanza delle imprese straniere nei diversi territori 75
3.3 Le imprese di migranti diversamente inserite nei tessuti locali 77
3.4 I contesti territoriali oggetto dell’indagine e alcune ipotesi interpretative 78
3.5 Percezione dei punti di forza e di debolezza delle imprese di migranti 81
3.6 Impatto del Covid-19 sulle imprese di migranti 83
3.7 I servizi degli enti rivolti alle imprese straniere 84
3.8 La relazione tra gli enti del territorio e le imprese di migranti 86
3.9 Come coinvolgere maggiormente le imprese di migranti 88
3.9.1 Buone pratiche da valorizzare e azioni da intraprendere 89
3.9.2 I suggerimenti per il futuro 91
L’Inclusione Finanziaria degli stranieri dalla prospettiva degli operatori: famiglie consumatrici 93
4.2 I principali indicatori di inclusione finanziaria dal lato dell’Offerta 95
4.4 La componente territoriale 98
4.5 Utilizzo dei prodotti finanziari 100
4.6 L’accesso al credito 104
4.6.1 Il credito al consumo 108
4.6.2 Alcune considerazioni conclusive sull’accesso al credito 115
4.7 Le rimesse 116
4.7.1 I flussi dall’Italia 117
4.7.2I costi di invio delle rimesse dall’Italia 119
4.7.3 L’analisi del comportamento dei cittadini stranieri con riferimento alle rimesse 120
4.7.4 Le rimesse in banca 124
4.8 Altri strumenti di inclusione finanziaria 126
Note metodologiche 128
Analisi lato offerta presso il sistema bancario italiano e BancoPosta 128
Analisi presso società di credito al consumo associate ad Assofin 128
Indagine campionaria lato domanda 129
CAPITOLO 5 131
I comportamenti finanziari dei migranti: un’indagine campionaria 131
5.1 Introduzione 132
5.2 Il campione di riferimento 134
5.3 Indicatori di stabilità e integrazione 135
5.4 Digitalizzazione 136
5.5 La relazione con il Paese di origine 137
5.6 Reddito e allocazione del risparmio 140
5.7 Bancarizzazione e comportamenti finanziari 142
5.8 Accesso al credito 146
5.9 La percezione della banca 148
5.10 La protezione dal rischio e il mondo assicurativo 149
5.11 Il profilo finanziario 150
CAPITOLO 6 153
Valorizzazione delle rimesse dei migranti: modelli a confronto 153
6.1 Le Rimesse, un fenomeno internazionale 154
6.1.1 La dimensione internazionale 154
6.1.2 La dimensione nazionale 157
6.2 Le rimesse nel comportamento dei migranti 160
6.2.1 La classificazione delle rimesse sulla base delle motivazioni 160
6.2.2 La catena di valore della rimessa 161
6.2.3 Il processo di allocazione del risparmio 162
6.2.4 I comportamenti in tema di rimesse 167
6.3 Verso una valorizzazione delle rimesse 170
6.4 Risparmio dei migranti e sviluppo 173
6.5 I Diaspora Bond 175
i) Gli attori del processo 177
ii) I prodotti finanziari sviluppabili 178
c) I modelli disponibili 179
6.6 Il Coinvolgimento delle Diaspore nei progetti di sviluppo 183
CAPITOLO 7 187
Finanza digitale e inclusione finanziaria 187
7.1 Introduzione 188
Capitolo 7.2 188
Capitolo 7.3 190
7.3.1 Preambolo 190
7.3.2 Discriminazione IBAN 190
7.3.3 Rimesse 191
7.3.4 Soluzione digitale per l’inclusione sociale 193
Capitolo 7.4 193
Il presente rapporto raccoglie i risultati delle attività svolte dall’Osservatorio sull’inclusione socioeconomica e finanziaria delle imprese gestite da migranti realizzato dal CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) e da Deloitte Consulting nell’ambito del progetto Futurae di Unioncamere, finanziato dal " Fondo nazionale per le politiche migratorie " del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il rapporto fornisce un complesso sistema di dati e analisi che consentono di comprendere un fenomeno complesso e articolato come è quello dell’inclusione socioeconomica dei cittadini stranieri nel nostro paese attraverso due chiavi di lettura fondamentali:
• l’inclusione finanziaria quale strumento di acquisizione di una cittadinanza economica alla base del processo di
inclusione socio-economica
• il fenomeno dell’imprenditoria a titolarità immigrata che rappresenta un fenomeno rilevante per numerosità e
tassi di crescita e che costituisce uno strumento significativo di mobilità sociale e lavorativa.
Il rapporto valorizza il patrimonio informativo a disposizione di Infocamere e Unioncamere e dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria gestito dal CeSPI, arricchiti da analisi realizzate ad hoc, per fornire un quadro articolato a supporto del progetto Futurae, degli operatori finanziari e dei decisori politici nella definizione delle proprie strategie.
Il Rapporto ripercorre le attività di ricerca svolte, partendo dall’analisi dell’imprenditoria a titolarità immigrata in chiave territoriale e settoriale (Capitolo 1), riconoscendo e cercando di conoscere più in profondità un segmento di imprenditoria del nostro paese che presenta elevati caratteri di eterogeneità.
Il Capitolo 2 indaga invece il rapporto fra l’imprenditoria a titolarità immigrata e i Distretti Industriali, cercando di comprendere possibili traiettorie di meccanismi di integrazione e sostituzione in atto o potenziali. Il ruolo delle Associazioni di Categoria nello sviluppo e nel sostegno di questi piccoli imprenditori è stato invece oggetto di un’indagine realizzata presso le Camere di Commercio e altre Associazioni di Categoria contenuta nel Capitolo 3.
Il monitoraggio del processo di inclusione finanziaria attraverso l’analisi di un sistema di indicatori sviluppati dall’Osservatorio sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti e qui aggiornati e letti in chiave evolutiva sono contenuti nei Capitoli 4 e 5. Il Capitolo 4 guarda al fenomeno dell’inclusione finanziaria delle famiglie e delle imprese straniere attraverso i dati raccolti da un campione significativo di operatori finanziari, mentre il Capitolo 5 contiene i risultati di un’indagine campionaria realizzata nel febbraio del 2021 presso un campione di 1.200 cittadini stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese, incluso un sotto campione di imprenditori.
Il legame con il Paese di origine, attraverso le rimesse e il loro possibile ruolo per lo sviluppo sono approfonditi nel Capitolo 6, che contiene possibili modellizzazioni finalizzate ad una valorizzazione di queste risorse consistenti e resilienti che escono dall’Italia verso i Paesi di origine.
Infine, il Capitolo 7 indaga una componente divenuta sempre più centrale, anche a livello internazionale, con riferimento alle potenzialità in tema di inclusione finanziaria e che riguarda il ruolo della tecnologia e in particolare della finanza digitale. Un primo approccio ad un tema nuovo e in rapida evoluzione.
CAPITOLO 1
Le imprese a titolarità immigrata in Italia.
Uno sguardo d’insieme e l’impatto della pandemia
Contributo di: Xxxxxxx Xxxxxxxx e Xxxxxxx Xxxxxxx
Il presente lavoro intende fornire un quadro sintetico, con un’analisi innovativa e multiforme, del fenomeno dell’imprenditoria a titolarità immigrata sul territorio italiano e sull’impatto che la pandemia ha avuto su questo segmento specifico. Esso fa riferimento a tre fonti diverse che consentono di approfondire ambiti di analisi distinti, e contribuiscono a meglio comprendere le dinamiche in corso e individuare punti di forza e di debolezza di un fenomeno sempre più rilevante, sotto il profilo numerico, nel nostro panorama imprenditoriale:
▪ un primo livello di analisi ha preso come riferimento l’ampia base dati Infocamere e le basi dati ISTAT, consentendo di fornire uno sguardo d’insieme, approfondendo ambiti specifici (il settore manifatturiero e la presenza cinese), ed evidenziando le dinamiche in atto sia per settore e sia con riferimento ad un orizzonte temporale più ampio.
▪ Un secondo livello di analisi ha riguardato un campione di 80 imprese a titolarità immigrata ricomprese nell’indagine realizzata nel 2021 su un campione di 1.200 stranieri non UE e non OCSE, nell’ambito del presente progetto, tratteggiandone caratterizzazioni, determinanti dinamiche di sviluppo.
▪ Un terzo livello ha invece analizzato il rapporto fra imprese a titolarità immigrata e intermediari bancari, attraverso l’elaborazione dei dati provenienti dal questionario inviato alle banche e BancoPosta al 31 dicembre 2018 e dalla banca dati a disposizione dell’Osservatorio nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti gestito dal CeSPI.
I tre livelli consentono di approfondire aspetti diversi della vita e dello sviluppo dell’imprenditoria a titolarità immigrata, partendo da una dimensione macro e muovendosi su aspetti più specifici della loro vita e del loro sviluppo anche sotto il profilo dell’inclusione finanziaria.
1.2 Uno sguardo complessivo sulle imprese a titolarità immigrata in Italia
I dati Infocamere evidenziano una forte presenza straniera in vari settori di attività. Tale presenza è cresciuta costantemente negli ultimi anni come gli stessi dati evidenziano, registrando una crescita percentuale dell’incidenza delle stesse sul totale delle imprese italiane del 14%. I saldi registrati sono all’insegna di numeri positivi, ma come anche il bollettino Movinprese osserva, normalmente le cancellazioni di attività dal Registro delle imprese si concentrano nei primi tre mesi dell’anno. I dati riportati dall’Osservatorio di Unioncamere relativi al 2020 e al primo trimestre 2021 evidenziano un tasso di natalità pari al 27,1%, con una mortalità dell’1,9% con un tasso netto di turnover del 25,2%.
Tuttavia, se si focalizza l’attenzione sulle imprese non UE il quadro si modifica completamente. Come si evidenzia nel paragrafo 1.3., il tasso di crescita, pur presente con valori positivi, registra nel tempo un trend negativo.
L’incidenza delle imprese non UE sul totale delle imprese registrate, su base territoriale, mostra una mappa molto differenziata e variegata. I dati Infocamere evidenziano una maggiore presenza delle imprese migranti in alcuni settori economici.
Al fine di comprendere meglio cosa sia accaduto nel corso del 2020, è stata effettuata un’analisi di dettaglio sui settori
di attività dove le imprese sono maggiormente presenti.
La Tavola 1 evidenzia gli andamenti registrati nel corso del 2020, riportando, in ordine di ampiezza, le iscrizioni, le cessazioni totali, le iscrizioni e cessazioni di imprese a titolarità femminile e le iscrizioni e cessazioni di imprese a titolarità giovanile.
La dinamica delle imprese Non UE, appare particolarmente attiva soprattutto in 6 settori di attività economica (più un settore generico identificato come “Imprese non classificate”), concentrate nelle “F – Costruzioni”, “G-Commercio all’ingrosso e al dettaglio”, “C - Attività Manufatturiere”, “N –Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle
imprese”, “S – Altre attività di servizi”, “I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione”. Questa “fascia” di imprese rappresenta un primo gruppo di analisi, caratterizzato dalla elevata numerosità, mentre, come la tavola evidenzia adottando la soluzione cromatica (il colore più scuro evidenzia una maggiore presenza) si possono individuare altri due gruppi che, sempre utilizzando il criterio della numerosità, evidenziano una presenza sempre meno forte di imprenditoria straniera.
Tav. 1 – Numero iscrizioni, Cessazioni e saldo di imprese non UE, imprese femminili e imprese a titolarità giovanile. Anno 2020 (Valori assoluti)
Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
X Imprese non classificate | 9.951 | 1.319 | 8.632 | 2.946 | 409 | 2.537 | 3.439 | 378 | 3.061 |
F Costruzioni | 9.435 | 4.777 | 4.658 | 335 | 232 | 103 | 3.643 | 1.066 | 2.577 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | 8.480 | 9.135 | -655 | 2.110 | 2.384 | -274 | 3.816 | 2.148 | 1.668 |
C Attività manifatturiere | 2.845 | 2.700 | 145 | 1.102 | 1.098 | 4 | 659 | 371 | 288 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | 2.253 | 1.692 | 561 | 663 | 489 | 174 | 987 | 445 | 542 |
S Altre attività di servizi | 2.113 | 1.290 | 823 | 1.087 | 789 | 298 | 899 | 327 | 572 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | 1.697 | 2.320 | -623 | 571 | 925 | -354 | 675 | 636 | 39 |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 941 | 486 | 455 | 295 | 178 | 117 | 355 | 109 | 246 |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | 725 | 533 | 192 | 283 | 177 | 106 | 343 | 146 | 197 |
J Servizi di informazione e comunicazione | 350 | 270 | 80 | 112 | 68 | 44 | 145 | 70 | 75 |
H Trasporto e magazzinaggio | 314 | 403 | -89 | 41 | 55 | -14 | 131 | 63 | 68 |
K Attività finanziarie e assicurative | 220 | 132 | 88 | 124 | 64 | 60 | 127 | 56 | 71 |
L Attività immobiliari | 142 | 126 | 16 | 68 | 41 | 27 | 36 | 15 | 21 |
Q Sanità e assistenza sociale | 89 | 53 | 36 | 74 | 43 | 31 | 22 | 13 | 9 |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | 85 | 143 | -58 | 32 | 64 | -32 | 34 | 35 | -1 |
P Istruzione | 49 | 41 | 8 | 31 | 30 | 1 | 20 | 11 | 9 |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | 6 | 10 | -4 | 0 | 1 | -1 | 2 | 2 | 0 |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | 2 | 0 | 2 | 1 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | 1 | 5 | -4 | 0 | 2 | -2 | 1 | 0 | 1 |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Totale | 39.698 | 25.435 | 14.263 | 9.875 | 7.049 | 2.826 | 15.334 | 5.891 | 9.443 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Osservando la prima delle 3 classi individuate i settori nei quali si registra una forte presenza straniera non UE sono il “G -Commercio all'ingrosso e al dettaglio”, il settore delle “Costruzioni”. Sussiste tuttavia una notevole quantità di imprese (anzi la maggioranza di esse) che non trovano una classificazione nel sistema ATECO. Focalizzando l’attenzione sull’incidenza percentuale delle imprese a titolarità femminile e giovanile, si può notare come il settore delle “Costruzioni” veda una notevole incidenza delle imprese non UE a titolarità giovanile rispetto alle stesse a titolarità italiana, mentre nel settore del Commercio sono soprattutto quelle femminili a registrare una maggiore incidenza.
Nei grafici riportati in Appendice al presente capitolo si possono osservare gli andamenti per incidenza delle imprese non UE, di quelle femminili e di quelle giovanili. I grafici riportano le informazioni relativi ai sette settori evidenziati
nella Tavola 1 a numerosità maggiore,1 vale a dire “Costruzioni” (Figure 1 e 2) e “Commercio all’ingrosso e al dettaglio”, (Figure 3 e 4), “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (Figure 5 e 6), “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” (Figure 7 e 8), “Altre attività di servizi” (Figure 9 e 10), “Settore di “Imprese non classificate” (Figure 11 e 12). Queste ultime, di fatto rappresentano la quota più elevata di iscrizioni. Sulla presenza di imprese migranti nel settore delle “Attività Manifatturiere” si rimanda al focus nel paragrafo 1.3.
Osservando le prime 10 province del grafico riportato nella Figura 1 si osserva la prevalenza di territori appartenenti al nord ovest dell’Italia tra cui 3 province della Liguria. In totale le imprese non UE della Provincia di Impresa, di Savona e Genova sono 7.952 (il 58,5% del totale delle imprese iscritte). La presenza straniera in questo settore di attività è da considerarsi in generale particolarmente forte: circa 1 impresa su 4 iscritte sul territorio nazionale (21,5%) appartiene alla categoria non UE.
Come dimostra la figura 2 la componente femminile nelle imprese che operano nel settore delle costruzioni è molto alta, in particolar modo in alcune province come Treviso, Perugia, Caserta, Rieti, Trento, in alcune zone del Piemonte e nei territori molisani.
Una incidenza altrettanto significativa in questo settore di attività si osserva nelle imprese giovanili. Come la figura 4 riporta, l’incidenza delle imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili arriva a superare il 50%.
Anche nel settore del “Commercio all’ingrosso e al dettaglio” l’analisi per territorio provinciale evidenzia la concentrazione di imprese non UE in territori che possono considerarsi “nuovi” rispetto a quanto già noto. Le figure 3 e 4 dimostrano una incidenza intorno al 20% di imprese nei territori di Prato, Catanzaro, Caserta, Lecce, Livorno, Reggio di Calabria. Va specificato che in questo settore vengono classificate le attività di vendita all'ingrosso e al dettaglio (ossia vendita senza trasformazione) di ogni genere di beni, nonché la fornitura di servizi correlati alla vendita di merci, intesa come fase finale della catena di distribuzione di merci. Sono incluse in questa sezione anche la riparazione di autoveicoli e di motocicli. Un’analisi in profondità svolta sui dati assoluti, conferma la persistenza di un fenomeno che induce a riflettere sulla specificità territoriale di alcune attività imprenditoriali condotte da migranti. Così, se da un lato può risultare piuttosto noto che a Prato su 5.463 imprese UE registrate2 in questo settore di attività si possano affiancare
2.250 imprese non UE, dall’altro appare piuttosto “nuovo” il fatto che a Catanzaro queste ultime risultino registrate per un totale di 2.791 (a fronte di un totale nello stesso settore di imprese UE pari a 8.769). Così pure piuttosto nuova appare l’informazione che a Caserta risultino registrate 6.905 imprese non UE a fronte di 23.548 imprese UE. Osservando i dati assoluti Caserta e Lecce rappresentano, per numerosità, la quinta e la sesta Provincia nella classifica delle Province italiane con il numero più alto di imprese non UE in questo settore. Reggio di Calabria e Catanzaro occupano rispettivamente l’undicesimo e il diciottesimo posto. Una simile ed importante numerosità del fenomeno si registra anche nelle altre realtà provinciali menzionate come rilevanti in questo settore economico di attività.
Un andamento simile si registra nell’altro importante settore di presenza straniera, vale a dire quello turistico.
Anche in questo caso sono stati riportati i dati relativi all’incidenza percentuale di imprese straniere UE (Figura 7 e 8), dove l’incidenza delle imprese femminili in alcune province appare proporzionalmente più elevato in particolare Milano, Prato, Bologna, Lodi, Modena, Padova (Figura 7), mentre quelle a titolarità giovanile (Figura 8) appaiono incidere percentualmente in maniera più significativa in quasi tutte le province, fenomeno che segnala la particolare propensione per le giovani generazioni di stranieri imprenditori ad investire in questo settore di attività economica.
Su questo settore l’impatto della crisi pandemica ha probabilmente generato l’effetto maggiore: con un saldo complessivo tra iscrizioni e cessazioni pari a -623, la crisi ha avuto forti ripercussioni soprattutto sulla componente femminile (con un saldo negativo pari a -354). Si tratta peraltro di un dato che non fa che confermare un andamento simile anche a livello nazionale, come di seguito meglio indicato. Le Figure 7 e 8, riportate in precedenza mostrano come siano le imprese sia concentrate ancora una volta nei territori già presidiati su altri settori (Prato), ma in questo caso spicca la provincia di Milano.
1 Considerando che i dati forniti sono espressi in valori percentuali è stato possibile effettuare elaborazioni solo per singolo settore economico non potendo effettuare le somme delle incidenze percentuali.
2 Le imprese registrate sono il totale delle imprese iscritte al registro delle Imprese e comprende le imprese attive che esercitano l'attività e non risultano avere procedure concorsuali in atto.
Nel caso dell’incidenza femminile questo territorio, insieme a quello di Prato, mostrano valori che si attestano intorno al 30%.
Per quanto riguarda la componente giovanile invece oltre alla Provincia di Milano, presentano un’incidenza percentuale intorno al 40% le realtà territoriali di Triste e Venezia. In generale la figura 8 illustra come questo settore di attività vede la componente giovanile assai attiva in molte Province italiane, sparse tra Centro, Nord e Sud.
Il settore del “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese”, contrariamente ai settori precedentemente analizzati, presenta un andamento stabile e in qualche modo atteso: qui, infatti, l’incidenza percentuale delle imprese non UE segue la numerosità elevata in termini assoluti. I grafici riportati (Figura 6 e 7) mostrano una incidenza percentuale delle imprese straniere che va oltre il 18% nelle Province di Roma, Milano, Brescia, Pistoia, Terni, Mantova, Prato, Monza e della Brianza, Pordenone, Novara, Pisa, Lucca, che complessivamente rappresentano anche quelle numericamente più interessate dalla presenza di imprese non UE in questo settore rispetto ad altre Province italiane. In questo ambito c’è infatti da osservare come siano altre le Province dove spicca una maggiore presenza di imprese a titolarità femminile (Trieste, Milano, Mantova, Piacenza, Brescia, Pordenone, Prato, Bolzano, Vicenza, Gorizia, Verona, Reggio nell'Xxxxxx) e a titolarità giovanile (Terni, Pistoia, Roma, Rieti, Milano, Prato, Lucca, Mantova, Ferrara, L'Aquila, Pisa, Pordenone, Viterbo, Trieste, Brescia) con oltre il 30% di incidenza percentuale sul totale delle imprese giovanili.
I settori “Altre attività di servizi” e “Imprese non classificate” registrano gli stessi andamenti già osservati per i settori economici precedentemente riportati, con accentuazioni ancora maggiori soprattutto quando si osservano le incidenze delle imprese giovanili (Figure da 9 a 12).
L’incidenza della presenza giovanile appare molto forte nel settore della manifattura anche se meno estesa territorialmente rispetto all’incidenza femminile. Le figure 6 e 7, infatti, evidenziano come soprattutto nelle aree ad elevata intensità di impresa non UE (come Prato, Firenze, ma anche Teramo, Rovigo e Reggio Xxxxxx), i giovani sul totale delle imprese non UE rappresentino quasi oltre la metà dei titolari, mentre la presenza femminile sia meno incisiva in termini percentuali sul totale ma sicuramente più estesa. Un andamento simile si registra in un quarto settore di interesse per l’analisi che attiene al mondo della ristorazione e dell’alloggio.
Proprio la forte incidenza percentuale della presenza di imprese non UE in questi ultimi due settori ci induce ad
effettuare un focus specifico, anche in relazione all’impatto esercitato dalla crisi pandemica da COVID19.
Figura 1 – Incidenza delle imprese non UE e delle imprese femminili nel settore delle “Costruzioni” (Valori percentuali)
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Figura 2 – Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità giovanile nel settore delle “Costruzioni” (Valori percentuali)
70,0%
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
Imperia Trieste
Reggio nell'Emilia
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Piacenza Ravenna Milano Savona Genova Gorizia Parma Prato Firenze Rimini
La Spezia
Pistoia Lodi Alessandria Modena
Forli'-Cesena
Asti Mantova Pavia Treviso Pisa
Varese Macerata Vicenza Ferrara Verona Siena
Bologna Udine Como Lucca Novara Venezia
Cremona
Pesaro e Urbino
Pordenone Perugia Bolzano Livorno Vercelli
Monza e della Brianza
Torino Fermo Brescia
Massa Carrara
Incidenza imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili*
Rovigo Teramo Terni Cuneo Caserta Napoli Ancona Arezzo Trento
Bergamo Belluno Rieti
Grosseto Roma Lecco Padova L'Aquila
Ascoli Xxxxxx Verbano-Cusio-Ossola
Chieti Pescara Biella Aosta
Reggio di Calabria
Frosinone Viterbo Sondrio Lecce Latina Messina Trapani Isernia Xxxxxxxx
Xxxxxxxxx
Ragusa Campobasso
Sassari Brindisi Cosenza
Bari Catanzaro Oristano Salerno Potenza Crotone Cagliari Siracusa Matera Catania Agrigento
Caltanissetta
14
Palermo
Taranto
Vibo Valentia
Nuoro Foggia Enna
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Figura 3 – Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità femminili nel settore del “Commercio” (Valori percentuali)
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
15
Figura 4 – Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità giovanile nel settore del “Commercio” (Valori percentuali)
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Prato Catanzaro Caserta Lecce
Livorno Reggio di Calabria
Pisa Milano Genova Roma Cagliari Pescara Firenze Teramo
Massa Carrara
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Agrigento Macerata Rimini Venezia Vercelli La Spezia Ravenna Palermo Bologna Bergamo Verona Novara Crotone Sassari
Pesaro e Urbino
Nuoro Treviso Brescia Imperia
Pordenone Messina Pistoia Ferrara Torino Trieste Napoli
Vibo Valentia Verbano-Cusio-Ossola
Gorizia Perugia Rovigo Trapani Padova
Reggio nell'Xxxxxx
Xxxxxxx
Cremona
Incidenza imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili*
Xxxx Xxxxxxx Xxxxxxxx
Asti Modena Savona Ancona Viterbo Salerno Frosinone Isernia Lucca Arezzo
Monza e della Brianza
Terni Mantova Alessandria
Belluno Parma
Forli'-Cesena
Como Lecco Udine Piacenza Ragusa Pavia Vicenza Matera
Ascoli Xxxxxx
Varese Foggia Latina Caltanissetta
Oristano Campobasso
L'Aquila Fermo Rieti Avellino Trento Brindisi Chieti Siracusa Catania Biella Taranto Bolzano Siena
16
Benevento
Cuneo Aosta Bari
Potenza
Enna
Figura 5 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità femminile nel settore del “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (Valori percentuali)
30,0%
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Roma Milano Brescia Pistoia Terni Mantova Prato
Monza e della Brianza
Pordenone Novara Pisa Lucca
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Bergamo Trieste Vicenza Cremona Rieti
Reggio nell'Emilia
Modena Piacenza Lodi
Bologna Firenze Verona Parma Imperia Teramo Torino Pavia Asti
Macerata Caserta Varese Como Treviso Bolzano Gorizia Ferrara Genova Rimini Viterbo Latina Ancona L'Aquila Napoli
Pesaro e Urbino
Vercelli Alessandria Massa Carrara
Incidenza imprese femminili non UE su totale imprese femminili*
Ravenna Belluno Lecco Rovigo
Frosinone Venezia La Spezia Cuneo Trento
Ascoli Xxxxxx
Udine Perugia Siena Livorno Fermo Padova Arezzo
Verbano-Cusio-Ossola
Forli'-Cesena Agrigento Grosseto Sondrio Isernia Palermo Aosta Pescara Siracusa Savona Campobasso
Chieti Biella
Benevento Messina
Reggio di Calabria
Avellino Vibo Xxxxxxxx
Xxxxxx Lecce Bari
Cosenza Sassari Catania Crotone
Caltanissetta
Brindisi Trapani Salerno Catanzaro Cagliari Matera Enna
17
Potenza Taranto Nuoro Foggia
Figura 6 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità giovanile nel settore del “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (Valori percentuali)
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Roma Milano Brescia Pistoia Terni Mantova Prato
Monza e della Brianza
Pordenone Novara Pisa Lucca Bergamo Trieste Vicenza Cremona Rieti
Reggio nell'Xxxxxx
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Modena Piacenza Lodi Bologna Firenze Verona Parma Imperia Teramo Torino Pavia Asti
Macerata Caserta Varese Como Treviso Bolzano Gorizia Ferrara Genova Rimini Viterbo Latina Ancona L'Aquila Napoli
Pesaro e Urbino
Vercelli Alessandria Massa Carrara
Incidenza imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili*
Ravenna Belluno Lecco Rovigo Frosinone Venezia La Spezia Cuneo Trento
Ascoli Xxxxxx
Udine Perugia Siena Livorno Fermo Padova Arezzo
Verbano-Cusio-Ossola
Forli'-Cesena Agrigento Grosseto Sondrio Isernia Palermo Aosta Pescara Siracusa Savona Campobasso
Chieti Biella Benevento Messina
Reggio di Calabria
Avellino Vibo Xxxxxxxx
Xxxxxx Lecce Bari Cosenza Sassari Catania Crotone
Caltanissetta
18
Brindisi Trapani Salerno Catanzaro Cagliari Matera Enna Potenza Taranto Nuoro Foggia
Figura 7 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità femminile nel settore del “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” (Valori percentuali)
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
19
Milano Prato Bologna Lodi Modena Padova
Monza e della Brianza
Trieste
Venezia Reggio nell'Xxxxxx
Xxxxxx Cremona Ferrara Mantova Bergamo Pavia Brescia Como Novara Pordenone Piacenza Lecco
Firenze Parma Torino Treviso Vicenza Rovigo Asti Verona Gorizia Roma
Alessandria Genova Ancona Udine Vercelli Ravenna Pisa Biella
Verbano-Cusio-Ossola
Macerata Imperia Teramo Fermo Trento Rimini Pescara Arezzo Perugia Cuneo
Forli'-Cesena
Savona Pistoia Terni
La Spezia
Pesaro e Urbino
Sondrio Belluno Bolzano Siena Isernia Lucca Livorno Chieti
Ascoli Xxxxxx
L'Aquila Lecce Latina Aosta
Massa Carrara
Grosseto Xxxxxxxx Xxxxxxxxxx
Rieti Viterbo Frosinone Ragusa Cagliari Bari Caserta Siracusa Sassari Benevento Trapani Palermo Potenza Catania Cosenza Catanzaro
Reggio di Calabria
Crotone Salerno Messina Taranto Brindisi Enna Foggia Agrigento
Vibo Valentia Caltanissetta Oristano Napoli Matera
Nuoro
Figura 8 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità giovanile nel settore del “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” (Valori percentuali)
45,0%
40,0%
35,0%
30,0%
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Incidenza imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili*
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
20
Figura 9 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità femminile nel settore del “Altre attività di servizi” (Valori percentuali)
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Milano Prato Torino Trieste Udine Genova
Pordenone Piacenza Teramo Parma
Reggio nell'Xxxxxx
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Modena Bologna Gorizia Firenze Roma Rimini Bergamo Brescia Asti Treviso Bolzano
Alessandria Venezia Belluno
Monza e della Brianza
Como Caserta Savona Imperia Livorno
Forli'-Cesena
Pavia Pescara Isernia Verona Novara Trento
Pesaro e Urbino
Avellino Varese Biella Napoli
Verbano-Cusio-Ossola
Cremona Lecce
La Spezia Padova Macerata Ascoli Xxxxxx
Incidenza imprese femminili non UE su totale imprese femminili*
Vercelli Lodi Vicenza Pisa Aosta Mantova Latina Pistoia Arezzo Ravenna Grosseto Lucca
Cuneo Massa Carrara
Lecco Terni Sondrio Ferrara Perugia Ancona Chieti Benevento
Siena Rovigo Catanzaro Viterbo Campobasso L'Aquila Frosinone
Crotone
Rieti Trapani Fermo Potenza Siracusa Messina
Reggio di Calabria
Cagliari Cosenza Oristano Vibo Xxxxxxxx
Xxxxxx Salerno Sassari Bari Catania Enna Taranto Palermo
Caltanissetta
21
Brindisi Agrigento Matera Foggia Nuoro
Milano Prato Torino Trieste Udine Genova Pordenone Piacenza Teramo Parma
Reggio nell'Xxxxxx
Modena Bologna Gorizia Firenze Roma Rimini Bergamo Brescia Asti Treviso Bolzano
Alessandria Venezia Belluno
Monza e della Brianza
Como Caserta Savona Imperia Livorno
Forli'-Cesena
Pavia Pescara Isernia Verona Novara Trento
Pesaro e Urbino
Avellino Varese Biella Napoli
Verbano-Cusio-Ossola
Cremona Lecce
La Spezia Padova Macerata Ascoli Xxxxxx
Vercelli Lodi Vicenza Pisa Aosta Mantova Latina Pistoia Arezzo Ravenna Grosseto Lucca Cuneo
Massa Carrara
Lecco Terni Sondrio Ferrara Perugia Ancona Chieti Benevento
Siena Rovigo Catanzaro Viterbo Campobasso L'Aquila Frosinone
Crotone Rieti Trapani Fermo Potenza Siracusa Messina
Reggio di Calabria
Cagliari Cosenza Oristano Vibo Xxxxxxxx
Xxxxxx Salerno Sassari Bari Catania Enna Taranto Palermo
Caltanissetta
Brindisi Agrigento Matera Foggia Nuoro
Figura 10 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità giovanile nel settore del “Altre attività di servizi” (Valori percentuali)
40,0%
35,0%
30,0%
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Incidenza imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili*
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
22
Figura 11 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità femminile nel settore del “Imprese non classificate” (Valori percentuali)
40,0%
35,0%
30,0%
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Prato Modena Brescia Cremona Bologna Macerata Venezia Piacenza Mantova
Reggio nell'Xxxxxx
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Bergamo Como Verona Lodi Trieste Padova Novara Treviso Genova Gorizia Milano
Alessandria Pordenone
Pavia Firenze Parma Udine Ferrara Trento Arezzo Roma Lecco Livorno Belluno Sondrio Ancona Rimini Varese Siena Fermo Grosseto Teramo Pistoia Bolzano
Pesaro e Urbino
Monza e della Brianza
Forli'-Cesena
Incidenza imprese femminili non UE su totale imprese femminili*
Vicenza Ravenna Terni Rovigo Asti
Cuneo
Imperia Pisa
La Spezia Verbano-Cusio-Ossola
Rieti Lucca Latina Pescara Vercelli Torino
Ascoli Xxxxxx
Viterbo L'Aquila Perugia Trapani Napoli Savona Isernia Messina Chieti
Massa Carrara
Lecce Biella Xxxxxxx Xxxxxxxx Sassari Salerno Siracusa Ragusa Frosinone Aosta Benevento Campobasso
Brindisi Catania Matera Cosenza Oristano
Caltanissetta
Bari Reggio di Calabria
Agrigento Palermo Vibo Xxxxxxxx Xxxxxxxxx
Potenza Foggia Cagliari Taranto Enna
23
Crotone
Figura 12 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità giovanile nel settore del “Imprese non classificate” (Valori percentuali)
40,0%
35,0%
30,0%
25,0%
20,0%
15,0%
10,0%
5,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Prato Modena Brescia Cremona Bologna Macerata Venezia Piacenza Mantova
Reggio nell'Xxxxxx
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Bergamo Como Verona Lodi Trieste Padova Novara Treviso Genova Gorizia Milano
Alessandria Pordenone
Pavia Firenze Parma Udine Ferrara Trento Arezzo Roma Lecco Livorno Belluno Sondrio Ancona Rimini Varese Siena Fermo Grosseto Teramo Pistoia Bolzano
Pesaro e Urbino Monza e della Brianza
Forli'-Cesena
Incidenza imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili*
Vicenza Ravenna Terni Rovigo Asti
Cuneo Imperia Pisa
La Spezia
Verbano-Cusio-Ossola
Rieti Lucca Latina Pescara Vercelli Torino
Ascoli Xxxxxx
Viterbo L'Aquila Perugia Trapani Napoli Savona Isernia Messina Chieti
Massa Carrara
Lecce Biella Xxxxxxx Xxxxxxxx Sassari Salerno Siracusa Ragusa Frosinone Aosta Benevento Campobasso
Brindisi Catania Matera Cosenza Oristano Caltanissetta
Bari Reggio di Calabria
Agrigento Palermo Vibo Xxxxxxxx Xxxxxxxxx
Potenza Foggia Cagliari Taranto Enna
24
Crotone
1.3 Focus sul settore della “Manifattura”
Sono poco meno di 40 mila le imprese NON-UE operanti nel settore “manifattura” (23 divisioni ATECO da C 10 a C 33). Il 40,2% è rappresentato da imprese che operano nell’ambito della confezione di articoli di abbigliamento, il 13,8% da imprese che lavorano nella fabbricazione di prodotti in metallo e il 12,5% da imprese impegnate nella fabbricazione di articoli in pelle e simili; percentuali più contenute si osservano per le altre 20 divisioni ATECO relative alla manifattura (Figura 13).
Figura 13 - Imprese NON-UE operanti nel settore “manifattura” per divisione ATECO – Anno 2020 (valori percentuali)
C 14 Confezione di articoli di abbigliamento C 25 Fabbricazione di prodotti in metallo
C 15 Fabbricazione di articoli in pelle e simili C 32 Altre industrie manifatturiere C 10 Industrie alimentari
C 33 Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine
C 13 Industrie tessili C 16 Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero
C 31 Fabbricazione di mobili C 23 Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali C 28 Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca
C 22 Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche C 18 Stampa e riproduzione di supporti registrati C 30 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto
C 27 Fabbricazione di apparecchiature elettriche C 26 Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica C 17 Fabbricazione di carta e di prodotti di carta
C 20 Fabbricazione di prodotti chimici C 29 Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
X 00 Xxxxxxxxxxx X 00 Xxxxxxxxx xxxxx xxxxxxx
C 21 Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base C 19 Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione
5,6%
5,2%
4,8%
4,0%
2,5%
2,2%
1,9%
1,6%
1,3%
1,0%
0,8%
0,8%
0,5%
0,3%
0,3%
0,2%
0,2%
0,1%
0,0%
0,0%
13,8%
12,5%
40,2%
0% 10% 20% 30% 40%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
La Figura 14 invece riporta una fotografia della presenza di queste imprese nelle Province italiane.
L’incidenza della presenza giovanile appare molto forte nel settore della manifattura anche se meno estesa territorialmente rispetto all’incidenza femminile. La Figura 16 infatti, evidenzia come soprattutto nelle aree ad elevata intensità di impresa non UE (come Prato, Firenze, ma anche Teramo, Rovigo e Reggio Xxxxxx), i giovani sul totale delle imprese non UE rappresentino quasi oltre la metà dei titolari.
Figura 14 – Totale delle imprese non UE nel settore della “Manifattura” (Valori assoluti)
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Figura 15 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità femminile nel settore della “Manifattura” (Valori percentuali)
80,0%
70,0%
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Prato Firenze Teramo Rovigo
Reggio nell'Emilia
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Fermo Modena Mantova Arezzo Macerata Ascoli Xxxxxx Ancona Parma Gorizia Padova Treviso Bologna Venezia Forli'-Cesena Milano
Pesaro e Urbino
Pistoia Brescia Trieste Novara Cremona Bergamo Rimini Roma Verona Pavia Perugia Ferrara Ravenna Imperia Genova Pisa Vicenza
Pordenone
Incidenza imprese femminili non UE su totale imprese femminili*
Piacenza Asti Lecce Udine Pescara Torino Savona Lodi Napoli Matera Lucca Xxxxxxxx Xxxxx
Monza e della Brianza
Chieti La Spezia Alessandria Caserta Massa Carrara
Trento Como Belluno L'Aquila Vercelli Catanzaro Varese Livorno Sondrio Cagliari Siena Isernia Lecco Frosinone Benevento Grosseto Latina
Verbano-Cusio-Ossola
Aosta Terni Biella Viterbo
Campobasso
Messina Bolzano Salerno Siracusa Potenza Taranto
Reggio di Calabria
Rieti Ragusa Bari Trapani Cosenza Sassari Brindisi Crotone Agrigento Catania Palermo
Vibo Valentia
27
Foggia Enna
Figura 16 - Incidenza delle imprese non UE e di quelle a titolarità giovanile nel settore della “Manifattura” (Valori percentuali)
80,0%
70,0%
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Prato Firenze Teramo Rovigo
Reggio nell'Xxxxxx
Xxxxx Modena Mantova Arezzo Macerata Ascoli Xxxxxx Ancona Parma Gorizia Padova Treviso Bologna Venezia Forli'-Cesena
Milano
Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese*
Pesaro e Urbino
Pistoia Brescia Trieste Novara Cremona Bergamo Rimini Roma Verona Pavia Perugia Ferrara Ravenna Imperia Genova Pisa Vicenza
Pordenone
Incidenza imprese giovanili non UE su totale imprese giovanili*
Piacenza Asti Lecce Udine Pescara Torino Savona Lodi Napoli Matera Lucca Xxxxxxxx Xxxxx
Monza e della Brianza
Chieti La Spezia Alessandria Caserta Massa Carrara
Trento Como Belluno L'Aquila Vercelli Catanzaro Varese Livorno Sondrio Cagliari Siena Isernia Lecco Frosinone Benevento Grosseto Latina
Verbano-Cusio-Ossola
Aosta Terni Biella Viterbo
Campobasso
Messina Bolzano Salerno Siracusa Potenza Taranto
Reggio di Calabria
Rieti Ragusa Bari Trapani Cosenza Sassari Brindisi Crotone Agrigento Catania Palermo
Vibo Valentia
28
Foggia Enna
1.4 I territori e i settori con maggiore presenza di imprese UE
Utilizzando una ulteriore elaborazione fornita da Unioncamere è possibile osservare, quali sono le province che, in termini di valori assoluti, presentano il numero più alto di imprese non UE.
Il prospetto che segue riporta tale informazione con il dettaglio dei settori economici fino ad ora analizzati. Si è deciso
di focalizzare l’attenzione sulle prime cinque Province con un numero di imprese non UE è più elevato in valori assoluti.
Tavola 2 – Province con maggiore numerosità di imprese non UE sul territorio
Provincia | Settore | Numero di imprese non UE |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | 21.379 | |
ROMA | F Costruzioni | 14.018 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | 7.992 | |
C Attività manifatturiere | 2.044 | |
Totale | 45.433 | |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | 16.465 | |
MILANO | F Costruzioni | 13.987 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | 5.616 | |
C Attività manifatturiere | 3.282 | |
Totale | 39.350 | |
F Costruzioni | 9.092 | |
TORINO | G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | 7.828 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | 1.986 | |
C Attività manifatturiere | 1.583 | |
Totale | 20.489 | |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | 6.905 | |
CASERTA | F Costruzioni | 2.058 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | 337 | |
C Attività manifatturiere | 329 | |
Totale | 9.629 | |
C Attività manifatturiere | 4.938 | |
PRATO | G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | 2.250 |
F Costruzioni | 1.091 | |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | 224 | |
Totale | 8.503 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Parallelamente è possibile effettuare una mappatura dei territori a maggiore incidenza di imprese non UE, sempre con riferimento ai settori analizzati. Selezionando le province con una incidenza percentuale delle imprese non UE sul totale delle imprese per settori superiore al 20%, si ottiene il prospetto seguente.
Tavola 3 – Incidenza delle imprese non UE sul totale delle imprese per settore Ateco e provincia.
Settore Ateco | Provincia | Incidenza di imprese straniere non UE su totale imprese |
C Attività manifatturiere | Prato | 54,8% |
F Costruzioni | Imperia | 32,2% |
F Costruzioni | Trieste | 31,4% |
F Costruzioni | Reggio nell'Xxxxxx | 31,0% |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | Prato | 27,8% |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | Roma | 25,7% |
X Imprese non classificate | Prato | 25,2% |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | Milano | 25,0% |
F Costruzioni | Piacenza | 24,9% |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | Milano | 24,9% |
F Costruzioni | Ravenna | 24,2% |
C Attività manifatturiere | Firenze | 23,8% |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | Prato | 23,3% |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | Catanzaro | 23,2% |
F Costruzioni | Milano | 22,8% |
F Costruzioni | Savona | 22,8% |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | Brescia | 22,6% |
F Costruzioni | Genova | 22,3% |
F Costruzioni | Gorizia | 21,8% |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | Pistoia | 21,6% |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | Caserta | 21,6% |
F Costruzioni | Parma | 21,0% |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | Terni | 21,0% |
F Costruzioni | Prato | 20,9% |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imp... | Mantova | 20,5% |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut... | Lecce | 20,3% |
F Costruzioni | Firenze | 20,0% |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Graficamente le stesse informazioni vengono sinteticamente riportata nella Figura 16a
Figura 16a – Incidenza delle imprese non UE sul totale delle imprese per settore Ateco e provincia
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
1.5 L’impatto economico della pandemia
Il settore della manifattura, insieme a quello turistico, è stato considerato proprio nell’ultimo rapporto ISTAT sulla competitività delle imprese3 tra i più esposti al rischio. In particolare, si legge nel rapporto che l’impatto economico della pandemia sui territori, pur essendo stato eterogeneo e pervasivo, ha interessato in particolare le regioni con maggiore intensità di occupazione presente nei comparti più colpiti (appunto turismo e manifattura). Infatti, i territori più colpiti sono stati la Provincia autonoma di Bolzano, la Valle d’Aosta e la Provincia autonoma di Trento per le attività caratteristiche del turismo; la Toscana e le Marche per il settore tessile, la Valle d’Aosta per le attività culturali e sportive. La piccola dimensione delle imprese ha rappresentato il tratto distintivo delle unità più colpite, specialmente nei servizi. Al contrario, una maggiore capacità di reazione sembra aver caratterizzato i settori più orientati a specializzazioni di tipo high-tech e quelli più coinvolti nel commercio internazionale.
Il 2020 ha registrato un crollo del valore aggiunto proprio nei settori illustrati sino ad ora. In particolare, si registra un crollo pari al 6,3% nel settore delle costruzioni e del -16,0% nel settore della ristorazione e alloggio. Sulla base di alcune risposte tratte dalla seconda rilevazione dell’Istat su “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria COVID-19” (relative alla dinamica del fatturato, la presenza di rischi operativi e capacità di attuare strategie di risposta), le imprese sono state classificate in quattro categorie di rischio: Alto, Medio-alto, Medio basso, Basso. Secondo questa tassonomia, in Italia quasi la metà delle imprese (48,5 per cento) si trova nelle due fasce più alte di rischio. La loro distribuzione sul territorio regionale determina la presenza di 11 regioni con una situazione che può essere considerata critica, di cui sette sono collocate nel Mezzogiorno, una al Nord (la Provincia autonoma di Bolzano) e tre nel Centro Italia (Lazio, Umbria e Toscana).
Figura 17 – Coefficienti di localizzazione regionali degli addetti per i settori più coinvolti nella crisi COVID-19
Fonte: Indagine Istat, 2021
3 Istat, Rapporto sulla competitività dei settori produttivi - edizione 2021
Da questa analisi si può facilmente inferire che la pandemia abbia trasversalmente colpito anche le imprese straniere, oltre a quelle italiane. Come illustrano le cartine in Figura 17, le aree a più forte incidenza straniera sono infatti proprio quelle maggiormente colpite dalla crisi innescata dalla pandemia.
I dati raccolti evidenziano l’area di Prato come la realtà provinciale dove, in maniera trasversale sui diversi settori di attività, l’incidenza della componente straniera è la più elevata, se messa a confronto con gli altri territori provinciali. Andando ad approfondire ulteriormente questa analisi si scopre come la maggior parte di tale componente sia di nazionalità cinese.
1.6 Un focus sulla presenza cinese nelle imprese
È importante osservare la presenza della componente cinese nell’analisi affrontata in questo capitolo per diversi motivi.
Innanzitutto, la presenza cinese costituisce la maggiore concentrazione delle imprese non UE nel nostro Paese, concentrata nella Provincia di Prato. Inoltre, in termini produttivi, essa rappresenta il settore trainante del manufatturiero a titolarità straniera.
Infine, grazie ad un confronto tra i dati Infocamere e dati dal Registro delle Imprese ISTAT, che viene riportato più avanti, emerge come sia questa la componente più attiva nella propensione all’export delle imprese straniere non UE. Si tratti per lo più di imprese individuali (come la maggior parte, peraltro, delle imprese straniere) e costituisce una realtà che, malgrado la crisi da COVID19, sembra aver affrontato meglio le difficoltà del mercato.
Tavola 4- Numero di persone CINESI con almeno una qualifica in imprese manifatturiere per divisione dalla C 10 alla C 33 – Anno 2020 (valori assoluti)
Divisione | Numero di persone CINESI |
C 10 Industrie alimentary | 121 |
C 11 Industria delle bevande | 10 |
C 13 Industrie tessili | 1.100 |
C 14 Confezione di articoli di abbigliamento | 13.208 |
C 15 Fabbricazione di articoli in pelle e simili | 4.625 |
C 16 Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero | 14 |
C 17 Fabbricazione di carta e di prodotti di carta | 56 |
C 18 Stampa e riproduzione di supporti registrati | 64 |
C 20 Fabbricazione di prodotti chimici | 15 |
C 21 Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base | 14 |
C 22 Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche | 132 |
C 23 Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di minerali | 175 |
C 24 Metallurgia | 8 |
C 25 Fabbricazione di prodotti in metallo | 278 |
C 26 Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica | 44 |
C 27 Fabbricazione di apparecchiature elettriche | 72 |
C 28 Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature | 158 |
C 29 Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi | 26 |
C 30 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto | 26 |
C 31 Fabbricazione di mobile | 337 |
C 32 Altre industrie manifatturiere | 199 |
C 33 Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine | 52 |
Totale | 20.734 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Figura 18- Numero di persone CINESI con almeno una qualifica in imprese manifatturiere (divisioni C 10-C 33) per provincia – Anno 2020 (valori assoluti)
Figura 19 - Cartina con rilevazione termica
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
1.7 La dinamica imprenditoriale negli anni
Secondo i dati Infocamere, le imprese NON-UE, nate nel 2020, sono state 39.698. A fronte di queste, nello stesso periodo hanno definitivamente cessato le attività 25.435 imprese NON-UE. Si osserva un tasso di crescita annuo del 4,5% (Tavola 5).
Tavola 5 – Serie storica dei principali indicatori di nati-mortalità delle imprese NON-UE – Anni 2015-2020 (valori assoluti e percentuali)
Anno | Imprese registrate NON- UE al 31 dicembre | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Tasso di crescita annuo |
2015 | 233.608 | 56.395 | 28.891 | 27.504 | 11,8 |
2016 | 261.995 | 50.029 | 30.070 | 19.959 | 7,6 |
2017 | 284.849 | 46.732 | 30.911 | 15.821 | 5,6 |
2018 | 305.751 | 47.267 | 32.851 | 14.416 | 4,7 |
2019 | 327.259 | 51.293 | 36.412 | 14.881 | 4,5 |
2020 | 308.456 | 39.698 | 25.435 | 14.263 | 4,6 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
14%
12%
10%
8%
6%
4%
2%
0%
2015
2016
2017
2018
2019
2020
Figura 20– Tasso di crescita annuo delle imprese NON-UE – Anni 2015-2020 (valori percentuali)
11,8% | |||||||||||
7,6% | |||||||||||
5,6% | 4,7% | 4,5% | 4,6% | ||||||||
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Rispetto all’anno precedente, le iscrizioni totali delle imprese NON-UE sono diminuite del 22,6%. Parallelamente, le cessazioni hanno fatto registrare una riduzione consistente pari al 30,1%. Negli anni precedenti si osservano solo incrementi di cessazioni, in particolar modo l’incremento delle imprese NON-UE cessate nel 2019 rispetto al 1018 è pari al 10,8% (Tavola 6).
Le imprese femminili registrano una riduzione delle iscrizioni rispetto all’anno precedente del 27% e contestualmente una riduzione marcata delle cessazioni pari al 28% (Tavola 6). Le imprese giovanili sembrano sostenere maggiormente la crisi legata alla pandemia, registrando la minore riduzione in termini di registrazioni pari al 21,8% e la più alta riduzione delle cessazioni pari al 31% (Tavola 6).
Tavola 6 – Serie storica dei principali indicatori di nati-mortalità delle imprese NON-UE – Anni 2015-2020 (valori assoluti)
Anno | Iscrizioni totali | Cessazioni totali | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
2015 | 56.395 | 28.891 | 27.504 | 14.093 | 8.422 | 5.671 | 24.631 | 8.314 | 16.317 |
2016 | 50.029 | 30.070 | 19.959 | 13.546 | 8.413 | 5.133 | 20.481 | 8.590 | 11.891 |
2017 | 46.732 | 30.911 | 15.821 | 12.973 | 8.554 | 4.419 | 17.886 | 8.346 | 9.540 |
2018 | 47.267 | 32.851 | 14.416 | 12.966 | 8.912 | 4.054 | 17.763 | 8.453 | 9.310 |
2019 | 51.293 | 36.412 | 14.881 | 13.535 | 9.788 | 3.747 | 19.618 | 8.541 | 11.077 |
2020 | 39.698 | 25.435 | 14.263 | 9.875 | 7.049 | 2.826 | 15.334 | 5.891 | 9.443 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Figura 21 – Iscrizioni e Cessazioni totali di imprese NON-UE – Anni 2015-2020 (valori percentuali)
56.395 | 51 | .293 | |||||||||
50.0 | 29 | 46.732 | 47 | .267 | |||||||
36.412 | 39.698 | ||||||||||
28.89 | 1 | 30 | .070 | 30 | .911 | 32 | .851 | 25.435 | |||
Is Ce | crizioni ssazioni |
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
0
2015 2016 2017 2018 2019 2020
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Figura 22 – Iscrizioni e Cessazioni di imprese femminili NON-UE – Anni 2015-2020 (Xxxxxx Xxxxxxxx)
13.546
9.788
8.422
Cessazioni femmin
ili
femminili
Iscrizioni
7.049
8.554
8.413
9.875
8.912
12.973
13.535
12.966
3
14.09
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
2015 2016 2017 2018 2019 2020
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Figura 23– Iscrizioni e Cessazioni di imprese giovanili NON-UE – Anni 2015-2020 (valori assoluti)
8.314 8.590
Iscrizioni giovanili Cessazioni giovanili
5.891
8.541
8.453
8.346
15.334
19.618
17.763
17.886
20.481
24.631
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
2015 2016 2017 2018 2019 2020
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Tavola 7 – Serie storica dei principali indicatori di nati-mortalità delle imprese NON-UE – Anni 2015-2020 (variazioni percentuali)
Anno | Iscrizioni totali | Cessazioni totali | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
2016 | -11,3 | 4,1 | -27,4 | -3,9 | -0,1 | -9,5 | -16,8 | 3,3 | -27,1 |
2017 | -6,6 | 2,8 | -20,7 | -4,2 | 1,7 | -13,9 | -12,7 | -2,8 | -19,8 |
2018 | 1,1 | 6,3 | -8,9 | -0,1 | 4,2 | -8,3 | -0,7 | 1,3 | -2,4 |
2019 | 8,5 | 10,8 | 3,2 | 4,4 | 9,8 | -7,6 | 10,4 | 1,0 | 19,0 |
2020 | -22,6 | -30,1 | -4,2 | -27,0 | -28,0 | -24,6 | -21,8 | -31,0 | -14,8 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
1.8 Analisi della dinamica per settore
Osservando da un altro punto di vista i dati per settori di attività, senza quindi considerare la numerosità, nel 2020 sono i settori ATECO D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, E Fornitura di acqua; reti fognarie, G Commercio all'ingrosso e al dettaglio, H Trasporto e magazzinaggio, I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione e R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento, a registrare un saldo negativo, ossia più cessazioni delle iscrizioni. Anche analizzando le sole imprese NON-UE a gestione femminile i settori con saldo negativo sono gli stessi osservati per la totalità delle imprese NON-UE. Per le imprese a gestione giovanile NON-UE, invece l’unico settore ATECO con saldo negativo, dunque più cessazioni rispetto alle iscrizioni è quello R relativo alle Attività artistiche, sportive, di intrattenimento; per tutti gli altri settori ATECO delle imprese giovanili si osserva un numero di iscrizioni sempre superiore alle cessazioni (Tavola 8).
Rispetto all’anno precedente, le iscrizioni totali per le imprese NON-UE relative al settore ATECO R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e al settore I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione sono diminuite rispettivamente del 41% e del 37%. Parallelamente, le cessazioni per gli stessi settori hanno fatto registrare una riduzione consistente pari al 23,6% e al 32,9% (Tavola 8).
La riduzione delle iscrizioni delle imprese NON-UE che operano nel settore I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione è più alta soprattutto per quelle imprese a gestione femminile essendo pari al 46,1%, segue la riduzione delle imprese a gestione giovanile pari al 38,9%. Per il settore ATECO R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento viene confermata la riduzione delle iscrizioni anche per le imprese NON-UE gestite da donne pari al 45,8% e risulta più contenuta per le imprese giovanili pari al 24,4%; per lo stesso settore la riduzione delle cessazioni per le imprese giovanili è più alta essendo pari al 37,5% (Tavola 8).
Tavola 8 – Nati-mortalità delle imprese NON-UE per settore ATECO – Anno 2020 (valori assoluti)
Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 941 | 486 | 455 | 295 | 178 | 117 | 355 | 109 | 246 |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
C Attività manifatturiere | 2.845 | 2.700 | 145 | 1.102 | 1.098 | 4 | 659 | 371 | 288 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | 1 | 5 | -4 | 0 | 2 | -2 | 1 | 0 | 1 |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | 6 | 10 | -4 | 0 | 1 | -1 | 2 | 2 | 0 |
F Costruzioni | 9.435 | 4.777 | 4.658 | 335 | 232 | 103 | 3.643 | 1.066 | 2.577 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | 8.480 | 9.135 | -655 | 2.110 | 2.384 | -274 | 3.816 | 2.148 | 1.668 |
H Trasporto e magazzinaggio | 314 | 403 | -89 | 41 | 55 | -14 | 131 | 63 | 68 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | 1.697 | 2.320 | -623 | 571 | 925 | -354 | 675 | 636 | 39 |
Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
J Servizi di informazione e comunicazione | 350 | 270 | 80 | 112 | 68 | 44 | 145 | 70 | 75 |
K Attività finanziarie e assicurative | 220 | 132 | 88 | 124 | 64 | 60 | 127 | 56 | 71 |
L Attività immobiliari | 142 | 126 | 16 | 68 | 41 | 27 | 36 | 15 | 21 |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | 725 | 533 | 192 | 283 | 177 | 106 | 343 | 146 | 197 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | 2.253 | 1.692 | 561 | 663 | 489 | 174 | 987 | 445 | 542 |
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
P Istruzione | 49 | 41 | 8 | 31 | 30 | 1 | 20 | 11 | 9 |
Q Sanità e assistenza sociale | 89 | 53 | 36 | 74 | 43 | 31 | 22 | 13 | 9 |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | 85 | 143 | -58 | 32 | 64 | -32 | 34 | 35 | -1 |
S Altre attività di servizi | 2.113 | 1.290 | 823 | 1.087 | 789 | 298 | 899 | 327 | 572 |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | 2 | 0 | 2 | 1 | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 |
X Imprese non classificate | 9.951 | 1.319 | 8.632 | 2.946 | 409 | 2.537 | 3.439 | 378 | 3.061 |
Totale | 39.698 | 25.435 | 14.263 | 9.875 | 7.049 | 2.826 | 15.334 | 5.891 | 9.443 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Si osserva un incremento per le iscrizioni delle imprese femminili NON-UE che operano nel settore ATECO A
Agricoltura, silvicoltura pesca pari al 14,9% e per il settore Attività immobiliari pari al 21,4% (Tavola 9).
Per le imprese NON-UE giovanili si osserva un incremento in termini di iscrizioni nel settore ATECO K Attività finanziarie e assicurative pari al 14,4% e per il settore P Istruzione un incremento dell’11,4% (Tavola 9).
Tavola 9 – Nati-mortalità delle imprese NON-UE per settore ATECO – Anni 2019-2020 (variazioni percentuali)
Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 5,8 | -14,0 | 40,4 | 17,5 | -15,2 | 185,4 | 1,4 | -6,8 | 5,6 |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | -100,0 | -100,0 | - | -100,0 | - | -100,0 | - | - | - |
C Attività manifatturiere | -33,4 | -33,2 | -35,8 | -35,8 | -34,3 | -91,1 | -31,6 | -40,0 | -16,5 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | -80,0 | -28,6 | 100,0 | -100,0 | -33,3 | - | 0,0 | -100,0 | - |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | 0,0 | -9,1 | -20,0 | -! | -50,0 | -50,0 | - | 100,0 | - 100,0 |
F Costruzioni | -11,3 | -31,7 | 28,0 | -9,9 | -29,1 | 128,9 | -10,1 | -24,1 | -2,7 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -24,3 | -34,1 | -75,4 | -22,1 | -32,8 | -67,3 | -25,0 | -37,2 | 0,0 |
H Trasporto e magazzinaggio | -14,0 | -19,2 | -33,6 | -16,3 | -24,7 | -41,7 | -13,8 | -8,7 | -18,1 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -37,0 | -23,6 | 80,6 | -46,1 | -25,3 | 97,8 | -38,9 | -22,9 | -86,0 |
J Servizi di informazione e comunicazione | 5,4 | -21,7 | - 715,4 | 5,7 | -35,2 | 4300,0 | -7,1 | -16,7 | 4,2 |
K Attività finanziarie e assicurative | 5,8 | -19,0 | 95,6 | 3,3 | -22,9 | 62,2 | 14,4 | -22,2 | 82,1 |
L Attività immobiliari | -6,0 | -6,0 | -5,9 | 21,4 | -28,1 | - 2.800,0 | -5,3 | 25,0 | -19,2 |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | -18,9 | -11,3 | -34,5 | -15,0 | -8,8 | -23,7 | -13,6 | -14,1 | -13,2 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | -19,3 | -32,3 | 92,1 | -17,3 | -18,1 | -15,1 | -15,2 | -36,2 | 16,1 |
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | - | -100,0 | - 100,0 | - | -100,0 | -100,0 | - | - | - |
P Istruzione | -19,7 | -26,8 | 60,0 | -3,1 | -6,3 | - | 11,1 | -38,9 | - |
Q Sanità e assistenza sociale | -18,3 | -38,4 | 56,5 | -26,0 | -36,8 | -3,1 | -50,0 | -38,1 | -60,9 |
Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | -41,0 | -32,9 | -15,9 | -45,8 | -25,6 | 18,5 | -24,4 | -37,5 | -90,9 |
S Altre attività di servizi | -21,7 | -23,1 | -19,5 | -26,0 | -20,7 | -37,1 | -19,0 | -24,3 | -15,6 |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | 100,0 | - | 100,0 | - | - | - | - | - | - |
X Imprese non classificate | -28,0 | -17,9 | -29,4 | -31,5 | -17,9 | -33,2 | -28,7 | -27,6 | -28,8 |
Totale | -22,6 | -30,1 | -4,2 | -27,0 | -28,0 | -24,6 | -21,8 | -31,0 | -14,8 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Analizzando le variazioni delle iscrizioni e delle cessazioni delle imprese NON-UE tra gli anni 2019 e 2015 si osserva una riduzione per le iscrizioni totali una riduzione decisamente più contenuta rispetto alla variazione dell’ultimo biennio pari al 9%. Inversamente, le cessazioni hanno fatto registrare un incremento consistente, nel quinquennio considerato, pari al 26% (Tavola 10).
Si osservano, inoltre incrementi diversi settori per le iscrizioni di imprese femminili, in particolare per il settore Q Sanità e assistenza sociale, pari all’85,2%; per il settore K Attività finanziarie e assicurative pari al 51,9% e per il settore M Attività professionali, scientifiche e tecniche pari al 48% (Tavola 10).
Nel quinquennio 2015-2019, per le imprese NON-UE giovanili si osserva un incremento in termini di iscrizioni nel settore ATECO Q Sanità e assistenza sociale pari all’ 83,3% e per il settore A Agricoltura, silvicoltura pesca un incremento del 67,5% (Tavola 10).
Tavola 10 – Nati-mortalità delle imprese NON-UE per settore ATECO – Anni 2015-2019 (variazioni percentuali)
Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 31,7 | 33,6 | 28,6 | 8,7 | 19,3 | -25,5 | 67,5 | 62,5 | 31,7 |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | - | 0,0 | -100,0 | - | - | - | - | - | - |
C Attività manifatturiere | -4,3 | 7,4 | -67,6 | -9,0 | 11,0 | -88,2 | -26,4 | -23,3 | -4,3 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | 66,7 | 600,0 | -200,0 | 50,0 | 200,0 | -100,0 | 0,0 | - | 66,7 |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | -66,7 | -15,4 | -200,0 | -100,0 | -33,3 | 0,0 | -100,0 | -66,7 | -66,7 |
F Costruzioni | 29,5 | 7,9 | 110,0 | -4,4 | 6,2 | -44,4 | 9,0 | -26,5 | 29,5 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -42,3 | 45,0 | -126,9 | -33,4 | 16,1 | -182,8 | -43,6 | 27,4 | -42,3 |
H Trasporto e magazzinaggio | 26,7 | 1,8 | -33,7 | 28,9 | 0,0 | -31,4 | 40,7 | -19,8 | 26,7 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -1,8 | 25,7 | -205,8 | -2,3 | 26,8 | -265,7 | -16,7 | -1,4 | -1,8 |
J Servizi di informazione e comunicazione | -18,0 | -5,7 | -133,3 | 2,9 | -10,3 | -107,1 | -23,5 | -21,5 | -18,0 |
K Attività finanziarie e assicurative | 39,6 | 7,2 | - 1600,0 | 51,9 | 9,2 | 1133,3 | 38,8 | 41,2 | 39,6 |
L Attività immobiliari | 33,6 | 3,1 | -200,0 | 19,1 | 3,6 | -87,5 | 15,2 | -29,4 | 33,6 |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | 21,5 | 26,0 | 13,1 | 48,0 | 16,9 | 135,6 | 8,5 | 27,8 | 21,5 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | -37,2 | 37,5 | -88,9 | 6,6 | 22,6 | -22,6 | -47,8 | 8,2 | -37,2 |
O Amministrazione pubblica e difesa; xxxxxxxxxxxxx xxxxxxx | - | - | - | - | - | - | - | - | - |
X Istruzione | 22,0 | 75,0 | -72,2 | 39,1 | 68,4 | -100,0 | -10,0 | 100,0 | 22,0 |
Q Sanità e assistenza sociale | 65,2 | 62,3 | 76,9 | 85,2 | 70,0 | 128,6 | 83,3 | 200,0 | 65,2 |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | 22,0 | 43,9 | 130,0 | 25,5 | 45,8 | 125,0 | -11,8 | 36,6 | 22,0 |
S Altre attività di servizi | 18,2 | 15,9 | 22,1 | 14,6 | 12,2 | 20,0 | 16,4 | -12,6 | 18,2 |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | -50,0 | -100,0 | 0,0 | - | -100,0 | -100,0 | -100,0 | - | -50,0 |
X Imprese non classificate | 13,5 | 44,9 | 10,4 | 13,7 | 19,7 | 12,9 | -2,8 | 27,0 | 13,5 |
Totale | -9,0 | 26,0 | -45,9 | -4,0 | 16,2 | -33,9 | -20,4 | 2,7 | -9,0 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Osservando le variazioni percentuali delle iscrizioni nel biennio 2019-2020 e nel quinquennio 2015-2019 è possibili individuare 6 profili di settori in riferimento alla nati mortalità delle imprese NON-UE (Tavola 11 e Tavola 12). Nella tavola relativa alla sola variazione percentuale 2019-2020, dove l’impatto della pandemia ha avuto maggior effetto, il
primo profilo si caratterizza per un’elevatissima variabilità. Possiamo considerare i settori emergenti in questo profilo
come i più colpiti.
Tabella 11 – Nati-mortalità delle imprese NON-UE, ordinate per variazione delle iscrizioni, per settore ATECO – Anni 2019-2020 (variazioni percentuali)
Profili | Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni |
Profilo 1 | B Estrazione di minerali da cave e miniere | -100,0 | -100 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | -80,0 | -28,6 | |
Profilo 2 | R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | -41,0 | -32,9 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -37,0 | -23,6 | |
C Attività manifatturiere | -33,4 | -33,2 | |
X Imprese non classificate | -28,0 | -17,9 | |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -24,3 | -34,1 | |
S Altre attività di servizi | -21,7 | -23,1 | |
P Istruzione | -19,7 | -26,8 | |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | -19,3 | -32,3 | |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | -18,9 | -11,3 | |
Q Sanità e assistenza sociale | -18,3 | -38,4 | |
Profilo 3 | H Trasporto e magazzinaggio | -14,0 | -19,2 |
F Costruzioni | -11,3 | -31,7 | |
L Attività immobiliari | -6,0 | -6,0 | |
Profilo 4 | E Fornitura di acqua; reti fognarie | 0,0 | -9,1 |
J Servizi di informazione e comunicazione | 5,4 | -21,7 | |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 5,8 | -14 | |
K Attività finanziarie e assicurative | 5,8 | -19 | |
Profilo 5 | T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | 100 | - |
Profilo 6 | O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | - | -100 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Sebbene in un anno di osservazioni la variabilità risulti sicuramente più fluttuante rispetto ad un’osservazione pluriennale, va comunque evidenziata la estrema diversità dei profili per sezioni di analisi diverse. Nel periodo precedente alla pandemia i profili che emergono dall’osservazione delle variazioni percentuali sono molto diversi ma osservando, ad esempio, le imprese che sono numericamente più presenti nei settori del Commercio e del Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, insieme ad una drastica riduzione delle iscrizioni si assiste ad una forte presenza di cessazioni.
Tavola 12 – Nati-mortalità delle imprese, ordinate per variazione delle iscrizioni NON-UE per settore ATECO – Anni 2015-2019 (variazioni percentuali)
Profili | Settore Ateco | Iscrizioni | Cessazioni |
Profilo 1 | E Fornitura di acqua; reti fognarie | -66,7 | -15,4 |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | -50,0 | -100,0 | |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -42,3 | 45,0 | |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | -37,2 | 37,5 | |
Profilo 2 | J Servizi di informazione e comunicazione | -18,0 | -5,7 |
C Attività manifatturiere | -9,0 | 26,0 | |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -4,3 | 7,4 | |
Profilo 3 | X Imprese non classificate | -1,8 | 25,7 |
S Altre attività di servizi | 13,5 | 44,9 | |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | 18,2 | 15,9 | |
P Istruzione | 21,5 | 26,0 | |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | 22,0 | 75,0 | |
H Trasporto e magazzinaggio | 22,0 | 43,9 | |
F Costruzioni | 26,7 | 1,8 | |
Profilo 4 | A Agricoltura, silvicoltura pesca | 29,5 | 7,9 |
L Attività immobiliari | 31,7 | 33,6 | |
K Attività finanziarie e assicurative | 33,6 | 3,1 | |
Q Sanità e assistenza sociale | 39,6 | 7,2 | |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | 65,2 | 62,3 | |
Profilo 5 | B Estrazione di minerali da cave e miniere | 66,7 | 600,0 |
Profilo 6 | O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | - | 0,0 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Tavola 13 – Nati-mortalità delle imprese femminili NON-UE, ordinate per variazione delle iscrizioni, per settore ATECO – Anni 2019- 2020 (variazioni percentuali)
SettoreAteco | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | -100,0 | - |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | -100,0 | -33,3 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -46,1 | -25,3 |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | -45,8 | -25,6 |
C Attività manifatturiere | -35,8 | -34,3 |
X Imprese non classificate | -31,5 | -17,9 |
Q Sanità e assistenza sociale | -26,0 | -36,8 |
S Altre attività di servizi | -26,0 | -20,7 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -22,1 | -32,8 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | -17,3 | -18,1 |
H Trasporto e magazzinaggio | -16,3 | -24,7 |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | -15,0 | -8,8 |
F Costruzioni | -9,9 | -29,1 |
P Istruzione | -3,1 | -6,3 |
K Attività finanziarie e assicurative | 3,3 | -22,9 |
J Servizi di informazione e comunicazione | 5,7 | -35,2 |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 17,5 | -15,2 |
L Attività immobiliari | 21,4 | -28,1 |
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | - | -100 |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | - | - |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | - | -50 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Tavola 14 – Nati-mortalità delle imprese femminili, ordinate per variazione delle iscrizioni NON-UE per settore ATECO – Anni 2015- 2019 (variazioni percentuali)
Settore Ateco | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | -100,0 | -33,3 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -33,4 | 16,1 |
C Attività manifatturiere | -9,0 | 11,0 |
F Costruzioni | -4,4 | 6,2 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -2,3 | 26,8 |
J Servizi di informazione e comunicazione | 2,9 | -10,3 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | 6,6 | 22,6 |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 8,7 | 19,3 |
X Imprese non classificate | 13,7 | 19,7 |
S Altre attività di servizi | 14,6 | 12,2 |
L Attività immobiliari | 19,1 | 3,6 |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | 25,5 | 45,8 |
H Trasporto e magazzinaggio | 28,9 | 0,0 |
P Istruzione | 39,1 | 68,4 |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | 48,0 | 16,9 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | 50,0 | 200,0 |
K Attività finanziarie e assicurative | 51,9 | 9,2 |
Q Sanità e assistenza sociale | 85,2 | 70,0 |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | - | - |
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | - | - |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | - | -100,0 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Tavola 15– Nati-mortalità delle imprese giovanili NON-UE, ordinate per variazione delle iscrizioni, per settore ATECO – Anni 2019-2020 (variazioni percentuali)
Settore Ateco | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili |
Q Sanità e assistenza sociale | -50,0 | -38,1 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -38,9 | -22,9 |
C Attività manifatturiere | -31,6 | -40,0 |
X Imprese non classificate | -28,7 | -27,6 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -25,0 | -37,2 |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | -24,4 | -37,5 |
S Altre attività di servizi | -19,0 | -24,3 |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | -15,2 | -36,2 |
H Trasporto e magazzinaggio | -13,8 | -8,7 |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | -13,6 | -14,1 |
F Costruzioni | -10,1 | -24,1 |
J Servizi di informazione e comunicazione | -7,1 | -16,7 |
L Attività immobiliari | -5,3 | 25,0 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | 0,0 | -100,0 |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 1,4 | -6,8 |
P Istruzione | 11,1 | -38,9 |
K Attività finanziarie e assicurative | 14,4 | -22,2 |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | - | - |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | - | 100,0 |
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | - | - |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | - | - |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Tavola 16 – Nati-mortalità delle imprese giovanili, ordinate per variazione delle iscrizioni NON-UE per settore ATECO – Anni 2015-2019 (variazioni percentuali)
Settore Ateco | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili |
E Fornitura di acqua; reti fognarie | -100,0 | -66,7 |
T Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro | -100,0 | - |
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese | -47,8 | 8,2 |
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio | -43,6 | 27,4 |
C Attività manifatturiere | -26,4 | -23,3 |
J Servizi di informazione e comunicazione | -23,5 | -21,5 |
I Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione | -16,7 | -1,4 |
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento | -11,8 | 36,6 |
P Istruzione | -10,0 | 100,0 |
X Imprese non classificate | -2,8 | 27,0 |
D Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata | 0,0 | - |
M Attività professionali, scientifiche e tecniche | 8,5 | 27,8 |
F Costruzioni | 9,0 | -26,5 |
L Attività immobiliari | 15,2 | -29,4 |
S Altre attività di servizi | 16,4 | -12,6 |
K Attività finanziarie e assicurative | 38,8 | 41,2 |
H Trasporto e magazzinaggio | 40,7 | -19,8 |
A Agricoltura, silvicoltura pesca | 67,5 | 62,5 |
Q Sanità e assistenza sociale | 83,3 | 200,0 |
B Estrazione di minerali da cave e miniere | - | - |
O Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale | - | - |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
1.9 Il ruolo delle imprese non UE nel tempo
L’analisi condotta conferma alcune tendenze che le imprese non UE hanno registrato anche in passato.
Integrando tali dati con gli ultimi studi disponibili in questo ambito si conferma la vivacità delle imprese immigrate, talvolta anche più alta di quella dimostrata dalle imprese autoctone.
Nell’ultimo Report ISTAT sui “Profili dei nuovi imprenditori e delle imprese ad elevata crescita”, basato sull’analisi integrata dei diversi registri statistici prodotti dall’Istituto, si evidenzia, da un lato, come tra i neoimprenditori con dipendenti sia in aumento la quota di quelli di origine straniera (dall’11,0% del 2014 al 15,2% del 2016) e, dall’altro, come la loro presenza sia notevole anche nelle aziende High-growth (8,1% del totale) e potenzialmente Highgrowth (6,8%).
Inoltre, sottolinea lo stesso Report, il 64% delle imprese ad alta crescita che operano nella manifattura e nel commercio esporta e, tra queste, quasi un decimo (9,4%) presenta nella propria compagine societaria almeno un imprenditore straniero4). Cresce, allo stesso tempo, anche la partecipazione dei cittadini di origine straniera alle start-up innovative, iscritte nell’apposita sezione del Registro delle Imprese. Alla fine del 2018 erano 1.652 le imprese nella cui compagine societaria era presente almeno un soggetto estero (il 22,5% del totale), quasi tre volte quelle registrate nel 2015, quando
4 Istat, Profili dei nuovi imprenditori e delle imprese ad elevata crescita”, Rapporto 14 dicembre 2018.
se ne contavano 629 (il 12,2% del totale). Tra queste erano circa un quinto (318) quelle in cui i soggetti di provenienza estera erano la maggioranza (a fronte delle 112 del 2015). Nello stesso rapporto emergeva una lenta apertura a forme di impresa ibride, ovvero gestite in collaborazione tra migranti e autoctoni. Per quanto i dati disponibili attestassero la netta prevalenza di aziende ad esclusiva partecipazione immigrata (fortemente legata alla presenza di ditte individuali), si mostrava anche una piccola quota di aziende avviate e/o gestite da migranti e autoctoni insieme (6,0%), che arrivava a un decimo del totale nel caso delle aziende guidate da soggetti di origine comunitaria (10,6%).
Un aspetto centrale nell’analisi delle imprese immigrate riguarda l’impatto da esse esercitato sul territorio.
Diversi studi empirici5 hanno messo in evidenza che:
- quando si stabiliscono in una regione, gli stranieri sono portatori di un bagaglio culturale, di conoscenze e di relazioni con i loro paesi di origine che genera vantaggi competitivi anche notevoli
- il prezioso capitale umano e sociale detenuto dagli imprenditori stranieri può influenzare le strategie di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese.
La nostra analisi ha evidenziato la presenza di realtà territoriali particolarmente rilevanti in relazione alla presenza di imprese immigrate. La domanda che si può porre è: quanto la concentrazione di imprese immigrata possa avere impatti sulla propensione alla esportazione?
Fino ad oggi tali analisi si sono basate su alcuni casi studio. Alcuni contributi basati su strutture dati di tipo LEED (Linked Employer Employees Database) hanno descritto il contesto danese, finlandese e svedese ma la realtà italiana necessita di approfondimenti, come quella proposta in questo lavoro.
In primo luogo, occorre intendersi sul concetto di imprenditore straniero. In questo report abbiamo focalizzato l’attenzione sull’unità imprese, considerando l’imprenditore colui che è nato all’estero e che quindi tiene conto del paese di nascita e non della cittadinanza. Abbiamo inoltre ragionato sull’incidenza percentuale delle imprese non UE giovanili, portando l’attenzione sugli imprenditori di seconda generazione, cioè di nati in Italia da cittadini stranieri.
Utilizzando i dati ISTAT (riferiti solo al 2017) è stato possibile identificare la nazionalità delle imprese non UE e la figura 16 evidenzia una netta prevalenza di cinesi, albanesi e rumeni nel nostro paese, essenzialmente caratterizzati come ditte individuali
Figura 24 – Imprenditori stranieri più rappresentati in Italia, per cittadinanza, per provenienza geografica e appartenenza a gruppi di imprese (anno 2017, valori assoluti)
Appartenenti a gruppo | |
Non appartenenti a gruppo |
5 Rauch (2001) nella teoria dei “business and social network effects” in X.Xxxxxxxxxx, X.Xxxxxxx, Struttura sociale ed esiti economici, Stato e mercato , No. 72 (3) (dicembre 2004), pp. 355-382, Il Mulino.
Inoltre, a conferma di quanto osservato in questo capitolo i settori di attività maggiormente rappresentati sono il settore della manifattura e dell’abbigliamento (Ateco 14) e delle costruzioni (Ateco 41 e 43) e del Commercio (Ateco 45, 46 e 47).
Figura 25 - Imprenditori stranieri più rappresentati in Italia, per cittadinanza, per provenienza geografica e settore economico (anno 2017, valori assoluti)
Legenda: i settori Ateco 45, 46 e 47 riguardano il Commercio, il settore 14 articoli di abbigliamento e 41 e 43 le costruzioni.
E ciò evidentemente può confermare l’ipotesi di un reciproco arricchimento tra capitale sociale e culturale che può generare capitale economico.
Un’ultima considerazione riguarda il radicamento e la presenza storica delle diverse comunità straniere sui singoli territori. Come la tavola di seguito evidenzia tale radicamento può determinare la geografia e la vivacità dell’imprenditorialità straniera: ad esempio per la comunità cinese Milano e Prato risultano trainanti, così come i Sistemi Locali del Lavoro pugliesi per gli imprenditori albanesi; per i romeni i Sistemi Locali del lavoro lombardi assorbono la quasi totalità dell'export della comunità romena in Italia.
Tavola 17 – Ranking dei sistemi locali del lavoro più competitivi per valore di esportazione – Manifattura (anno 2017)
Ordine da: | Cina | Albania | Romania | |||
1 | Milano | 39,65 | Bologna | 56,82 | Milano | 52,6 |
2 | Prato | 10,87 | Barletta | 16,45 | Busto Arsizio | 17,31 |
3 | Roma | 5,82 | Milano | 5,55 | Verona | 3,62 |
4 | Viareggio | 4,88 | Bari | 2,03 | Varese | 3,26 |
5 | Forlì | 4,77 | Bassano del Grappa | 1,62 | Grumello del M. | 3,04 |
6 | Avezzano | 3,59 | Roma | 1,47 | Lodi | 1,76 |
7 | Novara | 2,8 | Venezia | 1,11 | Castel Goffredo | 1,48 |
8 | Asti | 2,42 | San Giorgio di Nogaro | 1,06 | Roma | 1,38 |
9 | Firenze | 2,2 | Piacenza | 0,89 | Trento | 1,24 |
10 | Pordenone | 2,04 | Prato | 0,82 | Cremona | 1,21 |
11 | Altro | 21,36 | Altro | 12,18 | Altro | 13,09 |
Fonte: Elaborazioni da ISTAT, Sistemi Locali del Lavoro, 2017
L’analisi condotta ci induce a conoscere dunque le specificità territoriali per poter comprendere meglio quali siano i meccanismi locali che innescano lo sviluppo delle imprese straniere. A tale scopo sono state effettuate analisi statistiche su base territoriale che illustrano tali dinamiche. Le elaborazioni riportano:
- la natimortalità delle imprese per provincia, relativo al solo anno 2020,
- la nati-mortalità delle imprese non UE mettendo a confronto i dati del 2019 e 2020, anche al fine di osservare
l’impatto della pandemia da Covid19,
- la nati-mortalità delle imprese NON-UE per provincia relativi agli anni 2015-2020 al fine di osservare (attraverso il dato delle variazioni percentuali) la dinamica di queste imprese nel tempo
Allegato statistico della dinamica territoriale
Di seguito vengono presentate le tabelle per dettaglio territoriale -provinciale.
Tavola 18 – Nati-mortalità delle imprese NON-UE per provincia – Anno 2020 (valori assoluti)
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Agrigento | 104 | 107 | -3 | 27 | 29 | -2 | 40 | 34 | 6 |
Alessandria | 314 | 191 | 123 | 71 | 43 | 28 | 116 | 50 | 66 |
Ancona | 249 | 196 | 53 | 83 | 59 | 24 | 82 | 41 | 41 |
Aosta | 57 | 27 | 30 | 9 | 7 | 2 | 14 | 6 | 8 |
Arezzo | 321 | 162 | 159 | 71 | 53 | 18 | 157 | 39 | 118 |
Ascoli Xxxxxx | 116 | 73 | 43 | 43 | 24 | 19 | 43 | 20 | 23 |
Asti | 132 | 94 | 38 | 33 | 24 | 9 | 58 | 16 | 42 |
Avellino | 105 | 79 | 26 | 35 | 26 | 9 | 29 | 11 | 18 |
Bari | 332 | 228 | 104 | 95 | 77 | 18 | 126 | 61 | 65 |
Belluno | 62 | 60 | 2 | 18 | 20 | -2 | 24 | 11 | 13 |
Benevento | 81 | 56 | 25 | 28 | 23 | 5 | 36 | 4 | 32 |
Bergamo | 000 | 000 | 000 | 183 | 143 | 40 | 245 | 120 | 125 |
Biella | 57 | 44 | 13 | 14 | 14 | 0 | 20 | 7 | 13 |
Bologna | 786 | 536 | 250 | 216 | 164 | 52 | 277 | 125 | 152 |
Bolzano | 339 | 144 | 195 | 52 | 29 | 23 | 129 | 38 | 91 |
Brescia | 1.021 | 592 | 429 | 246 | 172 | 74 | 386 | 158 | 228 |
Brindisi | 180 | 66 | 114 | 34 | 16 | 18 | 86 | 24 | 62 |
Cagliari | 187 | 139 | 48 | 36 | 31 | 5 | 91 | 48 | 43 |
Caltanissetta | 46 | 22 | 24 | 7 | 5 | 2 | 23 | 5 | 18 |
Campobasso | 73 | 52 | 21 | 19 | 16 | 3 | 27 | 10 | 17 |
Caserta | 790 | 314 | 476 | 165 | 80 | 85 | 352 | 60 | 292 |
Catania | 202 | 158 | 44 | 57 | 46 | 11 | 70 | 39 | 31 |
Catanzaro | 168 | 157 | 11 | 53 | 49 | 4 | 75 | 44 | 31 |
Chieti | 131 | 87 | 44 | 44 | 33 | 11 | 37 | 19 | 18 |
Como | 342 | 238 | 104 | 91 | 76 | 15 | 112 | 50 | 62 |
Cosenza | 170 | 156 | 14 | 61 | 57 | 4 | 55 | 31 | 24 |
Cremona | 242 | 172 | 70 | 62 | 45 | 17 | 97 | 46 | 51 |
Crotone | 68 | 29 | 39 | 20 | 10 | 10 | 35 | 9 | 26 |
Cuneo | 346 | 239 | 107 | 80 | 59 | 21 | 133 | 68 | 65 |
Enna | 20 | 20 | 0 | 3 | 6 | -3 | 13 | 7 | 6 |
Fermo | 135 | 90 | 45 | 38 | 31 | 7 | 49 | 25 | 24 |
Ferrara | 215 | 164 | 51 | 50 | 47 | 3 | 95 | 36 | 59 |
Firenze | 1.178 | 899 | 279 | 337 | 285 | 52 | 000 | 000 | 000 |
Foggia | 157 | 129 | 28 | 37 | 37 | 0 | 61 | 27 | 34 |
Forli'-Cesena | 287 | 175 | 112 | 73 | 51 | 22 | 95 | 46 | 49 |
Frosinone | 197 | 126 | 71 | 35 | 51 | -16 | 107 | 33 | 74 |
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Genova | 887 | 513 | 374 | 153 | 109 | 44 | 399 | 134 | 265 |
Gorizia | 93 | 83 | 10 | 21 | 17 | 4 | 29 | 18 | 11 |
Grosseto | 168 | 82 | 86 | 43 | 28 | 15 | 69 | 23 | 46 |
Imperia | 272 | 139 | 133 | 51 | 37 | 14 | 99 | 27 | 72 |
Isernia | 42 | 30 | 12 | 11 | 12 | -1 | 13 | 5 | 8 |
L'Aquila | 136 | 88 | 48 | 31 | 26 | 5 | 65 | 15 | 50 |
La Spezia | 179 | 115 | 64 | 40 | 28 | 12 | 61 | 23 | 38 |
Latina | 305 | 179 | 126 | 75 | 50 | 25 | 109 | 43 | 66 |
Lecce | 000 | 000 | 000 | 116 | 81 | 35 | 301 | 83 | 218 |
Lecco | 158 | 94 | 64 | 50 | 25 | 25 | 51 | 23 | 28 |
Livorno | 244 | 146 | 98 | 60 | 36 | 24 | 107 | 31 | 76 |
Lodi | 142 | 88 | 54 | 39 | 21 | 18 | 63 | 24 | 39 |
Lucca | 000 | 000 | 000 | 58 | 33 | 25 | 89 | 26 | 63 |
Macerata | 205 | 171 | 34 | 61 | 54 | 7 | 77 | 51 | 26 |
Mantova | 340 | 314 | 26 | 79 | 81 | -2 | 108 | 67 | 41 |
Massa Carrara | 124 | 131 | -7 | 26 | 29 | -3 | 40 | 23 | 17 |
Matera | 73 | 25 | 48 | 20 | 10 | 10 | 24 | 5 | 19 |
Messina | 214 | 87 | 127 | 54 | 24 | 30 | 115 | 21 | 94 |
Milano | 3.786 | 2.406 | 1.380 | 998 | 688 | 310 | 1.281 | 543 | 738 |
Modena | 657 | 425 | 232 | 150 | 111 | 39 | 227 | 94 | 133 |
Monza e della Brianza | 627 | 356 | 271 | 152 | 95 | 57 | 203 | 82 | 121 |
Napoli | 1.712 | 1.111 | 601 | 396 | 181 | 215 | 762 | 315 | 447 |
Novara | 268 | 197 | 71 | 68 | 54 | 14 | 105 | 47 | 58 |
Nuoro | 34 | 35 | -1 | 15 | 6 | 9 | 7 | 10 | -3 |
Oristano | 13 | 15 | -2 | 3 | 5 | -2 | 5 | 6 | -1 |
Padova | 000 | 000 | 000 | 182 | 152 | 30 | 218 | 96 | 122 |
Palermo | 166 | 278 | -112 | 56 | 45 | 11 | 54 | 53 | 1 |
Parma | 360 | 202 | 158 | 106 | 52 | 54 | 138 | 58 | 80 |
Pavia | 357 | 202 | 155 | 95 | 63 | 32 | 115 | 47 | 68 |
Perugia | 410 | 263 | 147 | 112 | 76 | 36 | 146 | 49 | 97 |
Pesaro e Urbino | 211 | 159 | 52 | 51 | 45 | 6 | 73 | 24 | 49 |
Pescara | 229 | 120 | 109 | 53 | 49 | 4 | 85 | 25 | 60 |
Piacenza | 232 | 168 | 64 | 58 | 45 | 13 | 87 | 37 | 50 |
Pisa | 320 | 248 | 72 | 82 | 59 | 23 | 119 | 54 | 65 |
Pistoia | 325 | 195 | 130 | 69 | 47 | 22 | 140 | 56 | 84 |
Pordenone | 197 | 116 | 81 | 49 | 27 | 22 | 85 | 29 | 56 |
Potenza | 64 | 42 | 22 | 15 | 16 | -1 | 24 | 10 | 14 |
Prato | 1.000 | 000 | 000 | 368 | 274 | 94 | 259 | 118 | 141 |
Ragusa | 132 | 109 | 23 | 49 | 25 | 24 | 58 | 33 | 25 |
Ravenna | 259 | 189 | 70 | 70 | 49 | 21 | 88 | 53 | 35 |
Reggio di Calabria | 217 | 191 | 26 | 56 | 42 | 14 | 93 | 43 | 50 |
Reggio nell'Xxxxxx | 685 | 463 | 222 | 139 | 106 | 33 | 252 | 108 | 144 |
Rieti | 135 | 44 | 91 | 16 | 10 | 6 | 74 | 19 | 55 |
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Rimini | 370 | 260 | 110 | 106 | 77 | 29 | 130 | 54 | 76 |
Roma | 3.561 | 1.953 | 1.608 | 793 | 452 | 341 | 1.401 | 428 | 973 |
Rovigo | 167 | 152 | 15 | 56 | 51 | 5 | 49 | 28 | 21 |
Salerno | 221 | 289 | -68 | 64 | 61 | 3 | 68 | 52 | 16 |
Xxxxxxx | 000 | 95 | 36 | 40 | 23 | 17 | 46 | 33 | 13 |
Savona | 229 | 141 | 88 | 39 | 24 | 15 | 90 | 39 | 51 |
Siena | 167 | 113 | 54 | 35 | 31 | 4 | 79 | 39 | 40 |
Siracusa | 76 | 64 | 12 | 27 | 16 | 11 | 27 | 19 | 8 |
Sondrio | 61 | 50 | 11 | 18 | 16 | 2 | 16 | 15 | 1 |
Taranto | 160 | 62 | 98 | 34 | 19 | 15 | 84 | 16 | 68 |
Teramo | 211 | 192 | 19 | 66 | 71 | -5 | 75 | 29 | 46 |
Terni | 157 | 96 | 61 | 40 | 30 | 10 | 73 | 30 | 43 |
Torino | 2.137 | 1.047 | 1.090 | 454 | 314 | 140 | 1.021 | 258 | 763 |
Trapani | 365 | 91 | 274 | 50 | 26 | 24 | 241 | 17 | 224 |
Trento | 313 | 203 | 110 | 87 | 50 | 37 | 126 | 49 | 77 |
Treviso | 594 | 444 | 150 | 159 | 139 | 20 | 212 | 80 | 132 |
Trieste | 218 | 115 | 103 | 38 | 33 | 5 | 99 | 31 | 68 |
Udine | 262 | 191 | 71 | 64 | 72 | -8 | 98 | 43 | 55 |
Varese | 552 | 359 | 193 | 131 | 106 | 25 | 214 | 96 | 118 |
Venezia | 670 | 436 | 234 | 186 | 149 | 37 | 255 | 123 | 132 |
Verbano-Cusio-Ossola | 76 | 59 | 17 | 20 | 17 | 3 | 29 | 11 | 18 |
Vercelli | 96 | 61 | 35 | 22 | 20 | 2 | 33 | 18 | 15 |
Verona | 765 | 469 | 296 | 231 | 142 | 89 | 286 | 107 | 179 |
Vibo Valentia | 43 | 24 | 19 | 9 | 8 | 1 | 18 | 7 | 11 |
Vicenza | 517 | 428 | 89 | 138 | 119 | 19 | 153 | 71 | 82 |
Viterbo | 190 | 76 | 114 | 46 | 22 | 24 | 98 | 24 | 74 |
Totale | 39.698 | 25.435 | 14.263 | 9.875 | 7.049 | 2.826 | 15.334 | 5.891 | 9.443 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Tavola 19 – Nati-mortalità delle imprese NON-UE per provincia – Anni 2019-2020 (variazioni percentuali)
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Agrigento | -58,9 | -8,5 | -102,2 | -40,0 | -19,4 | -122,2 | -73,9 | 0,0 | -95,0 |
Alessandria | -17,2 | -35,3 | 46,4 | -13,4 | -48,8 | -1.500,0 | -19,4 | -16,7 | -21,4 |
Ancona | -18,1 | -27,9 | 65,6 | 2,5 | -20,3 | 242,9 | -21,9 | -30,5 | -10,9 |
Aosta | -8,1 | -42,6 | 100,0 | -10,0 | -36,4 | -300,0 | -48,1 | -40,0 | -52,9 |
Arezzo | -5,3 | -42,3 | 174,1 | -30,4 | -25,4 | -41,9 | 16,3 | -41,8 | 73,5 |
Ascoli Xxxxxx | -14,7 | -28,4 | 26,5 | 4,9 | -20,0 | 72,7 | -27,1 | -23,1 | -30,3 |
Asti | -25,0 | -37,7 | 52,0 | -28,3 | -42,9 | 125,0 | -6,5 | -54,3 | 55,6 |
Avellino | -22,2 | -24,8 | -13,3 | -20,5 | -33,3 | 80,0 | -40,8 | -56,0 | -25,0 |
Bari | -28,6 | -25,2 | -35,0 | -28,0 | -4,9 | -64,7 | -28,8 | -15,3 | -38,1 |
Belluno | -33,3 | -3,2 | -93,5 | -30,8 | 25,0 | -120,0 | -33,3 | -31,3 | -35,0 |
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Benevento | -22,9 | -35,6 | 38,9 | -24,3 | -23,3 | -28,6 | -10,0 | -77,8 | 45,5 |
Bergamo | -20,4 | -35,6 | 104,3 | -21,8 | -36,2 | 300,0 | -17,2 | -28,6 | -2,3 |
Biella | -24,0 | -38,0 | 225,0 | -48,1 | -39,1 | -100,0 | -20,0 | -50,0 | 18,2 |
Bologna | -27,6 | -26,3 | -30,2 | -27,8 | -18,8 | -46,4 | -23,7 | -19,4 | -26,9 |
Bolzano | -12,4 | -23,8 | -1,5 | -35,0 | -17,1 | -48,9 | -12,2 | -34,5 | 2,2 |
Brescia | -15,3 | -25,1 | 3,1 | -21,7 | -30,4 | 10,4 | -17,2 | -19,4 | -15,6 |
Brindisi | -21,7 | -17,5 | -24,0 | -26,1 | -5,9 | -37,9 | -30,1 | -14,3 | -34,7 |
Cagliari | -33,9 | -45,7 | 77,8 | -41,0 | -39,2 | -50,0 | -40,1 | -47,3 | -29,5 |
Caltanissetta | -37,0 | -61,4 | 50,0 | -22,2 | -61,5 | -150,0 | -34,3 | -68,8 | -5,3 |
Campobasso | 5,8 | -13,3 | 133,3 | -5,0 | -20,0 | - | -15,6 | -16,7 | -15,0 |
Caserta | -38,9 | -45,5 | -33,5 | -27,9 | -47,4 | 10,4 | -35,6 | -53,8 | -30,0 |
Catania | -16,9 | -7,1 | -39,7 | -18,6 | -9,8 | -42,1 | -30,7 | 25,8 | -55,7 |
Catanzaro | 10,5 | -49,4 | -107,0 | 20,5 | -55,0 | -106,2 | -5,1 | -58,1 | -219,2 |
Chieti | -30,3 | -38,7 | -4,3 | -21,4 | -37,7 | 266,7 | -37,3 | -34,5 | -40,0 |
Como | -28,9 | -31,0 | -23,5 | -27,2 | -14,6 | -58,3 | -23,3 | -32,4 | -13,9 |
Cosenza | -30,3 | -44,7 | -136,8 | -18,7 | -36,7 | -126,7 | -36,0 | -50,8 | 4,3 |
Cremona | -21,7 | -22,9 | -18,6 | 1,6 | 18,4 | -26,1 | -25,4 | -4,2 | -37,8 |
Crotone | -12,8 | -48,2 | 77,3 | -13,0 | -28,6 | 11,1 | -2,8 | -40,0 | 23,8 |
Cuneo | -23,6 | -33,2 | 12,6 | -23,8 | -28,0 | -8,7 | -22,7 | -15,0 | -29,3 |
Enna | -60,0 | 150,0 | -100,0 | -40,0 | 100,0 | -250,0 | -48,0 | 133,3 | -72,7 |
Fermo | -34,5 | -33,8 | -35,7 | -47,9 | -36,7 | -70,8 | -29,0 | -10,7 | -41,5 |
Ferrara | -31,3 | -34,1 | -20,3 | -50,0 | -36,5 | -88,5 | -18,8 | -41,9 | 7,3 |
Firenze | -28,2 | -28,8 | -26,0 | -33,4 | -33,7 | -31,6 | -27,9 | -38,0 | -19,6 |
Foggia | -22,3 | -23,2 | -17,6 | -5,1 | -19,6 | -100,0 | -33,7 | -43,8 | -22,7 |
Forli'-Cesena | -16,8 | -37,3 | 69,7 | -22,3 | -35,4 | 46,7 | -12,8 | -29,2 | 11,4 |
Frosinone | -21,5 | -21,3 | -22,0 | -43,5 | 2,0 | -233,3 | -10,8 | -43,1 | 19,4 |
Genova | -23,5 | -31,8 | -8,1 | -37,0 | -29,7 | -50,0 | -18,6 | -23,4 | -15,9 |
Gorizia | -6,1 | -43,9 | -120,4 | -41,7 | -39,3 | -50,0 | -21,6 | -35,7 | 22,2 |
Grosseto | -6,1 | -40,6 | 109,8 | -15,7 | -30,0 | 36,4 | 1,5 | -47,7 | 91,7 |
Imperia | -4,9 | -16,3 | 10,8 | -21,5 | 0,0 | -50,0 | 0,0 | -28,9 | 18,0 |
Isernia | -10,6 | 7,1 | -36,8 | 83,3 | 50,0 | -50,0 | 0,0 | 25,0 | -11,1 |
L'Aquila | -37,0 | -47,3 | -2,0 | 10,7 | -42,2 | -129,4 | -34,3 | -68,1 | -3,8 |
La Spezia | -24,5 | -33,1 | -1,5 | -35,5 | -26,3 | -50,0 | -31,5 | -30,3 | -32,1 |
Latina | -5,0 | -26,0 | 59,5 | -23,5 | -30,6 | -3,8 | -18,0 | -23,2 | -14,3 |
Lecce | -24,9 | -40,7 | 2,0 | -32,2 | -26,4 | -42,6 | -35,0 | -46,1 | -29,4 |
Lecco | -16,0 | -36,9 | 64,1 | 2,0 | -44,4 | 525,0 | -26,1 | -36,1 | -15,2 |
Livorno | -18,9 | -29,8 | 5,4 | -28,6 | -10,0 | -45,5 | -10,1 | -45,6 | 22,6 |
Lodi | -20,2 | -25,4 | -10,0 | -26,4 | -36,4 | -10,0 | 5,0 | 0,0 | 8,3 |
Lucca | -19,8 | -41,5 | 54,2 | -30,1 | -42,1 | -3,8 | -21,2 | -44,7 | -4,5 |
Macerata | -34,3 | -44,5 | 750,0 | -22,8 | -26,0 | 16,7 | -33,0 | -46,9 | 36,8 |
Mantova | -37,2 | -25,8 | -78,0 | -44,4 | -31,4 | -108,3 | -36,1 | -28,7 | -45,3 |
Xxxxx Xxxxxxx | -00,0 | -5,8 | -119,4 | -45,8 | -17,1 | -123,1 | -20,0 | -43,9 | 88,9 |
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Matera | 9,0 | 4,2 | 11,6 | 100,0 | 11,1 | 900,0 | -22,6 | 66,7 | -32,1 |
Messina | -36,9 | -24,3 | -43,3 | -37,9 | -33,3 | -41,2 | -34,3 | -12,5 | -37,7 |
Milano | -27,1 | -28,9 | -23,8 | -31,3 | -24,3 | -43,0 | -28,4 | -28,2 | -28,5 |
Modena | -19,8 | -32,0 | 19,6 | -35,9 | -31,9 | -45,1 | -8,1 | -23,6 | 7,3 |
Xxxxx x xxxxx Xxxxxxx | -00,0 | -23,6 | 4,2 | -13,6 | -17,4 | -6,6 | -21,9 | -5,7 | -30,1 |
Napoli | -24,2 | -24,5 | -23,5 | -14,1 | -30,1 | 6,4 | -28,8 | -27,4 | -29,7 |
Novara | -21,2 | -25,9 | -4,1 | -22,7 | -6,9 | -53,3 | -18,6 | -24,2 | -13,4 |
Nuoro | -30,6 | -36,4 | -83,3 | -6,3 | -57,1 | 350,0 | -53,3 | -37,5 | 200,0 |
Oristano | -65,8 | 15,4 | -108,0 | -78,6 | -28,6 | -128,6 | -54,5 | 20,0 | -116,7 |
Padova | -26,8 | -19,1 | -44,2 | -37,0 | -24,8 | -65,5 | -22,7 | -22,6 | -22,8 |
Palermo | 5,1 | -20,8 | -42,0 | 16,7 | -35,7 | -150,0 | -5,3 | -37,6 | -103,6 |
Parma | -25,5 | -38,6 | 2,6 | -23,2 | -40,2 | 5,9 | -29,6 | -21,6 | -34,4 |
Pavia | -23,2 | -36,9 | 6,9 | -15,9 | -32,3 | 60,0 | -28,6 | -46,0 | -8,1 |
Perugia | -16,8 | -20,8 | -8,7 | -12,5 | -23,2 | 24,1 | -23,2 | -38,0 | -12,6 |
Pesaro e Urbino | -18,8 | -34,8 | 225,0 | -35,4 | -42,3 | 500,0 | -3,9 | -25,0 | 11,4 |
Pescara | -5,4 | -42,0 | 211,4 | -25,4 | -2,0 | -81,0 | -24,8 | -28,6 | -23,1 |
Piacenza | -17,1 | -28,5 | 42,2 | -15,9 | -22,4 | 18,2 | -18,7 | -31,5 | -5,7 |
Pisa | -17,7 | -28,5 | 71,4 | -18,8 | -20,3 | -14,8 | -20,1 | -39,3 | 8,3 |
Pistoia | -15,1 | -25,9 | 8,3 | -41,5 | -45,3 | -31,3 | -10,8 | -6,7 | -13,4 |
Pordenone | -9,6 | -26,6 | 35,0 | -21,0 | -34,1 | 4,8 | 9,0 | 7,4 | 9,8 |
Potenza | -12,3 | -10,6 | -15,4 | -21,1 | -23,8 | -50,0 | -22,6 | -9,1 | -30,0 |
Prato | -26,1 | -31,5 | -11,0 | -32,7 | -36,6 | -18,3 | -21,0 | -20,3 | -21,7 |
Ragusa | -14,8 | -27,8 | 475,0 | -2,0 | -34,2 | 100,0 | -24,7 | -21,4 | -28,6 |
Ravenna | -12,8 | -13,7 | -10,3 | -7,9 | -14,0 | 10,5 | -17,8 | -20,9 | -12,5 |
Reggio di Calabria | -30,9 | -37,6 | 225,0 | -34,9 | -50,0 | 600,0 | -32,6 | -48,2 | -9,1 |
Reggio nell'Emilia | -29,2 | -32,6 | -21,0 | -26,5 | -31,2 | -5,7 | -29,4 | -32,5 | -26,9 |
Rieti | 3,8 | 0,0 | 5,8 | 0,0 | 11,1 | -14,3 | 13,8 | 26,7 | 10,0 |
Rimini | -6,6 | -23,8 | 100,0 | -15,2 | -35,3 | 383,3 | -5,1 | -27,0 | 20,6 |
Roma | -22,6 | -35,3 | 1,6 | -28,0 | -26,4 | -30,0 | -19,6 | -46,4 | 3,1 |
Rovigo | -27,4 | -17,4 | -67,4 | -21,1 | -22,7 | 0,0 | -38,8 | -26,3 | -50,0 |
Salerno | -19,0 | -43,7 | -71,7 | -35,4 | -38,4 | - | -34,0 | -52,7 | -328,6 |
Sassari | -10,3 | -50,0 | -181,8 | -39,4 | -61,0 | 142,9 | 15,0 | -15,4 | 1.200,0 |
Savona | -24,7 | -37,6 | 12,8 | -43,5 | -45,5 | -40,0 | -23,1 | -29,1 | -17,7 |
Siena | -5,6 | -5,8 | -5,3 | -38,6 | -13,9 | -81,0 | 17,9 | 5,4 | 33,3 |
Siracusa | -29,6 | -4,5 | -70,7 | 3,8 | -27,3 | 175,0 | -10,0 | 35,7 | -50,0 |
Sondrio | -34,4 | -18,0 | -65,6 | -28,0 | 33,3 | -84,6 | -33,3 | 0,0 | -88,9 |
Taranto | -19,6 | -17,3 | -21,0 | -37,0 | -32,1 | -42,3 | -18,4 | -23,8 | -17,1 |
Teramo | -40,4 | -32,6 | -72,5 | -37,7 | -26,8 | -155,6 | -38,0 | -39,6 | -37,0 |
Terni | -47,3 | 2,1 | -70,1 | -13,0 | -3,2 | -33,3 | -50,3 | 15,4 | -64,5 |
Torino | -17,0 | -34,6 | 11,9 | -30,8 | -36,2 | -14,6 | -15,8 | -35,3 | -6,2 |
Trapani | 32,2 | -26,0 | 79,1 | -10,7 | -35,0 | 50,0 | 79,9 | -43,3 | 115,4 |
Trento | -11,1 | -9,4 | -14,1 | -1,1 | -13,8 | 23,3 | -8,0 | -19,7 | 1,3 |
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Treviso | -21,9 | -26,7 | -3,2 | -38,1 | -20,1 | -75,9 | -16,9 | -31,0 | -5,0 |
Trieste | -11,7 | -26,3 | 13,2 | -35,6 | -19,5 | -72,2 | 12,5 | 0,0 | 19,3 |
Udine | -19,1 | -28,7 | 26,8 | -33,3 | -8,9 | -147,1 | -21,6 | -21,8 | -21,4 |
Varese | -20,1 | -26,6 | -4,5 | -27,2 | -9,4 | -60,3 | -16,4 | -23,8 | -9,2 |
Venezia | -24,5 | -21,7 | -29,1 | -26,2 | -12,4 | -54,9 | -24,8 | -10,2 | -34,7 |
Verbano-Cusio-Ossola | -26,2 | -20,3 | -41,4 | -45,9 | -26,1 | -78,6 | -14,7 | -45,0 | 28,6 |
Vercelli | -26,7 | -39,0 | 12,9 | -51,1 | -9,1 | -91,3 | -42,1 | -10,0 | -59,5 |
Verona | -22,6 | -26,3 | -15,9 | -20,9 | -19,3 | -23,3 | -15,6 | -25,2 | -8,7 |
Vibo Valentia | -4,4 | -42,9 | 533,3 | -43,8 | -20,0 | -83,3 | 5,9 | -22,2 | 37,5 |
Vicenza | -17,1 | -12,1 | -35,0 | -20,2 | -8,5 | -55,8 | -10,0 | -14,5 | -5,7 |
Viterbo | -3,6 | -43,3 | 81,0 | 4,5 | -40,5 | 242,9 | 5,4 | -22,6 | 19,4 |
Totale | -22,6 | -30,1 | -4,2 | -27,0 | -28,0 | -24,6 | -21,8 | -31,0 | -14,8 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
Tavola 20 – Nati-mortalità delle imprese NON-UE per provincia – Anni 2015-2019 (variazioni percentuali)
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Agrigento | 2,4 | 50,0 | -19,5 | -33,8 | 56,5 | -80,0 | 31,9 | 78,9 | 22,7 |
Alessandria | -4,3 | 26,6 | -48,5 | -21,2 | 64,7 | -103,8 | -21,7 | -10,4 | -28,2 |
Ancona | -12,6 | 18,8 | -73,1 | -9,0 | -11,9 | 40,0 | -14,6 | -1,7 | -27,0 |
Aosta | 21,6 | 6,8 | 114,3 | -41,2 | -35,3 | #DIV/0! | 12,5 | 25,0 | 6,3 |
Arezzo | 5,3 | 42,6 | -53,6 | 21,4 | 22,4 | 19,2 | -8,2 | 0,0 | -15,0 |
Ascoli Xxxxxx | -12,3 | 3,0 | -39,3 | -6,8 | -14,3 | 22,2 | 5,4 | -3,7 | 13,8 |
Asti | -24,8 | 9,4 | -74,0 | -32,4 | 35,5 | -89,2 | -35,4 | -2,8 | -55,0 |
Avellino | 12,5 | 5,0 | 50,0 | 22,2 | 8,3 | #DIV/0! | 44,1 | -10,7 | 300,0 |
Bari | 21,1 | -4,7 | 150,0 | -1,5 | -5,8 | 6,3 | 4,1 | -20,9 | 32,9 |
Belluno | 5,7 | -3,1 | 29,2 | 18,2 | 0,0 | 66,7 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Benevento | 41,9 | 50,0 | 12,5 | 37,0 | 30,4 | 75,0 | 81,8 | 38,5 | 144,4 |
Bergamo | -20,5 | 34,9 | -81,8 | -25,7 | 42,7 | -93,7 | -32,0 | 6,3 | -53,8 |
Biella | 4,2 | 18,3 | -66,7 | 0,0 | 76,9 | -71,4 | -13,8 | -17,6 | -8,3 |
Bologna | 8,9 | 12,2 | 2,9 | 9,5 | 11,6 | 5,4 | -4,2 | -11,9 | 2,5 |
Bolzano | 33,0 | 8,6 | 69,2 | 9,6 | 2,9 | 15,4 | 11,4 | 0,0 | 20,3 |
Brescia | -2,3 | 2,3 | -10,0 | -11,3 | 2,9 | -41,2 | -8,4 | -12,5 | -5,3 |
Brindisi | 96,6 | 50,9 | 134,4 | 35,3 | -22,7 | 141,7 | 98,4 | 100,0 | 97,9 |
Cagliari | -27,8 | 92,5 | -89,6 | -16,4 | 75,9 | -77,3 | -18,3 | 127,5 | -58,2 |
Caltanissetta | 52,1 | -17,4 | -176,2 | -18,2 | -55,2 | -77,8 | 94,4 | -33,3 | -416,7 |
Campobasso | 1,5 | 22,4 | -52,6 | -31,0 | -23,1 | -100,0 | 68,4 | 0,0 | 185,7 |
Caserta | 60,9 | 60,0 | 61,6 | 19,3 | 27,7 | 5,5 | 53,7 | 13,0 | 73,0 |
Catania | -18,2 | 1,2 | -43,4 | 20,7 | -17,7 | -575,0 | -24,1 | -32,6 | -19,5 |
Catanzaro | -46,7 | 91,4 | -228,5 | -47,6 | 109,6 | -303,1 | -46,3 | 61,5 | -131,7 |
Chieti | -6,5 | 0,0 | -22,0 | -12,5 | -5,4 | -62,5 | -18,1 | -9,4 | -25,0 |
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Como | 15,1 | 26,8 | -6,8 | -1,6 | 36,9 | -41,9 | -14,1 | 2,8 | -26,5 |
Cosenza | -20,8 | 101,4 | -122,6 | -10,7 | 91,5 | -140,5 | -38,6 | 46,5 | -76,3 |
Cremona | 0,3 | 60,4 | -49,1 | -29,9 | -2,6 | -52,1 | -4,4 | -15,8 | 3,8 |
Crotone | 9,9 | 180,0 | -56,9 | 27,8 | 366,7 | -40,0 | -14,3 | 200,0 | -43,2 |
Cuneo | 3,7 | 27,4 | -39,1 | -3,7 | 18,8 | -42,5 | -12,7 | -25,2 | 2,2 |
Enna | 525,0 | -20,0 | -2.200,0 | 150,0 | 50,0 | #DIV/0! | 525,0 | 50,0 | 1000,0 |
Fermo | -11,6 | -11,1 | -12,5 | -6,4 | -21,0 | 50,0 | -26,6 | -36,4 | -18,0 |
Ferrara | -1,9 | 15,8 | -38,5 | -3,8 | 29,8 | -44,7 | -19,3 | -8,8 | -28,6 |
Firenze | -8,8 | 22,1 | -50,7 | -9,2 | 25,7 | -64,7 | -21,5 | -14,7 | -26,3 |
Foggia | -11,4 | 58,5 | -72,1 | -25,0 | 9,5 | -170,0 | -16,4 | 92,0 | -48,2 |
Forli'-Cesena | 12,4 | 13,4 | 8,2 | -4,1 | 6,8 | -37,5 | -19,9 | -22,6 | -15,4 |
Frosinone | 24,3 | 40,4 | 3,4 | -6,1 | 11,1 | -42,9 | 23,7 | 52,6 | 5,1 |
Genova | 11,8 | 48,0 | -23,1 | 13,6 | 12,3 | 15,8 | 1,7 | 11,5 | -3,1 |
Gorizia | -22,7 | 49,5 | -269,0 | 20,0 | 16,7 | 33,3 | -37,3 | 7,7 | -72,7 |
Grosseto | -13,9 | 24,3 | -57,7 | -12,1 | 11,1 | -50,0 | -33,3 | 46,7 | -66,7 |
Imperia | -7,4 | -15,7 | 7,1 | -22,6 | -14,0 | -31,7 | -27,2 | -36,7 | -19,7 |
Isernia | 30,6 | 75,0 | -5,0 | -64,7 | 33,3 | -118,2 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
L'Aquila | 55,4 | 56,1 | 53,1 | -40,4 | 25,0 | -254,5 | 76,8 | 123,8 | 48,6 |
La Spezia | -2,1 | 17,8 | -32,3 | -7,5 | 2,7 | -20,0 | -16,0 | -35,3 | 1,8 |
Latina | -26,9 | 39,1 | -70,2 | 1,0 | 41,2 | -43,5 | -35,7 | 27,3 | -52,8 |
Lecce | 17,6 | 46,4 | -12,0 | 17,1 | 37,5 | -7,6 | 41,2 | 67,4 | 30,9 |
Lecco | -13,8 | 30,7 | -62,5 | 11,4 | 36,4 | -63,6 | -23,3 | 0,0 | -38,9 |
Livorno | -21,2 | 21,6 | -55,9 | -23,6 | -25,9 | -21,4 | -32,8 | 23,9 | -52,7 |
Lodi | 21,1 | 6,3 | 66,7 | 71,0 | 57,1 | 100,0 | -14,3 | -36,8 | 12,5 |
Lucca | 1,6 | 22,4 | -35,7 | -12,6 | 32,6 | -50,0 | -16,9 | -25,4 | -9,6 |
Macerata | -30,5 | 5,5 | -97,5 | -29,5 | -18,9 | -72,7 | -37,2 | 23,1 | -81,9 |
Mantova | 10,4 | 9,6 | 13,5 | -1,4 | 10,3 | -35,1 | 2,4 | -11,3 | 27,1 |
Xxxxx Xxxxxxx | -00,0 | 33,7 | -64,4 | 0,0 | 29,6 | -38,1 | -41,2 | 13,9 | -81,6 |
Matera | 1,5 | -52,0 | 168,8 | -47,4 | -50,0 | 0,0 | 24,0 | -78,6 | 154,5 |
Messina | 38,4 | -29,4 | 173,2 | 1,2 | -18,2 | 21,4 | 71,6 | -35,1 | 132,3 |
Milano | -11,5 | 37,1 | -46,7 | 3,1 | 21,5 | -17,7 | -30,1 | 12,2 | -45,2 |
Modena | -6,7 | 22,1 | -47,0 | 2,2 | 8,7 | -10,1 | -31,4 | -14,6 | -42,6 |
Monza e della Brianza | -1,4 | 30,9 | -31,6 | 1,7 | 17,3 | -18,7 | -14,2 | -24,3 | -8,0 |
Napoli | -38,3 | 206,0 | -75,3 | -10,8 | 50,6 | -41,4 | -39,0 | 252,8 | -61,0 |
Novara | -4,8 | -0,4 | -17,8 | -12,9 | -13,4 | -11,8 | -20,4 | -17,3 | -23,0 |
Nuoro | -34,7 | 77,4 | -113,6 | -20,0 | 100,0 | -84,6 | -48,3 | 128,6 | -104,5 |
Oristano | 11,8 | -50,0 | 212,5 | 250,0 | -36,4 | -200,0 | -38,9 | -16,7 | -50,0 |
Padova | -19,2 | 19,4 | -53,4 | -5,9 | 23,9 | -39,6 | -35,0 | -14,5 | -45,3 |
Palermo | -85,0 | 78,2 | -122,5 | -76,5 | 48,9 | -114,0 | -88,4 | 37,1 | -106,5 |
Parma | 12,1 | 36,5 | -18,9 | 2,2 | 40,3 | -30,1 | -3,0 | 0,0 | -4,7 |
Pavia | 14,8 | 24,0 | -1,4 | 22,8 | 40,9 | -23,1 | -10,6 | 8,8 | -26,0 |
Perugia | 17,9 | 26,2 | 3,9 | 6,7 | 26,9 | -31,0 | 15,2 | 41,1 | 1,8 |
Province | Iscrizioni | Cessazioni | Saldo | Iscrizioni femminili | Cessazioni femminili | Saldo | Iscrizioni giovanili | Cessazioni giovanili | Saldo |
Pesaro e Urbino | -6,8 | 3,0 | -61,9 | 11,3 | 5,4 | -133,3 | -13,6 | -44,8 | 46,7 |
Pescara | -17,4 | 41,8 | -76,2 | -16,5 | 8,7 | -46,2 | 9,7 | 25,0 | 4,0 |
Piacenza | -3,4 | 15,8 | -48,3 | -18,8 | 65,7 | -78,0 | -6,1 | -12,9 | 1,9 |
Pisa | -11,0 | -10,6 | -14,3 | -2,9 | -14,9 | 58,8 | -9,1 | -31,0 | 71,4 |
Pistoia | -2,3 | 26,4 | -34,8 | 0,9 | 68,6 | -51,5 | -14,2 | -15,5 | -13,4 |
Pordenone | -17,7 | -16,4 | -21,1 | -18,4 | -12,8 | -27,6 | -13,3 | -22,9 | -7,3 |
Potenza | 2,8 | 0,0 | 8,3 | -29,6 | 10,5 | -125,0 | 3,3 | 57,1 | -13,0 |
Prato | -2,9 | -3,1 | -2,4 | -10,6 | -0,7 | -35,0 | -33,3 | -49,1 | -10,4 |
Ragusa | -26,9 | 48,0 | -96,4 | 6,4 | 2,7 | 20,0 | -29,4 | 31,3 | -54,5 |
Ravenna | -6,6 | -12,7 | 16,4 | -20,8 | 1,8 | -52,5 | -17,1 | 1,5 | -36,5 |
Reggio di Calabria | -34,7 | 236,3 | -97,9 | -8,5 | 211,1 | -97,0 | -37,6 | 186,2 | -71,4 |
Reggio nell'Xxxxxx | -4,6 | 18,2 | -35,3 | -14,5 | 15,8 | -60,2 | -23,4 | -11,6 | -30,9 |
Rieti | 68,8 | -13,7 | 230,8 | -30,4 | -18,2 | -41,7 | 75,7 | 7,1 | 117,4 |
Rimini | -8,5 | 1,8 | -43,9 | 5,0 | 24,0 | -73,9 | -17,0 | -28,2 | 1,6 |
Roma | -27,9 | 41,6 | -62,7 | 5,3 | 20,2 | -9,0 | -44,9 | 18,2 | -62,1 |
Rovigo | -9,8 | -8,5 | -14,8 | -15,5 | -5,7 | -64,3 | -24,5 | -41,5 | 2,4 |
Salerno | -59,1 | 83,2 | -162,0 | -25,0 | 25,3 | -100,0 | -64,4 | 41,0 | -103,3 |
Sassari | -61,9 | 57,0 | -116,8 | -2,9 | 136,0 | -83,7 | -75,8 | 18,2 | -99,2 |
Savona | -1,3 | 25,6 | -39,1 | -1,4 | 25,7 | -28,6 | -26,9 | 1,9 | -41,5 |
Siena | 9,9 | -11,1 | 119,2 | 62,9 | 16,1 | 425,0 | -15,2 | -9,8 | -21,1 |
Siracusa | 8,0 | -2,9 | 32,3 | -25,7 | -8,3 | -63,6 | -23,1 | 40,0 | -44,8 |
Sondrio | 45,3 | 56,4 | 28,0 | 25,0 | 0,0 | 62,5 | -11,1 | 25,0 | -40,0 |
Taranto | 47,4 | 66,7 | 37,8 | 1,9 | 33,3 | -18,8 | 139,5 | 75,0 | 164,5 |
Teramo | 22,9 | 19,2 | 40,8 | 10,4 | 14,1 | -18,2 | 53,2 | 0,0 | 135,5 |
Terni | 69,3 | 1,1 | 145,8 | 2,2 | 0,0 | 7,1 | 122,7 | -25,7 | 290,3 |
Torino | 9,9 | 24,6 | -7,9 | 2,3 | 22,4 | -31,4 | 15,1 | 3,1 | 22,1 |
Trapani | 84,0 | 73,2 | 93,7 | 19,1 | 48,1 | -20,0 | 123,3 | 130,8 | 121,3 |
Trento | 6,0 | 23,8 | -15,2 | 1,1 | 31,8 | -30,2 | -19,9 | 27,1 | -38,2 |
Treviso | 2,0 | -8,2 | 80,2 | 17,9 | -5,9 | 151,5 | -3,4 | -28,4 | 36,3 |
Trieste | 19,3 | 8,3 | 44,4 | 0,0 | -16,3 | 80,0 | -8,3 | -24,4 | 3,6 |
Udine | -1,8 | 2,3 | -17,6 | -4,0 | -1,3 | -15,0 | -6,7 | -21,4 | 9,4 |
Varese | -0,9 | 11,1 | -21,4 | 9,8 | 8,3 | 12,5 | -15,8 | -10,6 | -20,2 |
Venezia | 1,5 | 9,0 | -9,1 | 4,1 | 0,0 | 13,9 | -12,4 | -18,0 | -8,2 |
Verbano-Cusio-Ossola | 25,6 | 45,1 | -6,5 | 76,2 | 109,1 | 40,0 | -2,9 | 42,9 | -33,3 |
Vercelli | 2,3 | -2,0 | 19,2 | 4,7 | -4,3 | 15,0 | -1,7 | -33,3 | 32,1 |
Verona | -2,1 | 8,3 | -16,6 | -6,4 | 0,6 | -15,3 | -25,0 | -16,9 | -30,0 |
Vibo Valentia | 9,8 | 7,7 | 50,0 | 60,0 | -33,3 | -220,0 | -26,1 | -43,8 | 14,3 |
Vicenza | -14,5 | 3,0 | -46,7 | -21,7 | -7,1 | -46,9 | -37,5 | -9,8 | -51,7 |
Viterbo | 23,1 | 13,6 | 50,0 | -2,2 | 19,4 | -50,0 | 27,4 | -24,4 | 93,8 |
Totale | -9,0 | 26,0 | -45,9 | -4,0 | 16,2 | -33,9 | -20,4 | 2,7 | -32,1 |
Fonte: Elaborazione su dati Infocamere, 2021
CAPITOLO 2
Le imprese a titolarità immigrata nei distretti industriali.
Contributo di: Xxxxxxxx Xxxxxxxxx e Xxxx Xxxxx
2.1 Introduzione
L’obiettivo del presente studio è quello di definire potenzialità e problematiche dell’impresa a titolarità straniera in specifici contesti territoriali e settoriali (“distretti”) al fine di individuare prospettive e possibili azioni volte a sostenere e rafforzare il loro inserimento.
La ricerca muove da alcune domande nate a partire dall’evidenza che il fenomeno dell’imprenditorialità a titolarità straniera è fortemente disomogeneo e difficilmente descrivibile se non all’interno di dinamiche territoriali e settoriali. I distretti industriali, per la loro forte vocazione integrativa possono essere dei luoghi ideali per lo sviluppo e la crescita di un’imprenditoria che si integra in un tessuto locale e contribuisce a sostenerlo e farlo evolvere. La presenza di distretti nei territori di residenza dei migranti può stimolare il loro inserimento nella catena di valore o nei meccanismi di subappalto di alcune produzioni? In che modo? È possibile che le specializzazioni tipiche di alcune comunità di migranti costituiscano la base per la nascita di un distretto industriale? Che tipo di relazioni si instaurano tra le imprese straniere e gli altri attori del distretto? Quali sono gli elementi che permettono alle imprese straniere di risalire la catena di valore?
Se la letteratura offre moltissime informazioni sull’economia distrettuale, non è ancora chiaro quale sia, e in che misura, il contributo delle imprese a titolarità straniera. Nella nostra analisi tenteremo rispondere a queste domande, anche se, come spesso accade, l’analisi dei dati, il dialogo con le Camere di Commercio territoriali, le interviste agli imprenditori stranieri e italiani, hanno restituito una realtà molto più variegata e articolata di quanto ci si aspettasse.
Negli ultimi anni, le imprese a titolarità straniera sono diventate via via più rilevanti in vari comparti dell’economia italiana: attualmente 630mila imprese, circa il 10% del totale, sono guidate da cittadini stranieri6. Nonostante la pandemia di COVID-19 ne abbia rallentato la crescita rispetto agli anni precedenti, tra il 2019 e il 2020 si è registrato un incremento del 2,9%7, compensando, almeno in parte, il trend negativo che vede diminuire in termini numerici le imprese italiane. È noto inoltre che alcune nazionalità, per attitudini, per storia migratoria o propensione culturale, si siano “specializzate” in determinati settori produttivi, concentrandosi nei relativi territori. Questo, unitamente al fatto che negli ultimi anni nelle aree distrettuali si registrano trend di crescita superiori a quelli delle aree non distrettuali8, ha fatto sì che la nostra attenzione si concentrasse proprio sui distretti, aprendo 3 scenari potenziali che rappresentano tre diversi di integrazione e che si sono voluti indagare attraverso l’individuazione e lo studio di tre casi studio:
▪ imprese italiane sostituite da imprese straniere;
▪ inserimento delle imprese straniere nelle filiere produttive;
▪ creazione di un nuovo distretto in cui operano solo o in prevalenza imprese straniere.
Prima di procedere ad illustrare nel dettaglio i risultati dell’indagine, daremo conto della metodologia utilizzata e chiariremo alcune definizioni fondamentali.
6 Fonte: dati Unioncamere 31 marzo 2021.
7 Dati Unioncamere, IV trimestre 2020
8 Intesa San Paolo, Direzione Studi e Ricerche, Economia e finanza dei distretti industriali, Rapporto annuale n. 11, Dicembre 2018
2.2 Il distretto orafo di Arezzo
Tavola 1- Il distretto orafo di Arezzo |
- Circa 8.000 imprese registrate, che impiegano più di 31.000 addetti - Esportazioni: 1 miliardo e 513 milioni di euro nel 2020 (-29% rispetto all’anno precedente), soprattutto verso USA ed Emirati Arabi9 - Il Codice ATECO utilizzato dalle imprese orafe è il Codice C 3212 “Fabbricazione di oggetti di gioielleria e oreficeria e articoli connessi”, che comprende la “Fabbricazione di oggetti di gioielleria ed oreficeria in metalli preziosi o rivestiti di metalli preziosi” e la “Lavorazione di pietre preziose e semipreziose per gioielleria e per uso industriale” |
Al 1° gennaio 2021, nella provincia di Arezzo risultano 35.690 residenti stranieri, pari al 10,5% della popolazione totale. Questo dato è leggermente più alto della media regionale, poiché in Toscana il rapporto tra cittadini stranieri e popolazione totale è del 9%. L’11% delle imprese della provincia è a titolarità straniera.
L’indagine sulla provincia di Arezzo, si è concentrata sull’analisi delle imprese straniere all’interno del distretto orafo (codice ATECO C 3212, “Fabbricazione di oggetti di gioielleria e oreficeria e articoli connessi”). La scelta del caso studio di Arezzo è avvenuta sulla base di indicazioni numeriche in cui erano ben riconoscibili i caratteri distrettuali di alcune specializzazioni manifatturiere.
Nonostante nella Provincia la vocazione manifatturiera non sia preponderante, quello di Arezzo, insieme a quello di Vicenza e a quello di Valenza Po, è uno dei più importanti distretti orafi della penisola ed è stato riconosciuto come tale dall’ISTAT nel 1996.
Il distretto orafo aretino affonda le sue radici nella tradizione dell’oreficeria locale tra il XIV e il XV secolo, ma si sviluppa come vero e proprio distretto a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, con un processo di gemmazione –termine veicolato dalla botanica che sta ad indicare il processo secondo il quale dall’impresa madre nascono una o più imprese specializzate in uno specifico segmento produttivo- a partire dall’impresa madre UnoAErre, ancora oggi leader di xxxxxxx00.
Oggi il sistema è formato da una fitta rete di PMI e la produzione risulta semi-industriale, concentrata sul catename di bassa caratura (14-18 carati) con una produzione marginale di pietre preziose. Il distretto impiega più di 29.000 addetti e, delle 7.780 imprese registrate con il codice ATECO C 3212 “Fabbricazione di oggetti di gioielleria e oreficeria e articoli connessi” nella provincia aretina, il 6,9% risulta intestato a stranieri11.
Tavola 2 - Imprese registrate e relativi addetti- Classe Ateco – C 3212
1° trimestre 2021
Registrate Addetti
Imprese italiane 7.780 29.264
Imprese straniere 578 1.763
TOTALE 8.358 31.027
Fonte: Ufficio Studi, Statistica, Informazione economica Camera di Commercio Arezzo-Siena
Dalle interviste realizzate è emerso che le comunità maggiormente rappresentate sono quelle del Subcontinente Indiano (Pakistan, Bangladesh e India) che, presumibilmente, hanno importato le proprie tradizioni orafe dai paesi di provenienza.
Il processo di gemmazione ha portato alla nascita di aziende fondate da ex operai dell’azienda madre e di laboratori e piccole ditte che prendevano in carico alcune lavorazioni esternalizzate. Si è sviluppata così una rete di PMI specializzate in lavorazioni di finissaggio. Queste aziende hanno avuto una vita media piuttosto breve a causa della forte concorrenza e hanno progressivamente lasciato un vuoto di mercato in parte riempito da imprese straniere. Queste ultime,
9 Dati 2021 Federazione Orafi Confartigianato Arezzo
10 Per un approfondimento sulla storia del distretto orafo di Arezzo, si rimanda a: Lazzereti, Xxxxxxx, Nascita ed evoluzione del distretto orafo di Arezzo (1947-2001), Firenze University Press, Firenze, 2003
11 Dati 1° trimestre 2021 Ufficio Studi, Statistica, Informazione economica Camera di Commercio Arezzo-Siena
dimostrando una maggiore propensione al rischio rispetto alle imprese italiane, hanno di fatto accettato margini bassi di profitto e ritmi lavorativi serratissimi, animati da un forte desiderio di affermazione e avvantaggiati dalla possibilità di abbattere i costi, dilazionando i pagamenti ai dipendenti e sfruttando la disponibilità al lavoro propria, delle proprie famiglie e dei propri connazionali.
I testimoni privilegiati coinvolti nella indagine ci hanno confermato che queste imprese operano come sub-fornitori di committenti italiani e difficilmente arrivano a sviluppare un proprio marchio. Questo, secondo uno degli imprenditori stranieri intervistati avviene perché “per fare impresa serve fortuna, ma anche un progetto solido, buone relazioni con le banche, con la Regione e le istituzioni. Non tutti hanno accesso alle stesse informazioni e molti non sanno nemmeno che domande devono fare […] o comunque non sono interessati a uscire dal terzismo, gli va bene così12”. Sembra che anche in questo caso, come già rilevato in altri contesti, un salto di qualità sia impedito, oltre che da ragioni legate alle fluttuazioni del mercato, da una scarsa cultura di impresa. Non solo, le competenze e le tradizioni delle imprese straniere, se sostenute potrebbero diventare il vero valore aggiunto del distretto. La maggioranza degli addetti stranieri dell’oreficeria aretina proviene infatti da paesi con una tradizione orafa piuttosto radicata e, nelle varie interviste, è emersa in maniera ricorrente la sensazione che questo aspetto non venga valorizzato come meriterebbe. Abbiamo registrato un solo caso di un imprenditore straniero che, pur continuando a lavorare nella catena di fornitura di semilavorati, ha parallelamente lanciato il suo marchio e la sua linea di gioielli. Questo non è un passaggio scontato e, dall’intervista realizzata con questo imprenditore, emerge che è avvenuto sull’onda di più considerazioni: se da una parte gli investimenti in termini di macchinari e risorse umane che richiede la produzione del gioiello finito sono piuttosto ingenti e non alla portata di tutte le aziende, dall’altra parte avere un marchio proprio permette di diversificare le fonti di guadagno per svincolarsi, almeno in parte, dalla grande concorrenza tra le aziende che si occupano di sub-fornitura. Un altro fattore determinante è stato il contributo formativo delle associazioni di categoria che hanno reso meno rischiosa l’apertura di un nuovo ramo di azienda.
La presenza di imprese immigrate ha innescato una serie di dinamiche che riguardano sia la difficoltà, da parte degli imprenditori italiani che lavorano allo stesso livello della catena del valore di competere con i prezzi da loro praticati, sia l’aver dotato il distretto di una sorta di “resilienza” nei confronti delle crisi: i prezzi inferiori dei prodotti semi-lavorati delle imprese di stranieri hanno infatti permesso all’azienda madre di mantenere un margine di profitto. Negli ultimi anni, infatti, i volumi degli ordinativi medi si sono notevolmente ridotti, rendendo meno conveniente commissionare il finissaggio dei gioielli in paesi asiatici, le imprese principali sono tornate dunque a commissionare questo tipo di lavori alle aziende terziste di Arezzo.
Questo fenomeno, tuttavia, ha subito una frenata repentina durante la pandemia di COVID-19, poiché molte aziende stanno internalizzando i servizi che fino a pochissimo tempo fa subappaltavano per impiegare la propria manodopera, mandando in crisi una grossa fetta delle aziende terziste. Nel 2020 il distretto orafo di Arezzo ha infatti subito una contrazione del 29% (gli altri distretti orafi italiani hanno perso, in media, il 33%)13, ed è bene tenere presente che questo è accaduto a fronte di un aumento del prezzo dell’oro a livello internazionale del 24% nel corso dello stesso anno. Molte aziende – straniere e non - hanno fronteggiato la crisi investendo nell’e-commerce e sopperendo con la tecnologia all’impossibilità di spostarsi fisicamente. Si è infatti registrato un leggero aumento della domanda di prodotti di semi- lavorati e le esportazioni sono leggermente aumentate, soprattutto verso gli Stati Uniti.
Mettendo a confronto i dati relativi alle imprese registrate con il codice ATECO C 3112 “Fabbricazione di oggetti di gioielleria e oreficeria e articoli connessi”, nel primo trimestre del 2020, con quelli del primo trimestre 2021, si evidenziano delle differenze che riflettono il diverso impatto della pandemia sulle imprese a titolarità straniera e quelle a titolarità italiana. Le prime, pur avendo tenuto a livello di numerosità (+0,5% imprese tra il 2020 e 2021), hanno perdite significative in termini di numero di addetti (-9%), mentre le imprese a titolarità italiana, nonostante siano diminuite del 2,3%, hanno perso solo il 2,7% in termini di numero di addetti tra il 2020 e il 2021. I nostri interlocutori hanno ricondotto le ragioni di questa sproporzione alla difficoltà delle imprese migranti di ricorrere ai meccanismi di protezione dei lavoratori messi in campo durante la pandemia, tema che rimanda alla maggiore difficoltà che gli imprenditori migranti hanno nell’accesso alle informazioni e alle procedure pubbliche.
12 Intervista a titolare di un’impresa orafa nella provincia di Arezzo.
13 Dati Dati Federazione Orafi Confartigianato Arezzo
Tavola 3 - Imprese registrate e relativi addetti- Classe Ateco – C 3212
1° trimestre 2021 | 1° trimestre 2020 | Variazione % | ||||
Registrate | Addetti | Registrate | Addetti | Registrate | Addetti | |
Imprese italiane | 7.780 | 29.264 | 7.967 | 30.072 | -2,3% | -2,7% |
Imprese straniere | 578 | 1.763 | 575 | 1.937 | 0,5% | -9,0% |
TOTALE | 8.358 | 31.027 | 8.542 | 32.009 | -2,2% | -3,1% |
Fonte: Ufficio Studi, Statistica, Informazione economica Camera di Commercio Arezzo-Siena
La crisi dovuta alla pandemia, infatti, ha acuito anche un altro processo, che può rappresentare un campanello di allarme importante, già in atto da alcuni anni, legato ad un progressivo abbandono del settore della sub-fornitura da parte delle imprese a titolarità immigrata. Tale graduale abbandono avviene per effetto di una pluralità di fattori indicati dagli interlocutori intervistati. Da una parte si rilevano flussi migratori di ritorno o spostamento verso altri paesi occidentali da parte soprattutto di pakistani e bangladesi, a causa della difficoltà di reperire manodopera giovane – siano essi italiani o stranieri - interessata al settore orafo. Un secondo fattore è legato al progredire del processo di stabilizzazione in Italia. Al crescere dell’anzianità migratoria, infatti, cresce la necessità di trovare equilibri tra vita privata e lavorativa e la tendenza a programmare la vita nel lungo periodo, soprattutto nell’ottica di accumulare un patrimonio per la pensione. Ciò si ripercuote sulla minore disponibilità ad assicurare ritmi di lavoro e remunerazioni che hanno rappresentato il principale punto di forza della subfornitura a titolarità immigrata. Un fenomeno a cui guardare con attenzione nei prossimi anni, valutando gli impatti a medio-lungo termine sul distretto.
La prossima sfida che impegnerà il distretto orafo aretino è che quella che vede la propria produzione minacciata dalla concorrenza di paesi come Cina, Turchia, Thailandia e India che riescono a tenere ancora i costi di produzione molto bassi. Arezzo può vantare, oltre al marchio “made in Italy” – che nell’immaginario collettivo evoca competenze artigianali e richiami alla tradizione - la capacità di adattarsi molto velocemente alle nuove richieste di mercato.
2.3 Il distretto del tessile e abbigliamento di Treviso
Tavola 4- L’industria italiana del tessile-abbigliamento |
Nel 2017 il fatturato del settore ha raggiunto i 54 miliardi di euro su cui le esportazioni hanno inciso per circa il 55%, confermando il trend di crescita e compensando, invece, la dinamica negativa sul mercato interno. Il settore conta 46mila aziende e circa 400mila addetti14. Nei primi 11 mesi del 2020 il settore ha registrato un calo di fatturato del 22% rispetto all’anno precedente. Anche il calo delle esportazioni è stato del 22%, con una parentesi positiva nei mesi estivi in cui le esportazioni verso Cina e Corea sono cresciute rispettivamente del 54% e dell’11%.15 Il codice ATECO di riferimento del settore è C 14 Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia. |
L’economia veneta presenta caratteri fortemente distrettuali. Partendo dai distretti storici –l’occhialeria di Belluno, la viticoltura di Conegliano e Valdobbiadene, gli articoli sportivi di Montebelluna e l’inox di Conegliano, solo per citarne alcuni- e arrivando a quelli, non ancora riconosciuti ma che presentano tutte le caratteristiche del distretto industriale, della bioedilizia, della produzione di biciclette e della produzione di gomma e materie plastiche. Ci troviamo davanti ad un territorio in cui le relazioni di filiera sono piuttosto complesse e trovano forte sostegno da parte di istituzioni e associazioni di categoria. Numerose le iniziative messe in campo dai vari attori per offrire nuove opportunità di sviluppo. In particolare, il Distretto Veneto Sistema Moda, riconosciuto con la legge regionale n.8 del 4 aprile 2003 e a cui hanno aderito 170 imprese e 30 enti, è uno dei comparti strategici dell’industria veneta.
14 Centro Studi Confindustria Moda, a cura di, L’industria italiana del tessile-moda pre-consuntivi 2017 e scenario 2018, Milano, 2018
15 Intesa San Paolo, Direzione Studi e Ricerche, Il sistema moda italiano nel post Covid, Febbraio 2021.
Nel presente caso di studio analizzeremo l’inserimento delle imprese straniere nel distretto tessile-abbigliamento trevigiano (Codice Ateco C 14 Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia). Questo distretto risulta essere particolarmente esteso a livello territoriale, si sviluppa, infatti, in 32 dei 95 comuni della provincia di Treviso, e vede un’altissima partecipazione di imprese straniere.
Nella provincia di Treviso si registrano poco meno di 90.000 cittadini stranieri residenti, pari al 10% della popolazione totale. Le nazionalità più rappresentate sono quella romena, la cui incidenza sul totale degli stranieri sfiora il 23%, quella cinese e quella marocchina (entrambe con un’incidenza di circa il 10%)16. In questo territorio le imprese di cui risulta titolare un cittadino straniero hanno un’incidenza dell’11% sul totale delle imprese. La forma giuridica maggiormente diffusa è quella dell’impresa individuale, preferita dal 45% degli imprenditori stranieri di Treviso17.
Dalla Tavola 5 abbiamo classificato le prime 10 Sezioni Ateco18 (i macrosettori) in cui le imprese straniere risultano avere un peso maggiore rispetto al totale delle imprese del settore. È piuttosto evidente che in questo caso quello delle costruzioni è il settore in cui l’incidenza di imprese è maggiore. Troviamo le attività manifatturiere al 7° posto, con un’incidenza del 12% sul totale delle imprese del settore.
Tavola 5 - Treviso Sezioni Ateco, incidenza imprese straniere su totale imprese
P ISTRUZIONE
R ATTIVITA' ARTISTICHE, SPORTIVE DI INTRATTENIMENO E DIVERTIMENTO
S ALTRE ATTIVITA' DI SERVIZI
C ATTIVITA' MANIFATTURIERE
H TRASPORTO E MAGAZZINAGGIO
G COMMERCIO ALL'INGROSSO
N NOLEGGIO, AGENZIE DI VIAGGIO SERVIZI DI TRASPORTO
I ATTIVITA' DI SERVIZI, ALLOGGIO E RISTORAZIONE
X NON CLASSIFICATE
F COSTRUZIONI
0% 5% 10% 15% 20% 25%
Fonte: Camera di Commercio Treviso-Belluno
Tuttavia, prendendo in esame la Divisione Ateco, approfondendo cioè il livello dell’anali ai primi due numeri del Codice, il panorama cambia radicalmente (Tavola 6), portando alla luce un’incidenza di quasi il 44% (419 unità) delle imprese straniere rispetto al totale delle imprese operanti con il Codice Ateco C 14 Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia. In questo settore le imprese straniere impiegano il 33,8% degli addetti totali. La possibilità di analizzare dati approfonditi, consente di poter cogliere processi che rimarrebbero impercettibili, se l’analisi si concentrasse solo sul macrosettore.
16 Dati ISTAT al 31 dicembre 2020.
17 Dati Infocamere I trimestre 2021.
18 Il codice ATECO è una combinazione alfanumerica che identifica le ATività ECOnomiche: le lettere individuano il macrosettore, mentre i numeri ne identificano le sottocategorie. A titolo esemplificativo nella tabella seguente illustriamo la classificazione del codice ATECO A 01.11.10 Coltivazione di cereali (escluso riso) .
CODICE | DEFINIZIONE | |
Sezione | A | Agricoltura, silvicoltura e pesca |
Divisione | 01 | Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi |
Gruppo | 01.1 | Coltivazione di colture agricole non permanenti |
Classe | 01.11 | Coltivazione di cereali (escluso riso), legumi da granella e semi oleosi |
Categoria | 01.11.1 | Coltivazione di cereali |
Sottocategoria | 01.11.10 | Coltivazione di cereali (escluso riso) |
Tavola 6 - Treviso Divisioni Ateco, incidenza imprese straniere su totale imprese
I 56 Attività di servizi di ristorazione
N 81 Attività di servizi per edifici e paesaggio
F 41 Costruzione di edifici
N 82 Attività di supporto per le funzioni di ufficio e altri servizi di supporto…
X Non classificate
G 47 Commercio al dettaglio
F 43 Lavori di costruzione specializzati
R 92 Attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco
J 61 Telecomunicazioni
C 14 Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e…
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45% 50%
Fonte: Camera di Commercio Treviso-Belluno
Storicamente il distretto tessile-abbigliamento di Treviso ha raggiunto il suo apice tra gli anni ’80 e gli anni ’90 del 900, durante i quali, grazie alla presenza di grandi aziende come Benetton e Stefanel, sono nati molti piccoli maglifici. La filiera classica si è via via arricchita con attività complementari a monte e a valle. Il settore è entrato in crisi alla fine degli anni ’90, a causa della delocalizzazione della produzione: le grandi aziende hanno iniziato a guardare verso est, prima in Europa e poi in Asia. L’avvento dell’euro ha ulteriormente complicato lo scenario, riducendo la competitività dei prodotti e facendo registrare una forte contrazione delle esportazioni verso USA e Russia, principali mercati di vendita19. In questo frangente sono nate le prime aziende straniere, per la stragrande maggioranza cinesi, che, avvantaggiate dai bassissimi costi di avvio di impresa, si sono inserite nel distretto specializzandosi nel segmento delle confezioni.
Fino al 2020 il distretto ha presentato un doppio assetto, che da una parte vedeva schierate le aziende italiane, specializzate nel segmento tessile per l’alta moda, e dall’altro lato le imprese straniere che producevano prodotti finiti di qualità medio-bassa, destinati sia al mercato italiano sia alle esportazioni, sfruttando il marchio “made in Italy”. Questo riflette il dualismo che troviamo tuttora nel settore moda nel quale l’offerta si trova a dover rispondere alla domanda che si sta polarizzando sia verso capi di alta moda sia verso prodotti low-cost.
Nei primi mesi del 2020, in concomitanza con la pandemia di COVID-19, il settore moda italiano ha perso il 22% in termini di fatturato20. Una contrazione che non ha risparmiato le aziende del distretto trevigiano. Gli imprenditori sentiti durante la rilevazione hanno raccontato di un settore fermo, in cui si lavora giorno per giorno in attesa della ripartenza. Tra il 2020 e l’inizio del 2021 in moltissimi hanno dovuto riorganizzare la produzione, lavorando con volumi di ordini molto ridotti. La domanda di abbigliamento di lusso o comunque formale è crollata a causa delle restrizioni messe in campo per contrastare la diffusione del virus. In molti hanno provato a riconvertire le produzioni in abbigliamento comodo o dispositivi di produzione individuale, ma la filiera del lusso non si presta a questo tipo di prodotti e non permette di stabilirne un prezzo concorrenziale.
Le imprese straniere, dal canto loro, non sembrano aver sofferto la pandemia, per lo meno dal punto di vista delle unità: come vediamo dalla Tavola 7, dopo un incremento tra il 2015 e il 2019, il numero di imprese straniere operanti Codice Ateco C 14 Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia, è rimasto stabile tra il 2019 e il 2020 (dati IV trimestre).
19 I dati confermano una flessione del fatturato (-15%) e delle esportazioni (-8,5%) del settore tessile italiano, tra il 2001 e 2005, registrando una ripresa a partire dal 2006. Dati Osservatorio del settore tessile abbigliamento nel distretto di Carpi, 8° rapporto, Febbraio 2007.
20 Intesa San Paolo, Direzione Studi e Ricerche, Il sistema moda italiano nel post Covid, Febbraio 2021.
Tavola 7 - Serie storica IV trimestre 2015-2020- imprese straniere Divisione Ateco C 14
425
420
415
410
405
400
395
390
385
380
375
370
2015 2016 2017 2018 2019 2020
Fonte: elaborazione CeSPI su dati InfoCamere
Durante la rilevazione è stato particolarmente difficile reperire informazioni sulle aziende straniere del distretto tessile- abbigliamento di Treviso. In questa categoria di imprenditori, la comunità più rappresentata è quella cinese, che al di là degli stereotipi, si è rivelata essere piuttosto impenetrabile o comunque esclusa dalle reti con cui ci siamo confrontati. Gli imprenditori cinesi operanti nel settore dell’abbigliamento, infatti, entrano in contatto in maniera del tutto sporadica con la filiera del lusso, che rimane appannaggio degli imprenditori italiani. Questi ultimi, riferiscono di non percepirsi in concorrenza con le aziende straniere, poiché hanno target di clientela e mercati totalmente differenti.
Ad ogni modo, come evidenziato nel capitolo/paragrafo XXX [fare raccordo con Xxxxxxx], la comunità cinese dimostra un’alta propensione all’impresa, attestandosi al terzo posto nella classifica dei titolari di imprese individuali, subito dietro le comunità marocchina e romena, rappresentando quasi l’11% degli imprenditori stranieri in Italia21. Gli imprenditori con cittadinanza cinese tendono ad avviare imprese di piccole dimensioni (meno di 10 dipendenti) e preferiscono i settori del commercio al dettaglio (43%), della ristorazione (6,1%) e quello manifatturiero (8,2%)22. È interessante sottolineare che nel corso della crisi del 2008 e, probabilmente, durante la pandemia di COVID-19, le imprese cinesi del distretto tessile trevigiano hanno avuto performance positive, trainando l’intero settore. Inoltre, i dati riguardanti le imprese individuali attive nel Codice Ateco C 14 Confezione di articoli di abbigliamento riportati nella Tavola 8 evidenziano una fortissima preponderanza degli imprenditori cinesi, sia per numero di imprese, sia per numero di addetti. È probabile, riportano i nostri interlocutori, che questo dato non verrebbe confermato se l’oggetto dell’analisi si spostasse su altre forme giuridiche, ma è comunque indicativo del peso effettivo della comunità cinese nel settore che mal si adatta alle pochissime interazioni tra gli imprenditori di nazionalità cinese e il resto degli stakeholder del distretto.
Tavola 8 - Imprese individuali attive nelle attività manifatturiere di confezioni di abbigliamento (codice Ateco C14) e relativi addetti d'impresa al 31 dicembre 2020 | ||||
Stato di nascita | Valori assoluti | Distribuzione percentuale | ||
Imprese | Addetti | Imprese | Addetti | |
CINA - Z210 | 378 | 1.908 | 60,0 | 78,1 |
ITALIA | 224 | 506 | 35,6 | 20,7 |
SVIZZERA - Z133 | 8 | 10 | 1,3 | 0,4 |
GERMANIA - Z112 | 3 | 3 | 0,5 | 0,1 |
ALBANIA - Z100 | 3 | 5 | 0,5 | 0,2 |
AUSTRALIA - Z700 | 3 | 3 | 0,5 | 0,1 |
BRASILE - Z602 | 2 | 2 | 0,3 | 0,1 |
21 Dati Unioncamere-InfoCamere, Movimprese, IV trimestre 2020
22 Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Rapporti sulla presenza dei migranti 2020, Xxxx
XXXXXXX - Z110 | 1 | 1 | 0,2 | 0,0 |
GRAN BRETAGNA - Z114 | 1 | 1 | 0,2 | 0,0 |
ROMANIA - Z129 | 1 | 1 | 0,2 | 0,0 |
UNGHERIA - Z134 | 1 | 0 | 0,2 | 0,0 |
CANADA - Z401 | 1 | 1 | 0,2 | 0,0 |
MACEDONIA - Z148 | 1 | 0 | 0,2 | 0,0 |
MAROCCO - Z330 | 1 | 1 | 0,2 | 0,0 |
MOLDAVIA - Z140 | 1 | 1 | 0,2 | 0,0 |
NIGERIA - Z335 | 1 | 1 | 0,2 | 0,0 |
TOTALE | 630 | 2.444 | 100,0 | 100,0 |
Fonte: Ufficio Studi, Statistica, Informazione economica Camera di Commercio Treviso Belluno |
Come riportano gli interlocutori con cui abbiamo interagito, non sembra sia in atto una sostituzione tra imprese italiane e straniere, o comunque è ancora troppo presto per rilevarlo, soprattutto perché non si conoscono ancora gli effetti definitivi della pandemia di COVID-19. L’impressione generale è che ci siano, invece, due distretti tessili paralleli che interagiscono molto poco tra di loro. Nel primo intervengono le aziende italiane che si dedicano maggiormente al settore del lusso, mentre il secondo vede maggiormente coinvolte le aziende straniere che realizzano prodotti nella modalità del pronto moda e che trovano i propri sub-fornitori proprio tra gli imprenditori immigrati. Segnaliamo che la modalità del pronto moda è stata sperimentata anche da aziende italiane, ma, anche in questo caso, è ancora presto per rilevarne la reale dimensione e l’effettiva sostenibilità, poiché, riportiamo, è particolarmente complicato passare dalla filiera del lusso a quella low-cost.
2.4 Il settore manifatturiero di Reggio Xxxxxx
Tavola 9 - Il distretto delle Macchine agricole di Modena e Reggio Xxxxxx |
Il fatturato del distretto nel 2019 è stato di circa 149 milioni di euro, in flessione rispetto all’anno precedente, in cui aveva raggiunto il 162 milioni. Tra il 2018 e il 2019 i registra anche un calo delle esportazioni (-8,6%), di cui la Francia è il primo paese di destinazione. Durante la pandemia il settore è rimasto sostanzialmente stabile, grazie all’aumento delle esportazioni verso Grecia e Turchia23. |
Il caso studio della provincia di Reggio Xxxxxx è stato selezionato sulla base di diverse valutazioni preliminari. I dati hanno infatti evidenziato una partecipazione rilevante delle imprese straniere nel settore manifatturiero: il 16,2% delle aziende di questo settore nella provincia risulta infatti intestato a cittadini stranieri, il dato nazionale è dell’8,5%24. Soprattutto nelle filiere relative ai Codici Ateco C 14 Confezione di articoli di abbigliamento e C 25 Fabbricazione di prodotti in metallo, che è stato possibile sovrapporre rispettivamente al distretto tessile e al distretto di produzione di macchinari agricoli della provincia di Reggio Emilia.
La ricerca condotta intendeva verificare se l’esistenza di un distretto nei territori di residenza dei migrati potesse essere un presupposto per il loro inserimento nella catena di valore o nei meccanismi di subappalto di alcune produzioni. Quello di Reggio Xxxxxx ci è sembrato il territorio più indicato per rispondere a questa domanda, poiché vi è presente un’industria diffusa e radicata, a forte connotazione distrettuale: la provincia reggiana ospita infatti, oltre ai due già citati, un distretto agro-alimentare (produzione di salumi) e quello della meccatronica, mentre condivide con la provincia di Modena il distretto delle ceramiche. La presenza di cittadini stranieri nella provincia di Reggio è inoltre significativa,
23 Intesa San Paolo, Ufficio Media Banca dei Territori e Media Locali, Monitor dei distretti industriali dell’Xxxxxx-Romagna. Dati al 31 dicembre 2020.
24 Dati Ufficio Studi CCIA di Reggio Xxxxxx. IV trimestre 2020.
come anche il dinamismo della società civile e delle istituzioni locali a supporto di processi di integrazione e inclusione socio-economica. La nostra ricognizione, inoltre, ha messo in luce un sistema in cui le istituzioni, le associazioni di categoria e il terzo settore si muovono in sinergia e risultano essere un punto di riferimento per le imprese.
Nella provincia di Reggio Emilia risiedono circa 64.000 stranieri, che rappresentano il 19% della popolazione totale. Le comunità più rappresentate sono quella marocchina (circa 7.500 unità), quella romena e quella albanese (entrambe con circa 6.400 unità).
Il panorama locale evidenzia un progressivo invecchiamento delle imprese reggiane storiche: il tessuto industriale è formato principalmente da piccole e medie imprese a conduzione familiare, oggi i titolari sono anagraficamente anziani e, dopo la crisi del 2008 ma ancora di più con la pandemia di COVID-19, molti hanno chiuso le proprie attività25. Segnaliamo anche che alcune imprese di media dimensione sono state assorbite da multinazionali -come ad esempio, la Lombardini, azienda produttrice di motori e macchine agricole, oggi è parte del gruppo statunitense Kohler. Abbiamo inoltre rilevato il caso della Greslab di Scandiano (RE), azienda a rischio chiusura dopo la crisi del 2008, recuperata e trasformata in cooperativa dagli stessi dipendenti.
Le imprese a titolarità straniera sono 8.673, il 16% di quelle totali. Quest’ultimo dato supera la media nazionale, per cui il rapporto tra imprese straniere e imprese totali si colloca attorno al 10%. Le Tavole 10 e 11 evidenziano che il settore con maggiore incidenza di imprese a titolarità migrante è quello delle costruzioni, mentre la forma giuridica più diffusa è l’impresa individuale.
Come già accennato, analizzando la mappa dei distretti industriali riconosciuti nella provincia di Reggio Emilia emerge una certa presenza, negli stessi luoghi, di imprese a titolarità straniera. In particolare, la maggiore concentrazione di imprese di migranti si registra nella fabbricazione di prodotti in metallo (corrispondente al codice Ateco C 25) e nel settore tessile (codice Ateco C 14).
Tavola 00 - Xxxxxx Xxxxxx- Settore attività economica imprese straniere | Tavola 00 - Xxxxxx Xxxxxx- Forma giuridica imprese straniere | |||
Agricoltura 1% Industria 14% Servizi 15% Commercio 24% | Costruzioni 46% | Società di | Altre forme | |
persone | 2% | |||
Società di | 7% | |||
capitale | ||||
13% | ||||
Impresa | ||||
individuale | ||||
78% | ||||
Fonte: elaborazione CeSPI su dati InfoCamere (I trimestre 2021) |
Le imprese straniere comprese nel codice C 25 (fabbricazione di prodotti in metallo), sono soprattutto piccole imprese individuali (la forma giuridica preferita è, infatti, l’impresa individuale). La più rappresentata è la comunità marocchina (23%), seguita da quella tunisina (12%) e da quelle albanesi e cinesi (11%)26
Dalla Tavola 12, in cui si analizza la distribuzione delle imprese straniere nelle sottocategorie del codice Ateco C 25 (fabbricazione di prodotti in metallo), risulta evidente che la lavorazione più diffusa è quella del codice C 2562- Lavori di meccanica generale (lavori di alesatura, tornitura, fresatura, lappatura, livellatura, rettifica, molatura, saldatura, taglio, giunzione, lucidatura eccetera di pezzi in metallo).
25 Nel settore “macchine e apparecchiature meccaniche” tra il 2008 e il 2009 si è registrata una flessione dei ricavi del 26%. In generale tra
il 2008 e il 2010 nell’intera provincia di Reggio Emilia si è registrato un calo di fatturato del 9,2% (Dati Unindustria Reggio Xxxxxx 2010).
26 Dati Ufficio Studi CCIA di Reggio Xxxxxx su imprese straniere individuali. Il dato della nazionalità non è ricavabile su altre forme giuridiche.
Tavola 12 – Distribuzione percentuale delle imprese straniere all’interno del settore C 25 Fabbricazione di prodotti in metallo | |||||||
2511- Fabbricazion e di strutture metalliche e di parti di strutture | 2512- | 255- Fucinatura, imbutitura, stampaggio e profilatura dei metalli; metallurgia delle polveri | 2561- | 2562- Lavori di meccanica generale | 2573- | 2592- Fabbricazion e di imballaggi leggeri in metallo | 2599- |
15,2% | 1,9% | 0,5% | 10,0% | 65,4% | 0,9% | 0,5% | 5,7% |
Fonte: Ufficio Studi Camera di Commercio di Reggio Xxxxxx |
Questo dato sembra confermare la sensazione dei nostri interlocutori: le imprese straniere si inseriscono nel distretto della produzione di macchine in metallo come terziste delle imprese principali, che affidano loro alcune lavorazioni delle parti in metallo delle macchine.
Anche riguardo il settore tessile si è rilevato che le imprese straniere non siano invero subentrate a quelle italiane. Più del 91% delle imprese straniere afferenti al codice Ateco C 14 (confezione di articoli di abbigliamento) sono cinesi27 e, anche in questo caso, la forma giuridica preferita è quella dell’impresa individuale (quasi il 50% delle imprese).
La distribuzione delle aziende all’interno del codice Ateco C 14 (Tavola 13) evidenzia che la lavorazione principale è la “Confezione di altri articoli di abbigliamento ed accessori”, seguite dalla “Confezione di altro abbigliamento esterno”. Questo dato non ci aiuta a capire a che punto della catena produttiva si inseriscano le aziende straniere e, di conseguenza, come queste intervengano nel distretto tessile di Reggio Xxxxxx.
Tavola 13 – Distribuzione percentuale delle imprese straniere all’interno del settore C 14 Confezione di articoli di abbigliamento | ||||||
141- Confezione di articoli di abbigliamento (escluso abbigliamento in pelliccia) | 1411- Confezione di abbigliamento in pelle | 1419- | 1431- | 1439- Fabbricazion e di altri articoli di maglieria | ||
32,4% | 0,2% | 24,6% | 0,3% | 41,8% | 0,2% | 0,5% |
Fonte: Ufficio Studi Camera di Commercio di Reggio Xxxxxx |
Dalle interviste realizzate sono emerse comunque due tendenze: la prima vede operare le aziende straniere come terziste, con stirerie e finissaggio di prodotti, delle grandi aziende di moda reggiane. Caso esemplare è una stireria a titolarità cinese particolarmente solida e organizzata che impiega operai stranieri e personale amministrativo italiano, terzista del Max Mara Fashion Group, una delle principali aziende del pret-à-porter italiano, con sede a Reggio Xxxxxx. La seconda tendenza, invece, riguarda aziende che confezionano abbigliamento low-cost.
Tavola 14- L’impresa straniera di Reggio Xxxxxx nel settore Costruzioni |
Un discorso a parte merita il settore delle costruzioni. Come già accennato quasi la metà delle imprese straniere reggiane operano in questo settore. L’85% di queste sono imprese individuali e la principale area di provenienza è quella nordafricana. Ciò conferma il commento di molti interlocutori incontrati durante la ricerca, secondo i quali l’autoimpiego sia piuttosto diffuso, sia come espediente per la regolarizzazione, sia per mascherare rapporti di lavoro dipendente, rispondendo all’esigenza dei datori di lavoro – italiani e non - di alleggerire il costo dei dipendenti. Dopo un calo significativo causato dalla crisi del 2008, negli ultimi anni si registra un saldo positivo di queste imprese e sembra che molte stiano nascendo per gemmazione: gli operai, spesso indirizzati dai datori di lavoro, si mettono in proprio e avviano il portafoglio clienti proprio grazie all’azienda madre. |
27 Dati Ufficio Studi CCIA di Reggio Xxxxxx su imprese straniere individuali. Il dato della nazionalità non è ricavabile su altre forme giuridiche.
Tutti gli interlocutori con cui ci siamo confrontati durante la rilevazione hanno segnalato una proficua collaborazione tra terzo settore e istituzioni in termini di inclusione socio-economica. Sul fronte imprenditoriale si registrano numerose attività riguardanti l’avvio di impresa, alcune delle quali destinate esclusivamente a cittadini stranieri. Segnaliamo, ad esempio, il progetto Intercultural Hub, iniziativa volta al finanziamento e all’accompagnamento di nuove iniziative imprenditoriali che valorizzassero le opportunità derivanti da una società interculturale. È interessante sottolineare che i nostri interlocutori hanno raccontato di iniziative che, col tempo e con l’esperienza, si stanno via via affinando, rendendo gli interventi sempre più efficaci.
Negli anni, inoltre, sono state avviate diverse attività di diversity management28, in partnership tra terzo settore ed enti locali. Xxxxxxx, tra gli altri, il progetto D.I.C.E. e il progetto DimiCome, il primo con l’obiettivo di sviluppare o rafforzare le competenze interculturali delle imprese, il secondo volto alla promozione dell’integrazione economica dei migranti attraverso la valorizzazione delle loro peculiarità e competenze. Tuttavia, se da un lato questo tipo di attività riscuote un certo successo presso le aziende italiane, sembra non venire preso in considerazione dalle imprese straniere. In relazione a questo i testimoni privilegiati intervistati hanno evidenziato come lo scarso interesse mostrato dagli imprenditori stranieri possa essere attribuito alla novità della proposta, che è stata avviata a titolo sperimentale. Le ragioni del diniego vengono ricondotte in parte al fatto che per le imprese straniere la diversità è un dato di fatto, non un qualcosa da valorizzare e in parte ad un mero computo matematico riguardo l’allocazione del tempo, poiché si preferisce, in sostanza, dedicare il tempo disponibile alla produzione e non ad iniziative i cui effetti positivi potrebbero essere percepiti solo nel lungo periodo.
Infine, gli attori coinvolti nella ricerca hanno unanimemente evidenziato la percezione di uno scarso valore aggiunto creato dalle imprese straniere, se si escludono le seconde generazioni, che, al contrario, negli ultimi anni hanno avviato attività che utilizzano in maniera piuttosto innovativa strumenti legati alla vendita on-line. Si tratta tuttavia di iniziative spot che non possono essere ricondotte ai distretti industriali di cui si è parlato.
Il tema del valore aggiunto è stato sollevato più volte, segnalando, appunto, che le imprese straniere si inseriscono all’interno della catena produttiva dei distretti industriali reggiani quasi solo come terzisti e spesso sono percepite come concorrenti rispetto alle imprese autoctone. Riteniamo che a questo proposito sia necessaria una riflessione ulteriore. Da un lato infatti vengono identificati e stigmatizzati comportamenti definiti come “sleali”, dall’altro esiste una convenienza, per le aziende principali, di poter subappaltare interi segmenti della produzione a prezzi competitivi. La contraddizione è evidente e sarebbe necessaria una riflessione a medio-lungo termine sull’assetto dei distretti reggiani senza di esse, in modo particolare all’interno di un processo di revisione generale delle catene del valore a livello internazionale a seguito della pandemia. È vero, come ricordavamo nei paragrafi introduttivi, che tra le aziende di un distretto si crea un meccanismo di concorrenza collaborativa, è necessario riconoscere che qualora le aziende straniere si inseriscano nel distretto in maniera legittima e seguono percorsi di integrazione, possono contribuire al funzionamento dei meccanismi virtuosi tipici dell’economia distrettuale. Un processo in cui la collaborazione delle Istituzioni territoriali e distrettuali assume un valore centrale nella ricerca di un modello di integrazione ideale per le imprese a titolarità immigrata, superando l’attuale dicotomia.
Quello di Reggio Xxxxxx rimane di certo uno dei più interessanti tra i contesti analizzati: il tessuto industriale ha una solida vocazione distrettuale, con interazioni vivaci tra aziende, istituzioni e terzo settore. Tuttavia, sembra che queste relazioni positive non valorizzino abbastanza la partecipazione delle imprese straniere ai distretti che insistono in questo territorio. Un primo passo potrebbe essere quello di prevedere occasioni di incontro e scambio con gli imprenditori stranieri, riconoscendoli non solo come portatori di bisogni specifici ma soprattutto come attori legittimi dell’economia territoriale.
28 Insieme di pratiche e politiche volte a valorizzare le diversità –culturali, religiose, di genere, etniche, di orientamento sessuale, di abilità
fisiche, ecc…-, per rendere inclusivo l’ambiente di lavoro.
L’obiettivo della nostra ricerca era quello di individuare e descrivere alcuni meccanismi e dinamiche riguardanti l’inserimento delle imprese straniere nei distretti industriali italiani, definendone opportunità a potenzialità.
Come già evidenziato, abbiamo potuto constatare che i distretti in cui il contributo delle imprese di migranti sia realmente significativo rappresentano delle eccezioni: l’impressione ricorrente è che la concentrazione delle imprese di migranti si esprime in cluster settoriali che poco si relazionano al tessuto industriale e imprenditoriale del territorio, relegando questo tipo di aziende ai gradini più bassi della scala di valore. Su questo riteniamo che sia necessario spostare lo sguardo sul ruolo giocato dalle imprese straniere per il mantenimento delle filiere. Nei tre casi illustrati è stato particolarmente evidente che le imprese straniere abbiano occupato i segmenti delle filiere lasciati sguarniti dalle imprese italiane, giocando in realtà un ruolo indispensabile per il mantenimento delle stesse. Non è forse questo, già di per sé, un valore aggiunto?
L’isolamento dell’impresa immigrata è risultato evidente anche nella scarsa interazione con le Istituzioni territoriali (pubbliche e private), così come nelle difficoltà di accesso alle risorse pubbliche, rese ancora più evidenti dalla crisi pandemica. Una debolezza strutturale che limita l’integrazione all’interno di ambiti produttivi, come i distretti, dove le relazioni fiduciarie fra imprenditori e la capacità di fare sistema costituiscono due asset fondamentali per la sopravvivenza e lo sviluppo del comparto produttivo.
La nostra ricerca non ha rilevato delle vere e proprie buone pratiche, sono però emersi stereotipi sull’imprenditoria straniera, spesso considerata sleale, marginale o esotica. È importante, in questo senso, liberare lo sguardo da possibili stereotipi, per ricostruire una narrazione del fenomeno dell’impresa immigrata che tenga conto della sua complessità e che, soprattutto, ci permetta di vedere, accompagnare e valorizzare le buone pratiche.
La nostra ricerca ha evidenziato che i rapporti tra imprese italiane e straniere si limitano a relazioni funzionali, di filiera, privilegiando i meccanismi di subfornitura. Molto spesso lo sviluppo dell’impresa a titolarità straniera sembra svilupparsi su binari paralleli rispetto alle filiere produttive dove l’unico collegamento è rappresentato dal legame di subfornitura, a volte veicolo di tensioni e contraddizioni, ma senza una pianificazione a lungo termine finalizzata a realizzare processi virtuosi, capaci di accompagnare e far crescere le imprese in un’ottica di integrazione e, laddove vi siano le condizioni, di sostituzione. Non abbiamo rilevato, se non nel caso aretino, alleanze e progettualità comuni e sembra ancora molto netta la distinzione tra attività capital intensive –gestite da aziende italiane- e labour intensive, portate invece avanti da aziende a titolarità straniera. Se le economie distrettuali con cui siamo entrati in contatto hanno evidenziato, nella maggior parte dei casi, una visione comune e alleanze strategiche tra gli attori, è abbastanza evidente che gli imprenditori stranieri siano ancora marginalizzati e non vengano ancora riconosciuti come interlocutori legittimi. Questo, probabilmente, è anche il frutto di meccanismi di autoesclusione, tanto che durante la rilevazione è stato molto semplice parlare di loro e molto difficile parlare con loro.
È anche vero che per alcuni meccanismi da sempre ritenuti tipici degli imprenditori immigrati, come quello del lavoro individuale e famigliare (che consentono ritmi più intensi), si stia intravedendo un’inversione di rotta. Entrambi gli imprenditori del settore orafo di Arezzo ci hanno riferito una crescente necessità trovare un equilibrio tra la vita privata e la vita lavorativa. Ci hanno inoltre riferito di un crescente bisogno formativo e informativo, in cui le associazioni di categoria possono giocare un ruolo determinante. Possiamo dunque leggere in questi elementi l’espressione della volontà degli imprenditori stranieri di superare certi elementi che li hanno relegati ad attori marginali dei distretti in cui si inseriscono. Non sappiamo in che modo si declineranno queste intenzioni nel futuro, se con l’apertura di nuovi mercati esteri o con l’esplorazione di nuove nicchie di mercato o, ancora, risalendo la catena di valore, ma sarà certamente compito delle istituzioni accompagnare questi processi, ripensando la governance dei distretti industriali.
Se persistono dal lato delle imprese a titolarità immigrata criticità e debolezze, appare opportuno avviare processi che sappiano guardare al futuro in un’ottica di medio-lungo periodo, valorizzando e integrando competenze e professionalità acquisite da parte degli imprenditori migranti, superando le barriere e le difficoltà ancora esistenti e assicurando sostenibilità e ricambio all’interno dei distretti industriali che qualificano e caratterizzano il sistema produttivo italiano. Un approccio di sistema che richiede una pianificazione e strumenti di supporto e sostegno adeguati da sviluppare all’interno dei singoli contesti territoriali.
Per selezionare i tre casi studio su cui si è concentrata l’analisi, sono state raccolte ed elaborate informazioni provenienti da più fonti, attraverso livelli di analisi per gradi successivi:
▪ come base di partenza dell’analisi è stata analizzata l’ampia base dati del portale realizzato da InfoCamere in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
▪ All’analisi dei dati InfoCamere, è stata sovrapposta la mappa dei distretti industriali ISTAT. È stata selezionata una rosa di candidati, da cui man mano sono stati eliminati i territori che non si sono rivelati effettivamente significativi.
▪ Una volta selezionati i tre territori, grazie al dialogo con le Camere di Commercio abbiamo avuto accesso ad ulteriori e, nella maggior parte dei casi, ricchissime informazioni qualitative e quantitative sull’imprenditoria straniera nei territori di competenza a cui si sono aggiunte le informazioni qualitative derivanti dalle interviste con imprenditori e istituzioni.
Sulla base degli elementi raccolti dalle fonti primarie è stato quindi possibile selezionare 3 casi studio sull’impresa di migranti nei distretti industriali. Il processo di selezione non è stato sempre lineare. Se ad esempio nel caso di Arezzo i dati numerici evidenziavano una presenza rilevante di imprese straniere inserite nel distretto orafo, per l’individuazione degli altri casi si è proceduto per tentativi: in una prima fase abbiamo individuato dei territori e delle filiere che presentassero caratteristiche interessanti a livello numerico, sovrapponendo a queste informazioni la mappa dei distretti industriali ISTAT del 2011. Nella seconda fase abbiamo proceduto ad interrogare le Camere di Commercio locali, escludendo le realtà in cui non abbiamo riscontrato una corrispondenza tra dati quantitativi e informazioni qualitative circa un reale inserimento delle imprese a titolarità immigrata nei contesti produttivi legati ai distretti. In questo modo la nostra attenzione è stata attirata dal distretto tessile e delle confezioni di Treviso e dal contesto di Reggio Xxxxxx, la cui analisi non si è limitata ad un’unica filiera, ma ha messo in evidenza più settori produttivi.
Con ogni probabilità, non è un caso che i tre distretti selezionati secondo il processo descritto si trovino in regioni –
Toscana, Xxxxxx-Romagna e Veneto - che hanno reso l’economia distrettuale la base dei propri sistemi industriali.
I tre casi di studio sono stati poi arricchiti da 12 interviste a testimoni privilegiati, riguardanti le relazioni tra territorio, comportamenti imprenditoriali e comunità migranti, sia dal punto di vista produttivo e imprenditoriale, che rispetto a vincoli istituzionali e dispositivi di controllo dell’impresa migrante.
Definizione di distretto industriale
La legge n. 140/1999 definisce i distretti industriali come “sistemi produttivi locali […] caratterizzati da una elevata concentrazione di imprese industriali nonché dalla specializzazione produttiva di sistemi di imprese”. In questi sistemi le imprese, di piccole o medie dimensioni, operano prevalentemente nello stesso settore o in settori ad esso complementari. Nel 2011
– anno dell’ultima rilevazione ISTAT29 - si contano in Italia 141 distretti industriali, la cui distribuzione nel territorio nazionale appare piuttosto disomogenea, concentrandosi principalmente nel Nord-Est del territorio italiano. I settori principali sono quello della meccanica (27%), tessile-abbigliamento (22,7%), beni per la casa (17,0%) e pelli, cuoio e calzature (12,1%).
Per un’analisi approfondita si rimanda al contributo ISTAT già citato, in questa sede ci soffermeremo ad illustrare alcune
caratteristiche dei distretti industriali utili alla nostra analisi:
▪ la forte territorialità espressa dai distretti industriali genera vantaggi legati allo sfruttamento delle materie prime presenti, al clima e alla conformazione del territorio.
▪ L’insistenza in un territorio delimitato porta anche a tessere relazioni dense tra imprese, favorendo i processi di innovazione, la circolazione di competenze e la compartecipazione al rischio di impresa, creando un sistema di “concorrenza collaborativa”. Nei distretti si creano delle reti che non coinvolgono sono le imprese che vi
29 I distretti industriali 2011, a cura della Direzione Centrale delle Rilevazioni Censuarie e Registri Statistici (DCCR), ISTAT, 2011
partecipano attivamente, ma anche istituzioni locali, banche ed istituti di credito. In questi termini il distretto assume una dimensione socio-economica, non solo economica.
▪ Le imprese che formano un distretto sono specializzate in uno o più segmenti produttivi, con reti di subforniture piuttosto fitte. Ciò produce numerosi vantaggi logistici e rende le filiere dei prodotti corte per definizione: le distanze medie di approvvigionamento nelle aree distrettuali sono di 116 km, contro i 157 delle aree non distrettuali30, ma, nei distretti orafi, le distanze si riducono ulteriormente a 56 km31. Inoltre, questo tipo di organizzazione industriale permette alle piccole e medie imprese di operare in maniera efficiente e flessibile, quasi
come se formassero un’unica grande impresa, poiché permette loro di superare i limiti dovuti alla dimensione
ridotta.
Definizione di impresa a titolarità straniera
È definita “impresa a titolarità straniera” un’impresa in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta essere complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite (Unioncamere). Per ovvie ragioni, la nostra analisi esclude le imprese il cui controllo è detenuto da persone giuridiche non residenti in Italia.
Attualmente nella definizione di imprese a titolarità stranierà rientrano 631.157 imprese, che rappresentano il 10% del totale e impiegano poco meno di 862 mila persone (9% del totale). I dati raccolti da Unioncamere e InfoCamere alla fine del 2020 evidenziano un aumento degli imprenditori nigeriani (+8,6% dalla fine dell’anno precedente e Pakistani e una leggera flessione di quelli provenienti da Cina (-1,4%) e Marocco (-0,6%), che comunque continuano a stare in testa alla classifica delle comunità più rappresentate. Lazio e Lombardia sono le regioni dove si concentra il maggior numero di impese straniere.
Interviste realizzate Provincia di Arezzo
Imprenditore orafo straniero |
Imprenditore orafo straniero |
Ufficio Studi Camera di Commercio Arezzo-Siena |
Federazione Orafi Confartigianato Arezzo |
Interviste realizzate Provincia di Treviso
Imprenditore tessile italiano |
Imprenditore tessile italiano |
Imprenditore tessile italiano |
Ufficio Studi Camera di Commercio Treviso-Belluno |
Interviste realizzate Provincia di Reggio Emilia
Presidente associazione di migranti |
IFOA Reggio Xxxxxx |
Ufficio Studi Camera di Commercio Reggio Xxxxxx |
Fondazione Mondinsieme |
30 Intesa San Paolo, Direzione Studi e Ricerche, Economia e finanza dei distretti industriali, Rapporto annuale n. 13, Marzo 2021
31 Intesa San Paolo, Direzione Studi e Ricerche, Economia e finanza dei distretti industriali, Rapporto annuale n. 11, Dicembre 2018
CAPITOLO 3
Indagine fra le Camere di Commercio
dell’Industria, Artigianato e Agricoltura e tra Enti di Categoria sulle imprese a titolarità migrante
Contributo di: Xxxx Xxxxx
3.1 Un questionario rivolto alle CCIAA ed enti di categoria in Italia
Nel quadro del progetto Futurae, il CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) ha disegnato un questionario, discusso e approvato da Unioncamere, volto a descrivere e analizzare in che modo le diverse Camere di Commercio e dell’Artigianato e Agricoltura (CCIAA) ed associazioni di categoria32 in Italia si relazionino con la componente delle imprese a titolarità straniera nei propri territori. Tra dicembre 2020 e marzo 2021 sono state raccolte quarantacinque risposte al questionario provenienti da rappresentanti di quaranta Camere di Commercio e da tre agenzie speciali (IFOA Reggio Xxxxxx; Formaper CCIAA di Milano, Lodi, Monza e Brianza; Asset CCIAA della Basilicata), a cui si aggiungono due enti di categoria. La copertura geografica ha assicurato contributi da nord, centro, sud e isole. Per completare le informazioni raccolte sono state realizzare 23 interviste telefoniche di approfondimento33. In questo documento sono riportati i risultati dell’analisi dei questionari e delle interviste, trasmettendo la percezione e comprensione che gli enti coinvolti hanno espresso in relazione all’impresa a titolarità immigrata.
Tavola 1 – Campione di indagine
Futurae
Enti che hanno compilato il questionario CeSPI (in ordine alfabetico) Enti che aderiscono al
progetto
• CCIAA Alessandria - Asti | |
• CCIAA Agrigento | |
• CCIAA Arezzo-Siena | |
• CCIAA Bari | X |
• CCIAA Bari - Sviluppo Azienda Speciale | X |
• CCIAA Bergamo | |
• CCIAA Xxxxxx Xxxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxx Xxxxx Xxxxxx | X |
• CCIAA Bologna | |
• CCIAA Bolzano | |
• CCIAA Brescia | |
• CCIAA Cagliari Oristano | X |
• CCIAA Caltanissetta | |
• CCIAA Caserta - ASIPS | X |
• CCIAA Catanzaro | |
• CCIAA Chieti Pescara | |
• CCIAA Basilicata, Asset Azienda Speciale della Camera di Commercio Basilicata | |
• CCIAA Cremona | |
• CCIAA Cuneo | |
• CCIAA Firenze | |
• CCIAA Foggia | |
• CCIAA Frosinone Latina | |
• CCIAA Genova | |
• CCIAA Gran Sasso d'Italia | |
• CCIAA Mantova | |
• CCIAA Maremma e Tirreno (Livorno e Grosseto) | X |
• CCIAA Milano, Monza Brianza e Lodi - Formaper | X |
• CCIAA Modena | X |
• CCIAA Napoli | |
• CCIAA Pavia | X |
• CCIAA Perugia | |
• CCIAA Piacenza | |
• CCIAA Pistoia-Prato | |
• CCIAA Pordenone-Udine | |
• CCIAA Reggio Emilia | X |
33 Si ringraziano i/le referenti delle organizzazioni coinvolte nell’indagine che hanno generosamente dedicato del tempo alla compilazione del questionario e ai colloqui aggiuntivi: CCIAA Agrigento, Bari e Bari Sviluppo Azienda speciale, Cagliari e Oristano, Caltanisetta, Foggia, Pavia e Ufficio Studi, Pordenone, Prato, Reggio Xxxxxx e Ufficio Studi, Treviso e Belluno, Viterbo, ASSET - Azienda Speciale della Camera di Commercio della Basilicata, Formaper - CCIAA Milano, Lodi, Monza e Brianza, IFOA - Reggio Xxxxxx, Fondazione Mondo Insieme, Unione Artigiani Lombardia, Legacoop Lombardia, Centro Estero per l'Internazionalizzazione in Piemonte, Associazione Abreer, Presidente dell’associazione di Reggio Xxxxxx RECAF APS.
• CCIAA Riviere Liguria Imperia La Spezia Savona | |
• CCIAA Terni | |
• CCIAA Torino | X |
• CCIAA Trento | |
• CCIAA Treviso-Belluno | |
• CCIAA Trieste | |
• CCIAA Viterbo | |
• Camera Valdostana delle Imprese e delle Professioni | |
• IFOA - Reggio Xxxxxx | X |
• LegaCoop – Lombardia | |
• Unione Artigiani - Lombardia |
Le Camere di commercio dell’Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA) italiane sono enti pubblici locali che svolgono funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese del territorio di propria competenza, curandone lo sviluppo nell'ambito delle economie locali34. Esse si occupano in particolar modo di attività amministrative - ad esempio gestiscono l’anagrafe delle imprese35 (registro imprese) - e di attività di studio e analisi e promozionali come sostegno alle imprese e allo sviluppo dell’economia locale. In tal senso possono offrire eventuali servizi, pur distinguendosi come natura e vocazione da associazioni ed enti di categoria che rappresentano e tutelano invece gli interessi di quegli operatori, a loro affiliati, appartenenti ad uno specifico gruppo produttivo o professionale.
Le domande e relative risposte raccolte tra gli enti che hanno aderito a questa indagine riguardano la conoscenza delle organizzazioni circa la natura e il contributo delle imprese a titolarità migrante. Diversi sono i temi affrontati tra cui: l’inserimento delle imprese di migranti nei tessuti locali; i servizi offerti alle/utilizzati dalle imprese a titolarità migrante; i punti di forza e di debolezza delle imprese di migranti; le buone pratiche rivolte alle imprese a titolarità migrante da condividere ed eventualmente replicare in altri contesti.
3.2 La rilevanza delle imprese straniere nei diversi territori
I dati raccolti e le analisi svolte dall’Osservatorio sull’Inclusione finanziaria dei migranti gestito dal CeSPI36 hanno evidenziato che la dimensione e le condizioni del contesto territoriale influenzano il livello di inclusione finanziaria ed economica molto più di altre variabili, quali ad esempio la nazionalità, il genere o aspetti culturali-religiosi. Gli ambiti nei quali si rileva una maggiore influenza del contesto locale riguardano il livello di conoscenza e di maturità finanziaria dei migranti37 e l'effettivo accesso e utilizzo di prodotti e servizi finanziari38. L’analisi ha messo in evidenza che una politica di inclusione economico-finanziaria e sociale basata su una dimensione territoriale si fonda innanzitutto su:
a) una conoscenza approfondita della popolazione immigrata presente sul territorio;
b) una presenza e una rete multi-stakeholder di attori in grado di intercettare e rispondere alla componente migrante e ai suoi bisogni;
c) una presenza e accessibilità a servizi in grado di offrire soluzioni ai bisogni economico-finanziari dei migranti.
Allo stesso tempo, i possibili fattori che possono rallentare il processo di inclusione finanziaria nel contesto locale si riferiscono a:
i. una generale debolezza in termini di cultura ed educazione finanziaria, per la cittadinanza italiana come per quella straniera;
34 “Le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura sono enti pubblici dotati di autonomia funzionale che svolgono, nell'ambito della circoscrizione territoriale di competenza, sulla base del principio di sussidiarietà di cui all'articolo 118 della Costituzione, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell'ambito delle economie locali.” (Decreto Legislativo 15 febbraio 2010, n. 23, modifiche alla legge 29 dicembre 1993, n. 580)
35 Sono obbligati a iscriversi al registro delle imprese, ad esempio: imprenditori commerciali, società commerciali, cooperative. Si iscrivono a una sezione speciale i liberi professionisti e i piccoli imprenditori (ad esempio gli artigiani, i coltivatori diretti, le società semplici).
36 xxxxx://xxx.xxxxx.xx/xx/xxxxxxxx/xxxxxxxxxxx/xxxxxxxxxx-xxxxxxxxxxx-xxx-xxxxxxxx
37 Se si tratti di un profilo finanziario di base oppure evoluto.
38 Dal conto corrente all’accesso al credito personale o per l’impresa.
ii. livelli di bancarizzazione più bassi rilevati tra migranti regolari residenti (rispetto agli italiani);
iii. un diverso grado di coinvolgimento da parte delle istituzioni locali, ma anche una comune difficoltà di coordinamento tra i diversi stakeholder locali;
iv. una forte disomogeneità di condizioni e risorse tra territori.
Le imprese di migranti non sono presenti e attive in modo omogeneo nei diversi territori e settori in Italia, esprimendo una disuguale incidenza in relazione al totale delle imprese o alle imprese per settore. Ciò significa che per alcune realtà il fenomeno delle imprese a titolarità migrante può risultare consistente (in valori assoluti o relativi) e rilevante come contributo al tessuto produttivo-imprenditoriale, mentre per altre può risultare periferico e secondario. La diversa incidenza delle imprese di migranti spiega perché alcuni enti, e non altri, possano esprimere una conoscenza pregressa del fenomeno e delle sue manifestazioni o evidenzino iniziative passate rivolte alle imprese di migranti.
Sulla base delle indicazioni raccolte nel gruppo di enti partecipanti all’indagine, il peso delle imprese individuali a titolarità di cittadini nati in un paese extra comunitario39 varia tra zero - con una quasi assenza di imprese straniere - a percentuali molto più alte, pari al 30% del totale delle imprese registrate. La media, rispetto al gruppo che ha partecipato all’indagine, risulta il 9.8%, la moda e mediana il 10%. I luoghi in cui l’incidenza delle imprese a titolarità straniera è superiore al 10% si trovano al centro-nord Italia, ad eccezione del caso campano che indica un approssimativo 20%.
Raffrontando l’incidenza delle imprese di migranti sul totale delle imprese, come da indicazioni fornite dalle Camere di Commercio40 che hanno partecipato all’indagine, con l’incidenza della popolazione straniera residente sulla popolazione residente totale per ciascuna provincia, possiamo evidenziare che, seppur in modo approssimativo, tale confronto restituisce una diversa propensione all’imprenditoria delle comunità migranti nei diversi territori. In particolare, si può notare che:
- a Napoli e a Prato il peso delle imprese a titolarità migrante sulle imprese locali supera rispettivamente di 15,8 e 11,6 punti percentuali il peso che ha la popolazione straniera sulla popolazione residente complessiva.
- Altri contesti in cui il peso delle imprese straniere risulta in qualche modo superare l’incidenza della popolazione straniera residente sulla popolazione locale si riferiscono a Genova (7,4 punti percentuali) e a un gruppo di aree del centro-sud Italia il cui valore si esprime tra i due e tre punti percentuali di differenza): Caltanisetta, Catanzaro, Torino, Bologna, Agrigento e Firenze.
Tavola 2 – Presenza stranieri (imprese e popolazione) nei territori indagati
% di imprese straniere sul totale delle imprese
(dalla % più bassa a quella più alta) *
% della popolazione straniera residente per provincia (2019)**
1. CCIAA Chieti | 1 | 5,3 |
2. CCIAA Bari | 3,71 | 3,3 |
3. CCIAA Basilicata, Asset Azienda Speciale | 4 | 4 (dato regionale) |
4. CCIAA Foggia | 4,2 | 5 |
5. CCIAA Viterbo | 5 | 9,8 |
6. XXXXX Xxxxxxxxxxxxx | 0,0 | 0 |
0. XXXXX Xxxxx x'Xxxxx | 5,8 | 6,5 |
8. CCIAA Latina | 5,8 | 9,1 |
9. CCIAA Cuneo | 6,2 | 10,2 |
10. CCIAA Agrigento | 7 | 3,5 |
11. CCIAA Trento | 7,2 | 8,6 |
12. CCIAA Catanzaro | 7,50 | 5,1 |
13. CCIAA Perugia | 8 | 10,7 |
14. CCIAA Terni | 9 | 10,1 |
15. XXXXX X'Xxxxxx-Xxxxxx | 0 | Xx: 8; Te: 7,4 |
16. CCIAA Milano, Monza Brianza e Lodi/ Formaper | 10 | Mi: 14; MB: 8,8; Lo: 11,9 |
39 Per impresa di stranieri (o imprese a titolarità straniera) si intende l'insieme delle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando le composizioni di quote di partecipazione e cariche attribuite (fonte: Unioncamere-InfoCamere, Movimprese). In questa sede, per impresa di stranieri si fa riferimento ad imprese di cittadini provenienti da paesi non-OCSE, con l’aggiunta della Polonia.
40 Le CCIAA svolgono le loro funzioni nell'ambito della circoscrizione territoriale di competenza, che normalmente coincide con la provincia.
17. CCIAA Biella e Vercelli, Novara, Verbano Cusio Ossola | 10 | Bi: 5,6; Vc: 8,2; No: 10,3; Vb: 6,3 |
18. CCIAA Modena | 10 | 13 |
19. CCIAA Brescia | 10 | 12 |
20. CCIAA Udine-Pordenone | 10,50 | Ud: 7,4; Pn: 10,3 |
21. CCIAA Alessandria-Asti | 10,50 | Al: 10,9; At: 11,1 |
22. XXXXX Xxxxxx x Xxxxx | 00,0 (Xx: 11,8; Si: 8,7) | Ar: 10,6; Si: 10,9 |
23. CCIAA Trieste | 11 | 9,1 |
24. CCIAA Bergamo | 11 | 10,7 |
25. CCIAA Treviso e Belluno | 11 | Tv: 10,2; Bl: 5,9 |
26. CCIAA Mantova | 11,3 | 12,6 |
27. CCIAA Pavia | 12 | 11,4 |
28. CCIAA Torino | 12 | 9,4 |
29. CCIAA Piacenza | 12,2 | 14,4 |
30. CCIAA Cremona | 12,3 | 11,6 |
31. CCIAA Bologna | 14,64 | 11,6 |
32. CCIAA Reggio Xxxxxx | 15,8 | 12,1 |
33. CCIAA Genova | 16 | 8,6 |
34. XXXXX Xxxxxxx | 00 | 00,0 |
00. XXXXX Xxxxxxx Xxxxxxx Xxxxxxx La Spezia Savona | 16 | Sp: 9,1; Sv: 8,5; Im: 11,8 |
36. CCIAA Napoli | 20 | 4,2 |
37. XXXXX Xxxxx | 00 | 00,0 |
00. XXXXX Xxxxxxx - ASIPS | ND | 5,2 |
39. CCIAA Maremma e Tirreno / Livorno e Grosseto | ND | Li: 8; Gr: 10 |
40. CCIAA Bolzano | ND | 9,4 |
41. CCIAA Cagliari Oristano | ND | Ca: 3,7; Or: 2 |
*Dati indicati dagli Enti nel questionario CeSPI (indagine: dicembre 2020-marzo 2021)
**Popolazione straniera residente per provincia, 31 dicembre 2019 (xxx.xxxxx.xx)
Unione Artigiani | ND |
Lega Coop Lombardia | ND |
3.3 Le imprese di migranti diversamente inserite nei tessuti locali
Le imprese di migranti si inseriscono in pregressi tessuti imprenditoriali e produttivi, diversamente adattandovisi, contribuendo o definendo ex novo la propria collocazione. Diverse sono le variabili che determinano come e perché le imprese di migranti si posizionano nel tessuto della piccola-media impresa in Italia: ad esempio entrando a far par parte di filiere o mercati esistenti con un contributo originale o con un ruolo da contoterzisti, sostituendosi a precedenti imprese italiane, ormai disinteressate, oppure ancora creando spazio per nuovi mercati etnici. Studiare questi fenomeni è importante perché permette di comprendere come la componente migrante si esprime e inserisce nel quadro più generale dell’imprenditoria in Italia, individuando le aree di maggior contributo e quelle in cui si evidenziano maggiori ostacoli e debolezze. Questo consente di individuare percorsi e variabili che possono essere oggetto di politiche o strategie di sostegno targettizzate, e quindi più efficaci rispetto ad interventi generalizzati.
Cecando di chiarire come le imprese di migranti si siano posizionate nei propri territori, nella maggior parte dei casi considerati (75%; 33 su 44 risposte) le imprese a titolarità straniera sono principalmente descritte come concentrate in specifiche nicchie ed ambiti territoriali e nel 27,3% dei casi esse sono identificate come imprese etniche con prodotti o sevizi dedicati alle proprie comunità. Ciò sottolinea una prevalente percezione delle imprese di migranti come segmento facente parte del mondo imprenditoriale italiano, ma che si esprime all’interno di perimetri etnici-settoriali- territoriali, auto-costituiti oppure imposti o definiti dal contesto esterno. Nel 38,6% dei casi esse sono riconosciute nella pratica del dumping sociale, ossia nell’utilizzo di manodopera a più basso costo (migrante) rispetto a quella italiana.
Secondariamente esse sono considerate come integrate nel tessuto italiano (nel 38,6% dei casi), anche per aver sostituito le imprese italiane in settori abbandonati (27,3%).
Il contributo riconosciuto alle imprese di migranti in termini di capacità di innovazione ed eccellenza (2,3%) o di apertura verso nuovi mercati (4,5%) risulta complessivamente ancora ridotto.
Tavola 3 – Definizione delle imprese straniere nel territorio
33
38,6
17
38,6
17
27,3
12
27,3
12
22,7
10
11,4
5
11,4
5
6,8
3
4,5
2
2,3
1
2,3
1
Sono concentrate in alcune nicchie o ambiti settoriali/etnici
Sono integrate nel tessuto d’impresa del territorio
Xxxxx risposto ad un bisogno di manodopera a basso costo Xxxxx in larga parte sostituito altre imprese italiane in settori
abbandonati
C’è una componente prevalente di imprese “etniche” (offrono prodotti o
servizi prevalentemente riservati ad una clientela etnica)
Si sono poste in competizione con le imprese italiane per gli stessi beni/servizi
Hanno portato nuovi beni/servizi (in aggiunta a quelli italiani)
Hanno sostituito altre imprese italiane perché più competitive Sono tutte o in prevalenza imprese terziste senza sbocco diretto sul
mercato
Hanno portato nuovi bacini di mercato
Sono presenti in settori di lavorazioni
Presentano casi di eccellenza per innovazione e/o collocazione sul territorio
0 10 20 30 40 50 60 70
% Numero di risposte
Elaborazione a cura del CeSPI. Totale risposte valide 44.
Pur non potendo appiattire un segmento imprenditoriale che al suo interno è estremamente differenziato - in termini di concentrazioni settoriali, nazionalità, genere, distribuzione territoriale - da più fronti emergono profili e caratterizzazioni ricorrenti, che nulla tolgono alla presenza di eccezioni e singolarità emergenti. Le più comuni indicazioni che abbiamo raccolto si riferiscono a micro-imprese e imprese individuali (spesso a conduzione familiare), operanti in alcuni settori in cui è concentrata la presenza di imprenditori stranieri per nazionalità (spesso in relazione a settori marginali in termini di qualità e innovazione e prodotti o servizi verso cui si esprime la percezione di una qualità medio-bassa). I settori più citati sono: commercio (ingrosso e dettaglio; piccolo commercio e ambulanti); ristorazione; edilizia; trasporto; tessile; agricoltura (in alcuni contesti). Tra le comunità più presenti nell’impresa individuale troviamo: Egitto, Cina, Romania (anche se cittadini comunitari), Marocco e Perù.
3.4 I contesti territoriali oggetto dell’indagine e alcune ipotesi interpretative
I contesti territoriali e la storia e natura dei tessuti locali d’impresa intercettati nel corso dell’indagine esprimono tra loro grandi differenze che si riflettono anche nella componente migrante: ad esempio tra aree al nord, centro e sud d’Italia, come anche tra aree con diversa tradizione industriale, presenza di filiere produttive, vocazione mercantile o agricola, prevalenza di un modello micro-imprenditoriale di stampo familiare o con una più forte spinta all’economia informale.
Alcune ipotesi interpretative trasversali sono emerse, soprattutto nei momenti di confronto e scambio con gli enti intervistati, pur necessitando di ulteriori verifiche ed evidenze41.
A) In generale, laddove si sia riscontrata debolezza (o assenza) di un tessuto manufatturiero e industriale autoctono, lo sviluppo di piccole e medie imprese (PMI) migranti più solide e integrate non risulta facilitato; in contesti differenti, dove il tessuto manufatturiero sia più articolato, le imprese a titolarità migrante talvolta dimostrano esempi di inserimento, affiancamento o sostituzione delle realtà esistenti. Il precedente panorama imprenditoriale determinato da micro-imprese di stampo familiare trova replicazione nell’affermazione di micro-imprese di migranti, intese come ditte individuali espressione di forme di auto-impiego (come nel caso di Agrigento e Foggia). Inoltre, quanto più la struttura economica del territorio risulta appiattita attorno a settori produttivi a ridotto contributo di innovazione e investimento, attorno ad una limitata crescita e strutturazione (scale up) delle imprese e delle reti di imprese, ad un mercato poco competitivo, tanto più le imprese di migranti tenderanno ad inserirsi in segmenti minori, periferici, a basso valore aggiunto o auto-referenziali (più facilmente rivolte al mercato etnico).
B) Le imprese di migranti, nei territori oggetto d’indagine, molto spesso sono nate occupando aree urbane o peri- urbane abbandonate da imprese italiane, in cui il costo degli spazi o ruderi industriali o di locazione di immobili risulta un evidente incentivo all’insediamento. Ciò ha negli anni modificato la fisionomia di molte città e periferie, partecipando involontariamente a processi di riattivazione, riqualificazione o trasformazione socio-economica, spesso creando nuovi hub settoriali o zone a forte caratterizzazione multi-etnica. Il profilo di molti contesti urbani/semi-urbani è cambiato molto: ad esempio quartieri con più alta concentrazione di ristoranti etnici, di negozi specializzati in servizi per la popolazione immigrata, negozi di commercio al dettaglio, laboratori di diversa dimensione, se non anche magazzini o grandi magazzini che hanno soppiantato la concorrenza locale. Contestualmente, la crescente presenza di imprese straniere concentrate in settori e luoghi definiti spesso origina il bisogno di servizi accessori o funzionali al processo di insediamento (intermediazione immobiliare, rafforzamento di servizi di fornitura, spedizione, commercio, o attività socio-culturali). Dove manchino spazi fisici a basso costo da poter occupare può risultare più improbabile che si insedino imprese di migranti.
C) Un interrogativo di ricerca riguarda in quale misura le imprese di migranti filtrino, assorbano, interpretino o riflettano tratti socio-economici del più ampio contesto in cui operano. Questa riflessione nasce in particolare dal confronto con LegaCoop Lombardia che ha messo in evidenza una larga presenza di immigrati tra i soci delle sue cooperative afferenti, ma una loro assenza in posizioni dirigenziali o nei consigli di amministrazione – ad esclusione della recente esperienza di una neo-cooperativa mista nata a Milano. Analizzando il caso di Reggio Xxxxxx, in una regione a forte vocazione cooperativistica, sono state invece citate diverse esperienze di cooperative nate a partire da gruppi di migranti o gruppi misti. La formula cooperativa come espressione di progettualità collettive imprenditoriali risulta complessivamente poco praticata, ma forse anche influenzata dai modelli locali più facilmente suggeriti o ricorrenti.
D) In diversi contesti dove forte è l’incidenza e il peso del settore agricolo, la componente straniera risulta preponderante nella forza lavoro – stagionale o permanente – rispetto all’assenza di aziende agricole a titolarità migrante o ad una presenza dirigenziale nelle esistenti cooperative agricole. Ciò è confermato sia dal caso emiliano- romagnolo dove molti sono i cittadini asiatici, ad esempio indiani di religione sikh nelle attività dell’allevamento, oppure nel foggiano rispetto alla coltivazione del pomodoro o del carciofo, oppure ancora in Sardegna con cittadini rumeni o bulgari nell’allevamento e tosatura degli ovini. L’agricoltura – come anche i servizi di pulizie e molti servizi alla persona – è un esempio di settore economico caratterizzato dal paradosso che vede una preponderante presenza di addetti migranti, un’alta diffusione di pratiche informali e un basso numero di imprese a titolarità straniera.
E) Una questione sollevata da più fronti durante l’indagine riguarda la facilità con cui le imprese di migranti spesso tendono a ricorrere a pratiche informali e ad un operato ai confini della legalità. È interessante segnalare la prevalenza di lavoratori autonomi in edilizia, di fatto camuffando rapporti di lavoro più stabili e continuativi con le ditte appaltatrici. L’apertura di imprese spesso risulta funzionale all’ottenimento del permesso di soggiorno, dove al
41 Non tutte le Camere di Commercio che hanno compilato il questionario hanno contestualmente dato disponibilità per colloqui aggiuntivi. I casi qui riportati risultano quindi da tale auto-selezione.
numero di imprese avviate sulla carta non corrispondono altrettante imprese reali e attive. Inoltre, diversi contesti hanno segnalato una crescita di società di capitali (in particolare società a responsabilità limitata, srl) che vede coinvolti anche cittadini stranieri. Questo incremento, inizialmente recepito come manifestazione di una strutturazione aziendale, è stato poi ricondotto agli effetti della riforma del diritto societario. Anziché una reale evoluzione dell’impresa individuale, risulterebbe una scelta di opportunità per i vantaggi offerti dalla società di capitali, probabilmente suggerita da commercialisti di riferimento. A latere segnaliamo che diverse sono le iniziative che vedono coinvolte alcune Camere di Commercio (ad esempio Cuneo e Foggia) nel contrasto al ricorso illegale alla manodopera nel settore agricolo.
F) Le caratterizzazioni imprenditoriali e settoriali nei diversi contesti analizzati sono accompagnate da ricorrenti connotazioni nazionali. Tipicamente: albanesi e rumeni nell’edilizia. Nella ristorazione e nel commercio ambulante, cittadini asiatici, ma anche dal nord Africa o Medio Oriente. Centro o latino americani nel settore dei trasporti. Nel settore meccanico-manufatturiero ci si riferisce prevalentemente a piccole realtà che lavorano come contoterzisti. La maggior parte degli esempi raccolti si riferisce a micro-imprese individuali; tuttavia è ricorrente il riferimento alla comunità cinese come modello d’impresa a titolarità straniera capace di imporsi sia nel mercato etnico che in quello italiano, di esprimere (non sempre, ma più facilmente di altri gruppi) capacità di investimento, capitalizzazione e ristrutturazione aziendale e di partecipare a reti transnazionali di commercio che superano i confini nazionali (in particolare nel settore tessile). La comunità cinese viene spesso descritta nei diversi territori come capace di interpretare tratti di forte resilienza e abnegazione al lavoro, di esprimere un basso rispetto e conoscenza della cultura della legalità, di essere prevalentemente presente nel settore del commercio al dettaglio, della ristorazione, e – cosa più interessante – nel manufatturiero, in larga parte con micro-imprese familiari e con alcune medie imprese più solide e organizzate. Le imprese a titolarità cinese sembrano comprovare sia processi di sostituzione delle imprese italiane, che processi autonomi di affiancamento o creazione di nuove nicchie di mercato.
⇨ Paradigmatico ed esemplare è il caso di Prato in relazione al ruolo delle imprese cinesi. Una pregressa e solida presenza del settore tessile, rimasto nel tempo a prevalente caratterizzazione di imprese italiane dedicate a tessuti e manufatti rivolti al mercato italiano di alta gamma, è stata affiancata – dagli anni 1990 – dal crescente sviluppo
del settore delle confezioni, appannaggio di imprese a titolarità cinese – rivolte al confezionamento di tessuti di provenienza cinese, poi diretti ad un mercato di media-bassa qualità, nazionale e internazionale. Come evidenziato dal referente dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Prato, il contributo delle imprese cinesi nel settore delle confezioni ha sicuramente partecipato allo sviluppo di un polo manufatturiero cittadino che però non ha ancora raggiunto una integrazione tra le sue due componenti – quella tessile di tradizione italiana, ora minoritaria, e quella cinese delle confezioni, oggi maggioritaria. Le forme di collaborazione o scambio in chiave di filiera sono estremamente rare. La componente cinese, inoltre, mette in luce al suo interno situazioni molto diverse: da un lato, imprese solide e strutturate che hanno investito in sviluppo tecnologico, e dall’altro lato, imprese a conduzione familiare, contraddistinte spesso da una ridotta cultura della legalità e della sicurezza.
⇨ In Veneto, a partire dalle storiche aree industriali tessili di Montebelluna e nella zona di Treviso (come eredità del modello produttivo del pronto moda) e a fronte degli immobili dismessi nella alta pedemontana, si rileva una significativa presenza di imprese cinesi che rappresentano il 32% delle imprese nel settore formato da laboratori di alta gamma, ma che hanno tuttavia anche un indotto terzista che si inserisce ad un livello medio. Nel vicino Friuli Venezia Giulia le imprese cinesi hanno trovato una loro collocazione all’interno della filiera del mobile e arredo, subentrando alle imprese italiane nella tappezzeria e riparazione tessile, mentre nelle Marche risultano
coinvolte nella filiera dei divani.
⇨ A Reggio Xxxxxx, nel cui territorio ha sede una grande azienda di alta moda, una impresa a dirigenza cinese, espressione di diversity funzionale, si è specializzata garantendo il servizio di stiro professionale dei capi realizzati, impiegando personale italiano per le pratiche amministrative e cittadini stranieri tra gli addetti.
G) Un altro settore ad alta incidenza di imprese di migranti e indicato nella maggior parte dei contesti riguarda l’edilizia, che spesso coinvolge cittadini del nord Africa, della Romania e dei Balcani. La realtà oltre il dato parla più facilmente di lavoratori dipendenti a cui sia stata suggerita o imposta l’apertura di una partita IVA per svolgere lavori occasionali
in autonomia oppure per continuare a collaborare con il proprio datore di lavoro, in subappalto. Nonostante i molti limiti di questi percorsi, l’edilizia rappresenta probabilmente il settore in cui più facilmente avviene il passaggio da lavoro dipendente a lavoro imprenditoriale.
⇨ Citiamo con interesse un caso evidenziato in Puglia e in Sardegna, esempio di sostituzione delle imprese di migranti rispetto ad attività sempre più abbandonate da imprese Italiane. La tradizionale lavorazione muraria a secco (cosiddetti muretti a secco), che contraddistingue manufatti e recinzioni agricole, in entrambi i casi è stata
gradualmente abbandonata dalla manovalanza italiana che è stata sostituita dalla comunità albanese, andata così specializzandosi in questa tecnica costruttiva, assicurandone il mantenimento.
H) La capacità delle imprese a titolarità straniera di farsi interprete di eccellenza o innovazione è un aspetto molto raro da intercettare. Pur con la dovuta attenzione ad eccezioni per ciascun contesto e settore, diversi referenti hanno messo in luce come le imprese di migranti, concentrate come già indicato nell’edilizia, piccolo commercio o ristorazione o in segmenti dedicati al mercato etnico, propongano spesso prodotti o servizi che non si contraddistinguono per l’alta qualità, l’apporto tecnologico, il capitale umano o la novità. Un’eccezione è indicata nella ristorazione dove è stata citata come originale la modalità “all you can eat” o l’introduzione del “take away” (prima dell’affermazione dei servizi di delivery). Il tema della spinta alla digitalizzazione, soprattutto come risposta forzata alle chiusure dovute al Covid-19, ha riguardato prevalentemente quelle imprese italiane (come evidenziato dai dati registrati dagli uffici dedicati a marchi e brevetti) maggiormente capaci e adatte ad aprirsi all’e-commerce. Le potenzialità di avviare scambi commerciali a partire dai legami esistenti con il paese d’origine si esauriscono in iniziative sporadiche, individuali e spesso informali di import-export (prive di impatto aggregato) che nulla hanno a che vedere con i processi di internazionalizzazione d’impresa42. Rileviamo invece che più facilmente idee e imprese (start up) che prevedano il coinvolgimento o avvicendamento delle seconde generazioni sono indicate come capaci di esprimere maggiore potenzialità e innovazione. Le imprese in cui siano presenti giovani e seconde generazioni sono ancora poche e residuali, poiché per diverse comunità immigrate i figli sono ancora troppo piccoli o studenti. Da più parti si sottolinea che la linea di confine del fare impresa sarà sempre più marcata tra prime e seconde generazioni, attraverso una diversa dotazione di competenze linguistiche, scolastiche, professionali e culturali. Oggi sono ancora pochi gli esempi di avvicendamento o protagonismo da parte di giovani immigrati o discendenti43, ma le aspettative sono alte; contestualmente, il crescente processo di naturalizzazione e acquisizione della cittadinanza italiana renderà impossibile ricondurre le imprese delle seconde generazioni alla categoria delle “imprese di migranti”.
3.5 Percezione dei punti di forza e di debolezza delle imprese di migranti
Alle imprese a titolarità migrante sono riconosciuti punti di forza e di debolezza che vanno a distinguerle o caratterizzarle rispetto alle imprese a titolarità italiana, avvantaggiandole in alcuni casi e ostacolandole in altri.
Tra gli aspetti più citati dagli enti che hanno partecipato all’indagine, quelli che le favoriscono sono:
a) l’accesso più frequente ad una manodopera immigrata sottopagata (55,8% dei casi), che si collega anche
b) ad una maggiore disponibilità di risorse umane che spesso gravitano attorno a progetti imprenditoriali di stampo familiare (37,2%), e
c) ad una organizzazione del lavoro complessivamente più flessibile e competitiva (anche a fronte di un ricorso considerato più frequente a pratiche informali) rispetto alle imprese italiane (48,8%).
42 Ad eccezione della componente cinese che intrattiene forti scambi, flussi monetari e relazioni commerciali con il paese d’origine e anche attraverso reti transnazionali più articolate (come nel citato hub di Prato che è al centro di relazioni commerciali con altri paesi europei).
43 Ad esempio, diversi casi sono stati rilevati a Reggio Xxxxxx, tra cui: una realtà che offre servizi di assistenza burocratica e fiscale per immigrati, un e-commerce di accessori di moda, un servizio di food delivery.
Il principale vantaggio che viene indicato dalle interviste (che viceversa è contestualmente riconosciuto anche come punto debole) attiene ad un accesso più frequente a pratiche irregolari che rende tali imprese da un lato più competitive e flessibili, denotandone dall’altro lato una debole cultura della legalità (pur con le necessarie eccezioni).
Un elemento largamente riconosciuto alle imprese di migranti – che potrebbe averle anche favorite nella risposta agli impatti economici dovuti al Covid-19 – riguarda la loro maggiore capacità di adattamento e resilienza alle avversità, perché maggiormente abituate a doverle affrontare fin dalla loro costituzione rispetto alle imprese italiane.
Tra i principali punti di debolezza sono riconosciuti la bassa esperienza, preparazione e cultura imprenditoriale e la scarsa dimestichezza con l’impianto normativo italiano. L’elemento che raccoglie maggiori consensi attiene alla scasa formazione e conoscenza degli ambiti fiscali, contabili e amministrativi (72,1%). Ciò è legato sia alla mancanza di competenze imprenditoriali individuali che alle presumibili difformità rispetto ai regimi vigenti nei paesi di origine (spesso altamente informali), limitando la familiarità con le regole del fare impresa e il sistema finanziario in Italia. Su questi fattori influisce e si inserisce la scarsa conoscenza della lingua italiana spesso registrata come un fattore di ulteriore impedimento.
In seconda istanza vengono rilevati aspetti che rimandano ad una ridotta capacità di consolidamento dell’impresa in sé ed in relazione al contesto: bassa capitalizzazione (23,3%), basso accesso al credito (30,2%) e scarso interesse per le reti di impresa (27,8%).
Nei territori dove operano gli enti che hanno risposto al questionario non sono state rilevate forme di coordinamento, rete o cluster di imprese straniere, che potrebbero rappresentare degli utili interlocutori, tranne nel caso cinese che in diversi contesti esprime proprie organizzazioni di rappresentanza, che tuttavia non intrattengono stabili relazioni con gli attori del territorio.
Tavola 4 – Punti di forza delle imprese migranti |
Minor costo manodopera 24 55,8 Capacità di adattamento e forme di resilienza 23 53,5 Organizzazione del lavoro più flessibile e informale 21 48,8 Disponibilità di risorse umane/familiari 16 37,2 Accesso a mercato etnico di riferimento (in Italia o 20,9 altrove/paese di origine) 9 Non so 6 14,0 Accesso a pratiche di credito etniche/comunitarie 2 4,7 0 10 20 30 40 50 60 % Nr di risposte |
Tavola 5 – Punti di debolezza delle imprese migranti
Scarsa formazione/conoscenza di aspetti fiscali, contabili e amministrativi
Scarsa conoscenza linguistica (italiano)
Ridotto accesso al credito Scarso interesse alla partecipazione a reti d'impresa
Bassa capitalizzazione
Scarsa formazione/conoscenza di aspetti di marketing e management;
Prevalenza di pratiche informali Mancanza progettualità /cultura d'impresa
Non so Scarsa professionalità
Eccessiva dipendenza da un unico committente
72,1
31
44,2
19
30,2
13
27,9
12
23,3
10
20,9
9
18,6
8
14,0
6
11,6
5
9,3
4
9,3
4
0 10 20 30 40 50 60 70 80
% Nr di risposte
Elaborazione a cura del CeSPI. Totale risposte valide 43 valide.
3.6 Impatto del Covid-19 sulle imprese di migranti
In relazione all’impatto del Covid-19 sulle imprese del territorio, le risposte al questionario mettono in evidenza che (sulla base delle informazioni disponibili, di elementi qualitativi e delle percezioni raccolte dalle organizzazioni nei mesi passati) la maggior parte delle imprese a titolarità straniera (75%) ha sofferto gli effetti (diretti e indiretti) della pandemia senza distinzione rispetto alle imprese italiane.
Chi fa riferimento al maggiore impatto del Covid-19 sulle imprese di migranti (6,8%) cita come spiegazione la prevalenza di attività commerciali, soprattutto nel segmento ambulante, che le ha esposte maggiormente al calo dei consumi in atto. Un’altra parte (6,8%) indica invece che le imprese straniere hanno probabilmente sofferto meno delle imprese italiane, rilevando che il tasso di sopravvivenza delle prime sarebbe superiore per l’abitudine e le più sollecitate capacità di adattamento e resilienza alle avversità, per il più facile ricorso alla comunità etnica e alla rete familiare come eventuali strumenti di supporto, accesso al credito o messa in campo di strategie informali.
Le informazioni raccolte in relazione all’accesso a forme di sussidi pubblici previsti per le imprese colpite dagli effetti del confinamento dovuto al Covid-19 mettono in evidenza una discordanza di risposte e percezioni: prevalente è l’assenza di notizie e indicazioni al riguardo (47,6%) rispetto a chi ritiene che l’accesso ai sussidi sia stato minore (31%) oppure uguale alle imprese italiane (21,4%). Ciò conferma complessivamente una debolezza in termini di accesso alle informazioni disaggregate per imprese a titolarità italiana e straniera.
3.7 I servizi degli enti rivolti alle imprese straniere
Come già anticipato, le Camere di Commercio svolgono, nell'ambito della circoscrizione territoriale di competenza, funzioni di supporto e di promozione degli interessi generali delle imprese e delle economie locali e possono proporre dei servizi alle imprese del proprio territorio.
Le imprese di migranti, come quelle italiane, spesso risultano utenti del Servizio Nuova Impresa (detto anche Sportello o Punto Nuova Impresa) che offre un supporto gratuito di orientamento ed assistenza ad aspiranti imprenditori nella fase di avvio di una nuova impresa, oppure accedono allo Sportello Unico per le Attività produttive (SUAP), che coinvolge Camere di Commercio, Comuni e molte autorità competenti nell'erogazione di servizi standardizzati telematici per l'avvio e l'esercizio delle attività di impresa. A ciò si aggiungono i servizi istituzionali erogati dalle Camere di Commercio come pratiche amministrative, iscrizione al Registro Imprese, Repertorio Economico Amministrativo, rilascio di certificazioni in lingua.
Sulla base dell’indagine svolta, i principali e più ricorrenti servizi offerti alle imprese, siano esse italiane o straniere, consistono nel sostegno ai percorsi di internazionalizzazione (77%), nell’osservazione dell’andamento dell’economia locale tramite studi e ricerche (75%), nel supporto a processi di digitalizzazione (73%) e nella opportunità di accedere a formazione (66%), orientamento (66%) e accesso al credito (45%).
Tavola 6 – Servizi alle imprese
Internazionalizzazione Studio, analisi, monitoraggio dati su economia locale
Digitalizzazione Formazione e sviluppo competenze
Orientamento Accesso al credito
Mentoring
34 77
33 75
32 73
29 66
29 66
20 45
11 25
Sviluppo di rete Fiscale, contabile, amministrativa, legale, gestionale
Rappresentanza
10 23
7 16
6 14
Marketing e comunicazione
5 11
0 20 40 60 80 100
% Nr di risposte
Elaborazione a cura del CeSPI. Totale 44 risposte valide
Tra i servizi proposti, quelli per cui è riconosciuto un maggior accesso da parte delle imprese a titolarità migrante (pur non avendo dati puntuali al riguardo, ma soprattutto percezioni) sono rivolti all’orientamento e avvio di impresa (37,2%), al rafforzamento delle competenze imprenditoriali (23,3%), alla digitalizzazione (23,3%) e accesso al credito (23,3%). Questi risultati mettono in evidenza una prevalenza di servizi volti a sostenere neo-imprenditori migranti nelle fasi iniziali di orientamento e avvio d’impresa, piuttosto che in quelle di consolidamento o espansione.
Tavola 7 – Servizi utilizzati dalle imprese migranti
Orientamento Digitalizzazione
Formazione e sviluppo competenze
Accesso al credito Internazionalizzazione
Fiscale, contabile, amministrativa, legale, gestionale
Non lo so Marketing e comunicazione
Mentoring Rappresentanza
Studio, analisi, monitoraggio dati su economia locale
Sviluppo di rete
0 10 20
37,2
16
10
10
10
9
23,3
23,3
23,3
20,9
7
6
2
2
5
4,7
4,7
16,3
14,0
11,6
0
0
30 40
% Nr di risposte
Elaborazione a cura del CeSPI. Totale 42 risposte valide
Uno dei punti sollevati sia attraverso le interviste che nelle risposte al questionario riguarda il fatto che i servizi offerti dagli enti che hanno partecipato all’indagine non fanno distinzione tra imprese di migranti e imprese italiane, riferendosi ad un approccio “universalistico” verso i bisogni delle imprese. A titolo di esempio, sono citati servizi offerti e utilizzati da tutte le realtà imprenditoriali - italiane e no - come lo Sportello Camerale di Sostegno alla Competitività delle Imprese della CCIAA di Genova; la spinta della CCIAA di Cagliari-Oristano a promuovere nuove opportunità di sviluppo valorizzando il potenziale dei giovani del territorio, con particolare interesse per le potenzialità di chi abbia un background migratorio.
Tuttavia, in diversi casi tali servizi indistinti esprimono anche la sottostante mancanza di conoscenza delle precise e distinte necessità delle imprese a titolarità migrante e l’assenza di una strategia definita e di risorse nei loro confronti. Pur muovendosi con cautela per non operare discriminazioni positive a favore di un segmento di imprese (migranti) escludendo le altre (italiane), l’opportunità di avviare misure o azioni volte a meglio conoscere, intercettare, coinvolgere o rafforzare le imprese di migranti può risultare una utile scelta temporanea per una loro maggiore integrazione e valorizzazione nel tessuto delle economie locali (come anche confermato dalla stessa iniziativa Futurae).
Ad oggi, 34 enti su 44 (pari al 77,3%) dichiarano di non avere servizi attivi dedicati alle imprese a titolarità migrante e 38 enti (pari all’86,4%) non hanno sportelli ad essi destinati. Le dieci Camere di Commercio che offrono oggi servizi dedicati alle imprese di migranti, indicate qui di seguito, fanno per larga parte riferimento al loro coinvolgimento nel progetto Futurae.
Enti che offrono servizi dedicati alle imprese di migranti
IFOA – Reggio Xxxxxx |
CCIAA Pavia |
CCIAA Caserta – ASIPS |
Formaper, CCIAA Milano, Monza Brianza e Lodi |
CCIAA Modena |
CCIAA Reggio Xxxxxx |
CCIAA Bologna |
CCIAA Biella E Vercelli, Novara, Verbano Cusio Ossola |
CCIAA Firenze |
CCIAA Cagliari Oristano |
Quattro sono le Camere di Commercio che riportano la presenza di personale straniero (collaboratore/dipendente), coinvolto nei rapporti con le imprese a titolarità migrante, mentre sono tre quelle che esprimono un interesse a coinvolgerlo nel futuro. Negli altri casi, personale straniero non è direttamente coinvolto e non ci sono indicazioni note per eventuali forme di coinvolgimento nel futuro.
Presenza di personale straniero nell’organizzazione | Intenzione di coinvolgere personale straniero nei prossimi 18 mesi |
CCIAA Reggio Xxxxxx | |
IFOA – Reggio Xxxxxx | |
CCIAA Biella E Vercelli, Novara, Verbano Cusio Ossola | CCIAA Caserta - ASIPS |
CCIAA Pavia |
Rispetto alla presenza di indicazioni circa l’interesse, nel futuro prossimo (entro i prossimi 18 mesi), ad avviare possibili iniziative verso le imprese di migranti, la maggior parte delle risposte è negativa o non risulta in grado di esprimere una chiara intenzione a riguardo. Alcuni enti, tuttavia, in linea con le attività del progetto Futurae, esprimono interesse ad attivare servizi o sportelli dedicati all’impresa a titolarità migrante. Queste risposte confermano l’importanza del progetto Futurae, che ha rappresentato una significativa opportunità di sensibilizzazione delle CCIAA, incentivandole ad una maggiore conoscenza della componente migrante all’avvio di impresa e portando all’offerta di percorsi di orientamento e formazione, mettendo a disposizione dei territori risorse finanziarie per avviare azioni e una relazione.
Intenzione di dotarsi di SERVIZI dedicati alle imprese di migranti nei prossimi 18 mesi | Intenzione di dotarsi di SPORTELLI dedicati alle imprese di migranti nei prossimi 18 mesi |
IFOA – Reggio Xxxxxx | |
CCIAA Caserta – ASIPS | |
CCIAA Reggio Emilia | |
CCIAA Cagliari Oristano | |
CCIAA Modena | |
ASSET - Azienda Speciale della Camera di Commercio della Basilicata | |
CCIAA Gran Sasso d'Italia | |
Formaper, CCIAA Milano, Monza Brianza e Lodi |
3.8 La relazione tra gli enti del territorio e le imprese di migranti
Se, come indicato poco sopra, le Camere di Commercio e gli enti di categoria si rapportano al mondo delle imprese in modo indistinto, siano esse a titolarità italiana che straniera, tuttavia frequentemente emerge una latente difficoltà a conoscere, dialogare e collaborare più fattivamente con la componente migrante.
I motivi per cui le imprese di migranti non si rivolgono con facilità alle Camere di Commercio ed enti del proprio territorio possono essere molto diversi. L’indagine ha messo in evidenza due ordini di ragioni che spiegano una relazione ancora inespressa e non pienamente soddisfacente.
Da un lato, enti e organizzazioni del territorio riconoscono alcune difficoltà interne che non facilitano il loro relazionarsi alle imprese a titolarità migrante. La motivazione principale è riconosciuta nelle ridotte risorse disponibili per intraprendere iniziative più proattive verso questo segmento imprenditoriale (51,2%). In tal senso il progetto Futurae risulta spesso la prima opportunità per diverse Camere per rafforzarsi e mobilitarsi verso le imprese di migranti in modo più strutturato e consapevole.
Tra gli altri ostacoli sono indicate le difficoltà ad intercettare le imprese di migranti, a entrare in contatto con filiere di imprese etniche, a disporre internamente di competenze (linguistiche o inter-culturali) e conoscenze sulle imprese di migranti e sui loro bisogni, e a disporre di una vera e propria strategia a monte. In alcuni rari casi sono citati dei tentativi
di incontro o momenti di conoscenza reciproca, che tuttavia non hanno avuto seguito o fortuna nel tempo. A rafforzare questa difficoltà di dialogo, il 75% delle risposte (33/44) indica la complessità nell’identificare interlocutori – mancando forme di coordinamento, rappresentanza o reti di imprese straniere - con cui poter intrattenere un rapporto più strutturato nel proprio territorio. In un solo caso si fa riferimento a organizzazioni di coordinamento di imprese di migranti, mentre in 10 casi (22,7%) non si hanno informazioni in proposito.
Dall’altro lato, alcuni freni e ostacoli trattengono le imprese di migranti dalla possibilità e dall’interesse a rivolgersi agli enti del proprio territorio: in particolare ci si riferisce al ridotto riconoscimento dell’utilità degli enti del territorio (48,6%) e alle difficoltà linguistiche e di comunicazione (35,1%). In aggiunta, alle imprese a titolarità migrante viene spesso attribuita una mancanza di esperienza pregressa e familiarità con simili organizzazioni nei paesi di origine e la prevalenza di una dimensione micro-imprenditoriale che spesso si muove in aree di informalità.
Tavola 8 – Perché l’organizzazione non si è ancora rivolta alle imprese migranti
Mancanza di risorse da dedicare
Non ci sono differenziazioni con le imprese italiane
Scelta consapevole verso un servizio universalistico Mancanza di competenze o conoscenze sui migranti e le loro
imprese
51,2
Mancanza di strategia Mancanza di interesse
Non so Ridotta numerosità del possibile bacino di utenza
21
39,0
16
34,1
14
14,6
6
9,8
4
3
3
3
3
2,4
1
2,4
1
0,0
0
7,
7,
Mancanza di opportunità Ci abbiamo provato, non ma abbiamo avuto successo
0 10 20 30 40 50 60
% Nr di risposte
Elaborazione a cura del CeSPI. Totale 41 risposte valide
Tavola 9 – Perché le imprese di migranti si rivolgono poco alle organizzazioni del territorio
Difficoltà degli imprenditori stranieri a riconoscere l'utilità delle associazioni di categoria
Difficoltà linguistiche a comunicare con gli imprenditori stranieri
Difficoltà ad intercettare ed entrare nel mercato etnico/filiera delle imprese di migranti
Difficoltà per l'organizzazione di farsi conoscere presso le imprese di migranti
Difficoltà a conoscere i bisogni delle imprese di migranti verso cui articolare possibili servizi
Difficoltà ad adattare i servizi offerti dall'organizzazione sulla base dei bisogni delle imprese di migranti
Diffidenza reciproca o preconcetti
Non so Forte competizione tra imprese di migranti e italiane
48,6
18
35,1
13
32,4
12
32,4
12
29,7
11
18,9
7
10,8
1
3
1
3
8,
8,
4
0 10 20 30 40 50 60
% Nr di risposte
Elaborazione a cura di XxXXX. Totale 37 risposte valide
3.9 Come coinvolgere maggiormente le imprese di migranti
Come evidenziato, una questione emersa frequentemente tra Camere di Commercio ed enti di rappresentanza coinvolti nell’indagine riguarda la comune difficoltà a entrare in contatto, interagire, conoscere e coinvolgere le imprese di migranti dei propri territori, pur con le dovute eccezioni. Questa situazione risulta un elemento a sfavore di entrambi: le organizzazioni, che esprimono una conoscenza parziale degli attori economici dei propri territori; le imprese di migranti, che non fruiscono dei servizi offerti e non hanno un interlocutore a cui esprimere i propri bisogni.
In tal senso, più della metà delle organizzazioni (23/44, pari al 52,3%) coinvolte nell’indagine ritiene di potersi occupare attivamente di alcuni punti di debolezza delle imprese di migranti, mentre il 9,1% ritiene di non potersene occupare e il 31,8% non sa cosa rispondere. Tuttavia, la maggior parte degli enti non ha mai intrapreso iniziative rivolte alle imprese a titolarità migrante nel passato (24/44, pari al 54,5%),
Tavola 10 – Iniziative intraprese verso imprese migranti nel passato
2
1
17
24
Si No Non so Non risponde
Elaborazione a cura del CeSPI. Totale 44 risposte valide
mentre sono 17 (pari al 38,6%) quelli che si sono attivati per farsi conoscere dagli imprenditori migranti, anche attraverso il progetto Futurae.
3.9.1 Buone pratiche da valorizzare e azioni da intraprendere
Alcuni enti (14, pari al 31,8%) riferiscono di aver partecipato a passate esperienze rivolte a imprese di migranti che potrebbero rappresentare delle buone pratiche da valorizzare; di queste, il 69% potrebbe essere replicato in altri contesti, facilmente oppure solo se adeguatamente riadattate.
Tavola 11 – Esistono iniziative passate che potrebbero rappresentare una buona pratica da valorizzare? | Tavola 12 – Potrebbero essere replicate e se sì, come? |
1 14 13 23 Si No Non so Non risponde | 21% 16% 0% 10% 53% Sì, con facilità Sì, se adeguatamente adattata Con difficoltà No Non so |
Elaborazione a cura del CeSPI. Totale 44 risposte valide |
La maggior parte delle iniziative riconosciute come buone pratiche (11/14, pari al 79%) riguarda attività di orientamento per aspiranti o neo-imprenditori migranti, seguite da attività di formazione (5/14, pari al 36%), esprimendo un più forte ingaggio diretto alle fasi di avvio di impresa o rafforzamento nelle sue fasi iniziali. In misura inferiore sono riportate esperienze non riconducibili a temi di orientamento e formazione, quali: sostegno a donne migranti imprenditrici (2 casi); digitalizzazione (1 caso) e internazionalizzazione (1 caso); una guida per imprenditori stranieri (1 caso).
Tra le iniziative citate: sportelli camerali o servizi personalizzati di orientamento, formazione e avvio d’impresa, come nel caso della CCIAA di Viterbo, della CCIAA di Arezzo-Siena con lo sportello di orientamento presso la Prefettura, la possibilità di accedere ad appuntamenti e percorsi personalizzati di orientamento della CCIAA di Bologna, o il progetto "START IT UP" della CCIAA di Bari. Di particolare interesse sono le esperienze che hanno portato alla creazione di reti, partenariati o consorzi di attori privati e pubblici locali, promuovendo funzioni di orientamento, formazione all'autoimpiego o rafforzamento delle imprese immigrate, come nel caso della CCIAA di Perugia, Formaper/CCIAA Milano, Monza-Brianza e Lodi, attraverso l’Associazione per lo Sviluppo dell'Imprenditorialità Immigrata a Milano/ASIIM o le iniziative della CCIAA di Treviso-Belluno in collaborazione con la Provincia di Treviso, il servizio "Città dei Mestieri", e la società partecipata "T2i - trasferimento tecnologico".
La CCIAA di Prato-Pistoia segnala l’importanza di realizzare indagini, ricerche mirate e occasioni di incontro finalizzate a raccogliere elementi relativi ad esigenze e difficoltà espresse dalla comunità imprenditoriale a titolarità migrante (in questo caso, prevalentemente cinese), come anche a meglio promuovere i servizi offerti dalla Camera di Commercio e dagli altri attori istituzionali presenti sul territorio.
La rilevazione ha messo in evidenza due simili esperienze di buona pratica nate a Milano (indicate da Unione Artigiani e Formaper), candidate a poter essere utilmente capitalizzate e replicate in altri contesti. Si tratta dell’avvio di una collaborazione con enti del terzo settore/no profit in grado di svolgere un ruolo di intermediazione e maggiore comprensione del contesto dell’impresa di migranti. Nello specifico, Unione Artigiani ha iniziato a collaborare con una Organizzazione Non Governativa (ONG) del territorio, Soleterre. Le competenze interne di Unione Artigiani sono state rafforzate in relazione alla comprensione del fenomeno migratorio e alle problematiche che i cittadini stranieri si trovano ad affrontare; Soleterre ha svolto (e continua a svolgere) un ruolo di raccordo con migranti interessati ad avviare o rafforzare le proprie attività economiche. Tra gli aspetti degni di interesse, l’ostacolo linguistico ad esempio viene superato dall’ente di categoria grazie a traduzioni multi-lingua o alla possibilità di ricorrere a interpreti/mediatori da parte dell’ONG. Formaper, agenzia di formazione della Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi, ha invece avviato uno scambio informale con la Comunità di Sant’Xxxxxx per la diffusione di informazioni circa le opportunità di orientamento, formazione e accompagnamento per imprese di migranti (nel quadro del progetto Futurae).
Due iniziative particolarmente significative non si indirizzano in realtà alla specificità delle imprese di migranti, quanto ai temi dell’inclusione sociale, della formazione dei migranti e del rafforzamento di reti aziendali. Esse affrontano la problematica dello sfruttamento irregolare di lavoratori stranieri (caporalato) che spesso affligge il settore agricolo e la difficoltà per molte aziende agricole di coinvolgere manodopera formata e regolare, indirizzandosi tuttavia ai migranti nella forza lavoro e non nella gestione d’impresa. Si tratta di Humus44, un servizio di job sharing agricolo della CCIAA di Cuneo che permette alle aziende agricole di rendere sostenibile l’assunzione e condivisione di manodopera adeguatamente formata attraverso la sigla di contratti di rete territoriali, e del progetto “Filiera Legale - FiLe”45 che vede la partecipazione della CCIAA di Foggia, insieme ad un ampio partenariato di attori locali, per la gestione dell’offerta di lavoro e dei servizi collegati alla filiera agricola.
In aggiunta, un’esperienza di interesse è il bando del 2019 “Coopstartup Rigeneriamo Comunità” di Legacoop e Coopfond46, diretto a cooperative in fase d'avvio e neo-costituite operanti in piccoli comuni e aree urbane degradate. Pur essendo indirizzato a qualunque realtà, il bando ha visto la partecipazione e il successivo accompagnamento alla costituzione di una cooperativa ideata da cittadini di origine italiana e straniera, confermando il bisogno di offrire iniziative di orientamento, formazione e tutoraggio al fare impresa.
Gli elementi chiave che connotano le iniziative descritte come “buone pratiche” – pur nella diversa natura delle esperienze che sono state riportate – sono riconducibili ad alcuni aspetti fondamentali in grado di garantirne la replicabilità e il successo.
a) Collaborazione e coordinamento tra enti pubblici (e, dove presenti, privati) del territorio che ha permesso economie di costi, ha migliorato o attivato competenze e servizi diretti ad imprenditori migranti anche presso altre istituzioni e ha accresciuto la capacità di costruire progetti collettivi o strategie condivise, rafforzando reti di relazioni.
b) Competenza professionale degli esperti e professionisti coinvolti e completezza di percorsi e moduli formativi disegnati sulla base dei bisogni e requisiti dei beneficiari (da raccogliere con grandi capacità di ascolto ed elasticità), includendo contenuti tecnici e professionalizzati, ma anche sensibilizzando in merito ad altri temi (quali ad esempio l'emersione del lavoro irregolare, la cultura della legalità, la conoscenza della normativa in ambito fiscale e di prevenzione, la sicurezza sui luoghi di lavoro), e valorizzando le competenze individuali attraverso affiancamenti personalizzati.
c) Xxxxxx ad una pregressa e approfondita conoscenza delle caratteristiche dell’imprenditoria migrante nel proprio territorio, ad esempio promuovendo studi e indagini ad hoc, realizzando incontri con le comunità migranti, interviste o focus group (particolarmente apprezzati rispetto alla possibilità di dialogare con comunità meno raggiungibili come quella cinese, oppure rispetto al gruppo dei giovani/seconde generazioni).
45 xxxxx://xxxxxxxxxxxxx.xx/
46 In partenariato con Banca Etica, Fondazione Finanza Etica e Produzioni del Basso.
3.9.2 I suggerimenti per il futuro
Al fine di meglio coinvolgere la componente migrante dell’imprenditoria, le diverse Camere di Commercio ed enti di categoria coinvolti nell’indagine hanno suggerito numerose azioni che sarebbe utile intraprendere per meglio collegare le imprese migranti agli enti del territorio. Ad esempio, le diverse proposte si riferiscono a:
▪ Migliorare la conoscenza del tessuto imprenditoriale (formale e informale) immigrato, attraverso azioni di studio, raccolta di dati statistici, monitoraggio, analisi dei bisogni e incontri ad hoc
▪ Investire in risorse umane dell’ente formate e specializzate; coinvolgere team di esperti extracomunitari (mediatori, docenti, consulenti, testimoni)
▪ Prevedere azioni mirate di sensibilizzazione e diffusione della cultura di impresa (anche con benefit per i partecipanti, come indennità oraria di partecipazione), per migliorare qualità e professionalità delle imprese di migranti
▪ Migliorare gli strumenti e le azioni di comunicazione rivolte alle imprese e comunità straniere
▪ Facilitare l'accesso a percorsi di orientamento, formativi (anche a livello linguistico) e di supporto all’avvio
di impresa volti ad arricchire la cultura d'impresa e a valorizzare e rafforzare le competenze
▪ Rafforzare le iniziative di supporto dell'accesso al credito, favorendo il dialogo con il sistema bancario e del micro-credito
▪ Disporre di risorse finanziarie dedicate o agevolazioni alla creazione di impresa di migranti
▪ Prevedere azioni di conoscenza reciproca tra le organizzazioni del territorio e le comunità di migranti; creazione di network stabili con le associazioni di migranti (non viste come una minaccia, ma come una risorsa).
▪ Individuare azioni per stimolare la partecipazione delle imprese di migranti a forme associative d'impresa e volte a rafforzare la conoscenza e la collaborazione tra imprese locali e la componente migrante dell'imprenditoria (definita anche “integrazione orizzontale” tra imprese)
▪ Creare un sistema stabile e strutturato di relazioni (confronto, discussione, condivisione di progetti) soprattutto con le nuove generazioni nate e cresciute in Italia
▪ Studiare azioni per coinvolgere i migranti come collegamento tra le imprese italiane e il loro paese di origine per favorire una penetrazione in quei mercati
▪ Favorire gli scambi e le collaborazioni tra enti ed organizzazioni del territorio come strategia di intervento verso le imprese e comunità di migranti.
CAPITOLO 4
L’Inclusione Finanziaria degli stranieri dalla prospettiva degli operatori: famiglie consumatrici
Contributo di: Xxxxxxx Xxxxxxx
L’ambito economico-finanziario costituisce un tassello rilevante nel processo di integrazione di un individuo e della sua famiglia in una società complessa. Ad esso è infatti strettamente correlato l’accesso agli strumenti finanziari necessari alla messa in moto e al consolidamento di questo processo, ma anche la capacità dell’individuo di programmare e realizzare progetti e investimenti di medio-lungo termine, pianificando obiettivi e bisogni e collegandoli a strumenti e opportunità. Un processo che richiede l’attivazione e la correlazione di tre dimensioni: risparmio, credito e investimenti che, nel caso dei cittadini stranieri assume un ruolo centrale, perché parte integrante e motore del più generale processo di integrazione socio-economica e perché la loro condizione li pone necessariamente ad uno stadio iniziale del processo, privi di un patrimonio di partenza, di garanzie, di una rete di supporto solida, con un bisogno crescente di risorse, una generale maggiore precarietà delle condizioni economiche e lavorative e un rapporto con gli intermediari finanziari da costruire.
Sembra quindi esistere un nesso strutturale fra processo di integrazione, partecipazione attiva al sistema economico e inclusione finanziaria che è ancora poco studiato, ma che se adeguatamente governato e sostenuto, può generare processi virtuosi e consentire di cogliere e valorizzare le potenzialità legate al processo migratorio, riducendo alcuni aspetti di vulnerabilità.
I temi legati al risparmio, credito e investimenti, rimandano ad un concetto di inclusione finanziaria molto più ampio rispetto alla semplice titolarità di un conto corrente, che rimane comunque un indicatore rilevante, in quanto porta di accesso all’intero spettro dei prodotti e servizi finanziari e in quanto indicatore riconosciuto a livello internazionale. Verrà qui accolta la definizione adottata dall’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti che indica l’inclusione finanziaria come il complesso di attività sviluppate per favorire l’accesso e l’utilizzo efficace dei servizi bancari da parte di soggetti e organizzazioni non ancora del tutto integrati nel sistema finanziario ordinario. Tali servizi includono servizi finanziari di credito, risparmio, assicurazione, pagamento, con il trasferimento di fondi e rimesse, programmi di educazione finanziaria e di accoglienza in filiale, nonché per lo start-up di piccole imprese47.
La definizione introduce il concetto di utilizzo efficace, ossia adeguato alle necessità dell’individuo e in grado di consentirgli di condurre una vita sociale normale nella società di appartenenza48. Concetto che richiama un altro elemento centrale nel processo di inclusione finanziaria che riguarda il tema dell’educazione finanziaria intesa come “il processo attraverso il quale i risparmiatori e gli investitori, e in generale la più ampia platea dei consumatori dei servizi finanziari, migliorano la propria comprensione di prodotti e nozioni finanziarie e, attraverso l’informazione, l’istruzione e la consulenza, sviluppano le capacità e la fiducia necessarie per diventare maggiormente consapevoli dei rischi e delle opportunità finanziarie, per effettuare scelte informate, comprendere a chi chiedere supporto e mettere in atto altre azioni efficaci per migliorare il loro benessere finanziario”49. L’informazione, completa e trasparente, fornisce gli elementi necessari per effettuare una scelta consapevole ed efficiente. L’istruzione colma il gap di conoscenze dell’individuo rispetto a prodotti e servizi esistenti, mentre la consulenza riconosce un livello di “tecnicalità” e professionalità che non è richiesto al singolo individuo, ma compete all’operatore. In questa definizione cioè, ciascun aspetto assume un ruolo attivo nel processo di educazione finanziaria, coinvolgendo soggetti e livelli diversi.
Studiare la dinamica risparmio, credito e investimenti diviene quindi centrale per comprendere e monitorare i processi in corso, evidenziare criticità e vulnerabilità e sostenere processi virtuosi. Il tema del risparmio è il punto di partenza, motore che avvia le dinamiche e che, nel caso dei cittadini stranieri, conta su una propensione al risparmio elevata, come verrà illustrato nell’analisi riferita all’indagine campionaria condotta nel 202150. L’utilizzo dei diversi strumenti di risparmio e investimento finanziario (finalizzato alla crescita del capitale) offerti dal mondo bancario fornisce un'altra dimensione del fenomeno particolarmente rilevante. Strettamente connesso al processo di accumulazione è il ricorso a strumenti di protezione del risparmio, che sempre più contengono una componente di accumulo (pensioni integrative, assicurazioni vita, assicurazioni miste) e di riduzione del rischio, che influisce direttamente sulla vulnerabilità finanziaria. L’accesso al credito costituisce una componente fondamentale per una progettualità di medio-lungo periodo (acquisto di un’abitazione, avvio di attività produttive, investimento in formazione, ecc.), ma anche nella gestione ordinaria (come
47 CeSPI, Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia. Terzo Rapporto, 2014 (xxx.xxxxx.xx).
48 Financial Services Provision And Prevention Of Financial Exclusion, European Commission, March 2008.
49 OCSE (2005b), Recommendation on principles and good practices for financial education and awareness recommendation of the council, xxxx://xxx.xxxx.xxx/xxxxxxx/xxxxxxxxx-xxxxxxxxx/00000000.xxx
50 Si veda “I comportamenti finanziari dei migranti: un’indagine campionaria”, realizzato nell’ambito del presente progetto, giugno 2021.
nel caso del credito al consumo). Sotto il profilo degli investimenti non finanziari, i due dati più significativi sono rappresentati dalla percentuale delle attività produttive a titolarità immigrata, pari al 10% del totale imprese51, e la percentuale dei proprietari di abitazione, strettamente connessa con la titolarità di un mutuo, a cui si aggiunge la propensione all’investimento nel Paese di origine (rilevate entrambi dall’indagine campionaria).
La disponibilità di serie storiche ampie, costruite negli anni dalle rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti, consente il monitoraggio di una pluralità di indicatori in grado di fornire un quadro dinamico. Alcune prime evidenze, sembrerebbero anticipare che l’emergenza sanitaria Covid 19, ancora in corso, avrà un impatto significativo sulle condizioni di lavoro e di vita dei cittadini stranieri, che rischiano di interrompere o rallentare i processi in corso e che rimandano alla necessità di monitorare attentamente le dinamiche avviate. Le analisi svolte, basate sui dati al 31 dicembre 2018, ci permettono quindi di avere una fotografia, quale base anche per valutare l’impatto della pandemia sui processi di inclusione economico-finanziaria degli stranieri nel nostro Paese.
Integrazione economica e sociale, inclusione finanziaria e educazione finanziaria costituiscono quindi tre ambiti del più ampio processo di inclusione degli individui che si integrano e si autoalimentano vicendevolmente, configurandosi come un fenomeno complesso e multidimensionale, che richiede un dialogo aperto e multi-stakeholder.
4.2 I principali indicatori di inclusione finanziaria dal lato dell’Offerta
Si intende qui fornire un quadro d’insieme del processo di inclusione finanziaria dei cittadini stranieri residenti in Italia al 31 dicembre 2018, basato sui dati raccolti presso gli operatori finanziari. Grazie alla possibilità di far dialogare i dati 2018 con la serie storica raccolta dall’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti è possibile collocare la fotografia a fine 2018 all’interno di un trend pluriennale.
I dati fanno riferimento ad un campione di 21 nazionalità considerate dall’indagine, che complessivamente rappresentano l’87% degli stranieri residenti in Italia, al 1° gennaio 2019. Il campione di operatori finanziari oggetto dell’analisi ha coinvolto BancoPosta e un gruppo di 128 banche che rappresentano il 63% del totale impieghi e il 55% del numero totale di sportelli appartenenti al mondo bancario, includendo i principali gruppi bancari e un sotto campione di 114 Banche di Credito Cooperativo (grazie alla collaborazione di Federcasse), assicurando una adeguata rappresentatività degli operatori anche dal punto di vista dimensionale. La Tavola 1 descrive la rappresentatività del campione di banche che, negli anni, hanno risposto al questionario.
Tavola 1 – Rappresentatività campione banche anni 2010 - 2018 | |||||||||
2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | |
Impieghi | n.d. | 74% | 73% | 77% | 70% | 79% | 81% | 81% | 63% |
Sportelli | n.d. | 62% | 62% | 71% | 56% | 58% | 58% | 73% | 55% |
Campione Omogeneo 2010 – 2018: rappresentatività 2018: 60% impieghi e 46% sportelli |
In termini di rappresentatività territoriale, il confronto della distribuzione degli sportelli del campione con quella del sistema bancario nel suo complesso (Tavola 2), nelle tre macroaree Nord, Centro e Sud Italia, evidenzia una sostanziale corrispondenza e uniformità fra le due grandezze, rafforzando la significatività del campione e la sua capacità di cogliere le diverse dinamiche territoriali.
All’interno di questo campione un gruppo di banche ha fornito informazioni in modo continuativo, rappresentando un sotto campione significativo (60% degli impieghi e 46% degli sportelli) che consente una piena confrontabilità nel tempo.
I dati raccolti presso il campione di banche, come nelle analisi precedenti, sono stati integrati con quelli raccolti presso BancoPosta e ASSOFIN (Associazione Italiana del Credito al Consumo e Immobiliare), con riferimento al credito al consumo.
51 Oltre 635.000 imprese attive. Fonte: Unioncamere, marzo 2021.
Sulla base dei questionari raccolti e delle serie storiche disponibili è così possibile indagare una pluralità di ambiti legati
Tavola 2 – Distribuzione % sportelli bancari sul territorio nazionale – confronto sistema-campione | ||
Distrib. sportelli nazionale | Distrib. sportelli campione | |
Nord Italia | 57% | 55% |
Centro Italia | 21% | 25% |
Sud Italia | 22% | 20% |
Fonte: analisi questionari ABI 31 dicembre 2018 |
all’inclusione finanziaria degli stranieri con riferimento in particolare all’accesso in banca, alla titolarità dei diversi prodotti e servizi finanziari, all’accesso al credito, al comportamento relativo all’invio delle rimesse, restituendo così una sintesi ampia e articolata del fenomeno dell’inclusione finanziaria. Per ciascun ambito verranno definiti degli indicatori sintetici, monitorandone l’andamento a partire dal 2010.
L’indicatore sintetico di inclusione finanziaria, indicato come riferimento a livello internazionale è rappresentato dalla titolarità di un conto corrente bancario presso un’istituzione finanziaria formale. La significatività dell’indice è legata alla considerazione che il conto corrente costituisce lo strumento che consente l’avvio del rapporto con un’istituzione finanziaria e l’accesso a tutti gli strumenti finanziari, quindi propedeutico ad un’inclusione finanziaria completa. Un secondo ordine di motivazioni risiede nella sua maggiore semplicità di definizione e confrontabilità nel tempo e nello spazio. A livello internazionale Banca Mondiale rileva tale indice per la totalità dei Paesi, su base triennale, all’interno del Global Financial Index Database.
Con riferimento ai cittadini stranieri l’Osservatorio ha sviluppato un Indice di bancarizzazione che esprime la percentuale di adulti residenti, appartenenti alle 21 nazionalità selezionate, titolari di un conto corrente consumer52 presso le banche e BancoPosta. Complessivamente, sulla base di un processo di inferenza basato sul numero di sportelli, il numero di conti correnti “consumer” intestai a cittadini delle 21 nazionalità, al 31 dicembre 2018, era pari complessivamente a 2,7 milioni.
La Tavola 3 evidenzia gli importanti progressi che negli ultimi anni sono stati compiuti in tema di bancarizzazione dei cittadini
Tavola 3 – Indice di bancarizzazione popolazione straniera –
evoluzione 2010 - 2018
80%
stranieri nel nostro paese, con una crescita dell’indice di | 72% 75% 73% 73% 73% 72% |
bancarizzazione di ben 19 punti percentuali. Allo stesso tempo rimane un gap da colmare sia rispetto a quel 20% di popolazione adulta ancora esclusa e sia rispetto alla popolazione italiana nel suo complesso per la quale l’indice di bancarizzazione al 2017, per gli adulti, era pari al 94%53. | 61% |
Da un punto di vista metodologico il dato non tiene conto della |
|
possibile multi-titolarità di un conto presso istituti diversi (gruppi bancari diversi o fra una banca e BancoPosta) che potrebbe comportare una duplicazione nei dati a livello aggregato. Un
2010 2011 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Fonte: elaborazione su questionari ABI 31 dicembre 2018 e banca dati
Osservatorio nazionale sull’Inclusione Finanziari dei Migranti
fenomeno comunque limitato, l’indagine campionaria realizzata nel 202154 individua una percentuale del 5,8% di cittadini stranieri titolari di più conti correnti in banche diverse. Anche alla luce di una correzione al ribasso di questo tipo, l’indice di bancarizzazione tende comunque a collocarsi su livelli elevati e all’interno di un processo di ampliamento.
52 Dal calcolo dell’indice di bancarizzazione sono esclusi i conti correnti appartenenti al segmento small business in quanto si riferiscono
esclusivamente all’attività di impresa, prevedendo una separazione dalla gestione delle spese familiari.
53 World Bank, Global Financial Index 2017.
54 Il dato fa riferimento all’indagine realizzata su un campione si 1.200 cittadini stranieri nel 2021, la cui analisi è contenuta nel paper “I comportamenti finanziari dei migranti: un’indagine campionaria”, realizzata nell’ambito del presente progetto, giugno 2021.
A fronte di un incremento dell’11% nel numero di conti correnti “consumer” intestati a cittadini stranieri fra il 2017 e il 2018, il dettaglio per singole collettività (Tavola 4) mostra alcune differenziazioni importanti. Spiccano in modo
particolare le nazionalità asiatiche che hanno fatto registrare incrementi significativi: Pakistan (+20%), Cina (+11%) e
Bangladesh (+8%), insieme a due collettività africane: Senegal (+8%) ed Egitto (+9%). I dati mostrano anche una maggiore disomogeneità nei tassi di crescita rispetto agli anni precedenti, con alcuni segni negativi, per 3 collettività: Polonia, Ghana (inferiori al 5%) e la Nigeria che vede una riduzione del 7%.
Dai dati disponibili è possibile costruire un secondo indicatore
Tavola 4 - Conti correnti segmento consumer - variazione 2017-2018
17%
12%
7%
2%
Romania
Albania
Xxxxxxx
Xxxx Rep. Popolare
Ucraina
Filippine
Tunisia
Polonia
Macedonia
India
Ecuador
Peru'
Egitto
Moldova
Serbia e Montenegro
Senegal
Sri Lanka
Bangladesh
Pakistan
Nigeria
Ghana
-3%
-8%
Fonte: analisi questionari ABI 31 dicembre 2018
rappresentato dall’Indice di stabilità del rapporto. Questo indicatore misura la stabilità del rapporto fra intermediario
finanziario e cliente straniero attraverso la sua durata nel tempo, assumendo il periodo di 5 anni come benchmark di riferimento. L’indicatore, nello specifico, mostra la percentuale di conti correnti con più di 5 anni e fa riferimento al sotto campione omogeneo di banche (stabile dal 2010) e al segmento consumer. La durata del rapporto è significativa dal punto di vista dell’inclusione finanziaria perché:
▪ è indice di fidelizzazione e stabilità del rapporto tra banca e cliente. Due aspetti rilevanti nella costruzione di una relazione basata su elementi di fiducia che tipicamente
caratterizzano i rapporti finanziari
▪ si traduce in maggiore informazione finanziaria sul cliente, riducendo le asimmetrie informative, e quindi in maggiori possibilità di accesso a prodotti e servizi più evoluti.
Tavola 5 – Percentuale c/c intestati a cittadini stranieri con più di
5 anni – campione omogeneo 2010-2018
41%
38%
39%
35%
35% 35%
44% 45%
22%
2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Fonte: elaborazione su questionari ABI 31 dicembre 2018 e banca dati
Osservatorio nazionale sull’Inclusione Finanziari dei Migranti
La comparazione dei dati su base annuale evidenzia un’evoluzione positiva dell’indicatore, considerando la rapidità con cui è avvenuto il processo di bancarizzazione dei cittadini stranieri che ha un impatto sul denominatore (numero di conti correnti complessivi). Il rapporto fra i cittadini stranieri e le istituzioni finanziarie, una volta avviato, sembra quindi essere caratterizzato da una stabilità e una fidelizzazione nei confronti di un segmento di clientela che si mostra essere proattiva e informata.
La cointestazione, ossia la pratica di intestare il conto corrente a due o più individui, riferito al segmento “consumer” qui rilevato, può essere considerato come una proxy della titolarità di un conto corrente legato al contesto famigliare (coniuge o figli). Con riferimento alle 21 nazionalità rilevate, la percentuale di conti correnti cointestati passa dal 19% del 2010 al 17% del 2018. Una contrazione che può essere interpretata come un ampliamento del processo di bancarizzazione che coinvolge gradualmente anche l’ambito famigliare, con l’apertura di un conto corrente anche da parte del coniuge. Il dato è indicativo per un’analisi in ottica di genere, che vede tipicamente il processo di bancarizzazione coinvolgere in primo luogo la componente maschile. A conferma di questa ipotesi si evidenzia la variazione positiva dell’incidenza della componente femminile fra i conti correnti che passa dal 39% rilevato nel 2014 (primo anno in cui è stata inserita questa variabile nel questionario rivolto al settore finanziario) al 46% rilevata nel 2018. Una percentuale in netta crescita, che evidenzia un processo di inclusione finanziaria importante della componente femminile della migrazione. Se però rapportiamo questa percentuale al peso della componente femminile riferita alle 21 nazionalità (pari al 51%) rimane uno scarto negativo di 5 punti percentuali che mostra il permanere di una maggiore fragilità di genere sotto il profilo finanziario.
Il numero di titolari di carte con IBAN che non sono contestualmente titolari di un conto corrente presso lo stesso
istituto costituisce il principale indicatore di accesso al sistema dei pagamenti e può essere considerato anche un punto di ingresso, seppur incompleto, al sistema finanziario. La carta con IBAN consente infatti un’operatività ampia sul sistema dei pagamenti e in continua evoluzione, anche se non completa come il conto corrente ordinario. Per le sue caratteristiche si presta ad essere uno strumento di primo accesso ai prodotti e ai servizi finanziari e quindi di inclusione finanziaria.
La Tavola 6 mostra il dato complessivo a livello nazionale55 evidenziando una particolare rapidità nella diffusione di questo strumento all’interno della popolazione straniera. Espresso in percentuale sulla popolazione adulta delle 21 nazionalità indagate,
Tavola 6 – Numero stranieri intestatari carte con IBAN
2011-2018
43%
33%
29%
23%
16%
12%
15%
17%
2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Fonte: elaborazione su questionari ABI 31 dicembre 2018 e banca dati
Osservatorio nazionale sull’Inclusione Finanziari dei Migranti
la carta con IBAN passa da un’incidenza del 12% nel 2011 (con 309.000 carte attive) al 43% nel 2018, con quasi 1,5
milioni di carte attive e un tasso di crescita medio annuo del 25% nel periodo preso in esame.
4.4 La componente territoriale
La componente territoriale è la variabile che mostra la maggiore correlazione con l’inclusione finanziaria e in modo particolare con il profilo finanziario dell’individuo56. Molteplici sono infatti i fattori legati al contesto territoriale che incidono direttamente o indirettamente sul profilo economico e finanziario, in primis l’inserimento nel settore lavorativo e il ruolo del lavoro sommerso, ma anche le diverse condizioni socioeconomiche degli stessi territori. L’analisi del processo di inclusione su base territoriale fornisce quindi utili elementi all’analisi del fenomeno.
Tavola 7 – Numero c/c segmento consumer, intestati a cittadini stranieri per area territoriale – 2010-2018 | Tavola 8 – confronto distribuzione popolazione straniera e correntisti stranieri per aree territoriali - 2018 |
2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Nord Centro Sud Fonte: elaborazione su questionari ABI 31 dicembre 2018 e banca dati Osservatorio nazionale sull’Inclusione Finanziari dei Migranti | Nord Centro Sud 58% dei migranti 25% dei migranti 17% dei migranti residenti in Italia residenti in Italia residenti in Italia 70% dei c/c 23% dei c/c 7% dei c/c intestati a intestati a intestati a cittadini migranti cittadini migranti cittadini migranti |
Fonte: laborazione su dati ABI e ISTAT dicembre 2018 |
Il Tavola 7 mostra l’andamento del numero di conti correnti intestati a cittadini stranieri per il segmento consumer con riferimento alle tre aree territoriali Nord, Centro e Sud Italia. Il grafico evidenzia un processo di bancarizzazione trainato dalle regioni del Nord Italia, dove i conti correnti sono cresciuti, fra il 2017 e il 2018 del 6%. Anche nei territori del Centro Italia il processo di inclusione finanziaria evolve positivamente, con una crescita del 12% (fra il 2017 e il 2018)
55 Il dato, calcolato con inferenza sul numero di sportelli, include le carte con IBAN emesse dal sistema bancario e la carta PostePay Evolution emessa da BancoPosta.
56 Si veda a questo proposito “Un modello di stima delle determinanti del grado di bancarizzazione dei migranti in Italia” contenuto nel secondo Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione finanziaria dei Migranti, 2013.
del numero dei conti correnti intestati a cittadini stranieri. Le regioni del Sud sembrano indicare un’inversione di tendenza, con un calo nel numero di intestatari di conti correnti del 7%, nell’ultimo anno. Un confronto basato sul numero di conti correnti per le diverse aree territoriali, al di là delle variazioni percentuali, deve necessariamente fare riferimento alla diversa distribuzione sul territorio dei cittadini stranieri. Confrontando i dati sulla popolazione residente con quelli relativi ai correntisti (Tavola 8) emergono tre evidenze significative:
▪ il Nord Italia, con quasi 1,9 milioni di c/c intestati a cittadini stranieri, vede una concentrazione di conti correnti
superiore al peso della popolazione immigrata, indice di un’inclusione finanziaria diffusa e sviluppata
▪ il Centro Italia si caratterizza per un sostanziale equilibrio, con un numero complessivo di 620.000 c/c
▪ nelle Regioni del Sud Italia sembra emergere una componente della popolazione immigrata che non ha ancora un conto corrente, con una percentuale di c/c inferiore rispetto al peso della popolazione immigrata. Qui il numero di c/c intestati a cittadini delle 21 nazionalità raggiunge le 180.000 unità
Pur facendo riferimento esclusivamente al solo campione omogeneo di banche e BancoPosta preso in considerazione, è interessante notare come le due Città Metropolitane di Roma e Milano, insieme, pesino per il 21% sul totale clienti stranieri titolari di un conto corrente del campione (segmento consumer). Un dato che rispecchia la capacità attrattiva di queste due Città metropolitane anche per i cittadini stranieri e la loro conseguente rilevanza rispetto al fenomeno dell’inclusione economica e finanziaria. La rilevazione annuale, dal 2017 ha incluso anche la città di Napoli, al fine di ampliare la rilevazione coinvolgendo una Città metropolitana nel Sud della penisola.
Entrando nel dettaglio, i dati mostrano un andamento differenziato nella variazione del numero di conti correnti intestati a cittadini stranieri provenienti dalle 21 nazionalità, nelle tre aree metropolitane (Tavola 9). Nell’ultimo anno, a fronte di un incremento significativo, pur se inferiore al dato medio nazionale, per Milano e Napoli, l’area metropolitana di Roma rileva una piccola contrazione, la prima dal 2012. A Milano la crescita è abbastanza diffusa fra tutte le collettività, molte delle quali rilevano variazioni superiori al 10% (in modo particolare le nazionalità di origine asiatica, ma anche Egitto,
Tavola 9 – Variazione percentuale c/c intestati a cittadini stranieri città metropolitane Milano –
Roma – Napoli vs dato nazionale
11,1%
8,9%
5,8%
4,7%
4,1%
2,6%
7,4%
4,6%
2,4%
2,3%
5,3%
1,0%
0,8%
2013-2014
0,8%
2012-2013
2014-20-1,1% 2015-2016
15
2016-20 0,1% 2017-20-1,0%
17
18
-2,9%
-18,0%
Dato nazionale Milano Roma Napoli
Fonte: elaborazione su questionari ABI 31 dicembre 2018 e banca dati Osservatorio nazionale sull’Inclusione
Finanziari dei Migranti
raggiunge il 46%, sostanzialmente stabile.
Ghana, Ucraina, Albania e Moldova). Diminuiscono due collettività: Senegal e Nigeria. Per Roma la crescita è concentrata nelle due collettività più dinamiche: Bangladesh e Pakistan, mentre la riduzione maggiore riguarda Marocco, Senegal e Sri Lanka. Per Napoli si segnala una crescita diffusa, con tassi superiori al 10% per Cina, India, Bangladesh e Pakistan, a cui si aggiungono Serbia e Marocco. Unica variazione negativa significativa la Nigeria (-2%).
Sotto il profilo di genere Roma è la città con la più alta incidenza di c/c intestati a donne immigrate (51%, in crescita rispetto al 2017), seguita da Napoli (50%, in diminuzione rispetto all’anno precedente) e da Milano dove l’incidenza
Napoli, come in generale il Sud Italia è caratterizzato da una bancarizzazione più recente, l’indicatore di stabilità del rapporto cliente-istituzione finanziaria (che rileva il numero di c/c presso la stessa istituzione con più di 5 anni di anzianità) è infatti pari al 32%, inferiore al dato nazionale (45%) e alle altre due aree metropolitane: Milano con il 47% e Roma con il 51%.