Contract
IL LAVORO DIPENDENTE OGGI A PATTI:
forme di assunzione, di contratto, di previdenza e di uscita
• Le forme di assunzione sono cambiate molto negli ultimi 50 anni: dal 1949 al 1987
l’avviamento al lavoro dei disoccupati era compito diretto dello Stato, assolto per mezzo dell’Ufficio di Collocamento. A questo, per legge, il datore di lavoro doveva rivolgersi, indicando solo il numero e la qualifica dei lavoratori da assumere (era la cosiddetta chiamata numerica); l’Ufficio procedeva quindi ad individuare le persone da avviare al lavoro, attraverso una graduatoria basata sull’anzianità di disoccupazione. Hanno trovato lavoro in questo modo a Patti, tra il 1961 ed il 1980, gli operai della Tyndaris e della Wagi, che nel 1979 hanno difeso questa regolarità nelle assunzioni
con lo sciopero e l’occupazione del Collocamento, affrontando arresti e processi.
Tra il 1987 ed il 1991 è stata introdotta progressivamente la chiamata nominale, cioè la possibilità per l’imprenditore di indicare il nome dei lavoratori da assumere. Cominciava ad incrinarsi, così, la possibilità di assunzione per chi non era gradito al datore di lavoro, perché chiedeva il rispetto degli orari, delle paghe minime o delle condizioni di sicurezza sul luogo di lavoro. Dal 1997, quando l’Ufficio di Collocamento è diventato un Centro per l’impiego regionale, con compiti solo di orientamento e di preselezione, il posto di lavoro si trova solo per conoscenza personale (più spesso familiare) o per raccomandazione di una
“persona che conta”, del politico o almeno del suo porta-voti locale, divenuta necessaria anche per venire semplicemente a conoscenza dei canali di assunzione (bandi, agevolazioni), formalmente pubblici, ma spesso di difficile accesso.
Nel 2003 infine, con la Legge Biagi, lo Stato ha rinunciato anche al monopolio in materia di avviamento al lavoro, affiancando ai Centri per l’impiego pubblici le Agenzie per il lavoro private (le
più vicine a Patti sono a Barcellona e a Capo d’Orlando), con l’incarico di fare da intermediarie per le assunzioni temporanee, di gestire, cioè, il lavoro interinale, legalizzato dal Ministro Xxxx nel 1997 (fino ad allora un privato che assumesse a tempo determinato per conto terzi sarebbe incorso nel reato di caporalato). Da allora le assunzioni riguardano sempre più forme di lavoro precario.
Il Centro per l’impiego di Patti ha giurisdizione su 11 comuni (7 collinari e 4 costieri). Nel 2009 (anno a cui risalgono i dati che ci sono stati cortesemente forniti) risiedevano in questo territorio 24.101 persone in età lavorativa (cioè tra i 15 ed i 64 anni) ed il Centro ha ricevuto in
quell’anno 15.155 dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro, da parte di persone temporaneamente disoccupate. A Patti risultavano iscritti al Centro, alla fine del 2008, 4.975 persone (di cui 222 extracomunitari), con una leggera prevalenza delle donne (2.596). E’ bene, comunque, ricordare che un fenomeno grave di questi ultimi anni è la riduzione del numero di persone che cerca un’occupazione, ritirandosi dal mercato del lavoro, non per un aumento di benessere, ma per rassegnazione alla condizione di disoccupato o di lavoratore in nero.
Attraverso il Centro di Patti sono passate, nel 2009, assunzioni a tempo indeterminato (solo il 20,2%) e con contratto a termine. Tra queste ultime poco meno della metà riguardavano l’agricoltura, un decimo il settore secondario (industria ed edilizia) ed una metà il terziario, con una prevalenza del Turismo e della Pubblica Amministrazione. Le assunzioni nella Pubblica
Amministrazione hanno avuto prevalentemente durata annuale e hanno riguardato gli ausiliari delle Scuole ed il personale dell’Ospedale, mentre quelle nell’Agricoltura e nel Turismo, più brevi, hanno avuto due picchi: uno a luglio, legato alle attività di alberghi e ristorazione, l’altro a settembre, in coincidenza con i principali lavori agricoli, che consentono ai braccianti di coprire le canoniche 51 giornate, necessarie per accedere al sussidio di disoccupazione. Aggiungiamo che entrambi questi settori hanno riguardato una buona percentuale di extracomunitari, a cui nelle strutture ristorative ed alberghiere vengono riservati i posti più “invisibili” (le cucine, la pulizia), perché si teme che siano poco graditi alla clientela. A loro sono toccati anche i lavori agricoli meno qualificati, per i quali prevale, comunque, anche se non è possibile quantificarlo, il lavoro nero (retribuito spesso, per gli extracomunitari non in regola, con solo vitto e alloggio).
Le assunzioni a tempo indeterminato (che hanno riguardato in gran parte manovali edili, xxxxxxxx, collaboratori domestici, xxxxxxx, camerieri, cuochi, baristi, commessi, autisti, addetti alle segreterie ed alle pulizie) sono state in numero quasi uguale a quello dei licenziamenti. Si potrebbe parlare, quindi, in questo campo, di lavoro a somma zero.
Una delle forme più comuni di assunzione stagionale riguarda i lavoratori forestali, per i quali oggi le assunzioni, anche se precarie, sono diventate “chiuse”, in quanto riservate agli operai che hanno già svolto in passato questa attività, che comprende, oltre alla cura del patrimonio forestale, la prevenzione e lo spegnimento degli incendi, soprattutto nel periodo estivo. Il blocco di questo settore, vitale per i braccianti, ha provocato molte proteste, che mirano ad ottenere dalla Regione un ampliamento dei posti ed una definitiva stabilizzazione.
La registrazione delle assunzioni da parte del Centro per l’impiego, comunque, non deve far credere che esso ne sia il promotore: al Centro pervengono semplicemente le Comunicazioni Obbligatorie sulle avvenute assunzioni da parte del datore di lavoro, che seleziona autonomamente il personale. Nell’edilizia, ad esempio, resta essenziale un buon rapporto del singolo muratore con l’impresa, che può decidere se chiamarlo o no all’apertura di un nuovo cantiere, detenendo così un grosso potere di ricatto sugli operai rispetto alle condizioni di lavoro. Chi si iscrive al Centro lo fa spesso solo perché questa è una delle condizioni per accedere all’indennità di disoccupazione.
Un canale privilegiato di assunzione è stato creato dalla legge n.68 del 1999, che obbliga a riservare una percentuale di assunzioni ai disabili ed agli
invalidi. Nonostante sia sacrosanta la salvaguardia di questa categoria di persone, occorre dire che la norma di tutela ha determinato un vertiginoso aumento delle domande di invalidità, indipendentemente dalla percentuale di accoglimento, che oggi si è molto ridotta e resta condizionata al procedimento giudiziario attivato dai ricorsi degli esclusi. Le domande provengono per lo più da soggetti giovani, che non mirano tanto ad ottenere la pensione, per la quale è
richiesta un’invalidità superiore al 66%, ma ad acquisire il requisito richiesto per le assunzioni agevolate, che è una percentuale di invalidità del 33%.
• Le forme di contratto – L’incredibile proliferare di forme diverse di contratti a tempo è iniziata nel 1997, con il cosiddetto “pacchetto Treu”, un insieme di leggi, ideate dal ministro del lavoro del governo Prodi, che ha introdotto in Italia il lavoro interinale (temporaneo). Risalgono a quel pacchetto i Lavori socialmente utili (Lsu), una serie di progetti che avevano lo scopo di utilizzare i lavoratori licenziati (e non più coperti dalla Cassa Integrazione), per servizi utili alla collettività in ambito regionale o comunale. La Regione Sicilia li ha allargati quasi subito anche a quei giovani che dal 1988 (con l’art. 23 delle L.R. n.67), avevano trovato lavoro tramite la
formazione di Cooperative di lavoro, aperte agli iscritti più anziani del Collocamento, consentendo che venissero assunti, con contratti a termine, dagli Enti Locali carenti di personale.
La legge Xxxxx ha completato questa trasformazione verso il lavoro temporaneo, introducendo nel 2003 una grande varietà di contratti a termine. Ricordiamo quelli più usati l’anno scorso in questa
zona, schematizzando molto brevemente le caratteristiche, abbastanza complesse, di ogni tipologia:
• Contratto a progetto: (o xx.xx.xxx.), detto prima xx.xx.xx. (contratto di collaborazione coordinata e continuativa); prevede forme di rapporto mutevoli, che non fanno riferimento a nessun contratto nazionale. Consente al datore di lavoro il licenziamento se, in caso di malattia o infortunio, ci si assenta per più di 10 giorni. [E’
stato il contratto più utilizzato nella zona, con circa 400 assunzioni in un anno]
• Contratto di apprendistato: è rivolto ai giovani sotto i 30 anni, può durare fino a 3 anni e non comporta l’obbligo finale di assunzione; consente, in cambio dell’addestramento professionale, di sottopagare il lavoratore e prevede forme ridotte di ammortizzatori sociali. [Sono state circa 300 le assunzioni con questo contratto nell’area di competenza del Centro per l’Impiego di Patti].
• Contratto di inserimento: dura al massimo 18 mesi ed è rivolto ai giovani fino a 29 anni, agli ultracinquantenni, ai disoccupati di lunga durata, alle donne e ai portatori di gravi handicap; comporta un inquadramento inferiore rispetto alla mansione ed una retribuzione ridotta; dovrebbe essere finalizzato alla stabilizzazione, una volta finito il periodo di formazione, ma non obbligatoriamente [Le assunzioni sono state quasi 200 nell’ultimo anno]
• Contratto intermittente: (o a chiamata) serve a coprire prestazioni che hanno di per sé carattere discontinuo (addetti ai centralini, personale di sorveglianza, personale di servizio in alberghi e ristoranti, lavoratori dello spettacolo). Il lavoratore ha il vantaggio di poter stipulare contemporaneamente più contratti di questo tipo, ma rischia il licenziamento se non risponde alla chiamata [Il Centro di Patti ne ha registrati circa 200]
• Contratto interinale: prevede l’intermediazione di un’Agenzia del lavoro, che stipula con l’imprenditore un contratto di fornitura di manodopera (o di “somministrazione” di lavoro) e mantiene alle proprie dipendenze i lavoratori interessati. Dura al massimo due anni. [Nella nostra zona è stato il meno utilizzato ed ha riguardato circa una cinquantina di assunzioni]
Concludiamo il quadro sconsolante di questo assurdo spezzettamento del diritto del lavoro, sottolineando solo due cose:
1. il continuo cambio di mansioni e di luoghi di lavoro anziché arricchire, come si era sostenuto, le competenze professionali, le rende intercambiabili verso il basso;
2. il mancato obbligo di assunzione dopo un contratto di apprendistato o di inserimento conferma la natura pretestuosa di questi contratti, che mirano solo ad abbassare xxxxxx e forme di previdenza. Ricordiamo che la retribuzione media per questi contratti è di 500-800 euro al mese.
• Le forme di previdenza e di uscita – Per il lavoratore che esce momentaneamente dal rapporto di lavoro per licenziamento o per conclusione del contratto esistono i cosiddetti ammortizzatori sociali, in pratica dei paracadute che attenuano la caduta verso la disoccupazione, consentendo a chi ha perso il lavoro di cercarne un altro con relativa tranquillità. Anche in questo campo esiste una larga varietà di prestazioni, subordinate a condizioni di diverso tipo.
Per braccianti e contadini l’Indennità di Disoccupazione Agricola scatta dopo 51 giornate di lavoro, purché si sia precedentemente versato un certo quantitativo di contributi previdenziali (ma ne sono esclusi i lavoratori extracomunitari con permesso di soggiorno per lavoro stagionale).
Per gli operai licenziati per motivi indipendenti dalla loro volontà c’è la Disoccupazione Ordinaria, che dura 8 mesi (sotto i 50 anni) ed 1 anno (sopra) e la Mobilità (al Sud per un massimo di 2 anni). Per gli operai licenziati in determinati settori o aree geografiche c’è inoltre la Cassa integrazione in Deroga, di durata variabile.
Per chi ha lavorato solo per periodi ridotti (ma almeno 78 giornate in un anno) esiste un’indennità di Disoccupazione con requisiti ridotti .
Per gli operai industriali e per gli edili resta ancora (probabilmente per poco, perché la sta cancellando la riforma Fornero) la Cassa Integrazione Ordinaria, al massimo per 1 anno.
Per i dipendenti delle Imprese con più di 15 dipendenti, in ristrutturazione o in crisi, c’è (anche questa per poco) la Cassa Integrazione Straordinaria (fino ad una massimo di 4 anni).
A Patti la Disoccupazione Agricola e quella Ordinaria sono oggi la normale fonte di sopravvivenza per i lavoratori agricoli e per gli operai edili, che
lavorano sempre in maniera non continuativa; l’indennità di Disoccupazione con requisiti ridotti serve invece a prolungare la retribuzione delle persone assunte nei Cantieri di Lavoro; la CIG ordinaria e straordinaria, infine, ha consentito di sopravvivere agli operai della Xxxxxx Italia (già Ceramiche Xxxxxx), più volte interessati da crisi aziendali, così come in passato ha accompagnato fuori dal mercato del lavoro gli operi Wagi, passati poi dalla CIG alla gestione della GEPI (Società per le Gestioni e Partecipazioni Industriali, una finanziaria pubblica, che invece di agevolare le ristrutturazioni industriali, ne ha solo accompagnata la chiusura).
Insomma tutte queste diverse forme di indennità di disoccupazione appaiono oggi, a Patti come in gran parte del Sud, essenziali per la sussistenza di molti lavoratori, che il lavoro temporaneo e le crisi aziendali mettono a serio rischio di povertà.
Il progetto di legge di Riforma del Lavoro, proposto in questi giorni dal Governo Xxxxx, rischia di abbreviare e ridurre le attuali forme previdenziali e non mostra inversioni nella tendenza alla precarizzazione del lavoro né abbrevia gli intervalli di inattività, che ingrossano sempre più la schiera dei “disoccupati di lunga durata”.