RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO
"COMPLESSO DELL'EX OSPEDALE SANT'XXXXXXXX" PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA in variante al POC VARIANTE al PSC e al RUE
approvati mediante Accordo di Programma stipulato in data ai sensi dell'articolo 40 Legge Regionale 20/2000 e
dell'articolo 34 del D.Lgs 267/2000
RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO
Ing. Xxxxx Xxxxxx
POLITECNICA
I N G E G N E R I A E A R C H I T E T T U R A
RESPONSABILE DI PROGETTO E COORDINATORE DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE
Arch. Xxx. Xxxxxxx Xxxxxxx
PROGETTO URBANISTICO
Arch. Xxxxx Xxxxxxxx Xxxxxx
CONSULENZA GIURIDICA
Avv. Xxxxx Xxxx
CONSULENZA PROGETTO ARCHITETTONICO
G A Architetti Associati
CONSULENZA PROGETTO DI RESTAURO
Studio Associato Doglioni e Daminato COLLABORAZIONE
PRATICA VV.F. - RICHIESTA DI DEROGA SPECIFICA TECNICA IMPIANTI SIGNIFICATIVI AI FINI DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO
PARTE D'OPERA
DISCIPLINA
DOC. E PROG.
FASE REV.
05 4.2 VF RT02 2 0
Cartella File name
Prot.
Scala
Formato
1 05_4.2_VF_RT02_20_4559 4559 A4
5
4
3
2
1
0 EMISSIONE Settembre 2017
X.Xxxxx X.Xxxxxxxxxxx
X.Xxxxxxx
REV. DESCRIZIONE Data
Il presente progetto è il frutto del lavoro dei professionisti associati in Politecnica. A termine di legge tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione in qualsiasi forma senza autorizzazione di POLITECNICA Soc. Coop.
REDATTO
VERIFICATO APPROVATO
1. PREMESSA 2
2. IMPIANTI DI ESTINZIONE INCENDI AD ATTIVAZIONE AUTOMATICA: 2
2.1. Premessa 2
2.2. Sistema di estinzione incendi del tipo a “Gas Inerti” con estinguente gassoso 3
2.3. Sistema di spegnimento del tipo “Water Mist” 4
2.3.1. Scopo ed Utilizzo della Presente Documentazione 4
2.3.2. La Terminologia 4
2.3.3. Sistemi di unità di misura 5
2.3.4. Gli standard normativi 5
2.3.5. L’utilizzo dell’acqua Nebulizzata nei Sistemi Antincendio 5
2.3.6. Progettazione del Sistema Watermist 7
2.3.7. Analisi dell’Ambiente da Proteggere 7
2.3.8. Classificazione del Rischio 7
2.3.9. Dimensionamento del sistema watermist 7
2.3.10. Descrizione del funzionamento e delle parti costituenti l’impianto watermist 9
3. IMPIANTI DI RIVELAZIONE, SEGNALAZIONE ED ALLARME INCENDI 11
3.1. GENERALITÀ 11
3.2. IMPIANTO AUTOMATICO DI RIVELAZIONE INCENDIO 11
3.3. SEGNALATORI DI ALLARME 11
4. RETE IDRICA ANTINCENDIO. 12
4.1. Portate e pressioni 12
4.2. Centrale idrica antincendio 12
4.3. Autonomia degli impianti idrici antincendio 13
4.4. Posizionamento di idranti e naspi 13
4.5. Descrizione generale della rete antincendio 13
4.6. Estintori 14
1. PREMESSA
La presente specifica tecnica è redatta in conformità DM 20 dicembre 2012 “Regola tecnica di prevenzione incendi per gli impianti di protezione attiva contro l'incendio installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi”.
Per gli impianti di protezione attiva presenti nell’intervento di Riqualificazione del Complesso Sant’Xxxxxxxx la relazione consiste nella sintesi dei dati tecnici che descrivono le prestazioni dell'impianto, e le sue caratteristiche dimensionali ed è sviluppata in conformità all’art 3.1 del DM di cui sopra “Documentazione da Presentare ai Fini della Valutazione dei Progetti”.
Gli Impianti di protezione attiva qui riportati sono:
✓ Impianti di Estinzione Incendi ad Attivazione Automatica;
✓ Impianto di rivelazione fumi;
✓ Rete idranti;
✓
2. IMPIANTI DI ESTINZIONE INCENDI AD ATTIVAZIONE AUTOMATICA:
2.1. Premessa
In relazione alla protezione antincendio del Polo Bibliotecario in progetto, si prevede di proteggere le aree a maggior rischio d’incendio mediante le seguenti n°3 tipologie di impianto di spegnimento automatico, in funzione delle caratteristiche specifiche degli ambienti da proteggere
I. Sistema di estinzione incendi del tipo a “Gas Inerti” con estinguente gassoso (C6F- chetone) per:
• Deposito Interrato Polo Bibliotecario;
• Deposito Polo Espositivo piani IV e V;
• Nuovo Deposito Compatti;
L’impiego della presente tipologia di estinzione incendi è conseguente al fatto che in queste aree, sono conservati volumi di pregio, che non devono subire alcun danneggiamento in caso di attivazione del sistema di spegnimento.
II. Sistema di spegnimento del tipo “Water Mist”.
• Il sistema è utilizzato per la rimanente parte del Polo Bibliotecario, del tipo a scaffale aperto, ove sono presenti i volumi che non necessitano dello stesso precedente livello di assoluta protezione.
In relazione al Sistema di Rivelazione Incendi ed Attivazione Automatica a servizio degli Impianti di Spegnimento (Fire Detection), in progetto sono presenti le seguenti tipologie di impianti:
• Locali in presenza di impianto di Spegnimento a Gas:
Impianto di rivelazione in continuo, con attivazione del tipo a doppio consenso completo di Unità di Spegnimento con connessione diretta a Bombole e Xxxxxx ottico acustiche.
• Locali in presenza di impianto Water Mist:
Impianto di rivelazione in continuo, con attivazione del tipo a doppio consenso, distribuito su ogni piano e per ogni piano ubicato nelle aree con impianto a Water Mist.
Questo sistema di rivelazione è connesso al loop dell’edificio, sul quale sono connesse le targhe di segnalazione ottico acustica attivate secondo programma di sicurezza concordato e su base software opportunamente definito e implemetato.
• Rimanenti Locali (uffici, sale riunioni, corridoi, etc) in assenza di Water Mist o Gas:
Impianto di rivelazione Ottico di Fumi di tipo Puntiforme.
• Area al piano terra, denominata Gran Cortile e antistante atrio storico:
Impianto di rivelazione Ottico di Fumi del tipo Lineare.
2.2. Sistema di estinzione incendi del tipo a “Gas Inerti” con estinguente gassoso.
Il sistema è essenzialmente costituito da bombole cilindriche verticali pressurizzate con azoto a 25 bar @ 20°C e contenenti l’agente estinguente (Novec 1230™) opportunamente calcolato per saturare l’ambiente da proteggere secondo le normative.
Ogni bombola è corredata da un pescante, una valvola di scarica completa di manometro per il controllo visivo della carica, un disco di sicurezza, un pressostato di segnalazione automatico di eventuali perdite di gas, un cappellotto per la protezione della valvola durante il trasporto e la sella per il fissaggio della bombola a parete.
Tali bombole possono essere disposte singolarmente oppure in batteria, ovvero raccordate tra loro attraverso un collettore comune di scarica: nelle aree oggetto d’intervento sono state installate prevalentemente batterie da 2 o 3 bombole raccordate tra loro.
Nel caso di bombola singola, la stessa verrà completata di attuatore elettrico 24 Vdc per l’apertura automatica della bombola su segnalazione del sistema di rivelazione incendi, un attuatore manuale pneumatico per l’azionamento locale e di un adattatore per il collegamento della bombola con la linea di distribuzione del gas nell’ambiente da proteggere.
In presenza di una batteria di bombole collegate da un collettore di raccolta comune di scarica, si avrà la prima bombola, detta pilota, corredata di attuatore elettrico 24 Vdc, attuatore manuale e una manichetta flessibile di servocomando che andrà a collegarsi sulla seconda bombola, detta pilotata, esattamente sull’attuatore pneumatico avente la funzione di apertura della stessa. Di conseguenza, se si avranno altre bombole facenti parte di un’unica batteria, verranno anche loro collegate tramite una manichetta flessibile di servocomando.
Questo collegamento permette di avere la scarica contemporanea di tutte le bombole facenti parte di un’unica batteria. Il collettore di raccolta comune di scarica avrà tante connessioni quante sono le bombole facente parti della batteria e sarà collegato alle bombole attraverso una manichetta flessibile di scarica. Tra la manichetta flessibile di scarica ed il collettore sono posizionate le valvole di ritegno, una per ciascuna bombola.
A completamento verrà posizionato sulla linea di distribuzione del gas (tubazione) un pressostato per la segnalazione di intervento dell’impianto. Al termine della linea di distribuzione saranno posizionati uno o più ugelli opportunamente dimensionati, tramite calcolo idraulico, per scaricare il necessario quantitativo di agente estinguente per raggiungere la concentrazione di estinzione nei locali protetti.
2.3. Sistema di spegnimento del tipo “Water Mist”.
La presente relazione tecnica è relativa al Polo Bibliotecario.
E’ previsto specifico sistema di tipo Water Mist che converte l’acqua in una sottile nebbia ad una pressione di circa 100 bar all’ugello con riduzione delle dimensioni delle gocce ad una taglia compresa da 20 a 100 μm e classificazione conforme a Classe 1 secondo le normative NFPA 750.
2.3.1. Scopo ed Utilizzo della Presente Documentazione
La presente documentazione contiene la descrizione dei sistemi antincendio che utilizzano acqua nebulizzata come agente estinguente.
2.3.2. La Terminologia
Ugello erogatore: dispositivo per il rilascio dell’agente estinguente nell’ambiente da proteggere.
Pressione di progetto: massima pressione di esercizio a cui ci si aspetta siano sottoposti i componenti del sistema. È definita la seguente classificazione:
• sistemi a bassa pressione: pressione di progetto minore o uguale a 12.5 bar;
• sistemi a media pressione: pressione di progetto oltre 12.5 bar ed inferiore a 35 bar;
• sistemi ad alta pressione: pressione di progetto maggiore o uguale a 35 bar.
Impianto a secco: impianto in cui le tubazioni sono riempite con aria o gas inerte in pressione.
Impianto a preazione: impianto a secco, o utilizzato in modalità a secco, in cui la valvola di controllo e allarme può essere aperta su comando proveniente da un sistema indipendente di rivelazione incendio, posto nell’area protetta.
Impianto a umido: impianto in cui le tubazioni sono sempre riempite con acqua in pressione.
Pompa di compensazione della pressione (jockey): piccola pompa utilizzata per reintegrare automaticamente modeste perdite d’acqua, al fine di evitare inutili attivazioni delle pompe di alimentazione.
Maglia aperta a collettore laterale: rete di tubazioni con diramazioni solamente su di un lato di una tubazione di distribuzione.
Maglia aperta a collettore centrale: rete di tubazioni con diramazioni su entrambi i lati della tubazione di distribuzione.
Controllo dell’incendio: limitazione della crescita dell’incendio e prevenzione da danni strutturali all’edificio (mediante il raffreddamento degli oggetti, dei gas e/o bagnando il materiale combustibile adiacente alla zona di combustione). NOTA: la potenza termica rilasciata dall’incendio non cresce.
Soppressione dell’incendio: brusca riduzione della potenza termica rilasciata dall’incendio e prevenzione della ricrescita del fuoco.
NOTA: la potenza termica decresce.
Estinzione dell’incendio: completa eliminazione di ogni fiamma o fuoco covante. NOTA: la potenza termica è ridotta a zero.
Watermist: spray d’acqua per cui il Dv0.90, misurato in un piano ad 1 m dall’ugello alla pressione minima di funzionamento, è minore di 1 mm.
Classificazione degli incendi: La classificazione degli incendi è conforme alla ISO3941 nella quale gli incendi sono
identificati secondo le seguenti classi:
• Classe A: incendi da materiali solidi come carta, legno, carbone, materiali polimerici;
• Classe B: incendi di liquidi infiammabili quali alcoli, oli minerali, grassi;
• Classe C: incendi di gas infiammabili quali idrogeno e metano.
• Classe D: incendi di sostanze chimiche spontaneamente combustibili in presenza di aria o reattive con acqua con possibilità di esplosione.
• Classe E: incendi di apparecchiature elettriche anche sottotensione.
Volume netto: Volume totale dell’ambiente da proteggere meno il volume degli elementi impermeabili al gas presenti nel volume protetto.
Zona normalmente non occupata: Zona di norma non occupata da persone, ma nella quale si può entrare occasionalmente per brevi periodi.
Valvola di smistamento: dispositivo che consente di indirizzare la scarica di agente estinguente verso uno dei volumi protetti da una singola riserva di estinguente.
2.3.3. Sistemi di unità di misura
Le unità metriche di misura sono conformi al sistema metrico moderno noto come Sistema Internazionale delle Unità di misura(SI). Due unità (litro e bar), esterne al SI, ma riconosciute da questo ultimo, sono generalmente usate nella protezione antincendio internazionale.
2.3.4. Gli standard normativi
La norma tecnica italiana di riferimento per i sistemi watermist in applicazioni terrestri è la UNI CEN/TS 14972:2011: Installazioni fisse antincendio - Sistemi ad acqua nebulizzata - Progettazione e installazione.
Per quanto non contemplato nella norma UNI si fa usualmente riferimento a:
• NFPA 750, “Standard on Water Mist Fire Protection Systems”, 2015 edition;
• XX 0000, “Approval Standard for Water Mist Systems”, 2012 edition;
• FM Global Property Loss Prevention Data Sheets 4-2, “Water mist systems”, 2011 edition.
• UNI EN 12845:2009 “Installazioni fisse antincendio - Sistemi automatici a sprinkler: progettazione, installazione e manutenzione”.
2.3.5. L’utilizzo dell’acqua Nebulizzata nei Sistemi Antincendio
La progettazione, l’installazione, l’assistenza e la manutenzione dei sistemi antincendio ad acqua nebulizzata devono essere eseguite da persone competenti nella tecnologia dei sistemi antincendio.
2.3.5.1 Definizioni
I sistemi watermist utilizzano acqua finemente nebulizzata per il controllo, la soppressione o l’estinzione dell’incendio. Secondo la normativa italiana UNI CEN/TS 14972 (edizione 2011), si definisce watermist uno spray d’acqua per cui il Dv0.90, misurato in un piano posto ad 1 m dall’ugello erogatore, è minore di 1 mm; si precisa che il Dv0.90 è il diametro al di sotto del quale si trovano il 90% delle gocce erogate dallo spray. Una tale tipologia di spray d’acqua è ottenuta utilizzando appositi ugelli erogatori alimentati con acqua ad elevata pressione.
2.3.5.2 Effetti sull’incendio
Le differenze più significative che emergono da un confronto fra i sistemi watermist e quelli convenzionali a pioggia e a diluvio (con testine sprinkler tradizionali), riguardano le dimensioni medie delle gocce generate e i valori delle portate utilizzate, che sono, generalmente, uno o due ordini di grandezza inferiori nei primi rispetto agli altri. Nel luogo in cui si sta verificando l’incendio, le particelle d’acqua erogate da un sistema watermist si presentano in notevole quantità e sono caratterizzate da piccole dimensioni, mentre la superficie totale di scambio termico è aumentata rispetto ai valori relativi alle gocce erogate da impianti tradizionali.
Dopo l’erogazione del mist, le particelle, essendo di massa molto ridotta, hanno la possibilità di rimanere per un tempo maggiore in sospensione nell’aria, arrivando, in seguito, in zone indirettamente interessate dall’erogazione grazie al trascinamento dovuto ai moti convettivi dei fluidi presenti nell’ambiente. Lo scambio termico e di massa è, pertanto, ancor più favorito.
Nel suo intervento di spegnimento del fuoco, il mist si dimostra notevolmente più intenso ed efficace rispetto ai sistemi convenzionali perché contraddistinto da differenti azioni:
• una termica di raffreddamento, determinata dall’enorme assorbimento della quantità di calore;
• una meccanica di diminuzione della concentrazione di ossigeno comburente, originata dal notevole quantitativo di vapore d’acqua velocemente prodotto;
• una di attenuazione della potenza termica trasmessa per irraggiamento, determinata dell’elevata quantità di fini particelle e vapore dispersi nell’aria, al quale fa seguito la combinazione dei fenomeni di assorbimento e scattering.
Un ulteriore aspetto positivo dei sistemi watermist sta nel prevedere dimensioni d’impianto e quantitativi d’acqua richiesti di gran lunga minori rispetto a quelli tradizionali, con il risultato di ridotti ingombri e pesi complessivi e di minori problemi di installazione; d’altro canto, le elevate pressioni di esercizio consigliano l’adozione di componenti di ottima qualità, miglior robustezza e spessore maggiore.
Lo sviluppo futuro degli impianti watermist si presenta in chiara fase di crescita soprattutto considerando oltre agli aspetti puramente tecnici sin qui illustrati anche tutti gli aspetti positivi che l’utilizzo di tali sistemi determina sia in termini ambientali che di sicurezza umana: agendo in uno scenario d’incendio qualunque, l’effetto dell’acqua come agente estinguente non determina la formazione di nessun tipo di sostanza nociva per l’uomo o dannosa per l’ambiente. Un sistema watermist, oltre ad essere altamente compatibile con la presenza umana, soddisfa vari obiettivi, tra i quali i più significativi sono controllo, soppressione e spegnimento dell’incendio, controllo della temperatura e protezione degli ambienti esposti.
Nelle prove eseguite, il watermist è risultato efficace per molte applicazioni o sostanze infiammabili, quali:
• getti di gas;
• combustibili liquidi ed infiammabili (e.g.: idrocarburi liquidi presenti in sale macchine, parcheggi sotterranei, depositi di stoccaggio);
• combustibili solidi (e.g.: carta, legno, tessuti) presenti, per esempio, in archivi, teatri o musei, per i quali cui l’eccessivo e prolungato contatto con acqua può causare effetti dannosi, da considerare in aggiunta a quelli dell’incendio stesso;
• protezione dei passeggeri sugli aerei;
• focolai nascosti al di sotto di pavimenti flottanti e nei cunicoli di distribuzione dei cavi elettrici;
• controllo di fenomeni esplosivi;
• apparecchiature elettriche ed elettroniche presenti, per esempio, in centri di elaborazione dati o sale di quadri elettrici, con contestuale riduzione del rischio di corto circuito tra le diverse parti in tensione.
2.3.6. Progettazione del Sistema Watermist
Il sistema watermist descritto nella presente relazione tecnica è destinato alla protezione antincendio del Polo Bibliotecario. La tipologia dell’impianto proposto è del tipo ad umido con testine chiuse.
Segue la descrizione dell’impianto, in particolare dei seguenti argomenti:
1. Analisi degli ambienti da proteggere;
2. Classificazione del rischio;
3. Dimensionamento del sistema watermist;
4. Descrizione del funzionamento e delle parti costituenti l’impianto watermist.
2.3.7. Analisi dell’Ambiente da Proteggere
Gli ambienti da proteggere sono archivi ospitanti scaffalature, ognuna di esse adibita all’archiviazione di volumi cartacei con rischio di tipo OH-1
Per quanto riguarda queste aree, il rischio d’incendio è legato, in primo luogo, all’eventuale innesco del materiale cartaceo all’interno delle scaffalature; la natura dell’innesco potrebbe essere principalmente di natura elettrica o di natura dolosa.
La propagazione incontrollata di un incendio comporterebbe un serio pericolo per le persone oltre che ingenti danni economici; lo sviluppo delle fiamme fino all’altezza del soffitto, in potrebbe anche compromettere l’integrità dell’edificio; Il soffitto ha altezza generalmente costante (all’interno dello stesso locale, salvo travi a sporgenza). L’installazione dell’impianto sarà del tipo con tubazioni a vista dall’ambiente protetto.
2.3.8. Classificazione del Rischio
La classificazione del rischio è individuata nella classi “Ordinary Hazard” del gruppo 1 (OH1) secondo la norma UNI EN 12845:2009.
2.3.9. Dimensionamento del sistema watermist
L’impianto antincendio watermist proposto è progettato per garantire, separatamente, la protezione di ognuna delle due zone principali in cui può essere suddiviso l’ambiente; le sezioni di impianto dedicate ad ogni singola zona saranno poste a valle di altrettante valvole di controllo ed allarme
Gli ugelli erogatori watermist proposti dovranno essere idonei all’utilizzo per la categoria di rischio specifico ed avere specifiche tecniche che soddisfino le esigenze di installazione nel caso in esame. Tali requisiti vengono garantiti dal costruttore del componente e sono riportati nei datasheet presenti nell’ALLEGATO A.
2.3.9.1 Protezione watermist a soffitto – Light Hazard/OH-1
Il dimensionamento dell’impianto watermist a soffitto in queste aree è realizzato in accordo con i parametri di progetto ed installazione dell’ugello modello OH-VSO. In figura 3.2 viene riportato il frontespizio del datasheet allegato.
Fig. 3.2: Datasheet dell’ugello OH-VSO
La Tabella 3 riporta i parametri di dimensionamento principali per quanto riguarda la protezione antincendio a soffitto con rischio OH-1
Tabella 3: Principali caratteristiche del sistema watermist proposto: protezione a soffitto
2.3.10. Descrizione del funzionamento e delle parti costituenti l’impianto watermist
Il sistema antincendio ad acqua nebulizzata (watermist) proposto è del tipo ad umido con testine chiuse.
Un opportuno numero di ugelli erogatori automatici watermist a bassa pressione è installato negli ambienti da proteggere ed è collegato al gruppo di pompaggio mediante una linea di distribuzione. In condizioni di stand-by (assenza di incendio) l’intera linea di distribuzione è mantenuta piena d’acqua alla pressione di 4-5 bar mediante un sistema di compenso. In caso di incendio la rottura del bulbo termosensibile provoca l’apertura dell’ugello erogatore ed il calo della pressione nella linea di distribuzione aziona, mediante un pressostato di allarme, il gruppo di pompaggio. In caso di intervento dell’impianto antincendio, una delle quattro valvole di zona (che controllano ognuna delle zone da proteggere) invierà al quadro di controllo un segnale che permetterà di localizzare la scarica avvenuta.
Il sistema watermist è nel dettaglio costituito da:
• gruppo di pressurizzazione a bassa pressione;
• riserva idrica in calcestruzzo;
• valvole di controllo ed allarme ad umido;
• sistema di distribuzione ed erogazione;
Segue una descrizione dettagliata degli elementi costituenti l’impianto antincendio watermist.
⮚ Gruppo di pressurizzazione ad alta pressione
Nel dettaglio il gruppo di pressurizzazione allegato alla presente documentazione è costituito sommariamente dai seguenti elementi:
• Gruppo di elettropompe centrifughe di servizio + elettropompa Jockey;
• Valvole di sezionamento;
• Kit di compenso ad azionamento elettrico, in grado di mantenere una pressione di 4-5 bar nella linea di distribuzione in condizioni di stand-by;
• Pressostati di allarme e manometri;
• Connessioni idrauliche e pneumatiche;
• Kit flussimetro;
• Kit di ricircolo per pompe di servizio (per garantire una portata minima anche al chiuso);
• Filtro in acciaio zincato in aspirazione;
• Filtro in ottone in mandata;
• uadri di alimentazione e controllo del sistema con contatti di allarme disponibili;
Per soddisfare i sopra esposti requisiti idrici, il gruppo di pompaggio sarà costituito da n° 4 elettropompe aventi caratteristiche idrauliche pari a 112 l/min a 140 bar.
Ogni motore elettrico assorbe circa 30 kW cadauno, per una potenza complessiva di 120 kW.
Il sistema elettrico sussidiario garantirà l’alimentazione elettrica alle elettropompe del sistema anche in assenza di Tensione in rete.
Le elettropompe del sistema Watermist saranno allestite su apposito skid, sul quale verrà installato anche il serbatoio tampone di circa 830 l realizzato in acciaio inox.
Inoltre il serbatoio “polmone” sarà equipaggiato con indicatore di livello a contatti elettrici per segnalazione alto livello / basso livello per azionare il reintegro ed idonei attacchi per interconnessione con la stazione di pompaggio.
L’autotomia che è necessario assicurare al sistema è di 30 minuti, il che si traduce in una quantità d’acqua pari a 13.440 l. Questo ulteriore volume di accumulo è garantito nella stessa vasca antincendio. a stazione di pompaggio.
Sulla linea di alimentazione acqua proveniente dalla vasca sarà installato un idoneo sistema di filtraggio per l’eliminazione di tutte le impurità/particelle che potrebbero impedire la corretta erogazione dell’acqua dai microfori degli ugelli Watermist.
⮚ Valvole di controllo ed allarme ad umido
Le valvole di controllo ed allarme ad umido (vedi schema di funzionamento, ALLEGATO B) sono poste a monte di ognuna delle due zone da proteggere con l’impianto antincendio watermist. Questi dispositivi hanno la funzione di inviare un segnale di scarica avvenuta alla centrale antincendio, permettendo di localizzare la zona in cui l’impianto è entrato in funzione. Il gruppo di controllo ed allarme è costituito dai seguenti componenti principali:
• n.1 valvola a sfera per la chiusura manuale della sezione di impianto interessata;
• n.1 flussostato di allarme;
• n.2 manometri;
• n. 1 valvola a sfera di drenaggio;
NOTA: E’ prevista l’installazione di ognuna delle valvole di controllo ed allarme in locale tecnico e/o presidiato, a valle del gruppo di pompaggio watermist.
⮚ Sistema di distribuzione
Il sistema di distribuzione (incluso nella presente fornitura) è conforme alle specifiche della UNI CEN/TS 14972 ed è realizzato prevedendo tubazioni e raccorderia in acciaio inossidabile, con grado AISI >303.
Gli staffaggi della linea di distribuzione, in accordo con la NFPA 750:2015, sono stati previsti per rispettare le quantità minime di tabella 3.2.
Tabella 3.2: Massima distanza fra gli staffaggi (NFPA 750:2015).
8
3. IMPIANTI DI RIVELAZIONE, SEGNALAZIONE ED ALLARME INCENDI
3.1. GENERALITÀ
Nell’edificio in oggetto è prevista oltre all’installazione in tutte le aree di segnalatori di allarme incendio del tipo a pulsante manuale opportunamente distribuiti ed ubicati, in ogni caso, in prossimità delle uscite, anche di un impianto fisso di rivelazione e segnalazione automatica degli incendi in grado di rilevare e segnalare a distanza un principio di incendio che possa verificarsi nell’ambito dell’attività. Quest’ultimo impianto sarà realizzato a regola d’arte, secondo le norme di buona tecnica vigenti.
3.2. IMPIANTO AUTOMATICO DI RIVELAZIONE INCENDIO
Tale impianto sarà rispondente alla Norma UNI 9795:2010, costituito da una centralina di rivelazione antincendio a cui verranno collegati tutti i relativi apparati costituenti l’impianto (rivelatori di fumo, pulsanti fire-allarm, pannelli di allarme ottico/acustici, etc.).
Ai fini dell’organizzazione della sicurezza, l’impianto di rivelazione consentirà l’attivazione automatica di una o più delle seguenti azioni:
• Chiusura di eventuali porte tagliafuoco, normalmente mantenute aperte, appartenenti al comparti-mento antincendio da cui è pervenuta la segnalazione, tramite l’attivazione degli appositi dispositivi di chiusura;
• Disattivazione elettrica degli eventuali impianti di ventilazione e/o condizionamento;
• Attivazione di eventuali sistemi antincendio automatici;
• Chiusura di eventuali serrande tagliafuoco poste nelle canalizzazioni degli impianti di ventilazione e/o condizionamento riferite al compartimento da cui proviene la segnalazione;
• Eventuale trasmissione a distanza delle segnalazioni di allarme in posti predeterminati nel piano di emergenza.
3.3. SEGNALATORI DI ALLARME
I segnalatori di allarme devono essere correttamente posizionati e segnalati in modo da essere sempre raggiungibili entro 20 m da qualunque punto dell’attività. Devono essere previsti dispositivi ottici ed acustici, opportunamente ubicati, in grado di segnalare il pericolo a tutti gli occupanti dell’edificio o delle parti di esso coinvolte dall’incendio.
La diffusione degli allarmi sonori avverrà tramite impianto di diffusione sonora ad altoparlanti, distribuito ai vari piani lungo le vie di esodo (corridoi) e gli spazi comuni.
6
4. RETE IDRICA ANTINCENDIO.
Nel presente intervento è presente rete idrica antincendio di tipo interrato a servizio dell’intero comparto.
Gli impianti idrici antincendio saranno composti da:
• idranti UNI 70 a colonna all’esterno;
• idranti UNI 45 nelle scale;
• naspi UNI 25 all’interno;
• attacchi motopompa esterni.
4.1. Portate e pressioni
Le portate minime che dovranno essere garantite alle varie lance di erogazione ai sensi delle vigenti norme UNI 10779 edizione luglio 2007 sono le seguenti:
• idranti UNI 70: 300 l/min con una pressione residua di 4 bar
• idranti UNI 45: 120 l/min con una pressione residua di 2 bar
• naspi UNI 25: 60 l/min con una pressione residua di 3 bar
4.2. Centrale idrica antincendio
I fabbisogni idrici per usi antincendio prescritti dalle vigenti norme tecniche di riferimento (cfr. allegato B norma UNI 10779/2007), saranno garantiti da una centrale idrica antincendio composta da:
• vasca di stoccaggio;
• centrale di pompaggio antincendio;
La centrale idrica antincendio è prevista ubicata al primo piano interrato (quota -5,60).
La centrale idrica antincendio sarà realizzata conformemente a quanto prescritto dalle norme UNI EN 12845.
La vasca di stoccaggio antincendio sarà realizzata in calcestruzzo armato e avrà una capacità utile minima per gli impianti antincendio pari a 125 m3. Essa sarà reintegrata dall’acquedotto municipale.
E’ previsto un gruppo di pompaggio per la rete idranti, di tipo preassemblato in esecuzione monoblocco a funzionamento completamente automatico, con aspirazione dalla vasca sotto battente idraulico.
Il gruppo di pompaggio a servizio della rete idranti sarà così costituito:
• n°1 pompa centrifuga ad asse orizzontale normalizzata azionata da motore elettrico con Portata Q = 110 m3/h e Prevalenza H = 80 m.c.a.;
• n°1 elettropompa centrifuga ad asse orizzontale normalizzata azionata da motore endotermico a ciclo diesel a quattro tempi (motopompa) con le stesse caratteristiche di cui sopra;
• n°1 elettropompa Jockey (di compenso) per il mantenimento in rete della necessaria pressione minima di intervento del complesso.
4.3. Autonomia degli impianti idrici antincendio
Ai sensi della norma UNI 10779 edizione 2007 “Reti Idranti Installazione ed Esercizio” il livello di pericolosità delle aree da proteggere è identificato come livello n° 2 [ cfr. paragrafo B.2.2. livello di pericolo 2] assimilabile a quello definito di classe OH2 o OH 3 dalla Norma UNI 12845 la condizione di funzionamento più sfavorevole in base alla quale calcolare l’autonomia dell’impianto con riferimento alla protezione esterna è la seguente:
• n°4 idranti UNI 70 contemporaneamente in funzione con una portata complessiva pari a: 4 x 300 l/min = 1200 l/min;
• Impianto di pressurizzazione del sistema Water Mist in funzionamento contemporaneo: 1 x 385 l/min = 385 l/min;
Da cui la capacità minima vasca di accumulo sarà pari a: 1585 l/min x 60 min = 95,1 mc.
Pertanto la capacità minima della vasca antincendio è stata assunta pari a:
▪ 125 m3 > 95,1 m3
4.4. Posizionamento di idranti e naspi
Tutti i locali sono protetti da un impianto ad idranti UNI 45 e conformi a norma UNI EN 671/2.
Ai sensi della citata norma UNI 10779 la posizione degli idranti sarà tale da garantire che ogni parte dell’ attività sia raggiungibile con il getto di almeno uno di essi. Saranno installati in posizione ben visibile e facilmente accessibile e saranno ubicati in modo che ogni punto dell’ area protetta disti al massimo 20 m dagli idranti.
Gli idranti saranno posizionati soprattutto in prossimità delle uscite di emergenza e delle vie d’esodo.
4.5. Descrizione generale della rete antincendio.
La rete idrica a servizio del comparto e del tipo ad anello con posa interrata e realizzata i PEAD. Si diparte dalla centrale di pressurizzazione idrica.
La chiusura dell’anello è realizzata all’interno del Polo Bibliotecario con tratto a vista.
All’esterno, in prossimità degli accessi sono previsti idranti soprasuolo a colonna UNI 70 del tipo DN 100 con due attacchi UNI 70 e un attacco motopompa DN100, con dispositivo di rottura prestabilito (ADR) e scarico automatico antigelo che assicura lo svuotamento dell’ idrante a completa chiusura della valvola di erogazione.
Un ulteriore idrante soprasuolo a colonna UNI 70 del tipo DN 100 con due attacchi UNI 70 è previsto all’interno del comparto in prossimità del Nuovo Deposito Compatti.
Sempre all’esterno in corrispondenza dei n°2 ingressi lato xxx Xxxxxxxxxx x xx xx0 xxxxxxxx xxxx via Ramazzini, a monte degli idranti di cui sopra, è prevista l’installazione di n° 3 attacchi motopompa VVF.
4.6. Estintori
Tutti i piani saranno dotati di un adeguato numero di estintori portatili da incendio del tipo approvato dal Ministero dell’Interno ai sensi del D.M. 20/12/1982 (G.U. n. 19 del 20/1/1983) e successive modificazioni. Essi saranno distribuiti in modo uniforme nell’area da proteggere in modo da facilitarne il rapido utilizzo in caso d’incendio e a tal fine saranno ubicati:
• lungo le vie di esodo, in prossimità degli accessi;
• in prossimità delle aree a maggior pericolo.
Gli estintori saranno ubicati in posizione facilmente accessibile e visibile in modo che la distanza che una persona deve percorrere per utilizzarli non sia superiore a 30 metri.
Appositi cartelli segnalatori ne faciliteranno l’individuazione, anche a distanza. Gli estintori portatili saranno installati in ragione di almeno uno ogni 150 m2 di pavimento, o frazione, con un minimo di due estintori per compartimento e di uno per ciascun impianto a rischio specifico.
Gli estintori portatili a polvere avranno carica minima pari a 6 kg e capacità estinguente non inferiore a 34A233BC; Per proteggere aree a rischio specifico saranno previsti estintori ad anidride carbonica, con carica minima pari a 5 kg e capacità estinguente non inferiore a 89BC.
Modena Settembre 2017
Il Progettista
Dott. Ing. Xxxxxx. Lucchese