INDICE
INDICE
1.1. Qualità, provenienza e impiego dei materiali 13
1.1.1. Accettazione dei materiali 13
1.1.2. Conformità e Non Conformità al Capitolato Speciale 14
1.1.3. Impiego dei materiali 14
1.1.4. Provvista dei materiali 14
1.1.5. Sostituzione dei luoghi di provenienza dei materiali previsti in contratto 15
1.1.6. Difetti di costruzione 15
1.2. Dichiarazione di conformità e marcatura CE 15
1.2.1. Marcatura CE - Materiali 15
1.2.2. Marcatura CE - Macchinari 15
1.3. Pianificazione dei lavori 16
1.3.1. Programma bisettimanale 16
1.3.2. Fasi vincolate e segnalate 16
1.3.3. Piano di Impiego dei Macchinari 17
1.3.5. Appendice A – Fasi vincolate 18
1.3.6. Appendice B – Fasi Segnalate 18
2.1.1. Geotessili non tessuti 19
2.2. Manufatti tubolari in lamiera ondulata 19
2.3. Gabbioni e materassi metallici 20
2.3.2. Rivestimento protettivo 20
2.4.1. Tubi in calcestruzzo non armato e armato 23
2.5.1. Pozzetti prefabbricati in c.a.v 2324
2.10. Reti in barre di acciaio elettrosaldate 2829
2.11. Acciaio per strutture metalliche 2829
2.12. Misto granulare non legato per fondazione 29
2.13. Conglomerati bituminosi 30
3. NORME PER L’ESECUZIONE DEI LAVORI 3132
3.1.1.1. Definizioni e generalità 3132
3.1.1.2. La geometria degli scavi 3132
3.1.1.3. Puntellature, franamenti, scavo per campioni 3233
3.1.1.4. Disboscamento e regolazione delle acque 3234
3.1.1.5. Materiali di risulta: riutilizzo e sistemazione a deposito 3334
3.1.2. Scavi di sbancamento 3334
3.1.3. Scavi di fondazione 3435
3.1.4. Scavi subacquei e scavi all’asciutto 3536
3.2. Demolizioni e Rimozioni 3537
3.2.1. Demolizione di murature, fabbricati e strutture 3537
3.2.1.1. Mezzi da impiegare 3637
3.2.1.2. Criteri e precauzioni 3637
3.2.2. Demolizione di pavimentazione in conglomerato bituminoso 3738
3.2.2.1. Demolizione di pavimentazione realizzato con frese 3738
3.2.2.2. Demolizione dell'intera sovrastruttura realizzata con sistemi tradizionali 3839
3.3.1. Definizioni e premesse di carattere generale 3940
3.3.1.2. Premesse di carattere generale 4143
3.3.1.3. Normativa di riferimento 4244
3.3.2. Aggregati per la formazione dei rilevati 4445
3.3.2.1. Provenienza dei materiali 4445
3.3.2.2. Prove sui materiali 4547
3.3.2.3. Documentazione soggetta ad approvazione 4849
3.3.3. Preparazione del piano di posa dei rilevati 4951
3.3.3.1. Scotico, bonifica, gradonature e trincee drenanti 4951
3.3.3.2. Strato anticapillare e strati rinforzati 5355
3.3.3.3. Strato granulare anticapillare 5356
3.3.3.4. Geotessile non tessuto di separazione 5456
3.3.3.5. Geotessile e/o geogriglia con funzione di armatura degli strati di rilevato a grana grossa 5558
3.3.3.6. Prove di controllo sui piani di posa 5658
3.3.4. Formazione del rilevato 5658
3.3.4.1. Generalità, caratteristiche e requisiti dei materiali 5658
3.3.4.2. Rilevati di precarico e riempimenti 6062
3.3.5. Costruzione del rilevato 6062
3.3.5.1. Stesa dei materiali 6062
3.3.5.3. Condizioni climatiche avverse 6366
3.3.5.4. Rilevati di prova 6366
3.3.5.5. Prove di controllo 6467
3.3.6. Trattamenti delle terre con calce 6770
3.3.6.2. Studi e Prove preliminari 6972
3.3.6.3. Modalità esecutive 7376
3.3.7. Documentazione dei lavori 7881
3.4.1. Dreni perforati nel terreno 7882
3.4.1.1. Definizione e scopo 7882
3.4.1.3. Fornitura e posa del tubo filtrante 7983
3.4.1.4. Dispositivo di separazione tra il tratto filtrante ed il tratto cieco 7983
3.4.1.5. Lavaggio e manutenzione dei dreni 8084
3.4.1.6. Dreni in rocce lapidee 8185
3.4.1.7. Dreni in terreni argillosi stringenti 8185
3.4.2. Dreni prefabbricati a nastro 8185
3.4.2.1. Definizioni e campo di impiego 8185
3.4.2.2. Requisiti del nastro prefabbricato 8286
3.4.2.3. Preparazione del piano di lavoro e posa del materasso drenante di collegamento 8387
3.4.2.4. Installazione dei dreni 8387
3.5.2. Prescrizioni tecniche generali a cura dell’appaltatore 8589
3.5.3. Piezometro elettrico 8690
3.5.3.1. Specifiche tecniche 8790
3.5.3.2. Preparazione del foro 8791
3.5.3.3. Modalità d’installazione 8891
3.5.3.4. Documentazione d’installazione 8892
3.5.4. Tubo inclinometrico 8993
3.5.4.1. Normative e specifiche di riferimento 8993
3.5.4.2. Caratteristiche della strumentazione 8993
3.5.4.3. Controlli preliminari 9094
3.5.4.4. Preparazione del foro 9094
3.5.4.6. Prescrizioni minime di accettazione della tubazione inclinometrica 9296
3.5.4.7. Documentazione richiesta relativa all’installazione 9397
3.6. Manufatti tubolari in lamiera d'acciaio ondulata 9398
3.6.1. Campo di applicazione 9498
3.6.2.1. Lamiera ondulata 9498
3.6.2.4. Rivestimenti protettivi 9498
3.6.3.1. Fornitura, trasporto e scarico 9599
3.6.3.2. Preparazione del piano di posa 9599
3.6.3.4. Rinfianco e rinterro 97102
3.6.4. Controlli ed accettazione 98102
3.6.4.3. Prove sui materiali 99104
3.6.5. Controlli in cantiere 99104
3.6.5.2. Serraggio dei bulloni 100104
3.6.5.3. Geometria e deformazioni 100104
3.6.6. Norme di misurazione 101105
3.7. Gabbioni e materassi metallici 101105
3.7.1. Campo di applicazione 101105
3.7.2. Materiali 101106
3.7.2.1. Filo metallico 101106
3.7.2.2. Rivestimento protettivo 102106
3.7.2.3. Indicazioni sulla vita utile dei prodotti e delle opere 103108
3.7.2.4. Riempimento 105109
3.7.3. Controlli ed accettazione 107111
3.7.3.1. Generalità 107111
3.7.3.2. Documentazione 107112
3.7.3.3. Prove sul filo metallico 107112
3.7.3.4. Prove sul rivestimento in lega eutettica 107112
3.7.3.5. Prove sul rivestimento in PVC 108112
3.7.3.6. Prove sulla rete metallica 108113
3.7.4. Norme di misurazione 109113
3.8. Drenaggi 109114
3.8.1. Drenaggi tradizionali 109114
3.8.2. Drenaggi a tergo di murature 109114
3.8.3. Drenaggi con filtro in geotessile non tessuto 110115
3.8.4. Drenaggi longitudinali con riempimento in conglomerato cementizio poroso 110115
3.8.5. Drenaggi delle cunette in trincea 111116
3.8.6. Schermi drenanti discontinui modulari 112117
3.8.6.1. Definizione 112117
3.8.6.2. Modalità esecutive dei pozzi 112118
3.8.6.3. Modalità esecutive della condotta di fondo 116121
3.8.6.4. Caratteristiche del materiale drenante 116122
3.9. Conglomerati cementizi semplici e armati (normali e precompressi) 117122
3.9.1. Materiali 117122
3.9.1.1. Aggregati 117122
3.9.1.2. Additivi 120125
3.9.1.3. Aggiunte 122128
3.9.2. Durabilità dei conglomerati cementizi 126131
3.9.3. Qualifica preliminare dei conglomerati cementizi 128134
3.9.3.1. Dossier di Prequalifica 129135
3.9.3.2. Qualifica all’impianto 129135
3.9.3.3. Autorizzazione ai getti 130136
3.9.4. Controlli in corso d'opera 131137
3.9.4.1. Resistenza dei conglomerati cementizi 132138
3.9.4.2. Non conformità dei controlli di accettazione 133140
3.9.5. Tecnologia esecutiva delle opere 134140
3.9.5.1. Confezione dei conglomerati cementizi 134141
3.9.5.2. Getti in clima freddo 135142
3.9.5.3. Getti clima caldo 138145
3.9.5.4. Getti massicci 139145
3.9.5.5. Getti di lunghezza elevata 139146
3.9.5.6. Trasporto e consegna 140146
3.9.5.7. Prova sui materiali e sul conglomerato cementizio fresco 141147
3.9.5.8. Casseforme e posa in opera 142149
3.9.5.9. Compattazione 144151
3.9.5.10. Riprese di getto 145152
3.9.5.11. Prevenzione delle fessure da ritiro plastico 146153
3.9.5.12. Disarmo e scasseratura 147154
3.9.5.13. Protezione dopo la scasseratura 147154
3.9.5.14. Maturazione accelerata a vapore 148155
3.9.5.15. Predisposizione di fori, tracce, cavità, ammorsature, oneri vari 148155
3.9.5.16. Predisposizione delle armature per c.a. 149156
3.9.5.17. Armatura di precompressione 150157
3.9.6. Elementi prefabbricati 150157
3.9.6.1. Prefabbricati prodotti in stabilimento 150157
3.9.6.2. Produzione di prefabbricati a piè d'opera 151158
3.10. Acciaio per c.a. e c.a.p. 151158
3.10.1. Generalità 152158
3.10.2. Acciaio in barre ad aderenza migliorata qualificato – Fe B450C e B450A (ex Fe B44K) 152159
3.10.2.1. Controlli 154161
3.10.2.2. Connessioni tra le barre 154161
3.10.3. Reti in barre di acciaio elettrosaldate 154161
3.10.3.1. Zincatura a caldo per immersione 155162
3.10.4. Xxxxxx inossidabili 157165
3.10.5. Acciaio per c.a.p 158165
3.10.5.1. Fili, barre, trecce, trefoli 158165
3.10.5.2. Cavo inguainato monotrefolo 160167
3.10.5.3. Ancoraggi dell'armatura di precompressione 160167
3.11. Misto granulare non legato per fondazione 160168
3.11.1. Descrizione 160168
3.11.2. Caratteristiche dei materiali da impiegare 160168
3.11.3. Studio preliminare 162169
3.11.4. Modalità esecutive 162170
3.11.5. Dati prestazionali 163171
3.12. Pavimentazioni in conglomerato bituminoso 164172
3.12.1. Leganti bituminosi di base e modificati 164172
3.12.1.1. Leganti bituminosi semisolidi - caratteristiche 164172
3.12.1.2. Bitumi modificati con additivi 169177
3.12.1.3. Bitumi con modifica “MEDIUM” 170178
3.12.1.4. Bitumi con modifica “HARD” 171178
3.12.1.5. Emulsioni bituminose cationiche 173181
3.12.1.6. Attivanti chimici funzionali (A.C.F.) 174182
3.12.1.7. Dopes di adesione 175183
3.12.1.8. Modificanti strutturali (MST) 175183
3.12.2. Conglomerati bituminosi a caldo 177185
3.12.2.1. Prescrizioni generali 177186
3.12.3. Conglomerati bituminosi di base, collegamento, usura confezionati con bitume “Normale”, “Medium” e “Hard” 179187
3.12.3.1. Descrizione 179187
3.12.3.2. Bitume 179188
3.12.3.3. Posa in opera 180189
3.12.3.4. Prescrizioni progettuali 182191
3.12.3.5. Miscele 185193
3.12.4. Conglomerato bituminoso ad elevata percentuale di vuoti drenanti - fonoassorbenti 190199
3.12.4.1. Prescrizioni generali 190199
3.12.4.2. Miscele di: Usura drenante, Usura drenante strutturale 190199
3.12.4.3. Prescrizioni progettuali 193202
3.12.4.4. Miscele 195204
3.12.5. Controlli 200210
3.12.5.1. Prestazioni di controllo da parte della committente 201210
3.13. Strutture di sostegno e contenimento in elementi prefabbricati 201211
3.13.1. Generalità 202211
3.13.2. Muri di sostegno, sottoscarpa e controripa in pannelli prefabbricati 202211
3.13.3. Muri di sostegno in terra armata 203212
3.13.4. Strutture di sostegno a scomparti in elementi scatolari o cellulari 204213
3.13.5. Strutture di sostegno in terra rinforzata a paramento verde 205214
3.13.6. Struttura di sostegno in terra rinforzata con paramento in pietrame 207216
3.14. Segnaletica verticale e orizzontale 209219
3.14.1. Premessa 209219
3.14.2. Segnaletica verticale 209219
3.14.2.1. Produzione 209219
3.14.2.2. Costruzione dei segnali 210219
3.14.2.3. Costruzione delle strutture 214224
3.14.2.4. Posa in opera 219229
3.14.2.5. Rettifiche e rimozione 225235
3.14.2.6. Certificazioni e prove 225235
3.14.2.7. Garanzie di durata 226236
3.14.2.8. Norme per la misurazione e valutazione dei lavori 226237
3.14.3. Delineatori 227238
3.14.3.1. Delineatori stradali 227238
3.14.4. Segnaletica orizzontale 233244
3.14.4.1. Segnaletica orizzontale 233244
3.15. Barriere di sicurezza 240251
3.15.1. Premessa 240251
3.15.1.1. Finalita' dei dispositivi di ritenuta nelle costruzioni stradali 242253
3.15.1.2. Individuazione delle zone da proteggere 242253
3.15.1.3. Conformita' dei dispositivi di ritenuta nelle costruzioni stradali e loro installazione 243255
3.15.1.4. Documentazione “as built” da presentare al termine dei lavori 244255
3.15.2. Barriere metalliche 245256
3.15.2.1. Accettazione dei materiali 245256
3.15.2.2. Qualità dei materiali 245257
3.15.2.3. Modalità d’esecuzione 247258
3.15.2.4. Prove 249260
3.15.3. Barriere prefabbricate a profilo New Jersey 251262
3.15.3.1. NJ in spartitraffico 251262
3.15.3.2. NJ bordo opera 251263
3.15.3.3. Caratteristiche tecniche 252263
3.15.3.4. Materiali 252263
3.15.3.5. Posa in opera 253264
3.15.3.6. Corrimano metallico strutturale 256267
3.15.4. Barriere in acciaio a profilo New Jersey 258270
3.15.4.1. Materiali 258270
3.15.4.2. Zincatura 258270
3.15.4.3. Verniciatura protettiva 258270
3.15.4.4. Collaudo delle barriere 259271
3.15.5. Attenuatori frontali 260272
3.16. Opere in verde 261273
3.16.1. Caratteristiche dei vari materiali 261273
3.16.1.1. Terreno vegetale 261273
3.16.1.2. Concimi minerali ed organici 262274
3.16.1.3. Prodotti fitosanitari 264276
3.16.1.4. Materiale vivaistico 264276
3.16.1.5. Pacciamatura 266278
3.16.1.6. Torba 267279
3.16.1.7. Acqua 267279
3.16.1.8. Tappeti erbosi in strisce e zolle 267279
3.16.1.9. Pali tutori e legature 268280
3.16.2. Esecuzione dei lavori 268280
3.16.2.1. Prescrizioni generali 268280
3.16.2.2. Preparazione delle zone d’impianto 269281
3.16.2.3. Tracciamenti 270283
3.16.2.4. Esecuzione degli impianti 271283
3.16.2.5. Impianto di tappeti erbosi e/o zolle 273285
3.16.2.6. Semine di prati 273286
3.16.2.7. Rimboschimento con semenzali e impianto di talee 274287
3.16.2.8. Protezione scarpate in trincea con stuoie biodegradabili paglia e fibre vegetali 275288
3.17. Impianto elettrico per illuminazione 275288
3.17.1. Quadri elettrici 275288
3.17.1.1. Carpenteria 275288
3.17.1.2. Sicurezza del personale preposto alle manovre 276288
3.17.1.3. Collegamenti alle linee esterne 276289
3.17.1.4. Marcature 277289
3.17.2. Cavi 278290
3.17.2.1. Posa cavi in cunicoli o interrati 278291
3.17.2.2. Posa cavi su passerelle e/o canalette 279291
3.17.2.3. Posa cavi in tubazioni 279291
3.17.3. Tubi, scatole, canalette portacavi 280292
3.17.3.1. Tubi portacavi 280292
3.17.3.2. Passerelle e canalette portacavi 281293
3.17.3.3. Scatole e cassette di derivazione 282293
3.17.4. Impianto di terra (Se in presenza di impianto elettrico in classe II) 282294
3.17.4.1. Impianto contro le tensioni di contatto 282294
3.17.4.2. Collegamenti di terra 283294
3.17.5. Apparecchi illuminanti 284295
3.17.6. Sostegni e plinti di fondazione 284296
3.17.7. Pozzetti di derivazione 285296
3.17.8. Prove e collaudi 285296
3.17.8.1. Collaudo di fabbrica 285296
3.17.8.2. Collaudo in corso d'opera 285297
3.17.8.3. Collaudo provvisorio 286297
3.17.8.4. Collaudo definitivo 287299
4. NORME DI CONTABILIZZAZIONE DEI LAVORI 290302
4.1. Xxxxxxxx, attrezzi, spese ed obblighi generali a carico dell'Appaltatore 290302
4.2. Norme generali di contabilizzazione 290302
4.2.1. Lavori a misura............................................ Errore. Il segnalibro non è definito.303
4.2.2. Lavori a corpo ............................................. Errore. Il segnalibro non è definito.303 4.3. Lavori in economia 291304
4.4. Lavori in presenza di traffico 291304
4.5. Trasporti da cava e da “banco” a discarica 292304
4.6. Trasporti da area di caratterizzazione a rilevato/riempimento o discarica 292305
4.7. Caratterizzazione ambientale delle terre e rocce da scavo 292305
4.8. Scavi - demolizioni - rilevati 292305
4.8.1. Scavi 293306
4.8.1.1. Scavi di sbancamento 293306
4.8.1.2. Scavo di fondazione 293306
4.8.2. Demolizioni 294307
4.8.3. Rilevati 295308
4.8.3.1. Preparazione del piano di posa 295308
4.8.3.2. Telo di tessuto non tessuto in poliestere o polipropilene 296309
4.8. 4. Formazione di rilevati, ritombamenti, riempimenti di cavi e rilevati di precarico 296309
4.8.5. Stabilizzazione a calce dei rilevati 298311
4.9. Conglomerati cementizi 298311
4.10. Casseforme - Armature - Centinature - Varo travi prefabbricate 299312
4.10.1. Casseforme 299312
4.10.2. Armature a sostegno delle casseforme 299313
4.11. Acciaio per c.a. 300313
4.12. Manufatti metallici 301315
4.13. Fondazioni stradali 303316
4.14. Conglomerati bituminosi 303316
4.15. Drenaggi 303317
4.16. Gabbioni e materassi metallici - Scogliere per difese spondali 304318
4.17. Canalette - mantellate - rivestimento di cunette e fossi - manufatti tubolari in lamiera d’acciaio ondulata – tubi in polietilene (PEAD) e polipropilene (PP) 304318
4.18. Opere in verde 305319
4.19. Segnaletica verticale ed orizzontale – barriere di sicurezza – barriere fonoassorbenti 306320
4.19.1. Segnaletica verticale 307320
4.19.2. Segnaletica orizzontale 307321
4.20. Barriere di sicurezza 307321
1. CONDIZIONI GENERALI
Le presenti Norme devono essere lette in aggiunta a quanto già dettagliato nel CSA. In caso di discordanza tra i documenti prevale quanto indicato nel CSA.
1.1. Qualità, provenienza e impiego dei materiali
I materiali (intesi come materiali, prodotti, composti, forniture, componenti, ecc.) devono corrispondere alle prescrizioni del presente Capitolato Speciale ed essere della migliore qualità: possono essere messi in opera solamente dopo l'accettazione del Direttore Xxxxxx.
1.1.1. Accettazione dei materiali
I materiali da impiegare nei lavori dovranno essere:
a) prequalificati corredandoli di tutti i certificati di prove sperimentali o di dichiarazioni a cura del Produttore necessari ad attestare, prima dell’impiego, la loro conformità in termini di caratteristiche meccanico-fisico-chimiche alle prescrizioni del presente Capitolato Speciale;
b) identificati riportando le loro caratteristiche nel Documento di Trasporto con cui il materiale viene consegnato in cantiere o a piè d’opera. L’Appaltatore dovrà consegnare alla Direzione Lavori una copia del DdT (Documento di Trasporto) e dell’eventuale documentazione allegata;
c) certificati mediante la documentazione di attestazione rilasciata da un Ente terzo indipendente (Marcatura CE) ovvero, ove previsto, autocertificati dal Produttore. L’Appaltatore dovrà consegnare alla Direzione Lavori una copia dei certificati;
d) accettati dal Direttore Lavori medianti controllo delle certificazioni cui ai punti precedenti e mediante prove sperimentali di accettazione;
e) ulteriormente verificati nel caso in cui il Direttore Lavori ravvisi difformità nella fornitura dei materiali, nelle lavorazioni o nell’opera ultimata rispetto a quanto richiesto dal presente Capitolato Speciale.
Tutti gli oneri per prelievi, prove di laboratorio e certificati relativi ai punti a), b), c), d) ed e) rimangono ad esclusivo carico dell’Appaltatore mentre le prove di laboratorio e le certificazioni relative al punto
d) sono a carico della Committente, permanendo – anche per quest’ultime - a carico dell’Appaltatore l’onere dei prelievi, dell’eventuale conservazione dei campioni e delle prove che diano esito negativo. Nel caso il materiale risulti non conforme agli standard ed ai controlli previsti ai punti a), b), c) o d), lo stesso non sarà ritenuto idoneo all'impiego e dovrà essere immediatamente allontanato dal cantiere, sostituendolo con altra fornitura che corrisponda alle caratteristiche volute. Le opere già costruite utilizzando materiale non conforme dovranno essere demolite a totale cura e spese dell'Appaltatore.
Nonostante l'accettazione dei materiali da parte della Direzione Lavori, l'Appaltatore resta totalmente responsabile della riuscita delle opere anche per quanto può dipendere dai materiali stessi.
1.1.2. Conformità e Non Conformità al Capitolato Speciale
Il presente Capitolato Speciale determina le caratteristiche dei materiali e le modalità esecutive ritenute idonee per eseguire le lavorazioni in modo conforme alle aspettative di qualità della Committente.
Il Personale della Direzione Lavori è preposto a rilevare, utilizzando un apposito modulo di “Non Conformità”, gli scostamenti riscontrati nei materiali utilizzati, nelle forniture, nelle caratteristiche di una parte dell’opera o nelle sue modalità esecutive, rispetto alle prescrizioni del Progetto e del Capitolato Speciale.
Le lavorazioni oggetto di procedura di “Non Conformità” non verranno contabilizzate fino a quando il Direttore dei Lavori dichiarerà la chiusura della procedura, attestando l’intervenuta risoluzione della non conformità. Le “Non Conformità” che non troveranno risoluzione causeranno la demolizione dell’opera non conforme.
L'Appaltatore che nel proprio interesse o di sua iniziativa abbia impiegato materiali o componenti di caratteristiche superiori a quelle prescritte nei documenti contrattuali, o eseguito una lavorazione più accurata, non ha diritto ad aumento dei prezzi e la contabilità è redatta come se i materiali avessero le caratteristiche stabilite.
Nel caso sia stato autorizzato per ragioni di necessità o convenienza da parte del Direttore dei Lavori l'impiego di materiali o componenti aventi qualche carenza nelle dimensioni, nella consistenza o nella qualità , ovvero sia stata autorizzata una lavorazione di minor pregio, viene applicata una adeguata riduzione del prezzo in sede di contabilizzazione, sempre che l'opera sia accettabile senza pregiudizio e salve le determinazioni definitive dell'organo di collaudo.
1.1.4. Provvista dei materiali
Se gli atti contrattuali non contengono specifica indicazione, l'Appaltatore è libero di scegliere il luogo ove rifornirsi dei materiali necessari alla realizzazione del lavoro, purchè essi abbiano le caratteristiche prescritte dai documenti tecnici allegati al contratto. Le eventuali modifiche di tale scelta non comportano diritto al riconoscimento di maggiori oneri, nè all'incremento dei prezzi pattuiti.
Nel prezzo dei materiali sono compresi tutti gli oneri derivanti all'Appaltatore dalla loro fornitura a piè d'opera, compresa ogni spesa per eventuali aperture di cave, estrazioni, trasporto da qualsiasi distanza e con qualsiasi mezzo, occupazioni temporanee, ripristino dei luoghi, indennizzi ed indennità a Terzi.
1.1.5. Sostituzione dei luoghi di provenienza dei materiali previsti in contratto Qualora gli atti contrattuali prevedano il luogo di provenienza dei materiali, il Direttore dei Lavori può prescriverne uno diverso, ove ricorrano ragioni di necessità o convenienza.
Qualora i luoghi di provenienza dei materiali siano indicati negli atti contrattuali, l'Appaltatore non può cambiarli senza l'autorizzazione scritta del Direttore dei Lavori, che riporti l'espressa approvazione del responsabile unico del procedimento.
1.1.6. Difetti di costruzione
L'Appaltatore deve demolire e rifare a sue spese le lavorazioni che il Direttore Lavori accerta eseguite senza la necessaria diligenza o con materiali diversi da quelli prescritti contrattualmente o che, dopo la loro accettazione e messa in opera, abbiano rivelato difetti o inadeguatezze.
Qualora il Direttore Lavori presuma che esistano difetti di costruzione, può ordinare che le necessarie verifiche siano disposte in contraddittorio con l'Appaltatore che dovrà farsi carico di tutte le attività necessarie a consentire l’espletamento delle verifiche. Quando i vizi di costruzione siano accertati, le spese delle verifiche sono a carico dell'Appaltatore, in caso contrario l'Appaltatore ha diritto al rimborso di tali spese e di quelle sostenute per il ripristino della situazione originaria, con esclusione di qualsiasi altro indennizzo o compenso.
1.2. Dichiarazione di conformità e marcatura CE
I prodotti che riportano la marcatura CE – che ne attesta l’idoneità per un dato impiego previsto, secondo un insieme di prestazioni minime che si rifanno ai requisiti essenziali della Direttiva 89/106/CE - beneficiano di presunzione di rispondenza alle caratteristiche dichiarate.
1.2.1. Marcatura CE - Materiali
Tutti i materiali forniti dall’Appaltatore da impiegare nei lavori dovranno presentare – ove previsto dalla Normativa italiana vigente alla data dell’offerta - la Marcatura CE, a garanzia della conformità del prodotto a tutte le direttive e norme ad esso applicabili.
Materiali non rispondenti a tale requisito, non saranno ritenuti idonei all'impiego e dovranno essere immediatamente allontanati dal cantiere, sostituendoli con altri che corrispondano alle caratteristiche volute. L’utilizzo di un prodotto sprovvisto di Marcatura CE dovrà essere preventivamente autorizzato dal Direttore Lavori previa motivata richiesta scritta dell’Appaltatore.
1.2.2. Marcatura CE - Macchinari
Tutti i macchinari, impianti, equipaggiamenti, dispositivi, strumenti e attrezzature da impiegare nei lavori dovranno presentare la Marcatura CE, a garanzia della conformità del prodotto a tutte le direttive e norme ad esso applicabili.
Macchinari sprovvisti della Marcatura CE o immessi sul mercato prima dell’entrata in vigore della Marcatura CE non saranno ritenuti idonei all'impiego e dovranno essere immediatamente allontanati dal cantiere, sostituendoli con altri che corrispondano alle caratteristiche volute. L’utilizzo di un prodotto sprovvisto di Marcatura CE dovrà essere preventivamente autorizzato dal Direttore Lavori previa motivata richiesta scritta dell’Appaltatore.
1.3. Pianificazione dei lavori
Ferma restando la piena autonomia dell’Appaltatore sulla conduzione del cantiere, è prevista la consegna alla Direzione Lavori dei seguenti strumenti di controllo dell’andamento dei lavori:
1.3.1. Programma bisettimanale
In aggiunta al Programma Esecutivo dei Lavori previsto dal Contratto ed alle sue periodiche revisioni, l’Appaltatore per l’intera durata del cantiere dovrà presentare settimanalmente un “Cronoprogramma Bisettimanale” sul quale sarà rappresentato un diagramma Gaant delle attività della settimana in corso e di quella successiva.
Convenzionalmente le settimane sono definite dalle ore 0,00 del lunedi alle ore 24,00 della domenica successiva.
Il cronoprogramma bisettimanale dovrà essere presentato per approvazione al Direttore Lavori almeno quattro giorni prima dell’inizio di ciascuna settimana. Ogni variazione rispetto a quanto programmato dovrà essere tempestivamente comunicata in forma scritta (tramite telefax) alla Direzione Lavori. In caso di mancata trasmissione del programma o dei cambiamenti a questo apportati, la Direzione Lavori riterrà non conformi le lavorazioni eseguite, avviando le relative procedure.
1.3.2. Fasi vincolate e segnalate
Il presente Capitolato Speciale indica una serie di lavorazioni che, per la loro specificità, potranno essere effettuate solo in presenza degli Incaricati della Direzione Lavori (cosiddette “fasi vincolate”) o solo dopo aver informato xxx xxx, xxx xxxxxxxx xx xxxxxx 24 ore, la Direzione Lavori (cosiddette “fasi segnalate”).
Nel programma bisettimanale l’Appaltatore dovrà evidenziare le attività soggette a fasi vincolate o segnalate in modo che la Direzione Lavori possa organizzare per tempo i propri impegni.
Le lavorazioni soggette a fase vincolata realizzate dall’Appaltatore in assenza della Direzione Lavori saranno oggetto di procedura di “Non Conformità”.
Le lavorazioni soggette a fase segnalata, correttamente annunciate dall’Appaltatore, potranno venire eseguite anche in assenza della Direzione Lavori una volta trascorso l’orario indicato nella
comunicazione dell’Appaltatore. Le lavorazioni non correttamente segnalate o realizzate in anticipo rispetto all’orario indicato, saranno oggetto di procedura di “Non Conformità”.
1.3.3. Piano di Impiego dei Macchinari
Prima dell’inizio di ciascuna lavorazione, l’Appaltatore dovrà presentare per approvazione al Direttore Lavori il “Piano di Impiego” di tutti i macchinari, impianti, equipaggiamenti, dispositivi, strumenti e attrezzature che intende utilizzare.
Il Piano di Impiego è composto dall’elenco delle attrezzature che saranno utilizzate, corredato dai seguenti documenti (per ciascuna attrezzatura):
a) Contratto di noleggio o copia conforme del libro cespiti dell’Appaltatore che ne attesti la proprietà e da cui dovrà essere individuabile il valore di ammortamento annuo ed il valore residuo dell’attrezzatura;
b) Marcature CE;
c) libretti di uso e manutenzione, riportanti n° di matricola e caratteristiche tecniche del macchinario;
d) elaborati progettuali e relazioni di calcolo (per ponteggi, casseforme, carri varo, impianti betonaggio, …);
e) attestati di revisione/verifica e certificati di taratura;
f) eventuali autorizzazioni amministrative (messa in servizio, emissioni in atmosfera, scarichi idrici, …).
Prima dell’inizio di ciascuna lavorazione che sia di particolare rilevanza tecnico-economica (secondo il giudizio della Direzione Lavori) o che richieda operazioni ripetute ed il cui svolgimento temporale si sviluppi oltre due settimane (ad es. consolidamenti, avanzamenti o getti in galleria, costruzione di opere per conci, ..) l’Appaltatore dovrà presentare per approvazione al Direttore Lavori una “Procedura di Lavoro” che:
a) descriva la lavorazione (anche utilizzando appositi elaborati grafici) indicando i documenti progettuali di riferimento;
b) definisca il metodo di esecuzione, la sequenza delle attività da porre in opera e la fasizzazione rispetto ad altre attività dotate di Procedura di Lavoro;
c) precisi la composizione della Manodopera da utilizzare dichiarando il nominativo del Responsabile o del Capo Squadra;
d) precisi i materiali da utilizzare, descrivendone le caratteristiche ed allegandone le relative schede sicurezza prodotto;
e) definisca i controlli da eseguire in corso d’opera;
f) precisi i macchinari da utilizzare, allegandone il Piano di Impiego.
1.3.5. Appendice A – Fasi vincolate
• piano degli scavi di fondazione
• piano di posa rilevati
• getti delle fondazioni (xxxxxx, xxxxx, ..)
• armature con materiali compositi fibrosi
• iniezione cavi di precompressione
• posa apparecchi d’appoggio e giunti
• tesatura tiranti
• getti definitivi in galleria
1.3.6. Appendice B – Fasi Segnalate
• demolizioni di strutture e fabbricati
• campi di preconsolidamento in sotterraneo
• getti delle elevazioni (pile, pulvini, impalcati, setti, ..)
• perforazione volata in avanzamento
• pavimentazioni in conglomerato bituminoso
Ai fini di agevolare il controllo della pianificazione dei lavori da parte della D.L., l’appaltatore è tenuto a presentare con cadenza quindicinale tavole aggiornate che illustrino le lavorazioni effettuate.
2. MATERIALI
Vengono di seguito riassunte le caratteristiche dei materiali di più frequente utilizzo nelle lavorazioni. Per tutti gli altri componenti occorrerà fare riferimento agli specifici capitoli delle “Norme per l’esecuzione dei lavori”.
Sono costituiti da geotessile nontessuto e geotessile tessuto. Le caratteristiche fisico-chimiche dei materiali vengono descritte nei singoli capitoli delle “Norme per l’esecuzione dei lavori”.
2.1.1. Geotessili non tessuti
I geotessili nontessuti dovranno essere ottenuti da fibre poliolefiniche (polipropilene e/o polietilene) o poliestere (con esclusione di fibre riciclate), agglomerate mediante sistema di agugliatura meccanica, termofusione, termocalandratura e termolegatura stabilizzate ai raggi UV, con esclusione di collanti, resine, additivi chimici. I geotessili nontessuti possono essere a filo continuo, quando il filamento ha lunghezza teoricamente illimitata, a fiocco, quando il filamento viene tagliato prima della cardatura.
I geotessili tessuti devono essere prodotti con la tecniche della tessitura industriale a trama e ordito, con filati o bandelle in polipropilene o poliestere, stabilizzate ai raggi UV, con l’esclusione di materia prima riciclata.
Dovranno essere forniti in rotoli di larghezza la più ampia possibile in relazione alle modalità di impiego.
Il materiale dovrà essere marchiato CE come richiesto dalle norme tecniche armonizzate recepite dal DPR 246 del 21/04/93 (regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE) e dal DPR 07/04/04 e dovrà essere qualificato prima dell'impiego mediante le prove, da eseguire in funzione delle applicazioni, secondo quanto meglio specificato nei relativi articoli del presente Capitolato Speciale.
2.2. Manufatti tubolari in lamiera ondulata
L’acciaio delle lamiere sarà acciaio al carbonio conforme alle UNI EN 10025.
La geometria delle ondulazioni sarà conforme alle AASHO M167 e AASHO M36.
La struttura dovrà comunque presentare una rigidezza sufficiente ai fini della movimentazione e dell’installazione.
Verranno utilizzati bulloni ad alta resistenza aventi caratteristiche meccaniche conformi alla norma UNI EN 20898.
Per i bulloni le associazioni dadi-viti sarà conforme alla CNR UNI 10011.
Le associazioni tra bulloni ed ondulazioni della lamiera saranno conformi alle indicazioni del produttore.
I requisiti meccanici e prestazionali dei giunti dovranno essere conformi a consolidati sistemi di standardizzazione, quali quelli sviluppati dal Bridge Design Code Committee dell’AASHTO, pubblicati nelle AASHTO Bridge Specifications, Division II, Section 26.4.2, o ad altri ritenuti equivalenti a giudizio della Direzione Lavori.
2.3. Gabbioni e materassi metallici
Il filo metallico utilizzato per la costruzione della rete sia per le legature sarà a basso tenore di carbonio costituito da vergella utilizzata nei processi di trafilatura a freddo di cui alla UNI EN 10016- 2.
La resistenza a trazione sarà conforme alla UNI EN 10223-3 (valori compresi tra 350 e 550 MPa, allungamento a rottura non inferiore al 10%).
Le tolleranze dimensionali saranno quelle stabilite dalla UNI EN 10218-2 classe T1; per i diametri standard esse risultano:
- diametri 2,2, 2,4 e 2,7 mm: ±0,06 mm
- diametri 3,0, 3,4 e 3,9 mm: ±0,07 mm
2.3.2. Rivestimento protettivo
Per gli impieghi descritti al par. 16.1 sono previsti:
a) rivestimento in lega eutettica zinco-alluminio (95%-5%) - cerio – lantanio;
b) rivestimento polimerico estruso o sinterizzato in PVC, aggiuntivo rispetto a quello del x.xx a). Il rivestimento in lega eutettica sarà conforme alla UNI EN 10244-2 classe A.
Il ricoprimento minimo in funzione del diametro nominale del filo sarà definito come dal seguente prospetto:
Diametro Ricoprimento minimo (mm) (g/m2)
2,0 215
2,2 230
2,4 | 230 |
2,7 | 245 |
3,0 | 255 |
3,4 | 265 |
3,9 | 275 |
Il rivestimento in PVC sarà conforme alla UNI EN 10245-2 ed avrà spessore nominale 0,5 mm (minimo 0,38 mm).
Saranno ammessi anche altri polimeri, purché ne siano accertate e certificate:
- la conformità ai requisiti generali stabiliti dalla UNI 10245, per quanto applicabili;
- una buona aderenza sul filo;
- una soddisfacente resistenza agli agenti atmosferici (raggi UV e temperatura). Il materiale base del rivestimento in PVC avrà le seguenti caratteristiche:
- peso specifico compreso tra 1300 e 1350 kg/m3 ASTM D 792;
- durezza Shore (ISO 868) tra 50 e 60;
- resistenza a trazione superiore a 20,6 MPa ISO 1183 (ASTM D 412) per il PVC estruso ed a 15,7 MPa ISO 527 (ASTM D 638) per il PVC sinterizzato;
- modulo elastico al 100% di deformazione superiore a 18,6 MPa ISO 1183 (ASTM D 412) per il PVC estruso ed a 13,7 MPa ISO 527 (ASTM D 638) per il PVC sinterizzato;
- resistenza all’abrasione: perdita in peso inferiore al 12% al test ASTM D 1242, metodo B, a 200 cicli di abrasione con nastro CSI-A grana 80;
- temperatura di fragilità, Cold Bend Temperature (determinata secondo la norma BS 2782- metodo 104 A) inferiore a -30°C, e Cold Flex Temperature (determinata secondo la norma BS 2782- metodo 150 B) inferiore a +15°C,;
- perdita in peso per volatilità a 105°C: non superiore al 2% ed al 6% (rispettivamente a 24 ore ed a 240 ore), in accordo con la XXXX X 0000 (XX ISO 176) e la ASTM D 2287.
9.3 Rete
La rete presenterà caratteristiche dimensionali (apertura e tolleranze) conformi alla UNI EN 10223-
3. Per le dimensioni standard delle maglie disponibili in commercio (6x8, 8x10, 10x12) le tolleranze risultano –4% / +16%.
Per gli impieghi descritti al par. 16, le combinazioni tipiche tra le dimensioni della maglia ed il diametro del filo sono:
struttura maglia tipo diametro del filo (mm) gabbioni 6x8 2,7
gabbioni 8x10 2,7 (con riv. polimerico) e 3,0
materassi 6x8 2,2 (con riv. polimerico)
Il diametro del filo di bordatura avrà un diametro maggiore di quello costituente la rete, secondo le seguenti combinazioni:
diametro filo rete (mm) diametro filo bordatura (mm)
2,2 | 2,7 |
2,7 | 3,4 |
3,0 | 3,9 |
Per gli impieghi descritti al par. 16.0 i valori caratteristici di resistenza della rete metallica dovranno essere i seguenti:
GABBIONI MATERASSI
Resistenza a trazione | ||
parallela alla torsione (kN/m) 50 | 37 | |
perpendicolare alla torsione (kN/m) | 26 | 13 |
legature di bordo (kN/m) 20 | 10 | |
Resistenza a punzonamento (kN) | 27 | 18 |
Il materiale lapideo da impiegarsi sarà di granulometria tale da non determinare la fuoriuscita degli elementi lapidei dalla maglia e da non ostacolare (per la presenza di elementi di dimensioni eccessive, superiori ai 2/3 dello spessore) un buon addensamento del materiale:
- gabbioni maglia 6x8: granulometria 00-000
- xxxxxxxx maglia 8x10: granulometria 120-220
- materassi: granulometria 90-130
In casi speciali (gabbioni rinverditi) al materiale grossolano sarà associata una componente fine destinata ad intasare i vuoti degli elementi lapidei ed a consentire l’attecchimento delle essenze vegetali.
Per quanto riguarda la resistenza a rottura il materiale dovrà rientrare nella categoria CS80 della UNI EN 13383-1.
I requisiti di resistenza all’usura saranno:
- categoria MDE10 UNI EN 13383-1: per l’impiego in opere di difesa idraulica in presenza di trasporto solido grossolano (torrenti);
- categoria MDE20 UNI EN 13383-1: per l’impiego in opere di difesa costiera;
- categoria MDE30 UNI EN 13383-1: per l’impiego in opere di difesa idraulica in presenza di trasporto solido fine (fiumi) o in opere di sostegno.
Per quanto riguarda la resistenza al gelo, il materiale dovrà soddisfare i requisiti della categoria FTA della UNI EN 13383-1.
9.5 Graffe metalliche
Per le legature, in alternativa al filo si potrà ricorrere a graffatura pneumatica con graffe metalliche 45x24x3 mm, aventi resistenza a trazione non inferiore a 17000 MPa.
2.4.1. Tubi in calcestruzzo non armato e armato
Sono adottabili tubi in calcestruzzo non armato e armato con una o più gabbie d’acciaio o con fibre in acciaio.
Il calcestruzzo, così come i diversi materiali componenti (aggregati, acqua d’impasto, additivi, aggiunte, nonché acciaio di armatura e fibre di acciaio) dovranno essere conformi a quanto stabilito nella norma UNI EN 1916.
I giunti devono consentire il regolare accoppiamento geometrico dei tubi ed il loro allineamento in modo che quando i tubi sono posti in opera la loro superficie interna venga a costituire una condotta regolare e priva di discontinuità nel diametro . Il disegno del giunto, tenuto conto del tipo di giunzione e delle tolleranze effettive, dovrà assicurare la tenuta idraulica della condotta nelle condizioni di esercizio.
Le guarnizioni di tenuta saranno conformi alla EN 681-1, atte a garantire la tenuta idraulica perfetta ad una pressione interna di esercizio di 0,5 atm e, per quanto riguarda la durabilità, ai requisiti della UNI EN 1916.
I pozzetti di previsto impiego per ispezione, incrocio e salto nei sistemi di drenaggio e fognatura bianca del corpo autostradale sono:
- pozzetti prefabbricati in c.a.v.;
- pozzetti in PE strutturato.
2.5.1. Pozzetti prefabbricati in c.a.v.
Il calcestruzzo, così come i diversi materiali componenti (aggregati, acqua d’impasto, additivi, aggiunte, nonché acciaio di armatura e fibre di acciaio) dovranno essere conformi a quanto stabilito nella norma UNI EN 1917. Il calcestruzzo, realizzato con cemento ad alta resistenza ai solfati, avrà Rck non inferiore a 40 MPa.
Le guarnizioni di tenuta tra i diversi elementi del prefabbricato, incorporate nel giunto in fase di prefabbricazione ovvero fornite unitamente al manufatto da parte del fabbricante, saranno conformi alla UNI EN 681-1.
I pozzetti dovranno essere atti a sopportare le spinte del terreno e del sovraccarico stradale in ogni loro componente (elemento di base, elementi di prolunga, elemento terminale).
Essi dovranno inoltre essere tali da garantire il rispetto delle prescrizioni contenute nell’all. 4 dei "Criteri, metodologie e norme tecniche generali" di cui all’art. 2, lett. B), D), E), della L. 10.5.1976, n. 319, recante le norme per la tutela delle acque.
In caso di presenza di scale per l’accesso al fondo, i gradini saranno in tondino di acciaio rivestito in polipropilene antisdrucciolo o verniciato antiruggine, opportunamente bloccati nella parete con malta espansiva.
Si farà esclusivamente uso dei leganti idraulici previsti dalla Legge 26-5-1965 n. 595 e norme armonizzate della serie EN 197. dotati di Attestato di Conformità CE.
La scelta dei tipi di cemento da utilizzare per i diversi tipi di calcestruzzo verrà effettuata in sede di Progetto, tenendo presenti, i requisiti di:
- compatibilità chimica con l'ambiente di esercizio previsto,
- calore di idratazione, per getti il cui spessore minimo sia maggiore di 50 cm.
Qualora opportuno potranno essere utilizzati cementi speciali, quali: cementi rispondenti alla UNI EN 197-1 e qualificati resistenti ai solfati (secondo UNI 9156), o resistenti al dilavamento (secondo UNI 9606), oppure a basso calore di idratazione contraddistinti dalla sigla LH conformemente alla UNI EN 197-1
Saranno impiegati esclusivamente aggregati muniti di Attestato di conformità CE, per i quali il produttore attui un controllo di produzione in fabbrica certificato da un Organismo notificato e dotati di marcatura CE. Dovranno essere costituiti da elementi resistenti e poco porosi, non gelivi privi di quantità eccedenti i limiti ammessi di parti friabili, polverulente, scistose,piatte o allungate, conchiglie, cloruri, solfati solubili, argilla e sostanze organiche; non dovranno contenere i minerali pericolosi: pirite, marcasite, pirrotina, gesso e quantità nocive di materiali reattivi agli alcali.
Per ciascuna delle cave di provenienza dei materiali dovrà essere accertata, mediante esame mineralogico (UNI EN 932-3) presso un Laboratorio Ufficiale, l'assenza dei minerali indesiderati
suddetti e di forme di silice reattiva verso gli alcali contenuti nel calcestruzzo (in particolare: opale, calcedonio, tridimite, cristobalite, quarzo ad estinzione ondulata, selce, vetri vulcanici, ossidiane).
Tale esame verrà ripetuto con la frequenza stabilita dalla DL e comunque almeno una volta all'anno. Qualora si riscontri la presenza di forme di silice reattiva, il Progettista dovrà valutare ed attuare il livello di prevenzione appropriato, in base alla classe di esposizione e alla categoria delle opere, con riferimento alla UNI 8981-2 (2007). Nella tabella seguente sono riepilogati i principali requisiti degli aggregati e le prove cui devono essere sottoposti, con l'indicazione delle norme di riferimento, delle tolleranze di accettabilità e della frequenza.
Tabella - Caratteristiche degli Aggregati
CARATTERISTICHE PROVE NORME LIMITI DI ACCETTABILITÀ
Gelività degli aggregati Gelività UNI EN 1367-1 perdita di massa <4% dopo 10 cicli (Categoria F4 UNI EN 12620). Cat. F2 per Classe di Esposizione XF1 e XF2; Cat. F1 per C.E. XF3 e XF4
Assorbimento dell’aggregato grosso
per classi di esposizione XF Assorbimento UNI EN 1097-7 < 1%
Resistenza alla abrasione Los Angeles CNR 34 e UNI EN 1097-2 Perdita di massa L.A. 30% Cat. LA30
Per Classi di resistenza C60 o superiori si impiegherà la categoria L.A.20
Compattezza degli aggregati Degradabilità al solfato di magnesio UNI EN 1367-2 perdita di massa dopo 5 cicli <10%
Presenza di gesso e solfati solubili Analisi chimica degli aggregati UNI EN 1744-1
SO3 < 0,1%
Contenuto di polveri Aggr. grosso non frantumato o frantumato da depositi alluvionali Passante a 0,063 mm, UNI EN 933-2 f1,5
f4,0
Aggr. grosso frantumato da roccia Sabbia non frantumata < f3,0 Sabbia frantumata < f10
ES 80
Equivalente in sabbia e valore di blu UNI EN 933-8-9 MB 1 g/kg di sabbia
Presenza di pirite, marcasite, pirrotina Analisi petrografica UNI EN 932-3 assenti
Presenza di sostanze organiche Determinazione colorimetrica UNI EN 1744-1 Per aggregato fine: colore della soluzione più chiaro dello standard di riferimento
Presenza di forme di silice reattiva, incluso quarzo ad estinzione ondulata – prova accelerata su provini di malta UNI 8520-22 Espansione < 0,1%
– metodo del prisma di malta (se è superato il limite per la prova accelerata) Espansione < 0,05% a 3 mesi oppure < 0,1% a 6 mesi
Presenza di cloruri solubili Analisi chimica UNI EN 1744-1 Cl- < 0,1 % rispetto al peso di cemento per c.a.p. e < 0,2 % per c.a. normale
Coefficiente di forma e di appiattimento Determinazione dei coefficienti di forma SI e di appiattimento FI UNI EN 933-3
UNI EN 933-4 FI e SI > 0,15 (Dmax=32 mm) FI e SI > 0,12 (Dmax=64 mm)
Dimensioni per il filler Xxxxxxxx ai vagli EN 933-10 Vaglio 2mm= 100 0,125 mm 85-100
0,063 m 75-100
Frequenza delle prove La frequenza sarà definita dalla Direzione Lavori. Dovranno comunque essere eseguite prove: in sede di prequalifica, per ogni cambiamento di cava o materiali nel corpo di cava; ogni 8.000 m³ di aggregati impiegati.
Proverrà da fonti ben definite che diano acqua di caratteristiche costanti. Sono ammesse come acqua di impasto per i conglomerati cementizi:
- l'acqua potabile;
- acqua proveniente da depuratori delle acque di aggottamento di cantiere;
- l'acqua di riciclo degli impianti di betonaggio; qualora rispondenti ai requisiti indicati nella UNI EN 1008.
Sono escluse le acque provenienti da scarichi (industriali ecc.).
L'acqua di impasto dovrà avere un contenuto in sali disciolti inferiore a 1 g per litro. La quantità di materiale inorganico in sospensione dovrà essere inferiore a 2 g/l; la quantità di sostanze organiche (COD) inferiore a 0,1 g/l.
L'acqua dovrà essere aggiunta nella quantità prescritta per ciascuna miscela qualificata in relazione al tipo di conglomerato cementizio, tenendo conto delle condizioni di umidità e dell'assorbimento negli aggregati.
E’ ammesso esclusivamente l’impiego di acciai saldabili ad aderenza migliorata qualificati e controllati con le modalità previste dal D.M. in vigore (D.M. 17.01.2018) e dalle norme armonizzate per i materiali da costruzione EN 10080.
L’acciaio per c.a. laminato a caldo, denominato B450C, dovrà rispettare i requisiti minimi sulle caratteristiche meccaniche previste nella tabella seguente:
Classe
C Requisito o frattile (%) Tensione caratteristica di snervamento fyk o f0.2k (MPa) >450 5.0 Tensione caratteristica di rottura
Ftk (MPa) >540 5.0
Valore minimo di k = (ft/fyk)
> 1.15
< 1.35 10.0
Deformazione caratteristica al carico massimo, uk (%) > 7.5 10.0 Attitudine al piegamento
Prova di piegamento/raddrizzamento Tolleranza massima dalla massa nominale (%)
Diametro nominale della barra (mm)
< 8
> 8
6.0
4.5 5.0
L’acciaio per c.a. trafilato a freddo, denominato B450A, dovrà rispettare i requisiti sulle caratteristiche meccaniche previste nella tabella seguente:
Classe
A Requisito o frattile (%) Tensione caratteristica di snervamento
fyk o f0.2k (MPa) >450 5.0 Tensione caratteristica di rottura Ftk (MPa) >540 5.0
Valore minimo di k = (ft/fyk) (*) > 1.05 10.0 Deformazione caratteristica al carico
massimo, uk (%) (*) > 2.5 10.0 Attitudine al piegamento
Prova di piegamento/raddrizzamento Tolleranza massima dalla massa nominale (%)
Diametro nominale della barra (mm)
< 8
> 8
6.0
4.5 5.0
2.10. Reti in barre di acciaio elettrosaldate
Le reti saranno realizzate con acciaio in barre ad aderenza migliorata saldabili del tipo previsto per l’acciaio per c.a., di diametro compreso fra 5 e 12 mm, con distanza assiale non superiore a 330 mm.
I nodi (incroci) delle reti devono resistere ad una forza di distacco determinata in accordo con la UNI EN ISO 15630–2 e pari al 30% della forza di snervamento della barra, da computarsi per quella di diametro maggiore.
La qualificazione e la marcatura del prodotto finito dovrà essere conforme a quanto previsto dal D.M. in vigore (D.M. 09/01/96)e dalle norme armonizzate di riferimento (EN 10080).
2.11. Acciaio per strutture metalliche
Si riepiloga lo schema sintetico di designazione:
• S simbolo S: acciaio per impiego strutturale;
• 355 indicazione del carico unitario di snervamento minimo prescritto per spessori ≤ 16 mm, espresso in N/mm2;
• J0, J2, K2 designazione della qualità relativamente alla saldatura ed ai valori di resilienza prescritti;
• W indicazione di acciaio CORTEN;
• Gx, Gy stato di fornitura a discrezione del produttore;
Tutti i materiali impiegati dovranno essere qualificati e marcati CE ai sensi della Direttiva 89/106/CEE, recepita dal DPR n. 246/93.
Sarà ammesso solo l’uso di acciai con caratteristiche meccaniche non inferiori a quelle dell’acciaio S355 secondo quanto previsto dalle norma EN 10025 (è ammesso l’uso di acciai CORTEN).
2.12. Misto granulare non legato per fondazione
Il materiale in opera, dopo l'eventuale correzione e miscelazione in impianto fisso, risponderà alle caratteristiche seguenti:
a) l'aggregato non deve avere né forma appiattita, allungata o lenticolare;
b) granulometria compresa nel seguente fuso e avente andamento continuo ed uniforme praticamente concorde a quello delle curve limite:
Serie UNI EN 933-1 Passante totale in peso %
setaccio 63 | 100 | |
setaccio 40 | 95-100 | |
setaccio 31.5 | 00-000 | |
xxxxxxxx 00 | 53-80 | |
setaccio 8 | 36-66 | |
setaccio 6.3 | 31-61 | |
setaccio 2 | 16-39 | |
setaccio 0.5 | 8-23 | |
setaccio 0.063 | 3-10 |
c) rapporto tra il passante al setaccio UNI EN 0.063 mm ed il passante al setaccio UNI EN 0,5 mm inferiore a 2/3.
d) perdita in peso alla prova Los Angeles eseguita sulle singole pezzature inferiore al 30% in peso (UNI EN 1097-2/1999).
e) equivalente in sabbia misurato sulla frazione passante al setaccio UNI EN 2 mm: compreso tra 25 e 65 (la prova va eseguita con dispositivo di scuotimento meccanico UNI EN 933-8/2000). Tale controllo deve anche essere eseguito sul materiale prelevato dopo costipamento. Il limite superiore dell'equivalente in sabbia “65” potrà essere modificato dalla Direzione Lavori in funzione delle provenienze e delle caratteristiche del materiale. Per tutti i materiali aventi equivalente in sabbia compreso tra 25 e 35 la Direzione Lavori richiederà in ogni caso (anche se la miscela contiene più
del 60% in peso d’elementi frantumati) la verifica dell'indice di portanza C.B.R. di cui al successivo comma.
f) Indice di portanza C.B.R. (UNI EN 13286-47/2006 – Miscele non legate o legate con leganti idraulici – Parte 47: Metodo di prova per la determinazione dell’indice di portanza CBR, dell’indice di portanza immediata e del rigonfiamento) dopo quattro giorni d’imbibizione in acqua, eseguito sul materiale passante al crivello UNI 25 mm, non minore di 50. È inoltre richiesto che tale condizione sia verificata per un intervallo di ±2% rispetto all'umidità ottimale di costipamento. Se le miscele contengono oltre il 60% in peso d’elementi frantumati a spigoli vivi, l'accettazione avverrà sulla base delle sole caratteristiche indicate ai precedenti commi a, b, d, e, salvo nel caso citato al comma e) in cui la miscela abbia un equivalente in sabbia compreso tra 25 e 35.
2.13. Conglomerati bituminosi
I materiali di base da impiegare nei lavori dovranno corrispondere ai requisiti di seguito fissati. Relativamente alle loro miscele e lavorazioni valgono le prescrizioni o le indicazioni prestazionali contenute negli appositi paragrafi.
La scelta di un tipo di materiale nei confronti di un altro o tra diversi tipi dello stesso materiale, sarà fatta, nei casi non definiti inequivocabilmente dalle Norme Tecniche, in base a giudizio della Direzione Lavori.
I conglomerati bituminosi per essere ritenuti idonei e quindi impiegabili, dovranno essere dotati obbligatoriamente di marcatura CE. I requisiti obbligatori richiesti sono:
Temperatura della miscela alla produzione ed alla consegna (valori di soglia) Contenuto di legante (categoria e valore reale)
Composizione granulometrica (valore %)
Contenuto dei vuoti a 10 rotazioni (categorie e valore reale)
Tutte queste grandezze dovranno rientrare nei parametri indicati nel presente Capitolato (oltre alle altre non facenti parte della marcatura CE ma contenute nelle presenti Norme Tecniche.)
3. NORME PER L’ESECUZIONE DEI LAVORI
I controlli e le verifiche eseguite dalla stazione appaltante nel corso dell'appalto non escludono la responsabilità dell'Appaltatore per vizi, difetti e difformità dell'opera, di parte di essa, o dei materiali impiegati, nè la garanzia dell'Appaltatore stesso per le parti di lavoro e materiali già controllati. Tali controlli e verifiche non determinano l'insorgere di alcun diritto in capo all'Appaltatore, nè alcuna preclusione in capo alla stazione appaltante.
3.1.1.1. Definizioni e generalità
Per scavo s’intende l’asportazione dalla loro sede di terreni e materiali litoidi di qualsiasi natura. L’asportazione comprende la rimozione dei materiali scavati ed il loro trasporto per l’eventuale riutilizzo nell’ambito del cantiere o per la destinazione a rifiuto.
Gli scavi sono di norma finalizzati a realizzare superfici o volumi cavi a geometria definita.
In relazione agli spazi operativi disponibili, alla vicinanza di strutture preesistenti, alle geometrie da rispettare ed alla consistenza dei materiali da scavare gli scavi potranno essere eseguiti a mano, con mezzi meccanici e con l’impiego di esplosivi.
L’Appaltatore dovrà provvedere ad apporre alle aree di scavo opportune recinzioni e segnaletiche diurne e notturne secondo le vigenti norme di legge.
L’Appaltatore dovrà adottare tutte le cautele necessarie (indagini preliminari, sondaggi, scavi campione ecc.) per evitare il danneggiamento di manufatti e reti interrate di qualsiasi natura, compresa tra le cautele la temporanea sostituzione dei manufatti o deviazione delle reti ed il tempestivo ripristino a fine lavori.
Nell’esecuzione dei lavori di scavo l’Appaltatore dovrà farsi carico delle prescrizioni e degli oneri di seguito elencati a titolo descrittivo e non limitativo.
3.1.1.2. La geometria degli scavi
L’Appaltatore è tenuto a rispettare la geometria degli scavi prevista dal Progetto. In particolare dovrà rifinire il fondo e le pareti dello scavo secondo quote e pendenze di Progetto, curando anche che il fondo degli scavi sia compattato secondo le indicazioni del Progetto.
Per quanto riguarda le opere di sostegno multitirantate, nessuno scavo potrà essere eseguito al disotto della quota prevista per la realizzazione dell’ordine di tiranti in corso, se prima l’ordine stesso non sarà completato e messo in tensione.
Qualora negli scavi si fossero superati i limiti assegnati, l'Appaltatore dovrà ricostituire i volumi scavati in più, utilizzando materiali idonei.
Prima di procedere a fasi di lavoro successive, l’Appaltatore dovrà segnalare l’avvenuta ultimazione degli scavi per eventuale ispezione da parte della Direzione Lavori.
3.1.1.3. Puntellature, franamenti, scavo per campioni
Qualora, per la qualità del terreno o per qualsiasi altro motivo, fosse necessario puntellare, sbatacchiare ed armare le pareti degli scavi, l'Appaltatore dovrà provvedervi a sue spese, adottando tutte le precauzioni necessarie per impedire smottamenti e franamenti. In ogni caso resta a carico dell'Appaltatore il risarcimento per i danni dovuti a tali motivi, subiti da persone, cose o dall'opera medesima.
Nel caso di franamento degli scavi è a carico dell'Appaltatore procedere alla rimozione dei materiali ed al ripristino del profilo di scavo. Nulla è dovuto all'Appaltatore per il mancato recupero, parziale o totale, del materiale impiegato per le armature e sbatacchiature.
Nel caso che, a giudizio della Direzione Lavori, le condizioni nelle quali i lavori si svolgono, lo richiedano, l'Appaltatore sarà tenuta a coordinare opportunamente per campioni la successione e l’esecuzione delle opere di scavo e murarie.
L’appaltatore, in contraddittorio con la D.L., dovrà prevedere tutti gli opportuni e necessari accorgimenti realizzativi (opere, riprofilature, berme intermedie, regimazione e allontanamento dellle acque superficiali, proiezione di betoncino stabilizzante, ...) per garantire durante tutte le fasi del lavoro la stabilità dei fronti di scavo con adeguati margini di sicurezza.
La realizzazione degli scavi deve avvenire per conci successivi, la cui estensione dovrà essere ponderata in situ alla luce di:
condizioni idrauliche
effettive condizioni di stabilità del fronte (condizioni geotecniche, stratigrafiche) necessità di interventi e/o accorgimenti.
La fasistica e la tempistica realizzativa degli scavi deve essere tale da garantire la stabilità a breve termine anche in riferimento alla natura dei terreni (permeabilità, granulometria, plasticità, ecc.).
In ogni caso, i tempi di apertura degli scavi dovranno essere sufficientemente contenuti al fine di considerare realistiche le ipotesi di condizioni non drenate e scongiurando il rischio di fenomeni di rilascio tensionale e rotture progressive dei terreni coinvolti (decadimento della resistenza al taglio). Le pendenze degli scavi provvisori riportate sugli elaborati grafici di progetto sono del tutto indicative e dovranno essere verificate alla luce delle effettive condizioni geotecniche, stratigrafiche ed idrauliche in sito.
3.1.1.4. Disboscamento e regolazione delle acque
L’Appaltatore dovrà inoltre procedere, quando necessario:
- al taglio delle piante, all'estirpazione delle ceppaie, radici, arbusti, ecc. ed all'eventuale loro trasporto in aree apposite;
- all’eventuale demolizione di massicciate stradali esistenti e gestione dei materiali di risulta. L'Appaltatore dovrà assicurare in ogni caso il regolare deflusso delle acque, facendosi carico di tutti gli oneri derivanti dal loro eventuale smaltimento e/o trattamento secondo le vigenti norme di legge (DLgs 152/2006).
3.1.1.5. Materiali di risulta: riutilizzo e sistemazione a deposito
I materiali provenienti dagli scavi dovranno essere caratterizzati dal punto di vista della compatibilità ambientale, a cura dell’Appaltatore, in accordo con la normativa vigente (DLgs 152/2006).
Nel caso in cui venga accertata la compatibilità ambientale, tale materiale potrà essere utilizzato secondo quanto previsto negli elaborati di Progetto e l’Appaltatore dovrà, tra l’altro, farsi carico dell’eventuale deposito temporaneo e custodia degli inerti.
Nel caso contrario, i materiali di scavo dovranno essere trattati come un rifiuto e potranno essere riutilizzati o smaltiti secondo quanto previsto nelle normativa vigente.
Qualora l'Appaltatore dovesse eseguire scavi in terreni lapidei, quando questi fossero giudicati idonei dalla Direzione Lavori, potranno essere riutilizzati per murature. La parte residua potrà essere reimpiegata nell'ambito del lotto per la formazione di rilevati o di riempimenti, avendola ridotta a pezzatura di dimensioni non superiori a 30 cm, secondo il disposto delle presenti Norme. I materiali utilizzabili dovranno eventualmente essere trattati per ridurli alle dimensioni opportune secondo le necessità e le prescrizioni delle presenti Norme, ripresi anche più volte e trasportati nelle zone di utilizzo, a cura e spese dell'Appaltatore
Sono così denominati gli scavi occorrenti per:
- la formazione del sedime d'imposta dei fabbricati;
- l'apertura della sede autostradale, dei piazzali e delle opere accessorie, portati a finitura secondo i tipi di Progetto;
- le gradonature di ancoraggio dei rilevati, previste per terreni con pendenza superiore al 20%;
- la bonifica del piano di posa di rilevati o di altre opere;
- lo spianamento del terreno;
- l'impianto di opere d'arte;
- il taglio delle scarpate di trincee o di rilevati;
- la formazione o approfondimento di cunette, di fossi e di canali.
Per scavi di fondazione s’intendono quelli chiusi da pareti, di norma verticali, riproducenti il perimetro dell'opera, effettuati al di sotto del piano orizzontale passante per il punto più depresso del terreno lungo il perimetro medesimo.
Questo piano sarà determinato, a giudizio della Direzione Lavori, o per l'intera area di fondazione o per più parti in cui questa può essere suddivisa, a seconda sia dell’accidentalità del terreno, sia delle quote dei piani finiti di fondazione.
Gli scavi saranno, a giudizio insindacabile della Direzione Lavori, spinti alle necessarie profondità, fino al rinvenimento del terreno della capacità portante prevista in Progetto.
Qualora si rendesse necessario dopo l'esecuzione dello scavo, il ripristino delle quote per l'impronta della fondazione dell'opera, i materiali da utilizzare saranno i seguenti:
1- per uno spessore di 30÷50 cm, sabbia fine lavata;
2- per il rimanente spessore, materiali appartenenti al gruppo A1, anche provenienti da scavi. Al termine del ripristino dei piani d'imposta, salvo diverse e più restrittive prescrizioni motivate dalla necessità di garantire maggiore stabilità alla fondazione, il modulo di deformazione Md al primo ciclo di carico su piastra (diametro 30 cm), dovrà risultare non inferiore a 40 MPa nell'intervallo tra 1,5÷2,5 daN/cm².
I piani di fondazione saranno perfettamente orizzontali, o disposti a gradoni, con leggera pendenza verso monte per quelle opere che ricadessero sopra falde inclinate; le pareti saranno verticali od a scarpa.
Gli scavi di fondazione potranno essere eseguiti, ove ragioni speciali non lo vietino, anche con pareti a scarpa aventi la pendenza minore di quella prevista, ma in tal caso, nulla è dovuto per il maggiore scavo di fondazione e di sbancamento eseguito di conseguenza.
L’Appaltatore dovrà evitare che il terreno di fondazione subisca rimaneggiamenti o deterioramenti prima della costruzione dell’opera. In particolare eventuali acque ruscellanti o stagnanti dovranno essere allontanate dagli scavi.
È vietato all'Appaltatore, sotto pena di demolire il già fatto, di porre mano alle murature o ai getti prima che la Direzione Lavori abbia verificato ed accettato i piani delle fondazioni.
L'Appaltatore dovrà provvedere a sua cura e spese al riempimento, con materiali idonei sia dal punto di vista prestazionale che della compatibilità ambientale (DLgs 152/2006), dei vuoti residui degli scavi di fondazione intorno alle murature ed al loro costipamento fino alla quota prevista. Per gli scavi a sezione obbligata, necessari per la collocazione di tubazioni, l'Appaltatore dovrà provvedere al rinterro, con materiali idonei, sopra le condotte e le fognature.
Per gli scavi di fondazione si applicheranno le norme previste dal D.M. 11/3/1988 e successivi aggiornamenti.
3.1.4. Scavi subacquei e scavi all’asciutto
Gli scavi di fondazione sono considerati subacquei, solo se eseguiti a profondità maggiore di 20 cm sotto il livello costante a cui si stabilizzano le acque eventualmente esistenti nel terreno.
Comunque, ove possibile, gli scavi verranno eseguiti all’asciutto, cioè in assenza di accumuli d’acqua sul fondo dello scavo. Allo scopo l’Appaltatore dovrà predisporre adeguati drenaggi e aggottamenti per captare e allontanare con continuità eventuali venute d’acqua di filtrazione o di ruscellamento.
I mezzi predisposti per l’aggottamento dell’acqua dovranno essere sempre in perfetta efficienza, nel numero e con le portate e le prevalenze necessarie e sufficienti per garantire la continuità del prosciugamento del fondo dello scavo.
Resta comunque inteso che, nell'esecuzione di tutti gli scavi, l'Appaltatore dovrà provvedere, di sua iniziativa ed a sua cura e spese:
- ad assicurare il naturale deflusso delle acque che si riscontrassero scorrenti sulla superficie del terreno, allo scopo di evitare che esse si versino negli scavi;
- a togliere ogni impedimento o ogni causa di rigurgito, che si opponesse così al regolare deflusso delle acque, anche ricorrendo all’apertura di canali fugatori;
- agli adempimenti previsti dalle vigenti leggi in ordine alla tutela delle acque dall'inquinamento; all'espletamento delle pratiche per l'autorizzazione allo scarico nonché agli oneri per l'eventuale trattamento /smaltimento delle acque.
I materiali di risulta provenenti da demolizioni o rimozioni dovranno essere gestiti secondo quanto prescritto dalla normativa vigente (DLgs 152/06).
3.2.1. Demolizione di murature, fabbricati e strutture
Rientrano in questo capitolo le demolizioni di fabbricati, di murature e di strutture di qualsiasi genere. In particolare per quel che riguarda i manufatti in calcestruzzo sono contemplati sia quelli in calcestruzzo semplice sia quelli in calcestruzzo armato o precompresso. Le demolizioni potranno essere integrali o parziali a sezione obbligata e potranno essere eseguite in qualsiasi dimensione anche in breccia, entro e fuori terra, a qualsiasi altezza.
Per le demolizioni di cui sopra si potranno impiegare vari mezzi:
- meccanici: scalpello manuale o meccanico, martello demolitore; cesoia manuale o elettromeccanica, fiamma ossidrica;
- chimici ad azione lenta: agenti espansivi senza propagazione di onda d’urto
- chimici ad azione rapida: agenti esplosivi
- idraulici: pompe ad altissima pressione (idrodemolizione)
L’Appaltatore impiegherà i mezzi previsti dal Progetto e ritenuti idonei dalla Direzione Lavori.
3.2.1.2. Criteri e precauzioni
Le demolizioni dovranno essere eseguite con ordine e con le necessarie precauzioni ed accorgimenti in modo da garantire la sicurezza delle operazioni ed in particolare prevenire qualsiasi infortunio al personale addetto, evitando inoltre tassativamente di gettare dall'alto i materiali i quali dovranno invece essere trasportati o guidati in basso. L’Appaltatore dovrà anche definire modalità operative finalizzate ad evitare la formazione e dispersione di polveri nell’atmosfera.
Inoltre l'Appaltatore dovrà provvedere, a sua cura e spese, a adottare tutti gli accorgimenti tecnici per puntellare e sbatacchiare le parti pericolanti e tutte le cautele al fine di non danneggiare le strutture sottostanti e circostanti e le proprietà di terzi.
L'Appaltatore sarà pertanto responsabile di tutti i danni che una cattiva conduzione nelle operazioni di demolizioni potessero arrecare alle persone, alle opere e cose, anche di terzi.
L’Appaltatore dovrà anche mettere in atto una recinzione provvisoria e la necessaria segnaletica diurna e notturna nei luoghi interessati dalle demolizioni.
Nel caso d’impiego di esplosivi saranno a carico dell’Appaltatore gli oneri connessi con la richiesta e l’ottenimento di tutti i permessi necessari da parte delle competenti Autorità, la fornitura di tutti i materiali necessari e il loro trasporto, stoccaggio e impiego in linea con le misure di sicurezza fissate dalla legge. Inoltre l’Appaltatore sarà tenuto ad utilizzare personale in possesso dei titoli di qualifica previsti dalla legge, documentandolo opportunamente.
Saranno a carico dell’Appaltatore le operazioni connesse all’eventuale interruzione e ripristino di servizi elettrici e telefonici, reti di distribuzione acqua e gas, reti e canalette di drenaggio ecc.
Nel caso di demolizioni parziali potrà essere richiesto il trattamento con il getto di vapore a 373 K ed una pressione di 0,7÷0,8 MPa per ottenere superfici di attacco pulite e pronte a ricevere i nuovi getti; i ferri dovranno essere tagliati, sabbiati e risagomati secondo le disposizioni progettuali.
Tra gli oneri dell’Appaltatore rientra anche, salvo diverse prescrizioni di Progetto,la pulizia delle aree sulle quali sono eseguite le opere di demolizione nonché il riempimento di eventuali scavi fino ad
ottenere un piano di lavoro adeguato allo svolgimento delle successive operazioni previste dal Progetto.
Tra gli oneri dell’Appaltatore rientra anche, salvo diverse prescrizioni di Progetto,la pulizia delle aree sulle quali sono eseguite le opere di demolizione nonché il riempimento di eventuali scavi fino ad ottenere un piano di lavoro adeguato allo svolgimento delle successive operazioni previste dal Progetto. Tutte queste operazioni, ed in particolare gli eventuali rinterri, devono essere eseguite in linea con le prescrizioni delle altre sezioni del capitolato.
3.2.2. Demolizione di pavimentazione in conglomerato bituminoso
La demolizione di pavimentazioni in conglomerato bituminoso può essere realizzata mediante specifiche attrezzature fresatrici o mediante attrezzature tradizionali polifunzionali.
3.2.2.1. Demolizione di pavimentazione realizzato con frese
La demolizione della parte della sovrastruttura legata a bitume per l'intero spessore o parte di esso deve essere effettuata con idonee attrezzature munite di frese a tamburo funzionanti a freddo, munite di nastro caricatore per il carico del materiale di risulta. Su parere della Direzione Lavori potranno essere impiegate fresatrici a sistema misto (preriscaldamento leggero), purché non compromettano il legante esistente nella pavimentazione da demolire.
Le attrezzature tutte devono essere perfettamente efficienti e funzionanti e di caratteristiche meccaniche, dimensioni e produzioni approvate preventivamente dalla Direzione Lavori. Devono inoltre avere caratteristiche tali che il materiale risultante dall'azione di scarifica risulti idoneo a giudizio della Direzione Lavori per il reimpiego nella confezione di nuovi conglomerati.
La superficie del cavo (nel caso di demolizioni parziali del pacchetto) deve risultare perfettamente regolare in tutti i punti, priva di residui di strati non completamente fresati che possono compromettere l'aderenza dei nuovi tappeti da porre in opera.
L'Appaltatore si deve scrupolosamente attenere agli spessori di demolizione definiti dal Progetto. Qualora questi dovessero risultare inadeguati a contingenti situazioni in essere e comunque diversi per difetto o per eccesso rispetto all'ordinativo di lavoro, l'Appaltatore è tenuto a darne immediata comunicazione al Direttore dei Lavori o ad un suo incaricato che potranno autorizzare la modifica delle quote di scarifica.
Il rilievo dei nuovi spessori deve essere effettuato in contraddittorio.
Lo spessore della demolizione deve essere mantenuto costante in tutti i punti e deve essere valutato mediando l'altezza delle due pareti laterali con quella della parte centrale del cavo.
La pulizia del piano di scarifica, nel caso di fresature corticali o subcorticali, deve essere eseguita con attrezzature approvate dalla Direzione Lavori, munite di spazzole e dispositivi aspiranti, in grado di dare un piano depolverizzato, perfettamente pulito.
Se la demolizione dello strato legato a bitume interessa uno spessore inferiore ai 15 cm, essa potrà essere effettuata con un solo passaggio di fresa, mentre per spessori superiori a 15 cm si devono effettuare due passaggi, di cui il primo pari ad 1/3 dello spessore totale, avendo cura di formare un gradino tra il primo ed il secondo strato demolito di almeno 10 cm di base per lato.
Le pareti dei giunti longitudinali devono risultare perfettamente verticali e con andamento longitudinale rettilineo e prive di sgretolature.
Sia la superficie risultante dalla fresatura che le pareti del cavo devono, prima della posa in opera dei nuovi strati di riempimento, risultare perfettamente pulite, asciutte e uniformemente rivestite dalla mano di attacco di legante bituminoso tal quale o modificato.
3.2.2.2. Demolizione dell'intera sovrastruttura realizzata con sistemi tradizionali
La demolizione dell'intera sovrastruttura può anche essere eseguita con impiego di attrezzature tradizionali quali escavatori, pale meccaniche, martelli demolitori ecc. a discrezione della Direzione Lavori ed a suo insindacabile giudizio. Le pareti verticali dello scavo devono essere perfettamente verticali e con andamento longitudinale rettilineo e privo di sgretolature.
Eventuali danni causati dall'azione dei mezzi sulla parte di pavimentazione da non demolire devono essere riparati a cura e spese dell'Appaltatore. L'Appaltatore è inoltre tenuta a regolarizzare e compattare il piano di posa della pavimentazione demolita nel caso che non si proceda alla stesa del misto granulometricamente stabilizzato.
Per rimozione s’intende:
- smontaggio di recinzione costituita da rete metallica e relativi montanti;
- smontaggio di sicurvia di qualunque tipo, con montanti infissi in terra o in pavimentazione;
- smontaggio completo di pensilina di stazione costituita da struttura portante in acciaio (travi, pilastri, ecc.), di qualsiasi sezione e dimensione, anche composta a traliccio, copertura, controsoffittatura, mantovane e converse in alluminio o acciaio; nello smontaggio della pensilina è compreso lo smontaggio dell'orditura di fissaggio della copertura e della controsoffittatura, la rimozione dei semafori e delle plafoniere, lo smantellamento degli impianti elettrici e di scarico acque, ecc.;
- rimozione del timpano metallico dell'esistente pensilina di stazione con i necessari adattamenti;
- rimozione di box o baracche prefabbricate in lamiera, compresa la demolizione degli ancoraggi ed opere accessorie tutte; rimozione di tettoie per parcheggi in lamiera, compresa la rimozione dei montanti;
- rimozione completa di tettoia parcheggio auto costituita da pilastri, trave di acciaio e manto di copertura, comunque inclinato, in lastre metalliche, compresa la rimozione dell'orditura di fissaggio;
- rimozione di serramenti di porte e finestre di qualsiasi tipo, l'asportazione di telai e controtelai.
- rimozione e smaltimento delle lastre di copertura in cemento con fibre di amianto, da eseguirsi secondo le modalità prescritte dalle specifiche normative vigenti. L’ Appaltatore incaricato di tale attività dovrà essere iscritto all’ Albo Nazionale Gestori Ambientale (Categoria 10).
Nelle rimozioni sopra elencate sono compresi gli oneri per lo smaltimento in deposito o il trasporto nei depositi che saranno indicati dalla Direzione Lavori.
3.3.1. Definizioni e premesse di carattere generale
Rilevato:
insieme di operazioni di scavo e di riporto per costituire con aggregati naturali, industriali, riciclati o misti uno stabile piano di posa della soprastruttura (o pavimentazione) a quota superiore al piano di scotico. La definizione si applica sia alle strade che ai piazzali.
Rilevato rinforzato:
rilevato che ingloba tra gli strati di aggregato naturale elementi di rinforzo disposti in direzione orizzontale o sub-orizzontale, su uno o più livelli.
Trincea:
insieme di operazioni di scavo e di riporto al fine di costituire uno stabile piano di posa della soprastruttura (o pavimentazione) a quota inferiore al piano di scotico.
Piano di scotico:
si intende il piano posto a 20 cm sotto il piano campagna locale. Bonifica
Spessore di terreno da rimuovere o da stabilizzare, qualora i terreni rinvenuti sul piano di scotico non siano ritenuti idonei.
Piano di posa dei rilevati
piano corrispondente a quello di scotico. Sottofondo:
strato di rilevato di spessore 30 cm, immediatamente sottostante la soprastruttura (o pavimentazione) costituito da terreno naturale, eventualmente trattato con calce o cemento (terre stabilizzate) o da aggregati naturali, riciclati o misti riportati.
Soprastruttura (o pavimentazione):
struttura sovrapposta al sottofondo destinata a consentire il regolare moto dei veicoli, costituita dallo strato di fondazione, dallo strato di collegamento e dallo strato di usura.
Gli strati di usura e di collegamento, entrambi in conglomerato bituminoso, costituiscono il manto stradale.
Terreno:
si intende la roccia, sia essa sciolta (terra) che lapidea, considerata nel suo ambiente naturale. Terra:
si intende ogni roccia sciolta per natura. Terra stabilizzata:
terra trattata in modo tale che la suscettibilità all’acqua risulti ridotta e le caratteristiche meccaniche risultino migliorate durevolmente.
Aggregato naturale:
materiale sciolto di origine minerale che non è stato assoggettato a nient’altro che a lavorazioni meccaniche; può essere prodotto anche dalla frantumazione di rocce lapidee.
Aggregato industriale:
materiale sciolto di origine minerale derivante da un processo industriale che implica una modificazione termica o di altro tipo. Nel presente Capitolato Speciale, per ragioni di eco- compatibilità è contemplato l’ esclusivo uso di argille espanse.
Aggregato riciclato:
materiale sciolto risultante dalla lavorazione di materiale inorganico precedentemente utilizzato nelle costruzioni. Nel presente Capitolato Speciale si fa riferimento all’ utilizzo di calcestruzzo/misti cementati da risulta da demolizioni, fresato del manto bituminoso.
Aggregato misto
Miscela di aggregati naturali e di aggregati riciclati. Aggregati non alleggeriti:
materiali costituiti da particelle di densità compresa tra 19.6 kN/m3 e 29.4 kN/m3. Aggregati alleggeriti:
materiali costituiti da particelle di densità <19.6 kN/m3 e con pesi di volume del materiale allo stato sciolto <11.8 kN/m3.
Dimensioni dell’aggregato
Designazione in termini di dimensioni minime (d) e massime (D) del setaccio espressa come d/D. La designazione accetta che alcune particelle possano essere trattenute dal setaccio di dimensioni massime D e che alcune particelle possano non essere trattenute al setaccio di dimensioni minime d.
Aggregato grossolano:
materiale caratterizzato da d 1mm e D ≥ 2mm. Strato anticapillare:
strato costituito da aggregati naturali, riciclati o misti di idonea composizione granulometrica per impedire la risalita capillare nel corpo del rilevato o nella soprastruttura (o pavimentazione).
Strato di bonifica:
materiale costituito da terra stabilizzata o da aggregati naturali, riciclati o misti, di idonea composizione granulometrica, compattati, messi in opera previa asportazione della terra naturale di non adeguate caratteristiche.
Elementi di rinforzo:
elementi in acciaio o in sostanze polimeriche inglobati tra gli strati di aggregato naturale, in grado di migliorare le condizioni di stabilità del rilevato, grazie alla loro resistenza a trazione.
Md1:
modulo di compressibilità in prova di carico su piastra da 30 cm di diametro minimo richiesto sul piano di posa della soprastruttura (o pavimentazione).
Md2:
modulo di compressibilità in prova di carico su piastra da 30 cm di diametro minimo richiesto sul piano di scotico, in assenza e/o in presenza dello strato di bonifica.
3.3.1.2. Premesse di carattere generale
Le prescrizioni riportate nei paragrafi seguenti si applicano al corpo dei rilevati e all’eventuale strato di bonifica; per quanto riguarda la soprastruttura (o pavimentazione) si rimanda integralmente a quanto riportato in articoli del presente Capitolato Speciale specificatamente dedicati.
Le caratteristiche geometriche del corpo del rilevato, la natura e le proprietà geometriche (dimensioni delle particelle, composizione granulometrica), fisico meccaniche e chimiche dei materiali che costituiscono il corpo del rilevato (da piano di scotico a piano appoggio della soprastruttura) e l’eventuale strato di bonifica (al di sotto del piano di scotico), nonché le modalità e sequenze
esecutive ed il piano di monitoraggio a controllo delle previsioni progettuali sono quelle indicate nel Progetto esecutivo.
Resta inteso che l'Appaltatore dovrà in tutti i casi sottoporre alla preventiva approvazione della Direzione Lavori un Progetto di dettaglio a conforto ed integrazione del Progetto esecutivo, nel quale dovrà indicare la natura e le proprietà geometriche, fisico meccaniche e chimiche dei materiali che intende adottare, le modalità esecutive, le sequenze cronologiche degli interventi, nonché il piano di monitoraggio.
In merito all’attività di monitoraggio, risultano a carico dell’Appaltatore la fornitura e la posa della strumentazione mentre a carico della D.L. risultano la gestione del monitoraggio, intesa come elaborazione dati ed interpretazione ingegneristica degli stessi.
Il progetto di monitoraggio sarà portato a conoscenza dell’Appaltatore all’inizio delle lavorazioni; l’Appaltatore potrà installare strumentazione integrativa rispetto a quanto proposto dalla D.L. così come potrà eseguire proprie letture ed elaborazioni della strumentazione installata dalla D.L., purchè garantisca l’integrità della stessa. L’Appaltatore è tenuto a fare redigere dai propri progettisti rapporti mensili di interpretazione dei dati di monitoraggio, sia di quelli elaborati dalla D.L. che dei propri dati. L’indagine sui terreni di imposta e sui materiali da costruzione comprenderà anche prove chimiche per la valutazione della loro ecocompatibilità, ai sensi della legislazione vigente in materia, nonché di eventuali caratteristiche di aggressività nei confronti di manufatti costituenti l’opera da realizzare; analoghe considerazioni valgono per le acque sotterranee che dovessero interferire con l’opera da realizzare.
L’Appaltatore dovrà dimostrare che il programma di costruzione:
- non comprometterà la stabilità del complesso rilevato terreno di fondazione;
- sia compatibile con il fatto che gli assestamenti residui alla consegna dell’opera risultino non superiori al 10% dei cedimenti teorici residui attesi.
L’installazione degli strumenti di monitoraggio e controllo delle previsioni di Progetto, saranno effettuate da Imprese specializzate di gradimento della Direzione Lavori e del Progettista.
3.3.1.3. Normativa di riferimento
Oltre alle norme specificatamente elencate negli articoli 3.1.2 e 3.2.3.2 e 3.4 concernenti i materiali utilizzati nella costruzione dei rilevati, si elencato le ulteriori norme richiamate all’ interno del testo:
- D.M. 246 del 21 Aprile 1993 regolamento di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione
- D.Lgs n°152 – 3 Aprile 2006
- “Norme in materia ambientale”
- AHSSTO T/180: 2004 Moisture-density relations of soil using 4.54 kg(10 lb) rammer and 457 mm (18 inch) drop
- CNR BU n. 22 Peso specifico apparente in sito
- CNR BU n. 69 Prova di costipamento di una terra
- EN 13286-1:2003, Miscele legate o non legate con leganti idraulici,parte 1- metodi di prova della massa volumetrica e del contenuto di acqua di riferimento di laboratorio - Introduzione, requisiti generali e campionamenti
- UNI EN 13286-2 Miscele legate o non legate con leganti idraulici,parte 2- metodi di prova della massa volumetrica e del contenuto di acqua di riferimento di laboratorio – Costipamento Xxxxxxx
- CNR- UNI 10009, Determinazione dell’indice di portanza CBR di una terra
- EN 13286-47, Unbound and hydraulically bound mixtures — Part 47: Test method for the determination of the California bearing ratio, immediate bearing index and linear swelling
- EN 13286-41, Unbound and hydraulically bound mixtures — Part 41: Test method for the determination of the compressive strength of hydraulically bound mixtures
- CNR-UNI 10008 -Prove su materiali stradali: Umidità di una terra
- EN 13286-46, Unbound and hydraulically bound mixtures — Part 46: Test method for the determination of the moisture condition value
- EN 933-1, Tests for geometrical properties of aggregates - Part 1: Determination of particle size distribution -Sieving method
- EN 933-2, Tests for geometrical properties of aggregates - Part 2: Determination of particle size distribution - Test sieves, nominal size of apertures
- EN 932-3 - Tests for general properties of aggregates – Procedure and terminology for simplified petrographic description”
- EN 1097-5, Tests for mechanical and physical properties of aggregates - Part 5: Determination of the water content by drying in a ventilated oven
- EN 1097-6, Tests for mechanical and physical properties of aggregates - Part 6: Determination of particle density and water absorption
- CNR-B.U. n. 36 - Stabilizzazione delle terre con calce
- R.D. n. 2231/1939 “Norme sull’accettazione delle calci”.
- EN 469-1 building lime –part 1 definitions, specifications and conforming criteria
- EN 469-1 building lime –part 2 test methods
- CNR B.U. n. 146 -Determinazione dei moduli di deformazione Md e M’d mediante prova di carico a doppio ciclo con piastra circolare
- EN 14227: parte 10 – Miscele legate con leganti idraulici- terreno trattato con cemento
- EN 14227: parte 11 – Miscele legate con leganti idraulici- terreno trattato con calce
- EN 13249:2000 Geotessili e prodotti affini - Caratteristiche richieste per l'impiego nella costruzione di strade e di altre aree soggette a traffico (escluse le ferrovie e l'inclusione nelle pavimentazioni bituminose)
- EN 13251:2000 Geotessili e prodotti affini - Caratteristiche richieste per l'impiego nelle costruzioni di terra, nelle fondazioni e nelle strutture di sostegno.
3.3.2. Aggregati per la formazione dei rilevati
3.3.2.1. Provenienza dei materiali
L’Appaltatore dovrà utilizzare i materiali indicati in Progetto.
Se provenienti da cave di prestito indicate in Progetto, la Società Autostrade provvederà ad ottenere dagli Enti competenti il benestare necessario.
L’Appaltatore potrà aprire, a sua cura e spese, cave di prestito ovunque lo riterrà di sua convenienza, subordinatamente alle vigenti disposizioni di legge, all’idoneità dei materiali, nonché all’osservanza di eventuali disposizioni della Direzione Lavori; in tale caso sarà sua cura ottenere dagli Enti competenti il benestare necessario.
In ogni caso, sarà cura dell’Appaltatore provvedere alla fornitura, trasporto, stoccaggio e rimozione dei materiali provenienti da cave di prestito, così come di quelli provenienti dagli scavi o di quelli riciclati dalle demolizioni.
Prima di impiegare i materiali provenienti sia dalle cave di prestito, sia dagli scavi in roccia (sciolta e lapidea), sia dal riciclo di materiali da costruzione, verrà eseguita dall’Appaltatore una campagna di indagine corredata da prove di laboratorio atta a fornire alla Direzione Lavori un’esauriente documentazione in merito alla natura, ai requisiti geometrici (dimensioni delle particelle, composizione granulometrica), ai requisiti fisici, ai requisiti chimici dei materiali, al fine di ottenere l’idoneità all’utilizzo, secondo quanto indicato dal Capitolato Speciale e/o nel Progetto esecutivo, anche in termini di resistenza alla frammentazione, durabilità ed aggressività, nonché in termini di problematiche ambientali (ecocompatibilità) ai sensi della legislazione vigente in materia.
L’Appaltatore è tenuto a sottoporre alla preventiva approvazione della Direzione Lavori, il programma di utilizzo dei materiali, il programma delle eventuali fasi di lavorazioni successive (quali, frantumazione, vagliatura e miscelazione) atte a conferire ai materiali le caratteristiche di idoneità previste dal Capitolato Speciale e dal Progetto esecutivo. L’eventuale frantumazione, vagliatura e miscelazione del materiale, al fine di portarlo ad idonea pezzatura, è a cura e spese dell’Appaltatore.
L’Appaltatore è tenuto ad instaurare un sistema di controllo di produzione in accordo con il D.M. 246 del 21 Aprile 1993.
Prima di avviare la coltivazione delle cave di prestito o prima dell'impiego di materiali di scavo, dovranno essere asportate eventuali coltri vegetali, sostanze organiche, rifiuti e tutti quegli agenti che possono provocare la contaminazione del materiale durante la coltivazione.
Le cave di prestito dovranno essere coltivate nel rispetto delle vigenti leggi in modo che, tanto durante la cavatura che a cavatura ultimata, non si abbiano a verificare condizioni pregiudizievoli per la salute e l'incolumità pubblica.
Le stesse condizioni di sicurezza dovranno essere garantite per le eventuali aree di stoccaggio e/o di lavorazione di cui, a sua cura e spese, l'Appaltatore dovesse avvalersi.
In relazione alla variabilità della provenienza, gli aggregati ottenuti dal riciclo di materiali da costruzione verranno impiegati unicamente se:
- prevalentemente costituiti da frammenti di laterizi, di murature, di intonaci, di conglomerati cementizi, di sovrastrutture stradali e ferroviarie, di allettamenti, di rivestimenti, di prodotti ceramici, di scarti dell’industria di prefabbricazione di manufatti in calcestruzzo, di materiali lapidei.
- facenti parte di lotti (o partite), previamente caratterizzati secondo quanto previsto dalle normative e leggi vigenti.
E’ ammesso l’utilizzo di aggregati misti prodotti miscelando aggregati naturali e aggregati riciclati. Gli aggregati utilizzati devono essere identificati almeno nei seguenti termini (designazione):
- fonte e produttore; se il materiale è stato stoccato in un deposito devono essere indicati sia la fonte sia il deposito.
- tipo di aggregato (ai sensi anche della norma EN 932-3).
- dimensione dell’aggregato in termini d/D.
La bolla di consegna deve contenere almeno le seguenti informazioni:
- designazione;
- data di spedizione;
- numero di serie della bolla;
I materiali che si intendono utilizzare saranno preventivamente sottoposti a prove che attestino la loro ecocompatibilità (sia alla fonte che nell’area di stoccaggio e al momento della loro messa in opera), ai sensi della legislazione vigente (DLgs 152/2006).
Le caratteristiche e l'idoneità dei materiali ai fini dell’ingegneria geotecnica e strutturale delle opere saranno accertate mediante prove di laboratorio.
Le prove sugli aggregati naturali non alleggeriti, industriali alleggeriti e sugli aggregati riciclati,verranno effettuate in accordo a quanto previsto dalle seguenti normative e leggi:
- UNI 1006 – Giugno 2002 - “Costruzione e manutenzione delle strade – Tecnica di impiego delle terre”
- UNI EN ISO 14688-1 – Gennaio 2003 - “Identificazione e classificazione dei terreni”
- EN 13242:2002 Aggregati per materiali non legati e per materiali legati con leganti idraulici per impiego in opere di ingegneria civile e costruzioni stradali
- UNI EN 13055-2 – Gennaio 2005 - “Aggregati leggeri – Parte 2: Aggregati leggeri per miscele bituminose, trattamenti superficiali e per applicazioni in strati legati e non legati”
- Circolare n°5205 – 15 Luglio 2005 - “Indicazioni per l’operatività nel settore edile, stradale ed ambientale, ai sensi del D.M. n°203 – 8 Maggio 2003.
A titolo indicativo e non esaustivo le prove di laboratorio comprenderanno: Aggregati naturali non alleggeriti:
- analisi granulometrica completa, comprensiva anche dalla valutazione del contenuto di fine.
- determinazione del contenuto naturale d'acqua.
- determinazione del limite liquido e dell'indice di plasticità sull'eventuale porzione di passante al setaccio 0,4 UNI 2332-1.
- prova di compattazione ed esecuzione eventuale di:
analisi granulometrica sui materiali impiegati nella prova di compattazione, prima e dopo la prova stessa, limitatamente a quei materiali per i quali è sospetta la presenza di componenti instabili; prova edometrica, limitatamente ai materiali a grana fine prelevati dal campione dopo l’esecuzione della prova e compattati al 95% della densità massima (±2%).
- Resistenza alla frammentazione per gli aggregati grossolani (d 1mm; D 2mm). Tale resistenza verrà valutata in accordo con la norma EN 1097-2:1998. Si esclude l’ impiego di materiali di categoria LA >40 salvo diversa indicazione fornita dalla Direzione Lavori
- Perdita di massa e resistenza alla frammentazione nel caso di basalti. Tale resistenza verrà valutata in accordo con la norma EN 1097-2:1998. L’ incremento del coefficiente LA dovrà risultare inferiore all’ 8%, salvo diversa indicazione fornita dalla Direzione Lavori
- Peso specifico delle particelle.
- Contenuto di solfati solubili agli acidi. Tale contenuto verrà valutato in accordo con la norma EN 1744-1:1998. Tale contenuto dovrà essere inferiore a 0.8%, salvo diversa indicazione fornita dalla Direzione Lavori
- Contenuto di solfuri. Tale contenuto verrà valutato in accordo con la norma EN 1744-1:1998. Tale contenuto dovrà essere inferiore a 1.0%, salvo diversa indicazione fornita dalla Direzione Lavori
- Resistenza a cicli di gelo e disgelo (in zone a clima avverso). Tale Resistenza verrà valutata in accordo con la norma EN 1097-6:2000. Il materiale dovrà rientrare nelle categorie F1 e F2, salvo diversa indicazione fornita dalla Direzione Lavori
Aggregati industriali alleggeriti:
- Peso di volume dell’aggregato sciolto.
- Peso specifico delle particelle.
- analisi granulometrica completa, comprensiva anche dalla valutazione del contenuto di fine.
- Contenuto d’acqua del materiale prima della posa in opera.
- Prova di assorbimento d’acqua nei vuoti intra-particellari.
- Resistenza alla frantumazione;
- Resistenza a cicli di gelo e disgelo (in zone a clima avverso).
- Prova di compattazione.
I limiti di accettabilità saranno indicati in Progetto. Aggregati riclicati:
Prove di classificazione indicate nell’Allegato C1 della circolare n° 5205 del 15 Luglio 2005. L’Appaltatore è tenuto ad eseguire le prove iniziali e a sottoporre il relativo programma all’approvazione della Direzione Lavori ogni volta si presentino le seguenti circostanze:
- venga utilizzato una nuova fonte di aggregato;
- sia subentrato un cambiamento significativo della natura e caratteristiche dell’aggregato e delle condizioni di lavorazione, tale da influenzarne le proprietà geometriche, fisiche, chimiche e meccaniche.
I risultati delle prove iniziali dovranno essere documentati e costituire un punto di partenza per il controllo di produzione.
Il numero dei controlli di produzione, da sottoporre all’approvazione della Direzione Lavori, sarà non inferiore a quello previsto dalle già citate norme e sottoposto all’approvazione della Direzione Lavori. Le registrazioni tenute dovranno indicare quali procedimenti di controllo qualità sono stati messi in atto durante la produzione dell’aggregato.
L’esito di ciascuna prova verrà allegato al Piano di Controllo Qualità e farà parte del dossier di qualità dell’opera. Su ciascun certificato dovrà essere chiaramente indicato:
- l’opera di riferimento;
- la designazione dell’aggregato;
- la normativa utilizzata;
- la data di esecuzione della prova;
- i risultati ottenuti su supporto informatico e cartaceo;
Le prove iniziali di qualifica saranno effettuate da laboratori ufficiali certificati.
La Direzione Lavori potrà indicare, a sua discrezione, i punti per il campionamento dei materiali.
3.3.2.3. Documentazione soggetta ad approvazione
Prima di iniziare la costruzione dei rilevati, l'Appaltatore, dovrà sottoporre alla Direzione Lavori la seguente documentazione:
Aggregati naturali provenienti da cave di prestito
- benestare degli enti competenti ad autorizzare la coltivazione della cava;
- una mappa dell'area di cava in scala 1:1000 - 1:2000 indicante l'ubicazione dei saggi esplorativi;
- documentazione riportante i risultati delle prove iniziali, attestante la conformità dei materiali.
- il programma di coltivazione delle cave e delle eventuali fasi di lavorazione successive (frantumazione, vagliatura, miscelazione);
- documentazione provante il fatto che le cave di prestito verranno coltivate nel rispetto delle vigenti leggi in modo che, tanto durante la cavatura che a cavatura ultimata, non si abbiano a verificare condizioni pregiudizievoli per la salute e l'incolumità pubblica. Analoga documentazione dovrà essere prodotta per le eventuali aree di stoccaggio e/o di lavorazione di cui, a sua cura e spese, l'Appaltatore dovesse avvalersi.
- progetti di ripristino ambientale in accordo con le normative e leggi vigenti. Aggregati naturali provenienti da scavi
- una mappa in scala 1:1000 - 1:2000 indicante l'ubicazione dei saggi esplorativi;
- documentazione riportante i risultati delle prove iniziali, attestante la conformità dei materiali.
- il programma delle eventuali fasi di lavorazione successive (frantumazione, vagliatura, miscelazione);
- documentazione provante il fatto che gli scavi verranno effettuati nel rispetto delle vigenti leggi in modo che non si abbiano a verificare condizioni pregiudizievoli per la salute e l'incolumità pubblica. Analoga documentazione dovrà essere prodotta per le eventuali aree di stoccaggio e/o di lavorazione di cui, a sua cura e spese, l'Appaltatore dovesse avvalersi.
Aggregati riciclati
- documentazione indicante le modalità di caratterizzazione e campionamento dei lotti.
- documentazione riportante i risultati delle prove iniziali, attestante la conformità dei materiali.
- il programma delle eventuali fasi di lavorazione successive (frantumazione, vagliatura, miscelazione).
- documentazione provante il fatto che le eventuali aree di stoccaggio e/o di lavorazione di cui, a sua cura e spese, l'Appaltatore dovesse avvalersi verranno eseguite nel rispetto delle vigenti leggi in modo che non si abbiano a verificare condizioni pregiudizievoli per la salute e l'incolumità pubblica. Aggregati industriali
- documentazione riportante i risultati delle prove iniziali, attestante la conformità dei materiali.
3.3.3. Preparazione del piano di posa dei rilevati
3.3.3.1. Scotico, bonifica, gradonature e trincee drenanti
Per la preparazione del piano di posa dei rilevati l'Appaltatore dovrà provvedere, nei limiti dell’area di costruzione, innanzitutto alle verifiche nei confronti della presenza di ordigni bellici e di sottoservizi; successivamente procederà al taglio delle piante e all’estirpazione delle ceppaie, radici, arbusti ecc. (diserbamento), al loro sistematico ed immediato allontanamento a deposito autorizzato.
La Direzione Lavori indicherà tutti gli alberi, i cespugli, le piante ed altro che dovranno essere lasciati sul posto.
Sarà di seguito eseguita la totale asportazione del terreno vegetale sottostante l'impronta del rilevato (scotico) per la profondità stabilita in Progetto e/o in accordo con le risultanze delle indagini di cui all’articolo 3.1.2, secondo le direttive impartite dalla Direzione Lavori.
L'Appaltatore provvederà a far sì che il piano di posa dei rilevati sia il più possibile regolare, privo di bruschi avvallamenti e tale da evitare il ristagno di acque piovane, provvedendo al riempimento delle buche effettuate nelle operazioni di estirpamento delle radici delle piante. Tale riempimento dovrà essere effettuato con materiale idoneo (aggregati naturali, riciclati o misti) di caratteristiche simili a quelli di riempimento degli scavi di scotico e di bonifica, messo in opera a strati di conveniente spessore e compattato.
Il piano di posa dei rilevati, costipato mediante rullatura, dovrà essere approvato previa ispezione e controllo da parte della Direzione Lavori; in quella sede la Direzione Lavori, in accordo con il Progettista, potrà richiedere ulteriori scavi di sbancamento (bonifica) per rimuovere eventuali materiali a grana fine, teneri o torbosi o materiali rimaneggiati/rammolliti per negligenza da parte dell'Appaltatore, ciò al fine di sostituirli con aggregati naturali, riciclati o misti, idonei, xxxxx in opera per strati di conveniente spessore, compattati ed in grado di garantire il raggiungimento delle caratteristiche dei piani di posa di cui all’articolo 3.3.2. In alternativa agli ulteriori scavi di sbancamento la Direzione Lavori potrà ordinare di trattare i terreni di imposta secondo le modalità di cui all’articolo 3.5.
La Direzione Lavori, in relazione alla natura dei terreni sul piano di scotico e di bonifica potrà ordinare l’adozione di provvedimenti atti a prevenire la contaminazione dei materiali di apporto, fra cui la posa di teli geotessili.
Laddove una maggiorazione di scavo sarà da imputarsi ad errori topografici, alla necessità di asportare quei materiali rimaneggiati o rammolliti per negligenza dell'Appaltatore o a bonifiche non preventivamente autorizzate dalla Direzione Lavori, l'Appaltatore eseguirà detti scavi e il relativo riempimento con materiali idonei di caratteristiche simili a quelli di riempimento degli scavi di scotico e di bonifica, a sua cura e spese.
Salvo diverse prescrizioni contenute nel Progetto o impartite dalla Direzione Lavori, il materiale utilizzato per riempire gli scavi di scotico e bonifica avrà caratteristiche simili a quelle indicate nell’articolo 3.4. Il reinterro degli scavi relativi a tubazioni interrate dovrà essere sabbioso, o comunque di composizione granulometrica tale da non danneggiare le tubazioni stesse.
I materiali provenienti dagli scavi dovranno essere caratterizzati dal punto di vista della compatibilità ambientale, a cura e spese dell’Appaltatore, in accordo con la normativa vigente (DLgs 152/2006). Il materiale scavato relativo agli strati di scotico e di bonifica, dovrà essere trasportato a deposito autorizzato o, se idoneo, riutilizzato per opere di riambientalizzazione e/o come terreno vegetale per la finitura delle scarpate.
Il quantitativo da reimpiegarsi nella sistemazione a verde delle scarpate sarà accantonato in località e con modalità autorizzate dalla Direzione Lavori; il deposito temporaneo di detti materiali dovrà comunque consentire il regolare deflusso delle acque e risultare tale che non si abbiano a verificare condizioni pregiudizievoli per la salute e l'incolumità pubblica.
Nei casi in cui fossero riscontrati in fase di scavo livelli di falda a quote superiori a quella del letto dello strato di sottofondo l’Appaltatore progetterà ed eseguirà, previa approvazione della Direzione Lavori, un sistema di trincee drenanti longitudinali e trasversali al corpo stradale di altezza e pendenza adeguate per abbassare il livello di falda e per lo smaltimento delle acque di filtrazione convogliate nel sistema drenante. Il materiale drenante (aggregato naturale, riciclato o misto) dovrà avere caratteristiche granulometriche tali da assicurare un facile deflusso delle acque attraverso di esso e nello stesso tempo da evitare l’intasamento per effetto del trascinamento degli elementi fini. In particolare dovrà risultare:
5 d15 D15 5 d85 (1)
essendo
D15 = diametro che corrisponde al 15% di passante nelle curve granulometriche del materiale drenante
d15 = diametro che corrisponde al 15% di passante nella curva granulometrica della terra da drenare
d85 = diametro che corrisponde all’85% di passante nella curva granulometrica della terra da drenare
nel caso in cui lo smaltimento delle acque drenate avvenga per mezzo di tubi forati, tra la granulometria del materiale drenante posto attorno al tubo e la minima dimensione dei fori dei tubi, ovvero degli interstizi fra i tubi, andrà rispettata la seguente relazione:
D85 1.5 d (2)
essendo:
D85 = diametro che corrisponde all’85% di passante nelle curve granulometriche del materiale drenante
d = diametro dei fori dei tubi o larghezza degli interstizi tra i tubi.
Affinchè siano rispettate sia la (1) che la (2) il materiale drenante sarà disposto a strati con elementi di dimensioni decrescenti a partire dal tubo verso il terreno da drenare.
I drenaggi non devono raccogliere l’acqua superficiale per cui saranno chiusi superiormente da uno strato di terreno impermeabile.
Quando siano prevedibili cedimenti dei piani di posa dei rilevati superiori a 15 cm, l'Appaltatore sottoporrà alla Direzione Lavori un programma per l'installazione di piastre assestimetriche.
L'Appaltatore dovrà provvedere a reintegrare i maggiori volumi di rilevato per il raggiungimento della quota di Progetto ad avvenuto esaurimento dei cedimenti.
Ogni qualvolta i rilevati poggino su declivi con pendenza superiore al 20%, ultimata l'asportazione del terreno vegetale e fatta eccezione per diverse e più restrittive prescrizioni derivanti dalle specifiche condizioni di stabilità globale del pendio, si dovrà provvedere all'esecuzione di una gradonatura con banche in leggera contropendenza (tra 1% e 2%) e alzate verticali contenute in altezza.
Ogni qualvolta i rilevati poggiano su declivi caratterizzati dalla presenza di acque sotterranee superficiali, il primi strati costituenti il corpo del rilevato verranno realizzati con materiale a grana grossa (aggregato naturale o riciclato o misto) con permeabilità significativamente superiore a quella del terreno naturale, da valutare sulla base di specifiche analisi di filtrazione, ciò al fine di impedire l’imbibizione del corpo del rilevato e assicurarne la stabilità. Gli strati drenanti, se realizzati con materiali di cui all’articolo 3.3.3, potranno avere anche funzione anticapillare.
Oltre a quanto sopra, nell’esecuzione dei lavori l’Appaltatore dovrà farsi carico delle prescrizioni e degli oneri di seguito elencati:
- controllo geometrico allo scopo di verificare che gli scavi siano stati eseguiti secondo le pendenze, le dimensioni e le quote di Progetto. I risultati delle verifiche saranno riportati in apposite schede e trasmessi alla Direzione Lavori.
- segnalare l’avvenuta ultimazione degli scavi di scotico e di bonifica per l’eventuale ispezione da parte della Direzione Lavori, prima di procedere a fasi di lavoro successive;
- provvedere alla rimozione di trovanti di qualsiasi natura e dimensione provvedendo altresì alla frantumazione dei materiali non trasportabili e/o non riutilizzabili;
- provvedere al carico, trasporto e scarico del materiale proveniente dagli scavi che si intende riutilizzare, purchè idoneo; è incluso l’onere per il reperimento di idonee aree di stoccaggio, eventualmente indicate dalla Direzione Lavori, nonché per il deposito ordinato e per la ripresa dei materiali per il loro riutilizzo.
- recintare e apporre sistemi di segnaletica diurna e notturna alle aree di lavoro.
- provvedere con qualsiasi sistema (palancole, sbatacchiature, abbassamento provvisorio della falda ecc.) al contenimento delle pareti degli scavi in accordo a quanto previsto nel Progetto e in conformità alle norme di sicurezza.
- adottare tutte le cautele necessarie (indagini preliminari, scavi campione, ecc.) per evitare il danneggiamento di manufatti e servizi interrati esistenti di qualsiasi natura; è inclusa, ove necessario, la temporanea deviazione ed il tempestivo ripristino delle opere danneggiate o temporaneamente messe fuori servizio.
- provvedere ad un adeguato drenaggio per effettuare gli scavi all’asciutto, per evitare accumuli d’acqua nel fondo scavo, fino ad ultimazione delle operazioni di riempimento.
3.3.2 Caratteristiche del piano di posa e della soprastruttura in rilevato
Salvo diverse e più restrittive prescrizioni motivate in sede di progettazione dalla necessità di garantire la stabilità del rilevato, i moduli di deformazione Md1 ed Md2 al primo ciclo di carico su piastra di diametro 30 cm dovranno risultare non inferiori a:
60 MPa: nell'intervallo compreso tra 1,5÷2,5 daN/cm² sul piano di posa della soprastruttura in rilevato, in trincea e nel riempimento dell'arco rovescio in galleria;
20 MPa: nell'intervallo compreso tra 0,5÷1,5 daN/cm² sul piano di posa del rilevato (piano di scotico) quando posto a 1,00 m da quello della soprastruttura;
15 MPa: nell'intervallo compreso tra 0,5÷1,5 daN/cm² sul piano di posa del rilevato (piano di scotico) quando posto a 2,00 m da quello della soprastruttura.
La variazione di detti valori al variare della quota dovrà risultare lineare.
Per altezze di rilevato superiori a 2 m potranno essere accettati valori inferiori a 15 MPa sempre che sia garantita la stabilità dell'opera e la compatibilità dei cedimenti sia totali che differenziali e del loro decorso nel tempo.
Le caratteristiche di deformabilità dovranno essere accertate in modo rigoroso e dovranno ritenersi rappresentative, anche a lungo termine, nelle condizioni climatiche e idrogeologiche più sfavorevoli;
si fa esplicito riferimento a quei materiali a comportamento "instabile" (collassabili, espansivi, gelivi, etc.) per i quali la determinazione del modulo di deformazione sarà affidata a prove speciali (edometriche, di carico su piastra in condizioni sature ecc.).
Il conseguimento dei valori minimi di deformabilità sopra indicati sarà ottenuto compattando il fondo dello scavo mediante rullatura eseguita con mezzi consoni alla natura dei terreni in posto.
Nel caso di rilevati aventi notevole altezza, dovranno essere realizzate banchine di scarpata della larghezza di 2 m a quota idonea e comunque ad una distanza verticale dal ciglio del rilevato non superiore a 6 m.
Laddove le peculiari caratteristiche dei terreni in posto (materiali a grana fine, saturi o parzialmente saturi) rendessero inefficace la rullatura, la Direzione Lavori, in accordo con il Progettista, procederà ad un intervento di bonifica con l'impiego di aggregati naturali, riciclati o misti idonei, messi in opera per strati di conveniente spessore (vedi l’articolo 3.4.2) e compattati.
A rullatura eseguita il materiale impiegato per la bonifica dovrà avere le seguenti caratteristiche:
- densità almeno pari al 90% di quella massima AASHTO modificata T/180-57 o UNI EN 13286-2, Giugno 2005, sul piano di posa dei rilevati, comunque tale da consentire il raggiungimento dei moduli sopra specificati.
- densità almeno pari al 95% di quella massima AASHTO modificata T/180-57 o UNI EN 13286-2, sul piano di posa della soprastruttura in trincea, comunque tale da consentire il raggiungimento dei moduli sopra specificati.
In alternativa alla bonifica mediante scavo e sostituzione con materiale idoneo potrà essere prescritto di trattare il terreno in posto con le modalità di cui all’ articolo 3.5.
Anche in questo caso il trattamento dei terreni dovrà avere caratteristiche tali da consentire il raggiungimento dei moduli sopra specificati.
3.3.3.2. Strato anticapillare e strati rinforzati
In relazione alle locali caratteristiche idrogeologiche, nonché alla natura dei materiali costituenti il rilevato, quando previsto in Progetto e/o quando le indagini di cui all’articolo 3.1.2 lo rendessero necessario, al di sopra del piano di scotico sarà eseguita:
- la stesa di uno strato granulare con funzione anticapillare;
- la stesa di uno strato di geotessile non tessuto con funzione di separazione;
- la stesa di uno o più strati di geotessili (tessuto e/o griglie), con funzione di rinforzanti costituenti il corpo del rilevato.
3.3.3.3. Strato granulare anticapillare
Lo strato dovrà avere uno spessore compreso tra 0,3÷0,5 m; sarà composto da aggregati naturali, riciclati o misti aventi granulometria assortita da 2÷50 mm, con passante al vaglio da 2 mm non
superiore al 15% in peso e comunque con un passante al vaglio UNI 0,075 mm non superiore al 3%. Nel caso di impiego di aggregati riciclati dovranno essere rispettate anche le prescrizioni contenute nell’Allegato C5 della circolare n° 5205 del 15/7/2005.
Sarà possibile l’impiego di materiali di diversa granulometria solo nei casi in cui l’Appaltatore, seguendo le indicazioni della Direzione Lavori esegua una sperimentazione volta a dimostrare che la massima altezza di risalita capillare non supera la metà dello strato anticapillare stesso.
Il materiale dovrà risultare del tutto esente da componenti instabili (gelivi, solubili, ecc.) e da resti vegetali; è ammesso l'impiego di materiali ottenuti mediante frantumazione.
A compattazione avvenuta i materiali dovranno presentare una densità pari o superiore al 90% della densità massima individuata dalle prove di compattazione AASHTO Modificata.
Qualora gli strati di rilevato siano costituiti da terre appartenenti ai gruppi A2-6,A2-7,tra tali strati e l’anticapillare sarà interposto uno strato di geotessile.
3.3.3.4. Geotessile non tessuto di separazione
Lo strato di geotessile da stendere sul piano di posa del rilevato (piano di scotico) con funzione di separatore dovrà essere del tipo nontessuto, in polipropilene o poliestere con resistenza a trazione non inferiore a 19 kN/m, resistenza al punzonamento statico non inferiore a 3 KN e allungamento a rottura non inferiore a 35% in entrambe le direzioni longitudinale e trasversale, la media della somma degli allungamenti (long.+trasv./2)maggiore del 50%. Dovrà inoltre soddisfare i criteri di permeabilità e ritenzione: la porometria del geotessile dovrà essere abbastanza aperta da garantire una permeabilità minima di 60 l/m2s e nel contempo sufficientemente chiusa per evitare fenomeni di dilavamento e erosione; tali condizioni si ottengono con una apertura caratteristica dei pori di compresa nell’intervallo 60÷150 µm.
La campionatura del materiale dovrà essere fatta secondo la Norma UNI EN ISO 9862:2005 con la frequenza indicata dalla Direzione Lavori.
I prelievi dei campioni saranno eseguiti, a cura dell’Appaltatore e sotto il controllo della Direzione Lavori, preliminarmente su materiali approvvigionati in cantiere, prima del loro impiego; successivamente, su materiali prelevati durante il corso dei lavori.
Dalle prove, effettuate da laboratori ufficiali certificati, dovranno risultare soddisfatti i seguenti requisiti minimi:
Resistenze a trazione MD e CD ( UNI EN ISO 10319: 2008) > 19 kN/m Allungamento MD e CD (UNI EN ISO 10319: 2008) > 35 (MD e CD)
> 50 (MD+CD)/2
Resistenze a trazione al 10% di allungamento ( UNI EN ISO 10319: 2008) > 0 xX/x
Xxxxxxxxxxxx xxxxxxx (XXX XX XXX 00000: 1999) > 3 kN Punzonamento dinamico (UNI EN ISO 13433: 2006) 20 mm
Permeabilità ortogonale al piano (UNI EN ISO 11058:2002) > 60 l/m2s Diametro di filtrazione(UNI EN ISO 12956: 2001) 60÷150 µm
Qualora anche da una sola delle prove di cui sopra risultassero valori non rispondenti a quelli stabiliti, la partita sarà rifiutata e l'Appaltatore dovrà allontanarla immediatamente dal cantiere.
La Direzione Lavori, a suo insindacabile giudizio, potrà richiedere ulteriori prove preliminari o prelevare in corso d'opera campioni di materiali da sottoporre a prove presso Laboratori qualificati, restando a carico dell’Appaltatore il relativo onere.
Nel suo conferimento al cantiere, i geotessile dovrà essere marcato indelebilmente secondo le specifiche della norma UNI EN ISO 10320, nonché identificato da marchio CE.
Inoltre, il geotessile dovrà essere conforme alle norme UNI EN 12225 e 12224, relative rispettivamente ai metodi per la determinazione della resistenza microbiologica e degli agenti atmosferici ad alla norma UNI ENV ISO 1722-1, per la simulazione del danneggiamento durante la posa e per la messa in opera in materiali a grana grossa.
I rotoli di geotessile dovranno essere opportunamente protetti durante il periodo di stoccaggio del materiale in accordo alle raccomandazioni del produttore; analogamente il tempo intercorrente tra la stesa del geotessile e la sua copertura con strati costituiti da aggregati dovrà essere inferiore a quello raccomandato dal produttore, comunque non superiore a 24 ore.
Il piano di stesa del geotessile dovrà essere perfettamente regolare, privo di discontinuità o di materiali che possano arrecare danneggiamenti al geotessile; se necessario la stesa sarà realizzata previa messa in opera di materiale sabbioso compattato.
Dovrà essere curata la giunzione dei teli mediante sovrapposizione di almeno 30 cm nei due sensi longitudinale e trasversale.
I teli non dovranno essere in alcun modo esposti al diretto passaggio dei mezzi di cantiere prima della loro totale copertura con materiale da rilevato per uno spessore di almeno 30 cm.
Con riferimento alla UNI EN 13249 occorre prevedere le seguenti durabilità minime in esercizio:
- superiore a 5 anni per opere provvisionali;
- superiore a 25 anni per opere definitive
3.3.3.5. Geotessile e/o geogriglia con funzione di armatura degli strati di rilevato a grana grossa
Per gli strati di geotessile o geogriglia con funzione di armatura degli strati di rilevato a grana grossa si rimanda a quanto indicato nell’articolo 3.4.1.2.
3.3.3.6. Prove di controllo sui piani di posa
Il numero minimo delle prove di controllo da eseguire sul piano di posa dei rilevati (piano di scotico) e della soprastruttura sia in trincea che in rilevato è messo in relazione alla differenza di quota (S) fra i piani di posa del rilevato (piano di scotico) e della soprastruttura, come indicato nella tabella che segue.
S=0-1 m S=1-2 m S>2 m
prove di carico su piastra
- una ogni 1500 m² 2000 m² 3000 m² prove di densità in sito
- una ogni 1500 m² 2000 m² 2000 m²
Le prove andranno distribuite in modo tale da essere sicuramente rappresentative dei risultati conseguiti in sede di preparazione dei piani di posa, in relazione alle caratteristiche dei terreni attraversati. La Direzione Lavori potrà richiedere, in presenza di terreni "instabili", l'esecuzione di prove speciali (prove di carico su piastra previa saturazione ecc.).
Il controllo dello strato anticapillare sarà effettuato mediante analisi granulometriche da eseguirsi in ragione di almeno 10 ogni 1000 m³.
3.3.4. Formazione del rilevato
3.3.4.1. Generalità, caratteristiche e requisiti dei materiali
Si considerano separatamente le seguenti categorie di lavoro:
- Rilevati autostradali;
- Rilevati autostradali realizzati con la tecnica della "terra rinforzata";
- Rilevati di precarico e riempimenti.
La classificazione delle terre e la determinazione del loro gruppo di appartenenza sarà conforme alle norme UNI EN ISO 14688-1; è richiesto anche che il materiale venga classificato in accordo alle caratteristiche prestazionali indicate nella Tabella 1. Per gli aggregati riciclati si aggiungono inoltre i criteri prestazionali indicati in Tabella 2. Salvo diverse indicazioni indicate nel Progetto o impartite dalla Direzione Lavori, le prescrizioni che seguono riguardano anche i materiali di riempimento degli scavi di scotico e bonifica.
Tabella 1: Caratteristiche prestazionali delle terre naturali
Classificazione
generale Xxxxx xxxxxx-xxxxxxxxx
Xxxxxxxx xxxxxxxx xx xxxxxxxx 0,000 UNI 2332<35% Terre limo-argillose
Xxxxxxxx xxxxxxxx xx xxxxxxxx 0,000 UNI 2332>35% Torbe e terre organiche palustri
Gruppo | A1 | A3 | A2 | A4 | A5 | A6 | A7 | A8 | ||
Sottogruppo | A1-a | X0-x | X0-0 | X0-0 | X0-0 | X0-0 | X0-0 | A7- | ||
6 |
Analisi granulometrica Xxxxxxxx xxxxxxxx xx xxxxxxxx
0 UNI EN 933 50 | -- | -- | -- | -- | -- | -- | -- | -- | -- | -- | -- | |
0,4 UNI EN 933 | 30 | 50 | 50 | -- | -- | -- | -- | -- | -- | -- | -- | |
-- | ||||||||||||
0,063 UNI EN 933 | 15 | 25 | 10 | 35 | 35 | 35 | 35 | > 35 | > 35 | > 35 | > 35 | |
> 35 | ||||||||||||
Caratteristiche della xxxxxxxx xxxxxxxx xx xxxxxxxx 0,4 UNI EN 933 | ||||||||||||
Limite liquido -- | -- | 40 | > 40 | 40 | > 40 | 40 | > 40 | 40 | > 40 | > 40 | ||
Indice di plasticità | 6 | N.P. | 10 | 10 | > 10 | > 10 | 10 | 10 | > 10 | > 10 | > 10 |
IP 1.1.-30 IP>1.1.-30
4
Indice di gruppo 0 0 0 8 12 16 20
Tipi usuali dei materiali caratteristici costituenti il gruppo Ghiaia o breccia, ghiaia o breccia sabbiosa, sabbia grossa, pomice, scorie vulcaniche, pozzolane Sabbia fine Ghiaia e sabbia limosa o argillosa Limi poco compressib. Limi fortemente compressib. Argille poco compressibili Argille fortemente compressibili mediamente plastiche Argille fortemente compressibili fortemente plastiche Torbe di recente o remota formazione, detriti organici di origine palustre
Qualità portanti quale terreno di sottofondo in assenza di gelo Da eccellente a buono Da mediocre a scadente Da scartare come sottofondo
Azione del gelo sulle qualità portanti del terreno di sottofondo Nessuna o lieve Media Molto elevata Media Elevata Media
Ritiro o rigonfiamento Nullo Nullo o lieve Lieve o medio Elevato Elevato Molto elevato
Permeabilità Elevata Media o scarsa Scarsa o nulla
Identificazione del terreno in sito Facilmente individuabile a vista Aspri al tatto incoerenti allo stato asciutto La maggior parte dei granuli sono individuabili ad occhio nudo
Aspri al tatto
Una tenacità media o elevata allo stato asciutto indica la presenza di argilla Reagiscono alle prove di scuotimento
Polverulenti o poco tenaci allo stato asciutto. Non facilmente modellabili allo stato umido Non reagiscono alla prova di scuotimento
Tenaci allo stato asciutto
Facilmente modellabili in bastoncini sottili allo stato umido Fibrosi di colore bruno o nero Facilmente individuabili a vista
Prova di cantiere che può servire a distinguere i limi e le argille. Si esegue scuotendo nel palmo della mano un campione di terra bagnata e comprimendolo successivamente fra le dita. La terra reagisce alla prova se, dopo lo scuotimento, apparirà sulla superficie un velo lucido di acqua libera, che scomparirà comprimendo il campione fra le dita.
Tabella: Caratteristiche prestazionali degli aggregati riciclati – Corpo dei rilevati PARAMETROMODALITA’ DI PROVA LIMITE
Materiali litici di qualunque provenienza, pietrisco tolto d’opera, calcestruzzi, laterizi, refrattari, prodotti ceramici, malte idrauliche ed aeree, intonaci, scorie spente e loppe di fonderia di metalli ferrosi (caratterizzate secondo EN 13242) Separazione visiva sul trattenuto al setaccio 8 mm (rif. UNI EN 13285:2004) > 70% in massa
Vetro e scorie vetrose Idem 15% in massa Conglomerati bituminosi (fresato) Idem 25% in massa
Altri rifiuti minerali dei quali sia ammesso il recupero nel corpo stradale ai sensi della legislazione vigente Idem 15% in totale e 5% per ciascuna tipologia
Materiali deperibili: carta, legno, fibre tessili, cellulosa, residui alimentari, sostanze organiche eccetto bitume.
Materiali plastici cavi: corrugati, tubi o parti di bottiglie in plastica, etc. Idem 0,1% in massa Altri materiali (metali, gesso , guaine, gomme, lana di roccia o di vetro, etc.) Idem 0,6% in massa
)
)
)
Passante al setaccio da 63 mm UNI EN 933/1 ( Passante al setaccio da 4 mm UNI EN 933/1 ( Passante al setaccio da 0,063 mm UNI EN 933/1 ( Equivalente in sabbia UNI EN 933-8 > 20
Dimensione massima Dmax UNI EN 933/1 = 125 mm Ecocompatibilità Test di cessione di cui
85 – 100%
60%
15%
all’All. 3 DM 05/02/1998 Il materiale dovrà risultare conforme al test di cessione previsto dal DM 5 Febbraio 1998
)
( Il gesso deve essere riconosciuto mediante l’osservazione del cromatismo, la valutazione
della durezza, la presenza di effervescenza a contatto con gocce di soluzione costituita da una parte di HCI e due parti di H2O.
)
( La serie di setacci deve essere composta al minimo dai seguenti setacci delle serie ISO
3310-1,
ISO 3310-2: aperture 63, 31,5, 16, 8, 4, 2, 0,5, 0,063 mm.
Nota 1: La preparazione del campione da sottoporre ad analisi granulometrica va eseguita, se necessario, in stufa ventilata a 50-60° (secondo UNI EN 1097/5).
Nota: I costituenti della frazione trattenuta al setaccio da 63 mm devono essere compatti e privi di vuoti interni (blocchi di roccia, mattoni pieni, calcestruzzo scevro di armatura sporgente): non possono essere accettati mattoni forati, blocchi forati e simili, se non frantumati fino a risultare passanti al setaccio da 63 mm.
Nota 3 (Frequenza delle Prove): gli aggregati riciclati per miscele non legate e legate idraulicamente destinati a lavori stradali e altri lavori di ingegneria civile devono essere caratterizzati conformemente a quanto indicato nella Norma Armonizzata UNI EN 13242:2004. Al fine di prevenire disomogeneità dovute alla variabilità dei materiali costituenti, il materiale va caratterizzato per lotti. Tali lotti possono rappresentare la produzione di un periodo di una settimana (frequenza minima allegato C UNI EN 13242:2004) e devono comunque avere dimensione massima pari a 3000 m3. Possono essere impiegati esclusivamente lotti precedentemente caratterizzati e tale caratterizzazione è da intendersi valida esclusivamente per il lotto cui si riferisce.
3.3.4.2. Rilevati di precarico e riempimenti
Potranno essere impiegati materiali di qualsiasi natura fatta eccezione, per i riempimenti, per quelli appartenenti ai gruppi A7 e A8.
I materiali provenienti da scavi potranno essere impiegati soltanto se ritenuti idonei dalla Direzione Lavori.
Non è richiesto il conseguimento di una densità minima; il materiale dovrà essere steso in strati regolari di spessore prestabilito e le modalità di posa dovranno essere atte a conseguire la densità uniforme dichiarata nel Progetto, controllata con sistematicità, comunque tale da garantire l'opera nei confronti di fenomeni instabilità ed erosioni.
3.3.5. Costruzione del rilevato
La stesa del materiale dovrà essere eseguita con sistematicità per strati di spessore costante e con modalità e attrezzature atte a evitare segregazione, brusche variazioni granulometriche e del contenuto d'acqua.
Durante le fasi di lavoro si dovrà garantire il rapido deflusso delle acque meteoriche conferendo sagomature aventi pendenza trasversale non inferiore al 2%.
In presenza di paramenti di rilevati in terra rinforzata o di muri di sostegno in genere, la pendenza sarà contrapposta ai manufatti. Ciascuno strato potrà essere messo in opera, pena la rimozione, soltanto dopo avere certificato mediante prove di controllo l'idoneità dello strato precedente.
Lo spessore allo stato sciolto (prima della compattazione) di ogni singolo strato sarà stabilito in relazione alle caratteristiche degli aggregati, delle modalità di compattazione e delle finalità del rilevato.
Comunque, tale spessore non dovrà risultare superiore ai seguenti limiti:
- 30 cm per rilevati formati con aggregati naturali, riciclati o misti
- 40 cm per rilevati formati con aggregati industriali alleggeriti e per rilevati in terra rinforzata; Per i rilevati eseguiti con la tecnica della terra rinforzata e in genere per quelli delimitati da opere di sostegno flessibili (quali gabbioni) sarà tassativo che la stesa avvenga sempre parallelamente al paramento esterno.
Ai fini di garantire che siano raggiunte condizioni di compattazione adeguate anche nella zona di scarpata, sarà onere dell’ Appaltatore effettuare la stesa di materiale in eccesso di almeno 30 cm rispetto alla sezione teorica e successiva rimozione e riprofilatura
Nel caso di allargamento di un rilevato esistente, previa asportazione dello strato di terreno vegetale, si dovrà con cautela gradonare la scarpata del rilevato esistente, sulla quale verrà addossato il materiale costituente il rilevato di allargo. Tale operazione avverrà per fasi, avendo cura di fare
seguire immediatamente ad ogni gradonatura (dell’altezza massima di 50 cm) la stesa del relativo nuovo strato ed il suo costipamento.
Nel caso di interruzione e/o sospensione dei lavori e quando la stesa dello strato di aggregato successivo avvenga oltre 72 ore dalla compattazione dello strato sottostante sarà cura e onere dell’Appaltatore spargere, per l’intera larghezza del rilevato, fitociti, antigerminali e anche taletissici. Prima della ripresa del lavoro, il rilevato già eseguito dovrà essere ripulito dalle erbe e dalla vegetazione in genere, praticandovi dei solchi per il collegamento del nuovo strato con quello già messo in opera. Sullo strato già messo in opera dovranno essere ripetuti i controlli di compattazione. Sarà cura ed onere dell’Appaltatore provvedere alla riprofilatura delle scarpate, delle banchine e dei cigli, nonché alla maggiorazione delle dimensioni di Progetto per tenere conto degli assestamenti delle terre affinchè al momento del collaudo i rilevati siano conformi alle caratteristiche previste in Progetto in termini di altezza e larghezza in sommità.
Si dovrà inoltre garantire la sistematica e tempestiva protezione delle scarpate mediante la stesa di uno strato di terreno vegetale tale da assicurare il pronto attecchimento e sviluppo del manto erboso. Lo spessore minimo dello strato di terreno vegetale sarà di 20 cm, da stendere a cordoli orizzontali, opportunamente costipati, ricavando se necessario gradoni di ancoraggio.
La semina dovrà essere eseguita con semi scelti in relazione al periodo di semina e alle condizioni locali, in modo da ottenere i migliori risultati. La semina dovrà essere ripetuta fino ad ottenere un adeguato ed uniforme inerbimento.
Qualora si dovessero manifestare erosioni di sorta l'Appaltatore dovrà provvedere al restauro delle zone ammalorate a sua cura e spese e secondo le disposizioni impartite di volta in volta dalla Direzione Lavori.
Durante la costruzione dei rilevati si dovrà disporre in permanenza di apposite squadre e mezzi di manutenzione per rimediare ai danni causati dal traffico di cantiere oltre a quelli dovuti alla pioggia e al gelo.
La compattazione potrà aver luogo soltanto dopo aver accertato che il contenuto d'acqua delle terre sia prossimo (±1,5% circa) a quello ottimo determinato mediante la prova AASHTO Modificata.
Se tale contenuto d’acqua dovesse risultare superiore, il materiale dovrà essere essiccato per aerazione; se inferiore l'aumento sarà conseguito per umidificazione e con modalità tali da garantire una distribuzione uniforme entro l'intero spessore dello strato.
Limitatamente ai materiali a granulometria grossolana, risultando le prove abituali non rappresentative, l'addensamento sarà controllato mediante successive livellazioni del piano di rullatura e la misura della densità in sito sarà fatta prelevando il materiale da un pozzetto che dovrà
essere rivestito da apposito telo impermeabile successivamente riempito d'acqua. In alternativa verranno effettuate prove di carico su piastra di diametro 30 cm; i moduli Md dovranno risultare 20 MPa, comunque tali da garantire il rispetto delle condizioni da verificare sui piani di posa indicate nell’articolo 3.3.2.
Il tipo, le caratteristiche e il numero dei mezzi di compattazione nonché le modalità esecutive di dettaglio (numero di passate, velocità operativa, frequenza) dovranno essere sottoposte alla preventiva approvazione della Direzione Lavori; nelle fasi iniziali del lavoro, l'Appaltatore dovrà adeguare le modalità esecutive in funzione degli aggregati da impiegare e dei mezzi disponibili.
La compattazione dovrà essere condotta con metodologia atta ad ottenere un addensamento uniforme; a tale scopo i rulli dovranno operare con sistematicità lungo direzioni parallele garantendo una sovrapposizione fra ciascuna passata e quella adiacente pari almeno al 10% della larghezza del rullo.
Per garantire una compattazione uniforme lungo i bordi del rilevato, le scarpate dovranno essere riprofilate, una volta realizzata l'opera, rimuovendo i materiali eccedenti la sagoma.
In presenza di paramenti flessibili e murature laterali, la compattazione a tergo delle opere dovrà essere tale da escludere una riduzione nell'addensamento e nel contempo il danneggiamento delle opere stesse. In particolare si dovrà evitare che grossi rulli vibranti operino entro una distanza inferiore a 1,5 m dai paramenti di terre rinforzate.
A tergo dei manufatti si useranno mezzi di compattazione leggeri quali piastre vibranti, rulli azionati a mano, provvedendo a garantire i requisiti di deformabilità e densità richiesti anche operando su strati di spessore ridotto.
Nella formazione di tratti di rilevato rimasti in sospeso per la presenza di tombini, canali, cavi, ecc. si dovrà garantire la continuità con la parte realizzata impiegando materiali e livelli di compattazione identici.
A ridosso di murature di manufatti disposti in direzione trasversale al rilevato si dovrà eseguire la stesa di misto cementato.
Il misto cementato sarà costituito da inerte calcareo di frantoio rispondente alle norme CNR BU n° 29 con fuso di tipo A1 e cemento in ragione del 3% e 5% in peso dell’inerte secco. L’acqua di impasto sarà in ragione del 6% circa del peso dell’inerte secco. Sia l’inerte che l’acqua di impasto saranno privi di sostanze organiche e di sali che inibiscano la reazione con il cemento. E’ sconsigliato l’uso di cementi ad elevata resistenza in quanto la loro rapidità di presa non consente di eseguire la stesa ed il costipamento della miscela.
La resistenza alla compressione con provini cilindrici compattati a 7 giorni di stagionatura dovrà risultare non inferiore a 2 MPa e non superiore a 7 MPa, eventualmente con impiego di additivi; la resistenza a trazione determinata non dovrà essere inferiore a 0.2 MPa.
La frequenza delle prove sarà in ragione di 1 ogni strato messo in opera.
Ove appropriato le prove verranno effettuate su provini sottoposti a 12 cicli di gelo e disgelo.
Il misto cementato dovrà essere confezionato in impianti di betonaggio e trasportato sul posto con autobetoniere.
La stesa non dovrà avvenire con tempo piovoso e con temperature inferiori a 4° centigradi.
La miscela dovrà essere compattata fino al 95% della densità massima ottenuta in laboratorio, con le modalità previste al punto 2 della sopracitata norma, procedendo per strati di spessore non superiore a 20 30 cm.
Si dovranno misurare gli spessori degli strati prima della compattazione in misura di 1 ogni 1000 m2 per ogni strato.
La superficie superiore degli strati avrà pendenza tale da garantire lo smaltimento delle acque meteoriche; dovrà essere evitata la formazione di avvallamenti e solchi.
La stesa del misto cementato nei rilevati dovrà interessare una zona la cui sezione, lungo l'asse autostradale, sarà a forma trapezia avente la base inferiore di 2,00 m, quella superiore pari a 2,00 m + 3/2 h e l'altezza h coincidente con quella del rilevato.
Per ulteriori requisiti concernenti condizioni particolari di applicazione del misto cementato, viene fatto riferimento alle norme CNR BU n° 29 e UNI EN 14227-10.
3.3.5.3. Condizioni climatiche avverse
In presenza di gelo o di pioggia persistenti o neve non sarà consentita in linea generale la costruzione dei rilevati, fatto salvo particolari deroghe da parte della Direzione Lavori, limitatamente ai materiali meno suscettibili all'azione del gelo e delle acque meteoriche (esempio: pietrame).
Nell’esecuzione dei rilevati con terre ad elevato contenuto della frazione fine (limi e argille) dovranno essere tenuti a disposizione anche dei carrelli pigiatori gommati che consentono di chiudere la superficie dello strato in lavorazione in caso di pioggia. Alla ripresa del lavoro la stessa superficie dovrà essere convenientemente erpicata provvedendo eventualmente a rimuovere lo strato superficiale rammollito.
L’Appaltatore procederà all’esecuzione di rilevati di prova in tali circostanze:
- quando sono previsti in Progetto; in tale caso verranno rispettate le specifiche di Progetto;
- su ordine della Direzione Lavori, per verificare l’idoneità di materiali diversi da quelli specificati in Progetto o negli articoli del presente Capitolato Speciale, esempio: materiali a
pezzatura grossolana (pietrame), materiali a grana fine (appartenenti ai gruppi A2-6 e A2-7) ed a comportamento instabile, etc..
Il rilevato di prova consentirà di verificare le caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali messi in opera, le caratteristiche dei mezzi di compattazione (tipo, peso, energie vibranti) e le modalità esecutive più idonee (numero di passate, velocità del rullo, spessore degli strati, ecc.), le procedure di lavoro e di controllo cui attenersi nel corso della formazione dei rilevati.
L’ubicazione del campo prova, le modalità esecutive del rilevato di prova e delle relative prove di controllo saranno stabilite di volta in volta dalla Direzione Lavori; a titolo indicativo si adotteranno le seguenti prescrizioni:
- l'area prescelta per il rilevato di prova dovrà essere caratterizzata da condizioni dei terreni di fondazione (natura e proprietà geotecniche) prossime a quelle dell’area ove verrà realizzato il rilevato autostradale;
- la larghezza del rilevato di prova dovrà risultare almeno pari a tre volte la larghezza del rullo, i materiali saranno stesi in strati di spessore costante (o variabile qualora si voglia individuare lo spessore ottimale) e si provvederà a compattarli con regolarità ed uniformità simulando, durante tutte le fasi di lavoro, le modalità esecutive che poi saranno osservate nel corso dei lavori di costruzione del rilevato autostradale.
In generale per ciascun tipo di materiale e per ciascun tipo di modalità esecutiva si provvederà a mettere in opera almeno 2 o 3 strati successivi; per ogni strato si provvederà ad eseguire le prove di controllo dopo successive passate (ad esempio dopo 4, 6, 8, passate). Le prove di controllo da adottarsi saranno principalmente finalizzate ad individuare nel dettaglio le caratteristiche di densità, deformabilità e i contenuti d'acqua degli aggregati. In taluni casi si potrà ricorrere a prove speciali (ad esempio la prova di carico su piastra previa saturazione del materiale sottostante la piastra, prove geofisiche ecc.) e a prelievo di campioni indisturbati da destinarsi alle prove di laboratorio ponendo particolare attenzione a quei materiali considerati instabili o presunti tali, quali le rocce tenere di origine sedimentaria.
Limitatamente ai materiali a granulometria grossolana, risultando le prove abituali non rappresentative, l'addensamento sarà controllato mediante successive livellazioni del piano di rullatura e la misura della densità in sito sarà fatta prelevando il materiale da un pozzetto che dovrà essere rivestito da apposito telo impermeabile successivamente riempito d'acqua.
L'Appaltatore sarà tenuto a documentare in apposita relazione tutte le fasi di lavoro, i mezzi e le procedure impiegate. L'approvazione dei materiali nonché delle modalità esecutive spetta esclusivamente alla Direzione Lavori.
L’Appaltatore sarà tenuto a controllare il rispetto degli spessori degli strati prima della compattazione effettuando misure per ogni strato ed in numero minimo di 1 ogni 1000 m2. attraverso misure topografiche prima e dopo la compattazione con una griglia di punti avente una densità non superiore ad un punto/80 m2.
Prima che sia messo in opera uno strato successivo, ogni strato di rilevato dovrà essere sottoposto alle prove di controllo per verificare che siano rispettati i requisiti di costipamento minimi richiesti.
La procedura delle prove di seguito specificata deve ritenersi come minima e dovrà essere infittita in ragione della discontinuità granulometrica dei materiali portati a rilevato e della variabilità nelle procedure di compattazione.
La serie di prove sui primi 5.000 m³ sarà effettuata una volta tanto a condizione che i materiali mantengano caratteristiche omogenee e siano costanti le modalità di compattazione. In caso contrario la Direzione Lavori potrà prescrivere la ripetizione della serie. Le prove successive devono intendersi riferite a quantitativi appartenenti allo stesso strato di rilevato.
Tipo di
prova Rilevati Autostradali
Terre Rinforzate ed Armate Rilevati precarico Riempimenti banche
Corpo del rilevato Ultimo strato di spess. 30 cm
primi 5000 m³ successivi m³ primi 5000 m³ successivi m³ primi 5000 m³ successivi m³ primi 5000 m³ successivi m³
Classificazione UNI 10006
500
10000
500
2500
500
5000
5000
20000
Costipamento
AASHTO Mod. CNR 500
10000
500
2500
500
5000
5000
20000
Densità in sito CNR 22 (***) 250
5000
250
1000
250
1000
1000
1000
Carico su piastra CNR 9-70317
*
* 500
1000
1000
5000
-
-
** | ** | ** | ** | ** | ** | ** | ** |
* | * | * | 500 | 5000 | * | * | |
* | * | 500 | 5000 | * | * | ||
* | * | * | * | 500 | 5000 | * | * |
* | * | 500 | 5000 | * | * |
Controllo umidità Resistività *
pH * * Solfati e cloruri Solfuri * *
* Su prescrizioni della Direzione Lavori;
** Frequenti e rapportate alle condizioni meteorologiche locali alle caratteristiche di omogeneità dei materiali portati a rilevato.
*** Sono ammesse prove di densità in sito con metodo nucleare, purchè esse rispondano alle normative vigenti nell’ ambito delle normative di sicurezza sul lavoro e di igiene ambientale.
L’Appaltatore è altresì tenuto a effettuare controlli, su tutta la lunghezza dell’opera, dell’altezza del rilevato, della larghezza delle banchine (se presenti),della differenza di quota tra banchina e ciglio del rilevato in modo da verificare la conformità con il Progetto.
Dovrà inoltre essere controllato lo spessore dello strato di terreno vegetale, l’eventuale realizzazione di gradoni di ancoraggio e l’uniformità dell’inerbimento; tali controlli dovranno essere effettuati su entrambe le scarpate con una frequenza di 1 ogni 2000 m2.
3.3.6. Trattamenti delle terre con calce
Con trattamento a calce di una terra si intende la miscelazione della stessa calce, viva o idrata, in quantità tali da migliorare, attraverso reazioni chimico-fisiche, le sue caratteristiche di lavorabilità e di suscettibilità all’acqua, nonché le sue proprietà meccaniche. La presente norma si riferisce all’utilizzo della tecnica di trattamento a calce delle terre per :
- la costruzione del corpo dei rilevati (compreso l’ultimo strato di 30 cm);
- il trattamento del terreno naturale al di sotto del piano di scotico;
Nella presente norma si fa riferimento alla sola operazione di mescolazione delle terre/aggregati con calce sul sito di realizzazione del rilevato.
Terreni/aggregati naturali
Potranno essere trattati a calce terreni naturali in posto o gli aggregati naturali provenienti dagli scavi (di bonifica, di sbancamento e in galleria) o da cave di prestito di cui sia dimostrata, mediante una opportuna serie di analisi di laboratorio, la capacità di dare luogo a quelle trasformazioni chimico- fisiche che conducono al miglioramento delle caratteristiche di lavorabilità e delle proprietà meccaniche. Indicativamente, sono idonee al trattamento con calce:
- le terre/aggregati fini plastiche limose-argillose dei gruppi A6 - A7 con valori dell’ indice plastico normalmente compresi fra 10 e 50 o anche superiori
- terre/aggregati appartenenti al gruppo A5, quando di origine vulcanica
- le terre/aggregati appartenenti ai gruppi A2-6 e A2-7, quando contengano una xxxxxxxx xx xxxxxxxx xx xxxxxxxx 0.0 UNI superiore al 35%.
In ogni caso:
- la curva granulometrica dovrà rientrare all’ interno del fuso granulometrico riportato nella norma XXX X.X. 00.
- Xx contenuto di sostanze organiche dovrà essere inferiori al 2%; tale valore potrà essere portato fino al 4% nel caso di trattamento del piano di posa, purché sia dimostrato il raggiungimento dei requisiti di resistenza e deformabilità e durabilità richiesti
- I solfati totali (solfati e solfuri) dovranno essere inferiori al 2% (UNI EN 196-2), fatta eccezione per l’ultimo strato del rilevato dove dovranno essere tassativamente inferiori allo 0.25% al fine di evitare eventuali fenomeni di espansione volumetrica.
- Contenuto d’ acqua Wn inferiore a 1.3 Wnopt, essendo quest’ ultimo il contenuto d’ acqua alla densità ottimale secondo la prova AASHTO mod T/180-57.
Calce
Sono ammessi i due seguenti tipi di calce:
- calce aerea idrata (Ca(OH)2)
- calce area viva macinata (CaO)
I requisiti della calce sono indicati nella tabella seguente:
REQUISITO CALCE VIVA CALCE IDRATA CO2 <5% -
(CaO+MgO) Totali >84% - Titolo in Idrati - >85%
SiO2+Al2O3+Fe2O3+SO3 <5% <5%
Tenore in MgO <10% <8%
Umidità - <2%
Acqua legata chimicamente <2% - Reattività all’ acqua > 60% in 25’
Dimensione massima dei grani <2 mm <2 mm Percentuale passante, in peso setaccio 0.2mm > 90% setaccio 0.075mm >50% setaccio 0.075 mm>50%
La calce potrà essere approvvigionata in sacchi o allo stato sfuso. Nel primo caso i sacchi saranno alloggiati in ambienti coperti e al riparo dall’umidità; nel caso di approvvigionamento allo stato sfuso, la calce sarà stoccata in cantiere in appositi silos, con sistema di abbattimento delle polveri, derivanti
dallo scarico pneumatico dalle autobotti di approvvigionamento della calce. La quantità di calce disponibile in cantiere dovrà essere sufficiente ad assicurare almeno 2 giorni di piena operatività del cantiere.
Ogni partita di prodotto dovrà essere accompagnata da un attestato di conformità, in accordo con il
D.M. 246 del 21 Aprile 1993, e secondo il R.D. n.2231/1939 (“Norme sull’ accettazione delle calci”).
Acqua
L’acqua da utilizzare per le eventuali correzioni di umidità del terreno naturale dovrà essere dolce, limpida, non inquinata da materie organiche o comunque dannose (oli, acidi, alcali, cloruri, solfati,…) e da qualsiasi altra sostanza nociva alle reazioni terra-calce. La fonte di approvvigionamento sarà indicata alla Direzione Lavori per approvazione.
3.3.6.2. Studi e Prove preliminari
Scopo degli studi preliminari è quello di verificare il raggiungimento del miglioramento prefissato delle caratteristiche del terreno, con il minimo impiego di calce e tale da assicurare nel tempo i requisiti richiesti.
Per verificare la compatibilità del terreno al trattamento a calce dovranno essere prelevati dei campioni da sottoporre a prove di laboratorio. Sulla base dei risultati ottenuti su questi campioni dovranno essere definite delle fasce di terreno "omogeneo", inteso come terreno che dovrà essere trattato con il medesimo quantitativo di calce.
Lo studio si articolerà attraverso:
- indagini sui terreni naturali,
- studio delle miscele sperimentali in laboratorio,
- studio delle miscele in sito mediante la realizzazione di campi prova in scala reale
Il programma delle prove di laboratorio e in sito, nonché il Progetto del campo prova, definito nel dettaglio, dovrà essere presentato dall’ Appaltatore alla Direzione Lavori per approvazione.
I risultati ottenuti dovranno essere descritti in dettaglio in specifiche relazione illustrative ed approvate dalla Direzione Lavori
Tali studi e relativi oneri saranno a carico dell’ Appaltatore.
Indagini sui terreni naturali
Per ogni tipo di terreno/aggregato da utilizzare per la costruzione del corpo del rilevato, saranno condotte analisi di laboratorio, intese quali prequalifiche dei materiali e - come tali - a carico dell’Appaltatore.
Le prove di laboratorio, da effettuare su ciascun tipo di terreno/aggregato, sono le seguenti:
- contenuto di sostanze organiche,
- tenore in solfati e solfuri,
- analisi granulometrica, inclusa l’analisi per via umida,
- peso specifico dei grani,
- limiti di Atterberg,
- contenuto d’ acqua naturale,
- esame difrattometrico per la ricerca dei minerali argillosi,
- esame ottico per la ricerca dei minerali silicei amorfi,
- prova di compattazione aashto mod. t/180-57,
- indice cbr immediato (ipi)
- indice cbr con imbibizione, a 96 hr.
- analisi chimico-fisiche dell’ acqua di falda: sali disciolti, ph
A giudizio della Direzione Lavori potranno essere richieste anche le seguenti prove aggiuntive, eseguite su campioni preparati al contenuto d’ acqua Wnopt:
- compressione a espansione laterale libera con misura dei moduli di deformazione,
- compressione edometrica,
- taglio diretto,
- taglio residuo
Nel caso nel quale il terreno sia naturale in sito o provenga da scavi di bonifica, sbancamento e in galleria dovranno essere prelevati n. 1 campione ogni volta che il terreno abbia caratteristiche differenti e in ogni caso almeno 1 ogni 1000 mq secondo uno schema a maglie e comunque rappresentativo dell’area da trattare.
Qualora il terreno da trattare provenga da una cava di prestito, dovrà essere prelevato un campione per ogni quantitativo di terreno omogeneo e comunque almeno 1 ogni 2000 mc.
Il terreno da prelevare in cava dovrà essere identificato mediante scavi di pozzetti e/o sondaggi di profondità adeguata per individuare l’omogeneità del fronte di scavo.
I campioni dovranno essere di adeguata dimensione (del peso complessivo di 30-40 kg cadauno)
Indagini calce e terreno
I medesimi campioni rappresentativi dei terreni indagati, saranno utilizzati anche per la caratterizzazione fisico – meccanica delle miscele terreno – calce. Di norma, la percentuale di calce viva da utilizzare per la miscela sarà pari al 3% in peso (nel caso di calce idrata 4% in peso).
Tali percentuali sono da intendersi riferite al peso del terreno naturale prima del trattamento e del costipamento.
La Direzione Lavori potrà comunque richiedere uno specifico studio per verificare l’opportunità di utilizzare una diversa percentuale di calce.
Tale studio avrà come scopo la definizione di correlazione empiriche che legano il dosaggio in calce, il contenuto d’ acqua del terreno e i parametri che definiscono le caratteristiche del terreno trattato, ovvero:
- l’ indice CBR immediato per gli strati di rilevato
- l’ indice CBR per gli strati di rilevato
- il modulo elastico di Young in prova di compressione ad espansione laterale libera (modulo al 50% del carico di rottura).
Per la definizione di tali correlazione si richiede la sperimentazione di miscele con tre contenuti di calce, ciascuna delle quali effettuata con almeno quattro contenuti d’ acqua (tra cui quello ottimo). Le prove di laboratorio da effettuare su ciascun tipo di miscela terreno-calce sono le seguenti:
- analisi granulometrica, inclusa l’analisi per via umida
- limiti di Atterberg
- contenuto d’ acqua
- prova di compattazione aashto mod. t/180-57
- indice cbr immediato
- indice cbr per tempi di maturazione pari a 96 hr, a 7 e a 28 giorni.
- indice cbr con imbibizione, a 96 hr, per tempi di maturazione pari a 96 hr, a 7 e a 28 giorni. A giudizio della Direzione Lavori potranno essere richieste anche le seguenti prove aggiuntive, eseguite su campioni preparati al contenuto d’ acqua Wnopt del terreno trattato:
- compressione edometrica
- taglio diretto
- taglio residuo
Anche tali prove saranno eseguite a differenti tempi di maturazione (96 hr, 7 e 28 giorni).
In fase di indagine sono richieste anche le analisi chimico-fisiche dell’ acqua utilizzata nella preparazione degli impasti.
Campi prova
Ultimato lo studio delle miscele sperimentali e prima dell’inizio delle attività di costruzione dei rilevati, e per ogni diverso tipo di materiale, L’Appaltatore dovrà provvedere alla realizzazione di un campo prova.
Finalità del campo prova sono:
- verificare in scala reale i dati ottenuti in laboratorio
- il controllo delle attrezzature, di miscelazione e compattazione
- la definizione delle fasi e metodi delle lavorazioni, con particolare riferimento all’apporto di calce (eventualmente anche in più fasi, ad es. una prima passata all’1% e una seconda al 2%),
- schemi di miscelatura (n° di passate del Pulvimixer ottimali necessari ad ottenere la granulometria prevista) e rullatura ( n° di passate del rullo), in relazione alle attrezzature adottate dall’Appaltatore stesso.
- la definizione delle modalità di controllo e dei limiti di accettabilità dei tenori di umidità dei terreni posti in opera e delle miscele terreno – calce, prima della rullatura finale.
L’ubicazione di ciascun rilevato, le sue modalità esecutive, l’ampiezza ed il grado di approfondimento delle indagini di laboratorio e le prove di controllo in sito saranno stabilite dalla Direzione Lavori, in base ai risultati delle indagini e degli studi specialistici di Progetto di cui ai punti precedenti, nonché all’entità e importanza dell’opera.
In linea generale, quando è previsto il trattamento a calce delle terre del piano di posa dei rilevati e della soprastruttura per le sedi in trincea, dovrà essere realizzato un campo prova per ogni zona omogenea di terreno naturale di lunghezza utile di 30 m e larghezza tale pari a 6-8 volte la larghezza dello spandi-calce/rullo e di spessore pari a quanto previsto in Progetto per il rilevato vero e proprio. Quando è previsto il trattamento a calce delle terre da impiegare per la realizzazione degli strati del corpo dei rilevati, dovranno essere realizzati almeno tre strati per un altezza totale di 0.9m costituito da materiale omogeneo. La dimensione utili in sommità dovranno essere pari a 50 m di lunghezza e larghezza pari a 6-8 volte la larghezza dello spandi-calce/rullo.
L'area prescelta per la prova dovrà essere perfettamente livellata, con pendenza superiore al 5%0 (cinque per mille), e compattata in modo tale da garantire un piano di imposta uniforme e stabile per gli strati terreno–calce successivamente posti in opera. Il campo prova dovrà essere realizzato secondo le stesse modalità di esecuzione del rilevato.
Dovranno essere messi in opera tipi diversi di compattazione scelti in funzione del terreno da compattare; indicativamente saranno provati 2-4 passate del Pulvi-mixer e due-quattro schemi di rullatura.
Dovranno essere sperimentate almeno 2 miscele tra quelle ritenute idonee dallo studio di laboratorio. Per la realizzazione del campo prova, sia per il piano di posa sia per gli strati del corpo del rilevato dovranno essere effettuate le operazioni che seguono:
1. dovrà essere tarata la spanditrice di xxxxx come riportato al punto per il controllo del dosaggio.
2. prima della stesa della calce dovrà essere controllato il contenuto d’acqua del terreno e confrontato con quello utilizzato nello studio delle miscele.
3. dopo la miscelazione dovrà essere di nuovo controllato il valore del contenuto d’acqua e verranno eseguiti i prelievi (da 1 a 3 campioni di 30-40 kg cadauno) per l’esecuzione di prove di classificazione, prove Xxxxxxx e CBR e prove geotecniche indicate al punto 3.5.2.2.
4. la miscela dovrà essere poi compattata secondo schemi di rullatura prefissati.
5. in sommità dello strato finale dovrà essere determinato il modulo di deformazione, con piastra da 30 cm. Le misure dovranno essere effettuate almeno al tempo 0 (cioè subito dopo la compattazione), a 3gg, e a 7gg - 28 gg su almeno 3 punti appartenenti ad una porzione di rilevato omogenea sia per la miscela che per le modalità di compattazione.
6. agli stessi tempi delle prove di carico su piastra, dovranno inoltre essere misurati i valori del CBR in situ, delle densità in situ e del contenuto d’acqua, da eseguirsi su porzioni di terreno in vicinanza dei punti di misura del modulo.
7. le stesse prove di carico su piastra e CBR dovranno essere eseguite dopo imbibimento.
8. dovrà essere controllato lo spessore dello strato finito (rilevati) o controllato la profondità del trattamento (piano di posa) mediante pozzetti e spruzzaggio di soluzione alcolica di fenoltaleina.
Il Progetto del campo prova, definito nel dettaglio, dovrà essere presentato dall’Appaltatore alla Direzione Lavori per approvazione.
I risultati ottenuti dovranno confermare quelli dello studio. Nel caso nel quale i requisiti minimi, previsti in Progetto, non venissero raggiunti, dovranno essere modificati i metodi di compattazione e/o le miscele terra/calce fino ad ottenere i requisiti minimi richiesti; in caso contrario si dovrà scartare il prodotto sperimentato.
La miscela ottimale scaturirà dai risultati delle analisi effettuate in laboratorio e da quelli ottenuti nel campo prova e, in ogni caso, dovrà essere approvata dalla Direzione Lavori.
Prescrizioni generali
L'Appaltatore dovrà sottoporre alla preventiva approvazione della Direzione Lavori il programma delle fasi di lavorazione, comprensivo degli elaborati grafici (planimetrie e sezioni) che evidenzino le aree progressivamente interessate dai lavori di costruzione dei rilevati, nonché le eventuali aree di stoccaggio provvisorio dei materiali.
Il trattamento a calce del terreno non dovrà essere effettuato in caso di pioggia, di temperature inferiori al suolo di 2°C, in presenza di vento forte (>40 km/h), che sollevi la calce stesa, e nel caso nel quale ci sia presenza di acqua o venute di acqua sul piano dove viene steso il terreno da trattare.
Nel caso che il terreno sia saturo fino al p.c., prima di procedere al trattamento con calce del piano di posa del rilevato, si dovrà obbligatoriamente provvedere ad abbassare il livello d’acqua e a mantenerlo tale per un tempo, sufficiente a non inficiare l’esito del trattamento.
Attrezzature
Ad ogni consegna dell’area di lavoro, l’Appaltatore presenterà l’elenco e le schede tecniche delle attrezzature da utilizzare per lo spargimento della calce, per lo spargimento dell’acqua, per la frantumazione e miscelazione del terreno nonché dei mezzi di compattazione. I mezzi dovranno presentare adeguatezza, completezza e omogeneità di prestazioni/produttività; poiché l’attrezzatura più specialistica è rappresentata dal Pulvimixer, alla sua produttività dovrebbero essere legate le prestazioni delle restanti attrezzature. Si prescrivono comunque le seguenti caratteristiche minime. Spandicalce:
- precisione del dosaggio: ± 10%
- capacità di stesa in grado di consentire la stesa in un’unica passata
- piena efficienza delle bandelle (in materiale plastico) per il contenimento delle polveri all’atto della stesa della calce.
Pulvimixer:
- profondità di lavoro massima: > 40 cm
- n° dei denti/palette > 80% del nominale
- 4 ruote motrici. Rulli:
- rulli a piede di montone del peso statico > 16 t
- rulli lisci per le operazioni di finitura.
Preparazione del terreno naturale
Il terreno/aggregato pronto per il trattamento a calce dovrà essere esente da sostanze organiche e, nel caso di materiale provenienti dagli scavi, da eventuali residui di lavorazione (blocchi di calcestruzzo spruzzato, elementi di vetroresina, …).
Il terreno/aggregato non dovrà presentare elementi di dimensioni superiori a 4 cm.
In particolare, laddove sia previsto l'impiego di smarino di galleria, l'Appaltatore provvederà a sua cura e spese all’adozione delle più opportune tecnologie di scavo o all’eventuale frantumazione e vagliatura del materiale stesso, al fine di ridurlo ad idonea pezzatura.
Qualora il terreno da trattare sia troppo secco, dovrà essere umidificato aggiungendo un’opportuna quantità di acqua con controllo finale su più punti del contenuto Wn raggiunto.
Stesa del terreno naturale
Nel caso di strati di rilevato, la stesa del terreno/aggregato naturale dovrà essere preceduta dalla preparazione della superficie dello strato precedente mediante erpicatura. Lo spessore del materiale steso, dopo una prima livellazione, dovrà risultare non superiore a quello massimo stabilito in Progetto o a seguito dei risultati del campo prove. Indicativamente, lo spessore del materiale steso, da controllare con dime, sarà pari a quello finale previsto, aumentato del 15-20%. Terminata l’operazione di stesa, si procederà alla determinazione dell’umidità naturale che non si dovrà discostare dal campo di valori ottimali definiti a seguito dei risultati delle analisi di laboratorio e del campo prove. Nel caso in cui l’umidità naturale risulti in eccesso, si provvederà ad erpicare ed arieggiare il materiale per favorire l’evaporazione; nel caso di umidità naturale insufficiente, l’Appaltatore provvederà ad umidificare il terreno mediante aspersione d’acqua con autobotte.
Stesa della calce
Si spargerà la calce solo sulla superficie che potrà essere lavorata in giornata, in modo da evitare sia la asportazione della calce da parte degli agenti atmosferici che il fenomeno della sua parziale carbonatazione. La stesa della calce sarà effettuata mediante impiego di apposita attrezzatura (spandicalce) a controllo volumetrico o gravimetrico capace di assicurare un dosaggio costante sia in senso trasversale che longitudinale. La velocità dello spandicalce non dovrà essere superiore a 4 km/hr. Al termine delle operazioni di stesa della calce si verificherà visivamente l’omogeneità della stesa e l’assenza di eventuali zone non trattate. Il controllo della quantità distribuita, nella misura a metro quadrato tale da raggiungere la percentuale in peso prevista in sede di Progetto della miscela, sarà effettuato ad ogni inizio turno o ad ogni richiesta della Direzioni Lavori, posizionando un telo quadrato con superficie 1 mq sul terreno prima del passaggio della macchina spandicalce e pesando poi la calce su di esso depositata a passaggio avvenuto. La quantità di calce distribuita non dovrà risultare inferiore a quella di Progetto.
Miscelazione
Ultimata la stesa della calce si procederà alla miscelazione entro le successive 2 ore. La miscelazione sarà ottenuta eseguendo il numero di passate di Pulvimixer stabilito a seguito dei risultati del campo prove, e comunque in numero tale, che il terreno miscelato soddisfi le seguenti condizioni granulometriche:
- passante inferiore a 25 mm: 75%
- passante al crivello 5 UNI: ≥ 50%.
Il numero di passaggi e la velocità di avanzamento della macchina dovranno essere tali da raggiungere condizioni omogenee di trattamento. L’omogeneità del trattamento è verificata mediante scavo di pozzetti, in ragione di uno ogni 500 mq e comunque almeno 4 giornalieri; si controllerà il colore delle pareti prima e dopo lo spruzzaggio di soluzione alcolica di fenolftaleina all’1%, che impartirà colore rossastro. L’avvenuto controllo sarà documentato mediante fotografia .
Ogni 1.000 mq si controllerà l’umidità della miscela, che dovrà rientrare nei limiti stabiliti a seguito dei risultati del campo prove e delle analisi di laboratorio. Quando necessario, durante o dopo la miscelazione, si irrorerà il terreno trattato fino a rientrare nei limiti suddetti.
I giunti longitudinali ottenuti dalla lavorazione su stese contigue devono risultare sovrapposti per almeno 15 cm; inoltre nella stessa giornata lavorativa devono essere completati tratti di tracciato per tutta la loro larghezza prevista dal Progetto.
Nei giunti di lavoro trasversali, perpendicolari all’asse del tracciato, la miscela già costipata va ripresa in tutte quelle zone nelle quali il contenuto di calce, lo spessore, o il grado di compattazione risultino inadeguati e/o disomogenei.
Le riprese dovranno essere eseguite all’inizio della successiva giornata lavorativa, nello strato indurito, in modo da presentare superficie verticale, per evitare la possibilità che si manifestino successive fessurazioni.
Nel caso di trattamento su più strati i giunti longitudinali e trasversali dovranno essere opportunamente sfalsati ed inoltre è necessario che lo strato superiore venga miscelato con uno spessore tale da garantire un’ammorsamento di qualche cm nello strato sottostante.
Compattazione
Il tipo, le caratteristiche e il numero dei mezzi di compattazione, nonché il dettaglio delle modalità esecutive (numero di passate, velocità operativa, frequenza), dovranno essere fissate a seguito delle indagini sul campo prove e sottoposte alla preventiva approvazione della Direzione Lavori.
Prima dell’inizio delle operazioni di rullatura si procederà alla regolarizzazione della superficie dello strato, mediante motolivellatore (graeder).
La compattazione dovrà essere condotta con metodologie atte ad ottenere un addensamento uniforme; a tale scopo i rulli dovranno operare con sistematicità lungo direzioni parallele garantendo una sovrapposizione fra ciascuna passata e quella adiacente pari almeno al 10% della larghezza del rullo. La velocità massima del rullo sarà di 4 km/hr. Nel caso di stabilizzazione con calce idrata, lo strato di terra trattata dovrà essere compattato immediatamente dopo la miscelazione.
Nel caso di trattamento con calce viva, la compattazione dovrà essere eseguita dopo il completamento della reazione esotermica di spegnimento della calce, avendo verificato che il contenuto d’acqua sia quello atteso.
La completa idratazione della calce viva richiede un tempo variabile in funzione della temperatura e umidità del suolo; per temperature superiori ai 3°C, 1 - 3 ore di maturazione della miscela sono sufficienti.
Nella costruzione dei rilevati occorrerà procedere a fronte chiuso, completando in giornata le operazioni di miscelazione e compattazione e sovrapponendo il primo strato di terreno naturale che sarà trattato il giorno successivo, a sua volta leggermente compattato, per minimizzare la carbonatazione e proteggere gli strati sottostanti in maturazione. Qualora le condizioni climatiche siano tali che gli strati lavorati possano subire dannosi effetti di essiccamento/umidificazione, si procederà alla protezione dei medesimi con uno dei seguenti metodi:
- manto di protezione di bitume liquido BL350-700 (BU CNR n.7) in ragione di 1.0 kg/mq.
- emulsione bituminosa a lenta rottura del tipo EL55 (BU CNR n.3) in ragione di 1.8 kg/mq. Tale protezione dovrà essere rimossa con cura alla ripresa delle lavorazioni.
Prove di controllo
L’Appaltatore è tenuto ad instaurare un sistema di controllo di produzione. Le registrazioni tenute dovranno indicare quali procedimenti di controllo qualità sono stati messi in atto durante la produzione. In particolare, i controlli di produzione avverranno secondo quanto indicato nel seguito: Xxxxx
La calce dovrà provenire da fornitori qualificati ed approvati da Committente. Le caratteristiche della calce, dovranno essere certificate dal produttore ogni 1200 kN (120 ton) di prodotto consegnato.
Terreno naturale da trattare
Sul terreno da trattare dovrà essere prelevato 1 campione ogni 3.000 m2; per ciascun campione prelevato si dovrà verificare che i valori ottenuti siano congruenti con quelli degli studi preliminari.
Terreno miscelato
Sul prodotto miscelato dovrà essere effettuata:
- contenuto d’ acqua Wn ogni 1000 m2
- una prova CBR e prova di compattazione AASHTO mod T/180-57, ogni 3000 m2
Il controllo della taratura della spanditrice dovrà essere effettuato per ogni variazione di percentuale di calce da utilizzare e ad ogni inizio di lavorazione. Durante la lavorazione dovranno comunque essere effettuate le verifiche sulla qualità e omogeneità dello spandimento della calce almeno ogni 3000 m2 di terreno trattato secondo le modalità indicate in precedenza.
Nel caso di utilizzo di spanditrici che producano un diagramma dello spandimento, il controllo dovrà essere effettuato solo durante la fase di taratura della macchina.
Dopo la fase di miscelazione dovrà essere verificato che la componente limo-argillosa passi per il 75% al setaccio da 25 mm. Il controllo dovrà essere effettuato con una frequenza di 1/3000 m2.
Xxxxxxx miscelato dopo compattazione
Sugli strati intermedi verranno eseguite le prove di modulo di deformazione e densità in sito ogni 3000 m2 e comunque non meno di una prova per strato. Il peso secco dell’unità di volume dovrà risultare maggiore o uguale al 95% del massimo peso secco dell’unità di volume della miscela terreno - calce determinato con prova AASHTO Mod. T/180-57.
Sui piani di posa, il modulo di deformazione al primo ciclo di carico su piastra (diametro 30 cm) dovrà essere conforme alle prescrizioni del articolo 3.3.2.4.
3.3.7. Documentazione dei lavori
L'Appaltatore sarà tenuto a documentare in apposita relazione:
- la provenienza ed i certificati riportanti le caratteristiche dei materiali impiegati
- le fasi di lavoro;
- i mezzi e le procedure impiegate;
- i controlli effettuati in corso d’opera;
L'approvazione dei materiali nonché delle modalità esecutive e dei risultati dei controlli e dei monitoraggi spetta esclusivamente alla Direzione Lavori.
Relativamente al monitoraggio dell’opera, sarà cura e onere dell’Appaltatore fornire alla Direzione Lavori rapportini illustrativi dei risultati ottenuti, confrontati con le previsioni di Progetto, alle varie cadenze di lettura programmate e comunque ogni volta che si verificano scostamenti significativi con le previsioni di Progetto.
3.4.1. Dreni perforati nel terreno
Si designano con il termine di dreni perforati quelli ottenuti inserendo nel terreno, grazie ad una trivellazione, un tubo almeno in parte filtrante.
Salvo esplicito diverso avviso si farà nel seguito riferimento a terreni sciolti e non a rocce lapidee.
I dreni hanno lo scopo di captare venute localizzate o di limitare al valore richiesto dal Progetto la quota massima della piezometrica della falda avente sede nei terreni attraversati.
Le caratteristiche del sistema drenante (tipo, interasse, lunghezza e disposizione dei dreni) sono quelle stabilite in Progetto.
La perforazione dovrà essere condotta con un unico calibro per tutto il tratto filtrante; si ammetterà un calibro maggiore per il solo tratto eventualmente equipaggiato con tubo cieco se ciò risulta utile per il raggiungimento della lunghezza totale richiesta.
In ogni caso durante la perforazione dovrà essere garantita la stabilità del foro anche mediante un rivestimento metallico provvisorio fino alla posa del tubo filtrante.
Si potranno adottare attrezzature a rotazione o a rotopercussione e circolazione di acqua (preferibilmente) oppure di aria; non è ammessa la circolazione di fango bentonitico.
Al termine della perforazione il foro interamente rivestito dovrà essere sgombrato dai detriti residui mediante lavaggio con il fluido di circolazione.
La rigidezza delle aste di perforazione dovrà essere tale da consentire di mantenere le deviazioni dell'asse del foro rispetto alla retta di Progetto entro un cono avente 1° 30' di semiapertura con vertice a bocca foro.
L'ordine d'esecuzione sarà tale da evitare la perforazione contemporanea di dreni posti ad interassi
< 10 m.
3.4.1.3. Fornitura e posa del tubo filtrante
Il tubo filtrante sarà dotato di fessure calibrate di apertura adeguata alle caratteristiche del terreno, disposte lungo l'intera circonferenza oppure su un settore di 240°; in quest'ultimo caso le giunzioni dei tubi dovranno essere marcate e gli spezzoni di tubo dovranno essere assemblati in modo da mantenere per tutta la lunghezza il settore non fessurato nella medesima posizione rispetto all'asse del dreno, a cavallo della generatrice inferiore del tubo.
I tubi saranno costituiti da materiale plastico non alterabile (PVC, Polietilene o altro) che dovrà essere scelto sulla base del chimismo delle acque da drenare e del terreno nel quale il dreno viene installato. Il diametro interno dei tubi filtranti sarà quello previsto dal Progetto, che di norma sarà compreso tra 50 e 90 mm, salvo diverse indicazioni della Direzione Lavori. I dreni saranno scanalati longitudinalmente e dovranno avere spessori e resistenze tali da garantire la corretta posa in opera nelle diverse condizioni di applicazione e la invariabilità geometrica nel tempo; in ogni caso lo spessore non dovrà essere inferiore a 4,5 mm.
La differenza tra il diametro esterno del tubo filtrante (esclusi i manicotti di giunzione) ed il diametro interno del perforo o dell'eventuale rivestimento provvisorio dello stesso, non dovrà essere superiore a 20 mm.
3.4.1.4. Dispositivo di separazione tra il tratto filtrante ed il tratto cieco
Ove richiesto, il tubo sarà dotato degli accessori atti a permettere la separazione del tratto filtrante da quello cieco, mediante la cementazione dell'intercapedine che rimane tra tubo e perforo lungo il tratto cieco.
A questo scopo si predisporranno:
- n. 2 valvole a manicotto a distanza di 100 cm e 150 cm circa dal punto di giunzione tra il tubo filtrante ed il tubo cieco;
- un tubolare in geotessile (oppure tela juta o tessuto di consimile trama) avente 30÷40 cm di diametro e 200 cm di lunghezza posto sulla parte terminale più profonda del tubo cieco e pieghettato in modo da aderirvi ("sacco otturatore"). Il tubolare in geotessile sarà strettamente legato alle estremità e ricoprirà le due valvole a manicotto di cui sopra;
- una o più valvole a manicotto lungo la parte cieca del tubo non occupato dal sacco otturatore. Le operazioni di cementazione saranno eseguite ponendo in opera una miscela acqua/cemento con rapporto a/c=0,5 mediante un condotto di iniezione munito di doppio otturatore, subito dopo l'estrazione del rivestimento provvisorio.
La sequenza operativa sarà la seguente:
- posa del doppio otturatore in corrispondenza della valvola inferiore.
La seconda valvola compresa entro il sacco servirà in caso di mancato funzionamento della prima;
- iniezione di un volume di miscela corrispondente a quello del sacco otturatore interamente riempito; la pressione di iniezione espressa in MPa dovrà risultare compresa tra 0,02•g•Z (dove «Z» è la differenza di quota tra la valvola inferiore e la bocca del foro e «g » è il peso specifico del terreno) ed un valore che assicuri un adeguato margine di sicurezza rispetto alla pressione che provoca la lacerazione del sacco tubolare o il suo sfilamento dalle legature alle estremità;
- spostamento del doppio otturatore sulla valvola appena al di sopra del sacco otturatore ed iniezione di miscela cementizia fino al suo rifluimento a bocca foro;
- solo nel caso che franamenti o rigonfiamenti del terreno impediscano la risalita a giorno della miscela, l'operazione potrà essere proseguita tramite la valvola (o le valvole) ulteriormente disposte lungo il tratto cieco.
3.4.1.5. Lavaggio e manutenzione dei dreni
Subito dopo l'installazione del tubo (o subito dopo l'ultimazione delle operazioni di cementazione di cui al paragrafo precedente) ciascun dreno dovrà essere abbondantemente lavato con acqua pulita. Allo scopo si dovrà inserire entro il tubo una lancia con tratto terminale metallico, munito di ugelli a direzione radiale e di pattini che ne consentano lo scorrimento lungo il tubo senza danneggiarlo.
Il lavaggio con acqua verrà iniziato con la lancia inserita fino in fondo al tubo; esso verrà proseguito fino ad ottenere che l'acqua riemergente alla bocca del tubo sia limpida, ritirando poi gradualmente la lancia.
L'operazione di lavaggio dovrà essere ripetuta una o più volte durante il periodo iniziale di esercizio dei dreni e, nel seguito, fino al collaudo delle opere qualora le operazioni di ispezione e controllo ne rivelassero un parziale intasamento ad opera delle frazioni più fini del terreno attraversato.
Il primo lavaggio ed i lavaggi successivi dovranno conseguire lo scopo di selezionare granulometricamente il terreno nelle immediate adiacenze del tubo filtrante, in modo da creare un ulteriore filtro rovescio naturale che consenta a regime l'esercizio del dreno senza trasporto di materia solida.
3.4.1.6. Dreni in rocce lapidee
I dreni in rocce lapidee fessurate potranno essere costituiti da:
- semplici perforazioni non rivestite;
- perforazioni equipaggiate con tubi in materiale plastico bucherellati (diametro dei fori 4÷7 mm) ed avvolti da calze di geotessile;
- perforazioni equipaggiate con tubi in materiale plastico microfessurati.
Si useranno le prime in presenza di rocce con fessure non occupate da detriti fini, le seconde nel caso di fessure contenenti riempimenti argillosi e le ultime nel caso si incontrino detriti di granulometria prevalentemente compresa nel campo dei limi e delle sabbie.
Caratteristiche dei materiali costituenti i tubi drenanti e diametri delle perforazioni saranno analoghi a quanto indicato al punto 9.1.3.
3.4.1.7. Dreni in terreni argillosi stringenti
Verranno equipaggiati con tubi in materiale plastico bucherellati e rivestiti di calza in geotessile; non saranno sottoposti ad ulteriori lavaggi dopo l'installazione.
Per le rimanenti operazioni vale quanto indicato ai paragrafi precedenti.
3.4.2. Dreni prefabbricati a nastro
3.4.2.1. Definizioni e campo di impiego
Si definiscono dreni prefabbricati a nastro quelli costituiti da un elemento di materiale termoplastico, perforato ed ondulato, altamente drenante, avvolto in geotessili in polipropilene non tessuto a
di elevata permeabilità.
L'installazione nel terreno dei dreni avverrà mediante un contenitore metallico ("mandrino"), di dimensioni trasversali poco superiori a quelle del nastro, che verrà infisso a pressione in direzione
verticale (o, più raramente, inclinata) fino alla profondità richiesta. Successivamente verrà estratto il mandrino abbandonando in posto il dreno in esso contenuto.
Allorché la natura del terreno superficiale o la presenza di ostacoli non consentano la penetrazione del mandrino, si potrà ovviare facendo precedere l'esecuzione di un preforo (generalmente a rotopercussione) per l'attraversamento del tratto in cui è impedita l'infissione.
Scopo dei dreni è quello di provvedere, in seno a strati compressibili di bassa permeabilità (limi ed argille di elevata compressibilità), vie di espulsione dell'acqua interstiziale aventi bassa resistenza idraulica e disposte ad interassi ravvicinati, in modo da ridurre a termini accettabili il tempo di consolidazione primaria degli strati interessati sotto i carichi statici loro imposti.
3.4.2.2. Requisiti del nastro prefabbricato
Il nastro prefabbricato dovrà essere del tipo previsto e approvato dalla Direzione Lavori. Dovrà avere un'anima di materia plastica (P.V.C., polietilene, polipropilene) sagomata in modo da costituire un insieme di canali paralleli longitudinali, aperti lateralmente verso l'involucro filtrante.
L'involucro filtrante sarà costituito da un geotessile non tessuto in polipropilene a filo continuo opportunamente trattato, in modo da garantire resistenza e durata nel tempo adeguate all'impiego. Salvo diversa indicazione del Progetto, dovranno essere precisati e garantiti i seguenti parametri caratteristici, da sottoporre al benestare della Direzione Lavori:
- capacità di trasporto acqua alla pressione laterale, esercitata sull'involucro in geotessile, di 0,3 MPa: > 500 m³/anno;
- permeabilità radiale all'acqua dell'involucro in geotessile, alla pressione di 0,002 MPa, non inferiore a 0,1 cm/s.
Gli altri requisiti di accettazione del nastro drenante sono riportati nella tabella seguente.
)
Caratteristica Unità di misura Normativa Requisito d’accettazione Resistenza a trazione dreni (
KN/m ISO 10319
(CNR BU n. 142) D+F> 12 kN/m
D
> 8 kN/m
F
> 6 kN/m
Resistenza a trazione giunzioni ( g,F) KN/m ISO 10321 g,F >3 kN/m
Coeff. di permeabiltà normale al piano del geotessile (K n,F) m/s NFG38-016 (CNR BU N. 144) Kn,F> 10-3
Diametro di filtrazione del geotessile (OF) m XX X00-000 (CNR BU N.145) 50 m OF
250 m
Capacità drenante del dreno (q D+F) m3/anno ASTM D 4716 q D+F > 500 m3/anno D= Anima drenante F =Geotessile filtrante
Sono inoltre previsti i seguenti controlli:
- verifica del peso per metro lineare del nastro ogni 5000 m di dreno installato. Il peso del materiale installato deve essere il medesimo di quello qualificato in fase di accettazione del dreno con una tolleranza del 3%;
- verifica dei requisiti di accettazione dei dreni definiti nella Tabella precedente ogni 50.000 m di dreno installato.
3.4.2.3. Preparazione del piano di lavoro e posa del materasso drenante di collegamento
Preventivamente all'installazione dei dreni il piano di campagna dovrà essere scoticato, asportando ogni residuo di terreno vegetale e regolarizzando la superficie. Sul piano così preparato si porrà in opera un materasso drenante formato da uno strato di sabbia medio-grossa dello spessore previsto in Progetto, avente curva granulometrica compresa entro i limiti seguenti:
APERTURA
vaglio UNI (mm) PASSANTE %
MIN | MAX | |
0,075 | 0 | 3 |
0,40 | 0,00 | 10,00 |
2,00 | 15,00 | 45,00 |
5,00 | 35,00 | 75,00 |
10,00 | 70,00 | 100,00 |
Il materiale costituente il materasso drenante dovrà essere privo di sostanze organiche. E’ inoltre esclusa la fornitura di scorie vulcaniche quali pozzolane, tufiti e pomici.
Si procederà quindi, in accordo con la Direzione Lavori, al tracciamento della maglia dei dreni, posizionando un picchetto di legno di appropriate dimensioni nella posizione di ciascun dreno da installare.
3.4.2.4. Installazione dei dreni
La sezione trasversale del mandrino dovrà essere la minima compatibile con la rigidezza necessaria per consentire l'infissione.
All'estremità inferiore il dreno dovrà essere collegato al mandrino con una piastra di ancoraggio a perdere, in grado di assolvere alle seguenti funzioni:
- impedire l'ingresso di terreno nel mandrino;
- vincolare l'estremità inferiore del dreno alla base del mandrino durante l'infissione;
- vincolare l'estremità inferiore del dreno al terreno, durante l'estrazione del mandrino. L'Appaltatore dovrà sottoporre all'approvazione della Direzione Lavori le caratteristiche seguenti delle attrezzature che propone di impiegare:
- massima spinta verso il basso che può essere esercitata sul mandrino durante l'infissione;
- massima profondità raggiungibile;
- esigenze specifiche del piano di lavoro per assicurare la movimentazione delle attrezzature di infissione;
- sezione trasversale del mandrino e dimensioni della piastra di ancoraggio, che dovranno essere le minime compatibili con la loro funzionalità.
Nel caso che la manovra di infissione a pressione debba essere preceduta dal preforo, l'Appaltatore dovrà sottoporre alla approvazione della Direzione Lavori il tipo di attrezzatura prescelto per il preforo e le modalità operative proposte. La posizione effettiva di ciascun dreno non dovrà scostarsi più di 10 cm da quella di Progetto; per i dreni che non rispettassero questa tolleranza dovranno essere eseguiti dreni aggiuntivi a cura e spese dell'Appaltatore, nelle posizioni che saranno indicate dalla Direzione Lavori, in misura non superiore ad un dreno aggiuntivo per ogni dreno non correttamente installato.
Il sistema d’infissione dei dreni (torre guida del mandrino collegata alla gru semovente con la base d’appoggio della piattaforma d’infissione) deve essere in grado di posizionare il mandrino, prima di iniziare l’infissione, con una tolleranza sulla verticalità del 3%.
Per ciascun dreno la cui estremità superiore risulti risalita più di 100 cm dopo l’estrazione del mandrino dovrà essere installato un nuovo dreno a cura ed a spese dell’Appaltatore.
L’argilla portata a giorno ritirando il mandrino dopo l’inserimento di ciascun dreno deve essere totalmente ed immediatamente asportata dalla superficie del materasso drenante e depositata in apposito deposito temporaneo esterno all’area di lavoro. Nel compiere tale operazione l’Appaltatore dovrà accertare che sia completamente asportata l’argilla eventualmente rimasta nel cono creato attorno al dreno nel materasso di sabbia.
Nel caso in cui il dreno risultasse strappato durante l’inserimento o l’estrazione del mandrino, dovrà essere eseguito a cura e spese dell’Appaltatore un altro in adiacenza.
Le giunzioni del nastro dei dreni, che sono normalmente eseguite quando un rotolo di nastro termina prima del completo inserimento, devono essere fatte in modo che ci sia sovrapposizione (cioè continuità) nell’anima interna e che il tratto di anima risultante sia sempre avvolto dal geotessile filtrante.
Per monitoraggio s’intende l’insieme delle strumentazioni atte al controllo del comportamento tensionale e deformativo delle opere e delle aree adiacente e/o interferenti
Nel seguito vengono riportate le prescrizioni relative alle caratteristiche tecniche degli strumenti, alle modalità d’installazione ed alla documentazione relativa all’installazione degli stessi.
Il sistema di monitoraggio deve essere installato e gestito secondo le indicazioni dei progettisti e in accordo con le specifiche di seguito riportate, che devono intendersi integrative alle eventuali specifiche particolari riportate dal progetto.
La tipologia, l’ubicazione e le frequenza del monitoraggio geotecnico è specificatamente prevista negli elaborati tecnici allegati al progetto.
Tuttavia, nei casi in cui si riscontrino situazioni più gravose rispetto a quelle previste, o condizioni geologiche particolari o suscettibili di evoluzioni che comportino rischi per la struttura, o zone alterate anche a seguito di movimenti o rilasci causati dallo scavo della galleria, o comunque in tutti i casi in cui lo ritenga necessario, la Direzione Lavori può richiedere che l’impresa integri il sistema con l’installazione di ulteriori sezioni strumentate e/o di strumentazione aggiuntiva. In questi casi la Direzione Lavori può anche chiedere che venga modificata la distribuzione o la composizione delle sezioni previste in progetto in modo da posizionarle nelle zone risultate di maggiore interesse senza aumentarne il loro numero.
3.5.2. Prescrizioni tecniche generali a cura dell’appaltatore
Tutte le installazioni devono essere identificate topograficamente rispetto ad un unico sistema di coordinate progetto. La reale posizione degli strumenti installati dovrà essere comunicata alla Direzione Lavori con opportuni disegni.
Tutte le operazioni di verifica della fornitura e tutte le operazioni di installazione devono essere eseguite avendo come scopo finale l’affidabilità e la durata degli impianti di monitoraggio.
E’ necessario provvedere a quanto necessario ad evitare manomissioni della rete di strumenti. Nel caso in cui, per esigenze di lavoro o in conseguenza di avvenimenti di qualsiasi natura, gli strumenti risultassero manomessi, si dovrà provvedere ai necessari ripristini.
La correttezza delle installazione rimane responsabilità dell’Appaltatore che deve, comunque, dimostrarne la correttezza su richiesta della Direzione Lavori.
Prima dell’installazione degli strumenti, dovrà essere redatta dall’Appaltatore apposita “Procedura di lavoro” da sottoporre alla Direzione Lavori. Tale procedura, oltre alla descrizione delle tecniche di messa in opera, dovrà riportare la tipologia degli strumenti o apparecchiature corredate da appositi certificati ufficiali ed indicare la specializzazione ed esperienza degli operatori che intende utilizzare. All’arrivo in cantiere, ogni strumento dovrà essere munito di certificato di origine e, se necessario, di certificato di taratura presso un laboratorio ufficiale.
Al fine di garantire l’affidabilità della strumentazione, è richiesto che gli strumenti da approvvigionare siano prodotti da ditte con comprovata esperienza pluriennale nel settore e per i quali esistano applicazioni documentate attraverso pubblicazioni nella letteratura tecnica e/o certificati/documentazione in cui si attesti la soddisfazione dei clienti. Nel caso la strumentazione proposta non soddisfi tali requisiti, la DL sarà autorizzata a richiederne la sostituzione.
La fornitura della strumentazione è soggetta all’approvazione della DL. A questo proposito, dovrà essere fornita alla DL, mediante comunicazione scritta non meno di 15 giorni lavorativi prima dell’installazione, documentazione tecnica dettagliata degli strumenti rilasciata dal produttore. Tale documentazione dovrà contenere una descrizione dello strumento e le relative specifiche tecniche, dimostrando il soddisfacimento dei requisiti indicati nel presente documento. Su richiesta della DL dovrà essere inoltre fornita documentazione che attesti l’applicazione ed il buon funzionamento di tali strumenti in altri casi pratici, a prova dell’affidabilità dello strumento.
L’installazione della strumentazione deve avvenire in contraddittorio con la DL, salvo diversa indicazione di quest’ultima. A questo fine, una volta ottenuta l’approvazione da parte della DL relativamente al tipo di strumento approvvigionato, l’appaltatore dovrà far pervenire il programma d’installazione alla DL mediante comunicazione scritta almeno 72 ore prima dell’inizio dell’installazione.
La restituzione dei dati relativi a letture eseguite sugli strumenti, deve avvenire sia su formato cartaceo, che tramite supporto informatico editabile (tipo formato excel e formato testo).
Il piezometro elettrico installato in un foro di sondaggio consente di misurare direttamente la pressione o sovrappressione interstiziale in un terreno fine limoso-argilloso. I piezometri saranno solitamente attrezzati con datalogger per consentire la misura in automatico.
Principio di funzionamento A corda vibrante
Campo di misura Da definire (su indicazione del progettista/ DL) Xxxxxxx xxxxxxxxxxxx 30 % del F.S.
Deriva termica Non superiore a 0,05% del FS /°C precisione 0.3% F.S.
sensibilità 0.01% F.S. Segnale in uscita frequenza
Campo di temperatura -10 ÷ +55°C Materiale Acciaio inox
L’utilizzo di piezometri elettrici con caratteristiche tecniche differenti da quanto sopra riportato dovrà essere preventivamente autorizzato dalla Direzione Lavori.
3.5.3.2. Preparazione del foro
La perforazione del foro di sondaggio in cui andrà installato il piezometro dovrà essere eseguita utilizzando, come fluido di circolazione, acqua oppure fango a polimeri degradabili. In nessun caso è permesso l’uso di fango bentonitico.
Se il piezometro non deve essere posato a fondo foro, il foro dovrà essere riempito, ritirando man mano il rivestimento, fino ad una quota di 0.5 m più bassa di quella di installazione, con una miscela acqua-cemento-bentonite in proporzioni tali che la consistenza della miscela, a posa avvenuta, sia simile a quella del terreno nella zona del piezometro.
Una volta avutasi la presa, il foro deve essere accuratamente lavato con acqua pulita (previo degrado nel caso di presenza di fango a polimeri), interponendo se necessario un sottile tappo di palline di bentonite e ghiaietto per stabilizzare il tetto della miscela plastica.
Al fine di evitare perdite di saturazione del piezometro durante le fasi di installazione il foro dovrà essere mantenuto costantemente pieno d’acqua. Inoltre prima dell’inserimento nel foro il piezometro, contenuto in un sacchetto di geotessile riempito di sabbia e acqua, dovrà essere inserito in un secondo sacchetto impermeabile pieno d’acqua da rompere una volta immerso in acqua all’interno
del foro di sondaggio. L’inserimento del piezometro nel sacchetto di geotessile e nel sacchetto impermeabile dovrà essere eseguito all’interno di un contenitore pieno d’acqua
3.5.3.3. Modalità d’installazione
L'installazione seguirà la seguente procedura, avendo cura, per ogni singola fase, di scandagliare la profondità del foro in modo da rispettare la profondità di posa di progetto:
posa di uno spessore di 0.5 m di sabbia fine e pulita;
discesa a quota del piezometro elettrico, inserito all’interno di un sacchetto di geotessile riempito di sabbia e acqua, e del cavo elettrico di collegamento;
posa di sabbia attorno al piezometro e al di sopra per circa 0.5 m, ritirando man mano il rivestimento, senza l'ausilio della rotazione, con l'avvertenza di controllare che cella e cavi non risalgano assieme al rivestimento;
posa di un tampone impermeabile dello spessore complessivo di 1 m, realizzato inserendo bentonite in palline (Ø = 1 ÷ 2 cm) in strati di 20 cm alternata a ghiaietto in strati di 2 ÷ 3 cm, ritirando sempre man mano il rivestimento;
riempimento del foro al di sopra del tampone impermeabile con una miscela plastica acqua- cemento-bentonite (con proporzioni in peso rispettivamente di 100, 30 e 5), calata attraverso apposite aste discese sul fondo del foro;
sistemazione e protezione della boccaforo con la creazione di un chiusino in acciaio verniciata, ben cementato nel terreno, munito di coperchio con lucchetto e chiavi che verranno consegnate alla Direzione Lavori; nel caso di installazione in luoghi aperti al traffico veicolare o pedonale (strade, piazzali, marciapiedi), e solo su specifica richiesta della D.L., in luogo del chiusino standard dovrà essere installato idoneo chiusino carrabile in ghisa, posto in opera a filo della pavimentazione esistente;
al termine dell’installazione dovrà essere eseguito il rilievo topografico fornendo le coordinate plano-altimetriche della testa dello strumento. Dovrà inoltre essere installato, un paletto identificativo con codifica dello strumento adiacente allo stesso. In alternativa, si potrà rivettare al chiusino, o al coperchio, un’etichetta metallica con l’identificativo dello strumento
esecuzione della prima lettura significativa tramite centralina portatile.
Sistemazione dei cavi di segnale a boccaforo in scatola di centralizzazione per lettura con centralina portatile o cablaggio a Unità di Acquisizione dati.
3.5.3.4. Documentazione d’installazione
La documentazione fornita alla DL in seguito all’installazione dello strumento dovrà comprendere: informazioni generali (commessa, cantiere, ubicazione, data, nominativo dell’operatore);
codifica dello strumento;
diametro e stratigrafia del foro di sondaggio (se eseguito a carotaggio continuo); schema di installazione del piezometro nel foro;
documentazione tecnica del piezometro rilasciata dal produttore, con indicazione del tipo di strumento e delle relative caratteristiche tecniche;
Quota del piano campagna, quota assoluta o relativa e coordinate planimetriche della testa di misura;
Stralcio planimetrico di Progetto con indicazione dell’ubicazione dello strumento;
certificato di taratura del sensore piezometrico, con indicazione della sensibilità iniziale e della deriva strumentale, di data non anteriore di sei mesi la data di posa;
tabella con le letture eseguite per la determinazione della prima lettura significativa. schema grafico del cablaggio alla centralina di lettura o al datalogger (opve previsto)
L’installazione di un tubo inclinometrico in un foro di sondaggio consente, attraverso misure ripetute nel tempo, la misura dello spostamento orizzontale del terreno lungo tutta la verticale. Tali misure vengono effettuate introducendo nel tubo una apposita sonda inclinometrica che, dotata di sensori servoaccelerometrici di elevata precisione, consente di misurare l’inclinazione del tubo in corrispondenza di una determinata sezione.
3.5.4.1. Normative e specifiche di riferimento
ASTM D 4622 - 86 (1993) - Standard Test Method for Rock Mass Monitoring Using Inclinometers.
3.5.4.2. Caratteristiche della strumentazione
I tubi inclinometrici dovranno essere di alluminio o in ABS e dovranno avere una sezione circolare provvista di quattro scanalature con funzione di guida per la sonda inclinometrica.
Le dimensioni del tubo inclinometrico, per una perforazione di 101 mm, dovranno essere le seguenti: øint tubo = 76 mm;
øint guide = 82 mm; øest guide = 86 mm;
Dimensioni diverse del tubo inclinometrico da installare nel foro, in funzione di un diverso diametro di perforazione, dovranno essere indicate nel progetto delle indagini o dovranno essere comunicate all’Impresa direttamente dalla Direzione Lavori.
I tubi inclinometrici, che dovranno essere disponibili in spezzoni di 3 m, dovranno soddisfare i seguenti requisiti:
massa non inferiore a 1350 g/m;
spiralatura dei tubi inferiore a 0.5°/m;
assoluta perpendicolarità delle sezioni terminali degli spezzoni di tubo rispetto all’asse del tubo, con la tolleranza di 1°.
I tubi inclinometrici dovranno essere assemblati mediante manicotti di giunzione, della lunghezza minima di 300 mm, che dovranno soddisfare il seguente requisito: øint guide manicotto < øest guide tubo inclinometrico + circa 1 mm.
Il gioco massimo di accoppiamento tra i tubi (sfalsamento rotazionale) dovuto ai soli manicotti non dovrà essere superiore a 1°/giunto.
In caso di installazione di tubi inclinometrici in ambiente aggressivo (ambienti alcalini, presenza di correnti vaganti, ecc.) in luogo dei tubi in alluminio si utilizzeranno tubi in ABS di spessore minimo non inferiore a 4 mm, il cui utilizzo tuttavia dovrà essere subordinato a preventiva autorizzazione da parte della Direzione Lavori.
In nessun caso potranno essere installati tubi inclinometrici in materiali diversi (ad es. PVC o vetroresina).
3.5.4.3. Controlli preliminari
In cantiere, prima dell’installazione, dovrà essere controllato quanto segue:
i tubi e i manicotti non devono avere lesioni o schiacciature dovute al trasporto, soprattutto nelle parti terminali;
le estremità dei tubi e dei manicotti non dovranno avere sbavature che possano compromettere il buon accoppiamento dei tubi e lo scorrimento della sonda di misura;
il tubo per l’iniezione della miscela di cementazione, applicato all’esterno della colonna inclinometrica, dovrà essere perfettamente efficiente;
la miscela di cementazione che dovrà essere costituita da acqua, cemento pozzolanico e bentonite rispettivamente in proporzione di 100, 30 e 5 parti in peso;
dovranno essere controllati infine il diametro delle punte del trapano, il diametro e la lunghezza dei rivetti, il tipo e la scadenza del mastice, l’efficienza della morsa di sostegno.
3.5.4.4. Preparazione del foro
La perforazione del foro di sondaggio in cui verrà installato il tubo inclinometrico dovrà essere verticale e di diametro non inferiore a 101 mm e non superiore a 127 mm, con una deviazione globale dalla verticale non superiore al 2%. La perforazione dovrà essere eseguita a carotaggio continuo. Diametri di perforazione non inclusi nel range indicato dovranno essere approvati dalla DL.
Una volta installato il tubo inclinometrico, il rivestimento del foro dovrà essere estratto con movimenti di sola trazione e assolutamente senza rotazione della colonna del rivestimento, per evitare danneggiamenti e soprattutto fenomeni di spiralatura del tubo inclinometrico. Per facilitare le operazioni di estrazione della colonna del rivestimento, essa dovrà avere giunti con filettatura M/F senza manicotti o ingrossamenti esterni (colonna liscia), dovrà essere in ottimo stato (senza scampanature in corrispondenza dei giunti filettati) e dovrà essere di notevole spessore (10 mm circa).
La posa in opera dei tubi inclinometrici dovrà avvenire in accordo con le seguenti modalità: lavaggio accurato con acqua pulita del foro di sondaggio;
preassemblaggio dei tubi inclinometrici in spezzoni di 6 m, terminanti ad un estremo con un manicotto. La realizzazione dei giunti dovrà avvenire nel modo seguente:
inserimento del manicotto sul tubo per metà della sua lunghezza;
realizzazione dei fori per i rivetti (> 4 per ogni tubo) lungo generatrici equidistanti dalle guide e a circa 50 mm dall’estremità del manicotto;
con il manicotto in posizione mediante delle spine, inserimento di un altro tubo e realizzazione degli altri fori per i rivetti;
rimozione del manicotto;
applicazione di un sottile strato di mastice all’esterno del tubo e all’interno del manicotto; inserimento del primo tubo nel manicotto e chiodatura con rivetti;
attesa di circa 10’ e quindi applicazione di una abbondante fasciatura con nastro adesivo autovulcanizzante, evitando assolutamente bruschi movimenti che possano causare torsioni;
montaggio del tappo di fondo sul primo spezzone di tubo, già munito di manicotto, e fissaggio dell’estremità inferiore del tubo per l’iniezione della miscela cementizia; nel caso in cui il tappo di fondo sia provvisto di apposita valvola unidirezionale per l’iniezione della miscela questultima operazione non sarà necessaria;
inserimento del primo spezzone di tubo nel foro (in terreni sotto falda riempire il tubo di acqua per contrastare la spinta di Archimede e favorirne l’affondamento);
bloccaggio del tubo mediante apposita morsa, in modo che dal foro fuoriescano circa 40 ÷ 50 cm di tubo più il manicotto;
inserimento dello spezzone successivo; incollaggio, rivettatura e sigillatura del giunto;
allentamento della morsa per permettere di calare il tubo nel foro (riempiendolo d’acqua se necessario) fissando nel contempo il tubo di iniezione;
bloccaggio del tubo con la morsa, in modo che dal foro fuoriescano circa 40 ÷ 50 cm di tubo più il manicotto;
prosecuzione delle operazioni descritte fino al completamento della colonna, annotando la lunghezza dei tratti di tubo e la posizione dei manicotti;
cementazione del tubo inclinometrico da fondo foro, da eseguire a bassissima pressione, in ogni caso non superiore a 200 kPa, attraverso il tubo di iniezione o attraverso la valvola di fondo, osservando la risalita della miscela cementizia all’esterno del tubo inclinometrico; il rivestimento di perforazione dovrà essere estratto, operando solo a trazione e senza rotazione, non appena la miscela appare in superficie; nella fase di estrazione del rivestimento il rabbocco della miscela potrà essere eseguito da testa foro, per mantenere il livello costante a p.c.; qualora si noti l’abbassamento del livello della miscela il rabbocco dovrà continuare nei giorni successivi;
accurato lavaggio con acqua pulita dell’interno del tubo inclinometrico mediante attrezzo a fori radiali preferibilmente dotato di pattini zigrinati per la pulizia delle guide;
installazione a testa foro di un chiusino di protezione in acciaio verniciato; il chiusino di protezione, che dovrà essere ben cementato al terreno, dovrà sporgere di almeno di 10 cm dalla sommità del tubo inclinometrico, dovrà essere provvisto di un coperchio con chiusura antigelo e dotato di lucchetto e chiavi che dovranno essere consegnate alla Direzione Lavori; nel caso di installazione in luoghi aperti al traffico veicolare o pedonale (strade, piazzali, marciapiedi), e solo su specifica richiesta della D.L., in luogo del chiusino standard dovrà essere installato idoneo chiusino carrabile in ghisa, posto in opera a filo della pavimentazione esistente;
controllo della funzionalità della tubazione mediante il calaggio nel foro una sonda testimone, lungo le guide del tubo fino a fondo foro. Il tubo inclinometrico verrà dichiarato idoneo, in via preliminare, se la sonda testimone sarà passata in tutte e quattro le guide senza incontrare ostacoli sia in discesa sia in risalita.
al termine dell’installazione dovrà essere eseguito il rilievo topografico fornendo le coordinate plano-altimetriche della testa dello strumento. Dovrà inoltre essere installato, un paletto identificativo con codifica dello strumento adiacente allo stesso. In alternativa, si potrà rivettare al chiusino un’etichetta metallica con l’identificativo dello strumento.
3.5.4.6. Prescrizioni minime di accettazione della tubazione inclinometrica
Al termine delle operazioni di installazione e cementazione, non prima di 10 ÷ 14 giorni dalla installazione del tubo, si dovrà verificare la funzionalità della tubazione inclinometrica attraverso il controllo della continuità e dell’allineamento degli spezzoni di tubo e la verifica della rispondenza dell’inclinazione e della spiralatura della tubazione alle specifiche di accettazione.
Le operazioni di collaudo e la lettura iniziale di riferimento saranno eseguite dalla Società incaricata del successivo monitoraggio, in contraddittorio con l’Impresa e alla presenza della Direzione Lavori. Il controllo verrà eseguito calando nel foro una sonda testimone (di caratteristiche analoghe a quella da utilizzarsi per le successive misure), facendola scorrere lungo le guide del tubo fino a fondo foro, estraendola e quindi ripetendo l’operazione altre tre volte, dopo aver ruotato la sonda di 90° ogni volta che viene estratta dal foro. Il tubo inclinometrico verrà dichiarato idoneo se la sonda testimone sarà passata in tutte e quattro le guide senza incontrare ostacoli sia in discesa sia in risalita. In questa fase inoltre verrà scelta la guida di riferimento (guida 1), preferibilmente orientata secondo la probabile direzione di movimento, se ne misurerà l’azimut, e si numereranno tutte le guide.
Successivamente dovranno essere verificate anche la verticalità e la spiralatura del tubo, che verrà dichiarato idoneo se la deviazione dalla verticale rilevata sarà inferiore al 2% e la spiralatura totale sarà inferiore a 0.5°/metro lineare.
3.5.4.7. Documentazione richiesta relativa all’installazione
La documentazione fornita alla DL in seguito all’installazione dello strumento dovrà comprendere: informazioni generali (commessa, cantiere, ubicazione, data, nominativo dell’operatore); codifica dello strumento;
stratigrafia del foro di sondaggio;
caratteristiche del tubo inclinometrico installato;
caratteristiche della miscela utilizzata per la cementazione del tubo e quantità assorbita durante la cementazione;
schema di installazione nel foro del tubo inclinometrico;
quota del piano campagna, quota assoluta o relativa e coordinate planimetriche della testa di misura;
stralcio planimetrico di Progetto con indicazione dell’ubicazione dello strumento; azimut della guida di riferimento e schema della numerazione delle guide;
misura di deviazione dalla verticale; misura della spiralatura.
La documentazione richiesta deve essere fornita sia su formato cartaceo, che tramite supporto informatico in formato testo o excel.
3.6. Manufatti tubolari in lamiera d'acciaio ondulata
Le presenti specifiche riguardano manufatti per tombini e sottopassi aventi struttura portante in lamiera di acciaio ondulata, con onda normale alla generatrice, a piastre multiple o ad elementi incastrati.
I manufatti a piastre multiple saranno costituiti da più piastre curve da assemblare con bullonature. Per i manufatti ad elementi incastrati l’elemento tipo sarà costituito da due mezze sezioni curvate ai raggi prescritti; dei due bordi longitudinali di ogni elemento uno sarà a dritto filo, l’altro ad intagli tali da formare quattro riseghe atte a ricevere ad incastro il bordo dritto dell’altro elemento.
L’acciaio delle lamiere sarà acciaio al carbonio conforme alle UNI EN 10025.
La geometria delle ondulazioni sarà conforme alle AASHO M167 e AASHO M36.
La struttura dovrà comunque presentare una rigidezza sufficiente ai fini della movimentazione e dell’installazione.
Verranno utilizzati bulloni ad alta resistenza aventi caratteristiche meccaniche conformi alla norma UNI EN 20898.
Per i bulloni le associazioni dadi-viti sarà conforme alla CNR UNI 10011.
Le associazioni tra bulloni ed ondulazioni della lamiera saranno conformi alle indicazioni del produttore.
I requisiti meccanici e prestazionali dei giunti dovranno essere conformi a consolidati sistemi di standardizzazione, quali quelli sviluppati dal Bridge Design Code Committee dell’AASHTO, pubblicati nelle AASHTO Bridge Specifications, Division II, Section 26.4.2, o ad altri ritenuti equivalenti a giudizio della Direzione Lavori.
3.6.2.4. Rivestimenti protettivi
Zincatura
La zincatura dei tubi sarà ottenuta in continuo in conformità alla norma UNI EN 10147. Quella delle lamiere sarà ottenuta per immersione a caldo in conformità alla norma UNI EN ISO 1461.
La qualità e lo spessore della zincatura sarà conforme alle norme citate, secondo il metodo di zincatura.
La zincatura dei bulloni sarà conforme alla UNI 3740-6. Rivestimento bituminoso
Qualora previsto in Progetto in relazione ad una particolare aggressività dei terreni, ai manufatti verrà applicata un’ulteriore protezione contro la corrosione costituita da mastice asfaltico contenente filler minerale e stabilizzanti, conformi alle norme AASHTO M 243 o ASTM A849.
3.6.3.1. Fornitura, trasporto e scarico
Gli elementi di lamiera saranno forniti in imballaggi completi di piastre e bulloneria, nonché degli attrezzi da impiegare per il montaggio, con le istruzioni complete e dettagliate per l’assemblaggio (relative alla sequenza di montaggio ed alla posizione dei singoli pezzi).
I singoli pezzi dovranno essere chiaramente contrassegnati, così da facilitarne l’identificazione, la movimentazione e la collocazione senza procedere a tentativi.
Lo scarico e la movimentazione delle lamiere in cantiere dovranno avvenire con idonee cautele atte a conservare puliti i vari pezzi e a non danneggiare il rivestimento, tanto di zinco quanto bituminoso. E’ pertanto prescritto l’impiego di sollevamento e tassativamente vietato l’impiego di mezzi ribaltanti. La sistemazione a deposito dovrà avvenire in modo razionale in un’area pulita ed asciutta prossima al sito d’impiego.
3.6.3.2. Preparazione del piano di posa
La fondazione del manufatto dovrà essere tale da evitare concentrazioni di carico e cedimenti differenziali.
Pertanto occorrerà provvedere ad una bonifica del piano di fondazione:
- in presenza di un terreno di fondazione a debole o disuniforme capacità portante, sarà necessario rimuoverlo e sostituirlo con materiale granulare opportunamente compattato, per una larghezza pari ad almeno il triplo di quella del manufatto;
- eventuali trovanti lapidei dovranno essere rimossi e la fondazione ricostituita con l’apporto di materiale granulare compattato;
- in presenza di roccia lapidea, occorrerà rimuoverla per uno spessore di 30 cm e sostituirla con materiale granulare compattato.
Sul piano di fondazione verrà quindi posato un letto di posa in sabbia monogranulare, dello spessore minimo di 10 cm, esteso in larghezza per tutto il fondo del manufatto e sagomato come il profilo del fondo, al fine di permettere un mutuo accoppiamento perfetto.
Generalità
Il montaggio potrà procedere solo dopo l’avvenuta consegna alla Direzione Lavori di un piano di montaggio dettagliato, che precisi il verso di progressione del montaggio, le modalità di eventuali preassemblaggi ed il loro ordine.
In ragione della geometria della struttura in relazione al rilevato, occorrerà tener conto di una monta di costruzione atta a compensare gli assestamenti.
In funzione delle diverse condizioni operative, delle dimensioni e della forma del manufatto, per il montaggio potranno impiegarsi diverse tecniche; in ogni caso l’obiettivo fondamentale durante il montaggio sarà quello di mantenere la sagoma di Progetto.
Le tolleranze per la posa sono stabilite in:
- 3 cm in verticale
- 5 cm in orizzontale
Senza il permesso della Direzione Lavori non sarà consentito alcun taglio degli elementi approvvigionati a pie’ d’opera; in caso di taglio, le superfici di taglio saranno opportunamente molate, e successivamente protette con vernice allo zinco.
Strutture a piastre multiple
Il montaggio potrà essere realizzato secondo quattro tipologie; l’adozione di una o più modalità dovrà essere precisata nel piano di montaggio.
Montaggio in sequenza
Generalmente si adotterà il metodo del montaggio in sequenza, realizzando direttamente il manufatto sul piano di posa precedentemente preparato, procedendo in sequenza al montaggio di singoli elementi successivi uno all’altro, iniziando dal fondo, e proseguendo con i fianchi ed infine con la copertura.
Inizialmente i diversi elementi verranno assemblati con il minor numero possibile di bulloni, così da ottenere la massima flessibilità d’insieme finché tutti gli elementi non siano collocati in posto.
Dopo che una congrua porzione del manufatto sia stata assemblata nella forma voluta, si provvederà ad inserire i bulloni rimanenti ed a fissarli senza serrarli, procedendo sempre dal centro di un giunto verso i bordi.
Una volta inseriti tutti i bulloni, essi verranno serrati progressivamente ed uniformemente, partendo da un estremo della struttura, operando mediante chiave dinamometrica con una coppia compresa nel campo di valori indicato nelle istruzioni (v. par. 15.4.2).
Preassemblaggio di componenti longitudinali
Sarà consentito utilizzare il metodo di montaggio con preassemblaggio di componenti longitudinali, previa approvazione della Direzione Lavori. Questo metodo, che permette la contemporaneità delle lavorazioni di preparazione della fondazione e quelle del preassemblaggio, eliminando la difficoltà
di inserimento e serraggio dei bulloni degli elementi a contatto con la fondazione), comporta il preassemblaggio fuori opera di elementi longitudinali (fondo, fianchi e copertura), per l’intera lunghezza della struttura o per congrue porzioni di essa.
Secondo questo metodo è necessario procedere al completo serraggio dei bulloni degli elementi di fondo, fianchi e copertura prima della posa in opera; ciò comporta che non è possibile posticipare il serraggio come nel caso precedente, e che riveste grande importanza la cura nel rispettare esattamente la sagoma di Progetto durante la costruzione.
Per agevolare l’accoppiamento degli elementi longitudinali (il fondo con i fianchi e l’insieme del fondo e dei fianchi con la copertura) sarà consentito ricorrere a tiranti di collegamento degli opposti bordi longitudinali, da rilasciare a montaggio completato.
Durante la costruzione dovranno essere effettuati controlli mirati ad assicurarsi che la sagoma rispetti le tolleranze di Progetto; in caso negativo dovranno essere eseguite le necessarie correzioni prima di procedere con le fasi successive.
Nelle grandi strutture sarà previsto un serraggio progressivo dei bulloni, operando un primo serraggio con una coppia prossima al valore medio del campo riportato nelle istruzioni (v. par. 15.4.2), e, una volta completata la struttura ed assicurato il corretto allineamento degli elementi, un secondo serraggio sino al valore massimo.
Preassemblaggio per sezioni
Sarà consentito utilizzare il metodo di montaggio con preassemblaggio per sezioni previa approvazione della Direzione Lavori: in questo caso le sezioni longitudinali complete vengono preassemblate fuori opera e quindi poste in opera per essere collegate tra loro.
Preassemblaggio completo
Il preassemblaggio completo della struttura potrà essere effettuato sia in officina sia in cantiere.
Il preassemblaggio in officina può essere impiegato per piccoli manufatti, essendo limitato dalla sagoma massima trasportabile.
Il preassemblaggio in cantiere, essendo adatto per strutture da varare intere, è indicato per installazioni su fondazioni sommerse.
Strutture ad elementi incastrati
Nel montaggio del manufatto le sovrapposizioni circolari dovranno essere sfalsate, così che ogni elemento superiore si innesti sulla metà circa dei due elementi inferiori corrispondenti; in senso longitudinale il collegamento avverrà per mezzo di appositi ganci in acciaio zincato.
3.6.3.4. Rinfianco e rinterro
Il materiale di rinfianco del manufatto dovrà essere eventualmente inumidito per facilitare la sua penetrazione sotto i quarti inferiori delle strutture circolari o sotto le piastre angolari di base nelle sezioni ribassate o policentriche.
Il materiale dovrà essere posato e compattato a strati orizzontali di spessore non superiore a 30 cm, disposti alternativamente sui due lati del manufatto, in modo da non generare spinte asimmetriche. La compattazione di ogni strato dovrà dar luogo ad una densità non inferiore al 90% della densità massima AASHTO modificata.
Per la compattazione dovranno essere impiegati mezzi atti ad evitare di arrecare danni al manufatto, (in vicinanza del manufatto preferibilmente pestelli pneumatici).
Si dovrà inoltre evitare il passaggio dei mezzi di cantiere sulla condotta senza un adeguato ricoprimento della struttura che assicuri un'idonea ripartizione del carico al fine di non generare nel manufatto sollecitazioni superiori a quelle previste dal calcolo.
Il rilevato intorno alla struttura dovrà estendersi per almeno tre volte la luce del manufatto e il terreno impiegato sarà normalmente costituito dallo stesso materiale adottato per la realizzazione dello corpo stradale.
3.6.4. Controlli ed accettazione
I materiali da impiegare dovranno essere prodotti secondo un sistema di gestione della qualità aderente alle norme UNI EN 9001.2000, certificato da un organismo certificatore operante in conformità con le norme UNI EN 45012.
L’accettazione dei materiali sarà subordinata alla verifica della documentazione di cui al successivo par. 15.4.2 ed all’accertamento dei requisiti attraverso le prove di accettazione indicate nel seguente par. 15.4.3, da eseguirsi su un elemento per ogni 10 t di materiale, con un minimo di un elemento per ogni manufatto.
Le prove dovranno essere eseguite e certificate da laboratori di cui all’art.5 del D.P.R. 380/2001, ovvero sotto il loro diretto controllo.
La Direzione Lavori si riserva inoltre la facoltà di far assistere proprio personale alla fabbricazione degli elementi componenti i manufatti allo scopo di controllare la corretta esecuzione secondo le prescrizioni sopra indicate.
Per ogni singolo manufatto l’Appaltatore dovrà presentare alla Direzione Lavori, secondo quanto stabilito dall'art. 9 della L. 5.11.1971 n. 1086, la seguente certificazione e documentazione:
- certificazioni attestanti le caratteristiche dei materiali, per quanto riguarda sia i diversi elementi della carpenteria metallica (piastre, giunti, bulloni, ecc.) sia i trattamenti di protezione (zincatura ed eventuale rivestimento bituminoso);
- il Progetto costruttivo dell'opera, adattato alla situazione effettiva del luogo, con le caratteristiche geometriche e meccaniche, le modalità ed i particolari di montaggio, compresa l’indicazione del campo di valori raccomandato per la coppia di serraggio dei bulloni, nonché le schede tecniche dei materiali effettivamente impiegati, fornite dal produttore;
- una relazione di calcolo con le verifiche statiche della struttura, compresi gli eventuali irrigidimenti temporanei eventualmente previsti per la movimentazione e l’installazione.
La Direzione Lavori, dopo che avrà preso visione dei documenti di cui sopra e verificato la previsione di utilizzazione del manufatto prefabbricato e il suo organico inserimento nel Progetto, autorizzerà l'Appaltatore ad eseguire i lavori.
Nel caso di adozione di trattamenti di protezione contro la corrosione con vernici polimerizzate, l’Appaltatore dovrà presentare alla Direzione Lavori una dettagliata documentazione tecnica contenente:
- metodo di preparazione della superficie;
- massimo intervallo tra preparazione della superficie ed applicazione del primer;
- tipo del prodotto e standard di riferimento;
- modalità di applicazione e condizioni (temperatura, umidità, ecc.);
- numero di mani ed intervallo di applicazione;
- spessore umido e secco di ciascuna mano;
- procedure di dettaglio per la ripresa di punti danneggiati o in corrispondenza di giunti e saldature.
Le prove sugli elementi prelevati (nella quantità indicata al par. 15.4.1), dovranno accertare:
- le caratteristiche chimiche e meccaniche dell'acciaio;
- lo spessore dell’elemento;
- lo spessore e le caratteristiche del rivestimento di zinco (secondo le norme UNI EN ISO 1461 e UNI EN 10147) e di quello (eventuale) bituminoso.
I pesi dei manufatti, in rapporto allo spessore dei vari tipi impiegati, dovranno risultare da tabelle fornite preventivamente da ogni fabbricante, con una tolleranza di ±4%.