SINTESI
SINTESI
DECIMO RAPPORTO: INDUSTRIA, MERCATO DEL LAVORO, CONTRATTAZIONE
"Il nostro realismo e le nostre proposte si fondano su una ragionevole speranza" Maggio 2013
A cura di:
Xxxxx Xxxxxx: Segretario Confederale Xxxxxxx Xxxxxxx: Dipartimento Industria
Hanno collaborato alla stesura del Rapporto:
Xxxx Xxxxxxxxx, Xxxxx Xxxxxxx, Xxxxx Xxxxxxx, Xxxxxxxx X'Xxxxxx, Xxxxxxx Xxxxxxx, Xxxxxxxx Xxxxxxxxx, Xxxxxxxxx Xxxxx, Xxxx Xxxx Xxxxx, Xxxxxxxx Xxxxx, Xxxxx Xxxxxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxxxx
"Va riconosciuto che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste. La paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei Paesi cosiddetti ricchi, la gioia di vivere va diminuendo, l'indecenza e la violenza sono in aumento, la povertà diventa più evidente."
Papa Xxxxxxxxx X
Introduzione
Cinque anni di crisi, con una brusca accelerazione nel corso del 2012, hanno lasciato un segno profondo nella società italiana. Meno imprese, meno occupati, meno investimenti, un'area di sofferenza sociale crescente. Ai "sacrifici" distribuiti con equità molto relativa, non ha corrisposto l'auspicata ripresa. Al contrario, in questo inizio del 2013, l'orizzonte è ancora recessivo e molte imprese, specie piccole, che avevano resistito contando sulla ripresa, sono in difficoltà e stanno tirando i remi in barca. Il primo tratto storicamente distintivo di questa fase è nei margini molto scarsi di manovra nazionale, a fronte dei vincoli finanziari che provengono dall'Unione Europea, essa stessa incapace di politiche a favore dello sviluppo e dell'occupazione. Il secondo tratto distintivo è la debolezza del quadro politico di governo, che risente del cambiamento di equilibri delle ultime elezioni, in cui si è espresso un voto di protesta a livelli imprevedibili. La strategia possibile, anche con qualche allentamento dei vincoli europei, è di recuperare risorse inutilizzate o mal utilizzate e destinarle ad impieghi produttivi; allo stesso tempo occorrerebbe un'azione decisa per ridurre le aree di evasione e di rendita e ridurre i carichi fiscali su lavoro ed imprese. I possibili sentieri di ripresa, oltre che per i tavoli dell'Unione, passano anche per una mirata riallocazione delle risorse a livello nazionale, che tenga conto dei vincoli etici e dell'equità sociale. Non è un'operazione affidabile ai calcoli elettorali di ciascuna formazione politica. E' necessaria, invece, una forte assunzione di responsabilità comune ed una concertazione sociale efficace e permanente. Per il sindacato e la CISL, questi cinque anni hanno comportato un enorme lavoro, di gestione delle troppe situazioni di crisi, di innovazione nelle relazioni sindacali, di sviluppo della bilateralità e della contrattazione di secondo livello orientata alla produttività e alla partecipazione, per renderle adeguate a gestire una situazione di enorme complessità sociale. La CISL ha scelto di lavorare per la coesione sociale, la tutela dei lavoratori e l'assunzione di responsabilità diretta, pur denunciando, prima di altri, i grandi sprechi che derivano dai costi della politica e dall'inefficienza della struttura amministrativa. Questa rimane la nostra strada e il nostro messaggio. L'elenco dei "vincoli", da quelli creditizi e fiscali, all'inefficienza della pubblica amministrazione e del quadro d'istituzioni economiche, dal costo dell'energia all'insufficiente ricerca, innovazione formazione e riqualificazione, dai temi della legalità al ritardo d'infrastrutture, è
ormai fin troppo noto e ripetuto. La sostanza è che una politica industriale efficace non è stata fatta negli anni della crisi e ancora stenta ad avere un profilo, teorico, informativo e soprattutto operativo.
La ristrutturazione del sistema produttivo va invece indirizzata e accompagnata, non solo attraverso il baluardo degli ammortizzatori sociali, per individuare e valorizzare imprese e settori ancora vitali, riducendo i "colli di bottiglia" che ne limitano l'azione, a partire da quelli creditizi e finanziari. Va accompagnata da politiche mirate, fra le quali il sostegno alla ricerca, all'innovazione ed ai processi d'internazionalizzazione appaiono assolutamente prioritari. La crisi non si affronta solo con strategie di difesa ed alzando barriere, ma con politiche attive del lavoro e la riqualificazione delle persone con difficoltà occupazionale e facendo leva sulla capacità di innovazione di cui un sistema evoluto e moderno è capace. Il fattore più rilevante d'innovazione è rappresentato da un migliore livello di coordinamento tra parti sociali, ambiente economico e ambiente amministrativo: imprese, istituzioni e parti sociali dovrebbero progettare in modo sinergico, per poi operare su fini condivisi, fatta salva l’autonomia dei singoli soggetti.
La crisi si può superare, perché l'Italia ha ancora grandi energie e potenzialità che non vanno mortificate nell'esercizio di un pessimismo sterile o di un'invettiva rabbiosa. Il futuro, nostro e dei nostri figli, è in mano alle "persone di buona volontà", nel sindacato, nelle associazioni rappresentative, nella politica e nella società civile, nel loro lavoro comune, insieme deciso e tenace. Il nostro realismo e le nostre proposte riposano su una ragionevole speranza.
1. Gli effetti di cinque anni di crisi: la crisi produttiva si sta trasformando in crisi sociale
1.1 La crisi produttiva
1.1.1 Gli ultimi cinque anni
Nell'arco degli ultimi cinque anni l'economia italiana ha fronteggiato una terribile crisi finanziaria internazionale, una crisi del debito sovrano e due profonde recessioni. Nei primi mesi del 2013 la seconda recessione è ancora in corso, con una riduzione del PIL dello 0,5% nel primo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,3% sullo stesso periodo dello scorso anno: è il settimo trimestre consecutivo in calo. Una recessione così lunga significa che l'Italia non ha alcuna crescita economica dalla seconda metà del 2011. Dal 2008 al 2012 si è perso il 2,4% dell'occupazione, il 6% del PIL, il 4,3% dei consumi delle famiglie, il 20% degli investimenti. Solo le esportazioni hanno mantenuto i volumi del 2008 (tab.1 in allegato e grafico in calce).
Anni 2008‐2012: Variazioni %
Elaborazione su dati Istat
Nel valutare questi dati, occorre anche tener conto del nostro contesto di economia dualistica, di cui la crisi ha approfondito il solco. Nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto durante la recente crisi economica, l’industria meridionale ha accentuato il ritardo con quella del Centro Nord: tra il 2007 e il 2011 il valore aggiunto industriale delle regioni meridionali si è contratto di oltre il 16 % (10 % in quelle centrosettentrionali), risentendo del suo maggior orientamento verso la componente interna della domanda, più colpita dalla crisi.
La riduzione dell’occupazione industriale è stata più che doppia rispetto al Centro Nord, anche per effetto della minore copertura nel Sud degli
ammortizzatori sociali, connessa con una struttura produttiva più concentrata nella piccola dimensione d’impresa. Gli investimenti industriali sono
crollati, con una riduzione tra il 2007 e il 2010 del 13,7 % (‐2,7% nel Centro Nord). Nel Mezzogiorno la crisi ha colpito soprattutto la petrolchimica, la gomma, la lavorazione di minerali non metalliferi e i mezzi di trasporto. La caduta ha toccato, in primo luogo la Campania e la Sardegna. Le analisi della Banca d'Italia indicano che, a quattro anni dall’avvio della crisi, le imprese più piccole, principalmente orientate alla domanda interna, hanno registrato la dinamica peggiore del fatturato. Le grandi imprese hanno mostrato una maggiore capacità di reazione, pur se inferiore rispetto a quella mostrata dalle grandi imprese del Centro Nord.
1.1.2 Il terribile anno 2012
L'anno 2012 è stato un anno di svolta negativa quasi inarrestabile, per effetto delle diverse variabili con segno meno che si sono cumulate, nello sforzo di risanamento dei conti pubblici. Su base annua i disoccupati sono aumentati di 219 mila unità. Le entrate fiscali sono salite dal 46,6% al 48,1% del PIL, i consumi sono scesi del 3,9%, la spesa delle famiglie del 4,3%, gli investimenti fissi lordi dell’8%. Il PIL è sceso del 2,4%, contro una previsione iniziale fra il
‐1,5/‐2,2%, tornando ai livelli dell'anno 2000. Conseguente al calo del PIL è l’impennata del debito pubblico, passato dal 120,8% del 2011 al 127% del PIL, sopra il 126,4% stimato dal governo. Se nel 2012 l'azione della BCE di Xxxxx Xxxxxx è riuscita a scongiurare il rischio di una tempesta finanziaria europea ed a ridurre gli spread dei paesi più a rischio, tuttavia il 2012 è stato anche l'anno in cui, in Italia, le aspettative di una ripresa sono state deluse e molte situazioni di crisi aziendale e di occupazione, tamponate negli anni precedenti, sono definitivamente maturate. La conseguenza è stata un'accelerazione delle operazioni di ristrutturazione e l'avvio di una fase di ridimensionamento strutturale della base produttiva. La seconda recessione, dal 2012, ha inchiodato i livelli produttivi a circa il ‐25% rispetto a cinque anni prima, evocando uno scenario di deindustrializzazione strutturale. Sullo sfondo della crisi produttiva si staglia la rovinosa caduta delle costruzioni, che parte all'inizio del 2011, per precipitare poi, senza rete. A febbraio 2011 l'indice di produzione, con base 2010 uguale a 100, segna 98,4. A febbraio 2013, due anni dopo, siamo 25 punti sotto quel livello. Eppure a livello internazionale l'economia ha ripreso a "tirare".
1.2. L'economia mondiale è in crescita, l'area europea in recessione
Il PIL mondiale dovrebbe crescere, dal 3,2% nel 2012 al 3,5% nel 2013 (previsioni del Fondo Monetario internazionale e della BCE). Nel 2014 si prevede, per il mondo, una crescita intorno al 4% del PIL e del 5% per il commercio. Fanno da "traino" le economie emergenti di Brasile, Cina, India, Russia (BRIC), sia pure con ritmo di oscillante (+6,3% nel 2011, +5,1% nel 2012, +5,5% quest'anno). Anche gli USA, in virtù di una politica monetaria espansiva e di una ritrovata competitività industriale, mantengono una prospettiva di crescita. Il mantenimento della tendenza alla crescita degli USA, che di fatto ha trainato l'economia europea, è fondamentale anche per le stesse prospettive di crescita dell'Unione Europea, che in questa fase sono negative. Per l'attività economica nell’area dell’euro, nel corso del 2012 le variazioni del PIL sono state sempre negative. Per la prima volta in tre anni, insieme ai consumi privati e agli investimenti privati, sono diminuite anche le esportazioni (‐0,9%) per effetto della rivalutazione dell'euro e di una riduzione di competitività dell'intera area europea. Come era da attendersi, la caduta delle economie mediterranee e di quelle più in difficoltà ha contagiato anche la Germania, con il risultato che all'interno dell'area europea non c'è più un'area trainante. Mentre il resto del mondo continua a crescere, l'Unione Europea è ormai in recessione, nonostante un costo del denaro quasi nullo per le banche. Diminuiscono le risorse, aumenta la disoccupazione, per un effetto spirale che abbiamo già sperimentato in Italia e che ormai ha dimensione europea. L'Unione Europea di oggi è troppo concentrata sulle politiche di rientro da debiti e deficit, sull'imperativo della normalizzazione contabile delle finanze pubbliche, sulla difesa dell'euro da attacchi speculativi. Anche se c'è in corso un ripensamento sugli indesiderabili effetti sociali "collaterali" di politiche di austerità troppo rigoristiche, manca il "colpo d'ala" politico, manca la visione prospettica e condivisa del lungo periodo, quella dei padri fondatori dell'Unione. Ci si continua ad affidare all’idea che la ripresa deriverà principalmente dalle liberalizzazioni e dalla politica monetaria della BCE, che, però, stenta ad arrivare alle imprese; poi, a livello nazionale, dalla ripresa del clima di fiducia degli operatori che deriverebbe dal definitivo riequilibrio della finanza pubblica. Non si è ancora capito che non basta rimettere in ordine i conti di casa; bisogna anche far ritrovare slancio alla comune casa europea. Più fattivamente l’Unione dovrebbe finanziare i programmi di investimenti infrastrutturali ed in ricerca e sviluppo; con Euro Bond finanziati con le riserve valutarie si potrebbe mettere in sicurezza una parte dei debiti pubblici nazionali e finanziare gli investimenti più qualificanti. Per contrastare il rallentamento da "rigore" che si sta estendendo dai paesi mediterranei a quelli del Nord e del Centro Europa occorrerebbe procedere rapidamente alla creazione di un Fondo Europeo per lo sviluppo, che attraverso l’emissioni di titoli da emettere sul mercato, finanzi investimenti nelle reti europee e nella ricerca, nella tutela ambientale, nell’energia. A breve sarebbe di grande sollievo, anche per l'Italia, se l'Unione Europea accogliesse l'invocata "regola d'oro", che consentirebbe di scomputare dal deficit pubblico gli investimenti in infrastrutture, capaci di generare PIL aggiuntivo, produttività di sistema e occupazione.
1.3 Latitanza della politica industriale
Negli anni a partire dal 2008 i temi dell'industria sono stati appena sfiorati, in termini di analisi e proposte, nel dibattito italiano (ma anche europeo) sulla politica economica. Eppure l'industria italiana rappresenta ancora il 24,2% del valore aggiunto nazionale e l'esportazione manifatturiera ha mostrato di rappresentare la sola leva per evitare un tracollo del PIL. Negli ultimi due anni le nostre imprese hanno privilegiato in larga misura sia strategie di miglioramento della qualità o di incremento della gamma e del contenuto tecnologico dei prodotti, sia misure di contenimento dei prezzi di vendita. Secondo l'Istat, dalla valutazione delle dinamiche più recenti (2010‐2012) del sistema esportatore italiano si delinea un quadro complessivo abbastanza confortante: l’insieme di circa 45 mila imprese manifatturiere esportatrici oggetto dell’analisi, che nel 2012 hanno esportato beni per oltre 260 miliardi di euro, hanno registrato un incremento complessivo del 10,9 % delle vendite all’estero nel periodo gennaio‐novembre 2012 rispetto allo stesso periodo del 2010. Questa crescita deriva da due componenti: l’aumento di 56 miliardi di euro (+37,8 %) di export realizzato dalle imprese in espansione (il 51 % del totale delle imprese esportatrici), ed una flessione di 30 miliardi di euro (‐34,9 %) dell’export delle imprese in contrazione. Tra le imprese “vincenti” e “perdenti” sui mercati internazionali è possibile identificare due gruppi estremi: da un lato, il 35,7% delle imprese (circa 16.000 unità) ha aumentato l’export sia verso l’area Ue sia verso i paesi extra‐europei. Questo insieme rappresenta il nucleo a maggiore competitività, e si contrappone al gruppo delle imprese (circa 7.200 unità, il 16 % del totale) che, invece, hanno diminuito le vendite all’estero in entrambe le aree di sbocco.
Periodo Esportazioni Variazioni Importazioni Variazioni Saldo (valori FOB) tendenziali (valori CIF) tendenziali % % | |||||
2010 | 337.346 | 15,6 | 367.390 | 23,4 | -30.044 |
2011 375.904 11,4 401.428 9,3 | -25.524 | ||||
2012 | 389.725 | 3,7 | 378.759 | -5,6 | 10.966 |
Elaborazione su dati Istat
In diversi segmenti produttivi quindi, anche nella selezione spietata che deriva dai mercati gelati dalla recessione, l'industria mantiene segnali di vitalità e capacità d'adattamento notevole, come nell'accresciuta propensione ad esportare e nei successi di molte aziende nei mercati internazionali. Purtroppo il tema non è nell'agenda della politica economica. E' possibile che i segni di una radicata e diffusa cultura industriale si stiano affievolendo ancor più rapidamente della stessa presenza industriale, specie nei passaggi generazionali. Tuttavia il "saper fare" oggetti, manufatti e macchine, con creatività estetica e capacità tecnologica, fa parte della storia italiana e dei suoi successi passati e presenti.
La domanda, in termini di politica economica, è se c'è ancora un futuro all'italico "saper fare". Affidarsi solo alla spontaneità reattiva delle imprese, senza modificare le condizioni di contesto che rendono difficile la vita alle stesse imprese industriali, non sembra un'idea vincente. Occorre invece valutare con
attenzione le condizioni di contesto e le politiche, perché, parafrasando Xxxxxxxxxx, nella recessione e ristrutturazione in corso può esserci una "distruzione" creatrice di una nuova industria, oppure, soltanto, una "distruzione" pura e semplice.
E’ quindi evidente che il coordinamento tra ambiente economico e ambiente amministrativo è una priorità assoluta, che richiede trasformazioni culturali profonde e tempi non brevi. Impresa comunque possibile, a partire dalle più recenti "migliori pratiche" e dal connesso coinvolgimento attivo delle parti sociali. Ne è dimostrazione esemplare l’azione svolta dal precedente Governo per l’accelerazione della spesa dei Fondi strutturali e del Fondo sviluppo e la sua riallocazione, sia allo scopo di evitare perdita di risorse comunitarie, sia di migliorarne la qualità e l’impatto. Per rendere più facile la spesa regionale e porre il cofinanziamento nazionale parzialmente fuori dai Patti di stabilità per le regioni convergenza, la legge 183/2011 ha reso disponibile un miliardo di euro per ciascuno degli anni 2012‐2013‐2014. Per il 2013, vista la consistente spesa da affrontare, le risorse sono state portate (d.l.35/2013) a 1,8 miliardi. Il provvedimento favorisce una maggiore possibilità di impiego dei finanziamenti comunitari in attesa di convenire con l’Unione europea la esclusione dal patto di stabilità dei finanziamenti per investimenti.
La modalità di intervento, individuate con il contributo dei principali partner sociali, ha consentito di accelerare la spesa dei fondi strutturali, che è aumentata dal 13,9 % al dicembre 2011, al 37 % circa al dicembre 2012 Le risorse allocate sono state supportate dal metodo del Piano di azione e coesione, che ha alcune caratteristiche di efficacia molto apprezzabili ed innovative.
Il metodo innovativo impiegato in questa fase verrà utilizzato per la programmazione 2014‐2020. I documenti attualmente disponibili sono strutturati in funzione dei risultati attesi e ripropongono in maniera sistematica le innovazioni di metodo orientate a rendere la programmazione, più supportata dal centro, più definita nei tempi di attuazione, più trasparente e quindi in generale più verificabile, anche, per gli attori sociali. Uno dei punti principali delle innovazioni proposte è il maggiore coinvolgimento del partenariato sia nella fase di programmazione che in quella di attuazione.
1.4 I numeri della crisi sociale
I risvolti di carattere sociale della crisi sono ormai gravissimi:
L'occupazione è in calo
I dati sull'occupazione rendono una prima idea di quello che è successo negli ultimi cinque anni (Tab. 2 e 3 in allegato). Sono scomparsi, nell'occupazione maschile, 726.424 posti di lavoro (‐5,1%), dato che deriva per la gran parte dal calo degli occupati nell'industria e nelle costruzioni (‐674.778). L'industria, con meno 415.485 occupati, ha perso l'8,3% di occupati, le costruzioni, con meno 259.293 occupati, hanno perso il 13,2%. L'occupazione femminile è aumentata di 169.736 unità (+1,8%), in linea con l'aumento di occupazione nei servizi (+153.328 unità, pari all'1%). Il dato medio di riduzione dell'occupazione (‐2,4%) non deve ingannare. Ha retto meglio il Centro Italia (‐0,7%) del Nord (‐1,3%), dove l'aumento di occupazione terziaria ha in parte compensato le perdite di quella industriale. Il Sud, con 361.759 occupati in meno (‐5,5%) rappresenta, da solo, il 65% dei posti di lavoro scomparsi. La gran parte dell'occupazione sparita è attribuibile nell'area dei contratti cosidetti "protetti", cui rimane, in situazioni di crisi, la sola copertura degli ammortizzatori sociali, che peraltro spesso sono ammortizzatori in deroga, con le incertezze nei finanziamenti che stiamo sperimentando. Annunciano esuberi o eccedenze anche aree considerate solidamente "protette" come Ministeri (7.576), Enel (4.000), Poste (oltre 3.000), Finmeccanica‐Selex (2.529), settore bancario (20.000 posti di lavoro persi tra il 2008 e il 2011, altri 20.000 a rischio fino al 2017), per confermare come il presunto recinto di "protezione" sia sempre più messo in discussione.
Il 2012 si rivela un anno terribile anche per l'occupazione. Nel quarto trimestre 2012, rispetto allo stesso trimestre del 2011, c'è un forte calo dei dipendenti (‐0,9%, pari a ‐158.000 unità) ed una contenuta crescita degli indipendenti (+0,2% pari a 10.000 unità). In totale, il calo è dello 0,6%, che nel Mezzogiorno tocca il ‐1% (dipendenti ‐1,5%). L'industria perde il 3% di addetti, con una maggior falcidia per i dipendenti (‐3,5%). Su questo dato pesa soprattutto la crisi delle costruzioni, che in un anno perde il 4,6% di addetti (‐ 7,6% nel Mezzogiorno). Solo la lieve crescita dei servizi (+0,5%, suddiviso in un +0,3% per i dipendenti e un +1,1% per gli indipendenti) attutisce il contraccolpo occupazionale.
A gennaio 2013 gli occupati sono 22 milioni 688 mila, ancora in calo dello 0,4% (‐97 mila unità) rispetto a dicembre 2012. Il calo dell’occupazione riguarda sia gli uomini sia le donne. A febbraio 2013 gli occupati sono 22 milioni 739 mila, in aumento dello 0,2% rispetto a gennaio (+48mila). La crescita riguarda la sola componente femminile. Su base annua l’occupazione diminuisce dell’1,0% (‐219 mila).
A febbraio 2013 i disoccupati sono quasi tre milioni (2 milioni 971 mila, +401 mila su base annua), con un tasso di disoccupazione all'11,6%, in aumento di 1,5 punti nei dodici mesi.
Aumenta il part time
Se si parte dal 2008, i dati Istat mostrano una riduzione delle posizioni di lavoro a tempo pieno di 1.218.000 unità ed un parallelo aumento delle posizioni a part time per 673.000 unità. La tendenza alla riduzione delle posizioni di lavoro a tempo pieno si accentua nel 2012. La riduzione, misurata sul quarto trimestre del 2012 rispetto lo stesso trimestre del 2011, è del 2,3%, la più alta dal 2009 e pari a ‐441.000 posizioni. Le posizioni di lavoro a part time, sempre nel 2012, aumentano di 293.000 unità (+7,9%). Il dato italiano di diffusione del part‐time, il 17,2% nel 2012, in linea con quello della Francia (17,6%), è ancora largamente inferiore a quello della Germania (25,6%) e del Regno Unito (25,7%). Vi sono dunque ampi margini di crescita, che andrebbero utilizzati riducendo la quota di part time involontario (che comunque è stato utile in questi anni di crisi per salvare molti posti di lavoro) ed ampliando la quota di part‐time volontario, con misure di incentivo e riqualificazione del part‐time, quali la c.d. “staffetta generazionale”, nonché un incentivo alle aziende che assumono con il c.d. part time lungo.
Si riducono le ore lavorate
Sempre nel quarto trimestre 2012, al netto degli effetti di calendario, le ore lavorate per dipendente diminuiscono dell'1,9%. Nella media del 2012 il calo è stato dell'1,5% sull'anno precedente. Nell'industria le ore mostrano una flessione tendenziale del 2%, con riduzioni dell'1,7% nell'industria in senso stretto e del 2,7% nel settore delle costruzioni. Nei servizi le ore diminuiscono dell'1,6%. La riduzione più forte è nel settore del commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli (‐2,9%).
Aumentano i licenziamenti
Secondo il Ministero del Lavoro, oltre un milione di persone sono state licenziate nel 2012. Per l'esattezza: 1.027.462, con un aumento del 13,9% rispetto al 2011. Nel solo ultimo trimestre i licenziamenti sono stati 329.259, con un aumento del 15,1% sullo stesso periodo 2011
Aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali
Nel quarto trimestre 2012, l'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è pari a 42,1 ore ogni mille ore lavorate, con un aumento rispetto al quarto trimestre 2011 di 11,7 ore ogni mille. L'incidenza sale a 72,3 ore ogni mille ore nell'industria e a 16,4 ore nei servizi.
Relativamente alle ore autorizzate, il dato interessante è il cambiamento di composizione e di importanza fra i vari tipi di cassa. Dopo il boom del 2009, la cassa ordinaria, prettamente congiunturale, perde peso relativo, passando da oltre il 50% al 30,8% delle ore totali nel 2012. La cassa in deroga, che nel 2008 pesa per 12,3%, nel 2012 arriva al 32,5%, più dell'ordinaria, mentre non cambia di molto il peso della straordinaria ( 38,1% nel 2008 e 36,7% nel 2012).
Totale ore di cassa integrazione autorizzata per anno: 2008‐2012: ore e composizione percentuale
2008 | % | 2010 | % | 2012 | % | |||
Ordinaria | 113.024.235 | 49,00 | 000.000.000 | 28,00 | 000.000.000 | 30,77 | ||
Straordinaria | 86.688.660 | 38,00 | 000.000.000 | 40,00 | 000.000.000 | 36,70 | ||
Deroga | 27.946.759 | 12,00 | 000.000.000 | 30,00 | 000.000.000 | 32,53 | ||
Totale | 227.659.654 | 100,00 | 1.197.816.167 | 100,00 | 1.090.654.222 | 100,00 | ||
Elaborazione su da | ti Inps | |||||||
alenti a rischio | e effettivo | per l'industria | e le | costruzioni, che | non tie |
La nostra stima dei lavoratori equiv ne conto della Cassa Ordinaria e si
concentra sui dati di "tiraggio" (il rapporto fra le ore autorizzate e quelle effettivamente utilizzate dalle imprese) di CIGS e CIGD, fra il 2012 e l'anno precedente mostra una lieve tendenza alla riduzione (da 144.600 a 123.130) (vedi Tab. 4 in allegato). Dato che i lavoratori equivalenti sono considerati a zero ore di lavoro, e stante le pratiche di rotazione dei lavoratori in cassa, ad oggi i lavoratori effettivi a rischio sono in numero molto maggiore (circa 245.000).
Nei primi tre mesi del 2013, in confronto con i primi tre mesi del 2012, le ore autorizzate di CIG sono in aumento del 12%. Il dato è falsato dal calo della CIG in deroga (‐46,6%), dovuto in realtà al "blocco" delle nuove autorizzazioni. La Cassa Ordinaria è in notevole aumento (+31,7%), ancor più la straordinaria (+53,4%), dati che, tiraggio a parte, indicano gli effetti e le aspettative delle imprese nella dura fase recessiva in atto dalla fine dello scorso anno. Ad aprile 2013, le ore di cassa integrazione autorizzate hanno raggiunto la soglia dei 100 milioni, ma l'ammontare sarebbe ancora più elevato senza i problemi di finanziamento della cassa integrazione in deroga manifestatisi nei primi mesi del 2013, che hanno tenuto ferme le autorizzazioni ma non le richieste, che giacciono inevase in grande quantità. Il dato complessivo è quindi ampiamente sottovalutato a causa della riduzione fittizia delle ore di cassa in deroga. In ogni caso l'aumento nel complesso è notevole: +16,05% rispetto al mese di aprile 2012. E' soprattutto la cassa straordinaria a far registrare una crescita impressionante, pari al + 92,2%, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Questi dati sono in linea con le previsioni economiche diffuse dall'Istat, per un tasso di disoccupazione che dovrebbe arrivare all'11,9% nel 2013 e al 12,3% nel 2014. I dati sulle ore complessive autorizzate di Cassa integrazione nel primo trimestre 2013, distribuiti per regioni, mostrano una concentrazioni netta in Lombardia (27%) e Piemonte (15,1%). Nel semplice confronto grafico fra l'incidenza relativa delle ore di CIG e l'incidenza per regione dell'occupazione industriale, appare chiaro che in Lombardia, Piemonte, Friuli, Campania, Puglia, Basilicata e Sardegna, l'incidenza complessiva della CIG sulla base degli occupati è relativamente più intensa rispetto alle altre regioni.
Elaborazione su dati Inps
Aumentano i lavoratori in mobilità
Dal 2007‐2008, il numero di persone in mobilità è in costante e rapido aumento. Circa 94.600 all'inizio del quinquennio, oltre 160.000 a fine 2011.
Aumenta l'indigenza
Secondo Confcommercio, l'Italia in cinque anni ha prodotto circa 615 nuovi poveri al giorno, area di disagio grave che è destinata a crescere ancora. A fine 2013 verrà superata la soglia di 3,5 milioni certificata ufficialmente dall'Istat per il 2011, pari a oltre il 6% della popolazione (nel 2006 l'incidenza era al 3,9%). Il numero di persone "assolutamente povere" salirà ad oltre quattro milioni. 1
1 Il dato, con una previsione massima di 4,2 milioni di poveri totali, è contenuto nel Misery index Confcommercio (MiC), il nuovo indicatore macroeconomico mensile di disagio sociale.
Si riduce il numero d'imprese in attività
Nel 2012, secondo i dati CERVED, a fronte di 383.883 nuove imprese registrate, in tutti i settori, 403.923 sono cessate, per vari motivi, con un saldo negativo di 20.040 imprese. Nel solo settore manifatturiero il saldo negativo è di 18.329 imprese, pari ad una percentuale del 3,5% sul totale d'imprese attive. Mentre praticamente in tutti i settori manifatturieri il saldo è negativo, in alcuni settori, come la fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di preparati farmaceutici (‐8,4%) la "selezione della specie" è stata particolarmente dura. Cifre vicine ad una riduzione del 5% colpiscono la fabbricazione di autoveicoli (‐4,7%), di prodotti chimici (‐4,7%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche (‐4,7%), la fabbricazione di mobili (‐4,5%). Nei primi tre mesi del 2013 la tendenza alla riduzione delle imprese attive peggiora ancora, nettamente. E' il peggior primo trimestre rilevato all'anagrafe delle imprese Unioncamere dal lontano 2004, con un tasso di crescita negativo del ‐ 0,51% (diminuzione delle iscrizioni rispetto allo stesso periodo del 2012 (118.618 contro 120.278) e balzo in avanti delle cessazioni (149.696 contro 146.368).
L'impegno della CISL
2. L'impegno della CISL nella gestione della crisi
2.1 Percezione e proposte della CISL nell’esperienza della crisi
Nel preparare il Rapporto Industria del 2013 si è ritenuto importante da parte del Dipartimento Industria Confederale rinnovare il coinvolgimento dei nostri referenti CISL sul territorio, attraverso la metodologia di ricerca Delphi, che ha un carattere qualitativo e previsionale e quindi mira a stimolare riflessioni sulle prospettive del settore industria nel breve e medio periodo, definito in 12‐14 mesi o oltre.
Gli esperti da noi consultati sono i responsabili industria delle USR e i segretari nazionali delle Federazioni di categoria, persone che vivono quotidianamente le problematiche del settore industria e sono quindi a stretto contatto con molte imprese nei propri territori.
I responsabili delle nostre strutture da anni hanno ben chiare la gravità e la profondità della crisi, con la quale si confrontano da ormai quasi cinque anni.
L’occupazione rischia di avere un tracollo, mentre l’esplosione dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali dura da troppo tempo per non avere conseguenze dirette sui lavoratori. Questa situazione rischia di essere ulteriormente aggravata dalla mancanza di chiarezza sui nuovi ammortizzatori sociali definiti dalla legge di riforma del mercato del lavoro e dalla storica latitanza delle politiche attive del lavoro. Il tracollo dell'occupazione, con la conseguente riduzione del reddito disponibile, rallenterebbe ulteriormente il rilancio della domanda interna, priorità conclamata da tutti gli esperti intervistati. Politiche o, se possibile, efficaci azioni per la riqualificazione/ricollocamento dei lavoratori sembrano sempre più urgenti e, allo stesso tempo, sempre più un miraggio se ci si confronta con il reale funzionamento dei servizi all’impiego.
Se la realtà industriale italiana è ancora importante e radicata, tuttavia non è possibile difenderne lo status quo. Vanno realizzate nel più breve tempo possibile quelle azioni che ne promuovano la competitività sui mercati mondiali; tali azioni, anche se a volte concettualmente semplici, risultano invece sempre più complesse, se si cerca di portare ad efficace sintesi i molti interessi presenti sui territori ad ogni livello. È da anni che si concorda sulla impossibilità di definire un modello di sviluppo replicabile nei diversi contesti territoriali, che invece va costruito magari imitando ed adattando buone prassi laddove esistono le condizioni. E' necessario un salto di qualità nella capacità di gestione del futuro dell’industria italiana da parte di tutte le istituzioni ed i soggetti sociali interessati. Tale passaggio deve fondarsi su un nuovo e profondo spirito di collaborazione, con al centro l’interesse dei lavoratori e delle comunità.
2.2 Gestione delle crisi aziendali nella contrattazione di secondo livello
Il sindacato ha profuso anche grandi energie nel gestire i contraccolpi occupazionali della crisi a livello aziendale. La contrattazione di 2° livello, nella maggior parte dei casi, ha assunto in questi ultimi anni un ruolo difensivo, cercando di tutelare la posizione dei lavoratori in esubero. Dall’analisi dei circa 30002 accordi presenti in OCSEL – Osservatorio della Contrattazione di 2° livello‐ della CISL, emerge come la gestione delle crisi aziendale sia uno degli Istituti maggiormente contrattati in azienda dal 2009 ad oggi (dopo il salario), con una percentuale del 35%3. Analizzando la distribuzione del dato complessivo della “Gestione delle Crisi” (35%) negli ultimi 4 anni (2009‐2012), si evidenzia un notevole trend in salita della trattazione della materia (da un 19% nel 2009 si passa ad 41% nel 2011 fino ad una punta del 65% nel 2012).
2 I dati sono aggiornati al 13 MAGGIO 2013
3Le percentuali sono ricavate dal numero complessivo di ricorrenza della negoziazione delle singole sul totale degli accordi presenti in banca dati OCSEL
Regolamentazione della materia “Gestione delle Crisi Aziendali” ( % sul totale complessivo degli accordi sottoscritti negli anni 2009‐2010‐2011‐2012)
Dati OCSEL “Osservatorio sulla contrattazione di 2° livello “ ‐ Dipartimento Industria CISL
2.4 La gestione dei tavoli di crisi ed il rapporto con il MiSE
Altro terreno di grande impegno è stata la gestione dei cosiddetti "tavoli di crisi", attivati presso il MiSe, in raccordo con le Federazioni di categoria, attraverso la partecipazione ai tavoli di confronto presso il MiSe stesso. Ad oggi sono attivi 136 tavoli di confronto, per circa 160.024 lavoratori, che riguardano altrettante situazioni di aziende in crisi. Il dato si riferisce ad aziende che nel corso degli ultimi 12 mesi si sono confrontate almeno 2 volte presso il MiSe.
I tavoli di confronto riguardano aziende dislocate in quasi tutte le Regioni, ma Lazio, Sardegna, e Puglia hanno una presenza superiore alle altre. I tavoli di confronto aziendali spesso incrociano le crisi territoriali che trovano sbocco presso il MiSe con la attivazione degli Accordi di Programma (AdP) o con la definizione di Programmi speciali di intervento progettati ad hoc.
Ai tavoli del MiSe arrivano soprattutto i casi aziendali di grandi dimensioni o con importanti risvolti sociali legati alle specifiche aree di insediamento industriale. In quest’ultimo anno occorre segnalare in positivo che nella gestione dei singoli tavoli di crisi, oltre l’impegno dello Staff dell’unità di crisi, diretta dal xxxx. Xxxxxxxxxx Xxxxxxx, è stata anche garantita l’assidua presenza del Sottosegretario prof. Xxxxxxx Xx Xxxxxxxx, e questo è di per se importante, in quanto le parti vedono in questa partecipazione un segnale di specifica attenzione verso i problemi di cui si discute. Anche la gestione interistituzionale di alcune grandi vertenze è stato uno dei nostri punti di forza per innescare percorsi virtuosi in grado di portare a positive soluzioni.
Ad esempio nel “Piano Sulcis", oltre allo specifico lavoro sulla vertenza, è stato affiancato un progetto più ampio che, mettendo insieme risorse nazionali (MiSe e Ministero Coesione) e risorse locali (Regione Sardegna e Provincia Sulcis), dovrebbe portare a soluzione anche quei problemi di contesto, infrastrutture in primis, che spesso rendono poco attrattivi molti territori italiani rispetto ai processi di reindustrializzazione.
La struttura dell'unità di crisi MiSe è ancora molto leggera e andrebbe rafforzata, potenziandola non solo in termini di personale, ma anche nelle strumentazioni di supporto per le soluzioni delle crisi, rendendo stabile la governance interistituzionale dei processi di reindustrializzazione e di salvataggio delle aziende in crisi.
3. L'impegno d'innovazione della CISL nella crisi
La CISL ha profuso grandi energie nel gestire i contraccolpi occupazionali della crisi a livello aziendale e di territorio. Allo stesso tempo si è impegnata in una forte azione innovativa sul piano degli strumenti dell'azione sindacale, in nome di un principio di responsabilità e di rinnovamento finalizzati anche al superamento della crisi economica e sociale. I nostri piani di azione ed i nostri obiettivi si sono concentrati sulla contrattazione di secondo livello, sul
coinvolgimento di lavoratori ed imprese in relazioni sindacali all'insegna della partecipazione e della produttività, sul rafforzamento della bilateralità, su nuove regole che diano certezza alla rappresentanza ed alla contrattazione.
3.1 La contrattazione di secondo livello
La CISL è impegnata a promuovere un salto di qualità della contrattazione, dando vita ad una contrattazione che non sia solo strumento di gestione della crisi, ma rappresenti anche un fattore di sviluppo, attraverso la generazione di maggiore competitività, produttività, promozione e valorizzazione del lavoro. Per realizzare questi obiettivi, la contrattazione decentrata o di secondo livello rappresenta la leva strategica, non liquidando i contratti nazionali, ma riposizionandone ruolo e missione: meno centri di costo e più centri di regolazione e governance del sistema contrattuale e delle relazioni industriali a livello di settore. Contratti nazionali che definiscano un quadro di diritti, di competenze, di titolarità e di agibilità per la contrattazione decentrata, in quanto è giusto che ciò che si gestisce nelle aziende o nel territorio, trovi a quel livello la propria sede naturale di regolazione negoziale.
La contrattazione deve fare anche un salto di qualità dal punto di vista delle competenze e dell’approccio culturale, partendo dalla conoscenza dei singoli contesti in cui si colloca e si sviluppa. In particolare, a partire dalla Conferenza nazionale sulla contrattazione del luglio 2010, è stata avviata una linea di politica contrattuale a sostegno di un modello di relazioni industriali di tipo partecipativo, basato sulla conoscenza e sulla responsabilità. A questo disegno si è abbinato anche l’attivazione di strumenti concreti di sostegno all’attività contrattuale: un piano esteso di formazione dedicato alla contrattazione, il lancio di OCSEL (l’osservatorio nazionale sulla contrattazione di secondo livello) e delle banche dati delle imprese. Una linea di politica contrattuale come quella sostenuta dalla CISL ha, infatti, bisogno non solo di una solida base politico‐culturale, ma anche di strumenti tecnici di supporto. Le strutture, i quadri, i delegati che hanno imparato ad utilizzare questi strumenti hanno acquisito un vero e proprio vantaggio competitivo al tavolo delle trattative: nell’interlocuzione con le controparti, verso le altre organizzazioni sindacali e verso i lavoratori che vedono un approccio contrattuale basato sulla concretezza, sulla conoscenza e sull’assunzione di responsabilità.
3.2 Accordi di produttività e relazioni sindacali partecipative
A conferma della concretezza della nostra impostazione, si può citare l’accordo sottoscritto il 24 aprile 2013 con Confindustria per dare attuazione compiuta alla detassazione del salario di produttività. Si tratta di un accordo con una certa dose di innovazione e che può concorrere anche all’allargamento della pratica contrattuale nelle aziende in cui oggi è assente. L’accordo prevede, infatti, la possibilità di fare accordi aziendali anche dove non ci sono RSU e RSA. Saranno le parti sociali a stipulare questi accordi: le federazioni territoriali di categoria per il sindacato e le aziende con l’assistenza
delle organizzazioni territoriali del sistema di Confindustria. L'accordo consentirà di introdurre in modo concordato elementi di innovazione organizzativa
– a partire dalla gestione più flessibile del sistema degli orari – finalizzati ad una maggiore competitività delle imprese. I lavoratori potranno godere dei benefici della tassazione agevolata ed avere più salario netto in busta paga. Nella stessa direzione va la seconda opzione prevista dall’accordo, di poter applicare la detassazione anche nelle aziende che non si avvalgono di quanto sopra descritto. In questo caso è l’accordo territoriale che dà la copertura alla possibilità di forme di gestione degli orari diverse da quelle abitualmente applicate in azienda, ma, in ogni caso, rientranti nella sfera di praticabilità prevista dai contratti nazionali.
3.3 Il rafforzamento della bilateralità
Negli ultimi anni, nonostante la crisi economica, è cresciuta e maturata la cultura della bilateralità, sia per impulso della CISL, sia per effetto di una legislazione di sostegno. Il percorso di crescita della cultura della bilateralità, che continuiamo tenacemente a perseguire, è riuscito progressivamente a coinvolgere, superando molti ostacoli, anche le categorie e associazioni di rappresentanza delle imprese che sembravano poco predisposte a misurarsi con "la sfida della bilateralità". Molti contratti ormai prevedono, a vario titolo, sistemi di bilateralità e pariteticità per la gestione di tematiche di interesse congiunto per i lavoratori e le imprese.
In questi anni si sono costituite e sono cresciute sedi bilaterali straordinarie, come i Fondi Interprofessionali, che sono il primo esempio di come risorse pubbliche possono essere affidare in gestione alle parti sociali. Ad oggi sono stati costituiti 11 Fondi Interprofessionali tra CGIL‐CISL‐UIL e Associazioni delle imprese. Oggi i Fondi Interprofessionali, anche a seguito della crisi economica che ha portato pesanti processi di riorganizzazione, ristrutturazione e riconversione del sistema delle imprese, stanno operando (con specifici avvisi e bandi) anche sul versante della formazione per la riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori nel mercato del lavoro. Questo è un compito nuovo che oltre a coinvolgere i Xxxxx dovrà coinvolgere le imprese, le Istituzioni, le Agenzie del Lavoro e le Parti Sociali.
Altre sedi sono gli Enti Bilaterali, che sono stati costituiti sia a livello nazionale, sia a livello territoriale, sia a livello di Federazioni di Categorie. Oggi molti di questi Enti Bilaterali sono in grado di offrire servizi e prestazioni ai lavoratori, come il sostegno al reddito e in molti casi i loro compiti sono strettamente correlati con il welfare aziendale.
Dall’esperienza dei Fondi Interprofessionali e degli Enti Bilaterali, si sono poi costituite negli ultimi anni sedi bilaterali specifiche, come ad esempio i Fondi Sanitari Integrativi, i Fondi di Previdenza Complementare e i Fondi riferiti alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il successo e lo sviluppo di queste esperienze è dato anche dalla evoluzione del sistema delle relazioni industriali, dove le parti si sono convinte della necessità di individuare sedi per gestire
congiuntamente le esigenze delle imprese e dei lavoratori. Si è realizzato così, dal lato dell'azione congiunta delle parti sociali, un ruolo sussidiario
all’intervento dello Stato, che mette al centro dell’azione le imprese, le persone, la comunità, in sintesi, il bene comune.
3.4 Nuove regole per dare certezza alla rappresentanza ed alla contrattazione: verso un accordo sulla rappresentanza.
La definizione di un sistema di regole condivise, chiare ed efficienti, è di fondamentale importanza per un sistema di relazioni industriali credibile ed affidabile, in grado anche di attrarre investimenti nel nostro sistema industriale. Gli Esecutivi unitari del 30 aprile hanno definito un documento nel quale si individuano alcune importanti linee condivise, che potrebbero essere alla base di un accordo tra CGIL CISL UIL e Confindustria. Come punti di riferimento sono stati riaffermati i contenuti del documento unitario sulla rappresentanza del maggio 2008 e dell’accordo del 2011 con Confindustria, che aveva delineato le regole per l’approvazione e la cogenza degli accordi. Il documento individua, inoltre, i seguenti punti:
‐La rilevazione e la certificazione della rappresentatività basata sull’incrocio tra iscritti e voto proporzionale delle RSU. Laddove non ci siano le RSU varrà solo il numero degli iscritti. Le organizzazioni sindacali sono impegnate a confermare le RSU laddove esistenti.
‐ La titolarità della contrattazione nazionale per le organizzazioni sindacali firmatarie che raggiungano il 5% della rappresentanza per ogni CCNL.
Gli accordi saranno definiti dalle organizzazioni sindacali che rappresentano almeno il 50%+1 della rappresentanza e dalla consultazione certificata dei lavoratori, a maggioranza semplice, le cui modalità attuative saranno stabilite dalle categorie per ogni singolo CCNL.
Proposte per il confronto
Innovazione e Ricerca
Politica Industriale
Vanno predisposti strumenti strutturali di sostegno pubblico, sia nella forma di un consistente credito d’imposta per le attività di Ricerca e Sviluppo realizzate dalle imprese in autonomia o in collaborazione con le università, sia attraverso la predisposizione di strumenti finanziari in grado di far leva su risorse pubbliche e private per la realizzazione di pochi progetti strategici. Gli investimenti nell’istruzione, assieme a quelli per la ricerca e innovazione, dovranno essere considerati prioritari e venire potenziati, garantendo l’efficacia di questa spesa.
Ambiente, energia e "green economy"
La politica industriale per l’economia verde dovrà utilizzare tre leve fondamentali:
‐L’orientamento della domanda pubblica e privata verso acquisti verdi, anche attraverso lo sviluppo di forme avanzate di approvvigionamento (procurement) innovativo. Il potenziale finanziario della domanda pubblica di beni e servizi è infatti enorme e può rappresentare una straordinaria leva di crescita per le imprese che investono in innovazione tecnologica; allo stesso modo è possibile costruire un sistema di incentivi e disincentivi al fine di orientare i consumi privati, come si è fatto nel caso delle ristrutturazioni della case o gli incentivi alle auto a bassa emissione.
‐La regolazione dei mercati attraverso la definizione di standard e regole sui prodotti, recependo con rapidità le varie direttive europee o anche definendo norme nazionali in grado di anticipare ed orientare la Commissione europea.
‐La realizzazione di alcuni programmi strategici in grado di mobilitare risorse pubbliche e private verso obiettivi condivisi: lo sviluppo della mobilità sostenibile; l’efficienza energetica, l’edilizia sostenibile.
Sostegno alla ristrutturazione e agli investimenti delle aziende
Occorre potenziare l’operatività della Cassa Depositi e Prestiti, dotando il nostro paese di una banca di sviluppo analoga alla FKW tedesca. La nuova CDP dovrà da un lato favorire processi di ristrutturazione industriale entrando nel capitale di imprese con interessanti potenzialità di sviluppo e dall’altro garantire credito a lungo termine per le imprese che intendano investire in innovazione tecnologica.
Piccole e medie imprese Supporto alla crescita dimensionale
Il supporto alla crescita dimensionale ed alla capitalizzazione delle imprese va perseguito sia attraverso la leva fiscale, accentuando i sistemi di detassazione degli utili reinvestiti, sia attraverso nuovi strumenti finanziari in grado di realizzare forme innovative di partenariato pubblico privato.
Applicazione dello "Small business act"
Va ripresa e monitorata l’implementazione del programma impostato con lo “Statuto delle Imprese” (legge sulla piccola impresa, Mr. PMI, normativa appalti, ecc.), in adempimento a quanto previsto dall’art. 17 della Legge 11 novembre 2011, n. 180 (“Norme per la tutela della libertà d’impresa. Statuto delle imprese”), che istituisce la figura del Garante per le micro, piccole e medie imprese. Il Garante è stato nominato il 16 marzo 2012, ma la Legge 180/2011, che riprende il quadro dello Small Business Act, è ancora largamente inapplicata.
Distretti industriali
Va rilanciato il Comitato Interministeriale Distretti, come tavolo permanente di analisi dei risultati delle politiche, di confronto dati, di ascolto dei territori, di condivisione buone pratiche, utilizzando i board esistenti (es. Osservatorio Distretti).
Vanno lanciati modelli Impresa‐Rete e Rete di imprese, per la concessione di credito con rating migliori.
Xxxxx xxxxxxxxxx gli istituti tecnico‐professionali sui territori, con programmi formativi per figure richieste dalle imprese, programmi di formazione all’imprenditoria, programmi di formazione per operai qualificati e figure commerciali. La formazione va territorialmente impostata sulla base delle necessità del territorio stesso.
Infrastrutture
Occorre puntare sugli investimenti in infrastrutture, sia per la loro fondamentale funzione anticiclica, sia per offrire ai territori, in particolare a quelli svantaggiati del Mezzogiorno, nuove opportunità. L’obiettivo deve essere quello di allineare la spesa per infrastrutture alla media europea del 3% del PIL, prevedendo non solo grandi opere, ma anche interventi di dimensione medio–piccola, realizzabili in tempi rapidi e con procedure veloci, a livello regionale e comunale.
Sappiamo bene, e la CISL lo ha denunciato con forza, che esistono almeno 15 miliardi di risorse private "incagliate" e spendibili, per opere immediatamente cantierabili. In questi anni in Italia è cresciuta un'opposizione ambientale (ad opere sul proprio territorio‐cortile) confusa e ideologizzata, in grado di influenzare gli scontri politici locali e di creare violenti ostacoli. E' un problema, va affrontato fino in fondo, senza ricorrere alle forze armate. I margini sociali di prevenzione del conflitto esistono, nel confronto, nell'individuazione degli interessi più colpiti e dei benefici, in procedure di valutazione chiare e ampiamente condivise.
Per l'attivazione concreta delle risorse stanziate (passaggi successivi della “cassa” e della “cantierabilità” delle singole opere) riteniamo importante la previsione di cabine di regia a livello nazionale e a livello locale, con la collaborazione di Governo, Regioni ed Enti Locali, per mobilitare tutte le risorse disponibili e per agevolare i processi realizzativi. E' anche possibile il ricorso a procedure “straordinarie” (Commissari straordinari e poteri straordinari alle amministrazioni competenti). Riteniamo anche che vadano sviluppate in pieno le potenzialità dei Contratti Istituzionali di Sviluppo tra Governo, Regioni e Aziende, già previsti per i territori del Mezzogiorno a forte carenza infrastrutturale, seguendo il modello del Contratto per la realizzazione della ferrovia Napoli‐Bari‐Lecce‐Taranto, sottoscritto il 2 agosto 2012. Il senso da trarre da una buona pratica come i Contratti Istituzionali di sviluppo è la definizione di accordi certi e stabili nel tempo fra gli attori interessati, in grado di semplificare le procedure, risolvere il problema delle pressioni particolaristiche, abbreviare gli iter realizzativi. Insieme agli incentivi fiscali, è questa la via maestra per coinvolgere i capitali privati.
Internazionalizzazione ed esportazioni
Va pienamente confermato ed attuato il Piano Nazionale per l'export presentato il 13 gennaio 2013 dal Governo e dalla nuova ICE. Il Piano identifica alcune azioni strategiche fondamentali, quali:
a. aumento delle risorse per la promozione, la facilitazione dell’accesso ai tradizionali strumenti di promozione (fiere, missioni, workshop) e ai servizi personalizzati rivolti alle esigenze delle imprese in Italia e all’estero, con particolare attenzione alle aree obiettivo, alle filiere e ai settori innovativi.
b. potenziamento degli strumenti per la crescita dimensionale delle imprese, anche attraverso incentivi all’aggregazione di imprese (reti).
c. intensificazione delle attività di formazione rivolte alle imprese esportatrici, incentivando l’assunzione di figure professionali specifiche come export manager.
d. rafforzamento delle azioni dirette alla diffusione dell’E‐commerce e della Grande Distribuzione Organizzata e di quelle volte ad attrarre gli investimenti diretti esteri.
e. dal punto di vista finanziario, con il supporto della Xxxxx Xxxxxxxx e Prestiti, di Simest e di Sace, il rafforzamento degli strumenti a favore delle imprese esportatrici per concorrere al superamento del problema dell’attuale scarsa disponibilità di risorse.
f. azioni più incisive contro la contraffazione e a favore della tutela dei marchi per facilitare una maggiore apertura dei mercati contrastando, in particolare, quelle forme di restrizione dei mercati meno evidenti ma non per questo meno dannose (le cosiddette barriere non tariffarie).
Politiche del lavoro
L’occupazione non si crea modificando le regole sul lavoro, ma con politiche industriali e politiche per la crescita capaci di muovere l’economia, gli investimenti ed i consumi, a partire da una riduzione del carico fiscale sul lavoro e le imprese, dallo sblocco di “risorse incagliate” (circa 15 miliardi) per investimenti infrastrutturali, politiche energetiche, opere pubbliche, dalla richiesta all’Ue di sganciare dalla contabilizzazione del deficit tutte le spese finalizzate ad investimenti in infrastrutture, occupazione, politiche attive per il lavoro .
In questo quadro vanno risolte le emergenze degli esodati e degli ammortizzatori in deroga, per le quali, pur apprezzando le prime dichiarazioni del Governo e, per quanto riguarda gli ammortizzatori ed i primi stanziamenti, siamo assai lontani dall’aver risolto i problemi. Per gli ammortizzatori in deroga il decreto legge di parziale rifinanziamento prevede un regolamento concordato con regioni e parti sociali che individui criteri di concessione maggiormente selettivi, ma per noi i criteri devono tenere conto della gravità della situazione economica e sociale.
Per quanto riguarda gli incentivi all’occupazione, le poche risorse disponibili non vanno disperse in interventi a pioggia, ma devono concentrarsi su interventi ben mirati: staffetta generazionale, per incentivare un' uscita graduale dal lavoro per chi è vicino alla pensione e la contestuale assunzione di giovani; ripristino dello sgravio contributivo totale per l’assunzione di apprendisti anche per le imprese con oltre 9 addetti; incentivi fiscali e contributivi alle imprese per favorire la trasformazione di contratti non standard in rapporti di lavoro stabili.
Per quanto riguarda le correzioni alla riforma Fornero, siamo contrari a modifiche di impianto, ed in questo sembra potersi registrare una sintonia con quanto annunciato dal Governo. Essa va semmai completata, attuando la parte relativa alla delega sui servizi per l’impiego e mettendo contestualmente in atto un programma straordinario di ricollocazione per i lavoratori in cassa integrazione e mobilità verso mestieri e professioni di cui c’è richiesta, a partire da quelle artigiane e nel campo dei servizi alle persone.
Va inoltre proseguito il lavoro da parte della contrattazione collettiva per far nascere i fondi bilaterali di solidarietà introdotti dalla riforma, che in prospettiva potranno allentare la pressione sugli ammortizzatori in deroga. Il Governo deve valutare se offrire ad essi un sostegno finanziario nella fase di start up.
Sulle tipologie contrattuali, le questioni poste in queste settimane dalle associazioni datoriali, come quella degli intervalli tra due contratti a termine e le misure di semplificazione dell’apprendistato, possono agevolmente essere risolte dalla contrattazione aziendale, come la stessa legge già prevede.
Valuteremo nel complesso il pacchetto di misure che il Ministro del lavoro, dopo aver sentito le parti sociali, ha preannunciato per le prossime settimane.
Allegato dati e tabelle
1. Principali variabili economiche 2008‐2012. Valori concatenati
Prodotto interno lordo | Importazioni di beni e servizi fob | Consumi finali nazionali | Investimenti fissi lordi | Variaz. scorte e ogg. di val. | Esportazioni di beni e servizi fob | ||||||
Totale | Spesa delle famiglie | Spesa della P.A. e ISP | Totale | Macch., attr. e prod. vari | Mezzi di trasp. | Costruzioni | |||||
Anni | |||||||||||
2008 | 1.475.081 | 410.341 | 1.157.315 | 856.227 | 301.133 | 304.367 | 117.995 | 28.847 | 157.502 | 0 | 415.850 |
2009 | 1.393.873 | 354.653 | 1.146.175 | 842.724 | 303.566 | 268.719 | 101.518 | 23.360 | 143.619 | 0 | 342.202 |
2010 | 1.417.301 | 398.354 | 1.157.811 | 855.548 | 302.417 | 270.140 | 109.978 | 23.312 | 137.010 | 0 | 380.379 |
2011 | 1.424.307 | 402.679 | 1.155.053 | 856.425 | 298.798 | 266.473 | 109.053 | 23.562 | 134.085 | 0 | 405.363 |
2012 | 1.390.274 | 371.236 | 1.109.792 | 819.856 | 290.171 | 245.240 | 99.036 | 20.719 | 125.517 | 0 | 414.361 |
Variazioni% | ‐5,75 | ‐9,53 | ‐4,11 | ‐4,25 | ‐3,64 | ‐19,43 | ‐16,07 | ‐28,18 | ‐20,31 | ‐0,36 | |
2008‐2012 |
Fonte: Istat
2. Occupati. Migliaia di unità 2008‐2012 (dati destagionalizzati). Variazioni assolute e percentuali
T1‐2008 | T4‐2012 | |||||||
Territorio | Sesso | Ateco 2007 | migliaia | migliaia | Variazioni assolute | Variazioni percentuali | ||
Italia | maschi | 14111,261 | 13384,837 | ‐726,424 | ‐5,15 | |||
femmine | 9300,196 | 9469,932 | 169,736 | 1,83 | ||||
totale | 23411,457 | 22854,769 | ‐556,688 | ‐2,38 | ||||
agricoltura, silvicoltura e pesca | 878,149 | 842,909 | ‐35,24 | ‐4,01 | ||||
totale industria escluse costruzioni (b‐ e) | 5032,568 | 4617,083 | ‐415,485 | ‐8,26 | ||||
costruzioni | 1963,282 | 1703,989 | ‐259,293 | ‐13,21 | ||||
totale servizi (g‐u) | 15537,46 | 15690,788 | 153,328 | 0,99 | ||||
Italia | Nord | totale | 12034,487 | 11875,08 | ‐159,407 | ‐1,32 | ||
Centro | 4859,91 | 4824,386 | ‐35,524 | ‐0,73 | ||||
Sud | 6517,062 | 6155,303 | ‐361,759 | ‐5,55 |
Fonte: Istat
3. Occupati per tipologia di orario e sesso | |||||||
(migliaia di unità e variazioni tendenziali assolute e percentuali) | |||||||
A tempo pieno | A tempo parziale | ||||||
Valori assoluti | Variazioni | Valori assoluti | Variazioni | ||||
Periodo | Assolute | Percentuali | Assolute | Percentuali | |||
Maschi e Femmine | |||||||
2009 | IV Trimestre | 19.657 | ‐384 | ‐1,9 | 3.265 | ‐44 | ‐1,3 |
2010 | IV Trimestre | 19.412 | ‐245 | ‐1,2 | 3.523 | 258 | 7,9 |
2011 | IV Trimestre | 19.264 | ‐148 | ‐0,8 | 3.689 | 166 | 4,7 |
2012 | IV Trimestre | 18.823 | ‐441 | ‐2,3 | 3.982 | 293 | 7,9 |
Fonte: Istat
4. Industria e Costruzioni: stima dei lavoratori equivalenti in CIGS e CIGD. Anni 2011 e 2012 | ||||
Anno 2011 | Anno 2012 | |||
% Tiraggio (1) | 53,31 | 50,3 | ||
CIGS | CIGO | CIGS | CIGO | |
Lavorat ori Equivalenti(2) | Lavoratori Equivalenti(2) | Lavoratori Equivalenti(2) | Lavoratori Equivalenti(2) | |
Attività economiche connesse con l'agricoltura | 172 | 85 | 80 | 73 |
Estrazione minerali metalliferi e non | 109 | 82 | 62 | 52 |
Legno | 5.939 | 1.431 | 5.747 | 1.324 |
Alimentari | 1.713 | 803 | 1.552 | 996 |
Metallurgiche | 4.804 | 1.872 | 4.576 | 685 |
Meccaniche | 50.784 | 13.897 | 38.997 | 9.037 |
27 |
Tessili | 7.621 | 2.776 | 4.785 | 2.455 |
Abbigliamento | 4.598 | 2.124 | 3.830 | 1.568 |
Chimica, | ||||
petrolchimica, | ||||
gomma e | ||||
materie | ||||
plastiche | 7.575 | 2.397 | 7.162 | 1.457 |
Xxxxx, cuoio e | ||||
calzature | 1.678 | 1.321 | 1.393 | 837 |
Lavorazione | ||||
minerali non | ||||
metalliferi | 5.204 | 1.639 | 6.170 | 1.479 |
Carta, stampa | ||||
ed editoria | 3.284 | 955 | 3.443 | 874 |
Installazione | ||||
impianti per | ||||
l'edilizia | 2.140 | 835 | 2.278 | 1.367 |
Energia | ||||
elettrica, gas e | ||||
acqua | 134 | 22 | 113 | 23 |
Trasporti e | ||||
comunicazioni | 7.376 | 2.408 | 7.149 | 2.850 |
Tabacchicoltura | 76 | 42 | 73 | |
Servizi | 4 | 339 | 11 | 630 |
Varie | 936 | 1.138 | 637 | 1.046 |
Industria edile | 4.145 | 1.655 | 5.010 | 2.571 |
Industria lapidei | 263 | 266 | 322 | 377 |
Totale | 108.553 | 36.047 | 93.357 | 29.773 |
144.600 123.130
Elaborazione su dati Inps
5. TAVOLI ATTIVI MISE. APRILE 2013 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico
N. | Azienda | Settore economico | N. dip. | Localizzazione |
1 | X. XXXXXXX* | Eldom | 3.500 | Marche-Umbria-Emilia |
2 | A.T.R. | Compositi | 800 | ABRUZZO Colonnella (TE) |
3 | ACC | Eldom | 1.200 | Veneto |
4 | AGILE ex Eutelia | ICT | 1.900 | Piem-Lomb-Xxxx-Tosc-Laz-Pug-Cal-Sicil- |
5 | ALCATEL LUCENT | ICT | 2.000 | Lombardia e territorio nazionale |
6 | ALCOA | Materiali non ferrosi | 900 | Veneto- Sardegna |
7 | ALPIQ - Onda Energia | Energia | 60 | Sardegna |
8 | ALPITUR | Turismo | 3.500 | territorio nazionale |
9 | ALSTOM | Ferroviario | 180 | LAZIO Colleferro (RM) |
10 | AMIA (a.s.) | Servizi | 600 | SICILIA |
11 | XXXXXXX XXXXX | Xxxxxxxxxxx | 0.000 | Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxxxxx |
12 | AST TERNI | Siderurgia | 3000 | LAZIO Terni |
13 | AVICOLA MOLISANA | Agroalimentare | 500 | Molise |
14 | AZIMUT BENETTI | Xxxxxxxxxxxxx | 0.000 | Xxxxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxx |
15 | BAMES | Elettronica | 000 | XXXXXXXXX Xxxxxxxxx (XX) |
16 | BASELL | Xxxxxxx | 0.000 | Xxxxxx - Xxxxxx - Xxxxxxx - Xxxxxxxxx |
17 | BELTRAME | Siderurgia | 300 | Torino |
18 | XXXXXX | Xxxxxxx | 200 | Benevento |
19 | BERCO | Comp Automotive | 2.300 | Copparo (FE) |
20 | BIOITALIA | Chimica | 35 | Padova |
21 | BPW | Automotive | 60 | Verona |
22 | BRIDGESTONE | Automotive | 950 | Bari |
23 | BTP Tecno | ICT | 250 | CAMPANIA Battipaglia (SA) |
24 | BURGO | Carta | 180 | Mantova |
25 | CAFFARO | Chimica | 150 | Veneto, Friuli |
26 | CANDY | Eldom | 3.500 | Lombardia (Bergamo – Lecco) |
27 | CARBOSULCIS | Minerario | 450 | Sardegna |
28 | CESAME | Ceramica | 150 | SICILIA Catania |
29 | COEM | Chimica | 80 | Ravenna |
30 | CONUS | Energia(metering) | 400 | territorio nazionale |
31 | COOPER STANDARD | Automotive | 700 | Piemonte - Campania |
32 | DE TOMASO | Automotive | 1.100 | Piemonte- Toscana |
33 | DEFENDINI | Servizi | 200 | Piemonte/ Toscana |
34 | DEIULEMAR | Navigazione | 700 | Campania |
35 | DRAHTZUG XXXXX | Eldom | 350 | Veneto - Piemonte |
36 | ELECTROLUX | Eldom | 7.000 | FVG, Lombardia, Xxxxxx Xxxxxxx, Veneto |
37 | EON | Energia | 1500 | territorio nazionale |
38 | EURALLUMINA | Xxxxxxxxxxx | 000 | XXXXXXXX Xxxxxxxx |
39 | EUTELIA | ICT | 450 | Toscana- Lomb-Lazio |
40 | X.XXXX | Comp Elettrom/Elettron | 600 | LOMBARDIA Legnano (MI) |
41 | FAQ | Ceramica | 70 | Liguria |
42 | FEDERAL MOGUL | Automotive | 80 | Brescia |
43 | FERRANIA | Vari | 400 | LIGURIA Savona-ValBormida |
44 | FIAT Termini XX. | Xxxx | 0.000 | XXXXXXX Xxxxxxx |
45 | FIDION | Chimica | 90 | Acerra (NA) |
46 | FINCANTIERI | Xxxxxxxxxxxxxx | 0.000 | Xxxxxxxx - Xxxxxxx - Xxxxxx - Xxxxxx XX - Xxxxxxx |
47 | FINMEK | ICT | 500 | territorio nazionale |
48 | XXXXXX | Xxxxxxxxxxx | 000 | Xxxxxxxx - Xxxxxxxxxx |
49 | FLORAMIATA | Agroalimentare | 180 | Toscana |
50 | FNAC | Servizi | 600 | territorio nazionale |
51 | FORM | Automotive | 500 | Lombardia |
52 | FORMENTI SELECO | Chimica | 200 | Caserta |
53 | GDM | Grande Distribuzione | 300 | Calabria |
54 | GEPIN | ICT | 550 | Territorio nazionale |
55 | GOLDEN LADY - O M S A | Moda | 3.500 | Lombardia - Emilia |
56 | GRIMECA | Automotive | 500 | Veneto |
57 | GRUPPO XXXXXXXXXX | Xxxxxxxxx | 000 | Xxxxxxxx, Xxxxxxx |
58 | GRUPPO XXXXX | Xxxxxxxxx | 0000 | Xxxxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxxx |
59 | HDS | Xxxxxxx | 00 | Xxxxx XXXXXX |
60 | HONDA MOTOR | Automotive | 600 | Atessa (CH) |
61 | HYDRO | Metallurgico | 45 | PUGLIA |
62 | I TI ERRE | Moda | 2.500 | Molise - territorio nazionale |
63 | ICIE | Comp Elettrom/Elettron | 80 | ABRUZZO Loreto Aprutino (PE) |
64 | IDEAL STANDARD | Ceramica | 1.750 | Lombardia-Friuli-Piem-Veneto-Lazio |
65 | ILMAS | Aeronauta. | 350 | CAMPANIA Napoli, PIEMONTE Torino |
00 | XXXX | Xxxxxxxxxx | 00000 | Taranto |
67 | IMPRESA | Costruzioni | 500 | territorio nazionale |
68 | INDESIT | Eldom | 4.500 | Marche-Lombardia-Campania-Veneto |
69 | INVENSYS | ICT | 180 | Belluno |
70 | IRISBUS | Automotive | 650 | CAMPANIA Avellino |
71 | ITALCEMENTI | Edilizia | 2000 | territorio nazionale |
72 | ITALTEL | ICT | 2.200 | Lombardia-Sicilia-Lazio-Campania |
73 | IXFIN | ICT | 700 | Caserta |
74 | JABIL Xxxx. | Xxxx Xxxxxxxx/Xxxxxxxx | 0.000 | Xxxxxxxx |
75 | XXXXXX | Ferroviario | 200 | SICILIA Palermo - SARDEGNA Medio Campidano (VS) |
76 | KORUS | Edilizia | 70 | Lecce (Puglia) |
77 | LEAR | Automotive | 150 | Termini Imerese |
78 | LOGOS | Meccanizzazione Postale | 120 | territorio nazionale |
79 | LUCCHINI / SEVERSTAL | Xxxxxxxxxxx | 0.000 | Xxxxxxx - XXX - Xxxxxx |
80 | MAFLOW | Automotive | 400 | Lombardia, Marche |
81 | MAGONA | Siderurgia | 600 | Piombino (Li) - |
82 | XXXXXXXXX | Xxxxxxxxxx | 000 | Xxxxxx (XX) |
83 | XXXXXXXX XXXXXX | Moda | 1.500 | Emilia-Toscana-Lombardia |
84 | MEDTRONIC INVATEC | Chimica | 500 | Lombardia |
85 | MEMC | Energia - Rinnovabili | 500 | Bolzano |
86 | MENARINI | Farmaceutica | 3.000 | Toscana - Lazio - Lombardia - Abruzzo |
87 | MERAKLON | Chimica | 100 | Terni |
88 | MICRON | Microlettore. | 0.000 | Xxxxxxxxx-Xxxxxxx-Xxxxxxxx-Xxxxxx |
89 | MIROGLIO | Moda | 250 | PUGLIA Taranto |
90 | MONTEFIBRE | Chimica | 80 | Veneto |
91 | NATUZZI | Arreda. | 2.700 | Puglia - Varie sedi |
92 | NCA | Navalmeccanico | 200 | TOSCANA |
93 | NEWLAT | Agroalimentare | 700 | territorio nazionale |
94 | XXXXXXXXX | Xxxxxx.. | 200 | Basilicata |
95 | NOKIA - SIEMENS | ICT | 1.200 | Lombardia-Lazio-Campania |
96 | XXXXXXX | Xxxxxxxxxxxxxx | 000 | Xxxxxx - Xxxxxxxxx |
97 | NUOVA PANSAC | Chimica | 850 | Veneto - Lombardia - Xxxxxx Xxxxxxx |
98 | NUOVI CANTIERI APUANIA | Navalmeccanica | 180 | Massa Carrara |
99 | O. M. XXXXXXXX | Xxxx | 000 | Xxxxxx, Xxxxxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxx |
100 | OTTANA ENERGIA | Energia | 180 | Ottana (NU) |
101 | PASTIFICO AMATO | Agroalimentare | 200 | Salerno |
000 | XXXXXXXXXX | Vetro | 180 | Venezia |
103 | RDB | Edilizia | 900 | territorio nazionale |
104 | RENO DE MEDICI | Carta | 1700 | territorio nazionale |
105 | XXXXXXX XXXXXX | Xxxxxxxxxxxxxx | 000 | XXXXXXX Xxxxx Xxxxxxxxxx (XX) |
106 | RITEL | Comp Elettrom/Elettron | 350 | LAZIO Rieti |
107 | XXX | Xxxxxxxxxxx | 000 | Xxxxx, Xxxxxxxxx |
108 | SANTI | Agroalimentare | 1100 | Novara |
109 | SCHNEIDER ELECTRIC | Comp Elettrom/Elettron | 200 | LAZIO Rieti |
110 | SCM | Meccanica | 2200 | territorio nazionale |
111 | SERTUBI | Siderurgia | 200 | Trieste |
000 | XXXXX XXX | Xxxxxxxxxxxx | 0000 | Xxxxx-Xxxxxxxxx-Xxxxxxxx |
113 | SIMPE | Chimica | 90 | CAMPANIA Acerra (NA) |
114 | SIRAM | Servizi | 2500 | territorio nazionale |
115 | SIRE SpA | Ceramica | 200 | Piemonte |
116 | SIRTI | Install. Tel. | 4400 | territorio nazionale |
117 | SIXTY | Moda | 400 | Chieti |
118 | SOLGENIA | ICT | 500 | territorio nazionale |
119 | SOLSONICA | Energia- rinnovabili | 300 | Rieti |
120 | SPEEDLINE | Automotive | 500 | Veneto |
121 | STAC | Meccanizzazione Postale | 300 | territorio nazionale |
122 | TBS | ICT | 220 | territorio nazionale |
123 | TECNO SpA | Eldom | 400 | Marche |
124 | TELEPERFORMANCE | ICT | 2000 | Lazio - Puglia |
125 | TESSIVAL | Tessile | 200 | Benevento |
126 | TIRRENIA | Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx | 0000 | Xxxxxxxx |
127 | TRIBUTI XXXXXX | Xxxxxxxxx | 000 | Xxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxx |
000 | XXX XXXXXXX | Xxxxxxxxxx | 000 | Xxxxxxxxx - Xxxxxx |
129 | VALTUR | Terziario | 3600 | territorio nazionale |
130 | VELA | Edilizia | 200 | Lombardia |
131 | VIDEOCON | Comp Elettrom/Elettron | 1350 | LAZIO Anagni (FR) |
132 | VYNILS | Chimica | 650 | Veneto-Sardegna-Xxxxxx X. |
133 | WELLA | Cosmetica | 150 | Mantova |
134 | XEROX | ICT | 900 | territorio nazionale |
135 | ELEA/SIDI | Formazione | 150 | Lazio |
136 | ZEN | Siderurgia | 200 | Veneto |
Totale Lavoratori coinvolti | 160.024 |
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico
6. PRINCIPALI TAVOLI ATTIVI AL MISE. APRILE 2013 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico
n | Nome Azienda | Settore | Dip. | Ind | A.S. | Regione | Presenza Estero | Situazione in entrata | Situazione attuale | Prossimi passi | Criticità |
1 | A. MERLONI | Eldom | 2.700 | 500 | SI | Marche ‐ Umbria | SI | Forte indebitamento e successivo avvio procedura di Amm. Straordinaria | Cedute attività di produzione bombole, cucine e parte dell'attività di produzione eldom per un totale di 1200 dipp. | Verifica implementazione piani nuovi investitori | Fallimento di alcune delle attività cedute (eldom) |
2 | ACC | Comp. Eldom | 600 | 300 | Veneto | SI | Forte indebitamento ed avvio processo di riorganizzazione | Ingresso nuovi soci (fornitori) presentata domanda di concordato preventivo. Parallelamente avviata procedura di ristrutturazione del debito per sito austriaco | Approvazione del piano di concordato | Possibile separazione delle due unità produttiva con conseguente indebolimento del sito italiano. | |
3 | AGILE EX EUTELIA | ICT | 900 | 0 | SI | Lazio ‐ Lombardia ‐ Campania ‐ Puglia ‐ Toscana | NO | Situazione fallimentare già dal 2009 e avvio Amm. Straordinaria dal 2010 | Avvio progetto FEG. Scadenza della fase di Amm. Straordinaria a fine 2013 e successiva messa in liquidazione della Società | Ricerca di collocazione almeno parziale dei dipendenti | Accentuazione della tensione sociale alimentata da gruppi autonomi delle OO. SS. |
4 | ALCATEL/LUCENT | ICT | 1.800 | 300 | Lombardia ‐ Friuli Venezia Giulia ‐ Lazio ‐ Campania | SI | Forte criticità del gruppo a livello internazionale messa in discussione della R&D italiana (Optics) | Siglato accordo per riqualificazione della ricerca italiana | Verifica accordo | Difficoltà di approccio a nuovi segmenti di attività (IP ‐ Internet Protocoll) | |
5 | ALCOA | Siderurgia | 750 | 450 | Sardegna ‐ Veneto | SI | Dismissione smelter Portovesme | Gestione CIGS per cessazione ed avvio confronto con potenziali nuovi investitori | Prosecuzione trattativa con nuovo investitore | Eventuale fallimento della trattativa e gestione di un numero importante di esuberi da collocare nell'ambito del Piano Sulcis | |
6 | AST/Outokumpu | Siderurgia | 2.300 | 800 | Umbria | SI | In corso procedura per cessione sito di Terni a seguito decisione Antitrust UE postfusione Outokumpu ‐ Inoxum (Thyssenkrupp) | Presentati offerte vincolanti | Valutazione offerte da parte della Outokumpu. Termine ufficiale 6 maggio, con probabile proroga | Xxxxxxx richiesta prolungamento termini perché proposte presentate ritenute da Outokumpu inadeguate. |
7 | AZIMUT | Cantieristica | 1.000 | 250 | Piemonte ‐ Xxxxxx Xxxxxxx | SI | Forte calo dei volumi e decisione cessazione attività produttiva nel sito emiliano | Presentato piano di riorganizzazione | Verifica attuazione piano e progetto di reindustrializzazione sito emiliano | Ulteriore riduzione capacità produttiva in Italia | |
8 | BELTRAME | Siderurgia | 800 | 300 | Piemonte ‐ Veneto | SI | Forte calo dei volumi produttivi e decisione chiusura acciaieria piemontese | In corso discussione per valutazione possibile riduzione costi | Verifica praticabilità piano riduzione costi | Cessazione completa attività nel sito piemontese | |
9 | BERCO | Compon. MMT | 2.600 | 800 | Xxxxxx Xxxxxxx ‐ Veneto ‐ Piemonte | SI | Annuncio volontà cessione complesso aziendale | Avviata procedura per crisi aziendale | Incontro con la proprietà (Thyssenkrupp) | Annuncio vendita contestuale all'avvio del processo di riorganizzazione | |
10 | BRIDGESTONE | Comp. Automotive | 950 | 350 | Puglia | SI | Annunciata chiusura sito | Avviata ricerca possibile percorso alternativo a chiusura | Valutazione possibili alternative | Possibile cessazione di attività | |
11 | CANDY | Eldom | 900 | 200 | Lombardia | SI | Riduzione attività dei siti italiani e chiusura impianto di Lecco | Annuncio riduzione ulteriore capacità produttiva italiana | Presentazione possibile piano per mantenimento e rafforzamento in Italia | Possibile abbandono produzioni italiane | |
12 | CARBOSULCIS | Minerario | 450 | 50 | Sardegna | NO | Cessazione dell'attività imposta dalla UE in assenza di un investitore privato | Trovato intesa con Regione Sardegna per mantenimento attività per l'anno in corso | Ricerca soluzione alternativa | Assenza investitori privati | |
13 | COOPER STANDARD | Comp. Automotive | 600 | 300 | Piemonte ‐ Campania | SI | Forte calo dei volumi dovuto alla riduzione della produzione auto motive italiana | Presentato piano di riorganizzazione | Verifica piano | Chiusura del sito produttiva di Battipaglia | |
14 | DE TOMASO | Automotive | 1.100 | 0 | Piemonte ‐ Toscana | NO | Progetto famiglia Rossignolo per nuovo polo del lusso automotive | Fallimento della Società | Pubblicazione bando cessione beni | Difficile allocazione di tutti gli asse e ricollocazione dipendenti | |
15 | ELECTROLUX | Eldom | 3.500 | 800 | Lombardia ‐ Veneto | SI | Riduzione mix di prodotto e capacità produttiva con conseguente riduzione massiccia degli organici | Presentato piano di riorganizzazione | Verifica attuazione piano | Rischio cessazione attività in alcuni siti produttivi | |
16 | E‐ON | Energia | 300 | 200 | Sardegna | SI | Mancato realizzazione nuova centrale a carbone | Forte tensione sociale per annuncio riduzione occupazionale e chiusura vecchi impianti ad olio | Confronto con proprietà per verificare tempistica piano investimenti | Possibile abbandono totale del sito di Fiume Santo con fronte crisi occupazionale |
17 | EURALLUMINA | Siderurgia | 350 | 150 | Sardegna | SI | Sospensione attività per riorganizzazione produttiva | Sottoscritto Protocollo di Intesa con proprietà russa (RUSAL) che prevede riapertura nel 2016 e realizzazione nuovi investimenti. | Verifica attuazione protocollo. | problematiche ambientali (stoccaggio fanghi rossi) e rispetto delle tempistiche nuovi investimenti | |
18 | FIAT ‐ Termini Imerese | Automotive | 1.300 | 350 | Sicilia | SI | Dismissione sito produttivo per cessazione attività | Sottoscritto ADP ‐ Individuati nuovi imprenditori che occupano parzialmente i dipendenti (circa 300). | Ricerca e valutazione possibili nuovi investimenti | A dicembre 2013 scadenza ammortizzatori | |
19 | FINCANTIERI | Navalmeccanica | 8.500 | 6.000 | Friuli Venezia Giulia ‐ Veneto ‐ Marche ‐ Sicilia ‐ Campania ‐ Liguria | SI | Presentato piano di riorganizzazione che prevedeva la chiusura di due cantieri (Genova e Castellammare) | Accordo per riorganizzazione con mantenimento attività nei due cantieri. Gestione soft di riduzione organiz. Sviluppo del Gruppo a livello internazionale (Acquisizione STX) | Costante verifica degli accordi sottoscritti | Verifica attuazione AdP per Castellammare e Genova Sestri | |
20 | FIREMA | Materferro | 800 | 300 | SI | Lombardia ‐ Umbria ‐ Campania ‐ Basilicata | NO | Forte indebitamento ed avvio procedura di Amm. Straordinaria | Pubblicato bando per cessione asset | Verifica offerte pervenute | Rischio offerte pervenute non congrue e quindi necessità di avvio liquidazione |
21 | HONDA | Automotive | 600 | 300 | Abruzzo | SI | Presentazione piano di riorganizzazione per far fronte a calo volumi | Presentato e sottoscritto presso il MiSE accordo per riorganizzazione attività e messa in sicurezza sito italiano | Monitoraggio piano di riorganizzazione | Ulteriore peggioramento del mercato ed impossibilità di mantenere organici previsti da piano | |
22 | IDEAL STANDARD | Ceramica | 1.400 | 200 | Lombardia ‐ Friuli Venezia Giulia ‐ Veneto ‐ Lazio | SI | Riduzione dei volumi per calo del mercato e conseguente riorganizzazione produttiva con cessazione attività nel sito di Brescia | Persiste la criticità del mercato | Presentazione di nuovo piano industriale e commerciale | Ulteriore riduzione capacità produttiva | |
23 | ILVA | Siderurgia | 20.000 | 8.000 | Puglia | SI | Sequestro opificio per problematiche ambientali | Sblocco del sequestro. Avvio delle procedure per l'attuazione della nuova AIA | Verifica attuazione AIA | Possibile riassetto della struttura proprietaria | |
24 | INDESIT | Eldom | 3.000 | 1.000 | Abruzzo ‐ Marche ‐ Campania | SI | Riduzione mix di prodotto e capacità produttiva con chiusura di 3 unità produttive | Presentato piano di riorganizzazione | Verifica attuazione piano | Ulteriore riduzione capacità produttiva in particolare al Sud |
25 | IRISBUS | Automotive | 400 | 500 | Campania | SI | Dismissione sito produttivo per cessazione attività | Presso Invitalia esame di progetto per CdV. | Approfondimento della credibilità dei proponenti del nuovo progetto. | A dicembre 2013 scadenza ammortizzatori | |
26 | ITALCEMENTI | Edilizia | 2.500 | 500 | Lombardia ‐ Lazio ‐ Calabria ‐ Sicilia ‐ Toscana ‐ Piemonte | SI | Forte calo dei volumi e conseguente concentrazione delle attività produttive/ chiusura siti | Presentato alle OO. SS. piano di riorganizzazione | Verifica possibilità di dare risposte a richieste in merito a riduzione costo energia ed utilizzo materiali inerti per produzione | Ulteriore riduzione capacità produttiva | |
27 | ITALTEL | ICT | 1.600 | 200 | Lombardia‐ Sicilia ‐ Lazio ‐ Campania | NO | Crisi dovuta a forte indebitamento e difficile posizionamento sui mercati internazionali | Approvato piano riordino debiti ex art. 182 bis L.F. Accordo sindacale per riorganizzazione occupazionale | Verifica della sostenibilità del nuovo piano industriale e finanziario presso il MiSE | Ricerca di nuovi partner industriali senza i quali la dimensione di Italtel non è in grado di reggere la competizione di settore | |
28 | JABIL | Comp. Elettronica | 600 | 100 | Campania | SI | Riorganizzazione dell'attività produttiva e chiusura della unità lombarda strettamente legate a commesse NSN | Forte calo dei volumi produttivi | Presentazione di nuovo piano industriale da parte del nuovo management nominato dalla casa americana | Piano di rilancio esclusivamente legato al debole mercato italiano. Rischio fallimento piano industriale ed esplosione problematica sociale | |
29 | LUCCHINI | Siderurgia | 2.850 | 1.500 | XX | Xxxxxxx ‐ Xxxxxxxx ‐ Xxxxxx Xxxxxxx Xxxxxx ‐ Xxxxxxxxx | NO | Azienda in Amm. Straordinaria | In corso elaborazione programma di cessione da parte del commissario | Xxxxxxxx sito di Trieste ed avvio di un piano di riutilizzo delle aree. Pubblicazione bando per ricerca possibili nuovi investitori | Chiusura a luglio dell'altoforno, possibili ripercussioni sociali |
30 | MARANGONI | Comp. Automotive | 500 | 50 | Lazio | SI | Problemi di mercato e di costi dell'attività produttiva | Avviata ricerca possibile soluzione alternativa alla chiusura | Valutazione eventuali soluzioni alternative | Possibile cessazione attività | |
31 | MENARINI | Farmaceutica | 3.000 | 300 | Toscana ‐ Lombardia ‐ Lazio ‐ Abruzzo | SI | Criticità dichiarata per ingresso generici e riduzione spesa pubblica | Avviata discussione per riduzione costi. Taglio attività di informazione scientifica e ricerca | Apertura tavolo di confronto e discussione piano industriale | Privilegio mercati internazionali e produzioni estere |
32 | MICRON | Comp. Elettronica | 1.650 | 200 | Abruzzo | SI | Decisione della multinazionale USA di vendere la Foundry di Avezzano | Definizione del nuovo assetto societario con MBO e partnership con Lfoundry (azienda tedesca) | Completamento della verifica piano industriale ed avvio del confronto sindacale per riorganizzazione aziendale | Rischio di insuccesso del piano vista la grande volatilità del settore | |
33 | NATUZZI | Arredo casa | 3.000 | 500 | Puglia ‐ Basilicata ‐ Campania ‐ Friuli | SI | Difficoltà di mercato, sovraccapacità produttiva dei siti italiani | In corso elaborazione piano di riorganizzazione | Presentazione piano a MiSE e Parti sociali | Importante riduzione occupazionale | |
34 | NOKIA SIEMENS | ICT | 000 | 0 | Xxxxxxxxx ‐ Xxxxx | SI | Difficoltà Joint Venture con Siemens e decisione di abbandonare ogni attività produttiva in Italia | Sottoscritto al Ministero del Lavoro per gestione processo di riorganizzazione | Verifica accordo | Possibili ricadute negative da scioglimento Joint Venture | |
35 | NOVELLI | Agroalimentare | 800 | 200 | Umbria ‐ Lombardia ‐ Lazio | NO | Assetto proprietario e forte indebitamento | Avviata procedura di concordato, presentato nuovo piano industriale | Monitoraggio attuazione piano industriale | Ricerca nei prossimi 8 ‐ 10 mesi di nuovi investitori | |
36 | OIS ‐ SOLGENIA | ICT | 000 | 000 | Xxxxx ‐ Xxxxxx ‐ Xxxxxxxx | NO | Forte indebitamento e avvio di procedura di concordato per società OIS. Rischio insolvenza dell'intero gruppo | Discussione al MiSE per verificare eventuale Amm. Straordinaria | Monitoraggio costante della situazione | Implosione dell'intero gruppo con rischio insolvenza fraudolenta | |
37 | OTTANA ENERGIA ‐ POLIMERI | Energia ‐ Chimica | 300 | 150 | Sardegna | NO | Mancata presenza di Ottana Energia tra le centrali di salvaguardia | Trovato accordo per inserimento temporaneo centrale (2013) nel meccanismo della salvaguardia | Presentazione nuovo investimento per riorganizzazione produttiva | Possibile abbandono dell'investimento | |
38 | SCM | Macchine lavorazione legno | 2.200 | 300 | Xxxxxx Xxxxxxx ‐ Veneto ‐ Lombardia | SI | Riorganizzazione produttiva e riduzione dei costi | Avvio confronto al MiSE | Verifica del piano industriale e ricerca di soluzione alla crisi occupazionale | Rischio di perdita sui mercati internazionali in particolare della leadership mondiale in segmenti di attività molto qualificati | |
39 | SIGMA TAU | Farmaceutica | 700 | 200 | Lazio | SI | Grave situazione finanziaria e necessità riduzione costi | Riduzione informatori scientifici e taglio ricerca. Riorganizzazione produttiva | Verifica del piano di rilancio. Dichiarati nuovi investimenti per 120 mln | Gestione esubero ed impatto del farmaco generico sui conti aziendali | |
40 | SIXTY | Fashion | 800 | 350 | Abruzzo | SI | Cessazione di attività e cessione Marchi e progettazione nuovi modelli a fondo investimento cinese | Avviata procedura di concordato preventivo, nominato commissario giudiziale | Esame piano industriale | Forte riduzione occupazionale e verifica credibilità operativa nuovi investitori |