INTERVENTO COFINANZIATO DALL’U.E. – F.E.S.R. SUL P.O. REGIONE PUGLIA 2007-2013 –
INTERVENTO COFINANZIATO DALL’U.E. – F.E.S.R. SUL P.O. REGIONE PUGLIA 2007-2013 –
Asse I Linea 1.1 “Aiuti agli Investimenti in Ricerca per le PMI”
RICERCA SULLE INNOVAZIONI TRASFERIBILI ALLE PMI DELLE FILIERE: CEREALICOLA, LATTIERO-CASEARIA E UVA DA TAVOLA DEL SISTEMA AGRO- ALIMENTARE PUGLIESE. MODELLI DI TRASFERIBILITÀ BASATI SULLA DIFFERENZIAZIONE DELLA QUALITÀ DEI PRODOTTI PRIMARI, INTERMEDI E FINALI
[C.P. LJSAB64]
PRODOTTO P2
RAPPORTO SUI FABBISOGNI DI INNOVAZIONI DELLE P.M.I. NELLA FILIERA
CEREALICOLA
Beneficiario: Territorio s.p.a. Xxx X. Xxxxxxx, 00 - 00000 Xxxxxxxx (XX)
Tel. e fax +39 000.0000000 xxx.xxxxxxxxxxxxx.xx
INDICE
PARTE PRIMA 1
1. CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLA FILIERA 2
2. LA GEOGRAFIA DELLA FILIERA 3
3. I PRODOTTI DI FILIERA 8
4. OPPORTUNITA’ E XXXXXXXXX XXX XXXXXX 0
PARTE SECONDA 16
5 LE IMPRESE OGGETTO DELL’INDAGINE 17
6. I RISULTATI DELL’INDAGINE 18
6.1. Le caratteristiche delle imprese intervistate 18
a) La forma giuridica 18
b) Le classi di fatturato 20
6.2 Le innovazioni introdotte 25
a) Tipologia delle innovazioni 25
b) La spesa per l’innovazione 30
c) L’impatto dell’innovazione sulle performance economiche e sulle attività aziendali .31
d) Il sostegno pubblico all’innovazione 33
6.3. Il fabbisogno di innovazione 33
6.4 Le fonti informative per l’innovazione 35
6.5 Gli accordi di cooperazione per l’innovazione 36
6.6. Gli ostacoli all’innovazione 36
6.7. Le manifestazioni di interesse alle innovazioni di prodotto 38
6.8. Conclusioni 40
INDICE DELLE TABELLE
Tab. 1 Superficie del frumento duro in Italia Tab. 2 Produzione di frumento duro in Italia
Tab. 3 Aziende intervistate per tipologia e localizzazione Tab. 4 Aziende intervistate per forma giuridica e tipologia
Tab. 5 Aziende intervistate per forma giuridica e classe di fatturato. Anno 2009 Tab. 6 Aziende intervistate per forma giuridica e classe di addetti
Tab. 7 Aziende intervistate: modalità di svolgimento
Tab. 8 Risorse destinate dalle imprese “innovative” alle attività di innovazione per tipologia di attività
INDICE DEI GRAFICI
Grafico 1 Produzione di frumento. Anni 1986-2009 Grafico 2 Superficie del frumento duro in Italia Grafico 3 Produzione di frumento duro in Italia
Grafico 4 Aziende intervistate per tipologia e localizzazione Grafico 5 Aziende intervistate per forma giuridica
Grafico 6 Aziende “innovative” e “non innovative” per tipologia di azienda Grafico 7 Aziende “innovative” e “non innovative” per forma giuridica Grafico 8 Aziende “innovative” e “non innovative” per classe di fatturato Grafico 9 Aziende “innovative” e “non innovative” per classi di addetti
Grafico 10 Aziende “innovative” per tipologia di innovazione introdotta nel triennio 2007-2009
Grafico 11 Aziende “innovative” che hanno attribuito un alto grado di importanza ai diversi effetti dell’innovazione sull’attività aziendale. Anno 2007-2009
Grafico 12 Incidenza sul fatturato dei prodotti e/o servizi innovativi introdotti Grafico 13 Aziende “innovative”: sostegno pubblico per le attività di innovazione
Grafico 14 Aziende “innovative” e “non innovative”: fabbisogno di innovazione per tipologia di innovazione
Grafico 15 Aziende “innovative”: fabbisogno di innovazione per tipologia di imprese e di innovazione
Grafico 16 Aziende “innovative” che hanno attribuito un alto grado di importanza alle diverse fonti di informazione per l’attività di innovazione. Anni 2007-2009
Grafico 17 Aziende “innovative”: ostacoli all’innovazione
Grafico 18 Aziende “innovative” e “non innovative” che hanno attribuito un alto grado di importanza ai diversi ostacoli all’attività innovativa. Anni 2007- 2009
Grafico 19 Interesse manifestato dalle aziende intervistate alle attività di progetto e a progetti futuri di innovazione
Grafico 20 Aziende per propensione a recepire e introdurre innovazioni riguardanti la qualità nutrizionale/salutistica ed edonistica della materia prima
INDICE DELLE CARTOGRAFIE
Carta. 1 Aziende agricole con grano duro e relativa superficie Carta 2 Imprese ed addetti alla lavorazione delle granaglie
Carta 3 Imprese ed addetti alla fabbricazione di prodotti di panetteria
Carta 4 Imprese ed addetti alla fabbricazione di prodotti di pasticceria fresca
Carta 5 Imprese ed addetti alla fabbricazione di fette biscottate, di biscotti e di prodotti di pasticceria conservati
Carta 6 Imprese ed addetti alla fabbricazione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili
ALLEGATI
ALLEGATO 1 Tavole indagine filiera cerealicola ALLEGATO 2 Filiera cerealicola: cartografia tematica
PARTE PRIMA
1. CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELLA FILIERA
L’importanza produttiva della filiera cerealicola pugliese sia nel panorama regionale che in quello nazionale è testimoniata dai seguenti elementi1:
- il numero complessivo delle imprese che operano lungo la filiera del grano duro è di circa 67.000 unità, di cui 62.885 nella fase agricola, 3.306 nella fase industriale e 2.367 circa in quella terziaria2;
- la superficie coltivata a frumento duro in Puglia (284.870 ha) rappresenta, nel 2010, il 22,1% della superficie complessiva nazionale3;
- la produzione pugliese di frumento duro (7.227.080 q. li) rappresenta, sempre nel 2010, il17,7% della produzione nazionale superata solo dalla Sicilia (20,4%)4;
- il potenziale produttivo dei 10 stabilimenti che producono pasta alimentare secca in Puglia (14.326 q. li nelle 24 ore) è pari nel 2009 a poco meno del 10% del potenziale produttivo nazionale, collocando la Puglia al 3° posto tra le regioni italiane dopo Xxxxxx Xxxxxxx e Campania5.
1 Le valutazioni in fasi delle attività delle filiere sono quelle adottate nel Progetto, finanziato dalla Regione Puglia, realizzato nel 2008: “Analisi conoscitiva delle filiere agroalimentari…” più volte citato
2 Per la fase agricola, si assume
che le imprese agricole coincidano con le aziende agricole;
che le aziende che operano nella filiera sono essenzialmente quelle con coltivazione a frumento, in quanto la maggior parte delle aziende con frumento coltivano il frumento duro.
La valutazione delle unità lavorative viene effettuata applicando alla SAU a frumento i valori medi di impiego di manodopera e assumendo che un’unità lavorativa annua corrisponda a 1800 ore lavorative.
Per la fase industriale viene assunto che le imprese di trasformazione della filiera siano essenzialmente quelle dell’industria molitoria, della panetteria, pasticceria, dei prodotti da forno e delle paste alimentari.
Per la fase terziaria viene assunto che le imprese di filiera siano quelle valutabili nell’ambito di quelle così classificate dall’ISTAT:
51.11 - Intermediari del commercio di materie prime agricole;
51.17 - Intermediari del commercio di prodotti alimentari;
51.21.1 - Commercio all’ingrosso di cereali e xxxxxx xxxxxx;
51.21.2 - Commercio all’ingrosso di sementi e alimenti per bestiame;
60.25 - Trasporto di merci su strada;
63.11.3 - Movimento merci relativo a trasporti terrestri;
63.12.1 - Magazzini di custodia e depositi;
63.12.2 - Magazzini frigoriferi per conto terzi;
63.21 - Altre attività connesse ai trasporti terrestri;
63.40.1 - Spedizionieri e agenzie di operazioni doganali;
63.40.2 - Intermediari dei trasporti;
64.12 - Attività di corriere diverse da quelle postali nazionali;
74.82.1 - Confezionamento di generi alimentari;
Si tratta, tuttavia, di imprese di servizi, che per quanto individuate tra quelle più direttamente collegabili alla filiera del grano duro, non offrono, nella gran parte dei casi, servizi solo alle imprese della filiera medesima. Valutazioni del tutto orientative, effettuate sulla base anche delle indagini di campo, consentono di stimare in ¼ la percentuale degli addetti alle imprese così classificate, attribuibili alla filiera del grano.
3 Fonte: Istat, Stima delle superfici e produzioni delle coltivazioni agrarie - Mese di rilevazione: 07-2010
4 Fonte: Istat, Stima delle superfici e produzioni delle coltivazioni agrarie - Mese di rilevazione: 07-2010
La filiera cerealicola pugliese, incentrata sul grano duro, trova la sua area di maggiore concentrazione nei territori delle province di Foggia e Bari poste lungo la fascia Bradanica-Capitanata.
In questa fascia costituita da circa 50 comuni pugliesi, con una superficie territoriale pari al 36% di quella regionale, si concentrano:
- 30.489 aziende che coltivano frumento (il 48% del totale regionale) per una superficie complessiva di 294.475 ha (il 70% del totale regionale);
- 42 aziende di stoccaggio grano/sementifici (il 31% del totale regionale) con 252 addetti (il 34% del totale regionale);
- 37 imprese di molitura cereali con 374 addetti (il 73% del totale regionale);
- 88 imprese che producono paste alimentari con 719 addetti (il 48% del totale regionale).
Il numero complessivo degli addetti che operano nella filiera viene stimato in circa 12 mila unità lavorative, di cui 8.000 unità equivalenti a tempo pieno in agricoltura, 2.500 addetti nell’industria e 1.500 nelle attività terziarie.
2. LA GEOGRAFIA DELLA FILIERA
La distribuzione delle attività di filiera sul territorio regionale è stata analizzata con riferimento agli ultimi dati comunali disponibili6. Dalle rappresentazioni cartografiche risultano situazioni marcatamente differenziate in riferimento alle varie fasi della filiera. Infatti, per quanto riguarda la fase agricola (Carta 1) è possibile osservare una forte concentrazione delle superfici coltivate a grano duro nell’area Murgiana e nella Capitanata dove, nella gran parte dei comuni, le aziende che coltivano grano duro superano le 600 unità e la superficie coltivata supera i 10.000 ha. Nei comuni di Altamura, Gravina in Puglia, Ascoli Satriano, Cerignola, Foggia, Lucera, San Severo il numero delle aziende cerealicole supera le 1.200 unità, con superfici, coltivate a grano duro, superiori ai 20.000 ha.
5 Fonte: Unione Industriali Pastai Italiani - Tavole statistiche 2009
6 Per la fase agricola i dati utilizzati sono quelli del Censimento Generale dell'Agricoltura, 2000 mentre per le altre fasi i dati utilizzati sono quelli del Censimento Generale dell'Industria e dei Servizi, 2001
Per quanto riguarda le fasi della trasformazione industriale, mentre per l’industria molitoria, gli impianti e gli addetti si concentrano anch’essi nella fascia murgiana e nella Capitanata con particolare riferimento ai comuni di Altamura, Corato e Foggia, tutti con più di cinque impianti e con un numero di addetti maggiore di 35 (Carta 2), le imprese della panetteria e della pasticceria fresca si presentano in modo diffuso nel territorio regionale.
Per le loro caratteristiche produttive ed il prevalente orientamento delle produzioni verso i mercati locali, la diffusione delle imprese, corrisponde, in modo proporzionale, alle dimensioni demografiche dei comuni.
Infatti, le aree di maggior concentrazione, delle unità di produzione dei prodotti di panetteria (Carta 3) e di pasticceria fresca (Carta 4), sono quelle dei capoluoghi provinciali e delle città con maggiori dimensioni demografiche.
Le attività relative alla preparazione di biscotti e prodotti di pasticceria conservati, essendo meno legate ai mercati locali, si concentrano nell’area Murgiana e Barese ed in particolare nei comuni di Altamura, Putignano e Conversano (Carta 5).
Infine per quanto riguarda l’industria pastaria questa si concentra lungo la Fascia Murgiana-Capitanata e nel Sud Barese (Carta 6)
Le imprese di maggiori dimensioni, con più di 100 addetti, sono localizzate nel comune di Rutigliano, Corato e nella provincia di Foggia.
3. I PRODOTTI DI FILIERA
I prodotti della filiera cerealicola sono costituiti da:
a) prodotti primari costituiti essenzialmente dalle molte varietà di grano;
b) prodotti intermedi dell’industria molitoria rappresentati da semola di grano duro, da farina di grano tenero, nonché da una vasta gamma di sottoprodotti (crusca, cruschello, farinaccio) destinati ai mangimifici. In relazione ai prodotti intermedi ottenuti dal processo di molitura del frumento duro particolare rilevanza assumono le semole ed il semolato utilizzati dall’industria pastaria e la semola rimacinata di grano duro utilizzata esclusivamente per la produzione di alcune importanti produzioni di pane a denominazione di origine o suscettibili di diventarlo.
c) prodotti finali sono rappresentati principalmente dal pane e dai prodotti da forno e dalla pasta. Per quanto riguarda la produzione di pane ottenuto dalla semola rimacinata di grano duro, importanti produzioni si hanno ad Altamura, a Laterza e nella vicina Matera, i cui specifici disciplinari di produzione
prevedono l’utilizzo di materia prima ottenuta in determinati areali e l’impiego della lievitazione naturale. Diversi sono invece i prodotti da forno legati alle tradizioni pugliesi come i taralli, le frise o friselle, la focaccia e diverse tipologie di biscotti. Molto diversificati sono inoltre i prodotti della trasformazione pastaria di tipo industriale con la produzione principalmente di pasta secca, ma anche artigianale con la produzione di pasta fresca nei vari formati tradizionali come orecchiette, cavatelli, cavatellini, strascinate.
4. OPPORTUNITA’ E CONTRASTO DEI RISCHI
Il recente riconoscimento Unesco della “dieta mediterranea”, nella quale i prodotti cerealicoli, e segnatamente la pasta, occupano posti centrali, costituisce anche il riconoscimento del primato dell’Italia nel mercato mondiale dei prodotti simbolo della filiera cerealicola: grano duro – semola – pasta – pane.
Per quanto riguarda la pasta, in particolare, secondo gli ultimi dati (2009) forniti dall’UN.I.P.I., l’Italia:
è al primo posto tra i paesi produttori di pasta nel mondo con 3,161 milioni di tonnellate, seguono Stati Uniti e Brasile rispettivamente con 2,000 milioni e 1,500 milioni di tonnellate;
esporta il 52% della sua produzione, con un saldo attivo import-export tra i più rilevanti nell’interscambio con il resto del Mondo (ISTAT-ICI: 2008 = 1,957 milioni di euro e variazioni percentuali rispetto all’anno precedente del 94,3%).
Peraltro, la domanda di pasta nei mercati mondiali è in continua espansione, non solo per le caratteristiche di tipo salutistico e di tipo edonistico che i prodotti cerealicoli possiedono ma anche, e soprattutto, come espressione di una nuova tendenza negli stili dei consumi alimentari.
Gli scenari espansivi del mercato mondiale dei prodotti della filiera del grano duro offrono margini rilevanti di sviluppo, più che in altri settori produttivi orientati all’esportazione, alle imprese della filiera cerealicola pugliese. La Puglia, infatti, possiede i numeri per utilizzare detti margini:
è pugliese circa 1/5 del grano duro nazionale e circa 1/3 delle produzioni nazionali di semola;
la Puglia già contribuisce a sostenere i saldi positivi dell’interscambio dei prodotti da forno e della pasta, ancorché in misura non corrispondente al suo potenziale produttivo.
Va rilevato, infine, che:
in Puglia sono impegnati, secondo i dati Ismea, ben 369.000 ha di terreni agricoli alla produzione di grano duro, pari a poco meno di 1/4 della superficie nazionale a grano duro (2008 = 1.587.000 ha);
che il territorio impegnato coincide in gran parte ad una ben delimitata area geografica - quella murgiana e dauna - che si è andata caratterizzando nei secoli scorsi sotto il profilo produttivo - ambientale e sotto il profilo architettonico intorno alla cerealicoltura, consegnando un patrimonio di beni produttivi e culturali tra i più importanti in Italia.
Sotto questo particolare aspetto, la Puglia più di qualsiasi altra regione italiana è “potenzialmente” in grado di contribuire a sostenere le dinamiche espansive “nazionali” sui mercati mondiali ed al tempo stesso innescare meccanismi evolutivi, interni al sistema regionale, tali da garantire vantaggi “aggiuntivi” a tutti gli operatori di filiera.
Nella prospettazione di questi scenari, emergono, tuttavia, dall’analisi dei dati disponibili segnali di rischi, dei quali alcuni sono di natura nazionale altri invece sono specifici alle dinamiche produttive regionali. I rischi sono costituiti essenzialmente dagli effetti che possono derivare dai deficit di integrazione tra le attività di filiera e/o dalla conseguente e prevedibile disintegrazione delle filiere produttive regionali/nazionali.
Si tratta dei rischi derivanti:
dal prevedibile aumento del grado di dipendenza dall’esterno negli approvvigionamenti dei prodotti primari e/o intermedi da parte delle attività leader di trasformazione e dal non governo di fattori importanti di conservazione dei primati nazionali, quali le variazioni dei prezzi e/o le decisioni di competitor non nazionali, anche nella fase di trasformazione;
dalla prevedibile non valorizzazione dei giacimenti di risorse non ancora utilizzate che la regione Puglia possiede in termini di diversità delle varietà di grano duro e/o di prodotti tradizionali.
Il primo ed il più importante segnale è rappresentato dal riscontro della tendenziale riduzione della produzione di grano duro negli ultimi anni (ISTAT: Valore aggiunto ai prezzi di base dell’agricoltura per regione anni 1980-2009) e del progressivo restringimento del peso della Puglia nella produzione nazionale.
Grafico 1 - Produzione di frumento. Anni 1986-2009
60.000
50.000
40.000
30.000
Italia
Puglia
20.000
10.000
0
0000 0000 0000 1992 1994 1996 1998 2000 2002 0000 0000 0000
anni
Fonte: Elaborazione Territorio Spa su dati ISTAT
Il secondo segnale è rappresentato dalla progressiva riduzione delle superfici destinate alla coltivazione del frumento duro, che in Puglia è più accentuata rispetto ai fenomeni nazionali.
Si tratta di tendenze di lungo periodo che, già registrate in occasione dei censimenti dell’agricoltura degli ultimi decenni, si sono tuttavia accentuate come si evince dai dati riportati nel Grafico seguente:
Tab 1 - Superficie del frumento duro in Italia
SUPERFICIE
Anni
(000 ha )
2003 2004 2005 2006 2007 2008
A. DATI ASSOLUTI
Puglia | 425 | 430 | 392 | 357 | 369 | 369 |
Mezzogiorno | 1287 | 1312 | 1179 | 1043 | 1089 | 1128 |
Italia | 1689 | 1772 | 1520 | 1343 | 1439 | 1587 |
B. ITALIA=100,0 | ||||||
Puglia | 25,2 | 24,3 | 25,8 | 26,6 | 25,6 | 23,3 |
Mezzogiorno | 76,2 | 74,0 | 77,6 | 77,7 | 75,7 | 71,1 |
Italia | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 |
Fonte: Elaborazione Territorio Spa su dati ISMEA
Grafico 2 - Superficie del frumento duro in Italia
2000
1800
1600
1400
000 ha1200
1000
800
600
400
200
0
2003 2004 2005 2006 2007 2008
anni
Puglia
Mezzogiorno Italia
Fonte: Elaborazione Territorio Spa su dati ISMEA.
Tab 2 - Produzione di frumento duro in Italia
PRODUZIONE
Anni
(000 t)
2003 2004 2005 2006 2007 2008
A. DATI ASSOLUTI
Puglia | 769 | 1336 | 1068 | 1006 | 732 | 1146 |
Mezzogiorno | 2680 | 3775 | 3185 | 0000 | 0000 | 0000 |
Italia | 3815 | 5666 | 4567 | 4092 | 4015 | 5189 |
B. ITALIA=100,0 | ||||||
Puglia | 20,2 | 23,6 | 23,4 | 24,6 | 18,2 | 22,1 |
Mezzogiorno | 70,2 | 66,6 | 69,7 | 70,3 | 66,5 | 63,7 |
Italia | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 | 100,0 |
Fonte: Elaborazione Territorio Spa su dati ISMEA
Grafico 3 - Produzione di frumento duro in Italia
6000
5000
4000
000 t
0000
Xxxxxx
Xxxxxxxxxxx Xxxxxx
2000
1000
0
2003
2004 2005
2006 2007
2008
anni
Fonte: Elaborazione Territorio Spa su dati ISMEA.
Hanno indubbiamente pesato su queste tendenze sia le forti oscillazioni dei prezzi mondiali dei cereali, sia anche, per quanto riguarda più specificamente le attività di filiera la debolezza delle relazioni di scambio tra le imprese di filiera, ciascuna delle quali ha la tendenza a conservare le proprie posizioni di autonomia decisionale nelle scelte produttive (in particolare nella libertà di acquisire le forniture di prodotti primari e/o intermedi e/o delle varietà sui mercati dove vengono spuntati prezzi vantaggiosi) in modo indipendente dalla valutazione degli effetti sulle attività a monte e/o a valle della
filiera e specificamente sugli effetti depressivi che, ad esempio, le forniture di grano duro dall’estero provocano sulle imprese agricole regionali.
Questi rischi, registrati per la regione Puglia, sono tuttavia rilevabili anche a livello nazionale. Infatti:
l’Italia ha perso negli ultimi anni il primato mondiale nella produzione di grano duro a favore del Canada (ISMEA: Indicatori del sistema agroalimentare italiano 2008: Produzione di frumento duro, in mln/t: Italia = 5,1; Canada = 5,5) (pag.127 e 129);
nel bilancio di approvvigionamento del frumento duro, stimato dall’ISMEA, le importazioni di grano duro si sono raddoppiate nel corso dell’ultimo decennio, passando a rappresentare circa il 35% delle disponibilità totali nazionali.
Si ritiene, invece, che la conservazione nei mercati mondiali dei primati italiani nei settori leader della filiera cerealicola sia conseguibile:
mettendo a sistema le attività che si svolgono nelle varie fasi della filiera cerealicola;
sviluppando ulteriormente le attività di ricerca industriale finalizzate ad individuare e valorizzare il patrimonio di risorse, utilizzate o nascoste, nella filiera cerealicola pugliese.
La messa a sistema delle attività e delle imprese della filiera cerealicola significa incentivare lo sviluppo di tutte le possibili relazioni di scambio tra le imprese regionali che operano nel campo delle forniture di prodotti primari ed intermedi, attraverso:
l’attivazione di rapporti contrattuali stabili nelle forniture ed il rispetto degli impegni, in termini di qualità delle produzioni primarie ed intermedie e di prezzi di vantaggio;
il sostegno “pubblico” delle fasi di transizione tra il modello attuale di organizzazione delle relazioni, dominato da regole di autonomia imprenditoriali ad un modello di tipo distrettuale, dove assumono prevalenza le regole di sistema, dove cioè le regole delle imprese vengono rese compatibili con le regole e le condizioni di sviluppo del sistema-filiera. Si tratta, nei modelli di organizzazione di tipo distrettuale, di implementare e rispettare, tra le tante, almeno due regole fondamentali:
o la prima consiste nel definire e condividere le regole contenute nei disciplinari di produzione, attraverso cui viene realizzata la tipizzazione - identificazione dei prodotti simbolo della filiera-distretto sui mercati nazionali e mondiali;
o la seconda regola consiste nella definizione e nel rispetto delle modalità attraverso cui vengono distribuiti, in maniera accettabile, i vantaggi aggiuntivi che il sistema assicura tra tutti gli operatori della filiera – distretto, utilizzando come leve strategiche la stabilizzazione dei rapporti contrattuali e la predeterminazione dei prezzi di vantaggio.
Lo sviluppo delle attività di ricerca/formazione/innovazione è invece destinata a consolidare i vantaggi “naturali” che la filiera cerealicola possiede, preservandone e/o accrescendone la competitività mediante almeno tre operazioni:
riscoprire e valorizzare il patrimonio regionale di risorse agricole ed agroalimentari (varietà, prodotti tipici, prodotti-territori ecc…), alcune già riconoscibili, molte altre ancora nascoste, ai fini di arricchire identità e riconoscibilità alla Puglia sui mercati mondiali;
procedere alle innovazioni che interessano frequentemente i processi produttivi delle imprese o i disciplinari di coltivazione, anche ai fini di diffondere e sostenere le regole richieste dal successo dei modelli di organizzazione di sistema-distretti;
procedere alla individuazione di nuovi prodotti, che possono risultare o dalla ricerca di nuove procedure di produzione o dalle indagini conoscitive delle caratteristiche salutistiche e/o edonistiche di prodotti già esistenti.
PARTE SECONDA
5 LE IMPRESE OGGETTO DELL’INDAGINE
Ai fini del progetto le imprese oggetto dell’indagine sono state individuate, nell’ambito delle fasi della filiera, nel modo seguente:
per la fase agricola: le imprese che coltivano in modo prevalente grano duro;
per la fase di trasformazione primaria: le imprese molitorie;
per la fase di trasformazione finale: le imprese pastarie;
per la fase dei servizi: le imprese sementiere, quelle che svolgono attività di stoccaggio e vendita e quelle commerciali.
Va osservato, tuttavia, come, nell’ambito dell’indagine, siano stati registrati casi di aziende che svolgono la propria attività in più fasi della filiera; si tratta principalmente delle imprese di stoccaggio che spesso si occupano di commercializzazione ed, in alcuni casi, anche delle fasi di selezione e vendita delle sementi e di prima trasformazione del grano.
La distribuzione delle aziende intervistate per tipologia di attività è riportata nella Tabella 3. I dati rilevano una maggiore concentrazione delle aziende nell’area murgiana mentre la distribuzione per tipologia evidenzia che sul totale delle aziende intervistate, 51, la maggioranza, 17, sono quelle agricole, 13 le pastarie, 12 le aziende sementiere e di stoccaggio e 6 le aziende molitorie.
Tab. 3 - Aziende intervistate per tipologia e localizzazione
COMUNE | Tipologia di attività | TOTALE | ||||||
Agricola | Sementiera Stoccaggio | Molitoria | Stoccaggio Molitoria | Agricola Stoccaggio Molitoria | Pastaria | Commerciale | ||
ALTAMURA | 7 | 5 | 6 | 1 | 0 | 8 | 1 | 28 |
ASCOLI SATRIANO | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
BARI | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
CANDELA | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
CASTELLUC CIO DEI SAURI | 1 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 2 |
CHIEUTI | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
CORATO | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 1 |
DELICETO | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
FOGGIA | 2 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 3 |
GIOIA DEL COLLE | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 2 | 0 | 2 |
GRAVINA IN PUGLIA | 0 | 2 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 3 |
POGGIORSINI | 1 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
XXX XXXXXXXX XXXXXXX | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 |
SANTERAMO IN COLLE | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 1 | 0 | 1 |
SPINAZZOLA | 2 | 2 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 4 |
TOTALE | 17 | 12 | 6 | 1 | 1 | 13 | 1 | 51 |
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
Le imprese intervistate possono considerarsi rappresentative delle attività della filiera cerealicola pugliese in quanto, nei comuni nei quali sono state realizzate le interviste, è concentrato (2000-2001):
il 34,2% della superficie coltivata a grano duro della regione Puglia;
il 27,0% delle U.L. ed il 54,4% degli addetti alle imprese molitorie regionali;
il 20,8% delle U.L. ed il 32,8% degli addetti alle imprese pastarie;
il 39,2% delle U.L. ed il 42,0% degli addetti alle imprese sementiere;
La distribuzione percentuale delle imprese intervistate per tipologia di attività è riportata per singolo comune nel Grafico 4.
Grafico 4 - Aziende intervistate per tipologia e localizzazione
SPINAZZOLA SANTERAMO IN COLLE SAN XXXXXXXX XXXXXXX
POGGIORSINI GRAVINA IN PUGLIA GIOIA DEL COLLE
FOGGIA
DELICETO CORATO CHIEUTI
CASTELLUCCIO DEI SAURI
CANDELA
BARI ASCOLI SATRIANO
ALTAMURA
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Agricola
Sementiera - Stoccaggio
Molit oria
Pastaria
Commerciale
Pastaria
Commerciale
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
6. I RISULTATI DELL’INDAGINE
6.1. Le caratteristiche delle imprese intervistate
a) La forma giuridica
Per quanto riguarda la forma giuridica (Grafico 5) prevalgono complessivamente le ditte individuali, in numero di 24 pari al 47% delle aziende, e le società di capitali, in numero di 21 pari al 41% delle aziende, mentre solo 6, il 12%, sono le società di persone.
Grafico 5 - Aziende intervistate per forma giuridica
Società di capitali
41%
Ditta Individuale 47%
Società di persone 12%
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero –casearia e dell’uva da tavola
Nelle varie fasi della filiera è possibile rilevare (Tab. 4) come le ditte individuali rappresentano la caratteristica prevalente nella fase agricola, mentre le società di capitali (SRL e Cooperative) rappresentano la forma societaria prevalente nelle aziende sementiere e di stoccaggio. Per le altre tipologie la distribuzione delle aziende intervistate per forma societaria è più equilibrata.
Tab. 4 - Aziende intervistate per forma giuridica e tipologia
FORMA GIURIDICA | Tipologia di attività | TOTALE | |||||||
Agricola | Sementiera Stoccaggio | Molitoria | Stoccaggio Molitoria | Agricola Stoccaggio Molitoria | Pastaria | Commerciale | |||
Ditta Individuale | 17 | 0 | 2 | 0 | 0 | 5 | 0 | 24 | |
Società di persone | 0 | 3 | 0 | 0 | 0 | 3 | 0 | 6 | |
Società Singole | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Società in Accomandita Semplice | 0 | 2 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 2 | |
Società in Nome Collettivo | 0 | 1 | 0 | 0 | 0 | 3 | 0 | 4 | |
Società di capitali | 0 | 9 | 4 | 1 | 1 | 5 | 1 | 21 | |
Società per Azioni | 0 | 1 | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 3 | |
Società a Responsabilità l imitatata | 0 | 5 | 3 | 1 | 1 | 4 | 1 | 15 | |
Società Cooperative | 0 | 3 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 3 | |
TOTALE | 17 | 12 | 6 | 1 | 1 | 13 | 1 | 51 |
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da t avola.
b) Le classi di fatturato
La Tabella 5 mostra la distribuzione delle classi di fatturato, quale indice rappresentativo della dimensione aziendale, per tipologia di forma giuridica. Dai dati si evince che, a prevalere, tra le imprese intervistate, siano le ditte individuali con fatturato inferiore a 100 mila Euro (17 aziende al 2009) e le società di capitali con fatturato superiore a 1 milione di euro (16 aziende al 2009). Meno significative sono le imprese con classi di fatturato intermedie.
Tab. 5 – Aziende intervistate per forma giuridica e classe di fatturato. Anno 2009
FORMA GIURIDICA | CLASSE DI FATTURATO LORDO | TOTALE | ||||
MENO DI 100 MILA EUR O | D A 100 MILA A 500 MILA EURO | DA 500 MILA A 1 MILIONE DI EURO | OLTRE 1 MILIONE DI EUR O | |||
Ditta Individuale | 15 | 5 | 0 | 4 | 24 | |
Società di persone | 0 | 3 | 2 | 1 | 6 | |
Società Singole | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Società in Accomandita Semplice | 0 | 0 | 2 | 0 | 2 | |
Società in Nome Collettivo | 0 | 3 | 0 | 1 | 4 | |
Società di capitali | 2 | 0 | 3 | 16 | 21 | |
Società per Azioni | 0 | 0 | 1 | 2 | 3 | |
Società a Responsabilità Limitatata | 2 | 0 | 2 | 11 | 15 | |
Società Cooperative | 0 | 0 | 0 | 3 | 3 | |
TOTALE | 17 | 8 | 5 | 21 | 51 |
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle fi liere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
Relativamente al numero di addetti, mentre è evidente la presenza di un consistente numero di aziende con considerevoli dimensioni di fatturato, al contrario non si riscontra un numero altrettanto rilevante di imprese con classi di addetti elevate. Infatti, i dati contenuti nella Tabella 6 mostrano come la metà delle aziende intervistate ha meno di 3 addetti; ben 18 aziende con 2-3 addetti e 7 aziende con un solo addetto. Irrilevante risulta, invece, il numero di aziende, 3, con più di 20 addetti.
Tab. 6 - Aziende intervistate per forma giuridica e classe di addetti
FORMA GIURIDICA | Classi di adde tti | TOTALE | ||||||
1 | 2-3 | 4-5 | 6-10 | 11-20 | oltre 20 | |||
Ditta Individuale | 7 | 11 | 3 | 1 | 2 | 0 | 24 | |
Società di persone | 0 | 2 | 0 | 4 | 0 | 0 | 6 | |
Società Singole | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Società in Accomandita Semplice | 0 | 1 | 0 | 1 | 0 | 0 | 2 | |
Società in Nome Colle ttivo | 0 | 1 | 0 | 3 | 0 | 0 | 4 | |
Società di capitali | 0 | 5 | 4 | 4 | 5 | 3 | 21 | |
Società per Azioni | 0 | 0 | 1 | 0 | 0 | 2 | 3 | |
Società a Responsabilità Limitatata | 0 | 4 | 2 | 3 | 5 | 1 | 15 | |
Società Coope rative | 0 | 1 | 1 | 1 | 0 | 0 | 3 | |
TOTALE | 7 | 18 | 7 | 9 | 7 | 3 | 51 |
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
In riferimento agli obiettivi e alle attività in corso nell’ambito del progetto di ricerca e sulla base dei contenuti dei questionari somministrati, si è operata una distinzione delle aziende intervistate in “aziende innovative” ed “aziende non innovative”. Questa distinzione è finalizzata sia, ad individuare la propensione all’innovazione delle aziende, sia ad acquisire elementi su cui costruire strategie differenziate di implementazione delle innovazioni con particolare riferimento a quelle ideate dal progetto.
Coerentemente con la definizione ISTAT, sono state considerate “innovative” le imprese che nel periodo 2007-2009 hanno sviluppato almeno una delle seguenti attività:
a) hanno introdotto sul mercato prodotti o servizi tecnologicamente nuovi (o significativamente migliorati);
b) hanno introdotto innovazioni tecnologiche di processo:
- processi di produzione tecnologicamente nuovi (o significativamente migliorati);
- sistemi di logistica, metodi di distribuzione o di fornitura all’esterno di prodotti o servizi tecnologicamente nuovi (o significativamente migliorati;
- altri processi tecnologicamente nuovi (o significativamente migliorati) concernenti la gestione degli acquisti, le attività di manutenzione e supporto, la gestione dei sistemi amministrativi e informatici, le attività contabili;
c) hanno introdotto innovazioni organizzative e/o di marketing articolate nel modo seguente:
c1 Innovazioni organizzative
Adesione alla costituzione del distretto agroalimentare
Adesione ad un contratto di filiera
Adesione a disciplinari di produzione di prodotti tipici
Adesione ad un Programma Integrato di Agevolazione (P.I.A.)
Adesione ad un Programma Integrato di Filiera (P.I.F.)
Adesione ad un Patto agricolo/Patto territoriale
Adesione ad accordi interprofessionali e/o protocolli d’intesa con altre imprese;
c2 Innovazioni orizzontali
Introduzione di innovazioni relative alla qualità
Introduzione di innovazioni relative ai temi ambientali
Introduzione di innovazioni relative alle infrastrutture/logistica
Introduzione di innovazioni relative alle ITC (Information and Communication Technology);
c3 Innovazioni di marketing
Introduzione di modifiche significative nelle caratteristiche estetiche dei prodotti, incluse quelle nel confezionamento
Introduzione di nuove (o significativamente migliorate) tecniche e pratiche di commercializzazione o distribuzione dei prodotti o servizi, quali il commercio elettronico, il franchising, le vendite dirette o le licenze di distribuzione;
d) hanno attività in xxxxx xxxxxxxxxxx xxxx sviluppo o all’introduzione di innovazioni di prodotto, servizio, processo o organizzative;
e) hanno avviato negli anni precedenti, attività finalizzate allo sviluppo o all’introduzione di innovazioni di prodotto, servizio, processo o organizzative che sono state abbandonate nel periodo 2007-2009.
Sono state considerate “non innovative” tutte le aziende intervistate che, nel periodo 2007-2009, non hanno sviluppato alcuna attività “innovativa”.
Sulla base di questi elementi, delle 51 aziende intervistate 43 (84,3% del totale), risultano aziende “innovative” e 8 (15,7% del totale), aziende “non innovative”. La
distribuzione percentuale delle imprese “innovative” e “non innovative” per tipologia di attività è riportata nel Grafico 6.
Grafico 6 - Aziende "innovative" e "non innovative" per tipologia di azienda
TOTALE
Commerciale
Pastaria Agricola
Stoccaggio
Stoccaggio Molitoria
Molitoria
Sementiera Stoccaggio
Agricola
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Aziende innovative
Aziende non innovative
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola
Dai dati del grafico, risulta che le imprese “innovative” raggiungono la percentuale del 94,1% tra le imprese agricole, ed il 92,3% nelle imprese pastarie. Unica eccezione, le imprese sementiere e di stoccaggio: quelle innovative raggiungono la percentuale del 66,7% del totale, una percentuale di molto inferiore alla media delle aziende intervistate: 84,3%7.
La distribuzione delle imprese “innovative” e “non innovative” per forma giuridica (Grafico 7), pur scontando l’esiguità delle aziende non innovative che rappresentano solo il 15,7% di quelle intervistate, presenta significative differenze. Infatti, per le aziende “innovative” le ditte individuali rappresentano il 53,5% del totale (23 aziende su 43), mentre per le aziende “non innovative” le società di capitali rappresentano il 62,5% del totale (5 aziende su 8)8.
7 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 5
8 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 7.
Grafico 7- Aziende "innovative" e "non innovative" per forma giuridica
Aziende non innovative
Aziende innovative
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100
%
Ditta Individuale Società di persone
Società di capitali
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
Anche la correlazione con la classe di fatturato (Grafico 8) è fortemente condizionata dalla prevalenza delle imprese “innovative”. Infatti, per queste ultime si ripropone la prevalenza riscontrata a livello complessivo delle aziende con fatturati inferiori ai 100 mila euro (16 aziende) e superiori ad 1 milione di euro (17 aziende). Differente è il caso delle imprese “non innovative” che vedono l’assoluta prevalenza delle imprese con classi di fatturato superiori ai 500 mila euro (7 aziende su 8)9.
Grafico 8- Aziende "innovative" e "non innovative" per classe di fatturato
Aziende non innovative
Aziende innovative
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
MENO DI 100 MILA EURO
DA 100 MILA A 500 MILA EURO
DA 500 MILA A 1 MILIONE DI EURO OLTRE 1 MILIONE DI EURO
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero –casearia e dell’uva da tavola
9 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 8a-8b .
Per quanto riguarda, infine, la distribuzione delle imprese “innovative” e “non innovative” per classe di addetti (Grafico 9), è possibile registrare, per entrambe le tipologie di aziende, valori molto simili a quelli complessivi che vedono, comunque, prevalere le micro-imprese con un numero di addetti inferiore a 3. Queste imprese rappresentano, rispettivamente, il 48,8% delle imprese “innovative” ed il 50% di quelle “non innovative”.
Grafico 9- Aziende "innovative" e "non innovative" per classe di addetti | ||||||||||||
|
| |||||||||||
Aziende non innovative Aziende innovative | 1 addetto 2-3 addetti 4-5 addetti 6-10 addetti 11-20 addetti oltre 20 addetti | |||||||||||
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% |
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero –casearia e dell’uva da tavola
6.2 Le innovazioni introdotte
a) Tipologia delle innovazioni
Tra le 43 aziende “innovative” intervistate (Tabella 7) che hanno introdotto innovazioni nel periodo 2007-2009, 14 aziende (il 32,6%) hanno ancora in corso attività finalizzate all’introduzione di innovazioni e, di queste, la metà è rappresentata dalle aziende pastarie. Le imprese che hanno introdotto innovazioni poi abbandonate sono invece 5, poco più del 10% delle imprese “innovative”.
Tab. 7 - Aziende intervistate: modalità di svolgimento
Attività | Totale | Aziende innovative di cui: con attività in con attività corso abbandonate | Aziende non innovative | Totale | |
A. DATI ASSOLUTI | |||||
Agricola | 16 | 4 | 2 | 1 | 17 |
Sementiera/ Stoccaggio | 8 | 1 | 0 | 4 | 12 |
Molitoria | 6 | 1 | 2 | 0 | 6 |
Stoccaggio/ Molitoria | 0 | 0 | 0 | 1 | 1 |
Agricola | |||||
/Stoccaggio/Molitoria | 1 | 1 | 0 | 0 | 1 |
Pastaria | 12 | 7 | 1 | 1 | 13 |
Commercializzazione | 0 | 0 | 0 | 1 | 1 |
Totale | 43 | 14 | 5 | 8 | 51 |
B.TOTALE=100,0 | |||||
Agricola | 94,1 | 23,5 | 11,8 | 5,9 | 100,0 |
Sementiera/ Stoccaggio | 66,7 | 8,3 | 0 | 33,3 | 100,0 |
Molitoria | 100,0 | 16,7 | 33,3 | 0 | 100,0 |
Stoccaggio/ Molitoria | 0 | 0 | 0 | 100,0 | 100,0 |
Agricola | |||||
/Stoccaggio/Molitoria | 100,0 | 100,0 | 0 | 0,0 | 100,0 |
Pastaria | 92,3 | 53,8 | 7,7 | 7,7 | 100,0 |
Commercializzazione | 0 | 0 | 0 | 100,0 | 100,0 |
Totale | 84,3 | 27,5 | 9,8 | 15,7 | 100,0 |
Fonte: Territorio SpA, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero-casearia e dell'uva da tavola
Dall’analisi dei dati10 relativi alle tipologie di innovazioni introdotte nel periodo 2007- 2009 dalle aziende intervistate è possibile osservare come complessivamente:
a) 25 aziende hanno introdotto innovazioni di processo;
b) 21 aziende hanno introdotto innovazioni di prodotto e/o servizio: di queste 8 sono rappresentate da imprese pastarie;
10 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 10
c) le innovazioni orizzontali sono quelle introdotte con maggior frequenza dalle aziende intervistate. Infatti, 28, pari al 65,1% delle aziende “innovative”, sono quelle che hanno dichiarato di aver introdotto innovazioni orizzontali, riguardanti la qualità (27 aziende) ed in misura minore (22) l’ambiente;
d) meno frequenti sono state le innovazioni di marketing introdotte da meno di 16 aziende di cui la metà pastarie;
e) le innovazioni organizzative invece sono state introdotte da 18 aziende che, per la quasi totalità, hanno aderito, in particolare, ad un contratto di filiera.
La distribuzione delle innovazioni per tipologia varia sensibilmente se si considerano separatamente le aziende in riferimento alle fasi della filiera in cui operano (Grafico 10).
Infatti, tra le aziende agricole, prevalgono quelle che hanno introdotto innovazioni orizzontali (11 aziende pari 68,8% del totale), con particolare riferimento a quelle relative alla qualità, e alle tematiche ambientali, e le innovazioni nei processi produttivi (anche in questo caso 11 aziende pari 68,8% del totale) mentre, per i mulini, tutte le tipologie di innovazioni vedono interessate più del 60% delle aziende ad eccezione delle innovazioni di marketing attuate da poco più del 30% delle aziende. Per quanto riguarda, infine i pastifici, prevalgono, come già evidenziato, le innovazioni di prodotto e quelle di marketing con particolare riferimento alle caratteristiche estetiche dei prodotti e al loro confezionamento.
Grafico 10 - Aziende innovative per tipologia di innovazione introdotta nel triennio 2007-2009
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Agricola
Sementiera Stoccaggio
Molitoria
Agricola Stoccaggio Molitoria
Pastaria Totale Aziende
innovative
Tipologia di attività
Innovazioni tecnologiche di prodotto o servizio
Innovazioni tecnologiche di processo
Innovazioni organizzative Innovazioni orizzontali Innovazioni di marketing
Percentuale sul totale aziende innovative per tipologia di attività
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
Passando ad esaminare nel dettaglio le innovazioni introdotte nel periodo 2007-2009, è possibile evidenziare quanto segue:
per quanto riguarda la coltivazione del frumento, le principali innovazioni adottate, tentate o in corso di sviluppo da parte delle aziende hanno riguardato l’acquisto di macchine ed attrezzature per le pratiche agronomiche quali l’aratura, la semina, la raccolta e l’adozione di nuove pratiche agricole inerenti i temi ambientali quali la semina su sodo. Spesso le due tipologie di innovazioni sono presenti contemporaneamente poiché la pratica della semina su sodo richiede l’utilizzo di macchine e attrezzature specifiche. Per quanto riguarda le innovazioni organizzative, sono presenti aziende che hanno aderito al disciplinare di produzione del pane di Altamura, a consorzi tra aziende di filiera e a contratti di filiera. Relativamente poche sono le innovazioni di prodotto che si riferiscono all’utilizzo di nuove varietà o alla coltivazione di altre specie di cereali quali il farro. Nessuna azienda ha introdotto innovazioni di servizio. Riguardo la richiesta di innovazioni di prodotto, i conduttori delle aziende agricole hanno espresso maggiore interesse per le varietà di frumento con maggiore resa produttiva o con caratteristiche di pregio economico legate ad aspetti igienico-sanitari o salutistici quali ad esempio l’assenza di micotissine. Per le innovazioni di processo, la richiesta rispecchia le innovazioni già introdotte, infatti, molti necessitano di rinnovare il parco macchine e le
attrezzature in ragione della necessità di poter seminare con migliori risultati sul sodo. Alcune aziende consorziate intendono inoltre investire nella fase industriale di molitura e trasformazione avendo già acquisito parte di alcune aziende della zona. Particolarmente sentita sembra essere l’esigenza di aderire ad una delle forme di collaborazione tra imprese prevista nel questionario (distretto agroalimentare, contratti di filiera, adesione a disciplinari di produzione, adesione a PIA, adesione PIF, contratti di programmi e protocolli di impresa);
per quello che concerne le imprese sementiere e di stoccaggio del frumento, le innovazioni di prodotto riscontrate sono legate alla commercializzazione di nuove varietà introdotte dalle ditte produttrici di sementi. Interessante è l’innovazione di servizio introdotta da un’azienda che fornisce ai propri associati tecniche di gestione agonomica e di monitoraggio meteorologico attraverso l’installazione di opportune stazioni di rilevazione. Le innovazioni di processo hanno riguardato l’acquisto di nuovi silos per lo stoccaggio e l’acquisto della strumentazione necessaria per effettuare un monitoraggio qualitativo della materia prima in entrata. Per le aziende sementiere e di stoccaggio, le innovazioni organizzative intraprese rispecchiano quanto visto per le aziende che coltivano il frumento. Riguardo alla necessità di innovazione anche in questa fase della filiera si richiedono varietà con migliori rese produttive. Interessante è soprattutto la necessità espressa di poter implementare attività di gestione delle produzioni degli agricoltori che conferiscono il prodotto in modo da migliorare rese e qualità. Richieste sono inoltre quelle innovazioni in grado di facilitare il lavoro di selezione delle granaglie riducendo i tempi e migliorando la qualità del lavoro;
nell’industria molitoria le principali innovazioni di prodotto hanno riguardato la produzione di sfarinati di kamut, farro, di semola di frumento monovarietali e di semole con granulometria specifica in base alle richieste della clientela. Le principali innovazioni di processo invece, sono state l’automazione dei processi, l’introduzione del sistema di decorticazione e l’introduzione di strumenti per il monitoraggio in linea della qualità (NIR). Tra le innovazioni organizzative, oltre alla stipula di contratti di filiera, le partecipazioni a progetti integrati di filiera
(PIF) e a disciplinari di produzione, alcuni si sono dotati di sito web attraverso il quale, hanno affermato di aver aumentato la propria visibilità e il proprio giro d’affari. Le esigenze di innovazione confermano la necessità delle imprese di introdurre nuovi sfarinati con caratteristiche qualitative migliori, di dotarsi del sistema di decorticazione, di strumentazione per il monitoraggio in linea della qualità e di automatizzare i processi;
le imprese pastarie hanno innovato attraverso l’introduzione di nuovi formati di pasta e di paste con nuove formulazioni quali kamut, farro, ecc…e nuovi ingredienti come canapa e curcuma. Le innovazioni di processo hanno interessato l’acquisto di nuovi macchinari quali impastatrici, linee di produzione ed essiccatori o l’adeguamento e modifica di quelli già presenti. Le innovazioni organizzative introdotte sono per lo più rivolte all’ampliamento del mercato di riferimento attraverso l’adozione di sistemi di certificazione per mercati internazionali quali BRC e IFS, o anche biologico ambientale. Sono inoltre state intraprese attività volte al rinnovo del packaging e del logo aziendale. Particolarmente interessati alla possibilità di poter introdurre nuovi formati ma soprattutto nuovi prodotti con proprietà salutistiche e nutrizionali sono gli operatori della produzione di pasta. Molto richieste sono le innovazioni di processo in grado di migliorare la qualità dei prodotti e di facilitare il processo di lavorazione. Alcune imprese dell’industria molitoria e pastaria hanno inoltre investito nella produzione di energia fotovoltaica.
b) La spesa per l’innovazione
Per quanto riguarda il valore degli investimenti finalizzati alle attività di innovazione, (Tabella 8), pur scontando la ritrosia da parte degli imprenditori a fornire indicazioni ed, in particolare, i dati sull’ammontare delle spese sostenute, è possibile osservare come la tipologia di attività che, più delle altre, ha fatto registrare, nel periodo 2007-2009, investimenti da parte delle aziende “innovative”, è quella relativa all’acquisizione di macchinari, attrezzature e software che ha riguardato il 58,1% delle aziende, mentre molto meno numerose risultano le aziende che hanno impegnato risorse nella ricerca sperimentale interna (5 aziende) e nella formazione (4 aziende).
Tab. 8- Risorse destinate dalle imprese innovative alle attività di innovazione per tipologia di attività
TIPOLOGIA DI ATTIVITA' DI INNOVAZIONE | Aziende | ||
N. | % | ||
a) | Ricerca e sviluppo sperimentale svolta all’interno dell’impresa | 5 | 11,6 |
b) | Acquisizione di servizi di R&S | 1 | 2,3 |
c) | Acquisizione di macchinari, attrezzature e software | 25 | 58,1 |
d) | Acquisizione di altre tecnologie dall’esterno | 0 | 0,0 |
e) | Attività di formazione | 0 | 0,0 |
f) | Marketing di prodotti innovativi | 4 | 9,3 |
g) | Progettazione industriale e altre attività preliminari alla produzione e alla fornitura di servizI | 0 | 0 |
Totale aziende innovative | 43 | 100,0 | |
TOTALE AZIENDE | 51 |
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola
c) L’impatto dell’innovazione sulle performance economiche e sulle attività aziendali
Riguardo all’impatto delle innovazioni sull’attività aziendale, su un totale di 43 aziende “innovative”, solo 39 hanno dichiarato di avere avvertito effetti positivi. Di queste, come osservabile dal Grafico 11, una larga maggioranza, il 69,7%, giudica l’innovazione un’attività decisiva per l’aumento del numero di prodotti e servizi offerti alla clientela, segue il miglioramento della qualità dei prodotti, 55,8%, e l’adeguamento a normative e standard, 51,1%. Significativo risulta anche l’effetto sulla riduzione del costo del lavoro e dei costi dei materiali per unità di prodotto, rispettivamente il 37,2% e il 34,8% 11.
11 Dati di sintesi, Allegato 1; Tavola 12.
Grafico 11- Aziende "innovative" che hanno attribuito un alto grado di importanza ai diversi effetti dell'innovazione sull'attività aziendale. Anno 2007-2009
Aumento nel numero di prodotti e servizi offerti alla clientela Miglioramento della qualità dei propri prodotti e servizi
Adeguamento a normative e st andard
Maggiore capacità di produzione o di fornitura di servizi Accesso a nuovi mercati o aumento della propria quot a di mercato Riduzione dell’impatto ambientale o del rischio di incidenti sul lavoro Maggiore f lessibilità nella produzione o nella fornitura di servizi
Riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto
Riduzione dei costi di materiali ed energia per unità di prodotto
0 10 20 30 40
50
Valori percentuali
60
70
80
90 100
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
7%
12%
Relativamente, invece, all’incidenza sul fatturato dei nuovi prodotti e/o servizi, il Grafico 12 mostra che, delle 21 aziende che hanno introdotto innovazioni di prodotto e/o servizio, pari al 49% delle aziende “innovative”, ben 8 (38%) registrano un fatturato inferiore al 5%, 5 (23%) registrano un fatturato compreso tra il 6% e il 10%. Significativo risulta il numero delle aziende, 4 (19%) che registra un fatturato maggiore del 50%12.
Grafico 12 - Incidenza sul fatturato dei prodotti e/o servizi innovativi introdotti
Aziende innovative che hanno introdotto innovazioni di prodotto/
servizio
23%
14%
Aziende innovative che non hanno introdotto innovazioni di prodotto/servizio
fino al 5% del fatturato
51%
49%
6%
38%
dal 6% al 10% del fatturato
19%
dal 11% al 20% del fatturato
dal 21% al 50% del fatturato
oltre il 50% del fatturato
2%
9%
19%
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola
12 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 13.
d) Il sostegno pubblico all’innovazione
Il Grafico 13, mostra, invece, che sul totale delle aziende “innovative”, solo il 30% (13 aziende) ha dichiarato di aver ricevuto forme di sostegno pubblico per l’attività di innovazione; di queste ben il 77% (10 aziende) ha individuato nelle Amministrazioni pubbliche regionali e locali il principale soggetto erogatore13 .
Grafico 13- Aziende "innovative": sostegno pubblico per l'attività di innovazione
Aziende innovative che hanno ricevuto sostegno pubblico
Aziende innovative che non hanno ricevuto sostegno pubblico
77%
8%
Amministrazioni pubbliche regionali e locali erogatrici del sostegno
70%
30%
15%
Amministrazioni centrali dello Stato e altre istituzioni che agiscono per loro delega erogatrici del sostegno Unione Europea erogatrice del
sostegno
5%
23%
2%
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola
6.3. Il fabbisogno di innovazione
1. Relativamente al fabbisogno di innovazione delle aziende intervistate, il Grafico 14 registra un dato rilevante nei risultati dell’indagine: generalmente le aziende innovative sono quelle che, avendo già proceduto ad introdurre innovazioni nel passato esprimono un più alto fabbisogno anche per il futuro. Nella graduatoria dei fabbisogni, le innovazioni di prodotto, occupano il primo posto; si collocano di seguito le innovazioni di processo. Si riduce, infine, rispetto al passato, il fabbisogno di innovazioni orizzontali, connesse alla qualità.
2. Particolare rilevanza assume anche la necessità relativa alle innovazioni organizzative, in particolare all’adesione ai disciplinari di produzione e ai
13 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 14.
Grafico14- Aziende innovative e noninnovative: fabbisogno di innovazione pertipologiadi innovazione
Aziende innovative
Aziende non innovative
Introduzionedi nuovi prodotti Introduzione di innovazioni nelle tecniche e tecnologie dei processi produttivi
Introduzionedi innovazioni relative alla qualità
Adesionea disciplinari di produzione di prodottitipici
Adesione ad un contratto di filiera Introduzione di innovazioni relative ai temi ambientali
Adesione ad accordiinterprofessionali e/oprotocolli d’intesa conaltreimprese
Adesione adun ProgrammaIntegratodi Filera (P.I.F.) Adesione allacostituzionedeldistrettoagroalimentare
Introduzione di modifiche significative nelle caratteristiche estetiche dei prodotti, incluse quelle
nel confezionamento
Introduzionedi innovazioni relative alle infrastrutture/logistica
Adesionead un Patto agricolo/Patto territoriale Introduzione dinuove (o significativamente migliorate) tecnichee pratichedi
commercializzazione o distribuzionedei prodotti oservizi Adesione ad un Programma Integrato di Agevolazione (P.I.A.)
Introduzione di innovazionirelative alle ITC(Information and Communication Technology)
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
contratti di filiera, espressa rispettivamente dal 67,4% e dal 60,5 % delle aziende innovative14.
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero –casearia e dell’uva da tavola
Un’analisi comparata per tipologia di attività evidenzia, invece, la differenziazione del fabbisogno di innovazione relativo alle aziende “innovative”. Infatti, dal Grafico 15 si evince che:
per le aziende agricole prevale, per il 93,8% delle aziende intervistate, la necessità di introdurre innovazioni nelle tecniche produttive, mentre per l’81,3% la necessità di introdurre nuovi prodotti/varietà. Rilevante, per quanto non prioritario, è il fabbisogno di innovazioni relative alla qualità (62,5%), e di quelle organizzative (contratti di filiera e disciplinari di prodotti tipici, 56,3%);
per il totale delle aziende molitorie assume rilevanza il fabbisogno di innovazione nel campo della qualità, dell’ITC e dell’attività commerciale. Non meno rilevante la necessità di innovazioni organizzative quali adesione ai contratti di filiera o costituzione del distretto agroalimentare espressa dall’83,3%delle aziende molitorie;
per le aziende pastarie risulta prevalente la necessità relativa all’introduzione di nuovi prodotti, 84,6%, all’adesione a disciplinari di
14 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 15.
produzione di prodotti tipici, 76,9% e all’introduzione di innovazioni relative alla qualità 69,2%15.
3. Il confronto tra le tipologie delle innovazioni realmente introdotte nel periodo 2007-2009 e le tipologie delle innovazioni dichiarate come necessarie per il futuro mette in rilievo una sorta di contraddizione nelle decisioni delle imprese. Generalmente gli imprenditori intervistati tendono a privilegiare tra le innovazioni quelle immediatamente trasferibili nei processi produttivi riportando le innovazioni “di tipo organizzativo”; quelle, cioè, che più contribuiscono a creare sistema tra le innovazioni comunque desiderate, ma di fatto non applicate.
Grafico 15- Aziende "innovative": fabbisogno di innovazione per tipologia di impresa e di innovazione
Introduzione di innovazioni nelle tecniche e tecnologie dei processi produttivi
Introduzione di nuov i prodotti
Introduzione di innovazioni relative alla qualità A desione a disciplinari di produzione di prodotti tipici
A desione ad un c ontratto di f iliera
Introduzione di innovazioni relative alle infrastrutture/logistica Introduzione di innovazioni relative ai temi ambientali
Adesione ad accordi int erprofessionali e/o protocolli d’intesa con altre imprese
Adesione ad un Programma Integrato di Filera (P. I.F.)
Introduzione di modifiche significative nelle c aratteristiche es tetic he dei prodotti, inclus e quelle nel c onfezionamento
Adesione alla costituzione del distretto agroalimentare Introduzione di nuove (o signific ativamente migliorate) tecniche e pratiche di
c ommercializzazione o distribuzione dei prodotti o servizi
Adesione ad un P atto agricolo/Patto territoriale
Adesione ad un Programma Integrato di Agev olazione (P.I.A.) Introduzione di innovazioni relative alle ITC ( Information and Communication
Technology)
- 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Percentuale sul totale aziende per tipologia di attività
Pastaria Molitoria
Sementiera -Stoccaggio
Agricola
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola.
6.4 Le fonti informative per l’innovazione
Relativamente all’importanza attribuita alle diverse fonti informative, le aziende intervistate ritengono decisive le fonti “interne” alle aziende medesime nell’individuazione e implementazione delle innovazioni. Fonti di informazione
15 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 16a-16b.
importanti sono costituite anche da scambi informativi con le imprese regionali operanti nello stesso settore. Va rilevato, invece, che risulta assolutamente modesto il ruolo dei soggetti pubblici quali università o istituti di ricerca (2,3%)16 nella diffusione e/o trasferimento di informazione sulle innovazioni.
Impresa Imprese concorrenti o altre imprese operanti nello stesso settore Fornitori di attrezzature, materiali, componenti o software
Alt re imprese del gruppo
Clienti Associazioni di categoria
Consulenti, istituti di ricerca o laboratori privati
Conferenze, mostre, fiere Istituti di ricerca pubblici
Università o altri ist it uti di istruzione superiore
Riviste scientifiche e pubblicazioni tecniche e commerciali
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
Percentuali sul totale imprese innovative
extra regionali regionale
Grafico 16- Aziende "innovative" che hanno attribuito un alto grado di importanza alle fonti di informazione. Anno 2007- 2009
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola
6.5 Gli accordi di cooperazione per l’innovazione
Molto limitata risulta l’attività delle imprese nel campo degli accordi di cooperazione- collaborazione con altre imprese o istituzioni, relativi all’attività di innovazione tecnologica. Infatti, solo 5 aziende, per la maggior parte operanti nel segmento agricolo della filiera, hanno definito accordi di questo tipo.
6.6. Gli ostacoli all’innovazione
Relativamente agli ostacoli all’innovazione incontrati dalle imprese di filiera, il Grafico 17 mostra come, sul totale delle aziende “innovative”, solo il 19% ha dichiarato di aver abbandonato o ritardato l’attività innovativa; di queste ben il 75% ha abbandonato l’attività dopo averla iniziata mentre il 5% l’ha abbandonato in fase di ideazione 17.
16 Dati di sintesi, Allegato 1, Tavola 17
17 Dati di filiera, Allegato 1, Tavola 18.
Grafico 17 - Aziende "innovative": ostacoli all'innovazione
Aziende innovative che hanno abbandonato o rallentato l'attività di innovazione
75%
Aziende innovative che non hanno abbandonato o ritardato l'attività di innovazione
81%
19%
Attività innovative abbandonate in fase di ideazione
25%
Attività innovative abbandonate dopo che erano già iniziate
14%
5%
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero –casearia e dell’uva da tavola
Per quanto concerne, invece, l’importanza assegnata dalle imprese agli ostacoli alle innovazioni, il Grafico 18 mostra che il 68,2% delle aziende “innovative” ha attribuito un alto grado di importanza alla difficoltà di individuare il partner con cui cooperare, il 60,5% alla mancanza di fonti di finanziamento esterne all’impresa, il 55,8%, invece, accusa sia la mancanza di risorse finanziarie all’interno dell’azienda, sia la presenza dominante, nei mercati, di imprese leader, che, com’è noto, sono nelle condizioni di impedire e/o ostacolare l’ingresso sui mercati di piccole e medie imprese, manovrando sulla barriera d’ingresso. Relativamente alle imprese “non innovative”, il 37,5% attribuisce un alto grado di importanza sia alla mancanza di risorse finanziarie interne all’azienda, sia alla mancanza di fonti di finanziamento esterne, sia alla difficoltà di individuare il partner con cui cooperare18.
18 Dati di filiera Allegato 1, Tavola 19a-19b.
Imprese Imprese non innovative
Grafico 18- Imprese "innovative" e "non innovative" che hanno attribuito un alto grado di importanza ai diversi ostacoli all'attività innovativa. Anno 2007-2009
Imprese non innovative
Imprese innovative
Difficoltà di individuare partner con cui cooperare per le attività di innovazione
Mancanza di fonti di finanziamento esterne all’ impresa
Mercat i dominati da im prese consolidate
Mancanza di risorse finanziarie int erne all’ impresa o al gruppo
Domanda insufficiente dei prodotti o servizi innovativi
Costi di innovazione troppo e levati Mancanza di inform azioni dettagliate sui
mercati
L’im presa aveva già introdotto innovazioni in precedenza
Mancanza di informazioni dettagliate sulle tecnologie
L’impre sa non ritiene necessario inn ovare per soddisfare e esigenze della clien tela
Mancanza di personale qualificato
0
10
20
30
40
50
60
70
0
10
20
30
40
50
60
70
Fonte : Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazioni delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero – casearia e dell’uva da tavola
6.7. Le manifestazioni di interesse alle innovazioni di prodotto
Attraverso la somministrazione di un ulteriore questionario aggiuntivo (Allegato 2), è stato chiesto alle aziende intervistate di dichiarare il proprio interesse riguardo agli eventuali sviluppi ed ai risultati, del progetto di ricerca.
Grafico 19- Interesse manifestato dalle aziende intervistate alle attività di progetto e a progetti futuri di innovazione
Interesse a partecipare in qualità di partner ad iniziative nel
settore e a futuri progetti di ricerca
Interesse al trasferimento tecnologico delle innovazioni risultanti dal progetto di ricerca presso la vostra azienda
si no
Interesse a partecipare agli eventi previsti nel progetto di ricerca per la comunicazione dei risultati (seminari tematici,
focus group, eventi dimostrativi)?
Interesse ad essere informati sui risultati delle ricerche
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%
Aziende non innovative
Aziende innovative
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero –casearia e dell’uva da tavola
I dati riportati nel Grafico 19, mostrano come ben 49 aziende, (42 “innovative” e 7 “non innovative”) su un totale di 51 (43 “innovative” e 7 “non innovative”), hanno manifestato il proprio interesse ad essere aggiornati sui risultati del progetto e a partecipare agli eventi previsti per la comunicazione degli stessi.
Significativa, inoltre, la loro disponibilità verso un eventuale trasferimento dell’attività innovativa, risultante dal progetto, all’interno dell’azienda stessa, e alla partecipazione
alla costituzione di partenariati a sostegno di nuovi progetti di ricerca, manifestata da ben 46 aziende.
Grafico 20 - Aziende per propensione a recepire e introdurre innovazioni riguardanti la qualità nutrizionale/salutistica ed edonistica della materia prima | |||||||
aziende non |
| ||||||
innovative aziende innovative | Non propensa Poco propensa Propensa Molto propensa | ||||||
0% | 20% | 40% | 60% | 80% | 100% |
Fonte: Territorio Spa, Rapporto sui fabbisogni di innovazione delle PMI nelle filiere cerealicola, lattiero –casearia e dell’uva da tavola
L’interesse specifico all’introduzione di innovazioni relative alla qualità nutrizionale/salutistica ed edonistica delle materie prime, come si evince dai dati riportati nel Grafico 20, è anch’esso significativo anche se più accentuato per le imprese “innovative”. Infatti, 39 imprese “innovative” (il 90,6%) sono propense o molto propense a recepire questo tipo di innovazioni; valori più bassi si registrano per le imprese “non innovative” dove 3 aziende su 8 (il 37,5%) sono non propense a recepire tali innovazioni.
Tuttavia, a conferma degli interessi dichiarati alle attività di innovazione, si riportano, di seguito, le tematiche di maggiore importanza, che si sono evidenziate nel corso delle interviste:
introduzione di nuove varietà di grano duro adatte a specifiche tecniche colturali (bassa richiesta di prodotti chimici, semina su sodo, ecc.);
nuovi prodotti certificati con caratteristiche salutistiche per specifici target (celiaci, diabetici, ecc);
nuovi prodotti arricchiti con specifiche sostanze salutistiche;
miglioramento delle modalità di stoccaggio dei prodotti intermedi;
nuovi processi di confezionamento;
tecniche innovative di marketing (marchi, etichettatura, canali distributivi, ecc.).
6.8. Conclusioni
Attraverso l’analisi dei dati sul fabbisogno di innovazione, la filiera cerealicola, ivi rappresentata dalle 51 aziende intervistate, risulta caratterizzata come segue:
un numero di imprese “innovative” consistente per tutte le fasi della filiera con una minore incidenza per la fase stoccaggio/commercializzazione che risulta essere la fase meno interessata dal processo di innovazione;
una diffusione delle attività “innovative” in tutte le fasce di fatturato e di addetti e senza particolare correlazione con la forma giuridica;
l’attività di innovazione è finalizzata fondamentalmente all’introduzione di innovazioni e ha un’evoluzione continua testimoniata dal fatto che ben un quarto delle aziende, che ha introdotto innovazione nel periodo 2007-2009, ha in corso attività finalizzate all’introduzione di ulteriori innovazioni;
le diverse fasi della filiera presentano orientamenti differenti nell’introduzione di innovazioni; infatti, mentre le aziende operanti nella fase agricola hanno introdotto nel triennio 2007-2009, con assoluta prevalenza, innovazioni nei processi di produzione e innovazioni nel campo della qualità e dell’ambiente, le imprese di trasformazione hanno prevalentemente introdotto innovazioni di prodotto con la specificità delle imprese pastarie che hanno privilegiato anche le innovazioni nel campo della qualità e del marketing;
per quanto riguarda le innovazioni di prodotto è possibile rilevare una tendenza delle imprese agricole all’introduzione di nuove varietà o al recupero di quelle tradizionali sotto la spinta dell’adesione a disciplinari per la produzione di prodotti tipici come nel caso del Pane di Altamura DOC, mentre per le imprese pastarie si punta essenzialmente all’utilizzo di nuove materie prime e in maniera meno accentuata all’introduzione di nuovi formati;
gli investimenti più rilevanti del triennio di osservazione hanno riguardato l’acquisto di nuovi macchinari e l’ammodernamento del parco macchine anche se si può notare una tendenza a investire in attività sperimentali all’interno dell’impresa specie per quanto riguarda le imprese agricole e l’industria pastaria;
tutte le imprese “innovative” hanno registrato un effetto significativo delle innovazioni introdotte sulle attività aziendali con particolare riferimento ad un riscontro positivo da parte della clientela che sembra essere il riferimento costante per le attività di innovazione. Questo elemento trova riscontro nella circostanza che vede per un numero non residuo di imprese un’incidenza percentuale significativa dei nuovi prodotti sul fatturato nel 2009;
si riscontra un forte orientamento nel fabbisogno di innovazione delle imprese all’introduzione di innovazioni di prodotto e di processo e una particolare sensibilità all’innovazione nel campo della qualità;
un orientamento al mercato da parte delle aziende testimoniato dall’alto grado di importanza assegnato, dalle imprese che hanno innovato, alle informazioni derivanti da imprese concorrenti;
una diffusa sensibilità alla collaborazione di filiera testimoniato, da un lato, dalla partecipazione di un numero non trascurabile di aziende ad accordi di filiera e tra imprese, dall’altro, nell’indicazione, come fattore di maggiore ostacolo all’innovazione, la difficoltà di individuare partner con cui cooperare.
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