B u n d e s s t r a f g e r i c h t
B u n d e s s t r a f g e r i c h t
T r i b u n a l p é n a l f é d é r a l
T r i b u n a l e p e n a l e f e d e r a l e T r i b u n a l p e n a l f e d e r a l
Numero dell’incarto: RR.2015.103+165
Sentenza del 30 settembre 2015 Corte dei reclami penali | |
Composizione | Giudici penali federali Xxxxxxx Xxxxxxxx, presidente, Xxxx Xxxxx e Xxx Xxxxx, Xxxxxxxxxxx Xxxxxxxxx Xxxxxxx |
Parti | |
A. SA, rappresentata dall'avv. Xxxxxxxxxx Xxxxxxxx, Ricorrente | |
contro | |
MINISTERO PUBBLICO DEL CANTONE TICINO, Controparte | |
Oggetto | Assistenza giudiziaria internazionale in materia penale all'Italia Consegna di mezzi di prova (art. 74 AIMP) Durata del sequestro (art. 33a OAIMP) |
Fatti:
A. L'11 aprile 2012 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha presentato alla Svizzera una domanda d’assistenza giudiziaria, completata l'8 ottobre 2012, il 22 novembre 2012, l'8 maggio 2013 e l'11 maggio 2015, nell’ambito di un procedimento penale avviato nei confronti di B. ed altri per associazione per delinquere (art. 416 CP italiano), dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 2 D.l. 74/2000), sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art. 11 D.l. 74/2000), emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 8 D.l. 74/2000), dichiarazione infedele (art. 4 D.l. 74/2000), omessa dichia- razione (art. 5 D.l. 74/2000), occultamento o distruzione di documenti conta- bili (art. 10 D.l. 74/2000), trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori (art. 12quinques D.l. 306/92, convertito con modifica della legge 356/1992). Con la loro rogatoria, le autorità inquirenti italiane hanno comuni- cato alle autorità elvetiche di procedere nei confronti dei predetti per i reati di cui sopra consumati mediante l'emissione di fatture false e di falsi documenti di trasporto attestanti transazioni commerciali con soggetti terzi nel settore dei metalli, in realtà mai avvenute ovvero avvenute interponendo fittizia- mente soggetti che non sono i reali destinatari della predette merce, nonché di procedere per il reato di riciclaggio e reimpiego delle risorse finanziarie così illecitamente ottenute attraverso la creazione di società fiduciarie, in modo tale da ostacolare la riconducibilità di beni immobili ai reali proprietari ed occultare la provenienza illecita dei capitali.
Con la domanda di assistenza, l'autorità rogante ha, tra l'altro, postulato il sequestro di eventuali conti correnti in essere presso C. S.A., intestati o co- munque riconducibili a B. e agli altri imputati nonché l'acquisizione della re- lativa documentazione (v. atti 5, 65, 69, 71, 74bis e 127 incarto MP/TI). Con il complemento rogatoriale dell'11 maggio 2015, essa ha pure richiesto la trasmissione di copia del verbale di interrogatorio del 23 gennaio 2013 dell'imputato D. steso dal Ministero pubblico ticinese per il procedimento ita- liano (v. atti 136 e 27 incarto MP/TI).
B. Mediante decisione del 21 gennaio 2015 il Ministero pubblico del Cantone Ticino (in seguito: MP/TI), autorità alla quale l'Ufficio federale di giustizia (in seguito: UFG) ha delegato l'esecuzione della rogatoria, è entrata in materia sulla domanda presentata dall'autorità italiana, ordinando il sequestro della relazione n. 1 presso C. S.A., intestata alla società A. S.A., di cui B. risulta essere avente diritto economico (v. atto n. 108 incarto MP/TI).
C. Il 10 marzo 2015 il MP/TI ha emanato una decisione di chiusura, mediante la quale ha ordinato la trasmissione all'autorità richiedente di documenta- zione relativa al conto di cui sopra, confermando il blocco dei valori patrimo- xxxxx xxx depositati (v. RR.2015.103, act. 1.1).
D. Il 17 aprile 2015 A. S.A ha interposto ricorso contro la suddetta decisione dinanzi alla Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale chiedendo, in via principale, l'annullamento delle decisioni di cui sopra, con dissequestro della relazione bancaria. In prima via subordinata, essa chiede l'annulla- mento delle due decisioni di cui sopra, nonché, in considerazione dell'avve- nuta integrale evasione, tramite precedenti decisioni, della domanda di assi- stenza giudiziaria dell'11 aprile 2012 della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e relativi complementi, che la procedura di cui all'inc. ROG.2012.92 sia dichiarata conclusa e stralciata dai ruoli siccome divenuta priva di oggetto. La documentazione bancaria non deve essere consegnata alle autorità italiane ed il conto deve essere sbloccato. In seconda xxx xxxxx- xxxxxx, xxxx chiede che le decisioni di cui sopra siano annullate e che la domanda di assistenza italiana sia dichiarata irricevibile. La documentazione bancaria non deve essere consegnata all'autorità richiedente ed il conto deve essere sbloccato. In terza via subordinata, essa chiede che la decisione del 10 marzo 2015 sia annullata e che la domanda di assistenza giudiziaria italiana, nella misura in cui non sia già stata evasa, sia respinta. La docu- mentazione bancaria non deve essere consegnata all'autorità richiedente ed il conto deve essere sbloccato.
In data 7 maggio 2015 la ricorrente ha presentato un complemento al suo ricorso, segnalando che nel frattempo sarebbe stata pronunciata la sentenza d'appello nel procedimento italiano da cui dipenderebbe la domanda di assi- stenza giudiziaria oggetto della decisione impugnata (v. RR.2015.103, act. 6).
Con scritto dell'11 maggio 2015 il MP/TI ha chiesto la conferma della deci- sione impugnata (v. RR.2015.103, act. 8). Mediante le sue osservazioni del 1° giugno 2015 l'UFG ha postulato la reiezione del ricorso, nella misura della sua ammissibilità. (v. RR.2015.103, act. 10). Entrambi gli scritti sono stati trasmessi per conoscenza alla ricorrente.
E. L'11 maggio 2015 il MP/TI ha emanato un'ulteriore decisione di chiusura, mediante la quale ha ordinato la trasmissione all'autorità richiedente del ver- bale di interrogatorio del 23 gennaio 2013 di cui sopra (v. RR.2015.165, act. 1.1).
F. Il 3 giugno 2015 A. S.A ha interposto ricorso contro la suddetta decisione dinanzi alla Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale chieden- done, in via principale, l'annullamento. In prima via subordinata, essa chiede l'annullamento della decisione di cui sopra, nonché, in considerazione dell'avvenuta integrale evasione, tramite precedenti decisioni, della do- manda di assistenza giudiziaria dell'11 aprile 2012 della Procura della Re- pubblica presso il Tribunale di Milano e relativi complementi, che la proce- dura di cui all'inc. ROG.2012.92 sia dichiarata conclusa e stralciata dai ruoli siccome divenuta priva di oggetto. Il verbale di interrogatorio in questione non deve essere consegnato alle autorità italiane. In seconda via subordi- nata, essa chiede che la decisione di cui sopra sia annullata e che la do- manda di assistenza italiana sia dichiarata irricevibile. Il verbale di interroga- torio litigioso non deve essere consegnato all'autorità richiedente. In terza via subordinata, essa chiede che la decisione dell'11 maggio 2015 sia annul- lata e che la domanda di assistenza giudiziaria italiana integrativa di stessa data sia respinta. Il verbale di interrogatorio non deve essere consegnato all'autorità richiedente. In quarta via subordinata, essa chiede che la deci- sione di cui sopra sia annullata e che la domanda di assistenza italiana sia parzialmente accolta. Il verbale di interrogatorio litigioso è consegnato alle autorità italiane senza i relativi allegati e previa omissioni di alcuni passaggi.
Con scritto del 16 giugno 2015 il MP/TI ha chiesto la conferma della deci- sione impugnata (v. RR.2015.165, act. 4). Mediante le sue osservazioni del 26 giugno 2015 l'UFG ha postulato la reiezione del ricorso, nella misura della sua ammissibilità. (v. RR.2015.165, act. 5). Entrambi gli scritti sono stati tra- smessi per conoscenza alla ricorrente.
G. Il 7 luglio 2015 il MP/TI ha trasmesso a questa Corte copia di uno scritto del 25 giugno 2015 inviato dall'autorità rogante con allegato un decreto emesso in data 5 giugno 2015 dal Tribunale di Milano, Sezione misure di preven- zione, nei confronti dell'imputato all'estero B., nell'ambito dei procedimenti penali italiani pendenti nei confronti di quest'ultimo per reati fiscali, tra cui quello di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e di bancarotta fraudolenta (v. RR.2015.103, act. 12).
H. Il 18 agosto 2015 la ricorrente ha preso posizione sul decreto del 5 giugno 2015 di cui sopra (v. RR.2015.103, act. 14).
Le ulteriori argomentazioni addotte dalle parti nei rispettivi allegati verranno riprese, se necessario, nei successivi considerandi in diritto.
Diritto:
1.
1.1 In virtù degli art. 37 cpv. 2 lett. a della legge federale sull'organizzazione delle autorità penali della Confederazione (LOAP; RS 173.71), la Corte dei reclami penali giudica i gravami in materia di assistenza giudiziaria internazionale.
1.2 I rapporti di assistenza giudiziaria in materia penale fra la Repubblica Italiana e la Confederazione Svizzera sono anzitutto retti dalla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, entrata in vi- gore il 12 giugno 1962 per l’Italia ed il 20 marzo 1967 per la Svizzera (CEAG; RS 0.351.1), dall'Accordo italo-svizzero del 10 settembre 1998 che completa e agevola l'applicazione della CEAG (RS 0.351.945.41), entrato in vigore mediante scambio di note il 1° giugno 2003 (in seguito: l'Accordo italo-sviz- zero), nonché, a partire dal 12 dicembre 2008 (Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, L 327/15-17, del 5 dicembre 2008), dagli art. 48 e segg. della Con- venzione di applicazione dell'Accordo di Xxxxxxxx xxx 00 xxxxxx 0000 (XXX; testo non pubblicato nella RS ma consultabile nel fascicolo "Assistenza e estradizione" edito dalla Cancelleria federale, Berna 2014). Di rilievo nella fattispecie è anche la Convenzione sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato, conclusa a Strasburgo l’8 novembre 1990, entrata in vigore il 1° settembre 1993 per la Svizzera ed il 1° maggio 1994 per l’Italia (CRic; RS. 0.311.53). Alle questioni che il prevalente diritto inter- nazionale contenuto in detti trattati non regola espressamente o implicita- mente, come pure quando il diritto nazionale sia più favorevole all'assistenza rispetto a quello pattizio (cosiddetto principio di favore), si applicano la legge federale sull'assistenza internazionale in materia penale del 20 marzo 1981 (AIMP; RS 351.1), unitamente alla relativa ordinanza (OAIMP; RS 351.11; v. art. 1 cpv. 1 AIMP, art. I n. 2 Accordo italo-svizzero; DTF 137 IV 33 consid. 2.2.2; 136 IV 82 consid. 3.1; 135 IV 212 consid. 2.3; 123 II 134 consid. 1a; 122 II 140 consid. 2). Il principio di favore vale anche nell'applicazione delle pertinenti norme di diritto internazionale (v. art. 48 n. 2 CAS, 39 n. 3 CRic e art. I n. 2 Accordo italo-svizzero). È fatto salvo il rispetto dei diritti fondamen- tali (DTF 135 IV 212 consid. 2.3; 123 II 595 consid. 7c).
1.3 Interposto tempestivamente contro la sopraccitata decisione di chiusura dell’autorità cantonale d’esecuzione, il ricorso è ricevibile sotto il profilo degli art. 25 cpv. 1, 80e cpv. 1 e 80k AIMP.
1.4
1.4.1 La ricevibilità del gravame presuppone altresì la legittimazione a ricorrere dell'insorgente giusta l’art. 80h AIMP. In base a quest’ultima disposizione, oltre all’UFG (art. 80h lett. a AIMP), ha diritto di ricorrere chiunque è toccato personalmente e direttamente da una misura d’assistenza giudiziaria e ha
un interesse degno di protezione all’annullamento o alla modifica della stessa (art. 80h lett. b AIMP; v. anche l’art. 21 cpv. 3 AIMP per quanto con- cerne le persone contro cui è diretto il procedimento penale all’estero). Il concetto di persona toccata ai sensi dei predetti articoli di legge trova con- cretizzazione sia nella giurisprudenza che all'art. 9a OAIMP. Per essere con- siderato personalmente e direttamente toccato da una misura di assistenza giudiziaria internazionale, il ricorrente deve avere un legame sufficiente- mente stretto con la decisione litigiosa (DTF 123 II 161 consid. 1 d/aa). Più concretamente, nel caso di una richiesta d’informazioni su un conto bancario è considerato personalmente e direttamente toccato il titolare del conto (v. art. 9a lett. a OAIMP; DTF 137 IV 134 consid. 5 e 000 Xx 000 consid. 1d), così come nelle perquisizioni domiciliari questa qualità spetta al proprietario o al locatario (v. art. 9a lett. b OAIMP). In via giurisprudenziale è stato altresì precisato che la legittimazione a ricorrere compete alla persona direttamente sottoposta a una misura coercitiva (perquisizione, sequestro o interrogatorio; DTF 130 II 162 consid. 1.1; 128 II 211 consid. 2.3; 127 II 198 consid. 2d; 126
II 258 consid. 2d; 124 II 180 consid. 1b; TPF 2007 79 consid. 1.6 pag. 82),
mentre gli interessati toccati solo in maniera indiretta, come ad esempio il mero avente diritto economico di un conto bancario, non possono impugnare tali provvedimenti (DTF 137 IV 134 consid. 5.2.1 e 122 II 130 consid. 2b e rinvii). Per lo stesso motivo, nel caso di documenti in possesso di terzi, sol- tanto questi ultimi in quanto loro possessori possono contestare il sequestro degli stessi, anche se i documenti in questione concernono un’altra persona contro la quale è pendente un procedimento penale estero (DTF 123 II 161 consid. 1d; 000 Xx 000 consid. 2a; TPF 2007 79 consid. 1.6). Secondo la giurisprudenza, questo vale parimenti nel caso di documentazione bancaria detenuta da un avvocato o da una fiduciaria in ragione di un mandato (sen- tenza del Tribunale federale 1A.293/2004 del 18 marzo 2005, consid. 2.3; sentenza del Tribunale penale federale RR.2007.101 del 12 luglio 2007, con- sid. 2.1). La legittimazione a impugnare la trasmissione di verbali d'interro- gatorio spetta, di massima, unicamente al teste sottoposto direttamente alla misura coercitiva e solo nella misura in cui è chiamato a fornire informazioni che lo concernono personalmente o che si prevale del suo diritto di non te- stimoniare (DTF 126 II 258 consid. 2d/bb; 122 II 130 consid. 2b; 121 II 459; XXXXXX XXXXXXXXXX, La coopération judiciaire internationale en matière pé- nale, 4a ediz., Berna 2014, n. 526 e n. 532). Un terzo, per contro, non è legittimato a contestare la consegna di un verbale d'audizione allo Stato ri- chiedente neppure quando le affermazioni contenutevi lo tocchino personal- mente. È ammessa un'eccezione a questa prassi solo per il titolare del conto oggetto della domanda di assistenza e solo in quanto le informazioni conte- nute nel verbale possano essere equiparate a una trasmissione di documenti concernenti la relazione e il titolare sarebbe stato, in tal caso, legittimato a impugnarne la trasmissione (DTF 124 II 180 consid. 2; sentenza 1A.282/2005 del 30 aprile 2007, consid. 2.3.1; sentenza 1A.141/1998 del
9 febbraio 1999 consid. 2a, apparsa in: Rep 1999 pag. 123; TPF 2007 79
consid. 1.6 pag. 82).
1.4.2 La ricorrente è titolare della relazione bancaria oggetto della decisione impu- gnata del 10 marzo 2015 ed è di conseguenza legittimata a ricorrere avverso la medesima. La legittimazione è data anche per quanto riguarda il verbale di interrogatorio litigioso, nella misura in cui nello stesso figurano informa- zioni relative ad operazioni avvenute sulla relazione n. 1 presso C. S.A., in- testata alla società ricorrente.
2. Ritenendo che la fattispecie qui trattata riguarda le medesime parti, la mede- sima domanda e i medesimi atti di assistenza giudiziaria, la ricorrente chiede in via preliminare la congiunzione delle procedure RR.2015.103 e RR.2015.165.
Xxxxxx, le decisioni impugnate, emesse con pari motivazioni, riguardano lo stesso conto e un'identica fattispecie. Inoltre, i ricorsi contengono sostanzial- mente le medesime censure. Per motivi di economia processuale, si giusti- fica pertanto di procedere alla congiunzione delle cause in questione e di pronunciarsi con un unico giudizio (v. DTF 126 V 283 consid. 1; sentenza del Tribunale federale 1C_89-93/2012 del 9 febbraio 2012, consid. 1).
3. La ricorrente sostiene in primo luogo che la decisione di chiusura finale sulla domanda di assistenza giudiziaria qui in oggetto sarebbe stata emanata in data 24 novembre 2014 e sarebbe cresciuta in giudicato. La rogatoria, con i successivi complementi, sarebbe quindi stata evasa con la predetta deci- sione, la quale non avrebbe compreso né la trasmissione alle autorità italiane di informazioni relative alla relazione 1, né la messa sotto sequestro di que- st'ultima, né l'invio del verbale di interrogatorio di D. Le successive decisioni di apertura del 21 gennaio 2015 e di chiusura del 10 marzo 2015 e dell'11 maggio 2015, aventi per oggetto la medesima domanda di cui alla decisione del 24 novembre 2014 (alla quale non sarebbe seguita alcuna nuova richie- sta da parte dell'autorità rogante), dovrebbero quindi essere dichiarate nulle, per evidente difetto di competenza dell'autorità che le emesse. In secondo luogo, le misure adottate il 10 marzo 2015 nemmeno sarebbero oggetto della domanda di assistenza giudiziaria, la quale non contemplerebbe infatti ri- chieste di informazioni o di sequestro riguardo alle relazioni bancarie ricon- ducibili a B. La richiesta integrativa relativa al verbale di interrogatorio sa- rebbe intervenuta in maniera precipitosa e sospetta solo l'11 maggio 2015, senza rispettare i requisiti minimi di forma e contenuto prescritti per le do- mande di assistenza giudiziaria, risultando palesemente abusiva.
Xxxxxx, in questo ambito occorre evidenziare quanto figura a pagina 16 del complemento rogatoriale del 22 novembre 2012, mediante il quale l'autorità italiana ha richiesto, tra le varie misure, di "sequestrare altri conti correnti presso il medesimo istituto di credito ovvero presso altri istituti di credito in- testati alle predette società fiduciarie S. S.A. e la E. S.A. ovvero intestati e/o riconducibili ai rispettivi amministratori D. e F.; ovvero altri conti correnti inte- stati e/o riconducibili alle persone indagate sopra indicate ovvero alle società menzionate" (v. atto n. 5 incarto MP/TI). Tali richieste, ribadite a più riprese dall'autorità rogante (v. atti n. 65, 69, 71 e 74bis incarto MP/TI), comprendono evidentemente anche eventuali relazioni bancarie riconducibili a B., anche perché quest'ultimo è indagato all'estero come le persone fisiche e giuridiche di cui sopra, e le relazioni a lui riconducibili possono essere anch'esse di interesse per l'autorità rogante. Il fatto che l'autorità d'esecuzione abbia emesso la decisione di chiusura qui impugnata susseguentemente alla de- cisione di chiusura del 24 novembre 2014, non presta il fianco a critiche, nella misura in cui tale relazione è verosimilmente emersa in un secondo tempo. Il MP/TI, resosi conto che la relazione litigiosa poteva essere utile per le autorità estere, ha giustamente proceduto al sequestro della stessa a fini rogatoriali. La crescita in giudicato della decisione del 24 novembre 2014 nulla ha, del resto, a che vedere con il conto qui in discussione, non oggetto di quella decisione. Questo vale anche per quanto riguarda il verbale di in- terrogatorio, la cui trasmissione è stata ordinata in seguito a specifica richie- sta, la quale, costituendo un complemento rogatoriale, non ha necessitato di essere formulata riproponendo un esposto dei fatti già noto all'autorità ro- gata. In definitiva, l'autorità richiesta, con le decisioni qui impugnate, non ha fatto altro che completare la sua risposta alla domanda di assistenza italiana. Visto quanto precede, le censure in questo ambito vanno respinte.
4. L'insorgente afferma che, vertendo il procedimento italiano su di un reato volto a una semplice decurtazione fiscale e non avendo l'autorità richiedente sostanziato, e tantomeno reso verosimile, l'esistenza di sospetti circa la com- missione di una truffa fiscale, la domanda di assistenza sarebbe da dichia- rare irricevibile. L'assenza di una truffa fiscale sarebbe anche indirettamente confermata dalla parallela sentenza n. 388 del 17 gennaio 2014 della Corte d'appello di Milano nel procedimento n. 44227/07, che avrebbe assolto B. dal reato cui all'art. 2 D.l. 74/2000 per fatti identici. Nemmeno il vago accenno fatto nella decisione impugnata relativamente alla fiscalità indiretta (truffa all'IVA) potrebbe entrare in considerazione a sostegno dell'assistenza giudi- ziaria richiesta dall'Italia.
4.1 Aderendo alla CEAG, la Svizzera ha posto il principio della doppia punibilità quale condizione all’esecuzione di ogni commissione rogatoria esigente l’ap- plicazione di una qualsiasi misura coercitiva (v. art. 5 n. 1 lett. 1 CEAG e la
riserva formulata mediante l'art. 3 del decreto federale del 27 settembre 1966 che approva la Convenzione del Consiglio d'Europa, RU 1967 p. 893 e segg.). L'art. X n. 1 dell'Accordo italo-svizzero prevede a sua volta che l'as- sistenza giudiziaria consistente in una misura coercitiva è concessa solo se il fatto che ha dato luogo alla commissione rogatoria è punibile secondo il diritto dei due Stati. Nel diritto interno, tale principio è espresso all'art. 64 cpv. 1 AIMP (v. XXXXXX XXXXXXXXXXX, Commentario basilese, Internationales Strafrecht, Basilea 2015, n. 1 e segg. ad art. 64 AIMP). Il giudice dell'assi- stenza e prima di esso le autorità d'esecuzione non devono procedere a un esame dei reati e delle norme penali menzionati nella domanda di assi- stenza, ma devono semplicemente vagliare, limitandosi a un esame "prima facie", se i fatti addotti nella domanda estera – effettuata la dovuta trasposi- zione – sarebbero punibili anche secondo il diritto svizzero, ricordato che la punibilità secondo il diritto svizzero va determinata senza tener conto delle particolari forme di colpa e condizioni di punibilità da questo previste (DTF 124 II 184 consid. 4b/cc pag. 188; 000 Xx 000 consid. 3b/aa pag. 546; 000 Xx 00 consid. 3b/bb; 000 Xx 000 consid. 11b/bb pag. 594). I fatti incriminati non devono forzatamente essere caratterizzati, nelle due legislazioni toccate, dalla medesima qualificazione giuridica (DTF 124 II 184 consid. 4b/cc pag. 188).
4.2 L'art. 2 lett. a CEAG permette di rifiutare l'assistenza giudiziaria allorquando la domanda si riferisce a reati considerati dalla Parte richiesta come reati fiscali. Ciò è ribadito all'art. IV n. 2 Accordo italo-svizzero. Secondo l'art. 3 cpv. 3 AIMP, la domanda è irricevibile se il procedimento verte su un reato che sembra volto a una decurtazione di tributi fiscali o viola disposizioni in materia di provvedimenti di politica monetaria, commerciale o economica. Tuttavia, si può dar seguito a una domanda in ambito di "altra assistenza" se il procedimento verte su una truffa in materia fiscale. Quest'ultima deve es- sere interpretata sulla base dell'art. 14 cpv. 2 DPA, disposizione applicabile in virtù del rinvio previsto all'art. 24 cpv. 1 OAIMP. Una truffa fiscale è realiz- zata se l’autore, mediante inganno astuto, fa sì che l’ente pubblico si trovi defraudato di una tassa, un contributo o un’altra prestazione o venga a es- sere altrimenti pregiudicato nei suoi interessi patrimoniali (DTF 125 II 250 consid. 3a). La nozione d'inganno astuto corrisponde sostanzialmente a quella applicata in ambito di truffa ai sensi dell'art. 146 CP (DTF 126 IV 165 consid. 2a; TPF 2008 128 consid. 5.4). Quando la domanda è presentata per il perseguimento di una truffa fiscale, la Svizzera, in qualità di Stato richiesto, deroga alla regola secondo la quale l'autorità d'esecuzione non deve deter- minarsi sulla realtà dei fatti (DTF 000 Xx 000 consid. 5b). Pur senza dover fornire prove indiscutibili sulla colpevolezza della persona perseguita, lo Stato richiedente deve sostanziare l'esistenza di sufficienti sospetti circa la commissione di una truffa fiscale (DTF 125 II 250 consid. 5b; 000 Xx 000 consid. 5b). Tali particolari esigenze hanno come scopo quello di evitare che
le norme ostative all'assistenza in materia economica e fiscale vengano rag- girate (TPF 2007 150 consid. 3.2.4). Lo Stato richiedente non deve neces- sariamente allegare alla domanda i mezzi di prova. È sufficiente ch'esso li indichi e ne renda verosimile l'esistenza (v. sentenza del Tribunale federale 1A.183/1995 del 13 ottobre 1995, consid. 2d, citata da XXXXXXXXXX, op. cit., pag. 599 n. 644 nota 689). Questo vale però solo in ambito di fiscalità diretta, visto che in base all'art. 50 n. 1 CAS in materia di imposte indirette la distin- zione fra evasione e frode fiscale non costituisce più una discriminante di rilievo in materia di assistenza giudiziaria internazionale (v. XXXX XXXXXXX/XXXXXX XXXXXX, Commentario basilese, Internationales Strafre- cht, Basilea 2015, n. 120 e segg. ad art. 3 AIMP; XXXXXX XXXX, Neuerungen im Bereich der justiziellen Zusammenarbeit in Strafsachen im Rahmen von Schengen, in X. Xxxxxxxxxxxx/X. Xxxxx/X. Xxxxxxx [ed.], Schengen in der Praxis, Erfahrungen und Ausblicke, Zurigo/San Gallo 2009, pag. 338; XXXXXXX XXXXXXXXX, La coopération judiciaire pénale dans l'Espace Schen- gen, in Xxxxxxx Xxxxxxxxx [ed.], Aspects pénaux des Accords bilatéraux Suisse/Union européenne, Basilea 2008, pag. 438 e 470 e seg.; XXXXXX XXXXXXX, Lo scambio di informazioni fiscali (assistenza amministrativa e giu- diziaria) negli Accordi bilaterali II, in Accordi bilaterali Svizzera – Unione eu- ropea, Atti della giornata di studio del 4 giugno 2007, Commissione ticinese per la formazione permanente dei giuristi [CFPG], Collana rossa vol. 23, Ba- silea 2009, pag. 76-77).
4.3 In concreto, dall'esposizione dei fatti presentata dalle autorità italiane risulta che gli imputati B., G., H. ed altri avrebbero costituito un sodalizio criminoso avente quale scopo l'emissione di fatture per operazioni inesistenti, la dichia- razione fraudolenta mediante annotazione delle medesime fatture per ope- razioni inesistenti, il riciclaggio delle risorse finanziarie così acquisite e il loro reimpiego e l'intestazione fittizia di capitali e beni immobili, il tutto attraverso la costituzione di diverse società, parte delle quali fittizie, ossia costituite uni- camente per l'emissione delle fatture per operazioni inesistenti, quali la I. S.r.l., la J. S.r.l., la K. S.r.l., e più di recente la L. S.r.l., tutte con sede a Z. (Italia), aventi ad oggetto il commercio di metalli ferrosi e non (amministrate da G. e B.), nonché la M. S.r.l. (amministrata da N.), quest'ultima avente ad oggetto la produzione di materiale audio/video ed anch'essa funzionale all'e- missione di fatture false, nonché società immobiliari italiane e svizzere fitti- ziamente intestate a prestanome che le avrebbero controllate e gestite dalla Svizzera, anche attraverso l'apertura di conti correnti presso banche svizzere sui quali sarebbe confluito denaro illecitamente conseguito che sarebbe stato ripulito e quindi reimpiegato per acquistare gli stessi beni immobili che, intestati alle società italiane O. S.a.s. e P. S.r.l. (entrambe dell'imputato Q.),
R. S.r.l. (dell'imputato D.), sarebbero così diventati di proprietà delle società di diritto svizzero S. S.A. (amministrata dall'imputata F.) e E. S.A. (ammini- strata dall'imputato D.). In particolare, l'imputato X., nella sua veste di legale
rappresentante ed amministratore della società T. S.p.A., avrebbe utilizzato, mediante annotazione nella dichiarazione dei redditi annuale del 2008, le fatture per operazioni oggettivamente inesistenti emesse dalla I. S.r.l. nel corso dell'anno 2007 per oltre EUR 13'600'000 (aventi ad oggetto cessioni di materiale non ferroso) ed avrebbe inoltre compiuto una serie di operazioni finanziarie ed immobiliari finalizzate a trasferire in modo simulato beni a sog- getti facenti parte della sua compagine familiare, al fine di sottrarsi al paga- mento coattivo delle imposte conseguente all'attività di accertamento dell'A- genzia delle Entrate di Milano che, in data 25 febbraio 2009, gli avrebbe con- testato imposte evase per decine di milioni di euro. Da ulteriori accertamenti esperiti dall'autorità rogante è emerso inoltre che dietro la gestione delle so- cietà I. S.r.l., J. S.r.l. e K. S.r.l. (società cartiere che sarebbero state costituite per emettere fatture per operazioni oggettivamente inesistenti e per creare in tal modo riserve occulte di denaro) si situano, oltre allo B. e al G., anche altri soggetti coimputati nel procedimento penale all'estero, organizzati in una vera e propria consorteria criminale operante nel settore della compravendita di materiali ferrosi (ed altro), i quali si sarebbero avvalsi principalmente del
G. nella gestione fittizia delle predette società e nell'attività di prelevamento e di trasferimento del denaro illecitamente accumulato (v. atti n. 1, 3, 5, 5bis, 44, 61 e 74bis incarto MP/TI).
Nel caso concreto non occorre chinarsi diffusamente e in maniera specifica sulla questione di sapere se i fatti così come descritti nella commissione ro- gatoria adempiano o meno i presupposti oggettivi e soggettivi del reato di truffa in materia fiscale ex art. 14 cpv. 2 DPA, poiché alla presente fattispecie torna applicabile l'art. 50 n. 1 CAS. Le esigenze supplementari richieste dalla giurisprudenza per evitare abusi in materia (v. TPF 2008 128 consid. 5.5 e rinvii) non sono qui di particolare momento. I fatti descritti nella commissione rogatoria possono configurare, prima facie, i reati previsti dagli art. 96 - 106 della legge federale del 12 giugno 2009 concernente l'imposta sul valore ag- giunto (LIVA). Visto quanto precede, ininfluenti in questo ambito risultano essere la sentenza del 17 gennaio 2014 della Corte d'appello di Milano evo- cata dalla ricorrente riguardante un parallelo procedimento a carico di B., nonché il dispositivo emanato dalla Corte d'appello di Milano in data 28 aprile 2015, trasmesso dalla ricorrente a questa Corte in data 7 maggio 2015, me- diante i quali l'insorgente sostiene l'inesistenza della truffa fiscale in Italia. La doppia punibilità è comunque data in applicazione dell'art. 50 n. 1 CAS.
4.4 Nulla toglie alla predetta conclusione il fatto che sia stata aperta anche una procedura di prevenzione patrimoniale nei confronti di B. con decreto del 5 giugno 2015 emesso dal Tribunale di Milano, Sezione misure di preven- zione (v. act. 12), istituto che, presentando una similitudine sufficiente con le
procedure di confisca previste o riconosciute dal diritto svizzero, è stato as- similato dalla giurisprudenza ad una causa penale ai sensi degli art. 0 xxx. 0 x 00 XXXX (x. XXX 2010 158).
5. L'insorgente ritiene infine che le misure di assistenza adottate non risponde- rebbero nemmeno al requisito dell'utilità potenziale per il procedimento estero, dato che le indagini all'estero da cui scaturirebbe la rogatoria sareb- bero da tempo concluse.
5.1 La questione di sapere se le informazioni richieste nell'ambito di una do- manda di assistenza siano necessarie o utili per il procedimento estero deve essere lasciata, di massima, all'apprezzamento delle autorità richiedenti. Lo Stato richiesto non dispone infatti dei mezzi per pronunciarsi sull'opportunità di assumere determinate prove e non può sostituirsi in questo compito all'au- torità estera che conduce le indagini (DTF 132 II 81 consid. 2.1 e rinvii). La richiesta di assunzione di prove può essere rifiutata solo se il principio della proporzionalità sia manifestamente disatteso (DTF 000 Xx 000 consid. 5c; sentenze del Tribunale penale federale RR.2008.154-157 dell'11 settembre 2008, consid. 3.1; RR.2007.18 del 21 maggio 2007, consid. 6.3) o se la do- manda appaia abusiva, le informazioni richieste essendo del tutto inidonee a far progredire le indagini (DTF 122 II 134 consid. 7b; 121 II 241 consid. 3a). Inoltre, da consolidata prassi, quando le autorità estere chiedono informa- zioni su conti bancari nell'ambito di procedimenti come quello qui in esame, esse necessitano di regola di tutti i relativi documenti, perché debbono poter individuare il titolare giuridico ed economico dei conti eventualmente forag- giati con proventi illeciti, per sapere a quali persone o entità giuridiche pos- sano essere ricollegati (DTF 129 II 462 consid. 5.5; 124 II 180 consid. 3c inedito; 121 II 241 consid. 3b e c; sentenze del Tribunale federale 1A.177/2006 del 10 dicembre 2007, consid. 5.5; 1A.227/2006 del 22 febbraio 2007, consid. 3.2; 1A.195/2005 del 1° settembre 2005 in fine; sull'utilità dei documenti d'apertura di un conto v. sentenza del Tribunale federale 1A.182/2006 del 9 agosto 2007, consid. 3.2; cfr. anche DTF 130 II 14 consid. 4.1). La trasmissione dell'intera documentazione potrà evitare altresì l'inoltro di eventuali domande complementari (DTF 136 IV 82 consid. 4.1; 121 II 241 consid. 3; sentenza del Tribunale federale 1C_486/2008 dell'11 novembre 2008, consid. 2.4). Si tratta di una maniera di procedere necessaria, se del caso, ad accertare anche l'estraneità delle persone interessate (DTF 129 II 462 consid. 5.5; sentenze del Tribunale federale 1A.182/2006 del 9 agosto 2007, consid. 2.3 e 3.2; 1A.52/2007 del 20 luglio 2007, consid. 2.1.3; 1A.227/2006 del 22 febbraio 2007, consid. 3.2; 1A.195/2005 del 1° settem- bre 2005 in fine; 1A.79/2005 del 27 aprile 2005, consid. 4.1). In base alla giurisprudenza l'esame va quindi limitato alla cosiddetta utilità potenziale, secondo cui la consegna giusta l'art. 74 AIMP è esclusa soltanto per quei
mezzi di prova certamente privi di rilevanza per il procedimento penale all'e- stero (DTF 126 II 258 consid. 9c; 122 II 367 consid. 2c; 121 II 241 consid. 3a e b). Vietata in particolare è la cosiddetta "fishing expedition", la quale è de- finita dalla giurisprudenza una ricerca generale ed indiscriminata di mezzi di prova volta a fondare un sospetto senza che esistano pregressi elementi concreti a sostegno dello stesso (DTF 125 II 65 consid. 6b/aa e rinvii). Que- sto genere di inchieste non è consentito in ambito di assistenza giudiziaria internazionale sia alla luce del principio della proporzionalità che di quello della specialità. Tale divieto si fonda semplicemente sul fatto che è inammis- sibile procedere a casaccio nella raccolta delle prove (DTF 113 I 257 consid. 5c), il che non sarebbe nemmeno conciliabile con le stesse funzioni di base dell'assistenza internazionale in materia penale (x. XXXXXXXX/XXXXXXXXXXX/XXXXX/XXXXXXX, Internationale Rechtshilfe, 2a ediz., Zurigo/Basilea/Ginevra 2015, pag. 93 e seg.)
5.2 In concreto, visto quanto già espresso in precedenza (v. supra consid. 3.3), l'utilità potenziale della documentazione oggetto delle decisioni litigiose è evi- dente, dato che, da una parte, B., imputato all'estero, risulta essere avente diritto economico del conto intestato alla ricorrente, dall'altra, D., in occa- sione del suo interrogatorio, ha descritto varie operazioni avvenute sul conto in parola, sul quale sono state eseguite, nel periodo d'interesse per il proce- dimento penale italiano, numerose operazioni in entrata e in uscita, la mag- gior parte delle quali in contanti e per importi considerevoli, le quali meritano certamente di essere esaminate ed approfondite da parte dell'autorità ro- gante. Un collegamento con i fatti perseguiti all'estero è ulteriormente ipotiz- zabile laddove l'esame della documentazione bancaria litigiosa permette di riscontrare che a debito della relazione in questione sono stati eseguiti di- versi bonifici in favore di società coinvolte nel procedimento penale estero. Da respingere è anche la richiesta di oscurare nel verbale di interrogatorio i passaggi relativi al conto della ricorrente, perché ciò renderebbe impossibile procedere a tutti gli accertamenti necessari per l'inchiesta estera. Le autorità estere non hanno altresì dichiarato di voler ritirare la propria domanda di as- sistenza e non vi è nessun elemento per ritenere che a questo stadio della procedura la documentazione in questione non sia più utilizzabile ai fini del giudizio. In base alla giurisprudenza, di principio, fintanto che la domanda di assistenza non è stata ritirata, alla medesima occorre dare seguito (v. sen- tenza del Tribunale federale 1C_559/2009 dell'11 febbraio 2010, consid. 1 con rinvii).
Costatata la sufficiente relazione tra le misure d'assistenza richieste e l'og- getto del procedimento penale italiano, spetterà al giudice estero del merito valutare, da una parte, se dalla documentazione sequestrata emerge in con- creto una connessione penalmente rilevante tra i fatti perseguiti all'estero ed
il conto oggetto della decisione impugnata, dall'altra, se le dichiarazioni rila- sciate da D. permettano a loro volta di chiarire i flussi di denaro di sospetta provenienza illecita. Non è infatti competenza dell'autorità rogata, rispettiva- mente del giudice dell'assistenza, sostituirsi al giudice penale straniero e pro- nunciarsi sulla sostanza delle ipotesi di reato formulate dagli inquirenti (v. DTF 132 II 81 consid. 2.1; 122 II 373 consid. 1c; 000 Xx 000 consid. 5b; 000 Xx 00 consid. 5a e rinvii). Visto quanto esposto, vi è da concludere che la trasmissione della documentazione litigiosa non viola il principio della pro- porzionalità.
6. La ricorrente postula il dissequestro del suo conto.
L'autorità che entra nel merito di una domanda d'assistenza giudiziaria inter- nazionale e, in esecuzione della stessa, ordina un sequestro, deve verificare che tale provvedimento abbia un legame sufficientemente stretto con i fatti esposti nella domanda e non sia manifestamente sproporzionato per rap- porto a quest'ultima (DTF 130 II 329 consid. 3; sentenza del Tribunale fede- rale 1C_513/2010 dell'11 marzo 2011, consid. 3.3). Ebbene, visto quanto esposto nei precedenti considerandi (v. supra consid. 3.3 e 4.2), è senz'altro possibile affermare che esistono elementi sufficienti per confermare il seque- stro contestato, il quale concerne proprio gli averi in conto sulla relazione di cui va trasmessa la documentazione. Toccherà poi all'autorità estera esami- nare il contenuto della documentazione di cui è stata ordinata la trasmissione e accertare l'eventuale provenienza illecita dei fondi sequestrati. Dovessero i valori in questione essere effettivamente il risultato d'infrazioni penali, essi potrebbero fare l'oggetto di una decisione di confisca o di restituzione all'a- vente diritto nello Stato richiedente (v. art. 74a cpv. 1 e 2 AIMP e art. 13 e segg. CRic, nonché DTF 123 II 134 consid. 5c, 268 consid. 4, 595 consid. 3). Il sequestro di tali fondi deve essere mantenuto di principio sino alla notifica di una decisione definitiva ed esecutiva dello Stato richiedente o fintanto che quest'ultimo non abbia comunicato che una tale decisione non può più es- sere pronunciata (art. 74a cpv. 3 AIMP e 33a OAIMP; TPF 2007 124 consid. 8 e rinvii; v. anche art. 11 e seg. CRic), ferma restando la necessità che la procedura all'estero avanzi (DTF 126 II 462 consid. 5e). La ricorrente non ha peraltro sostanziato nessun pregiudizio economico cagionato dai sequestri. Anche da questo punto di vista il blocco in questione non presenta alcun elemento di sproporzionalità. Ne consegue che il sequestro va confermato e la relativa censura respinta.
7. Visto quanto precede, la decisione impugnata va integralmente confermata ed il gravame respinto.
8. Le spese seguono la soccombenza (v. art. 63 cpv. 1 della legge federale sulla procedura amministrativa del 20 dicembre 1968 [PA; RS 172.021] ri- chiamato l’art. 39 cpv. 2 lett. b LOAP). La tassa di giustizia è calcolata giusta gli art. 73 cpv. 2 LOAP, 63 cpv. 4bis lett. b PA, nonché 5 e 8 cpv. 3 lett. b del regolamento del 31 agosto 2010 sulle spese, gli emolumenti, le ripetibili e le indennità della procedura penale federale (RSPPF; RS 173.713.162), ed è fissata nella fattispecie a complessivi fr. 7'000.--; essa è coperta dall’anticipo delle spese già versato.
Per questi motivi, la Corte dei reclami penali pronuncia:
1. Le cause RR.2015.103 e RR.2015.165 sono congiunte.
2. I ricorsi sono respinti.
3. La tassa di giustizia è fissata a fr. 7'000.--. Essa è coperta dall'anticipo delle spese già versato.
Bellinzona, 1° ottobre 2015
In nome della Corte dei reclami penali del Tribunale penale federale
Il Presidente: Il Cancelliere:
Comunicazione a:
- Avv. Xxxxxxxxxx Xxxxxxxx
- Ministero pubblico del Cantone Ticino
- Ufficio federale di giustizia, Settore Assistenza giudiziaria
Informazione sui rimedi giuridici
Il ricorso contro una decisione nel campo dell’assistenza giudiziaria internazionale in materia penale deve essere depositato presso il Tribunale federale entro 10 giorni dalla notificazione del testo integrale della decisione (art. 100 cpv. 1 e 2 lett. b LTF). Il ricorso è ammissibile soltanto se concerne un’estradizione, un sequestro, la consegna di oggetti o beni oppure la comunicazione di informazioni inerenti alla sfera segreta e se si tratti di un caso particolarmente importante (art. 84 cpv. 1 LTF). Un caso è particolarmente importante segnatamente laddove vi sono motivi per ritenere che sono stati violati elementari principi procedurali o che il procedimento all’estero presenta gravi lacune (art. 84 cpv. 2 LTF).