Contract
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Denominazione ETS proponente | Ati Costituenda tra Gnosis Cooperativa Sociale Capofila, Soc. Cooperativa Sociale "Sorriso per Tutti" Onlus, Soc. Cooperativa Sociale. "Agricoltura Capodarco", La Castelluccia Cooperativa Sociale, Cooperativa Sociale Arcobaleno, Elma Cooperativa Sociale |
Descrizione ETS (in forma singola o associata) | Descrizione dell’Ente proponente. Riportare le esperienze maturate sui temi dell’Avviso e le motivazioni che hanno condotto alle scelte progettuali e a definire le modalità realizzative del progetto. La Cooperativa Sociale GNOSIS, fondata nel 1990, ha come scopo quello di offrire risposte articolate e differenziate ai problemi e bisogni di persone con disagio psichico, e patologie complesse correlate, attraverso interventi mirati alla prevenzione, cura, assistenza e reinserimento sociale e lavorativo. Il Modello Operativo GNOSIS si struttura all' interno di 4 aree d'intervento: inserimento/accoglienza; terapia/riabilitazione; acquisizione di competenze formativo-professionali; reinserimento ed inclusione sociale. È chiaro pertanto che, dall'esperienza maturata sul Territorio negli anni, è in grado di poter rispondere in pieno a tutti gli interventi previsti dall’Avviso Pubblico in particolare sulle componenti psichiche della disabilità complessa. La Cooperativa ha sviluppato nel tempo (e fin dalla sua nascita) la cooperazione con Enti Pubblici e privati attraverso la quale ha svolto e svolge sia funzioni tecniche che il ruolo di gestore/capofila su progetti complessi di intervento sia psico sociale che psico educativo, sia per adulti che per minori, sia residenziali che domiciliari. Sul tema specifico la Cooperativa sta lavorando sulla tematica e sui progetti di servizi per il “Dopo di Noi”, a cui partecipano soggetti con disabilità complesse e con disturbi dello spettro autistico, che vede la realizzazione di progetti individualizzati, in co-progettazione e co-gestione con utente, famiglia, servizi sanitari e sociali di competenza territoriale oltre alla rete di Enti del Terzo Settore (Cooperative Sociali, APS e Volontariato) attivata nei Distretti RM 6.2 e RM 6.3. Diversi utenti sono affetti da Autismo e da forme di Disabilità gravi e complesse. Altro progetto attivo è quello dei PON MINORI che prevede l’assistenza psico educativa domiciliare rivolta a minori fragili, figli di percettori di reddito di cittadinanza. Per ciascun minore viene definito un PAI (Progetto Assistenziale Individualizzato) ed un successivo POA (Progetto Operativo |
Assistenziale) che prevede uno stretto monitoraggio ed una valutazione trimestrale. I minori hanno diverse disabilità compreso forme di autismo. Nella gestione delle attività del Centro Diurno della Neuropsichiatria Infantile di Anzio – ASL RM 6 – Gnosis ha seguito i PTRP – Progetti Terapeutico Riabilitativi Personalizzati - di minori con autismo attraverso attività sia individuali che di gruppo, interventi di parent training e gruppi psico educazionali e multifamiliari con le famiglie. L’esperienza ha avuto la durata di due anni ed ancora oggi si sta svolgendo nel territorio della ASL RM 6 attraverso i PTRP territoriali rivolti a minori. Gli interventi prevedono diverse tipologie di intensità, bassa – media ed alta – a seconda del Progetto che viene concordato in fase di co-progettazione tra Cooperativa e Servizio Pubblico. Sono attivi PTRP rivolti ad adulti anche con autismo e disabilità complesse. La Cooperativa Gnosis ha maturato grande esperienza nella gestione di reti territoriali, con Enti pubblici ed Enti del Terzo Settore, ha gestito reti di imprese per lo sviluppo dell’imprenditoria sociale, per l’inclusione sociale e lavorativa delle persone disabili, ha al suo attivo diverse convenzioni con Associazioni e Imprese per la realizzazione di tirocini ed inserimenti lavorativi. Si ritiene che gli obiettivi ed i contenuti dell’Avviso Pubblico siano fortemente in linea con l’oggetto sociale della Cooperativa, con le esperienze progettuali svolte nel corso degli anni, con la metodologia adottata a con le esperienze di co progettazione e co gestione sia con gli Enti Pubblici (ASL RM 6, Distretti Socio Sanitari e Comuni del territorio) che con il Privato Sociale dell’ultimo periodo. Inoltre forte è stata la motivazione a voler individuare e contribuire a realizzare risposte personalizzate per il “dopo Comunità” o per giovani, soprattutto in fase di transizione dalla minore età a quella adulta, dal momento che sul territorio esistono pochissime opportunità e, il più delle volte, agli utenti ed alle famiglie vengono date risposte improprie e disfunzionali proprio per tale carenza. In caso di ATI/ATS descrivere le motivazioni a costituire l’associazione temporanea, il ruolo e le funzioni di ciascun Ente all’interno della gestione del Centro polivalente, l’apporto specifico di ciascun Ente al progetto in termini di expertise, beni mobili e immobili, competenze e professionalità. 1. La Soc. Cooperativa Sociale "Sorriso per Tutti" Onlus, nasce in Marino (Roma) il 13 marzo 1993. Conformemente all’art. 1 della Legge 381/1991, |
non ha scopo di lucro e si propone di perseguire l 'interesse generale della comunità per la promozione umana e l'integrazione sociale dei cittadini sviluppando fra essi lo spirito mutualistico e solidaristico. Da anni è in campo sul Territorio nel proporre attività dedicate alla riabilitazione e al recupero di risorse latenti in soggetti con handicap fisico e/o psichico: mette in campo da anni percorsi laboratoriali/educativi e di orientamento lavorativo, percorsi dedicati alla valorizzazione di competenze verso l'autonomia, gestione di attività diurna educativo-riabilitativa, soggiorni riabilitativi e supporto ad attività residenziali sanitarie. Vanta una notevole esperienza relativamente alle disabilità complesse e collabora con i servizi e le scuole di riferimento. Per tali motivazioni, fornirà servizi all’utenza del Centro e collaborerà allo sviluppo dei piani individualizzati di intervento. 2. La Soc. Cooperativa Sociale "Agricoltura Capodarco" nasce nel 1978, da 40 anni si occupa di promozione di interventi per l'inclusione sociale, produzione agricola e trasformazione dei prodotti, integrazione lavorativa ed Agricoltura sociale le cui attività connesse riguardano l'ambito socio- terapeutico e riabilitativo, quello educativo-didattico, formativo, l'inserimento lavorativo e l'animazione territoriale di soggetti con disabilità fisica e/o psichica. Nel progetto svolgerà funzioni di orientamento lavorativo e inserimento in percorsi riabilitativi utilizzando le attività di Agricoltura Sociale. Vanta una notevole esperienza relativamente alle disabilità complesse e collabora con i servizi e le scuole di riferimento. 3. La Castelluccia Cooperativa Sociale, nasce nel 2000, affronta da anni la problematica legata alla malattia mentale con un approccio integrato e multidisciplinare, considerando la "persona" nella sua interezza e rispettandone l'individualità. Da anni realizza progetti terapeutico riabilitativi individualizzati, affidati da Gnosis e da altri Enti, all'interno dei quali vengono realizzati programmi di formazione professionale, laboratori terapeutici e di preparazione all'inserimento lavorativo, incontri di sostegno familiare e di auto-mutuo-aiuto. In accordo con i partner, si |
occuperà del work-Lab e del supporto e sostegno alle famiglie nell’ottica dei servizi all’abitare e all’inclusione. 4. La Cooperativa Sociale Arcobaleno, nasce a Frascati nei primi anni '80, da sempre è impegnata nella diffusione di una cultura di solidarietà, di partecipazione, di condivisione e di accettazione delle diversità. Da sempre intende garantire la centralità dell'utente in quanto persona da aiutare e rispettare, la centralità dell'operatore e della relazione che instaura con l'utente, la centralità e la conoscenza del territorio di appartenenza, attraverso servizi rivolti all'infanzia, all'adolescenza, alla disabilità adulta. Nel progetto fornirà servizi all’utenza del Centro e collaborerà allo sviluppo dei piani individualizzati di intervento. Vanta una notevole esperienza relativamente all’autismo ed alle disabilità complesse e collabora con i servizi e le scuole di riferimento. 5. Xxxx Xxxxxxxxxxx Sociale nasce nel 2001 da psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, educatori e orientatori scolastici e del lavoro, con esperienze diversificate per rispondere alle esigenze di minori e adulti con disagio mentale e difficoltà d'inclusione sociale. Xxxx affianca e supporta le persone nei processi di cambiamento, coniugando conoscenze psico- sociologiche e tecniche nella gestione delle dinamiche collettive ed emotive individuali. Nel progetto fornirà servizi all’utenza del Centro e collaborerà allo sviluppo dei piani individualizzati di intervento. Vanta una notevole esperienza relativamente ai disturbi dello spettro autistico e collabora con i servizi e le scuole di riferimento. Tutte le appartenenti al raggruppamento proposto hanno una consolidata esperienza nel trattamento della disabilità grave e dell’autismo ed hanno maturato una reciproca conoscenza ed una condivisione di metodologie e di prassi operative che deriva da esperienze, fatte in precedenza intorno al Dipartimento di Salute Mentale della ASL RM 6, ma anche da progetti attuali che si stanno realizzando in sinergia (il Dopo di Noi nell’Ambito RM 6.2 e RM 6.5, processi di formazione ed inclusione attraverso l’utilizzo dell’agricoltura sociale, il progetto ABILI che ha previsto la sperimentazione della progettazione individualizzata e la realizzazione di ben 4 appartamenti di Cohousing). Hanno inoltre partecipato a percorsi di |
formazione, integrata con il personale del Servizio Pubblico della ASL RM6 e Distretti Socio-Sanitari, sulla co-progettazione, sui PTRP, sul budget di salute: tematiche queste attinenti ai contenuti dell’Avviso. Questo comune bagaglio culturale ed esperienziale, oltre alla condivisione per lo sviluppo della Comunità Locale attraverso l’attivazione di percorsi partecipati ed inclusivi, rappresenta una buona base di partenza ed un valore aggiunto per il buon esito del Progetto del Centro Polivalente. Tutte le appartenenti al Raggruppamento garantiranno, sin dalle prime fasi del Progetto, un’organizzazione ed un’operatività unitaria, coordinata e corresponsabile, sostenuta da un coordinatore tecnico e da un responsabile scientifico, pur prevedendo una divisione equa dei compiti specifici, rispondente alle esperienze professionali di ciascuno. | |
Macroarea territoriale | [indicare una delle macroaree in cui si intende attivare il Centro polivalente] □ Roma X Città metropolitana di Roma □ Lazio sud □ Lazio nord |
1 | Contesto di riferimento |
Descrivere ASL RM 6 La ASL Roma 6 tutela la salute della popolazione insistente nell’ambito territoriale coincidente con i comuni di Albano Laziale, Anzio, Ardea, Ariccia, Castel Gandolfo, Ciampino, Colonna, Frascati, |
Genzano, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Montecompatri, Monte Xxxxxx Xxxxxx, Nemi, Nettuno, Pomezia, Rocca di Papa, Rocca Priora, Velletri. Il complesso dell’area di competenza, ricomprende la porzione sud della Provincia di Roma ed è caratterizzata da due distinte realtà geografiche e socioeconomiche: I Castelli Romani, territorio ricomprendente i Comuni collinari e montani del complesso dei Colli Albani; Il Litorale Latino, territorio ricomprendente le città della porzione sud del litorale Romano. I sei distretti sono così composti: Distretto H1 Frascati, Monteporzio, Montecompatri, Colonna, Rocca Priora, Rocca di Papa, Grottaferrata Distretto H2 Albano Laziale, Ariccia, Genzano di Roma, Castel Gandolfo, Lanuvio, Nemi Distretto H3 Marino, Ciampino Distretto H4 Pomezia, Ardea |
Distretto H5 Velletri, Lariano Distretto H6 Anzio, Nettuno Nell’ASL è ovviamente presente un DSMDP che attua il governo clinico delle attività relative alle problematiche di salute mentale del territorio e che gestisce e organizza le risorse economiche, umane e materiali per la presa in carico e la riabilitazione dei pazienti con disabilità psichica e provvede a fornire all’utenza un percorso assistito in tutte le fasi del progetto terapeutico (prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione e inserimento socio lavorativo). Gli utenti che si rivolgono al sistema pubblico sono complessivamente stabili come numero in ragione di circa 8400 all’anno in media. Fin qui i numeri, che fotografano una realtà dal punto di vista dell’operatore pubblico, del DSMDP, che rende i servizi alla cittadinanza con le risorse e le conoscenze che possiede, ma, come tutte le angolazioni da cui si può guardare un problema, quella realtà ci dice che il fabbisogno della popolazione è più esteso, e che i percorsi individuati nei documenti di programmazione nazionale sono orientati a fare fronte a problematiche che vanno oltre i confini che oggi il SSN riesce a presidiare. Il Rapporto 2001 dell’OMS sulla salute mentale, che ha come sottotitolo “Mentalhealth: new understanding, new hope”, rappresenta un contributo fondamentale alla conoscenza della sofferenza mentale e riporta l’acquisita consapevolezza dell’enorme estensione del fenomeno della sofferenza mentale, delle sue ripercussioni sulla qualità di vita dei malati e delle loro famiglie e dei suoi costi, diretti e indiretti, per la società. A tutto questo si aggiungono le barriere rappresentate dallo stigma, dal pregiudizio, dalla vergogna e dall’esclusione, che impediscono a milioni di malati di ricevere le cure di cui hanno bisogno. Le cifre che presenta il Rapporto, curato dal Dipartimento di salute mentale dell’OMS sono impressionanti. Una persona su quattro, infatti, è o sarà affetta da un qualche disturbo mentale nel corso della sua vita. Oltre 450 milioni di persone nel mondo soffrono oggi di un disturbo mentale o di problematiche psicosociali. Molte di queste persone non riceveranno mai alcun trattamento. Se prendiamo a riferimento l’ASL RM 6 e riportiamo queste percentuali alla popolazione presente ne scaturisce che il pur lodevole sforzo della struttura pubblica e della rete (sociale e privata) di soggetti che si occupano del problema, non copre che una parte del fabbisogno, probabilmente quella più acuta, e che ancora oggi una grande parte delle risorse viene utilizzata per forme più o meno evolute e rinominate di custodia e non di restituzione sociale dei pazienti presi in carico. Il Piano di Azione Nazionale sulla Salute Mentale del 2013 inizia un percorso che è ben lungi dall’essere compiuto. Quale punto qualificante del documento veniva indicato come il concetto di LEA venisse inteso come “percorsi di presa in carico e di cura esigibili”, e non come singole prestazioni, tenuto conto della particolare complessità, multifattorialità e necessità di trattamenti |
integrati per i disturbi psichiatrici maggiori, ma anche in relazione ai fattori di rischio biopsicosociale e agli interventi di riabilitazione ed inclusione sociale. In sintesi, veniva raccomandato un modello di approccio che avrebbe dovuto garantire: • Accessibilità, presa in carico, continuità delle cure, personalizzazione del progetto • Percorsi a differente intensità assistenziale, in rapporto ai bisogni di cura • Servizi flessibili, orientati sui bisogni e sulle persone, “recovery-oriented” • XXX garantiti dalla ASL nel suo complesso, sulla base della sua organizzazione dei servizi, e non solo dal DSM o dai Servizi per i Disturbi Neuropsichici in Infanzia e Adolescenza, nelle loro varie articolazioni ed espressioni organizzative • Percorsi esigibili individualmente, anche quando inseriti in attività di gruppo o in attività comunitarie. Il Piano indicava che “nel caso del paziente adulto, la presa in carico si rivolge ad un soggetto che è riconosciuto comunque parte attiva di una relazione di cura e si fonda su un rapporto di alleanza e di fiducia con l’utente, i suoi familiari e le persone del suo ambiente di vita. Il servizio che si assume la titolarità della presa in carico di un utente deve comunque offrire un supporto complessivo in tutto il percorso del paziente (interventi territoriali, ospedalieri, di emergenza/urgenza, residenziali e semiresidenziali) e garantire la risposta in tutte le fasi del trattamento” sancendo la necessità di affiancare interventi territoriali a quelli presso strutture e che “compito del servizio che assume la titolarità di un percorso di presa in carico, correlata ad una prassi orientata alla continuità terapeutica….Un percorso di presa in carico si basa operativamente sull’integrazione di attività specifiche cliniche e riabilitative, di assistenza, di intermediazione e di coordinamento, sempre nell’ottica dell’autonomizzazione del paziente…..Il Piano di Trattamento Individuale rappresenta la sottoscrizione di un “accordo/impegno di cura” tra servizio e utente, con l’auspicabile partecipazione delle famiglie e il possibile coinvolgimento della rete sociale. Il lavoro di rete costituisce un metodo di essenziale importanza, anche utilizzando strumenti di esplorazione delle reti sociali informali (naturali) e formali (servizi), nell’ambito della presa in carico del paziente complesso e dell’integrazione dei trattamenti. Esso garantisce così opportunità di sviluppo della persona e permette di passare da intervento riabilitativo ad intervento di integrazione e di reinserimento nella vita di relazione, coinvolgendo la famiglia ristretta e allargata come risorsa.” Come detto i numeri contrastano questi auspici e i fabbisogni prioritari previsti nel Piano sono spesso non adeguatamente soddisfatti nella realtà, che ci dice che le acuzie sono prese in carico dai CSM ma |
che le patologie all’esordio, i percorsi di trattamento territoriale (svolti fuori dei contesti di struttura) rispetto alla residenzialità, a più o meno elevata intensità terapeutica e riabilitativa e le problematiche legate all’abuso di sostanze, vengono ancora trattate solo come piccole progettualità sperimentali nella migliore delle ipotesi. Se pensiamo al modello di approccio proposto dal Piano che prevede accessibilità, presa in carico, continuità delle cure, personalizzazione del progetto percorsi a differente intensità assistenziale, in rapporto ai bisogni di cura, servizi flessibili, orientati sui bisogni e sulle persone, “recovery-oriented” il cammino è ancora molto lungo. elementi specifici Nella nuova formulazione del 2017 è riconosciuta come livello essenziale di assistenza sanitaria, opportunamente integrato ad azioni sociali in relazione al bisogno socioassistenziale emerso dalla valutazione, la garanzia dell’attuazione di un programma terapeutico e riabilitativo individualizzato differenziato per intensità, complessità e durata, nel quale si integrano le prestazioni riabilitative agli interventi psico-educativi, socio-educativi e di supporto alle autonomie e alle attività della vita quotidiana, interventi di gruppi di sostegno, nonché interventi sulla rete sociale formale e informale e interventi terapeutico-riabilitativi e socio-riabilitativi finalizzati all'inserimento lavorativo. l’ASL RM 6 ha già sperimentato con successo i PTRP – Progetti Terapeutico Riabilitativi Personalizzati in coprogettazione con gli attuatori del Terzo Settore, che rappresentano una prima prova dell’utilizzo dei Budget di Salute e che, a diverse intensità, insistono sulle dimensioni sociali della patologia, operando sui diversi ambiti dell’abitare, del lavoro e dell’inclusione. Questo elemento specifico dell’area progettuale favorisce l’ulteriore sperimentazione di un sistema che ribalta in qualche modo la problematica principale degli interventi sul territorio, e cioè il sistema di valutazione multidimensionale e quindi di presa in carico del soggetto portatore di bisogni complessi di salute, che non possono essere ricondotti ad una semplice erogazione di servizi ma che devono essere sempre più indirizzati ad una presa in carico globale da parte della Comunità e degli ambienti di vita del soggetto in questione. Oggi sul territorio sono maturi i tempi per un coinvolgimento di tutta la Welfare Community sul problema. La compagine proponente ha maturato significative esperienze anche nelle scuole, attraverso progetti diffusi sul territorio di grande impatto, e quindi si candida a rappresentare e a raccordare le esigenze di tutti gli attori in campo coinvolti nel sistema di presa in carico. bisogni rilevati a livello territoriale Dallo studio dei dati della Asl Roma 6 emerge, nel territorio, la presenza di 549 casi con disturbo dello spettro autistico in età evolutiva (2-18 anni).L'integrazione nel contesto scolastico risulta quanto mai cruciale affinché i ragazzi affetti da autismo conquistino una qualità di vita soddisfacente e perché lo |
stigma venga superato e la scuola rappresenta un’opportunità irrinunciabile e determinante per la facilitazione di competenze sociali e adattive, per cui è più che mai necessario stabilire accordi interistituzionali mirati a mettere in rete tutte le risorse impegnate in questo specifico percorso. I disturbi dello spettro autistico, oggi ridefiniti nel DSM 5 all’interno dei disturbi del neuro sviluppo, descrivono quadri clinici variabili, ma riconducibili ad alcuni sintomi comuni che rappresentano il nucleo centrale dello sviluppo atipico: la compromissione della comunicazione e dell’interazione sociale e la presenza di interessi ristretti e comportamenti stereotipati. Si tratta di disturbi cronici caratterizzati da una grave disordine dello sviluppo, la cui specificità comporta la necessità di prevedere risposte articolate e modelli di intervento multimodali e flessibili, in grado di adattarsi a bisogni che si modificano nel tempo. La complessità di tali disturbi ha rilevanti implicazioni di ordine sociosanitario e importanti ricadute sul contesto familiare, tali da richiedere un forte e concreto impegno, sia a livello delle istituzioni che dei servizi in raccordo con le associazioni dei familiari. Ad oggi queste patologie sono trattate attraverso una pianificazione individuale specifica il PDTA. Si tratta di un iter di riferimento, definito come “la migliore sequenza temporale e spaziale possibile delle attività da svolgere nel contesto di una determinata situazione organizzativa e di risorse”, costruita sulla base delle linee guida e EBM (evidence based medicine). Il percorso si sviluppa attraverso attività clinico-diagnostiche e riabilitative, implementate da azioni attuabili attraverso i PTRP (Progetti Terapeutico Riabilitativi Personalizzati) che permettono di proporre interventi innovativi, fra cui quelli comportamentali sui modelli Denver o ABA, ma anche interventi mediati dai genitori e azioni a sostegno di altri genitori ed educatori, come il parent coaching e il teacher training. Questi disturbi rientrano nel più ampio gruppo della «disabilità complessa» che identifica una condizione di bisogno cronico o permanente, a eziologia spesso multifattoriale, tale da interessare le componenti organiche, funzionali, cognitive e comportamentali della persona. È un concetto riconducibile all’ampia area delle cosiddette pluridisabilità. Alcune delle patologie che determinano disabilità complessa sono su base genetica e/o derivano da malattie rare, altre sono invece patologie ad alta frequenza, alle quali si associa una comorbilità che complica il quadro di base. Esiste un bisogno diffuso per queste situazioni, incontrato anche nei progetti che i partner sperimentano per la fornitura di servizi per il “Dopo di Noi” che i Distretti socio sanitari afferenti al territorio hanno promosso in coprogettazione con il terzo settore. le criticità e le opportunità. La criticità più importante secondo i proponenti è quella che si registra in una prima fase al momento della transizione all’età adulta centrata sul compimento dell’obbligo scolastico o comunque al |
raggiungimento della maggiore età, quando il passaggio dal sistema della neuropsichiatria infantile , che segue questi pazienti attraverso progetti individualizzati di tipo evolutivo, a quello delle disabilità adulte mostra cesure sia nei tempi che nelle modalità di intervento che, a volte, non risultano organizzate in un vero progetto di vita che accompagni in modo continuativo ed evolutivo pazienti e famiglie. Nel corso del tempo, la rete del Terzo Settore che propone questo Progetto e i soggetti pubblici partner si sono attivati per la realizzazione di progetti sperimentali in coprogettazione, ma si resta ancora lontani dalla costruzione di una vera Welfare Community che è il vero ambiente di vita di giovani e adulti dove possano esplicare il loro diritto di cittadini. I luoghi e i momenti dell’inclusione sociale dei soggetti con disagio sociale e socio sanitario risultano quindi insufficienti e senza il necessario supporto della comunità territoriale. L’obiettivo del progetto sarà quindi quello di cercare di mettere a sistema quanto fino ad ora prodotto dal territorio per costruire, in un percorso fattuale che vede comunque al centro i bisogni dei destinatari, una modello di intervento in cui è la Comunità Territoriale nel suo complesso a prendersi carico del disagio attraverso il consolidamento e l’assunzione di ruoli definiti e coordinati tra tutti i soggetti coinvolti. Nell’area di riferimento esiste un’importante opportunità: il sistema sociosanitario locale si è sempre distinto per la capacità di sperimentare innovazioni sia di tipo amministrativo che sanitario, si pensi allo sportello lavoro del distretto di Albano, alla sperimentazione dei Progetti Terapeutico Riabilitativi Personalizzati del DSM, prima reale sperimentazione del budget di salute nel Lazio e alla attivazione della pratica dell’IPS, una tecnica di supporto al placement evidence based particolarmente adatta in soggetti con disagio psichico e sociale, che permette una rapida ricollocazione sul mercato del lavoro competitivo. L’ATI proponente ha maturato in questi ambiti esperienze significative e attraverso il progetto si propone di consolidare i rapporti con il sistema sanitario e socio sanitario pubblico, ormai di lunga durata, e ad assolvere il ruolo di impulso e coordinamento dei Progetti individualizzati che la sperimentazione prefigura, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni di tutti i soggetti coinvolti. | |
2 | Il Centro polivalente: assetto organizzativo e di funzionamento |
Descrivere la proposta progettuale, Il Centro Polivalente (Diffuso) sarà organizzato come un Hub che raccoglie le istanze dei soggetti coinvolti e le destina al sistema integrato di servizi che la comunità offre. Il Centro Polivalente si candida ad essere il facilitatore sul territorio della presa in carico dei destinatari con funzioni di: • animazione della rete territoriale per costruire risposte personalizzate e innovative; |
• impulso alle progettualità individualizzate dei beneficiari, congiuntamente ai servizi socio- sanitari di presa in carico; • promozione di un rapporto di alleanza e coordinamento con i servizi sociali e sanitari territoriali; • promozione del Centro Polivalente (Diffuso) come bene comune del territorio, attraverso il coinvolgimento della collettività nella fruizione degli spazi e delle finalità del servizio; • messa a disposizione di risorse strutturali, professionali, di servizio, utili ad implementare le azioni del Centro Polivalente (Diffuso); • coinvolgimento di altri stakeholder pubblici e privati nel progetto anche al fine di individuare risorse economiche integrando differenti linee di finanziamento; • monitoraggio e valutazione dei processi. L’assetto organizzativo e gestionale del Centro, Il Centro avrà un Direttore espressione dell’ATI, che fungerà da interfaccia con le Istituzioni partner e di coordinamento degli interventi proposti dalla rete. Sarà supportato dal Comitato di Pilotaggio composto dai rappresentanti dei partner dell’ATI. Si avvarrà della collaborazione diretta di alcune figure sia per la parte amministrativa che per le attività operative: 1 referente amministrativo per le problematiche di gestione del budget e della rendicontazione finanziaria 1 segreteria tecnica 5 case manager responsabili ognuno di 4 progetti individuali 1 responsabile della comunicazione e dell’informazione verso la Comunità territoriale 1 responsabile del monitoraggio e valutazione dei progetti 1 manager di rete e di altri collaboratori all’occorrenza per lo svolgimento di mansioni esecutive. I modelli di servizio Per assolvere alle funzioni mirate il centro sarà organizzato sul modello HUB and SPOKE che avrà al centro le funzioni fondamentali di gestione e governo dei processi, a cui faranno riscontro una serie |
di SPOKE sul territorio che fungeranno da luoghi di servizio e monitoraggio degli andamenti delle attività. Il modello generale di intervento: Il servizio sarà garantito per 5 giorni settimana dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 e il sabato mattina dalle 9 alle 13. l’Approccio Metodologico è quello integrato sia per la progettazione dell’intervento sia per il governo di Xxxxxxxx mediante: • Allocazione di responsabilità, a fronte degli specifici obiettivi; • Monitoraggio costante e puntuale dello stato di avanzamento; • Strutturata comunicazione interna di Progetto; • Governo dei rischi del Progetto attraverso una gestione preventiva e puntuale. • Integrazione funzionale tra il management ed i gruppi di lavoro impegnati sul campo; • Costituzione di gruppi di lavoro distribuiti in base alle aree d’intervento con competenze specialistiche complementari. • Elevata seniority degli esperti che realizzeranno l’intervento, con significativa conoscenza dei sistemi di pianificazione, organizzazione, controllo e dei sistemi di valorizzazione delle iniziative con particolare attenzione alle replicabilità e ripetibilità dell’intervento Per la progettazione individuale degli interventi sarà utilizzato il modello di coprogettazione sia con i servizi sanitari e socio sanitari sia con gli utenti e/o le loro famiglie. All’interno del progetto saranno individuate le figure chiave di riferimento per ogni soggetto coinvolto e saranno definite responsabilità, attività e modello di comunicazione interna. La circolarità delle informazioni sarà garantita oltre che dagli strumenti classici (email dedicate e messaggerie istantanee) da riunioni di verifica periodica tra le figure chiave, in cui verrà definita sia l’eventuale riprogettazione di attività che il monitoraggio degli avanzamenti. Le tipologie di intervento. La Legge 328 del 2000 all’ art. 14, ha stabilito che per le persone in condizione di disabilità sia predisposto un progetto individuale, al fine di realizzare la piena integrazione nell'ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell'istruzione scolastica o professionale e del lavoro. La Legge 328/00 individua i servizi territoriali sociali e sanitari, i Comuni congiuntamente alle Aziende Sanitarie Locali, come soggetti con diretta responsabilità di tale predisposizione, anche su richiesta dell'interessato. Il progetto individuale comprende, oltre alla valutazione funzionale, le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale, i servizi alla persona a cui provvede il |
Comune in forma diretta o accreditata, con particolare riferimento al recupero e all'integrazione sociale, le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale. Nel progetto individuale sono altresì definiti le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare. L’area dei disturbi dello spettro autistico e di altre disabilità con bisogni complessi richiedono, elettivamente, l’approccio integrato sopra descritto, in cui è riconosciuta particolare valenza ad una matrice organizzativa di coordinamento tra gli interventi sanitari, sociali, educativi, formativi, per la persona destinataria e il suo complessivo contesto di vita. Gli interventi da integrare sono quelli “sanitari a rilevanza sociale”, “socio-sanitari ad elevata integrazione sanitaria” e “sociali a rilevanza sanitaria” e, non ultimo, la rete di opportunità formali e informali del territorio di riferimento. Il fondamento dell’integrazione sociosanitaria, entro un approccio bio-psico-sociale alla salute del cittadino, è quello di promuovere la trasformazione dei bisogni e prestazioni “sanitarie a rilevanza sociale” in bisogni e prestazioni “sociali a rilevanza sanitaria”, con restituzione al corpo sociale delle persone con disabilità. Per realizzare quanto previsto il Centro Polivalente fornirà e/o integrerà prestazioni sanitarie (perché il percorso di cura è comunque essenziale al bisogno del portatore di disabilità complessa) socioeducative, di socializzazione, di aggregazione e di recupero nei confronti del singolo utente a seguito della presa in carico e del relativo Progetto di vita. Per cui, nella logica di rete le tipologie di intervento saranno comprese nelle varie dimensioni dell’empowerment: • Personale, come acquisizione di consapevolezze, di capacità e di rafforzamento personale • organizzativo (di gruppo) verso i contesti di vita prossimi (famiglia, scuola, lavoro) • di Comunità per il migliore dispiego del diritto alla cittadinanza e alla partecipazione alla costruzione della compagine sociale del territorio. All’interno degli interventi saranno utilizzate le tecniche comportamentali ed educative con particolare attenzione al modello ABA dove si ipotizza, secondo la migliore letteratura, di proseguire e/o rimodulare il trial comportamentale almeno fino ai 22 anni in modo da sostenere il momento di passaggio all’età adulta in modo sostanziale. A titolo esemplificativo, in quanto saranno i progetti dei singoli utenti a determinare la migliore allocazione di risorse e servizi, si possono già ipotizzare alcuni interventi che i partner della rete |
potranno offrire, nell’ottica del Centro Polivalente Diffuso, sul territorio prescelto per la sua attivazione. AGRICOLTURA – proposto dal Partner Cooperativa Sociale Capodarco Agricoltura Metodologia di intervento Si farà riferimento alla metodologia che favorirà L’imparare facendo direttamente grazie alle concrete situazioni in cui fare esperienza, all'interazione tra i componenti del gruppo e alla possibilità che i partecipanti avranno di instaurare una relazione “orizzontale” con l’operatore sviluppando insieme conoscenze e abilità. L’operatore sarà in grado sia di creare un gruppo in un ambiente collaborativo e mettere a disposizione materiali utili per l’esperienza e per il raggiungimento dei risultati, sia di lavorare con il singolo individuo sostenendo l’emersione delle risorse e lo sviluppo della fiducia in se stesso. L’accoglienza quotidiana e l’ascolto dei bisogni accompagneranno il soggetto a riscoprire e valorizzare la relazione come luogo e occasione di crescita personale e autorealizzazione, al fine di comportare il raggiungimento di un benessere psico-fisico-emotivo. L'utilizzo di metodi partecipativi; l’attenzione posta verso gli interessi e le attitudini dei destinatari; il diritto di sbagliare; la capacità di saper mettere i partecipanti a proprio agio e la possibilità di pianificare le attività in base a specifici obiettivi e rivolti a gruppi specifici, rappresentano i principi cardini di questa modalità. La metodologia prevede l’organizzazione delle attività sulla base di uno schema giornaliero in modo tale che ogni momento della giornata costituisca una sequenza temporale di azioni regolari e riconoscibili. La quotidianità comporterà sicurezza nel partecipante e consentirà di consolidare, valorizzare e rinforzare le esperienze vissute. Infine, grazie al modello multifunzionale dell’agricoltura, ogni settore dell’azienda (cantina, punto vendita, ristorante, cucina, fattoria didattica) potrà diventare un luogo specifico di osservazione e di sperimentazione con i destinatari, svolgendo una funzione sociale, terapeutica, educativa per tutto il gruppo di lavoro. |
Gli obiettivi saranno: sostenere la partecipazione dei destinatari in qualità di soggetti attivi del percorso; sperimentare capacità individuali e ampliare l’esperienza personale; promuovere la valorizzazione delle abilità sociali e trasversali e la familiarizzazione con ritmi e ambienti lavorativi. Attività 1) Attività da realizzarsi in contesto protetto in ambito orto-vivaistico e naturalistico 2) Attività nell’ambito della ristorazione 3) Attività di formazione on the job Nello specifico: 1)Attività da realizzarsi in contesto protetto in ambito orto-vivaistico e naturalistico. Le attività verranno svolte in orario mattutino, principalmente all’aperto, nei diversi settori della cooperativa: -attività in serra: cura delle semine e delle piantine da orto, aromatiche ed ornamentali; osservazione e realizzazione di tutte le specifiche fasi che il lavoro richiede (semina, innaffio, travaso, trapianto); -attività all’aperto: cura dell’orto biologico; osservazione del ciclo vitale delle piante; realizzazione di tutte le operazioni colturali (diserbo, rincalzo, cimatura, raccolta); Attraverso la relazione con le piante e la cura del verde, le persone imparano anche a prendersi cura di sé: il contatto con la natura, l’osservazione delle sue forme, luci e colori, attraverso il passare del tempo e delle stagioni, sollecita i destinatari a mettersi in gioco, favorisce il fare esperienza e la possibilità di apprezzare i frutti del proprio lavoro, accrescendo l’autostima verso se stessi e gli altri. La cura dell’orto, in particolare, può diventare un’attività rigenerante in grado di promuovere la coordinazione dei movimenti delle diverse parti del corpo, coinvolgere il piano neurologico e sensoriale e indirizzare verso atteggiamenti positivi. 2) Attività nell’ambito della ristorazione Le attività verranno svolte all’interno del ristorante e nelle sue pertinenze esterne (gazebo, portico, forno a legna), i quali diventeranno spazi di socialità e formazione pratica. |
-Attività in sala e all’esterno: cura e sistemazione degli spazi, organizzazione dei tavoli, apparecchiatura. -Attività di trasformazione: conoscenza delle materie prime e realizzazione di prodotti culinari, in base alla stagione di riferimento. 3) Attività di formazione on the job Realizzazione di percorsi di avvicinamento al lavoro e la sperimentazione di spazi di autonomia attraverso tirocini formativi all’interno della Cooperativa, al fine di aumentare le capacità, la consapevolezza e il rispetto delle procedure e delle regole. Sarà possibile attivare esperienze formative e lavorative protette nei vari settori, grazie alla multifunzionalità agricola. Questa situazione permetterà al singolo di svolgere attività mirate in un ambito specifico dell'azienda: -Cura e manutenzione del verde -Cantina: attività in base alla stagione di riferimento -Punto vendita: sistemazione bancali orto frutta, accoglienza clienti -Magazzino: carico, scarico e sistemazione merce -Ristorante: sistemazione sala -Cucina: affiancamento attività di trasformazione delle materie prime Le attività, stabilite dal referente del settore, potranno essere condotte in maniera autonoma o insieme alla squadra di lavoro addetta, in base alle esigenze. ATTIVITA’ ESPRESSIVA- proposta dal partner Cooperativa Sociale Sorriso per Tutti Role Playing e Musicoterapia: Al fine di potenziare le abilità sociali, linguistiche, attentive ed il rispetto di sé stessi e dell’altro, sarà costruito un laboratorio di lettura e drammatizzazione in musica, con il quale, attraverso il gioco di gruppo e l’immedesimazione in un personaggio di una storia sociale, i Fruitori impareranno a leggere |
le proprie e altrui emozioni potenziando le capacità di riconoscimento delle espressioni facciali e corporee, divertendosi insieme ad un gruppo di pari ed operatori altamente specializzati. Grazie ad una attività funzionale alla relazione, si interverrà in maniera ludica e semi-strutturata su alcune delle difficoltà maggiori presenti nei Disturbi dello Spettro Autistico e nelle disabilità complesse, quali la complessità comunicativa e di interazione sociale, la l’incapacità parziale di comprensione del pensiero altrui ed il disagio di esprimersi a parole, gesti o tramite mimica facciale. Le disabilità complesse possono essere “pensate” come un’interruzione delle strutture cerebrali dedicate allo sviluppo pieno delle competenze intersoggettive (Xxxxxxxx e Maestro, 2007). La musicoterapia nasce propriamente per sostenere lo sviluppo intersoggettivo: grazie al role playing in Musicoterapia, i Fruitori avranno l’opportunità di lavorare sulle proprie abilità prassiche, comunicative ed intersoggettive, grazie alla collaborazione mediata da Musicoterapeuti. Questa attività è stata pensata al fine ad approcciare uno degli scogli più alti tra gli impedimenti al vivere sociale nell’ambito del Disturbo dello Spettro Autistico e delle disabilità complesse ovvero il deficit della cosiddetta Teoria della Mente. La Teoria della Mente (ToM) consiste nella capacità cognitiva, innata nell’essere umano, di riuscire a rappresentare gli stati mentali propri e altrui, ovvero credenze, desideri, emozioni, per comprendere e quindi prevedere la messa in atto di particolari comportamenti. Avvicinarsi alla narrazione musicale cercando di interpretare personaggi con un proprio mondo interiore può essere, oltre che un’occasione di gioco interattivo, un importante esercizio di Teoria della Mente. Dopo la lettura interattiva di storie di narrativa per ragazzi, i Partecipanti saranno invitati ad immedesimarsi nei “Ruoli” dei protagonisti, non tramite momenti recitati, ma utilizzando strumenti musicali o il Body Language, secondo il loro piacere e rispondendo alle proprie necessità personali. Lo strumento musicale diviene dunque “promotore di parola” donando le medesime possibilità di espressione personale a tutti i partecipanti, anche nel caso di grave deficit Verbale. OBIETTIVI Gli obiettivi prefissati sono i seguenti: - Potenziamento della comunicazione verbale e non verbale. - Social skill group training. |
- Teaching emotion recognition skills. - Integrazione di punti di vista differenti. - Prassie manuali e coordinazione motoria. - Rispetto delle regole e dinamiche di gruppo (es. turno, ascolto, controllo degli impulsi ed ipercinesia motoria) Gli incontri saranno organizzati a cadenza settimanale per la durata di 120 minuti ciascuno, con gruppi di massimo N. 5 Fruitori. All’inizio e termine di ogni ciclo di laboratorio verranno effettuate valutazioni strutturate al fine di appurare i progressi ottenuti. Le attività saranno gestite da N. 2 Operatori Musicoterapeuti/Educatori Professionali. TUTTI IN ACQUA – Proposta dal partner Cooperativa Sociale Sorriso per Tutti Grazie alla Partnership con l’ASD Accademia del Nuoto di Marino, la Cooperativa Sorriso per Tutti metterà a disposizione i propri Operatori specializzati, per l’accompagnamento e l’assistenza alla persona con Disturbo dello Spettro Autistico o Disabilità complessa, al fine di permettere la frequentazione di corsi di nuoto settimanali: nell'ambito dell'attività natatoria si vuole intervenire con un'azione sportiva, che attenzioni anche gli aspetti psico-educativi rivolti al disabile nel percorso di una sua concreta inclusione sociale. L’attività sarà interamente dedicata al nuoto, alla didattica natatoria ed alla percezione motoria in acqua, per consentire alla persona il raggiungimento dell’opportuna confidenza con l’acqua, elemento da vivere come un mezzo attraverso il quale aumentare la percezione attraverso l’acquaticità, la coordinazione motoria, il rilassamento neuromuscolare, l’autonomia e la capacità di interagire con l’ambiente circostante e gli altri Soggetti presenti. Non è sufficiente consentire alle persone con disabilità di accedere alle attività sportive ma è necessario che tale esperienza diventi un punto centrale, tale da consentire una crescita ed un contatto con il mondo che li circonda e di affermare il loro diritto al riconoscimento sociale. In tal modo il diritto allo sport supera l’aspetto formale e diventa fattore vitale per la riabilitazione delle persone in situazione di handicap e per la loro integrazione sociale, il cui obiettivo ultimo è quello di avere a disposizione il numero maggiore di opportunità appropriate alle proprie capacità. In questo modo la Comunità si fa carico dei bisogni dell’utente con diverse abilità e, attraverso la conoscenza e la condivisione delle sue realtà |
esistenziali, impara a vivere la disabilità come parte integrante della quotidianità e come elemento del contesto sociale. Ulteriore aspetto che verrà affrontato grazie all’attività proposta sarà quello di intervenire sulle autonomie personali nell’ambito della vestizione/svestizione per le attività natatorie: gli Operatori non interverranno con un fine “assistenziale” ma potenziando le capacità di gestione personale attraverso veri e propri interventi educativi. Verrà potenziata la capacità di gestione del vestiario personale, delle cure igieniche e della cura della persona. L’attività natatoria verrà garantita due volte la settimana per gruppi di Max 4 Utenti ad ingresso, alla presenza di N. 2 Operatori della Cooperativa e N. 1 Istruttore di Nuoto specializzato nell’area dell’attività in acqua per Fruitori con sviluppo atipico. Attività RADIO WEB proposta dal partner Cooperativa Sociale Xxxx Xx propone la partecipazione di utenti del centro alle attività di RadioPonteRadio nata dalla collaborazione con il DSM della ASL Roma 6 e inserita nella rete nazionale delle radio web sulla salute mentale “Larghe Vedute”. Attraverso lo strumento di RadioPonteRadio ELMA dal 2017 ha realizzato Laboratori in piccoli gruppi e individuali di comunicazione ricorrendo a diversi strumenti applicativi come la musica, i video, disegni e fumetti, le tradizionali interviste, in relazione agli interessi del singolo utente allo scopo di rendere protagonisti i giovani con le loro risorse, modalità d'interazione e i loro desideri. In queste esperienze hanno interagito anche alcuni Istituti scolastici del territorio di Pomezia offrendo opportunità di alternanza scuola – lavoro, in gruppi integrati di giovani studenti delle scuole superiori con giovani con disturbo dello spettro autistico o fuoriusciti dai contesti scolastici per favorire comunicazione e scambio funzionali a sviluppare nuove motivazioni allo studio e alla realizzazione di sé. Di particolare interesse sono state le esperienze riabilitative effettuate attraverso la radio web per avvicinare i ragazzi con particolare sensibilità sensoriale a certe tonalità delle voci e soprattutto nel riascoltare la propria voce registrata. L'attività della Radio Web consente di poter far emergere e rinforzare gli aspetti adattivi del funzionamento sociale andando ad agire in molte delle aree delle funzionalità sociali elencate nel Mini ICF App e rinforzando anche gli aspetti della capacitazione, ovvero i desideri di essere o di fare espressi dalla persona, che sono i propulsori che consentono i cambiamenti e la crescita. Laboratorio di PET TERAPY proposto dal partner Cooperativa Sociale Elma Nel laboratorio di PET TERAPY o comunque di contatto con gli animali, che si svolge alla Fattoria sociale IL MASSO di Pomezia, dove la cooperativa agisce come partner di progetto, viene sviluppata |
da alcuni anni attività di Cura dei Cavalli e degli Asini come attività ad alta valenza terapeutica, funzionale per favorire nuove forme di comunicazione e legami affettivi. Alla base della proposta d'intervento c'è l'obiettivo di promuovere lo sviluppo delle potenzialità delle persone, prevenendo la marginalità sociale e coadiuvando le famiglie nella gestione dei ragazzi disabili che spesso si trovano privi di occasioni sociali e formative a seguito della conclusione del ciclo scolastico. La progettualità mira inoltre ad affinare le competenze personali dei beneficiari ed aumentare le capacità residuali dei giovani adulti soprattutto con disturbi dello spettro autistico, oltreché il livello di autonomia personale e lavorativa attraverso lo strumento dei tirocini socio lavorativi. La cura assistita dei cavalli è una attività ad alta valenza educativa e aggregativa. Sono presenti animali addestrati alla vicinanza delle persone e sono presenti spazi adeguati per la cura dell'animale con personale formati in questa tipologia di attività. Questa attività rappresenta un laboratorio che consente di rispondere a più interessi e modalità di lavoro per una personalizzazione dei percorsi d'inclusione sociale. Le finalità che il progetto persegue sono a vantaggio dei partecipanti offrendo loro l'opportunità di sperimentare esperienza d'integrazione sociale, acquisire abilità, autonomia e competenze, stimolare lo sviluppo delle capacità d'interazione e partecipazione sociale e l'autostima. Laboratori proposti dal partner Cooperativa Sociale ARCOBALENO Progetto di riciclaggio “Ricicletta” Si tratta di un laboratorio- officina attivo nel settore ciclo-meccanico. Il Laboratorio “Ricicletta” è un percorso riabilitativo integrato, in cui il recupero del benessere psico- fisico passa attraverso il lavoro. Nello specifico si tratta di un percorso di formazione rivolto a persone che presentano disturbo dello spettro autistico ed altre disabilità con bisogni complessi, finalizzato all’apertura di un “laboratorio” di riparazione, noleggio, assemblaggio e vendita di biciclette riciclate, attraverso un progetto ecologico di “riciclaggio”. Verranno create apposite pagine social che documenteranno le fasi creative e metteranno a disposizione per la vendita i prodotti finiti. Il ricavato verrà donato ad associazioni di familiari di persone con autismo. Qualora lo si ritenesse opportuno, il laboratorio potrà essere svolto parallelamente a quello di fotografia denominato “Lo Specchio: uno scatto in più verso il proprio io”. Obiettivi • creare competenza, expertising e dunque professionalità |
• re-integrazione nel tessuto sociale e civile • un percorso di ri-appropriazione delle proprie capacità di socializzazione e di empowerment giocate in un contesto lavorativo. Dettaglio della metodologia adottata La metodologia progettuale, rappresenta un aspetto importantissimo per la crescita e lo sviluppo dell’autodeterminazione e della responsabilità dell’individuo. Il “metodo” non blocca la personalità, ma stimola a scoprire ed imparare qualcosa che aumenta la sicurezza nel sapere fare e sperimentare attivamente strategie risolutive di problem solving. Il contatto con la materia stimola la tattilità dei partecipanti e conseguentemente l’azione del fare. Descrizione dell’attività rispetto alla finalità da perseguire Il laboratorio sarà condotto da un tecnico di laboratorio e un educatore professionale che strutturerà fasi ben precise. In una prima fase i partecipanti verranno stimolati a proporre idee nuove e originali da poter costruire e realizzare attraverso il confronto e la discussione. Una volta strutturata l’idea comune e condivisa si procederà ad una fase più pratica nella quale, attraverso il fare, si permetterà ai partecipanti di acquisire tecniche e competenze finalizzate alla realizzazione dei manufatti. Ogni attività verrà suddivisa sulla base della task analisys per offrire la possibilità di semplificare il “gesto pratico” adattandolo alle capacità di ogni partecipante con la finalità di far sentire ognuno capace di realizzare il compito evitando l’insorgere di sentimenti di frustrazione e competitività tra i partecipanti. Ogni realizzazione diventa parte del lavoro e del compito di ognuno e diventa il prodotto della cooperazione e della co – partecipazione. Ogni sessione del laboratorio termina con la sistemazione degli spazi personali nell’ottica del miglioramento dell’autonomia e della co – responsabilizzazione. Gli incontri avranno cadenza settimanale o quindicinale (da valutare). Strumenti Gli strumenti utilizzati dai partecipanti durante le attività sono i classici utensili del fai da te, pezzi di biciclette per il riciclo, utilizzati esclusivamente con l’aiuto e il sostegno degli operatori dell’attività. |
Progetto di WEB - RADIO “Podcast” Il progetto podcast nasce con l’intento di creare un piccolo gruppo di lavoro tra persone che presentano disturbo dello spettro autistico ed altre disabilità con bisogni complessi, utilizzando la radio come strumento di conoscenza, potenziamento linguistico, comunicativo e delle abilità sociali. La radio si presta ad essere uno strumento di sviluppo, permette alla persona, con le sue abilità, di essere protagonista dei contenuti che contribuisce a realizzare assieme ad un gruppo di pari, ottenendo una soddisfazione immediata nell’ascolto del prodotto finito. La creazione del podcast è un lavoro di squadra: le persone vengono stimolate attraverso la condivisione degli interessi nell’acquisizione di abilità sociali come la negoziazione, la comunicazione e l’assertività, l’attenzione condivisa, la gestione dello spazio interpersonale, il rispetto dei ruoli, il decision making e la tolleranza alla frustrazione nella gestione del conflitto. I partecipanti sono gli speaker, e questo significa migliorare le proprie capacità linguistiche, comunicative e cognitive, migliorare le performance espressive, ampliare il proprio vocabolario e le conoscenze generali, in quanto i contenuti vengono scelti e selezionati da loro stessi attraverso delle ricerche in rete, sotto il controllo e il supporto degli educatori. Essere lo speaker del podcast significa anche avere del tempo limitato a propria disposizione, e ciò significa acquisire la capacità di organizzare ed ottimizzare il proprio spazio radio, familiarizzando con il concetto di tempo, oltre ad affrontare emozioni quali la vergogna e l’ansia da prestazione. Obiettivi Migliorare le abilità sociali, cognitive e comunicative Migliorare le abilità linguistiche ampliando il vocabolario migliorare le capacità espressive e l’organizzazione del tempo utilizzare l’obiettivo comune e la condivisione dell’esperienza per rafforzare le abilità sociali Gestione dell’ansia da giudizio di un pubblico reale o presunto Condivisione dei propri pensieri e dei propri vissuti Dettaglio della metodologia adottata Il laboratorio prevede la creazione di un podcast settimanale nel quale i partecipanti saranno gli speaker e i creatori stessi dei contenuti da condividere. Gli argomenti e il materiale utile saranno scelti settimanalmente dal gruppo in base ad interessi personali, curiosità da voler approfondire o fatti di cronaca. |
Personale impiegato: Un educatore professionale e un tecnico del suono. Descrizione dell’attività rispetto alla finalità da perseguire Nei primi incontri i partecipanti cominceranno a conoscersi attraverso dei piccoli giochi di gruppo permettendo loro di presentarsi e di condividere le proprie passioni, sarà inoltre presentato il progetto e l’insieme della strumentazione che il gruppo utilizzerà per la registrazione del podcast. Il supporto degli educatori e la loro mediazione permetteranno ai partecipanti di sentirsi sicuri ed efficaci sia nella condivisione della propria opinione o nella stimolazione di idee e interessi, sia nella registrazione del podcast per chi dovesse sentirsi ansioso o a disagio nel familiarizzare con questo diverso strumento di comunicazione. L’educatore metterà in campo tutte le sue competenze per stimolare le abilità dei partecipanti permettendo loro di esprimersi, comunicare efficacemente e organizzare il tempo e il materiale. Strumenti Gli strumenti utilizzati dai partecipanti durante le attività sono un computer e attrezzatura per registrazione audio, utilizzati esclusivamente con l’aiuto e il sostegno degli operatori dell’attività. Progetto di FOTOGRAFIA“Lo Specchio: uno scatto in più verso il proprio io” Il Laboratorio di Fotografia nell'ambito della riabilitazione nasce dall'esigenza di stimolare una modalità di espressione totalmente diversa da quella propria del linguaggio verbale cui siamo tutti abituati. Tra linguaggio verbale e linguaggio fotografico esiste una differenza sostanziale in quanto il primo procede per astrazioni e simboli mentre il secondo per immagini. Questo lo rende capace di instaurare un rapporto più immediato con la realtà e con le emozioni. La fotografia è anche una forma d'arte poiché non si limita a fissare un'immagine, ma risente del modo di vedere, e dunque di creare, la realtà del fotografo stesso. Obiettivi aumentate il proprio concetto d’autostima; migliorare la socializzazione ed interazione con gli altri; Migliorare il Self control (la fotografia crea opportunità per esprimere emozioni anche negative quali rabbia e aggressività, adoperando tuttavia modalità socialmente accettabili); |
Migliorare le conoscenze riguardo argomenti tecnici, quali: la fotocamera, la macchina fotografica il diaframma, gli obiettivi, la luce, l'esposizione, la fotografia digitale ecc.; sviluppo di attitudini lavorative e competenze specifiche. Dettaglio della metodologia adottata Il laboratorio mira al coinvolgimento diretto dei partecipanti, a favorire la ricostruzione di esperienze cognitivo-emozionali complesse che, una volta elaborate e fatte proprie, permettono di beneficiare di processi di funzionamento più mobili e di una più profonda integrazione della persona. Si individua un percorso collettivo all’interno del quale il partecipante al laboratorio si confronta con quei contenuti emotivi considerati alla base della strutturazione dell’individuo. Descrizione dell’attività rispetto alla finalità da perseguire Il Laboratorio di Fotografia si svolge con la supervisione di un tecnico di laboratorio e un educatore che supportano i partecipanti nel recupero della maggiore autonomia possibile, nell'ottica del reinserimento sociale. Attraverso l'apprendimento delle tecniche fotografiche di base i partecipanti raccontano il modo in cui vivono e vedono il mondo, raccontano sé stessi, imparando a conoscersi e a rappresentarsi per mezzo delle immagini. Per lo svolgimento del Laboratorio è previsto un intervento settimanale, della durata di circa tre ore dove sono presenti un tecnico e un educatore che supervisionano il gruppo creando le condizioni per un'interazione ottimale tra i veri partecipanti al laboratorio. Il laboratorio prevede tre differenti fasi ben definite: in una prima fase i partecipanti si avvicineranno al mondo della fotografia, attraverso un lavoro sull'inquadratura: gli utenti simulano l'inquadratura fotografica applicando il concetto di "scelta" ad immagini cartacee, selezionando paesaggi e oggetti di varia natura e appartenenti a diverse sfere della vita di ogni giorno da un poster realizzato appositamente per l'attività. Successivamente si realizzerà l'attività fotografica vera e propria in cui i partecipanti saranno invitati a raccontare e raccontarsi attraverso le immagini nella loro quotidianità, rappresentando la loro vita, l’immagine di loro stessi nel mondo e nel contesto di appartenenza. Il laboratorio può prevedere uscite sul territorio finalizzate agli obiettivi e all’organizzazione dell’attività. |
Ogni sessione laboratoriale terminerà con la sistemazione degli spazi comunitari nell’ottica del miglioramento dell’autonomia e della co – responsabilizzazione. Gli incontri avranno cadenza settimanale o quindicinale (da valutare). Materiali Per la realizzazione delle attività sono necessari diversi materiali e attrezzature: dalla carta per stampare le foto alle macchine fotografiche digitali compatte, oltre che le spese per la stampa e per la promozione della mostra fotografica. Progetto di CUCITO“TI VESTO DI MIO” Il laboratorio nasce dall’idea di fornire una concreta possibilità formativa in un contesto protetto. Saper cucire è un’arte, è pazienza, è creatività, è saper ricavare da un tessuto qualcosa di unico. Il Laboratorio cucito è un percorso riabilitativo integrato, in cui il recupero del benessere psico-fisico passa attraverso attività manuali. Nello specifico si tratta di un laboratorio rivolto a persone che presentano disturbo dello spettro autistico ed altre disabilità con bisogni complessi, finalizzato alla creazione e modifica di abiti, per poter permettere all’altro di mettersi nei panni di chi crea. Da qui nasce il nome del laboratorio “Ti vesto di mio”. Il laboratorio rappresenta un valido percorso formativo, terapeutico e riabilitativo, e consente inoltre un arricchimento delle proprie capacità personali. Tutte le fasi di realizzazione e le creazioni realizzate dai partecipanti, verranno rese pubbliche su pagine social appositamente create per il laboratorio, finalizzate anche alla vendita dei prodotti. Il ricavato verrà donato ad associazioni di familiari di persone con autismo. Qualora lo si ritenesse opportuno, il laboratorio potrà essere svolto parallelamente a quello di fotografia denominato “Lo Specchio: uno scatto in più verso il proprio io”. Obiettivi Creare competenza, expertising e dunque professionalità; Re-integrazione nel tessuto sociale e civile; Migliorare le proprie capacità di socializzazione e di empowerment in contesto lavorativo; Sviluppare e arricchire la creatività; Potenziare le capacità cognitive, procedurali e di manualità fine; Xxxxxxx e migliorare la coordinazione visuo - motoria |
Sostenere l’espressività del proprio sé; Aiutare il mantenimento dell’attenzione; Apprendere le tecniche basilari del cucito sia manuale che con la macchina da cucito. Acquisire conoscenze e competenze specifiche Dettaglio della metodologia adottata La metodologia progettuale, rappresenta un aspetto importantissimo per la crescita e lo sviluppo dell’autodeterminazione e della responsabilità dell’individuo. Il “metodo” non blocca la personalità, ma stimola a scoprire ed imparare qualcosa che aumenta la sicurezza nel sapere fare e sperimentare attivamente strategie risolutive di problem solving. Il contatto con la materia stimola la tattilità dei partecipanti e conseguentemente l’azione del fare. È il tessuto stesso (di trama e materiali differenti), con le sensazioni tattili che evoca, a stimolare il processo creativo, a far compiere la scelta su cosa e come fare. I materiali complementari (bottoni, perline, nastri..) sono, invece, utili per dare forma a gusti, desideri e peculiarità di ciascun partecipante, il quale sarà libero di utilizzare tutto ciò che la fantasia o la curiosità gli suggerirà. Nel laboratorio, quindi, si recupera il valore del fare e del conoscere attraverso l’esperienza diretta, piuttosto che l’ascolto passivo pre - confezionato. Il cucito creativo permette di lasciare una traccia di sé stessi, mentre la modifica di abiti usati permette di adattare al proprio Sé ciò che “non calzava a pennello”. Descrizione dell’attività rispetto alla finalità da perseguire Il laboratorio sarà condotto da tecnico di laboratorio e un educatore professionale che strutturerà fasi ben precise. In una prima fase i partecipanti verranno stimolati a proporre idee nuove e originali da poter costruire e realizzare attraverso il confronto e la discussione. Una volta strutturata l’idea comune e condivisa si procederà ad una fase più pratica nella quale, attraverso il fare, si permetterà ai partecipanti di acquisire tecniche e competenze finalizzate alla realizzazione dei manufatti. Ogni attività verrà suddivisa sulla base della task analisys per offrire la possibilità di semplificare il “gesto pratico” adattandolo alle capacità di ogni partecipante con la finalità di far sentire ognuno capace di realizzare il compito evitando l’insorgere di sentimenti di frustrazione e competitività tra i partecipanti. Ogni realizzazione diventa parte del lavoro e del compito di ognuno e diventa il prodotto della cooperazione e della co – partecipazione. All’interno del laboratorio potranno essere creati una molteplicità di manufatti, dal vestiario ad oggetti e accessori originali (borse, cappelli, cinture, portamonete) e ogni partecipante creerà i suoi prodotti, che potranno essere esposti sulle pagine social dedicate al laboratorio e anche essere |
venduti attraverso essi, promuovendo così l’integrazione e il senso di appartenenza alla società, nonché un riscontro pratico relativo al proprio lavoro favorendo nei partecipanti un grande senso di motivazione, ma soprattutto di appartenenza. Ogni sessione del laboratorio termina con la sistemazione degli spazi personali nell’ottica del miglioramento dell’autonomia e della co – responsabilizzazione. Gli incontri avranno cadenza settimanale o quindicinale (da valutare). Strumenti Gli strumenti utilizzati dai partecipanti durante le attività sono i classici utensili da tessitura, compresa la macchina da cucito, utilizzata esclusivamente con l’aiuto e il sostegno degli operatori dell’attività. A queste attività saranno affiancate opportunità di altri laboratori ed azioni e, attraverso il ruolo dei case manager/operatori di riferimento, all’interno dei progetti individualizzati saranno previsti gli opportuni sostegni educati, psicologici e di rinforzo sociale per l’utente e per la famiglia, al momento non ipotizzabili. Fornire una rappresentazione dell’organizzazione delle attività progettuali e la previsione del personale coinvolto, indicando l’eventuale necessità di avvalersi di professionisti esterni e del contributo di volontari. In linea di principio le attività saranno svolte da professionalità con capacità sperimentate e l’ausilio di volontari sarà di carattere sporadico negli interventi diretti sugli utenti, mentre invece nella costruzione della rete sul territorio sarà dedicata particolare attenzione al mondo del volontariato che, diventa decisivo nella copertura dei momenti di vita non occupati dagli interventi che il Centro propone in modo strutturato. Le professionalità interne coprono sufficientemente tutte le attività ma, a fronte di specifiche indicazioni all’interno dei progetti individuali, sarà possibile individuare e contrattualizzare anche risorse esterne a supporto del miglior esito dei progetti stessi. Le attività saranno organizzate in via generale a partire dall’individuazione e dalla presa in carico degli utenti quindi sulla stesura del piano individualizzato in co-progettazione con utente, famiglia e servizi coinvolti. Il piano così costruito sarà affidato formalmente al case-manager e monitorato lungo tutto l’iter progettuale. Saranno svolte periodicamente riunioni di equipe e di verifica degli step del progetto tra invianti ed attuatori e sarà prevista una riunione mensile di Supervisione per gli operatori sul campo. |
Il percorso termina con la valutazione attraverso gli strumenti di verifica descritti nel paragrafo 8 o di altri ritenuti idonei alla specifica valutazione. Per questa attività saranno utilizzati tecnici, anche con formazione in psicologia dinamica e gruppo analisi, esperti nel settore già presenti nella compagine proponente. Indicare un numero previsionale di destinatari del Centro polivalente nel biennio, Si ipotizza di prendere in carico nel corso del biennio 20 soggetti e di mantenere stabile il numero sostituendo eventuali rinunce o drop out. Il numero dei destinatari potrà variare ed aumentare sulla base del progetto individuale concordato e della funzione che viene attribuita al Centro anche da parte dei partner istituzionali. modalità di individuazione. L’individuazione dei partecipanti alle attività del Centro polivalente avverrà in modo congiunto tra l’Asl, i Distretti Socio Sanitari e l’ATI proponente con il coinvolgimento attivo della rete e delle scuole del territorio. A questo scopo sarà definita una procedura in modo condiviso tra ASL, Distretti e ATI che individuerà come introdurre il caso, definirà i rapporti con le UVM e le formalità della presa in carico da parte del Centro. | |
4 | Reti |
- Descrivere il sistema di rete del Centro polivalente, dettagliare i partenariati con i diversi soggetti del territorio. La rete del progetto è già sperimentata attraverso una serie di altri progetti che si volgo sul territorio da parte dell’ATI che ha lunga e consolidata esperienza nella costruzione di reti locali. Le cooperative proponenti il progetto del Centro Polivalente svilupperanno una mappatura dei servizi e delle reti presenti sul territorio e, tramite la funzione e gli obiettivi affidati ad un manager di rete esperto, promuoveranno la costruzione di un sistema coeso, che attraverso il modello Hub & Spoke, costruisca una vera welfare community A questo proposito è utile segnalare che oltre ai partner che hanno manifestato in questa fase l’interesse alle attività del progetto, saranno coinvolte le reti attive di progetti già insistenti sul territorio ed in corso di svolgimento. A titolo di esempio ne segnaliamo due che sono particolarmente funzionali al progetto del Centro Polivalente |
1 rete del progetto la Nostra Buona Stella Il progetto rivolto al contrasto alla povertà educativa è in corso di svolgimento e ha come Capofila l’Associazione Arianna Onlus di Ciampino. Al progetto partecipano come partner, oltre a Gnosis 10 associazioni del terzo settore, i comuni di Albano, Marino e Castel Gandolfo, la Regione Lazio e 7 istituti scolastici tra cui due istituti superiori, uno artistico e uno tecnico. Questa rete lavora da quattro anni e ha generato altre progettualità e alcuni membri, tra cui il capofila Associazione Arianna hanno già dato l’adesione al progetto del Centro Polivalente. Al progetto partecipano anche due associazioni di genitori. 2 rete del Progetto Dopo Di Noi All’interno della compagine progettuale, oltre ai partner della presente ATI costituenda operano le seguenti realtà: 1. 1.Associazione Primavera, sita in Lanuvio, Via degli Oleandri l O. nel progetto Dopo di Noi si è resa disponibile nel fornire sostegno in attività socio-educative, sportive e terapeutiche presso i locali di loro pertinenza. In particolare: laboratorio di pasta all'uovo, ceramica, riciclo, teatrale ed attività natatoria presso la piscina "Castelli Romani". Metterà inoltre a disposizione locali per i percorsi laboratoriali previsti e percorsi innovativi. 2. APS "La casa di Xxxxxx", sita in Xxxxxxx, Xxx Xxxxxxxxx 00. Ha promosso attività di agricoltura sociale e laboratori di trasformazione di materie prime presso il Casale di loro proprietà. 3. 3.Cooperativa Primavera, sita in Xxxxxxx xx Xxxx Xxxxx Xxxxxxxxx 00. Ha messo a disposizione dell'Utenza l'opportunità di partecipare a tirocini formativi e di orientamento al lavoro, nel campo dell'agricoltura. 4. ASD "Ciampacavallo" ai Castelli, sita in Xxxxxxx, Xxx xxxxx Xxxxxxxxx 00. Ha messo a disposizione degli Utenti l'opportunità di partecipare a laboratori riabilitativo-educativi caratterizzanti da interventi assistiti a cavallo e ippoterapia. 5. Cooperativa Sociale "Passaggio al Bosco" Ari, sita in Xxxxxx Xxxxxxx, Xxx !xxxxx 00. La Cooperativa, insieme ad altri Partner del settore, si è occupata di inserimento lavorativo e formazione nel campo del giardinaggio ed agricoltura sociale. 6. Circolo Culturale Zero Zen, sito in Xxxxxx Xxxxxxx, Xxx xxxxx Xxxx X. 00. Il Circolo ha messo a disposizione degli Utenti un Laboratorio dedicato all'arte culinaria. 7. Xxxxx X.X.X., sito in Albano Laziale, Via delle Mole N.30. Si è occupato dell'insegnamento di arti marziali, e ha dato la possibilità di usufruire dei locali per la realizzazione di percorsi laboratoriali e di percorsi innovativi. |
8. Circolo Parrocchiale Oratorio San Xxxxxxxx, Pia Marta-ASD, sita in Xxxxxx Xxxxxxx, Xxx Xxxxxxxxxx 00. Il Circolo Parrocchiale ha messo a disposizione dei locali di sua proprietà per i laboratori dedicati all'inclusione sociale, all'autonomia ed alla riabilitazione socio- educativa. 9. Fotoclub Castelli Romani, sito in Xxxxxx Xxxxxxx, Xxx Xxxxxxxxx 00. Ha messo a disposizione dell'Utenza un percorso di avvicinamento alla fotografia, il quale si tramuterà in seguito in un laboratorio di fotografia per principianti. 10. "OrtoGenuino_ di Xxxx Xxxxxxx", sito in Xxxx, Xxxxxx Xxxxx Xxxxx Xxxxxxxxxxx, 00. Ha messo a disposizione degli Utenti l 'opportunità di svolgere attività di cura e manutenzione orto, del verde, di galline ovaiole e fioriere. Inoltre collaborerà per percorso sensoriali in frutteto. Tutte le attività verranno realizzate nella sede di Genzano di Roma. 11. Fondazione Futuro Onlus, sita in Marino, Xxx Xxxxxx Xxxxx 00. La Fondazione ha reso disponibile per la Struttura "Ai granelli di sabbia", totalmente accessibile in caso di disabilità, idonea per lo svolgimento dei week-end autonomia. 12. Famiglie e GNOSIS insieme Onlus (Nuova Linfa), sita in Marino, Via Boville l, ha messo a disposizione i propri soci per lo svolgimento del Laboratorio di Empowerment e di attività di inclusione sociale/socializzazione. 13. Trust Onlus Creando, sita in Albano Laziale, Via Colle Nasone 27 A. Ha messo a disposizione un appartamento da destinare ad eventuali laboratori e week-end autonomia. Sono questi due esempi di rete già sperimentati in cui si sostanzia un modello sociale di intervento che vede coinvolti in modo pariordinato soggetti pubblici, soggetti privati ed enti del terzo settore. - Descrivere le modalità di partecipazione della comunità locale alla vita del Centro e il coinvolgimento delle famiglie e delle associazioni di familiari. Il Centro Polivalente andrà promosso come un asset della Comunità e, ai vari livelli di interesse, animato e partecipato da tutti i soggetti attivi sul territorio. Per questo saranno organizzati momenti strutturati di incontro e di approfondimento tematico con tutti i soggetti del territorio, sia rappresentativi di realtà già organizzate sia semplici portatori di interesse all’interno della cittadinanza. Verranno poi assistiti gli start up di nuove associazioni e aggregazioni che nel corso di svolgimento del progetto dovessero emergere sul territorio. Per quest’ultima funzione e per l’organizzazione degli incontri di rete aperti al territorio sarà utilizzata la professionalità del manager di rete previsto nel progetto per le attività del Community – Lab, che fungerà da integratore delle diverse istanze provenienti dal territorio. In questo ambito sarà importante il collegamento con le realtà dell’associazionismo nazionale delle famiglie e le loro articolazioni sul territorio che saranno |
coinvolte nei vari step progettuali di interesse, a partire dalle realtà più grandi fino ad arrivare alle piccole espressioni presenti sul territorio e con le quali i partner già intrattengono rapporti e relazioni. All’interno del Community – Lab sarà possibile attivare una consulta delle associazioni delle famiglie coinvolte dalla problematica della disabilità complessa che funga da stanza di impulso e verifica per le attività del Centro. Da ultimo sarà verificata l’utilità dell’istituzione di uno o più gruppi Multifamiliari per il sostegno e l’auto mutuo aiuto alle famiglie coinvolte. Questa azione prevede la costituzione sul territorio di Gruppi multifamiliari rivolti a nuclei familiari che, in seguito al disagio mentale o alla disabilità di uno dei membri e/o a causa di fragilità strutturali preesistenti si trovano in una condizione individuale e familiare di emarginazione ed esclusione sociale. Il Gruppo Multifamiliare offre uno spazio di confronto libero in cui ciascuno, persona con disagio o familiare, può attivare esperienze di confronto paritario in cui è possibile sperimentare modalità digestione del conflitto, di contrattazione, di mediazione e acquisire (o riacquisire) quelle capacità conversazionali necessarie per rapportarsi con i contesti "normali". Al gruppo saranno presenti i partecipanti, le famiglie, i referenti di istituzioni pubbliche e private e semplici cittadini. La metodologia utilizzata nella conduzione fa riferimento all’approccio proposto inizialmente in Argentina da Xxxxxx Xxxxxxxxx e si basa sull'ipotesi che esista in ciascun individuo una virtualità nel rispecchiamento gruppale, può essere riconosciuta , sostenuta e rinforzata ; ciascun incontro di gruppo sarà condotto da 2 Psicoterapeuti Familiari che avranno la funzione di mediare le dinamiche gruppali e di garantire che il gruppo non riproponga quelle modalità di esclusione e sopraffazione che i soggetti hanno sperimentato nei contesti sociali. L'obiettivo è quello di costruire e attivare una rete territoriale inclusiva in cui tutti i soggetti coinvolti possano far valere istanze e bisogni, di rinforzare i legami tra disagio e territorio e di fornire un supporto per i partecipanti al progetto e per le famiglie che vivono il disagio e lo stigma come condizione di esclusione dalle dinamiche sociali, e per gli altri soggetti coinvolti avere uno spaccato in diretta delle situazioni di disagio vissute senza i filtri istituzionali o economici propri del ruolo svolto. L'attività, qualora attivata, verrà realizzata con cadenza quindicinale ed avrà la durata di N.2 ore ad incontro. Sarà condotta da Psicoterapeuti familiari. Il risultato atteso dall'attività è un miglioramento delle relazioni sociali sul territorio, una maggiore propensione dei referenti territoriali alla presa in carico come strumento privilegiato di sostegno per le disabilità psichiche , un miglioramento della condizione di isolamento che la disabilità produce sia nei soggetti partecipanti al progetto che nelle loro famiglie, una maggiore consapevolezza da parte dei familiari delle condizioni complessive del proprio congiunto e un'acquisizione di strumenti utili a favorire la loro attiva |
partecipazione alla costruzione di un progetto di vita personalizzato che inizia nel "durante noi" ed è proiettato al "dopo di noi". - Descrivere le modalità di attivazione dei processi di comunicazione, conoscenza, diffusione dell’iniziativa nella comunità locale. La comunicazione è affidata a un professionista iscritto all'albo dei giornalisti, nonché Social Media Manager e scrittore, con una lunga esperienza nell'ufficio stampa di numerosi progetti. Si partirà dall'analisi di ciò che il progetto vuole comunicare, individuando le caratteristiche e l’identità dello stesso, creando un brand e un linguaggio che lo renda unico e riconoscibile, delineando un identikit dei destinatari. Con la supervisione del Direttore del Centro, le azioni di promozione coinvolgeranno comunque tutti i membri del partenariato, per garantire una diffusione il più capillare possibile. La comunicazione sarà rivolta ai tre livelli classici, quello Istituzionale, quello interno e quello rivolto alla comunità locale e utilizzerà materiale cartaceo (brochure, manifesti, etc.), online (radio web, rivista online, newsletter, canale youtube, pagina Facebook, dirette e azioni live), eventi sul territorio, differenziando le modalità comunicative a seconda del target da raggiungere. Sarà rivolta: 1) alle comunità maggiormente coinvolte e più sensibili al tema, quali comuni, ASL, organizzazioni del terzo settore; 2) agli utenti e alla comunità di base; 3) alle scuole e a tutte le realtà che si occupano nello specifico della crescita e dello sviluppo delle persone; 4) alle aziende e a tutte le realtà che potenzialmente possono contribuire investendo risorse materiali e/o umane per il potenziamento e lo sviluppo del progetto, in particolar modo per incrementare l'attività di found raising; 5) ai media locali e nazionali per lo scambio di best practice. Le azioni saranno comunque costruite in sinergia con i soggetti coinvolti attivamente (web radio, rivista online, social). Ogni azione inserita nella strategia sarà misurabile sia in termini qualitativi che quantitativi al fine di valutarla rispondente agli obiettivi prefissati. | |
5 | Innovazione |
Descrivere gli elementi di innovazione sociale del Centro polivalente, in particolare: -dettagliare l’assetto organizzativo e di funzionamento del Work-Lab e del Community-Lab; 1. Work Lab |
Il Work – Lab è uno degli elementi qualificanti della proposta che, le Linee Guida regionali definiscono come il luogo dove si svolge “il coordinamento e la realizzazione di azioni di orientamento al lavoro, di promozione di tirocini, di percorsi di inserimento lavorativo. Il Work Lab sarà il punto di raccordo tra il Centro e le diverse agenzie e servizi dedicati alle politiche attive del lavoro, nonché con i servizi di inserimento lavorativo per le persone con disabilità (SILD)”. All’interno del centro sarà prevista una funzione riguardante la formazione professionale mirata, l’orientamento al lavoro e servizi dedicati per il placement. La presenza nel partenariato di soggetti esperti e accreditati garantisce un elevato livello di prestazioni. Va segnalato infatti che nell’ATI le cooperative partner hanno tutte svolto azioni di orientamento e placement verso soggetti con disabilità complessa e che nella rete hanno manifestato interesse un centro di formazione accreditato per la formazione professionale e continua per utenze speciali, ente del Terzo settore accreditato ai servizi ANPAL e che nell’area è presente un sistema di sportelli lavoro molto attivo in particolare nei distretti di Albano e Velletri. All’interno del centro saranno effettuati colloqui di orientamento formativo e professionale e verranno redatte schede di fabbisogno formativo e professionale e progetti strutturati di inclusione lavorativa. Potranno anche essere organizzati corsi di formazione professionale ad hoc attraverso la partnership con l’ente di formazione Accreditato per le utenze speciali Demetra SPV srls, che provvederà anche a mappare i servizi relativi al lavoro sia pubblici che privati accreditati presenti sul territorio per individuare ulteriori opportunità di formazione, orientamento e placement sul territorio. Nel centro sarà attivata una banca dati delle opportunità di impiego, tirocinio e borse lavoro e un servizio di attivazione delle imprese locali in collaborazione col management della rete del centro. La sede in cui sarà ubicato il Work Lab si trova in una posizione centrale della città di Albano Laziale e, al suo interno, è presente un centro di formazione già accreditato dalla Regione Lazio che rappresenta un altro valore aggiunto per le attività progettuali del Centro Polivalente. 2. Community Lab: per il coordinamento e la realizzazione di azioni di welfare di comunità, cioè di forme di mutuo aiuto e collaborazione attiva dei cittadini alla vita del Centro polivalente. Il coinvolgimento della comunità locale metterà in moto processi di fruizione condivisa degli spazi del Centro polivalente, reti con associazioni di quartiere e in generale |
occasioni di co-progettazione e consapevole collaborazione nei processi di protezione sociale delle fragilità. Attorno la’’Hub sarà mobilitata l’intera Welfare Community, le PP.AA. locali, il Terzo Settore compreso l’associazionismo delle famiglie e la promozione sportiva, gli enti religiosi e le comunità spontanee che saranno coinvolti in attività di sistema, anche di formazione e informazione per adulti (attraverso incontri di discussione, conferenze, ecc.) e che rappresenteranno i punti del continuum della presa in carico del territorio. In particolare sarà adottata la metodologia sperimentata nella costruzione delle reti formali, in particolare tra imprese, che attraverso una figura neutra di tipo manageriale, si dota di obiettivi da raggiungere e di professionalità che possono contribuire a dare impulso alle attività e a coordinare le problematiche all'interno della compagine. Il progetto attiverà un protocollo di intesa o altro strumento opportuno tra i soggetti coinvolti, aperto all'ingresso di nuovi partner pubblici e privati oltre quelli che hanno già manifestato interesse (Centri per l’Impiego, Città Metropolitana, parrocchie, associazioni, centri giovanili, enti di formazione, associazionismo spontaneo, terzo settore, organizzazioni delle imprese ecc.) finalizzato al coordinamento delle attività sul territorio e soprattutto alla loro autosostenibilità attraverso l’attivazione di una funzione di coordinamento stabile finalizzata al fundraising e allo sponsorship in modo congiunto tra gli aderenti. Nel centro sarà attivata una banca dati dei servizi forniti sul territorio da enti e associazioni ove veicolare i bisogni emergenti di inclusione in collaborazione col management della rete del centro. Saranno organizzati momenti strutturati di incontro e di approfondimento con tutti i soggetti del territorio, sia rappresentativi di realtà già organizzate sia semplici portatori di interesse all’interno della cittadinanza. Verranno poi assistiti gli start up di nuove associazioni e aggregazioni che nel corso di svolgimento del progetto dovessero emergere sul territorio. Il Manager di rete previsto nel progetto per le attività del Community – Lab, e il responsabile dell’Ente capofila, fungeranno da integratori delle diverse istanze provenienti dal territorio, favorirà e promuoverà il collegamento con le realtà dell’associazionismo nazionale delle famiglie e le loro articolazioni sul territorio che saranno coinvolte nei vari step progettuali di interesse, a partire dalle realtà più grandi fino ad arrivare alle piccole espressioni presenti sul territorio e con le quali i partner già intrattengono rapporti e relazioni. All’interno del Community – Lab sarà possibile attivare una consulta delle associazioni delle famiglie coinvolte dalla problematica della disabilità complessa che funga da stanza di impulso e verifica per le attività del Centro. Da ultimo sarà verificata l’utilità dell’istituzione di uno o più gruppi Multifamiliari per il sostegno e l’auto mutuo aiuto alle famiglie coinvolte e gruppi tematici o seminari formativi. |
1 manager di rete per il coordinamento sul territorio, l’allargamento delle partnership l’implementazione delle funzioni di fundraising 1 assistente a supporto del manager -rappresentare gli specifici interventi, se previsti, sulla transizione all’età adulta, in particolare sulle fasi di conclusione del percorso scolastico del II ciclo; I partner proponenti del progetto intrattengono tutti importanti relazioni con le scuole del territorio come più volte evidenziato nel corso del progetto, inoltre, la rete “larga” di sostegno al progetto opera quotidianamente all’interno delle istituzioni scolastiche ed intercetta bisogni e problematiche che docenti e famiglie propongono quasi quotidianamente. Inoltre, nelle attività “ordinarie” dei partner dell’ATI costituenda, la problematica della transizione all’età adulta è molto presente e sentita nello svolgimento in particolare dei PTRP e dei PDTA dedicati ai minori. Spesso ci si ritrova di fronte a progetti che andrebbero proseguiti dopo il compimento della maggiore età ma che si bloccano nel passaggio ad altro servizio, oppure che riprendono dopo un tempo di latenza troppo prolungato per parlare di continuum terapeutico oppure, ed è il caso delle disabilità complesse in molti casi si assiste al passaggio da un intervento in qualche modo unitario e strutturato a una pluralità di contributi e servizi che spesso sono caratterizzati da sovrapposizioni, frammentarietà e comunque che non rappresentano quanto previsto dai XXX e dalla programmazione regionale. Fondamentali saranno gli interventi e la collaborazione con gli istituti scolastici e le agenzie formative e di placement con cui organizzare a partire dal penultimo anno di scuola superiore percorsi assistiti di transizione, anche in continuità con gli interventi dedicati a portatori di disabilità complessa all’interno della scuola. Utilizzare anche assegni di cura ad hoc per rinforzare gli interventi in questa delicata fase. Nel progetto individualizzato saranno privilegiate le figure già di riferimento del soggetto che, se necessario, saranno formate ad interventi per la transizione e potranno così determinare un continuum anche negli aspetti relazionali così importanti nel percorso di queste patologie. (figura dell’operatore di riferimento come continuità e garante del passaggio evolutivo) -descrivere come si intende mettere in atto la metodologia del budget di salute; dalla sperimentazione sul Budget di Salute, effettuata nel Distretto RM 6.1, partner della rete del progetto, e dalle diverse esperienze già realizzate dagli enti del Terzo Settore coinvolto, emerge che il Budget di Salute • Non corrisponde meramente alle risorse economiche disponibili, ma è costituito dall’insieme delle risorse economiche, professionali e umane, gli asset strutturali, il |
capitale sociale e relazionale della comunità locale, necessari a promuovere contesti relazionali, familiari e sociali idonei a favorire una migliore inclusione sociale della persona; • è uno strumento organizzativo-gestionale per la realizzazione di progetti di vita personalizzati in grado di garantire l’esigibilità del diritto alla salute attraverso l’attivazione di interventi sociosanitari integrati; • non va confuso con il voucher, strumento tanto caro ad altri contesti sanitari • è un sistema caratterizzato da un’elevata flessibilità e soprattutto dal non essere legato a un tipo particolare di servizio o a uno specifico erogatore; • promuove e attua il protagonismo dei cittadini/utenti, che si realizza nella co- costruzione dei singoli progetti personalizzati e si struttura nella definizione di un contratto; • promuove e attua il principio di sussidiarietà, vale a dire la possibilità, la necessità e la ragionevolezza di affidare al livello più prossimo alle persone che ne avvertono il bisogno, la realizzazione di interventi che valorizzino le risorse informali di cura nei contesti comunitari. Tutto ciò nella convinzione che questo costituisca uno degli ambiti su cui si debba maggiormente intervenire per promuovere il cambiamento e l’evoluzione di quel microcontesto sociale e culturale in cui vive la persona, che costituisce l’elemento determinante per un ragionevole suo “bene- essere”; • considera come centrale l’attenzione ai determinanti sociali della salute: chi è privo di fattori di protezione sociale (è a basso reddito; vive in contesti familiari e sociali poveri di risorse economiche e culturali; ha reti relazionali sfilacciate ecc.) si trova più facilmente esposto a situazioni di perdita della salute. Più si è in condizioni di fragilità sociale (solitudine, povertà, ecc.), più si è a rischio di malattia. Tenendo in alta considerazione l’unitarietà della persona, il Budget di Xxxxxx esige un approccio centrato su una forte attenzione ai determinanti di salute riscontrabili nel contesto sociale, economico lavorativo, relazionale e valoriale delle singole persone, per cui è del tutto necessaria la creazione di un sistema fortemente integrato di servizi sanitari e sociali, in grado di garantire continuità e appropriatezza nelle azioni. Cambia quindi l’approccio di governance. Si attua, così, il passaggio dal vecchio sistema di finanziamento dei contenitori al finanziamento dei progetti personalizzati, a un diverso governo delle attività sanitarie e sociosanitarie per tutelare la salute delle persone e per promuovere il loro diritto di cittadinanza. |
Dal canto suo, l’Ente Pubblico si riappropria del diritto/dovere della programmazione, dell’indirizzo e della valutazione, smette di essere erogatore di tariffe per prestazioni e chiama tutti i protagonisti (persona – famiglia – non/profit e for/profit – comunità) ad essere co-produttori e co-responsabili del “bene-essere” delle persone segnate da svantaggio. E con questo approccio si fornisce nuovo senso alla coprogettazione e si instaura in tal modo un nuovo modello di governance in cui il “privato” non è più un soggetto cui affidare l’esecutività di attività con sistemi dubbi di delega, ma è un partner che collabora in modo proattivo alla costruzione e allo sviluppo di sistemi attivi di protezione sociale, a partire da progetti personalizzati. A questo stadio progettuale può quindi essere definito che sulla base di questa cornice di riferimento verrà fatta per ogni utente una ricostruzione delle risorse personali, familiari, pubbliche, socio sanitarie e sanitarie, del contesto scolastico, sociale e lavorativo, delle possibilità abitative e delle relative progettualità (PEI, PAI, PTRP e altre pianificazioni settoriali che quindi possono peccare di visione unitaria sull’utente) che andranno, se del caso, integrate con le risorse economiche, sociali e professionali previste dal progetto con una riconduzione ad unità attraverso l’unico progetto individualizzato di vita con al centro non chi eroga ma l’utente e la sua famiglia. -fornire indicazioni relative all’impatto sociale atteso sul contesto di intervento. Definire a priori un impatto sociale di un progetto sperimentale è quanto mai arduo e poco rispondente ad una realtà per definizione in itinere. Al momento può essere indicato il modello con cui raccogliere gli elementi di impatto sociale e quali dimensioni indagare per una prima ancorché sommaria valutazione. Le attività di valutazione di impatto dal punto di vista metodologico seguiranno un approccio basato su un mix di valutazione statistica, approccio basato sulla teoria e approccio partecipativo. Attraverso l’approccio valutativo statistico si analizzerà il contributo apportato dal progetto, insieme ad altre possibili concause, rispetto ad uno specifico cambiamento osservato a seguito della conclusione dell’intervento. Attraverso l’approccio basato sulla teoria si indagheranno i meccanismi e i processi attuativi che gli interventi progettuali hanno prodotto in termini di cambiamenti sul territorio, soprattutto nell’ottica della integrazione e modifica delle attività di presa in carico delle disabilità complesse. Attraverso l’approccio partecipativo si valuterà, infine, la rilevanza dei cambiamenti |
generati dal progetto per i destinatari e gli altri attori che operano nel contesto di riferimento, verificando il valore che il progetto ha assunto per la comunità di riferimento. Sarà utilizzato un set di strumenti standardizzati comprendenti: Schede monitoraggio partner di progetto. Tale strumento risulta fondamentale nell’ottica di un approccio auto-valutativo del percorso intrapreso, una sorta di riflessione sul lavoro da parte di tutte le componenti aventi un ruolo attivo nello svolgimento del progetto. Questionari. Attraverso tale strumento potranno essere raccolte ulteriori informazioni quali/quantitative sulle attività svolte. Nello specifico, potranno essere predisposti dei questionari da sottoporre sia ai destinatari che parteciperanno alle attività che permettano di valutare sia il gradimento di questi ultimi rispetto alle attività svolte, sia ulteriori aspetti valutativi mettendo così in evidenza eventuali punti di forza e debolezza utili anche nell’ottica del proseguo delle attività. Inoltre, potranno essere predisposti dei questionari da somministrare agli operatori ed ai responsabili delle attività per evidenziare il loro punto di vista sull’andamento del progetto, indagando sia gli aspetti propriamente contenutistici legati alle attività svolte ed al livello di gradimento delle stesse, sia gli aspetti più propriamente amministrativo/gestionali, evidenziando anche in questo caso punti di forza ed eventuali aspetti da migliorare. Interviste/focus group. Uno strumento che potrà essere utilizzato, in alternativa o in aggiunta ai questionari da somministrare agli operatori, è quello dell’intervista individuale diretta, semi strutturata o aperta, e/o quello del focus group. Le prime consentiranno di acquisire gli elementi conoscitivi e descrittivi delle effettive modalità di gestione e implementazione dei progetti, evidenziare eventuali criticità attuative e/o nella struttura della governance e formulare indicazioni operative utili al fine di incrementare l’efficienza gestionale e/o l’efficacia potenziale del progetto. I focus group potranno essere utilizzati per ottenere informazioni su oggetti specifici e verteranno in colloqui di gruppo moderati da un membro del team di valutazione con la somministrazione di una check-list di questioni da affrontare a turno dai partecipanti, con ordine -prioritario prestabilito. Il focus group permette una presenza alla discussione di diversi stakeholder dei progetti. Indagini ed elaborazioni statistiche. Per l’analisi si potrà far ricorso anche a fonti secondarie istituzionali, in particolare per analizzare i cambiamenti intercorsi nel tempo nei contesti di riferimento. Ulteriori strumenti di analisi, quali ad esempio l’analisi SWOT/PEST ed analisi matriciali. L’analisi SWOT/PEST potrà essere utilizzata per identificare i principali punti di “forza, “debolezza”, |
“opportunità” e “minacce” del progetto, analizzando anche i fattori esterni che possono aver | ||||||
influenzato il contesto di programmazione ed attuazione degli interventi, in termini politici, economici, | ||||||
sociali e tecnologici. | ||||||
Attraverso le analisi matriciali possono essere determinate le interrelazioni tra gli obiettivi del progetto | ||||||
e i diversi soggetti coinvolti, nonché l’intensità della correlazione espressa: a tale proposito, i risultati | ||||||
dell’analisi svolta potranno essere illustrati da una matrice del valore/correlazione. L’utilizzo di | ||||||
matrici permette di mettere a confronto informazioni complesse, con il fine di rendere evidente la | ||||||
logica alla base di alcuni significativi passaggi del processo di analisi, e di presentare in modo efficace | ||||||
le relazioni individuate tra i diversi fattori, come mostrato di seguito. Si tratta, nello specifico, di | ||||||
mettere a punto una matrice del valore attraverso la quale sarà possibile incrociare gli aspetti valutativi | ||||||
legati alle dimensioni di carattere quantitativo e qualitativo connessi alla programmazione, alla | ||||||
gestione e alle realizzazioni e ai risultati osservati. Dati questi contenuti, la matrice incrocia delle chiavi | ||||||
di lettura, rappresentate dalle “aree del valore” (valore economico e sociale, valore di contenuti della | ||||||
programmazione, valore delle relazioni, valore delle risorse finanziarie investite), con le esigenze e gli | ||||||
interessi rappresentati dai soggetti attori del sistema (amministrazioni responsabili, beneficiari e | ||||||
destinatari). La matrice rappresenta quindi uno strumento che permette di leggere in maniera integrata | ||||||
e comparata i vari aspetti indagati, attribuendo una valutazione qualitativa del diverso valore che gli | ||||||
interventi determinano nei confronti dei soggetti coinvolti e può costituire, in tal senso, un dispositivo | ||||||
“guida” per la valutazione delle realizzazioni e degli impatti osservati. Si riporta, di seguito, un | ||||||
esempio di matrice del valore adottata. | ||||||
Soggetti attori del sistema | ||||||
Aree del valore | Istituzioni pubbliche | Partner di rete | Destinatari finali | |||
responsabili | (utenti/famiglie) | |||||
Valore economico e | Amplificazione degli | Creazione e | “Personalizzazione” | |||
sociale | impatti ed efficacia ed | trasferimento di metodi, | dell’impatto degli interventi | |||
efficienza degli interventi | pratiche e strumenti | in relazione alle | ||||
innovativi | caratteristiche dei diversi | |||||
profile socio-anagrafici |
Valore di contenuti della programmazione | Consolidamento delle basi per dare continuità agli strumenti di governo e al presidio delle politiche | Modalità premianti per l’adozione di approcci di “Welfare Comunitario” | Accesso a nuove opportunità e modalità di intervento | |||
Valore delle relazioni | Creazione di reti tematiche e forme di coordinamento per la creazione di una welfare community | Costituzione di reti stabili, anche attraverso l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione | Potenziamento dell’accesso alle informazioni relative alla partecipazione a iniziative e interventi promossi da reti stabili | |||
Valore delle risorse finanziarie investite | Garanzia di efficienza nell’indirizzo e nel coordinamento delle policy all’interno di contenitori programmatici specifici | Economie di scala nella realizzazione delle attività | Investimento concreto sulle politiche tese alla qualificazione degi interventi socio sanitari | |||
8 | Monitoraggio e valutazione | |||||
Descrivere le modalità e gli strumenti di monitoraggio, valutazione dei processi e verifica degli esiti degli interventi. Il progetto Individualizzato viene definito in coprogettazione con i servizi, gli utenti e le famiglie. Per la valutazione degli esiti all'avvio del progetto individualizzato si costituisce una Unità di Valutazione Multiprofessionale come previsto nel modello di Budget di Salute mirando ad una pluralità di competenze specialistiche in linea con i nuovi orientamenti sulla salute mentale. Si coinvolge nella valutazione i referenti dell'ente inviante, i famigliari, i |
componenti delle istituzioni scolastiche, il beneficiario del servizio e il team di progetto dell’ATI Partendo da una lettura delle priorità/bisogni emergenti si svilupperà un piano di monitoraggio che consentirà di apportare correttivi durante lo sviluppo del programma d'intervento e di rilevare gli esiti alla sua conclusione. Sarà utilizzato in via elettiva il modello di valutazione ICF e in modo particolare all'applicazione della versione ridotta dell'ICF, il MINI ICF APP che è centrato sulla funzionalità sociale, cioè sulle competenze trasversali, significative e fondamentali anche in relazione al fatto che il percorso ha una valenza terapeutico-riabilitativa per i beneficiari. Le capacità che vengono esplorate dal Mini ICF APP sono quelle che possono risultare deficitarie nei disturbi psicologici e psichiatrici. Si tratta di 13 aree che vanno valutate con una scala likert che va da “0 = nessuna disabilità” a “4 = completa disabilità”. Le 13 aree sono: 1. Rispetto delle regole; 2. Organizzazione dei compiti; 3. Flessibilità; 4. Competenza; 5. Giudizio; 6. Persistenza; 7. Assertività; 8. Contatto con gli altri; 9. Integrazione nel gruppo; 10. Relazioni intime; 11. Attività spontanee; 12. Cura di Sé; 13. Mobilità. La compilazione di questo questionario può avvenire in meno di 15 minuti con un referente curante, un familiare ma può anche prevedere l'autovalutazione, sperimentata con adolescenti autistici ad alto funzionamento. Si utilizzano come opportunità di maggiore rilevazione di dati la somministrazione del questionario a più di un membro dei componenti dell'UVM. Si può somministrare all'avvio del progetto e alla sua conclusione, si possono individuare in accordo con i referenti dei servizi invianti e i famigliari le disfunzionalità su cui applicare l'intervento in modo prioritario. Altri elementi significativi che verranno utilizzati come elementi di valutazione saranno le frequenze nella partecipazione alle attività proposte (interruzioni, cali motivazionali), cambi d'intensità nel livello d'intervento e nella terapia farmacologica, incremento delle sintomatologie disfunzionali (ad esempio ritmo sonno-veglia o l'alimentazione). |
PIANO FINANZIARIO PREVISIONALE
ETS PROPONENTE | ATI Costituenda tra GNOSIS Cooperativa Sociale Capofila, Soc. Cooperativa Sociale "Sorriso per Tutti" Onlus, Soc. Cooperativa Sociale "Agricoltura Capodarco", La Castelluccia Cooperativa Sociale, Cooperativa Sociale Arcobaleno, Elma Cooperativa Sociale | |
Macro voce di spesa | Razionale della spesa (a titolo esemplificativo) | |
Euro | ||
Gestione del Centro (segreteria, monitoraggio, rendicontazione del progetto, etc) | Risorse umane interne | 33.000,00 € |
Risorse umane esterne | 22.000,00 € | |
Beni e servizi strumentali ed accessori | 20.000,00 € | |
……. | ||
totale voce | 75.000,00 € | |
Funzionamento del Centro | Risorse umane interne | 60.000,00 € |
Risorse umane esterne | 12.000,00 € | |
Spese di viaggio, vitto e alloggio | 5.800,00 € | |
Fideiussione | 15.000,00 € | |
Attrezzature | ||
Materiale vario | 7.000,00 € | |
Assicurazione volontari |
Assicurazione destinatari | 8.000,00 € | |
Dispositivi di contenimento Covid | 12.000,00 € | |
……. | ||
totale voce | 119.800,00 € | |
Progettazione personalizzata sui destinatari (project management) | Risorse umane interne | |
Risorse umane esterne | 182.000,00 € | |
totale voce | 182.000,00 € | |
Interventi personalizzati di inclusione e partecipazione sociale | Risorse umane interne | |
Risorse umane esterne | 20.000,00 € | |
Assegni di cura, contributi economici | 168.000,00 € | |
Beni e servizi strumentali ed accessori | ||
Spese di viaggio, vitto e alloggio | 30.000,00 € | |
totale voce | 218.000,00 € | |
Costruzione di reti territoriali | Risorse umane interne |
Risorse umane esterne | 67.200,00 € | |
Beni e servizi strumentali ed accessori | 5.000,00 € | |
Spese di viaggio, vitto e alloggio | 8.000,00 € | |
totale voce | 80.200,00 € | |
Spese generali | Costi indiretti (telefonia, posta, servizio di corriere, collegamenti telematici…) | 75.000,00 € |
totale finanziamento | 750.000,00 € | |
Cofinanziamento | - quote di finanziamento monetario proprie o provenienti da terzi; | - € |
- valorizzazione del lavoro svolto o dei servizi resi da personale messo a disposizione dal soggetto proponente o da terzi; | 20.000,00 € | |
- strumentazione utilizzata nell’iniziativa; | 20.000,00 € | |
- mobilio e/o attrezzatura. | 10.000,00 € | |
Totale cofinanziamento | 50.000,00 € |