Senato della Repubblica XVII Legislatura
Senato della Repubblica XVII Legislatura
Fascicolo Iter
DDL S. 1556
Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere nei consigli regionali
01/09/2015 - 01:36
Indice
1. DDL S. 1556 - XVII Leg. 1
1.1. Dati generali 2
1.2. Testi 4
1.2.1. Testo DDL 1556 5
1.2.2. Relazione 1556-A 8
1.3. Trattazione in Commissione 12
1.3.1. Sedute 13
1.3.2. Resoconti sommari 15
1.3.2.1. 1^ Commissione permanente (Affari Costituzionali) 16
1.3.2.1.1. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 261 (pom.) dell'08/04/2015 17
1.3.2.1.2. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 263 (pom.) del 15/04/2015 23
1.3.2.1.3. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 264 (pom.) del 21/04/2015 30
1.3.2.1.4. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 265 (pom.) del 22/04/2015 35
1.3.2.1.5. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 273 (pom.) del 13/05/2015 39
1.3.2.1.6. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 276 (pom.) del 21/05/2015 44
1.3.2.1.7. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 281 (pom.) del 10/06/2015 47
1.3.2.1.8. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 297 (pom.) del 14/07/2015 50
1.4. Trattazione in consultiva 63
1.4.1. Sedute 64
1.5. Trattazione in Assemblea 65
1.5.1. Sedute 66
1.5.2. Resoconti stenografici 67 1.5.2.1. Seduta n. 497 (ant.) del 04/08/2015 68
1. DDL S. 1556 - XVII Leg.
1.1. Dati generali
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
Disegni di legge Atto Senato n. 1556 XVII Legislatura
Titolo breve: parità di genere Consigli regionali
Iter
16 luglio 2015: in stato di relazione
Successione delle letture parlamentari
S.1556 in stato di relazione
Iniziativa Parlamentare Xxxxxxxxxx Xxxxxxxx ( PD ) Cofirmatari
Xxxxxxxxx Xxxxxxxx ( PD )
Xxxxxxx Xxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxx Xxxxxxxx ( NCD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxxx Xxxxxxxxx ( LN-Aut ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014)
Xxxx Xxxxxx Xxxxxxxxx ( FI-PdL XVII ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014)
Xxxxx Xxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxx Xxxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxx Xxxxxxx' ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014)
Xxxxxxxxx Xxxxx Xxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxx Xxxxx Xx Xxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxx Xxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014)
Xxxxxxxxx Xxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxx Xxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxx Xxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxxx Xxxxxx Xxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxx Xx Xxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxx Xxxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxx Xxxxx Xxxxxxx ( PI ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014)
Xxxxxx Xxxxxxx Xxxxxxxx Xxxx' ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014)
Xxxxxxx Xxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxxxx Xxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxxx Xxxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxx Xxxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014)
Xxxxxxxx Xxxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxx Xxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 25 luglio 2014) Xxxxxxx Xxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 13 maggio 2015) Xxxxx Xxxxxxxxxx ( PD ) (aggiunge firma in data 14 luglio 2015)
Natura ordinaria Presentazione
Presentato in data 3 luglio 2014; annunciato nella seduta pom. n. 274 del 3 luglio 2014. Classificazione TESEO
XXXXXX' TRA SESSI , CONSIGLIERI REGIONALI
Relatori
Relatore alla Commissione Sen. Xxxx Xxxxx Xxxxxxx (FI-PdL XVII) (dato conto della nomina il 15 aprile 2015) .
Relatore di maggioranza Sen. Xxxx Xxxxx Xxxxxxx (FI-PdL XVII) nominato nella seduta pom. n. 297 del 14 luglio 2015 (Proposto testo modificato).
Annunciata la relazione il 16 luglio 2015; annuncio nella seduta ant. n. 486 del 16 luglio 2015. Assegnazione
Assegnato alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in sede referente il 14 ottobre 2014. Annuncio nella seduta ant. n. 331 del 15 ottobre 2014.
Pareri delle commissioni Questioni regionali
1.2. Testi
1.2.1. Testo DDL 1556
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA
N. 1556
DISEGNO DI LEGGE
d'iniziativa dei senatori XXXXXXXX , XXXXXXXX , DI XXXXXX , XXXXXX , BIANCONI , XXXXXXXXX , BISINELLA , XXXXXXX , XXXXX , XXXXXXX , CARDINALI , XXXXXXX , XXXXX XXXXXX , XXXXXXX , XXXXXX , Xxxxx XXXXXXX , XXX , XX XXXXXXX , XXXXXXXXX , XXXXXXXXX , XXXX , XXXXXXXX , PARENTE , PEZZOPANE , XXXXXXXXX
, XXXXXXXXX e VACCARI
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 3 LUGLIO 2014
Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere
nei consigli regionali
Onorevoli Senatori. -- Il presente disegno di legge propone di modificare le disposizioni di principio relative al sistema di elezione del Presidente della Giunta regionale e dei consiglieri regionali, contenute nell'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante «Disposizioni di attuazione dell'articolo 122, primo comma, della Costituzione». Nello specifico, si prevede che le regioni disciplinino con legge il proprio sistema elettorale attenendosi all'ulteriore principio fondamentale della parità di genere nell'accesso alle cariche elettive, in osservanza del quale sono indicate differenti opzioni, quali: l'espressione della cosiddetta «doppia preferenza», l'alternanza di genere in caso di liste senza espressione di preferenza e, infine, la parità di candidature in caso di collegi uninominali.
Presupponendo, quindi, la pluralità dei sistemi elettorali territoriali, le previsioni più stringenti sulla loro traduzione normativa servono a garantire l'effettività di una competizione paritaria tra donne e uomini anche in questo ambito. Si tratta di un passaggio da compiere per approssimare i diversi sistemi elettorali regionali al più generale riconoscimento di un protagonismo politico delle donne che è stato sostenuto da diverse leggi -- tra queste la legge 23 novembre 2012, n. 215, recante
«Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni» -- e, per questo, si è ampiamente dispiegato, come anche testimoniato dal crescente numero di elette nelle diverse competizioni elettorali amministrative. La presenza femminile nelle istituzioni rappresenta il raggiungimento di una democrazia pienamente compiuta, garantisce la rottura di vecchi sistemi di potere che hanno favorito lo sviluppo di reti clientelari e, non ultimo, risponde alla crisi di rappresentanza che la classe politica di questo Paese si è trovata a vivere negli ultimi anni. La democrazia paritaria è, allora, una questione di civiltà giuridica; le donne non sono una quota da proteggere o una categoria di interessi, sono socie fondatrici al 50 per cento del genere umano. Da questa premessa parte la richiesta fattasi sempre più pressante negli ultimi anni di abbandono di politiche e linguaggi legati alle cosiddette «quote» e, sulla scia di questa elaborazione, si inserisce il presente disegno di legge.
La democrazia paritaria non configura alcuna concessione, alcun regalo o tutela. Essa è la presa d'atto, frutto di un'epocale rivoluzione culturale e politica, che il popolo sovrano è fatto di uomini e donne e, per questo, non è una nozione neutra, indistinta. Proprio quella nozione neutra ha consentito, anche
nella storia repubblicana, di considerare «normale» che la rappresentanza fosse monopolizzata dagli uomini e che la presenza delle donne fosse un'anomalia, un'eccezione da giustificare con meriti altrettanto eccezionali. Questa visione, diffusa ancora oggi, è l'eredità di un lungo passato che non vuole passare, nel quale la politica era per definizione cosa esclusivamente di uomini e alle donne era vietata.
Come noto, l'articolo 117, settimo comma, della Costituzione, come modificato in seguito alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, recante «Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione» stabilisce che: «Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive» e insieme al combinato disposto degli articoli 3 e 51 definisce criteri per favorire la piena inclusione delle donne nella vita politica, sociale ed economica del Paese. A questo si aggiungano le più recenti pronunce della Corte costituzionale -- e, tra queste, le sentenze n. 49 del 2003 e n. 4 del 2010 -- che hanno chiarito come le norme rivolte alle regioni
«stabiliscano come doverosa l'azione promozionale per la parità di accesso alle consultazioni». Finora, il principio delle pari opportunità tra uomo e donna nelle competizioni elettorali è stato considerato in numerosi statuti regionali: Lazio (legge regionale n. 2 del 2005), Puglia (legge regionale n. 2 del 2005), Toscana (legge regionale n. 25 del 2004), Marche (legge regionale n. 27 del 2004), Campania (legge regionale n. 4 del 2009) e Umbria (legge regionale n. 2 del 2010) hanno scelto di porre il limite di due terzi alla presenza di candidati di ciascun sesso in ogni lista provinciale. Per la regione Abruzzo (legge regionale n. 1 del 2002), invece, il limite è il 70 per cento. Meno cogente è, invece, la prescrizione della regione Calabria (legge regionale n. 1 del 2005) per la quale nelle liste elettorali (provinciali e regionali) devono essere presenti candidati di entrambi i sessi. Ebbene, nonostante le disposizioni citate ad oggi la percentuale di presenza femminile nei consigli regionali registra percentuali assai sconfortanti. Ad oggi, infatti, con la sola eccezione della Campania dove si registra una presenza percentuale di donne elette pari al 26,3 per cento, in nessun'altra regione si supera la soglia del 20 per cento. Inoltre, in alcune regioni si registrano dati addirittura inferiori, si pensi alla Basilicata dove nessuna donna siede all'interno del consiglio regionale o ancora, alla Calabria, Veneto, Puglia o Abruzzo dove si registrano presenze rispettivamente pari al 4 per cento, 5 per cento, 5,8 per cento e 7 per cento, ben al di sotto addirittura del 10 per cento. Sono percentuali poco consone ad un Paese che aspira legittimamente ad un ruolo guida all'interno dell'Unione europea e che si collocano in assoluta controtendenza rispetto al crescente numero di donne nelle Aule parlamentari, nei board aziendali e tra le elette alle ultime votazioni europee. È uno iato da colmare assolutamente, ancor più alla luce del percorso di Riforme istituzionali che questo Parlamento ha intrapreso, dove il Senato della Repubblica che si va delineando sarà composto per la maggior parte da consiglieri regionali. Proprio di fronte a questo percorso si fa stringente l'esigenza di assicurare una pari rappresentanza di genere, perché difficilmente si può pensare di ridefinire un impianto costituzionale, senza rendere effettiva la partecipazione politica delle donne di questo Paese.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1.
(Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, in materia di accesso alle candidature per le elezioni dei consigli regionali)
1. Al comma 1 dell'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, la lettera c-bis) è sostituita dalla seguente:
«c-bis) garanzia della parità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive predisponendo che: qualora la legge elettorale preveda l'espressione di preferenze, ne consenta almeno due con una riservata a un candidato di genere diverso, pena l'annullamento delle preferenze successive alla prima; qualora preveda liste senza espressione di preferenze disponga l'alternanza tra candidati di genere diverso; qualora si prevedano collegi uninominali disponga la parità tra candidature presentate col medesimo simbolo o, in caso di numero dispari di collegi, uno scarto massimo di uno tra candidati dell'uno e dell'altro genere».
Art. 2.
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale.
1.2.2. Relazione 1556-A
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
Senato della Repubblica XVII LEGISLATURA
X. 0000-X
RELAZIONE DELLA 1a COMMISSIONE PERMANENTE
(Relatrice BERNINI)
Comunicata alla Presidenza il 16 luglio 2015 SUL
DISEGNO DI LEGGE
Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere
nei consigli regionali
d'iniziativa dei senatori XXXXXXXX , XXXXXXXX , DI XXXXXX , XXXXXX , BIANCONI , BONFRISCO , BISINELLA , MERLONI , XXXXX , XXXXXXX , CARDINALI , XXXXXXX , XXXXX XXXXXX , XXXXXXX , XXXXXX , Xxxxx XXXXXXX , XXX , XX XXXXXXX , XXXXXXXXX , XXXXXXXXX , XXXX , XXXXXXXX , PARENTE , PEZZOPANE , XXXXXXXXX
, XXXXXXXXX , VACCARI , ANGIONI e SPILABOTTE
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 3 LUGLIO 2014
Onorevoli Senatori. -- Il testo all'esame dell'Assemblea propone di modificare le disposizioni di principio relative al sistema di elezione del presidente della Giunta regionale e dei consiglieri regionali, contenute nell'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante «Disposizioni di attuazione dell'articolo 122, primo comma, della Costituzione».
Il disegno di legge mira ad attuare il principio costituzionale sancito all'articolo 51 della Costituzione, in base al quale la Repubblica promuove con apposite norme le pari opportunità nell'accesso alle cariche elettive. A tal fine, il testo - nella sua formulazione originaria - prevedeva l'introduzione della garanzia della parità tra donne e uomini nella rappresentanza politica a livello regionale, in coerenza con quanto già previsto in analoghe disposizioni di legge, recentemente approvate, riguardanti l'elezione dei rappresentanti italiani presso il Parlamento europeo e degli organi rappresentativi degli enti locali. Durante l'esame in sede referente presso la Commissione affari costituzionali, è maturato un orientamento condiviso, volto a modificare l'iniziale previsione. E' stato quindi approvato un emendamento con il quale, in luogo della garanzia della parità di accesso, si dispone che i candidati di uno stesso sesso non eccedano la quota del 60 per cento, peraltro in analogia con quanto prevede la legge 6 maggio 2015, n. 52, relativa all'elezione dei membri della Camera dei deputati. In particolare, il testo definito in Commissione prevede tre ipotesi, in riferimento ad altrettanti modelli di legge elettorale regionale: il primo caso è quello di leggi elettorali che ammettono l'espressione di preferenze; il secondo è quello di legge elettorali che prevedono liste senza espressione di preferenze; il terzo concerne le leggi elettorali basate su collegi uninominali. In tutte queste fattispecie, viene espressamente affermato un obbligo di rappresentanza equilibrata tra i due sessi nella misura appunto del 60 per cento.
Tenuto conto, quindi, della pluralità dei sistemi elettorali regionali, i più stringenti princìpi fondamentali dettati dal testo proposto ai fini della disciplina della materia da parte delle regioni servono a garantire l'effettività di una competizione equilibrata tra donne e uomini, ritenuto principio meritevole di tutela. La presenza femminile nelle istituzioni, infatti, è espressione di una democrazia pienamente compiuta e può rispondere alla crisi di rappresentanza che la classe politica vive ormai da diversi anni.
Una democrazia fondata su una rappresentanza equilibrata dei sessi costituisce l'esito più fecondo di un lungo percorso di progressiva valorizzazione del ruolo delle donne nella vita sociale e politica, fino ad alcuni anni fa esclusivo monopolio degli uomini, salvo eccezioni.
Il disegno di legge definito in Commissione costituisce dunque un ulteriore importante passaggio. D'altra parte, l'articolo 117, settimo comma, della Costituzione, come modificato in seguito alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, stabilisce che le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive. Occorre, inoltre, richiamare le più recenti pronunce della Corte costituzionale - e, tra queste, le sentenze n. 49 del 2003 e n. 4 del 2010 - che hanno chiarito che le norme rivolte alle regioni devono stabilire come doverosa l'azione promozionale per la parità di accesso alle consultazioni. Finora, il principio delle pari opportunità tra uomo e donna nelle competizioni elettorali è stato considerato in numerosi Statuti regionali: Lazio (legge regionale n. 2 del 2005), Puglia (legge regionale n. 2 del 2005), Toscana (legge regionale n. 25 del 2004), Marche (legge regionale n. 27 del 2004), Campania (legge regionale n. 4 del 2009) e Umbria (legge regionale n. 2 del 2010) hanno scelto di porre il limite di due terzi alla presenza di candidati di ciascun sesso in ogni lista provinciale. Per la regione Abruzzo (legge regionale n. 9 del 2013), invece, il limite è del 60 per cento. Meno cogente è, invece, la prescrizione della regione Calabria (legge regionale n. 1 del 2005), per la quale nelle liste elettorali (provinciali e regionali) devono essere presenti candidati di entrambi i sessi. Ebbene, nonostante le disposizioni citate, ad oggi la percentuale di presenza femminile nei consigli regionali registra percentuali assai sconfortanti.
Infatti, con la sola eccezione della Campania dove si registra una presenza percentuale di donne elette pari al 26,3 per cento, in nessun'altra regione si supera la soglia del 20 per cento. Inoltre, in alcune regioni si registrano dati addirittura inferiori. Si pensi alla Basilicata, dove nessuna donna siede all'interno del consiglio regionale o alla Calabria, al Veneto, alla Puglia o all'Abruzzo, dove si registrano presenze rispettivamente pari al 4 per cento, 5 per cento, 5,8 per cento e 7 per cento, ben al di sotto addirittura del 10 per cento. Sono percentuali poco consone ad un Paese che aspira legittimamente ad un ruolo guida all'interno dell'Unione europea e che si collocano in assoluta controtendenza rispetto agli altri ordinamenti europei. L'intervento normativo appare pertanto quanto mai necessario, ancor più alla luce del processo di revisione costituzionale in atto. Infatti, il nuovo Senato sarà composto, per la maggior parte, da consiglieri regionali. Si fa quindi stringente l'esigenza di assicurare una pari rappresentanza tra uomini e donne, affinché la composizione della seconda camera rifletta un equilibrio nella rappresentanza dei due sessi.
Durante l'esame in sede referente, la Commissione ha anche deciso di sostituire nel testo la parola:
«genere» con la parola: «sesso». Pur nella consapevolezza che il termine: «genere» sia coerente con la legislazione internazionale, la scelta compiuta muove da un'esigenza di coerenza con il dato costituzionale, in quanto l'articolo 3 utilizza il termine: «sesso». In secondo luogo, appare non corretta l'utilizzazione dei due termini come sinonimi. Il legislatore non dovrebbe farvi ricorso in modo indifferenziato, in quanto essi divergono profondamente nel loro significato. Il termine: «sesso» può essere considerato, quanto meno ai fini della presente legge, più corretto, perché fa esclusivo riferimento al dato biologico, che distingue l'uomo dalla donna. L'uso del termine: «genere», invece, può in questo caso essere fonte di equivoci e di incertezze interpretative, in quanto, come è noto, esso evoca significati ulteriori, rimandando ad una nozione molto più complessa, tanto che è riconosciuta l'esistenza di diversi generi, certamente in numero superiore a due.
Xxxxxxx, relatrice
PARERE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI
(Estensore: senatrice Pezzopane)
sul disegno di legge
5 maggio 2015
La Commissione,
esaminato il testo del disegno di legge;
ricordato che l'articolo 122 della Costituzione stabilisce, al primo comma, che: «Il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della regione nei limiti dei princìpi stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi»;
rammentato altresì che l'articolo 117, settimo comma, della Costituzione, prevede che le leggi regionali promuovano, tra l'altro, la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive; esprime
PARERE FAVOREVOLE
DISEGNO DI LEGGE DISEGNO DI LEGGE
D'iniziativa dei senatori Xxxxxxxx ed altri Testo proposto dalla Commissione
Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere nei consigli regionali
Modifica all'articolo 4 della legge 2
luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali
Art. 1. Art. 1.
(Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, in materia di accesso alle candidature per le elezioni dei consigli regionali)
1. Al comma 1 dell'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, la lettera c-bis) è sostituita dalla seguente:
(Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, in materia di accesso alle candidature per le elezioni dei consigli regionali)
1. Identico:
«c-bis) garanzia della parità tra uomini e donne nell'accesso alle cariche elettive disponendo che: qualora la legge elettorale
«c-bis) promozione delle pari opportunità tra donne e uomini
preveda l'espressione di preferenze, ne consenta almeno due con nell'accesso alle cariche elettive,
una riservata a un candidato di genere diverso, pena l'annullamento delle preferenze successive alla prima; qualora preveda liste senza espressione di preferenze disponga
disponendo che:
1) qualora la legge elettorale preveda l'espressione di preferenze, in
l'alternanza tra candidati di genere diverso; qualora si prevedano ciascuna lista i candidati siano
collegi uninominali disponga la parità tra candidature presentate presenti in modo tale che quelli
col medesimo simbolo o, in caso di numero dispari di collegi, uno scarto massimo di uno tra candidati dell'uno e dell'altro genere».
dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale e sia consentita l'espressione di almeno due preferenze, con una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l'annullamento delle preferenze successive alla prima;
2) qualora siano previste liste senza espressione di preferenze, la legge elettorale disponga l'alternanza tra candidati di sesso diverso, in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale;
3) qualora siano previsti collegi uninominali, la legge elettorale disponga l'equilibrio tra candidature presentate col medesimo simbolo in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale».
Art. 2. Art. 2.
(Entrata in vigore) (Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello Identico
della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
1.3. Trattazione in Commissione
1.3.1. Sedute
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
Disegni di legge Atto Senato n. 1556 XVII Legislatura
Titolo breve: parità di genere Consigli regionali
Trattazione in Commissione
Sedute di Commissione primaria
Seduta Attività
1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) (sui lavori della Commissione) N. 261 (pom.)
8 aprile 2015
1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in sede referente N. 263 (pom.)
15 aprile 0000
21 aprile 0000
22 aprile 2015
Xxxxxxx termine per la presentazione degli emendamenti: 14
maggio 2015 alle
ore 13:00
1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) (sui lavori della Commissione)
13 maggio 2015
Xxxxxxx termine per la presentazione degli emendamenti: 3
giugno 2015 alle
ore 13:00
21 maggio 0000
10 giugno 2015
Fissato termine per la presentazione degli emendamenti: 10
giugno 2015 alle
ore 13:00 (Sull'esame del ddl)
Fissato termine per la presentazione degli emendamenti: 17
giugno 2015 alle
ore 13:00 (Sull'esame del ddl)
1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in sede referente
14 luglio 2015
(Testo degli emendamenti allegato al resoconto) Esito: concluso l'esame proposto testo modificato
1.3.2. Resoconti sommari
1.3.2.1. 1^ Commissione permanente (Affari Costituzionali)
1.3.2.1.1. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 261 (pom.) dell'08/04/2015
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
MERCOLEDÌ 8 APRILE 2015
261ª Seduta
Presidenza della Presidente
Intervengono il vice ministro dell'interno Bubbico e il sottosegretario di Stato per l'interno
Bocci.
La seduta inizia alle ore 14,45.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
La PRESIDENTE riferisce l'esito della riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari, appena conclusa, nella quale si è convenuto di iscrivere all'ordine del giorno il disegno di legge costituzionale n. 1778 (Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Sudtirol per il trasferimento della competenza regionale in materia di ordinamento degli enti locali alle Province autonome di Trento e di Bolzano).
Si è concordato, inoltre, di iniziare quanto prima l'esame del disegno di legge n. 1556, in materia di parità di genere nei consigli regionali, del disegno di legge n. 865, volto a istituire una Commissione nazionale per i diritti umani, del disegno di legge n. 545, relativo all'ammissibilità dei referendum abrogativi di leggi tributarie e di ratifica, nonché del disegno di legge n. 1138, recante norme di indirizzo in materia di politiche integrate per la sicurezza e la polizia locale, e del disegno di legge n. 1313, che prevede l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare sui costi degli enti partecipati o controllati, tutti già iscritti all'ordine del giorno.
La Commissione conviene.
IN SEDE REFERENTE
(1522) XXXXXXXX e XXXXXXXX. - Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici
(281) XXXXXXXXX ed altri. - Disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali
(358) XXXXXXX. - Disposizioni in materia di attività di lobbying e relazioni istituzionali
(643) XXXXXXX ed altri. - Disciplina della rappresentanza di interessi
(806) D'XXXXXXXX XXXXXXXX. - Riconoscimento e disciplina dell'attività di lobbying e di relazioni istituzionali nonché istituzione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività dei portatori e dei rappresentanti di interessi particolari
(992) XXXXXXX x XXXXXX. - Norme sul riconoscimento e sulla regolamentazione dell'attività di rappresentanza di interessi presso organismi istituzionali
(1191) MILO ed altri. - Disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi particolari (1497) Xxxxxxxx XX XXXXX ed altri. - Disciplina dell'attività di rappresentanza degli interessi particolari e istituzione del registro pubblico dei rappresentanti di interessi
(1632) Xxxxx XXXXXXX ed altri. - Norme in materia di attività di rappresentanza di interessi
- e petizioni nn. 217 e 768 ad essi attinenti
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)
Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta del 13 gennaio.
La PRESIDENTE comunica che l'associazione VerA ha fatto pervenire un contributo scritto, che sarà reso disponibile alla pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione
Informa, inoltre, che Confindustria, intervenuta in audizione il 19 febbraio scorso, ha a sua volta inviato una memoria, la quale sarà anch'essa resa disponibile alla pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione.
Non essendovi altre richieste d'intervento, dichiara quindi conclusa la discussione generale.
Il relatore CAMPANELLA (Misto-ILC) propone di adottare il disegno di legge n. 1522, d'iniziativa del senatore Xxxxxxxx, come testo base per il seguito dell'esame.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la proposta avanzata dal relatore è posta in votazione e accolta.
La PRESIDENTE propone di fissare alle ore 13 di giovedì 23 aprile il termine per la presentazione di emendamenti, da riferire al disegno di legge n. 1522, adottato come testo base per il seguito dell'esame.
La Commissione conviene.
Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.
IN SEDE CONSULTIVA
(1854) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, approvato dalla Camera dei deputati
(Parere alle Commissioni 2a, 3a e 4a riunite, ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 2 aprile.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva la proposta di parere favorevole, avanzata nella seduta di giovedì 2 aprile dalla presidente Xxxxxxxxxxx, in qualità di relatrice, sulla sussistenza dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza.
IN SEDE REFERENTE
(1818) Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2015, n. 27, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contemporaneo delle elezioni regionali ed amministrative
(Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 1° aprile.
La PRESIDENTE avverte che sono stati presentati un ordine del giorno e tre emendamenti, pubblicati in allegato.
Il senatore XXXXXXXXX (LN-Aut) ricorda di aver chiesto al rappresentante del Governo un elenco dettagliato delle festività religiose e civili che impedirebbero di fissare lo svolgimento delle elezioni in una data antecedente il 31 maggio.
Il sottosegretario BOCCI ribadisce che il 17 maggio, a L'Aquila, è prevista l'adunata nazionale degli
alpini. In occasione di tale evento, si registra solitamente un'ampia partecipazione, anche di molti sindaci in rappresentanza dei Comuni interessati. Il 24 maggio, invece, ricorre la Pentecoste ebraica: a tale proposito, la legge n. 101 del 1989, che regola i rapporti tra lo Stato e l'Unione delle comunità ebraiche italiane, vieta espressamente lo svolgimento di elezioni in coincidenza con ricorrenze religiose ebraiche. Analogamente, quindi, non è possibile anticipare le elezioni al 10 maggio, in quanto l'eventuale turno di ballottaggio si svolgerebbe appunto il 24 maggio.
Il senatore XXXXXXXXX (LN-Aut) osserva che, con un intervento tempestivo, sarebbe stato possibile prevedere lo svolgimento delle elezioni nel mese di aprile, evitando le complicazioni che hanno provocato lo slittamento dell'election day al 31 maggio.
Il relatore MIGLIAVACCA (PD) ritiene che ormai anche i partiti politici abbiano organizzato le rispettive campagne elettorali in base alla scadenza del 31 maggio, pertanto appare ragionevole confermare la data proposta dal Governo.
In riferimento ai contenuti dell'ordine del giorno presentato dal senatore Xxxxxxxxx, ritiene opportuno compiere un'approfondita riflessione circa la scelta di ricorrere alla decretazione d'urgenza per intervenire su una materia particolarmente sensibile, quale quella elettorale, che richiede in ogni caso la massima ponderazione e un consenso quanto più possibile ampio.
Il senatore XXXXX (M5S) ribadendo le sue riserve, esprime il suo più fermo dissenso rispetto alla scelta di ricorrere allo strumento del decreto-legge in materia elettorale.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
(1289) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI-
VENEZIA GIULIA - Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare
(77) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - PEGORER. - Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di ordinamento degli enti locali nella regione
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)
Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta del 4 marzo.
La PRESIDENTE comunica che il relatore ha presentato un nuovo emendamento 01.101, pubblicato in allegato al resoconto.
Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.
(1561) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - CAMPANELLA. - Introduzione
dell'articolo 34-bis della Costituzione, recante disposizioni volte al riconoscimento del diritto di accesso ad internet
(1317) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - LUCIDI ed altri. - Modifica all'articolo 21 della Costituzione, in materia di tutela e di libero accesso alla rete internet
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)
Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta del 17 febbraio.
Il relatore PALERMO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) propone di adottare il disegno di legge
n. 1561, d'iniziativa del senatore Xxxxxxxxxx, come testo base per il seguito dell'esame.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la proposta avanzata dal relatore è posta in votazione e accolta.
Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 15.
ORDINI DEL GIORNO ED EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE
ordini del giorno
G/1818/1/1
Il Senato,
premesso che
il punto 4) dell'analisi tecnico-normativa di accompagnamento alla presente legge di conversione recita testualmente: "Analisi della compatibilità dell'intervento con i principi costituzionali";
il provvedimento non presenta profili di incompatibilità con i principi costituzionali;
il ricorso al decreto-legge, infatti, non attiene al sistema elettorale in senso stretto (vedi la sentenza della Corte costituzionale n. 161 del 1995), ma incide sulla cosiddetta legislazione elettorale "di contorno";
tale intervento, quindi, non ricade nel divieto ricavabile dall'articolo 15, comma 2, lettera b), della legge n. 400 del 1988, in cui si dispone che il Governo "non può", mediante un decreto-legge, "provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione": materie, queste, fra le quali rientra anche quella elettorale;
impegna il Governo,
in sede di emanazione di provvedimenti provvisori di cui all'articolo 77 della Costituzione, all'assoluto rispetto dell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, e della legge n. 400 del 1988. emendamenti
1.1
Sopprimere l'articolo.
1.0.1
Dopo l'articolo, inserire il seguente:
Art. 1
«Art.1-bis
(Modifica all'articolo 7 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98)
1. All'articolo 7 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, è aggiunto, in fine, il seguente comma: " 2- quater. Nel caso in cui nel medesimo anno debbano tenersi uno o più referendum di cui all'articolo 123 della Costituzione, la convocazione degli elettori avviene per tutti i referendum nella medesima data di cui al comma 1 del presente articolo."».
Art. 2
2.1
Sopprimere l'articolo.
EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1
01.101
XXXXX, relatore
All'articolo 1, premettere il seguente:
«Art. 01.
(Modifica all'articolo 4 della legge costituzionale n. 1 del 1963)
1. Al primo comma dell'articolo 4 della legge costituzionale n. 1 del 1963, dopo la lettera 1-bis) è aggiunta la seguente: " 1-ter) ordinamento del Porto di Trieste;"».
1.3.2.1.2. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 263 (pom.) del 15/04/2015
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
MERCOLEDÌ 15 APRILE 2015
263ª Seduta
Presidenza della Presidente
Intervengono i sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Bressa e per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Xxxxx Xxxxxx.
La seduta inizia alle ore 14,35.
IN SEDE REFERENTE
(865) Xxxx XXXXXXXXX ed altri. - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani
(Esame e rinvio)
Il relatore XXXXXXX (FI-PdL XVII) illustra il disegno di legge in titolo, che istituisce la Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani. Si intende così dare attuazione alla risoluzione n. 48/134, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993, che impegna gli Stati firmatari ad istituire organismi nazionali, autorevoli ed indipendenti, per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dotati di un adeguato potere di indagine e risorse congrue. Si prevede, quindi, che alla Commissione sia riconosciuta piena autonomia e indipendenza operativa, finanziaria e funzionale. Essa è costituita da tre componenti, un presidente e due membri. I membri sono eletti rispettivamente dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei deputati, mentre il presidente è nominato congiuntamente dai Presidenti del Senato e della Camera dei deputati tra esperti altamente qualificati in materia, indipendenti e d'esperienza pluriennale. L'incarico, della durata di quattro anni, è rinnovabile una sola volta e non è
compatibile con altri incarichi pubblici o presso enti privati.
All'articolo 3 sono precisati i compiti attribuiti alla Commissione: promuovere la cultura dei diritti umani, soprattutto mediante le istituzioni scolastiche, presso le singole amministrazioni e le categorie professionali; monitorare il rispetto dei diritti umani in Italia, nonché l'attuazione delle convenzioni e degli accordi internazionali ratificati dall'Italia in materia; formulare pareri, raccomandazioni e proposte al Governo su tutte le questioni concernenti i diritti umani; collaborare per lo scambio di esperienze e la diffusione di buone prassi con gli organismi internazionali preposti alla tutela dei diritti umani; valutare le segnalazioni in materia di violazioni o limitazioni di diritti umani, ai fini del successivo inoltro agli uffici competenti della pubblica amministrazione, qualora non sia già stata adita l'autorità giudiziaria; promuovere gli opportuni contatti con le autorità, le istituzioni e gli organismi pubblici, quali i difensori civici, cui la legge attribuisce, a livello centrale o locale, specifiche competenze in relazione alla tutela dei diritti umani.
Con l'articolo 4 è sancito l'obbligo della Commissione di presentare rapporto all'autorità giudiziaria competente, qualora venga a conoscenza di fatti che possano costituire reato.
Per l'espletamento delle proprie funzioni, la Commissione si avvale di un proprio ufficio, previsto all'articolo 5, a capo del quale è posto un direttore nominato dalla Commissione stessa, su proposta del Presidente.
All'articolo 6 viene istituito il Consiglio per i diritti umani e le libertà fondamentali, costituito da non più di quaranta componenti, in rappresentanza di istituzioni ed organizzazioni della società civile, nonché esperti individuati dalla Commissione. È previsto, tra l'altro, che due tra i componenti siano scelti tra i garanti regionali dei diritti dei detenuti. Il Consiglio collabora con la Commissione nell'esame delle questioni connesse alla protezione e alla promozione dei diritti umani, approva ogni anno le linee generali di attività e assiste, nell'opera di raccordo con le istanze della società civile e di coordinamento con le istituzioni statali, gli enti territoriali e tutti gli organismi competenti in materia.
L'articolo 8 riconosce la facoltà della Commissione di avvalersi del contributo di università e centri di studio e di ricerca, nonché di tutte quelle organizzazioni non governative, sociali o professionali che operano nel campo della promozione e della tutela dei diritti umani.
L'articolo 9 sancisce l'obbligo al segreto d'ufficio in capo ai componenti della Commissione e alle persone di cui la stessa si avvale.
Al fine di assicurare un confronto costante con il Parlamento, l'articolo 10 dispone la presentazione, da parte della Commissione, entro il 30 aprile di ogni anno, di una relazione annuale sull'attività svolta nell'anno precedente.
Gli articoli 11 e 12, infine, provvedono circa le spese di funzionamento della Commissione e la relativa copertura finanziaria.
Sottolinea, infine, che l'Italia, pur avendo una consolidata tradizione nella tutela dei diritti umani, in quanto ha promosso e fatto proprie le più importanti convenzioni internazionali in materia e svolto un ruolo importante nella battaglia contro la pena di morte e per l'istituzione della Corte penale internazionale, è fra quei Paesi che ancora non hanno un organismo appositamente dedicato a questo scopo, nonostante i tentativi compiuti nella scorsa legislatura: infatti, il 18 dicembre 2012, la Commissione affari costituzionali approvò in sede referente un testo, che tuttavia non ha potuto completare il proprio iter a causa della conclusione della legislatura.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
IN SEDE CONSULTIVA
(Doc. LVII, n. 3) Documento di economia e finanza 2015 e connessi allegati
(Parere alla 5ª Commissione. Esame e rinvio)
Il relatore XXXXXXX (AP (NCD-UDC)) ricorda preliminarmente che, con la sottoscrizione del Fiscal compact, gli Stati membri si sono impegnati a introdurre nei propri ordinamenti il principio del pareggio di bilancio, che prevede l?obbligo di assicurare il conseguimento dell'obiettivo di medio periodo, o comunque garantire una rapida convergenza verso tale obiettivo. Il principio è stato recepito nell?ordinamento nazionale attraverso la legge costituzionale adottata in aprile 2012 e la relativa legge di attuazione, approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera alla fine del 2012. A partire dal 2014, tale regola è entrata in vigore. Le due leggi, tra l?altro, hanno istituito e definito le funzioni dell?Ufficio parlamentare di bilancio, l?organismo indipendente per la validazione delle previsioni macroeconomiche e l?analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica, in attuazione della direttiva europea sui requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri del 2011 e del Two Pack.
Nell?anno in corso e nei successivi, il quadro normativo di contabilità e finanza pubblica sarà ulteriormente aggiornato, al fine di dare piena attuazione alla legge sul principio dell?equilibrio di bilancio, istituzionalizzando la revisione della spesa pubblica e rafforzando il ruolo del bilancio di cassa, in coerenza con quanto previsto per gli enti territoriali.
Sarà data completa attuazione alla normativa relativa all?applicazione del principio dell?equilibrio di bilancio per gli enti territoriali e sarà disciplinato il concorso dello Stato al finanziamento dei livelli essenziali e delle funzioni fondamentali nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali. Tali innovazioni, considerati i tempi necessari per la loro implementazione e i riflessi sulle procedure contabili, amministrative e parlamentari che presiedono allo svolgimento della sessione di bilancio, troveranno piena attuazione a partire dalla predisposizione dei documenti di bilancio compilati nel 2016 e riferiti al triennio di programmazione 2017-2019.
Nell'analizzare il quadro macroeconomico, evidenzia alcune informazioni di dettaglio sul settore di spesa del pubblico impiego. Nell?anno 2014, la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche è risultata in calo dello 0,6 per cento circa, rispetto all?anno precedente. Tale contrazione si somma alla diminuzione dello 0,7 per cento del 2013 e a quella del 2,1 per cento, registrata nel 2012, rafforzando il trend decrescente che si è determinato dopo il lungo periodo di crescita verificatosi dal 1998 al 2010. L?incidenza della spesa per redditi sul PIL è stata del 10,1 per cento, proseguendo il calo avviato dal 2009.
L?ulteriore riduzione, nell?anno 2014, della spesa per redditi per il pubblico impiego è la conseguenza dei molti interventi normativi disposti nel corso degli ultimi anni, che hanno comportato sia un contenimento delle retribuzioni individuali, sia una riduzione del numero dei dipendenti pubblici, pari al 5,7 per cento circa nel periodo 2007-2013. In particolare, hanno inciso sull?ammontare della spesa i seguenti interventi: la razionalizzazione del comparto scuola, il perdurare del blocco dei rinnovi contrattuali per il periodo 2010-2015, l?introduzione di un limite di spesa individuale rapportato alla retribuzione percepita nell?anno 2010, il riconoscimento, solo a fini giuridici, delle progressioni di carriera disposte nel quadriennio 2011-2014, la decurtazione, in base al numero delle unità di personale cessate, dell?ammontare delle risorse disponibili per la contrattazione integrativa, la rimodulazione delle limitazioni all?assunzione di personale con modalità diversificate in base alla tipologia di comparto interessato, ad esclusione dei soli comparti dell'alta formazione artistica e musicale della scuola e delle Forze armate.
Nel quadro a legislazione vigente, la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche è stimata in aumento dello 0,5 per cento circa per il 2015 e dell?1 per cento nel 2016, per poi diminuire dello 0,4 per cento nel 2017, rimanere invariata nel 2018 e crescere di nuovo dello 0,3 per cento nel 2019, per effetto dell?attribuzione dell?indennità di vacanza contrattuale del triennio 2019- 2021.
Analizzando i dati relativi al conto di cassa del settore pubblico, rileva che nel 2014 il fabbisogno del settore pubblico si è attestato al 4,3 per cento del PIL, con una riduzione dello 0,3 per cento rispetto al valore rilevato nel 2013. Nel confronto con la stima contenuta nella Nota tecnica illustrativa al disegno di legge di stabilità 2015, il dato di consuntivo risulta più contenuto di circa 9.600 milioni, per effetto di un?evoluzione più favorevole dei pagamenti finali, parzialmente compensata da incassi finali inferiori alle attese.
Il conto consolidato delle amministrazioni centrali registra nel 2014 un fabbisogno pari a 74.244 milioni, in riduzione di 5.025 milioni rispetto all?importo rilevato nel 2013. Il miglioramento è riconducibile alla favorevole dinamica del saldo di parte capitale e del saldo delle operazioni di carattere finanziario, parzialmente attenuata dal deterioramento del saldo di parte corrente. L?avanzo primario, pari a 5.368 milioni, è aumentato di 5.806 milioni rispetto al 2013.
Il conto consolidato di cassa delle amministrazioni locali evidenzia nel 2014 un saldo positivo pari a
4.381 milioni, con un decremento di 1.640 milioni rispetto al 2013. Alla determinazione del saldo contribuisce un ammontare di incassi finali pari a 253.186 milioni e un ammontare di pagamenti finali pari a 248.805 milioni, entrambi in calo rispetto al 2013.
In particolare, per quanto riguarda le Regioni, al 31 dicembre 2014 emerge una disponibilità finanziaria pari a 1.301 milioni, inferiore di 2.883 milioni rispetto al corrispondente risultato registrato nel 2013. Il finanziamento del settore statale, di parte corrente e in conto capitale, a favore delle Regioni, risulta aumentato del 3,5 per cento, rispetto al 2013.
I dati relativi ai Comuni e alle Province evidenziano, per il 2014, un incremento della disponibilità al corrispondente periodo del 2013. I pagamenti per rimborso prestiti agli Istituti di credito sono stati pari a 13.965 milioni. I trasferimenti dalle Regioni registrano, rispetto all?anno precedente, una flessione complessiva pari al 6,3 per cento, derivante da un decremento sia dei trasferimenti correnti sia di quelli in conto capitale. Si rileva la notevole contrazione del 19,9 per cento dei pagamenti in conto capitale, dovuta essenzialmente a un decremento degli investimenti diretti e a una lieve riduzione dei trasferimenti in conto capitale. I pagamenti correnti diminuiscono complessivamente dell?1,8 per cento. In particolare, i pagamenti per il personale registrano una diminuzione del 3 per cento, quelli per trasferimenti correnti del 13,6 per cento e quelli per interessi del 3,5 per cento. Gli acquisti di beni e servizi registrano, invece, un modesto aumento dello 0,4 per cento. I pagamenti per partite finanziarie, infine, registrano una flessione del 9,2 per cento.
Si sofferma, quindi, sulle previsioni tendenziali per il periodo 2015-2019. Per il 2015, si stima un fabbisogno del settore pubblico pari a 57.409 milioni, inferiore di 12.454 milioni al consuntivo del 2014. Rispetto alla stima della Nota tecnica illustrativa alla legge di stabilità 2015, il fabbisogno per quest'anno risulta più contenuto di quasi 6 miliardi. Tale miglioramento riflette, da un lato, il risultato di consuntivo 2014, che si è attestato su livelli inferiori rispetto alle attese, e dall?altro la positiva evoluzione del quadro macroeconomico.
In termini di saldo primario si stima, per l?anno 2015, un avanzo di 22.623 milioni, in crescita di circa
8.500 milioni rispetto al dato del 2014. La spesa per interessi è stimata in riduzione del 5 per cento rispetto all?anno precedente. Per gli anni successivi, le stime mostrano un costante miglioramento del saldo del settore pubblico.
Un elemento centrale nel processo di rinnovamento del Paese è costituito dalle riforme istituzionali avviate dal Governo nel corso del 2014 e in via di definizione per il 2015. In particolare, attraverso gli interventi normativi che interessano la legge elettorale, il superamento del bicameralismo paritario e la modifica dell?assetto delle competenze normative dello Stato e delle Regioni, da un lato, si intende potenziare l?efficacia della strategia complessiva del programma di riforme con la razionalizzazione
del procedimento legislativo e con un disegno più chiaro delle attribuzioni dello Stato e delle Regioni; dall?altro, si persegue l?obiettivo di accrescere l?efficacia e la tempestività degli interventi normativi e di politica economica attraverso una maggiore stabilità di governo. Dal punto di vista economico, questi effetti producono conseguenze positive anche attraverso la riduzione del livello di incertezza del sistema Paese, variabile rilevante nelle scelte di consumo e di investimento di imprese e cittadini.
Il rilancio dell?economia e il benessere dei cittadini, però, dipendono anche da una pubblica amministrazione in grado di attuare efficacemente le riforme strutturali necessarie per il Paese e di offrire adeguati servizi ai cittadini e alle imprese. È in corso, quindi, una profonda riforma della pubblica amministrazione, al fine di eliminarne le persistenti debolezze, rafforzare le condizioni di legalità e lotta alla corruzione, garantire l?efficienza, la trasparenza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese.
Dopo le misure approvate a giugno 2014, volte a favorire il turnover generazionale, aumentare la mobilità dei dipendenti pubblici e rafforzare le legalità, rendendo più efficace l?azione di prevenzione e di lotta alla corruzione nel settore pubblico, con la piena operatività dell?Autorità nazionale anticorruzione, i cui poteri sono stati significativamente rafforzati, il Governo, ha definito interventi strutturali di riforma per modernizzare la pubblica amministrazione, attraverso una disegno di legge delega attualmente all?esame del Parlamento e la cui approvazione è prevista entro l?estate del 2015.
Inoltre, entro la fine del 2015, si prevedono interventi in materia di gestione delle risorse umane e per un nuovo sistema della dirigenza, riordino delle partecipazioni pubbliche e riassetto della disciplina dei servizi pubblici locali, cittadinanza digitale e digitalizzazione della PA e del Paese, razionalizzazione di funzioni e strutture dello Stato e mobilità del personale delle Province.
Infine, con l?Agenda per la semplificazione 2015-2017, il Governo, le Regioni e gli enti locali hanno assunto un impegno comune per realizzare un programma di semplificazione in cinque settori strategici di intervento fondamentali per la vita di cittadini e imprese: cittadinanza digitale, welfare e salute, fisco, edilizia e impresa. Per ciascuno di essi, sono individuate scadenze, tempi e responsabilità.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
IN SEDE REFERENTE
(1556) Xxxxxxxxxx XXXXXXXX ed altri. - Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere nei consigli regionali (Esame e rinvio)
La relatrice XXXXXXX (FI-PdL XVII) illustra il disegno di legge in titolo. Esso è composto di due articoli e propone una modifica della legge n. 165 del 2004, che - in attuazione dell'articolo 122, primo comma, della Costituzione - reca i principi fondamentali concernenti il sistema di elezione e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del presidente e degli altri componenti della giunta regionale, nonché dei consiglieri regionali.
In particolare, l'articolo 1 modifica l'articolo 4 della predetta legge, introducendo, tra i principi fondamentali in base ai quali le Regioni sono tenute a disciplinare con legge il sistema di elezione del
presidente della giunta regionale e dei consiglieri regionali, la garanzia della parità di genere nell'accesso alle cariche elettive. In osservanza di tale principio, sono previste differenti opzioni: qualora si preveda l'espressione di preferenze, se ne devono consentire almeno due, con una riservata a un candidato di genere diverso, pena l'annullamento delle preferenze successive alla prima (cosiddetta "doppia preferenza di genere"); qualora siano previste liste senza espressione di preferenze, deve essere disposta l'alternanza tra candidati di genere diverso; qualora si prevedano collegi uninominali, deve essere disposta la parità tra candidature presentate col medesimo simbolo o, in caso di numero dispari di collegi, uno scarto massimo di uno tra candidati dell'uno e dell'altro genere.
L'articolo 2, infine, stabilisce il termine di entrata in vigore del provvedimento.
Ricorda che, dopo le misure introdotte dalla legge n. 120 del 2011 per i consigli di amministrazione delle società pubbliche e private, negli ultimi anni il tema del riequilibrio di genere è diventato attuale anche all'interno delle istituzioni, in modo particolare nelle assemblee elettive. Nella scorsa legislatura, infatti, è stata approvata la legge n. 215 del 2012, volta a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali; più di recente, invece, con la legge n. 65 del 2014 si è introdotto un analogo meccanismo nel sistema di elezione dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo.
Sottolinea che l'approvazione della modifica proposta si rende dunque necessaria ai fini della promozione delle pari opportunità tra uomo e donna anche nelle competizioni elettorali regionali, così come peraltro già previsto dalle leggi elettorali di alcune Regioni, in particolare la legge regionale n. 4 del 2009 della Campania che, oltre a prevedere un limite massimo di presenza di candidati dello stesso sesso in ogni lista, ha introdotto la doppia preferenza di genere per l'elezione dei consiglieri regionali.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
La seduta, sospesa alle ore 14,55, riprende alle ore 15,05.
(1289) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI-
VENEZIA GIULIA - Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare
(77) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - PEGORER. - Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di ordinamento degli enti locali nella regione
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)
Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta dell'8 aprile.
Il relatore RUSSO (PD) ritira l'emendamento 01.101. Xxxxxxx, quindi, parere contrario sugli emendamenti 01.1, 01.2 e 01.3 e favorevole sugli emendamenti 01.4, 1.2 e 2.1. Esprime altresì parere contrario sull'emendamento 3.1 e favorevole sull'emendamento 3.2. Il parere è contrario anche sull'emendamento 3.3, mentre è favorevole sugli emendamenti 5.1 e 6.1.
Esprime quindi parere contrario sull'emendamento 7.1 e favorevole sugli emendamenti 7.2, 8.1, 8.0.1 e
8.0.2. Infine, si pronuncia in senso contrario sull'emendamento 8.0.3 e favorevole sull'emendamento 9.1.
Il sottosegretario BRESSA esprime parere conforme a quello del relatore. Esprime inoltre parere favorevole sugli emendamenti 01.100, 1.100, 2.100, 5.100, 6.100, 7.100, 8.100 e 9.100, presentati dal relatore.
Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 15,15.
1.3.2.1.3. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 264 (pom.) del 21/04/2015
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
MARTEDÌ 21 APRILE 2015
264ª Seduta
Presidenza della Presidente
La seduta inizia alle ore 15,20.
IN SEDE CONSULTIVA
(10-362-388-395-849-874-B) Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano, approvato dal Senato in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei senatori Xxxxxxx ed altri; Xxxxxx ed altri; Xxxxxx; Xxxxxxxx Xx Xxxxxx e Xx Xxxxxxxxxx; Buccarella ed altri; Xxxxxxx; modificato dalla Camera dei deputati
(Parere alla 2a Commissione. Esame. Parere non ostativo con osservazioni)
Il relatore PALERMO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) riferisce sul disegno di legge in titolo, rimesso alla sede plenaria dalla Sottocommissione per i pareri, osservando che, all'articolo 1, comma 1, capoverso "Art. 613-bis", non è riportata, come causa di discriminazione ai fini della commissione del reato di tortura, l'ipotesi delle condizioni personali e sociali, che è invece presente all'articolo 4, comma 1, capoverso 1, relativo ai casi di divieto di espulsione o respingimento dello straniero.
Propone, pertanto, di esprimere un parere non ostativo con le osservazioni nei termini indicati.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva la proposta di parere non ostativo con osservazioni avanzata dal relatore, pubblicata in allegato.
(Doc. LVII, n. 3) Documento di economia e finanza 2015 e connessi allegati
(Parere alla 5ª Commissione. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole) Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 15 aprile.
Il relatore XXXXXXX (AP (NCD-UDC)), richiamando le considerazioni espresse nella relazione illustrativa, formula una proposta di parere favorevole.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.
IN SEDE REFERENTE
(865) Xxxx XXXXXXXXX ed altri. - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani
(Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 15 aprile.
Il senatore PALERMO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) ricorda che l'Italia si accinge con grave ritardo a dare attuazione alla risoluzione n. 48/134 adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 1993. Auspica, pertanto, la sollecita approvazione del disegno di legge in titolo.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
(1289) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI-
VENEZIA GIULIA - Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni
regionali e di iniziativa legislativa popolare
(77) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - PEGORER. - Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di ordinamento degli enti locali nella regione
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)
Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta del 15 aprile.
La PRESIDENTE avverte che non è ancora pervenuto il parere della Commissione bilancio sugli emendamenti riferiti al disegno di legge costituzionale n. 1289.
Il senatore XXXXXXXX (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) chiede se sia possibile procedere comunque alla votazione degli emendamenti.
Il xxxxxxxx XXXXX (FI-PdL XVII) ritiene opportuno attendere il parere della Commissione bilancio, considerando che il disegno di legge costituzionale non è ancora iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea.
La PRESIDENTE conviene con le osservazioni del xxxxxxxx Xxxxx. Appare opportuno, a suo avviso, attendere il parere della Commissione bilancio, trattandosi di un disegno di legge costituzionale che potrebbe avere implicazioni di carattere economico e finanziario per le misure in esso contenute.
Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.
(1556) Xxxxxxxxxx XXXXXXXX ed altri. - Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere nei consigli regionali (Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 15 aprile.
Ha inizio la discussione generale.
La senatrice XX XXXX (PD) ritiene condivisibile la finalità del disegno di legge in titolo, con il quale si intende modificare le disposizioni di principio relative al sistema di elezione dei consigli regionali, contenute nell'articolo 4 della legge n. 165 del 2004, introducendo l'ulteriore principio fondamentale della parità di genere nell'accesso alle cariche elettive. Quindi, con un provvedimento non invasivo della sfera di competenza regionale, in quanto limitato alla definizione di principi di carattere generale a cui le Regioni dovrebbero attenersi, si tenta di rendere più omogenea la disciplina elettorale delle diverse Regioni con riferimento all'attuazione dell'articolo 51 della Costituzione.
Pur ritenendo necessario un approfondimento a proposito delle differenti opzioni indicate per l'applicazione del principio della parità di genere, e cioè l'espressione della cosiddetta "doppia
preferenza", l'alternanza di genere in caso di liste senza espressione di preferenza e la parità di candidature in caso di collegi uninominali, dichiara la propria disponibilità e quella del suo Gruppo a collaborare per approvare il disegno di legge in titolo in tempi congrui.
Il senatore XXXXX (M5S) esprime le sue riserve sulla reale efficacia delle norme recate dal disegno di legge in titolo, in quanto molte Regioni hanno già modificato la propria disciplina elettorale secondo i principi stabiliti dalla legge del 2004 e potrebbero non ritenersi obbligate ad intervenire nuovamente per conformarsi al principio della parità di genere. Del resto, le amministrazioni regionali più virtuose hanno già provveduto a dare attuazione all'articolo 51 della Costituzione, pur in assenza di una legge statale in tal senso.
Sarebbe preferibile, allora, approvare nuove disposizioni di principio per le elezioni degli organi regionali, che prevedano - oltre all'equilibrio di genere nell'accesso alle cariche elettive - anche un termine entro il quale le Regioni dovrebbero adeguare la propria normativa.
Il senatore PALERMO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) ricorda preliminarmente che, nell'ambito di materie e funzioni spettanti alla competenza regionale, la legge statale può fissare soltanto principi generali, senza stabilire termini perentori per il loro recepimento. Osserva, inoltre, che
- a seguito della ulteriore modifica della legge n. 165 del 2004 - sarebbero tenute a intervenire nuovamente anche le Regioni che hanno già modificato il proprio sistema elettorale, al fine di introdurre il principio della parità di genere nell'accesso alle cariche elettive.
Auspica, infine, che la normativa sia applicata anche alle Regioni a statuto speciale, sebbene ciò sia possibile solo qualora essa presenti i caratteri di riforma economico-sociale.
La relatrice XXXXXXX (FI-PdL XVII), in riferimento alle osservazioni del senatore Xxxxx, concorda sull'esigenza di rendere omogenee le discipline elettorali delle diverse Regioni. Tuttavia la previsione di norme eccessivamente di dettaglio potrebbe causare un conflitto di competenza tra Stato e Regioni. Dal punto di vista della tecnica legislativa, inoltre, appare più corretto modificare una norma vigente, piuttosto che approvare una nuova legge, proprio in un'ottica di semplificazione normativa. Infine, osserva che le Regioni già intervenute per modificare la propria disciplina elettorale, in attuazione della legge n. 165 del 2004, sarebbero comunque tenute ad apportare una ulteriore modifica, a seguito dell'introduzione del principio di parità di genere.
La PRESIDENTE rileva che la mancata attuazione dei principi generali fissati dalla legge n. 165 del 2004, anche a seguito della ulteriore modifica dell'articolo 4, potrebbe essere censurata dalla Corte costituzionale, per violazione degli articoli 122 e 51 della Costituzione.
Il senatore XXXXX (PD), quanto ai principi generali, concorda con le osservazioni della senatrice Xx Xxxx. Ritiene condivisibili, inoltre, le preoccupazioni espresse dal senatore Palermo circa il rischio che la nuova norma non sia applicata alle Regioni a statuto speciale: tra l'altro, la Regione Friuli- Venezia Giulia ha previsto solo l'alternanza di genere al momento della presentazione delle liste.
Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento, invece, formula alcune perplessità sulla introduzione del principio di parità di candidature in caso di collegi uninominali. A suo avviso, infatti, la norma potrebbe rivelarsi di difficile applicazione. Pertanto, auspica una riflessione più approfondita nelle fasi successive dell'esame.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL DISEGNO DI LEGGE N. 10-362-388-395-849-874-B
La Commissione, esaminate le modifiche apportate dalla Camera dei deputati al disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo, osservando che, all'articolo 1, comma 1, capoverso "Art. 613-bis", non è riportata, come causa di discriminazione ai fini della commissione del reato di tortura, l'ipotesi delle condizioni personali e sociali, che è invece presente all'articolo 4, comma 1, capoverso 1, relativo ai casi di divieto di espulsione o respingimento dello straniero.
1.3.2.1.4. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 265 (pom.) del 22/04/2015
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AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
MERCOLEDÌ 22 APRILE 2015
265ª Seduta
Presidenza della Presidente
Interviene il vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Xxxxxxxx.
La seduta inizia alle ore 16.
IN SEDE REFERENTE
(865) Xxxx XXXXXXXXX ed altri. - Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani
(Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 21 aprile.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, la PRESIDENTE dichiara conclusa la discussione generale.
Il vice ministro XXXXXXXX sottolinea che, durante la sessione del gruppo di lavoro del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, svolta nel mese di ottobre a Ginevra, sono state rivolte sollecitazioni all'Italia, nell'ambito della revisione periodica universale, per la costituzione di un'autorità indipendente incaricata di monitorare il livello di tutela dei diritti umani nel Paese.
Ricorda che, nella scorsa legislatura, non fu possibile completare l'iter del provvedimento per
l'istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani, in parte a causa delle perplessità suscitate dall'eccessivo aumento del numero di Autorità indipendenti, in parte per i rilievi formulati sui probabili oneri finanziari.
Dopo aver formulato considerazioni positive sulla comune volontà dei due rami del Parlamento di riprendere il dibattito per l'istituzione della Commissione, sottolinea che il Governo si rimetterà alle determinazioni parlamentari volte a contenere i costi del provvedimento, in particolare in merito alla composizione della nuova autorità indipendente.
La PRESIDENTE propone di fissare il termine per la presentazione di eventuali emendamenti alle ore 13 di giovedì 7 maggio.
La Commissione conviene.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
(1556) Xxxxxxxxxx XXXXXXXX ed altri. - Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere nei consigli regionali (Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 21 aprile.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, la PRESIDENTE dichiara conclusa la discussione generale e propone di fissare il termine per la presentazione di eventuali emendamenti alle ore 13 di giovedì 14 maggio.
La Commissione conviene.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
(1522) XXXXXXXX e XXXXXXXX. - Disposizioni in materia di rappresentanza di interessi presso i decisori pubblici
(281) XXXXXXXXX ed altri. - Disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi particolari nelle relazioni istituzionali
(358) XXXXXXX. - Disposizioni in materia di attività di lobbying e relazioni istituzionali
(643) XXXXXXX ed altri. - Disciplina della rappresentanza di interessi
(806) D'XXXXXXXX XXXXXXXX. - Riconoscimento e disciplina dell'attività di lobbying e di relazioni istituzionali nonché istituzione della Commissione parlamentare di controllo sull'attività dei portatori e dei rappresentanti di interessi particolari
(992) XXXXXXX x XXXXXX. - Norme sul riconoscimento e sulla regolamentazione dell'attività di rappresentanza di interessi presso organismi istituzionali
(1191) MILO ed altri. - Disciplina dell'attività di rappresentanza di interessi particolari (1497) Xxxxxxxx XX XXXXX ed altri. - Disciplina dell'attività di rappresentanza degli interessi particolari e istituzione del registro pubblico dei rappresentanti di interessi
(1632) Xxxxx XXXXXXX ed altri. - Norme in materia di attività di rappresentanza di interessi (1782) XXXXXXXX. - Disciplina dell'attività di relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi
- e petizioni nn. 217 e 768 ad essi attinenti
(Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge nn. 1522, 281, 358, 643, 806, 992, 1191, 1497 e 1632, congiunzione con l'esame del disegno di legge n. 1782 e rinvio)
Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta dell'8 aprile.
Il relatore CAMPANELLA (Misto-ILC) riferisce sul disegno di legge n. 1782, d'iniziativa del senatore Xxxxxxxx, che disciplina l'attività di relazione istituzionale svolta da portatori di interessi privati, nei confronti dei decisori pubblici, al fine di influire sul processo decisionale in corso presso le istituzioni.
Segnala in particolare l'articolo 4, che attribuisce all'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) la tenuta, il controllo e l'aggiornamento del Registro dei rappresentanti di interessi, nonché l'articolo 11, che stabilisce il regime sanzionatorio in caso di violazione delle nuove disposizioni.
Dopo aver osservato che il contenuto del provvedimento è sostanzialmente analogo a quello dei disegni di legge precedentemente illustrati, propone che esso sia trattato congiuntamente agli altri già all'esame della Commissione.
La Commissione conviene.
La PRESIDENTE propone di prorogare il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1522, adottato quale testo base per il seguito dell'esame, alle ore 13 di giovedì 30 aprile.
La Commissione conviene.
Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
La PRESIDENTE riferisce l?esito della riunione dell?Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari che si è appena conclusa. In quella sede si è convenuto all'unanimità di svolgere - previa autorizzazione del Presidente del Senato - una indagine conoscitiva sui temi dell'immigrazione.
La Commissione prende atto.
La seduta termina alle ore 16,10.
1.3.2.1.5. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 273 (pom.) del 13/05/2015
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AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
MERCOLEDÌ 13 MAGGIO 2015
273ª Seduta
Presidenza della Presidente
Intervengono il vice ministro dell'interno Bubbico e il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Bobba.
La seduta inizia alle ore 15,05.
SULL'ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 1522 E CONNESSI (ATTIVITA' DI RAPPRESENTANZA INTERESSI)
La PRESIDENTE propone di prorogare il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1522, adottato quale testo base per il seguito dell'esame, alle ore 13 di mercoledì 3 giugno.
La Commissione conviene.
SULL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE 1556 (PARITÀ DI GENERE NEI CONSIGLI REGIONALI)
La PRESIDENTE, su richiesta dei Gruppi Forza Italia e Partito democratico, propone di prorogare il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1556, alle ore 13 di mercoledì 3 giugno.
La Commissione conviene.
IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2013/29/UE concernente l'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di articoli pirotecnici (n. 160)
(Parere al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell?articolo 1 della legge 7 ottobre 2014, n. 154. Esame. Parere favorevole)
Il relatore XXXXXXX (AP (NCD-UDC)) illustra lo schema di decreto legislativo, predisposto in base alla delega conferita al Governo dall'articolo 1 della legge n. 154 del 2014 (legge di delegazione europea 2013 - secondo semestre) e volto a dare attuazione alla direttiva 2013/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 giugno 2013, concernente l'armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato di articoli pirotecnici. Tale direttiva dispone la rifusione della direttiva 2007/23/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, riguardante la medesima materia, che ha subito sostanziali modificazioni ed è stata già recepita nell'ordinamento italiano con il decreto legislativo n. 58 del 2010, come modificato dal decreto legislativo n. 176 del 2012.
Pertanto, lo schema di provvedimento - anche sulla base della diversa e ben più articolata struttura della direttiva di riferimento rispetto alla precedente del 2007 - dispone l'abrogazione del decreto n. 58 del 2010, riprendendone, ove necessario, i relativi contenuti.
Precisa che, nell'Allegato B della predetta legge di delegazione europea, sono previsti due distinti termini di recepimento della direttiva, mentre per talune disposizioni non è previsto alcun termine. In particolare, il termine del 3 ottobre 2013, relativo a particolari requisiti di sicurezza, è stato rispettato con l'adozione del decreto legge n. 93 del 2013, che ha modificato il decreto legislativo n. 58 del 2010. Stante la prevista abrogazione di tale decreto, le disposizioni sono riproposte nel provvedimento in esame. Il secondo termine di recepimento indicato dalla direttiva è il 30 giugno 2015.
Lo schema di decreto si compone di 36 articoli, contenuti in sei Capi, e di quattro Allegati tecnici. Il Capo I reca le disposizioni generali. In particolare, l'articolo 1 provvede a delimitare il campo di applicazione del provvedimento agli articoli indicati dalla direttiva comunitaria di riferimento e il
successivo articolo 2 riporta le definizioni rilevanti ai fini della corretta interpretazione delle
disposizioni in esame.
L'articolo 3 reca la classificazione in categorie di articoli pirotecnici operata dal fabbricante, in relazione al tipo di utilizzazione, alla finalità e al livello di rischio potenziale.
L'articolo 4 stabilisce che le autorizzazioni all'utilizzo, a qualsiasi titolo, degli articoli pirotecnici professionali possano essere rilasciate solo a soggetti abilitati che abbiano superato corsi di formazione
nelle materie del settore della pirotecnica.
L'articolo 5 prevede specifiche limitazioni alla vendita di articoli pirotecnici in relazione al tipo di classificazione e all'età dell'acquirente.
Il Capo II è riferito agli obblighi degli operatori economici. Nel dettaglio, gli articoli da 6 a 9 prevedono gli obblighi e gli adempimenti che i fabbricanti di articoli pirotecnici sono tenuti a osservare, con particolare riguardo alla etichettatura dei prodotti, mentre gli articoli da 10 a 13 prevedono gli obblighi e gli adempimenti a carico di importatori e distributori.
Gli articoli 14 e 15 confermano le disposizioni già introdotte dal decreto legislativo n. 58 del 2010 in materia di regime agevolato per le importazioni, le esportazioni e i trasferimenti di articoli marcati CE e di sistema informatico di raccolta dati.
Il Capo III, composto dagli articoli da 16 a 19, reca disposizioni relative alla conformità degli articoli pirotecnici, con particolare riguardo alle procedure di valutazione e dichiarazione di conformità UE, nonché di marcatura CE.
Il Capo IV include gli articoli da 20 a 28, relativi alla notifica alla Commissione dell'Unione europea e alle autorità competenti degli altri Stati membri, da parte del Ministero dello sviluppo, degli organismi autorizzati a espletare le procedure di valutazione della conformità. È disciplinata, inoltre, la procedura per il rilascio dell'autorizzazione in favore dei soggetti preposti all'espletamento delle attività di certificazione ed è attribuito al Ministero dello sviluppo economico il controllo di tali organismi per il tramite dell'Ente nazionale di accreditamento, denominato ACCREDIA.
Gli articoli 26 e 27 indicano gli obblighi operativi e di informazione a carico degli organismi notificati nell'ambito della valutazione della conformità dei prodotti pirotecnici.
Gli articoli da 29 a 32, che costituiscono il Capo V, disciplinano la sorveglianza del mercato e il controllo degli articoli pirotecnici. In linea con il vigente ordinamento, sono assegnati al prefetto, nell'ambito del territorio di competenza, i compiti di sorveglianza e controllo del mercato di tali articoli e sono indicate le procedure da seguire nel caso di prodotti che presentino rischi per la salute o l'incolumità delle persone o per altri motivi di pubblico interesse, anche nel caso in cui risultino conformi ai requisiti previsti.
Il Capo VI, infine, reca la disciplina sanzionatoria e le disposizioni transitorie e finali, nonché la clausola di neutralità finanziaria.
Considerato che l'intervento normativo appare volto a scongiurare il rischio che siano immessi sul mercato articoli non conformi al quadro di norme europee e nazionali, in quanto pericolosi per la salute e l'incolumità degli operatori professionali e dei consumatori, propone di esprimere un parere favorevole.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva la proposta di parere favorevole avanzata dal relatore.
IN SEDE REFERENTE
(1176-B) CIAMPI ed altri. - Istituzione del "Giorno del dono", approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta pomeridiana del 12 maggio.
Non essendovi richieste di intervento in discussione generale, la PRESIDENTE propone di fissare il termine per la presentazione di eventuali emendamenti alle ore 13 di domani, giovedì 14 maggio.
La Commissione conviene.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
(1870) Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale, approvato dalla Camera dei deputati
(157) Xxxxx XXXXXXXX. - Modifiche alla legge 11 agosto 1991, n. 266, in materia di organizzazioni di volontariato
- e petizione n. 849 ad essi attinente (Seguito dell'esame congiunto e rinvio)
Prosegue l'esame congiunto, sospeso nella seduta pomeridiana del 12 maggio.
La PRESIDENTE avverte che è già pervenuta la proposta, da parte del Gruppo Lega Nord, di audire rappresentanti della Consulta nazionale dei comitati di gestione dei fondi speciali per il volontariato (Consulta Xx.Xx.).
Il Gruppo Misto ha proposto invece l'audizione di Forum del terzo settore, di ARCI, della Federazione delle cooperative sociali, di CGIL, CISL e UIL, di Fair trade, di CONVOL, delle ACLI, del Settore della cooperazione sociale della Lega delle cooperative, della UISP, del MOVI, di Banca Etica, nonché del Professor Xxxxxxxxx Xxxxxxxx, dell'Università Cattolica di Milano e del Professor Xxxxxx Xxxxx, dell'Università di Bologna.
Invita, quindi, i Gruppi parlamentari a indicare, entro martedì 19 maggio, eventuali ulteriori nominativi di esperti che si intendono convocare in audizione.
Il senatore Xxxxx XXXXX (GAL (GS, LA-nS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF)) anticipa che il proprio Gruppo presenterà quanto prima una richiesta di audizione.
La senatrice LO MORO (PD) precisa che, sebbene la Camera dei deputati abbia già svolto un consistente numero di audizioni in materia, appare necessario approfondire gli effetti delle modifiche introdotte dall'altro ramo del Parlamento. Pertanto, anche il Gruppo PD formulerà alcune richieste di audizione.
Il seguito dell'esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 15,25.
1.3.2.1.6. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 276 (pom.) del 21/05/2015
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AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
GIOVEDÌ 21 MAGGIO 2015
276ª Seduta
Presidenza della Presidente
Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, Xxxx Xxxxxx, sindaco di Catania, e Xxxxxxxx Xxxxx, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania.
La seduta inizia alle ore 14,20.
SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
La PRESIDENTE comunica che, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, è stata richiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo e che la Presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso.
Poiché non vi sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Avverte, inoltre, che della procedura informativa sarà redatto il resoconto stenografico.
PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sui temi dell'immigrazione: audizione del Sindaco di Catania e del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania
Prosegue la procedura informativa, sospesa nella seduta del 20 maggio.
La PRESIDENTE rivolge parole di saluto ai partecipanti all'incontro e introduce i lavori. Svolge il suo intervento il sindaco del comune di Catania, Xxxx XXXXXX.
Prendono la parola la senatrice BERTOROTTA (M5S), i senatori ZANDA (PD) e XXXXXXX (FI-PdL XVII), la senatrice PADUA (PD), il senatore XXXXX (PD), le senatrici LO MORO (PD) e XXXXXXX (FI-PdL XVII), nonché la PRESIDENTE, per svolgere alcune considerazioni e porre quesiti, a cui risponde il sindaco BIANCO.
Svolge il suo intervento il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catania, Xxxxxxxx XXXXX.
Prendono la parola i senatori LUMIA (PD), XXXXXXX (FI-PdL XVII) e ZANDA (PD), le senatrici BERTOROTTA (M5S) e XXXXXXX (FI-PdL XVII) per svolgere alcune considerazioni e porre quesiti, a cui risponde il procuratore SALVI.
La PRESIDENTE dichiara conclusa l'audizione.
Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.
SULL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1556 (PARITA' DI GENERE NEI CONSIGLI REGIONALI)
La PRESIDENTE propone di prorogare il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1556 alle ore 13 di mercoledì 10 giugno.
La Commissione conviene.
SULL'ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 1522 E CONNESSI (ATTIVITA' DI RAPPRESENTANZA INTERESSI)
La PRESIDENTE propone di prorogare il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1522, adottato quale testo base per il seguito dell'esame, alle ore 13 di mercoledì 10 giugno.
La Commissione conviene.
SULL'ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE COSTITUZIONALE NN. 1561 E 1317 (DIRITTO DI ACCESSO A INTERNET)
La PRESIDENTE propone di differire il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1561, adottato quale testo base per il seguito dell'esame, alle ore 13 di mercoledì 10 giugno.
La Commissione conviene.
La seduta termina alle ore 16,15.
1.3.2.1.7. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 281 (pom.) del 10/06/2015
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AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
MERCOLEDÌ 10 GIUGNO 2015
281ª Seduta
Presidenza della Presidente
Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Xxxxxx Xxx Xxxxx, accompagnato dal Capo del II Reparto del Comando generale, Xxxx Xxxxxxxxxx, e dal Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale, Xxxxx Xxxxxxx.
La seduta inizia alle ore 13,40.
SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
La PRESIDENTE comunica che, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, è stata richiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo e che la Presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso.
Poiché non vi sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori. Avverte, inoltre, che della procedura informativa sarà redatto il resoconto stenografico.
PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sui temi dell'immigrazione: audizione del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri
Prosegue la procedura informativa, sospesa nella seduta antimeridiana del 9 giugno.
La PRESIDENTE rivolge parole di saluto ai partecipanti all'incontro e introduce i lavori. Svolge la sua relazione il comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Xxxxxx XXX XXXXX.
Prendono quindi la parola il senatore Xxxxx XXXXX (GAL (GS, LA-nS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF)) e la senatrice LO MORO (PD), nonché il senatore XXXXX (M5S) e la PRESIDENTE, per porre quesiti, a cui risponde il generale DEL SETTE.
Interviene il comandante del Raggruppamento operativo speciale, Xxxxx XXXXXXX, per fornire una precisazione.
Intervengono quindi i senatori Xxxxxxxx XXXXX (GAL (GS, LA-nS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF)) e CAMPANELLA (Misto-ILC) per porre quesiti, a cui risponde il generale DEL SETTE.
Prendono nuovamente la parola i senatori Xxxxxxxx XXXXX (GAL (GS, LA-nS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF)) e CAMPANELLA (Misto-ILC) per ulteriori richieste di chiarimento, a cui risponde il generale DEL SETTE.
La PRESIDENTE dichiara conclusa l'audizione e comunica che la relazione del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri sarà resa disponibile per la pubblica consultazione.
Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.
SULL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1556 (PARITA' DI GENERE NEI CONSIGLI REGIONALI)
La PRESIDENTE, su richiesta di alcuni Gruppi, propone di differire il termine per la presentazione
degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1556 alle ore 13 di mercoledì 17 giugno. La Commissione conviene.
SULL'ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE COSTITUZIONALE NN. 1561 E 1317 (DIRITTO DI ACCESSO A INTERNET )
La PRESIDENTE, su richiesta di alcuni Gruppi, propone di differire il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1561, adottato quale testo base per il seguito dell'esame, alle ore 13 di mercoledì 17 giugno.
La Commissione conviene.
SULL'ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 1522 E CONNESSI (ATTIVITA' DI RAPPRESENTANZA INTERESSI)
La PRESIDENTE, su richiesta di alcuni Gruppi, propone di differire il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 1522, adottato quale testo base per il seguito dell'esame, alle ore 13 di mercoledì 17 giugno.
La Commissione conviene.
La seduta termina alle ore 15,45.
1.3.2.1.8. 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) - Seduta n. 297 (pom.) del 14/07/2015
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AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)
MARTEDÌ 14 LUGLIO 2015
297ª Seduta
Presidenza della Presidente
Intervengono il ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Xxxxx Xxxxx Xxxxxx e i sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Bressa e Pizzetti.
La seduta inizia alle ore 14,35.
IN SEDE REFERENTE
(1556) Xxxxxxxxxx XXXXXXXX ed altri. - Modifica all'articolo 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, recante disposizioni volte a garantire la parità della rappresentanza di genere nei consigli regionali (Seguito e conclusione dell'esame)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 22 aprile.
La PRESIDENTE comunica che sono stati presentati emendamenti, pubblicati in allegato. Dichiara improponibile, ai sensi dell'articolo 97, comma 1 del Regolamento, l'emendamento 1.9.
La relatrice XXXXXXX (FI-PdL XVII) osserva, in primo luogo, che l'obiettivo di garantire una pari rappresentanza tra uomini e donne nei consigli regionali, così come previsto nel disegno di legge, appare meritevole di tutela, anche in considerazione di disposizioni di analoga portata, recentemente approvate, riguardanti l'elezione dei membri del Parlamento europeo e degli organi rappresentativi
degli enti locali.
Tuttavia, in coerenza con quanto prevede la recente legge n. 52 del 2015, relativa alle elezioni dei membri della Camera dei deputati, sarebbe preferibile prevedere che i candidati di uno stesso sesso non possano eccedere la quota del 60 per cento.
Esprime, pertanto, parere favorevole sull'emendamento 1.1, a condizione che la parola "genere", ovunque ricorra, sia sostituita con l'altra "sesso", in conformità con quanto prevede la Costituzione sia all'articolo 3 sia all'articolo 51.
Invita, quindi, il proponente al ritiro degli emendamenti 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7 e 1.8.
Presenta, infine, l'emendamento Tit.1000, pubblicato in allegato. Ritiene necessario, infatti, che, come conseguenza delle modifiche che saranno apportate al testo del disegno di legge, nel titolo le parole: "la parità della rappresentanza di genere" siano sostituite dalle seguenti: "l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini".
Conseguentemente, invita il proponente al ritiro dell'emendamento Tit.1.
Il sottosegretario BRESSA esprime parere conforme a quello della relatrice. Esprime altresì parere favorevole sull'emendamento Tit.1000.
La senatrice LO MORO (PD) accoglie l'invito della relatrice e riformula l'emendamento 1.1 in un testo 2, pubblicato in allegato. In tal modo, infatti, l'espressione normativa risulterebbe più conforme all'articolo 51 della Costituzione.
Sebbene nel linguaggio comune le parole "genere" e "sesso" siano spesso utilizzate con la stessa accezione, il legislatore non dovrebbe farvi ricorso in modo indifferenziato, dal momento che le due espressioni divergono profondamente nel loro significato. Ciò pertanto richiede un'appropriata e conseguente scelta linguistica, soprattutto in ambito giuridico.
Si passa alla votazione dell'emendamento 1.1 (testo 2).
Il senatore PALERMO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE), intervenendo in dichiarazione di voto, ritiene più appropriata la parola "genere", in quanto più corretta e coerente con la legislazione internazionale. Qualora, invece, la Commissione preferisca utilizzare la parola "sesso", in considerazione di quanto è previsto in Costituzione, sarebbe opportuno precisare, anche nella relazione per l'esame in Assemblea, che il termine fa riferimento al dato biologico. Annuncia, comunque, un voto favorevole.
La senatrice DE XXXXXX (Misto-SEL) precisa che l'emendamento era condivisibile anche nella formulazione originaria, non potendo sussistere dubbi sul significato che la parola "genere" ha nella lingua italiana. Infatti, a suo avviso, è evidente che la norma si riferisce al genere maschile o femminile.
Il senatore XXXXXX (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) sottolinea che il riferimento alla parola "genere" o "gender" sia inopportuno, in quanto, sul piano scientifico, si possono riconoscere diversi generi, certamente più di due. Appare evidente, quindi, che il riferimento al genere potrebbe causare incertezze dal punto di vista interpretativo. Dichiara, pertanto, il proprio voto favorevole sull'emendamento 1.1 (testo 2).
La senatrice MATURANI (PD) annuncia il proprio voto favorevole sull'emendamento 1.1 (testo 2). Nel ringraziare la relatrice e la Commissione per il lavoro svolto, sottolinea l'importanza delle norme
in esame. Si può constatare, infatti, che l'incremento della rappresentanza politica femminile è stata finora ottenuta solo mediante l'approvazione di specifiche disposizioni. Auspica, quindi, una rapida definizione del disegno di legge a sua firma, anche al fine di garantire una congrua presenza di donne nella composizione del nuovo Senato, in vista dell'approvazione della riforma della Parte II della Costituzione.
Il senatore XXXXX (M5S) annuncia, a nome del Gruppo, che si asterrà dalla votazione. Infatti, pur ritenendo condivisibile l'obiettivo di garantire un riequilibrio della rappresentanza di uomini e donne anche nei consigli regionali, giudica inadeguata la soluzione prescelta. Xxxxxxx, infatti, che sarebbe stato preferibile agevolare la partecipazione delle donne alla politica attiva mediante la rimozione di ostacoli sul piano sociale ed economico, piuttosto che attraverso la fissazione di quote imposte per legge.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, con il parere favorevole della relatrice e del rappresentante del Governo, è posto ai voti e accolto l'emendamento 1.1 (testo 2).
Risultano pertanto assorbiti gli emendamenti 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6 e 1.7. L'emendamento 1.8 decade per assenza del proponente.
Con il parere favorevole del rappresentante del Governo, è posto ai voti e accolto l'emendamento Tit.1000.
Risulta pertanto precluso l'emendamento Tit.1.
La Commissione, quindi, conferisce alla relatrice Xxxxxxx il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea, per l'approvazione del disegno di legge n. 1556, con le modifiche accolte nel corso dell'esame.
IN SEDE CONSULTIVA
(14) XXXXXXX e XXXXXXX. - Disciplina delle unioni civili
(197) Xxxxx Xxxxxxxxxx XXXXXXX XXXXXXXXX ed altri. - Modifica al codice civile in materia di disciplina del patto di convivenza
(239) XXXXXXXXXX ed altri. - Introduzione nel codice civile del contratto di convivenza e solidarietà
(314) XXXXXX e Xxxxxxxxxx XXXXXXXXX. - Disciplina dei diritti e dei doveri di reciprocità dei conviventi
(909) Xxxxxxx XXXXXXXXX ed altri. - Normativa sulle unioni civili e sulle unioni di mutuo aiuto
(1211) XXXXXXXX ed altri. - Modifiche al codice civile in materia di disciplina delle unioni civili
e dei patti di convivenza
(1231) LUMIA ed altri. - Unione civile tra persone dello stesso sesso
(1316) XXXXXXX ed altri. - Disposizioni in materia di unioni civili
(1360) Xxxx XXXXXXXXX ed altri. - Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso
(1745) XXXXXXX ed altri. - Testo unico dei diritti riconosciuti ai componenti di una unione di fatto
(1763) ROMANO ed altri. - Disposizioni in materia di istituzione del registro delle stabili convivenze
(Parere alla 2a Commissione su emendamenti al testo unificato. Seguito e conclusione dell'esame. Parere in parte contrario, in parte non ostativo con osservazioni, in parte non ostativo)
Prosegue l'esame degli emendamenti riferiti al testo unificato per i disegni di legge in titolo, sospeso nella seduta pomeridiana del 7 luglio.
La relatrice XX XXXX (PD) illustra i restanti emendamenti riferiti al testo unificato per i disegni di legge in titolo, il cui esame è stato rimesso alla sede plenaria dalla Sottocommissione pareri.
Sugli emendamenti 3.703, 3.707, 3.883, 3.1048, 3.1050, 6.31, 6.32, 7.41, 7.42, 7.73 e 7.75 propone di
esprimere un parere contrario, in quanto le norme ivi previste, volte a limitare l'unione civile alle sole persone di sesso diverso, oltre ad apparire lesive del principio di uguaglianza, sono in contrasto con l'articolo 2, che tutela le formazioni sociali, tra le quali - come ha affermato la Corte costituzionale - sono ricomprese le unioni di natura affettiva tra persone dello stesso sesso.
Con riferimento all'emendamento 4.0.2, propone di esprimere un parere contrario, in quanto la disposizione ivi prevista, nel limitare l'applicazione delle norme in materia di unione civile solo presso le sedi diplomatiche italiane in Paesi che consentono sia i matrimoni fra persone dello stesso sesso sia la poligamia, oltre ad essere incongrua sotto il profilo interpretativo, appare lesiva del principio di uguaglianza.
Per quanto riguarda gli emendamenti 8.20, 9.6 e 11.8, propone di esprimere un parere contrario, in quanto la norma ivi prevista, nel circoscrivere gli effetti della convivenza alla sola ipotesi di coppia eterosessuale, presenta carattere discriminatorio, configurando una lesione del principio di uguaglianza.
Propone di esprimere altresì un parere contrario sull'emendamento 11.10, in quanto la norma ivi prevista, nell'escludere che le coppie di fatto con figli minori possano beneficiare del titolo di preferenza riconosciuto ai nuclei familiari nelle graduatorie per l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare, appare irragionevole e lesiva del principio di uguaglianza.
Sugli emendamenti 16.38, 16.39, 16.42 e 16.44 propone di esprimere un parere non ostativo, osservando che le norme ivi previste, nel consentire che i contratti di convivenza possano essere modificati o sciolti attraverso comportamenti univoci o concludenti, appaiono incongrue, anche in riferimento alla disciplina generale che regola le obbligazioni e i contratti.
Riguardo all'emendamento 17.18, propone di esprimere un parere contrario, in quanto la norma prevede la nullità del contratto di convivenza, anche in presenza del riconoscimento dello status di genitore, in tal modo determinando una irragionevole disparità di trattamento.
Per quanto riguarda gli emendamenti 17.32 e 17.36, propone di esprimere un parere contrario, in quanto le norme ivi previste, nell'individuare come causa di nullità uno stato di fatto rappresentato da "segni evidenti" di non sanità mentale, appare indeterminata e quindi suscettibile di interpretazioni non univoche.
Infine, sui restanti emendamenti, propone di esprimere parere non ostativo.
Il senatore Xxxxx XXXXX (GAL (GS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF, FV)) annuncia un voto contrario, sottolineando con rammarico che il dibattito sul parere della relatrice ripropone i nodi irrisolti e le molteplici criticità emerse nell'esame in sede consultiva sul testo unificato.
Il senatore XXXXXXX (AP (NCD-UDC)) dichiara la propria contrarietà alla proposta di parere formulata dalla relatrice.
In particolare, ritiene contraddittoria la proposta di parere contrario sugli emendamenti 3.703, 3.707, 3.883, 3.1048, 3.1050, 6.31, 6.32, 7.41, 7.42, 7.73 e 7.75, che limitano il diritto di accesso all'istituto dell'unione civile alle sole coppie formate da persone di sesso diverso. La relatrice, nel motivare la contrarietà, rinviene una possibile violazione del principio di uguaglianza. In realtà, analoga obiezione dovrebbe essere mossa al testo unificato, che al contrario limita l'istituto alle coppie omosessuali, con effetti in questo caso discriminatori nei confronti delle coppie eterosessuali.
Ribadendo quanto già affermato, ritiene che la scelta compiuta con l'adozione del testo unificato e gli orientamenti espressi dalla Commissione affari costituzionali in sede consultiva su quel testo e sui relativi emendamenti rivelino la finalità non dichiarata dai promotori della proposta legislativa, quella cioè di omologare sostanzialmente le unioni fra persone dello stesso sesso al matrimonio.
Il senatore PALERMO (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE), nel dichiarare il proprio voto favorevole, riconosce che il testo unificato presenta alcune incongruenze di fondo, in ragione della necessità di ricercare un punto di equilibrio tra differenti orientamenti. Tale sforzo può ingenerare equivoci e condurre a soluzioni normative non coerenti. Sarebbe stato opportuno, invece, compiere una scelta più chiara, quella della piena equiparazione dei diritti, riconoscendo espressamente sia alle coppie eterosessuali sia a quelle omosessuali il diritto di accedere all'istituto del matrimonio e dell'unione civile.
La senatrice DE XXXXXX (Misto-SEL) dichiara il proprio voto favorevole, pur riconoscendo che le obiezioni sollevate muovono da alcune contraddizioni presenti nel testo unificato, che discendono dalla scelta di non estendere alle coppie dello stesso sesso il diritto di accedere all'istituto matrimoniale.
Il senatore ENDRIZZI (M5S) annuncia, a nome del Gruppo, un voto favorevole, pur esprimendo considerazioni critiche sul parere formulato in riferimento agli emendamenti 16.38, 16.39, 16.42 e
16.44. Tali proposte, volte a consentire la modifica o lo scioglimento dei contratti di convivenza attraverso comportamenti univoci o concludenti, finiscono per privare di efficacia il patto di convivenza. A suo avviso, quindi, sarebbe stato più opportuno esprimere un parere contrario.
La relatrice XX XXXX (PD) ritiene comprensibili le osservazioni del senatore Endrizzi sugli emendamenti 16.38, 16.39, 16.42 e 16.44. Tuttavia, insiste sull'originaria proposta di parere, in quanto essa si limita a prospettare profili di incoerenza normativa, senza compiere alcuna scelta su possibili soluzioni, evidentemente riservata alla Commissione giustizia, che esamina il provvedimento in sede referente.
In riferimento ai rilievi critici formulati dal senatore Xxxxxxx, ritiene che tali obiezioni muovano da una sua contrarietà profonda rispetto ad ogni soluzione normativa volta a regolare unioni di natura affettiva tra persone dello stesso sesso.
Nel richiamare le osservazioni della senatrice Xx Xxxxxx, rileva che le difficoltà nell'esame del testo unificato, anche in sede di espressione del parere di costituzionalità, sono determinate soprattutto dall'esigenza di introdurre nell'ordinamento un nuovo istituto in favore delle coppie omosessuali, alle quali è precluso l'accesso all'istituto matrimoniale.
Benché probabilmente il contesto politico non appaia ancora maturo, l'estensione del matrimonio anche alle coppie omosessuali resta, a suo personale avviso, la soluzione auspicabile per il futuro.
Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva la proposta di parere in parte contrario, in parte non ostativo con osservazioni e in parte non ostativo, avanzata dalla relatrice e pubblicata in allegato.
IN SEDE REFERENTE
(1429-B) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, approvato, in prima deliberazione, dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(Seguito dell'esame e rinvio)
Prosegue l'esame, sospeso nella seduta pomeridiana del 7 luglio.
Ha inizio la discussione generale.
Il senatore XXXXXXXXX (LN-Aut) esprime rammarico per la decisione, assunta dalla Presidente, di non confermarlo relatore anche per l'esame in terza lettura. A suo avviso, tale scelta appare non corretta, soprattutto considerando l'impegno profuso, nonostante difficoltà personali e di salute, nell'adempimento di tale funzione durante l'esame in prima lettura.
Peraltro, anche dal punto di vista politico, la scelta appare inappropriata. Infatti, considerando che nel corso dell'iter parlamentare è venuto meno il consenso di una parte dell'opposizione e che, anche all'interno della maggioranza, si sono palesate alcune posizioni critiche, sarebbe stato opportuno ricercare un approccio quanto più possibile condiviso, anche attraverso l'assegnazione del ruolo di relatore a un esponente dell'opposizione, che già in passato ha offerto il proprio contributo.
Formula, quindi, una valutazione complessivamente negativa sulle modifiche apportate dalla Camera dei deputati, in quanto risultano ampiamente ridotte le prerogative del Senato, come pure il ruolo delle Regioni e degli enti locali.
Si sofferma sull'articolo 1 del disegno di legge costituzionale, che modifica l'articolo 55 della Costituzione. A tale proposito, rileva che, dopo l'intervento della Camera, il Senato risulta privato di alcune funzioni, ad esempio quella di raccordo tra lo Stato e l'Unione europea o la funzione di valutazione dell'impatto delle politiche europee.
Inoltre, alcune competenze precedentemente assegnate in via esclusiva al Senato sono ora attribuite in concorso con la Camera dei deputati, mentre non è più prevista la procedura bicamerale paritaria per le materie di cui agli articoli 29 e 32, secondo comma, della Costituzione.
Sembrerebbe limitata, invece, la modifica apportata al nuovo articolo 57 della Costituzione. Si stabilisce, infatti, che la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle
istituzioni territoriali dai quali - e non nei quali - sono stati eletti. Pertanto, il mandato dei componenti della seconda Camera, anche se sindaci, sembrerebbe durare quanto il Consiglio regionale che li ha eletti. Tuttavia, tale formulazione appare in contrasto con il nuovo articolo 66 della Costituzione, ove si prevede che il Senato prende atto della cessazione della carica elettiva regionale o locale e della conseguente decadenza da senatore, facendo così presupporre che la durata della carica coincida con quella che il senatore ricopre a livello locale.
Peraltro, l'impostazione maggioritaria della nuova legge elettorale, che in sostanza consente ai cittadini di scegliere soltanto i due quinti dei candidati, appare inconciliabile con l'elezione indiretta dei senatori. In tal modo, infatti, si rischia di produrre effetti distorsivi sulla rappresentanza, peraltro in assenza di un sistema di contrappesi tra i poteri dello Stato.
Quanto al nuovo articolo 64 della Costituzione, rileva che la modifica apportata dalla Camera all'articolo 6 del disegno di legge costituzionale presenta una incongruità. Infatti, il primo periodo del secondo comma prevede che i Regolamenti delle Camere garantiscano i diritti delle minoranze parlamentari; è stato poi aggiunto un secondo periodo, nel quale si stabilisce che solo il Regolamento della Camera dei deputati disciplini lo statuto delle opposizioni. Sarebbe utile, a suo avviso, un chiarimento su questo aspetto.
La Camera dei deputati, invece, non è intervenuta sull'articolo 9 del disegno di legge costituzionale, relativo alle indennità dei deputati. Sarebbe stato opportuno estendere tale norma ai consiglieri regionali che svolgono anche il ruolo di senatore, i quali altrimenti finiranno per percepire compensi davvero esigui, in rapporto alla rilevanza delle loro funzioni.
Con riferimento al procedimento legislativo, disciplinato dal nuovo articolo 70 della Costituzione, osserva che è stata soppressa la procedura non paritaria rafforzata, che avrebbe consentito un intervento più incisivo del Senato nel procedimento.
Inoltre, al Senato è sottratta la competenza sulla legge di cui al sesto comma dell'articolo 81 della Costituzione, nonché la competenza riguardante le norme che incidono sull'autonomia finanziaria degli enti locali, sul coordinamento della finanza pubblica e sulla perequazione del sistema tributario.
Sottolinea, inoltre, che l'esercizio del potere di richiamo da parte del Senato richiede un quorum significativo di senatori, corrispondente alla rappresentanza di un numero rilevante di Regioni di piccole o medie dimensioni.
Giudica positivamente le modifiche che consentono la votazione, entro una data certa, di un provvedimento che il Governo ritenga essenziale per l'attuazione del proprio programma. Tuttavia, sarebbe opportuno ampliare a dieci giorni il termine per l'iscrizione del disegno di legge all'ordine del giorno dell'Assemblea e a trenta giorni il differimento del termine per l'esame in Commissione, nel caso in cui il testo sia particolarmente complesso.
Ritiene che la previsione del quorum di un terzo dei componenti del Senato per richiedere il giudizio preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali, previsto dal nuovo articolo 73 della Costituzione, sia troppo elevato, tanto da impedire al Senato di svolgere il proprio ruolo di garanzia.
Sarebbe stato auspicabile, invece, un intervento sull'articolo 15 del disegno di legge costituzionale, al fine di riproporre il testo approvato dalla Commissione, con riferimento alla possibilità di sottoporre a referendum abrogativo gli atti aventi valore - e non forza - di legge, nonché per estendere tale istituto anche alle leggi di ratifica dei trattati internazionali e alle leggi di bilancio.
Giudica incomprensibile la modifica apportata al nuovo articolo 77 della Costituzione, in base alla quale, a prescindere dalla materia, l'esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge deve avere comunque inizio presso la Camera dei deputati. Inoltre, non è precisato se debba essere previsto un ulteriore passaggio, qualora la Camera introduca altre modifiche o non accolga quelle proposte dal Senato.
Formula considerazioni critiche anche sulla modifica dell'articolo 21 del disegno di legge costituzionale, in quanto sembrerebbe introdurre un quorum rafforzato di tre quinti dei votanti per l'elezione del Presidente della Repubblica, a partire dal settimo scrutinio. Tuttavia, occorre ricordare
che, a causa del premio di maggioranza che sarà assegnato con la nuova legge elettorale, sarà sufficiente aver ottenuto 220 seggi nella competizione elettorale per incidere in modo significativo sull'elezione del Presidente della Repubblica, il quale difficilmente, quindi, potrà essere autonomo dalla maggioranza che lo ha eletto nell'esercizio delle funzioni di garanzia e controllo.
Non appare neanche condivisibile la scelta di ripristinare il testo originario della Costituzione in riferimento all'elezione, da parte del Parlamento in seduta comune, dei giudici della Corte costituzionale. All'esito dell'esame in prima lettura, presso il Senato, infatti, era stata approvata una modifica, in base alla quale tre giudici sarebbe stati eletti dalla Camera dei deputati e due dal Senato. Tale scelta muoveva dalla constatazione del rapporto tra il numero dei componenti di una camera rispetto a quelli dell'altra. L'elezione da parte del Parlamento in seduta comune riduce il "peso specifico" dei senatori nella scelta dei giudici costituzionali.
È altresì criticabile l'accentramento statale di competenze legislative precedentemente riconosciute alle Regioni e agli enti locali, che nell'articolo 31 del disegno di legge costituzionale risultano ulteriormente ampliate, a seguito delle modifiche apportate dalla Camera dei deputati, tanto da rendere sostanzialmente superflua la cosiddetta "clausola di salvaguardia".
Peraltro, l'individuazione degli ambiti di competenza statali è compiuta ricorrendo a molteplici definizioni - norme di principio, disposizioni generali e comuni, norme di coordinamento - suscettibili di ingenerare dubbi di natura interpretativa, frustrando così gli sforzi compiuti per ridurre la conflittualità tra Stato e Regioni e i conseguenti ricorsi alla Corte costituzionale.
Quanto al nuovo articolo 119 della Costituzione, ritiene che la competenza in materia di autonomia finanziaria degli enti territoriali dovrebbe essere riservata al Senato, in ragione del suo ruolo di raccordo con tali enti. Al contrario, con una modifica dell'articolo 33 del disegno di legge costituzionale, la definizione dei costi standard è effettuata con legge approvata dalla sola Camera dei deputati.
Conclude, auspicando un'ampia possibilità di confronto sul testo, al fine di restituire al Senato il ruolo di garanzia e di rappresentanza delle istituzioni territoriali definito in prima lettura. Inoltre, a seguito dell'approvazione di una legge elettorale che limita la possibilità di scelta dei candidati da parte dei cittadini, sarebbe opportuno prevedere l'elezione diretta dei senatori. Su tali argomenti, ritiene necessario un chiarimento del Governo in sede di replica.
Il senatore GOTOR (PD) evidenzia, innanzitutto, gli aspetti della riforma su cui si è registrato un ampio consenso, non solo all'interno della maggioranza, ma anche tra le opposizioni. A suo avviso, infatti, possono essere considerati ormai come acquisiti il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari e il riordino delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, al fine di ridurre il contenzioso davanti alla Corte costituzionale.
La nuova architettura istituzionale è stata delineata con l'obiettivo di offrire una garanzia di stabilità all'azione del Governo, esigenza peraltro avvertita fin dai tempi dell'Assemblea costituente, allorché - in occasione della discussione dell'ordine del giorno Perassi - fu sottolineata l'importanza di disciplinare il nuovo sistema parlamentare con dispositivi idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell'azione dell'Esecutivo e a evitare le degenerazioni del parlamentarismo.
Ritiene pertanto indubbio, quindi, che sia necessario proseguire il percorso riformatore: tuttavia, dopo l'approvazione della nuova legge elettorale, che si caratterizza per un'impronta fortemente maggioritaria, appare opportuno introdurre alcune correzioni, per prevedere un sistema equilibrato di contrappesi tra i poteri istituzionali, al fine di evitare che si determini una modifica surrettizia della forma di governo in favore di un sistema incentrato sulla figura del Premier.
La nuova normativa elettorale per la Camera dei deputati introduce un ballottaggio a livello nazionale, con un meccanismo di distribuzione dei seggi dall?alto verso il basso, che ha l'effetto di legare le sorti del Parlamento ai destini del candidato alla Presidenza del Consiglio. Si impone, per tali ragioni, l'esigenza di introdurre nel sistema equilibri e contrappesi.
La legge elettorale, inoltre, prevede cento capilista "bloccati", sistema che, unito al possibile abuso delle pluricandidature, potrebbe condurre nuovamente a un Parlamento a maggioranza di "nominati". Si acuisce così una deriva oligarchica della democrazia italiana, nella quale si sottrae al corpo
elettorale il potere di scelta e di decisione per affidarlo al ceto politico.
Questo processo avviene, peraltro, nel momento più basso di credibilità e di qualità della rappresentanza. A suo avviso, si coltiva l'idea che si possa rispondere alla crisi dei rapporti tra cittadini e istituzioni chiudendosi in una sorta di "fortino", mentre sarebbe necessario valorizzare le occasioni di partecipazione e di responsabilizzazione dell'elettorato.
Una scelta di segno diverso rischia, infatti, di aumentare la separazione tra politica e società civile, radicalizzando la cultura antiparlamentare, che ha radici profonde presso i ceti popolari e presso le stesse classi dirigenti, con inevitabili rischi sulla tenuta democratica delle istituzioni.
Al riguardo, appare persuaso che non sia utile edificare un sistema ancora più fragile di quello attuale, in cui un?eventuale crisi politica del Presidente del Consiglio rischi direttamente di riverberarsi sulla tenuta istituzionale dell?intera struttura. Richiama, in proposito, i rischi di fragilità del sistema, l?eccesso di personalizzazione, soprattutto in un tempo in cui i cicli politici si sono abbreviati e la volatilità dei voti si è fatta particolarmente acuta. In un tempo in cui l?unica democrazia praticata è quella del "personaggio", preoccupa la scarsa attenzione sulla tenuta complessiva del sistema, in particolare a causa di una torsione decisionista - un decisionismo, a suo avviso, senza decisione, perché lo spazio della politica nazionale si è incredibilmente ridotto - che non riesce a individuare i punti di equilibrio e di autonomia in grado di salvaguardare la struttura istituzionale, a prescindere dal singolo leader.
Emerge anche l'incapacità di separare le istituzioni dalla politica, l?interesse generale da quello di un singolo attore.
Alla luce di tale riflessione, ritiene indispensabile intervenire su tre aspetti del disegno di legge costituzionale, preservando comunque l'impianto complessivo della riforma.
In primo luogo, occorre affrontare la questione della eleggibilità del Senato. Dal momento che la Costituzione prevede una forma di governo parlamentare e un Parlamento bicamerale, è necessario che entrambe le Camere abbiano una rilevanza politica, a meno che non si intenda sopprimere del tutto il Senato. Il vincolo fiduciario, invece, può essere riservato alla sola Camera dei deputati.
A suo avviso, il nuovo Senato non potrà essere composto da eletti di secondo grado, soprattutto considerando che la camera politica, in base alla nuova legge elettorale, sarà composta da una maggioranza di deputati nominati dalle segreterie dei partiti.
Propone, quindi, di modificare l'articolo 2 del disegno di legge costituzionale, prevedendo l'elezione diretta dei senatori, per valorizzare la rappresentatività del Senato. Sarebbe invece da respingere l'ipotesi di intervenire attraverso una legge ordinaria, che poi potrebbe essere nuovamente modificata da una nuova maggioranza. Peraltro, le Regioni non possono essere obbligate a modificare le proprie leggi elettorali, dal momento che la Costituzione garantisce loro piena autonomia in questa materia.
Occorre anche evitare l'elusione dell?articolo 2. In proposito, segnala che, da più parti, si sente parlare di un listino "a scorrimento", con una quota di candidati al Consiglio regionale da dirottare preventivamente verso il Senato - un modo per cui chi nomina i deputati potrà mettersi d'accordo con i dirigenti locali, affidando a questi ultimi la scelta dei candidati per il Consiglio regionale e riservandosi quella dei candidati per la carica di senatore. Tutto avverrebbe in assenza di pubblicità, eventualmente indirizzando verso il "listino" del Senato quanti hanno bisogno dell'immunità parlamentare, non a caso uno degli ultimi lacerti ancora rimasti in piedi del bicameralismo perfetto.
Benché rientri tra le prerogative del Presidente del Senato decidere in merito alla ammissibilità degli emendamenti al testo modificato dalla Camera dei deputati, rileva che, in ogni caso, l'articolo 2, essendo stato modificato, dovrà comunque essere votato dall'Assemblea. Un?interpretazione troppo rigida dei limiti alla emendabilità avrebbe effetti paradossali: sarebbe possibile sopprimere l'articolo, mentre sarebbe preclusa la possibilità di modificarlo.
A suo avviso, inoltre, l?esame di un disegno di legge costituzionale si caratterizza per la sua atipicità - in ragione della doppia deliberazione parlamentare e di un eventuale referendum - probabilmente tale da giustificare il riconoscimento di una ampia potestà di emendare, anche in terza lettura, come peraltro sembrano confermare alcuni precedenti, tra i quali la revisione dell?articolo 68 della Costituzione.
In secondo luogo, ravvisa l'opportunità di ripristinare quanto più possibile il testo approvato dal Senato, con riferimento ai poteri di verifica, di controllo e di valutazione, che ora sono attribuiti non più in via esclusiva, ma in concorso con l'altro ramo del Parlamento. Infatti, l'assenza di un rapporto fiduciario con il Governo conferirebbe maggiore indipendenza al Senato, che quindi potrebbe svolgere con maggiore autorevolezza le proprie funzioni di garanzia.
Esprime alcune riserve anche in riferimento al procedimento legislativo. A suo avviso, per quanto riguarda le leggi non bicamerali paritarie, appare eccessivamente mortificante prevedere la partecipazione del Senato solo se, nel brevissimo termine di dieci giorni, lo richieda un quorum elevato di senatori.
Così anche un limite evidente emerge dalla proliferazione dei procedimenti legislativi: leggi bicamerali, leggi monocamerali con intervento eventuale del Senato, leggi con intervento "rafforzato" del Senato, leggi di bilancio e di rendiconto, disegni di legge "a data certa", conversione dei decreti- legge. Tale scelta, che maschera la mancanza di una ratio e di un indirizzo complessivo nel percorso riformatore, certamente non risponde a quelle esigenze di semplificazione e di snellimento procedurale da più parti auspicato, potendo al contrario produrre effetti assai negativi sul corretto funzionamento del Parlamento.
Un terzo e ultimo intervento dovrebbe riguardare, a suo avviso, gli organi di garanzia costituzionale, vale a dire l?elezione dei cinque giudici costituzionali da parte del Parlamento e l?elezione del Presidente della Repubblica.
È necessario, a suo avviso, intervenire su questo snodo, perché la riduzione asimmetrica dei parlamentari enfatizza il riverberarsi del premio di maggioranza su una tessitura di funzioni di equilibrio, di garanzia, di controllo, che costituisce tratto caratterizzante e vitale della Costituzione.
Per quanto concerne i giudici della Corte Costituzionale, bisognerebbe ripristinare il testo originario del Senato, per evitare che l?elezione in seduta comune riduca sensibilmente il "peso specifico" dei senatori nella scelta dei giudici costituzionali; inoltre, sarebbe significativo valorizzare il contributo del Senato nella formazione del supremo organo di garanzia costituzionale, anche in riferimento alla fondamentale dialettica tra lo Stato e le Regioni.
Il secondo aspetto riguarda le modalità di elezione del Presidente della Repubblica. In base al testo approvato dalla Camera dei deputati, dal settimo scrutinio in poi - in ipotesi, dal terzo giorno di votazioni - si può giungere all'elezione con tre quinti dei votanti, anziché con la maggioranza assoluta dei componenti, come prevedeva il testo approvato dal Senato in prima lettura. Poiché nel computo del quorum non si tiene conto degli astenuti, un Presidente della Repubblica potrebbe essere eletto con il voto di meno della metà degli elettori, vale a dire con soltanto 220 votanti su 730, dal momento che il numero legale per la validità della votazione è di 366. A questo proposito, ricorda che il premio di maggioranza previsto dalla legge n. 52 del 2015, attribuito a un?unica lista, è di 340 seggi. Pertanto, il vincitore delle elezioni politiche potrebbe eleggere anche il Presidente della Repubblica. Si è dunque in presenza, a suo avviso, di un evidente squilibrio, che indebolirebbe oltre misura il ruolo di terzietà del Capo dello Stato.
Al riguardo, ritiene che la soluzione preferibile sia quella di equilibrare la platea elettiva, magari con sindaci scelti in base all?ampiezza demografica del Comune. Se questa strada non fosse percorribile, potrebbe essere previsto che, dopo un determinato numero di scrutini, si possa procedere a un ballottaggio tra i due candidati più votati, così da indurre il Parlamento a raggiungere un'intesa.
Sempre nell?ambito delle garanzie e dei necessari equilibri istituzionali propri di una democrazia parlamentare moderna, sarebbe necessario mantenere il procedimento bicamerale su alcuni selezionati
temi di rilevante spessore, che la configurazione maggioritaria della legge elettorale rischierebbe di affidare alla volontà della minoranza che ottiene il premio di governabilità. Si tratta delle leggi elettorali per l'elezione della Camera dei deputati, delle leggi in materie eticamente sensibili e relative a questioni di biopolitica, delle leggi di amnistia e di indulto, delle leggi riguardanti i diritti delle minoranze, la dichiarazione dello stato di guerra, la libertà religiosa, con particolare riferimento alle questioni che incidono sul Concordato con la Chiesa cattolica, nonché alle intese con le altre confessioni religiose. A suo avviso, si tratta di temi che devono essere sottratti alla disponibilità della maggioranza e affidati a un confronto più ponderato.
Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16,25.
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
SUGLI EMENDAMENTI RIFERITI AL TESTO UNIFICATO PER I DISEGNI DI LEGGE NN. 14 E CONNESSI
La Commissione, esaminati i restanti emendamenti riferiti al testo unificato per i disegni di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, i seguenti pareri:
- sugli emendamenti 3.703, 3.707, 3.883, 3.1048, 3.1050, 6.31, 6.32, 7.41, 7.42, 7.73 e 7.75 parere
contrario, in quanto le norme ivi previste, volte a limitare l'unione civile alle sole persone di sesso diverso, oltre ad apparire lesive del principio di uguaglianza, sono in contrasto con l'articolo 2, che tutela le formazioni sociali, tra le quali - come ha affermato la Corte costituzionale - sono ricomprese le unioni di natura affettiva tra persone dello stesso sesso;
- sull'emendamento 4.0.2 parere contrario, in quanto la disposizione ivi prevista, nel limitare l'applicazione delle norme in materia di unione civile solo presso le sedi diplomatiche italiane in Paesi che consentono sia i matrimoni fra persone dello stesso sesso sia la poligamia, oltre ad essere incongrua sotto il profilo interpretativo, appare lesiva del principio di uguaglianza;
- sull'emendamento 8.20, 9.6 e 11.8 parere contrario, in quanto la norma ivi prevista, nel circoscrivere gli effetti della convivenza alla sola ipotesi di coppia eterosessuale, presenta carattere discriminatorio, configurando una lesione del principio di uguaglianza;
- sull'emendamento 11.10 parere contrario, in quanto la norma ivi prevista, nell'escludere che le coppie di fatto con figli minori possano beneficiare del titolo di preferenza riconosciuto ai nuclei familiari nelle graduatorie per l'assegnazione di alloggi di edilizia popolare, appare irragionevole e lesiva del principio di uguaglianza;
- sull'emendamento 16.38, 16.39, 16.42 e 16.44 parere non ostativo, osservando che le norme ivi previste, nel consentire che i contratti di convivenza possano essere modificati o sciolti attraverso comportamenti univoci o concludenti, appaiono incongrue, anche in riferimento alla disciplina generale che regola le obbligazioni e i contratti;
- sull'emendamento 17.18 parere contrario, in quanto la norma prevede la nullità del contratto di convivenza, anche in presenza del riconoscimento dello status di genitore, in tal modo determinando una irragionevole disparità di trattamento;
- sugli emendamenti 17.32 e 17.36 parere contrario, in quanto le norme ivi previste, nell'individuare come causa di nullità uno stato di fatto rappresentato da "segni evidenti" di non sanità mentale, appare indeterminata e quindi suscettibile di interpretazioni non univoche;
- sui restanti emendamenti parere non ostativo.
EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE
1.1
Art. 1
Al comma 1, sostituire la lettera c-bis) con la seguente:
«c-bis) promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive, predisponendo che:
1) qualora la legge elettorale preveda l'espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale e sia consentita l'espressione di almeno due preferenze, con una riservata a un candidato di genere diverso, pena l'annullamento delle preferenze successive alla prima;
2) qualora siano previste liste senza espressione di preferenze, la legge elettorale disponga l'alternanza tra candidati di genere diverso, in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale;
3) qualora siano previsti collegi uninominali, la legge elettorale disponga l'equilibrio tra candidature presentate col medesimo simbolo in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale».
1.1 (testo 2)
Al comma 1, sostituire la lettera c-bis) con la seguente:
«c-bis) promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive, predisponendo che:
1) qualora la legge elettorale preveda l'espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale e sia consentita l'espressione di almeno due preferenze, con una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l'annullamento delle preferenze successive alla prima;
2) qualora siano previste liste senza espressione di preferenze, la legge elettorale disponga l'alternanza tra candidati di sesso diverso, in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale;
3) qualora siano previsti collegi uninominali, la legge elettorale disponga l'equilibrio tra candidature presentate col medesimo simbolo in modo tale che i candidati di un sesso non eccedano il 60 per cento del totale».
1.2
Al comma 1, sostituire la lettera c-bis) con la seguente:
«c-bis) promozione dell'equilibrio tra uomini e donne nell'accesso delle cariche elettive».
1.3
Al comma 1, lettera c-bis), sostituire le parole: «garanzia della parità» con le seguenti: «promozione dell'equilibrio».
1.4
Al comma 1, lettera c-bis), sostituire le parole: «preferenze, ne consenta almeno due con una» con le seguenti: «più preferenze, una sia».
1.5
Al comma 1, lettera c-bis), sostituire la parola: «genere», ovunque ricorra, con la seguente: «sesso».
1.6
Al comma 1, lettera c-bis), sostituire le parole: «l'alternanza tra candidati di genere diverso» con le seguenti: «il divieto di avere più di due candidati dello stesso sesso di seguito nella lista».
1.7
Al comma 1, lettera c-bis), sopprimere le parole: «qualora si prevedano collegi uninominali» fino al termine della lettera.
1.8
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente: «1-bis. Ai fini della presente legge, con la parola genere si intende il sesso registrato all'anagrafe».
1.9
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente: «1-bis. Il Governo è delegato a stabilire con un decreto legislativo, da emanarsi entro tre mesi dall'approvazione della presente legge, quanti e quali sono i generi e le modalità di classificazione delle persone relative».
Titolo
Tit.1000
XXXXXXX, relatrice
Nel titolo, sostituire le parole: «la parità della rappresentanza di genere» con le seguenti: «l'equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini».
Tit.1
Nel titolo, sostituire la parola: «genere» con la seguente: «sesso».
1.4. Trattazione in consultiva
1.4.1. Sedute
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
Disegni di legge Atto Senato n. 1556 XVII Legislatura
Titolo breve: parità di genere Consigli regionali
Trattazione in consultiva
Sedute di Commissioni consultive
Seduta Attività
Commissione parlamentare questioni regionali
5 maggio 2015 (ant.)
Esito: Favorevole
Parere destinato alla Commissione 1ª (Affari Costituzionali)
1.5. Trattazione in Assemblea
1.5.1. Sedute
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
Disegni di legge Atto Senato n. 1556 XVII Legislatura
Titolo breve: parità di genere Consigli regionali
Trattazione in Assemblea
Sedute dell'Aula
Seduta Attività (esito)
4 agosto 2015
Dibattito connesso
Calendario dei lavori
Xxxxxxx termine per la presentazione degli emendamenti: 7 settembre 2015 alle ore 13:00
1.5.2. Resoconti stenografici
1.5.2.1. Seduta n. 497 (ant.) del 04/08/2015
collegamento al documento su xxx.xxxxxx.xx
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVII LEGISLATURA ------
497a SEDUTA PUBBLICA RESOCONTO STENOGRAFICO MARTEDÌ 4 AGOSTO 2015
Presidenza del vice presidente XXXXXXXXX, indi della vice presidente XXXXXX
e del presidente XXXXXX
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Alleanza Liberalpopolare-Autonomie: AL-A; Area Popolare (NCD-UDC): AP (NCD-UDC); Conservatori, Riformisti italiani: CRi; Forza Italia-Il Popolo della Libertà XVII Legislatura: FI-PdL XVII; Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud, Movimento per le Autonomie, Nuovo PSI, Popolari per l'Italia, Italia dei Valori, Vittime della Giustizia e del Fisco, Federazione dei Verdi): GAL (GS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF, FV); Lega Nord e Autonomie: LN-Aut; Movimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI- MAIE: Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE; Misto: Misto; Misto-Fare!: Misto-Fare!; Misto-L'Altra Europa con Tsipras: Misto-AEcT; Misto-Liguria Civica: Misto-LC; Misto-Movimento X: Misto- MovX; Misto-Sinistra Ecologia e Libertà: Misto-SEL.
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente XXXXXXXXX PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,31). Si dia lettura del processo verbale.
XXXXXXX, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 31 luglio.
Sul processo verbale
SCILIPOTI ISGRO' (FI-PdL XVII). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCILIPOTI ISGRO' (FI-PdL XVII). Signor Presidente, chiedo la votazione del processo verbale, previa verifica del numero legale.
Verifica del numero legale
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.
(La richiesta risulta appoggiata).
Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.
(Segue la verifica del numero legale). Il Senato è in numero legale.
Ripresa della discussione sul processo verbale
PRESIDENTE. Metto ai voti il processo verbale.
È approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico
PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.
Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 9,35).
Sulla scomparsa di Xxxxxxxx Xxxxx
XXXXXXXX (FI-PdL XVII). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
XXXXXXXX (FI-PdL XVII). Signor Presidente, ieri è morto Xxxxxxxx Xxxxx. Xxxxxxxx era un giurista eccezionale, un maestro del diritto, come riconosciuto generalmente da una serie di generazioni successive.
Io ho avuto la ventura di conoscerlo nel 1976, a un convegno sulla riforma dello Stato, appena eletti entrambi componenti del Consiglio superiore della magistratura, io giovane magistrato e lui già un mostro sacro del diritto.
Vorrei ricordare soltanto alcuni aspetti di quella esperienza, dal momento che ricordare Xxxxxxxx Xxxxx sarebbe impossibile. È stato presidente dell'Accademia dei Lincei, Ministro della giustizia, Presidente della Corte costituzionale, Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura. Ha ricoperto una serie di incarichi internazionali, e mi fermo qui.
Che cosa ha significato Xxxxxxxx Xxxxx? Nonostante io non lo votai come vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, perché votai per Xxxxxxxx Xxxxxxxx, durante quei quattro anni e mezzo Xxxxxxxx Xxxxx fu sempre partecipe dell'attività del Consiglio. Come presidente della commissione riforma fu molto attento alle norme elaborate dal Consiglio superiore della magistratura in materia di terrorismo.
La sua preoccupazione era sempre quella di garantire la certezza del diritto, da un lato, ma di preservare le garanzie del cittadino nell'ambito del processo. L'Italia vinse la battaglia contro il terrorismo, all'epoca, garantendo la lotta al terrorismo con il processo, con le regole e con le norme. Xxxxxxxx Xxxxx era questo.
E fu un grande aiuto per Xxxxxxxx Xxxxxxxx. Alla morte di Xxxxxxxx Xxxxxxxx pochi sanno che noi, componenti del Consiglio superiore della magistratura dell'epoca, costituimmo insieme un'associazione intitolata a Xxxxxxxx Xxxxxxxx, con sede presso il Consiglio. Di quella associazione Xxxxxxxx Xxxxx è stato l'anima e il presidente, perché voleva che rimanesse nelle future generazioni il ricordo di un uomo che, come Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura, aveva dato la vita per aver servito lo Stato, per avere applicato le regole del diritto. Fu infatti riconosciuto, nel volantino che ne rivendicò la morte, che Xxxxxxxx Xxxxxxxx aveva garantito una unanimità di gestione del Consiglio superiore della magistratura pur essendo stato eletto con un voto di maggioranza.
Xxxx, Xxxxxxxx Xxxxx ha voluto dedicare anche gli ultimi anni della sua vita a questo ricordo. Ci incontravamo infatti ogni anno, per ricordare il giorno della morte di Xxxxxxxx Xxxxxxxx. Credo che questo aspetto da pochi conoscono della vita di Xxxxxxxx Xxxxx andava ricordato.
Credo che in un'Aula come il Senato della Repubblica non ricordare Xxxxxxxx Xxxxx per quello che è stato per la storia del diritto processuale penale italiano, sarebbe un grave errore. È per questo, signor Presidente, che a nome del Gruppo Forza Italia rappresento a lei l'opportunità di ricordare Xxxxxxxx Xxxxx con un minuto di silenzio. (Applausi).
COMPAGNA (AP (NCD-UDC)). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COMPAGNA (AP (NCD-UDC)). Signor Presidente, l'intervento del collega e, se me lo consente, amico Xxxxxxxx mi pare particolarmente opportuno e in qualche modo doveroso.
Nel 1993 io ero un giovanissimo senatore e Xxxxxxxx Xxxxx era subentrato da qualche settimana a Xxxxxxx Xxxxxxxx al Ministero della giustizia. Proprio in quest'Aula ebbi, insieme al Senato, l'onore di ascoltare uno stupendo intervento di Xxxxxxxx Xxxxx la mattina in cui si apprese del suicidio di Xxxxxxxx Cagliari nel carcere di Milano. Erano giorni di cronache drammatiche, a cavallo tra episodi di gente che si toglieva la vita (da Cagliari a Gardini) per effetto, ovviamente indiretto e soltanto indiretto, di un brutale esercizio dell'azione penale.
Xxxxx ebbe il coraggio e la dignità di ricordare a quest'Aula quei temi sui quali tutti lo avevamo conosciuto ed apprezzato come studioso. Disse parole di straordinaria umanità sui limiti nei quali deve essere esercitata l'azione penale, rispetto a un certo assolutismo che, in materia, circolava nell'opinione pubblica.
Assieme a quanto ha ricordato il senatore Xxxxxxxx, vorrei anche ricordare, fuori dalla più stretta area del diritto e della procedura penale, il grande contributo che alla metà degli anni Novanta Xxxxxxxx Xxxxx avrebbe dato al nostro Paese. Fu il capo della delegazione italiana per l'istituzione della Corte penale internazionale. Lavorammo al suo fianco e, sotto la sua guida, riuscimmo a superare, soprattutto con la delegazione americana, molti sospetti e molti equivoci.
Conso fu impegnatissimo, proprio perché penalista della tradizione cristiana nella sua versione migliore, nel considerare sempre il tema dei diritti umani strettamente legato alla sua disciplina, al diritto, alla procedura penale, in qualche misura, poi, al costituzionalismo. Per Conso, quindi, quella battaglia vinta non fu una questione locale, di mini nazionalismo domestico, per ottenere a Roma la sede prestigiosa.
Conso era un uomo che ha onorato la cultura italiana nell'accezione più moderna dell'espressione. Alcune volgarità e alcune malinconie che gli avrebbe riservato la cronaca degli ultimi tempi devono essere ignorate perché non scalfiscono minimamente il profilo di un grande italiano, alla cui memoria il Gruppo dei senatori di Area Popolare si inchina commosso. (Applausi dai Gruppi AP (NCD-UDC), PD e FI-PdL XVII).
*ZANDA (PD). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (PD). Signor Presidente, desidero anch'io dire qualche parola per ricordare una figura molto prestigiosa.
Quella del professor Xxxxx è stata una personalità con un profilo ormai sempre più raro nella vita pubblica italiana. È stata una figura di straordinaria finezza culturale e politica, con xxxx e forme di confronto di cui purtroppo è rimasta un'eredità molto esile nel Paese e anche nel nostro Parlamento.
Xxxxx non ha mai mancato di cercare le forme più corrette per esprimere le sue opinioni e non è mai sfuggito alla curiosità di conoscere le opinioni di chi la pensava diversamente da lui. Più che per le sue grandi doti di giurista, per la sua importante attività di uomo di Governo, per le volte nelle quali il Parlamento italiano ha pensato alla sua figura immaginando anche che potesse ricoprire cariche molto elevate nel nostro ordinamento, voglio ricordarlo per le sue qualità personali e umane. Ritengo doveroso farlo, soprattutto in un'Aula parlamentare, perché ricordare Conso può rammentare anche a
tutti noi come ci si deve rapportare gli uni con gli altri, quali devono essere gli stili dei rapporti tra maggioranza e opposizione e come deve avvenire il confronto sulle idee.
Conso rappresenta una classe dirigente che si fa sempre più rara nel nostro Paese e credo che, se pensiamo alle condizioni dell'Italia in questi anni, se vogliamo guardare al futuro con ottimismo e se vogliamo costruire un futuro per i nostri figli, dobbiamo ricorrere all'esempio umano di Xxxxx e ricordare lo stile con cui ha condotto la sua vita pubblica e l'intensità con cui ha sempre pensato non al proprio personale interesse, ma a quello generale del suo Paese. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Xxxxxx).
PRESIDENTE. Xxxxxxxx, la Presidenza, avendo avuto l'onore di conoscere personalmente il senatore Xxxxx e avendo apprezzato il contributo intellettuale e scientifico che ha offerto anche al Senato, perché partecipava alle commissioni di concorso per la selezione dei nostri funzionari, si associa al cordoglio e al suo ricordo e chiede all'Assemblea di osservare un minuto di silenzio. (Il Presidente si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea, che osserva un minuto di silenzio).
Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:
(1577-B) Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Collegato alla manovra finanziaria) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 9,48)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1577-B, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, oggetto della discussione e delle deliberazioni saranno soltanto le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati, salvo la votazione finale.
Riprendiamo l'esame degli articoli, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.
Ricordo che nella seduta di ieri il relatore ha svolto la relazione orale, hanno avuto luogo la discussione generale e le repliche del relatore e del rappresentante del Governo, sono state respinte una questione pregiudiziale ed una proposta di non passare all'esame degli articoli e sono stati approvati gli articoli da 1 a 11.
Procediamo all'esame degli articoli successivi, sui quali sono stati presentati emendamenti e ordini del giorno che invito i presentatori ad illustrare, in attesa che decorra il termine di venti minuti dal preavviso.
BOCCHINO (Misto-AEcT). Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno G13.1 che, riferito all'articolo 13, riguarda le deleghe per gli enti pubblici di ricerca.
Ricordo che questo articolo è stato introdotto proprio qui, durante il primo passaggio parlamentare del disegno di legge Xxxxx. Si trattava - poi spiegherò pure perché - di introdurre alcune norme per la legiferazione di alcuni principi relativi allo stato giuridico dei ricercatori, nonché, nella seconda parte della delega, l'introduzione di alcune norme volte a semplificare le procedure e le attività in genere degli enti pubblici di ricerca. Ho detto «si trattava» perché durante il passaggio alla Camera, nonostante il grande lavoro che abbiamo fatto qui al Senato per introdurre questo importante articolo richiesto a gran voce dalla comunità scientifica nazionale e dai lavoratori della conoscenza degli enti pubblici di ricerca, esso è stato purtroppo notevolmente depotenziato nelle sue finalità.
Ciò mi dà l'occasione per introdurre brevemente la questione relativa alla stato giuridico dei ricercatori e, in generale, ai rapporti tra i lavoratori della conoscenza e tutti gli ambiti che regolano questa professione e la contrattazione nazionale. Nel passaggio alla Camera si è decisamente sottovalutato l'aspetto di questa interazione perché si è rimasti, credo, preda della preoccupazione del tutto ingiustificata - e qui lo vorrei ribadire - che l'introduzione di alcuni principi di stato giuridico dei ricercatori andasse a detrimento della contrattazione collettiva nazionale degli enti pubblici di ricerca.
Questo lo dico molto serenamente, sapendo che ci sono state delle discussioni e che effettivamente si sono un po' travisati i termini della questione.
Non era nostra intenzione qui al Senato, quando abbiamo introdotto questo articolo, delegittimare questa contrattazione o giungere ad una legificazione totale degli aspetti di questa professione. Noi, invece, ci eravamo concentrati su degli effetti specifici dell'autonomia professionale riguardanti l'indipendenza e la terzietà, che sono caratteristiche proprie di questa professione, che rientra a pieno titolo nell'ambito delle professioni pubbliche e della pubblica amministrazione ma che nel contempo gode di alcune peculiarità che non si ravvisano in alcun altro comparto della pubblica amministrazione. Mentre nel caso della pubblica amministrazione risulta pienamente giustificata una piena contrattualizzazione, nel campo della ricerca, a nostro parere, era necessario rilegiferare su alcuni aspetti, anche in considerazione del fatto - lo ricordo a tutti i colleghi, specialmente a quelli della Camera - che, a causa del decreto legislativo n. 150 del 2009 (la cosiddetta legge Brunetta), è passata l'idea che i comparti di contrattazione collettiva nazionale si fossero ridotti a quattro. Probabilmente prima o poi succederà che il comparto della ricerca, che in questo momento gode di un contratto ad hoc, sarà gioco forza accorpato ad altri comparti e, probabilmente, a quello ministeriale. Questo causerà un gravissimo danno in particolare modo proprio a quegli aspetti della professione che noi vorremmo andare a normare come l'autonomia professionale e l'indipendenza dei ricercatori.
Si causerà un gravissimo danno perché i dipendenti del Ministero non hanno nulla a che fare con una professione interamente basata sulla conoscenza e il cui merito ricade interamente sulle spalle dei ricercatori, perché non esiste un rapporto fiduciario tra il ricercatore e il suo capo ufficio o il suo direttore di struttura. Non esiste questo rapporto fiduciario come esiste nel resto della pubblica amministrazione e, ad esempio, nel comparto ministeriale. Quindi, qualora dovesse avvenire questo accorpamento (così come, tra l'altro, prescritto da una legge dello Stato), la professione di ricercatore sarebbe decisamente depotenziata. A tutt'oggi, quindi, risulta urgente procedere a questa legiferazione.
Purtroppo, nel passaggio alla Camera dei deputati è stato materialmente cancellato il riferimento che era presente nel testo licenziato dal Senato sulla definizione dello stato giuridico di ricercatore, sono state espunte le parole che ad esso facevano riferimento ed ho quindi deciso di presentare sia degli emendamenti per reintrodurre nel testo la formulazione originaria sia, specificamente, questo ordine del giorno volto ad impegnare il Governo, in fase di formulazione dei decreti delegati, ad istituire effettivamente uno status giuridico dei ricercatori per porre rimedio al depotenziamento del testo avvenuto alla Camera dei deputati, frutto di un'incomprensione delle finalità dell'emendamento.
FUCKSIA (M5S). Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno G13.2, frutto della trasformazione dell'emendamento 13.2.
Si tratta di un ordine del giorno volto ad aumentare la trasparenza e a scoraggiare, anticipare o gestire ogni possibile conflitto di interesse che potrebbe alterare l'esito degli studi e della ricerca. Mi auguro che tutti voi possiate condividere questo obiettivo.
In particolare per i soggetti che si occupano di ricerca epidemiologica ambientale (e, quindi, degli effetti sulla salute) si chiede di adottare precisi protocolli conformi al documento dell'International Society for Environmental Epidemiology (ISEE) e alla dichiarazione di interesse dell'International Agency for Research on Cancer (IARC). Si tratta di documenti per gli epidemiologi ambientali, che mettono esplicitamente il ricercatore nella posizione di chi deve ottemperare ad una serie di obblighi verso i soggetti della ricerca, la società, i finanziatori, gli impiegati ed i colleghi.
La ricerca scientifica deve essere rigorosa ed oggettiva in tutti gli ambiti e, soprattutto, in campo biomedico, non soltanto perché si tratta di una premessa imprescindibile per ottenere risultati validi e realmente in grado di aumentare le conoscenze, promuovere lo sviluppo di nuove terapie e migliorare gli standard di salute della popolazione, ma soprattutto per preservare la credibilità istituzionale e professionale e mantenere il consenso del pubblico. Infatti, non basta che sia effettivamente ineccepibile, ma deve anche essere globalmente percepita come tale, perché anche l'apparenza conta quando un'ampia quota del denaro necessario per sostenerla proviene dalle tasche dei contribuenti e quando le conclusioni che ne discendono possono avere un impatto sostanziale sulla qualità di vita
della popolazione.
È sulla base di questa convinzione che vi chiedo, colleghi, di votare a favore di questo ordine del giorno, che mira a regolare il finanziamento privato ai soggetti di ricerca in modo da restringere le possibilità di alterazione dei risultati per ragioni di interesse particolare.
PRESIDENTE. I restanti emendamenti ed ordini del giorno si intendono illustrati.
Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti e sugli ordini del giorno in esame.
XXXXXXXX, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 12.
Propongo di riformulare l'ordine del giorno G13.2 inserendo al primo punto del dispositivo le seguenti parole: «valutare le ulteriori iniziative utili per tutelare l'indipendenza della ricerca» e al secondo punto: «valutare l'introduzione di nuove disposizioni in materia di obblighi e prescrizioni». Infine, con riferimento al terzo punto del dispositivo, propongo di riformularlo inserendo le parole: «valutare l'opportunità di».
Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G13.1.
Esprimo infine parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti agli articoli 14, 15 e 16.
XXXXX, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 12.1.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che le votazioni vengano effettuate a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 12.1, presentato dal senatore Xxxxx Xxxxx, fino alle parole «le seguenti».
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 12.1 e l'emendamento 12.2.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 12.3, presentato dal senatore Xxxxx Xxxxx, fino alle parole «le seguenti».
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 12.3 e l'emendamento 12.4.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 12.5, presentato dal senatore Xxxxx Xxxxx, fino alle parole «le seguenti».
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto preclusi la restante parte dell'emendamento 12.5 e l'emendamento 12.6. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 12.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Senatrice Fucksia, accoglie la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno G13.2? FUCKSIA (M5S). Sì, signor Xxxxxxxxxx, ed insisto per la votazione dell'ordine del giorno stesso.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G13.2 (testo 2), presentato dalla senatrice Fucksia.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Senatore Xxxxxxxx, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G13.1? BOCCHINO (Misto-AEcT). Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G13.1, presentato dal senatore Xxxxxxxx.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 13.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 14.1. CRIMI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRIMI (M5S). Signor Presidente, poiché è sicuro che questo emendamento sarà respinto, visto che il testo è tutto blindato, vorrei proporre una sua trasformazione in un ordine del giorno, in quanto la volontà dell'emendamento non è distruttiva. Semplicemente, ovviamente nell'ambito delle gestioni e dell'economia del singolo ufficio, un intervento per la regolazione degli orari di lavoro, per la loro riduzione o comunque per una loro diversa articolazione, finalizzata a tutelare i genitori di bambini piccoli, può anche intervenire, sempre nella libertà della stessa pubblica amministrazione, per agevolare le situazioni dei dipendenti che lavorano fuori sede. Si tratta - lo ripeto - di un'articolazione dell'orario di lavoro all'interno di una pubblica amministrazione, che permette alla fine una maggiore fruizione ed anche una maggiore razionalizzazione del lavoro.
Pertanto trasformo l'emendamento 14.1 in un ordine del giorno, nel senso di valutare la promozione della razionalizzazione delle articolazioni degli orari di lavoro, anche in funzione della riduzione dei disagi per i lavoratori fuori sede.
PRESIDENTE. Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno G14.1.
XXXXXXXX, relatore. Sono d'accordo, signor Presidente.
XXXXX, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Insiste per la votazione dell'ordine del giorno G14.1, senatore Xxxxx? CRIMI (M5S). No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G14.1 non verrà posto ai voti. Passiamo alla votazione dell'articolo 14.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che la votazione venga effettuata a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 14.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 15.1.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che le votazioni vengano effettuate a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 15.1, presentato dal senatore Xxxxx Xxxxx.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 15.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 16.1.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che le votazioni vengano effettuate a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 16.1, presentato dal senatore Xxxxx Xxxxx.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 16.2, presentato dal senatore Xxxxx Xxxxx.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 16.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo all'esame dell'articolo 17, sul quale sono stati presentati emendamenti e ordini del giorno che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
XXXXXXXX, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.
Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G17.1 se viene accolta la seguente riformulazione:
«impegna il Governo a valutare l'opportunità di instaurare un rapporto di lavoro di tipo convenzionale con stabilità di incarico tra l'INPS e i medici iscritti nelle liste speciali».
Esprimo parere favorevole sugli ordini del giorno G17.2, G17.3 e G17.4.
Esprimo altresì parere favorevole sugli ordini del giorno G17.5 e G17.6 se viene accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità...».
XXXXX, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Esprimo parere conforme a quello del relatore.
FUCKSIA (M5S). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FUCKSIA (M5S). Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno relativi all'articolo 17.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.4.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che le votazioni vengano effettuate a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.4, presentato dai senatori Xxxxx e Fucksia.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.6, presentato dalla senatrice Xxxxxxxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.9, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.10, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.13, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.14, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.18, presentato dalla senatrice Bisinella e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.19, presentato dalla senatrice Bisinella e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 17.20 (testo 2), presentato dalla senatrice Bisinella e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Senatore Xxxxxx, accoglie la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno G17.1? BIANCO (PD). Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G17.1 (testo 2) non verrà posto ai voti.
Senatrice De Xxxxxx, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G17.2? DE PETRIS (Misto-SEL). Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G17.2, presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G17.3 non verrà posto ai voti. Senatore Xxxxxx, insiste per la votazione dell'ordine del giorno G17.4?
XXXXXX (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE). Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G17.4, presentato dal senatore Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Senatore Xxxxxxxxxxx, accoglie la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno G17.5? CIAMPOLILLO (M5S). Sì, signor Xxxxxxxxxx, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G17.5 (testo 2), presentato dal senatore Xxxxxxxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Senatore Xxxxxxxxxx, accoglie la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno G17.6? CAMPANELLA (Misto-AEcT). Sì, signor Xxxxxxxxxx, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno 17.6 (testo 2). CAMPANELLA (Misto-AEcT). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAMPANELLA (Misto-AEcT). Signor Presidente, il punto è il seguente: come ho già detto nel corso della discussione generale, qualsiasi riforma della pubblica amministrazione perde di senso e di incidenza se non assume in sé la possibilità per i cittadini utenti di valutare l'operato degli uffici che forniscono il servizio.
Negli ultimi anni si è diffusa la cultura della valutazione, ma essa è stata svuotata di senso nel concreto perché, in quasi tutti i casi che ho avuto modo di rilevare, viene effettuata soltanto da un punto di vista formale, su progetti spesso approvati durante l'anno o addirittura alla fine dell'anno al quale si riferiscono.
Una valutazione seria e reale dell'operato degli uffici ha senso se viene fatta da coloro che degli uffici si servono.
Per questo negli emendamenti che ho presentato e che non sono stati approvati ho chiesto, così come chiedo ora al Governo con questo ordine del giorno, di farsi carico del problema: nessuna riforma della pubblica amministrazione sarà mai effettiva se non coinvolge il pubblico, gli utenti che di quell'amministrazione si servono.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G17.6 (testo 2), presentato dal senatore Xxxxxxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 17.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo all'esame dell'articolo 18, sul quale sono stati presentati emendamenti e un ordine del giorno che si intendono illustrati e sui quali invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi. XXXXXXXX, relatore. Signor Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti.
Quanto all'ordine del giorno G18.1, invito i presentatori a riformularlo, impegnando il Governo: «a valutare l'opportunità di introdurre l'espressa...».
PRESIDENTE. Negli impegni al Governo questa espressione è ormai diventata di moda.
XXXXX, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.1.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che le votazioni vengano effettuate a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.1, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.2, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.3, presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.5.
ENDRIZZI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENDRIZZI (M5S). Signor Presidente, questo forse non è l'emendamento più importante all'articolo 18, purtroppo, ben di peggio è contenuto nel testo che il Governo spinge. Vale la pena, però, sottoporre ugualmente all'attenzione dei colleghi il fatto che qui si chiede semplicemente di introdurre una misura di trasparenza, cioè la pubblicazione e l'aggiornamento dei curricula e del certificato penale per le persone che arrivano ad assumere ruoli importanti all'interno del sistema dei servizi essenziali.
Un altro tema è quello del tetto delle retribuzioni; un altro ancora è quello del blocco delle revolving doors, vale a dire lo scambio e la transumanza di poltrone tra i consigli comunali o regionali e le società dei servizi.
L'emendamento che stiamo per votare - ripeto - si limita ad introdurre una semplice misura di trasparenza, per cui invito i colleghi a votarlo o quantomeno il Governo ad assumere un impegno in questo senso. Mi rendo conto che qui non si può votare neppure qualcosa su cui saremmo tutti d'accordo. Per cui, se c'è una disponibilità del Governo ad assumere un impegno per garantire la trasparenza, sarei disponibile a ritirare l'emendamento e a trasformarlo in un ordine del giorno. Diversamente, insisterei per la sua votazione.
PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi al riguardo. XXXXXXXX, relatore. Signor Presidente, sono favorevole alla proposta di trasformare l'emendamento
18.5 in un ordine del giorno, a condizione che si inserisca l'espressione «a valutare l'opportunità».
XXXXX, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Esprimo parere conforme a quello del relatore.
ENDRIZZI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENDRIZZI (M5S). Signor Presidente, siamo seri: questa è una legge delega. Il fatto che in un disegno di legge di questo tipo, in alternativa a precisi precetti cui il Governo dovrebbe attenersi, chiediamo semplicemente un'indicazione e il Governo, attraverso il relatore, pretenda addirittura di riservarsi la possibilità eventuale di non attenersi all'impegno, credo non sia accettabile. Stiamo parlando di una misura minima di trasparenza, vale a dire la pubblicazione dei curricula e del certificato penale.
Non credo che su questo si possa fare meno del minimo. Insisto almeno su una formulazione piena come ordine del giorno: stiamo parlando di una legge delega. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Relatore Xxxxxxxx, è d'accordo con la richiesta di una formulazione piena dell'ordine del giorno?
XXXXXXXX, relatore. No, signor Presidente. Mantengo la mia opinione.
PRESIDENTE. Senatore Endrizzi, a questo punto insiste per la votazione dell'emendamento? ENDRIZZI (M5S). Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.5, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.6, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.8.
DE PETRIS (Misto-SEL). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-SEL). Signor Presidente, utilizzo questo emendamento in dichiarazione di voto perché - ahimè - come lei sa, Presidente, la 5a Commissione ha falcidiato tutti gli emendamenti aventi contenuti molto più attinenti. Ne sono rimasti in vita pochissimi.
L'emendamento 18.8 fa riferimento alla disposizione, introdotta alla Camera, sulla disciplina della partecipazione societaria dell'amministrazione pubblica, in cui si prevede di individuare un numero massimo di esercizi con perdite di bilancio per le società partecipate dagli enti locali, che quindi comportano l'obbligo di liquidazione della società.
Sull'articolo 18 c'è un tema relativo al riordino delle partecipate, in particolare sui servizi pubblici locali. La questione che da tempo cerchiamo di affrontare riguarda i risultati del referendum del 2011. Avevamo chiesto che il riordino delle partecipate, in particolare per quanto riguarda i servizi idrici, avvenisse nel rispetto dei risultati referendari. Ma detta questione non è stata accolta né dal Governo né dalla maggioranza.
Questo, signor Xxxxxxxxxx, pone un problema molto serio, che affronteremo anche in sede di discussione della riforma costituzionale. Ma, certamente, è davvero incredibile il fatto che, in questo Paese, anche un risultato referendario come quello del 2011, che ha sancito solennemente che l'acqua è un bene comune pronunciandosi contro il processo di privatizzazione dei servizi idrici, è come se non fosse esistito. Sono passati anni e in ogni Regione, in ogni amministrazione comunale si sono realmente seguite norme diverse. E anche con l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori il Governo ha sancito che della volontà popolare, dell'espressione dei cittadini tramite referendum non gliene importa nulla e continua ad andare avanti come se niente fosse.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.8, presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'emendamento 18.9.
ENDRIZZI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENDRIZZI (M5S). Signor Presidente, intervengo su questo emendamento, che chiedo di poter sottoscrivere, perché è necessario rompere il bavaglio.
È stato impedito di emendare con dubbie osservazioni ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, nel senso che si è sostenuto, in Commissione bilancio, che queste misure comportavano spesa. Bene: io ricordo l'esempio del sindaco di Parigi che, dopo aver ripubblicizzato il sistema di gestione del servizio idrico della metropoli, ha ottenuto risparmi milionari, che peraltro nel nostro caso sarebbero in secondo piano rispetto ad un principio superiore, su cui mi soffermerò brevemente fra poco.
Va, però, chiarito che non c'è nemmeno l'alibi della convenienza economica, perché avremmo tutta la convenienza noi cittadini, se è vero che lo Stato siamo noi, ad avere servizi pubblici gestiti da enti pubblici che non fanno la cresta e non fanno fare profitti ai privati. Ne avremmo la convenienza economica proprio perché lo Stato siamo noi.
Avremmo, poi, il dovere di farlo, perché c'è stato un pronunciamento popolare: 27 milioni di cittadini hanno votato perché le cose restassero così e il Partito Democratico, che prima era favorevole alla privatizzazione, è salito sul carro del referendum per poi tradire immediatamente dopo la volontà popolare e tradirla ancora oggi. Allora sarebbe non solo conveniente dal punto di vista economico, ma anche doveroso sul piano istituzionale e costituzionale.
Bene: questo diritto ci è Stato negato in Commissione. In Aula sono stati falciati tutti gli emendamenti che ponevano il tema.
Mi riferisco, quindi, in maniera indiretta, ad una questione fondamentale. Noi siamo qui per rompere un bavaglio. Non si pone solo la questione dell'emendamento al nostro esame, ma un'altra molto più ampia e che riguarda i rapporti del Governo con il Parlamento e i rapporti del Parlamento e del Governo con gli istituti di democrazia diretta, che riguardano i rapporti esistenti tra il diritto di cittadinanza e la sudditanza ai poteri economici. In questa sede si sta giocando questa partita.
Votate come potete. Noi voteremo seguendo la nostra coscienza. (Applausi dal Gruppo M5S). PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.9, presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.11, presentato dal senatore Xxxxxxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 18.12, presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Senatore Xxxxx, accoglie la riformulazione proposta dal relatore sull'ordine del giorno G18.1? CRIMI (M5S). Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G18.1 (testo 2) non verrà posto ai voti.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 18.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo all'esame dell'articolo 19, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
XXXXXXXX, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti presentati sull'articolo 19. XXXXX, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 19.1.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che la votazione venga effettuata a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 19.1, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'emendamento 19.2. D'ALI' (FI-PdL XVII). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ALI' (FI-PdL XVII). Signor Presidente, vorrei avere un chiarimento di natura linguistica relativo all'emendamento 19.2: con la parola «internalizzazione» che cosa si intende? Possiamo usare un termine più "presente" nella lingua?
CRIMI (M5S). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRIMI (M5S). L'emendamento 19.2 intende salvaguardare le realtà che hanno deciso di gestire alcuni servizi pubblici essenziali in proprio, in house, internamente, insomma con proprie risorse. Infatti, una delle prerogative del referendum sull'acqua, votato da milioni di italiani qualche anno fa, era salvaguardare anche per i Comuni la possibilità di gestire in house alcuni servizi senza essere penalizzati, come invece avviene in altre realtà.
MALAN (FI-PdL XVII). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FI-PdL XVII). Signor Presidente, forse è bene ricordare che siamo nella situazione di oggi per via del referendum del 2011, che è stato spacciato come un referendum per mantenere l'acqua pubblica, quando invece il testo di legge, tra l'altro in un emendamento di un senatore del Partito Democratico, affermava chiaramente che l'acqua in quanto tale restava un bene pubblico, ma la sua gestione, cioè il fatto di portarla nelle case dei cittadini, era un'attività che doveva essere sottoposta a concorrenza. E ciò poteva essere fatto sia dalle società partecipate che da quelle non partecipate, ma con un qualcosa che è diventato molto raro, e cioè facendo delle gare all'esito delle quali chi è bravo se ne occupa, chi non lo è perde la gara e farà qualcosa altro o non fa nulla.
Questa è la soluzione che avevamo trovato con la legge del 2009 e che poi è stata abrogata con una campagna piena di bugie - alle quali, per la verità, non c'è stata una grande risposta - che portò ad una vittoria dell'abrogazione.
Da allora, dal mese dopo, proprio il Partito Democratico ha cominciato a dire: ah, queste partecipate; pensa un po' queste partecipate. Esiste un criterio molto bello che vale per le partecipate e per le non partecipate: si fa una gara, chi vince gestisce e chi perde fa qualcos'altro. E questo dovrebbe valere per tutto: per le autostrade, per l'acqua, per i trasporti, per tutto. Al contrario, si preferisce avere criteri molto strani, come le perdite o le non perdite, e in questo modo finiscono per essere incoraggiate le società che impongono, tramite vari meccanismi, delle tariffe insensate ai cittadini: quelle di sicuro
non sono in perdita e nessuno pensa di scioglierle.
Bisognerebbe, allora, introdurre un criterio molto semplice: la concorrenza. Noi lo avevamo fatto nel 2009, ma il referendum ha abrogato tale disposizione nel 2011. (Applausi dei senatori Xxxxxx Xxxxx x Xxxxxx).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 19.2, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 19.3, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 19.4, presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'emendamento 19.5. XXXXXXXX (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
XXXXXXXX (M5S). Signor Presidente, come firmatario chiedo al relatore la disponibilità ad accogliere l'ordine del giorno risultante dalla trasformazione dell'emendamento 19.5 per gli stessi criteri esposti dal senatore Endrizzi.
PRESIDENTE. Invito il relatore a pronunziarsi sulla proposta in esame.
XXXXXXXX, relatore. Signor Presidente, potrei accoglierlo con la formulazione: «a valutare l'opportunità di».
PRESIDENTE. Senatore Xxxxxxx, accoglie la riformulazione proposta per l'ordine del giorno G19.5? GIROTTO (M5S). Signor Presidente, non la accolgo e mantengo l'emendamento.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 19.5, presentato dal senatore Xxxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'articolo 19.
ENDRIZZI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENDRIZZI (M5S). Signor Presidente, il mostro è stato consentire l'ingresso del privato nelle società che gestiscono beni pubblici, e perché questo? Da un lato, quando abbiamo una società per azioni, l'ente locale che ne detiene una quota di maggioranza non può permettersi di cedere quelle quote (recupero in parte il tema del precedente articolo), né che perdano valore. Si ha, quindi, un'alterazione totale del mercato e delle finalità pubbliche perché, se affido ad una società che garantisce ai miei cittadini un servizio migliore e ad un minor prezzo, le quote che detengo dell'altra società, quella che una volta era dei cittadini, che fine fanno?
Ho un deprezzamento patrimoniale che poi sui bilanci non so più come giustificare e gestire. E il Comune e i cittadini rimangono incaprettati da questo mostro, dove - da un lato - si persegue il lucro e
- dall'altro - si dovrebbe perseguire il bene pubblico.
Ecco perché è importante che le società siano o totalmente private o totalmente pubbliche. In caso contrario, abbiamo la massimizzazione dei difetti di una gestione mista e non quella dei pregi.
Noi dobbiamo poter prevedere che le amministrazioni pubbliche in generale tornino a fare ciò che i cittadini chiedono. La politica non si deve frapporre tra la volontà popolare e l'esecuzione delle soluzioni migliori, determinando molto spesso vantaggi per gli amici che finanziano le campagne elettorali. Noi dobbiamo tornare a portare la politica ad essere organo di trasmissione diretto della volontà popolare. E nei servizi essenziali questo deve essere fatto, e può essere fatto, solamente garantendo che non ci siano interessi pubblici. I referendum hanno detto molto chiaramente che i cittadini non vogliono che l'acqua sia gestita da privati e che, in generale, sui servizi essenziali non possono esserci lucro e remunerazione del capitale privato.
Noi, ora, siamo di fronte a un bivio. Questo articolo sancisce semplicemente una volontà di accorpare, di rendere pochi soggetti, quelli con cui interloquire, un Governo e lobby fortissime, in grado in qualche maniera di galleggiare contro una volontà popolare contraria. Altrimenti, ci sarebbe uno scatto di dignità che qui oggi non è possibile.
E io non sono Xxx Xxxxxxxxxx che va contro i mulini a vento! Xxxxxxx, io sono Xxxxxxxx, una voce che grida nel deserto. (Applausi dal Gruppo M5S. Commenti dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 19.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo all'esame dell'articolo 20, sul quale sono stati presentati emendamenti e ordini del giorno che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
XXXXXXXX, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.
Esprimo parere contrario sull'ordine G20.1. Sull'ordine del giorno G20.2 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole «a valutare le modalità» con «a valutare l'opportunità». Altrimenti, il parere è contrario.
XXXXX, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Esprimo parere conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 20.1.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che le votazioni vengano effettuate a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 20.1, presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 20.2 (testo 2), presentato dalla senatrice Xx Xxxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 20.3 (testo 2), presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'emendamento 20.4.
XXXXXXXX (FI-PdL XVII). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
XXXXXXXX (FI-PdL XVII). Signor Presidente, con la norma che vorrei modificare con questo emendamento viene introdotto, per la prima volta nel nostro sistema, il frazionamento della funzione del pubblico ministero.
Presso la magistratura ordinaria avremo il pubblico ministero contabile e il pubblico ministero della magistratura ordinaria, a seconda dell'oggetto della giurisdizione. È un problema che è stato sempre risolto ricorrendo alla giurisdizione esclusivo in campo sia di giustizia amministrativa (Consiglio di Stato) che di magistratura contabile (Corte dei conti).
L'emendamento 20.4, a firma mia e della collega Xxxxxxx, non fa altro che affermare lo stesso principio senza tradire un principio che è costante, e cioè l'unicità del pubblico ministero presso ciascuna magistratura e ciascuna giurisdizione. Mettere insieme le due cose mi sembra assurdo.
Accogliere l'emendamento 20.4 significa, pertanto, dire - né più, né meno - che la giurisdizione esclusiva della Corte dei conti sarà seguita dal pubblico ministero della Corte dei conti e sarà la Corte dei conti a decidere. E questo vale per la giurisdizione esclusiva.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 20.4, presentato dai senatori Xxxxxxxx e Xxxxxxx.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 20.5, presentato dal senatore Xxxxx e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G20.1, presentato dai senatori Xxxxxxxx e Xxxxxxx.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Senatore Xxxxx, accoglie la riformulazione all'ordine del giorno G20.2?
CRIMI (M5S). Signor Presidente, posso chiedere al relatore di ripetere la riformulazione?
XXXXXXXX, relatore. La riformulazione è la seguente: «a valutare l'opportunità di». Cambiano le parole «le modalità» con «l'opportunità».
CRIMI (M5S). Mi sembra che già avevamo posto l'ordine del giorno in una maniera soft («valutare le modalità di introduzione»). In ogni caso, accetto la riformulazione, tanto sappiamo come vengono solitamente presi in considerazione gli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G20.2 (testo 2) non verrà posto ai voti.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 20.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). Passiamo alla votazione dell'articolo 21.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che la votazione venga effettuata a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 21.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
L'articolo 22 non viene posto in votazione in quanto non modificato dalla Camera dei deputati. Passiamo alla votazione dell'articolo 23.
XXXXXXXXXX (M5S). Chiediamo che la votazione venga effettuata a scrutinio simultaneo mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Invito il senatore Xxxxxxxxxx a verificare se la richiesta risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori.
(La richiesta risulta appoggiata).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 23.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Solo per chiarezza, la Presidenza conferma che l'emendamento 20.1 non è stato approvato dal Senato.
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, variazioni nella composizione
PRESIDENTE. Comunico che, al fine di consentire la rappresentanza di tutti i Gruppi parlamentari prevista dall'articolo 1, comma 5, della legge 14 aprile 1975, n. 103, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i senatori Xxxxx D'Xxxxxxxx Xxxxxxxx e Xxxxx Xxxxxxx in sostituzione dei senatori Xxxxx Xxxxxx e Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxxx, dimissionari.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1577-B (ore 10,38)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
BRUNI (CRi). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUNI (CRi). Signor Presidente, signor Xxxxxxxx, onorevoli colleghi, il disegno di legge sottoposto al nostro voto contiene una serie di deleghe, che consentono al Governo di incidere teoricamente in modo notevole sul funzionamento della pubblica amministrazione.
Molti colleghi si sono ampiamente soffermati sulla disomogeneità delle fattispecie e delle materie trattate in questo disegno di legge. Io vorrei, con questa dichiarazione di voto, far rilevare le incongruenze e le criticità di un testo che, invece di risolvere e migliorare la nostra amministrazione pubblica, si tradurrà verosimilmente nell'ennesima occasione sfumata.
A titolo meramente esemplificativo, possiamo iniziare dall'articolo 1, relativo alla Carta della cittadinanza digitale. Alcune enunciazioni sono condivisibili, ma stridono platealmente con l'attuale sostegno del Governo a vere e praticate politiche di alfabetizzazione informatica. Basti pensare all'attuale stato dell'informatizzazione nelle nostre scuole: molti istituti, negli ultimi anni, sono stati dotati di lavagne interattive multimediali e di laboratori informatici. Eppure, oggi i dirigenti scolastici non sono in grado di provvedere alle normali manutenzioni e, quindi, la maggior parte degli alunni è sprovvista dei più elementari presidi informatici. In altri termini, si potrebbe dire che il Governo fa riferimento alla cittadinanza digitale senza aver strutturato una città o una comunità digitale. Quali funzioni avranno, quindi, queste regole senza l'investimento di un congruo numero di risorse economiche?
Gli articoli riguardanti la conferenza di servizi, il silenzio-assenso e la SCIA hanno il pregio di porsi
l'obiettivo di chiarire una serie di incertezze e di incongruenze che spesso, o quasi sempre, sono risolte solo dopo il vaglio della giustizia amministrativa. Resta però la perplessità sulla confusione dell'Esecutivo che, nel corso degli ultimi mesi, è già intervenuto - per esempio - sulla fattispecie del silenzio-assenso con altri provvedimenti normativi, non facilitando certamente l'approccio al procedimento amministrativo da parte di cittadini e di imprese.
La parte più consistente di questo disegno di legge è comunque quella relativa all'organizzazione e al personale della pubblica amministrazione. Tra le novità più discusse, vi è la previsione della riduzione del numero delle prefetture. Non vorrei sembrare un nostalgico e corporativo sostenitore delle organizzazioni dello Stato unitario, ma rilievo che, a fronte del ridimensionamento e della soppressione in nuce delle Province, l'unico presidio sovracomunale nei diversi territori provinciali è rimasto e rimarrà la prefettura. Soprattutto nei territori con maggiore crisi economica, ancora oggi, la maggior parte delle vertenze occupazionali è rimessa ai tavoli di negoziazione istituiti negli uffici territoriali di Governo. Ridimensionando e superando questo tipo di organizzazione, chi sarà quindi l'interlocutore dei sindaci in materie delicate come l'ordine e la sicurezza pubblica o la gestione delle emergenze ambientali? Come al solito, l'effetto dell'annuncio "abolire le prefetture" prevale sulle soluzioni concrete dei problemi, ma questa è la cifra distintiva del Governo Xxxxx.
Analogamente, molto demagogica si presenta la riduzione del numero delle camere di commercio: non si sopprimono, ma se ne riduce il numero, ammettendo così la necessarietà della loro funzione. Tutto questo avviene per inseguire qualche voto in più, contrabbandando la riduzione di qualche poltrona per l'eliminazione integrale di questi enti. Alla fine, dovrebbero rimanere in vita sessanta camere di commercio, tra le quali quelle poste nelle zone di frontiera. Ciò comporterà che gli enti camerali sopravvissuti saranno poco più di uno per Regione, con immaginabili conseguenze negative sia per le imprese che per gli stessi dipendenti, i quali, nella migliore delle ipotesi, dovranno mutare sedi di lavoro e condizioni di vita.
Questo disegno di legge non può essere approvato non solo per le ragioni fin qui illustrate, ma anche per altri motivi, tra i quali certamente figura la previsione della soppressione del Corpo forestale dello Stato, di cui si è parlato forse anche troppo nelle ultime settimane. Negli scorsi mesi - come ricorderete
- già in occasione della prima lettura in Senato, il procuratore nazionale antimafia aveva sostenuto la necessità di non smantellare il Corpo forestale, aggiungendo che le competenze specialistiche e la conoscenza capillare del territorio sono preziosissime. Nonostante quest'appello e le numerose sollecitazioni, il Governo e la maggioranza nei precedenti due passaggi hanno partorito emendamenti e aggiustamenti che, ad oggi, comportano solo la possibile confluenza del Corpo in un'unica forza di polizia. Questa decisione insoddisfacente non eliminerà gli effetti disastrosi previsti con la soppressione.
Restano tante le domande formulate già nella precedente discussione sul presente disegno di legge. Che fine faranno le stazioni della Forestale sparse sul territorio e il relativo personale, magari reimpiegato per servizi di tutela dell'ordine pubblico o di controllo della viabilità? I nostri parchi naturali da chi saranno controllati? Chi si occuperà dei reati ambientali con la stessa competenza della Forestale? Immagino un piccolo ufficio, posto all'interno di una questura, di un commissariato di polizia o, al limite, di un comando provinciale dei Carabinieri, con un paio di agenti e forse un'auto in dotazione. Tutto ciò comporterà la dispersione del know-how della Forestale.
A tali considerazioni dobbiamo aggiungere che, a seguito della legge Xxxxxx, sul riordino delle Provincie e del presente disegno di legge, anche la polizia provinciale finisce per essere smantellata. Da ciò discenderà che un altro presidio importante sul nostro territorio che garantiva la prevenzione e la repressione degli ecoreati verrà meno. Potremmo, quindi, dire che il combinato disposto dell'articolo 8, dietro il feticcio della razionalizzazione amministrativa e del risparmio finto della spesa pubblica, con un doppio colpo cancella o riassorbe (per usare un eufemismo) gli unici due corpi geneticamente predisposti alla tutela della salute, della natura e dell'ambiente. Tutto ciò avviene proprio nel tempo in cui ogni cittadino italiano ha compreso quanto sia strategica ed essenziale per il futuro dei nostri figli la difesa del territorio, quanto sia decisivo - specie in alcune Regioni - il radicarsi di una cultura della
legalità che combatta e prevenga il fenomeno delle ecomafie.
La parte più controversa di questa presunta riforma è, certamente, quella relativa al personale. In particolare, oggetto di contestazione sono i principi e i criteri introdotti dall'articolo 8 riguardante la dirigenza pubblica. Non ritorno alle questioni relative al segretario comunale e mi limito a dire che, a fronte dell'unico vantaggio, dovuto a qualche taglio di stipendio, le amministrazioni comunali saranno private di una figura neutra che in passato ha garantito la tutela della legalità degli atti del Comune. Il ministro Xxxxx per giustificare detta decisione più volte ha voluto sottolineare che la presenza del segretario comunale poteva essere una sorta di complicazione nel procedimento amministrativo. Xxxxxx, chi conosce il ruolo del segretario sa che così non è. Spesso anzi, molti atti del Comune non richiedono una firma ingombrante e complicata, come si diceva prima, del segretario. Sgomberato il campo da questo equivoco, si poteva ritornare alla vecchia idea di far riassorbire la figura nell'Autorità nazionale anticorruzione. Anche questo passaggio è saltato soprattutto nella prima lettura al Senato.
Un altro argomento, che milita inevitabilmente per il voto contrario a questa riforma, riguarda la cosiddetta razionalizzazione della dirigenza pubblica attraverso l'istituzione dei ruoli unici dei dirigenti statali, regionali e degli enti locali. Diverse le doglianze e i possibili rilievi critici su tale punto del disegno di legge. Certamente, l'aspetto più critico, a nostro parere, riguarda quella parte della delega in cui si configura la nuova disciplina del conferimento degli incarichi dirigenziali. Come già osservato da altri colleghi, da tali previsioni nasce in automatico l'effetto di consentire al politico di scegliersi i dirigenti con la conseguenza dell'affievolimento, per non dire dell'eliminazione, della separazione tra politica ed amministrazione. Ciò, peraltro, potrebbe condurre alla violazione dei principi costituzionali di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione. La ratio dell'articolo 11 sulla dirigenza pubblica sembra essere quindi, solo quella di consentire al Governo di turno di poter premiare i dirigenti fedeli, indipendentemente dalla valutazione delle capacità professionali degli stessi. Si vuole avere, al fianco del Ministro, del Presidente della Regione, del Sindaco un dirigente ossequioso, appiattito o, comunque, grato nei confronti del politico che lo ha scelto e non competente e responsabile come dovrebbe essere chi amministra e gestisce la cosa pubblica.
Proprio queste ultime riflessioni evidenziano che oggi votiamo una finta riforma, studiata e predisposta secondo la filosofia dell'uomo solo al comando, da cui siamo distanti anni luce e che non risolverà i mali della pubblica amministrazione italiana, ma si tradurrà nel solito spot elettorale utilizzato dal Governo, come ormai sanno tutti gli italiani. Per questi motivi confermo il voto contrario del Gruppo dei Conservatori e Riformisti. (Applausi del senatore Xxxxxx).
XXXXX Xxxxxxxx (GAL (GS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF, FV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
XXXXX Xxxxxxxx (GAL (GS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF, FV)). Signor Presidente, signora Xxxxxxxx, care xxxxxxxx e xxxx xxxxxxxx, l'odierno disegno di legge ha una pluralità di deleghe così ampie da aver costituito per noi motivo di scandalo politico. Non si può prevedere che il Parlamento con un unico provvedimento conceda deleghe così ampie al Governo in settori così grandi della pubblica amministrazione. Ciò va ad incidere negativamente dal punto di vista della nostra Costituzione. Questi principi e questo nostro pensiero abbiamo fatto valere nelle pregiudiziali che abbiamo presentato ed esposto, ma che sono state respinte da una maggioranza piuttosto sorda alle ragioni fondamentali e sostanziali.
Nel mio intervento non posso quindi che appellarmi alla ragionevolezza e, visto che i colleghi della maggioranza parlamentare di sinistra non vogliono sentirle, le ragioni le sentiranno i nostri cittadini.
È giusto che si sappia che con questo provvedimento si interviene sull'amministrazione digitale e sul suo codice, sulla conferenza di servizi, sulla disciplina del silenzio-assenso, sulla segnalazione certificata di inizio attività, sull'organizzazione dei Ministeri, delle agenzie governative, degli enti pubblici non economici e degli uffici di diretta collaborazione dei Ministri, nonché sulla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato e dei corpi di polizia provinciale. Si interviene altresì sul Pubblico registro automobilistico, sulle prefetture, sulle unità territoriali del Governo,
sull'ordinamento sportivo, sulle camere di commercio, sulle carriere per la dirigenza pubblica, sui segretari comunali e provinciali e - ancora - sui dirigenti sanitari, sugli enti pubblici di ricerca, sul lavoro pubblico, sulle società partecipate da pubbliche amministrazioni e sui servizi pubblici locali di interesse economico generale.
Come se non bastasse, visto che la materia sembrava piuttosto ristretta, nel passaggio alla Camera dei deputati vi è stato un ulteriore ampliamento delle deleghe assegnate al Governo da parte di un Parlamento che, così, sembra voler svuotare le proprie competenze e dare una delega davvero in bianco ad un Esecutivo che, tra l'altro, dimostra di non meritare questa fiducia. Più di un anno e mezzo fa abbiamo approvato le deleghe in materia di riforma del fisco. Dove sono andati a finire i decreti delegati? A che punto sono? Questo è un Governo che ha bisogno soltanto di alimentare l'enorme fame di protagonismo mediatico che ha.
Presidenza della vice presidente XXXXXX (ore 10,51)
(Xxxxx XXXXX Xxxxxxxx). Con il provvedimento in esame daremo oggi, ancora una volta, pane ad un Governo che si nutre soltanto di immagine e non riempie di sostanza il suo operato. Penso alla continua decrescita dell'occupazione giovanile (arrivata al limite del 42 per cento), al continuo non raggiungimento dei livelli di PIL predestinati (inchiodati allo 0,7 per cento), alle esigenze delle nostre piccole e medie imprese e al Mezzogiorno d'Italia, desertificato e senza alcuna speranza di sviluppo. Di fronte a tutto ciò noi giochiamo ancora alla politica e il Governo Xxxxx ancora gioca ai proclami, alle finte riforme e ai finti interventi. Fino a quando potrete continuare a fornire queste scatole vuote dei vostri provvedimenti e delle vostre iniziative?
Abbiamo posto attenzione a tutte le parti del provvedimento e abbiamo voluto determinare dei cambiamenti; alcune cose ci sono riuscite e alcune ci sono piaciute, ma non è questo il concetto. Non è mai emersa una visione strategica della pubblica amministrazione come uno degli elementi di successo di una collettività nazionale, mentre essa contribuisce senz'altro allo sviluppo e all'occupazione di un sistema Paese. Vi siete arrabattati a mettere insieme un'accozzaglia di cose, che, tra l'altro, a volte neanche si armonizzano.
Signora Ministro, le voglio fare un esempio concreto, con riferimento al riordino della conferenza di servizi. Il provvedimento in esame prevede - è scritto testualmente - la definizione di meccanismi e termini per la valutazione tecnica e le necessarie composizioni degli interessi pubblici nel caso in cui la legge preveda la partecipazione a procedimento delle amministrazioni preposte alla tutela dell'ambiente, del paesaggio, del patrimonio storico e artistico, della salute e della pubblica incolumità. Ci chiediamo come questa composizione degli interessi pubblici, in un passaggio fondamentale soprattutto per alcuni procedimenti amministrativi, possa effettuarsi nel momento in cui la maggioranza sta compattamente sostenendo che l'ISPRA, ente di ricerca per eccellenza in materia di protezione ambientale, diventi, insieme alle ARPA regionali, un'agenzia di amministrazione attiva, dotata della capacità di esprimere pareri vincolanti per la pubblica amministrazione. Questo infatti dice il testo del disegno di legge n. 1458 sulle agenzie ambientali. Ciò costituisce uno degli esempio di schizofrenia che il Governo rischia di creare, facendosi delegare dal Parlamento une pletora di materie tutte importanti e fondamentali, ma che non trovano una minima armonizzazione rispetto alle iniziative.
Questo Parlamento è diventato il luogo di approdo di tutto ciò che, anche in vari segmenti, il Governo ritiene di dover fare, senza avere quella capacità di fornire all'attenzione del Parlamento, ma soprattutto dei cittadini che aspettano veramente le riforme, una visione organica di insieme. Oltre a ciò, se addirittura, volendo fare una nuova legislazione, non riusciamo a delegificare non solo ciò che è già esistente, ma ciò che è in itinere nel Parlamento, anche su iniziativa del Governo, davvero ci troviamo in una condizione di grande imbarazzo.
Ancora una volta, oggi dobbiamo ribadire una grande amarezza, peraltro in una situazione in cui non abbiamo assunto una posizione di opposizione preconcetta, non ci siamo arroccati dietro il paravento dell'opposizione che pregiudizialmente si contrappone alla linea della maggioranza. Noi abbiamo contribuito, e l'ho ricordato a proposito delle prefetture impegnate nelle zone di frontiera a ricevere gli
sbarchi degli immigrati. Ringrazio il Governo per avere accolto l'emendamento a mia prima firma che ha tenuto conto di questa esigenza reale, e lo ringrazio per aver espresso parere favorevole sull'ordine del giorno che equipara le posizioni degli appartenenti alla Polizia con quella degli appartenenti delle forze della difesa complessivamente, poiché ci sembrava che ci fosse una disuguaglianza.
Noi riconosciamo quando il Governo sa modificare le proprie posizioni di partenza, ma non possiamo dare un voto favorevole su una riforma che, in tanti passaggi della vita politica, abbiamo detto essere importante, ma non in questa forma, non con questo atteggiamento del Governo verso il Parlamento, non con questa sostanza che mette assieme così tante materie che ci fanno discutere di tanto, ma non ci fanno concentrare su quel molto poco che invece è molto importante. Pertanto, signora Presidente, nel ringraziarla per avermi concesso il tempo di terminare il mio intervento, dichiaro il voto contrario del mio Gruppo.
VOLPI (LN-Aut). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VOLPI (LN-Aut). Signora Presidente, non le chiedo la cortesia di ascoltarmi, anche se mi pare che sarebbe l'unica a farlo in questa situazione di entusiasmo che vedo nella maggioranza e nella partecipazione in Aula dei colleghi della maggioranza per il quasi buon esito del provvedimento del ministro Xxxxx. Parlavamo prima di questioni di stile ma - cosa vuole - cambiano i tempi, gli stili cambiano e non sempre la politica rappresenta quello che dovrebbe essere e forse sarebbe il caso di domandarci anche il perché.
Io penso, signora Presidente, che questo sarebbe stato l'unico vero provvedimento sul quale il Governo avrebbe dovuto porre la fiducia, ma non lo sto dicendo in maniera derubricante rispetto al provvedimento, ma perché di fatto questo disegno di legge è un programma politico del quale noi abbiamo contestato la delega: una delega con tanti punti, un grande libro dei sogni, condivisibili o meno, ma nel quale il Governo dichiara una serie di volontà proprie, non specificate, di intervenire su tantissimi settori.
Io penso che questo sarebbe stato un momento di grande possibilità e un'opportunità di condivisione. Noi abbiamo contestato, in senso parlamentare ovviamente, alcune parti del provvedimento, di cui abbiamo chiesto lo stralcio; ad esempio la parte che riguarda i servizi pubblici locali. Riteniamo che non sia possibile delegare in bianco al Governo il riordino di tale settore, sul quale certamente si è dibattuto molto, magari non trovando soluzioni positive o comunque non arrivando quasi mai ad un progetto generale; forse un provvedimento ad hoc avrebbe potuto consentire un approfondimento diverso sia sui sistemi di governance dei servizi pubblici locali sia sui contenuti veri e propri.
Mi insegna infatti l'onorevole Ministro che su questo argomento ci sono proprio delle filosofie diverse di interpretazione e quindi non si tratta semplicemente di scegliere un riordino: lo si vede dal dibattito che c'è sull'acqua pubblica, sul servizio partecipato dal privato, sulle scelte che possono essere fatte e sulle differenziazioni che ci sono da un servizio all'altro, anche rispetto a dove si svolgono i vari servizi. Probabilmente raccogliere i rifiuti a Milano - a Roma lasciamo stare, è meglio non dirlo - piuttosto che in un paese di montagna ha dei costi diversi e richiede dei sistemi diversi. Quindi il fatto di delegare tutto mi sembra che dovrebbe suscitare qualche dubbio anche nei molti colleghi della maggioranza che hanno fatto gli amministratori locali e che si sono impegnati per ottimizzare questi servizi.
Circa il dibattito sul grande tema dell'acqua. Lei sa, signora Xxxxxxxx, che c'è questa nuova interessantissima opinione del "benicomunismo", cioè di quale sia la definizione del bene comune e quindi anche delle risorse. Certo, forse potremmo trascendere un pochino dalla filosofia della politica; però la politica è bella anche perché ci sono delle opinioni. La settimana scorsa, su una cosa diversa come la RAI, si è dibattuto su quali potevano essere i sistemi di governance; c'era un emendamento del collega Xxxxxxx - che poi mi sembra sia stato trasformato, un po' in contrasto con quello che stavamo votando, ma non importa - che parlava del sistema duale, il quale, come sapete, è esercitato anche in società che svolgono servizi pubblici. In altri Paesi si sta tornando al sistema originario ed anche qui sarebbe logica la differenziazione fra una società che svolge servizi pubblici locali e che, seppure
partecipata dal privato, non è quotata in borsa e una società che invece è quotata in borsa. Credo insomma che un approfondimento diverso, senza una delega in bianco, ci sarebbe stato bene.
È necessario inoltre un pochino di ragionamento sullo stile. Penso che questo provvedimento sia qualche cosa con sopra una placcatura (come si direbbe in gioielleria): c'è qualcosa di brillante sopra, un minimo di sburocratizzazione ed alcuni altri passaggi, ma non riusciamo ad approfondire, non riusciamo a capire, non riusciamo a sapere cosa succederà dopo che oggi avremo esercitato il nostro diritto di voto in Aula, perché non c'è scritto. C'è scritto invece che deleghiamo al Governo di fare tutto.
Però ci sono alcune cose che si volevano fare e che sono state messe nel provvedimento. Il mio collega senatore Xxxxxxxx ha ricordato molto bene la "Caporetto" della Guardia forestale, ad esempio; quella abbiamo deciso di farla e l'abbiamo detto. Magari sugli interessi più ampi non diciamo; però, quando dobbiamo smontare la Guardia forestale, lo diciamo bene.
Ieri ho cercato di accentuare un aspetto di quell'articolo 4 che potrebbe avere un suo senso di semplificazione. Però resta il fatto che deleghiamo al Governo il compito di individuare le opere, per cui il Governo addirittura commissaria, con il Presidente del Consiglio, la semplificazione e l'accelerazione dei procedimenti, senza sapere quali sono, perché la delega prima dice che vanno individuate le opere e poi dice che su quelli che verranno individuati ci sarà la delega per poter agire direttamente, d'imperio, da parte del Governo.
Io ho un po' di preoccupazione, signora Presidente. Ho una storia diversa dalla sua, ma credo che - come ricordava anche prima il presidente Xxxxx - abbiamo un comune modo di sentire rispetto a delle forme di democrazia diffusa che, pur nella differenza delle opinioni, ci porta comunque ad essere chiari nel dire di sì o di no a qualcosa. L'imbarazzo sta quindi nel chiederci perché questa riforma della pubblica amministrazione non si sia fatta in modo diverso: un provvedimento come questo, in un momento così difficile per il Paese, avrebbe potuto trovare un consenso più ampio in quest'Aula.
A questo punto vorrei fare una riflessione più attuale rispetto alle condizioni giù generali della politica: non tutti sanno fare politica. Oggi, molto spesso, fare politica è pensare di finire sulle copertine dei giornali; fare politica a volte invece è riuscire a capire quali sono le sensibilità di un momento particolare, individuando dei percorsi che non sempre trovano preclusioni sui risultati, magari mantenendo ognuno il proprio ruolo, senza quegli arruolamenti un po' "mercenari" che ci possono essere, ma individuando specifiche situazioni su cui prevalga l'importanza del merito. Ritorniamo quindi al benicomunismo (guardi che cosa mi tocca dire, Presidente - quel comunismo che purtroppo per storia non mi rappresenta), ma dovremmo poter trovare questi momenti, anche se certamente non con queste condizioni.
Se non si capisce che ogni momento della politica, anche in quest'Aula, è un momento importante, perché fuori o al margine di quest'Aula si ragiona su altre cose, vuole dire che c'è un po' di arroganza, che a volte poi si paga.
Al mattino leggo i giornali: una volta ero un dormiglione, ma ora alla mia età mi ritrovo a svegliarmi presto, alle 6,30, e a seguire la rassegna stampa. Non mi piacciono le definizioni del Vietnam; penso che ciascuno abbia la libertà di esprimere le proprie opinioni, ma non solo, di esercitare la propria minima capacità di coscienza politica per compartecipare ad una storia rappresentativa. Se è allora vero com'è vero che qualcuno dice che bisogna ragionare per visioni, se uno è miope deve indossare gli occhiali. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
DE PETRIS (Misto-SEL). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-SEL). Signora Presidente, una delega per il riordino della pubblica amministrazione è un programma molto impegnativo.
Per la verità all'inizio avevamo pensato che si volesse mettere mano ad una riforma per rendere davvero più semplici e più trasparenti i servizi ai cittadini. Xxxxxxx pensato che si potesse davvero rendere più adeguata la vita dei cittadini nel rapporto con la pubblica amministrazione, e, soprattutto,
che in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, si volesse veramente porre mano ad una riforma degli uffici pubblici per la valorizzazione ed il rilancio dei servizi pubblici e del lavoro pubblico. Proprio in un momento di crisi come quello attuale, infatti, questo sarebbe stato uno degli elementi davvero importanti per avviare un processo di rilancio anche dal punto di vista economico. Negli ultimi tempi, invece, i servizi pubblici sono stati considerati sempre di più - ahimè - soltanto come un elemento di peso per il bilancio dello Stato. Il loro riordino, la loro riforma e la loro valorizzazione a nostro parere potrebbe essere - e per questo ravvisiamo in questo processo un'occasione mancata - un formidabile strumento anche dal punto di vista economico. Da molto tempo, invece, l'unica filosofia che prevale ogni volta che si parla di servizi ai cittadini è quella della spending review e questo riguarda - ahimè - tutti i campi.
Queste nostre speranze nella presentazione di riforma e ancora di più nel dibattito che si è sviluppato prima qui in Senato, poi alla Camera e ora nuovamente in Senato, sono andate in qualche modo deluse. La preoccupazione, a nostro avviso, non è tanto quella declamata anche ieri dalla Ministra, ossia garantire trasparenza, semplificazione, un processo di adeguamento dei servizi ai nuovi bisogni dei cittadini. A noi, infatti, è sembrato molto di più che l'istanza riformatrice fosse incentrata particolarmente nella definizione della linea di comando piuttosto che nell'avvicinare la pubblica amministrazione ai cittadini per migliorarne i servizi.
La questione della linea di comando, come segno forte di questo processo di delega e di riforma, contraddistingue un po' tutto l'articolato e le svariate deleghe. Non mi soffermerò ancora una volta - l'abbiamo già fatto ampiamente sulla pregiudiziale di costituzionalità - sull'utilizzo delle deleghe, non proprio in linea con l'articolo 76 della Costituzione. Mi preme oggi sottolineare, in dichiarazione di voto, i punti dell'articolato di questo disegno di delega che a nostro avviso sono fortemente critici.
Xxxxx a ripetere, ci siamo approcciati a questo progetto con l'idea che si potesse davvero dare un contributo per migliorare il rapporto tra gli uffici pubblici, quindi la pubblica amministrazione, e i cittadini per migliorare i servizi. Penso che il risultato invece non sia esattamente in linea con questo obiettivo, ma più preoccupato di riconfigurare l'insieme delle amministrazioni pubbliche attraverso un disegno - e per questo parlavo di linea di comando - in realtà molto verticistico, accentratore. Questo compare un po' in tutte le singole deleghe.
Vi sono poi alcune questioni che per la nostra sensibilità sono particolarmente critiche. In generale, su tutta la questione del lavoro pubblico - e mi rivolgo a lei, Presidente, perché sappiamo da quanti anni non c'è il rinnovo del contratto - in realtà in questa delega si fa solo la seguente operazione: si decontrattualizza il lavoro pubblico ed ex lege si interviene su retribuzione e organizzazione; in questo caso, tra l'altro, con una delega così generica da dare ampi poteri al Governo stesso.
Torniamo alle questioni concernenti i punti critici. Ci siamo particolarmente soffermati sugli articoli 2, 3 e 4 perché riteniamo certamente un buon proposito quello di riordinare per l'ennesima volta la conferenza di servizi al fine di dare certezza dei tempi, velocizzare e semplificare, ma la questione fondamentale è che il Parlamento, nel momento stesso in cui mette mano a questi processi (che certamente devono essere finalizzati ad individuare tempi certi, a velocizzare e tutto il resto) deve avere come unico obiettivo quello di preservare al meglio l'interesse pubblico. Non stiamo qui per fare altri interessi, siamo qui innanzitutto per dire, nel caso specifico in cui ci occupiamo di pubblica amministrazione, come tuteliamo al meglio l'interesse pubblico e quindi come per tutelare questo interesse, che ovviamente è articolato, diamo certezza dei tempi e prevediamo procedure nelle quali non possano esserci elementi di ritardo per altri fini, per esempio per corruzione come molte volte è capitato. Ora, questo obiettivo, negli articoli 2, 3 e 4, appare interamente concentrato sulla semplificazione e sulla certezza dei tempi sacrificando, a mio avviso, la questione più importante, vale a dire l'interesse pubblico. L'articolo 2 è interamente basato sulla questione della certezza dei tempi e ancor di più l'articolo 3 è fondato sul meccanismo del silenzio-assenso.
Io vorrei farvi una domanda: se un cittadino semplice volesse utilizzare questo meccanismo non potrebbe perché tale meccanismo non lo riguarda. Non diciamo cose che non sono vere. Infatti se un cittadino qualunque volesse far applicare il silenzio-assenso, ad esempio, nei confronti dell'Agenzia
delle entrate, magari potrebbe essere anche una cosa buona, magari anche verso altre amministrazioni, ma non è così. Sapete perfettamente, infatti, che questo meccanismo non riguarda certamente i diritti dei singoli cittadini ma solo interessi costituiti, che possono essere assolutamente legittimi (chi vuole aprire un'impresa, chi vuole costruire, chi vuole chiedere l'autorizzazione per un progetto) ma, a maggior ragione, la questione fondamentale riguarda la migliore tutela dell'interesse pubblico.
Ora, io trovo che sia molto grave - torno a ripeterlo - il fatto di aver dato la possibilità che il silenzio- assenso si applichi anche per le amministrazioni preposte alla tutela dei beni ambientali, paesaggistici e territoriali. Ci siamo battuti contro questa ipotesi per anni perché riteniamo che tale meccanismo non difenda un interesse vero del nostro Paese, cioè la tutela del nostro territorio e dei beni paesaggistici. Era necessario un altro processo. La delega doveva servire a fare in modo che tutte le Regioni, come hanno fatto Puglia e Toscana, si dotassero di una legge per i piani paesistici. Altro bisognava fare anche per il meccanismo di riordino del Ministero dei beni culturali, potenziando le sovrintendenze che invece adesso sono messe sotto la catena di comando del prefetto. In questo modo, infatti, noi facciamo altri favori agli interessi forti.
Pongo un'altra domanda: il problema di questo Paese è mettere sotto controllo il consumo del suolo, cioè la vera questione dato che siamo uno dei Paesi con più alto consumo del suolo, o anzi accelerare l'iter per progetti che fino ad oggi sono stati tutto meno che una risposta alla crisi economica e un meccanismo di tutela?
L'altro punto critico, sempre sulla questione del territorio, è relativo alle modalità di intervento per riordinare l'amministrazione pubblica in funzione dell'interesse pubblico. A proposito dello smantellamento del Corpo forestale, in attesa dei decreti legislativi passeremo un lungo periodo di confusione perché non si capirà bene quale sarà il destino di tale Corpo, proprio nel momento in cui, invece, abbiamo urgente bisogno di un presidio sul territorio per reprimere e prevenire i reati ambientali, tutelare la biodiversità e difendere i parchi.
La polizia provinciale verrà smembrata. Per un piccolo Comune un poliziotto sostituirà i vigili urbani, dunque il presidio sul territorio non c'è. Perché non avete voluto, invece, mettervi una medaglietta creando, finalmente, una polizia ambientale, certamente attraverso il riordino, la riorganizzazione e l'efficientamento del Corpo forestale e attraverso l'assorbimento della Polizia provinciale? Avremmo fatto una cosa buona che, fra l'altro, è quanto ci prescriverebbe anche l'Europa.
Oggi abbiamo di fronte una situazione di incertezza. Noi daremo il nostro contributo perché si trovi una soluzione che almeno riduca il danno e che preservi la funzione e l'unitarietà del Corpo forestale perché è veramente grave, è una beffa. Tutti hanno postato tweet in cui si diceva che è stata approvata la legge sui reati ambientali e poi questo è il risultato.
Per quanto riguarda, in conclusione, la questione della dirigenza pubblica e i segretari comunali, ritorna la linea di comando. Ho sentito interventi in cui si dice che noi politici siamo stati estromessi quindi, in realtà, al di là del ruolo unico, si cerca di fare in modo che non sia più garantita l'autonomia della pubblica amministrazione perché tutto, di fatto, viene posto sotto il controllo politico. Tra l'altro, la scelta di sopprimere i segretari comunali non serve a tenere sotto controllo la legalità e non è certamente a favore del controllo di legittimità, che è la vera emergenza di questo Paese.
Concludo dicendo che quella sui servizi pubblici locali è un'operazione gravissima. Bisognava stralciare, fare una discussione specifica non prevedendo deleghe sui pubblici locali. Soprattutto,bisognava rendersi conto che in quest'Aula il Governo e tutti noi avevamo solo un dovere, cioè quello di rispettare la volontà popolare, ma ancora una volta avete deciso che il riordino della pubblica amministrazione aveva solo lo scopo di mettere ancora più potere e di verticalizzare il processo dell'amministrazione pubblica stessa e soprattutto, come nel segno della riforma costituzionale, accentrare i poteri in mano al Capo del Governo. (Applausi dal Gruppo Misto-SEL).
XXXXXXXXXX (AP (NCD-UDC)). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
XXXXXXXXXX (AP (NCD-UDC)). Signora Presidente, il Gruppo Area Popolare voterà a favore del
disegno di legge delega in esame per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, perché siamo convinti che questa delega, e soprattutto l'esercizio della stessa tramite i decreti legislativi che siamo certi verranno approvati in tempi brevi, contribuirà in maniera fondamentale al percorso riformatore del Paese al quale questo Governo sta lavorando in modo significativo.
Purtroppo, nel nostro Paese la pubblica amministrazione è avvertita come distante, come un peso, come un ostacolo, sia dai cittadini che dalle imprese per i suoi tempi lunghi, la burocrazia asfissiante, le regole farraginose e incomprensibili; soprattutto, la pubblica amministrazione è ritenuta fonte di sprechi e di inefficienze. A tutto questo noi crediamo che il disegno di legge delega in esame dia una risposta e getti le basi perché finalmente nel nostro Paese la pubblica amministrazione, come avverrà con l'esercizio della delega e quindi con i decreti delegati, possa essere moderna, trasparente, digitale, all'altezza dei bisogni dei nostri cittadini e delle nostre imprese nell'erogazione dei servizi e nelle risposte.
Una parte del provvedimento alla quale siamo particolarmente affezionati è quella che prevede che si passi finalmente e con decisione dalla logica delle autorizzazioni ex ante a quella dei controlli ex post e questo avviene nella parte in cui si dettaglia il funzionamento della segnalazione certificata di inizio attività (SCIA).
Con l'esercizio della delega finalmente avremo una dirigenza di ruolo selezionata per concorso, che premi il merito, che incentivi la formazione continua, l'aggiornamento, che promuova la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Queste sono norme alle quali siamo affezionate, perché finalmente inseriranno nella pubblica amministrazione meccanismi di telelavoro che consentiranno anche ai lavoratori e alle lavoratrici della pubblica amministrazione di poter conciliare il lavoro con i propri impegni famigliari. Una parte molto apprezzata è anche quella in cui si promuove il ricambio generazionale, perché noi crediamo fortemente che nella pubblica amministrazione debbano entrare i nativi digitali che davvero potranno renderla, come noi vogliamo, un'amministrazione che sia digital first.
Infine, apprezziamo molto le disposizioni concernenti l'utilizzo delle risorse mediante la riorganizzazione delle società partecipate, dei servizi pubblici locali. Con queste norme finalmente le risorse verranno utilizzate in modo efficace ed efficiente e noi crediamo che questo sia un dovere che abbiamo nei confronti dei cittadini e delle imprese. Non dimentichiamo che le risorse pubbliche sono dei cittadini. Sono le risorse che questi ultimi consegnano allo Stato mediante il pagamento delle imposte e delle tasse, pagamento che in questo momento di grande crisi è avvertito come particolarmente gravoso.
Per concludere, noi voteremo a favore di questa legge delega perché essa ci consegnerà una pubblica amministrazione e uno Stato che siano essenziali ma autorevoli, e che possano finalmente contribuire a liberare, e non a ostacolare, la vitalità della nostra società, dei nostri cittadini, delle nostre imprese e delle nostre famiglie. (Applausi dal Gruppo AP (NCD-UDC)).
CRIMI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRIMI (M5S). Signora Presidente, questa è l'approvazione definitiva di questo disegno di legge. Quindi, da ora in poi sarà legge e non ci sarà più niente da fare.
Questo provvedimento è come la borsa di Xxxx Xxxxxxx. Infili una mano e trovi una delega. La infili ancora, sembra che non ci sia più spazio e trovi un'altra delega. Delega: questa parola che avremmo voluto sparisse dal panorama politico, che si trasformasse in partecipazione. Invece la delega è stata, ed è ancora, il simbolo il simbolo del fallimento dei partiti.
La delega in bianco è quella che pretendete dai vostri elettori, quella che vi permette di presentarvi a loro con un programma per poi fare tutt'altro, in forza di questa delega. Siete stati eletti, ma non avevate mai detto che avreste abolito il Corpo forestale dello Stato; siete stati eletti, ma non avevate detto che avreste abolito la polizia provinciale, i segretari comunali e la partecipazione degli enti locali alle procedure partecipative. Altrimenti non sareste qui. Avevate nascosto la vostra volontà di
approvare quella norma orribile sulla scuola, i tagli alla sanità, lo smantellamento della Costituzione. Altrimenti, non sareste qui. Avete nascosto queste volontà ai vostri elettori.
La delega è quella che il Governo oggi chiede, anzi pretende, da questo Parlamento, sempre sotto il ricatto di nuove elezioni. Una delega in bianco, come a quelle cui siete abituati e che chiedete ai vostri elettori. Ma la pubblica amministrazione è il motore di questo Paese, quell'ingranaggio che permette alle leggi di essere attuate, senza il quale il Paese non funziona. Ci saremmo perciò aspettati una riforma che mettesse al centro il ruolo della pubblica amministrazione.
Invece, ci siamo trovati solo tagli e razionalizzazioni (che è sinonimo di tagli). Non si parla di formazione del personale, di riorganizzazione dei ruoli, della legittima aspettativa di valorizzazione del merito. Merito, una parola tanto abusata e mai attuata. Non si parla di uniformità e omogeneità tra tutte le varie pubbliche amministrazioni o dell'immissione di risorse nella pubblica amministrazione per renderla più efficiente. Efficienza che non vuol dire solo certezza dei tempi, ma vuol dire fare le cose bene. Perché spesso la velocità non è amica del bene e della tutela dell'interesse del cittadino.
Questa delega prevede alcuni punti, che io citerò. Riduzione degli strumenti di partecipazione ai processi autorizzativi (leggasi, conferenza di servizi), con vincoli e paletti e un decisionismo a tutti i costi che va a discapito della tutela degli interessi pubblici e solo nell'interesse di chi, magari, un'opera la vuole realizzare a tutti i costi.
Silenzio-assenso tra pubbliche amministrazioni: spacciato come certezza, per il cittadino e l'impresa, di avere tempi certi, quando in realtà il cittadino di questo non si accorgerà neanche. È piuttosto una scusa per deresponsabilizzare e per permettere di autorizzare tacitamente, senza una responsabilità diretta, trincerandosi dietro carenze organizzative, di organico e di risorse.
Da oggi non ci sarà più un responsabile. Probabilmente si lascerà correre perché qualcosa avvenga tacitamente, dicendo poi che - peccato - non si è potuto fare e non si è fatto in tempo. E non ci sarà un responsabile, con nome e cognome, che firmi e metta la faccia in quelle decisioni.
Uno dei punti più controversi è quello dell'abolizione della figura del segretario comunale. Era una figura di garanzia, un presidio di legalità, finora svincolato dal capo politico, come il sindaco, con il quale poteva avere un rapporto terzo. Un arbitro di legalità. Doveva essere valorizzato, e non soppresso. Nessun freno ci sarà adesso alla bulimia di qualche sindaco che non avrà più un arbitro di legittimità. Addio a questa figura storica. Ricordo ancora le parole scambiate con alcuni senatori della maggioranza che, all'arrivo di questo provvedimento, avevano espresso tutta la loro contrarietà all'abolizione di questa figura e ora siedono lì, tra i banchi di coloro che voteranno questa norma, questa abolizione. Sono tantissimi all'interno della maggioranza, eppure soccombono di fronte al ricatto; il ricatto politico di un Governo che è pronto a mandare alle urne di nuovo la sua maggioranza se non fa quanto richiesto.
Altro punto cruciale, che tocca uno dei problemi più importanti in questo Paese, è l'ambiente, la sicurezza. Si parla di riorganizzazione delle funzioni di polizia: ci saremmo aspettati, in questo caso, interventi volti ad evitare sovrapposizioni, in particolare tra i due corpi di Polizia e Carabinieri, con compiti certi e funzioni definite; invece, questa delega prevede l'accorpamento del Corpo forestale dello Stato in altri corpi di polizia: 8.000 uomini, il Corpo più piccolo, quello più facile da spostare, ma anche quello più specializzato, distribuito capillarmente su tutto il territorio; un presidio di legalità dell'ambiente che viene meno, un presidio di legalità che era distribuito anche nei punti più lontani e distanti della città.
Mentre da una parte si introduce nel codice il delitto ambientale, dall'altra si elimina quel Corpo che proprio quel reato avrebbe potuto perseguire come priorità.
Si è persa anche l'unitarietà, quel principio che eravamo riusciti a inserire in Senato. Sarà uno smembramento; non chiamiamolo accorpamento, perché «accorpamento» significa prendere e inserire in un altro corpo; in realtà questo è un vero e proprio smembramento. Gli agenti della polizia forestale saranno distribuiti in modo eterogeneo, casuale; persone che hanno fatto del loro lavoro una scelta di vita (diciamolo: le persone che lavorano nel Corpo forestale dello Stato del loro lavoro hanno fatto una
scelta di vita, a differenza di tanti altri corpi di polizia) saranno costrette a passare presso un'altra amministrazione, perché non hanno alternative, e magari saranno mortificate dietro una scrivania. (Applausi dal Gruppo M5S). Questo è quello che succederà.
L'altro presidio di legalità dell'ambiente, forse inizialmente nato un po' male, con qualche duplicazione e sovrapposizione di funzioni, è la polizia provinciale, che avrebbe trovato la sua naturale collocazione all'interno della polizia forestale, anch'esso viene smembrato. Le persone passeranno nelle varie pubbliche amministrazioni, magari a fare i vigili urbani, i poliziotti comunali o i dipendenti comunali. Anche in questo caso, uno scempio.
Ci saremmo aspettati la nascita di una polizia ambientale, un corpo unitario e onnicomprensivo di tutti i reparti specializzati nella tutela dell'ambiente. Purtroppo la tutela dell'ambiente - l'ha dimostrato ormai in più di un'occasione - non è la priorità di questo Governo.
Passiamo a trattare delle società partecipate. Il Governo ha carta bianca per mettere mano alla regolamentazione delle società partecipate e dei servizi pubblici essenziali; a mettere mano, senza paletti e senza vincoli, senza direttive certe, al cuore dell'economia di questo Paese, ma anche al cuore degli sprechi, al "poltronificio" di questo Paese. E tutto questo dovremmo lasciarlo nelle mani di questo Governo, di questa Presidenza del Consiglio, che ha dimostrato di non essere libera, di essere alla mercé di Confindustria, delle lobby del gioco d'azzardo, delle multinazionali del tabacco e di chissà di chi altri? Nelle mani di questo Governo consegneremo la delega in bianco per mettere mano alle società partecipate. La metteremo, in realtà, nelle mani di questi finanziatori.
L'ultimo punto, ma non meno importante, è l'articolo 21: per me è l'apoteosi del loop legislativo, è uno degli assurdi, che forse è ancora difficile - e lo sarà anche in futuro - da spiegare. Sono stati introdotti una prassi e un elemento che verranno riutilizzati probabilmente in futuro. Significa semplicemente gettare la spugna: il Parlamento ha prodotto delle leggi delega, il Governo non è stato in grado di fare i decreti attuativi e adesso il Parlamento dà al Governo mandato per decidere autonomamente su quali di quelle leggi, per le quali avrebbe dovuto fare e non ha fatto i decreti attuativi, può gettare la spugna e decidere di non fare il decreto attuativo.
Questo è il succo dell'articolo 21. Il Parlamento ha legiferato, quindi tutte queste deleghe che oggi avete approvato sono carta straccia, perché arriverà un altro provvedimento, magari fra un anno, in cui si darà mandato ad un altro Governo di cancellare tutte le leggi delega per le quali non sono stati fatti i decreti attuativi e che non vanno bene al nuovo Governo. (Applausi del senatore Endrizzi). Bene, probabilmente lo useremo anche noi, quando saremo al Governo, per cancellare le porcherie che avete fatto, a questo punto! (Applausi dal Gruppo M5S).
Per concludere e tornare a Xxxx Xxxxxxx e alla metafora iniziale, gli 80 euro, l'annunciata abolizione dell'IMU e tanti altri annunci sono lo zuccherino: basta un poco di zucchero e la pillola va giù, per non usare altri tipi di metafora, ben più volgari. (Applausi dal Gruppo M5S).
XXXXXXX (AL-A). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
XXXXXXX (AL-A). Signora Presidente, premettendo che farò solo alcune brevi considerazioni, le chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo del mio intervento affinché venga allegato al Resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.
XXXXXXX (AL-A). Una riforma come questa potrebbe essere decisiva per il potenziale di crescita di un sistema Paese e della sua economia, ma la riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, così come fatta dal Governo, è piena di criticità. Peraltro, l'impasse e il caos nell'attuazione del riordino delle province gettano inevitabilmente un'ombra anche sull'attuazione della riforma Madia. Due sono i punti critici che abbiamo individuato: il jobs act, che non si attua agli statali, e la riforma della dirigenza.
Per queste ed altre criticità, dichiariamo il nostro voto contrario. PELINO (FI-PdL XVII). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PELINO (FI-PdL XVII). Signora Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi, questo disegno di legge non rappresenta una riforma della pubblica amministrazione, ma, come recita il titolo stesso del provvedimento, una mera riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni.
Non si ritrova alcun vero intento riformatore nella presente delega per la riorganizzazione, che non può che avvenire a Costituzione invariata. Sarebbe stato opportuno invece far seguire la riforma della pubblica amministrazione alla riforma costituzionale, di cui è titolare, proprio ai sensi della Costituzione, una maggioranza più ampia del Parlamento. Si palesa, al contrario, un semplice intervento di manutenzione ordinaria su un edificio in fase di parziale ricostruzione. E infatti, l'intervento normativo è largamente rivolto al meccanismo di funzionamento e di organizzazione delle pubbliche amministrazioni. Anche volendo dare per certa l'approvazione di tutte le deleghe previste nel testo - risultato altamente improbabile - l'influenza sulla vita dei cittadini e delle imprese sarà impercettibile e irrilevante.
Sarebbe stato opportuno immaginare un modello di pubblica amministrazione che fosse in linea con i più efficienti modelli di organizzazione delle funzioni pubbliche dei Paesi europei più avanzati. Il disegno di legge, al contrario, non propone alcuna modalità di superamento del policentrismo e della frammentazione amministrativa delle competenze. Si sarebbe dovuto partire da un'autentica riforma dei servizi rivolti ai cittadini e alle imprese e solo successivamente procedere con una riforma per politiche e servizi.
Presidenza del presidente XXXXXX (ore 11,37)
(Xxxxx XXXXXX). È evidente il rischio che vengano mantenuti gli uffici, soggetti a una mera riorganizzazione, ma non vengano erogati servizi adeguati alle mutate esigenze dei cittadini e delle imprese. Manca quindi la necessaria spinta propulsiva in un cammino di reale liberalizzazione, che ridurrebbe il numero e il peso delle incombenze, delle pratiche, delle autorizzazioni e dei nulla osta sulle attività dei cittadini e delle imprese.
Nel dettaglio, grave appare l'assenza nella delega di un chiaro indirizzo verso la riduzione degli enti e delle società partecipate a livello statale e degli enti territoriali. Relativamente alla dirigenza pubblica, il nostro Paese sconta ancora l'assenza di una cultura manageriale, la mancanza di uno scambio di esperienze professionali tra il settore pubblico e quello privato, che sarebbe di ausilio alla cultura della produttività assolutamente non contemplata nella delega in esame.
Oltre ai meccanismi di «scambio» della dirigenza tra pubblico e privato, perlomeno per i ruoli apicali, vanno messi in atto meccanismi di premio e di penalizzazione nei confronti dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche. Nello specifico, i dirigenti, come accade nel settore privato, devono essere valutati in base alla capacità di gestire budget precisi e obiettivi quantificabili, giudicando al contempo la qualità dei servizi resi a cittadini e imprese.
Non troviamo nel testo neppure la fissazione dei livelli essenziali delle prestazioni e gli standard di qualità dei servizi, nonché dei costi e i fabbisogni standard, cui le pubbliche amministrazioni si devono attenere su tutto il territorio nazionale. Tutto ciò avrebbe favorito l'eliminazione delle differenze nella qualità di erogazione del servizio della pubblica amministrazione. Occorre introdurre e utilizzare, in pratica e non soltanto in teoria, degli indicatori per valutare se la pubblica amministrazione fornisce buoni servizi al pubblico. Nel disegno di legge manca un legame tra azioni di riforma e metodi per fissare gli obiettivi e per misurare i risultati di quello che la pubblica amministrazione cerca di ottenere (con obbligo di riferire periodicamente in Parlamento). Una riforma della pubblica amministrazione deve essere considerata un investimento per l'Italia, alla stregua di quanto hanno fatto Paesi come la Germania o la Francia che vedono nella efficienza dei propri servizi pubblici una delle fondamenta per il proprio ulteriore sviluppo, con il presupposto di una riduzione generale dei costi. Con l'attuazione di questa delega, invece, la pubblica amministrazione continuerà a rimanere un costo non solo per l'enorme onere che grava con le spese incomprimibili (quasi sempre riconducibili a una cattiva conduzione dei livelli di servizi resi dalla pubblica amministrazione), rispetto all'intero bilancio dello Stato, ma come peso burocratico sul valore delle attività economiche
dei privati. Infatti, nel testo del disegno di legge non si pone (almeno non esplicitamente) il risparmio di spesa tra gli obiettivi della riforma. Nel testo si legge che da alcune disposizioni deriveranno dei risparmi, che rimangono però sempre non quantificabili e non dimostrabili.
Infine, la soppressione della Forestale rimane un triste capitolo per la storie delle Forze dell'ordine di questo Paese. È una scelta che ci ha visto contrari fin dall'inizio. Unica nota positiva al riguardo è l'accoglimento dell'ordine del giorno a prima firma Romani con cui abbiamo impegnato il Governo a valutare che il Corpo forestale dello Stato possa transitare nell'Arma dei carabinieri, la forza di polizia che rappresenta il miglior modello organizzativo e funzionale per garantire i servizi nei settori della tutela ambientale e della sicurezza agroalimentare e per non disperdere le professionalità e le competenze specialistiche del Corpo forestale dello Stato.
Possiamo, quindi, sintetizzare la sostanziale inefficacia del presente provvedimento in quanto carente del principale obiettivo che dovrebbe conseguire: fare una autentica riforma della pubblica amministrazione.
Per tutti questi motivi, dichiaro il voto contrario del Gruppo di Forza Italia. (Applausi dal Gruppo FI- PdL XVII. Congratulazioni).
COCIANCICH (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCIANCICH (PD). Signor Presidente, in uno dei suoi racconti più famosi e, forse, più inquietanti Xxxxx Xxxxx descrive il cittadino davanti alla legge. C'è un contadino che arriva e si ferma davanti ad una porta oltre la quale c'è un guardiano: dietro c'è una grande luce e il contadino chiede di poter accedere alla legge. Il guardiano dice: no. Il contadino si ferma e aspetta pensando che più tardi potrà passare. Passano le ore e i giorni. Il contadino ripete questa domanda implorante, ma il guardiano solenne con un naso aguzzo e la barba da tartaro continua a ripetere: no. La narrazione si sviluppa raccontando la fatica, l'implorazione e anche i tentativi di corruzione che il povero contadino fa per poter accedere. In breve, sfiancato dalla fatica di anni, si abbassa la vista fino a che, a un certo punto, il contadino rinuncia e muore davanti alla porta della legge.
Credo che molti nostri concittadini si sentano nella condizione di questo contadino davanti alla porta della legge. Tutti dovrebbero poter accedere alla legge, ai servizi della pubblica amministrazione e ai benefici dello Stato, ma c'è sempre un guardiano che si pone dinanzi dicendo: no, tu non puoi passare.
Il disegno di legge in esame cerca di invertire questa percezione della pubblica amministrazione e di rimettere al centro il cittadino e le imprese, rendendoli non poveri contadini soggetti all'autorità dello Stato che decide unilateralmente se sì o no, se si può entrare ed accedere alla luce oppure se si deve rimanere fuori nell'oscurità. Questo disegno di legge ha lo scopo di rendere il cittadino compartecipe dei processi amministrativi. L'obiettivo è trasmettere una visione più amichevole e di partecipazione del cittadino e delle imprese alle costruzioni del bene comune.
Da questo punto di vista, il focus del provvedimento è centrato proprio sul cittadino, anziché sulla struttura e le disposizioni, che sono numerosissime. Ne cito solo alcune perché, come è stato più volte ricordato, il disegno di legge è estremamente complesso ed articolato. Parlo, ad esempio, della cittadinanza digitale, delle regole e dei tempi certi che vengono riconosciuti per l'iter burocratico, degli snellimenti degli iter, dell'immediato accesso alle informazioni e ai documenti da parte di ciascuno, dei pagamenti digitali e on line, della riforma della conferenza di servizi e del grande tema del silenzio- assenso.
In altre parole, ciò che credo si debba comprendere è che stiamo cercando di spostare l'attenzione dalla procedura agli obiettivi. Fino ad oggi la procedura è stata l'arbitro dietro il quale si celava il guardiano perché, seguendo puntigliosamente, meticolosamente ed attentamente la procedura, si esauriva il compito del pubblico amministratore. Ciò che si cerca di fare oggi è portare l'attenzione sull'obiettivo dell'azione dell'amministrazione pubblica. Lo snellimento è pertanto funzionale alla fornitura di un servizio e di un risultato ed anche ad una maggiore responsabilizzazione, perché non c'è niente che deresponsabilizza come la procedura. Infatti, una volta che ho seguito puntigliosamente e