Genertel
Genertel
RELAZIONE SULLA SOLVIBILITA’ E CONDIZIONE FINANZIARIA
xxxxxxxx.xx
Indice
Indice 3
Introduzione 5
Glossario 7
A. Attività e Risultati 9
A.1. Attivita’ 9
A.2. Risultato delle Sottoscrizioni 15
A.3. Risultato dell’attivita’ di investimento 18
A.4. Altre componenti del risultato 20
A.5. Altre informazioni 21
Allegati 22
B. Il sistema di Governance 27
B.1. Informazioni generali sul sistema di governance 27
B.2. Requisiti di competenza e onorabilità 35
B.3. Sistema di gestione del rischio, compresa la valutazione interna del rischio e della solvibilità’ 38
B.4. Sistema di controllo interno 46
B.5. Funzione di revisione interna 49
B.6. Attivita’ E organizzazione della funzione attuariale 52
B.7. Esternalizzazioni 57
B.8. Altre informazioni 58
C. Profili di Rischio 59
C.1. Rischi di sottoscrizione non vita 59
C.2. Rischi finanziari 64
C.3. Rischio di credito 68
C.4. Rischio di liquidità 70
C.5. Rischi operativi 73
C.6. Altri rischi 74
C.7. Altre informazioni 76
D. Informazioni sulla valutazione ai fini di solvibilità 77
D.1. Informazioni sulla valutazione delle attivita’ non tecniche 79
D.2. Riserve tecniche 83
D.3. Informazioni relative alla valutazione delle passivita’ non tecniche 87
D.4. Metodi alternativi di valutazione 95
D.5. Altre informazioni 95
Allegati 96
E. Informazioni sulla gestione del capitale 103
E.1. Fondi propri 103
E.2. Requisito patrimoniale di solvibilità e requisito patrimoniale minimo 108
E.3. Utilizzo del sotto-modulo del rischio azionario basato sulla durata nel calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità 109
E.4. Differenze tra la formula standard e il modello interno utilizzato 109
E.5. Inosservanza del requisito patrimoniale minimo e inosservanza del requisito patrimoniale di solvibilità 112
E.6. Altre informazioni 113
Allegati 114
Introduzione
La presente “Relazione relativa alla solvibilità e alla condizione finanziaria” costituisce l’informativa annuale dell’esercizio 2016 per la Compagnia a livello individuale, prevista dal Capo XII del Regolamento Delegato (UE) n. 2015/35 (d’ora in poi Regolamento Delegato) e dal Regolamento di Esecuzione (UE) 2015/2452 (d’ora in poi ITS 2452) , ad integrazione delle disposizioni della Direttiva n. 2009/138/CE in materia di Solvency II (d’ora in poi Direttiva), nonché dal Regolamento IVASS n. 33 del 6 dicembre 2016, al fine di accrescere la trasparenza nel mercato assicurativo.
Sulla base degli obblighi di legge e regolamentari sopraccitati, la presente relazione contiene informazioni descrittive in merito:
a) alle attività svolte e ai risultati conseguiti dalla Compagnia nel corso dell’anno;
b) al sistema di governance:
c) al profilo di rischio e alla sua gestione;
d) ai metodi di valutazione delle attività e delle passività ai fini di solvibilità, con una spiegazione delle principali differenze rispetto ai valori desumibili dal bilancio d’esercizio 2016;
e) alla gestione del capitale, con particolare riguardo ai fondi propri, al requisito patrimoniale di solvibilità e al requisito patrimoniale minimo.
Nel mese di marzo 2016 l’IVASS – Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni –, a seguito dell’istanza di autorizzazione presentata dal Gruppo Generali anche per nome e per conto di Genertel, ha autorizzato la Compagnia all’utilizzo, a decorrere dal 1° gennaio 2016, di un modello interno parziale per il calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità. Pertanto, l’informativa quantitativa (Quantitative Reporting Template - QRT) e la presente relazione sono state redatte considerando gli effetti di tale approvazione.
Il documento riflette le indicazioni contenute nella Supervisory Reporting and Pubblic Disclosure Policy del Gruppo Generali, adottata dal Consiglio di Amministrazione di Genetelil 25 luglio 2016. Tale politica individua ruoli, responsabilità e processi per identificare, valutare, gestire e monitorare le informazioni quantitative e qualitative oggetto di informativa al pubblico.
Le informazioni inerenti alla descrizione dell’attività e dei risultati conseguiti da Genertel nel corso del 2016, dettagliate per aree di attività o aree geografiche sostanziali, sono coerenti con quelle contenute nel bilancio d’esercizio 2016 della Compagnia. Il confronto con le informazioni del 2015 è riportato laddove risulti dal bilancio della Compagnia, conformemente all’articolo 303 del Regolamento Delegato.
Ai fini dell’analisi comparativa tra i dati patrimoniali di bilancio e quelli di Solvency II, le poste degli attivi e dei passivi iscritte nel bilancio dell’esercizio 2016 sono state riclassificate sulla base delle voci presenti nello schema di stato patrimoniale Solvency II, previste nello specifico QRT.
Sono allegati alla presente Relazione tutti i modelli di informazioni quantitative (QRTs) previsti dall’articolo 4 dell’ITS 2452.
Nell’informativa al pubblico di cui alla presente Relazione, le cifre che esprimono importi monetari sono indicate in migliaia di unità di euro, che rappresenta la valuta funzionale nella quale opera Genertel.
La Società intrattiene in modo sistematico rapporti in valuta estera e utilizza pertanto la contabilità plurimonetaria, avvalendosi delle disposizioni di cui all’articolo 89 comma 2 del Decreto Legislativo n. 209/2005 integrato e modificato (Codice delle Assicurazioni Private, d’ora in poi CAP). Tutte le poste in valuta sono convertite in euro ai cambi del 31
dicembre 2016, coerentemente con i rapporti di cambio applicati per redazione del bilancio d’esercizio 2016 della Compagnia.
Le sezioni D “Informazioni sulla valutazione ai fini di solvibilità” ed E.1 “Fondi propri”, quest’ultima inclusa nella “Gestione del capitale”, sono soggetti ad attività di revisione ai sensi dell’articolo. 47-septies, comma 7 del CAP da parte della società EY S.p.A., come richiesto dall’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) con lettera al mercato del 7 dicembre 2016.
Ai sensi dell’articolo 55 della Direttiva, la “Relazione relativa alla solvibilità e alla condizione finanziaria” di Genertel è stata approvata del Consiglio di Amministrazione della Società il 10 maggio 2017.
Tale relazione è pubblicata sul sito internet della Compagnia xxx.xxxxxxxx.xx, nella sezione “Chi Siamo”, nonché sul sito della Capogruppo, Assicurazioni Generali.
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Glossario
Aggiustamento per il rischio di default della controparte (Counterparty default risk adjustment): aggiustamento per la perdita attesa dovuto all’ammontare che la Società prevede di non essere in grado di recuperare in conseguenza del possibile rischio di inadempimento della controparte di riassicurazione.
Alta Direzione: l’Amministratore Delegato e Direttore Generale nonché l’alta dirigenza che svolge compiti di sovrintendenza gestionale”.
Annual Premium Equivalent (APE): somma del primo premio dei nuovi contratti a premio annuo, più un decimo dei premi dei nuovi contratti a premio unico. Rappresenta la base premi utilizzata nel calcolo del valore della nuova produzione vita.
Attività di assurance : consiste nell’esame obiettivo delle evidenze, allo scopo di ottenere una valutazione indipendente dei processi di governance, di gestione del rischio e di controllo dell’organizzazione
Codice di Condotta del Gruppo Generali: definisce le regole fondamentali di condotta che i dipendenti e i componenti degli organi amministrativi delle società appartenenti al Gruppo Generali sono tenuti ad osservare. Il documento è consultabile sul sito web xxxxxxxx.xxx.
Combined Ratio (COR): indicatore di performance del segmento Non Vita, calcolato come incidenza della sinistralità (loss ratio) e delle spese di gestione (expense ratio) sui premi di competenza.
Funding di Gruppo: Il funding pool rappresenta l’ammontare complessivo messo a disposizione all’inizio di ciascun esercizio per il pagamento dello Short Term Incentive, in base al livello di raggiungimento del Risultato Operativo di Gruppo e dell’Utile Netto Rettificato di Gruppo, e subordinatamente al superamento della soglia di accesso costituita dall’Economic Solvency Ratio di Gruppo.
Incidenza dei costi sui premi (Expense Ratio): rappresenta il rapporto percentuale tra le spese complessive di gestione e i premi emessi dell’esercizio. Può essere suddiviso nelle due principali componenti, cioè l’incidenza dei costi di acquisizione (comprensivi delle provvigioni d’incasso) sui premi e quella dei costi di amministrazione sui premi.
Long Term Care (LTC): Contratti che offrono un sostegno economico in caso di perdita dell’autosufficienza.
Miglior stima delle riserve tecniche (Best estimate liability): Le best estimate liability rappresentano il valore attuale atteso dei flussi di cassa futuri relativi agli obblighi di assicurazione e di riassicurazione vigenti alla data di valutazione. Sono calcolate al lordo della riassicurazione, ovvero senza alcuna detrazione degli importi recuperabili da contratti di riassicurazione.
Miglior stima delle ipotesi operative (Best estimate operating assumptions): Ipotesi su tutti quei fattori non finanziari che possono avere un impatto sui futuri flussi di cassa, compresi non solo i fattori operativi più comuni (mortalità/longevità, disabilità, morbilità e invalidità, riscatto/riduzione, spese), ma anche quelle opzioni contrattuali che possono essere esercitate dagli assicurati a condizioni prestabilite (es. tassi di assunzione delle rendite, aumenti volantari di premio, estensione della scadenza)
Modello Interno Parziale: si tratta del Modello Interno Parziale del Gruppo Generali, approvato dall’Autorità di Vigilanza, per il calcolo del Requisito Patrimoniale di Solvibilità (SCR) previsto dalla normativa Solvency II. Questo modello è stato sviluppato per meglio cogliere il profilo di rischio del Gruppo Generali e delle Società nel suo l perimetro. Esso copre tutte le categorie di rischio eccetto i rischi operativi
Premi di inventario: premi comprensivi del solo caricamento per spese di gestione.
Rapporto di sinistralità nei rami danni (Loss Ratio): rappresenta il rapporto percentuale tra i sinistri di competenza e i premi di competenza.
Requisito Patrimoniale Minimo (Minimum Capital Requirement –MCR) corrisponde all’ammontare dei fondi propri ammissibili al di sotto del quale contraenti e beneficiari sarebbero esposti ad un livello di rischio inaccettabile qualora alle imprese di assicurazione e di riassicurazione fosse consentito di continuare la propria operatività.
Requisito Patrimoniale di Solvibilità (Solvency Capital Requirement -SCR): è determinato come capitale economico che le imprese di assicurazione e di riassicurazione devono detenere, in uno scenario che prevede il caso in cui l’evento «rovina» non si verifichi più di una volta su 200 casi o, in alternativa, che le predette imprese siano in grado, con una probabilità di almeno il 99,5 %, di onorare i loro obblighi nei confronti dei contraenti e dei beneficiari, nei dodici mesi successivi
Riserve sinistri “Outstanding”: sono le riserve per sinistri, sia denunciati che non, avvenuti prima della data di valutazione, i cui costi e le relative spese non sono stare completamente pagate entro la data di fine esercizio .
Risk Appetite (propensione al rischio): il livello di rischio che la Compagnia intende assumere in linea con i suoi obiettivi strategici.
Risk Appetite Framework (RAF): documento che definisce la strategia globale di rischio in termini di livelli aggregati di rischio che il Gruppo Generali è disposto ad accettare o evitare per raggiungere i propri obiettivi di business.
Risk Capacity (capacità di assunzione del rischio): il livello di rischio che la Compagnia può assumere senza violare i limiti relativi al requisito di solvibilità;
Simulazioni market-consistent risk-neutral: simulazioni coerenti con il mercato (market-consistent) e volte a garantire l’assenza di arbitraggio (risk-neutral).
Sinistri “Attritional” (Attritional Claims): I sinistri “outstanding” sono solitamente suddivisi per entità dei sinistri: sinistri “Attritional”, “Large” e “Extremely Large” . La definizione di sinistri “Attritional” e “Large” è personalizzata in base alle peculiartià dei sinistri e del portafoglio. I sinistri “attritional” sono esposizioni a sinistri frequenti ma di piccola entità
Sinistri “Extremely Large Claims” sono definiti come quei sinistri che hanno,o potrebbero avere, un grande impatto sociale e/o economico ed elevata rilevanza all’interno dei mass media.
Undiscounted Best Estimate Liability (UBEL ): Valutazione a costo ultimo delle riserve tecniche Non Vita senza effetto sconto.
Volatility Adjustment: aggiustamento per la volatilità pubblicato da EIOPA, applicato alla curva dei tassi basic risk free.
A. Attività e Risultati
A.1. ATTIVITA’
A.1.1. Denominazione, forma giuridica dell’impresa e altre informazioni
Genertel S.p.A. è una società avente ad oggetto l’esercizio delle assicurazioni danni. Sede legale in xxx Xxxxxxxxxxx, 0 - 00000 Xxxxxxx (XX), Xxxxxx.
Capitale sociale € 23.000.000,00 interamente versato. Codice fiscale e Registro imprese di Trieste 00171820327.
Iscritta al numero 1.00050 dell’Albo delle imprese di assicurazione e riassicurazione. Pec: xxxxxx.xxxxxxxxxx@xxx.xxxxxxxx.xx
A.1.2. Nome ed estremi dell’autorità di vigilanza responsabile della vigilanza finanziaria dell’impresa e del gruppo ai cui appartiene
L’autorità preposta alla vigilanza dell’Impresa è l’IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), di cui di seguito sono presenti gli estremi:
IVASS
Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni xxx xxx Xxxxxxxxx 00
00187 Roma
Tel: x00 00 000000
PEC: xxxxxxxxx.xxxxxxxxxxx@xxx.xxxxx.xx
A.1.3. Nome ed estremi del revisore esterno all’impresa
Il revisore legale dell’impresa è:
Sede principale
EY S.p.A.
Via Po, 32
00198 Roma
Sede secondaria operativa
EY S.p.A.
Largo Xxxxxxxxx Xxx Xxxxxxxxx 34100 Trieste
A.1.4. Descrizione dei titolari di partecipazioni qualificate nell’impresa
La Compagnia è controllata al 100% da GenertelLife S.p.A., con sede legale a Mogliano Veneto in xxx Xxxxxxxx, 0. Genertel è sottoposta all’attività di direzione e coordinamento di Assicurazioni Generali S.p.A.
A.1.5. Descrizione della posizione dell’impresa nella struttura giuridica del Gruppo ed elenco delle imprese, controllate, partecipate e soggette a direzione unitaria
Di seguito si riporta la struttura organizzativa del Gruppo Generali in Italia. Genertel è controllata al 100% da Genertellife che a sua volta risulta controllata la 100% da Generali Italia.
Generali Investments Europe è la società captive di gestione degli investimenti del Gruppo Generali.
GBS fornisce service principalmente alle società di Country Italia relativamente a attività di Operations (Information Technology, Operations, Acquisti, Logistica Servizi Generali e Facility Management), Amministrazione Bilancio e Fiscale, Human Resources e General Counsel.
GSS fornisce service provider globale di servizi IT infrastrutturali, con la finalità di stabilire una governance unica e centralizzata, consolidare i datacenter, standardizzare l’infrastruttura, ridurre i costi di erogazione dei servizi e definire livelli di servizio comuni a livello globale.
Elenco delle imprese controllate e partecipate
Di seguito si riporta l’elenco delle imprese controllate e partecipate da Genertel. La quota posseduta indicata si riferisce al controllo sia diretto che indiretto e corrisponde alla quota di diritti di voto spettanti dalla Compagnia:
Ragione sociale | Paese | Quota posseduta |
Generali Business Solutions S.c.p.A. | ITALIA | 0,25% |
Banca Generali S.p.A. | ITALIA | 0,44% |
Generali Corporate Services S.c.a.r.l. in liquidazione | ITALIA | 1,00% |
Generali Innovation Center for Automobile Repairs S.c.a.r.l. | ITALIA | 0,25% |
A.1.6. Aree di attività sostanziali dell’impresa e aree geografiche sostanziali in cui svolge l’attività
Genertel è la compagnia del Gruppo Generali che opera attraverso i canali distributivi, telefonico, web, aggregatori, broker, bancassurance, offrendo ai propri clienti principalmente prodotti RC Auto nel segmento retail.
La Compagnia non svolge attività assicurativa né in regime di libera prestazione di servizi, né attraverso sedi secondarie nell’Unione Europea, né altrove.
Genertel esercita esclusivamente attività assicurativa diretta.
A.1.7. Fatti significativi relativi all’attività o di altra natura, verificatisi nel periodo di riferimento, che hanno avuto impatto sostanziale sull’impresa
Si riportano di seguito gli eventi rilevanti avvenuti nel corso dell’esercizio 2016. Nel primo semestre:
• rafforzamento della brand awareness attraverso la sponsorizzazione del programma Top Gear Italia, al fine di affermare il forte legame del marchio con il mondo dell’auto;
• siglata una partnership con Nissan Italia, comprensiva di una campagna di comunicazione congiunta su radio, TV, stampa e web per promuovere i sistemi di sicurezza proattivi e premiare la guida responsabile con un’offerta assicurativa esclusiva.
Nel secondo semestre:
• finalizzazione della campagna pubblicitaria “Genertel, molto più di un’assicurazione online”, in onda in TV e Radio sui canali digitali e satellitari (SKY e Digitale Terreste come Cielo, Real Time, DMAX, Giallo, ecc) e sulle maggiori emittenti radiofoniche. Il messaggio punta a trasferire al consumatore l’attenzione di Xxxxxxxx alle esigenze dei clienti, sempre più orientata ad offrire soluzioni di prodotto e di servizio pensate e costruite a partire dalla loro vita. Gli spot sono stati diffusi parallelamente sui canali social della compagnia per ampliarne la visibilità;
• prosecuzione della pubblicazione di contenuti editoriali sui diversi social network – Facebook, Twitter ed Instagram – dove è presente il profilo ufficiale della Compagnia;
• promozione dell’attività di lead generation attraverso l’utilizzo massivo di direct e-mail marketing e di annunci sui motori di ricerca e prosecuzione dell’attività di Search Engine Optimization (SEO) per il rafforzamento del
posizionamento organico sui principali motori di ricerca. Infine sono state effettuate iniziative di cross selling con il direct e-mail marketing sulla base clienti;
• consolidamento del nuovo canale di contatto digitale: la prima live chat assicurativa per l’assistenza clienti in tempo reale. La live chat offre la possibilità di richiedere informazioni sui prodotti, di acquistare o di rinnovare una polizza e di gestire un sinistro;
• rinnovo del sito offrendo nuova grafica, nuove funzionalità (come il login semplificato, processi di preventivazione Motor e Non Motor più intuitivi), contenuti più chiari (come ad esempio le FAQ dinamiche e un’ architettura delle informazioni più intuitiva) e le recensioni dei clienti direttamente in Home Page;
• accrescimento di partnership con alcune principali case automobilistiche, di accordi distributivi con i principali Broker e parallelamente è continuata la commercializzazione tramite affinity group di prodotti Motor e Non Motor;
• Genertel si aggiudica, anche per il 2016, il riconoscimento di "Migliore Sito dell’anno" nella categoria Assicurazioni.
A.1.8. L’andamento economico complessivo
Nella tabella sottostante viene rappresentata la sintesi del risultato economico dell’esercizio, così come risultante dal bilancio della Compagnia al 31 dicembre 2016.
(dati in migliaia di euro) YE2016 YE2015 DELTA
Premi netti | 420.253 | 437.089 | -16.837 |
Variazione riserve tecniche | 216 | -2.707 | 2.923 |
Sinistri di competenza | -334.221 | -325.513 | -8.708 |
Spese di gestione | -69.645 | -70.656 | 1.012 |
Altri proventi e oneri tecnici | -3.529 | -945 | -2.584 |
Risultato dell’attività di sottoscrizione | 13.074 | 37.268 | -24.194 |
Risultato dell'attività finanziaria ordinaria (a) | 37.062 | 47.353 | -10.291 |
Altri proventi e oneri ordinari | -3.765 | -4.226 | 461 |
Risultato dell'attività ordinaria | 33.296 | 43.127 | -9.830 |
Profitti e perdite da realizzo di investimenti durevoli | 412 | 0 | 412 |
Altri proventi e oneri straordinari | -868 | -1.480 | 612 |
Risultato dell'attività straordinaria | -456 | -1.480 | 1.024 |
Risultato ante imposte | 45.914 | 78.915 | -33.001 |
Imposte | -12.994 | -28.511 | 15.517 |
Risultato netto dell'esercizio | 32.920 | 50.404 | -17.484 |
(a) Comprende i redditi netti degli investimenti, i profitti netti da realizzo e il saldo riprese/rettifiche di valore.
% Esercizio 2016 Esercizio 2015
Loss ratio | 79,5 | 74,9 |
Expense ratio complessivo | 16,5 | 16,1 |
Costi di acquisizione / premi netti | 11,9 | 11,7 |
Spese di amministrazione / premi netti | 4,6 | 4,4 |
Combined ratio | 96,0 | 91,0 |
L’utile del periodo è pari a 32.920 migliaia (50.404 migliaia). Tale risultato è influenzato sostanzialmente da:
• un saldo dell’attività di sottoscrizione (gestione industriale) che passa da 37.268 migliaia a 13.074 migliaia principalmente per effetto della riduzione del premio medio RC veicoli solo parzialmente compensato da un recupero su garanzie accessorie e Non motor e per l’andamento della sinistralità netta che aumenta per le dinamiche di premio medio e per l’aumento della frequenza, non del tutto mitigate dalla positiva evoluzione del costo medio;
• un saldo dell’attività ordinaria (che comprende l’attività finanziaria ordinaria ed altri proventi ed oneri non tecnici) che passa da 43.127 migliaia a 33.296 migliaia; tale andamento riflette una diversa politica sui realizzi sulla componente equity e corporate bond unita alla sostanziale stabilità della componente ordinaria, nonché una diversa dinamica negli ammortamenti IT e del rinnovo del CCNL, parzialmente mitigate dalla positiva evoluzione
dei rischi su crediti;
• un saldo dell’attività straordinaria che beneficia principalmente, nel confronto con il medesimo periodo dell’esercizio precedente, del pagamento, avvenuto nel 2015, relativo ad un accertamento dell’Agenzia delle Entrate;
• le imposte beneficiano principalmente del minor utile, dei dividendi esenti e delle dinamiche legate alla cd ACE (Aiuto alla Crescita Economica) per effetto della quale gli utili non distribuiti generano una deduzione dal reddito imponibile pari al 4,75%.
A.2. RISULTATO DELLE SOTTOSCRIZIONI
I dati della presente sezione sono esposti nel bilancio d’esercizio 2016 della Compagnia.
A.2.1. Risultato dell’attività di sottoscrizione Non Vita
(dati in migliaia di euro) Esercizio 2016 Esercizio 2015
Premi netti | 420.253 | 437.089 |
Variazione riserve tecniche | 216 | -2.707 |
Sinistri di competenza | -334.221 | -325.513 |
Spese di gestione | -69.645 | -70.656 |
Altri proventi e oneri tecnici | -3.529 | -945 |
Risultato dell'attività di sottoscrizione | 13.074 | 37.268 |
Come precedentemente evidenziato il saldo dell’attività di sottoscrizione (gestione industriale) che passa da 37.268 migliaia a 13.074 migliaia principalmente per effetto della riduzione del premio medio sulle garanzie che soprono la RC solo parzialmente compensato da un recupero sulle garanzie accessorie e Non motor e per l’andamento della sinistralità netta che aumenta per le dinamiche di premio medio e per l’aumento della frequenza, non del tutto mitigate dalla positiva evoluzione del costo medio;
Secondo i dati elaborati dall’ANIA, nei primi tre trimestri del 2016 il mercato assicurativo dei Xxxx Xxxxx ha registrato una contrazione nei premi (a termini omogenei) del -1,6%. In particolare, il comparto Auto ha mantenuto un trend negativo per il quinto anno consecutivo segnando un decremento del -4,2% dovuto all’ulteriore forte calo della LOB RC veicoli (-5,9%) solo in parte compensato dalla crescita delle garanzie accessorie (+5,5%). Il comparto Non Auto ha mantenuto invece un trend in miglioramento chiudendo al terzo trimestre del 2016 in crescita del +1,1%.
La significativa flessione della LOB RC veicoli anche nel 2016 è stata trainata dal permanere della forte competitività di prezzo che ha caratterizzato tutto l’esercizio nonostante l’importante riduzione nei premi medi e la conseguente e progressiva erosione degli indici tecnici già osservate nel mercato a fine 2015.
Principale effetto di queste dinamiche è stata la sostanziale stagnazione del mercato e il conseguente mancato switch verso gli operatori on-line, nonostante il sempre maggiore utilizzo del canale Web e dei Comparatori di prezzo per la scelta di prodotti e servizi.
In questo contesto competitivo, la Compagnia ha perseguito politiche di revisione dell’ offerta finalizzate a sostenere la redditività, registrando una raccolta premi pari a 431.209 migliaia (446.632 migliaia) in riduzione del -3,5% rispetto all’anno precedente (-1,2%).
In totale il comparto Auto (360.699 migliaia) ha evidenziato un calo (-3.5%) ed il comparto Non Auto (70.510 migliaia) ha seguito lo stesso trend principalmente per la diminuzione del volume di Garanzie Accessorie all’RCA collocate tramite i diversi canali.
(dati in migliaia di euro) | Premi lordi | ||
Esercizio 2016 | Esercizio 2015 | Variazione (%) | |
Assicurazione spese mediche | 2.145 | 2.509 | -14,5 |
Assicurazione protezione del reddito | 20.450 | 22.392 | -8,7 |
Assicurazione responsabilità civile autoveicoli | 310.143 | 329.312 | -5,8 |
Altre assicurazioni auto | 50.556 | 44.469 | 13,7 |
Assicurazione marittima, aeronautica e trasporti | 305 | 329 | -7,2 |
Assicurazione contro l'incendio e altri danni a beni | 9.477 | 9.009 | 5,2 |
Assicurazione sulla responsabilità civile generale | 3.916 | 4.037 | -3 |
Assicurazione di credito e cauzione | 0 | 0 | 0 |
Assicurazione tutela giudiziaria | 7.447 | 8.112 | -8,2 |
Assistenza | 21.217 | 20.353 | 4,2 |
Perdite pecuniarie di vario genere | 5.553 | 6.112 | -9,1 |
Totale | 431.209 | 446.632 | -3,5 |
La Compagnia non svolge attività assicurativa né in regime di libera prestazione di servizi, né attraverso sedi secondarie nell’Unione Europea, né altrove.
Il rapporto sinistri a premi di competenza lordo si è attestato al 79,4% (74,5%), mentre quello di competenza netto è pari al 79,5% (74,9%): il tasso di sinistralità lorda di generazione corrente evidenzia un aumento di 4,8 punti attestandosi al 84,8% (80,0%).Nello specifico:
Per la componente RC veicoli, nel suo complesso,si è evidenziata una riduzione di premio medio ed un aumento della frequenza solo parzialmente compensati da una riduzione del costo medio;
Per la componente Non Auto:
• la garanzia Infortuni al Conducente ha beneficiato di una progressiva riduzione di frequenza;
• la garanzia Assistenza Legale ha evidenziato una sinistralità sostanzialmente stabile;
• Il prodotto Abitazione ha evidenziato un miglioramento legato principalmente alla componente Incendio.
La sinistralità complessiva di competenza è stata infine positivamente impattata dalla favorevole evoluzione delle generazioni precedenti.
A fine esercizio le riserve tecniche lorde ammontano a 876.614 migliaia (885.907 migliaia) con un rapporto riserve tecniche su premi lordi pari al 203,3% (198,4%).
Le spese di gestione della Compagnia sono pari a 69.644 migliaia (70.656 migliaia) e la loro incidenza sui premi è pari al 16,5% (16,1%). La diminuzione è principalmente riconducibile ad una riduzione dei costi di acquisizione del canale diretto.
L’incidenza delle sole spese di amministrazione è risultata sostanzialmente in linea con il dato dell’esercizio precedente attestandosi al 4,6% (4,4%).
L’evoluzione della sinistralità e del tasso spese hanno determinato un combined ratio lordo del 95,6% (90,3%) e netta del 96,0% (91,0%): ciò ha permesso di ottenere un risultato del conto tecnico (prima del trasferimento allo stesso della quota
degli utili da investimenti-saldo della gestione industriale pari a 13,1 mln (37,3 mln).
Forme riassicurative adottate
La Compagnia, a protezione del proprio portafoglio, persegue una politica riassicurativa conforme alle disposizioni impartite da Group Head Office. Le linee guida sono state deliberate dal Consiglio di Amministrazione il 13 maggio 2014 e modificate successivamente il 28 maggio 2015 per le cessioni future.
Nella seduta del 26 febbraio 2016 è stato ratificato il piano di cessioni in riassicurazione che prevede un trattato in Eccesso Sinistri su due layer a copertura dei rischi assunti nelle LOB “Assicurazione responsabilità civile autoveicoli” e “Assicurazione marittima, aeronautica e trasporti”; un trattato in Eccesso Sinistri su layer unico per la copertura degli eventi catastrofali di origine atmosferica nelle LOB “Altre assicurazioni auto” ed “Assicurazione contro l'incendio e altri danni a beni”, di origine sociopolitica nella LOB ramo “Altre assicurazioni auto” e da terremoto o alluvione per la LOB “Assicurazione contro l'incendio e altri danni a beni”; un trattato in Quota per i rischi assunti nela LOB Assistenza.
Inoltre la Compagnia, per la natura particolare di alcuni rischi rispetto alla normale operatività dell’azienda, ha provveduto a stipulare un contratto in facoltativo in eccesso sinistri su un unico layer a copertura dei rischi di Invalidità Permanente da Infortunio ed un contratto in facoltativo in eccesso sinistri su 2 layer a copertura dei rischi di Invalidità Permanente da Malattia.
I riassicuratori prescelti, relativamente al patrimonio netto ed al rating loro assegnato dalle società specializzate, soddisfano i criteri di qualità, impegno e solvibilità previsti da Group Head Office.
I riassicuratori che garantiscono i trattati sopradescritti sono Assicurazioni Generali S.p.A., alla quale sono stati ceduti premi per 1.500 migliaia (2.000 migliaia) con un rapporto di conservazione dei premi del 99,7% (99,5%) ed Europ Assistance Italia S.p.A alla quale sono stati ceduti premi per 9.000 migliaia (7.100 migliaia) con rapporto di conservazione del 97,9% (98,4%).
I riassicuratori e broker con cui sono state stipulate le cessioni di riassicurazione facoltativa sono Gen Re, cui sono stati ceduti premi per 100 migliaia (50 migliaia) con un rapporto di conservazione del 99,98% (99,99%) e Xxx Xxxxxxxxx & Company cui sono stati ceduti premi 370 migliaia (360 migliaia) con un rapporto di conservazione del 99,91% (99,92%).
A.3. RISULTATO DELL’ATTIVITA’ DI INVESTIMENTO
Il risultato dell’attività di investimento, che utilizza i principi di valutazione e rivelazione indicati nel bilancio 2016 della Compagnia, comprende i proventi al netto dei relativi oneri di gestione, i profitti netti di realizzo nonché le rettifiche di valore al netto delle riprese ed è dato dalla somma del saldo della gestione finanziaria ordinaria e di quella straordinaria.
(dati in migliaia di euro) Esercizio 2016 Esercizio 2015 DELTA
Proventi netti derivanti da investimenti | 36.635 | 36.471 | 165 |
Rettifiche di valore al netto delle riprese di valore | -213 | -9.693 | 9.480 |
Profitti netti sul realizzo di investimenti | 639 | 20.576 | -19.936 |
Risultato della gestione finanziaria ordinaria | 37.062 | 47.353 | -10.291 |
Risultato della gestione finanziaria straordinaria | 412 | - | 397 |
Totale | 37.473 | 47.353 | -9.880 |
La gestione finanziaria ordinaria riguarda gli investimenti non durevoli e comprende i proventi al netto dei relativi oneri di gestione, i profitti netti di realizzo, nonché le rettifiche di valore al netto delle riprese mentre quella straordinaria comprende le perdite nette di realizzo sugli investimenti durevoli.
Il risultato complessivo dell’attività di investimento ammonta a 37.473 migliaia, in diminuzione di 9.880 migliaia rispetto al 2015.
Il risultato complessivo della gestione finanziaria ordinaria ammonta a 37.062 migliaia rispetto ai 47.353 migliaia dello scorso esercizio. Il decremento rispetto allo scorso esercizio di 10.291 migliaia (-21,73%) è dovuto principalmente ai minori profitti netti sul realizzo da investimenti per 19.936 migliaia, compensato dalle minori rettifiche di valore per 9.480 migliaia.
I proventi netti derivanti da investimenti ammontano a 36.635 migliaia, in linea rispetto lo scorso esercizio. Il risultato deriva da incassi stabili di dividendi da azioni nel corso dell’esercizio 2016 e da maggiori redditi da altri investimenti (800 migliaia), quasi interamente compensati da minori redditi da obbligazioni (-800 migliaia).
La redditività ordinaria degli investimenti, determinata sulla base del tasso medio di rendimento1, risulta così pari al 3,7% ed è quasi interamente legata alla componente obbligazionaria.
Il saldo delle rettifiche di valore al netto delle relative riprese è negativo per 213 migliaia (-9.693 migliaia al 31 dicembre 2015). Il portafoglio dei titoli non immobilizzati evidenzia rettifiche di valore nette per -200 migliaia. Il comparto immobilizzato non registra rettifiche di valore nette.
I profitti netti sul realizzo di investimenti non durevoli ammontano a 639 migliaia (20.576 migliaia al 31 dicembre 2015), di cui in particolare 1.200 migliaia su titoli del comparto obbligazionario, -600 migliaia sul comparto azionario e 100 migliaia sui fondi comuni.
I profitti e perdite da realizzo di investimenti durevoli, nell’ambito dell’attività straordinaria, presentano un saldo positivo di 397 migliaia (zero al 31 dicembre 2015).
Di seguito si fornisce un dettaglio dei proventi netti derivanti dagli investimenti.
1 Il tasso medio di rendimento degli investimenti deriva dal rapporto tra i redditi del periodo e la semisomma degli investimenti, ai valori di bilancio, al 31/12/2016 e quelli al 31/12/2015.
Proventi netti derivanti da investimenti
(dati in migliaia di euro)
Esercizio 2016 Esercizio 2015 DELTA
Proventi da: | - | |||
Partecipazioni | 610 | 498 | 112 | |
di cui: | Società controllanti | - | - | - |
Società controllate | - | - | - | |
Società consociate | 610 | 498 | 112 | |
Società collegate | - | - | - | |
Altre partecipate | - | - | - | |
Altre azioni e quote | 2.286 | 2.326 | -40 | |
Beni immobili | - | - | - | |
Obbligazioni | 29.821 | 30.518 | -697 | |
Altri investimenti finanziari | 3.919 | 3.129 | 790 | |
Totale redditi finanziari | 36.636 | 36.471 | 165 | |
Imposte indirette sugli investimenti | - | - | - | |
Totale redditi netti | 36.636 | 36.471 | 165 |
A.3.1. Informazioni su Investimenti in cartolarizzazioni
Si dà inoltre atto, a fronte di quanto richiesto dall’art. 293, comma 3, lettera (c) del Regolamento Delegato UE 2015/35 riguardo agli investimenti della compagnia in asset-backed securities che la compagnia non detiene tali investimenti
A.4. ALTRE COMPONENTI DEL RISULTATO
A.4.1. Riepilogo delle altre componenti del risultato
Nella tabella che segue sono rappresentati i diversi componenti che vanno a formare il Risultato degli altri ricavi e costi, che saranno poi analizzati nei successivi paragrafi:
(in migliaia di euro)
Esercizio 2016 Esercizio 2015
Accantonamenti e prelievi da fondi rischi e oneri | 2.200 | 1.600 |
Ammortamento attivi immateriali | –5.867 | –5.088 |
Altro | –98 | –738 |
Totale | –3.765 | –4.226 |
A.4.2. Altri proventi e oneri
Gli altri proventi e oneri ordinari presentano un saldo pari a -3.765 migliaia (-4.226 migliaia al 31 dicembre 2015). Sul saldo incide lo smontamento di alcuni fondi rischi per i quali nel corso dell’esercizio è venuta meno la necessità di appostamento che ha compensato le maggiori quote di ammortamento relative agli investimenti informatici.
Il risultato della gestione straordinaria, al netto del comparto durevole, è pari -456 migliaia (-1.480 migliaia rispetto nel 2015) sostanzialmente attribuibile alle differenze di stima e alle imposte di esercizi precedenti.
A.5. ALTRE INFORMAZIONI
A.5.1. Rapporti con soggetti controparti di operazioni infragruppo
Di seguito sono evidenziati i principali saldi infragruppo, i cui valori sono quelli che emergono dall’ultimo bilancio d’esercizio approvato:
(in migliaia di euro) | Controllanti | Controllate | Consociate | Collegate | Altre |
Attività | |||||
Investimenti | 0 | 0 | 4.308 | 0 | 0 |
Crediti | 14.680 | 0 | 5 | 0 | 0 |
Altre attività | 0 | 0 | 10.625 | 0 | 0 |
Totale attività | 14.680 | 0 | 14.938 | 0 | 0 |
Passività | |||||
Passività finanziarie | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Debiti | 84 | 0 | 1.535 | 0 | 0 |
Altri debiti e passività | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Totale passività | 485 | 0 | 4.011 | 0 | 0 |
Proventi e oneri | |||||
Proventi netti da investimenti | -18 | 0 | -14 | 0 | 0 |
Altri proventi e oneri | -9 | 0 | -121 | 0 | 0 |
Proventi e oneri straordinari | -9 | 0 | 1 | 0 | 0 |
Allegati
S.05.01.02 - Premi, sinistri e spese per area di attività (1/3)
C0010 | C0020 | C0030 | C0040 | C0050 | C0060 | C0070 | C0080 | C0090 | ||
Premi contabilizzati | ||||||||||
Lordo - Attività diretta | R0110 | 2.145 | 20.450 | 0 | 310.143 | 50.556 | 305 | 9.477 | 3.916 | 0 |
Lordo - Riassicurazione proporzionale R0120 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Lordo - Riassicurazione non | R0130 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R0140 | 367 | 107 | 0 | 921 | 330 | 0 | 199 | 0 | 0 |
Netto | R0200 | 1.779 | 20.343 | 0 | 309.222 | 50.226 | 305 | 9.278 | 3.916 | 0 |
Premi acquisiti | ||||||||||
Lordo - Attività diretta R0210 | 2.255 | 21.441 | 0 | 320.791 | 41.341 | 300 | 7.047 | 3.989 | 0 | |
Lordo - Riassicurazione proporzionale R0220 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Lordo - Riassicurazione non | R0230 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R0240 | 367 | 107 | 0 | 921 | 330 | 0 | 199 | 0 | 0 |
Netto | R0300 | 1.888 | 21.335 | 0 | 319.870 | 41.011 | 300 | 6.848 | 3.989 | 0 |
Sinistri verificatisi | ||||||||||
Lordo - Attività diretta | R0310 | 250 | -1.501 | 0 | 253.794 | 23.152 | 220 | 3.059 | 838 | 0 |
Lordo - Riassicurazione proporzionale R0320 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Lordo - Riassicurazione non | R0330 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R0340 | 0 | 0 | 0 | 422 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Netto | R0400 | 250 | -1.501 | 0 | 253.372 | 23.152 | 220 | 3.059 | 838 | 0 |
Variazioni delle altre riserve tecniche | ||||||||||
Lordo - Attività diretta R0410 | -2 | -3 | 0 | 0 | -79 | 0 | -23 | 0 | 0 | |
Lordo - Riassicurazione proporzionale R0420 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Lordo - Riassicurazione non | R0430 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R0440 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Netto | R0500 | -2 | -3 | 0 | 0 | -79 | 0 | -23 | 0 | 0 |
Spese sostenute | R0550 | 404 | 3.473 | 0 | 96.419 | 11.112 | 74 | 2.828 | 791 | 0 |
Altre spese | R1200 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Totale spese | R1300 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Aree di attività per: obbligazioni di assicurazione e di riassicurazione non vita (attività diretta e riassicurazione proporzionale accettata)
Assicurazione Assicurazione
spese protezione del mediche reddito
Assicurazione risarcimento dei lavoratori
Assicurazione responsabilità civile autoveicoli
Altre assicurazioni auto
Assicurazione marittima, aeronautica e trasporti
Assicurazione contro l'incendio e altri danni a beni
Assicurazione sulla
Assicurazione
responsabilità di credito e
civile generale
cauzione
S.05.01.02 - Premi, sinistri e spese per area di attività (2/3)
Aree di attività per: obbligazioni di assicurazione e di riassicurazione non vita (attività diretta e riassicurazione proporzionale accettata)
Aree di attività per: riassicurazione non proporzionale accettata
Assicurazione
tutela Assistenza gi ia
udiziar
Perdite pecuniarie di vario genere
Malattia
Responsabilità civile
Marittima, aeronautica e trasporti
Immobili
Totale
C0100 | C0110 | C0120 | C0130 | C0140 | C0150 | C0160 | C0200 | ||
Premi contabilizzati | |||||||||
Lordo - Attività diretta | R0110 | 7.447 | 21.217 | 5.553 | 0 | 0 | 0 | 0 | 431.209 |
Lordo - Riassicurazione R0120 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||
Lordo - Riassicurazione non | R0130 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Quota a carico dei riassicuratori | R0140 | 0 | 9.034 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 10.957 |
Netto | R0200 | 7.447 | 12.183 | 5.553 | 0 | 0 | 0 | 0 | 420.253 |
Premi acquisiti | |||||||||
Lordo - Attività diretta R0210 | 7.868 | 21.551 | 4.947 | 0 | 0 | 0 | 0 | 431.530 | |
Lordo - Riassicurazione R0220 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||
Lordo - Riassicurazione non | R0230 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Quota a carico dei riassicuratori | R0240 | 0 | 9.034 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 10.957 |
Netto | R0300 | 7.868 | 12.517 | 4.947 | 0 | 0 | 0 | 0 | 420.574 |
Sinistri verificatisi | |||||||||
Lordo - Attività diretta | R0310 | 345 | 9.063 | 669 | 0 | 0 | 0 | 0 | 289.889 |
Lordo - Riassicurazione R0320 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||
Lordo - Riassicurazione non | R0330 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Quota a carico dei riassicuratori | R0340 | 0 | 8.157 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 8.579 |
Netto | R0400 | 345 | 906 | 669 | 0 | 0 | 0 | 0 | 281.310 |
Variazioni delle altre riserve tecniche | |||||||||
Lordo - Attività diretta R0410 | 0 | 0 | 0 0 | 0 | 0 | 0 | -107 | ||
Lordo - Riassicurazione R0420 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||
Lordo - Riassicurazione non | R0430 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Quota a carico dei riassicuratori | R0440 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |
Netto | R0500 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | -107 |
Spese sostenute | R0550 | 1.680 | 4.192 | 1.581 | 0 | 0 | 0 | 0 | 122.554 |
Altre spese | R1200 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 7.858 |
Totale spese | R1300 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 130.411 |
S.05.01.02 - Premi, sinistri e spese per area di attività (3/3)
Aree di attività per: obbligazioni di assicurazione vita Obbligazioni di riassicurazione vita
Assicurazione malattia
Assicurazione con partecipazione agli utili
Assicurazione collegata a un indice e collegata a quote
Altre assicurazioni vita
Rendite derivanti da contratti di assicurazione non vita e relative a obbligazioni
Rendite derivanti da contratti di assicurazione non vita e relative a obbligazioni
Riassicurazione malattia
Riassicurazione vita
Totale
di | di | |||||||||
C0210 | C0220 | C0230 | C0240 | C0250 | C0260 | C0270 | C0280 | C0300 | ||
Premi contabilizzati | ||||||||||
Lordo | R1410 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R1420 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Netto | R1500 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Premi acquisiti | ||||||||||
Lordo | R1510 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R1520 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Netto | R1600 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Sinistri verificatisi | ||||||||||
Lordo | R1610 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R1620 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Netto | R1700 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Variazioni delle altre riserve tecniche | ||||||||||
Lordo | R1710 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Quota a carico dei riassicuratori | R1720 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Netto | R1800 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Spese Sostenute | R1900 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Altre spese | R2500 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Totale spese | R2600 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Paese di origine
5 primi paesi (per importi premi lordi contabilizzati) - Obbligazioni non vita
Totale 5 primi paesi e paese di origine
S.05.02.01 - Premi, sinistri e spese per paese (1/2)
IT | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||||
C0010 | C0020 | C0030 | C0040 | C0050 | C0060 | C0070 | ||||||||
Premi contabilizzati | ||||||||||||||
Lordo - Attività diretta | R0110 | 431.209 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 431.209 | ||||||
Lordo - Riassicurazione proporzionale accettata | R0120 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Lordo - Riassicurazione non proporzionale accettata | R0130 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R0140 | 10.957 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 10.957 | ||||||
Netto | R0200 | 420.253 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 420.253 | ||||||
Premi acquisiti | ||||||||||||||
Lordo - Attività diretta | R0210 | 431.530 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 431.530 | ||||||
Lordo - Riassicurazione proporzionale accettata | R0220 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Lordo - Riassicurazione non proporzionale accettata | R0230 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R0240 | 10.957 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 10.957 | ||||||
Netto | R0300 | 420.574 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 420.574 | ||||||
Sinistri verificatisi | ||||||||||||||
Lordo - Attività diretta | R0310 | 289.889 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 289.889 | ||||||
Lordo - Riassicurazione proporzionale accettata | R0320 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Lordo - Riassicurazione non proporzionale accettata | R0330 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R0340 | 8.579 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 8.579 | ||||||
Netto | R0400 | 281.310 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 281.310 | ||||||
Variazioni delle altre riserve tecniche | ||||||||||||||
Lordo - Attività diretta | R0410 | -107 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | -107 | ||||||
Lordo - Riassicurazione proporzionale accettata | R0420 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Lordo - Riassicurazione non proporzionale accettata | R0430 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R0440 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Netto | R0500 | -107 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | -107 | ||||||
Spese sostenute | R0550 | 122.554 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 122.554 | ||||||
Altre spese | R1200 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 7.858 | ||||||
Totale spese | R1300 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 130.411 |
Paese di origine
5 primi paesi (per importi premi lordi contabilizzati) - Obbligazioni non vita
Totale 5 primi paesi e paese di origine
S.05.02.01 - Attività svolta per paese (2/2)
IT | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | |||||||||
C0010 | C0020 | C0030 | C0040 | C0050 | C0060 | C0070 | ||||||||
Premi contabilizzati | ||||||||||||||
Lordo | R1410 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R1420 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Netto | R1500 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Premi acquisiti | ||||||||||||||
Lordo | R1510 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R1520 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Netto | R1600 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Sinistri verificatisi | ||||||||||||||
Lordo | R1610 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R1620 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Netto | R1700 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Variazioni delle altre riserve tecniche | ||||||||||||||
Lordo | R1710 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Quota a carico dei riassicuratori | R1720 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Netto | R1800 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Spese sostenute | R1900 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Altre spese | R2500 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | ||||||
Totale spese | R2600 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
B. Il sistema di Governance
B.1. INFORMAZIONI GENERALI SUL SISTEMA DI GOVERNANCE
B.1.1. Informazioni sulla governance in generale: struttura dell'organo amministrativo, direttivo o di vigilanza, descrizione dei ruoli e delle responsabilità, dettagli sulla ripartizione delle responsabilità (l’eventuale esistenza di comitati deve essere riportata)
Il sistema di corporate governance
La Società ha adottato il sistema di corporate governance tradizionale basato sulla presenza dell’assemblea dei soci, di un consiglio di amministrazione – che ha delegato parte dei suoi poteri ad un amministratore delegato e direttore generale (d’ora in poi AD) e ad un consigliere delegato e di un collegio sindacale.
L’assemblea dei soci, nelle materie di sua competenza, esprime la volontà degli azionisti; il consiglio di amministrazione esercita la supervisione strategica per il perseguimento dello scopo sociale e la gestione delle operazioni di maggior rilievo; la gestione operativa è affidata all’AD, che la declina nell’azienda attraverso il sistema delle deleghe e procure; il collegio sindacale svolge funzioni di vigilanza sul rispetto della legge, dello statuto e dei principi di corretta amministrazione e sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile e sul suo concreto funzionamento.
In base allo Statuto Sociale, il Consiglio di Amministrazione si compone di non meno di 3 e non più di 15 componenti, nominati dall’Assemblea che ne determina il numero. I Consiglieri devono soddisfare determinati requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza.
L’attuale Consiglio, composto di 6 membri, è stato nominato dall’Assemblea il 21 aprile 2016 e integrato con delibera assembleare del 9 novembre 2016, e rimarrà in carica fino all’approvazione del bilancio relativo all’esercizio che si concluderà il 31 dicembre 2018.
Il Consiglio ha ogni più ampio potere di gestione per il perseguimento dello scopo sociale. È inoltre l’organo sul quale ricade la responsabilità ultima di assicurare che le deliberazioni dell’Assemblea dei Soci abbiano corretta e tempestiva esecuzione.
A conferma ovvero anche ad integrazione dei poteri e delle attribuzioni riservati al Consiglio di Amministrazione dalla legge, dalle disposizioni regolamentari vigenti in materia e dallo Statuto sociale, sono in ogni caso riservate alla competenza esclusiva del Consiglio le decisioni relative alle strategie aziendali e la definizione delle linee generali di indirizzo della Società, nell’ambito delle direttive impartite dalla Capogruppo e del coordinamento svolto dalla stessa.
Il Consiglio è responsabile ultimo del sistema di controllo interno e gestione dei rischi di cui valuta periodicamente l’adeguatezza e l’efficacia. L’Amministratore Delegato e Direttore Generale è responsabile dell’attuazione, del mantenimento e del monitoraggio del sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi, ivi compresi quelli derivanti dalla non conformità alle norme, coerentemente con le direttive dell’organo amministrativo.
B.1.2. Informazioni sull’integrazione delle funzioni di risk management, internal audit, compliance e attuariale nella struttura organizzativa e nel processo decisionale dell’impresa. Status e risorse delle quattro funzioni all’interno dell’impresa. Informazioni sulle modalità con le quali le funzioni fondamentali sono dotate di autorità, risorse e indipendenza funzionale e con le quali informano e supportano l’organo amministrativo, direttivo o di vigilanza dell’impresa
Le funzioni di controllo
La Società si è dotata di un sistema di controllo interno e di gestione dei rischi basato sulla presenza di tre linee di difesa: le funzioni operative, le funzioni di controllo di secondo livello (risk, compliance e funzione attuariale) e la funzione di controllo di terzo livello (internal audit). In coerenza con il modello organizzativo della Country Italia2, le funzioni di controllo sono centralizzate in Generali Italia e svolgono le attività previste dalla normativa per Generali Italia S.p.A. e per le imprese assicurative italiane del Gruppo in perimetro, in base ad appositi contratti di esternalizzazione.
Mentre la responsabilità ultima sulla gestione dei rischi è assegnata alle funzioni operative, il compito delle funzioni di controllo di secondo livello è di monitorare nel continuo i rischi aziendali e di supportare il Consiglio di Amministrazione e l’Alta Direzione nell’espletamento dei compiti che sono loro propri. Il compito dell’internal audit è di valutare la complessiva efficacia ed efficienza del sistema di controllo interno.
Le funzioni di controllo sono prive di compiti operativi perché dedicate in via esclusiva a verificare che il sistema sia dotato nel continuo di un efficace presidio dei rischi e sono caratterizzate da un elevato livello di indipendenza rispetto alle funzioni operative.
Esse riportano direttamente al Consiglio di Amministrazione il quale definisce la retribuzione dei relativi responsabili e si assicura che siano dotate di risorse adeguate. Il Consiglio di Amministrazione valuta gli esiti delle attività svolte da queste funzioni e ne approva i piani di attività.
Le funzioni di controllo hanno libero accesso a tutte le informazioni necessarie allo svolgimento dei loro compiti.
Gli esiti delle attività delle funzioni di controllo sono regolarmente portati all’attenzione dell’A.D., del Consiglio di Amministrazione, anche per il tramite del Comitato Controllo e Rischi, e del Collegio Sindacale e contribuiscono, da un lato, alla definizione delle scelte di pianificazione strategica e, dall’altro, alla valutazione circa l’adeguatezza ed efficacia del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi.
Le Direttive sul Sistema di Controllo Interno e di gestione dei Rischi, approvate dal Consiglio di Amministrazione, definiscono, tra l’altro, le interazioni fondamentali tra le funzioni di controllo al fine di renderne più efficace ed efficiente l’operatività. Queste interazioni determinano un coordinamento nella pianificazione delle attività, un continuo scambio d’informazioni, comuni tassonomie, processi, strumenti e metodologie per la valutazione dei rischi.
Funzione di Risk Management
La funzione di risk management opera come garante della corretta implementazione del sistema di gestione dei rischi (diversi da quelli di conformità), secondo quanto prescritto dalla normativa e quanto stabilito dall’Organo amministrativo. Il Risk Management supporta il Consiglio di Amministrazione e l’Alta Direzione nella definizione delle strategie di gestione, monitoraggio e misurazione dei rischi e fornisce, attraverso un adeguato sistema di reporting, gli elementi per
2 Al 31.12.2016 le società nel perimetro della Country Italia erano incluse Generali Italia, Alleanza Assicurazioni, Genertel, Genertellife, Difesa Automobilistica Sinistri e Banca Generali.
la valutazione della tenuta del sistema di gestione dei rischi nel suo complesso.
Il responsabile della funzione di Risk Management (Chief Risk Officer) non è posto a capo di aree operative e riporta all’A.D. e funzionalmente al Consiglio di Amministrazione. In coerenza con il modello organizzativo di Gruppo, il Chief Risk Officer riporta anche al Group Chief Risk Officer.
Il responsabile della funzione di gestione dei rischi presenta, una volta all’anno, all’Organo Amministrativo:
- un programma di attività in cui sono identificati i principali rischi cui l’impresa è esposta e le proposte che intende effettuare in relazione ai rischi stessi.
- una relazione sull’adeguatezza ed efficacia del sistema di gestione dei rischi, delle metodologie e dei modelli utilizzati per il presidio dei rischi stessi, sull’attività svolta, sulle valutazioni effettuate, sui risultati emersi e sulle criticità riscontrate, e dando conto dello stato di implementazione dei relativi interventi migliorativi, qualora effettuati.
Per il dettaglio delle attività in capo alla funzione di Risk Management si rinvia alla sezione B.3
In coerenza con il modello organizzativo della Country Italia, la funzione di Risk Management è centralizzata in Generali Italia e svolge le attività previste dalla normativa per Generali Italia S.p.A. e per le imprese assicurative italiane del Gruppo in perimetro, in base ad appositi contratti di esternalizzazione.
La dotazione organica della funzione di Risk Management di Generali Italia è di 34 risorse, oltre al responsabile.
La Funzione di Compliance supporta il Consiglio di Amministrazione e l’Alta Direzione nell’identificazione, valutazione e monitoraggio dei rischi che potrebbero emergere dalla violazione di leggi e regolamentazioni anche interne e partecipa alla costruzione di un sistema di controllo in grado di assicurane il rispetto.
Più in particolare, la Funzione di Compliance
• presta consulenza al Consiglio di Amministrazione, all’ A.D. e all’Alta Direzione sull’osservanza delle disposizioni legislative, regolamentari e comunitarie applicabili alla Società;
• valuta il possibile impatto sulle attività della Società derivanti da modifiche del quadro normativo e degli orientamenti giurisprudenziali, valutando eventuali azioni volte a prevenire il rischio di non conformità;
• identifica e valuta il rischio di non conformità;
• contribuisce alla salvaguardia dell’integrità e della reputazione della Società assumendo iniziative per rafforzare la consapevolezza del personale sui temi di compliance;
• supporta la creazione di un’organizzazione in grado di adempiere ai requisiti normativi di cui valuta nel continuo l’adeguatezza e l’efficacia.
ll Compliance Officer riporta al General Counsel, al Consiglio di Amministrazione e al responsabile della corrispondente funzione di Gruppo di Assicurazioni Generali S.p.A..
In coerenza con il modello organizzativo della Country Italia, la Funzione di Compliance è centralizzata in Generali Italia e svolge le attività previste dalla normativa per Generali Italia S.p.A. e per le imprese assicurative italiane del Gruppo in perimetro, in base ad appositi contratti di esternalizzazione.
Il Compliance Officer presenta, di norma trimestralmente e comunque non meno di due volte l’anno al Consiglio di Amministrazione una relazione contenente una valutazione di sintesi circa l’esposizione della Società al rischio di conformità, le principali attività svolte nonché le eventuali criticità gestite. Una volta l’anno, propone il piano annuale delle attività elaborato tenuto conto dei risultati del processo di valutazione del rischio di conformità (compliance risk- assessment). Il piano è approvato dal Consiglio di Amministrazione.
Al Compliance Officer riportano anche la funzione Antiriciclaggio e le unità Privacy (in GBS tramite riporto funzionale) e
Antifrode Interna. Al netto di queste strutture il Compliance Officer conta direttamente su 14 risorse.
Funzione Attuariale
La Funzione Attuariale supporta il Consiglio di Amministrazione, in conformità a quanto previsto dalla normativa Solvency II, svolgendo compiti di coordinamento e di controllo in materia di calcolo delle riserve tecniche secondo Solvency II, di valutazione delle politiche di sottoscrizione e degli accordi di riassicurazione, nonché di contribuzione all’implementazione efficace del sistema di gestione dei rischi.
In coerenza con il modello organizzativo della Country Italia, la Funzione Attuariale è centralizzata in Generali Italia e svolge le attività previste dalla normativa per Generali Italia e per le imprese assicurative italiane del Gruppo in perimetro, tramite l’unità interna denominata “Coordinamento Funzioni Attuariali Controllate Generali Italia”, in base ad appositi contratti di esternalizzazione.
Il Responsabile della Funzione Attuariale di Generali Italia è inquadrato a riporto del Chief Financial Officer della Compagnia e riporta funzionalmente al Consiglio di Amministrazione, oltre che al Responsabile della Funzione Attuariale di Gruppo di Assicurazioni Generali S.p.A..
Il Responsabile del Coordinamento Funzioni Attuariali Controllate Generali Italia riferisce:
- ai CdA delle controllate;
- ai CFO / Responsabili Amministrativi delle Controllate.
La Funzione Attuariale di Generali Italia S.p.A. consta di 38 risorse escluso il responsabile.
Funzione di Internal Audit
La Funzione di Internal Audit supporta il Consiglio di Amministrazione garantendo una valutazione indipendente dell’adeguatezza e dell’efficacia del sistema di controllo interno e di altri elementi del sistema di governance, delle necessità di adeguamento, anche attraverso attività di supporto e consulenza alle altre funzioni aziendali, e quindi dell’effettivo funzionamento dei controlli disegnati per garantire il corretto svolgimento dei processi in considerazione dei livelli di propensione al rischio.
La funzione assiste in particolare il Consiglio di Amministrazione nel porre in essere parte delle attività di controllo di propria competenza, nonché le varie strutture della Società nel perseguimento dei propri obiettivi in materia di controllo interno, contribuendo - tra l’altro - allo sviluppo di un clima aziendale favorevole alla diffusione della cultura del controllo. La Funzione di Internal Audit può svolgere anche attività di advisory su tematiche relative alla governance, al risk management e ai controlli, qualora si ritengano opportune per l’organizzazione, così come attività speciali e non pianificate espressamente richieste dal Consiglio di Amministrazione o dal management.
Ha inoltre la responsabilità di segnalare al Consiglio di Amministrazione e al management situazioni di significativa esposizione dell’organizzazione ai rischi nonché di debolezza nei presidi di controllo (inclusi rischi di frode o carenze nella governance aziendale).
Il Responsabile della Funzione di Internal Audit non dipende gerarchicamente da alcun responsabile di aree operative e riporta direttamente al Consiglio di Amministrazione della Società e al Responsabile del Group Audit.
In coerenza con il modello organizzativo della Country Italia, la Funzione di Internal Audit è centralizzata in Generali Italia e svolge le attività previste dalla normativa per Generali Italia S.p.A. e per le imprese assicurative italiane del Gruppo in perimetro, in base ad appositi contratti di esternalizzazione.
Il responsabile della funzione di Internal Audit di Generali Italia si avvale di una struttura di 30 risorse.
B.1.3. Modifiche nel sistema di governance (devono essere riportate solo le modifiche significative intervenute nel periodo di riferimento)
Le modificazioni significative apportate al sistema di governance nel 2016
In data 21 aprile 2016, essendo giunto a scadenza il mandato dell’Organo Amministrativo, l’Assemblea degli Azionisti ha nominato il nuovo Consiglio di Amministrazione determinandone in 5 (cinque) il numero dei componenti – tra cui il Presidente - con durata del mandato in n. 3 esercizi e scadenza alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2018.
In pari data, il Consiglio di Amministrazione ha nominato l’Amministratore Delegato – il quale ricopre anche l’incarico di Direttore Generale - attribuendo al medesimo le relative deleghe di poteri.
In data 9 novembre 2016 l’Assemblea degli Azionisti ha rideterminato in 6 (sei) il numero dei componenti il Consiglio di Amministrazione, nominando un nuovo Amministratore della Società, con mandato per il residuo periodo di durata in carica del Consiglio di Amministrazione, ossia fino all’Assemblea convocata per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2018.
Ulteriori modifiche al sistema di governance sono intervenute nei primi mesi del 2017. Queste modifiche sono illustrate nel successivo paragrafo B.8 (Altre informazioni).
B.1.4. Politica di remunerazione (componenti variabili e fisse, criteri di performance, regimi pensionistici integrativi)
I principi della politica retributiva
La Società ha adottato una politica retributiva che comprende tra i propri destinatari i componenti del Consiglio Amministrazione, incluso l’Amministratore Delegato e Direttore Generale, e i ruoli a suo primo riporto con impatto significativo sul profilo di rischio e strategico della Società.
La politica retributiva della Società si fonda sui seguenti principi:
• equità e coerenza retributiva rispetto alle responsabilità assegnate e alle capacità dimostrate;
• allineamento alle strategie aziendali e agli obiettivi definiti;
• competitività rispetto alle prassi e tendenze di mercato;
• valorizzazione di merito e performance, in termini di risultati, comportamenti e valori espressi;
• governance chiara e compliance con il contesto regolamentare.
La remunerazione complessiva dei destinatari della politica di remunerazione è costituita da una componente fissa, una componente variabile e da benefit, strutturati in modo bilanciato ed equilibrato tra loro. La remunerazione complessiva viene valutata in termini di equità e coerenza interna rispetto al ruolo e alla posizione occupata nonché all’allineamento esterno rispetto al mercato.
La retribuzione fissa remunera il ruolo occupato e le responsabilità assegnate, tenendo anche conto dell’esperienza del titolare e delle competenze richieste, oltre alla qualità del contributo espresso nel raggiungimento dei risultati di business. La retribuzione variabile viene definita attraverso piani di incentivazione a breve e a lungo termine volti a motivare il management al raggiungimento degli obiettivi di business attraverso il collegamento diretto tra incentivi e obiettivi, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Un impatto particolarmente significativo è riservato alla componente variabile di lungo periodo. Sono sempre previsti dei limiti massimi sulla remunerazione variabile sia a livello complessivo
che individuale, collegati all’effettivo raggiungimento delle condizioni di performance e degli obiettivi definiti.
I benefit includono, in particolare, previdenza integrativa e assistenza sanitaria, autovettura aziendale e agevolazioni legate alla mobilità interna e internazionale, in linea con le prassi di mercato.
La Società conduce analisi sulla struttura del pacchetto retributivo al fine di assicurare il bilanciamento della remunerazione fissa, della remunerazione variabile a breve e lungo termine e dei benefit e al fine di promuovere l'impegno dei destinatari nel contribuire al raggiungimento di risultati sostenibili; questo approccio è considerato un fattore chiave per l’allineamento agli obiettivi strategici. In particolare, la componente fissa viene determinata in un ammontare tale da non incentivare assunzioni di rischio inappropriate e da consentire l’efficace operatività, al teorico ricorrere dei relativi presupposti, degli appositi meccanismi di correzione ex post (malus e clawback) sulla componente variabile. Il peso e la struttura della retribuzione variabile sono bilanciati in modo da incentivare il raggiungimento di risultati sostenibili nel tempo prendendo in dovuta considerazione il framework di rischio per scoraggiare comportamenti volti all’eccessiva esposizione.
Politica retributiva a favore dei componenti del Consiglio di Amministrazione (ad eccezione dell’Amministratore Delegato)
La politica retributiva per tutti gli amministratori non muniti di deleghe esecutive (indipendenti e non) prevede la corresponsione di un emolumento fisso Diversamente, per questi amministratori non è prevista la corresponsione di alcuna remunerazione variabile, in linea con le migliori pratiche di mercato internazionali, né è riconosciuto loro alcun trattamento pensionistico integrativo.
I membri del Consiglio di Amministrazione che intrattengono un rapporto di lavoro dipendente con società del Gruppo Generali riversano il compenso spettante alle medesime società del Gruppo.
Politica retributiva a favore dell’amministratore delegato e direttore generale e degli altri dirigenti con responsabilità strategiche
L’amministratore delegato e direttore generale e i ruoli a suo primo riporto con impatto significativo sul profilo di rischio e strategico della Società sono destinatari di una remunerazione complessiva costituita da una componente fissa, una componente variabile (a breve e a lungo termine) e benefit.
In termini di retribuzione complessiva target, l’intenzione è quella di allineare la retribuzione ad un livello competitivo, tra mediana e terzo quartile del mercato di riferimento, con il posizionamento individuale legato alla valutazione della performance, del potenziale e alla strategicità della risorsa secondo un approccio segmentato.
Nello specifico, le componenti variabili della remunerazione sono rappresentate da una componente variabile a breve termine (Short Term Incentive plan – STI) e a lungo termine (Long Term Incentive – LTI - plan). Queste componenti remunerano il raggiungimento di obiettivi di performance, sia quantitativi che qualitativi.
Lo Short Term Incentive (STI) plan prevede un bonus monetario definito sulla base:
• del funding di Gruppo, connesso ai risultati raggiunti in termini di Risultato Operativo e Utile Netto Rettificato di Gruppo;
• del raggiungimento di un livello minimo di Economic Solvency Ratio pari al 130% in linea con l’hard limit del Risk Appetite Framework di Gruppo approvato dal Consiglio di Amministrazione di Assicurazioni Generali S.p.A.;
• del raggiungimento di obiettivi annuali individuali, fissati in termini di creazione di valore, profittabilità corretta in base ai rischi, efficienza, business transformation & strategy acceleration e people empowerment . La valutazione finale del livello di raggiungimento di questi obiettivi prende anche in considerazione una
valutazione individuale di conformità rispetto a compliance/controlli interni/codice di condotta e processi di governance; questa valutazione può essere anche utilizzata come clausola di malus/clawback ove necessario.
Il Long Term Incentive (LTI) plan prevede l’assegnazione di azioni di Assicurazioni Generali S.p.A. e ha le seguenti caratteristiche:
• si articola su un arco temporale complessivo di 6 anni;
• è collegato a specifici obiettivi di performance di Gruppo (Return on Equity e Total Shareholder Return relativo);
• è subordinato al raggiungimento di un livello minimo di Economic Solvency Ratio pari al 130%;
• prevede un periodo di performance triennale e ulteriori periodi di indisponibilità delle azioni assegnate sino a due anni (c.d. periodo di detenzione minima, minimum holding period).
Gli obiettivi utilizzati nei sistemi incentivanti vengono definiti a priori e in modo che gli indicatori di performance annuali siano coerenti con quelli utilizzati per i piani di lungo termine.
Nessun incentivo viene erogato in caso di condotte dolose o gravemente colpose o di significativo deterioramento della situazione patrimoniale o finanziaria della Società o del Gruppo Generali. Qualsiasi importo erogato è soggetto a clawback nel caso in cui le performance considerate si siano rivelate non durature o effettive in conseguenza di condotte dolose o gravemente colpose. Inoltre, specifiche clausole di malus sono previste per la remunerazione variabile sia di breve sia di lungo periodo, definendo limiti al di sotto dei quali è prevista la riduzione/azzeramento di qualsiasi incentivo, da applicarsi secondo la valutazione del Consiglio di Amministrazione.
In linea con la normativa applicabile, la Società richiede al personale di non avvalersi di strategie di copertura personale o assicurativa (cd. hedging) che possano alterare o inficiare gli effetti di allineamento al rischio insiti nei meccanismi di remunerazione variabile.
È previsto che il trattamento pensionistico complementare sia quello disciplinato dalla normativa contrattuale individuale e di settore e da quella integrativa del Gruppo Generali.
Politica retributiva a favore dei responsabili e dei dirigenti di primo riporto delle funzioni di controllo
Le funzioni di Risk Management, Internal Audit, Compliance, la Funzione Attuariale sono esternalizzate a Generali Italia
S.p.A. che ne definisce la politica retributiva, tenendo anche conto del ruolo svolto presso le controllate.
B.1.5. Informazioni su operazioni significative effettuate durante il periodo di riferimento con gli azionisti, con le persone che esercitano una notevole influenza sull'impresa e con i membri dell'organo amministrativo, direttivo o di vigilanza
Le operazioni significative effettuate nel corso del 2016
Nel corso dell’esercizio non si rilevano operazioni sostanziali effettuate con azionisti, persone che esercitano un’influenza notevole sulla Società né con membri del Consiglio di Amministrazione.
B.2. REQUISITI DI COMPETENZA E ONORABILITÀ
B.2.1. Descrizione delle qualifiche, conoscenze e competenze applicabili alle persone che dirigono effettivamente l'impresa o rivestono altre funzioni fondamentali
La Società ha adottato una normativa interna in base alla quale i membri del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale, l’Amministratore Delegato e Direttore Generale la prima linea di riporto, nonché i Referenti delle funzioni di controllo in outsourcing ed i Responsabili del controllo su alcune attività in outsourcing, tra cui le funzioni di controllo, devono possedere, oltre ai requisiti previsti dalla legge2, determinati requisiti di professionalità e onorabilità.
Requisiti di professionalità
Più in particolare, il Consiglio di Amministrazione deve possedere, a livello collegiale, adeguate conoscenze ed esperienze in materia di:
- mercato in cui opera la Società, vale a dire consapevolezza e comprensione del più ampio contesto imprenditoriale, economico e di mercato di riferimento e consapevolezza del livello di conoscenza e delle esigenze dei clienti;
- strategia e modello di business, vale a dire conoscenza approfondita della strategia e del modello di business della Società;
- sistema di governance, vale a dire consapevolezza e conoscenza dei rischi cui la Società è esposta e la capacità di gestirli. A ciò si aggiunge la capacità di verificare l'efficacia delle misure adottate dalla Società per garantire un’effettiva governance, la supervisione e il controllo dell’attività e, se necessario, la capacità di gestire il cambiamento in tali settori;
- analisi finanziaria e attuariale, vale a dire capacità di interpretare le informazioni finanziarie e attuariali della Società, identificare e valutare i fattori chiave, mettere in atto controlli adeguati e adottare le misure necessarie in base alle informazioni disponibili;
- quadro e requisiti normativi, vale a dire consapevolezza e comprensione del quadro normativo in cui opera la Società, in termini di requisiti imposti dalla normativa e capacità di adattarsi prontamente ai relativi cambiamenti.
In generale, il management e i responsabili delle funzioni di controllo devono possedere le qualifiche professionali, le conoscenze e l'esperienza opportune e sufficienti per lo svolgimento delle proprie mansioni.
Le persone responsabili di vigilare sulle attività affidate in outsourcing devono possedere adeguate qualifiche professionali, conoscenza ed esperienza nella misura necessaria a controllare l'attività in outsourcing. In particolare, come requisito minimo, le persone responsabili delle attività in outsourcing devono possedere adeguate conoscenze e un'esperienza della funzione esternalizzata tali da permettere loro di verificare la performance e i risultati del fornitore di servizi.
2 Per il Consiglio di Amministrazione si fa riferimento, all’articolo 76 del Codice delle assicurazioni private, all’articolo 3 del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 220 dell’11 novembre 2011 nonché all’articolo 36 del Decreto legislativo n. 201 del 6 dicembre 2011. Per il Collegio Sindacale si fa riferimento all’articolo 76 del Codice delle assicurazioni private, all’articolo 3 del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 220 dell’11 novembre 2011, all’articolo 36 del Decreto legislativo n. 201 del 6 dicembre 2011 nonché all’articolo 1 del Decreto n. 162/ 2000 del Ministero della Giustizia.
Requisiti di onorabilità
Oltre ai requisiti di professionalità, la Società richiede ai propri esponenti di essere in possesso dei requisiti di onorabilità previsti dalla legge3 e di una buona reputazione personale.
L’onorabilità viene valutata in relazione a:
a) condanne penali;
b) valutazioni negative da parte delle autorità di vigilanza competenti che attestino la non onorabilità della persona per quel determinato incarico;
c) gravi misure disciplinari o amministrative inflitte a seguito di episodi di negligenza grave o comportamento doloso, anche a seguito di infrazioni del Codice di Condotta del Gruppo e delle relative disposizioni attuative.
Le condanne penali e le misure disciplinari sono valutate in relazione alle leggi che disciplinano il settore bancario, finanziario, mobiliare o assicurativo, o ancora riguardanti i mercati mobiliari o titoli e strumenti di pagamento, tra cui si includono a mero titolo esemplificativo le norme in materia di antiriciclaggio, manipolazione del mercato, abuso di informazioni privilegiate, usura e reati relativi a comportamenti disonesti quali frodi o reati finanziari. A ciò si aggiungono tutti gli altri reati gravi previsti dalla legislazione in materia di società, fallimento, insolvenza o tutela del consumatore.
La normativa interna prevede che il ricorrere di una delle seguenti situazioni dia luogo all’automatica preclusione ad assumere o mantenere un incarico:
a) presenza di sentenze irrevocabili di condanna a pena detentiva con riferimento alla normativa sopra citata;
b) presenza di sentenze irrevocabili di condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a due anni per un qualunque delitto non colposo, o
c) esistenza di qualsiasi altra situazione indicata alle precedenti lettere b) e c).
La presenza di ulteriori informazioni negative, diverse da quelle elencate ai precedenti punti (i), (ii) e (iii), incluse sentenze non definitive di condanna a pena detentiva, non comporta automaticamente l'esclusione dalla nomina o dal mantenimento della posizione. Salvo quanto altrimenti indicato dalla legislazione in vigore, la presenza di illeciti commessi non comporta automaticamente la non onorabilità della persona per i compiti che è chiamata a svolgere. Benché le condanne di natura penale, disciplinare o amministrativa e le inadempienze precedenti siano fattori importanti, la valutazione dell’onorabilità deve essere fatta caso per caso considerando il tipo di inadempienza o di condanna, la definitività o non definitività della condanna , l’arco di tempo intercorso dalla negligenza professionale o condanna, la gravità della stessa e il comportamento successivamente tenuto dalla persona.
B.2.2. Processo per la valutazione delle competenze e dell’onorabilità delle suddette persone
Processo per la valutazione dei requisiti di professionalità e onorabilità
L'accertamento del possesso dei requisiti di professionalità e onorabilità dei membri del Consiglio di Amministrazione è condotto dal Consiglio stesso in una delle prime riunioni successive alla sua nomina nonché con cadenza almeno annuale e ogniqualvolta si verifichi un cambiamento nella composizione del Consiglio per qualsiasi ragione (compresa, a titolo esemplificativo, la sostituzione di uno dei Consiglieri a seguito di dimissioni, revoca, decesso).
L'accertamento del possesso dei requisiti dei membri del Collegio Sindacale è condotto dal Consiglio di Amministrazione
3 Per quanto riguarda il CdA e I’Amministratore Delegato e Direttore Generale, si fa riferimento ai requisiti previsti dall’articolo 76 del Codice delle assicurazioni private e dall’articolo 5 del Decreto del Ministero per lo Sviluppo Economico n. 220/2011; per quanto riguarda i membri del Collegio Sindacale si fa riferimento, oltre che alle fonti normative appena citate, anche all’articolo 2 del Decreto del Ministero della Giustizia n.162/2000.
secondo modalità analoghe a quelle sopra descritte.
L'accertamento del possesso dei requisiti dell’Amministratore Delegato eDirettore Generale e della prima linea di riporto è condotto dal Consiglio di Amministrazione.
Per quanto concerne i responsabili delle funzioni di controllo, l’accertamento dei requisiti è condotto dal Consiglio di Amministrazione, mentre la valutazione del personale delle funzioni di controllo viene rispettivamente svolta dal responsabile di ciascuna funzione.
Per il restante personale, il possesso dei requisiti di professionalità e onorabilità viene svolto all’atto della nomina o dell’incarico e valutato annualmente nonché ogni qualvolta vi sia ragione di ritenere che siano intervenuti fatti o circostanze che possano incidere sulla sussistenza di questi requisiti. Questo processo è gestito sotto la responsabilità della funzione HR e Organizzazione.
B.3. SISTEMA DI GESTIONE DEL RISCHIO, COMPRESA LA VALUTAZIONE INTERNA DEL RISCHIO E DELLA SOLVIBILITÀ’
B.3.1. Descrizione del sistema di gestione del rischio: strategie, processi e procedure di reportistica
Il sistema di gestione dei rischi persegue l’obiettivo di preservare la stabilità e la solvibilità della Compagnia anche in condizioni estreme, attraverso governance, processi e procedure di reporting adeguati e finalizzati a misurare, monitorare, e gestire correttamente anche su base continuativa i rischi attuali e prospettici che potrebbero derivare dalle attività di business.
Il sistema è sviluppato in coerenza con il Sistema di gestione dei rischi di Gruppo.
Nell’ambito del sistema di gestione dei rischi, i ruoli e l’allocazione delle responsabilità in capo agli organi sociali, all’Alta Direzione, alle strutture operative e alle funzioni di controllo, nonché i flussi informativi tra le diverse Funzioni di controllo e tra queste e gli Organi Sociali sono definiti in direttive interne sul sistema di controllo interno e gestione dei rischi nonché nella Risk Management Policy e nelle altre Politiche specifiche per ogni singola categoria di rischio.
La Compagnia ha istituito una funzione di Risk Management che, in coerenza con le disposizioni regolamentari, ha la responsabilità di:
• concorrere alla definizione della politica di gestione del rischio e definire i criteri e le relative metodologie di misurazione dei rischi nonché predisporre la reportistica sugli esiti delle valutazioni, che trasmette al Consiglio di Amministrazione;
• concorrere alla definizione dei limiti operativi assegnati alle strutture operative e definire le procedure per la tempestiva verifica del rispetto dei limiti medesimi;
• validare i flussi informativi necessari ad assicurare il tempestivo controllo delle esposizioni ai rischi e l’immediata rilevazione delle anomalie riscontrate nell’operatività;
• effettuare la valutazione del profilo di rischio della Compagnia e segnalare al Consiglio di Amministrazione e all’Amministratore Delegato e Direttore Generale i rischi individuati come maggiormente significativi, anche in termini potenziali;
• predisporre la reportistica per il Consiglio di Amministrazione, per l’Amministratore Delegato e Direttore Generale e per i responsabili delle strutture operative circa l’evoluzione dei rischi e la violazione dei limiti operativi fissati e coordinare la predisposizione della Valutazione Interna dei Rischi e della Solvibilità (ORSA);
• verificare la coerenza dei modelli di misurazione dei rischi con l’operatività svolta dalla impresa e concorrere all’effettuazione delle analisi quantitative di cui all’art.20 del Regolamento n.20/2008 dell’IVASS;
• monitorare l’attuazione della politica di gestione del rischio, della politica di gestione del rischio operativo e la coerenza del profilo generale di rischio dell’impresa al Risk Appetite Framework (RAF);
• contribuire al calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità secondo le metodologie richieste e fornire adeguato reporting per l’Autorità di vigilanza;
• svolgere tutte le attività relative alla validazione del Modello Interno Parziale (di seguito Modello Interno);
• supportare i processi di business della Compagnia, affinché le decisioni aziendali tengano in considerazione l’impatto sul profilo di rischio.
La Risk Management Policy definisce i principi su cui si fonda il sistema di gestione dei rischi e costituisce, insieme al
RAF, il principale riferimento per tutte le politiche e linee guida inerenti i rischi, che indirizzano la selezione dei rischi, indicando quelli che si intende assumere, evitare o mitigare (Risk Preferences), le metriche da utilizzare, la propensione al rischio (Risk Appetite), le relative tolleranze (Risk Tolerances) ed i conseguenti processi di monitoraggio ed escalation, che prevede il coinvolgimento, sia per finalità informative che decisionali, di diversi attori nell’Alta Direzione della Compagnia e del Gruppo in funzione del livello di sforamento delle tolleranze al rischio.
La Risk Management Policy regolamenta anche il processo di Valutazione Interna dei Rischi e della Solvibilità (Own Risk and Solvency Assessment ovvero “ORSA”), attraverso il quale la Compagnia valuta i rischi, in ottica attuale e prospettica almeno annualmente, ovvero ogni volta che si presentano circostanze che potrebbero modificare significativamente il profilo di rischio, ed individua il livello di fondi propri necessari per soddisfare i requisiti minimi di solvibilità.
Nella Risk Management Policy viene inoltre descritto il processo di gestione dei rischi, articolato nelle fasi di identificazione, misurazione, gestione e monitoraggio e reporting (verso il Consiglio di Amministrazione, Autorità di Vigilanza e altri stakeholder interni ed esterni).
1. Identificazione dei rischi
La fase d’identificazione consente di individuare in ottica attuale e prospettica tutti i principali rischi a cui la Compagnia è esposta. In linea generale, i rischi si distinguono in due categorie, a seconda che siano da includere nel calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità (cd. Rischi Pillar I o rischi quantificabili), o siano esclusi da detto calcolo (cd. Rischi non Pillar I o rischi non-quantificabili).
I rischi Pillar I sono riassunti nella seguente tabella, in cui è anche indicata la metodologia di calcolo adottata:
Rischi Pillar I (Rischi quantificabili)
Rischi coperti dal Modello Interno Parziale | Formula Standard | |||
Rischi Finanziari | Rischi di Credito | Rischi sottoscrittivi Non Vita | Rischi sottoscrittivi (*) vita e malattia | Rischi operativi |
Tassi d’interesse | Ampliamento dello spread | Tariffazione | Mortalità Catastrofale | |
Volatilità dei tassi d’interesse | Credit Default | Riservazione | Mortalità non Catastrofale | |
Azioni | Default delle controparti | Catastrofi | Longevità | |
Volatilità delle azioni | Riscatti Danni | Morbilità/ Invalidità | ||
Immobili | Riscatti Vita | |||
Valute | Spese | |||
Concentrazione | Catastrofi Malattia | |||
Sinistri Malattia |
(*)Non si applicano alla Compagnia
Rispetto alla mappa dei rischi di Gruppo, la Compagnia non ha incluso, nella lista dei rischi che contribuiscono al calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità, il rischio Riscatti Danni, perché non materiale.
Per quanto riguarda i rischi non quantificabili, la Compagnia utilizzata metodologie di valutazione di tipo qualitativo e/o quantitativo. Rientrano in questa specifica categoria il rischio Strategico, di Reputazione, di Contagio, i rischi Emergenti ed il rischio di Liquidità. (per una descrizione dettagliata di questi rischi, si rimanda al capitolo “C. Profilo di Rischio”, alle sezioni di competenza C.4 e C.6).
2. Misurazione dei rischi
Il nuovo regime di solvibilità introdotto dalla Direttiva Solvency II prevede che le compagnie di assicurazione calcolino un requisito patrimoniale di solvibilità (Solvency Capital Requirement - SCR) capace di riflettere il proprio profilo di rischio, considerando anche l’impatto delle possibili tecniche di mitigazione nonché degli effetti di diversificazione.
L’SCR indica il livello di capitalizzazione necessaria affinché la Compagnia sia in grado di assorbire le perdite subite nel caso in cui si manifestino i rischi identificati.
Dopo essere stati identificati, i rischi quantificabili vengono misurati attraverso il calcolo del capitale richiesto.
A tal fine viene utilizzato il Modello Interno del Gruppo Generali: tale modello considera i rischi Finanziari, di Credito, Vita e Non Vita.
Relativamente ai rischi operativi, invece, il requisito patrimoniale di solvibilità è determinato sulla base della Formula Standard; indipendentemente dalla valutazione del requisito patrimoniale, la Compagnia effettua ulteriori analisi, al fine di identificare le specifiche tipologie dei rischi operativi maggiormente rilevanti nelle diverse aree aziendali e di individuare le eventuali azioni di mitigazione da porre in essere.
La Struttura di governance del Modello Interno viene descritta con maggior dettaglio nella sezione B.3.2, mentre le principali differenze tra le ipotesi sottostanti al Modello Interno e quelle che caratterizzano la Formula Standard sono descritte nella sezione E.4.
3. Controllo e gestione dei rischi
La responsabilità di assumere e gestire i rischi e di implementare adeguati presidi di controllo è in capo ai responsabili delle singole aree operative, per i rischi di rispettiva competenza. Ad essi spetta anche la responsabilità di monitorare le esposizioni ai rischi ed il rispetto dei relativi limiti.
Attività indipendenti di monitoraggio sono poste in essere dalle funzioni di controllo (Attuariale, Risk Management, Compliance ed Internal Audit).
La gestione operativa dei rischi è sviluppata in coerenza con il RAF, sulla base di linee guida e procedure operative, di Gruppo e di Compagnia, specifiche per ciascuna categoria di rischio. I livelli di tolleranza al rischio ed i limiti di rischio sono costantemente monitorati al fine di individuare eventuali violazioni ed attivare le procedure di escalation previste, che coinvolgono, a seconda dei casi, i responsabili delle strutture operative ai diversi livelli, l’Alta Direzione o il Consiglio di Amministrazione, oltre che la Capogruppo. Nel processo di escalation è previsto anche il coinvolgimento della funzione di Risk Management, chiamata a fornire le sue valutazioni sugli effetti dello sforamento e sulle azioni di mitigazione e/o i piani di rientro nei limiti poste in essere.
4. Reportistica di rischio
Un sistema strutturato di reporting, sia da parte delle strutture operative che da parte delle funzioni di controllo, permette di rendere consapevoli l’Alta Direzione ed il Consiglio di Amministrazione dell’evoluzione del profilo di rischio e di eventuali violazioni della risk tolerance, nonché di individuare le azioni di mitigazioni necessarie per ridurre l’esposizione. In linea con le disposizioni normative e regolamentari, adeguata informativa viene altresì fornita all’Autorità di Xxxxxxxxx.
Il reporting contiene anche gli esiti del processo di Valutazione interna dei rischi e della Solvibilità. Il principale reporting sulla solvibilità è costituito dall’ORSA Report, coordinato dalla funzione di Risk Management, che ha lo scopo di fornire una valutazione interna dei rischi e del fabbisogno di solvibilità globale su base attuale e prospettica. Il processo di ORSA garantisce la valutazione continua della posizione di solvibilità della Compagnia in linea con il processo inerente
la gestione del proprio piano strategico e con il piano di gestione del capitale (Capital Management Plan). Gli esiti delle valutazioni contenute nell’ORSA Report sono inviate all'autorità di vigilanza dopo l'approvazione del Consiglio di Amministrazione. Maggiori dettagli a tal riguardo sono disponibili nella sezione B.3.5.
B.3.2. Informazioni sulla governance del Modello Interno: indicazione di ruoli di responsabilità, con evidenza di compiti, posizione ricoperta e ambito delle responsabilità; in caso di esistenza di specifici comitati, l’indicazione delle modalità con cui questi interagiscono con l’organo amministrativo
Ai fini della misurazione del rischio la Compagnia utilizza il Modello interno, il cui utilizzo ai fini del calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità è stato approvato dall’Autorità di Xxxxxxxxx. Il Modello è divenuto quindi il riferimento per la misurazione e la valutazione dei rischi e il suo utilizzo è integrato in tutti i processi relativi alla gestione dei rischi e del capitale.
Per maggiori dettagli sulla metodologia del Modello Interno si rimanda alla sezione E.4.
La governance e i processi relativi al Modello sono definiti da specifiche politiche interne della Compagnia che hanno la finalità di:
• mantenere il Modello Interno e le sue componenti appropriati per il loro scopo;
• definire procedure per strutturare, implementare, utilizzare e validare i cambiamenti;
• confermare su base continuativa l’appropriatezza del Modello.
Le politiche definiscono a loro volta i ruoli e le responsabilità nell’implementazione di cambiamenti al Modello, normando le attività inerenti allo sviluppo del Modello stesso, necessarie per assicurarne l’appropriatezza nel tempo e, più in generale, per supportare il processo di cambiamento del Modello Interno. L’Autorità di Xxxxxxxxx viene periodicamente informata sulle modifiche apportate al modello nonché coinvolta in un processo di approvazione, qualora il cambiamento stesso sia rilevante.
Nell’ambito della governance del Modello, è stato istituito a livello di Country un comitato interno dedicato (cd. Internal Model Commitee), che ha come principali responsabilità quelle di supportare il processo decisionale sugli sviluppi ( o sui cambiamenti) del Modello Interno e di garantirne il monitoraggio durante il suo intero ciclo di vita, assicurandone il corretto funzionamento.
Il Chief Risk Officer (CRO) opera in coordinamento ed a supporto del Group Chief Risk Officer nel garantire sia il corretto funzionamento del Modello che la sua capacità di riflettere in modo adeguato il profilo di rischio della Compagnia. Il CRO è responsabile della definizione delle metodologie per ogni componente del modello, sulla base di quanto proposto dall’Internal Model Committee, così come per l’approvazione dei risultati.
L’Amministratore Delegato (CEO) e il Consiglio di Amministrazione vengono informati regolarmente sul funzionamento del Modello Interno. Il Consiglio di Amministrazione viene informato sui risultati del Modello, sull’appropriatezza, sulla conformità e sulla capacità dello stesso di riflettere in modo appropriato il profilo di rischio della Compagnia. Inoltre, il Consiglio ne approva i vari aspetti, compresi i risultati.
Nel corso dell’anno non ci sono state modifiche sostanziali nella governance del Modello Interno.
B.3.3. Descrizione del processo di validazione del modello interno per il monitoraggio della sua performance e della sua adeguatezza su base continuativa
Il calcolo del capitale richiesto è oggetto di convalida (o di validazione) indipendente, come richiesto dalla Direttiva all’articolo 124, sulla base dei principi definiti nelle politiche e linee guida di Gruppo.
L'esercizio di validazione ha lo scopo di fornire una valutazione indipendente della completezza, robustezza e affidabilità dei processi e dei risultati che compongono il Modello Interno, nonché della loro conformità ai requisiti normativi Solvency II. In particolare, la funzione di validazione supporta il Consiglio di Amministrazione e l’Alta Direzione nel monitorare l'adeguatezza del Modello Interno, le aree di debolezza e le limitazioni al fine di individuare eventuali migliorie da apportare al Modello stesso.
La validazione è eseguita annualmente, all’interno di un ciclo che garantisce la revisione di tutte le componenti del modello interno almeno ogni tre anni.
L’attività è svolta da un’apposita unità organizzativa indipendente dalle altre unità del Risk Management che risponde direttamente al Chief Risk Officer, le cui risorse non sono coinvolte nelle attività di sviluppo e calcolo del Modello Interno. L’unità di validazione si può avvalere delle attività di verifica svolte da altre funzioni di controllo (ad esempio Internal Audit, Funzione Attuariale) e può avvalersi del supporto di soggetti esterni indipendenti, il cui utilizzo comunque non solleva la Compagnia dalle proprie responsabilità.
L’ attività di validazione consiste in verifiche e test di natura:
• quantitativa: ad esempio, analisi di sensitività, che valutino la stabilità e la robustezza del modello interno rispetto ad ipotesi o dati di input differenti o ri-esecuzione di calcoli, anche attraverso modelli alternativi;
• qualitativa: ad esempio, analisi dei documenti prodotti ed interviste sulle singole componenti del modello, verifica dei processi e della governance, verifica dell’utilizzo del modello nelle attività di business, etc.
Oltre al processo regolare di validazione ci sono elementi specifici che possono richiedere attività di convalida ad hoc, come, ad esempio, in caso di modifiche al modello o richieste dell’autorità di vigilanza e del Consiglio di Amministrazione.
Le risultanze della validazione sono illustrate alle funzioni responsabili delle diverse componenti del modello, che, in caso di rilievi, definiscono le azioni di rimedio ed i relativi tempi di attuazione. Nel caso le criticità rilevate siano significative o non sia possibile procedere subito nell’implementazione delle azioni di rimedio, viene data informativa al Chief Risk Officer ed alla Capogruppo, secondo criteri stabiliti.
L’intera attività è formalizzata in un Report di Validazione, sottoposto all’approvazione del Chief Risk Officer, che successivamente viene presentato al Consiglio di Amministrazione ed alla Capogruppo dal responsabile dell’unità di validazione.
B.3.4. Processo di valutazione interna del rischio e della solvibilità (ORSA)
Il processo ORSA è l'insieme di tutte le attività impiegate per identificare, valutare, monitorare, gestire e riportare i rischi di breve e lungo periodo assunti dalla Compagnia. Il processo ORSA è una componente chiave del sistema di gestione dei rischi, il cui scopo è valutare l’adeguatezza della posizione di solvibilità e l’analisi del profilo di rischio su base corrente e prospettica.
Il processo ORSA documenta e valuta i principali rischi a cui la Compagnia è esposta, o potrebbe essere esposta sulla base del suo piano strategico. Include la valutazione dei rischi nel perimetro del calcolo del capitale richiesto, oltre agli altri rischi non quantificabili. Relativamente alle valutazioni quantitativ , vengono eseguite specifiche analisi di stress test e di sensitività al fine di valutare la variazione del profilo di rischio della Compagnia al cambiamento delle condizioni di mercato o di specifici fattori di rischio.
Il documento ORSA Report è prodotto su base annuale, mentre informative specifiche vengono portate all’attenzione dell’Alta Direzione e del Consiglio di Amministrazione durante il processo stesso. In aggiunta al documento annuale, ORSA report ad-hoc possono essere prodotti (in via semplificata o nella sua interezza) qualora il profilo di rischio della Compagnia cambiasse significativamente, sia per fattori esogeni che endogeni.
Tutti i risultati sono opportunamente documentati nell’ORSA Report e discussi durante uno specifico comitato interno alla Compagnia (denominato Comitato Rischi). Dopo la discussione e l’approvazione da parte del Consiglio di Amministrazione, il Report viene presentato all’Autorità di Xxxxxxxxx. Come regola generale, le informazioni incluse all’interno del ORSA Report sono sufficientemente dettagliate in modo da garantire che i risultati rilevanti possano essere usati nei processi decisionali e in quelli di pianificazione aziendale.
B.3.5. Dichiarazione che spieghi in che modo la Compagnia ha stabilito il proprio fabbisogno di solvibilità, tenuto conto del suo profilo di rischio, nonché come le sue attività di gestione del capitale ed il suo sistema di gestione dei rischi interagiscono tra loro
I processi di gestione dei rischi sono strettamente integrati con svariati processi aziendali. Questa integrazione è considerata indispensabile per garantire l'allineamento tra le strategie di business e di rischio.
Mediante il processo ORSA la proiezione della posizione di capitale e la valutazione del profilo di rischio prospettico contribuiscono al processo di pianificazione strategica e di gestione del capitale (Capital Management).
Il Report ORSA fa leva anche sul Capital Management Plan per verificare l'adeguatezza, ed anche la qualità, dei fondi propri ammissibili necessari per coprire il fabbisogno di solvibilità globale, sulla base delle ipotesi di piano.
Per assicurare il continuo allineamento tra rischio e strategie di business, il Risk Management sostiene attivamente il processo di pianificazione strategica e partecipa attivamente alla valutazioni di rischio sottostanti il piano stesso, nonché alle discussioni e alle presentazioni delle risultanze, sia all’Alta Direzione della Compagnia che al Consiglio di Amministrazione.
Inoltre, il Risk Management interagisce con le funzioni delegate alla definizione delle strategie dei prodotti, sia Vita che Non Vita, al fine di garantire che il piano prodotti sia coerente e compatibile con il risk appetite e con la capacità di assorbire il rischio (risk capacity) della Compagnia stessa.
In aggiunta, il Risk Management collabora con la funzione del Chief Investment Officer (CIO) per la quantificazione del profilo di rischio associato alle strategia di Asset Allocation e di Asset e Liability Management, sempre con la finalità di garantire che le scelte della funzione di Chief Investment Officer sottostanti la definizione della strategia degli attivi siano coerenti e compatibili con il risk appetite e con la risk capacity della Compagnia stessa.
Infine, il Risk Management partecipa alle valutazioni di operazioni ordinarie e straordinarie, quali ad esempio il potenziale acquisto o vendita di portafogli di polizze, la fusione di portafogli di attivi o passivi e l’acquisto di investimenti specifici: il ruolo primario del Risk Management in quest’ambito è quello di garantire che tali operazioni non compromettano la solidità del sistema di solvibilità e di gestione dei rischi della Compagnia stessa, incluse le relative valutazioni di impatto in termini di risk capacity.
B.4. SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO
Il sistema di controllo interno adottato dalla Società è un sistema integrato e coinvolge l’intera struttura organizzativa: tanto gli organi sociali quanto le funzioni aziendali sono chiamati a contribuire, in modo coordinato e interdipendente, al mantenimento del sistema.
Come già riportato nel paragrafo B.1 della presente relazione, al Consiglio di Amministrazione è assegnata la responsabilità ultima di garantire l’adeguatezza e l’efficacia del sistema di controllo interno e gestione dei rischi; L’Alta Direzione, ed in particolare l’Amministratore Delegato e Direttore Generale, è responsabile dell’attuazione, del mantenimento e del monitoraggio del sistema di controllo interno e gestione dei rischi, in conformità con le direttive dettate dal Consiglio di Amministrazione.
Come in precedenza anticipato, il sistema di controllo interno adottato dalla Società si caratterizza per la presenza delle
c.d. tre linee di difesa, cui appartengono rispettivamente:
• le funzioni operative, responsabili di effettuare i c.d. controlli di linea o di primo livello, ivi incluso il Financial Reporting Officer (che nella Società si identifica con il Responsabile Pianificazione Amministrazione e Controllo) che ha il compito di assicurare che, nell’ambito del primo livello organizzativo, il sistema di controlli garantisca che ogni significativo rischio di Financial Reporting sia identificato e controllato attraverso una verifica del funzionamento dei processi aziendali. Esso si focalizza sulle transazioni che contribuiscono alla formazione del bilancio e del bilancio consolidato di Gruppo, su base semestrale ed annuale e di ogni comunicazione al mercato di carattere finanziario;
• le funzioni Attuariale, di Compliance e di Risk Management, a cui fanno capo i controlli c.d. di secondo livello;
• la funzione Internal Audit, responsabile dei controlli c.d. di terzo livello.
La Società ha adottato un modello organizzativo di accentramento delle funzioni di controllo (Internal Audit, Risk Management, Compliance e Attuariale) che sono collocate nell’ambito di Generali Italia S.p.A. e svolgono l’attività in outsourcing anche per conto di Genertel S.p.A.
Per quanto attiene ai controlli di linea o di primo livello, ai responsabili delle singole unità organizzative è assegnato il compito di assicurare la corretta gestione dei rischi correlati alle attività svolte e di implementare adeguati presidi di controllo, nel rispetto dell’assetto organizzativo e degli indirizzi impartiti dall’Alta Direzione, ed in particolare dall’Amministratore Delegato e Direttore Generale, per garantire l’attuazione delle “Direttive in materia di controlli interni e di gestione dei rischi” dettate dal Consiglio di Amministrazione della Compagnia. Gli specifici ruoli e responsabilità di ciascuna unità organizzativa sono definiti nell’ambito del sistema di deleghe e poteri, nonché nelle politiche interne approvate dal Consiglio di Amministrazione.
I controlli di secondo livello rispondono all’esigenza di garantire il monitoraggio continuo dei rischi più significativi per l’attività aziendale. Nell’ambito del sistema adottato dalla Società, la responsabilità di tali controlli è attribuita a funzioni aziendali prive di compiti operativi e dedicate in via esclusiva a garantire l’esistenza di un efficace presidio dei rischi.
Queste funzioni sono rappresentate organizzativamente da: funzione Attuariale, funzione di Compliance e funzione di Risk Management.
Al fine di garantire alle tre funzioni l’indipendenza e l’autonomia necessaria, esse riportano al Consiglio di Amministrazione ed operano in maniera coordinata evitando sovrapposizioni e garantendo, ognuna con la propria autonomia decisionale, la più efficace copertura dei principali rischi aziendali.
I controlli di terzo livello sono affidati alla funzione di Internal Audit, a cui spetta il monitoraggio e la valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del sistema dei controlli interni nel suo complesso. La funzione si caratterizza per una
spiccata indipendenza dal business e un elevato grado di autonomia: il Responsabile della funzione non dipende gerarchicamente da alcun responsabile di aree operative e risponde direttamente al Consiglio di Amministrazione.
Il ruolo, le responsabilità e la collocazione organizzativa delle funzioni di controllo di secondo e terzo livello sono definite da apposite politiche del Gruppo Generali.
B.4.1. Modalità di attuazione della funzione di verifica della conformità
Modello operativo di compliance
La Società ha definito un modello operativo di compliance, allineato con il risk management, che identifica i processi chiave sia per le funzioni operative che per la funzione di compliance.
Il modello operativo di compliance è strutturato in cinque processi chiave che prevedono:
1. l’identificazione dei rischi di compliance;
2. la loro misurazione;
3. le iniziative di mitigazione;
4. il monitoraggio nel continuo dei rischi;
5. la reportistica e la pianificazione.
Il processo di identificazione dei rischi ha l’obiettivo di assicurare che gli adempimenti normativi derivanti sia dalla normativa di auto che di etero regolamentazione siano identificati ed assegnati alla responsabilità delle funzioni operative. L’identificazione delle norme avviene (i) previa verifica dell’applicabilità delle stesse rispetto alla realtà operativa della Società, (ii) con riferimento ai processi posti in essere e (iii) tenendo conto dell’eventuale trasversalità delle norme, ossia delle norme che sono applicabili a più processi.
L’identificazione dei rischi si articola in tre fasi:
• Identificazione dei requisiti normativi: la Funzione di Compliance monitora nel continuo l’evoluzione normativa in modo da identificare i requisiti normativi applicabili che vengono censiti in un database normativo.
• Collegamento dei requisiti normativi ai rischi e ai processi: i requisiti normativi sono collegati alla mappa dei rischi e ai processi aziendali con il supporto di un database normativo. La Funzione di Compliance identifica l’impatto di ciascun requisito sui processi aziendali ai quali esso si applica
• Identificazione e assegnazione dei requisiti normativi ai responsabili delle funzioni operative: la Funzione di Compliance identifica, per ciascun processo i responsabili della unità organizzative in capo alle quali risiede la responsabilità di applicare i requisiti normativi.
Il processo di misurazione dei rischi ha l’obiettivo di valutare, anche in ottica prospettica, i rischi a cui la Società è esposta e il livello di adeguatezza del sistema di controllo interno rispetto agli obiettivi prefissati. La Società ha adottato un duplice approccio per la misurazione dei rischi allo scopo di (i) fornire all’Alta Direzione e al Consiglio di Amministrazione una visione integrata, anche prospettica, dei rischi di compliance in grado di supportare le decisioni di pianificazione strategica e di effettuare una valutazione complessiva di adeguatezza del sistema di controllo interno; (ii) valutare l’adeguatezza e l’efficacia dei presidi di controllo all’interno dei processi industriali, anche attraverso attività di controllo indipendenti, al fine apportare eventualmente dei correttivi all’operatività quotidianadella Compagnia.
La misurazione dei rischi di non conformità quindi si sostanzia:
• nella valutazione del rischio inerente (o lordo) tenendo in considerazione il modello di business della
Compagnia e prescindendo dai presidi organizzativi in essere;
• nella verifica dell’adeguatezza dei presidi organizzativi adottati ai fini di assicurare il rispetto della normativa di riferimento (c.d. verifica di adeguatezza) e nella conseguente valutazione del rischio residuo (o netto) ex ante;
• nella verifica (nel continuo) dell’effettiva adozione dei presidi organizzativi previsti e della conformità dei processi aziendali (c.d. verifica di efficacia) e nella conseguente valutazione del rischio residuo (o netto) ex post.
All’esito dell’attività, per ogni processo-rischio si giunge nel continuo ad una valutazione della rischiosità ex ante, sia di rischio inerente che di rischio residuo (valutata l’adeguatezza dei presidi adottati) e del rischio residuo ex-post valutata l’efficacia degli stessi.
L’attività di misurazione dei rischi prevede altresì la definizione di un piano di verifiche ex post (o di efficacia) a partire dai processi maggiormente esposti al rischio di compliance.
Fanno inoltre parte del processo di misurazione dei rischi le valutazioni che la funzione rilascia all’Alta Direzione e al Consiglio di Amministrazione in relazione ad operazioni di rilevante importanza che devono essere decise dall’Organo Amministrativo.
Il processo di mitigazione dei rischi ha l’obiettivo di assicurare che siano adottate tutte le azioni necessarie per la corretta attuazione degli adempimenti previsti dalle normative. In particolare, la Funzione di Compliance ha il compito di attivare, per i rischi maggiormente rilevanti, appositi programmi di formazione per il personale, di emanare regolamentazioni e procedure interne e di definire, d’intesa con le funzioni operative, standard minimi di controllo.
Il processo di monitoraggio dei rischi ha l’obiettivo di conseguire una visione sempre aggiornata sulla capacità dell’organizzazione di gestire i rischi di compliance. Il processo si concretizza nella raccolta e nell’analisi continua di dati e indicatori di rischiosità in grado di fornire informazioni utili allo scopo. In questo ambito inoltre, rilevano la gestione delle segnalazioni di violazione del Codice di Condotta, e l’attività di antifrode interna svolta a tutela dei clienti e del patrimonio aziendale.
Il processo di reportistica ha l’obiettivo di assicurare adeguati flussi informati all’Alta Direzione e al Consiglio di Amministrazione funzionali all’assunzione di decisioni che tengano conto del livello di esposizione ai rischi di compliance ed alla valutazione sull’adeguatezza ed efficacia del sistema di controllo interno avuto riguardo alla sua capacità di gestire questi rischi.
B.5. FUNZIONE DI REVISIONE INTERNA
B.5.1. Informazioni sulla funzione di internal audit: struttura organizzativa, decision making processes, risorse della funzione, qualifiche professionali, conoscenze, esperienza e indipendenza operativa della funzione
In Genertel Spa, le attività di revisione interna (Internal Audit) sono svolte dalla Funzione di Internal Audit in linea con i principi organizzativi definiti dalla specifica politica approvata dal Consiglio di Amministrazione della Compagnia (Internal Audit Policy).
In coerenza con il modello organizzativo della Country Italia, la struttura dell’Internal Audit è centralizzata in Generali Italia e svolge le attività previste dalla normativa di settore per le imprese assicurative italiane del Gruppo, in base ad appositi contratti di esternalizzazione.
La Funzione di Internal Audit è una funzione indipendente ed obiettiva istituita dal Consiglio di Amministrazione per esaminare e valutare l’adeguatezza, la funzionalità, l’effettività ed l’efficienza del sistema dei controlli interni e di tutti gli altri elementi del sistema di governance.
La Funzione supporta il Consiglio di Amministrazione nell’identificazione delle strategie e delle linee guida per i controlli interni e la gestione dei rischi, assicurandone l’adeguatezza e validità nel tempo, e fornisce al Consiglio di Amministrazione analisi, valutazioni, raccomandazioni ed informazioni in merito alle attività analizzate; svolge anche attività di assurance e consulenza a beneficio del Consiglio di Amministrazione e dell’Alta Direzione.
La Funzione di Internal Audit è dotata di budget e di risorse adeguate e il suo staff possiede le conoscenze, le abilità e le competenze necessarie per svolgere le proprie attività con competenza e diligenza professionale.
La Funzione di Internal Audit ha accesso a tutti gli elementi dell’organizzazione e alla documentazione relativa all’area aziendale oggetto di verifica in modo completo, libero, tempestivo e senza restrizioni, nel pieno rispetto della riservatezza e salvaguardia dei dati e delle informazioni. Il Responsabile della Funzione ha anche libero accesso al Consiglio di Amministrazione.
La Funzione, inoltre, opera nel pieno rispetto delle linee guida emanate dall’Institute of Internal Auditors (IIA), del Codice di Condotta e dei Principi Fondamentali per la Pratica Professionale dell'Internal Auditing (Standards)che costituiscono i requisiti fondamentali per la pratica professionale dell’Internal Audit e per la valutazione dell’efficacia della attività di audit stessa. Alla luce del delicato ed importante ruolo di garanzia svolto all'interno dell’azienda, tutto il personale della Funzione deve possedere i requisiti di competenza e onorabilità richiesti dalla politica del Gruppo Generali sui requisiti di onorabilità e professionalità (Group Fit & Proper Policy).
In particolare, il responsabile della Funzione di Internal Audit è una persona che possiede i requisiti richiesti dall’autorità italiana e dalla normativa Solvency II, così come quelli richiesti dal Gruppo Generali, e vanta una vasta esperienza in aree tra le quali l’audit, i controlli, il business assicurativo, la gestione dei rischi e la compliance. Il responsabile della Funzione di Internal Audit non può assumere alcuna responsabilità operativa e mantiene un rapporto aperto, costruttivo e di piena collaborazione con le autorità di vigilanza, che supporta attraverso la condivisione di informazioni necessarie allo svolgimento delle rispettive responsabilità.
Anche il personale della Funzione possiede le competenze e una comprovata esperienza commisurata al grado di complessità delle attività da svolgere. La Funzione è composta da dipendenti aventi un elevato potenziale di sviluppo professionale e personale, che sono tenuti ad evitare, per quanto possibile, di essere coinvolti in attività che potrebbero creare situazioni di conflitti di interesse, reali o potenziali. Tali persone sono inoltre tenute a mantenere l’assoluta riservatezza delle informazioni di cui vengono a conoscenza nello svolgimento delle loro attività.
Le altre strutture organizzative non interferiscono nelle attività della Funzione di Internal Audit, in particolare, al fine di garantirne l’indipendenza e l’obiettività, l’identificazione degli interventi di audit, la definizione del perimetro delle verifiche, delle modalità di esecuzione, della loro frequenza e tempistica, nonché dei contenuti dei report finali di audit, non sono soggetti ad alcun condizionamento.
Gli internal auditor non hanno responsabilità operative dirette o poteri su una qualsiasi delle attività sottoposte a verifica. Di conseguenza, essi non sono coinvolti nell’organizzazione aziendale della Compagnia o nel suo sviluppo, nell’introduzione od implementazione di misure organizzative o di controlli interni. Tuttavia, la necessità di imparzialità non esclude la possibilità di richiedere alla Funzione di Internal Audit un parere su questioni specifiche relative ai principi di controllo interno da rispettare.
Con cadenza almeno annuale, il Responsabile della Funzione di Internal Audit sottopone all’approvazione del Consiglio di Amministrazione della Compagnia un Piano di Audit.
Tale piano è sviluppato sulla base dell’analisi delle priorità dei processi attraverso l’utilizzo di una metodologia risk based, prendendo in considerazione le attività in essere, il sistema di governance, gli sviluppi e le innovazioni attese, nonché tenendo in considerazione gli input ricevuti dall’Alta Direzione e dal Consiglio stesso. La pianificazione deve tener conto anche di ogni eventuale carenza emersa dalle attività di audit svolte in precedenza e degli eventuali nuovi rischi identificati.
Il Piano di Audit include anche la pianificazione temporale delle attività così come il budget e le risorse necessarie per la sua esecuzione. Il responsabile della Funzione di Internal Audit comunica al Consiglio di Amministrazione eventuali impatti derivanti da carenze nelle risorse a disposizione ed eventuali cambiamenti, anche se provvisori.
Il Piano viene rivisto con cadenza almeno semestrale per recepire eventuali cambiamenti nell’organizzazione del business, nei rischi, nelle operazioni, nei programmi, nei sistemi, nei controlli e per tenere conto delle evidenze di audit identificate.
Durante l’anno, laddove necessario, la Funzione di Internal Audit può eseguire attività non incluse nel Piano di Audit o attività di consulenza (advisory) relative a tematiche di governance, di gestione dei rischi e dei controlli, se utili all’organizzazione.
Tutte le attività di audit sono svolte nel rispetto di una coerente metodologia. Lo scopo dell’attività di audit comprende, tra l’altro, l’esame e la valutazione dell'adeguatezza e dell'efficacia della gestione dell'organizzazione, dei rischi e dei presidi di controllo interno in relazione alle finalità ed agli obiettivi definiti dalla Compagnia.
A seguito della conclusione di ciascuna attività di audit, la relazione finale viene predisposta ed inviata alla funzione oggetto di verifica e ai relativi responsabili. La relazione riporta tutte le evidenze emerse riguardanti l'efficienza e l'adeguatezza del sistema di controllo interno e la conformità alle policy, alle procedure e ai processi adottati, indicando al contempo il grado di rilevanza delle carenze riscontrate. Include, inoltre, le azioni correttive concordate, già adottate o da adottare, a fronte delle problematiche identificate nonché la scadenza per la loro implementazione. La funzione di Internal Audit è responsabile del monitoraggio delle evidenze riscontrate e dell’implementazione delle relative azioni correttive concordate.
Il Responsabile della funzione di Internal Audit, con cadenza almeno semestrale, sottopone al Consiglio di Amministrazione un report riepilogativo delle attività svolte e delle criticità di rilievo identificate durante il periodo di riferimento. Il Consiglio di Amministrazione della Compagnia definisce le azioni correttive da implementare in relazione ad ogni criticità riportata ed assicura che tali azioni vengano implementate. Nel caso di eventuali situazioni di particolare rilievo identificate, il responsabile della funzione di Internal Audit informa immediatamente il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale della Compagnia.
La Funzione di Internal Audit sta implementando un programma di assurance e miglioramento della qualità sull’attività che svolge. Tale programma prevede una valutazione di conformità agli Standard internazionali di Internal Auditing nonché una valutazione in merito all’applicazione da parte degli internal auditor del Codice di Condotta del Gruppo Generali. Il programma valuta anche l'efficienza e l'efficacia dell'attività di audit e ne identifica le opportunità di miglioramento.
In termini di struttura organizzativa, le unità che svolgono le attività di Audit sono mantenute distinte per business di riferimento da quelle di Pianificazione e Controllo delle attività della struttura. In particolare la Funzione di Internal Audit è così suddivisa:
• Operational Audit, ovvero la struttura responsabile dello svolgimento di attività di audit sui processi core; a sua volta la struttura è organizzata per aree specialistiche (business vita, business non vita, support, solvency II) in modo tale da garantire un adeguato presidio nello svolgimento delle attività.;
• Financial Audit, responsabile dello svolgimento di attività di audit relativamente a tematiche di natura contabile e investimenti nonché del monitoraggio dei principali KPI sul bilancio;
• IT Audit, che si occupa principalmente di svolgere attività di audit sui processi IT, ma anche di fornire supporto alle altre funzioni aziendali nelle attività di verifica di adeguatezza dei controlli IT;
• Mandatory Audit, struttura dedicata alle attività richieste dalla normativa o dall’autorità di vigilanza all’Internal Audit; in particolare si occupa della redazione della relazione trimestrale su reclami e dello svolgimento e del coordinamento delle attività di vigilanza ex d.lgs 231/01;
• Planning & Control, è la struttura che supporta il responsabile per le attività di quality review e sviluppo metodologico in coordinamento con la rispettiva funzione di Capogruppo, che si occupa di supervisionare la pianificazione delle attività nonché delle attività di formazione specifica, che prepara e monitora il budget della funzione, che predispone e migliora nel continuo la reportistica.
B.6. ATTIVITA’ E ORGANIZZAZIONE DELLA FUNZIONE ATTUARIALE
Attività
Le principali responsabilità della Funzione Attuariale di Generali Italia, in linea con quanto previsto dalla normativa SolvencyII e integrato dalla politica interna del Gruppo Generali sui compiti delle funzioni attuariali, sono:
• coordinamento e calcolo delle riserve tecniche ai sensi della Direttiva (Calculation), nonchè verifiche di coerenza con le analoghe valutazioni del bilancio d’esercizio;
• validazione delle riserve tecniche in ambito Solvency II (Validation);
• supporto e contribuzione alle valutazioni richieste dai modelli di rischio;
• valutazione della sufficienza e qualità dei dati utilizzati per il calcolo delle riserve tecniche;
• parere sulla Politica di Sottoscrizione globale e sull’adeguatezza degli accordi di riassicurazione;
• reporting (interno ed al CdA);
• supporto al sistema di gestione dei rischi della Compagnia(reportistica ORSA);
• supporto nell’ambito del Pillar III alla compilazione dell’informativa quantitativa( QRTs - (Quantitative Reporting Templates).
Inoltre, alla Funzione Attuariale sono attribuiteulteriori attività rispetto a quelle regolate dalla normativa Solvency II, quali:
• calcolo e controllo delle riserve del bilancio d’esercizio (Local GAAP) e secondo i principi internazionali IFRS (calcolo delle riserve recniche per il settore Non Vita e solo delle riserve aggiuntive per il Vita; verifica Liabilities Adequacy Test);
• coordinamento e calcolo del valore;
• supporto all’attività di Asset Liabilities Management;
• gestione dei sistemi attuariali Vita utilizzati per la produzione dei flussi di cassa.
Nel corso del 2016 la Funzione Attuariale ha proseguito l’implementazione delle attività previste dalla normativa Solvency II e declinate più dettagliatamente nella politica di Gruppo sulla Funzione Attuariale (Group Actuarial Function Policy), nonché nelle relative linee guida (Actuarial Function Guidelines). Si sono via via sviluppati e adeguati i processi di interazione con le diverse strutture aziendali e sono stati consolidati i presidi volti ad assicurare la qualità dei dati alla base delle valutazioni. In tale ambito si è strutturato il coordinamento con il Risk Management attraverso l’istituzione di un comitato tecnico (Technical Committee), in linea con le previsioni delle specifiche linee guida interne della Compagnia (Risk Management and Actuarial Function Joint Guidelines), emanate nel febbraio 2017.
Durante il 2016 si è progressivamente attuato il passaggio di responsabilità di alcune attività precedentemente attribuite all’Attuario Incaricato, così come prescritto dalla recente normativa in materia.
Inoltre, la Funzione Attuariale, come previsto dal Regolamento IVASS n. 22 del 2008, modificato e integrato dal Provvedimento IVASS n. 53 del dicembre 2016, ha effettuato la valutazione sulla sufficienza delle riserve tecniche dei Rami Vita e dei Rami di Rresponsabilità Civile veicoli e natanti del lavoro diretto (artt. 23-bis e 23-ter del Regolamento n. 22/2008), nonché delle riserve tecniche dell’attività di riassicurazione (art. 23-quater dello stesso Regolamento) ed ha predisposto le relative relazioni per il Consiglio di Amministrazione della Società.
Sempre nel corso del 2016 va evidenziato che,
• il Responsabile della Funzione Attuariale ha presentato al Consiglio di Amministrazione della Compagnia il
report (Actuarial Function Report) recante l’informativa sull’affidabilità e adeguatezza delle riserve tecniche (Techinical Provision -TP), l’opinione sulla politica di sottoscrizione e sull’adeguatezza degli accordi di riassicurazione, con riferimento all’esercizio 2015;
• in merito al calcolo delle ipotesi operative per la determinazione delle riserve Vita, sono proseguite le implementazioni richieste da IVASS e riportate nel piano di rimedio (Remediation Plan) presentato all’Autorità di Vigilanza. Le attività realizzate nel 2016 hanno permesso ulteriori progressi nello sviluppo dei processi, al fine di rendere il sistema pienamente conforme ai requisiti normativi. Il progetto sarà completato nel corso del 2017;
• sono state condivise internamente alla Compagnia e Management Actions, principi e regole alla base del calcolo delle future partecipazioni agli utili nei modelli attuariali per il calcolo delle riserve Vita;
• sono proseguite le attività per il rafforzamento dei processi di Data Quality afferenti le informazioni che alimentano i motori di calcolo attuariali, sia mediante il consolidamento della governance dei processi stessi, sia mediante l’affinamento della progettazione dei controlli e la loro implementazione;
• sono stati analizzati i requisiti normativi previsti per la produzione della informativa quatitativa di Pillar III (QRTs) e sono state definite le soluzioni per l’alimentazione dei moduli da inviare con riferimento all’esercizio 2016.
Organizzazione
In coerenza con il modello organizzativo della Country Italia, la Funzione Attuariale di Generali Italia svolge l’attività in maniera centralizzata e fornisce i relativi servizi in outsourcing sulla base di appositi accordi di esternalizzazione anche alle Compagnie controllate nel perimetro della Country Italia, e segnatamente Alleanza, Genertel, GenerteLife e DAS. Per coordinare in modo efficace il processo di calcolo, la Funzione Attuariale di Generali Italia è collocata nell’ambito dell’Area CFO ed il Responsabile della Funzione risponde gerarchicamente al Chief Financial Officer (CFO) e funzionalmente al Consiglio di Amministrazione, oltre che al Responsabile della Funzione Attuariale di Gruppo di Assicurazioni Generali S.p.A..
Il Responsabile del Coordinamento Funzioni Attuariali Controllate Generali Italia riporta funzionalmente ai CFO / Responsabili Amministrativi delle Controllate per le attività aggiuntive non specifiche della Funzione Attuariale di cui alla precedente sezione 2.1.
Per assicurare lo svolgimento delle attività descritte nella sezione precedente, la Funzione Attuariale di Generali Italia esercita sia l’attività di “Calculation”, sia l’attività di “Validation” attraverso le seguenti unità:
• Reserving, Embedded Value e Valutazioni Tecniche Vita Generali Italia (Calculation Vita Generali Italia);
• Reserving e Valutazioni Tecniche Danni Generali Italia (Calculation Danni Generali Italia);
• Coordinamento Funzioni Attuariali Controllate Generali Italia, a sua volta articolata nelle seguenti unità:
- Presidio Funzione Attuariale Alleanza (Calculation Alleanza);
- Presidio Funzione Attuariale Genertel/GenertelLife/DAS (Calculation Genertel/GenertelLife/DAS);
- Coordinamento Valore Country;
- Tools Attuariali Country;
• Validazione Attuariale Country (Validation).
Per l’attività di validazione i presidi della Funzione Attuariale presso le Compagnie controllate si avvalgono della struttura Validazione Attuariale Country.
I CFO/Responsabili Amministrativi delle Controllate sono nominati Referente e Responsabile attività di controllo sulle attività esternalizzate.
Nell’ambito della Funzione Attuariale di Generali Italia è inoltre attivo il monitoraggio operativo e il presidio delle attività relative al Data Quality.
La Funzione Attuariale di Generali Italia consta di risorse che possiedono per la maggior parte una preparazione attuariale, statistica e matematica ed un profilo senior con esperienza pluriennale maturata nei settori tecnici Vita Non Vita di imprese assicurative e/o società di consulenza.
Attività e basi per l’opinione sulla politica di riservazione
La Compagnia ha provveduto al calcolo delle Riserve Tecniche così come previsto dalla normativa di riferimento (in particolare gli articoli dal 75 all’ 86 della Direttiva Solvency II) ed in linea con quanto previsto dalla Metodologia di Gruppo.
Sono stati valutati i valori attuali medi dei cash flow futuri generati dal totale del portafoglio delle passività in vigore al 31 dicembre 2016 (sinistri non ancora pagati, denunciati o meno, accaduti alla data di valutazione, e sinistri futuri relativi a contratti in essere alla data della valutazione), trascurando una quantità pari a circa 1,1% delle riserve di Bilancio IFRS, le cui riserve sono state poste uguali a quelle Statutory, tenuto conto dell’effetto sconto.
Relativamente alla Riserva Sinistri, il portafoglio modellato rappresenta circa il 98,6% (di cui 1,1% semi-modellato) delle stesse, mentre le Riserve Premi IFRS sono state interamente modellate.
La tabella seguente mostra le riserve IFRS divese per LoB ed il relativo perimetro modellato.
'000 EUR | IFRS Riserve Sinistri | Ptf Mix IFRS Riserve Sinistri | IFRS Riserve Premi | Ptf Mix IFRS Riserve Premi | |||||
2015 | 2016 | Delta % | 2015 | 2016 | Delta % | ||||
Workers compensation | 0 | 0 | 0,0% | 0,0% | 0 | 0 | 0,0% | 0,0% | |
Medical Expense | 1.158 | 1.341 | 15,8% | 0,2% | 1.814 | 1.705 | -6,0% | 0,8% | |
Income protection | 11.047 | 7.305 | -33,9% | 1,1% | 11.685 | 10.693 | -8,5% | 4,8% | |
Motor vehicle liability | 625.037 | 616.646 | -1,3% | 95,3% | 146.280 | 135.633 | -7,3% | 60,8% | |
Other motor | 9.765 | 10.751 | 10,1% | 1,7% | 25.221 | 34.436 | 36,5% | 15,4% | |
Marine, aviation and transport | 1.597 | 1.102 | -31,0% | 0,2% | 281 | 286 | 1,7% | 0,1% | |
Fire and other damage to property | 2.357 | 2.441 | 3,6% | 0,4% | 15.261 | 17.543 | 15,0% | 7,9% | |
General liability | 3.093 | 3.176 | 2,7% | 0,5% | 1.549 | 1.476 | -4,7% | 0,7% | |
Credit and suretyship | 0 | 0 | 0,0% | 0,0% | 0 | 0 | 0,0% | 0,0% | |
Legal expenses | 1.332 | 1.022 | -23,3% | 0,2% | 3.798 | 3.377 | -11,1% | 1,5% | |
Assistance | 1.927 | 2.753 | 42,9% | 0,4% | 9.110 | 8.775 | -3,7% | 3,9% | |
Miscellaneous financial loss | 498 | 607 | 22,0% | 0,1% | 8.448 | 9.055 | 7,2% | 4,1% | |
Totale | 657.811 | 647.145 | -1,6% | 100,0% | 223.447 | 222.978 | -0,2% | 100,0% |
Modellato | 648.942 | 637.878 | -1,7% | 98,6% |
Di cui corrente | 231.115 | 226.773 | -1,9% | 35,0% |
223.447 | 222.978 | -0,2% | 100,0% |
• Al fine di valutare le specificità dei cash flow, il portafoglio è stato segmentato per ciascuna categoria omogenea di rischio.
• I cash-out hanno tenuto conto di tutte le spese direttamente ed indirettamente imputabili, tenendo in considerazione implicitamente anche l’effetto inflazione.
• Il calcolo delle riserve tecniche utilizza coerentemente le informazioni fornite dai mercati finanziari; la curva dei tassi di interesse adottata è la curva interest rate swap, diminuita del rischio di credito implicito (pari a 10 bps)
ed aumentata del Volatility Adjustment (pari a 13 bps).
• La Compagnia non ha adottato altre misure Transitorie previste dalla Normativa.
• Si è verificata la corretta rilevazione del portafoglio e si è inoltre verificato che i modelli di calcolo ed i motori attuariali riproducessero le quantità attese e che le ipotesi operative adottate derivassero dagli effettivi dati di esperienza della Compagnia.
Per esprimere la sua opinione la Funzione Attuariale si è basata quindi sui seguenti elementi:
• Analisi di coerenza del modello con il portafoglio di passività analizzato.
• Andamento degli scenari finanziari e sensitività dei modelli, valutando la coerenza degli stessi con l’analisi del movimento delle TP.
• Parere della validazione.
• Evidenze del Processo di Data Quality
Attività e basi per l’opinione sulla politica sottoscrittiva
Nel corso del 2016 la Local Actuarial Function ha cercato di rafforzare l'analisi e la condivisione del processo con le funzioni di Pianificazione e controllo ed il Risk Management ed ha partecipato al Comitato Prodotti.
Per formare un’opinione sull’Underwriting, sono stati analizzati i risultati del IM REP (tool del Risk Management) attraverso le attività del Team Planning Project:
• Per quanto riguarda la calibrazione pro REP 2017 è stata svolta un’attività di riconciliazione tra il Modello Interno ed i risultati dello Strategic Plan;
• Per quanto concerne le attività di Revising, quest’ultime verranno avviate non appena la struttura raggiungerà il target di risorse prestabilito.
L’analisi sulla politica di sottoscrizione è stata effettuata a partire dalla strategia di Piano 2017-2019.
Attività e basi per l’opinione sulla politica riassicurativa
I risultati del modello IM REP sono la base per formare il parere della riassicurazione:
• La struttura dell’analisi
• Il calcolo del value creation
Le cessioni in riassicurazione vengono effettuate in base ad una dettagliata analisi del rischio che consente di definire, per ciascuna classe di affari, il tipo di struttura, il livello di ritenzione e la capacità riassicurativa necessari per mitigare l’esposizione per singolo rischio e, per alcune classi, quella per evento, ovvero l’esposizione derivante dal cumulo di una pluralità di contratti assicurativi in portafoglio.
La riassicurazione contrattuale fornisce meccanismi di trasferimento del rischio per larga parte del portafoglio, mentre le esposizioni residue trovano nella riassicurazione facoltativa uno strumento aggiuntivo di mitigazione.
Le classi di affari più importanti hanno nella riassicurazione in eccesso sinistri la struttura più idonea, poiché consente, una volta definita puntualmente la ritenzione per ciascuna classe d’affari, di contenere la volatilità dei risultati trattenendo allo stesso tempo margini attesi più elevati. I principi sopraindicati sono conformi alla Delibera quadro della Compagnia in materia di politica di riassicurazione; il Consiglio di Amministrazione ha approvato le strutture in essere nel corso del presente esercizio costruite secondo il modello di business riassicurativo intrapreso lo scorso anno e pienamente implementato all’ultimo rinnovo.
B.7. ESTERNALIZZAZIONI
B.7.1. Informazioni sulla policy delle esternalizzazioni
La Compagnia ha adottato la politica di esternalizzazione (Outsourcing Policy) del Gruppo Generali, che si applica a tutte le entità giuridiche del Gruppo stesso e definisce i requisiti standard minimi, nonché obbligatori, da seguire sulle attività di esternalizzazione, definisce l’introduzione di appropriati presidi di controllo e governance per ogni iniziativa e assegna le principali responsabilità (outsourcing) di esternalizzazione.
Tale politica introduce un approccio basato sulla valutazione del rischio adottando il principio di proporzionalità, al fine di applicare i requisiti necessari in base al profilo di rischio, alla rilevanza di ogni accordo di esternalizzazione e al livello di controllo che il Gruppo Generali esercita sui fornitori dei servizi.
La politica richiede che, per ciascun accordo di esternalizzazione, sia designato un referente specifico. Quest’ultimo è responsabile dell’esecuzione dell’intero processo di esternalizzazione, dalla valutazione del rischio alla gestione finale dell’accordo e alle conseguenti attività di monitoraggio.
Il processo di esternalizzazione include le seguenti fasi:
• Valutazione dei rischi: ovvero individuare le iniziative di esternalizzazione critiche e non critiche mediante una valutazione strutturata dei rischi. Il dipartimento di Risk Management della Compagnia esamina la valutazione dei rischi relativi a iniziative critiche di esternalizzazione;
• Ricerca del fornitore e processo di “due diligence”: ovvero valutare la capacità del fornitore di svolgere le attività in conformità agli standard del Gruppo Generali, nonché delle normative interne ed esterne. La funzione Acquisti offre sostegno alle attività nel caso di fornitori di servizi terzi;
• Negoziazione e gestione dell’accordo: ovvero assegnare diritti e obblighi, fornire clausole standard e contenuti minimi (es. privacy e riservatezza) per l’accordo scritto, richiedendo la formalizzazione scritta dei livelli di servizio ( SLA – Service Level Agreement) nonché l’attuazione di un archivio unico per i contratti della società. Il dipartimento Legale della Compagniaha la responsabilità di formulare e negoziare le clausole legali. La funzione Acquisti è responsabile di mantenere l’archivio degli accordi della Societàocale;
• Piano di migrazione: ovvero richiedere la definizione di un piano strutturato di migrazione al fine di minimizzare i rischi di transizione (es. Interruzioni di servizio);
• Monitoraggio e reporting: ovvero garantire l’adozione di idonei presidi organizzativi volti a monitorare le prestazioni del fornitore e definire obblighi di reporting per le attività esternalizzate critiche;
• Strategia d’uscita: ovvero definire misure appropriate volte a garantire la continuità del servizio in caso di emergenza o di risoluzione del contratto.
B.8. ALTRE INFORMAZIONI
B.8.1. Valutazione dell’adeguatezza del sistema di governance in rapporto alla natura, alla portata e alla complessità dei rischi inerenti alla sua attività
Valutazione circa l’adeguatezza del sistema di governance
L’attività di valutazione circa l’adeguatezza e l’efficacia del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi è oggetto di informativa continua nei confronti del Consiglio di Amministrazione durante l’esercizio, in occasione delle reportistiche periodiche delle Funzioni di Controllo.
Inoltre, nel corso del 2016, il Consiglio di Amministrazione ha effettuato tale valutazione nel mese di maggio in occasione dell’esame della relazione sul sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi di cui all’art. 28 del Regolamento ISVAP
n. 20 / 2008, esprimendo un giudizio di sostanziale adeguatezza di detto sistema nel complesso, e di idoneità del medesimo ad assicurare il corretto funzionamento dell’impresa.
Da ultimo, questa valutazione è stata svolta nel corso del mese di marzo 2017. In questa occasione il Consiglio, anche sulla base delle valutazioni sull’adeguatezza ed efficacia del sistema dei controlli interni e gestione dei rischi svolte dai responsabili delle funzioni di controllo e delle verifiche effettuate nel corso del 2016 dall’Internal Audit, ha espresso la propria positiva valutazione ritenendo il complessivo sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi sostanzialmente adeguato ed atto ad assicurare il corretto funzionamento dell’impresa.
B.8.2. Altre informazioni materiali relative al sistema di governance
Modificazioni significative apportate al sistema di governance nei primi mesi del 2017
Al fine di fornire una rappresentazione completa e aggiornata del sistema di governance della Società, sebbene si tratti di informazioni relative a un periodo successivo alla conclusione dell’esercizio 2016, si ritiene opportuno segnalare attesa la sua rilevanza per una compiuta e chiara descrizione del sistema di governance della Società che dal 1° gennaio 2017 è stata adottata per la Country Italia una struttura di governance che prevede il ruolo di Country Manager Italia coincidente con quello di Amministratore Delegato e Direttore Generale di Generali Italia. Al Country Manager riportano i capi azienda delle società nel perimetro della Country Italia, tra cui Genertel S.p.A..
C. Profili di Rischio
C.1. RISCHI DI SOTTOSCRIZIONE NON VITA
C.1.1. Descrizione delle misure utilizzate per valutare il rischio di sottoscrizione Non Vita incluse eventuali modifiche sostanziali intervenute nel periodo di riferimento, e dei rischi sostanziali a cui è esposta
I rischi di sottoscrizione Non Vita includono il rischio di sottostimare la quotazione dei prezzi dei prodotti Non Vita, il rischio di non appostare riserve sufficienti per la liquidazione dei sinistri, nonché il rischio di perdite derivanti da eventi Catastrofali naturali come in particolare terremoto ed alluvione.
La Compagnia, in linea con la strategia di rischio del Gruppo Generali, definisce standard di sottoscrizione e per i rischi tecnicamente più rilevanti, imposta limiti assuntivi per tutelarsi da circostanze avverse, allineando in tal modo l’attività di sottoscrizione al RAF.
Inoltre, i rischi sono sottoscritti secondo gli standard di qualità definiti dalle procedure di sottoscrizione al fine di garantire la redditività e limitare il rischio reputazionale.
I rischi di sottoscrizione Non Vita identificati nella mappa dei rischi della Compagnia sono i seguenti:
• il rischio di tariffazione (di seguito pricing) riguarda la possibilità che i la raccolta premi prevista, ovvero il prezzo a cui i prodotti sono venduti alla clientela, non sia sufficiente a coprire i sinistri futuri e tutte le spese connesse all’attività assicurativa. Al fine di quantificare tale rischio, la Compagnia suddivide il portafoglio, in esposizioni a sinistri frequenti ma di piccola entità (cosiddetti “attritional claims”) ed a sinistri meno frequenti ma di rilevante entità (cosiddetti ”large claims”).
• il rischio catastrofale (di seguito cat) riguarda il rischio di sostenere perdite a seguito di eventi catastrofali naturali che, seppur con frequenza molto limitata, impattano su un numero elevato di esposizioni contemporaneamente: un esempio è costituito dal rischio terremoto che può colpire contemporaneamente aree territoriali molto diffuse.
• il rischio di riservazione (di seguito reserving) riguarda l'incertezza tra il run-off delle riserve sinistri ed il loro valore atteso, in un orizzonte temporale di un anno.
I rischi sono valutati al lordo ed al netto dell’ attività di riassicurazione, che ne permette la mitigazione.
Per la valutazione dei rischi di sottoscrizione Non Vita in termini di capitale richiesto, si fa riferimento al capitolo “E. Gestione del Capitale” del presente documento.
Le misure di rischio sopra indicate non sono cambiate rispetto all’anno precedente.
Descrizione del portafoglio
Il portafoglio della Compagnia è incentrato prevalentemente sul settore Auto (Motor) ed in particolare sulla linea Responsabilità Civile Auto. Il resto del portafoglio copre per lo più le altre tipologie di rischio previste per i rami Non Vita accessorie al comparto Motor, in particolare le garanzie Infortuni ed Assistenza. Per quest’ultime garanzie che prevedono la prestazione in forma di servizi diretti quali ad esempio il traino dell’auto, la Compagnia agisce attraverso l’intermediazione di Europ Assistance Italia, essendo quest’ultima parte del Gruppo Generali e centro di eccellenza operativa per l’assistenza.
La linea di Business Credito e Cauzioni non è esercitata.
Il comparto Non Auto (No Motor) prevede anche la copertura dei rischi Property, incluse garanzie Catastrofali contro il terremoto ed alluvione, e Casualty in maniera minoritaria.
Ai fini del calcolo del requisito di capitale attraverso il modello interno, il portafoglio della Compagnia è declinato nelle seguenti Linee di Business (LoB):
• Spese Mediche (Medical Expenses): la linea copre il rimborso delle spese mediche ospedaliere e la diaria giornaliera a seguito di ricovero;
• Protezione del reddito (Income Protection): la linea prevede la liquidazione di una somma in caso di morte da infortunio o il riconoscimento di invalidità permanente o temporanea a seguito di infortunio, nonché il rimborso delle spese mediche a seguito di infortunio;
• Compensazione dei lavoratori (Workers Compensation): non sono vendute garanzie afferenti a tale linea;
• Responsabilità civile autoveicoli (Motor, Third Party Liability): la linea copre i danni da responsabilità civile a seguito di circolazione stradale di veicoli, come previsto dalla normativa;
• Altre assicurazioni Auto (Motor, Other Classes): la linea prevede la vendita di garanzie accessorie alla linea di cui sopra quali l’incendio od il furto dell’auto ed i danni provati a terzi a seguito di questi eventi, i danni da collisione, urto e ribaltamento meglio conosciuti come garanzie KASKO, i danni all’auto da eventi atmosferici quali ad esempio la grandine;
• Marittima, aeronautica e trasporti (Marine, Aviation and Transport); la linea copre i danni ai Corpi di veicoli aerei o marittimi o lacustri e fluviali e/o alle Merci Trasportate da essi trasportate;
• Incendio e altri beni (Fire and other damage to property): il comparto comprende una pluralità di rischi eterogenei, quali i rischi Incendio ed Elementi naturali, Furti, Altri Danni ai beni, Engeenering, Grandine, Bestiame, Cristalli ed altri rischi diversi.
• Con la copertura Incendio ed Elementi naturali, la Compagnia tutela i danni materiali e diretti agli edifici, alle merci ed ai macchinari: per eventi naturali si intendono te le conseguenze di fenomeni naturali, quindi anche i danni a seguito di terremoto ed alluvione sono coperti da questa linea. La garanzia Furti copre i danni ai beni a seguito di furto, scippo e rapina; quella Engeenering copre i rischi di costruzione di beni, montaggio, elettronica, guasti macchina; quella Grandine copre i danni alle sole colture a seguito di grandine; quella Cristalli copre i danni alle strutture di vetro/cristalli quali finestre degli edifici, serre; quella Bestiame copre tutti i danni subiti dal bestiame comprensivi anche dell’abigeato.
• R.C. Generale (Third Party Liability (TPL)): la linea copre i danni da responsabilità civile provocati a terzi , esclusi quelli da circolazione di veicoli, durante lo svolgimento di tutte le attività delle vita quotidiana: ad esempio la conduzione della famiglia, di una professione, di un’industria o di una attività;
• Credito e Cauzione (Credit and Suretyship): la linea copre i rischi di Credito e garantisce il pagamento di cauzioni richieste per lo svolgimento di attività;
• Tutela Giudiziaria (Legal Expenses): copre le spese legali per sostenere azioni legali sulle attività/beni coperti da polizze afferenti le altre LOB, come garanzia accessoria od in via autonoma;
• Assistenza (Assistance): la linea prevede la copertura per gestire situazioni di emergenza o di disagio. La gamma dei prodotti comprende ad esempio l'assistenza stradale (ad esempio in caso di incidente stradale, guasto tecnico del veicolo) l'assistenza medica a (tra quali i più importanti sono i rimborsi di spese mediche ed il rimpatrio sanitario), l'assistenza per servizi all’abitazione, all’attività commerciale ed industriale (invio artigiano, servizi di emergenza dopo un incendio) nonché altre garanzie accessorie. Per la Compagnia, l’attività si concentra maggiormente sul segmento dell’assistenza stradale;
• Perdite pecuniarie di vario genere (Miscellaneous, Financial Loss): la linea prevede la copertura di perdite pecuniarie di vario genere, per lo più derivanti da interruzioni di attività (es. copertura del pagamenti per prestiti e mutui nel caso di perdita da lavoro, o pagamento di affitti nel caso di perdita di utili e interruzione di esercizio).
Le linee di Business a maggiore raccolta premi sono il Motor TPL (72% della raccolta premi del 2016), Motor, Other Classes (12%) Assistance (5% della raccolta premi del 2016) ed Income Protection (5% della raccolta premi del 2016). Per il comparto Motor le garanzie offerte alla clientela sono molto standardizzate e sono vendute pressoché totalmente ai clienti Retail.
Per quanto riguarda il rischio cat, la Compagnia in Italia è esposta al rischio Terremoto ed Alluvione.
Per quanto riguarda il rischio reserving, esso è suddiviso tra Motor TPL che rappresenta la quasi totalità (95% delle Riserve complessive nel 2016) ed la linea Motor, Other Classes (2% circa delle Riserve complessive nel 2016).
Le due linee di Business più rilevanti per il reserving lo sono anche per il rischio di pricing e ciò quindi è spiegato dal volume di rischi trattati.
In generale, la Compagnia modella tutti i rischi di sottoscrizione Non Vita presenti nella mappa dei rischi, con l’eccezione del rischio Riscatti Danni, perché non materiale.
Entrando nel merito del requisito di capitale, a livello complessivo, a YE16 la Compagnia risente maggiormente del rischio di reserving, poi del Rischio pricing ed infine del Rischio Catastrofale. Ciò vale a livello netto considerando l’effetto di mitigazione della Riassicurazione.
All’interno del rischio reserving, le Linee di Business con maggiore requisito di capitale sono le stesse a maggior rilevanza sulle riserve e cioè Motor TPL e Motor, Other Classes.
Anche all’interno del Rischio pricing, le linee di Business a maggiore assorbimento di capitale sono anche quelle più rilevanti in termini di raccolta premi.
Per quanto riguarda il rischio cat, esso risulta poco materiale.
Processo di misurazione dei rischi
I rischi di sottoscrizione Non Vita vengono misurati mediante un approccio quantitativo orientato al calcolo del SCR, basato sulla metodologia del Modello Interno del Gruppo Generali.
Per il rischio di pricing, l’incertezza relativa al fatto che i premi raccolti siano sufficienti a coprire i sinistri generati dai rischi sottoscritti e da tutte le spese ad essi correlati, è misurata in base ad un processo simulativo sulle distribuzioni probabilistiche di frequenza dei sinistri e costo medio dei sinistri.
Per il rischio cat, l’incertezza sull’entità dei danni catastrofali è misurata attraverso l’uso di due modelli attuariali di simulazione distinti che simulano rispettivamente sinistri catastrofali terremoto ed alluvione, prendendo in
considerazione le caratteristiche tecniche del rischio ovvero: l’anno di costruzione, il tipo di edificio, l’altezza dell’edificio in numero di piani fuori terra e le caratteristiche tecniche di costruzione dell’edificio.
Per il rischio reserving, l’incertezza sul timing della liquidazione dei sinistri e sulla entità degli importi liquidati nel tempo è misurata in base a modelli di simulazione applicati agli importo dei pagamenti dei sinistri.
La Compagnia esegue specifici test e adotta la metodologia del Gruppo Generali al fine di assicurare la robustezza dei risultati ottenuti e il loro uso effettivo nei processi decisionali relativi alle scelte di business.
Non ci sono stati cambiamenti nella misurazione del rischio nel periodo di riferimento.
C.1.2. Descrizione delle concentrazioni di rischi sostanziali
Per quanto riguarda la concentrazione dei rischi in essere, la Compagnia segue mensilmente lo sviluppo dei rischi cat terremoto ed alluvione verificando la distribuzione sul territorio nazionale, attraverso analisi statistiche di portafoglio che monitorano lo sviluppo del portafoglio e la consistenza per area geografica: in particolare in Italia per il Rischio Terremoto si fa riferimento alle zone Cresta che suddividono il territorio nazionale a secondo del rischio del verificarsi dell’evento, in base alla storicità del fenomeno.
C.1.3. Descrizione delle tecniche utilizzate per attenuare i rischi e dei processi per controllare che le tecniche di attenuazione del rischio conservino la loro efficacia
La selezione dei rischi di sottoscrizione Non Vita inizia con una proposta globale in termini di strategia di sottoscrizione e di corrispondenti criteri di selezione in accordo con la Capogruppo. La strategia di sottoscrizione è formulata in modo coerente con la risk preference definite dal consiglio di amministrazione nell'ambito del RAF.
Nell’ambito della pianificazione strategica sono stabiliti dei limiti di sottoscrizione che definiscono la dimensione massima delle esposizioni (massimali/somme assicurate) e le tipologie di rischio che la Compagnia può sottoscrivere senza dover richiedere alcuna approvazione aggiuntiva. Lo scopo è quello di ottenere un portafoglio coerente e redditizio che si fonda sulla expertise della Compagnia e sulle risk preferences delineate dal Gruppo.
La riassicurazione è la principale strategia di mitigazione del rischio per il portafoglio danni. Essa mira a ottimizzare l'utilizzo del capitale di rischio, cedendo parte del rischio di sottoscrizione alle controparti selezionate e minimizzando contemporaneamente il rischio di Credito associato a tale operazione.
La Compagnia applica strategie di mitigazione attraverso la riassicurazione facoltativa su singoli rischi ed inoltre sottoscrive i trattati di riassicurazione, di tipo proporzionale e non, con la Capogruppo per un insieme di rischi definiti. Il programma dei trattati di Riassicurazione ha preso a riferimento i seguenti obiettivi:
• Coprire perdite legate ad eventi singoli fino a dato periodo di ritorno;
• Verificare se nel passato la protezione è risultata capace ed adeguata in tutti i maggiori eventi più recenti;
• Tutelare la compagnia da rischi catastrofali ripetuti nel tempo
• Definire una protezione riassicurativa che sia efficiente in termini di gestione del capitale.
I trattati di riassicurazione sono applicati ai rischi Motor (Motor TPL e Motor, Other Classes) ed ai rischi catastrofali. La funzione di Risk Management conferma l'adeguatezza delle tecniche di mitigazione del rischio su base annua.
C.2. RISCHI FINANZIARI
C.2.1. Descrizione delle misure utilizzate per valutare i rischi Finanziari, incluse eventuali modifiche sostanziali intervenute nel periodo di riferimento, e dei rischi sostanziali a cui è esposta e descrizione del “il principio della persona prudente”, utilizzato nelle strategie di investimento
La Compagnia raccoglie premi dagli assicurati a fronte dell’impegno al pagamento di un dato capitale assicurato qualora si verifichino eventi pre-determinati in fase contrattuale. Tali premi vengono investiti in un’ampia gamma di attività finanziarie, allo scopo di onorare gli impegni verso gli assicurati e generare valore per gli azionisti.
La normativa Solvency II richiede alla Compagnia di detenere un buffer di capitale allo scopo di mantenere una solida posizione di capitale anche in presenza di condizioni di mercato sfavorevoli (per maggiori dettagli si faccia riferimento al sezione E.2).
A questo scopo, la Compagnia gestisce i suoi investimenti in accordo con il cosiddetto “principio della persona prudente” previsto all’articolo 132 della Direttiva 2009/138/EC, impegnandosi ad ottimizzare il rendimento dei suoi attivi minimizzando gli eventuali impatti negativi sulla sua posizione di solvibilità in seguito a fluttuazioni di mercato di breve periodo.
I rischi Finanziari inclusi nella mappa dei rischi sono:
• Rischio azionario (di seguito equity): è definito come il rischio derivante da variazioni sfavorevoli del valore di mercato degli attivi o del valore delle passività in seguito ad un cambiamento dei prezzi del mercato azionario. L’esposizione all’equity risk è presente sugli attivi finanziari sensibili ai prezzi azionari, per esempio le azioni su cui la Compagnia ha investito.
• Rischio di volatilità azionaria (di seguito equity volatility): è definito come il rischio derivante da andamenti sfavorevoli del valore di mercato degli attivi o del valore delle passività dovuto a cambiamenti della volatilità dei mercati azionari.
• Rischio di tassi di interesse (di seguito interest rate): è definito come il rischio derivante dalla variazione del valore di mercato degli attivi e del valore delle passività dovuto a cambiamenti del livello dei tassi di interesse nel mercato.
• Rischio di concentrazione (di seguito concentration): è definito come la possibilità di incorrere in perdite finanziarie significative dovute a un portafoglio di attivi concentrato in un ridotto numero di controparti, incrementando così la possibilità che un evento avverso colpisca solo un piccolo numero o un'unica controparte, producendo in questo modo una perdita rilevante.
• Rischio valute (di seguito currency): è definito come la possibilità di andamenti sfavorevoli del valore di mercato degli attivi o delle passività dovuto a cambiamenti nei tassi di cambio. L’esposizione al currency risk sorge da posizioni di attivi o passivi, dirette o indirette, sensibili a variazioni dei tassi di cambio.
• Rischio di volatilità dei tassi di interesse (di seguito interest rate volatility): è definito come il rischio derivante da andamenti sfavorevoli del valore di mercato di attivi e passivi dovuto ad un cambiamento nel livello della volatilità implicita nei tassi di interesse. A titolo di esempio, potrebbe presentarsi all’interno di prodotti assicurativi che incorporano un tasso di interesse minimo garantito, il cui valore di mercato è sensibile al livello della volatilità dei tassi di interesse.
• Rischio immobiliare (di seguito property): è definito come la possibilità di andamenti sfavorevoli del valore di
mercato di attivi e passivi dovuto ad un cambiamento nei livelli dei prezzi del mercato immobiliare.
Di seguito si riporta una breve descrizione dei rischi Finanziari che possono sorgere nei principali settori assicurativi in cui la Compagnia opera:
Non Vita: la Compagnia investe i premi raccolti in strumenti finanziari in modo da garantire che i suoi impegni con gli assicurati siano onorati nei tempi stabiliti contrattualmente. Se il valore degli strumenti finanziari si riduce eccessivamente, la Compagnia potrebbe non riuscire ad adempiere ai suoi impegni contrattuali nei confronti degli assicurati.
In termini di assorbimento di capitale, nel 2016 la Compagnia risente maggiormente del rischio interest rate seguito da
equity e property.
Processo di misurazione dei rischi
Nel Modello Interno, i rischi Finanziari sono trattati/calcolati nel seguente modo:
• L’equity risk è modellato associando qualsiasi esposizione azionaria all’indice di mercato rappresentativo del suo settore industriale e/o della sua area geografica. I potenziali cambiamenti nel valore di mercato delle azioni sono successivamente stimati sulla base degli shock osservati in passato su questi indici selezionati.
• Il modulo equity volatility risk modella l’impatto che il cambiamento nella volatilità implicita azionaria può avere sul valore di mercato dei derivati.
• Il modulo interest rate risk modella il cambiamento nella struttura a termine dei tassi di interesse relativamente a diverse valute e misura l’impatto di questi cambiamenti sul valore delle obbligazioni (e sugli altri attivi sensibili al tasso di interesse) e sul valore delle future liability cash-flow.
• Il modulo concentration risk valuta l’impatto del rischio, sopportato dalla Compagnia, dovuto ad una insufficiente diversificazione nei suoi investimenti azionari, immobiliari e nel proprio portafoglio obbligazionario.
• Il modulo currency risk modella plausibili movimenti del tasso di cambio della reporting currency della Compagnia (Euro) relativamente alle valute estere ed il conseguente impatto sul valore degli attivi detenuti non denominati nella valuta locale.
• Il modulo interest rate volatility risk modella l’impatto che la variabilità osservata nella curva dei tassi di interesse potrebbe avere sia sul valore di mercato dei derivati che sul valore delle passività sensibili alle ipotesi di volatilità dei tassi di interesse.
• Il modulo property risk modella il rendimento di una selezione di indici pubblicati relativi agli investimenti immobiliari e l’impatto associato sul valore degli attivi immobiliari della compagnia (che sono mappati all’interno di vari indici sulla base della localizzazione dell’immobile e sul suo tipo d’uso).
Per garantire la costante adeguatezza della metodologia del Modello Interno, la calibrazione dei rischi Finanziari viene rivista su base annuale.
C.2.2. Descrizione delle concentrazioni di rischi sostanziali
La concentrazione dei rischi Finanziari è modellata tramite Modello Interno; sulla base dei risultati del modello e della composizione del bilancio, la Compagnia non ha materiali rischi di concentrazione.
C.2.3. Descrizione delle tecniche utilizzate per attenuare i rischi e dei processi per controllare che le tecniche di attenuazione del rischio conservino la loro efficacia
Al fine di garantire una gestione completa dell’impatto dei rischi Finanziari sugli attivi e sui passivi, la Compagnia, seguendo l’approccio del Gruppo Generali, ha integrato la Strategic Asset Allocation (SAA) e l’ Asset Liability Management (ALM) all’interno di un unico processo.
Una delle principali tecniche di mitigazione del rischio usate dalla Compagnia consiste nella gestione degli attivi guidata dalle passività (liability driven management) che mira a raggiungere una gestione integrata degli attivi tenendo conto della struttura del passivo della Compagnia.
Lo scopo del processo di Strategic Asset Allocation è definire la combinazione di classi di attivi più efficiente che, in accordo con il “principio della persona prudente” di cui alla direttiva Solvency II e alle relative implementing measures, massimizza il contributo dell’investimento alla creazione del valore, tenendo conto dei vincoli sulle passività e degli indicatori di solvibilità, attuariali e di redditività.
La compagnia utilizza anche strumenti derivati, allo scopo di mitigare il rischio presente nel portafoglio di attivi e/o passivi.
Il processo si basa su una stretta interazione tra le funzioni di gestione degli investimenti, di amministrazione e tesoreria, Attuariale e Risk Management. Gli input e gli obiettivi ricevuti dalle funzioni sopra menzionate garantiscono che il processo ALM&SAA sia coerente con il RAF e con il processo di Strategic Planning e Capital Allocation.
La proposta annuale di Strategic Asset Allocation:
• Definisce l’esposizione target e i limiti, in termini di esposizione minima e massima concessa, per ciascuna classe rilevante di attivi;
• Incorpora i disallineamenti permessi e le possibili azioni di mitigazione che possono essere attivate lato investimenti.
Per quanto riguarda specifiche classi di attivi come (i) Private Equity, (ii) Alternative Fixed Income, (iii) Hedge Funds, (iv) derivati e prodotti strutturati, la Compagnia utilizza il processo centralizzato del Gruppo Generali per la loro gestione e il loro monitoraggio, in particolare:
• Questo tipo di investimenti è soggetto ad una accurata analisi, che ha lo scopo di valutare la qualità degli investimenti, il livello di rischio relativo all’investimento, la consistenza con la Strategic Asset Allocation liability- driven approvata.
• L’ampiezza e la completezza delle analisi può variare in base a determinati criteri come: la struttura dell’investimento oggetto di valutazione, il volume degli investimenti e il quadro normativo.
Oltre ai limiti di tolleranza al rischio impostati sulla posizione di solvibilità della Compagnia definiti nel RAF, è attivo un processo di monitoraggio dei rischi nel continuo come descritto nelle Linee Guida fornite da Capogruppo.
La Compagnia può anche utilizzare ulteriori strategie di mitigazione dei rischi mediante l’utilizzo di strumenti derivati, nel rispetto di definite procedure e linee guida; questo vale per esempio per il rischio valutario dove sono presenti apposite coperture.
C.3. RISCHIO DI CREDITO
C.3.1. Descrizione delle misure utilizzate per valutare il rischio di Credito, incluse eventuali modifiche sostanziali intervenute nel periodo di riferimento, e dei rischi sostanziali a cui è esposta e descrizione del “il principio della persona prudente”, utilizzato nelle strategie di investimento
Oltre ai rischi Finanziari, gli investimenti della Compagnia sono soggetti al rischio di Credito. I rischi di Credito inclusi nella mappa dei rischi sono:
• Rischio di ampliamento dello spread (di seguito credit spread widening): è definito come il rischio di andamenti sfavorevoli nel valore di mercato degli attivi dovuti a variazioni del merito creditizio degli emittenti (tipicamente accompagnato da un abbassamento del rating) o a una riduzione sistemica del valore degli attivi presenti nel mercato obbligazionario.
• Rischio di default: è definito come il rischio di incorrere in perdite dovute all’incapacità della controparte di onorare i suoi obblighi finanziari. Sono stati implementati distinti approcci per modellare il rischio di default del portafoglio obbligazionario (denominato come credit default risk), il rischio di default che nasce dall’inadempienza della controparte nei depositi di contanti, nei contratti di mitigazione del rischio (inclusa la riassicurazione), e altri tipi di esposizione soggette al rischio di Credito (denominate counterparty default risk).
In termini di assorbimento di capitale, a fine 2016 la Compagnia risente principalmente della prima tipologia di rischio Analogamente a quanto previsto per i rischi Finanziari, allo scopo di garantire che il livello del rischio di Credito derivante dagli attivi investiti sia adeguato al business della Compagnia e alle obbligazioni assunte nei confronti degli assicurati, l’attività di investimento è svolta secondo il “principio della persona prudente” di cui all’articolo 132 della Direttiva 2009/138/EC, come stabilito dalle policy di Gruppo.
L’attuazione pratica del “principio della persona prudente” è applicato indipendentemente dal fatto che gli attivi siano soggetti ai rischii Finanziari o di Credito o entrambi.
Nel Modello Interno, i rischi di Credito sono trattati nel seguente modo:
• Il modulo del credit spread widening risk modella il movimento aleatorio del livello di credit spread per le esposizioni obbligazionarie di diversi rating, settore industriale e localizzazione geografica basandosi su di una analisi storica di un insieme di indici obbligazionari rappresentativi. Gli attivi sensibili allo spread e detenuti dalla Compagnia sono associati a specifici indici modellati sulla base delle caratteristiche del loro emittente e della loro valuta;
• Il modulo default risk modella l’impatto sul valore degli attivi della Compagnia di un default dell’emittente obbligazionario o di una controparte di derivati, riassicurazione o altre transazioni.
Per garantire la costante adeguatezza della metodologia del modello interno, la calibrazione dei rischi di Credito viene rivista su base annuale.
C.3.2. Descrizione delle concentrazioni di rischi sostanziali
La concentrazione dei rischi di Credito è modellata tramite Modello Interno; sulla base dei risultati del modello e della composizione del bilancio, la Compagnia non ha materiali rischi di concentrazione.
C.3.3. Descrizione delle tecniche utilizzate per attenuare i rischi e dei processi per controllare che le tecniche di attenuazione del rischio conservino la loro efficacia
Analogamente a quanto descritto per i rischi Finanziari, i rischi creditizi sono gestiti seguendo un approccio liability driven, sono parte integrante del processo di ALM/SAA e sono soggetti ai limiti ed al monitoraggio previsto dalle linee guida del Gruppo.
C.4. RISCHIO DI LIQUIDITÀ
C.4.1. Descrizione delle misure utilizzate per valutare il rischio di liquidità, incluse eventuali modifiche sostanziali intervenute nel periodo di riferimento, e dei rischi sostanziali a cui è esposta
La Compagnia è esposta al rischio di liquidità a causa dei possibili disallineamenti tra i flussi di cassa in entrata ed in uscita derivanti dall’attività assicurativa. Il rischio di liquidità, inoltre, è intrinseco nell’attività di investimento poiché esiste un trade-off tra rendimento atteso e liquidabilità degli attivi. Infine, la Compagnia può essere esposta ad outflow di liquidità relativi alle garanzie rilasciate, impegni, contratti derivati o vincoli normativi in materia di investimenti a copertura delle riserve tecniche e di posizione di capitale.
La gestione del rischio di liquidità, del Gruppo Generali, si basa sulla proiezione dei flussi di cassa e delle risorse disponibili in futuro, in modo da monitorare che le risorse liquide disponibili siano sempre sufficienti per coprire gli impegni dello stesso periodo.
Il Gruppo Generali ha definito una serie di metriche relative al rischio di liquidità che vengono utilizzate per monitorare regolarmente la situazione di liquidità di ciascuna compagnia del Gruppo. Tutti i parametri definiti sono calcolati ad una data futura sulla base di proiezioni di flussi di cassa, di attivi e passivi, e di una stima del livello di liquidabilità del portafoglio di attivi. Gli indicatori sono finalizzati a misurare la capacità della Compagnia di garantire l'adempimento ai suoi obblighi di pagamento nei confronti dei clienti e degli altri stakeholders.
Le metriche sono calcolate sia secondo il cosiddetto “base scenario”, in cui i valori dei flussi di cassa, gli attivi e i passivi corrispondono a quelli previsti nel processo di piano strategico della Compagnia, che sulla base di una serie di cosiddetti "stress scenarios”, in cui i flussi di cassa previsti in entrata ed in uscita, il prezzo di mercato degli attivi e il valore delle riserve tecniche sono ricalcolati per tenere conto di circostanze improbabili, ma plausibili, che potrebbero avere un impatto negativo sulla liquidità della Compagnia.
Gli scenari di stress scelti e utilizzati nel modello di liquidità si distinguono in:
• Financial & Credit risk “diversified” scenario: simula una turbolenza finanziaria ed una conseguente riduzione del valore degli attivi;
• Non-Life undiversified scenario (P&C cat): simula un incremento dei risarcimenti diretti e indiretti legati ad eventi catastrofali.
I limiti del rischio di Liquidità sono stati definiti dalla Capogruppo in termini di valori dei parametri di cui sopra, ai quali la Compagnia si deve attenere. La struttura dei limiti è definita in modo da garantire che la Compagnia detenga un “cuscinetto” di liquidità in eccesso rispetto alla quantità necessaria per far fronte alle circostanze avverse, definite negli scenari di stress.
Gli ultimi riscontri avuti dal modello di liquidità relativo a fine 2016 con proiezione per il 2017, mostrano che il rischio di liquidità della compagnia rientra all’interno delle soglie previste.
C.4.2. Descrizione delle concentrazioni di rischi sostanziali
Concentrazioni materiali del rischio di liquidità potrebbero derivare da grandi esposizioni verso singole controparti o gruppi di controparti. Infatti, in caso di inadempienza o di altri problemi di liquidità di una controparte verso la quale esiste una significativa concentrazione di rischio, il valore o la liquidità del portafoglio investimenti della Compagnia possono
essere influenzati negativamente, compromettendo quindi la capacità della Compagnia di reperire in tempi rapidi flussi di cassa con la vendita del portafoglio sul mercato in caso di necessità. Il Gruppo Generali ha fissato soglie di investimento che consentono alla Compagnia di limitare le concentrazioni del rischio, prendendo in considerazione una serie di misure, tra cui: tipologie di investimento, controparte, rating, e l’area geografica.
Al 31 dicembre 2016 non si rilevano situazioni di particolare attenzione e in ogni caso all’interno dei limiti previsti.
C.4.3. Descrizione delle tecniche utilizzate per attenuare i rischi e dei processi per controllare che le tecniche di attenuazione del rischio conservino la loro efficacia
La Compagnia gestisce e mitiga il rischio di liquidità in coerenza con la struttura stabilita nel regolamento interno del Gruppo. La Compagnia vuole garantire la capacità di far fronte ai propri impegni anche in caso di scenari avversi, oltre al raggiungimento dei suoi obiettivi di redditività e di crescita. A tal fine, gestisce i flussi di cassa attesi in entrata ed in uscita in modo da mantenere un livello di liquidità disponibile sufficiente a soddisfare le esigenze di breve e medio termine e investe in strumenti che possono essere rapidamente e facilmente convertiti in denaro con perdite minime di capitale. La Compagnia valuta la situazione di liquidità prospettica in condizioni di mercato plausibili e in scenari di stress.
La Compagnia ha stabilito una chiara governance per la misurazione, la gestione, la mitigazione e il reporting del rischio di liquidità in coerenza con le norme del Gruppo, incluso la definizione di limiti specifici e il processo di escalation (così come indicato nella sezione B.3) in caso di violazione dei limiti o di altri problemi di liquidità.
I principi della gestione del rischio di liquidità definiti nel RAF sono completamente integrati nella pianificazione strategica, nonché nei processi di business, tra cui gli investimenti e lo sviluppo prodotti. Per quanto riguarda gli investimenti, il Gruppo Generali ha esplicitamente identificato il rischio di liquidità come uno dei principali rischi connessi agli investimenti e ha stabilito che il processo di Strategic Asset Allocation deve potersi basare su indicatori strettamente connessi al rischio di liquidità, tra cui il disallineamento di duration e dei flussi di cassa tra attivi e passivi. Alla Compagnia vengono imposti limiti di investimento, al fine di garantire che la quota di attività illiquide si mantenga all'interno di un livello che non pregiudichi la disponibilità di liquidità per la Compagnia. Con riferimento alle attività di business, la Compagnia, in coordinamento con Capogruppo, nello sviluppo di nuovi prodotti segue dei principi guida finalizzati anche a mitigare l’impatto in termini di liquidità.
C.4.4. Utili attesi compresi in premi futuri
Gli Utili attesi inclusi nei premi futuri (EPIFP) sono riportati nel QRT 23.01 in allegato.
C.5. RISCHI OPERATIVI
C.5.1. Descrizione delle misure utilizzate per valutare i rischi operativi, incluse eventuali modifiche sostanziali intervenute nel periodo di riferimento, e dei rischi sostanziali a cui è esposta
Il rischio operativo è definito come il rischio di perdite derivanti da processi interni, risorse umane e sistemi inadeguati o da eventi esterni. All’interno di questa categoria rientrano anche il rischio di compliance e il financial reporting risk.
In linea con le prassi del settore, il Gruppo Generali adotta le seguenti categorie di classificazione:
• Frode Interna: perdite dovute ad azioni destinate a frodi, appropriazione indebita o ad aggirare i regolamenti, la legge o le Policy aziendali, ad esclusione di episodi di discriminazione, che coinvolgano almeno una parte interna;
• Frode esterna: perdite dovute ad azioni destinate a frodi, appropriazione indebita o ad aggirare la legge, compiute da soggetti terzi;
• Pratiche di gestione dei dipendenti (Employment Practices) e Sicurezza sul Lavoro: perdite derivanti da azioni in contrasto con le leggi o gli accordi sull’impiego, la salute o la sicurezza, da pagamenti di sinistri per lesioni personali, o da episodi di discriminazione;
• Clienti, Prodotti e prassi commerciali: perdite derivanti da inadempienze involontarie o da negligenze, relative a obblighi professionali verso clienti specifici (inclusi i requisiti di affidabilità e di adeguatezza), o dalla natura o dalla progettazione di un prodotto;
• Danni a Beni Materiali: perdite dovute a danni a beni materiali causati da disastri naturali o altri eventi;
• Interruzioni e malfunzionamento dei sistemi: perdite dovute ad interruzioni del servizio o avarie dei sistemi;
• Esecuzione, rilascio e gestione dei processi: perdite legate al fallimento di transazioni in corso o gestione di processi, da relazioni con controparti commerciali e fornitori.
L’attività di gestione dei rischi operativi è regolamentata da politiche e linee guida, che definiscono principi, metodologie di valutazione e processi da porre in essere al fine di individuare, misurare i rischi e identificare le azioni di mitigazione degli stessi.
Il calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità per il rischio operativo viene effettuato sulla base della formula standard. Inoltre i responsabili delle strutture operative, con il supporto della funzione di Risk Management e Compliance, per le aree di loro competenza, effettuano ulteriori valutazioni di tipo quali/quantitativo, volte ad identificare le specifiche tipologie di rischi operativi nelle proprie aree aziendali, valutare il loro possibile impatto ed individuare le eventuali azioni di mitigazione da porre in essere.
Seguendo le best practice di settore, il processo del Gruppo Generali per la valutazione del rischio operativo comprende come attività principali la Loss Data Collection (LDC), il risk assessment e la analisi di scenario.
La Loss Data Collection è un processo sistematico di raccolta dati relativi ad eventi che producono perdite operative superiori ad una soglia predefinita,offrendo una visione retrospettiva delle perdite subite..
Il risk assessment e l'analisi degli scenari (scenario analysis) sono processi ricorrenti ed offrono una visione prospettica dei rischi ai quali la Compagnia è esposta. In particolare:
• Il risk assessment (condotto in coordinamento con la Funzione di Compliance) fornisce una valutazione qualitativa delle esposizioni ai rischi in un determinato orizzonte temporale, considerando le attività di controllo
poste in essere, volta ad identificare i principali rischi per i quali svolgere analisi più approfondite (analisi di scenario);
• L'analisi di scenario (svolto in collaborazione con i diversi risks owner) ha lo scopo di valutare qualitativamente e quantitativamente i principali rischi identificati. In particolare vengono valutate sia la probabilità di accadimento e le perdite derivanti da scenari di rischio ‘ordinari’ (typical case) , che le perdite in caso di eventi straordinari particolarmente negativi (worst case).
C.5.2. Descrizione delle tecniche utilizzate per attenuare i rischi e dei processi per controllare che le tecniche di attenuazione del rischio conservino la loro efficacia
I rischi operativi sorgono inevitabilmente con l’esercizio dell’attività d’impresa in quanto endogeni a processi e procedure necessari per garantire il normale svolgimento della operatività aziendale ovvero derivanti da fattori esterni.
I rischi operativi possono determinare per l’impresa effetti economici negativi, che si manifestano attraverso una perdita e/o un mancato guadagno.
Fattori ambientali esterni, come ad esempio l’utilizzo sempre più frequente di strumenti tecnologici anche nelle fasi di gestione del cliente e sviluppo dei prodotti con alto contenuto telematico, nonché fattori interni, legati anche alla revisione dei processi, possono tra le altre cose determinare un aumento dei rischi operativi per la Compagnia.
La gestione dei rischi coinvolge i responsabili delle singole unità organizzative (risk owner) a cui è assegnato il compito di assicurare la corretta gestione dei rischi correlati alle attività svolte e di implementare adeguate attività di controllo, nel rispetto dell’assetto organizzativo e degli indirizzi suggeriti dall’Amministratore Delegato per garantire l’attuazione delle direttive in materia di gestione dei rischi e di controlli interni dettate dal Consiglio di Amministrazione.
La metodologia di gestione dei rischi operativi prevede che i risk owner, chiamati a valutare nel continuo l’esposizione ai rischi anche attraverso apposite sessioni di risk assessment individuino una serie di misure di mitigazione del rischio con lo scopo di migliorare ulteriormente gestione e controllo dei medesimi, riducendo l'esposizione e raggiungendo una maggiore efficienza operativa.
Per particolari tipologie di rischi particolarmente rilevanti esistono apposite funzioni aziendali deputate a monitorarne l’andamento ( ad esempio struttura antifrode, struttura a supporto del Dirigente Preposto, antiriciclaggio, privacy,..).
Per quanto riguarda le funzioni di controllo:
• Il Risk Management ha al suo interno un’unità organizzativa che ha il compito di indirizzare e supportare i risk owner nell’identificare, valutare, monitorare e mitigare i rischio operativi e monitorare l’implementazione delle azioni identificate.
• La funzione di Compliance presidia il rischio di non conformità alle disposizioni normative, regolamentari o di autoregolamentazione ed ai principi etici.
•
C.6. ALTRI RISCHI
Al fine di fornire una visione completa del profilo di rischio della Compagnia, in aggiunta ai rischi definiti nelle sezioni da
C.1 a C.5, e per i quali è prevista una valutazione quantitativa in termini di requisito di capitale, ci sono altri rischi a cui la Compagnia è esposta in virtù della propria attività di business per i quali non è previsto un requisito patrimoniale di solvibilità specifico. Tali rischi sono:
• Rischi Emergenti, cioè i nuovi rischi che possano comportare un incremento inatteso delle esposizioni a categorie di rischio già individuate ovvero richiedere l’introduzione di una nuova categoria. I rischi emergenti sono legati all’evoluzione del contesto interno ed esterno all’impresa, spesso riconducibili a cambiamenti ambientali, fenomeni sociali, sviluppi regolamentari, progressi tecnologici, ecc. Per la valutazione di questi rischi, la Compagnia si basa sull’insieme di informazioni fornite dalla Capogruppo e assicura un’adeguata discussione degli stessi con tutte le principali funzioni del Business;
• Rischi Reputazionali. riferiti a potenziali perdite che derivano dal deterioramento o da una percezione negativa della Compagnia tra i suoi clienti, controparti o Autorità di Xxxxxxxxx. La Compagnia, in modo proattivo e in linea con le disposizioni di Gruppo, pone molta attenzione ai processi aziendali che possono generare eventi con un forte impatto reputazionale. La Compagnia mira ad evitare qualsiasi evento dal quale può scaturire un rischio reputazionale, e qualora questo si dovesse verificare, si impegna a garantire una gestione veloce, trasparente ed efficace dello stesso.
• Rischi di contagio , derivanti dall’appartenenza al Gruppo, ovvero i rischi per i quali situazioni di difficoltà che insorgano in un’entità del Gruppo possano propagarsi con effetti negativi sulla situazione patrimoniale, economica o finanziaria della Compagnia. In linea con le disposizioni di Gruppo, la Compagnia nello svolgimento della sua attività di business e di investimento opera limitando e mitigando tali rischi. In tale ottica si segnala come il Gruppo, negli ultimi anni, abbia operato per rafforzare il coordinamento e il rispetto di principi e norme comuni tra le diverse compagnie del Gruppo, in tutte le attività, mediante anche l’emissione di politiche e linee guida, così da limitare ogni tipo di insorgenza di rischio di contagio.
• Rischi strategici, originati dai cambiamenti esterni e/o dalle decisioni interne che possono compromettere il profilo di rischio della Compagnia. La gestione del rischi strategico è essenzialmente integrata nel processo di piano strategico e mira ad identificare i principali rischi e scenari che compromettono il raggiungimento degli obiettivi di piano strategico.
C.7. ALTRE INFORMAZIONI
C.7.1. Descrizione dei metodi utilizzati, delle ipotesi formulate e dei risultati delle prove di stress, nonché delle analisi di sensibilità a rischi e fatti sostanziali che riguardano la sensibilità al rischio della compagnia
Al fine di testare la solidità della posizione di solvibilità della Compagnia in caso di condizioni di mercato avverse o di shock, vengono effettuati un insieme di stress test e analisi di sensitività (sensitivity). Gli eventi avversi sono definiti considerando eventi inattesi, potenzialmente gravi, ma tuttavia plausibili. L’analisi delle evidenze, in termini di impatto sulla posizione finanziaria e di capitale, permette alla Compagnia di effettuare considerazioni sulle potenziali misure di mitigazione ritenute appropriate nel caso in cui tale evento si dovesse realizzare.
Le sensitivity considerano cambiamenti in specifici risk driver (ad esempio: shock azionari, di credito ed immobiliari). Il loro obiettivo principale è di misurare la variabilità dei Fondi Propri e del Solvency Capital Requirement e la solidità del Solvency Ratio alle variazioni dei più significativi fattori di rischio (risk factors).
Al fine di verificare l’adeguatezza della posizione di solvibilità ai cambiamenti delle condizioni di mercato, sono state effettuate le seguenti sensitivity:
Sensitivity
Spread BTP +100 bps Equity DW (-20%)
Property DW (-10%)
L’impatto delle suddette sensitivity sul Solvency Ratio è riportato nella capitolo “E. Gestione del Capitale”.
D. Informazioni sulla valutazione ai fini di solvibilità
Il presente paragrafo descrive i criteri di valutazione e le metodologie utilizzate dalla Compagnia per la determinazione del valore delle attività e delle passività ai fini di solvibilità (“valore equo”).
Metodi di Valutazione delle attività e delle passività non tecniche
Il Regolamento Delegato, all’articolo 9, precisa che i principi contabili internazionali (IFRS), adottati dalla Commissione Europea a norma del regolamento n. 1606/2002, si applicano per la valutazione, ai fini della Solvibilità II, delle attività e delle passività diverse dalle riserve tecniche, a condizione che tali principi includano metodi di valutazione coerenti con l’approccio di valutazione di cui all’art. 75 della Direttiva.
L’obiettivo principale della Direttiva, nella definizione dei metodi di valutazione, è garantire norme armonizzate per la determinazione dei valori economici delle attività e passività, ovvero i valori reali che tali attivi e passivi hanno sul mercato alla data di valutazione. Di conseguenza, la Compagnia, nella definizione dei valori equo (fair value) delle proprie poste di bilancio, ha utilizzato modelli che considerano il rischio connesso alla stima di determinati parametri coerenti con le variabili mercato, ove disponibili.
Sulla base di tale approccio, le attività e le passività sono valutate come segue:
i. le attività sono valutate all’importo al quale potrebbero essere scambiate tra parti consapevoli e consenzienti in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato;
ii. le passività sono valutate all’importo al quale potrebbero essere trasferite, o regolate, tra parti consenzienti in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato.
Nella valutazione delle passività di cui al punto (ii) sono stati considerati gli aggiustamenti relativi all’impatto del merito di credito della Compagnia al fine della loro eliminazione, in coerenza con quanto richiesto dalla Direttiva.
Il corpo dei principi contabili internazionali, in termini di definizione, classificazione, misurazione e rilevazione delle voci di attivi e passivi, è applicabile integralmente, salvo diversamente disposto dal Regolamento Delegato. I postulati alla base dei suddetti principi sono:
• il presupposto della continuità aziendale;
• la valutazione separata delle singole attività e passività;
• l’assunzione della materialità: errori o omissioni sono da considerarsi materiali se possono, a livello individuale o di gruppo, influenzare le decisioni economiche degli utilizzatori del bilancio; la materialità dipende dall’entità e dalla natura dell’errore o omissione, o del distorto giudizio in determinate circostanze. La natura o l’entità delle voci di bilancio, o una combinazione di entrambi gli elementi, può essere un fattore determinante.
Approccio di misurazione del valore equo (Fair Value)
Le voci di attivo e passivo devono essere valutate su basi economiche, come previsto all’art. 75 della Direttiva, facendo riferimento ai principi contabili internazionali IFRS, che per raggiungere questo obiettivo procedono a far prevalere la “sostanza alla forma”. La definizione del valore equo delle attività e delle passività riportata nell’IFRS 13 è basata sulla nozione di “prezzo di chiusura sul mercato”, ed è un metodo di valutazione al mercato che richiede l’applicazione di una definita gerarchia di input, classificati in tre livelli.
Misurazione del valore equo (Fair Value)
L’obiettivo della misurazione al valore equo è stimare il prezzo che la Compagnia percepirebbe per la vendita di un’attività, ovvero che pagherebbe per il trasferimento di una passività, in un’ordinaria transazione di mercato tra controparti consapevoli e consenzienti a normali condizioni e alla data di valutazione.
L’approccio seguito, in genere, prevede che la misurazione del valore equo:
• sia riferita a una particolare attività o passività (coerentemente con la propria unità di conto);
• nel caso di un’attività non finanziaria, consideri la capacità di un operatore di mercato di generare benefici economici impiegando l’attività nel suo massimo e migliore utilizzo, o vendendola a un altro operatore di mercato che la impiegherebbe nel suo massimo e miglior utilizzo;
• consideri il principale (o più vantaggioso) mercato di riferimento per gli attivi o i passivi;
• utilizzi tecniche di valutazione appropriate, adatte alle circostanze e per le quali siano disponibili dati sufficienti per massimizzare l’uso di input osservabili e rilevanti sul mercato, con livello di gerarchia classificato.
Inoltre, come previsto dall’IFRS 13, la Compagnia ha seguito specifiche linee guida nella misurazione del valore equo; in particolare:
• ha considerato le caratteristiche di singole attività o passività e il prezzo determinato dagli operatori di mercato sulla base di tali caratteristiche alla data di valutazione (per esempio, la condizione o l’ubicazione dell’attività; e le eventuali limitazioni alla vendita o all’uso dell’attività);
• ha supposto che l’attività o la passività venga scambiata in una regolare transazione tra operatori di mercato, alle correnti condizioni per la vendita dell’attività o il trasferimento della passività, alla data di valutazione;
• ha considerato l’operazione di vendita dell’attività o di trasferimento della passività nel mercato principale dell’attività o passività; o in assenza di un mercato principale, nel mercato più vantaggioso per l’attività o passività;
• con riferimento alle attività non finanziarie, ha preso in considerazione il massimo e miglior utilizzo delle stesse;
• ha utilizzato il presupposto che una passività finanziaria o non finanziaria, oppure uno strumento rappresentativo di capitale di un’entità (per esempio, le interessenze emesse come corrispettivo nell’ambito di un’aggregazione aziendale), vengano trasferiti a un operatore di mercato alla data di valutazione, senza regolamento, annullamento o cancellazione dello strumento a tale data.
D.1. INFORMAZIONI SULLA VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’ NON TECNICHE
D.1.1. Informazioni sulla valutazione delle attività
Specificità nelle valutazioni ai fini di Solvibilità
Come previsto dalla Direttiva, la Compagnia ha determinato il valore equo delle attività principalmente con l’applicazione dei principi contabili internazionali, tranne per alcune voci dove sono previste delle eccezioni e i metodi di valutazione IAS/IFRS sono espressamente esclusi.
In particolare, le eccezioni riguardano le seguenti categorie di attivi:
• attività immateriali e avviamento;
• partecipazioni.
Avviamento e attività immateriali
Sulla base delle disposizioni del Regolamento Delegato, la Compagnia ha valutato l’avviamento pari a zero.
Anche le attività immateriali sono state iscritte ad un valore nullo nel bilancio a fini di solvibilità, in quanto è possibile iscrivere un valore diverso esclusivamente qualora possa essere dimostrato che l’attività possa essere venduta separatamente, e possa essere dimostrata l’esistenza di un valore per attività identiche o simili, calcolato utilizzando prezzi di mercato quotati in mercati attivi. Non ricorrendo tali presupposti, la Compagnia ha valutato le proprie attività immateriali, rappresentate dalle provvigioni di acquisizione da ammortizzare e da altri costi pluriennali nell’area informatica e contabile, a zero.
Partecipazioni
La partecipazione in un’impresa è rappresentata dalla detenzione, diretta o tramite un rapporto di controllo, di almeno il 20% dei diritti di voto o del capitale dell’impresa da parte della Compagnia.
Per Genertel, ai fini di Solvency II, la classificazione e il calcolo del fair value delle partecipazioni è gestito dalla Capogruppo, Assicurazioni Generali S.p.A., nell’ambito del processo di Market Value Balance Sheet di Gruppo, al fine di migliorare la coerenza dei dati ed armonizzarne l’approccio.
Valutazione delle imprese partecipate
Il diagramma sottostante illustra l’approccio utilizzato dal Gruppo Generali per la valutazione delle partecipazioni.
Tale approccio è coerente con l’articolo 13 del Regolamento Delegato, che indica una specifica gerarchia di metodi di valutazione da utilizzare ai fini del nuovo regime di solvibilità.
Si osserva che, nonostante il concetto di controllo e di influenza notevole definito nei principi contabili internazionali sia mutuato, non si applicano tali principi per determinare il valore delle partecipazioni ai fini di Solvency II, in quanto non riflettono il concetto di valutazione economica richiesta dall’art. 75 della Direttiva.
Partecipazioni
Utilizzo di prezzi quotati
su mercati attivi
Società controllate Altre
Se non possibile
Società assicurative Società non assicurative
Società assicurative Società non assicurative
Metodo del PN aggiustato
Metodo del PN aggiustato
Metodo del PN IFRS
aggiustato
Metodo del PN aggiustato
Metodo del PN aggiustato
Metodo del PN IFRS
aggiustato
Se non possibile
Metodi alternativi
I criteri di valutazione utilizzati dalla Compagnia sono:
- in caso di disponibilità di prezzi quotati in mercati attivi, il valore della partecipazione corrisponde a tale valore; il prezzo di mercato include altresì valutazioni effettuate su elementi della partecipata che non dovrebbero essere considerati in uno stato patrimoniale redatto ai fini di Solvency II (come per esempio il valore dell’avviamento e degli attivi immateriali), tuttavia, poiché tale valore corrisponde al prezzo quotato in un mercato attivo, ed è quello a cui presumibilmente la Compagnia potrebbe vendere la propria quota di partecipazione, tale valutazione è giustificata;
- per le partecipazioni non quotate, in particolare in società controllate o altre legal entities consolidate da Capogruppo (ad esempio le joint venture), viene utilizzato il metodo del patrimonio netto aggiustato per la valutazione delle partecipazioni in società di assicurazione o riassicurazione. Il metodo del patrimonio netto aggiustato rappresenta la quota di competenza dell’eccesso delle attività sulle passività, in accordo con l’art. 75 della Direttiva;
- per le partecipate che non sono società assicurative o riassicurative, viene utilizzato invece il metodo del patrimonio netto IFRS aggiustato, al netto del valore dell’avviamento; qualora non sia possibile applicare tale metodo, è possibile utilizzare un metodo di valutazione alternativo coerente con l’approccio definito nell’art. 75 della Direttiva; l’utilizzo del metodo del patrimonio netto IFRS aggiustato viene introdotto per facilitare e armonizzare la valutazione qualora sia difficile valutare lo stato patrimoniale della partecipata sulla base dei principi di Solvency II.
- nei casi in cui gli investimenti della Compagnia siano rappresentati da partecipazioni in società non controllate dalla Capogruppo può risultare non fattibile una valutazione economica effettuata sulla base dei metodi precedentemente descritti; in questi casi vengono utilizzate dalla Capogruppo tecniche alternative. La Compagnia non detiene tale tipologia di investimento.
D.1.2. Dettagli delle differenze tra valutazioni a fini di bilancio d’esercizio e ai fini del bilancio di solvibilità per le principali classi di attivi
Tenuto conto dei principi generali di valutazione relativi al bilancio di solvibilità spiegati nelle precedenti sezioni, si presenta una tabella riepilogativa con il confronto tra bilancio d’esercizio e bilancio di solvibilità e la descrizione dei differenti criteri di rilevazione e valutazione per classe di attività sostanziale.
(valori in migliaia di euro) | Valore solvibilità II Va | lore della contabilità obbligatoria |
Attività | ||
Spese di acquisizione differite | 0 | 12.007 |
Attività immateriali | 0 | 19.589 |
Attività fiscali differite | 11.190 | 22.171 |
Utili da prestazioni pensionistiche | 0 | 0 |
Immobili, impianti e attrezzature posseduti per uso proprio | 207 | 207 |
Investimenti | 1.064.959 | 1.018.095 |
Immobili (diversi da quelli per uso proprio) | 0 | 0 |
Quote detenute in imprese partecipate, incluse le partecipazioni | 8 | 8 |
Strumenti di capitale | 28.791 | 20.915 |
Strumenti di capitale - Quotati | 26.265 | 18.652 |
Strumenti di capitale - Non quotati | 2.526 | 2.263 |
Obbligazioni | 901.455 | 862.050 |
Titoli di Stato | 316.017 | 305.422 |
Obbligazioni societarie | 426.010 | 398.397 |
Obbligazioni strutturate | 151.348 | 150.188 |
Titoli garantiti | 8.079 | 8.043 |
Organismi di investimento collettivo | 134.642 | 135.059 |
Derivati | 63 | 63 |
Importi recuperabili da riassicurazione da: | 5.484 | 5.564 |
Non vita e malattia simile a non vita | 5.484 | 5.564 |
Non vita esclusa malattia | 5.484 | 5.564 |
Malattia simile a non vita | 0 | 0 |
Crediti assicurativi e verso intermediari | 27.525 | 27.525 |
Crediti riassicurativi | 2.808 | 2.808 |
Crediti (commerciali, non assicurativi) | 24.591 | 24.591 |
Contante ed equivalenti a contante | 15.568 | 15.568 |
Tutte le altre attività non indicate altrove | 7.584 | 7.584 |
Totale delle attività | 1.159.916 | 1.155.710 |
La differenza complessiva di valore sulle attività è pari a 4.206 migliaia ed è determinata dal confronto tra la valutazione delle poste a valori di mercato, definiti con i criteri di Solvency II, ed a valori di bilancio, propri del regime di solvibilità precedente. Tale variazione è dovuta principalmente:
• al maggior valore delle azioni quotate per 7.613 migliaia;
• al maggior valore dei titoli obbligazionari per 39.405 migliaia, dovuta principalmente alle plusvalenze latenti sui titoli di stato;
• al minor valore delle attività fiscali differite per 10.981 migliaia;
• all’eliminazione degli attivi immateriali per 19.589 migliaia e dei costi di acquisizione differiti per 12.007 migliaia.
D.2. RISERVE TECNICHE
D.2.1. Riserve tecniche non vita: metodologia di calcolo e risultati
Per il calcolo del fair value Solvency II delle riserve tecniche Non Vita sono stati utilizzati, quali dati di partenza, i valori determinati in base a quanto disposto dall’IFRS 4, che si differenziano dai valori presenti nel bilancio d’esercizio per lo storno delle riserve integrative della riserva premi e delle riserve di perequazione, e sono espressi al netto delle somme da recuperare.
Di seguito si presenta la riconciliazione tra le riserve iscritte nello stato patrimoniale del bilancio d’esercizio della compagnia e le riserve tecniche IFRS.
(in migliaia di euro) segno importo
Riserve tecniche lorde dei rami danni | + | 876.614 |
Storno delle componenti local GAAP di riserve (di cui integrative, di perequazione, etc.) | - | 1.232 |
Deduzione delle somme da recuperare | - | 5.206 |
Riserve tecniche lorde IFRS dei rami danni | + | 870.176 |
Riserve tecniche a carico dei riassicuratori dei rami danni | - | 5.563 |
Riserve tecniche nette IFRS dei rami danni + 864.613
Si esplicita per le maggiori LoB il passaggio tra le riserve IFRS e le riserva Fair Value (FV)
('000 EUR) | Genertel S.p.A. | ||
Riserve tecniche al netto della riassicurazione | IFRS | FVL | |
Totale Lavoro | Infortuni | 17.998 | 7.572 |
Responsabilità Civile Auto | 748.967 | 762.083 | |
Corpi Veicoli Terrestri | 45.187 | 34.752 | |
Incendio ed Altri Danni ai Beni | 19.984 | 14.853 | |
Assistenza | 9.275 | 1.021 | |
Perdite Pecuniarie | 9.662 | 2.407 | |
Totale Riserve | 864.613 | 830.739 |
Il Fair Value delle Riserve Tecniche Danni, relativamente a:
• sinistri a riserva, denunciati o meno, accaduti prima della data di valutazione, i cui costi e le spese relative non siano state ancora completamente pagate entro quella data (Riserva Sinistri);
• sinistri futuri relativi a contratti in essere alla data della valutazione, o per i quali esiste un obbligo di fornire copertura (Riserva Premi).
è ottenuto come saldo delle seguenti componenti:
• Valutazione a costo ultimo delle riserve tecniche (UBEL: Undiscounted Best Estimate Liability)
• Sconto per l’attualizzazione alla data di riferimento
• Aggiustamento per il rischio di controparte relativo alle riserve cedute
• Margine di rischio ai fini della determinazione del FV.
Di seguito sono brevemente descritti i metodi e le ipotesi utilizzate per ognuna delle precedenti componenti, separatamente per le Riserve Sinistri e le Riserve Premi.
Sinistri e Classi Omogenee di Rischio
Al fine di effettuare un'adeguata analisi attuariale delle riserve tecniche e di effettuare le proiezioni al costo ultimo, sono stati utilizzati dati storici dei pagamenti e dei sinistri avvenuti (l’incurred), al lordo della riassicurazione. Lo sviluppo dei dati utilizzati per questo scopo soddisfa i requisiti di appropriatezza, materialità e completezza.
Ogni portafoglio è selezionato in maniera da identificare gruppi omogenei di rischi, tipo di copertura, e altre specificità, come ad esempio l’arco temporale di sviluppo dei sinistri. Il livello minimo di granularità adottato considera la suddivisione tra differenti categorie (lavoro diretto, lavoro proporzionale e non proporzionale) e, per ogni categoria, sono identificate dodici linee di business: Assicurazione compensazione lavoratori (Workers compensation); Assicurazione spese mediche (Medical expense); Assicurazione protezione del reddito (Income protection); Assicurazione sulla responsabilità civile autoveicoli (Motor vehicle liability); Altre assicurazioni Auto (Other motor); Assicurazione marittima, aereonautica e trasporti ( Marine, aviation and transport); Assicurazione incendio e altri beni (Fire and other damage to property); Assicurazione sulla responsabilità civile generale (General liability); Assicurazione credito e cauzione (Credit and suretyship); Assicurazione tutela giudiziaria (Legal expenses); Assistenza (Assistance) Perdite pecuniarie di vario genere (Miscellaneous financial loss).
I sinistri possono essere analizzati separatamente nelle tipologie “attritional”, “large” e “extremely large”.
Riserva Sinistri Metodi Attuariali
L’approccio per calcolare le BEL delle Riserve Sinistri dipende dalla possibilità di poter applicare metodologie di tipo attuariale.
I metodi attuariali utilizzabili per proiettare le serie storiche dei sinistri e delle riserve sono i seguenti:
• Link Ratio Methods sui pagamenti (or Development Factor Models – DFM), è una generalizzazione del Chain ladder basata sulle analisi dei pagati cumulate negli anni; questa classe di metodi è basata sulle ipotesi che il processo di liquidazione rimane stabile nel tempo, per le generazioni dei sinistri analizzati;
• Link Ratio Methods sull’incurred che, tecnicamente, operano come i precedenti, ma si basano sullo sviluppo dell’incurred, cioè della somma del pagato cumulato e delle riserve;
• Bornhuetter-Xxxxxxxx Method sui pagati o incurred che uniscono il costo finale (ottenuto ad esempio come media di DFM) con un valore alternativo (a priori) utilizzando un approccio ponderato di credibilità;
• metodi basati sul costo medio dei sinistri pagati, ottenuto utilizzando uno dei modelli precedentemente descritti sull’ammontare del pagato e una metodologia separata che proietta il numero di sinistri pagati.
La Compagnia ha prevalentemente utilizzato la metodologia Chain Ladder. I metodi sopra citati tengono conto anche della componente relativa alle spese direttamente e indirettamente imputabili ad un determinato risarcimento. I dati utilizzati per le proiezioni sono così comprensivi di tali spese.
Valutazione al netto della riassicurazione
La valutazione a costo ultimo (Ubel), per ciascun gruppo omogeneo di rischi, al netto della riassicurazione è calcolata adottando un approccio semplificato. Si considera anche un aggiustamento per la perdita attesa dovuta al rischio di inadempimento (default) delle controparti riassicurative (Counterparty Default Risk Adjustment).
Riserva Premi
LA UBEL della riserva premi è definita come la somma di flussi di cassa futuri in entrata ed in uscita. Questi ultimi sono rappresentati da sinistri e costi di gestione ottenuti applicando opportuni loss ratio ed expense ratio in ottica best estimate.
Tali valutazioni vengono effettuate sui valori, sia al lordo che al netto della riassicurazione passiva per ottenere la stima delle Ubel lorde e nette.
Come per le Riserve Sinistri, anche per la riserva premi netta si considera il rischio di inadempimento (default) delle controparti.
Sconto
Lo sconto della valutazione a costo ultimo (BEL Best Estimate of Liability), sia relativo alla riserva sinistri che alla riserva premi, è derivato attualizzando i pagamenti futuri attesi con la curva dei tassi di riferimento considerando l’aggiustamento per la volatilità (volatility adjustment).
Margine di rischio (Risk Margin)
Il margine di rischio (Risk Margin - RM) è aggiunto alle BEL per ottenere un valore market consistent delle passività; esso cattura il valore economico dei rischi non copribili ovvero “non-hedgeable” (come Reserving, Pricing, Catastrophe, Lapse, Counterparty Default and Operational) al fine di assicurare che il valore delle riserve tecniche sia equivalente all’importo di cui la Compagnia avrebbe bisogno per assumersi e onorare le obbligazioni assicurative. Il RM è calcolato mediante la tecnica del Cost of Capital (CoC) a livello di linee di business. Il costo del capitale di ciascun anno di proiezione è stato attualizzato alla data di valutazione utilizzando la struttura per scadenza dei tassi di interesse al 31/12/2016 fornita da EIOPA, priva del volatility adjustment.
Ipotesi operative e fonti di incertezza
La valutazione delle riserve tecniche danni è caratterizzata dalla volatilità delle ipotesi tecniche, dalla varietà della composizione del portafoglio e dalle politiche aziendali.
Volatiliy Adjustment
La valutazione delle BEL è stata effettuata sulla base dei tassi privi di rischio (c.d. risk free rates) forniti dall'EIOPA, compreso il volatility adjustment come previsto nell’articolo 77d della Direttiva 2014/51/EU. Al 31.12.2016, il volatility adjustment nella zona euro, come definito dall’EIOPA, è pari a 13bps: senza la sua applicazione, la BEL danni al netto della riassicurazione avrebbe oscillato di +0,4%.
Riassicurazione passiva
Le cessioni in riassicurazione vengono effettuate in base ad una dettagliata analisi del rischio che consente di definire, per ciascuna classe di affari, il tipo di struttura, il livello di ritenzione e la capacità riassicurativa necessari per mitigare l’esposizione per singolo rischio e, per alcune classi, quella per evento, ovvero l’esposizione derivante dal cumulo di una pluralità di contratti assicurativi in portafoglio.
La riassicurazione contrattuale fornisce meccanismi di trasferimento del rischio per larga parte del portafoglio, mentre le esposizioni residue trovano nella riassicurazione facoltativa uno strumento aggiuntivo di mitigazione.
Le classi di affari più importanti hanno nella riassicurazione in eccesso sinistri la struttura più idonea, poiché consente, una volta definita puntualmente la ritenzione per ciascuna classe d’affari, di contenere la volatilità dei risultati trattenendo allo stesso tempo margini attesi più elevati. I principi sopraindicati sono conformi alla Delibera quadro della Compagnia in materia di politica di riassicurazione; il Consiglio di Amministrazione di fine febbraio 2017 ha approvato le strutture in essere nel corso del presente esercizio costruite secondo il modello di business riassicurativo intrapreso lo scorso anno e pienamente implementato all’ultimo rinnovo.
Esso prevede la cessione dell’intero rischio dei principali trattati alla Capogruppo la quale acquista idonee protezioni per conto dell’intero Gruppo
D.3. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA VALUTAZIONE DELLE PASSIVITA’ NON TECNICHE
D.3.1. Specificità nelle valutazioni ai fini di Solvency II
Come previsto dalla Direttiva e indicato al paragrafo D della presente Relazione, la Compagnia ha determinato il valore equo delle passività principalmente con l’applicazione dei principi contabili internazionali, tranne per alcune voci dove sono previste delle eccezioni ed i metodi di valutazione IAS/IFRS sono espressamente esclusi.
In particolare, le eccezioni riguardano le seguenti categorie di passivi:
• passività potenziali;
• passività finanziarie;
• riserve tecniche;
• fiscalità differita.
Le riserve tecniche sono descritte, separatamente, nel capitolo D.2 della presente Relazione.
Passività potenziali
Ai fini della definizione di passività potenziale, l’art. 11 del Regolamento Delegato fa rimando ai principi contabili internazionali, e pertanto allo IAS 37 paragrafo 10.
In particolare, le passività potenziali includono obbligazioni presenti, dove “potenziale” implica incertezza relativamente ad ammontari e tempistiche.
Come per la definizione, anche per la valutazione delle passività potenziali è necessario fare riferimento ai dettami dello IAS 37; la Compagnia, ai fini del proprio bilancio redatto sulla base degli specifici principi contabili nazionali, non rileva, qualora esistente, alcuna passività potenziale, ma fornisce esclusivamente adeguata rilevazione nel bilancio Solvency II laddove questa risulti rilevante e la probabilità di impiegare risorse atte a produrre benefici economici non sia remota.
Le passività potenziali sono ritenute rilevanti se le informazioni in merito alle dimensioni attuali o potenziali, o alla natura di tali passività, potrebbero influenzare le decisioni o il giudizio del previsto utente di tali informazioni.
Un’eccezione all’obbligo di riconoscere come rilevante una passività potenziale ai fini di Solvency II deriva dall’impossibilità di effettuare una stima attendibile al fine di determinarne il valore: in tali casi ne viene data esclusivamente informativa nel presente documento.
Il valore delle passività potenziali è pari al valore attuale atteso dei flussi di cassa futuri richiesti per regolare tale passività nel corso della sua vita, calcolati utilizzando la struttura per scadenza dei tassi di interesse privi di rischio; nessun aggiustamento viene effettuato per tenere conto del rischio di credito della Compagnia.
Nella tabella sottostante vengono riportate le principali differenze, adottate dalla Compagnia, di trattamento delle passività potenziali, previste dallo IAS 37 rispetto al contesto Solvency II.
Probabilità del sorgere dell’obbligazione | Probabilità dell’uscita di flussi di cassa | IAS 37 | Solvency II |
Obbligazione possibile | Non probabile (probabilità minore del 50%) | Non rilevata. Presente informativa quale passività potenziale se la probabilità di uscita dei flussi di cassa non è remota | Rilevata se la probabilità di uscita di flussi di cassa risulta non remota. |
Non rilevata se non rilevante.. | |||
Obbligazione presente | Non probabile (probabilità minore del 50%) | Non rilevata. Presente informativa quale passività potenziale se la probabilità di uscita dei flussi di cassa non è remota | Rilevata se la probabilità di uscita di flussi di cassa risulta non remota. |
Se non rilevante non viene rilevata. | |||
Obbligazione presente | Probabile | Rilevata se la stima risulta attendibile, altrimenti presente informativa quale passività potenziale. | Rilevata se risulta possibile effettuare una stima attendibile. |
Non rilevata se non è possibile effettuare una stima attendibile. |
La Compagnia non ha poste di passività potenziali rilevate nel proprio bilancio di solvibilità.
Passività finanziarie
In coerenza con le disposizioni di cui all’art. 14 del Regolamento Delegato, la Compagnia valuta le passività finanziarie sulla base dei principi contabili internazionali, ovvero lo IAS 39.
Successivamente alla rilevazione iniziale, le passività finanziarie sono valutate al valore equo senza tener conto della variazione del merito di credito proprio della Compagnia, al fine di assicurare la conformità con i principi di Solvency II.
La metodologia per la valutazione delle passività finanziarie utilizzata per definire il valore equo è basata sui seguenti approcci:
• approccio mark to market (default approach): è basato sull’utilizzo di prezzi immediatamente disponibili per transazioni ordinarie forniti da fonti indipendenti (prezzi quotati in mercati attivi);
• approccio mark to model: si tratta delle tecniche di valutazione basate su modelli che utilizzano parametri di riferimento, estrapolazioni o calcoli che hanno quale fonte, per quanto più possibile, dati di mercato (massimizzazione dei dati di mercato e minimizzazione di dati non osservabili).
La variazione del fair value della passività finanziaria derivante dalla variazione del rischio di credito connesso a tale passività deve essere determinato:
a. come la variazione di fair value non attribuibile a variazioni nelle condizioni di mercato che possano comportare un
rischio di mercato;
b. utilizzando di metodi alternativi che la Compagnia reputa maggiormente rappresentativi della variazione di valore equo della passività derivante dal rischio di credito.
Valutazione del merito creditizio della Compagnia
Secondo quanto previsto dallo IAS 39, i cambiamenti nelle condizioni di mercato che incrementano il rischio di mercato includono le variazioni nel tasso di interesse di riferimento (benchmark), nel prezzo degli strumenti finanziari di altre imprese, nel prezzo delle materie prime, nei tassi di cambio, negli indici di prezzo o di tasso.
Se l’unica variazione rilevante nelle condizioni di mercato relativamente alla passività valutata risulta essere una variazione nei tassi di interesse di riferimento, l’ammontare della variazione attribuibile a variazioni del merito creditizio può essere stimata come segue:
a. inizialmente, la Compagnia calcola il tasso di rendimento interno della passività, all’inizio del periodo, come il tasso che eguaglia i flussi di cassa futuri previsti contrattualmente al valore equo della stessa; poi deduce da tale tasso quello di interesse di riferimento (benchmark) all’inizio del periodo, per calcolare la componente del tasso di rendimento interno specifico per lo strumento valutato;
b. successivamente, la Compagnia calcola il valore attuale dei flussi di cassa della passività previsti contrattualmente al termine del periodo, utilizzando un tasso di sconto pari alla somma del tasso di interesse di riferimento (benchmark) al termine del periodo e la componente di tasso di rendimento interno specifico estrapolata sulla base del calcolo effettuato al punto precedente;
c. la differenza tra il valore equo della passività al termine del periodo e il relativo valore attuale calcolato come al punto precedente determina la variazione di valore equo non attribuibile a variazioni nel tasso di interesse di riferimento (benchmark).
La procedura summenzionata si basa sull’assunto che le variazioni nel valore equo (fair value) derivanti da fottri diversi dal rischio di creditoo dal tasso di interesse di riferimento (benchmark) non siano rilevanti, e pertanto tale metodologia non risulta appropriata qualora anche altri fattori possano comportare variazioni significative del valore equo della passività finanziaria.
Benefici ai dipendenti
Ai fini di solvibilità, la rendicontazione dei benefici per i dipendenti avviene secondo i dettami dello IAS 19. I benefici per i dipendenti comprendono:
a) i benefici a breve termine, se si prevede che siano liquidati interamente entro dodici mesi dal termine dell'esercizio nel quale i dipendenti prestano i relativi servizi (salari, stipendi e contributi per oneri sociali, indennità sostitutive delle ferie annuali e delle assenze per malattia, compartecipazioni agli utili e incentivi) e benefici non monetari (quali assistenza medica, abitazione, auto aziendali e beni o servizi gratuiti o forniti a costo ridotto) per il personale in servizio;
b) i benefici successivi al rapporto di lavoro quali le pensioni e pagamenti in un’unica soluzione al momento del pensionamento, i benefici previdenziali, le assicurazioni sulla vita e l’assistenza medica;
c) gli altri benefici a lungo termine quali permessi legati all’anzianità di servizio, le disponibilità di periodi sabbatici, i premi in occasione di anniversari, i benefici legati all’anzianità di servizio, le indennità per invalidità permanente;
d) i benefici dovuti ai dipendenti per la cessazione del rapporto di lavoro, quale risultato della decisione dell’entità di concludere il rapporto di lavoro con un dipendente prima della normale data di pensionamento o della decisione di un dipendente di accettare un'offerta di benefici in cambio della cessazione del rapporto di lavoro.
La Compagnia rileva le proprie passività per benefici ai dipendenti:
- nelle obbligazioni da prestazioni pensionistiche per quanto concerne la valutazione del Fondo TFR, che viene eseguita, per ciascun dipendente, in base al valore attualizzato del TFR futuro che la Compagnia dovrà corrispondere al momento (aleatorio) della cessazione del rapporto di lavoro con un opportuno riproporzionamento rispetto alla anzianità lavorativa;
- nei debiti diversi, non assicurativi, con riferimento a tutti gli altri benefici erogati, inclusa l’assistenza medica.
Fiscalità differita
Come disposto dallo IAS 12, le passività fiscali differite corrispondono agli importi delle imposte sul reddito dovute negli esercizi futuri in quanto riferibili a differenze temporanee di reddito imponibili; le attività fiscali differite sono invece gli importi delle imposte sul reddito recuperabili negli esercizi futuri e riferibili a:
• differenze temporanee deducibili;
• riporto a nuovo di perdite fiscali non utilizzate.
Valutazione
In coerenza con la normativa Solvency II e a tali fini, le attività e le passività fiscali differite sono state determinate sulla base delle indicazioni contenute nei principi contabili internazionali (IAS 12). In particolare, le imposte differite, diverse dalle attività fiscali differite riconducibili al riporto a nuovo di perdite fiscali, sono state valutate sulla base della differenza tra i valori ascritti alle attività e passività rilevate e valutate in accordo a quanto disposto dall’art. 75 della Direttiva Solvency II, e nel caso delle riserve tecniche conformemente agli articoli da 76 a 85 di tale Direttiva, e i valori determinati per tali attività e passività ai fini fiscali.
Inoltre, le attività fiscali differite vengono iscritte solo qualora sia probabile che sarà realizzato un utile tassabile futuro a fronte del quale potranno essere utilizzate le attività fiscali differite, tenendo conto degli obblighi legali o regolamentari sui termini per il riporto delle perdite fiscali non utilizzate.
Lo IAS 12 richiede l’iscrizione di attività e passività fiscali differite derivanti da differenze temporanee; una differenza temporanea emerge dal diverso valore a bilancio di attività e passività rispetto al loro valore ai fini fiscali. Le differenze temporanee possono essere:
1. differenze temporanee imponibili, cioè differenze temporanee che, nella determinazione del reddito imponibile di esercizi futuri, si tradurranno in importi imponibili quando il valore contabile dell’attività o della passività sarà realizzato o estinto;
2. differenze temporanee deducibili, cioè differenze temporanee che, nella determinazione del reddito imponibile di esercizi futuri, si tradurranno in importi deducibili quando il valore contabile dell’attività o della passività sarà realizzato o estinto.
Le passività fiscali differite vengono sostanzialmente sempre rilevate a meno che derivino:
a) dalla rilevazione iniziale dell’avviamento;
b) dalla rilevazione iniziale di un’attività o di una passività in un’operazione che:
i. non sia un’aggregazione di impresa;
ii. al momento dell’operazione, non influisca né sull’utile contabile né sul reddito imponibile.
Il riconoscimento della attività fiscali differite è soggetto invece ad alcune condizioni. In particolare deve essere valutata la probabilità di generare reddito imponibile a fronte del quale possa essere utilizzata la differenza temporanea deducibile.
Tenuto conto dei generali principi di iscrizione delle poste relative alla fiscalità differita sopra riportati, il calcolo delle attività e delle passività fiscali differite nel regime di Solvency II deriva dagli aggiustamenti che vengono effettuati nel cambio della metodologia di valutazione tra principi contabili nazionali, sulla base del Regolamento ISVAP n. 22 del 4 aprile 2008, e principi Solvency II, in quanto le poste patrimoniali relative alla fiscalità differita tengono già conto delle differenze temporanee tra valori calcolati a fini fiscali e valori di bilancio. Pertanto, un incremento delle attività nette nello stato patrimoniale redatto ai fini di Solvency II, rispetto alle attività nette di bilancio, conduce al riconoscimento di passività fiscali differite; al contrario, un decremento delle attività nette conduce al riconoscimento di attività fiscali differite.
Riassumendo, una passività fiscale differita dovrà essere riconosciuta nei seguenti casi:
✓ il valore di un’attività nello stato patrimoniale redatto ai fini di Solvency II risulta essere maggiore rispetto al valore calcolato ai fini fiscali;
✓ il valore di una passività nello stato patrimoniale calcolato ai fini di Solvency II risulta essere minore rispetto al valore calcolato ai fini fiscali.
Al contrario, un’attività fiscale differita dovrà essere riconosciuta nei seguenti casi:
✓ il valore di un’attività nello stato patrimoniale redatto ai fini di Solvency II risulta essere minore rispetto al valore calcolato ai fini fiscali;
✓ il valore di una passività nello stato patrimoniale calcolato ai fini di Solvency II risulta essere maggiore rispetto al valore calcolato ai fini fiscali.
Compensazione di attività e passività fiscali differite
In accordo con il paragrafo 74 dello IAS 12, l’impresa deve effettuare la compensazione fra attività e passività fiscali differite se e solo se:
1. l’impresa ha un diritto legalmente esercitabile di compensare le attività fiscali correnti con le passività fiscali correnti;
2. le attività e le passività fiscali differite sono relative a imposte sul reddito applicate dalla medesima autorità fiscale sullo stesso soggetto passivo d’imposta;
Recuperabilità delle attività fiscali differite
Le attività fiscali differite iscritte nel bilancio possono essere riconosciute solo qualora sia probabile che in futuro vi sia un reddito imponibile sufficiente ad assorbire l’annullamento delle differenze temporanee da cui esse emergono. A tal fine deve essere tenuto in considerazione ogni aspetto richiesto da normativa e regolamenti sul periodo massimo per il quale è possibile riportare a nuovo perdite fiscali pregresse.
Si ricorda che la Compagnia aderisce, in qualità di consolidata, al regime di tassazione di Gruppo, disciplinato dal Titolo II, Capo II, Sezione II del TUIR (artt. 117-129). Il numero delle società controllate che hanno esercitato l’opzione congiuntamente alla consolidante è di 20 al 31 dicembre 2016. Con riferimento alle condizioni e ai termini rilevanti dei contratti che regolamentano i rapporti tra la società consolidante e le consolidate, si evidenzia che ciascuna consolidata, qualora concorra alla formazione del reddito complessivo globale con un proprio reddito imponibile, deve corrispondere alla consolidante un importo pari alla relativa imposta a debito dovuta; qualora invece la consolidata concorra alla formazione del reddito complessivo globale con una propria perdita fiscale, le viene riconosciuto un importo pari al beneficio finanziario spettante alla consolidante in fase di liquidazione dell’imposta di Gruppo.
Con l’adesione al regime di tassazione di Gruppo, la Compagnia, qualora presentasse imponibili fiscali negativi, potrebbe beneficiare su base ricorrente della compensazione immediata delle perdite fiscali maturate, iscrivendo così un provento per imposte correnti.
Con riferimento alla recuperabilità delle attività per imposte differite, nelle proprie analisi la Compagnia ha tenuto conto, come richiesto dall’art. 20, comma 4 del Regolamento IVASS n. 34 del 7 febbraio 2017:
- che anche robuste serie storiche di dati della redditività passata possano non costituire evidenza sufficientemente oggettiva della reddittività futura;
- dell’incertezza dei redditi imponibili futuri all’aumentare dell’orizzonte temporale;
- della presenza di norme fiscali che possono ritardare o limitare il recupero delle perdite fiscali e dei crediti d’imposta non utilizzati;
- del fatto che i redditi imponibili derivanti dall’annullamento delle differenze temporanee imponibili devono essere esclusi dalla stima dei redditi imponibili futuri per evitarne il doppio computo;
- del fatto che le proiezioni dei redditi futuri devono essere credibili e basate su ipotesi sostanzialmente in linea con quelle formulate per le altre proiezioni di flussi finanziari;
non rinvenendo elementi che possano far presupporre che non vi siano sufficienti redditi imponibili futuri in regime di consolidato fiscale da rendere critica la recuperabilità degli importi in oggetto. In particolare la lunga serie storica dei risultati d’esercizio fortemente positivi delle società italiane del Gruppo, congiuntamente con i business plan predisposti dalle stesse, è stata ritenuta un’evidenza sufficiente ai fini della conferma della recuperabilità stessa.
Imposte differite attive
La differenza tra i valori del bilancio d’esercizio e quelli del bilancio di solvibilità sorge a fronte delle differenze valutative sulle altre poste.
Nella tabella sottostante vengono dettagliate l’origine delle imposte differite attive per classe rilevante di bilancio, nonché le tempistiche previste per il riversamento delle stesse.
Orizzonti temporali previsti per l'annullamento
Attività fiscali differite nette Totali Entro 1 anno Da 2 a 5 anni Oltre i 5 anni Indefinito
Riserve tecniche e importi recuperabili dalla riassicurazione | 7.900 | 2.781 | 4.243 | 876 | 0 |
Attivi immateriali | 5.988 | 1.197 | 4.791 | 0 | 0 |
Provvigioni poliennali | 3.590 | 1.264 | 1.928 | 398 | 0 |
Crediti e debiti assicurativi e verso intermediari, crediti e debiti riassicurativi, crediti e debiti (commerciali, non assicurativi) | 1.618 | 74 | 423 | 377 | 744 |
Fondi rischi e oneri | 950 | 0 | 0 | 0 | 950 |
Altre poste | 816 | 0 | 0 | 0 | 816 |
Avviamento | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Passività subordinate | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Portafoglio investimenti | -11.715 | -3.629 | -5.539 | -1.143 | -1.404 |
TOTALE | 9.147 | 1.687 | 5.846 | 508 | 1.106 |
D.3.2. Dettagli delle differenze tra valutazioni a fini di bilancio d’esercizio e ai fini del bilancio di solvibilità per le principali classi di passivi
(dati in migliaia di euro) | Valore solvibilità II Va | lore della contabilità obbligatoria |
Passività | ||
Riserve tecniche - Non vita | 836.223 | 871.409 |
Riserve tecniche - Non vita (esclusa malattia) | 826.734 | 850.238 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | 0 | 850.238 |
Migliore stima | 806.601 | 0 |
Margine di rischio | 20.133 | 0 |
Riserve tecniche - Malattia (simile a non vita) | 9.489 | 21.171 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | 0 | 21.171 |
Migliore stima | 9.301 | 0 |
Margine di rischio | 188 | 0 |
Passività potenziali | 0 | 0 |
Riserve diverse dalle riserve tecniche | 3.231 | 3.231 |
Obbligazioni da prestazioni pensionistiche | 1.576 | 1.534 |
Depositi dai riassicuratori | 0 | 0 |
Passività fiscali differite | 2.043 | 0 |
Derivati | 331 | 331 |
Debiti verso enti creditizi | 90 | 90 |
Passività finanziarie diverse da debiti verso enti creditizi | 0 | 0 |
Debiti assicurativi e verso intermediari | 5.658 | 5.658 |
Debiti riassicurativi | 1.535 | 1.535 |
Debiti (commerciali, non assicurativi) | 28.409 | 26.817 |
Passività subordinate | 0 | 0 |
Passività subordinate non incluse nei fondi propri di base | 0 | 0 |
Passività subordinate incluse nei fondi propri di base | 0 | 0 |
Tutte le altre passività non segnalate altrove | 1.731 | 1.731 |
Totale delle passività | 880.826 | 912.336 |
La differenza complessiva di valore sulle passività è pari a -31.510 migliaia ed è determinata dal confronto tra la valutazione delle poste a valori di mercato, definiti con i criteri di Solvency II, ed a valori di bilancio, propri del regime di solvibilità precedente. Tale variazione è dovuta principalmente:
• al minor valore delle riserve tecniche nel regime Solvency II, complessivamente per 35.186 migliaia (le passività tecniche sono trattate specificatamente nel paragrafo D.2 della presente Relazione),
• al maggior valore della fiscalità differita per 2.043 migliaia,
• al maggior valore complessivo dei premi di anzianità e delle prestazioni pensionistiche per 1.633 migliaia (applicazione dello IAS 19 nel bilancio a valore di mercato).
D.4. METODI ALTERNATIVI DI VALUTAZIONE
Qualora i criteri per l’uso di prezzi di mercato quotati in mercati attivi non siano soddisfatti, la Compagnia ha utilizzato tecniche di valutazione adeguate alle circostanze e per le quali siano disponibili sufficienti dati ai fini della misurazione del valore equo, massimizzando sempre l’utilizzo di input osservabili e minimizzando quelli non osservabili.
Le tre tecniche di valutazione utilizzate sono:
• metodo di mercato, che utilizza i prezzi e le altre informazioni pertinenti derivanti da operazioni di mercato riguardanti attività, passività o un gruppo di attività e passività identiche o simili;
• metodo reddituale, che converte importi futuri, come i flussi di cassa o i ricavi e i costi, in un unico importo corrente; il valore equo riflette le attuali aspettative di mercato su tali importi futuri;
• metodo del costo o metodo del costo corrente di sostituzione, che riflette l'importo che sarebbe attualmente richiesto per sostituire la capacità di servizio di un'attività.
D.5. ALTRE INFORMAZIONI
Non vi sono ulteriori informazioni da riportare.
Allegati
S.02.01.02 - Stato Patrimoniale - Attivo | |
Valore solvibilità II | |
C0010 | |
Attività | |
Avviamento R0010 | 0 |
Spese di acquisizione differite R0020 | 0 |
Attività immateriali R0030 | 0 |
Attività fiscali differite R0040 | 11.190 |
Utili da prestazioni pensionistiche R0050 | 0 |
Immobili, impianti e attrezzature posseduti per uso proprio R0060 | 207 |
Investimenti (diversi da attività detenute per contratti collegati a un indice e collegati a quote) R0070 | 1.064.959 |
Immobili (diversi da quelli per uso proprio) R0080 | 0 |
Quote detenute in imprese partecipate, incluse le partecipazioni R0090 | 8 |
Strumenti di capitale R0100 | 28.791 |
Strumenti di capitale - Quotati R0110 | 26.265 |
Strumenti di capitale - Non quotati R0120 | 2.526 |
Obbligazioni R0130 | 901.455 |
Titoli di Stato R0140 | 316.017 |
Obbligazioni societarie R0150 | 426.010 |
Obbligazioni strutturate R0160 | 151.348 |
Titoli garantiti R0170 | 8.079 |
Organismi di investimento collettivo R0180 | 134.642 |
Derivati R0190 | 63 |
Depositi diversi da equivalenti a contante R0200 | 0 |
Altri Investimenti R0210 | 0 |
Attività detenute per contratti collegati a un indice e collegati a quote R0220 | 0 |
mutui ipotecari e prestiti R0230 | 0 |
Prestiti su polizze R0240 | 0 |
Mutui ipotecari e prestiti a persone fisiche R0250 | 0 |
altri mutui ipotecari e prestiti R0260 | 0 |
Importi recuperabili da riassicurazione da: R0270 | 5.484 |
Non vita e malattia simile a non vita R0280 | 5.484 |
Non vita esclusa malattia R0290 | 5.484 |
Malattia simile a non vita R0300 | 0 |
Vita e malattia simile a vita, escluse malattia, collegata a un indice e collegata a quote R0310 | 0 |
Malattia simile a vita R0320 | 0 |
Vita, escluse malattia, collegata a un indice e collegata a quote R0330 | 0 |
Vita collegata a un indice e collegata a quote R0340 | 0 |
Depositi presso imprese cedenti R0350 | 0 |
Crediti assicurativi e verso intermediari R0360 | 27.525 |
Crediti riassicurativi R0370 | 2.808 |
Crediti (commerciali, non assicurativi) R0380 | 24.591 |
Azioni proprie (detenute direttamente) R0390 | 0 |
Importi dovuti per elementi dei fondi propri o fondi iniziali richiamati ma non ancora versati R0400 | 0 |
Contante ed equivalenti a contante R0410 | 15.568 |
Tutte le altre attività non indicate altrove R0420 | 7.584 |
Totale delle attività R0500 | 1.159.916 |
S.02.01.02 - Stato Patrimoniale - Passivo | |
Valore solvibilità II | |
C0010 | |
Passività | |
Riserve tecniche - Non vita R0510 | 836.223 |
Riserve tecniche - Non vita (esclusa malattia) R0520 | 826.734 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico R0530 | 0 |
Migliore stima R0540 | 806.601 |
Margine di rischio R0550 | 20.133 |
Riserve tecniche - Malattia (simile a non vita) R0560 | 9.489 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico R0570 | 0 |
Migliore stima R0580 | 9.301 |
Margine di rischio R0590 | 188 |
Riserve tecniche - Vita (escluse collegata a un indice e collegata a quote) R0600 | 0 |
Riserve tecniche - Malattia (simile a vita) R0610 | 0 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico R0620 | 0 |
Migliore stima R0630 | 0 |
Margine di rischio R0640 | 0 |
Riserve tecniche - Vita (escluse malattia, collegata a un indice e collegata a quote) R0650 | 0 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico R0660 | 0 |
Migliore stima R0670 | 0 |
Margine di rischio R0680 | 0 |
Riserve tecniche - Collegata a un indice e collegata a quote R0690 | 0 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico R0700 | 0 |
Migliore stima R0710 | 0 |
Margine di rischio R0720 | 0 |
Passività potenziali R0740 | 0 |
Riserve diverse dalle riserve tecniche R0750 | 3.231 |
Obbligazioni da prestazioni pensionistiche R0760 | 1.576 |
Depositi dai riassicuratori R0770 | 0 |
Passività fiscali differite R0780 | 2.043 |
Derivati R0790 | 331 |
Debiti verso enti creditizi R0800 | 90 |
Passività finanziarie diverse da debiti verso enti creditizi R0810 | 0 |
Debiti assicurativi e verso intermediari R0820 | 5.658 |
Debiti riassicurativi R0830 | 1.535 |
Debiti (commerciali, non assicurativi) R0840 | 28.409 |
Passività subordinate R0850 | 0 |
Passività subordinate non incluse nei fondi propri di base R0860 | 0 |
Passività subordinate incluse nei fondi propri di base R0870 | 0 |
Tutte le altre passività non segnalate altrove R0880 | 1.731 |
Totale delle passività R0900 | 880.826 |
Eccedenza delle attività rispetto alle passività R1000 | 279.090 |
S.17.01.02 - Riserve tecniche per l'assicurazione non vita (1/2)
attività diretta e riassicurazione proporzionale accettata
Assicura zione spese mediche
Assicurazi one protezione del reddito
Assicurazi one risarcimen to dei lavoratori
Assicurazion e responsabilit à civile autoveicoli
Altre assicurazioni auto
Assicurazio ne marittima, aeronautica e trasporti
Assicurazio ne contro l'incendio e altri danni a beni
Assicurazion e sulla responsabilit à civile generale
Assicurazi one di credito e cauzione
C0020 | C0030 | C0040 | C0050 | C0060 | C0070 | C0080 | C0090 | C0100 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico R0010 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Totale importi recuperabili da riassicurazione, società veicolo e riassicurazione «finite» R0050 dopo l'aggiustamento per perdite previste a causa dell'inadempimento della controparte associato alle riserve tecniche calcolate come un elemento unico 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Riserve tecniche calcolate come somma di migliore stima e margine di rischio Migliore stima
Riserve premi
Lordo - Totale | R0060 | 501 | 1.339 | 0 | 139.374 | 24.623 | 160 | 12.302 | 405 | 0 |
Totale importi recuperabili da riassicurazione, società veicolo e riassicurazione «finite» dopo l'aggiustamento per perdite previste a causa dell'inadempimento della controparte | R0140 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Migliore stima netta delle riserve premi | R0150 | 501 | 1.339 | 0 | 139.374 | 24.623 | 160 | 12.302 | 405 | 0 |
Riserve per sinistri | ||||||||||
Lordo - Totale | R0160 | 1.396 | 6.065 | 0 | 606.444 | 9.883 | 1.103 | 2.444 | 3.054 | 0 |
Totale importi recuperabili da riassicurazione, società veicolo e riassicurazione «finite» dopo l'aggiustamento per perdite previste a causa dell'inadempimento della controparte | R0240 | 0 | 0 | 0 | 3.253 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Migliore stima netta delle riserve per sinistri | R0250 | 1.396 | 6.065 | 0 | 603.191 | 9.883 | 1.103 | 2.444 | 3.054 | 0 |
Migliore stima totale - Lordo | R0260 | 1.897 | 7.404 | 0 | 745.818 | 34.506 | 1.263 | 14.746 | 3.460 | 0 |
Migliore stima totale - Netto | R0270 | 1.897 | 7.404 | 0 | 742.565 | 34.506 | 1.263 | 14.746 | 3.460 | 0 |
Margine di rischio | R0280 | 21 | 168 | 0 | 19.518 | 246 | 42 | 106 | 65 | 0 |
Importo della misura transitoria sulle riserve tecniche | ||||||||||
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | R0290 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Migliore stima | R0300 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Margine di rischio | R0310 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Riserve tecniche - totale | ||||||||||
Riserve tecniche - totale | R0320 | 1.918 | 7.572 | 0 | 765.336 | 34.752 | 1.305 | 14.853 | 3.524 | 0 |
Importi recuperabili da riassicurazione, società veicolo e riassicurazione «finite» dopo l'aggiustamento per perdite previste a causa dell'inadempimento della controparte - totale | R0330 | 0 | 0 | 0 | 3.253 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Riserve tecniche meno importi recuperabili da riassicurazione/società veicolo e riassicurazione «finite»- totale | R0340 | 1.918 | 7.572 | 0 | 762.083 | 34.752 | 1.305 | 14.853 | 3.524 | 0 |
S.17.01.02 - Riserve tecniche per l'assicurazione non vita (2/2)
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