ATTI
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
ATTI
Procedura ordinaria ristretta per favorire la realizzazione, ai sensi all’art. 28 – comma 2 – lett. d) - e comma 3
del D.M 663 del 1.9.2016, delle azioni previste dal Protocollo di intesa tra il MIUR e il Ministero della Giustizia
(prot. n. 17 del 26 maggio 2016)
ATTI
Procedura ordinaria ristretta per favorire la realizzazione, ai sensi all’art. 28 – comma 2 – lett. d) – e comma 3 del D.M 663 del 1.9.2016, delle azioni previste dal Protocollo di intesa
tra il MIUR e il Ministero della Giustizia (prot. n. 17 del 26 maggio 2016)
INDICE
1.1. La centralità della persona nei percorsi di istruzione in carcere 5
1.2. La Scuola in carcere ed il nuovo modello didattico/organizzativo dei CPIA 5
3. I SEMINARI INTERREGIONALI 12
3.2. Il programma dei seminari 14
3.3. Il primo seminario –Rimini 14
3.4. Il secondo seminario – Cosenza 17
3.5. Il terzo seminario – Roma 23
3.6. Il quarto seminario- Abano Terme (PD) 27
3.7. Il quinto seminario – Chianciano Terme (SI) 28
1. INTRODUZIONE
1.1. La centralità della persona nei percorsi di istruzione in carcere ROSA DE XXXXXXXX
Xxxx Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione MIUR
La persona con la sua peculiarità e diversità rappresenta il vero centro delle azioni da progettare e realizzare nei percorsi di istruzione in carcere: infatti, l’attenzione alla persona nella sua storia, nei suoi valori e nelle sue aspirazioni costituisce l’approccio privilegiato da assicurare nell’impegno di tutti i soggetti - scuola, giustizia, territori - che sono coinvolti nei processi di guida e accompagnamento dei minori e degli adulti in stato detentivo.
A tale scopo, il Protocollo d’intesa siglato il 26 maggio 2016 tra il MIUR e il Ministero della Giustizia prevede azioni programmatiche congiunte, a sostegno dell’orientamento e dell’apprendimento permanente, nell’intento di consentire ad ogni persona di ri-progettarsi e di diventare protagonista di un percorso formativo “cucito su misura”.
È certamente una sfida delicata e complessa, che richiede a tutti i soggetti coinvolti la condivisione di principi, valori, strategie, modelli e risorse per aiutare minori e adulti a re-inserirsi nella società con un’identità e un ruolo densi di progettualità e di consapevolezza, al fine di assicurare un esercizio responsabile della cittadinanza attiva.
Per questa ragione è indispensabile una vera e propria “alleanza educativa” a tutti i diversi livelli di intervento, da assicurare in modo particolare attraverso la promozione di “reti” nei territori: è questa la strada da intraprendere per dare risposte efficaci ai bisogni formativi soprattutto di tutti quei giovani che, segnati da percorsi scolastici difficili e di insuccesso, hanno bisogno di tornare a credere in un nuovo progetto personale di vita e di lavoro.
In un contesto così particolare e ricco di sollecitazioni educative, il ruolo svolto dai docenti e dai dirigenti scolastici nei percorsi di istruzione in carcere diventa rilevante nell’offerta di significative e calibrate opportunità di formazione della persona, capaci di coniugare sapere e saper fare verso l’acquisizione di competenze coerenti con i bisogni, i talenti e le aspettative individuali dei detenuti minori e adulti.
Un’attenzione particolare merita di essere dedicata ad una didattica realmente orientativa, “a misura di persona”, nell’ambito di percorsi formativi finalizzati a ottenere un titolo di studio e a far acquisire competenze certificate. Non va poi dimenticato il fatto che le realtà carcerarie accolgono persone di diversa provenienza sociale, culturale e religiosa, anche per effetto dei flussi migratori: la convivenza delle diversità diventa allora terreno fertile di intervento da parte dei docenti e dei dirigenti scolastici, al fine di realizzare percorsi formativi attenti ai diritti di ciascuno, al pluralismo religioso e alla pacifica convivenza tra religioni. La personalizzazione degli interventi di istruzione e formazione in carcere e il coinvolgimento attivo e responsabile dei soggetti detenuti rappresenta, pertanto, la strada principale da intraprendere, se davvero si intende perseguire l’obiettivo della piena inclusione sociale e lavorativa e, soprattutto, della realizzazione di una società per tutti e per ciascuno.
1.2. La Scuola in carcere ed il nuovo modello didattico/organizzativo dei CPIA XXXXX XXXXXXX
Capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria
L’Istruzione è una componente basilare del trattamento penitenziario e la sua centralità nel complesso degli interventi volti a favorire il reinserimento sociale della persona detenuta viene riconosciuta sia nell’Ordinamento penitenziario – Legge 354/75 – all’art.19 che nel regolamento di esecuzione della predetta Legge - DPR 230/2000 agli articoli 41-43 e 44, che rimandano esplicitamente alla necessità di una collaborazione strutturata tra Ministero della Giustizia e Ministero dell’Istruzione.
Sotto questo profilo, il Protocollo d’intesa siglato dal Ministero della Giustizia e dal MIUR il 23 ottobre 2012 e rinnovato il 23 maggio 2016, con la finalità di attuare un “Programma speciale per l’istruzione negli Istituti penitenziari e nei servizi minorili della Giustizia”, ha costituito il punto di arrivo di un percorso caratterizzato da una fattiva collaborazione tra i due Dicasteri, con l’obiettivo sia di sperimentare un differente modello di intervento didattico/formativo, più rispondente alle esigenze dei soggetti in esecuzione pena, che di dare attuazione al nuovo assetto didattico organizzativo dell’Istruzione degli Adulti basato sui Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA).
A questo proposito, è importante sottolineare che fare formazione nel contesto detentivo non significa esclusivamente trasmettere nozioni o insegnare competenze ma - prima di tutto - accompagnare la persona in un percorso di riconoscimento e ridefinizione delle proprie componenti personali e sociali all’interno di una dimensione educativa, intesa in senso ampio e trasversale, allo scopo di facilitare il riconoscimento delle proprie capacità, promuovendo la fiducia nelle proprie possibilità e creando le condizioni per sperimentare nuove modalità di realizzazione personale.
L’offerta educativo formativa in carcere deve essere in grado di cogliere la domanda di formazione latente o implicita ed avere le caratteristiche della modularità e della flessibilità, risultando del tutto inadeguata una concezione puramente “sequenziale” e standardizzata che non tenga conto delle modalità di apprendimento in età adulta.
È, pertanto, di fondamentale importanza che le Istituzioni chiamate a garantire la formazione scolastica (Amministrazione penitenziaria e Scuola) si dimostrino in grado di sostenere concretamente la persona nel percorso intrapreso, al fine di produrre un effetto motivante sulla partecipazione ai corsi.
Per i soggetti adulti, infatti, l’esperienza personale ricopre un ruolo centrale nel processo educativo, sia in senso positivo, come elemento facilitatore dell’apprendimento, sia in senso negativo, come bagaglio di vissuti sfavorevoli che possono essere di ostacolo all’accoglimento del momento formativo.
Ne consegue che i contenuti dell’apprendimento in età adulta devono essere in grado di integrarsi con le pregresse esperienze, poiché la stessa presenza di un background socio culturale rende i soggetti diversi per quel che riguarda i bisogni, gli interessi e gli obiettivi che sono alla base della motivazione ad apprendere; per tale motivo appare necessario dare risalto alle tecniche esperienziali rispetto a quelle trasmissive, allo scopo di valorizzare la ricchezza di ogni singolo individuo e della sua storia personale.
Alla luce delle pregresse considerazioni, la Scuola in carcere deve contribuire a:
• ampliare le conoscenze/competenze (superamento degli analfabetismi, competenze relazionali e sociali, nuovi saperi etc. );
• trasmettere un modello culturale e valoriale alternativo;
• sostenere il percorso di ricostruzione del ruolo sociale familiare e professionale;
• promuovere un’occasione per ripensare il trattamento rieducativo come diritto alla formazione e come esperienza capace di orientare ed aiutare a costruire/ricostruire un percorso personale di autonomia e di indipendenza.
Sotto questo profilo, l’istituzione dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) - il cui assetto è stato definito nel DPR 263/2012 - e l’emanazione del Decreto interministeriale 12 marzo 2015 “Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento a sostegno dell’autonomia organizzativa e didattica dei Centri Provinciali per l’istruzione degli adulti”, con il quale sono stati introdotti importanti cambiamenti nell’assetto organizzativo e didattico dei percorsi di istruzione destinati agli adulti, possono essere considerati dei passi importanti per l’affermarsi di un modello didattico maggiormente idoneo a rendere effettivo il diritto allo studio dei soggetti in esecuzione pena.
A questo riguardo, un interessante aspetto del nuovo sistema dell’Educazione degli Adulti è la specifica attenzione riservata all’ambito penitenziario; le citate Linee Guida definiscono – infatti - i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena “elemento irrinunciabile del programma di trattamento rieducativo del detenuto” e, a questo riguardo, di significativo interesse appaiono le indicazioni in merito al riconoscimento della specificità dei percorsi di istruzione all’interno degli istituti penitenziari.
Infatti, si prevede che :”…la programmazione dei percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena dovrà tener contro della specificità e distintività dell’istruzione nelle carceri, anche la fine di rendere compatibili i nuovi assetti organizzativi e didattici con i “tempi” e i ”luoghi” della detenzione, nonché con la specificità dell’utenza, utilizzando metodi adeguati alla condizione dei soggetti e predisponendo soluzioni organizzative coerenti con il principio di individualizzazione del trattamento penitenziario…”
La cifra innovativa dell’offerta scolastica dei CPIA si basa – dunque- sulla valorizzazione del patrimonio culturale e/o professionale della persona, attraverso la ricostruzione della storia individuale ed il riconoscimento delle competenze/conoscenze già acquisite, al fine di strutturare il percorso scolastico per unità di apprendimento, mediante la stesura di un Patto formativo individuale.
Altro aspetto di fondamentale importanza per l’utenza in esecuzione pena è la possibilità per i CPIA, nell’ambito della loro autonomia e nei limiti delle risorse disponibili, di ampliare l’offerta formativa mediante
accordi con gli enti locali e i soggetti pubblici/privati, in particolare con le strutture formative accreditate dalle Regioni, realizzando il raccordo con la formazione professionale.
La realizzazione di percorsi integrati di istruzione e formazione professionale resta l’obiettivo primario della progettualità educativo/formativa in carcere, poiché se si riesce a dotare di contenuti concreti il percorso scolastico/formativo - è più facile chela persona detenuta sia stimolata a mettere in gioco un maggiore impegno ed anche a perseguire delle ambizioni personali, in considerazione del fatto che la disponibilità ad apprendere dell'adulto è mirata e – dunque – più limitata, in quanto basata sull’esigenza di percepire un’utilità immediata e concreta delle conoscenze/competenze acquisite nella realizzazione del proprio ruolo sociale e lavorativo.
Questa visione diversificata e flessibile dell’intervento formativo in ambito penitenziario, si configura come l’approccio più adeguato alla costruzione di un nuovo modello didattico che sia in grado di consentire ai soggetti in esecuzione pena di riappropriarsi di un ruolo attivo e consapevole nella società, attraverso un “tempo della detenzione” che diviene processo fluido e continuo, caratterizzato da fasi, obiettivi e traguardi. In quest’ottica, l’acquisizione di competenze relative non solo alle esigenze culturali e professionali ma anche ai molteplici ruoli che caratterizzano l’essere adulto nei differenti contesti quali, ad esempio, la capacità di avere cura di se stessi, le abilità relazionali e sociali, le capacità indispensabili per l’esercizio di una cittadinanza attiva, coniugano l’esigenza occupazionale con quella del benessere sociale, consentendo alla parte “debole” della popolazione di acquisire un orizzonte di riferimento più esteso ed in grado di ampliare i contesti di “auto collocazione” personale, sociale ed occupazionale.
2. PRESENTAZIONE
(Cfr di 12 marzo 2015)
Il Regolamento, all’art. 1, comma 2, riconduce, nelle norme generali per la graduale ridefinizione dell’assetto organizzativo e didattico dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti ivi compresi i Corsi serali, i Corsi della scuola dell’obbligo e di Istruzione secondaria superiore negli istituti di prevenzione e di pena attivati ai sensi della normativa previgente.
Pertanto, i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, di cui all’art. 4, comma 1, lett. a) e lett. c), Regolamento, sono ricondotti ai CPIA, mentre i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, di cui all’art. 4, comma 1, lett. b), sono ricondotti alle istituzioni scolastiche presso le quali sono attivati i suddetti percorsi.
I percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, in ottemperanza a quanto previsto dall’art.27, Parte I, della Costituzione della Repubblica Italiana, sono finalizzati a rieducare il detenuto alla convivenza civile attraverso azioni positive che lo aiutino nella ridefinizione del proprio progetto di vita e nell’assunzione di responsabilità verso se stesso e la società, tenuto conto che l’istruzione costituisce il presupposto per la promozione della crescita culturale e civile del detenuto e la base necessaria alla sua formazione professionale, tecnica e culturale.
Pertanto, i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, in coerenza con quanto previsto dall’art. 15 della Legge 354/1975 costituiscono elemento irrinunciabile nel programma del trattamento rieducativo del detenuto.
La programmazione dei percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, fermo restando quanto previsto dal DPR 230/2000, dovrà tenere conto della specificità e distintività dell’istruzione nelle carceri, anche al fine di rendere compatibili i nuovi assetti organizzativi e didattici con i “tempi” e i “luoghi” della detenzione, nonché con la specificità dell’utenza, utilizzando metodi adeguati alla condizione dei soggetti e predisponendo soluzioni organizzative coerenti con il principio di individualizzazione del trattamento penitenziario.
Pertanto, i CPIA e le istituzioni scolastiche di secondo grado a cui sono ricondotti i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, devono attivare – nell’ambito della loro autonomia – misure di sistema finalizzate ad apportare i necessari adattamenti organizzativi in relazione alla specificità della domanda formativa degli adulti in carcere, alla peculiarità dei luoghi di apprendimento, nonché alla variabilità dei tempi di detenzione, fermo restando gli assetti previsti dal Regolamento.
Inoltre, i CPIA e le istituzioni scolastiche di secondo grado, a cui sono ricondotti i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, possono nell’ambito della loro autonomia realizzare misure di sistema attraverso specifici accordi con i soggetti di cui al precedente punto 3.1.1, lett. C) anche applicativi dei protocolli di intesa di cui agli artt. 41 e 43 del DPR 230/2000. In questo ambito, assumono particolare
rilievo, ad esempio, la promozione di attività di aggiornamento e formazione del personale, l’allestimento di laboratori didattici, il potenziamento delle biblioteche, nonché la realizzazione di interventi finalizzati al recupero, all’integrazione e al sostegno dei minori e degli adulti anche dopo la loro uscita dal circuito detentivo.
I CPIA e le istituzioni scolastiche di secondo grado a cui sono ricondotti i percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena realizzano i percorsi previsti dal Regolamento anche in favore dei soggetti sottoposti a provvedimenti penali da parte dell’Autorità Giudiziaria minorile. In tale contesto, particolare significato assumono le attività di collaborazione e raccordo sinergico con il territorio e le strutture territoriali che compongono il Dipartimento per la giustizia minorile, volte ad assicurare ai soggetti interessati - sia all’interno della struttura penale che all’esterno della stessa - la frequenza dei suddetti percorsi, nella prospettiva di consentire il conseguimento di più elevati livelli di istruzione nonché di favorire interventi finalizzati al recupero, all’integrazione e al sostegno dopo la loro uscita dal circuito detentivo.
2.1. Iter del progetto
L’art. 28 – comma 2 – lett. d – comma 3 del Decreto Ministeriale 1 settembre 2016, prot. 663 "Criteri e parametri per l'assegnazione diretta alle istituzioni scolastiche nonché per la determinazione delle misure nazionali relative la missione Istruzione Scolastica, a valere sul Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche" ha assegnato alla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione (DGOSV) del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), le risorse finanziarie per la realizzazione delle azioni previste dal Protocollo d’intesa MIUR-Ministero della Giustizia (prot. n. 17 del 26 maggio 2016).
La DGOSV ha emanato il Bando n.11350 del 12 ottobre 2016, pubblicato sul sito web del MIUR in data 17 ottobre 2016, avente per oggetto “Procedura ordinaria ristretta per favorire la realizzazione, ai sensi all’art. 28 – comma 2 – lett. d) – e comma 3 del D.M 663 del 1.9.2016, delle azioni previste dal Protocollo di intesa tra il MIUR e il Ministero della Giustizia (prot. n. 17 del 26 maggio 2016).
Ai sensi dell’articolo 95, comma 2 del Decreto Legislativo 18 aprile 2016 n. 50 Codice dei contratti pubblici), è stata avviata una procedura di affidamento economicamente più vantaggiosa.
Con decreto del Direttore Generale DGOSV (prot.1056 del 18 ottobre 2016), è stata nominata la Commissione giudicatrice per la valutazione delle offerte.
Vista l’offerta presentata dal Centro provinciale per l’istruzione degli adulti n.3 di Roma e visto il verbale della Commissione del 29 novembre 2016, in data 12 dicembre 2016 prot.14322, è stata siglata la Convenzione tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con sede in Roma – xxxxx Xxxxxxxxxx 00/X, rappresentato per la stipula dalla Dottoressa Xxxxxxx Xxxxxxx in qualità di Direttore Generale della Direzione Generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione e la professoressa Xxxxxxxx Xxxxxxxx in qualità di rappresentante legale del Centro Provinciale per l’istruzione degli Adulti n.3 di Roma.
Il progetto è stato finanziato dal pertinente capitolo di spesa relativo al fondo di funzionamento delle istituzioni scolastiche iscritto al bilancio di previsione del MIUR. Il corrispettivo dovuto all’esecutore della convenzione è stato quantificato in € 176.900,00.
Il XXXX 0 xx Xxxx ha stipulato un contratto con la società Green Action a seguito di procedura con avviso pubblico, per l’affidamento della gestione dei servizi di organizzazione dei seminari interregionali, del convegno conclusivo e della pubblicazione e diffusione degli Atti dei seminari stessi.
2.2. Azioni del progetto
Il progetto si è sviluppato secondo quanto previsto nel capitolato allegato alla candidatura di cui al bando n.11350 del 12 ottobre 2016, pubblicato sul sito web del MIUR in data 17 ottobre 2016, avente per oggetto “Procedura ordinaria ristretta per favorire la realizzazione, ai sensi all’art. 28 – comma 2 – lett. d) – e comma 3 del D.M 663 del 1.9.2016, delle azioni previste dal Protocollo di intesa tra il MIUR e il Ministero della Giustizia (prot. n. 17 del 26 maggio 2016)”.
Il progetto è stato articolato secondo le seguenti azioni che hanno inteso valorizzare le esperienze dei territori attraverso la collaborazione multiregionale già sperimentata con successo a partire dall'anno scolastico 2014/15 nell'ambito del P.A.I.DE.I.A.:
Realizzazione di cinque seminari residenziali interregionali sugli ambiti di interesse per le cinque aggregazioni interregionali istituite nell’ambito del sopra citato P.A.I.DE.I.A., raggruppate in cinque aggregazioni interregionali.
Poiché il suddetto protocollo di intesa tra il MIUR e il Ministero della Giustizia prevede fra gli impegni del MIUR "sostenere e diffondere" le attività ivi previste "avviando i relativi processi di progettazione, coordinamento e monitoraggio", gli interventi posti in essere, sono stati articolati secondo le seguenti azioni:
1. Realizzazione di un seminario interregionale - di durata non inferiore alle sedici ore (anche organizzato su più giornate) - per ciascuna delle aggregazioni interregionali istituite nell’ambito del Piano di Attività per l’Innovazione Dell’Istruzione degli Adulti (PAIDEIA), di cui alla nota della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione n. 2276 del 18 marzo 2015, destinati alla valorizzazione e diffusione dei processi attivati, nonché degli strumenti prodotti dai CPIA nell'ambito del suddetto Piano a partire dall'anno scolastico. 2014-2015 per la realizzazione delle misure di sistema per gli opportuni adattamenti degli assetti didattici negli istituti di prevenzione e pena (punto 3.6 delle Linee guida adottate con Decreto Interministeriale 12 marzo 2015), per un totale di cinque seminari interregionali;
2. Redazione e stampa degli Atti dei suddetti seminari interregionali con eventuale relativo supporto informatico - con una tiratura di almeno 600 copie ciascuno - previamente definiti d’intesa con la DGOSV;
3. Distribuzione e spedizione al committente, agli Uffici Scolastici Regionali e ai CPIA attivi nell’anno scolastico 2016/2017 di almeno quattro copie degli Atti relativi a ciascun seminario, con l'eventuale relativo supporto informatico.
4. Realizzazione il 28 novembre 2017 a Roma di un convegno nazionale a conclusione degli interventi di comunicazione e diffusione che dovrà avere anche una ricaduta in termini di comunicazione sull’opinione pubblica generale.
5. Realizzazione di un sito web - ideato, realizzato e gestito dall'aggiudicatario: xxx.xxxxxxxxxxxx.xx Il Piano è stato realizzato secondo la tempistica di seguito riportata:
⮚ dicembre 2016 - Avvio dell’attività – Incontro di presentazione e avvio attività – incontro a Roma dei
partner e dei componenti del comitato tecnico scientifico.
⮚ gennaio/aprile 2017 – insediamento Comitato Tecnico Scientifico e programmazione delle attività di progetto, definizione dei progetti esecutivi dei seminari P.A.I.D.E.I.A. per ciascuna aggregazione interregionale
⮚ settembre/novembre 2017 - Realizzazione dei seminari per aggregazioni interregionali
⮚ 28 novembre 2017 – Convegno nazionale conclusivo 27 dicembre 2017 – consegna alla DGOSV delle bozze degli Atti dei seminari.
2.3. Finalità
Gli interventi posti in essere hanno mirato a favorire la realizzazione delle azioni previste dal Protocollo di intesa tra il MIUR e il Ministero della Giustizia (prot. n. 17 del 26 maggio 2016), con particolare rifermento a:
1. definizione del Patto Formativo individuale da parte della Commissione, di cui all’art.5, comma 2 del DPR 263, secondo le disposizioni di cui al DI 12 marzo 2015; il percorso che conduce alla definizione del patto formativo individuale si svolge nell’ambito dell’attività di accoglienza e orientamento; nell’ambito di tale attività possono essere realizzate ulteriori attività propedeutiche alla definizione del patto formativo individuale, finalizzate tra l’altro al rinforzo e/o alla messa a livello, nonché al proseguimento del percorso formativo;
2. introduzione di un “libretto formativo” con le competenze acquisite per facilitare l’entrata nel mercato del lavoro;
3. percorsi di istruzione degli adulti in raccordo con altre tipologie di percorsi formativi, con particolare riguardo ai percorsi della formazione professionale e ai percorsi di formazione in apprendistato, di cui al decreto legislativo 81/2015, nonché percorsi di istruzione degli adulti che privilegiano metodologie didattiche quali l’alternanza scuola-lavoro, di cui alla Guida operativa per la scuola - attività di alternanza
scuola lavoro diffusa con nota del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 8 ottobre 2015, in ogni caso coerenti con il principio dell'individualizzazione del trattamento penitenziario;
4. percorsi di istruzione di cui al DPR 263/12 in modo da rendere compatibili i nuovi assetti organizzativi e didattici con i “tempi” e i “luoghi” della misura penale tenuto conto della specificità e distintività dell’istruzione nelle carceri, mediante l’adozione delle misure di sistema di cui al DI 12 marzo 2015 a partire da quelle individuate nell’ambito del Programma Paideia promosso dal MIUR dall’a.s 2014/2015 con nota n. 2276 del 18 marzo 2015;
5. flessibilità e personalizzazione dei percorsi, attraverso l’adozione organica ed adeguata alla specificità dell’utenza degli strumenti di flessibilità, di cui all’articolo 4, comma 9 del DPR 263/12, così come disciplinati nelle LG adottate con DI 12 marzo 2015. I piani personalizzati d’istruzione, per i minori ristretti, dovranno proseguire anche nel caso siano in area penale esterna o liberi, al fine di garantire l’adempimento degli obblighi formativi;
6. inserimento dell’utenza minorile sottoposta a provvedimenti in area penale esterna in percorsi di istruzione di cui al DPR 263/12, anche ai fini dell’obbligo d’istruzione e del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, altresì attraverso un sistema di collegamento tra scuola-formazione-impresa per agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro;
7. laboratori di italiano L.2 e supporto linguistico soprattutto per i soggetti stranieri, allo scopo di favorirne l’inserimento nel tessuto sociale italiano e nel mondo del lavoro;
8. potenziamento delle biblioteche, anche per promuovere la lettura negli istituti di prevenzione e pena, quale misura di sistema prevista dalle Linee guida adottate con DI 12 marzo 2015, tenuto conto del Protocollo per la promozione e gestione dei servizi bibliotecari siglato nel 2013 dall'Amministrazione penitenziaria, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Unione delle Province d'Italia, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e l'Associazione Italiana Biblioteche.
2.4. Destinatari
I seminari sono stati rivolti al personale in servizio presso i CPIA, nonché nelle istituzioni scolastiche di secondo grado che realizzano percorsi di secondo livello, ai rappresentanti degli UUSSRR dell’INDIRE, ai componenti del Comitato Paritetico MIUR/Ministero della Giustizia.
Il 19/06/2017 il CPIA 3 di Roma, aggiudicatario del progetto, ha emanato una nota indirizzata a tutti gli Uffici Scolastici Regionali, con la quale, ha fornito indicazioni operative per la partecipazione del personale scolastico e degli Uffici Scolastici Regionali.
Nella tabella sottostante sono riportati i dati conclusivi relativi alla partecipazione suddivisi per aggregazioni interregionali:
Partecipanti ai seminari interregionali | ||
aggregazione 1 | Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche, Liguria e Sardegna | 62 |
aggregazione 2 | Xxxxxx Xxxxxxx, Campania e Molise | 47 |
aggregazione 3 | Lazio, Sicilia e Lombardia | 119 |
aggregazione 4 | Puglia, Calabria e Basilicata | 87 |
aggregazione 5 | Toscana, Abruzzo, Valle d’Aosta, Umbria e Piemonte | 65 |
Totale 380 |
2.5. Ambiti tematici
I temi al centro dei lavori seminariali e oggetto di rilevazione preliminare e di ricognizione durante i lavori di gruppo sono stati i seguenti:
0.xx Patto Formativo individuale e gli eventuali adattamenti a cura della Commissione di cui all’articolo 5, comma 2, del DPR 263/12 e come disciplinato dalle Linee Guida adottate con DI 12 marzo 2015;
2. il libretto formativo con le competenze acquisite per facilitare l’entrata nel mercato del lavoro;
3. i percorsi di istruzione degli adulti in raccordo con altre tipologie di percorsi formativi, con particolare riguardo ai percorsi della formazione professionale e ai percorsi di formazione in apprendistato, di cui al decreto legislativo 81/2015, nonché percorsi di istruzione degli adulti che privilegiano metodologie didattiche quali l’alternanza scuola-lavoro, di cui alla Guida operativa per la scuola - attività di alternanza scuola lavoro diffusa con nota del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 8 ottobre 2015, in ogni caso coerenti con il principio dell'individualizzazione del trattamento penitenziario;
4. i percorsi di istruzione di cui al DPR 263/12 in modo da rendere compatibili i nuovi assetti organizzativi e didattici con i “tempi” e i “luoghi” della misura penale tenuto conto della specificità e distintività dell’istruzione nelle carceri, mediante l’adozione delle misure di sistema di cui al DI 12 marzo 2015 a partire da quelle individuate nell’ambito di P.A.I.DE.I.A. promosso dal MIUR a partire dall’anno scolastico 2014/2015 con nota n. 2276 del 18 marzo 2015;
5. la flessibilità e la personalizzazione dei percorsi, attraverso l’adozione organica ed adeguata alla specificità dell’utenza degli strumenti di flessibilità, di cui all’articolo 4, comma 9 del DPR 263/12, così come disciplinati nelle Linee Guida adottate con DI 12 marzo 2015, anche tenendo conto che i piani personalizzati d’istruzione, per i minori ristretti, dovranno proseguire anche nel caso siano in area penale esterna o liberi, al fine di garantire l’adempimento degli obblighi formativi;
6. inserimento dell’utenza minorile sottoposta a provvedimenti in area penale esterna in percorsi di istruzione di cui al DPR 263/12, anche ai fini dell’obbligo d’istruzione e del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, altresì attraverso un sistema di collegamento tra scuola-formazione-impresa per agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro;
7. laboratori di italiano L2 e supporto linguistico soprattutto per i soggetti stranieri, allo scopo di favorirne l’inserimento nel tessuto sociale italiano e nel mondo del lavoro;
8.potenziamento delle biblioteche, anche per promuovere la lettura negli istituti di prevenzione e pena, quale misura di sistema prevista dalle Linee guida adottate con DI 12 marzo 2015, tenuto conto del Protocollo per la promozione e gestione dei servizi bibliotecari siglato nel 2013 dall'Amministrazione penitenziaria, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Unione delle Province d'Italia, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e l'Associazione Italiana Biblioteche.
SEMINARI INTERREGIONALI (settembre/novembre 2017) | ||
SEDE | AGGREGAZIONE | ATTIVITA’ |
Rimini 19-20-21 settembre | Campania, Xxxxxx Xxxxxxx, Molise | lett. e) lett. g) |
Cosenza 3-4-5 ottobre | Basilicata, Calabria e Puglia | lett. h) lett. k) |
Roma 17-18-19 ottobre | Lazio, Lombardia e Sicilia | lett. i) lett. m) |
Abano Terme 7-8-9 novembre | Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sardegna, Veneto | lett. a) lett. d) |
Xxxxxxxxxx 00-00-00 xxxxxxxx | Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxxx e Valle d’Aosta | lett.h) lett k) |
2.6. Governance
I partner di progetto hanno costituito un Comitato Tecnico Scientifico (CTS) con funzioni consultive, composto da dirigenti e funzionari appartenenti alle due amministrazioni coinvolte e in particolare degli Uffici Scolastici Regionali di Lazio, Lombardia e Sicilia.
Il CTS si è insediato il 27 gennaio 2017, a seguito di convocazione del dirigente scolastico del CPIA 3 di Roma, affidatario della gestione del progetto, presso la sede legale del CPIA 3 di Roma, con il compito di condividere la fase di avvio delle attività.
Il CTS si è riunito successivamente il 21 aprile 2017 attraverso una conference call via skype. In quella sede il CTS ha definito le azioni necessarie all’avvio dei seminari interregionali:
-messa a punto di una griglia di rilevazione per ogni attività previste dal progetto
- comunicazione ai CPIA tramite gli UUSSRR della rilevazione e raccolta di tutti i dati da parte degli UUSSRR;
- presentazione della rilevazione durante l’evento FIERIDA che svolgerà a Napoli il 29,30 e 31 maggio 2017 nell’ambito della riunione del Gruppo Nazionale P.A.I.DE.I.A.;
- avvio dei seminari a settembre 2017 (due seminari) e prosecuzione a ottobre (due seminari) e a novembre (un seminario e il Convegno nazionale);
- parametrazione del numero dei partecipanti tra i due Ministeri coinvolti.
Il CTS si è riunito il 4 maggio 2017 presso l’Ufficio VI della DGOSV – MIUR, alla presenza del dirigente dottor Xxxx Xxxxx e del coordinatore del Gruppo nazionale P.A.I.DE.I.A.. Durante l’incontro sono state condivise le seguenti decisioni:
- invio da parte del MIUR – DGOSV della nota agli UUSSRR per la rilevazione e la successiva condivisione dei dati da parte dei singoli Gruppi di lavoro regionali sull’istruzione degli adulti che, convocati dagli UUSSRR di competenza, provvederanno alla selezione dei prodotti da presentare alle varie aggregazioni regionali per i lavori seminariali;
-apertura da parte degli UUSSRR dal 10 giugno al 10 luglio di uno spazio on line dove i CPIA potranno sia compilare la griglia che allegare eventuale documentazione utile individuazione dei partecipanti ai seminari;
-individuazione dei partecipanti ai seminari da parte degli UUSSRR e comunicazione del numero e dei nominativi al CPIA 3 entro il prossimo mese di giugno;
-gestione dell’organizzazione dei seminari da parte del CPIA 3 di Roma in collaborazione con il CTS: sede, date, programma.
Il CTS prende atto che la raccolta di dati generali è in corso a cura di INDIRE.
Il Comitato Tecnico Scientifico ha predisposto una griglia di rilevazione che è stata diffusa a livello nazionale a tutti gli Uffici Scolastici regionali per il tramite del MIUR e che ha restituito per ogni tema un certo numero di prodotti.
La struttura della griglia è stata semplificata al massimo per rendere l’operazione di ricognizione il più snella possibile.
Rispetto alla possibilità di acquisire un numero elevato di prodotti, come richiesto dalla ricognizione, i dati pervenuti sono stati contenuti e non sempre alla risposta positiva alle domande presenti nella griglia, ha corrisposto la trasmissione di uno strumento.
Il maggior numero di documenti inviati ha riguardato il modello di Patto Formativo Individuale, il Libretto Formativo e i Laboratori tecnico/didattici. Non sono stati inviati prodotti per la FAD.
Durante lo svolgimento dei seminari sono stati presi in considerazione prodotti realizzati dai CPIA e messi a disposizione dai partecipanti, non trasmessi in fase di rilevazione. Tale scelta ha consentito un arricchimento dei prodotti sui quali è stato possibile lavorare.
3. I SEMINARI INTERREGIONALI
3.1. Struttura
I seminari sono stati articolati secondo la seguente struttura, per un monte ore complessivo di sedici ore distribuite su tre giornate:
PRIMA GIORNATA
15,00/19,00 (totale 4 ore)
Prima parte
Apertura lavori in plenaria: saluti istituzionali, presentazione seminario e costituzione gruppi di lavoro
Seconda parte
1. Presentazione partecipanti
2. Analisi dei documenti e dei prodotti acquisiti tramite la griglia di rilevazione
SECONDA GIORNATA
9,00/18,00 (totale 8 ore)
Prima parte
1. Ricognizione prodotti PAIDEIA e prodotti inviati dai CPIA
2. Analisi dei punti di forza, delle criticità e delle risorse Clustering: mettere insieme proposte e riflessioni.
Seconda parte
1. Sintesi concettuale delle proposte e delle riflessioni
Terza parte
1. Draft indicazioni operative per la definizione di Linee guida
TERZA GIORNATA
(totale 4 ore)
1. Condivisione report dei lavori di gruppo
2. Report in plenaria dei lavori di gruppo e conclusioni
3. Consegna materiali
4. Chiusura seminario
I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi di lavoro di dodici/quattordici persone, bilanciando la partecipazione delle diverse aree territoriali e delle amministrazioni di appartenenza.
Le attività svolte durante i Seminari sono state:
(cfr. art. 2 del Protocollo MIUR/Ministero della Giustizia)
1. (lett.a) ricognizione del Patto Formativo Individuale adottato negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la definizione;
2. (lett.d) ricognizione del Libretto formativo (o libretto personale) adottato negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la definizione;
3. (lett.e) ricognizione dei percorsi di istruzione degli adulti in raccordo con altre tipologie di percorsi, con particolare riguardo ai percorsi della formazione professionale già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione
4. (lett.g)ricognizione delle attività di fruizione a distanza (strumenti di flessibilità) già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento;
5. (lett.h) ricognizione degli interventi finalizzati allo sviluppo dei “laboratori didattici e tecnici” già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento;
6. (lett.i) ricognizione degli interventi, già realizzati, finalizzati all’inserimento dell’utenza minorile (sottoposta a provvedimenti in area personale esterna) e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione e la realizzazione;
7. ([lett.k) ricognizione degli interventi finalizzati al potenziamento delle “biblioteche anche per promuovere la lettura“e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento;
8. (lett.m) ricognizione degli “interventi finalizzati al recupero, all’integrazione e al sostegno dei minori e degli adulti anche dopo la loro uscita dal circuito detentivo” e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento.
I conduttori dei lavori di gruppi sono stati individuati tra i componenti del CTS e tra i docenti/dirigenti CPIA presenti.
Prima dell’avvio di ogni seminario, i conduttori dei lavori di gruppo sono stati convocati dalla dirigente del CPAI 3 di Roma e riuniti in sede del seminario, per la presentazione della struttura del seminario stesso e per la condivisione della metodologia.
Ciascuno di loro ha ricevuto un fascicolo contenente le indicazioni per la conduzione dei lavori.
3.2. Il programma dei seminari
I seminari si sono svolti seguendo un programma standard per tutte le cinque sedi, di cui si riporta di seguito quello del primo seminario di Rimini:
PROGRAMMA SEMINARIO INTERREGIONALE
Campania, Xxxxxx Xxxxxxx, Molise
19/20/21 settembre 0000 XXXXXX
Hotel Villa Bianca
19 settembre 2017 |
13.00 - Arrivo e check-in di tutti i partecipanti presso l’Hotel Villa Bianca di Rimini 14.30 - Registrazione partecipanti 15.00- Apertura lavori in plenaria: saluti istituzionali, presentazione seminario e costituzione gruppi di lavoro 16.00/19.00 - Lavori di gruppo |
20 settembre 2017 |
9.00 - Lavori di gruppo 13.00/13,30 - pausa pranzo 13,30/18.00 - Lavori di gruppo 18.30 - Chiusura dei lavori |
21 settembre 2017 |
9.00/11.00 - Lavori di gruppo 11,00/12.30 - Plenaria: report dei lavori di gruppo 12.30/13.00 - Chiusura lavori |
3.3. Il primo seminario –Rimini
Il primo seminario si è svolto a Rimini il 19, 20 e 21 settembre 2017 e ha coinvolto l’aggregazione Xxxxxx Xxxxxxx, Campania e Molise. Il seminario ha analizzato i prodotti relativi alle seguenti attività del progetto:
(lett.e) ricognizione dei percorsi di istruzione degli adulti in raccordo con altre tipologie di percorsi, con particolare riguardo ai percorsi della formazione professionale già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione.
(lett.g)ricognizione delle attività di fruizione a distanza strumenti di flessibilità) già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento.
- lett. e) raccordo con l’istruzione e la formazione professionale
Il gruppo di lavoro ha evidenziato la presenza disomogenea a livello nazionale di esperienze di raccordo tra l’istruzione in carcere e il sistema dell’IeFP. A fronte di realtà avanzate e consolidate, si assiste a situazioni dove tale possibilità è remota. In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
Punti di forza:
motivazione degli studenti, professionalità dei docenti, collaborazioni e condivisioni con agenzie formative interne ed esterne
Punti di debolezza:
difficoltà nel portare a termine i percorsi di istruzione per i troppi elementi di discontinuità, troppi vincoli interni agli istituti rispetto all’attuazione dei percorsi di istruzione, conflittualità interna tra le agenzie e scarsa comunicazione
Indicazioni operative per la definizione di Linee guida
• Realizzare accordi di sistema con i seguenti soggetti: Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, USR, Regione sui temi degli standard formativiper percorsi degli Enti di formazione e del terzo settore, sull’adozione di un modello congiunto di libretto formativo, sulla gestione condivisa dei trasferimenti e degli inserimenti, delle reali possibilità di recupero e della accusabilità
• Garantire ilfunzionamento della Commissione didattica (articolo 41 DPR 230/2000)
• Favorire il raccordo e la comunicazione tra gli enti formativi e tra l’area educativa e la commissione lavoro, per l’organizzazione dei tempi e per l’ampliamento del riconoscimento dei crediti
• Consolidare il raccordo tra il CPIA e gli istituti di istruzione secondaria dove sono incardinati i percorsi di secondo livello
• Formare e aggiornare sul tema del raccordo con il sistema dell’IeFP il personale scolastico
• Stipulare accordi tra gli attori coinvolti nel raccordo con il sistema IeFP: CPIA, IIS, IIPP e IPM, USSM, Centri di formazione, Enti locali, privato sociale
• Effettuare la rilevazione e la ricognizione dei bisogni formativi dei detenuti per l’orientamento al lavoro e alla formazione professionale
• Costituire organismi di coordinamento dell’offerta formativa tra gli Istituti, i CPIA e agenzie esterne
• Definire standard formativi comuni e condivisi per le diverse agenzie interne in tema di accoglienza, orientamento, riconoscimento del credito, analisi dei bisogni
• Estendere la redazione del piano scolastico personalizzato alle agenzie formative interessate al percorso
• Riconoscere in termini di crediti lo svolgimento dell’attività lavorativa interna coerente con il percorso formativo
• Implementare l’uso del libretto formativo
• Favorire azioni di tutoraggio formativo e aziendale
• Realizzare percorsi in apprendistato e tirocini formativi
• Programmare in modo stabile l’aggiornamento e formazione del personale di tutte le agenzie formative in entrata e in itinere
- lett. g) ricognizione delle attività di fruizione a distanza
Per Fruizione a Distanza (FAD) si intende l’erogazione e la fruizione di unità di apprendimento (o parti di esse) in cui si articolano i percorsi di istruzione di cui all’art.4, comma 1 delle Linee Guida del DM del 12 marzo 2015, fino al 20% del monte ore complessivo del periodo didattico, mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Secondo la Circolare DAP del 02/11/2015:
“L'utilizzo degli strumenti informatici da parte dei detenuti ristretti negli Istituti penitenziari, appare oggi un indispensabile elemento di crescita personale ed un efficace strumento di sviluppo di percorsi trattamentali complessi. Le Regole Penitenziarie Europee del 2006 hanno, sul punto, riaffermato il principio di un trattamento penitenziario che si avvicini il più possibile alle condizioni di vita, di organizzazione del lavoro e di studio delle persone libere.”
L’avvio delle attività di FAD, tuttavia, non è coinciso con l’istituzione dei CPIA poiché, essi non disponevano degli strumenti tecnologici ed informatici indispensabili per la formazione a distanza. Solo nel corso dell’anno scolastico 2016/2017, grazie ai finanziamenti FESR, molte sedi hanno allestito laboratori informatici che rappresentano la condizione indispensabile per poter progettare e realizzare la formazione a distanza.Per le sedi carcerarie va considerato inoltre, la difficoltà di utilizzare strumenti utili allo studente per ricevere, analizzare e svolgere il compito online pertanto, per assicurare a ciascuno studente questa flessibilità didattica della FAD (che gli consente di raggiungere il monte ore necessario alle certificazioni senza l’obbligo della presenza in aula) è necessario regolamentare modalità e procedure assolutamente nuove nelle sedi carcerarie coinvolgendo l’USR (Ufficio Scolastico Regionale), il PRAP (Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria) e il CGM (Centro Giustizia Minorile) con un protocollo tipo su base Regionale. L’attivazione di tale protocollo consentirà in una seconda fase la predisposizione di un eventuale protocollo operativo tra il singolo CPIA e la specifica sede carceraria con il coinvolgimento delle Amministrazioni Comunali sul cui territorio sono presenti gli Istituti, per la necessaria e opportuna connessione con il sociale al fine di concepire la biblioteca come luogo di connessione con l’esterno.
In un’ipotesi ottimale, per attuare una FAD è necessario procedere alla costruzione di una piattaforma online accessibile da casa agli studenti dei corsi regolari.
Nel caso delle biblioteche del carcere si ipotizza di creare, su un apposito server, una piattaforma digitale al cui interno ci sarà anche un repository di materiali didattici distinti per argomento e disciplina (i cui contenuti siano stati opportunamente verificati ed autorizzati dall’Amministrazione penitenziaria e della Giustizia Minorile) e alla quale gli studenti detenuti potranno accedere da postazioni munite di terminali opportunamente collegati con una rete intranet al suddetto server dedicato.
Indicazioni operative
Per la realizzazione della Fruizione a distanza nelle sedi carcerarie, mediante una piattaforma di e-learning, si rende necessaria:
- la formazione continua e l’aggiornamento sulle nuove tecnologie per studenti e docenti;
- la stipula di accordi preliminari tra le istituzioni coinvolte a livello nazionale e locale per l’accesso a internet limitato a siti protetti;
- la dotazione di strumenti informatici adeguati;
- l’assistenza tecnica specializzata;
- la definizione di spazi e tempi per la fruizione della FAD;
- la creazione/scelta/condivisione della piattaforma digitale da utilizzare;
- la definizione dei learning objects all’interno delle UDA da parte dei docenti.
I requisiti della piattaforma devono permettere e fornire:
-la realizzazione di aule virtuali protette e di gruppi di lavoro didattico;
-gli strumenti per la selezione e raccolta delle fonti dal web e loro coerente fruizione;
-gli strumenti per la condivisione dei materiali fra docenti e studenti;
-le misure per l’archiviazione protetta dei materiali elaborati dagli studenti;
-gli strumenti per la realizzazione di prodotti multimediali;
-la tutela del diritto d’autore e del copyright (Creative Commons).
La piattaforma dovrà prevedere parametri flessibili con i quali personalizzare le prestazioni, come cambiare l’aspetto dell’interfaccia ed il layout e verificare la compatibilità con software di terze parti. In assenza di accesso a internet, si può prevedere di fornire il materiale caricato in piattaforma con modalità alternative off line.
Definizione di un format – Modello di attività in FAD
ASSE DISCIPLINARE |
UDA |
TITOLO DELL’ ATTIVITA’DIDATTICA |
COMPETENZE DA ACQUISIRE |
ORE RICONOSCIUTE |
Di seguito si indicano le azioni necessarie all’avvio della FAD nelle sezioni di scuola in carcere:
• Aggiornare e formare i docenti sull’uso didattico delle nuove tecnologie
• Stipulare accordi preliminari tra le istituzioni (CPIA, Istituti Penali, Enti Locali) sia a livello nazionale che a livello locale.
• Consentire in carcere l’accesso a internet limitato a siti protetti per la realizzazione di attività didattiche
• Dotare le sezioni scolastiche di strumentazione informatica adeguata e recente
• Prevedere l’assistenza tecnica di personale interno
• Predisporre spazi e tempi per i detenuti per l’accesso alla FAD
• Creare una piattaforma e-learning fruibile anche off line dai detenuti
• Inserire da parte dei docenti Learning objects nelle UDA
• Allestire aule virtuali protette
• Organizzare la fruizione per gruppi di lavoro
• Predisporre strumenti operativi per la selezione e raccolta delle fonti dal web
• Adottare strumenti per la condivisione del materiale tra docenti e studenti
• Predisporre misure per l’archiviazione protetta dei materiali elaborati dagli studenti
• Adottare un regolamento per la tutela del diritto d’autore e copyright dei prodotti realizzati per l’e- learning
• Prevedere parametri flessibili con i quali personalizzare le prestazioni, come cambiare l’aspetto dell’interfaccia ed il layout
• Verificare la compatibilità con software di terze parti.
• Prevedere di fornire il materiale caricato in piattaforma con modalità alternative off line, in assenza di accesso a internet.
3.4. Il secondo seminario – Cosenza
Il seminario interregionale stato seguito con vivo interesse e costante partecipazione da tutti gli iscritti. I sei Gruppi di Lavoro erano costituiti da rappresentanti delle tre Regioni interessate, appartenenti sia al mondo della scuola, sia al sistema penitenziario, il che ha reso i dibattiti vivaci e costruttivi. Sono stati condivisi
progetti ed esperienze già avviati o appena conclusi e sono state discusse nuove proposte e nuovi spunti di azione: far circolare e osservare da più punti di vista, per quanto possibile, tutto il prezioso lavoro che è stato fatto nei singoli Istituti e la motivazione che lo alimenta, promuoverlo a patrimonio condiviso, confrontare le esperienze per giungere a servizi uniformi e rispondenti ai fini prefissati.
I gruppi sono partiti dall’analisi delle disposizioni di legge e regolamentari, per proseguire con un focus specifico sugli argomenti trattati con una panoramica sulle attività in corso nei territori di appartenenza. Con tale metodologia, i lavori di gruppo hanno avuto un carattere prettamente operativo, in quanto i riferimenti culturali, legislativi e pedagogico-didattici hanno trovato coerenza nei diversi laboratori attivati, i cui partecipanti presentavano, rielaboravano, si confrontavano e assimilavano le tematiche proposte sotto la guida dei coordinatori. Si auspica l’organizzazione di altri incontri di questo tipo che si configurino come formazione continua.
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
(lett.h) ricognizione degli interventi finalizzati allo sviluppo dei “laboratori didattici e tecnici” già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento.
Punti di forza:
La scuola in carcere è un momento di crescita culturale per un possibile ripensamento delle scelte devianti, oltre che un’occasione di graduale e definitivo reinserimento nel tessuto socio-lavorativo esterno.
Ha inoltre rilevato potenzialità nella curiosità e nell’ entusiasmo espressi da tutti gli attori coinvolti verso attività che mettono in gioco i loro talenti personali anche attraverso lo stimolo dei canali di comunicazione, di relazione e condivisione; nella validità del lavoro cooperativo e della programmazione continua e didattica laboratoriale per UDA come momento di confronto e di condivisione dei percorsi.
Il tutto all’insegna di un rapporto diretto con i discenti basato sul rispetto reciproco e senza pregiudizi nell’ approccio, che risulta di conseguenza non legato alla pena/reato.
Altri punti di forza sono rappresentati dal coinvolgimento dei detenuti nelle fasi di “progettazione” dei percorsi didattici/laboratoriali, nonché dalla personalizzazione degli interventi educativi.
Punti di debolezza:
Sono state individuate difficoltà organizzative di raccordo tra le scuole e gli istituti penitenziari a vari livelli: assenza/carenza di formazione specifica di tutti i soggetti coinvolti, scarsa conoscenza del regolamento penitenziario da parte dei docenti e delle disposizioni scolastiche e penitenziarie nazionali che spesso non vengono applicate nelle realtà territoriali. I docenti indicano come punto di criticità un numero non adeguato di operatori di sorveglianza atti a garantire la continuità didattica, nonché la mancanza di attrezzature e locali idonei per la realizzazione delle attività laboratoriali, a cui si aggiunge la criticità legata ad un organico spesso non corrispondente alle necessità formative. Altra criticità è riscontrata nella necessità di insegnamento a studenti con rilevanti diversità linguistiche.
Indicazioni operative
È stato rilevato che negli ultimi due anni sono stati avviati dai CPIA in rete con gli istituti superiori progetti finalizzati alla realizzazione di laboratori nei seguenti settori:
• lettura (approccio al testo letterario/varie tipologie testuali eventualmente utilizzando i servizi di biblioteca);
• scrittura (autobiografia, scrittura creativa, scrittura tecnico-scientifica, giornalino, partecipazione a concorsi letterari);
• teatro (rappresentazione di testi d’autore o di testi originali, anche in collegamento con il laboratorio di scrittura);
• cinema (cineforum in base a tematiche o al genere, dibattiti);
• attività tecnico-pratiche (manufatti, modellismo, pittura, origami, presepi) finalizzate, quando possibile, alla pubblicizzazione attraverso mostre e cataloghi;
• rafforzamento delle competenze di base anche in collegamento con la formazione professionale.
• corsi di perfezionamento post-diploma;
• acquisizione di competenze professionali certificate e quindi spendibili nel mondo del lavoro (con esperti esterni appartenenti al mondo delle professioni reclutati con bando).
Per effettuare la ricognizione delle aspettative e dei bisogni formativi dei detenuti, occorre lavorare in modo congiunto tra docenti, educatori e psicologi, utilizzando sia protocolli di accoglienza e orientamento utilizzati dai CPIA (intervista, dossier etc.) che le altre metodologie legate alle discipline psicologiche ed alla conoscenza diretta degli educatori.
Per favorire un rapporto più sinergico tra chi opera nelle due istituzioni, si propone la creazione di un comitato allargato tra gli operatori penitenziari, scolastici, volontari, operatori del terzo settore, perché spesso al di là di quanto espresso all’interno di protocolli d’intesa non esiste un approccio condiviso ed una conoscenza e volontà di superare i rispettivi limiti logistici e strutturali che permetta di attivare laboratori realmente funzionanti. Per realizzare questo sarebbe auspicabile e necessario stabilire un protocollo d’intesa con il PRAP, per garantire, almeno a livello regionale, gli stessi standard organizzativi.
Se si opera una progettazione con tutte le agenzie formative, sarà possibile definire le fasi temporali di svolgimento dell’attività al fine di evitare sovrapposizioni tra attività lavorative, corsi scolastici, attività di volontariato, attività sportive od altro organizzato nelle strutture.
Nella definizione di spazi, strumenti e sussidi necessari, occorre verificare la sussistenza delle autorizzazioni necessarie, tenendo conto delle tempistiche, attuando quando richiesto nelle normative d’intesa tra i due ministeri.
La didattica laboratoriale, come metodo caratterizzante l’intero arco del curricolo, incoraggia un atteggiamento attivo degli allievi nei confronti della conoscenza e consente il passaggio dall’informazione alla formazione.
Nel laboratorio, che non è luogo ma situazione, si guadagnano competenze grazie alla realizzazione di prodotti significativi, per cui il sapere mostra la sua valenza simbolica, affettiva e pratica. E se il sapere è scoperta personale, la sua acquisizione avviene attraverso un’esperienza di condivisione e reciprocità.
Le metodologie didattiche devono quindi privilegiare le tecniche esperienziali, rispetto a quelle trasmissive, riconoscendo e consolidando le esperienze pregresse. I percorsi devono basarsi sull'esperienza e sulla realtà, così da rafforzare la capacità di operare scelte consapevoli e di percepire l'utilità immediata e concreta delle competenze acquisite nella prospettiva di un successivo ruolo sociale e lavorativo/professionale.
I laboratori didattici costituiscono il luogo del fare e del saper fare, in cui si co-costruiscono le competenze, le abilità e i saperi declinati nelle UdA. In essi è possibile conoscere meglio se stessi scoprendo le proprie attitudini, conquistando la propria autostima nel rispetto delle regole.
La didattica laboratoriale, sottesa all’intero curriculum, consente al detenuto di ridefinire il proprio progetto di vita, mettendo in gioco le proprie passioni, le proprie doti personali, spesso sconosciute anche a sé stesso. In questi termini è possibile realizzare la modularità del percorso formativo, agendo per gruppi di livello e/o di interesse, promuovendo attività flessibili scandite su tempi brevi.
La didattica dei CPIA all’interno degli istituti penitenziari è già fortemente orientata ad un approccio laboratoriale, tuttavia i laboratori sono spesso organizzati in modo episodico.
La progettazione, l’allestimento, l’utilizzo, la manutenzione e lo sviluppo dei laboratori tecnico didattici deve essere condivisa da tutte le realtà pubbliche e private che concorrono alla funzione trattamentale del detenuto. Il CPIA nel suo ruolo di coordinamento e l’Amministrazione carceraria, le istituzioni di secondo livello, le Università, gli enti della formazione professionale, il privato sociale nelle sue varie forme organizzative hanno il compito di stipulare accordi che identifichino ruoli, responsabilità, impegni delle parti, tempi e modi di utilizzo, personale dedicato, strumenti di monitoraggio e valutazione.
I laboratori in questa dimensione organizzativa divengono anche per il detenuto il luogo di incontro dei soggetti della rete di apprendimento permanente, come struttura di accompagnamento del detenuto nel processo di reinserimento sociale.
Di seguito si riportano alcune esperienze significative realizzate in Calabria e in Puglia:
1. Kutambulula (IPSEOA e Casa Circondariale Castrovillari): Laboratorio di scrittura creativa come percorso di consapevolezza sul tema dell’accoglienza con creazione del sito web xxxxxxxxxxx.xx. Il
progetto è stato finanziato dal MIUR ed è stato sviluppato in forma laboratoriale con particolare riguardo al potenziamento di L2.
2. Laboratori pre- professionali di Xxxxxxx Xxxxxxx e Vibo Valentia sull’ educazione alla salute e l’educazione ambientale come orientamento alla sostenibilità e al rispetto delle regole, in accordo con la Croce Rossa e il privato sociale.
3. Laboratorio di mieleria, produzione e valorizzazione di prodotti tipici locali (CPIA Bari 2), con il coinvolgimento della facoltà di Agraria dell’Università di Bari e altri soggetti pubblici e privati;
4. PerBacco! (IPSEOA Castrovillari) sulla filiera dell’uva, che coinvolge giovani imprenditori della zona.
Premesso e ribadito che, per sviluppare una didattica efficace e produttiva, è necessario istituire percorsi formativi integrati tra insegnanti e operatori penitenziari, si ritiene possibile la realizzazione di:
- Laboratori di consapevolezza che stimolino l’empatia e la riflessione (giochi di ruolo, scrittura creativa, lettura espressiva, teatro), realizzando iniziative concordate tra le varie parti.
- Laboratori di orientamento pre-professionale nei quali lo studente sperimenti un’attività lavorativa e l’incontro con esperti del mondo del lavoro, per maturare delle scelte professionali che lo guidino in un futuro di reinserimento (corsi brevi di tipo professionale o artigianale e di studio)
- Laboratori professionalizzanti con agenzie di formazione presenti nel territorio che affianchino percorsi scolastici di secondo livello
- Laboratori linguistici con dotazioni informatiche per l’ascolto e l’autoascolto
- Laboratori di Domotica
- Laboratori di Progettazione e prototipazione 3D
- Laboratori di Macchine a controllo numerico
- Fab lab ed atelier creativi
- Produzione manufatti (laboratori pratici-professionalizzanti)
- Archivistica documentale
Gli interventi di istruzione e formazione negli istituti di pena si caratterizzano come fattori di riduzione del divario culturale tra detenuti e come occasioni per favorire la costruzione di un nuovo percorso esistenziale rispondente ai propri bisogni e alle proprie aspirazioni. A tal fine occorre definire una nuova offerta di istruzione e formazione più aperta, flessibile e modulabile, al fine di accrescerne la fruibilità e la capacità attrattiva tra la popolazione detenuta.
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
• Studiare un piano per la sicurezza condiviso.
• Ripartire le risorse finanziarie necessarie in modo più equo tra le amministrazioni.
• Assicurare una reale formazione per chi opera in ambito carcerario.
• Assegnare personale di polizia penitenziaria stabile ed a conoscenza della didattica laboratoriale.
• Individuare modalità idonee di fruizione di contenuti digitali, ad esempio tramite creazione di mediateche (anche offline) e contenuti in FAD.
• Raccordarsi in modo sinergico tra le due amministrazioni con enti esterni ed associazioni operanti all’interno della struttura e sul territorio.
• Individuare tipologie d’interventi laboratoriali che si possano integrare con la formazione professionale coinvolgendo il mondo esterno delle imprese, attraverso percorsi di apprendistato stage e formule di alternanza scuola-lavoro.
• Individuare attività realizzabili preferibilmente attraverso metodi e strumenti innovativi con soluzioni organizzative flessibili e replicabili in futuro.
• Monitorare l’andamento formativo, in itinere, prevenendo dispersioni e demotivazioni.
• Analizzare flussi di presenze, turnover corsisti ed esiti finali.
• Proporre percorsi che prevedono un dialogo conoscitivo rivolti a docenti, operatori penitenziari ed agenti di polizia penitenziaria per organizzare la formazione con finalità e modalità condivise. Infatti deve esserci chiarezza di intenti tra chi gestisce un laboratorio e chi propone delle attività.
• Individuare i bisogni reali, espressi e non espressi, della popolazione carceraria, con una ricognizione delle aspettative dei detenuti.
• Valutare e stabilire gli spazi a disposizione per la creazione di laboratori nel rispetto delle norme della sicurezza.
• Individuare, nell’ambito della polizia penitenziaria e del personale scolastico, dei responsabili delle attività laboratoriali adeguatamente preparati al compito.
• Valutare le condizioni di realizzabilità in merito ad impiantistica e strumentazioni.
• Individuare risorse umane ed economiche necessarie alla messa in opera, alla manutenzione ed al funzionamento dei laboratori.
• Monitorare bandi pubblici per il reperimento di fondi strutturali (FESR, POR etc.) al fine di implementare regolarmente le dotazioni laboratoriali
• Riproporre seminari tematici e metodologici di approfondimento, anche per aree disciplinari, d’intesa ed in collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria.
Aumentare lo spazio dedicato al confronto di esperienze e buone pratiche.
I gruppi di lavoro hanno proposto un format per la ricognizione dei laboratori esistenti:
NOME DEL LABORATORIO |
Descrizione (ampliamento formativo/percorso ordinamentale) |
Destinatari (numero ed eventuale tipologia) |
Obiettivi (competenze in ordine all’ampliamento formativo/UdA di riferimento e relative competenze) |
Eventuale interdisciplinarietà |
Tempi (monte ore complessivo e calendarizzazione) |
Prodotto finale/risultati attesi |
Modalità di divulgazione |
Attività |
Metodologie |
Risorse logistiche |
Risorse strumentali |
Risorse professionali |
Eventuali costi |
Coinvolgimento di altri enti presenti sul territorio (associazioni, volontariato, altre scuole, ecc.) |
Collegamenti con altri progetti/laboratori |
Valutazione (dei prerequisiti in fase iniziale, dei livelli di apprendimento, dei processi, del prodotto) |
([lett.k) ricognizione degli interventi finalizzati al potenziamento delle “biblioteche anche per promuovere la lettura“ e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
Punti di forza:
Una grande potenzialità delle biblioteche in carcere è rappresentata dalla possibilità di organizzare corsi di lettura, corsi di scrittura creativa, giornalino interno, ecc. in spazi adeguati, attrezzati e accoglienti.
La lettura contribuisce notevolmente a dar modo ai detenuti di riappropriarsi e di ampliare il numero e la tipologia di vocaboli della propria lingua.
Punti di debolezza:
Una delle problematiche spesso lamentate dai detenuti, oltre ad un’offerta formativa incentrata prevalentemente sui corsi standard, è anche un progressivo impoverimento del loro linguaggio con la perdita di molti vocaboli che nell’ambiente carcerario vengono poco utilizzati.
Dalla ricognizione, è emersa l’assenza di figure professionali (anche tra associazioni e volontari, che posseggano adeguate competenze di gestione e cura delle biblioteche) incaricate di gestire in maniera continuativa e stabile le attività connesse alla biblioteca. Spesso risulta carente la catalogazione, la
sistemazione e l’organizzazione in generale della biblioteca. Le biblioteche non risultano sempre liberamente accessibili ai detenuti.
Indicazioni operative
I gruppi di lavoro hanno condiviso il principio secondo il quale le linee guida dovrebbero sottolineare il diritto fondamentale dei detenuti a leggere, apprendere ed accedere all'informazione.
Le linee guida, inoltre, dovrebbero costituire uno strumento pratico per la fondazione, il funzionamento e la valutazione delle biblioteche carcerarie, in quanto si rivolgono alle istituzioni scolastiche, all’amministrazione penitenziaria, alle associazioni del terzo settore ed enti locali.
Gli indicatori e i criteri per la modalità e il funzionamento delle biblioteche, vanno ricercati nella necessità di trasformare le biblioteche in “luoghi – non luoghi” al cui interno si possono coniugare competenze e abilità, alfabeti strutturati e non, spendibili in percorsi scolastici e di crescita personale e comunitaria.
Le linee guida, in sostanza, si dovrebbero ispirare ai seguenti criteri: la semplificazione dell’accesso al servizio (efficacia)e l’analisi della ricaduta (efficienza).
È importante sottolineare che una visione moderna e attuale delle biblioteche in carcere prevede che esse si configurino come un centro completo di risorse e di informazioni nonché come spazio di apprendimento dove stimolare lo sviluppo intellettuale, sociale e culturale dei detenuti e nel contempo uno strumento di supporto ai percorsi scolastici e alle attività didattiche.
A tale scopo una moderna biblioteca dovrà essere dotata di locali, arredi e dotazioni tecnologiche accessibili alla maggior parte della popolazione penitenziaria (anche a persone con disabilità) e tale da consentire la fruizione di supporti differenti quali ad esempio: libri cartacei, e-book, audiolibri, video, consultazione di testi e risorse online, ecc., ovvero, diventare una medioteca con possibilità di collegamento online a risorse presenti su siti dedicati ove sia possibile fruire di testi, riviste e quotidiani anche in lingua straniera, anche per favorire un maggiore coinvolgimento ed integrazione dei detenuti provenienti da altri paesi come auspicato dal protocollo d’intesa tra MIUR e Ministero della Giustizia.
Per la realizzazione di quanto sopra descritto, appare fondamentale la realizzazione in tutte le istituzioni carcerarie di una rete internet adeguatamente protetta, fruibile e utilizzabile con specifiche modalità, per la consultazione di risorse online presenti sui siti preventivamente autorizzati dall’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia Minorile.
Per il funzionamento efficiente ed efficace della biblioteca in carcere, inoltre, è fondamentale redigere, all’interno della Commissione didattica e in accordo con le varie aree operative presenti all’interno degli Istituti penitenziari, un regolamento che ne disciplini gli orari, le modalità di accesso da parte dei detenuti, le modalità di fruizione e il prestito dei volumi.
In sintesi, per la progettazione e il funzionamento delle biblioteche in carcere risultano essenziali alcune condizioni: accessibilità facilitata al settore dedicato, informatizzazione dei cataloghi e dei servizi delle biblioteche, espansione delle occasioni di lettura e consultazione, costruzione di database, raccordi intranet, presenza di personale dell’amministrazione penitenziaria preposto al controllo e monitoraggio degli accessi alla rete (anche mediante l’uso di dispositivi biometrici che accertino l’identità dell’utente) per impedire la veicolazione di messaggi personali (anche in forma criptata) a quelle categorie di detenuti per i quali ne è fatto divieto assoluto o comunque non possibile al di fuori di quelli regolamentati. Di seguito si elencano le azioni necessarie:
• Intendere la biblioteca come luogo aperto all’esterno per favorire lo scambio bidirezionale di idee e di culture
• Favorire la continuità del servizio
• Garantire l’accessibilità costante per i detenuti
• Coinvolgere i detenuti, opportunamente formati, nell’erogazione del servizio anche per sviluppare competenze spendibili nel mondo del lavoro
• Creare relazioni sistemiche, sotto forma di accordi di rete, con il territorio: scuole, librerie, associazioni, case editrici, biblioteche pubbliche e private
• Regolamentare il prestito-libri semplificando le procedure
• Garantire spazi e strumenti (informatizzazione dei cataloghi) adeguati alla fruizione del servizio
• Informare tutti gli utenti mediante cataloghi aggiornati sistematicamente dell’offerta interna ed esterna di pubblicazioni (libri, riviste, giornali, audio e video)
• Sfruttare gli spazi della biblioteca come luogo di incontro e di promozione di attività culturali, come “luogo di evasione”, di liberazione del pensiero, di apertura di spazi per la mente
• Collegare organicamente la biblioteca alle attività didattiche
• Intendere la biblioteca come luogo aperto all’esterno per favorire lo scambio bidirezionale di idee e di prodotti culturali
• Stipulare accordi di rete nel territorio con enti locali, scuole, librerie, associazioni, case editrici, biblioteche pubbliche e private
• Usare l’attività di lavoro in biblioteca come misura alternativa al carcere
• Coinvolgere la Commissione didattica nella programmazione dell’attività bibliotecaria
• Redigere cataloghi anche in forma digitale, dell’offerta bibliotecaria, costantemente aggiornati e fruibili dall’utenza
• Individuare spazi e strumenti adeguati ad una facile fruizione da parte degli utenti
• Fornire la dotazione di testi adeguata alla domanda dell’utenza e alle esigenze delle scuole e di altri enti formatori
• Suggerire in particolar modo la fornitura di dizionari, testi giuridici, materiali multimediali, testi semplificati multilingue, audio-libri
• Regolamentare il prestito-libri semplificando le procedure
• Garantire orari regolari adeguati di erogazione del servizio della biblioteca
3.5. Il terzo seminario – Roma
(lett.i) ricognizione degli interventi, già realizzati, finalizzati all’inserimento dell’utenza minorile sottoposta a provvedimenti in area personale esterna e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione e la realizzazione.
Per la gestione dell’Area Penale Esterna (APE) è emersa la necessità di definire un piano di lavoro coordinato tra i ministeri dell’Istruzione e della Giustizia. La definizione delle azioni di presa in carico degli alunni in APE ovvero sottoposti a procedimento penale, possono partire dalla definizione di un modello di collaborazione interistituzionale pianificata che possa coinvolgere tutti quei soggetti che contribuiscono e favoriscono il percorso di recupero e di inclusione sociale. In particolare potranno essere coinvolti i CPIA in quanto responsabili del coordinamento della rete territoriale di servizio, i servizi del ministero della Giustizia (UEPE, USSM), i Servizi sociali, i Servizi sanitari, i Centri dell’impiego e gli enti locali.
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
Punti di forza:
È stata rilevata l’esistenza di un sistema molto articolato in grado di accompagnare le diverse fasi del recupero attraverso percorsi laboratoriali di orientamento, formazione e counselling diffusi su tutto il territorio (buone pratiche). Inoltre, in alcune realtà territoriali sono attive le relazioni tra organismi pubblici,
formalizzate attraverso accordi di rete coordinati dai CPIA. La creazione di laboratori, per l'uso di attrezzature interne agli istituti e l'uso di specifici strumenti è una risorsa presente in diversi istituti e ciò consente di creare percorsi di formazione condivisa per docenti e operatori. Le attività esterne per i detenuti sono consentite dall'articolo 21 della 354/75. Una risorsa è costituita dalle possibilità di formazione tramite il ricorso alla FAD.
Punti di debolezza:
Al di fuori delle strutture penitenziarie vi sono forti limiti nel coordinamento tra enti. È stata rilevata la difficile accessibilità ai dati rilevanti per la definizione del patto formativo. I CPIA sono scarsamente presenti nelle attività didattiche presso i centri dove si attuano le misure alternative alla detenzione. L’utilizzo delle tecnologie è limitato sia per la didattica che per la gestione dei corsi. Non ci sono procedure codificate per le relazioni tra il sistema dell’istruzione e l’ordinamento penitenziario, così come mancano linee guida unitarie per l’individuazione nei CPIA di figure di sistema dedicate. Ci sono rigidità e disomogeneità negli istituti che generano varietà nelle condizioni detentive e nelle fasi di transito e di uscita dal sistema. Spesso si assiste all’abbandono del percorso di studi non completato e l’insufficienza di informazioni in ingresso impedisce l’elaborazione di un patto formativo adeguato al bisogno del singolo. In generale, c’è una forte dispersione di informazioni in ingresso poiché non inserite in data base specifici.
Indicazioni operative:
• Integrare le due fasi di accompagnamento (interno ed esterno al carcere) per garantire la continuità
• Realizzare percorsi per l’ottenimento di qualifiche specifiche (anche all'interno dei penitenziari)
• Integrare l'istruzione, la formazione e la dimensione lavorativa nell'ambito del recupero, per evitare che siano momenti distinti
• Definire un percorso che fa riferimento ad un reticolo esterno atto ad accompagnarlo
• Istituire un tavolo tecnico-operativo variamente composto (protocollo d'area), in grado di affrontare e condividere i problemi, le criticità, le proposte, tenendo conto dell'offerta di strutture e servizi del territorio. L’istituzione del tavolo tecnico deve essere vincolante e la sua attività regolamentata su due livelli: Regionale (MIUR, Min Giustizia, Regione: politiche sociali, famiglia, istruzione, lavoro), per le direttive generali, gli indirizzi e il monitoraggio; Territoriale, che fa riferimento alla rete territoriale di servizio del CPIA (CPIA, USSM, UEPE, Comuni, Municipi, Province, IPM, IPA, Centri per l'impiego)
• Definire un'anagrafica contenente dati condivisibili tra USSM, UEPE, IPM e strutture del MIUR (CPIA), funzionali all'orientamento e la formazione
• Consentire la registrazione sintetica del piano di recupero anche attraverso una specifica parte compilabile dall'USSM o UEPE
• Rendere accessibile a entrambe le strutture il libretto dello studente per accompagnare efficacemente i corsisti nelle fasi del recupero
• Dare opportuno risalto alle attività svolte e agli obiettivi formativi raggiunti nelle relazioni in uscita
• Strutturare una rete più omogenea e funzionale per accompagnare il minore che superi le disomogeneità
• Snellire le procedure per incrementare la creazione di laboratori, l'uso di attrezzature interne agli istituti, l'uso di particolari tecnologie e strumenti
• Rendere possibile la frequenza degli studi all'esterno per coloro cui viene applicato l'art. 21 della L. 354/75 o altri strumenti giuridici
• Garantire la continuità formativa all'esterno anche mediante il ricorso alla formazione a distanza (in rete, in locale)
• Definire procedure di orientamento e riorientamento per garantire il passaggio dalla formazione al mondo del lavoro
• Progettare un modello di patto formativo che sarà compilato, monitorato e aggiornato dal personale di entrambe le amministrazioni
• Stabilire le modalità di utilizzo del registro elettronico per il controllo delle inadempienze degli alunni in relazione ai vincoli delle misure alternative alla detenzione
• Definire procedure di attuazione del piano di reinserimento e di valutazione dei risultati a cura del personale che prende in carico il soggetto destinatario del percorso
• Creare un sistema di riconoscimento delle competenze acquisite in tutte le situazioni di apprendimento all’intero dell’IPM
• Prevedere percorsi professionalizzanti modulari specifici per adolescenti e giovani adulti
• Verificare l’adattabilità di strumenti Pay by result per la sperimentazione di progetti capaci di generare benefici misurabili a vantaggio della popolazione target (adolescenti e giovani adulti
• Progettare percorsi di alternanza scuola-lavoro
• Prevedere la possibilità per chi si trova agli arresti domiciliari di formarsi a distanza
• Progettare percorsi formativi congiunti per il personale scolastico e quello dell’amministrazione penitenziaria per la gestione condivisa delle arie fasi del progetto di recupero
• Verticalizzare l’offerta formativa e rendere il CPIA un Istituto omnicomprensivo, con possibilità di attivare percorsi professionalizzanti e, in xxx xxxxxxxxxxxx, xxxxxxxx xxxxxx xx xxxx carcerarie gli indirizzi più consoni rispetto ai bisogni formativi e all’offerta presente sul territorio
• Accreditare i CPIA presso gli assessorati regionali come Enti di formazione affinché possano certificare le competenze professionali
• Definire degli standard condivisi a livello nazionale per il riconoscimento, trasferibilità e spendibilità dei crediti
• Rafforzare le sinergie territoriali attraverso la Rete per l’apprendimento permanente
• Creare una banca dati dei percorsi offerti sul territorio e prevedere un’implementazione in base ai nuovi bisogni
• Sostenere percorsi culturali per i nuclei familiari dei minori (ove possibile) in collaborazione con gli educatori e le figure di sistema del penale, finalizzate all’inserimento nel tessuto sociale/lavorativo.
(lett.m) ricognizione degli “interventi finalizzati al recupero, all’integrazione e al sostegno dei minori e degli adulti anche dopo la loro uscita dal circuito detentivo” e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento
L’elaborazione di progettualità afferente a tale ambito è quello di favorire l’interazione sinergica fra i diversi soggetti che interfacciano il detenuto (educatori, agenti di Polizia, docenti, associazioni ed enti di volontariato ed enti locali). Il miglioramento delle relazioni dovrebbe essere perseguito attraverso la sottoscrizione di protocolli e convenzioni e attraverso la previsione di momenti di dialogo istituzionalizzati; altra misura suggerita è la valorizzazione e la responsabilizzazione delle Commissioni didattiche previste nel protocollo ministeriale d’intesa, ma non sempre operanti secondo criteri di efficacia ed efficienza dell’azione.
Altro criterio generale si fonda sull’idea che la progettazione in quest’area deve poter essere presidiata efficacemente da docenti formati in modo appropriato attraverso percorsi di formazione di lungo periodo, anche congiunta, dei docenti e degli operatori interni alla struttura carceraria.
Occorre prevedere una formazione specifica per docenti operanti nelle strutture detentive che preveda, fra l’altro, la conoscenza reciproca dell’ordinamento penitenziario e dell’ordinamento scolastico. Sarebbe auspicabile che siano introdotti corsi di perfezionamento, coinvolgendo le Università in accordo fra i due ministeri allo scopo di sostenere adeguatamente la formazione dei docenti addetti alle strutture detentive dal punto di vista psicopedagogico (fondi Fami-fondi europei).
La progettazione dovrebbe avvenire attraverso confronti sistematici e realmente operativi fra i diversi attori coinvolti con momenti intermedi di verifica poiché la delicatezza delle condizioni personali dei detenuti richiede un confronto intenso.
La progettazione dovrebbe tenere conto delle diverse caratteristiche degli istituti di pena e della variabile non trascurabile del tempo di reclusione in modo da costruire un percorso realmente personalizzato che favorisca il reinserimento del detenuto nella società. Nel caso in cui si tratti di minori questa attenzione acquista una particolare valenza strategica e sociale in ragione della fase evolutiva in cui il soggetto si trova e anche relativamente all’assolvimento dell’obbligo scolastico e al riconoscimento del diritto alla formazione. A tale proposito si sottolinea l’importanza delle attività di orientamento.
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
Punti di forza:
A livello nazionale si sono realizzati progetti significativi per il recupero e reinserimento dei giovani detenuti. In particolare, si segnalano esperienze di progettazione integrata con la FP e la spendibilità dei crediti acquisti per l’occupabilità.
La revisione dei percorsi professionali, in attuazione dal prossimo anno scolastico, renderà possibile collocare più facilmente i giovani in uscita anche perché è prevista l’uniformazione a livello europeo dei percorsi dell’istruzione professionale e la personalizzazione degli stessi.
Punti di debolezza:
La scuola in carcere risente del trasferimento dei detenuti, del cambio annuale di molti docenti, del cambio della direzione degli istituti con cui interfacciarsi, dell’uscita dei detenuti. Inoltre, il personale dell’area educativa non sempre risulta adeguatamente formato sui temi dell’istruzione in carcere. Un altro dato comune in molti territori è l’assenza di procedure di follow up dei percorsi formativi dei detenuti una volta usciti dal circuito penitenziario. Gli spazi a disposizione della scuola non sempre sono adeguati alle attività didattiche sia in termini di ampiezza e di disponibilità che di attrezzature. Spesso più attività formative si sovrappongono durante la giornata in assenza di un efficace coordinamento dell’offerta. Altre volte, è l’orario interno agli istituti a condizionare l’organizzazione delle attività didattiche. In alcune realtà la Commissione didattica non è stata costituita o se esistente non è attiva. La carenza di finanziamenti per la scuola in carcere da parte dell’amministrazione penitenziaria è costante. La struttura degli esami di Stato non tiene conto della specificità dell’utenza.
Indicazioni operative
• Organizzare percorsi aziendali in affiancamento alla scuola/ confronto con il mondo del lavoro
• Strutturare un’equipe composta da tutte le agenzie educative che ruotano intorno al corsista in modo da seguire in maniera collettiva il progetto educativo del singolo utente
• Costituire tavoli/reti territoriali di lavoro per il coordinamento di tutte le attività formative e di orientamento presenti all’interno e all’esterno del carcere
• Predisporre un modello unitario di accoglienza
• Individuare tra i docenti figure di sistema con funzioni specifiche: accoglienza, orientamento, presa in carico dei detenuti e dei giovani sottoposti a misure alternative alla detenzione
• Elaborare un libretto personale e il portfolio delle competenze (PECUP) del corsista, anche telematico
• Attivare una piattaforma per la formazione a distanza per chi è agli arresti domiciliari
• Garantire l’attuazione del Protocollo d’intesa tra MIUR e ministero della Giustizia, calandolo nelle realtà attuali
• Creare un polo interistituzionale, coordinato dal CPIA, costituito da CPIA – aziende –università-enti locali-Ministero della giustizia, per costruire percorsi di accompagnamento, monitoraggio, sperimentazione fuori dal carcere
• Istituire all’interno degli istituti lo sportelloper l’orientamento al lavoro
• Organizzare colloqui e testing sistematici cognitivi, psicologici degli adulti e dei minori finalizzati all’orientamento scolastico e professionale
• Progettare, in accordo con l’equipe, attività coerenti e funzionali, nel tempo e nello spazio, alla formazione, al raggiungimento di competenze e all’istruzione del corsista
• Organizzare in modo funzionale e flessibile gli spazi per la didattica
• Progettare la formazione specifica sul bilancio delle competenze dei docenti delle sedi carcerarie che permetta di tradurre il non formale nel formale
• Attuare percorsi di formazione congiunta dell’area educativa e della sorveglianza curata dal CPIA
• Stabilire indicatori specifici per l’assegnazione del credito scolastico.
3.6. Il quarto seminario- Abano Terme (PD)
(lett.a) ricognizione del patto formativo individuale adottato negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la definizione
[lett. d)] ricognizione del libretto formativo (o libretto personale) adottato negli Istituti di prevenzione e pena (Linee guida contenenti criteri e modalità per la definizione)
I gruppi di lavoro hanno lavorato su entrambi gli ambiti, procedendo all’analisi dei numerosi materiali pervenuti a seguito della rilevazione iniziale (cinquantotto patti formativi e diciassette libretti personali), anche tenendo conto del rischio di sovrapposizione tra i due prodotti. Sono stati evidenziati gli obblighi comuni tra MIUR e Ministero della Giustizia previsti dal Protocollo, articolo 3:(comma C): promuovere attività specifiche di aggiornamento e formazione per gli insegnanti e gli educatori , (comma H): individuare i moduli formativi e le relative misure organizzative più idonee a ridurre gli impatti negativi sul processo di formazione derivanti dal trasferimento di detenuti,(comma l): favorire la predisposizione di percorsi didattici attivi e motivanti, fondati sui bisogni dei detenuti e finalizzati ad orientare gli stessi ad un progetto di vita futuro.
Sono stati delineati modelli di Patto Formativo per i diversi percorsi di istruzione (L2 – I livello – II livello), è stato elaborato un modello di Libretto Formativo. I gruppi si sono suddivisi in sottogruppi per affrontare i diversi aspetti relativi agli ambiti di lavoro, c’è stato un coordinamento generale tra i gruppi: un solo sottogruppo ha analizzato la normativa relativa al Patto Formativo.
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
Punti di forza:
Il modello di Patto formativo è stato adattato alla realtà della scuola in carcere, dando vita a numerosi ed eterogeni prodotti. Il Libretto formativo (o libretto personale) si è rivelato uno strumento che facilita la comunicazione tra CPIA e Direzione dell’Istituto Penitenziario dove la persona è ristretta, agevola, nel caso di trasferimento o di scarcerazione, la comunicazione tra i diversi CPIA o Istituzioni Scolastiche in altri istituti o esterne, poiché consente la tracciabilità e la continuità del percorso formativo dello studente detenuto.
Punti di debolezza:
Sono emersi quali criticità: la necessità di riconoscere esigenze specifiche in ambito di istruzione “ristretta”, il rischio della sovrapposizione tra modello di patto formativo e modello di libretto personale, l’eterogeneità dei modelli adottati non sempre contenenti specifiche per il contesto del carcere, la eterogeneità del linguaggio tecnico utilizzato (dossier, libretto formativo, libretto personale, ecc). E’stato rilevato che non è prevista la ricognizione delle attività extrascolastiche, sia lavorative che ricreative, del detenuto e lo svolgimento delle stesse non è riconosciuto quale credito formativo.
Indicazioni operative
• Condividere con il personale dell’area educativa i criteri per l’ammissione ai corsi e le procedure di accoglienza (intervista, patto formativo, PSP)
• Condividere con l’area educativa il Libretto formativo quale strumento di rilevazione delle esperienze e competenze del detenuto acquisite prima della detenzione e durante la permanenza in carcere
• Stabilire adeguate forme e modalità di comunicazione tra CPIA e area educativa in caso di trasferimenti e/o uscita dal circuito detentivo
• Riconoscere nel Patto formativo il percorso svolto fuori per agevolare la sua ripresa
• Riconoscere le attività extra scolastiche (lavorative e laboratoriali) svolte in carcere, sia quelle lavorative che ricreative
• Favorire l’apprendimento a distanza soprattutto per le materie di indirizzo del secondo livello, nella misura massima del 20%del monte ore stabilito nel PSP
• Utilizzare sia il formato cartaceo che quello digitale
• Ridurre all’essenziale la parte anagrafica
• Adottare /costruire procedure e modelli, replicabili e scalabili, per l’accompagnamento degli studenti fuori dal circuito detentivo (in particolare minori)
3.7. Il quinto seminario – Chianciano Terme (SI)
lett.h) ricognizione degli interventi finalizzati allo sviluppo dei “laboratori didattici e tecnici” già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento.
La normativa europea consente l’attuazione di progetti e laboratori didattici integrati tra istruzione, formazione e associazioni di volontariato.
I criteri che dovrebbero ispirare la progettazione di laboratori didattici, devono partire da una analisi dei bisogni dei detenuti che tengano conto di una necessità di istruzione, un bisogno di formazione professionale per il dopo carcere e una necessità di attività ludico ricreative e culturali.
L’area educativa del carcere potrebbe essere la coordinatrice per spazi e tempi delle attività che la scuola deve svolgere istituzionalmente attraverso moduli che si riferiscano ad aree professionalizzanti e culturali, attivando corsi di formazione svolti da agenzie formative esterne, a seconda dei bisogni rilevati, tenendo conto delle proposte delle associazioni di volontariato che dovrebbero coprire tempi non sovrapponibili con istruzione e formazione.
Le varie progettualità nascono quindi come risultato dell’offerta delle realtà esterne del territorio nell’ambito della disponibilità delle Direzioni penitenziarie.
Il lavoro dei gruppi ha evidenziato l’importanza di tenere liberi gli spazi e i tempi della scuola dalle dinamiche tipiche del carcere. È stato sottolineato il principio di difendere l’identità dello spazio-scuola, quale presupposto per l’azione didattica e anche educativa. Al tempo stesso, è emersa la necessità di considerare l’attività scolastica alla pari dignità con altre attività interne, quali il lavoro, e la necessità di
avere sempre il nulla osta dell’area educativa dell’istituto per eventuali trasferimenti e/o inserimenti lavorativi, per non penalizzare la frequenza scolastica.
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
Punti di forza:
dalle esperienze analizzate durante il lavoro dei gruppi, sono emersi numerosi punti di forza: scambio, collaborazione tra i soggetti coinvolti, buone prassi, condivisione tra le aree del personale del DAP (sicurezza e tratta mentale/educativa), la sinergia con lacune realtà territoriali, la possibilità di ampliare l’offerta formativa e culturale, la maggiore flessibilità dei laboratori, rispetto all’attività didattica frontale, nei tempi e nell’offerta formativa. Inoltre, attraverso l’attivazione dei laboratori si ritiene possibile individualizzare i percorsi formativi, favorire lo scambio interculturale tra aree di intervento all’interno della struttura (istruzione, amministrazione penitenziaria, formazione, associazioni, servizi minorili). È stato anche rilevato come attraverso i laboratori sia possibile migliorare il clima interno al gruppo dei corsisti, rinnovare le metodologie didattiche da parte dei docenti, favorire l’acquisizione di titoli spendibili all’esterno, rendere più visibile e riconosciuta l’attività didattica.
Punti di debolezza:
tra le maggiori criticità riscontrate durante i lavori dei gruppi, il problema di garantire la sicurezza di personale e corsisti è tra le prime: non sempre la sicurezza del luogo dove svolgere l’attività didattica è garantita. La collaborazione del personale di polizia penitenziaria è un fattore indispensabile per il regolare svolgimento delle attività scolastiche ed educative ma dalle esperienze riportate non sempre è possibile. La mancanza di una formazione congiunta con il personale del DAP è considerata una forte criticità. È stata anche rilevata in alcune realtà la mancanza di attivazione della Commissione didattica e il conseguente venir meno di uno strumento fondamentale per la condivisone dei percorsi formativi all’interno del carcere. A volte, le difficoltà dovute alla carenza di attrezzature adeguate è amplificata dalla mancanza di considerazione e di riconoscimento della valenza trattamentale dei percorsi laboratoriali da parte del personale interno. Un altro dato comune a molte esperienze è la delega, talvolta considerata eccessiva, al volontariato. Si lamenta, infine, la partecipazione discontinua dei detenuti ai corsi laboratoriali e in alcuni casi all’interruzione della frequenza. È stato anche evidenziato il rischio di non corrispondenza tra gli obiettivi di reinserimento del detenuto e dei percorsi laboratoriali.
Indicazioni operative
• Analizzare i progetti realizzati e/o da realizzare e condividere fra gli operatori coinvolti.
• Organizzare incontri con una rappresentanza dei detenuti per identificare il/i progetti da portare avanti attraverso le manifestazioni di interesse
• Articolare il/i percorsi in UDA
• Analizzare i costi e i tempi di sviluppo del progetto
• Sostenere la partecipazione dei ristretti
• Collaborare nella procedura di autorizzazione per l’ingresso di materiale o persone coinvolte nei singoli progetti
• Verificare e valutare l’andamento dei progetti
• Prevedere attività di restituzione finale
• Realizzare la ricognizione, la mappatura e l inventario delle opportunità offerte dal contesto in termini di spazi, laboratori e aree comuni, strumenti, materiali, fondi, ecc..
• Integrare progetti e laboratori esterni nei percorsi didattici
• Partecipare alle riunioni del Gruppo di Osservazione e Trattamento con momenti di verifica congiunta calendarizzati).
• Progettare attività mirata alle diverse tipologie di detenuti a seguito dell’analisi dei bisogni formativi
• Rilevare in modo congiunto i bisogni formativi attraverso strumenti condivisi di acquisizione delle informazioni
• Istituire Tavoli di programmazione attraverso la Commissione didattica
• Programmare incontri preparatori al Progetto di Istituto penitenziario
• Realizzare percorsi integrati di percorsi modulari di istruzione e di formazione professionale
• Creare Reti tra le offerte di istruzione e formazione degli istituti penitenziari al fine di conoscere ed uniformare le diverse esperienze
• Organizzare percorsi formativi integrati per docenti e operatori in carcere
• Programmare scambi professionali tra nazioni ed esperienze dell’estero
• Attivare collaborazioni con gli IPM per la presa in carico più specifica dei CPIA dei minori in esecuzione penale esterna
([lett.k) ricognizione degli interventi finalizzati al potenziamento delle “biblioteche anche per promuovere la lettura“ e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento
La biblioteca va intesa come spazio che proietta verso il mondo esterno, mentre rigenera ed alimenta quello interiore attraverso molteplici attività quali incontri con gli autori, drammatizzazioni, laboratori di lettura e scrittura creativa ed autobiografica.
Elemento indispensabile per la realizzazione della rete bibliotecaria efficacemente fruibile e per la consultazione di risorse online è il collegamento alla rete internet.
In esito ai lavori di gruppo, sono state evidenziati i seguenti punti di forza e le criticità e le indicazioni operative per la definizione di linee guida:
Punti di forza:
la biblioteca rappresenta un luogo di incontro per azioni da sviluppare, uno spazio dove è possibile arricchire le conoscenze e stimolare la curiosità. Si possono formare i detenuti più motivati per la gestione della biblioteca, anche come titolo spendibile. Ci sono buone pratiche che testimoniano accordi tra biblioteche e agenzie formative e culturali esterne. In tal senso si favorisce il reinserimento nella società civile dei detenuti. La biblioteca può essere anche uno spazio per piccole riunioni. L’eventuale presenza di libri in lingua madre può stimolare la voglia di leggere per i detenuti stranieri.
Punti di debolezza:
alcune biblioteche risentono della carenza di dotazione librarie adeguate e di carenza di spazi. Spesso manca il collegamento con realtà esterne. Spesso ci si scontra con un’eccessiva burocratizzazione per l’uso delle dotazioni librarie. Mancano il collegamento a internet e modalità di consultazione anche off line. Obbligare un detenuto a frequentare la biblioteca è da evitare, può essere demotivante. A volte alcune biblioteche sono poco frequentate.
Indicazioni operative
• Rendere fruibile la biblioteca con le stesse modalità di quelle esterne
• Aprire la biblioteca a tutto il personale
• Garantire un servizio continuo ed efficiente
• Allestire spazi accoglienti e confortevoli
• Armonizzare le attività della biblioteca con i tempi della detenzione
• Costruire un modello di uso della biblioteca flessibile, adattabile alle diverse realtà.
• Informare sistematicamente l’utenza circa le attività della biblioteca con avvisi multilingue;
• coinvolgere i detenuti nell’attività informativa
• Stipulare accordi, convenzioni, protocolli con biblioteche, case editrici, librerie, testate giornalistiche, associazioni del terzo settore, EE.LL.
• Costruire reti interbibliotecarie
• Garantire l’apertura della biblioteca tramite la presenza degli addetti necessari;
• Formare dei detenuti per il servizio bibliotecario
• Predisporre un luogo d’incontro e confronto
• Coinvolgere realtà del territorio per donazioni di arredi e/o strumenti, materiali
• Integrare il progetto di trattamento individualizzato con le attività bibliotecarie
• Integrare la programmazione didattica con le attività bibliotecarie
• Costituire un tavolo tecnico per la definizione del progetto
• Garantire l’apertura della biblioteca tramite la presenza degli addetti necessari
• Razionalizzare orari ed attività, evitando sovrapposizioni
• Individuare modalità attrattive di coinvolgimento e di stimolo alla lettura ed allo sviluppo culturale e personale
• Collaborare con le biblioteche del territorio per una periodica formazione dei detenuti addetti alla biblioteca e per garantire l’aggiornamento dei cataloghi (cartacei e digitali)
• Costituire il comitato tecnico da parte della Commissione Didattica integrata
• Analizzare il contesto attraverso la rilevazione dei fabbisogni e delle risorse
• Redigere un progetto di massima con individuazione di spazi, strumenti, materiali necessari e risorse umane (interne ed esterne)
• Stipulare accordi, protocolli, convenzioni
• Redigere un regolamento per il funzionamento della biblioteca (secondo i criteri e le modalità stabiliti in precedenza) da parte del comitato tecnico, integrato da uno o più detenuti con potere consultivo
• Svolgere attività di informazione, sensibilizzazione e formazione del personale e dei detenuti, preferibilmente inseriti in un percorso scolastico, attraverso la realizzazione di materiali
• Attestare le competenze professionali acquisite (biblioteconomia) spendibili nel mondo del lavoro, anche in collaborazione con biblioteche, enti di formazione, università, sulla base di specifici protocolli e accordi d’intesa
• Coordinare la scuola in carcere con l’area trattamentale attraverso riunioni periodiche per verificare l’integrazione e l’efficacia delle attività e dei laboratori della biblioteca e proporre eventuali correttivi.
GRIGLIA DI RILEVAZIONE
LETTERA A | ||
PATTO FORMATIVO INDIVIDUALE | SI | NO |
E' stato realizzato un un modello di Patto Formativo individuale da adottare specificamente negli istituti di prevenzione e pena? | ||
Se si indica quale modello di Patto formativo individuale è stato realizzato elencando la tipologia degli elementi contenuti (es: contesto - anagrafica - modalità di rilevazione dei dati,….) - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Il modello di Patto formativo individuale utilizzato ha tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi che modello è stato utilizzato? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state definite Linee Guida ? | ||
Se si sono state definite Linee Guida indicanti le modalità e i criteri di definizione ? | ||
Se no come sono state definite le modalità e i criteri - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Allega il modello utilizzato |
LETTERA D | ||
LIBRETTO FORMATIVO O LIBRETTO PERSONALE | Xx | Xx |
E' stato realizzato un un modello di Libretto Formativo o Personale individuale da adottare specificamente negli istituti di prevenzione e pena? | ||
Se si indica quale modello di Libretto Formativo o Personale individuale è stato realizzato elencando la tipologia degli elementi contenuti (es: contesto - anagrafica - modalità di rilevazione dei dati,….) - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Il modello di Patto formativo individuale utilizzato ha tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi che modello è stato utilizzato. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state definite Linee Guida ? | ||
Se si sono state definite Linee Guida indicanti le modalità e i criteri di definizione del libretto ? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no come sono state definite le modalità e i criteri per la sua compilazione? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Allega il modello utilizzato |
LETTERA G | ||
ATTIVITA' DI FRUIZIONE A DISTANZA | Si | No |
E' stato realizzata attività a distanza negli istituti di prevenzione e pena? | ||
Se si descrivi il modello di ricognizione delle attività è stato utilizzato elencando la tipologia degli elementi contenuti - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono stati utilizzati strumenti di flessibilità negli istituti di prevenzione e pena? | ||
Se si descrivi quali strumenti sono stati utilizzati elencando la tipologia degli elementi contenuti - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Il modello di attività di fruizione a distanza ha tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi che modello è stato utilizzato. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state definite Linee Guida ? | ||
Se si le Linee Guida indicano le modalità e i criteri di definizione dell'attività a distanza ? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no come sono state definite le modalità e i criteri per la realizzazione dell'attività a distanza? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Allega il modello utilizzato |
LETTERA H | ||
ATTIVITA' IN LABORATORI DIDATTICI E TECNICI | Si | No |
E' state attivati laboratori didattici e tecnici negli istituti di prevenzione e pena? | ||
Se si descrivi brevemente i laboratori attivati ( non oltre 150 parole) | ||
E' stata effettuata una ricognizione dei laboratori attivati? | ||
Se si descrivi il modello di ricognizione utilizzato elencando la tipologia degli elementi contenuti - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
I laboratori attivati hanno tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi quale modello è stato utilizzato. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state definite Linee Guida ? | ||
Se si esplicita se le Linee Guida indicano le modalità e i criteri di definizione dell'attività . Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no indica come sono state definite le modalità e i criteri per la definizione e realizzazione delle attività dei laboratori didattivi e tecnici. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Allega il modello utilizzato |
LETTERA K | ||
INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DELLE BIBLIOTECHE ANCHE PER PROMUOVERE LA LETTURA | Si | No |
Sono stati attivati interventi di potenziamento delle biblioteche anche per promuovere la lettura negli istituti di prevenzione e pena? | ||
Se si descrivi brevemente gli interventi realizzati ( non oltre 150 parole) | ||
E' stata effettuata una ricognizione degli interventi di potenziamento realizzati? | ||
Se si descrivi il modello di ricognizione utilizzato elencando la tipologia degli elementi contenuti - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
gli interventi di potenziamento realizzati hanno tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi quale modello è stato utilizzato? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state definite Linee Guida ? | ||
Se si esplicita se le Linee Guida indicano le modalità e i criteri di definizione dell'attività di potenziamento delle biblioteche. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no indica come sono state definite le modalità e i criteri per la definizione e realizzazione delle attività di potenziamento delle biblioteche. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Allega il modello utilizzato |
LETTERA M | ||
INTERVENTI DI RECUPERO , INTEGRAZIONE E SOSTEGNO DEI MINORI E DEGLI ADULTI ANCHE DOPO L'USCITA DAL CIRCUITO DETENTIVO | Si | No |
Sono stati attivati interventi di recupero, integrazione e sostegno di mnori e adulti anche dopo l'uscita dal circuito detentivo? | ||
Se si descrivi brevemente gli interventi realizzati ( non oltre 150 parole) | ||
E' stata effettuata una ricognizione degli interventi di recupero, integrazione e sostegno di minori e adulti anche dopo l'uscita dal circuito detentivo, realizzati? | ||
Se si descrivi il modello di ricognizione utilizzato elencando la tipologia degli elementi contenuti - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
gli interventi di interventi di recupero, integrazione e sostegno realizzati hanno tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi quale modello è stato utilizzato? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state definite Linee Guida ? | ||
Se si esplicita se le Linee Guida indicano le modalità e i criteri di realizzazione delle attività interventi di recupero, integrazione e sostegno di minori e adulti anche dopo l'uscita dal circuito detentivo. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no indica come sono state definite le modalità e i criteri per la realizzazione delle attività di recupero, integrazione e sostegno di minori e adulti anche dopo l'uscita dal circuito detentivo. Breve descrizione di non oltre 150 parole |
LETTERA E | ||
PERCORSI DI ISTRUZIONE DEGLI ADULTI IN RACCORDO CON ALTRE TIPOLOGIE DI PERCORSI | Si | No |
Sono stati realizzati percorsi di istruzione degli adulti in raccordo con altre tipologie di percorsi? | ||
Se si descrivi il modello di ricognizione delle attività è stato utilizzato elencando la tipologia degli elementi contenuti - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono stati utilizzati strumenti di flessibilità negli istituti di prevenzione e pena? | ||
Se si, a quale tipologia afferiscono? - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no, quali problematiche ne hanno ostacolato l’attuazione? - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Le attività di raccordo hnno tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi quali strumenti sono stati utilizzati. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state redatte Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione e la realizzazione di raccordo tra percorsi di istruzione e formazione? | ||
Se si le Linee Guida indicano le modalità e i criteri di definizione dei percorsi di raccordo ? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no, come sono state definite le modalità e i criteri per la realizzazione degli interventi ? | ||
Allega il protocollo utilizzato |
LETTERA I | ||
RICOGNIZIONE DEGLI INTERVENTI, GIA' REALIZZATI FINALIZZATI ALL'INSERIMENTO DELL'UTENZA MINORILE SOTTOPOSTA A PROVVEDIMENTI IN AREA PENALE ESTERNA | Si | No |
Sono state realizzate attività finalizzate all’inserimento dell’utenza minorile (sottoposta a provvedimenti in area penale esterna) nei percorsi di istruzione e/o formazione professionale? | ||
Se si, a quale tipologia afferiscono? - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no, quali problematiche ne hanno ostacolato l’attuazione? - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono stati utilizzati strumenti di flessibilità negli istituti di prevenzione e pena? | Si | No |
Se si, a quale tipologia afferiscono? - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no, quali problematiche ne hanno ostacolato l’attuazione? - Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Le attività di raccordo hanno tenuto conto dei prodotti realizzati nell'ambito del Piano Paideia 1 e 2? | ||
Se no descrivi quali strumenti sono stati utilizzati. Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Sono state redatte Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione e la realizzazione degli interventi di inserimento di tale utenza nei percorsi di istruzione e formazione? | ||
Se si le Linee Guida indicano le modalità e i criteri di definizione dei percorsi di raccordo ? Breve descrizione di non oltre 150 parole | ||
Se no, come sono state definite le modalità e i criteri per la realizzazione degli interventi ? | ||
Allega Le Linee guida |
Prodotti analizzati
In totale i gruppi lavoro hanno analizzato 128 documenti relativi alle otto aree di intervento. Si precisa che i materiali raccolti, inseriti nel CD allegato alla pubblicazione, sono il risultato del lavoro delle singole realtà territoriali e in quanto tali non sono stati validati dal MIUR. Essi, tuttavia, segnalano una vivacità dei CPIA e dei corsi di secondo livello incardinati negli istituti di istruzione superiore.
1. (lett.a) ricognizione del Patto Formativo Individuale adottato negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la definizione
59 documenti
2. (lett.d) ricognizione del Libretto formativo (o libretto personale) adottato negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la definizione
17 documenti
3. (lett.e) ricognizione dei percorsi di istruzione degli adulti in raccordo con altre tipologie di percorsi, con particolare riguardo ai percorsi della formazione professionale già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione
7 documenti
4. (lett.g)ricognizione delle attività di fruizione a distanza (strumenti di flessibilità) già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento
7 documenti
5. (lett.h) ricognizione degli interventi finalizzati allo sviluppo dei “laboratori didattici e tecnici” già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento
16 documenti
6. (lett.i) ricognizione degli interventi, già realizzati, finalizzati all’inserimento dell’utenza minorile (sottoposta a provvedimenti in area personale esterna) e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione e la realizzazione
4 documenti
7. ([lett.k) ricognizione degli interventi finalizzati al potenziamento delle “biblioteche anche per promuovere la lettura“ e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento
14 documenti
8. (lett.m) ricognizione degli “interventi finalizzati al recupero, all’integrazione e al sostegno dei minori e degli adulti anche dopo la loro uscita dal circuito detentivo” e definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione ed il funzionamento
4 documenti
Format per i conduttori dei lavori di gruppo
SEMINARIO INTERREGIONALE
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ELENCO PARTECIPANTI
Nome e cognome | Amministrazione | qualifica | regione | |
1 | ||||
2 | ||||
3 |
GRUPPI DI LAVORO
Gruppo 1 | Gruppo 2 | Gruppo 3 | Gruppo 4 | |
Lettera …) | Lettera …) | Lettera …) | Lettera …) | |
1 | ||||
2 | ||||
3 |
LAVORO DI GRUPPO RICOGNIZIONE e LINEE GUIDA
Di seguito si riporta l’azione indicata nel protocollo con lettera specifica, relativa alle attività da realizzare con il progetto: [lett.e] ricognizione dei percorsi di istruzione degli adulti in raccordo con altre tipologie di percorsi, con particolare riguardo ai percorsi della formazione professionale già realizzati e negli Istituti di prevenzione e pena definizione di Linee guida contenenti criteri e modalità per la progettazione
COMPITO:
• Fare una ricognizione dei riferimenti normativi essenziali utilizzando i materiali forniti e quanto indicato nella bozza di indicazioni operative;
• Predisporre le indicazioni operative con particolare attenzione alle voci a seguire indicate e utilizzando il format allegato:
• Introduzione e riferimenti normativi essenziali
Max 250 parole
• Descrizione criteri e modalità per la progettazione
Max 250 parole
• Indicazioni operative
• Max 300 parole