Allegato 2.2
Allegato 2.2
Dichiarazione del Datore di Lavoro della ditta appaltatrice in merito ai lavori appaltati
Il sottoscritto nato a
il e residente in
, in qualità
di datore di lavoro della Ditta nell’accettare l’incarico datole dalla ditta per l’esecuzione dei lavori previsti dal contratto stipulato a in data
DICHIARA
- Di possedere un parco macchine da adibire alle lavorazioni suddette come risulta da libretto UMA per conto terzi.
- Di avere le seguenti posizioni per l’attività di lavori agricoli meccanizzati conto terzi:
1) Iscrizione al registro delle Imprese della Camera di Commercio di
2) Posizione INPS di ;
3) Posizione assicurativa INAIL della provincia di
4) Iscrizione UMA della provincia di
- Di avere ottemperato alle disposizioni del D.Lgs. n. 81/08 e successive modificazioni ed integrazioni, per quanto di propria competenza.
- Di essere stato informato, come da dichiarazione rilasciata dal committente, sui rischi presenti nei luoghi di lavoro ove saranno eseguite le operazioni commissionate e loro accessi.
- Di essere a conoscenza delle misure di prevenzione ed emergenza adottate e di aver resi edotti delle medesime gli esecutori materiali delle operazioni.
- Di cooperare all’attuazione delle misure di protezione e prevenzione dai rischi sul lavoro e incidenti sull’attività lavorativa oggetto dell’appalto, nonché al coordinamento degli interventi di protezione e prevenzione dei rischi a cui sono esposti i lavoratori, realizzato soprattutto tramite informazione reciproca, volto ad eliminare i rischi dovuti all’interferenza tra i lavoratori delle diverse imprese coinvolte nell’esecuzione dei suddetti lavori.
In relazione alla verifica congiunta delle problematiche connesse alla esecuzione dei lavori di cui trattasi, sono state definite le seguenti procedure e misure di prevenzione e protezione:
A) Scambio di documenti sui rischi ambientali e sulla regolarità dell’Impresa Appaltatrice dei lavori ai fini del D.Lgs. n. 81/08 a altre norme di legge.
B) Formazione e informazione dei lavoratori in relazione allo specifico lavoro previsto in contratto con conseguente sopralluogo nei terreni in cui vengono eseguiti i lavori.
C) Fornitura ai lavoratori dei dispositivi di protezione individuale idonei al tipo di lavoro.
D) Fornitura di macchine idonee, munite di cassetta di medicazione ed estintore.
E) Informazione e disposizione sul pericolo di incendio delle macchine delle sterpaglie e del fieno.
F) Verifica congiunte con il lavoratore dell’efficienza e della funzionalità di tutti i mezzi di lavoro.
G) Divieto di intervenire sui mezzi di lavoro in caso di guasto e in ogni caso sulle macchine in movimento o a motore acceso.
H) Fornitura di apparato ricetrasmittente o telefono cellulare per comunicazioni urgenti o di pronto soccorso.
I) Controllo periodico, via etere, del lavoratore in caso di svolgimento di mansioni in zone isolate e individuazione delle persone o dei punti più vicini ai luoghi di lavoro a cui rivolgersi in caso di emergenza.
L) Divieto assoluto i non addetti i lavori di sostare nei luoghi di lavoro e relative vie di accesso.
M) Il lavoratore è tenuto a sospendere immediatamente i lavori e a informare il datore di lavoro qualora lo ritenga necessario ai fini della propria sicurezza e degli altri, siano essi persone cose od animali.
lì,
Il datore di lavoro della ditta appaltatrice
Allegato 2.2 pagina n. 1
ALLEGATO 2.3
SCHEDE DI RISCHIO SPECIFICO E DELLE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DELL’AMBIENTE IN CUI ANDRA’ AD OPERARE L’AZIENDA APPALTATRICE
IL RISCHIO DI INCENDIO
Il pericolo di incendio è spesso trascurato in agricoltura, mentre lo scoppio di un incendio non solo provoca danni economici ma può creare gravi conseguenze per la salute umana, fino al decesso per esposizione al calore, al fumo, ai gas tossici e alla rapida diminuzione di ossigeno.
Le principali misure per ridurre il rischio di incendio nelle aziende agro-zootecniche sono:
> non fumare nelle aree a rischio: fienili, magazzini, depositi di sostanze infiammabili;
> non conservare liquidi infiammabili vicino a fieno, paglia;
> mantenere sgombre le uscite di emergenza e segnalarle opportunamente;
> conoscere e saper attuare tutte le procedure di emergenza in caso di incendio: allarme, uso degli estintori, evacuazione.
ELETTRICITA'
Danni:
l'elettricità può causare danni anche molto gravi soprattutto per due motivi:
- passaggio della corrente attraverso il corpo umano
- possibilità di incendio
Gli effetti sull'uomo possono essere:
- morte improvvisa per passaggio di corrente attraverso il torace, con arresto cardio-respiratorio
- aritmie;
- shock;
- fratture (la corrente ad alto voltaggio può proiettare il corpo lontano);
- ustioni dovute a fiammata (senza contatto cutaneo);
- ustioni dovute al passaggio della corrente elettrica;
- lesioni oculari.
Prevenzione:
Per limitare i rischi:
- evitare di bagnare gli attrezzi alimentati da corrente elettrica, i quadri, le prese o gli interruttori;
- non posizionare i cavi elettrici di collegamento delle macchine con l'impianto elettrico fisso su superfici calpestabili o esposte ad urti;
- disinserire l'energia alla fonte prima di allacciare i cavi mobili;
- non impiegare acqua su macchinari azionati da energia elettrica, salvo nei casi espressamente previsti dalla ditta costruttrice;
- collegare ad un impianto di messa a terra i macchinari azionati con energia elettrica;
- denunciare all'ISPESL e ARPAM l'impianto di messa a terra e controllarlo ogni due anni;
- controllare periodicamente l'integrità dell'impianto e, per qualsiasi intervento, servirsi di operai specializzati;
- tenere lontano dagli impianti elettrici i liquidi infiammabili e le fonti di calore;
- predisporre una corretta ventilazione degli impianti elettrici.
CLIMA
E' l'insieme delle condizioni atmosferiche che influisce sul lavoro umano, ed in particolare su quello agricolo. Qui vengono considerati i principali elementi.
La temperatura:
la temperatura eccessivamente alta può provocare un colpo di sole o colpo di calore; la temperatura eccessivamente bassa può provocare, per esposizioni prolungate nel tempo, congelamenti in specie delle estremità , ma anche, in soggetti predisposti, accidenti cardiovascolari.
Anche gli sbalzi repentini della temperatura possono essere dannosi (per es. entrando in una cella frigorifera d'estate).
Il vento:
il vento può essere considerato un elemento di rischio quando la sua velocità provoca una forte oscillazione o la caduta di cavi elettrici, di rami o alberi, di tegole o comignoli.
Il fulmine
la violenta scarica elettrica che ha luogo durante un temporale può colpire l'uomo provocando la folgorazione con conseguente morte o gravi lesioni esterne e interne.
Pioggia - neve - grandine:
questi elementi, di per sé non pericolosi per l'uomo, possono determinare condizioni di rischio quando rendono il terreno scivoloso e instabile.
Prevenzione:
la prevenzione passa attraverso la scelta del vestiario più adatto alle diverse temperature, all'uso delle calzature e degli accessori più idonei. Le pause sono importanti per ristabilire la corretta temperatura corporea.
In caso di temporali sarà bene evitare di lavorare in zone sommitali e in vicinanza di masse metalliche.
SUOLO
Il suolo è statisticamente uno dei principali elementi di rischio presenti in agricoltura.
In considerazione della particolare conformazione del territorio italiano, dove sono presenti forti dislivelli altimetrici a distanze ravvicinate, vogliamo segnalare le situazioni di rischio.
A causa delle asperità del suolo o della sua consistenza, spesso si verificano cadute e scivolamenti soprattutto in presenza di fango, ghiaccio, neve.
In particolare l'uso di macchine non adatte allo specifico suolo può provocare il verificarsi di ribaltamenti con gravi conseguenze per l'uomo. Tale rischio è chiaramente aggravato da possibili condizioni ambientali avverse.
Con il termine suolo intendiamo anche la superficie pavimentata presente nelle diverse strutture.
I pavimenti devono essere adatti alla natura delle lavorazioni, non devono presentare buche o sporgenze pericolose, devono essere antisdrucciolevoli, sufficientemente illuminati e permettere un sicuro spostamento di mezzi e persone.
Danni:
Lesioni per cadute e scivolamenti dovuti al fango, ai liquami, al ghiaccio, alla neve, all'accidentalità e all'asperità dei luoghi, siano questi interni o esterni alla struttura.
Lesioni provocate da macchine e attrezzi taglienti o contundenti a seguito di cadute e scivolamenti .
Lesioni per ribaltamento di macchine dovuti alle difficili condizioni ambientali (ghiaccio, neve, accidentalità e asperità dei luoghi).
Prevenzione:
Prestare la massima attenzione sul lavoro in caso di ghiaccio, neve, terreno eccessivamente bagnato, fangoso e scivoloso (soprattutto in zone accidentate, a forte pendenza, con dirupi e burroni).
Indossare calzature antisdrucciolo.
Per quanto riguarda l'uso delle macchine, valutare i limiti di ribaltamento dei mezzi, anche in condizioni normali; valutare inoltre lo stato dei pneumatici.
Per quanto riguarda il suolo in ambienti chiusi, mantenere il pavimento asciutto e libero da intralci, utilizzando sempre scarpe da lavoro adatte.
POLVERI
Definizione:
la polvere è qualsiasi materiale solido, scomposto in minutissimi frammenti. Le polveri potenzialmente nocive per la salute dell'agricoltore sono:
- le polveri di origine vegetale (cereali, farine e loro parassiti: micofiti, insetti e acari);
- le polveri di origine animale (peli, squame, forfora, piume,deiezioni animali);
- le polveri di tipo chimico (es. insetticidi).
Danni:
le polveri possono provocare danni per inalazione, per contatto cutaneo, per contatto con le congiuntive dell'occhio. Quando inalate possono causare l'asma bronchiale, fibrosi polmonari, alveoliti allergiche.
A causa del contatto cutaneo possono verificarsi dermatiti di diversa entità e granulomi, per esempio a causa dell'entrata dei peli degli animali sottocute.
Per le polveri di tipo chimico: non si deve dimenticare che le polveri possono contenere batteri o virus di origine animale che, trasmessi all'uomo, provocano l'insorgenza di malattie anche gravi.
Prevenzione:
- Ridurre la produzione di polvere, con l'idonea ventilazione, con l'uso di teli coprenti.
- Evitare la proliferazione di muffe, mantenendo gli ambienti asciutti e ventilati.
- Tenere sotto controllo veterinario gli animali.
- Tenere puliti gli ambienti di lavoro e quelli per il ricovero degli animali.
- Usare gli idonei DPI.
POSTURA
Definizione:
le operazioni colturali richiedono spesso il mantenimento prolungato della medesima posizione e ciò comporta carichi funzionali, di grado elevato, per l'apparato osteo-articolare.
Danni:
I danni conseguenti a una pastura forzata della colonna vertebrale e delle articolazioni quali il ginocchio, la spalla e il gomito vanno dalle patologie infiammatorie dei tendini, dei muscoli e delle articolazioni, a edemi e varici degli arti inferiori fino a vere e proprie lesioni ossee degenerative.
L'insorgenza di tali lesioni è favorita dalla contemporanea presenza di più fattori di rischio esterni quali il clima, il microclima e la condizione orografica del terreno, nonché di rischi specifici delle lavorazioni quali la movimentazione manuale dei carichi, le vibrazioni e i movimenti ripetuti.
In particolare, nel caso che il lavoratore operi per lungo tempo in posizione seduta, i muscoli del dorso vengono particolarmente sollecitati. Può comparire, quindi, una sintomatologia transitoria caratterizzata da dolenzia muscolare e articolare, parestesie in ispecie degli arti inferiori.
A lungo andare possono instaurarsi anche alterazioni irreversibili quali patologie a carico del sistema vascolare e periarticolare di tipo degenerativo o flogistico.
Prevenzione:
Per limitare i rischi:
- evitare posizioni statiche per periodi troppo lunghi
- evitare di operare a schiena china
- evitare movimenti bruschi
- alternare le fasi lavorative
Per le lavorazioni di floricoltura in serra, per esempio, è opportuno impiegare bancali sollevati dal terreno sui quali svolgere le diverse operazioni.
RIBALTAMENTO / IMPENNAMENTO
Per ribaltamento si intende il rovesciamento improvviso e radicale di un veicolo.
Il rovesciamento laterale può avvenire soprattutto durante la lavorazione di terreni in pendenza, quando la macchina opera di traverso, ma anche a causa di una curva affrontata a velocità troppo elevata.
L'impennamento può verificarsi quando vi è un sovraccarico delle attrezzature portate, per sforzo eccessivo di traino, per eccessiva pendenza del terreno, per manovre brusche in condizioni difficoltose, come in terreni fangosi, o per sbilanciamento del carico e delle attrezzature portate.
Danni:
sono sempre di grave o gravissima entità (fratture, amputazioni, morte) SCHEDA DATI TRATTORE
Prevenzione:
usare trattrici adeguate alla pendenza del terreno e al carico rimorchiato.
- Eseguire controlli periodici su freni e pneumatici.
- Adeguare il carico alla portata del rimorchio e alla capacità di traino.
- Adeguare la velocità in relazione al terreno su cui si lavora (pendenza, aderenza).
- Usare l'attacco a tre punti per le attrezzature portate.
- Zavorrare anteriormente il mezzo con idonei pesi.
Nonostante tutte queste precauzioni, il rischio di ribaltamento permane. Sulle macchine scoperte é pertanto indispensabile l'impiego di telai di protezione.
RISCHIO BIOLOGICO nelle COLTURE SU CAMPO
Si intende per Agente biologico "qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni” (D.Lgs 81/08 e s.m.i. Titolo X art. 267) . Vedi anche: X.Xxx. 81/08 e s.m.i. Allegati XLIV, XLV, XLVI, XLVII, XLVIII.
In agricoltura le malattie infettive costituiscono un rischio in diminuzione, sebbene rilevante per gravità e frequenza.
Ma proprio per il fatto che queste malattie persistono, che in molti casi diano lesioni permanenti agli organi interni e che alcune possono provocare la morte, le citeremo dividendole per ogni settore lavorativo.
Va comunque tenuto presente che nella definizione delta di "agente biologico" sono stati considerati anche quegli agenti che non provocano malattie infettive, ma patologie allergiche che si sviluppano solo in alcuni lavoratori che hanno una sensibilità particolare, come ad esempio lo shock anafilattico, seguito da possibile morte, nel quale incorre un soggetto ipersensibile in caso di puntura di insetto.
In colture su campo, il rischio biologico è insito:
- nel suolo contaminato.
Malattie: tetano, infezioni da miceti, leptospirosi, carbonchio, toxoplasmosi, anchilostomiasi
- nel fieno e negli sfarinati che vengono depositati in fienili o silos.
Malattie: infezioni da miceti (aspergillosi polmonare, criptococcosi, coccidioidiomicosi) , A.A.E. (Alveoliti Allergiche Estrinseche);
- nel contatto con animali da cortile, come polli, galline, cani, gatti. Malattie: echinococcosi, ornitosi, A.A.E., rickettsiosi, parassitosi.
Altra fonte di rischio è la vicinanza con insetti ubiquitari (che si trovano dappertutto) come mosche, api, calabroni, zanzare. Malattie: shock anafilattico.
Si deve considerare inoltre la possibilità di contatto con animali indesiderati e infetti come topi, cani randagi, volpi, serpenti, ragni e scorpioni. Malattie: leptospirosi, rabbia, avvelenamento da vipera, punture di aracnidi.
Da ultimo si vuole ricordare la possibile presenza di rischio biologico nelle acque sporche, provenienti da scarichi umani o animali, utilizzate per l'irrigazione.
Malattie: epatite A, tifo e paratifo, salmonellosi.
AGENTI CANCEROGENI
Definizione:
un agente cancerogeno è una sostanza, un preparato o un processo che è capace di provocare l'insorgenza del cancro.
Sono state riconosciute cancerogene per l'uomo una serie di sostanze o processi e di queste si conoscono gli organi che vengono colpiti preferenzialmente.
Sono tuttora in corso studi su altre sostanze per stabilire se sono anch'esse cancerogene.
Prenderemo in considerazione qui solo quelle certamente cancerogene e che interessano il settore agricolo.
Danni:
Arsenico: viene usato per la produzione di alcuni insetticidi e rodenticidi. Può provocare il cancro al polmone, alla pelle, al fegato.
Olii minerali: vengono usati per la produzione di alcuni insetticidi e possono provocare un cancro della pelle. Indichiamo di seguito i simboli che si trovano sulle etichette dei preparati contenenti sostanze cancerogene:
- R 45: può provocare il cancro
- R 46: può provocare alterazioni genetiche ereditarie
- R 49: può provocare il cancro per inalazione
vedi: D.Lgs. 81/08 e s.m.i. titolo IX capo II vedi: Rischio chimico - Tossicità
PIANTE
Le piante possono diventare fonte di rischio specialmente quando il lavoratore opera in condizioni meteorologiche avverse con vento, pioggia, neve.
In particolare, piante di grandi dimensioni, specie se secche, inclinate, malate o la cui chioma è rimasta aggrovigliata ad altre durante la caduta, possono rappresentare un rischio.
Anche la presenza di rami secchi ed appuntiti ad altezza d'uomo può rappresentare una fonte di rischio, sia nell'attività tipicamente forestale che in quella di raccolta.
Danni:
I danni più gravi, quali contusioni, fratture o morte dell'operatore per schiacciamento, sono spesso conseguenti a caduta di alberi o di parte di essi. Frequenti sono anche le lesioni oculari per contatto con rami di albero.
Prevenzione:
Nell'attività forestale assume la massima importanza il metodo di lavoro che deve essere ordinato ed organizzato.
- E' importante abbattere prima le piante pericolanti, per evitare che possano cadere incontrollatamente.
- In presenza di vento sospendere gli abbattimenti.
- Prima dell’abbattimento valutare bene che le eventuali vie di fuga siano libere da intralci.
- Durante la caduta della pianta allontanarsi lateralmente.
- Ricordarsi che nessuno deve trovarsi ad una distanza dall' operatore inferiore al doppio dell'altezza delle piante che si intendono abbattere.
- Vigilare sempre sulla posizione di terzi, in particolare nelle zone di caduta delle piante.
- Delimitare la zona di lavoro con apposita segnaletica.
- Per prevenire lesioni oculari, in fase di raccolta sramare accuratamente il fusto dalla base fino a m. 1,80-2,00.
RISCHIO CHIMICO
Introduzione
Venire a contatto (attraverso le mani, la bocca, l'apparato respiratorio) con sostanze chimiche naturali o sintetiche può risultare estremamente dannoso per l'uomo. In questi casi si parla di "rischio chimico".
In agricoltura, si può essere esposti al rischio chimico per contatto (in senso Iato) a due tipologie di sostanze:
- Prodotti e sostanze indesiderate (26)
- Prodotti di degradazione e fermentazioni biologiche delle materia organica:
ammoniaca, idrogeno solforato, ossidi di azoto, ossido di carbonio, fumi. Queste sostanze, soprattutto in ambienti chiusi, possono essere fonte di rischi molto gravi, causando anche soffocamento.
- Sostanze chimiche naturali: nicotina, tomatina, solanina
- Prodotti e sostanze d'uso deliberato (25)
- Concimi e fertilizzanti
- Disinfettanti e antisettici
- Disinfestanti chimici
- Solventi, lubrificanti, coloranti
- Prodotti fitosanitari
Prodotti fitosanitari (2)
Indice generale :
- Definizione
Diffusione dei fitofarmaci nella pratica agricola
- Composizione di un prodotto fitosanitario I principali formulati
Caratteristiche dei prodotti fitosanitari
- I tempi di carenza e i limiti di tolleranza
- Il patentino
- Norme pratiche per il corretto "uso"
- Prima dell'uso
- Durante l'uso
- Dopo l'uso
- Danni e riflessi negativi per l'ambiente
Macchine per la distribuzione dei prodotti fitosanitari Le tecniche di intervento
Definizione
Si intendono per prodotti fitosanitari (1) (art.2-a Dlgs. n. 194 - 17.3.1995 ) le sostanze attive ed i preparati contenenti una o più sostanze attive, presenti nella forma in cui sono forniti all'utilizzatore e destinati a:
1) proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi o a prevenirne gli effetti;
2) favorire o regolare i processi vitali dei vegetali, con esclusione dei fertilizzanti;
3) conservare i prodotti vegetali, con esclusione dei conservanti disciplinati da particolari disposizioni;
4) eliminare le piante indesiderate;
5) eliminare parti di vegetali, frenare o evitare un loro indesiderato accrescimento.
Composizione di un prodotto fitosanitario
Il prodotto fitosanitario è formato da una miscela di sostanze che ne caratterizzano l'azione; il principio attivo è di norma diluito con altre sostanze (coformulanti) che ne migliorano l'azione e che spesso divengono determinanti per l'efficacia del prodotto stesso.
I formulati sono generalmente costituiti da tre classi di sostanze:
- il principio attivo;
- i coformulanti;
- le sostanze inerti.
Il principio attivo è la sostanza che esplica l'azione diretta nei confronti del patogeno/parassita; è pertanto la sostanza dotata di tossicità intrinseca.
I coformulanti sono sostanze che vengono generalmente aggiunte al principio attivo al fine di migliorare la sua azione e la sua persistenza.
Le sostanze inerti non svolgono nessuna funzione specifica ma servono solamente a diluire il principio attivo, favorendo la buona riuscita della formulazione.
I coformulanti che possono essere aggiunti al principio attivo sono diversi; la loro utilizzazione è valutata dai tecnici addetti alla formulazione e dipendono dal:
- tipo di principio attivo;
- tipo di formulazione;
- tipo di impiego del formulato.
I coformulanti possono essere raggruppati nelle seguenti categorie:
- TENSIOATTIVI o BAGNANTI: riducono la tensione superficiale provocando la distensione delle goccioline in modo da formare, sulla superficie del vegetale , uno strato sottile ma uniforme di prodotto;
- EMULSIONANTI: mantengono in emulsione i corpi oleosi del formulato, con il veicolo che di solito è acqua, evitando così la separazione delle sostanze e consentendo un trattamento sempre uniforme;
- DISPERDENTI: vengono usati quando il principio attivo è sotto forma di microparticelle; hanno il compito di impedire che avvenga la decantazione mantenendo le microparticelle uniformemente distribuite nella sospensione;
- ADESIVANTI: vengono utilizzati in quei formulati che necessitano di una certa resistenza agli agenti atmosferici dilavanti, con la funzione di incollare le sostanze del principio attivo e dei coformulanti alle pareti dei vegetali trattati;
- ANTIDERIVA: si tratta di aggiunte ai formulati per appesantirli e renderli adatti alla distribuzione con mezzi aerei.
La forma commerciale dei prodotti fitosanitari risulta molto importante non solo per quel che attiene il loro corretto trasporto e la loro manipolazione, ma soprattutto perché può influenzare sensibilmente la loro pericolosità in termini di rischi per la salute degli operatori agricoli. Le formulazioni commerciali di un fitofarmaco si presentano sotto forme diverse che ne caratterizzano l'uso; tra queste ricordiamo:
- POLVERI SECCHE (6)
- POLVERI BAGNABILI (7)
- POLVERI SOLUBILI (8)
- LIQUIDI SOLUBILI (10)
- EMULSIONI OLEOSE (11)
- FLOWABLE O IN PASTA (12)
- MICROINCAPSULATI O MICROCAPSULATI (13)
- GRANULARI (14)
- FUMIGANTI (15)
Per una maggiore sicurezza, nella fase di preparazione delle miscele, sono da preferirsi i nuovi formulati a base di granuli disperdibili o idrodisperdibili, che vanno sempre diluiti in acqua per essere utilizzati; essi infatti hanno perso la caratteristica volatilità delle polveri, determinando una maggiore praticità e sicurezza d'uso.
I tempi di carenza e i limiti di tolleranza
La distribuzione di un prodotto fitosanitario ha lo scopo fondamentale di proteggere una coltivazione da attacchi di agenti di malattia o di danno; in questa logica una delle caratteristiche più importanti che deve possedere un fitofarmaco è la sua "vita media", cioè la sua persistenza e disponibilità.
L'esigenza della protezione, per un periodo di tempo utile, è in contrasto con la necessità di eliminare la tossicità dei fitofarmaci dalle derrate alimentari e dall'ambiente in genere. Occorre pertanto trovare un compromesso che consenta la protezione e nel contempo preservi il consumatore e l'ambiente da un eccessivo accumulo di prodotti fitosanitari. I fitofarmaci subiscono, naturalmente, un degrado ad opera dell'ambiente in genere: dal momento del trattamento si sviluppano azioni di denaturazione del principio attivo, che vengono svolte sia dagli elementi climatici (pioggia, luce e temperatura) che da azioni dirette di metabolizzazione, intra o extra tessutale, di alcuni vegetali che trasformano il principio attivo in sostanze non più tossiche. Il periodo di "vita" di un prodotto fitosanitario è una sua caratteristica intrinseca e dipende fondamentalmente dalla stabilità chimica della sua molecola. In virtù di questo decadimento, dopo un certo periodo di tempo, la presenza sui vegetali di questi residui o dei loro metaboliti deve essere molto bassa, o comunque tale da non provocare danni all'uomo.
Questo intervallo di tempo, chiamato periodo di carenza o tempo di sicurezza, viene stabilito per legge, ed è caratteristico per ogni prodotto fitosanitario e per ogni specie coltivata e deve essere obbligatoriamente indicato sulla confezione commerciale. Esso indica il numero di giorni che devono trascorrere tra l'ultimo trattamento, la raccolta del prodotto ed il suo eventuale consumo. Dopo tale periodo i residui tossici presenti, espressi in ppm (mg/Kg) devono rimanere entro valori chiamati limiti di tolleranza;
questi indicano la quantità massima di prodotto residuo che può essere presente sulla coltivazione, trascorso il periodo di sicurezza, quindi al consumo. Questi limiti di tollerana vengono definiti per legge e sono valutati attraverso test di tossicità cronica su animali di laboratorio, individuando su questi la concentrazione più elevata di fitofarmaco che non determina alcun effetto negativo, nè in breve nè in lungo periodo, sia a livello cellulare e tessutale che a livello fisiologico; tale dose è chiamata "no observed effect level".
Il patentino
I prodotti fitosanitari (Molto Tossici, Tossici e Nocivi) corrispondenti alla ex prima e seconda classe possono essere acquistati ed utilizzati solo da persone in possesso di un particolare "certificato abilitante" detto "patentino dei fitofarmaci o dei presidi sanitari".
Esso viene rilasciato dagli Enti competenti in materia (come il Servizio provinciale per l'agricoltura, l'alimentazione e la forestazione) dopo aver superato un esame ed un colloquio inerenti la conoscenza dei prodotti fitosanitari, la loro pericolosità e tutte le norme e precauzioni per il loro uso.
Vi sono delle eccezioni: i possessori di titoli di studio inerenti il settore agrario (periti agrari, agrotecnici e laureati in scienze agrarie e forestali) non devono sostenere l'esame, ma solo fare richiesta del patentino, allegando il titolo di studio.
Il patentino dei prodotti fitosanitari ha una durata legale di cinque anni e deve essere rinnovato alla scadenza. Il rinnovo prevede un nuovo esame di abilitazione per verificare l'aggiornamento su nuovi prodotti e nuove tecniche.
Il patentino è un documento ufficiale ed il possessore che acquista i suddetti fitofarmaci diviene responsabile della loro utilizzazione e dei danni eventualmente provocati.
Gli altri prodotti fuori classificazione possono essere acquistati e utilizzati "liberamente", cioé non è necessario il patentino.
Tuttavia questo non significa che siano del tutto innocui; occorre infatti ricordare che anch'essi, seppur con DL50 più elevate, possono provocare intossicazioni, anche gravi, senza dimenticare possibili danni a lungo termine.
Norme pratiche per il corretto "uso"
Coloro che di norma fanno uso di prodotti fitosanitari (agricoltori, contoterzisti, addetti a parchi e giardini) generalmente posseggono il patentino. Ma anche chi é proprietario di un piccolo giardino può improvvisarsi utente di fitofarmaci e, data la scarsa esperienza, può divenire fonte di pericolo per sé stesso e per gli altri. D'altronde, anche coloro che possiedono il patentino possono talvolta commettere gravi errori, soprattutto quando sono portati ad “ abbassare la guardia”.
Regole generali da seguire:
l. non bisogna effettuare un trattamento fitosanitario nelle giornate ventose, anche per evitare il pericolo "effetto deriva" che può far giungere il podotto sulle coltivazioni vicine o in zone abitate;
2. non effettuare trattamenti nelle giornate con minaccia di pioggia, con il concreto rischio di dover rifare il trattamento.
3. non effettuare trattamenti con insetticidi ed acaricidi, ma spesso anche con anticrittogamici, durante la fioritura dei fruttiferi, per non danneggiare gli insetti pronubi;
4. segnalare, con opportuni cartelli, le coltivazioni che sono state oggetto di trattamenti, specialmente se si tratta di fitofarmaci ex 1^ e 2^ classe tossicologica.
Prima dell'uso
Indice: L'acquisto Il trasporto
La conservazione e l'immagazzinamento
L'acquisto
L'acquisto di fitofarmaci deve avvenire presso punti vendita autorizzati che siano in grado di fornire tutte le informazioni necessarie, in modo corretto e specialmente per i prodotti nuovi, al fine di evitare eventuali danni alle coltivazioni, all'ambiente o all'operatore stesso.
La legislazione vigente pone limiti all'acquisto dei fitofarmaci. Difatti per acquistare un prodotto fitosanitario classificato "Molto Tossico" o "Tossico" o "Nocivo" (ex 1^ o 2^ classe tossicologica) occorre esibire il patentino valido;
l'acquisto di questi prodotti viene registrato dal venditore, in un apposito registro di carico/scarico, e fa assumere all'acquirente ogni responsabilità derivante dall'uso dello stesso.
Il trasporto
Il trasporto dei prodotti fitosanitari, specialmente quelli più pericolosi, deve sottostare a particolari cautele. In particolare:
l. devono essere utilizzati veicoli adeguati, possibilmente chiusi ma con possibilità di aerazione;
2. devono essere evitate dispersioni accidentali del carico. In caso di incidente che comporti la fuoriuscita di prodotti si deve avvertire l'autorità sanitaria di zona che provvederà al recupero ed al disinquinamento con gli opportuni mezzi.
La conservazione e l'immagazzinamento
In azienda i prodotti fitosanitari devono essere conservati, fino al momento dell'uso, in appositi magazzini, chiusi a chiave e resi inaccessibili ai non addetti ai lavori.
I locali adibiti a tale scopo devono essere bene aerati e privi di umidità.
L'aerazione è indispensabile sia per eliminare i vapori che eventualmente possano prodursi dalle confezioni non perfettamente chiuse, che per impedire il ristagno d'umidità che favorisce il danneggiamento delle polveri igroscopiche.
In caso di mancanza di un locale apposito è necessario fornirsi di un armadio di metallo, che possa essere chiuso a chiave e con specifiche indicazioni di pericolo del tipo "contiene veleni"; l'armadio deve essere posto in un luogo non soggetto a rischio di allagamento, lontano da magazzini di foraggio o alimenti in genere e deve risultare inaccesibile a tutti, in particolare ai bambini ed animali da cortile.
Durante l'uso
Indice: La preparazione della miscela La distribuzione dei prodotti
La preparazione della miscela
Il momento della preparazione delle miscele è quello che presenta i maggiori rischi di intossicazione in quanto i principi attivi sono concentrati; occorre pertanto mettere in atto tutte le possibili precauzioni.
Norme di carattere generale
1. non fumare, mangiare o bere durante le operazioni di preparazione e distribuzione dei prodotti fitosanitari; tali attività andrebbero evitate durante tutte le attività in cui si maneggiano prodotti fitosanitari.
2. adoperare indumenti adatti e tutte le precauzioni del caso:
a. una maschera con filtro idoneo rispetto al tipo di sostanza adoperata. La manutenzione va effettuata regolarmente sostituendo il filtro a periodi regolari. Non bisogna mai usare una maschera che non sia in perfette condizioni di manutenzione;
b. un paio d'occhiali, possibilmente con i paraocchi e un copricapo; attualmente sono in commercio appositi caschi protettivi con filtro incorporato;
c. una tuta che garantisca una perfetta protezione, e che sia leggera ed impermeabile;
d. un paio di guanti in gomma per proteggere le mani dal contatto con i prodotti; mai mescolare o distribuire i prodotti a mani nude.
L'operazione di pesatura
La preparazione della miscela è preceduta dalle operazioni di pesatura del preparato per stabilire l'esatta concentrazione di distribuzione; la bilancia deve essere sufficientemente precisa, avendo cura di adoperarla solo per questo scopo.
E' fondamentale leggere attentamente le istruzioni riportate sulle etichette e nelle schede tecniche di sicurezza, attenendosi rigorosamente alle dosi consigliate e, se possibile, chiedendo ulteriori informazioni ad esperti di settore, al fine di evitare danni a stessi, all'ambiente e alla coltivazione da trattare.
L'operazione di miscelazione
La preparazione della miscela deve seguire la sotto indicata sequenza:
1. stemperare il preparato in poca acqua (specialmente se si tratta di polveri bagnabili);
2. versare successivamente il tutto nel recipiente con circa metà dell'acqua necessaria:
3. portare infine “a volume” il recipiente, con il quantitativo di acqua precedentemente calcolato.
E' buona norma non riempire troppo il recipiente, per evitare travasi durante il trasferimento al luogo della distribuzionè. ' La quantità di acqua da adoperare per il trattamento va calcolata con esattezza: difatti una quantità eccedente il fabbisogno, oltre a provocare un danno economico per il più elevato costo della materia prima (il consumo del fitofarmaco) e della manodopera necessaria alla distribuzione, crea un serio problema di smaltimento dell'eccesso di miscela preparata. L'eventuale residuo difatti non dovrà essere assolutamente disperso nell'ambiente (fiumi, fossi o altri luoghi), considerato il suo effetto inquinante; né d'altra parte è possibile trattare nuovamente la coltivazione, fino all'esaurimento dell'eccesso, per problemi di fitotossicità che l'aumento di concentrazione (per unità di superficie) del principio attivo può determinare.
La distribuzione dei prodotti
La buona riuscita del trattamento fitoiatrico non deve mai essere vista solamente in termini di avversità da eliminare ma, in senso lato, deve tenere conto anche di altri fattori che riguardano l'ambiente circostante; ad esempio un trattamento fitoiatrico che ha eliminato il parassita ma che, nel contempo, ha creato danni all'ambiente, alle coltivazioni vicine, ad insetti utili o all'uomo è da ritenersi completamente e "colpevolmente" dannoso.
Prima di effettuare il trattamento occorre valutare accuratamente il momento preciso dell'intervento considerando:
1. le caratteristiche tecniche del formulato utilizzato;
2. la biologia del patogeno da controllare;
3. le condizioni climatico-ambientali;
4. lo stadio fenologico della pianta da trattare e delle coltivazioni vicine.
Le macchine irroratrici
L'esatta concentrazione di principio attivo e la sua omogenea distribuzione sulla superficie del vegetale sono quindi due parametri di grande rilevanza tecnica per la perfetta riuscita dell'intervento fitoiatrico; pertanto è buona norma, prima di effettuare il trattamento, controllare le macchine irroratrici, specialmente il loro apparato di distribuzione che deve essere perfettamente funzionante. Dovrà essere effettuata una accurata e regolare pulizia e manutenzione delle diverse attrezzature.
Dopo l'uso
Indice: Le operazioni post-uso
Lo smaltimento delle confezioni - residui
Le operazioni post-uso
E' necessario eseguire le seguenti operazioni
1. lavare accuratamente le macchine e gli attrezzi utilizzati;
2. togliere e lavare la tuta, pulire la maschera o il casco (non lavarli per non danneggiare il filtro) e riporre il tutto in un luogo sicuro fino al prossimo trattamento.
3. Effettuare una corretta igiene personale, lavandosi accuratamente con abbondante acqua e sapone.
Queste operazioni, che hanno lo scopo di preservare la salute dell'operatore ed evitare danni ambientali, devono essere effettuate ogni qual volta che si attua un trattamento, non importa quale sia il principio attivo utilizzato.
Lo smaltimento delle confezioni - residui
AI termine del periodo dei trattamenti fitoiatrici occorre eliminare sia gli involucri vuoti, sia eventualmente, anche piccole quantità di formulati che non si ritiene di poter utilizzare in futuro.
Questi prodotti devono essere tenuti separati dai normali rifiuti solidi urbani e devono essere consegnati a centri autorizzati per la loro raccolta ed il loro smaltimento.
Si ricorda che molti centri di raccolta, in accordo con gli Enti ufficiali competenti e responsabili, hanno predisposto dei criteri generali per la raccolta e lo smaltimento dei contenitori vuoti dei prodotti fitosanitari cui gli operatori devono scrupolosamente attenersi, in particolare:
1. i contenitori devono essere bonificati, cioè lavati più volte al fine di eliminare i residui del fitofarmaco;
2. i contenitori vanno schiacciati, per ridurre i volumi, e posti in appositi sacchetti di raccolta (sacchi verdi) distribuiti dagli enti preposti e sui quali verranno riportate le generalità dell'operatore che usufruisce del servizio;
3. i sacchetti, chiusi, vanno portati ai centri di raccolta; le date, i luoghi e gli orari di raccolta vengono tempestivamente stabiliti dai suddetti enti preposti.
Infine, per motivi di natura tecnico-agronomica, di controllo fitoiatrico, oltre alle ragioni di responsabilità sociale è consigliabile redigere un registro (in pratica il futuro quaderno di campagna), sul quale annotare la data dei trattamenti eseguiti e il formulato utilizzato allo scopo di poter ricostruire, per qualsiasi eventualità, la storia fitoiatrica di una coltivazione.
Danni e riflessi negativi a carico dell’operatore agricolo
GENERALITA' Allo stato attuale delle conoscenze e della tecnica agricola, la difesa mediante mezzi chimici sembra essere una pratica indispensabile per la gran parte delle colture industriali e, presumibilmente, lo sarà ancora per un periodo significativamente lungo.
In questa prospettiva è indispensabile la conoscenza e la consapevolezza che l'uso dei prodotti fitosanitari provoca comunque un danno, specialmente se il loro impiego è lasciato all'empirismo ed all'improvvisazione (uso non corretto, dosi eccessive, ecc.).
Occorre inoltre puntualizzare che la pericolosità di un prodotto fitosanitario può essere dovuta non solo alle caratteristiche intrinseche del principio attivo, ma anche alle impurezze presenti nei formulati commerciali che possono contribuire ad aumentare la tossicità del prodotto stesso. Effetti tossici, inoltre, possono essere causati anche dai composti derivati dalla trasformazione e dalla degradazione parziale del prodotto fitosanitario (metaboliti).
Diviene determinante, dunque, la competenza e la professionalità degli utenti che devono essere consapevoli delle precauzioni da adottare per ridurre i rischi, sia a carico dell'operatore stesso e del consumatore, sia a carico della biocenosi in generale oltre che delle colture (fitotossicità).
A CARICO DELL’OPERATORE AGRICOLO I danni a carico di coloro i quali effettuano i trattamenti, oltre che degli addetti alla produzione, sono causati da intossicazione acuta e da intossicazione cronica e talora si sono rilevati casi mortali.
l'intossicazione acuta è quella che si può verificare contingentemente alla preparazione o alla distribuzione del prodotto in modo improprio. In caso di incidente è necessario rivolgersi immediatamente alle strutture mediche, con la confezione del prodotto usato, sulla quale sono riportate le "avvertenze per il medico".
l'intossicazione cronica, dovuta a ripetute esposizioni nel tempo ai fitofarmaci ed ai conseguenti fenomeni di accumulo, è subdola in quanto più difficilmente valutabile. Essa si può manifestare con alterazioni a livello fisiologico di varia entità e può essere responsabile di effetti cancerogeni, mutageni e teratogeni.
1. Effetti mutageni: sono dovuti all'insorgenza di alterazioni (mutazioni) del patrimonio genetico (variazione della sequenza delle basi azotate nella catena del DNA, variazioni del numero di cromosomi, alterazioni della struttura dei cromosomi stessi). Le mutazioni del patrimonio genetico se riguardano le cellule somatiche non vengono trasmesse alle successive generazioni, mentre vengono ereditate se colpiscono le cellule germinali.
2. Effetti teratogeni: riguardano l'alterazione del normale processo di formazione dell'embrione e del feto; si manifestano con malformazioni di diversa entità e talora comportano la morte dell'embrione stesso. Certe sostanze inoltre possono alterare i processi di produzione dei gameti e difecondazione.
3. Effetti cancerogeni: è stato dimostrato che i composti chimici introdotti nell'ambiente possono essere tra i principali fattori che inducono la formazione di tumori maligni; per quanto riguarda i fitofarmaci il fenomeno è stato confermato per alcune molecole, attualmente revocate, mentre per altre, oggi in commercio, non si hanno ancora dati definitivi.
In genere il periodo di tempo tra l'esposizione ad un determinato composto cancerogeno e il manifestarsi del tumore (tempo di latenza) è piuttosto lungo (diversi anni); spesso il tumore scaturisce dall'azione di più fattori concomitanti. Per tali motivi l'indagine diretta sull'uomo è particolarmente ardua e quindi è indispensabile il ricorso all'indagine sperimentale su animali in laboratorio.
LA TOSSICITA'
Indice: La contaminazione
Le vie di assorbimento La tossicità acuta
La tossicità cronica
La presenza di residui
I principi attivi (e non soltanto essi) presenti nei prodotti fitosanitari sono sostanze potenzialmente tossiche per l'uomo.
La contaminazione
Le intossicazioni possono essere provocate essenzialmente in due modi:
- contaminazione accidentale: si verifica in genere quando, durante la preparazione e la distribuzione dei fitofarmaci, non si adottano le precauzioni necessarie, oppure per situazioni fortuite (ad esempio durante il trasporto può rompersi una confezione con fuoriuscita del prodotto);
- contaminazione alimentare: si verifica per ingestione di derrate alimentari che contengono "residui tossici".
Le vie di assorbimento
L'intossicazione può avvenire attraverso tre vie:
- per inalazione: si verifica quando l'assorbimento avviene per inspirazione mentre si preparano e si distribuiscono le miscele o le poltiglie, senza l'uso delle apposite maschere di protezione o quando queste non sono in buona efficienza (per esempio filtro sporco e/o inattivo). Il prodotto inalato può essere sotto forma polverulenta o gassosa;
- per contatto: (attraverso la pelle): si verifica quando l'assorbimento avviene per contatto tra l'epidermide e il prodotto; anche in questo caso è importante adottare le previste protezioni sia per evitare l'insorgenza di fenomeni cutanei localizzati, che intossicazioni sistemiche;
- per ingestione: si verifica quando si ingeriscono alimenti contenenti residui di principio attivo. In questo caso le precauzioni riguardano non solamente il momento del trattamento ma anche quelli precedenti e successivi alla raccolta, per evitare che un prodotto venga messo in commercio senza che sia trascorso il previsto periodo di tutela o di carenza.
La tossicità acuta
Tossicità di un fitofarmaco riferita agli effetti di una sola somministrazione.
La tossicità acuta di un prodotto fitosanitario esprime la quantità di prodotto che somministrato in una sola volta, generalmente per via orale (ma anche per via cutanea e inalatoria), a cavie di laboratorio ne determina la morte nella misura del 50%. Si esprime in DL50 e si misura in mg per Kg di peso vivo.
La tossicità cronica
Tossicità di un fitofarmaco riferita agli effetti di più somministrazioni.
La tossicità cronica di un prodotto fitosanitario esprime la tossicità di un formulato o di un principio attivo somministrato in dosi continue, determinando accumulo nell'organismo;
La soglia di tossicità cronica (24) è la quantità massima di prodotto espressa in ppm (parti per milione), che può essere somministrata, per un lungo periodo di tempo (anche per tutta la durata della vita), senza determinare alcuna variazione biologica negli organismi cavia.
Questo tipo di tossicità è subdola, in quanto difficilmente misurabile e con effetti di accumulo che si manifestano nel tempo con danneggiamenti, a livello fisiologico e cito-istologico, spesso irreversibili.
La presenza di residui
I residui di fitofarmaci che direttamente o indirettamente possono contaminare l'uomo sono dovuti essenzialmente a due cause:
- di tipo funzionale: effetto residuale dei trattamenti fitosanitari sulle coltivazioni;
- di tipo accidentale: contaminazioni che, seppur tutte dipendenti dai trattamenti sulle coltivazioni, si verificano accidentalmente e riguardano:
1. l'effetto deriva di un trattamento su una coltivazione vicina non trattata perché prossima alla raccolta;
2. la contaminazione accidentale delle falde acquifere o di corsi d'acqua;
3. l'assorbimento del fitofarmaco da parte del terreno, e la contaminazione delle coltivazioni successive.
Data, …………………………………
L’APPALTANTE
Per ricevuta L’appaltatore
Allegato 2.4
DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL’ATTO DI NOTORIETÀ
(D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, art. 47)
in merito al possesso dei requisiti di idoneità tecnico professionale
(Decreto Legislativo 09 aprile 2008, n. 81 – art. 26)
NON SOGGETTA AD AUTENTICAZIONE – ESENTE DA BOLLO (D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, art. 37, C. 1)
Il sottoscritto
nato a
il
residente in
via
n. , in qualità di titolare
dell’azienda con sede in
via
n.
in riferimento al lavoro appaltato dalla ditta
con sede in Via n. visto l’art. 26 del D.Lgs. 09 aprile 2008 n. 81 e s.m.i, a conoscenza del disposto dell’art. 76 del D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, che testualmente recita:
Art. 76 – Xxxxx xxxxxx.
1. Chiunque rilascia dichiarazione mendaci, forma atti falsi o ne fa uso nei casi previsti dal presente testo unico è punito ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia.
2. L’esibizione di un atto contenente dati non più rispondenti a verità equivale ad uso di atto falso.
3. Le dichiarazioni sostitutive rese ai sensi degli articoli 46 (certificazione ) e 47 (notorietà) e le dichiarazioni rese per conto delle persone indicate nell’articolo 4, comma 2, (impedimento temporaneo) sono considerate come fatte a pubblico ufficiale.
4. Se i reati indicati nei commi 1,2 e 3 sono commessi per ottenere la nomina ad un pubblico ufficio o l’autorizzazione all’esercizio di una professione o arte, il giudice, nei casi più gravi, può applicare l’interdizione temporanea dai pubblici uffici o dalla professione e arte.
ferma restando, a norma del disposto dell’’art 75, dello stesso D.P.R. 445/2000, nel caso di dichiarazione non veritiera, la decadenza dai benefici eventualmente conseguiti e sotto la propria personale responsabilità,
DICHIARA
di possedere i requisiti tecnico professionali per l’esecuzione dei lavori: preparazione del terreno, semina, sistemazione e regimentazione idrica del terreno, falciatura, arieggiamento e andanatura, pressatura e carico, trattamenti fitosanitari , raccolta prodotti agricoli, etc.
, lì
Il dichiarante
Si allega:
1. Copia del documento di riconoscimento del dichiarante in corso di validità.