AZIONE A5
AZIONE A5
Definizione di "linee guida provinciali" per l’attuazione dei monitoraggi nei siti trentini della rete Natura 2000
A cura di:
MUSE - Museo delle Scienze, Sezione di Zoologia dei Vertebrati MCR - Fondazione Museo Civico di Rovereto
Coordinamento editoriale e Azione A5
Paolo Pedrini1 xxxxx.xxxxxxx@xxxx.xx
Mattia Brambilla1 xxxxxxxxx.xxxxxx@xxxxx.xxx
Contributi
Avifauna nidificante, svernante e migratrice: Xxxxxx Xxxxxxxxx, Xxxxx Xxxxxxx Xxxxxx e Xxxxxxx: Xxxxxx Romanazzi1, Xxxxxx Xxxxxxxxx, Xxxxx Xxxxxxx, Xxxxxxx Menegon1 Mammalofauna: Xxxxx Xxxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxxxx, Xxxxxxx Caldonazzi2, Xxxxxxx Torboli2 Specie vegetali e habitat: Xxxxxxx Xxxxxxxx, Xxxxxxx Prosser3
Grafica e impaginazione:
Xxxxx Iemma1
Hanno contribuito alla stesura:
Xxxxxxx Groff4, Valeria Fin5, Antonella Agostini4, Franco Rizzolli1, Francesca Rossi1, Xxxxx Xxxxxx Deflorian1
Citazione consigliata: Xxxxxxx X. et al. 2014 Definizione di "linee guida provinciali" per l’attuazione dei monitoraggi nei siti trentini della rete Natura 2000. LIFE+T.E.N - Azione A5, – pp.
Progetto LIFE11/NAT/IT/000187 "T.E.N." (Trentino Ecological Network): a focal point for a Pan-Alpine Ecological Network
Coordinamento progetto LIFE+T.E.N.
Xxxxxxx Ferrari4, xxxxxxx.xxxxxxx@xxxxxxxxx.xx.xx
1MUSE - Museo delle Scienze, Sez. Zoologia dei Vertebrati
2Albatros S.R.L.
3MCR - Fondazione Museo Civico di Rovereto
4Provincia Autonoma di Trento, Servizio Foreste e Fauna
5Provincia Autonoma di Trento, Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette
AZIONE A5
Definizione di "linee guida provinciali" per l’attuazione dei monitoraggi nei siti trentini della rete Natura 2000
PROGETTO LIFE+T.E.N.
A cura di: Xxxxx Xxxxxxx Xxxxxx Xxxxxxxxx Xxxxxxx Xxxxxxxx Xxxxxxx Xxxxxxx
Indice
1 Introduzione 9
2 Articolazione del documento e scopi 11
3 Le procedure per il monitoraggio della fauna vertebrata della Rete Natura 2000
in Trentino 13
4 Linee guida per il monitoraggio dell’avifauna 15
4.1 Le finalità del monitoraggio dell’avifauna 15
4.1.1 Necessità imposte dalle esigenze di reporting 15
4.2 Sintesi dello stato delle conoscenze della Rete Natura 2000 in Trentino 16
4.3 Le specie della Direttiva Uccelli (All. I) e altre a priorità di conservazione a scala locale 17
4.3.1 Le specie degli ambienti agricoli 18
4.3.1.1 Re di quaglie 18
4.3.1.2 Il succiacapre Caprimulgus europaeus e altre specie di interesse conser- vazionistico locale 20
4.3.1.3 Averla piccola e altre specie di ambienti aperti e semi-aperti 20
4.3.1.4 Ortolano, bigia padovana e altre specie di interesse locale 22
4.3.1.5 Altre specie di interesse conservazionistico locale 22
4.3.2 Le specie degli ambienti umidi 24
4.3.2.1 Tarabusino e altre specie delle zone umide 24
4.3.2.2 Altre specie di interesse conservazionistico locale: i rallidi 24
4.3.2.3 Altre specie da monitorare fra i Passeriformi 25
4.3.3 Le specie degli ambienti rupicoli di media e alta quota 27
4.3.3.1 Aquila reale 27
4.3.3.2 Gipeto 29
4.3.3.3 Altri avvoltoi 29
4.3.4 Specie degli ambienti rupicoli di media e bassa quota 32
4.3.4.1 Xxxxx xxxxxxxxxx 32
4.3.4.2 Xxxxxx xxxxx 32
4.3.4.3 Biancone 35
4.3.4.4 Falco pecchiaiolo e altre specie di interesse conservazionistico locale . 35 4.3.4.5 Gufo reale 37
4.3.5 Specie degli ambienti forestali e aperti montani 39
4.3.5.1 Francolino di monte 39
4.3.5.2 Xxxxx xxxxxxx e fagiano di monte 40
4.3.5.3 I galliformi degli ambienti aperti: coturnice e pernice bianca 44
4.3.5.4 Xxxxxxx nana, Civetta capogrosso, Picchio nero e Picchio cenerino 48
4.3.6 Monitoraggio per punti d’ascolto dei Passeriformi 48
4.3.6.1 I rilevamenti per punti d’ascolto dei Passeriformi: il programma MITO 49
4.3.6.2 Il metodo per punti d’ascolto per il monitoraggio della Rete Natura
2000 in Trentino 50
4.3.7 Il monitoraggio dell’avifauna nidificante per macroambienti 51
4.3.7.1 Ambiente agricolo e aree prative 53
4.3.7.2 Zone umide 56
4.3.7.3 Boschi di latifoglie (escluso le faggete) 61
4.3.7.4 Faggete 64
4.3.7.5 Boschi misti 65
4.3.7.6 Boschi di conifere 67
4.3.7.7 Ambienti di alta quota 68
4.3.7.8 Ambienti rupestri e versanti detritici 70
4.3.7.9 Ambienti a quote maggiori di 1500 metri 71
4.3.7.10 Ambienti a quote inferiori ai 1500 metri 72
4.3.8 Riepilogo delle specie oggetto di monitoraggio e delle tecniche di censimento 72
4.3.8.1 Specie da monitorare per Aree Campione 73
4.3.8.2 Rapaci da monitorare presso località riproduttive tramite monitoraggi visivi 73
4.3.8.3 Specie che necessitano di monitoraggi coordinati ad ampia scala 74
4.3.8.4 Specie da monitorare tramite emissione di stimolazione acustica (me-
todo del playback ) presso aree campione 74
4.3.8.5 Passeriformi rari 75
4.3.8.6 Specie da monitorare in zone umide 76
5 Linee guida per il monitoraggio dell’erpetofauna 81
5.1 L’erpetofauna oggetto del monitoraggio in Trentino 81
5.2 Sintesi delle conoscenze sull’erpetofauna della Rete Natura 2000 in Trentino 84
5.3 Indicazioni e metodi utili al monitoraggio dell’erpetofauna 85
5.3.1 Individuazione di metodi e tempistiche standard di monitoraggio 85
5.3.2 Individuazione dei siti campione per il monitoraggio erpetologico 86
5.3.3 Monitoraggi straordinari e/o conseguenti a lavori di modificazione/ riqualifica-
zione ambientale 86
5.4 Linee guida per il monitoraggio degli Anfibi e dei Rettili 87
5.4.0.1 Xxxx e aree campione da monitorare per le specie di interesse comunitario 88
5.4.0.2 Siti e aree campione da monitorare per altre specie minacciate in Trentino 88 5.4.1 Salamandra di Aurora 90
5.4.2 Tritone crestato italiano 91
5.4.3 Ululone dal ventre giallo 92
5.4.4 Altri anfibi di interesse 93
5.4.5 Lucertola della Carniola e altri rettili di interesse 94
6 Linee guida per il monitoraggio della teriofauna 95
6.1 La teriofauna oggetto del monitoraggio in Trentino 95
6.2 Sintesi dello stato delle conoscenze della teriofauna in Trentino 97
6.3 Linee guida per il monitoraggio dei Chirotteri 97
6.3.1 Monitoraggio entro la Rete Natura 2000 del Trentino 98
6.3.2 Il monitoraggio delle nursery 99
6.3.3 Monitoraggio hibernacula 100
6.3.4 Monitoraggio delle popolazioni di Chirotteri in aree campione 100
6.3.5 Studio della distribuzione e consistenza delle popolazioni di Chirotteri nei Parchi naturali 101
6.3.6 Studio della distribuzione e consistenza delle popolazioni di Chirotteri nelle Reti
di Riserve 101
6.4 Linee guida per il monitoraggio dei grandi Carnivori 102
6.4.1 Il monitoraggio dei grandi Carnivori 102
6.4.1.1 Xxxx Xxxxx 103
6.4.1.2 Lince 104
6.4.1.3 Lupo 105
6.5 Linee guida per il monitoraggio di altri mammiferi di interesse comunitario 106
6.5.1 Mustelidi 106
6.5.2 Roditori: driomio Dryomys nitedula e moscardino Muscardinus avellanarius 106
7 Specie Vegetali e degli Habitat della Rete Natura 2000 109
7.1 Habitat da monitorare 110
7.1.1 92/43/CEE alleg. o codice 110
7.1.2 Lista rossa trentina 110
7.1.3 Indicatori e metodologie 110
7.1.4 Priorità 110
7.1.5 Tempi (frequenza in anni) 110
7.1.6 Nr. stazioni da monitorare 110
7.1.7 ATO, territori Parchi e territori PAT 110
7.2 Scheda habitat monitoraggio 110
7.3 Specie da monitorare 111
7.3.1 92/43/CEE alleg. o codice 111
7.3.2 Indicatori e metodologie 111
7.3.3 Priorità 111
7.3.4 Tempi (frequenza in anni) e numero stazioni da monitorare 111
7.3.5 ATO, territori Parchi e territori PAT 111
7.4 Scheda specie monitoraggio 111
8 Allegati 113
8.1 Fauna: monitoraggi in sintesi 113
8.2 Flora: specie da monitorare 115
8.3 Flora: habitat da monitorare 134
Bibliografia 141
1 Introduzione
La Direttiva Habitat dell’Unione Europea (Habitats Directive 92/43/CEE) considera la tutela degli habitat, delle specie e delle attività umane che hanno prodotto biodiversità come la strategia per la conservazione della biodiversità e lo sviluppo sostenibile. Questa strategia si esplicita nell’individuazione di una ‘rete’ europea di aree per la conservazione della biodiversità (ognuna delle quali non è quindi un frammento isolato ma un ‘nodo’ della rete continentale e come tale deve essere funzionalmente connesso con gli altri nodi) e nella formulazione di indicazioni per l’organizzazione sistemica della gestione sostenibile della biodiversità a diverse scale spaziali. La Direttiva Habitat è forse il principale strumento a livello europeo per contribuire all’obiettivo di dimezzare la perdita di biodiversità entro il 2010, come stabilito dai capi di stato al Summit di Goteborg nel 2001. Le informazioni ricavate dalle attività richieste dalla Direttiva sono pertanto un’importante fonte di dati per questo impegno, e pertanto il monitoraggio e la divulgazione dello stato di conservazione di habitat e specie secondo quanto auspicato dalla Direttiva non è solo importante ai fini dell’implementazione della stessa, ma è un passo di cruciale importanza per stabilire i trend più generali della biodiversità a livello continentale.
Lo scopo generale della Direttiva è arrivare ad avere e mantenere uno stato di conservazione favorevole (FCS, Favourable Conservation Status ) per tutte le specie e gli habitat di interesse comunitario e contribuire al mantenimento della biodiversità degli habitat naturali e delle specie selvatiche di fauna e flora nel territorio europeo degli Stati membri dell’Unione Europea.
La conservazione degli habitat e delle specie deve essere raggiunta attraverso l’implementazione di una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione (ZSC) denominata Natura 2000, individuati sulla base della presenza di habitat (Allegato I della Direttiva Habitat) o specie (Allegato II) segnalati Direttiva Habitat, e con le Zone di Protezione Speciale (ZPS), definite in base alla Direttiva Uccelli (2009/147/CE) ed individuate in base alla presenza di specie incluse nell’Allegato I di tale Direttiva. Le ZPS del Trentino includono le aree IBA (Important Bird Areas secondo le indicazioni dell’organizzazione internazionale BirdLife International recepite dal Ministero dell’Ambiente) e alcune delle zone di valico, non segnalate da BirdLife International, ma coerentemente incluse secondo la legge nazionale 157/92 (Norme per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio).
Attualmente, i siti della Rete Natura 2000 in provincia di Trento includono 152 SIC e 14 ZPS; queste ultime sono interamente ricomprese all’interno della superficie inclusa nei SIC.
La Direttiva Habitat considera necessario per l’attuazione del contenuto della direttiva stessa il miglioramento delle conoscenze scientifiche e tecniche e allo stesso tempo sottolinea la necessità della ricerca come elemento fondamentale. Per poter attuare significative misure di conservazione della natura e delle specie viventi secondo gli auspici della direttiva, è fondamentale avere una buona conoscenza di ciascuna specie, in particolare per quanto riguarda distribuzione, biologia ed ecologia, minacce e sensibilità alle alterazioni ambientali, esigenze di conservazione, etc. Una buona conoscenza di questi fattori per le specie oggetto di conservazione è infatti ritenuta conditio sine qua non per la corretta implementazione della direttiva. Gli stati membri devono pertanto raccogliere ed utilizzare le migliori informazioni da tutte le fonti affidabili quando pianificano le loro strategie per la xxxxxxxxxxxxx.Xx Direttiva impone il mantenimento o il ripristino di uno stato di conservazione favorevole per tutte le specie e gli habitat di interesse comunitario. Pertanto, come sancito nell’Articolo 11 della direttiva stessa, è richiesto il monitoraggio dello stato di conservazione di habitat e specie elencati nell’Articolo 2. Descrivere e valutare lo stato di conservazione di habitat e specie all’interno della rete di siti di Natura 2000 non è sempre sufficiente, soprattutto nel caso di
specie o habitat che sono solo parzialmente inseriti nei siti della rete (quali ad esempio le specie inserite negli Allegati IV e V della Direttiva Habitat, per le quali non è richiesta la designazione di particolari aree di protezione pur essendo richiesto il mantenimento o raggiungimento di uno stato favorevole di conservazione). Il monitoraggio deve pertanto estendersi al di fuori della Rete Natura 2000 per raggiungere la piena comprensione dello stato di conservazione di specie e habitat. I principali risultati del monitoraggio devono essere riportati alla Commissione ogni sei anni, secondo l’Articolo 17 della Direttiva. La Direttiva dà molta importanza ad una regolare attività di monitoraggio, essenziale per valutare in maniera organica e sistematica lo stato di conservazione della rete. Il monitoraggio deve portare a un quadro chiaro, consapevole ed aggiornato del reale stato di conservazione di habitat e specie di interesse comunitario e del suo trend a vari livelli, e deve indicare l’efficacia della Direttiva in termini di conseguimento del suo scopo. Pertanto, il monitoraggio, la valutazione dello stato di conservazione e la diffusione dei risultati dovrebbero aiutare:
•
a valutare l’efficacia delle misure gestionali nei Siti Natura 2000 e delle altre disposizioni della Direttiva;
•
a valutare il contributo della Direttiva alla strategia di conservazione della biodiversità più ampia, fornire le informazioni necessarie e le linee guida per fissare le priorità nella strategia di conservazione a livello nazionale ed europeo;
• a fissare priorità ed emergenze per il monitoraggio futuro (sempre a scala nazionale ed europea);
•
supportare la valutazione dell’impatto di piani e progetti potenzialmente negativi per specie, habitat o siti della Rete Natura 2000;
•
a sostenere la valutazione del corretto uso delle deroghe, dare indicazioni sulla necessità di adattare gli allegati della Direttiva (ad esempio con modifiche dello stato di priorità, inclusione od esclusione di specie dalle liste, etc.).
In definitiva, si può dire che il monitoraggio è uno strumento fondamentale per valutare la corretta gestione e il buono stato di conservazione non solo di popolazioni o specie, ma anche di aree protette e dell’intero sistema di Rete Natura 2000 [11].
Occorre inoltre ricordare che, in un quadro nazionale di scarsa accuratezza dei dati e delle conoscenze relative ai siti e alle specie di Rete Natura 2000, le amministrazioni regionali (quella provinciale nel caso della Provincia Autonoma di Trento), cui è affidata gran parte della gestione (e della responsabilità) della Rete, rivestono un ruolo di fondamentale importanza. Esse devono, infatti dotarsi di strutture tecniche adeguate, in grado di promuovere, coordinare e aggiornare la raccolta e l’elaborazione delle informazioni, implementando specifici programmi di monitoraggio e di rilevamento di specie, habitat (o gruppi di specie o habitat) e siti (a partire da quelli di primaria importanza), diventando in tal modo protagoniste attive della conservazione della biodiversità in Europa.
Il Trentino si distingue per la sua grande ricchezza biologica ed ambientale, di un complesso sistema di Siti di Importanza Comunitaria (e ZPS) che riguardano aree ad altissimo valore naturalistico. Sul loro stato di conservazione e sulle presenze faunistiche ed ambientali che li caratterizzano la nostra Provincia dispone di un buon punto di partenza per quanto concerne le conoscenze naturalistiche, che si basa su una forte tradizione in termini di studio della biodiversità, frutto dell’impegno trascorso, profuso con particolare vigore a partire dai primi anni Ottanta da Musei locali - da sempre storiche isituzioni dedicate alla documentazione naturalistica e ai valori del territorio - altri Enti di ricerca, i parchi provinciale e nazionale dello Stelvio e dai Dipartimenti e Servizi provinciali competenti, e che ha visto la collaborazione scientifica di molti Istituti universitari italiani ed esteri.
2 Articolazione del documento e scopi
Il monitoraggio delle specie della fauna vertebrata rappresenta una priorità a livello operativo e gestionale, sia per l’elevato numero di quelle incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e nell’Allegato II della Direttiva Habitat, sia per il loro valore naturalistico e conservazionistico, ecologico, gestionale e di informazione e sensibilizzazione del grande pubblico.
Questa proposta di linee guida si prefigge il raggiungimento di due obiettivi principali:
1. il monitoraggio delle specie di interesse comunitario, all’interno dei siti della rete e nel resto del territorio provinciale;
2. il monitoraggio di altre specie di vertebrati terrestri, che in molti casi fungono da ottimi indicatori dello stato di salute della biodiversità in generale e degli ecosistemi in cui si trovano o che rappresentano altre ’priorità’ in termini di conservazione a livello provinciale, senza aggiungere sforzi o costi al monitoraggio delle prime.
Si propongono indicazioni a diversa scala per cercare di conciliare la necessità di monitorare un così grande numero di specie e di habitat, tra loro molto diversi e sparsi su una superficie molto elevata ed eterogenea in fatto di ambienti naturali, quota, clima, influenza ed effetto delle attività antropiche, etc.
In primo luogo, si è ritenuto opportuno procedere ad una suddivisione per taxa delle specie da monitorare. Questa scelta è motivata dalla grande eterogeneità nelle capacità di spostamento e nelle superfici utilizzate dagli individui che si riscontra tra le diverse Classi di Vertebrati, nonché da profonde differenze nei cicli biologici. In particolare, gli Uccelli, con la loro incredibile mobilità, le vaste aree frequentate e la complessità del ciclo biologico necessitano di una trattazione a latere dagli altri gruppi. Ad essi dedichiamo uno specifico e più ampio approfondimento sia per il loro numero e valore ecologica, sia per la particolare attenzione loro rivolta a scala comunitaria, essendo oggetto di una apposita Direttiva europea. Per le forti somiglianze nelle capacità di spostamento e, in taluni casi, nelle esigenze ecologiche, nonché nei metodi di studio, Anfibi e Xxxxxxx sono invece considerati insieme. Infine, i Mammiferi sono considerati autonomamente e al loro interno suddivisi in tre gruppi, profondamente diversi per ecologia e ciclo biologico, ovvero Chirotteri, Roditori, Carnivori (unici Ordini che includono specie inserite negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat). Il documento si articola pertanto in sezioni corrispondenti ai gruppi tassonomici sopra elencati; ciascuna sezione è sviluppata secondo uno schema generale che prevede un’introduzione specifica, un ‘punto della situazione’ delle conoscenze attuali su quel dato gruppo, la descrizione dei criteri utilizzati per la scelta delle specie da monitorare, l’elenco delle specie selezionate e una descrizione più o meno articolata dei metodi previsti per il monitoraggio dei diversi gruppi (o gruppi di specie), seguita in alcuni casi da schede sintetiche.
Nel caso degli Uccelli, le specie scelte sono ripartite a seconda di macro-ambienti definiti in base a caratteristiche strutturali della vegetazione, a loro volta suddivisi in categorie. Per ciascuna di esse, vengono elencate le specie individuate per il monitoraggio. La lista delle specie è preceduta da un elenco degli Habitat Natura 2000 facenti parte di quella categoria e da una lista degli habitat non inclusi tra quelli individuati dalla Direttiva Habitat ma meritevoli di monitoraggio in quanto ospitanti cospicue popolazioni di specie di interesse comunitario (cioè incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli). Dopo la trattazione delle specie selezionate per tipologia ambientale, vengono presentati i metodi da impiegare per il censimento delle specie individuate; tali tecniche di conteggio tengono conto della distribuzione, ecologia, etologia delle specie, nonché del loro calendario biologico,
in modo tale da massimizzare l’efficacia del censimento, consentendo di ottenere risultati significativi contenendo quanto possibile lo sforzo di campo. Si prevede quindi l’utilizzo di particolari metodologie (es. emissioni di canti territoriali registrati per indurre la risposta in specie altrimenti difficilmente contattabili) e modalità di censimento (dalla visita alle arene di canto dei Galliformi al censimento presso i laghi degli acquatici svernanti) per ottimizzare gli sforzi di campionamento. In seguito, vengono presentati un riassunto per schede delle metodologie proposte per le singole specie o gruppi di specie ed una sintesi della bibliografia di riferimento (per le specie di interesse comunitario).
Nel caso degli Anfibi e dei Rettili, la suddivisione per ambienti è molto semplificata rispetto a quella adottata per gli Uccelli, ed è basata essenzialmente sulla quota, fattore di determinante importanza per la distribuzione delle specie appartenenti a queste Classi di Vertebrati. In seguito all’elenco delle specie ed alla suddivisione per tipologie ambientali, vengono presentate le tecniche di conteggio da utilizzare per queste specie, discutendone i pro e i contro in termini di risultati e di impegno richiesto. Nel caso dei Mammiferi, infine, non viene fatta nessuna distinzione in base a tipologie ambientali. Vengono invece discusse le diverse tecniche da attuare per il censimento di gruppi così diversi come Chirotteri, Lagomorfi, Roditori, Carnivori e Artiodattili. Per tutti i taxa si tiene conto delle attività già in essere ed avviate dalla PAT; in alcuni casi, ed in particolare per quanto riguarda Galliformi e grandi Carnivori, si rimanda esplicitamente ai programmi di monitoraggio ed alle tecniche correntemente impiegate dal Servizio Faunistico della PAT e dai parchi. Infine si ricorda che le specie di interesse comunitario sono state oggetto di attenzione anche nell’ambito dell’Azione A.2 del presente progetto LIFE, che ha definito il grado di priorità di per la realizzazione della rete ecologica provinciale delle specie di Vertebrati degli Allegati delle Direttive comunitarie “Uccelli” e “Habitat”; per un maggior dettaglio si rimanda al documento prodotto e disponibile sul sito LIFE+T.E.N. in formato pdf e da lì scaricabile (AA.VV. 2013, MUSE).
3 Le procedure per il monitoraggio della fauna vertebrata della Rete Natura 2000 in Trentino
Il monitoraggio della fauna vertebrata prevede dapprima la definizione dello stato attuale delle conoscenze per quanto riguarda le specie di interesse comunitario in Trentino, sia per quanto concerne consistenza e trend delle popolazioni, sia per quanto riguarda il legame delle specie con i diversi contesti ecologici della provincia.
Pertanto, il primo passo consiste nel censimento e nella catalogazione e, per quanto possibile, nell’uniformazione dei dati già raccolti in iniziative precedenti, a partire dagli Xxxx Xxxxxxx in poi. In provincia di Trento questo obiettivo è stato raggiunto grazie alla banca dati organizzata mediante l’Azione A.1, che ha visto la realizzazione di un WebGIS, realizzato al fine di condividere le informazioni presso i diversi attori della ricerca in Trentino. Sintesi precedenti sullo stato di conservazione dell’avifauna negli ultimi 25 anni e un confronto con le informazioni storiche antecedenti gli anni Ottanta del secolo scorso, sono state invece riassunte mediante gli atlanti faunistici curati dal Museo Tridentino di Scienze Naturali, oggi Museo delle Scienze (MUSE). Per le specie di più stretto interesse gestionale, si è perso come riferimento il Piano faunistico PAT (2011). Questa fase prevede uno sforzo, almeno per alcune specie di particolare interesse conservazionistico, di campionamento complessivo della popolazione.
Il secondo passo prevede il monitoraggio vero e proprio, con raccolta di dati di campo finalizzata alla definizione della distribuzione delle specie, alla comprensione del loro trend di popolazione, al monitoraggio della qualità ambientale attraverso specie ornitiche con funzione di indicatori. I dati raccolti tramite il monitoraggio devono essere accuratamente georeferenziati tenendo cura di registrare, oltre alla specie e al numero di individui, l’esatta posizione e la data e le note ecologiche e altre relative al censimento (tipologia, area interessata, eventuali note meritevoli di essere segnalate). I dati così georeferenziati verranno poi così integrati facilmente all’interno del WebGIS.
La terza fase, che accompagna e segue l’archiviazione annuale deve essere curata dai referenti dei singoli monitoraggi e vede la collaborazione dei Musei scientifici (nel caso della fauna vertebrata il MUSE). Il processo di archiviazione avverrà annualmente dietro validazione e archiviazione del dato con gli strumenti previsti e condivisi tramite il WebGIS della Rete Natura 2000, realizzato nell’Azione A1. Al Museo, in collaborazione con i gruppi di lavoro e gli enti preposti al monitoraggio, spetterà il compito di garantire l’analisi dei dati e la periodica realizzazione dei documenti tecnici e scientifici di sintesi previsti dall’ U.E. a scala locale per i periodici reporting tecnici. I dati raccolti secondo quanto previsto nell’azione A.3, per categorie di macro ambienti e di gruppi di specie, se opportunamente georeferenziati potranno consentire l’elaborazione di modelli ambientali utili a definire gli habitat potenziali delle specie e della ricchezza faunistica a scala provinciale.
4 Linee guida per il monitoraggio dell’avifauna
4.1 Le finalità del monitoraggio dell’avifauna
Il monitoraggio delle comunità ornitiche dovrebbe divenire prassi abituale per comprendere l’evoluzione delle biocenosi in generale (cfr. Xxxx e Xxxxx 2004) e il trend delle popolazioni delle specie ornitiche stesse, spesso del tutto imprevedibile (Xxxxxxxxx 2006). Le comunità di uccelli cambiano a ritmi diversi, molte volte in tempi molto rapidi, e un adeguato monitoraggio è fondamentale per capire le tendenze demografiche in atto e identificare le specie che realmente necessitano della massima attenzione e rivestono priorità in senso conservazionistico [2].
Il monitoraggio rappresenta inoltre uno strumento fondamentale per valutare la corretta gestione e il buono stato di conservazione non solo di popolazioni o specie, ma anche di aree protette e dell’intero sistema di Rete Natura 2000. In questo senso, le specie ornitiche si prestano particolarmente a svolgere un ruolo di indicatori dello stato più generale della biodiversità: un insieme di specie target può infatti essere utilizzato come “termometro per misurare la bontà di azioni” di conservazione e gestione di un determinato sistema di aree o di habitat, o l’impatto su di esso delle attività antropiche (Xxxxxxxxx 2006). Gli Uccelli infatti sono spesso usati in differenti contesti come ‘bioindicatori’, sia nel senso di indicatori di comunità biologiche ricche e diversificate o di particolare pregio [4] [49], sia in termini di indicatori di qualità o funzionalità ecologica degli ecosistemi [37] Questo perché l’ ecologia delle singole specie è generalmente ben conosciuta [37], il legame che le comunità ornitiche hanno con la struttura paesaggistica e le comunità vegetali è ampiamente dimostrato [31]; i livelli trofici che occupano nella ‘piramide ecologica’ sono molteplici in ogni ambiente; gran parte delle speciesono facilmente censibili e dati accurati sulla loro presenza ed abbondanza possono essere ricavati in tempi relativamente rapidi [28] [58]. Inoltre, in molti casi la semplice presenza o abbondanza di certe specie può essere un importante indicatore dello stato di salute di un ambiente, o della diversità biologica di un dato contesto [5] [49]. Per questo, “istituzionalizzare una rete di monitoraggio organica e coordinata su scala nazionale” rappresenterebbe lo strumento ideale per permettere valutazioni serie, aggiornate e scientificamente adeguate all’interno delle valutazioni di incidenza e degli altri strumenti, normativi e non, della Rete Natura 2000 [2].
4.1.1 Necessità imposte dalle esigenze di reporting
Il sistema di reporting previsto ai sensi dell’Art. 12 della D.U. prende in considerazione:
• dimensione della popolazione;
•
trend della popolazione regionale, su periodo breve e lungo, e informazioni su metodo utilizzato e qualità della stima;
•
distribuzione delle specie e relative informazioni su periodo di riferimento, superficie dell’areale, metodo utilizzato, qualità dei dati;
•
trend del range, relativamente a tendenza nel breve e lungo periodo, metodo utilizzato per il calcolo, qualità dei dati.
4.2. Sintesi dello stato delle conoscenze della Rete Natura 2000 in Trentino
Questi elementi sono stati considerati nel proporre i metodi di monitoraggio sotto elencati, la cui corretta implementazione dovrebbe condurre a dati di campo idonei alle esigenze imposte dalla Direttiva e sopra riportate. Altri punti richiesti dal reporting ai sensi della Direttiva vanno invece al di là delle tecniche di monitoraggio ed includono valutazioni relative a presenza e applicazione di eventuali piani d’azione e descrizione delle pressioni e delle minacce principali per le specie. Infine, il monitoraggio deve cercare di garantire una buona copertura delle ZPS presenti a livello provinciale e di consentire una verifica delle misure di conservazione attuate per le specie ornitiche.
4.2 Sintesi dello stato delle conoscenze della Rete Natura 2000 in Trentino: specie di interesse comunitario
Primo passo per il monitoraggio dello stato di conservazione delle specie è cercare di ‘fissare’ la situazione di partenza, utilizzando tutti i dati già disponibili (ed eventualmente integrandoli ove necessario) relativamente a siti, habitat e specie di interesse comunitario in Trentino. In questo modo è possibile disporre della base di informazioni necessaria per valutare direzione ed entità dei cambiamenti nella composizione, distribuzione ed abbondanza dell’ornitofauna; la corretta interpretazione delle variazioni osservate costituisce un potente metodo, seppur indiretto, per l’individuazione e la descrizione dell’effetto dei processi ecologici verosimilmente in atto e responsabili del cambiamento osservato.
Fonte dei dati
I dati frutto delle ricerche condotte sui Vertebrati sono stati archiviati con l’Azione propedeutica A. 1 in un apposito WebGIS, realizzato per consentirne la loro consultazione. Quanto riportato nell’archivio è la sintesi degli studi principali (e dei rispettivi dati, quando georeferenziati) condotti da enti e musei e parchi e da servizi e dipartimenti diversi della PAT, nel periodo che va dalla fine degli anni Novanta ad oggi. I dati archiviati sono relativi alle specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e ad altre trattate nel presente documento. Per quel che riguarda gli Uccelli, una sintesi significativa delle informazione disponibili è contenuta nell’Atlante degli Uccelli nidificanti e svernanti [38], pubblicato dal Museo di Trento. Buona parte delle conoscenze note al 2001 sono state approfondite e dettagliate in studi specifici nell’ambito del Progetto BIODIVERSITA’, un articolato progetto di ricerca pluriennale (2001-05) che il Museo Tridentino di Scienze Naturali ha condotto in collaborazione con altri enti ed istituti di ricerca, nell’ambito del primo programma di finanziamento della ricerca in Trentino (Fondo per la Ricerca PAT 2001). Tale progetto era mirato allo studio della biodiversità trentina utilizzando i Vertebrati come organismi modello per la ricerca, mediante un ampio programma di studio che prevedeva, fra le diverse iniziative: 1) la creazione di banche dati finalizzate alla redazione degli atlanti distributivi; 2) studi intensivi di popolazione di 11 specie di predatori, scelti come indicatori biologici per i principali macro-ambienti provinciali; 3) censimenti progressivi e sessioni di inanellamento di uccelli migratori, per stimare la migrazione degli Uccelli in Trentino. I risultati del progetto sono stati in parte integrati nei sistemi di gestione della P.A.T., inseriti nelle banche dati del Museo e del Servizio Conservazione Natura in forma di sintesi e pubblicati su riviste scientifiche internazionali e in forma divulgativa. Per le specie di interesse gestionale o strettamente collegate alle attività di conservazione degli ambienti forestali e d’alta quota, si segnalano gli approfondimenti condotti per i Tetraonidi nei parchi naturali provinciali e parco nazionale dello Stelvio, come anche i decennali monitoraggi condotti dal Servizio Foreste e fauna per i Galliformi alpini. Le specie di interesse più strettamente conservazionistico, e legate ai biotopi e alla Rete Natura 2000, sono invece al centro di gran parte delle ricerche condotte in queste aree protette (e archiviate presso l’Ufficio competente del servizio Conservazione e valorizzazione del territorio della PAT). Le informazioni ad oggi note state riassunte negli archivi e formulari della Rete Natura TN, delle aree protette e del Servizio Foreste e fauna; dal dicembre 2013 sono ora sono disponibili grazie al WebGIS realizzato con l’Azione A.1 nell’ambito del presente progetto LIFE (aggiornate al 2013).
4.3 Le specie della Direttiva Uccelli (All. I) e altre a priorità di conservazione a scala locale
In questa sezione sono presentati in sintesi i metodi proposti per il monitoraggio delle specie di interesse comunitario e di quelle selezionate in relazione al loro ruolo ecologico (bioindicatori), rarità a scala europea e locale, elencate nella suddivisione per ambienti. La descrizione delle tecniche di censimento non vuole essere una rassegna tecnica dei diversi metodi impiegati per lo studio dell’avifauna, bensì fornire un’indicazione, per quanto possibile sintetica e chiara al tempo stesso, sulle modalità ideali per il monitoraggio delle diverse specie ornitiche.
Nel presentare i metodi e lo sforzo di campo previsto, si forniscono alcune utili indicazioni sulle specie da censire e sulle aree da monitorare al fine di definire lo sforzo di campionamento e dare un quadro complessivo delle tecniche da impiegare per ciascuna di esse.
Nel capitolo che riassume i metodi di campionamento si propongono le possibili competenze e sinergie, anche sulla scorta delle esperienze maturate e dei progetti di monitoraggio in atto e realizzati da Servizi PAT, nelle aree protette, e da musei e/o altri enti di ricerca provinciali, con l’obiettivo di contribuire alla creazione di una rete provinciale per la realizzazione dei monitoraggi della fauna e della flora e degli habitat come previsto dalle Direttive Habitat e Uccelli.
L’obiettivo di questa parte è quello di:
1) indirizzare le azioni di monitoraggio per una pianificazione utile alla conservazione;
2) garantire la conduzione e la ripetibilità nel tempo dei monitoraggi limitandone il costo e rendendone funzionale l’impegno;
3) garantire l’aggiornamento e la divulgazione, mediante il WebGIS, e la valutazione dello stato di conservazione delle specie sull’intero territorio provinciale.
4.3.1 Le specie degli ambienti agricoli
Il re di quaglie Crex crex è una specie minacciata a livello globale, distribuita in zone aperte ed in particolare in aree prative. La provincia di Trento ospita una delle popolazioni nidificanti più importanti a livello italiano e in generale dell’Europa sud-occidentale. Le minacce alla conservazione di questa specie sono molteplici e per certi versi tra loro contrapposte: intensificazione agricola, sfalci precoci, ma anche abbandono delle aree agricole di tipo estensivo con conseguente scomparsa degli ambienti prativi ed aperti in generale. In provincia si rinviene soprattutto in praterie secondarie mesofile e mesoigrofile, generalmente falciate; la popolazione è stata stimata in 60-140 maschi cantori nel periodo 1996-2003 [41] [40]; diminuita a poche decine di maschi cantori, inferiori a 40 unità nel 2013 (Xxxxxxx et al. /MUSE ined.). Lo sfalcio dei prati durante la tarda primavera, se non opportunamente gestito, ha drammatici effetti negativi sulla presenza e riproduzione del re di quaglie, come purtroppo suggerito anche dal recente andamento demografico della specie (Brambilla & Xxxxxxx, 2013).
Trattandosi di una specie particolarmente importante in termini di conservazione (vedi anche risulato Azione A2), il monitoraggio del re di quaglie deve essere considerato ad elevata priorità per la conservazione della natura in Trentino.
Modalità di monitoraggio La specie è già censita a livello provinciale da quasi venti anni, attraverso due uscite per sito-campione per stagione condotti dalla Sezione di Zoologia dei Vertebrati del MUSE. Censimenti dell’intera popolazione sono stati condotti in collaborazione con il Servizio Foreste e fauna nel periodo 1996-2001 [41]. Successivamente, si sono svolti censimenti all’interno delle aree maggiormente rappresentative per la specie sul territorio provinciale [42]. Vista l’esistenza di variazioni nell’abbondanza e nella distribuzione locale della specie, con possibili importanti ripercussioni anche sulla definizione del trend demografico, è assolutamente fondamentale considerare il possibile effetto del periodo di censimento sul risultato dello stesso [13] e si deve prevedere di continuare a monitorare la specie attraverso censimenti replicati in grado di coprire i periodi corrispondenti alle due covate [42].
Anche in seguito alle più recenti esperienze e pubblicazioni, il protocollo di censimento proposto si può ritenere ampiamente collaudato e può essere preso allo stato attuale come sistema per il monitoraggio della specie. Si propone pertanto di censire la specie attraverso uscite
crepuscolari-notturne, da parte di personale specializzato o debitamente formato. Durante le uscite, le aree campione devono essere indagate “a tappeto”, con un punto di sosta e di ascolto ogni 300 metri circa. Il protocollo di campo prevede dapprima ascolto spontaneo dei maschi in canto (10’); in assenza di contatti con la specie, stimolazione acustica (canto del maschio, ripetuto per un minuto circa), seguita da altri 10’ di ascolto.
Ciascun area deve essere visitata almeno due volte, una in maggio- prima decade di giugno (variabile a seconda dell’andamento stagionale, ma sempre prima dello sfalcio dei prati che avviene mediamente intorno alla metà di giugno), una in giugno-luglio (dopo lo sfalcio). Le sette aree campione principali (vedi sotto) devono essere monitorate tutti gli anni; ogni tre anni si può prevedere invece un censimento completo, esteso anche agli altri siti di presenza accertata o potenziale della specie.
Parallelamente, si ritiene opportuno raccogliere altre segnalazioni provenienti da censimenti specifici entro le aree protette (sempre auspicabili) o da birdwatcher o da contatti occasionali. In tal caso può risultare utile la rete di contatti del MUSE per la redazione dell’Atlante provinciale e nazionale, e la raccolta di osservazioni tramite xxxxxxx.xx, la piattaforma ornitologica nazionale nata per raccogliere, archiviare e condividere le osservazioni in natura.
I censimenti nelle aree campione individuate potranno garantire la raccolta di altre specie rilevabili nelle ore notturne, quali: succiacapre dell’All. I della Direttiva Uccelli e altre potenzialmente presenti e aventi distribuzione localizzata (es. cannaiola verdognola) e/o in forte declino a livello provinciale (es. quaglia ).
Xxxx e aree campione da monitorare Buona parte della popolazione di re di quaglie provinciale è fuori dalla Rete Natura trentina; pertanto, anche le aree campione individuate (in base a numero di cantori e per rilevanza ambientale) sono purtroppo al del fuori del sistema. Le sette aree campione per il monitoraggio sistematico ricadono nelle seguenti zone geografiche: 1) Altopiano del Tesino (Castello Tesino, Pieve Tesino e Cinte, Celado); 2) Alta Val di Non (tra Romeno e Fondo);
3) Fai-Andalo-Cavedago; 4) Xxxxxxx e Val di Gresta; 5) Folgaria e Lavarone; 6) Monte Baldo-Brentonico; 7) Canal X. Xxxx e Primiero.
Re di quaglie
Sintesi della metodologia
Metodi
1. Monitoraggio sistematico per aree campione: due usci- te con playback per area campione.
2. Monitoraggio occasionale in altre aree (entro e fuori ZSC): si prevede la predisposizione di una scheda per la raccolta
di dati occasionali (o censimenti parziali) entro e fuori SIC e ZPS, da distribuire al personale dei parchi e forestale
Tempi
A) Inizio fine maggio, prima decade di giugno; entro fine giugno (primi luglio)
Sforzo
A) Due uscite notturne per area per stagione (dalle 22 alle 2 di notte);
B) Censimento complessivo in tutte le aree idonee, triennale (2 uscite per area per stagione (dalle 22:00 alle 2:00);
C) Segnalazioni di presenza e censimenti occasionali fuori dalle aree campione (birdwatcher e personale Servizio Foreste).
Monitoraggio Coordinamento MUSE coll. Servizio Foreste e fauna, volontari birdwatcher MUSE, associazioni ornitologiche
A) MUSE per monitoraggio sistematico annuale;
B) Censimento complessivo delle aree idonee, ogni tre anni.
C) Segnalazioni di presenza e censimenti occasionali fuori delle aree campione (birdwatcher e personale Servizio Foreste);.
Tabella 4.1: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il re di qaglie Crex crex
4.3.1.2 Il succiacapre Caprimulgus europaeus e altre specie di interesse conservazionistico locale
I censimenti nelle aree campione individuate per il re di quaglie potranno garantire la raccolta di informazioni relative ad altre specie rilevabili nelle ore notturne, quali il succiacapre (All. I della Dir. Uccelli) e altre specie potenzialmente presenti e aventi distribuzione localizzata (es. cannaiola verdognola Acrocephalus palustris) e/o con popolazioni in forte declino in Trentino (es. quaglia Coturnix coturnix ).
Il succiacapre è un Caprimulgiforme, migratore transahariano, e per la sua attività prevalentemente crepuscolare e notturna può esser censito nel corso dei trasferimenti in auto e a piedi, effettuati lungo i sentieri campione percorsi nelle aree di censimento del re di quaglie. Tali informazioni di presenza e assenza, opportunamente georeferenziate (con valori di stima, possibile quando il contatto con la specie avviene a ridotta distanza dalla posizione del rilevatore), potranno esser utili per verificare e aggiornare il modello distributivo della specie, così come per ricavare degli indici di presenza calcolati sulla base dei percorsi seguiti.
Quaglia e cannaiola verdognola, specie per le quali si raccomanda il rilevamento e l’archiviazione del dato di presenza in epoca riproduttiva, sono rilevabili grazie alle emissioni canore che entrambe le specie emettono (anche) in orari crepuscolari e/o notturni.
Xxxx e aree campione da monitorare I siti e le aree da monitorare sono gli stessi previsti per il re di quaglie.
4.3.1.3 Averla piccola e altre specie di ambienti aperti e semi-aperti
In questo insieme rientrano molte specie a status di conservazione locale (e spesso generale) precario, sensibili a cambiamenti ambientali in atto, in quanto interessanti i loro habitat di nidificazione: gli ambienti agricoli aperti estensivi e i versanti prativi e cespugliati. Tutte queste specie sono in declino e risultano avere elevati valori di priorità a scala locale (cfr. priorità di conservazione in Trentino, AA.VV. 2013). I dati relativi a queste specie sono di estremo interesse anche in un’ottica di valutazione degli impatti conseguenti a possibili cambiamenti colturali.
Il monitoraggio dell’averla piccola Lanius collurio, specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e con status di conservazione sfavorevole a livello continentale, deve essere condotto attraverso uscite dedicate all’interno delle aree di presenza, volte ad integrare i dati più generali ottenuti tramite punti d’ascolto. Pur essendo specie in forte regresso, l’averla piccola rimane comunque ampiamente diffusa sul territorio ed è verosimilmente presente in buona parte degli ambienti agricoli a vegetazione aperta e in quelli semi-naturali prativi e cespugliati. Pertanto, nell’impossibilità di ricercarla in tutti i siti, al fine di garantire il monitoraggio significativo dello stato di conservazione e del trend di questa specie, si propone di individuare alcune aree campione, rappresentative dei principali habitat montani (dal fondovalle all’alta quota) ed ospitanti un numero significativo di coppie nidificanti, entro le quali concentrare il monitoraggio. Si ricorda inoltre che un controllo complessivo dello stato e del trend annuale dell’averla piccola potrà esser dedotto anche dai rilevamenti per punti d’ascolto, secondo quanto stabilito dalla metodologia MITO e successive modifiche, come proposto nel presente documento. Queste informazioni potranno consentire una migliore valutazione dello stato di salute delle aree prative, già monitorate per il re di quaglie.
Xxxx e aree campione da monitorare Nel corso del 2008 e in anni successivi, osservazioni di dettaglio condotte in alcune zone potenzialmente idonee portano a proporre come macro-aree campione (al cui interno individuare le aree aperte e semi-aperte da sottoporre a censimento) almeno tre principali contesti ambientali e geografici. La prima area proposta è la Catena del Monte Bondone nella omonima Rete di Riserve, che potrebbe essere monitorata con sufficiente grado di copertura entro i siti della Rete e nelle aree idonee ad essi limitrofe. Una seconda area, situata in un settore più prettamente alpino, coincide con la Val di Fiemme e, più precisamente, con le zone prative di Daiano e Cavalese, dove, oltre al sito Molina e Castello, esiste un’ampia area prativa di rilevante pregio paesaggistico e ornitologico, con caratteristiche esclusive di questi luoghi, e che
pertanto merita di essere monitorata. Quest’area coincide con la futura Rete di riserve di Fiemme. Una terza area coincide con i prati della Rete di Riserve del X. Xxxxx. Altre possibili aree coincidono con i prati del Primiero nel Parco di Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx (Piereni) e Parco dello Stelvio (Peio, Rabbi). All’interno di ciascuna di queste aree campione si devono svolgere (almeno) due uscite per area. Il protocollo dei rilevamenti segue quello ampiamente collaudato in altre aree del nord Italia
[10] [16] [9] [8] [11]) e successivamente adottato con successo anche in Trentino ([21], Azione D1 LIFE TEN MUSE).
Averla piccola
Sintesi della metodologia
Metodi
Censimenti visivi e al canto in epoca riproduttiva, lungo transetti e per punti d’ascolto, da compiersi nelle prime ore della giornata, me- diante binocolo; nel periodo compreso fra la seconda metà di maggio e la prima decade di luglio (fine giugno per le basse quote). Me- todologia ampiamente collaudata in diversi studi effettuati nel nord Italia, consente di raccogliere anche informazioni relative ad altre specie degli ambienti rurali, in forte regresso a scala locale. Specie comunque ampiamente diffusa, si prevede un monitoraggio sistema- tico per aree campione, integrato da punti d’ascolto e dati occasionali nell’ambito di atlanti ornitologici o studi intensivi a scala locale.
A) monitoraggio sistematico: censimento annuale presso aree cam- pione mediante ascolto al canto e osservazione diretta lungo transetti e per punti d’ascolto;
B) monitoraggio per punti d’ascolto; l’averla piccola è inclusa tra specie rurali utilizzate per il calcolo del Farmland Bird Index.
C) monitoraggio occasionale: raccolta e archiviazione dati occa- sionali (Atlanti, Xxxxxxx.xx) o raccolti nel corso di censimenti specifici realizzati nell’ambito di studi di approfondimento.
Tempi
A) Ultima decade di maggio, prima di luglio.
Sforzo
A) Almeno due uscite per area campione per anno.
Monitoraggio Coordinamento MUSE, rilevamento ornitologi esperti
A) Ornitologi del MUSE o coordinati da MUSE; personale parchi;
B) Monitoraggi occasionali; xxxxxxx.xx; Atlante provinciale birdwat- xxxx XXXX.
Tabella 4.2: Sintesi della metodologia di monitoraggio per l’averla piccola Lanius collurio
4.3.1.4 Ortolano, bigia padovana e altre specie di interesse locale
Si tratta di specie a distribuzione molto localizzata in provincia di Trento, in forte regresso (Lista Rossa del Trentino: CR; cfr. priorità di conservazione in Trentino, AA.VV. 2013) e presenti con un numero di coppie estremamente ridotto, nidificanti in poche località prealpine e alpine (ortolano e bigia padovana) e prealpine (monachella).
Priorità di monitoraggio La rarità di queste specie, collegata al repentino mutare dei loro habitat (prati aridi, versanti detritici, coltivazioni estensive termofile) impone un monitoraggio costante del loro stato distributivo e di presenza. Interessante da un punto di vista del monitoraggio, oltre alla componente nidificante (sono specie nidificanti estive), indagare la presenze di queste specie in ambienti idonei nel periodo delle migrazioni (valutazione dei siti di sosta).
Modalità di monitoraggio Il monitoraggio dell’ortolano Emberiza hortulana e della bigia padovana Xxxxxx nisoria , specie inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e con status di conservazione sfavorevole a livello continentale, deve essere condotto attraverso uscite dedicate all’interno delle aree di potenziale presenza, individuate sulla base delle segnalazioni raccolte negli anni passati. Nelle aree campione, coincidenti con i siti più idonei da un punto di vista ambientale ed estese anche ad aree ad essi limitrofe, si procederà ad un’investigazione di tipo intensivo, con due o (meglio) tre uscite per sito e l’utilizzo della tecnica del playback (emissione di registrazione del canto del maschio), potenzialmente utile per indurre al canto i maschi territoriali, il cui comportamento può essere meno ‘vistoso’ in aree a bassa densità riproduttiva, quali verosimilmente quelle di presenza in provincia.
Siti di monitoraggio e aree campione Si tratta di pochi siti dove le specie sono ancora presenti; per la loro rarità, ogni dato di presenza è comunque importante anche al di fuori della Rete, in ambienti che andranno monitorati anche con altre metodologie (soprattutto per l’ortolano) quali i punti d’ascolto o transetti.
Le aree geografiche di maggior rilievo ove prevedere il monitoraggio annuale sono le seguenti: Altopiano del Tesino (Castello Tesino, Pieve Tesino e Cinte, Celado); Alta Val di Non (tra Romeno e Fondo); la Valle di Fiemme; la Rete di Riserve M. Bondone (Viotte, Bordala e Val di Gresta); la Rete di Riserve Val di Cembra; la Rete di Riserve Monte Baldo-Brentonico.
4.3.1.5 Altre specie di interesse conservazionistico locale
La monachella Oenanthe hispanica è stata proposta per il monitoraggio in quanto specie che in Trentino raggiunge il limite settentrionale del suo areale, molto rara in tutta l’Italia settentrionale e, più in generale, nell’intera regione alpina; si tratta pertanto di una specie la cui presenza in provincia riveste particolare interesse biogeografico. In Trentino il numero di coppie presenti è inferiore a cinque; esse sono distribuite in due siti di fondovalle (Lavini di Marco e Marocche di Dro). Anche per questa specie si possono utilizzare richiami registrati (canto del maschio) al fine di ottimizzare la ‘resa’ delle sessioni di monitoraggio.
Durante i monitoraggi dedicati ad averla piccola, ortolano e bigia padovana è auspicabile la raccolta di dati relativi alla presenza di altre specie minacciate o caratteristiche di questi habitat, quali, ad esempio, canapino Hippolais poliglotta, codirossone Monticola saxatilis, passero solitario Monticola solitarius, luì bianco Phylloscopus xxxxxxx, sterpazzola Xxxxxx communis, strillozzo Emberiza calandra, zigolo nero Emberiza cirlus, zigolo muciatto Emberiza cia, specie rare in Trentino e caratteristiche degli stessi ambienti aperti a vegetazione termofila.
Ortolano, bigia padovana
Sintesi della metodologia
Metodi
Come per tutti i Passeriformi canori, si prevede il censimento del- le coppie nidificanti o territoriali, mediante la loro localizzazione al canto nel periodo di nidificazione. Lungo i sentieri campione de- dicati all’averla piccola, come in altri siti potenzialmente idonei a queste specie, si prevede il rilevamento di maschi/coppie territoriali per censire le popolazioni campione e, periodicamente, quello della popolazione provinciale nell’ambito di studi intensivi; la ripetizione omogenea negli anni dei censimenti nelle aree campione consentirà di delineare il trend delle specie a scala provinciale. Altre infor- mazioni si potranno dedurre dalle segnalazioni occasionali, dai dati di altre ricerche e dalle segnalazioni nell’ambito di atlanti faunistici (Xxxxxxx.xx) e censimenti entro i biotopi della PAT.
A) Monitoraggio sistematico: una volta ogni cinque anni si pre- vede il censimento assoluto della popolazione provinciale. Censi- mento presso aree campione con emissione di richiami registrati: metodo del playback (punti di ascolto/stimolazione ogni 200 m; distanza da variare a seconda delle condizioni ambientali locali; tecnica da operare in non più di due uscite per anno per area).;
B) raccolta e archiviazione dati occasionali: censimenti occa- sionali (Atlanti, Xxxxxxx.xx) condotti nel corso di atlanti nazio- nali e locali, censimenti specifici realizzati nell’ambito di studi di approfondimento nei siti comunitari.
Tempi
A) Maggio - Luglio.
Sforzo
A) tre uscite per area campione per anno. Censimento assoluto ogni cinque anni, in tutte le aree potenziali;
B) uscite occasionali o secondo programmi specifici di ricerca; validazione e archiviazione a cura MUSE.
Monitoraggio Coordinamento MUSE, rilevamento ornitologi esperti
A) ornitologi del MUSE o altri coordinati da MUSE; personale aree parco se qualificati.
B) personale MUSE (referente per il FBI nazionale); monitorag- gi occasionali; Xxxxxxx.xx; atlante provinciale e birdwatcher partecipanti.
Tabella 4.3: Sintesi della metodologia di monitoraggio per ortolano, bigia padovana e monachella
4.3.2 Le specie degli ambienti umidi
4.3.2.1 Tarabusino e altre specie delle zone umide
Il tarabusino Ixobrychus minutus, piccolo airone migratore, tipico dei canneti perilacustri e di palude, è specie inserita nell’Allegato I della Direttiva Uccelli; rientra fra quelle di maggior rilievo conservazionistico in Trentino, in quanto fortemente minacciato a causa delle modifiche degli habitat di nidificazione, ormai quasi del tutto trasformati e bonificati.
L’utilizzo del playback (all’alba o al tramonto) lungo percorsi campione all’interno di alcuni biotopi provinciali, già monitorati in passato, può garantire il monitoraggio di questa specie, che avviene essenzialmente tramite localizzazione al canto o alla vista degli individui nelle ore crepuscolari e serali (ma occasionalmente anche di giorno). Il censimento del tarabusino in alcuni biotopi potrebbe essere abbinato al censimento dei rallidi, di seguito descritto, con un risparmio di sforzo e di uscite sul campo. I dati raccolti sulle popolazioni di tarabusino uniti a quelli sui rallidi potranno contribuire a raccogliere informazioni sullo stato di conservazione degli habitat umidi perilacustri e di palude. A questi si possono poi aggiungere eventuali censimenti dei Passeriformi esclusivi di questi habitat, quali acrocefali e migliarino di palude.
Va ricordato che nelle zone umide del Trentino, tutelate a biotopi (oggi denominati Riserve naturali PAT), esiste una già collaudata rete di sentieri campione, utilizzati in passato per censire l’avifauna nidificante e svernante (ricerche anni Novanta Rete Natura 2000; vedi ad es. [18]; tali dati potrebbero costituire un’utile base di confronto per valutare l’evolversi delle popolazioni della specie in esame, e anche della comunità ornitica entro le principali zone umide della Rete, cercando di ripercorrere le stesse aree e ripetendo i censimenti al canto ad intervalli di tempo prestabiliti.
4.3.2.2 Altre specie di interesse conservazionistico locale: i rallidi
Il porciglione Rallus aquaticus, il voltolino Porzana porzana e la schiribilla Porzana parva appartengono alla famiglia Rallidae e sono elusivi abitanti di zone umide, anche di ridotte dimensioni, ma di buona qualità ambientale. Voltolino e schiribilla sono inseriti nell’All. I della Direttiva Uccelli. L’unica specie regolarmente nidificante in Trentino è ad oggi il porciglione; questo rallide abita soprattutto canneti allagati e può essere considerato un buon indicatore ambientale di canneti e paludi di buona qualità, non soggetti ad eccessivo interramento o ‘invecchiamento’. Il trend delle sue popolazioni può dunque essere utilizzato anche come un indice sullo stato di salute dei canneti.
Pertanto, il monitoraggio di questa specie può dunque dare importanti indicazioni sulla qualità degli ambienti palustri ed in particolare dei fragmiteti a Phragmites australis [12].
Il voltolino frequenta invece soprattutto cariceti (anche compenetrati con tifeti e, in minor misura, canneti) e la schiribilla aree con alternanza di vegetazione palustre (lamineti, canneti) e piccole estensioni di acque aperte. Entrambe queste specie, in passato nidificanti, sono oggi presenti solo nel periodo migratorio verosimilmente a causa di una sostanziale mancanza di habitat adatti alla loro nidificazione.
Il monitoraggio dei rallidi di palude può fornire informazioni utili non solo a livello di singole specie ma anche di stato di salute degli ambienti acquatici. Trattandosi di ambienti in forte regresso e di specie fortemente minacciate a livello locale, o scomparse come nidificanti, ogni informazione è di estrema utilità sia per migliorarne lo status sia per meglio indirizzare eventuali azioni di riqualificazione ambientale. Essendo specie poco visibili ma molto territoriali, il metodo migliore per il censimento consiste nell’utilizzo di richiami registrati (metodo del playback ), da effettuarsi in aprile (porciglione) e maggio (voltolino e schiribilla). Per quanto riguarda il porciglione, si può prevedere una sessione di censimento per anno per sito. Un’uscita serale nei primi di aprile con l’uso del playback consente infatti di contattare la quasi totalità degli individui presenti e di minimizzare il rischio di conteggio di migratori [12]. Le registrazioni da utilizzare includono idealmente canto territoriale del maschio seguito dalla tipica vocalizzazione di coppia (pair duet ), combinazione di stimoli acustici che sembra massimizzare la risposta territoriale degli individui [12]. Questo metodo è stato utilizzato con successo anche in Trentino [11] e se ne consiglia pertanto l’utilizzo anche in ambito provinciale.
Le scarse presenze di voltolino (migratore regolare; Check List del Trentino [38] e schiribilla (estinta; Lista Rossa del Trentino) impongono il controllo periodico (triennale) degli habitat potenzialmente idonei per verificare un eventuale insediamento di coppie nidificanti. La raccolta di tutte le possibili osservazioni, anche durante visite occasionali presso zone umide trentine, anche al di fuori della Rete Natura 2000, rappresenta la modalità più semplice per raccogliere dati anche in altri periodi dell’anno (migrazione) o per localizzare eventuali nuovi siti di presenza (sosta e possibile nidificazione). Per le ricerche sistematiche, sempre col metodo del playback, si suggerisce invece l’utilizzo di registrazioni di canti territoriali del maschio.
Oltre a queste specie, anche la gallinella d’acqua Gallinula chloropus può essere censita con la stessa metodologia, utilizzando richiami registrati durante le uscite dedicate al censimento del porciglione. Il censimento di questa specie (con o senza utilizzo di richiami) può essere svolto in concomitanza con il monitoraggio delle specie sopra citate.
4.3.2.3 Altre specie da monitorare fra i Passeriformi
Le specie da monitorare lungo i sentieri campione nei biotopi includono: cutrettola Motacilla flava, cannaiola comune Acrocephalus scirpaceus, cannaiola verdognola Acrocephalus palustris, cannareccione Acrocephalus arundinaceus, migliarino di palude Emberiza schoeniclus, tuffetto Tachybaptus ruficollis, usignolo di fiume Cettia cetti, tarabusino, gallinella d’acqua, merlo acquaiolo Cinclus cinclus, corriere piccolo Charadrius dubius, xxxxxx xxxxxxxxx Alcedo atthis, piro-piro piccolo Actitis hypoleucos. I rilevamenti consentiranno di monitorare lo stato delle presenza di altre specie, generaliste ed estive migratrici transahariane non strettamente legate agli ambienti umidi. Dati su queste specie potranno esser ricavati anche dai censimenti per punti d’ascolto (vedi capitolo specifico).
Priorità del monitoraggio A tal fine si ritiene importante proporre la conduzione di annuali monitoraggi, ma con un metodo più speditivo e a sforzo più contenuto, da svolgersi nelle zone umide più significative e monitorate in passato.
Modalità di monitoraggio e sua validazione I monitoraggi saranno svolti possibilmente lungo i percorsi già individuati nei precedenti censimenti e saranno dedicati primariamente al rilevamento del tarabusino e delle specie di maggior interesse conservazionistico ed ecologico, cercando di stimarne presenza e abbondanza, ottenendo valori da utilizzare come riferimento per il calcolo dei trend demografici.
Xxxx e aree campione da monitorare I siti proposti per il monitoraggio del tarabusino e di altre specie degli ambienti umidi corrispondo ai biotopi di fondovalle e di media quota, già monitorati in passato e qui scelti 1) sulla base delle informazioni relative alla presenza storica (anni Ottanta) e recente (post 2000) (arch. MUSE/Rete Natura 2000), 2) dell’esistenza di precedenti monitoraggi, 3) per l’ampiezza della disponibilità di habitat idonei alle specie.
I siti individuati sono i seguenti:
•
Valsugana: Sorgente Resenzuola, Inghiaie, canneto di Levico, canneti di Caldonazzo (e altre porzioni del lago);
• Val di Non: La Rocchetta, Palude di Tuenno;
• Valli dell’Adige: Taio di Nomi, Borghetto;
• Rete di Riserve di Ledro: Lago d’Ampola;
• Giudicarie esteriori: Torbiera di Fiavè.
I sentieri campione da dedicare all’avifauna degli ambienti umidi nel suo complesso dovrebbe essere ripetuti ogni tre anni nelle zone umide selezionate per almeno due volte a stagione (idealmente tre); per descrivere il trend demografico delle specie censite e raccogliere importanti informazioni indirette sullo stato di salute dei biotopi stessi, la cadenza per alcuni di questi monitoraggi dovrebbe essere annuale.
Tarabusino e rallidi
Sintesi della metodologia
Metodi
Per il tarabusino, come per il porciglione e per le eventuali altre spe- cie di rallidi forse ancora presenti negli ambienti palustri, si preve- dono perlustrazioni crepuscolari e serali nei periodi di nidificazione tra marzo-maggio, a seconda della specie, mediante il metodo del playback (uso di richiami registrati di maschi territoriali). L’anno- tazione di osservazioni occasionali fuori dalle aree umide campione riveste un certo rilievo per verificare l’eventuale insediamento di nuo- ve coppie, o il possibile ritorno delle specie ormai non più nidificanti in Trentino, come schiribilla e voltolino.
A) Monitoraggio sistematico per le aree campione: uscite con playback nelle aree campione individuate, cadenza triennale;
B) Osservazioni occasionali: archiviazione dati occasionali di presenze in periodi riproduttivo e di migrazione, entro e fuori SIC e ZPS idonei alla specie.
Tempi
A) Da inizio aprile a giugno;
B) B) tutto l’anno, riferite anche al periodo migratorio, oltre che a quello riproduttivo (aprile-luglio).
Sforzo
A) 2-3 uscite serali per area per stagione (censibili fino a 10-15 ha per giornata di campo);
B) B) segnalazioni di presenza e censimenti occasionali fuori dal- le aree campione (birdwatcher e raccolta altre info tramite Xxxxxxx.xx; personale Stazioni forestali e delle aree protette).
Monitoraggio
Coordinamento MUSE, collaborazione Servizio foreste e Uff. Biotopi - Rete Natura
A) monitoraggio sistematico; ornitologici esperti.
B) segnalazioni di presenza e censimenti occasionali fuori delle aree campione (birdwatcher e xxxxxxx.xx, personale Servizio Foreste e aree protette).
Tabella 4.4: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il tarabusino e gli altri rallidi
Uccelli acquatici nidificanti
Sintesi della metodologia
Metodi
Censimento al canto o a vista lungo sentieri campione, all’alba entro le prime ore del mattino (entro le 11:00 ora solare). Si propone il censimento delle principali zone umide provinciali già monitorate in passato. Si prevede pertanto:
A) Monitoraggio lungo i sentieri in aree umide campione idonee (biotopi; due/tre uscite per stagione);
B) Raccolta dati occasionali tramite campagne di rilevamento locali e nazionali (Xxxxxxx.xx) o altre indagine (ad es. atlanti, birdwatching nei biotopi).
Tempi Sforzo
Maggio e giugno, triennale
A) almeno 2 uscite per area per stagione (idealmente 3); effettuare il monitoraggio alla mattina presto; cadenza triennale;
B) secondo le diverse indagini e tramite xxxxxxx.xx, validazione (MUSE).
Monitoraggio
Coordinamento MUSE, collaborazione Uff. Rete Natura 2000 PAT
A) monitoraggio da affidare ad ornitologi esperti nel censimento dei Passeriformi e nel rilevamento sistematico al canto (MUSE);
B) dati occasionali da archiviare sempre in WebGIS per le specie della Direttiva; ornitologi e birdwatcher, xxxxxxx.xx.
Tabella 4.5: Sintesi della metodologia di monitoraggio per gli uccelli acquatici nidificanti
4.3.3 Le specie degli ambienti rupicoli di media e alta quota
L’aquila reale Aquila chrysaetos rappresenta indubbiamente una delle specie per le quali il Trentino riveste particolare rilevanza a livello nazionale, sia in termini di popolazione e relativo interesse conservazionistico, sia in termini di conoscenze: le informazioni di cui disponiamo relative a ecologia, biologia riproduttiva, distribuzione e trend demografici sono forse uniche nel panorama italiano, grazie a studi decennali (vedi quali sintesi: [41] [38]). Aree campione (Parco Xxxxxxxx Xxxxxx e aree limitrofe per circa 1.300 km2 e Settore trentino del Parco dello Stelvio) sono oggetto di monitoraggi regolari (nel primo caso dal 1996, nel secondo dai primi anni 2000). Più occasionale è stato invece il monitoraggio nel Parco di Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx (X. Xxxxxx com. pers.), e nel settore trentino del Parco dello Stelvio, dove comunque sono stati condotti censimenti periodici delle coppie territoriali.
Priorità del monitoraggio . Il monitoraggio di questa specie è pertanto particolarmente importante, quale utile dato di confronto rispetto al recente passato (anni Xxxxxxx e Novanta) e quale monitoraggio futuro in aree campione.
Modalità di monitoraggio . Data la sua distribuzione, si ritiene importante prevedere:
•
a quasi vent’anni dall’ultimo censimento complessivo provinciale, il censimento dell’intera popolazione;
•
il monitoraggio annuale del successo riproduttivo entro i parchi del Trentino, svolto con la collaborazione del personale delle aree protette stesse, e in altre aree campione quali esempi particolarmente rappresentativi della realtà provinciale;
• la raccolta di dati occasionali per le altre aree provinciali.
Le modalità di monitoraggio per questa specie sono ampiamente collaudate, a seguito degli studi sopra ricordati.
Monitoraggio dell’intera popolazione (decennale): si propone di censire l’intera popolazione territoriale provinciale mediante conteggi simultanei e controlli dei siti precedentemente noti, dando priorità ai siti della Rete Natura 2000 ed alle aree ad essi limitrofi. Il censimento andrebbe realizzato entro i prossimi due-tre anni, dando priorità ai settori non monitorati nell’ultimo decennio. Si prevede il coinvolgimento di esperti del settore, rete di ornitologi locali, personale delle stazioni forestali, che saranno coinvolti nello svolgimento di conteggi simultanei e/o di controlli di territori occupati da coppie storiche e recenti.
Monitoraggio per aree campione (monitoraggio annuale): monitoraggio del successo riproduttivo di un campione della popolazione di aquila reale, da condursi nelle due aree campione del Parco Xxxxxxxx Xxxxxx e Parco dello Stelvio, e in una terza area del settore prealpino (complessiva di più SIC o ZPS, prealpini: Alto Garda, Baldo, Pasubio), da realizzarsi in collaborazione col personale dei parchi e Museo.
Raccolta dati occasionali (raccolta dati annuale): tramite le stazioni forestali e il personale delle aree protette, il coinvolgimento del personale forestale e di sorveglianza dell’ACT e la partecipazione di birdwatcher, creare una rete informativa in grado di raccogliere dati generali o aggiornamenti sulla presenza, sulle minacce e sullo stato di conservazione della specie.
Xxxx e aree campione da monitorare Le popolazioni più importanti si trovano all’interno dei parchi e nelle zone ad essi limitrofe: il Parco Nazionale dello Stelvio, il Parco Naturale dell’Adamello-Brenta e il Parco Naturale Paneveggio-Pale di X. Xxxxxxx (20-23 coppie) ospitano un significativo numero di coppie, sufficiente per monitorare lo stato complessivo della popolazione provinciale, sia da un punto di vista biologico/ecologico, sia conservazionistico. Per tale ragione, si ritiene di proporre tali aree protette quali siti prioritari per il monitoraggio della specie. A questi si potrebbero aggiungere altri ricadenti nel settore prealpino (3-5 coppie), che per la loro estensione (considerando comunque anche le zone ad essi periferiche) e collocazione geografica possono essere rappresentativi dello stato della popolazione in questo settore montano a forte dinamica ambientale.
Ulteriori informazioni raccolte nel corso di altri campionamenti e perlustrazioni possono contribuire a completare il quadro sulla specie; esse vanno perciò accuratamente raccolte anche al di fuori del monitoraggio delle aree prioritarie sopra specificate. Il censimento dell’intera popolazione territoriale deve effettuarsi con cadenza decennale ed essere esteso all’intero territorio provinciale, a periodico completamento delle informazioni raccolte per le aree interessate dal monitoraggio per aree campione. Nell’ambito dei monitoraggi dell’aquila reale è auspicabile la raccolta e archiviazione di dati di presenza di specie poco conosciute in Trentino e/o anche di quelle monitorate principalmente attraverso altri metodi. In primo luogo si ricorda la raccolta di ogni dato di presenza relativo alla presenza del gipeto Gypaetus barbatus e del biancone Circaetus gallicus, che andrebbero a completare le osservazioni raccolte con le contemporanee (cfr. paragrafi successivi).
L’esistenza in Trentino della "Rete di monitoraggio Gipeto" 1 e l’efficace raccolta di dati operata ormai da anni dagli enti che vi aderiscono, in primo luogo dal Parco Nazionale dello Stelvio, attorno al quale gravitano quattro coppie (oltre a diversi individui al momento non riproduttori) nidificanti nel settore lombardo, costituiscono una risorsa particolarmente importante per il monitoraggio della specie e svolgono già la funzione di monitoraggio della specie in maniera apprezzabile. La specie è stata monitorata fin dalle sue prime comparse in Trentino, qualche anno dopo le prime liberazioni (la prima nel 1986 sugli Alti Tauri), e precisamente dal 1992, anno successivo all’inizio dei rilasci in Svizzera (Parco dell’Engadina). Da quella data il Museo ha attivato una rete di rilevatori che ha proseguito il monitoraggio nel Brenta meridionale ed in altri settori montani della provincia. Tale monitoraggio è poi proseguito entro il Parco, condotto dal personale dell’ente, e, a partire dalla fine degli anni Novanta, si è esteso al Parco dello Stelvio, in concomitanza con l’insediamento delle prime coppie. Attualmente sono proprio il settore trentino di quest’area protetta e le aree limitrofe della Val di Sole e del vicino Parco Adamello Brenta le aree dove più numerose sono le osservazioni di gipeti.
In quest’area, su iniziativa del Parco Nazionale dello Stelvio e della Rete internazionale e trentina di monitoraggio, vengono annualmente effettuati censimenti in contemporanea mediante il coinvolgimento di più osservatori distribuiti su una vasta area che compre il settore occidentale della provincia.
Si ricorda infine che il monitoraggio del gipeto come quello dell’aquila reale e, a seguire, quello dedicato anche agli altri rapaci diurni, rappresentano un’occasione per implementare la raccolta dati per altre specie di avvoltoi, quali il grifone (Gyps fulvus) e il più raro avoltoio monaco (Aegypius monachus), specie delle Direttiva Uccelli All. I, rare in Trentino [38] ma negli ultimi anni sempre più frequenti e oggetto di monitoraggio da parte della Rete di monitoraggio alpina (R.I.M.A.N.I), alla quale il Servizio Foreste e fauna ha aderito nel 2013, e da parte del Museo con la sua rete di birdwatcher e partecipanti ad xxxxxxx.xx.
Priorità di monitoraggio All’interno delle attività di monitoraggio, si ritiene pertanto importante continuare anche in futuro queste iniziative, estendendole ad altri settori della provincia e siti della Rete Natura. Si propone di estendere i monitoraggi contemporanei ai siti (e aree limitrofe) potenzialmente idonee alla specie. I rilevamenti consistono in osservazioni da punti panoramici su aree aperte d’alta quota, idonee all’avvistamento del gipeto in periodo invernale e tardo invernale (Monitoraggio in contemporanea). Per i settori trentini a maggior frequentazione (settore trentino del PNS e PAB) è anche importante comunque proseguire nella raccolta di dati e osservazioni non sistematiche, secondo i criteri stabiliti dalla Rete internazionale di “monitoraggio Gipeto” e dalla locale Rete trentina (raccolta dati occasionali). Tutti questi dati posso esser semplicemente raccolti tramite Xxxxxxx.xx, e servire così ad implementare la banca dati ornitologia del Trentino.
Xxxx e aree campione da monitorare Il monitoraggio riguarda la Val di Sole ed in particolare le aree entro e fuori Parco dello Stelvio (Peio e Rabbi), il Gruppo di Brenta della porzione settentrionale (Val di Sole Madonna di Campiglio) e meridionale; la Val di Fassa/Fiemme; porzioni di territorio maggiormente frequentate dalla specie e/o annualmente controllate dalla Rete. A queste si propone l’aggiunta della ZPS Lagorai (e relativi SIC) quale area potenzialmente idonea, visitata dal gipeto alcune volte in passato. Le aree maggiormente interessate dall’eventuale presenza di “altri avvoltoi” sono quelle prealpine, quali il Baldo, le Prealpi ledrensi e il Trentino centro-orientale, come le relative Reti di riserve del Sarca, Ledro, Baldo e Bondone.
1La Rete trentina di monitoraggio del Gipeto, è coordinata dal Servizio Foreste e fauna e dalla Sezione di Zoologia Vertebrati del MUSE; ad essa hanno aderito l’ACT, il Parco Nazionale dello Stelvio, Il Parco Adamello Brenta, il Parco Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx. Il Servizio e il Parco Nazionale dello Stelvio sono partner della rete internazionale del gipeto (IBM).
Aquila reale
Sintesi della metodologia
Metodi
Il monitoraggio dell’aquila reale prevede il censimento e controllo di un certo numero di coppie nidificanti in un’area campione; il controllo di ogni coppia va effettuato in periodo riproduttivo da febbraio a luglio. I censimenti si svolgono mediante osservazione con binocolo e cannocchiale, presso punti prestabiliti, anche con osservazioni contemporanee con più osservatori. Si propone:
A) Monitoraggio assoluto della popolazione nidificante in Trentino mediante il censimento delle coppie territoriali e/o nidificanti con priorità entro la Rete Natura 2000 e aree limitrofe;
B) Monitoraggio per aree campione: controllo annuale del successo ri- produttivo di un numero significativo di coppie, rappresentative della po- polazione alpina e prealpina (numero ideale 20-25 coppie) da scegliere fra quelle maggiormente conosciute entro le aree a parco e Rete di riserve (20 tra Xxxxxxxx Xxxxxx e Stelvio; 3-4 Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx; 3-5 Prealpi, Reti di Riserve Baldo, Ledro, Bondone);
C) raccolta dati occasionali integrativi rispetto ai monitoraggi preceden- ti; importante il rilevamento e l’archiviazione georeferenziata dei dati folgorazione ed elettrocuzione, e ogni altra causa di mortalità.
Tempi
A) tre uscite tra febbraio e aprile, realizzabile in due anni con cadenza decennale;
B) tre uscite tra marzo e luglio (annuale);
C) tutto l’anno.
Sforzo
A) intero territorio provinciale con particolare attenzione ai principali siti della Rete (ogni decennio);
B) 3 uscite per coppia (circa 3 mesi/anno). da svolgere nelle aree protette e in alcuni siti prealpini (tre uscite per coppia);
C) raccolta, verifica e archiviazione dati occasionali integrativi ai monitoraggi A e B.
Monitoraggio
A) rete di collaborazione tra enti di ricerca, parchi e Servizio Foreste e fauna;
B) esperti di settore (MUSE), personale e gruppo di ricerca parchi naturali, personale forestale;
C) personale parchi e esperti di settore, raccolta dati fonti varie (xxxxxxx.xx) ricerche a scala locale.
Tabella 4.6: Sintesi della metodologia di monitoraggio per l’aquila reale Aquila chrysaetos
Sintesi
Gipeto
della metodologia
Metodi
Tempi
Il monitoraggio del gipeto sulle Alpi si basa da oltre vent’anni su una rete di rilevatori appartenenti ad aree protette, amministrazioni locali, ornitologici e birdwatcher volontari. Il coordinamento è solita- mente curato da realtà quali enti parco o musei ed altri enti dedicati alla documentazione naturalistica. In Trentino la Rete Gipeto Tren- tino, è nata con questo scopo e consente la raccolta di dati occasio- nali e la divulgazione delle informazioni, oltre alla realizzazione dei monitoraggi in contemporanea periodicamente curati dal Parco Na- zionale dello Stelvio. L’attività svolta secondo il protocollo stabilito dalla Rete Gipeto internazionale (IBM) e con la locale Rete tren- xxxx, garantisce la cura e l’implementazione di una specifica banca dati (trasferita nel WebGis LIFE TEN). Le tecniche d’osservazione si basano su rilevamenti visivi da punti panoramici, solitamente nel periodo invernale e primaverile, momento significativo per la ripro- duzione e/o l’insediamento di eventuali coppie territoriali. Ad oggi la presenza è circoscritta alle porzioni nord occidentali del Trentino (Val di Sole e Parco dello Stelvio). Importante il rilevamento e l’ar- chiviazione georeferenziata dei dati di folgorazione ed elettrocuzione, e di ogni altra causa di mortalità.
A) Monitoraggio in contemporanea: due uscite all’anno nel periodo invernale e primaverile;
B) Raccolta dati occasionali a cura del Parco dello Stelvio (prio- ritario nell’area di Peio e Rabbi), secondariamente mediante la Rete Gipeto Trentino nel resto del territorio; dati occasionali RIMANI e xxxxxxx.xx
Sforzo
A) a cura della Rete trentina di Monitoraggio;
B) a cura dei parchi provinciali; partner IBM per il Trentino Parco Nazionale dello Stelvio;
C) a cura di MUSE e Rete Gipeto Trentino.
Monitoraggio
Coordinamento Rete Trentina Gipeto
Personale e volontari secondo un programma che sarà coordinato dalla Rete Gipeto Trentino in coll. con Parco nazionale dello Stelvio, Rete RIMANI, MUSE e xxxxxxx.xx
Tabella 4.7: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il gipeto Gypaetus barbatus
4.3.4 Specie degli ambienti rupicoli di media e bassa quota
Fra le molte specie che nidificano negli ambienti rupicoli, sono stati scelti alcuni rapaci diurni e notturni, per i quali recenti studi hanno dimostrato il valore di indicatori di qualità ambientale e/o suggerito come specie a forte rischio di minaccia e/o specie di rilevante interesse naturalistico. Sono quindi proposti per il monitoraggio: xxxxx xxxxxxxxxx Falco peregrinus, nibbio bruno Milvus migrans, gufo reale Bubo bubo; a queste si aggiungo altre specie per le quali si prevede un monitoraggio integrativo.
‘Specie guida’ delle comunità ornitiche delle pareti rocciose di media e bassa quota, il pellegrino rappresenta indubbiamente la specie maggiormente legata a complessi rocciosi estesi e poco disturbati. Anche per questo falconide, la valutazione del successo riproduttivo rappresenta un importante fattore per il monitoraggio dello stato di salute della specie e anche, indirettamente, della qualità dell’ambiente, dal momento che il pellegrino è sensibile all’accumulo di biocidi e altre sostanze nocive potenzialmente usate in agricoltura e manifesta tale sensibilità attraverso forti variazioni nel successo riproduttivo, estremamente basso in caso di forte presenza di biocidi nell’ambiente. Si tratta di una specie ampiamente studiata in provincia ([48] [45], e tuttora in corso) e in altri contesti alpini e prealpini (es. Lombardia [14] [15] [8]). Il metodo da utilizzare per il monitoraggio è pertanto ampiamente collaudato sul campo, grazie alle numerose esperienze pregresse.
Modalità di monitoraggio Attualmente, per il territorio provinciale è stimabile una popolazione complessiva di una cinquantina di coppie (Rizzolli in [38]); questo valore può essere preso come riferimento per valutare l’andamento demografico della specie in provincia. Si prevede il completamento del monitoraggio provinciale in corso da alcuni anni (X. Xxxxxxxx, ined.), realizzabile in uno-due stagioni (Monitoraggio complessivo); l’avvio di un programma di monitoraggio della porzione più significativa della popolazione trentina, riguardante alcune aree campione riferibili alle Reti di Riserve prealpine (Monitoraggio per aree campione); per questo secondo tipo di monitoraggio si suggeriscono due uscite, rispettivamente corrispondenti ai periodi di massima territorialità del pellegrino e al periodo di involo dei giovani della specie. Infine si propone la raccolta di dati occasionali per gli altri siti della Rete Natura del Trentino (Raccolta dati occasionale). Xxxx e aree campione da monitorare. Le aree campione da monitorare si riferiscono alla Rete di Riserve Sarca, Baldo-Brentonico, Monte Bondone e Valle dell’Adige a Nord di Trento , che comprendono un numero significativo di coppie nidificanti. Dati occasionali possono essere raccolti nei siti più avanti indicati.
Il nibbio bruno è specie legata ad ambienti rupestri e boschivi ubicati in prossimità di aree umide, corpi idrici e/o ambienti aperti, soprattutto prativi. Legata agli ambienti umidi di fondovalle e alle aree prative e ai coltivi di media e bassa quota, dove si alimenta in prevalenza di pesci, anfibi e di piccoli mammiferi, cacciando soprattutto presso i laghi ricchi di pesci [51] [52] [53]).
Priorità di monitoraggio Si tratta di un rapace che è stato molto studiato in Trentino e nel settore prealpino italiano, le cui popolazioni sono spesso soggette ad oscillazioni che possono mascherare il reale trend demografico in assenza di monitoraggio costante e pianificato in modo adeguato. Per il territorio provinciale è stata stimata una popolazione complessiva di 80-100 coppie (F. Xxxxxx in [38]; questo valore può essere preso come riferimento per valutare l’andamento demografico della specie in provincia, così come utili per il monitoraggio dello status della specie sono i valori di densità locali riscontrati nelle diverse aree di indagine. Grazie agli studi condotti a livello alpino italiano, che hanno riguardato anche il Trentino [51] [52] [53]), il metodo da utilizzare per il monitoraggio è già stato ampiamente collaudato sul campo durante le numerose esperienze pregresse. Anche per questa specie si propone di aggiornare i dati distribuitivi attualmente fermi al 2004 (Monitoraggio complessivo) e identificare le aree campione provinciali per il monitoraggio per
aree campione col quale si prevede di controllare annualmente un numero significativo di coppie nidificanti in tali settori (comprendenti i siti di maggior importanza per la specie e le aree ad esse circostanti). Altrettanto importante è la raccolta di osservazioni occasionali per altri siti, quale aggiornamento periodico dei dati raccolti.
Xxxx e aree campione da monitorare Le aree campione da monitorare si riferiscono alla Rete di Riserve Sarca, Baldo-Brentonico, Monte Bondone e Valle dell’Adige a nord di Trento, che comprendono un numero significativo di coppie nidificanti. Dati occasionali possono essere raccolti nei siti più avanti indicati della Valle dell’Adige e Valsugana.
Xxxxx xxxxxxxxxx
Sintesi della metodologia
Metodi
Tempi
Specie ben presente negli habitat rocciosi delle ampie valli glaciali e in alcuni tratti di quelle alpine più interne, censibile in epoca ri- produttiva da punti panoramici prossimi ai territori di nidificazione. Lo stato generale attuale della popolazione è relativamente cono- sciuto; si può prevedere un monitoraggio complessivo, a scala provinciale, ogni cinque anni, ed un monitoraggio del successo riproduttivo per una popolazione campione, con frequenza annua- le. La raccolta di dati e osservazioni occasionali è altrettanto utile per documentare la presenza in eventuali nuove località. Importante il rilevamento e l’archiviazione georeferenziata dei dati di folgorazione ed elettrocuzione, e l’accertamento di ogni altra causa di mortalità.
Febbraio - giugno
A) Monitoraggio assoluto: cadenza quinquennale;
B) Monitoraggio successo riproduttivo: annuale (numero ideale almeno 20 coppie).
Sforzo
Monitoraggio
(A) e (B) almeno un’uscita tra fine febbraio e inizio marzo e un’uscita tra fine maggio e inizio luglio per valutare il successo riproduttivo.
(C) raccolta dati occasionali.
A) esperti di settore, rete di collaborazione con i parchi provinciali;
B) esperti di settore, aree campione (Reti di riserve prealpine, Valli dell’Adige e Valle del Sarca e dei Laghi);
Tabella 4.8: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il xxxxx xxxxxxxxxx Falco peregrinus
Xxxxxx xxxxx
Sintesi della metodologia
Metodi
Tempi
Specie migratrice (presente in marzo - fine luglio); il censimento delle coppie territoriali avviene da punti panoramici prossimi ai territori (raggruppamenti in colonie lasse o singole coppie) e richiede uscite da marzo/aprile a fine giugno. Si prevede un monitoraggio comples- sivo della popolazione nidificante in Trentino (a completamento dati esistenti) ogni cinque anni, ed il monitoraggio del successo ri- produttivo per una popolazione campione, con frequenza annuale. Utile la raccolta dati di eventuali osservazioni occasionali in altri siti e il rilevamento e l’archiviazione georeferenziata dei dati folgorazione ed elettrocuzione, e di ogni altra causa di mortalità
Aprile-luglio
A) monitoraggio complessivo a cadenza quinquennale;
B) monitoraggio successo riproduttivo annuale per aree campione (n. ideale almeno 20 coppie).
Sforzo
Monitoraggio
(A) e (B) un’uscita in aprile ed un’uscita a inizio luglio per valutare il successo riproduttivo (almeno 20 coppie)
(C) raccolta dati occasionali
Coordinamento scientifico MUSE, competenza territoriale Rete di Riserve prealpine e coll. Servizio Foreste e fauna
A) esperti di settore, rete di collaborazioni con i parchi provinciali;
B) esperti di settore, aree campione (Reti di riserve prealpine, Valli dell’Adige e Valle del Sarca e dei Laghi);
Tabella 4.9: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il nibbio xxxxx Xxxxxx migrans
Nota: le osservazioni di questa specie potrebbero esser svolte in contemporanea con quelle di altri rapaci rupicoli, ed in particolare biancone e falco pecchiaiolo
La distribuzione ed abbondanza del biancone Circaetus gallicus in Trentino sono in larga parte ancora sconosciute: un quadro generale è presente nell’Atlante provinciale, dal quale emerge la rarità della specie fino alla fine degli anni Ottanta e il suo successivo progressivo incremento. L’unico dato che quantifica la popolazione è riportato nell’Atlante, dove si stima in 10-20 coppie territoriali annualmente presenti [38] la popolazione nidificante di questa specie. Nessuna ricerca ad oggi è però in corso.
Essendo specie esclusiva degli ambienti semi-aperti di media e bassa quota il suo monitoraggio riveste un rilevante interesse quale potenziale specie indicatrice dei cambiamenti ambientali che stanno interessando la montagna a seguito della forestazione naturale conseguente l’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali.
In quanto specie tipica degli ambienti di versante, spesso coincidenti con quelli di nibbio bruno e xxxxx xxxxxxxxxx e falco pecchiaiolo (vedi in seguito), si propone pertanto di registrare tutti i dati di presenza entro le aree campione già monitorate per queste altre specie. Inoltre, si propone di organizzare un censimento ‘in contemporanea’ nel settore prealpino della provincia per permettere di quantificare la presenza del biancone e di descriverne almeno sommariamente la distribuzione. Durante tale censimento, che prevederà sicuramente il coinvolgimento di ornitologi locali, birdwatcher ed altri rilevatori, si provvederà anche alla raccolta dati relativa ad altre specie di rapaci diurni. Dati di presenza sul biancone potranno anche esser raccolti nell’ambito delle contemporanee di altri rapaci (vedi aquila reale in tarda primavera).
Xxxx e aree campione da monitorare I siti in seguito elencati si riferiscono a porzioni di territorio comprendenti ambienti potenzialmente idonei alla specie, e sono stati scelti fra i molti possibili (a prevalente distribuzione prealpina) per la loro estensione. Il monitoraggio (A) dovrà comunque essere esteso anche alle aree ad essi marginali, al fine di garantire la copertura di un’area omogenea che, indicativamente, coincide con i settori montuosi prealpini dell’Alto Garda e Basso Sarca, Vallagarina e Val d’Adige, Valli del Leno ed in particolare le Reti delle Riserve del Baldo, Bondone, Ledro, Sarca.
4.3.4.4 Falco pecchiaiolo e altre specie di interesse conservazionistico locale
Altre specie sono censibili contemporaneamente a quelle ‘prioritarie’ sopra riportate (aquila reale, nibbio bruno, pellegrino, gufo reale). La loro presenza potrebbe venir annotata durante il monitoraggio di queste specie. Trattandosi di specie maggiormente diffuse, è verosimile che si possa ottenere una discreta quantità di dati e un’apprezzabile copertura pur in assenza di sessioni di monitoraggio dedicate esclusivamente a tali specie.
In particolare fra queste merita attenzione, essendo specie dell’All. I delle Direttiva Uccelli, il falco pecchiaiolo Pernis apivorus, specie migratrice e nidificante estiva, comune dalle quote medie-basse a quelle medio-alte. Oltre a questa specie si ritiene utile archiviare i dati di presenza di specie protette quali: poiana Buteo buteo e gheppio Falco tinnunculus, ottimi indicatori di biodiversità per macroambienti di media e bassa quota, come confermano i diversi studi condotti nell’ambito del Progetto BIODIVERSITA’ (2001-05; MTSN/MUSE/Fondo per la Ricerca PAT).
Xxxx e aree campione da monitorare I siti da monitorare ricadono nelle porzioni di valli di media e bassa quota coincidenti con la valle dell’Adige, la Val di Non, la bassa valle del Sarca e dei Laghi, la Valsugana, settori entro i quali ricade una porzione significativa delle rispettive popolazioni nidificanti trentine. In tutte le valli citate si prevede la raccolta di informazioni relative alle “altre specie”.
Biancone e falco pecchiaiolo
Sintesi della metodologia
Metodi
Tempi Sforzo
Specie migratrici nidificanti estive, dati inerenti la loro distribuzione possono esser raccolti nell’ambito delle attività previste per le altre specie di rapaci previste nel piano, in particolare, aquila reale, fal- co pellegrino e nibbio bruno. Le tecniche di osservazione prevedono monitoraggio in contemporanea con più rilevatori da punti panora- mici presso siti idonei alle specie; monitoraggi per aree campione possono coincidere con quelli delle specie precedentemente descritte. Monitoraggio sistematico per area: raccolta dati tramite censimento contemporaneo in aree campione. Raccolta dati occasionali anche nel corso di altri monitoraggi e nell’ambito di altre indagini quali atlanti nazionali (Xxxxxxx.xx) e locali
Giugno-luglio
A) monitoraggio sistematico: per il solo biancone tre uscite racco- mandate nelle aree idonee alla specie, da concludersi entro due anni;
B) raccolta dati occasionali nell’ambito di altri monitoraggi in contemporanea, raccolta segnalazioni e archiviazioni.
Monitoraggio
Coordinamento scientifico MUSE, competenza territoriale Rete di Riserve e servizio Foreste e fauna
Rete rilevatori esperti MUSE, Reti di riserve; possibili rilevatori birdwatcher e ornitologi; altri dati occasionali tramite xxxxxxx.xx
Tabella 4.10: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il biancone Circaetus gallicus e il Falco pecchiaiolo Pernis apivorus
Specie legata ad ambienti rupestri in prossimità di ambienti aperti o semi-aperti di vario tipo. Attualmente, per il territorio provinciale è stimabile una popolazione complessiva di 60-90 coppie; questo valore può essere preso come riferimento per valutare l’andamento demografico della specie in provincia. Anche i valori di densità di coppie nidificanti per i diversi settori provinciali possono essere utilizzati come validi indicatori per il monitoraggio della specie in provincia.
Si tratta di una specie ampiamente studiata in provincia [33] [35] [34] [54] [38] e pertanto il metodo da utilizzare per il monitoraggio è già stato ampiamente collaudato sul campo durante le numerose esperienze pregresse, e prevede sia uscite di campo serali e diurne, alla ricerca di resti di prede e altre tracce, sia notturne col metodo del playback. Si ricorda inoltre che una serie di dati circa la presenza ed il rinvenimento accidentale di questa specie sono deducibili dalla banca dati del Servizio Foreste e fauna.
Si suggerisce di monitorare le presenze con due uscite, rispettivamente corrispondenti ai periodi di massima territorialità (con più frequente emissione del canto territoriale da parte dei maschi) e di massima contattabilità dei giovani della specie prossimi all’involo. Le uscite saranno finalizzate a valutare lo stato della specie entro alcuni siti campione e a livello provinciale. I controlli vanno condotti presso aree campione rappresentative del territorio provinciale, massimizzando il numero di siti monitorabili su superfici non troppo ampie. Si prevedono due livelli di monitoraggio diretto: il censimento delle coppie territoriali entro le aree campione; il controllo del successo riproduttivo di una porzione significativa della popolazione provinciale (due/tre uscite per anno). Si ritiene inoltre importante l’implementazione degli archivi di presenza mediante la registrazione di dati occasionali (incluso il rinvenimento di animali morti: nel caso del gufo reale è un evento frequente la morte per elettrocuzione o folgorazione). A tal scopo si propone di coinvolgere i diversi distributori di energia presenti in provincia.
Uccelli acquatici nidificanti
Sintesi della metodologia
Metodi
Tempi
Specie notturna; i rilevamenti avvengono mediante perlustrazio- ni crepuscolari o serali, al canto nei mesi di maggiore attivi- tà, tra fine gennaio e marzo e in epoca successiva alla nascita dei pulli. Metodologia ampiamente collauda e specie ben stu- diata in Trentino fino alla metà del decennio scorso. Si pro- pone un (A) monitoraggio complessivo (ogni tre anni) e un (B) monitoraggio sistematico per aree campione. I rileva- menti di campo sono condotti mediante l’ascolto del canto territo- riale (possibile utilizzo del playback ) e visivo presso aree selezionate. Auspicabile la raccolta di dati occasionali, da integrare nelle banche dati per meglio definire la distribuzione provinciale e entro la Rete Natura 2000; importante il rilevamento e l’archiviazione georeferen- ziata dei dati folgorazione ed elettrocuzione, e ogni altra causa di mortalità
Dicembre - giugno; uscite serali; A cadenza triennale; B cadenza annuale.
Dicembre - giugno, uscite serali
A) cadenza triennale;
B) cadenza annuale.
Sforzo
A) tre uscite serali nel periodo riproduttivo;
B) una - due uscite all’anno (almeno 20 coppie): una durante l’in- verno (censimento maschi in canto) ed una in tarda primavera (conteggio giovani).
Monitoraggio
Coordinamento e monitoraggio MUSE, competenza terri- toriale Rete di Riserve e aree protette, e Servizio Foreste e fauna
Tabella 4.11: Sintesi della metodologia di monitoraggio per gli uccelli acquatici nidificanti
4.3.5 Specie degli ambienti forestali e aperti montani Il monitoraggio dei galliformi
Il censimento dei Tetraonidi presso le arene di canto e lungo sentieri campione in ambiente forestale appositamente individuati, consente un controllo ideale dello stato di conservazione di queste specie e, indirettamente, fornisce importanti informazioni sullo stato di conservazione dei loro ambienti. Per la nostra Provincia si tratta di modalità di rilevamento dedicate a questo gruppo di specie, ampiamente collaudate, per le quali il personale del Servizio Foreste e fauna della PAT e dei parchi ha maturato un’ottima competenza in questi decenni. Pertanto, si suggerisce che questi monitoraggi vengano svolti e coordinati dal Servizio Foreste e fauna e realizzati con il personale delle stazioni forestali; l’esperienza maturate nelle aree protette e le significative popolazioni ivi ancora presenti, suggeriscono di coinvolgere le aree protette quali luoghi preferenziali per la scelta di aree campione od eventuali studi di approfondimento ecologico. Per coturnice, xxxxx xxxxxxx, fagiano di monte e pernice bianca, trattandosi di un programma di monitoraggio ampiamente definito e ben collaudato, si rinvia ad esso per ogni dettaglio di merito, ricordando nel presente documento gli elementi salienti delle attività previste.
In provincia di Trento il censimento dei Tetraonidi prevede i seguenti rilevamenti per le specie di seguito citate:
• arene di canto per fagiano di monte e xxxxx xxxxxxx;
•
xxxxxxxx campione con l’uso di playback per coturnice e francolino di monte (esperienze maturate recentemente nel Parco dello Stelvio);
• punti d’ascolto per pernice bianca.
I tetraonidi forestali: francolino di monte, xxxxx xxxxxxx, fagiano di monte
Il francolino di monte Bonasa bonasia , il fagiano di monte (x xxxxx forcello) Tetrao tetrix e il xxxxx xxxxxxx Tetrao urogallus, oltre ad esser specie emblematiche e minacciate a livello alpino e oggetto di caccia (fagiano di monte), sono inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli.
Lo stato delle conoscenze è nel complesso dettagliato, grazie ai monitoraggi di base organizzati dal Servizio Foreste e fauna con il proprio personale ed in collaborazione con altri enti e parchi e ACT. Molti studi e ricerche di dettaglio sono poi stati condotti negli ultimi anni, con l’obiettivo di indagare l’ecologica riproduttiva e le esigenze di conservazione di queste specie, anche in relazione ai cambiamenti ambientali. Si rimanda al Piano faunistico provinciale per un dettaglio al riguardo (PAT 2011).
Si propone che il monitoraggio di francolino di monte venga svolto attraverso sentieri campione all’interno dei parchi e di altre aree significative, con utilizzo di stimolazione acustica (playback del canto territoriale) per aumentare l’efficacia del campionamento. La frequenza di emissione dei richiami, in termini di distanza lungo il sentiero campione tra un’emissione e quella successiva, è necessariamente in funzione delle condizioni ambientali locali: morfologia, vegetazione, presenza/assenza di vento e altri fattori che possono influenzare la diffusione del suono devono essere valutati di volta in volta. Il monitoraggio deve essere condotto nel mese di aprile (caratterizzato da marcata territorialità della specie) ed ha l’obiettivo di rilevare i maschi territoriali e/o le coppie.
Singoli osservatori, muovendosi con molta circospezione, compiono un percorso campione, utilizzando un riproduttore orientabile direzionale, ed emettono una serie di richiami, spostandosi al punto successivo dopo breve pausa di ascolto. È necessario ripetere le uscite lungo i transetti almeno 3 volte. Ad ogni uscita andrà compilata, anche in caso di mancato avvistamento, la scheda di campagna per il censimento primaverile alla specie e relativa cartina topografica in scala 1:10.000.
Come per le specie successive anche per queste specie si ritiene significativo un coordinamento del Servizio Foreste e fauna, oltre al contributo del Parco Nazionale dello Stelvio, e il rafforzamento del programma già in atto dedicato ai Tetraonidi dal parte del Servizio, e che potrebbe vedere anche il
coinvolgimento di aree protette (i tre parchi), ed attuarsi integrandosi con il monitoraggio provinciale recentemente rivisto dal Servizio Foreste fauna. Come valori di riferimento per monitorare il trend della specie si potrebbe elaborare un indice di abbondanza chilometrica (IKA) per i sentieri campione e analizzare nel corso degli anni le variazioni di tale indice.
4.3.5.2 Xxxxx xxxxxxx e fagiano di monte
Priorità di monitoraggio Questi due Tetraonidi sono specie a fenologia sedentaria meritevoli di particolare attenzione anche entro la Rete Natura, che include le porzioni più significative dei loro habitat riproduttivi e di svernamento;
Modalità di monitoraggio e sua validazione Si propone di svolgere il monitoraggio di queste due specie tramite il controllo annuale di un certo numero di arene di canto, rifacendosi al programma di rilevamenti definito dal Servizio Foreste e fauna, opportunamente scelti sulla base della loro consistenza numerica e col fine di monitorare le presenze e il trend dai rilevamenti condotti nelle aree campione identificate dal Servizio Foreste e fauna, ed altre da definire. Conseguentemente si propone di adottare e, ove necessario, di estendere, i metodi di censimento già collaudati dal Servizio Foreste. A tal fine si ricorda la competenza del personale e dei gruppi di ricerca locali afferenti in particolare ai parchi, che potrebbero essere coinvolti nella conduzione e/o coordinamento locale dei monitoraggi.
Per quanto riguarda il fagiano di monte le aree campione dislocate sul territorio provinciale sono monitorate in primavera, attraverso l’esecuzione di due uscite per ciascuna area, nel periodo compreso tra l’1 e il 31 maggio. Un’uscita specifica per accertare il successo riproduttivo della specie attraverso l’impiego di cani da ferma, è condotta in estate, nel periodo compreso tra il 15 e il 31 agosto.
Il censimento primaverile è finalizzato al rilievo del numero massimo di maschi presenti nell’area campione, al fine di acquisire informazioni sul trend della popolazione. Gli osservatori si dispongono prima dell’alba in appostamenti siti in punti dominanti in modo da coprire interamente la porzione di territorio loro affidata. Ad ogni uscita sono compilate la scheda di campagna con cartina topografica in scala 1:10.000 e il prospetto riassuntivo per data (con riepilogo dei gruppi di parata), anche in caso di mancato avvistamento.
Obiettivo principale dei censimenti estivi è la verifica del successo riproduttivo delle popolazioni di fagiano di monte attraverso un rilievo condotto con l’ausilio di cani da ferma, con lo scopo di individuare maschi, femmine con e senza nidiata e soggetti giovani. Ciascuna area campione è suddivisa in settori sulla base di confini naturali (vallette, creste, corsi d’acqua, sentieri, ecc) ed è affidata ad una squadra di osservatori costituita da 2 conduttori (ciascuno con un cane) e da un agente di vigilanza. Ad ogni uscita sono compilate la scheda di campagna con cartina topografica in scala 1: 10.000 e il prospetto riassuntivo, anche in caso di mancato avvistamento.
Per quanto riguarda il xxxxx xxxxxxx le attività di censimento sono condotte in primavera su aree campione (arene di canto) nel periodo compreso tra il 10 aprile e il 10 maggio e sono ripetute 3 volte. Obiettivo del rilievo è quello di individuare il numero massimo di soggetti presenti sull’arena di canto distinti per sesso (solo per i maschi distinzione, ove possibile, delle classi d’età giovane/adulto) al fine di acquisire informazioni sul trend della popolazione. I rilevatori sono dislocati in modo uniforme sull’area da censire. Ad ogni uscita andrà compilata, anche in caso di mancato avvistamento, la scheda di campagna per il censimento primaverile alla specie e relativa cartina topografica in scala 1:10.000.
In alcune zone a seguire rispetto all’uscita presso le arene, è auspicabile svolgere un’uscita ‘tardiva’ (censimento estivo) per misurare il successo riproduttivo della specie come attualmente viene fatto nel Parco Nazionale dello Stelvio e nella Riserva di Scanuppia, secondo le modalità precedentemente indicate per il fagiano di monte.
Xxxx e aree campione da monitorare per i Tetraonidi forestali : i siti e le aree campione ad oggi monitorate dal Servizio Foreste e fauna sono dislocati sull’intero territorio provinciale; in
corrispondenza di riserve di caccia, aree protette a parco e ZPS/ZSC. Ciò garantisce un monitoraggio articolato nelle diverse tipologie di territorio che caratterizzano la provincia di Trento. Per il francolino di monte si ricorda che allo stato attuale, solo all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio sono condotti censimenti standardizzati.
Francolino di monte
Sintesi della metodologia
Metodi
Questa specie non è ad oggi oggetto di specifici monitoraggi a sca- la provinciale; l’unica esperienza riguarda il Parco dello Stelvio, e prevede il censimento lungo sentieri campione e la stima della pre- senza per indici di abbondanza relativa. Metodo: ascolto al canto con l’ausilio di playback.
A) Monitoraggio lungo sentieri campione (aree forestali a quote medie e medio-basse) con emissione di richiami registra- ti (grossomodo ogni 300 m; distanza da variare a seconda delle condizioni ambientali locali);
B) raccolta dati occasionali durante i punti d’ascolto o in al- tri monitoraggi o indagini distributive come atlanti nazionali (Xxxxxxx.xx) o locali o nel corso di attività selvicolturali.
Tempi
A) durante il mese di aprile;
B) tutto l’anno.
Sforzo
A) tre uscite per sentiero campione all’anno;
B) tutto l’anno.
Monitoraggio Coordinamento Servizio Foreste e fauna , coll. parchi e MUSE
Monitoraggio: aree protette, coll. ACT, birdwatcher e ornitologi esperti
Tabella 4.12: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il francolino di monte Bonasia bonasia
Fagiano di monte
Sintesi della metodologia
Metodi
Specie stanziale, poligama, ha nel periodo pre e post riproduttivo la fase di maggior rilevanza per stabilire entità della popolazione e andamento riproduttivo negli anni. Seguendo le indicazioni dei piani di monitoraggio del Servizio foreste e fauna si prevede lo svolgimento dei seguenti censimenti in aree campione con prevalente realizzazione entro i parchi naturali e i territori delle Reti di Riserve
A) Censimento primaverile presso arene di canto campione secondo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
B) Censimento post-riproduttivo presso aree campione con l’ausilio di cani da ferma secondo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
C) raccolta dati occasionali (atlanti, xxxxxxx.xx); attività foresta- le.
Tempi
A) 1-31 maggio;
B) 15-31 agosto;
C) tutto l’anno.
Sforzo
A) due uscite con presenza dei rilevatori dislocati uniformemente sull’area da censire.;
B) un’uscita con l’ausilio di cani da ferma in modo da coprire interamente l’area di censimento;
C) nel corso di altre indagini (atlanti, Xxxxxxx.xx) e di attività selvicolturali.
Monitoraggio
Coordinamento Servizio Foreste e fauna in coll. con parchi Monitoraggio: in aree protette, coll. ACT, birdwatcher e ornitologi esperti
Tabella 4.13: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il fagiano di Monte Tetrao tetrix
Xxxxx xxxxxxx
Sintesi della metodologia
Metodi
Anche per questa specie si seguono i criteri stabiliti dalle indicazio- ni per il piano di monitoraggio dei Tetraonidi definito dal Servizio Foreste e fauna della PAT
A) Censimento primaverile in arene di canto campione se- condo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
B) Censimento post-riproduttivo in aree campione con l’ausilio di cani da ferma secondo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
C) Raccolta dati occasionali (atlanti, xxxxxxx.xx]); attività forestale e selvicolturale.
Tempi
A) 10 aprile-10 maggio;
B) luglio-agosto;
C) tutto l’anno.
Sforzo
A) tre uscite con presenza dei rilevatori dislocati uniformemente sull’area da censire;
B) un’uscita con l’ausilio di cani da ferma in modo da coprire interamente l’area di censimento;
C) raccolta dati occasionali (atlanti, Xxxxxxx.xx); attività selvicoltu- rale.
Monitoraggio Coordinamento Servizio Foreste e fauna
Monitoraggio: aree protette, coll. ACT, birdwatcher e ornitologi esperti
Tabella 4.14: Sintesi della metodologia di monitoraggio per xxxxx xxxxxxx Tetrao urogallus
4.3.5.3 I galliformi degli ambienti aperti: coturnice e pernice bianca
Specie di rilevante interesse conservazionistico, che godono di un diverso grado di conservazione a livello provinciale, minacciate in quanto sensibili ai cambiamenti ambientali conseguenti l’abbandono e/o il diverso uso del territorio (coturnice Alectoris graeca ) e ai cambiamenti climatici (pernice bianca Lagopus muta ).
Priorità di monitoraggio : per il loro stato di conservazione a livello locale e alpino, queste specie meritano particolare attenzione, soprattutto entro la Rete Natura 2000 provinciale che include le porzioni più significative degli habitat riproduttivi e di svernamento;
Modalità di monitoraggio : si propone che il monitoraggio della coturnice sia svolto lungo sentieri campione in parcelle relative ad aree di censimento all’interno dei parchi e di altre aree significative, con utilizzo di stimolazione acustica (playback del canto territoriale) per aumentare l’efficacia del campionamento. La frequenza di emissione dei richiami, in termini di distanza lungo il sentiero campione tra un’emissione e quella successiva, va necessariamente definita in funzione delle condizioni ambientali locali: morfologia, vegetazione, presenza/assenza di vento e altri fattori che possono influenzare la diffusione del suono devono essere valutati di volta in volta.
Per quanto riguarda la pernice bianca si propone la dislocazione dei rilevatori in punti fissi d’ascolto distribuiti in aree campione senza l’ausilio di richiami acustici, e secondo i protocolli recentemente stabiliti dal Servizio Foreste e fauna della PAT e il rafforzamento del programma già in atto, che vede anche il coinvolgimento delle aree protette (i tre parchi) entro i quali ricadono le aree di maggior pregio per queste specie. L’attuazione del monitoraggio entro la Rete Natura 2000 potrebbe quindi, come per gli altri Tetraonidi, trovare sostegno e realizzarsi grazie al piano di monitoraggio provinciale recentemente rivisto dal Servizio Foreste fauna.
Come valori di riferimento per monitorare il trend delle specie si potrebbe elaborare un indice di abbondanza chilometrica (IKA) per i sentieri campione e analizzare nel corso degli anni le variazioni di tale indice.
Per quanto riguarda la coturnice le aree campione dislocate sul territorio provinciale sono monitorate in primavera, attraverso l’esecuzione di 2 uscite per ciascuna area, nel periodo compreso tra il 25 aprile e il 31 maggio. Un’uscita specifica per rilevare il successo riproduttivo della specie attraverso l’impiego di cani da ferma, è condotta in estate, nel periodo compreso tra il 5 e il 20 agosto. Scopo del censimento primaverile è quello di contare i maschi cantori per calcolare la loro densità nelle aree campione, al fine di valutare il trend della popolazione. La ricerca dei maschi di coturnice viene effettuata lungo itinerari prestabiliti, con l’aiuto del canto preregistrato emesso col metodo del playback ad intervalli di alcune centinaia di metri (l’uso del richiamo, nel caso della coturnice, si rende necessario dal momento che le emissioni vocali spontanee risultano essere poco affidabili, essendo prodotte con frequenza alquanto variabile anche nel periodo centrale degli accoppiamenti). Ogni area campione è divisa in settori sufficientemente isolati tra loro dal punto di vista acustico, in modo tale che l’uso del playback non costituisca motivo di disturbo per gli operatori dei settori contigui. Tutti i contatti uditivi e visivi, insieme con i punti da cui si è proceduto all’emissione del canto, verranno riportati in mappa a scala 1: 10.000, complementare all’apposita scheda di rilevamento.
Obiettivo dei censimenti estivi è la verifica del successo riproduttivo delle popolazioni di coturnice tramite un censimento condotto con l’ausilio di cani da ferma; lo scopo è di rilevare il numero totale delle femmine con nidiata e quello degli individui adulti (sia maschi che femmine). Ciascuna area campione preventivamente individuata è suddivisa in settori sulla base di confini naturali (vallette, creste, corsi d’acqua, sentieri, ecc.), ai quali sono assegnati due conduttori (ciascuno con cane) e un agente di vigilanza. Ad ogni uscita sono compilate la scheda di campagna con cartina topografica in scala 1: 10.000 e il prospetto riassuntivo, anche in caso di mancato avvistamento.
Per quanto riguarda la pernice bianca le aree campione dislocate sul territorio provinciale sono monitorate in primavera, attraverso l’esecuzione di 2 uscite per ciascuna area, nel periodo
compreso tra il 15 maggio e 15 giugno. Un’uscita specifica per accertare il successo riproduttivo della specie attraverso l’impiego di cani da ferma, è condotta in estate, nel periodo compreso tra il 5 e il 20 agosto. Obiettivo del censimento primaverile è quello di rilevare il numero di maschi cantori e se possibile le coppie territoriali, al fine di calcolare la densità dei maschi presenti sull’area campione. Il rilievo è finalizzato alla valutazione del trend della popolazione. Nello specifico il censimento primaverile di pernice bianca deve essere condotto da punti fissi d’osservazione, distribuiti sull’area campione in modo da sottoporre a simultaneo controllo visivo ed uditivo l’intero territorio utilizzato dalla specie durante il periodo riproduttivo. Ad ogni uscita sono compilate la scheda di campagna con cartina topografica in scala 1: 10.000 e il prospetto riassuntivo, anche in caso di mancato avvistamento. Attraverso il censimento estivo, condotto con l’ausilio di cani da ferma, è possibile verificare il successo riproduttivo delle popolazioni di pernice bianca, al fine di rilevare il numero totale delle femmine con nidiata e quello degli individui adulti. Ciascuna area campione preventivamente individuata è suddivisa in settori sulla base di confini naturali (vallette, creste, corsi d’acqua, sentieri, ecc.), ai quali sono assegnati due conduttori (ciascuno con cane) e un agente di vigilanza. Ad ogni uscita sono compilate la scheda di campagna con cartina topografica in scala 1: 10.000 e il prospetto riassuntivo, anche in caso di mancato avvistamento.
Xxxx e aree campione da monitorare : anche per queste specie i parchi possono esser scelti quali aree campione per il monitoraggio a lungo termine dello stato di conservazione e trend della popolazione trentina. A questi, possono analogamente esser aggiunte alcune altre ZPS e ZSC dell’area alpina (in particolare quella del Lagorai) e, per la sola coturnice, alcune aree prealpine (Pasubio, Rete delle Riserve Baldo e Ledro, Bondone) quali interessanti siti di confronto.
Sintesi
Coturnice
della metodologia
Metodi
Specie tipica degli ambienti alpini e prealpini, di versante e sommita- li, per la quale è previsto un piano di monitoraggio a scala provinciale coordinato dal Servizio Foreste e fauna, al quale si rimanda per i det- tagli. I sistemi di monitoraggio prevedono la stimolazione e l’ascolto dell’attività vocale, da rilevare lungo sentieri campione in particelle di rilevamento
A) Monitoraggio in aree campione lungo transetti secondo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
B) Monitoraggio in aree campione con l’ausilio di cani da fer- ma secondo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
C) Raccolta dati occasionali nel corso di attività e indagini distributive (Atlanti) e attività di sorveglianza e forestale.
Tempi
A) 25 aprile-31 maggio;
B) 5-20 agosto;
C) tutto l’anno.
Sforzo
A) due uscite con presenza dei rilevatori dislocati uniformemente sull’area da censire;
B) un’uscita con l’ausilio di cani da ferma, effettuata in modo da coprire interamente l’area di censimento;
C) raccolta dati occasionali (atlanti, xxxxxxx.xx); attività forestale.
Monitoraggio
Coordinamento Servizio Foreste e fauna; coll. Parchi
Aree protette, coll. ACT, birdwatcher e ornitologi esperti.
Tabella 4.15: Sintesi della metodologia di monitoraggio per la coturnice Coturnix coturnix
Pernice bianca
Sintesi della metodologia
Metodi
Specie d’alta quota, stanziale, in forte declino a seguito di cam- biamenti climatici e ambientali, scomparsa dagli ambienti prealpi- ni, oggetto di specifici monitoraggi coordinati dal Servizio Foreste e fauna della PAT ai quali si rimanda per ogni dettaglio. L’attività di monitoraggio si basa su conteggi primaverili al canto e in epoca estiva finalizzata a definire le variazioni numeriche della popolazione campione e ricavare indici di produttività annuale
A) Censimento primaverile in aree campione in punti fissi secondo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
B) Censimento estivo presso aree campione con l’ausilio di cani da ferma secondo metodi standard definiti dal Servizio Foreste e fauna;
C) Raccolta dati occasionali nel corso dell’attività di sorveglian- za e forestale.
Tempi
A) 15 maggio - 15 giugno;
B) 5-20 agosto;
C) tutto l’anno.
Sforzo
A) due uscite con presenza dei rilevatori dislocati uniformemente su punti fissi nell’area da censire;
B) un’uscita con l’ausilio di cani da ferma, effettuata in modo da coprire interamente l’area di censimento;
C) raccolta dati occasionali (atlanti, Xxxxxxx.xx); attività forestale.
Monitoraggio
Coordinamento Servizio Foreste e fauna, coll. Personale aree protette
Monitoraggio in coll. con aree protette , coll. ACT, birdwatcher ed eventuali ornitologi esperti MUSE
Tabella 4.16: Sintesi della metodologia di monitoraggio per la pernice bianca Lagopus muta
4.3.5.4 Xxxxxxx nana, Civetta capogrosso, Picchio nero e Picchio cenerino
Alcune specie forestali di interesse comunitario, incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, e relativamente diffuse sul territorio provinciale quali civetta nana Glaucidium passerinum , civetta capogrosso Aegolius funereus, picchio nero Dryocopus martius, picchio cenerino Picus canus, possono essere monitorate anche attraverso l’analisi di alcuni parametri della struttura e composizione forestale che hanno notoriamente un forte impatto sulle specie.
Così anche per il loro valore ecologico possono essere rilevate nel corso delle ordinarie attività forestali e di sorveglianza entro i parchi naturali, altre specie (ad es. astore Accipiter gentilis, picchio verde Picus viridis, picchio rosso maggiore Dendrocopus major, picchio muratore Sitta europaea).
Sono infatti specie che risentono in maniera rilevante delle tecniche di gestione selvicolturali in generale e del mantenimento degli alberi con cavità; pertanto, informazioni sulla qualità dell’habitat per queste specie possono essere desunte dal semplice rilevamento (di campo o nei Piani Forestali) di alcune variabili legate a caratteristiche dell’habitat riproduttivo delle specie, quali presenza di alberi morti, alberi maturi, legna morta al suolo, etc.
Per gli Strigiformi si consiglia comunque un piano di rilevamento delle presenze per sentieri campione in aree di rilevante valore forestale e di elevata idoneità per queste specie. Hanno queste caratteristiche le tre aree protette, e alcune reti di riserve prealpine.
Modalità di monitoraggio e sua validazione In particolare per i picidi degli ambienti forestali montani, si ricorda l’intenso programma di monitoraggio e studio delle esigenze ecologiche di queste specie promosso dal Servizio Foreste e fauna. Tale ricerca, che prende spunto da studi condotti dal MUSE nell’ambito del Progetto BIODIVERSITA’, considera i picidi e i rapaci forestali in genere quali validi indicatori di diversità biologica. Per favorire la loro presenza con essi si prevede il rilevamento e censimento, e successiva conservazione delle cavità con nicchie scavate dai picchi. Per gli strigiformi (civetta nana e civetta capogrosso) ogni dato di presenza va comunque rilevato e, nelle aree protette, si propone un programma di monitoraggio lungo sentieri campione e con il metodo del playback da prevedere e realizzare con cadenza triennale.
Xxxx e aree campione da monitorare Per i picidi superata la fase di ricerca citata coordinata dal Servizio Foreste e fauna, che prevedeva il monitoraggio delle cavità nido in estese aree forestali di alcuni distretti trentini, si ritiene importante proseguire in analoghi rilievi entro gli habitat forestali prioritari dei principali siti comunitari, mediante azioni di sensibilizzazione del personale forestale al fine di raccogliere e segnalare ogni dato relativo alla presenze di cavità in alberi naturali. Tali rilevamenti potrebbero riguardare le aree a parco, che ben si prestano per la loro idoneità ambientale, come quelle demaniali ed altre aree di pregio forestale situate in alcune Reti di riserve o SIC, da concordare col servizio Foreste e fauna.
I parchi, con il sostegno tecnico delle locali stazioni forestali, potrebbero, attraverso il loro personale di ricerca, applicare le metodologie ed assicurare nel tempo il periodico svolgimento di queste indagini. Le Reti di Riserve con prevalente habitat idoneo potrebbero dedicare a queste specie periodici monitoraggi con cadenza quinquennale.
Per quel che riguarda gli Strigiformi i periodici censimenti a cadenza triennale, consentirebbero il monitoraggio dello stato di conservazione di queste specie; anche se rientrano fra quelle meno minacciate in Trentino, sono specie di interesse comunitario e potenziale fonte di dati utili ad una valutazione ecologica e dello stato di conservazione delle foreste montane trentine.
4.3.6 Monitoraggio per punti d’ascolto dei Passeriformi
La raccolta di dati ad ampia scala sull’avifauna nidificante ed in particolare sull’intera comunità ornitica di un territorio, contribuisce a definire e meglio interpretare le variazioni non solo dei popolamenti ornitici ma anche dell’ambiente in generale, attraverso delle stime di ricchezza e di andamento demografico e distributivo delle specie, misurabili mediante indici di presenza/abbondanza, soprattutto per specie relativamente comuni o comunque ben rappresentate sul territorio. Questo approccio, ormai in uso da oltre un decennio, è alla base degli atlanti semiquantitativi in fase di realizzazione a scala nazionale e continentale; tale approccio può risultare
utile, con i dovuti adattamenti alla differente scala spaziale, anche a scala locale, quale aggiornamento e approfondimento sullo stato di conservazione di avifauna e ambienti ad esempio a scala di aree protette e Reti di Riserve provinciali.
4.3.6.1 I rilevamenti per punti d’ascolto dei Passeriformi: il programma MITO
Il monitoraggio proposto si rifà allo schema di rilevamento per punti d’ascolto, noto come M.IT.O. (Monitoraggio Italiano Ornitologico; MITO2000; xxx.xxxx0000.xx), e che consente di ottenere dei dati importanti per le specie relativamente diffuse a livello spaziale/geografico ed estremamente utili per descrivere le comunità ornitiche nel loro complesso. Il MITO consiste in un programma di campionamento randomizzato che si realizza sul campo con una procedura di rilevamento standardizzata; il MITO è collegato al programma internazionale di monitoraggio delle popolazioni di uccelli nidificanti in Europa, predisposto dall’European Bird Census Council (EBCC; xxxx://xxx.xxxx.xxxx/).
Il programma MITO2000 è stato organizzato con la costituzione di un coordinamento nazionale composto da FaunaViva, X.X.X.Xx, CISO (Centro Italiano Studi Ornitologici), LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) e ha visto la partecipazione di centinaia di rilevatori volontari su tutto il territorio nazionale. In Trentino è attivo fin dal suo inizio nel 2000, grazie ai rilevamenti della Sezione di Zoologia dei Vertebrati del MTSN, oggi MUSE. Il progetto è stato costruito sulla base delle 180 maglie di 50 km di lato in cui il territorio italiano è suddiviso secondo la griglia geografica UTM e ha permesso di raggiungere una rappresentazione sufficiente della distribuzione geografica, con informazioni quantitative, di un centinaio di specie “comuni” dell’avifauna italiana. La raccolta dati all’interno di questo metodo si basa su punti d’ascolto, ovvero stazioni puntiformi di rilevamento, presso le quali vengono registrate le presenze di tutte le specie ornitiche entro 100 metri e oltre i 100 metri di distanza dal punto. I dati derivanti da questo metodo di rilevamento consentono di monitorare, oltre allo stato generale delle comunità ornitiche, anche l’andamento demografico (trend di popolazione) delle specie diffuse, grazie alla raccolta di dati semi-quantitativi. La campagna di rilevamento effettuata in Trentino ha permesso di giungere ad una prima copertura del territorio e di raccogliere dati importanti sulla presenza semi-quantitativa di specie comuni e di fornire il punto di partenza per l’elaborazione del Farmland Bird Index, un indice messo a punto e richiesto dalla
U.E. per monitorare le specie nidificanti in ambiente rurale. Per quanto riguarda le già ampie applicazioni del metodo MITO in Trentino si rimanda a [17] per un quadro generale e a Xxxxxx (2008) e Franzoi (2009), per un esempio specifico di censimento di singola area di interesse comunitario. In Trentino 76 specie sono risultate ‘diffuse’ in provincia ed è stato possibile descriverne sommariamente le preferenze ambientali [17]; questo lavoro ha permesso anche l’identificazione di diversi gruppi di specie legati a diversi tipi di ambienti riscontrabili nel paesaggio provinciale. Le analisi condotte hanno permesso di identificare le specie caratteristiche di ambienti agricoli del Trentino.
Il protocollo per punti d’ascolto modificato per il Trentino con due uscite per anno in alcune aree campione, può essere adottato per i censimenti attraverso punti d’ascolto, in tutti i casi in cui questa tipologia risulti quella preferibile per l’attuazione dei monitoraggi.
Nome italiano | Nome latino | Periodo di contatto |
Allodola | Alauda arvensis | mag-lug |
Averla piccola | Lanius collurio | mag/giu-lug |
Cincia bigia | Poecile palustris | apr-giu |
Cincia alpestre | Poecile montanus | apr-giu |
Cincia dal ciuffo | Lophophanes cristatus | apr-giu |
Cinciarella | Cyanistes caeruleus | apr-giu |
Codirosso comune | Phoenicurus phoenicurus | mag-lug |
Culbianco | Oenanthe oenanthe | mag/giu-lug |
Fanello | Carduelis cannabina | mag-lug |
Fringuello alpino | Montifringilla nivalis | mag-lug |
Luì verde | Phylloscopus sibilatrix | mag-lug |
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Nome italiano | Nome latino | Periodo di contatto |
Merlo dal collare | Turdus torquatus | apr-lug |
Passera mattugia | Passer montanus | apr-lug |
Pigliamosche | Muscicapa striata | mag-lug |
Quaglia comune | Coturnix coturnix | mag-lug |
Rampichino | Certhia brachydactyla | apr-mag |
Rampichino alpestre | Certhia familiaris | apr-giu |
Rondine | Hirundo rustica | mag-lug |
Saltimpalo | Saxicola torquatus | mag-lug |
Sordone | Prunella collaris | apr-lug |
Sterpazzola | Xxxxxx communis | mag-lug |
Stiaccino | Saxicola rubetra | mag/giu-lug |
Storno | Sturnus vulgaris | apr-giu |
Torcicollo | Jynx torquilla | mag-lug |
Tortora | Streptopelia turtur | mag-lug |
Upupa | Upupa epops | mag-lug |
Zigolo giallo | Emberiza citrinella | apr-lug |
Zigolo muciatto | Emberiza cia | mar-giu |
Tabella 4.17: Elenco delle specie oggetto del censimento per punti d’ascolto, riguardante le specie di interesse comunitario e focali, come individuate nell’ambito dell’Azione A.3.
4.3.6.2 Il metodo per punti d’ascolto per il monitoraggio della Rete Natura 2000 in Trentino
Censimenti attraverso la metodologia per punti d’ascolto possono risultare particolarmente idonei alla descrizione delle comunità ornitiche all’interno dei SIC e delle ZPS provinciali, soprattutto nel caso di quelli meno conosciuti da un punto di vista ornitologico. Il metodo MITO può anche essere impiegato per il monitoraggio nel tempo dei popolamenti ornitici, attraverso la ripetizione dei punti d’ascolto in annate successive. Il metodo MITO all’interno di ZSC e ZPS può essere applicato attraverso la definizione di sentieri campione, lungo cui svolgere punti d’ascolto di 10 minuti, adeguatamente distribuiti. La disposizione e la densità dei punti d’ascolto deve tener conto delle dimensioni del ZSC (o della ZPS), della copertura parziale dei diversi ambienti e delle quote entro cui si sviluppa l’area indagata.
Come esempio di applicazione del metodo MITO al monitoraggio di una ZPS ed in SIC si rimanda a Xxxxxx (2008) e Franzoi (2009), che hanno nell’ambito delle rispettive tesi di laurea (Università di Pavia e MUSE) utilizzato tale metodo per descrivere la comunità delle specie ornitiche nidificanti nella ZPS del Pasubio e del Baldo.
Il metodo per punti d’ascolto per il monitoraggio degli ambienti aperti Considerando la particolare ‘urgenza’ di raccogliere dati per monitorare e conservare l’avifauna degli ambienti aperti, vera e propria ‘emergenza’ a livello continentale, si può ipotizzare di monitorare attraverso censimenti svolti secondo tale metodologia ambienti aperti agro-pastorali di diverso tipo e alle diverse quote, rappresentativi dei differenti gradi di intensificazione delle pratiche agricole e pastorali riscontrate in provincia, al fine di descrivere l’avifauna dei diversi ambienti e analizzare i fattori determinanti la presenza/assenza e l’abbondanza delle specie di maggior interesse.
Il Farmland Bird Index Anche il Farmland Bird Index può essere calcolato in modo più preciso ed assumere ancora più valore tramite una apposita gestione dei punti d’ascolto della metodologia MITO. Per la formulazione del FBI per il periodo 2001-2013 si ricorda che, nell’ambito del
monitoraggio a scala nazionale, il MUSE partecipa e monitora la provincia di Trento, con specifici approfondimenti sulle aree aperte sotto l’egida del Dipartimento Agricoltura. Per maggiori dettagli si rimanda al sito della Rete Rurale Nazionale (xxx.xxxxxxxxxx.xx), dove è possibile scaricare le relazioni annuali. Le analisi condotte nel lavoro citato hanno infatti permesso di identificare le specie caratteristiche di ambiente agricolo, il cui andamento demografico fa parte degli indicatori utilizzati dalla Comunità Europea per valutare la “sostenibilità ambientale” delle strategie in agricoltura. Il lavoro in provincia di Trento condotto dal MUSE [17], ha portato quindi all’individuazione di 26 specie a vocazione agricola su scala provinciale e al calcolo del FBI per 17 specie, sulla base dei dati raccolti tramite il protocollo MITO in particelle di rilevamenti ripetuti tra il 2001 e il 2013 (xxx.xxxxxxxxxx.xx).
4.3.7 Il monitoraggio dell’avifauna nidificante per macroambienti
Poter ricondurre le specie da monitorare ad alcuni ambienti ben individuati può consentire di attuare importanti sinergie e risparmi, quando le specie oggetto di attenzione si rinvengono negli stessi habitat e sono censibili attraverso gli stessi metodi. Lo scopo di questa sezione è pertanto quello di evidenziare tali ’sovrapposizioni’ per massimizzare l’efficacia dei monitoraggi proposti per l’avifauna in Trentino.
Il monitoraggio della Rete Natura 2000 in Trentino, come altrove, verte per le ragioni sopra esposte in misura preponderante sugli Uccelli nidificanti, dal momento che rappresentano la frazione maggiormente caratterizzante e di preminente interesse conservazionistico a livello provinciale; all’interno di questa categoria sono incluse anche le specie con funzione di indicatore di biodiversità o di qualità ambientale.
Accanto al monitoraggio delle comunità degli Uccelli nidificanti, si prevede comunque il censimento degli uccelli acquatici svernanti presso i principali corpi idrici della provincia e la componente in transito durante le migrazioni prenuziale e postriproduttiva.
Le specie al di fuori dell’Allegato I della Direttiva Uccelli per le quali viene proposto comunque un metodo di monitoraggio, per il loro valore di bioindicatori o per il loro stato di conservazione sfavorevole a livello europeo o continentale sono state scelte in base alla loro presenza in ambienti ospitanti specie già oggetto di attenzione in quanto incluse nell’Allegato I e potenzialmente censibili attraverso gli stessi metodi proposti per le specie di interesse comunitario. Viene di seguito riportato l’iter di selezione delle specie per il monitoraggio.
Criteri Sono stati selezionati taxa rispondenti ai seguenti requisiti:
• indicatori di diversità o ricchezza specifica;
• indicatori di ambienti naturali in buono stato di conservazione;
• specie con status sfavorevole a livello globale o continentale;
• specie con status sfavorevole a livello provinciale ma con distribuzione non puntiforme. Pertanto, le specie selezionate includono:
•
specie inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE), ad eccezione di quelle accidentali o del tutto irregolari in Trentino;
•
indicatori di biodiversità o di qualità ambientale/funzionalità ecosistemica, sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili;
•
altre specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo secondo il recente rapporto pubblicato da BirdLife International (2004);
•
specie con status sfavorevole a livello provinciale, secondo la Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Trentino [38].
È opportuno ribadire come il monitoraggio delle specie di cui ai punti 2, 3 e 4 non comporti sforzo di campionamento aggiuntivo rispetto al monitoraggio delle sole specie di cui al punto 1, dal momento che i sistemi di raccolta dati necessari per il monitoraggio di queste ultime
consentono simultaneamente di monitorare le altre specie senza necessità di ulteriore lavoro di campo.
Escluse Sono state invece escluse le specie con status locale sfavorevole ma status generale favorevole quando troppo localizzate e le specie con status globale o continentale sfavorevole quando irregolari o estremamente localizzate. Queste specie potranno esser oggetto di studi specifici nel caso rappresentino entità di valore biologico particolarmente elevato.
Priorità per le specie non incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli Si è data priorità a specie rappresentative di comunità in buono stato o indicatori di biodiversità già noti (indicatori, specie ombrello, specie focali). Specie scelte in base all’ambiente frequentato a livello provinciale (frequenza nei diversi ambienti desunta dall’atlante).
Funzione delle azioni di monitoraggio
•
controllare il trend di popolazione e la distribuzione di specie inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE) e di altre specie di rilevante interesse ecologico o conservazionsitico;
•
controllare indirettamente lo stato di salute degli ambienti (o habitat o tipologia o raggruppamenti di habitat prioritari) attraverso l’utilizzo di indicatori.
Il monitoraggio di specie che fungono da indicatori di biodiversità (es. alcune specie di rapaci diurni) oppure di elevata qualità ambientale e funzionalità ecosistemica (es. diversi Passeriformi) consente di ricavare informazioni di valore più generale rispetto alla distribuzione specifica di un singolo organismo ed offre una serie di importanti ricadute in termini di conservazione e gestione dell’ambiente naturale. In particolare, l’utilizzo di bioindicatori in senso lato permette di interpretare e monitorare la qualità di un habitat in termini ecologici. L’utilizzo di specie indicatrici appropriatamente selezionate rappresenta un sistema pratico, relativamente rapido ed efficace per risolvere questioni relative a conservazione, gestione ed eventualmente rinaturalizzazione degli ecosistemi [57] [36] [46] [3]. Le specie indicatrici possono agire anche come specie ombrello quando le azioni gestionali necessarie per questi taxa permettono allo stesso tempo la conservazione delle specie presenti nello stesso ambiente e influenzate dagli stessi fattori ecologici ed antropici [55] [26] [25].
Vengono di seguito elencate le specie selezionate sulla base dei criteri sopra esposti per il monitoraggio della Rete Natura 2000 in Trentino. Le specie sono elencate suddivise per macro-ambienti; tali macro-ambienti includono potenzialmente diversi habitat d’importanza
comunitaria secondo la Direttiva Habitat (92/43/CEE) oppure ambienti non inclusi nella direttiva citata ma che ospitano significative popolazioni di specie ornitiche incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE).
I macro-ambienti, individuati sulla base di caratteristiche macroscopiche della vegetazione e dei fattori biotici e abiotici caratterizzanti i diversi habitat, sono i seguenti: ambiente agricolo e aree prative; zone umide; ambienti forestali; ambienti di alta quota; ambienti rupestri e versanti detritici. Gli elenchi sistematici sono suddivisi secondo il seguente ordine:
1. specie inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE);
2. bioindicatori secondo la letteratura scientifica (articoli pubblicati su riviste internazionali, altri studi specialistici);
3. specie con status sfavorevole a livello europeo secondo BirdLife International (2004);
4. specie con status sfavorevole a livello provinciale secondo la Lista Rossa provinciale [20].
Nel caso di specie che rientrano in più categorie, queste vengono inserite nella prima categoria in ordine di elencazione secondo lo schema sopra proposto. Nella colonna ‘motivazioni’ viene riportata la ragione (o le ragioni) della scelta di una data specie in base ai punti B, C, D sopra elencati, con gli appropriati riferimenti bibliografici. In questa colonna è anche riportata la classificazione SPEC di BirdLife International (2004) che riassume lo stato di conservazione di una specie (in sintesi: SPEC 1: specie globalmente minacciata; SPEC 2: specie con status di conservazione sfavorevole in Europa e
concentrata in Europa; SPEC 3: specie con status di conservazione sfavorevole in Europa non concentrata in Europa). Nel caso in cui una specie non rientri nelle categorie SPEC ma mostri un declino a livello europeo, è riportato il riferimento bibliografico BirdLife International 2004, altrimenti omesso nel caso delle specie SPEC.
4.3.7.1 Ambiente agricolo e aree prative
Si tratta dell’insieme di ambienti prativi (ormai rari!) destinato allo sfalcio o al pascolo di media e bassa quota, e le ancor più rare o limitate tipologie di ambienti a seminativi di fondovalle. Si tratta di un contesto paesaggistico poco rappresentano a scala provinciale, e che pertanto include una serie di specie minacciate a scala locale o in via di estinzione. Sono contesti paesaggistici estremamente circoscritti, dal valore ecologico rilevante come evidenziano le mappe prodotte nell’azione A3 e qui riportate per un’immediata interpretazione.
Vengono in seguito elencate le principali tipologie di Habitat Natura 2000 potenzialmente riferibili a questa macro categoria.
Coltivazioni prevalentemente erbacee (prati da sfalcio, seminativi, pascoli), praterie semi-naturali
• Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000:
6110 * Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi
6150 Formazioni erbose boreo-alpine silicee
6170 Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine
6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)
6230 * Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane dell’Europa continentale)
6240 | * Formazioni erbose sub-pannoniche |
6410 | Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae) |
6430 | Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile |
6510 | Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis) |
6520 | Praterie montane da fieno |
•
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario:
– xxxxx xxxxxx;
– altri prati permanenti utilizzati per scopi produttivi.
• Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino | Famiglia | Motivazione | |
Re di quaglie Crex crex | Rallidae | SPEC 1, CR Lista Rossa TN | |
Succiacapre Caprimulgus europaeus Caprimulgidae SPEC 2, VU Lista Rossa TN | |||
Bigia padovana | Xxxxxx nisoria | Sylviidae | CR Lista Rossa TN |
Averla piccola | Lanius collurio | Laniidae | Brambilla et al. 2009, VU Lista Rossa TN |
Ortolano | Emberiza hortulana | Emberizidae | SPEC2, CR Lista Rossa TN |
Tabella 4.18: Specie di ambienti agricoli e prativi dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nessuna specie individuata
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Gheppio Falco tinnunculus Falconidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Allodola | Alauda arvensis | Alaudidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN |
Rondine | Hirundo rustica | Hirundinidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN |
Pigliamosche | Muscicapa striata | Muscicapidae SPEC 3, NT Lista Rossa TN |
Stiaccino | Saxicola rubetra | Muscicapidae BirdLife International 2004, NT Lista Rossa TN |
Passera mattugia | Passer montanus | Passeridae SPEC 3 |
Fanello | Carduelis cannabina | Fringillidae SPEC 2, NT Lista Rossa TN |
Tabella 4.19: Specie di ambienti agricoli e prativi con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Quaglia comune Coturnix coturnix Phasianidae VU Lista Rossa TN, in diminuzione
Poiana | Buteo buteo | Accipitridae NT Lista Rossa TN |
Sterpazzola | Xxxxxx communis | Sylviidae VU Lista Rossa TN, in diminuzione |
Canapino comune | Hippolais polyglotta | Sylviidae NT Lista Rossa TN |
Saltimpalo | Saxicola torquatus | Muscicapidae VU Lista Rossa TN, in diminuzione |
Zigolo giallo | Emberiza citrinella | Emberizidae VU Lista Rossa TN, in diminuzione |
Tabella 4.20: Specie di ambienti agricoli e prativi con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Coltivazioni arboree Tale categoria si riferisce ai vigneti e frutteti. Questa categoria non comprende nessun habitat contemplato dalla Direttiva Habitat (92/43/CEE); tuttavia, esso ospita popolazioni significative di diverse specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE) e pertanto risulta meritevole di monitoraggio, al fine di valutare e monitorare lo stato di conservazione di queste specie. Inoltre, la grande estensione delle coltivazioni arboree nel Trentino, ed in particolare nei contesti di fondovalle, rende particolarmente importante un monitoraggio della biodiversità in tali ambienti, che occupano una superficie considerevole del territorio provinciale, soprattutto alle basse quote. Questa parte del monitoraggio si completa e raccorda con le attività che sono in corso di definizione all’interno del monitoraggio del Piano di Sviluppo Rurale (PSR).
•
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario:
– frutteti;
– vigneti;
– oliveti.
• Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Succiacapre Caprimulgus europaeus Caprimulgidae SPEC 2, VU Lista Rossa TN
Averla piccola Lanius collurio Laniidae SPEC 3, Xxxxxxxxx et al. 2009, VU Lista Rossa TN
Tabella 4.21: Specie di ambienti a coltivazioni arboree dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Assiolo | Otus scops | Strigidae | [50],SPEC 2, EN Lista Rossa TN |
Picchio verde | Picus viridis | Picidae | SPEC 2, [47], NT Lista Rossa TN |
Tabella 4.22: Specie di ambienti a coltivazioni arboree bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino | Famiglia | Motivazione | |
Tortora Streptopelia turtur | Columbidae | SPEC 3, NT Lista Rossa TN | |
Upupa Upupa epops | Upupidae | SPEC 3 , VU Lista Rossa TN, in diminuzione | |
Torcicollo Jynx torquilla | Picidae | SPEC 3 , NT Lista Rossa TN | |
Pigliamosche Muscicapa striata | Muscicapidae | SPEC 3 , NT Lista Rossa TN | |
Codirosso comune Phoenicurus phoenicurus Muscicapidae SPEC 2 , NT Lista Rossa TN | |||
Storno | Sturnus vulgaris | Sturnidae | SPEC 3 , NT Lista Rossa TN |
Passera mattugia | Passer montanus | Passeridae | SPEC 3 , NT Lista Rossa TN, in diminuzione |
Fanello | Carduelis cannabina | Fringillidae | SPEC 2 , NT Lista Rossa TN |
Tabella 4.23: Specie di ambienti a coltivazioni arboree con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Poiana Buteo buteo Accipitridae NT Lista Rossa TN
Gufo comune Asio otus Strigidae NT Lista Rossa TN
Fanello Carduelis cannabina Fringillidae SPEC 2NT Lista Rossa TN
Passera mattugia Passer montanus Passeridae SPEC 3 , NT Lista Rossa TN, in diminuzione Zigolo nero Emberiza cirlus Emberizidae CR Lista Rossa TN, in diminuzione
Tabella 4.24: Specie di ambienti a coltivazioni arboree con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Si tratta di un macroambiente poco rappresentato in Trentino, che include i laghi e i corsi d’acqua di fondovalle, quali tipologie di maggior rilievo per l’ornitofauna nidificante; paludi, torbiere e prati umidi rappresentano ormai invece un contesto limitato, così come i boschi ripari lungo i corsi d’acqua, quasi tutti a carattere residuale, e in precario stato di conservazione in quanto soggetti a periodico taglio a raso, soggetti ad attacchi di parassiti (ontanete) e a progressiva invasione di specie alloctone. Gran parte di questi piccoli lembi di ambienti umidi sono comunque tutelati in Trentino e rientrano nell’elenco dei biotopi (Riserve Naturali) della PAT, purtroppo però senza una evidente connessione e continuità ecologica.
Ambienti lentici
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000:
3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli
Isoeto-Nanojuncetea
3150 | Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition |
3160 | Laghi e stagni distrofici |
7210 | * Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae |
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario:
• canneti;
• cariceti;
• altra vegetazione igrofila di rilevante interesse naturalistico (es. saliceti ripari);
• acque aperte.
Nel caso dei bacini lacustri, risulta di fondamentale importanza il monitoraggio dell’intera area occupata dal lago e dalla vegetazione igrofila ad esso associata, dal momento che gli specchi d’acqua e le fasce vegetate ad essi contigue costituiscono unità ecologiche e paesaggistiche inscindibili e indivisibili; il limitarsi alle porzioni identificate come SIC (nei casi in cui la perimetrazione di questi ultimi non corrisponda all’intero corpo idrico) risulterebbe nella perdita di significato ecologico del monitoraggio in tali situazioni. Inoltre, la maggior parte delle specie selezionate per il monitoraggio si muove attraverso ambienti differenti, a scale spaziali generalmente superiori alla dimensione, solitamente ridotta, dei SIC ubicati presso i laghi trentini.
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Nibbio bruno Milvus migrans Accipitridae VU Lista Rossa TN
Tarabusino Ixobrychus minutus Ardeidae SPEC 3, [6], EN Lista Rossa TN Xxxxxx xxxxxxxxx Alcedo atthis Alcedinidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Tabella 4.25: Specie di ambienti umidi lentici dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano | Nome latino | Famiglia | Motivazione |
Porciglione | Rallus aquaticus | Rallidae | [12], VU Lista Rossa TN |
Gallinella d’acqua | Gallinula chloropus | Rallidae | [7] |
Corriere piccolo | Charadrius dubius | Charadriidae | [6], EN Lista Rossa TN |
Usignolo di fiume | Cettia cetti | Sylviidae | NT Lista Rossa TN |
Cannaiola verdognola | Acrocephalus palustris | Sylviidae | [6], EN Lista Rossa TN |
Cannaiola comune | Acrocephalus scirpaceus | Sylviidae | [6], EN Lista Rossa TN |
Cannareccione Acrocephalus arundinaceus Sylviidae [6], EN Lista Rossa TN
Migliarino di palude Emberiza schoeniclus Emberizidae [6], EN Lista Rossa TN
Tabella 4.26: Specie di ambienti umidi lentici bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Moretta Aythya fuligula Anatidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN, localizzata come nidificante
Cutrettola Motacilla flava Motacillidae Specie in declino, [30], EN Lista Rossa TN
Tabella 4.27: Specie di ambienti umidi lentici con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano | Nome latino | Famiglia | Motivazione |
Tuffetto | Tachybaptus ruficollis | Podicipedidae | VU Lista Rossa TN |
Airone cenerino | Ardea cinerea | Ardeidae | NT Lista Rossa TN |
Porciglione | Rallus aquaticus | Rallidae | VU Lista Rossa TN |
Corriere piccolo | Charadrius dubius | Charadriidae | [6], EN Lista Rossa TN |
Usignolo di fiume | Cettia cetti | Sylviidae | NT Lista Rossa TN |
Cannaiola verdognola | Acrocephalus palustris | Sylviidae | [6], EN Lista Rossa TN |
Cannaiola comune | Acrocephalus scirpaceus | Sylviidae | [6], EN Lista Rossa TN, localizzata |
Cannareccione | Acrocephalus arundinaceus | Sylviidae | [6], EN Lista Rossa TN, loc. in diminuzione |
Migliarino di palude | Emberiza schoeniclus | Emberizidae | [6], EN Lista Rossa TN, in diminuzione |
Tabella 4.28: Specie di ambienti umidi lentici con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Ambienti lotici
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000:
3220 | Fiumi alpini con vegetazione riparia erbacea |
3230 | Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa aMyricaria germanica |
3240 | Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos |
3260 | Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion flutiantis e Callitrichio-Batrachion |
3270 Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodietum rubri p.p. e Bidention p.p.
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario:
• sorgenti;
• greti fluviali ghiaiosi e sassosi.
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Xxxxxx xxxxxxxxx Alcedo atthis Alcedinidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Tabella 4.29: Specie di ambienti umidi lotici dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Merlo acquaiolo Cinclus cinclus Cinclidae NT Lista Rossa TN
Tabella 4.30: Specie di ambienti umidi lotici bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Piro-piro piccolo Actitis hypoleucos Scolopacidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Tabella 4.31: Specie di ambienti umidi lotici con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Corriere piccolo Charadrius dubius Charadriidae [6], EN Lista Rossa TN
Tabella 4.32: Specie di ambienti umidi lotici con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Zone umide per l’avuifauna acquatica in inverno Nelle zone umide, oltre al monitoraggio delle specie nidificanti, previsto per tutti i macroambienti, assume particolare rilevanza il monitoraggio dei contingenti svernanti di uccelli acquatici. Per molte di queste specie, infatti, l’analisi dei trend demografici interessa principalmente le popolazioni svernanti (BirdLife International 2004), dal momento che i quartieri di nidificazione sono spesso posti in aree geografiche difficilmente accessibili e monitorabili, spesso alle latitudini più estreme. Anche per quanto riguarda il Trentino, la maggior parte delle specie acquatiche sono presenti prevalentemente od esclusivamente durante il periodo invernale (Pedrini et al. 2005; Xxxxxxx et al. 2011). Pertanto, risulta importante monitorare i principali siti di svernamento dell’avifauna acquatica, tramite opportuni censimenti volti al conteggio dei contingenti svernanti, in particolare di Anseriformi Ardeidi, Falacrocoracidi e Podicipedidi e Rallidi, oltre ad alcune specie di rapaci legate agli ambenti umidi.
Il censimento degli uccelli acquatici svernanti interessa la comunità degli acquatici nel suo complesso; tuttavia, alcune specie rivestono particolare importanza, dal momento che frequentano il Trentino con popolazioni svernanti di rilievo a livello nazionale; in particolare, si segnalano moretta Aythya fuligula (i laghi di Caldonazzo e Levico hanno importanza nazionale per lo svernamento della specie, Pedrini et al. 2005), moriglione Aythya ferina (specie attualmente a status sfavorevole a livello europeo, BirdLife International 2004), tarabuso Botaurus stellaris (specie inclusa nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE), con status di conservazione sfavorevole a livello europeo, BirdLife International 2004).
La priorità, in termini di censimento dell’avifauna acquatica svernante, va sicuramente data ai laghi di dimensioni più importanti, in quanto ospitano i contingenti più significativi delle specie svernanti
(ed in particolare di quelle inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli): Garda, Toblino, Caldonazzo, Cavedine, Levico, Pudro, X. Xxxxxxxx, Molveno, X. Xxxxxxxx. Anche alcuni tratti dei principali corsi d’acqua (Adige, Sarca, Avisio) sono meritevoli di censimento. Vale comunque come criterio generale la prosecuzione del monitoraggio IWC a scala provinciale che annualmente il Servizio Foreste e fauna della PAT conduce in collaborazione con il MUSE, secondo le metodologie stabilite da ISPRA, da oltre un decennio in una serie di aree umide e settori fluviali ritenuti significativi (Pedrini et al. 2011).
Il monitoraggio della sosta migratoria nelle Zone umide di fondovalle Mediante attività di inanellamento e/o di osservazione visiva e al canto va programmato il monitoraggio periodico della sosta in alcune Zone umide di fondovalle per valutare il ruolo di questi SIC in termini quali luoghi di rifugio e alimentazione per le specie in transito.
Al riguardo si propone di considerare in particolare il gruppo dei Passeriformi quale gruppo target. Si propone di attivare una stazione di inanellamento in un’area umida del Trentino, che operi in maniera standardizzata. Per idoneità logistica e posizione orografica nel contesto delle migrazioni provinciale, si ritiene idoneo il Sito La Rocchetta in Bassa Val di Non. Non si reputano invece più adatte le Foci dell’Avisio, stazione oggi dismessa, in quanto il sito risulta molto disturbato e pertanto poco adatto ad ospitare un impianto di inanellamento permanente (Pedrini et al. 2002, 2008, 2012).
Si propone di monitorare mediante rilevamenti di campo (con censimento isite al canto e all’osservazione diretta), alcuni siti campione posti lungo le rotte primaverili e/o autunnali e primariamente: la Bassa Val del Chiese (Lago d’Idro), la Valle del Sarca (Lago di Toblino), la Valle dell’Adige (Foci dell’Avisio, Taio di Nomi), la Val di Non (La Rocchetta, Palude di Tuenno), Alta Valsugana (Lago di Caldonazzo e Levico). A questi siti, in autunno si potrebbero aggiungere: Xxxxx, Inghiaie e Xxxxxxxxxx.
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000
3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli
Isoeto-Nanojuncetea
3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• canneti;
• cariceti;
• acque aperte e grandi bacini lacustri.
Elenco delle specie
A) Acquatici svernanti: specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano | Nome latino | Famiglia |
Moretta tabaccata | Aythya nyroca | Anatidae |
Pesciaiola | Mergus albellus | Anatidae |
Strolaga minore | Gavia stellata | Gaviidae |
Strolaga mezzana | Gavia arctica | Gaviidae |
Strolaga maggiore | Gavia immer | Gaviidae |
Svasso cornuto | Podiceps auritus | Podicipedidae |
Airone bianco maggiore | Casmerodius albus | Ardeidae |
Tarabuso | Botaurus stellaris | Ardeidae |
Falco di palude | Circus aeruginosus | Accipitridae |
Gufo di palude | Asio flammeus | Strigidae |
Tabella 4.33: Specie di ambienti umidi di fondovalle dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Specie migratrici
Come confermano i monitoraggi condotti in alcuni biotopi del Trentino (ad es., Foci dell’Avisio; Xxxxxxxx et al. 2003; Xxxxxxx et al. 2008) e osservazioni al canto e visive (ined./MUSE, relazione interna SCN), un criterio per stabilire la diversità in termini di migratori in sosta in un biotopo può esser rappresentato dal rilevamento i migratori transahariani in sosta nel biotopo (più che da quelli intrapaleartici). Pertanto, vista la loro numerosità e senza elencare quali specie utilizzare a tale fine, si propone di considerare i migratori transahariani nel loro insieme, quale gruppo di specie indicatrici del grado di importanza del Sito come sito di sosta (stop-over); queste osservazioni consentiranno una prima valutazione e/o misurare degli effetti conseguenti ad eventuali cambiamenti ambientali provocati da interventi di bonifica, cambio colturale o di ripristino e miglioramento ambientale.
4.3.7.3 Boschi di latifoglie (escluso le faggete) Boschi igrofili
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000 9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
91D0 * Torbiere boscose
91E0 * Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-padion, Alnion incanae, Salicion albae)
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• formazioni miste a querce, frassini ed olmi delle valli fluviali;
• boschi igrofili di salice bianco Salix alba e consorzi igrofili di salici Salix spp. a basse quote.
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Accipitridae NT Lista Rossa TN
Nibbio bruno Milvus migrans Accipitridae VU Lista Rossa TN
Picchio cenerino Picus canus Picidae Indicatori di maturità forestale e biocenosi ambienti boschivi
Tabella 4.34: Specie di ambienti a boschi di latifoglie igrofili dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano | Nome latino | Famiglia | Motivazione |
Allocco | Strix aluco | Strigidae | [49] |
Picchio rosso maggiore | Dendrocopos major | Picidae | indicatore di maturità forestale e biocenosi ambienti boschivi |
Picchio verde | Picus viridis | Picidae | [47], indicatore di maturità forestale e biocenosi ambienti boschivi |
Cincia bigia | Poecile palustris | Paridae | [3] |
Cinciarella | Cyanistes caeruleus | Paridae | [3] |
Picchio muratore | Sitta europaea | Sittidae | [3] |
Rampichino | Certhia brachydactyla | Certhiidae | [3] |
Tabella 4.35: Specie di ambienti a boschi di latifoglie igrofili bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Pigliamosche Muscicapa striata Muscicapidae SPEC 3, NT Lista Rossa TN
Tabella 4.36: Specie di ambienti a boschi di latifoglie igrofili con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Poiana Buteo buteo Accipitride NT Lista Rossa TN
Tabella 4.37: Specie di ambienti a boschi di latifoglie igrofili con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Boschi termofili o mesofili
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000
9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli
91H0 * Boschi pannonici di Quercus pubescens
9260 | Foreste di Castanea sativa |
9340 | Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia |
9170 | Querceti di rovere del Galio-Carpinetum |
91L0 Querceti di rovere illirici (Erythronion-carpinion)
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• orno-ostrieti;
• altri querceti.
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Accipitridae NT Lista Rossa TN
Nibbio bruno Milvus migrans Accipitridae VU Lista Rossa TN
Picchio cenerino Picus canus Picidae Indicatori di maturità forestale e biocenosi ambienti boschivi
Tabella 4.38: Specie di ambienti a boschi di latifoglie termofili o mesofili dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano | Nome latino | Famiglia | Motivazione |
Allocco | Strix aluco | Strigidae | [49] |
Picchio rosso maggiore | Dendrocopos major | Picidae | Indicatore di maturità forestale e biocenosi ambienti boschivi |
Picchio verde | Picus viridis | Picidae | [47], Indicatore di maturità forestale e biocenosi ambienti boschivi |
Cincia bigia | Poecile palustris | Paridae | [3] |
Cinciarella | Cyanistes caeruleus | Paridae | [3] |
Picchio muratore | Sitta europaea | Sittidae | [3] |
Rampichino | Certhia brachydactyla | Certhiidae | [3] |
Tabella 4.39: Specie di ambienti a boschi di latifoglie termofili o mesofili bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Luì verde Phylloscopus sibilatrix Sylviidae SPEC 2, NT Lista Rossa TN
Luì bianco occidentale Phylloscopus xxxxxxx Sylviidae SPEC 2, NT Lista Rossa TN Pigliamosche Muscicapa striata Muscicapidae SPEC 3, NT Lista Rossa TN
Tabella 4.40: Specie di ambienti a boschi di latifoglie termofili o mesofili con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Poiana Buteo buteo Accipitride NT Lista Rossa TN
Tabella 4.41: Specie di ambienti a boschi di latifoglie termofili o mesofili con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000
9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum
9130 Faggeti dell’Asperulo-Fagetum
9140 Faggeti subalpini dell’Europa centrale con Acer e Rumex arifolius
9150 Faggeti calcicoli dell’Europa centrale del Cephalanthero-Fagion
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• faggete con agrifoglio.
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Civetta capogrosso Aegolius funereus Strigidae [50], NT Lista Rossa TN
Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Accipitridae NT Lista Rossa TN Picchio nero Dryocopus martius Picidae
Tabella 4.42: Specie di ambienti a faggeta dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Cincia bigia Poecile palustris Paridae SPEC 3[3]
Allocco Stryx aluco Strigidae [49] Picchio muratore Sitta europaea Sittidae [3]
Tabella 4.43: Specie di ambienti a faggeta bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Luì verde Phylloscopus sibilatrix Sylviidae SPEC 2, NT Lista Rossa TN
Pigliamosche Muscicapa striata Muscicapidae SPEC 3, NT Lista Rossa TN
Tabella 4.44: Specie di ambienti a faggeta con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000
9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum (piceo-faggete silicicole; piceo-faggete con abete bianco)
9130 Faggeti dell’Asperulo-Fagetum (piceo-faggete calcicole) (9852.53 ha complessivi dalla perimetrazione parziale sinora disponibile ma incluse anche faggete)
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• altri boschi misti.
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano | Nome latino | Famiglia | Motivazione |
Xxxxx xxxxxxx | Tetrao urogallus | Tetraonidae | [56], [43], [30],EN Lista Rossa TN |
Fagiano di monte | Tetrao tetrix | Tetraonidae | Specie in declino, [30], VU Lista Rossa TN |
Francolino di monte | Bonasa bonasia | Tetraonidae | SPEC 3, VU Lista Rossa TN |
Falco pecchiaiolo | Pernis apivorus | Accipitridae | NT Lista Rossa TN |
Nibbio bruno | Milvus migrans | Accipitridae | VU Lista Rossa TN |
Civetta nana | Glaucidium passerinum | Strigidae | VU Lista Rossa TN |
Civetta capogrosso | Aegolius funereus | Strigidae | NT Lista Rossa TN |
Picchio nero | Dryocopus martius | Picidae | |
Picchio cenerino | Picus canus | Picidae | SPEC 3, NT Lista Rossa TN |
Tabella 4.45: Specie di ambienti a bosco misto dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Rampichino alpestre Certhia familiaris Certhiidae [22]
Cincia bigia Poecile palustris Paridae [3], SPEC 3
Astore Accipiter gentilis Accipitridae [24], [50], NT Lista Rossa TN Picchio muratore Sitta europaea Sittidae [3]
Tabella 4.46: Specie di ambienti a bosco misto bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus Paridae SPEC 2
Luì verde Phylloscopus sibilatrix Sylviidae SPEC 2, NT Lista Rossa TN
Luì bianco occidentale Phylloscopus xxxxxxx Sylviidae SPEC 2, NT Lista Rossa TN Cincia alpestre Poecile montanus Paridae Specie vulnerabile, [30]
Tabella 4.47: Specie di ambienti a bosco misto con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Poiana Buteo buteo Accipitridae NT Lista Rossa TN
Merlo dal collare Turdus torquatus Turdidae NT Lista Rossa TN, in diminuzione
Tabella 4.48: Specie di ambienti a bosco misto con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000
9410 Foreste acidofile montane e alpine di Picea (Vaccinio-Picetea)
9420 Foreste di Larix decidua e/o Pinus cembra (9593.49 ha complessivi dalla perimetrazione parziale sinora disponibile)
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• Pinete di xxxx xxxxxxxxx Pinus sylvestris
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano | Nome latino | Famiglia | Motivazione |
Falco pecchiaiolo | Pernis apivorus | Accipitridae | NT Lista Rossa TN |
Xxxxx xxxxxxx | Tetrao urogallus | Tetraonidae | [56], [43], [30],EN Lista Rossa TN |
Fagiano di monte | Tetrao tetrix | Tetraonidae | [47], SPEC 3, VU Lista Rossa TN |
Francolino di monte | Bonasa bonasia | Tetraonidae | [30], VU Lista Rossa TN |
Civetta nana | Glaucidium passerinum | Strigidae | [49], VU Lista Rossa TN |
Civetta capogrosso | Aegolius funereus | Strigidae | [49], NT Lista Rossa TN |
Picchio tridattilo | Picoides tridactylus | Picidae | [47], NT Lista Rossa TN |
Picchio nero | Dryocopus martius | Picidae | |
Picchio cenerino | Picus canus | Picidae | NT Lista Rossa TN |
Tabella 4.49: Specie di ambienti a boschi di conifere dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Picchio muratore Sitta europaea Sittidae [3]
Astore Accipiter gentilis Accipitridae [24], [49], NT Lista Rossa TN Rampichino alpestre Certhia familiaris Certhiidae [22]
Tabella 4.50: Specie di ambienti a boschi di conifere bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Cincia alpestre Poecile montanus Paridae [30] Cincia dal ciuffo Lophophanes cristatus Paridae SPEC 2
Tabella 4.51: Specie di ambienti a boschi di conifere con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Poiana Buteo buteo Accipitridae NT Lista Rossa TN
Merlo dal collare Turdus torquatus Turdidae NT Lista Rossa TN, in diminuzione
Tabella 4.52: Specie di ambienti a boschi di conifere con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
4.3.7.7 Ambienti di alta quota
In questa categoria ambientale assumono particolare rilevanza, tra le specie considerate bioindicatrici, quelle potenzialmente adatte ad indicare gli effetti su distribuzione, abbondanza, demografia, dei cambiamenti climatici ed in particolare del riscaldamento globale. Alcune specie legate ad ambienti posti alle quote più elevate, come pernice bianca, sordone e fringuello alpino, possono subire contrazioni del loro areale a causa dell’incremento della temperatura e del conseguente progressivo innalzamento degli ambienti loro idonei. Altre, più tipiche dei settori prealpini, indicano invece forti cambiamenti, conseguenti al rimboschimento naturale delle porzioni sommitali, conseguenti al progressivo innalzamento del limite della vegetazione arborea ed arbustiva (pino mugo).
Il loro monitoraggio diviene perciò strumento utile per verificare gli effetti del global warming sulle specie viventi in ambito alpino.
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000
4060 | Lande alpine e boreali |
4070 | * Boscaglie di Pinus mugo e di Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti ) |
4080 | Boscaglie subartiche di Salix spp. |
6150 | Formazioni erbose boreo-alpine silicee |
6170 | Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine |
8110 | Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galopsietalia ladani ) |
8120 | Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii ) |
8160 | * Ghiaioni dell’Europa centrale calcarei di collina e montagna |
8230 | Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion o del Sedo albi-Veronicion dillenii |
8240 | * Pavimenti calcarei |
8340 | Ghiacciai permanenti |
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• alnete ad ontano verde Alnus viridis
Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano | Nome latino | Famiglia Motivazione |
Pernice bianca | Lagopus muta | Tetraonidae [30], in declino sensibile cambiamenti climatici, EN Lista Rossa TN |
Fagiano di monte | Tetrao tetrix | Tetraonidae [47], specie in declino, SPEC 3, VU Lista Rossa TN |
Coturnice | Alectoris graeca | Phasianidae SPEC 2, EN Lista Rossa TN |
Gipeto | Gypaetus barbatus | Accipitridae SPEC 3, RE Lista Rossa TN |
Biancone | Circaetus gallicus | Accipitridae EN Lista Rossa TN |
Aquila reale | Aquila chrysaetos | Accipitridae VU Lista Rossa TN |
Tabella 4.53: Specie di ambienti di alta quota dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Sordone Prunella collaris Prunellidae Sensibile ai cambiamenti climatici Fringuello alpino Montifringilla nivalis Passeridae Sensibile ai cambiamenti climatici
Tabella 4.54: Specie di ambienti di alta quota bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Culbianco Oenanthe oenanthe Muscicapidae SPEC 3, NT Lista Rossa TN, in diminuzione
Allodola Alauda arvensis Alaudidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN, in diminuzione
Gheppio Falco tinnunculus Falconidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN Codirossone Monticola saxatilis Turdidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN Fanello Carduelis cannabina Fringillidae SPEC 2, NT Lista Rossa TN
Tabella 4.55: Specie di ambienti di alta quota con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
D) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Venturone alpino Serinus citrinella Fringillidae VU Lista Rossa TN
Tabella 4.56: Specie di ambienti di alta quota con status di conservazione sfavorevole a livello provinciale
4.3.7.8 Ambienti rupestri e versanti detritici
Si tratta di ambienti prevalentemente rocciosi, più diffusi alle alte quote, oltre il limite della vegetazione arborea, dove si fondono con gli ambienti aperti d’alta quota, le praterie primare e secondarie, ed ecologicamente poco differenziabili fra loro. Più localizzati quelli di medie e basse quote, coincidenti con i complessi rocciosi e versanti detritici della valli glaciali, o quelli più circoscritti ed in rapido cambiamento per effetto della loro riforestazione naturale, coincidenti con i ghiaioni di frana e i pavimenti calcarei. Rientrano in questa tipologia anche situazioni estremamente localizzate come le grotte, di scarso interesse ornitologico, e di ben più rilevante valore per la presenza di Chirotteri.
Ambienti inclusi secondo elenco Habitat Natura 2000
8110 Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galopsietalia ladani)
8120 Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii)
8160* Ghiaioni dell’Europa centrale calcarei di collina e montagna
8210 | Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica |
8220 | Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica |
8230 | Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion o del Sedo albi-Veronicion dillenii |
8240 | * Pavimenti calcarei |
8310 | Grotte non sfruttate a livello turistico |
8340 | Ghiacciai permanenti |
Ambienti non inclusi nell’elenco Habitat Natura 2000 ma importanti per le specie di interesse comunitario
• altre pareti rocciose;
• versanti erbosi o cespugliati con rocce affioranti x xxxxx sparsi.
4.3.7.9 Ambienti a quote maggiori di 1500 metri Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Gipeto Gypaetus barbatus Accipitridae SPEC 3, RE Lista Rossa TN
Coturnice Alectoris graeca Phasianidae SPEC 2, EN Lista Rossa TN Aquila reale Aquila chrysaetos Accipitridae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Tabella 4.57: Specie di ambienti rupestri sopra i 1500 metri dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Sordone Prunella collaris Prunellidae Sensibile ai cambiamenti climatici Fringuello alpino Montifringilla nivalis Passeridae Sensibile ai cambiamenti climatici
Tabella 4.58: Specie di ambienti rupestri sopra i 1500 metri bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Gheppio Falco tinnunculus Falconidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Codirossone Monticola saxatilis Turdidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Culbianco Oenanthe oenanthe Muscicapidae SPEC 3, NT Lista Rossa TN, in diminuzione
Tabella 4.59: Specie di ambienti rupestri sopra i 1500 metri con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
4.3.7.10 Ambienti a quote inferiori ai 1500 metri Elenco delle specie
A) Specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (2009/147/CE)
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Xxxxxxxxxx Xxxxx peregrinus Falconidae VU Lista Rossa TN
Nibbio bruno Milvus migrans Accipitridae VU Lista Rossa TN
Coturnice Alectoris graeca Phasianidae SPEC 2, EN Lista Rossa TN Aquila reale Aquila chrysaetos Accipitridae SPEC 3, VU Lista Rossa TN Gufo reale Bubo bubo Strigidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Tabella 4.60: Specie di ambienti rupestri sotto i 1500 metri dell’Allegato I della Direttiva Uccelli
B) Bioindicatori
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Allocco Strix aluco Strigidae [49]
Tabella 4.61: Specie di ambienti rupestri sotto i 1500 metri bioindicatrici
C) Specie con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
Nome italiano Nome latino Famiglia Motivazione
Monachella Oenanthe hispanica Muscicapidae SPEC 2, CR Lista Rossa TN
Codirossone Monticola saxatilis Turdidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN
Gheppio Falco tinnunculus Falconidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN Passero solitario Monticola solitarius Turdidae SPEC 3, VU Lista Rossa TN Zigolo muciatto Emberiza cia Emberizidae SPEC 3
Tabella 4.62: Specie di ambienti rupestri sotto i 1500 metri con status di conservazione sfavorevole a livello europeo
4.3.8 Riepilogo delle specie oggetto di monitoraggio e delle tecniche di censimento
Per ogni specie viene riportato il metodo (o i metodi) di censimento da applicare all’interno del monitoraggio dell’avifauna, l’ente verosimilmente preposto o più indicato per il monitoraggio della specie (sulla base delle competenze interne già sviluppate, delle esperienze pregresse e dei rilevamenti in corso), il periodo idoneo indicativo per il conteggio di ogni specie, basato sul calendario biologico e sulla fenologia della stessa, e le possibili connessioni con altri strumenti di pianificazione e gestione ambientale al di fuori della Rete Natura 2000 e delle disposizioni derivanti dalle direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE). Tali possibili connessioni sono da intendersi come canali preferenziali per il coinvolgimento degli altri soggetti pubblici e per la piena integrazione delle competenze esistenti in Trentino in materia e delle conoscenze maturate e maturabili attraverso i diversi studi e monitoraggi realizzati e previsti.
Per ciascuna categoria di specie individuata da un comune metodo di censimento, viene riportato anche il numero minimo di uscite di campo mirate al conteggio di tali specie con il metodo specificato. Tale numero di uscite, individuato sulla base della contattabilità delle specie e dell’efficacia del metodo di volta in volta proposto, va inteso come indicativo e come valore minimo per ottenere stime affidabili del trend di popolazione delle specie.
4.3.8.1 Specie da monitorare per Aree Campione
Le attività di seguito descritte vanno intese come sforzo minimo da prevedere per mantenere monitorate a livello numerico le presenze (coppie territoriali per area) e il trend delle popolazioni nidificanti delle specie selezionate per il monitoraggio. Naturalmente, ulteriori attività di ricerca intensiva sono auspicabili, soprattutto nel caso in cui tali monitoraggi evidenzino segnali di declino delle popolazioni monitorate.
Arene di canto. Metodo di censimento specifico per grandi Galliformi; necessita di uscite apposite presso le aree dove si situano le arene di canto. Il monitoraggio annuale del fagiano di monte, attualmente condotto dal Servizio Foreste e fauna della PAT, che prevede censimenti primaverili presso le arene di canto seguiti da censimenti estivi per valutare il successo riproduttivo, costituisce un buono strumento per il monitoraggio di questa specie; tale attività già ben avviata necessita solo di una verifica della rappresentatività di Rete Natura 2000 all’interno dei siti e delle aree attualmente selezionati per il monitoraggio della specie. Una strategia simile, basata sul monitoraggio costante di un certo numero di arene di canto, potrebbe essere adottata per il xxxxx xxxxxxx e fagiano di monte, con prevalente individuazione entro le aree a parco, che ospitano le popolazioni più significative.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore Metodo | Periodo | Connessioni |
Fagiano di monte | Tetrao tetrix | SFF, Parchi Arene di canto, cen- | Primavera, | Foreste, |
simenti visivi preri- | tarda estate | Parchi | ||
produzione e post- | ||||
riproduttivi | ||||
Xxxxx xxxxxxx | Tetrao urogallus | SFF, Parchi Arene di canto, cen- | Primavera, | Foreste, |
simenti visivi preri- | tarda estate | Parchi | ||
produzione e post- | ||||
riproduttivi |
4.3.8.2 Rapaci da monitorare presso località riproduttive tramite monitoraggi visivi
Gruppo di specie di grande pregio naturalistico e importanza conservazionistica, spesso comprovati indicatori di biodiversità (cfr. Progetto BIODIVERSITA’ MTSN, [49] [50], da monitorare tramite censimenti visivi presso le località di nidificazione, mediante verifica della presenza ai siti riproduttivi presso pareti rocciose oppure conteggio individui osservati da punti strategici. Alcune specie potrebbero necessitare di censimento anche tramite playback o censimenti coordinati su vaste aree.
Da prevedere generalmente due controlli annuali presso i siti selezionati.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Gheppio | Falco tinnunculus | MUSE | Monitoraggi visivi | apr-lug | PSR, Agricoltura |
Nibbio bruno | Milvus migrans | MUSE | Monitoraggi visivi ai siti riproduttivi | apr-lug | Riserve naturali; Reti di Riserve, Foreste, Agricoltura |
Poiana | Buteo buteo | MUSE | Monitoraggi visivi | apr-lug | Foreste |
Aquila reale | Aquila chrysaetos | MUSE, par- chi | Monitoraggi visivi ai siti riproduttivi | mar-lug | Parchi, Foreste |
Falco pecchiaiolo | Pernis apivorus | MUSE, par- chi, forestali | Monitoraggi visivi | giu-lug | Foreste, Parchi |
Gufo reale | Bubo bubo | MUSE | Monitoraggi visivi e al canto ai siti ripro- duttivi | dic-giu | Foreste, Riserve na- turali; Reti di Riser- ve, Agricoltura |
Xxxxxxxxxx | Xxxxx peregrinus | MUSE | Monitoraggi visivi ai siti riproduttivi | feb-giu | Riserve naturali; Reti di Riserve |
4.3.8.3 Specie che necessitano di monitoraggi coordinati ad ampia scala
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Gipeto | Gypaetus barbatus | MUSE, Fo- | Monitoraggi coordi- | apr-lug | Foreste, Parchi |
reste, Par- | nati, su ampia sca- | ||||
chi | la; raccolta segnala- | ||||
zioni | |||||
Biancone | Circaetus gallicus | MUSE | Monitoraggi coordi- | apr/mag- | Foreste, Parchi, Ri- |
nati, su ampia sca- | lug | serve naturali; Reti | |||
la; raccolta segnala- | di Riserve | ||||
zioni | |||||
Aquila reale | Aquila chrysaetos | MUSE, Par- | Monitoraggi visivi ai | mar-lug | Parchi, Foreste |
chi | siti riproduttivi; mo- | ||||
nitoraggi coordinati, | |||||
su ampia scala; rac- | |||||
colta segnalazioni |
4.3.8.4 Specie da monitorare tramite emissione di stimolazione acustica (metodo del
playback ) presso aree campione
Specie fortemente territoriali ma scarsamente visibili, facilmente contattabili tramite emissione di richiami registrati che stimolano la risposta territoriale da parte degli individui presenti. L’emissione di vocalizzazioni territoriali (solitamente il canto del maschio della specie in questione) simula l’ingresso di un ‘intruso’ all’interno di un territorio già occupato; il legittimo ‘possessore’ del territorio reagisce quindi alla presenza di un potenziale competitore attraverso manifestazioni territoriali, che consentono al rilevatore di individuare la specie, altrimenti assai elusiva.
Questo gruppo include sia specie diurne che notturne, da monitorare nel periodo dell’anno e negli orari più opportuni a seconda dei taxa.
In particolare, il censimento dei Galliformi va effettuato durante le prime ore del giorno, in ambienti alpini aperti o semi-aperti a quote medie e alte (pernice bianca, coturnice) oppure in ambienti boschivi a quote basse e medie (francolino di monte); quello dei rapaci notturni, del re di quaglie e del succiacapre al tramonto e nelle prime ore serali, in ambienti diversi a seconda delle specie; quello dei picchi e dell’astore nelle prime ore del giorno in ambienti forestali. Da prevedere due sessioni di censimento per ciascuna specie/gruppo di specie per habitat; nei SIC di maggiori dimensioni questi rilevamenti possono esser organizzati per aree campione.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Pernice bianca | Lagopus muta | SFF, Parchi | playback, monito- | mag-giu | Foreste, Parchi |
raggi visivi | |||||
Francolino di monte | Bonasa bonasia | SFF, Parchi | playback | apr-giu | Foreste, Parchi |
Coturnice | Alectoris graeca | SFF, Parchi | playback | apr-giu | Foreste, Agricoltura |
Astore | Accipiter gentilis | SFF, | Indagini indirette | apr-lug | Parchi, Foreste |
MUSE, | habitat | ||||
parchi | |||||
Re di quaglie | Crex crex | MUSE | Censimenti al | mag-lug | PSR |
playback notturni | |||||
Assiolo | Otus scops | MUSE | Censimenti al | mag-lug | PSR, Agricoltura |
playback notturni | |||||
Civetta capogrosso | Aegolius funereus | SFF, MUSE | Censimenti not- | mar-mag | parchi, piani foresta- |
turni al playback ; | li | ||||
indagini indirette | |||||
habitat | |||||
Civetta nana | Glaucidium passerinum | SFF, MUSE | Censimenti not- | mar-mag | parchi, piani foresta- |
turni al playback ; | li | ||||
indagini indirette | |||||
habitat | |||||
Gufo comune | Asio otus | MUSE | Censimenti al | apr-lug | Foreste, Agricoltura |
playback ; indagini | |||||
indirette habitat | |||||
Allocco | Strix aluco | MUSE | Censimenti al | nov-feb | Foreste, Agricoltu- |
playback nottur- | ra, aree protette | ||||
ni e i indagini | |||||
indirette habitat | |||||
Gufo reale | Bubo bubo | MUSE | Monitoraggi visivi | dic-giu | Foreste, Riserve na- |
e al canto ai siti | turali; Reti di Riser- | ||||
riproduttivi | ve, Agricoltura | ||||
Succiacapre | Caprimulgus europaeus | MUSE | Censimenti al | mag-giu | PSR |
playback notturni | |||||
Picchio tridattilo | Picoides tridactylus | SFF, MUSE | Ricerche intensive | apr-giu | Foreste, parchi, |
tramite playback ; | |||||
punti d’ascolto | |||||
Picchio cenerino | Picus canus | SFF, MUSE | Ricerche intensive | apr-giu | parchi, piani foresta- |
tramite playback ; | li | ||||
punti d’ascolto |
Questo gruppo include tre sole specie, di grande interesse conservazionistico o biogeografico, il cui monitoraggio richiede sforzi specifici, attuabili comunque nel corso o a latere delle altre uscite per il monitoraggio dell’avifauna. L’utilizzo di richiami registrati può consentire di verificare la presenza di maschi territoriali di queste specie, a volte elusivi a causa della bassa densità e della conseguente mancanza di competitori intraspecifici. Anche in questo frangente, l’emissione di canti territoriali simula l’invasione da parte di un competitore di un territorio difeso da un maschio e ne consente l’individuazione. Da prevedere tre uscite in condizioni ideali durante il periodo di nidificazione per ciascun sito selezionato, al fine di mantener monitorato il numero di coppie territoriali presenti.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Monachella | Oenanthe hispanica | MUSE | Ricerche intensive | mag-lug | Riserve naturali; |
tramite playback, | Reti di Riserve | ||||
punti d’ascolto. | |||||
Zigolo nero | Emberiza cirlus | MUSE | Ricerche intensive | mag-lug | Agricoltura, PSR |
tramite playback, | |||||
punti d’ascolto. | |||||
Ortolano | Emberiza hortulana | MUSE | Ricerche intensive | mag-lug | PSR |
tramite playback, | |||||
punti d’ascolto. |
4.3.8.6 Specie da monitorare in zone umide
Specie prevalentemente legate ad acque lentiche Specie relativamente localizzate presso le sponde dei laghi e le altre zone umide residue con presenza di acque ferme o a debole scorrimento e vegetazione igrofila o riparia. Si possono ulteriormente ripartire in due gruppi: per il primo è necessario percorrere itinerari campione presso le zone umide registrando le presenze delle diverse specie, tramite uscite diurne; per il secondo gruppo si rendono necessari censimenti tramite playback, in ore crepuscolari o notturne. Si possono prevedere due o tre uscite all’anno per ciascun sito selezionato per il primo gruppo di specie; due uscite all’anno nel periodo più idoneo per il secondo gruppo di specie. In quest’ultimo caso, è di fondamentale importanza svolgere i rilevamenti nell’intervallo temporale in cui le specie si mostrano più reattive nei confronti dell’emissione di richiami registrati (Xxxx e Xxxxxxxxxxx 2007).
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Cutrettola | Motacilla flava | MUSE | Censimenti inten- | mag-lug | PSR |
sivi; punti d’ascol- | |||||
to | |||||
Cannaiola comune | Acrocephalus scirpaceus | MUSE | Censimenti inten- | mag-lug | Biotopi |
sivi; punti d’ascol- | |||||
to | |||||
Cannaiola verdognola | Acrocephalus palustris | MUSE | Censimenti inten- | mag-lug | Biotopi |
sivi; punti d’ascol- | |||||
to | |||||
Cannareccione | Acrocephalus arundinaceus | MUSE | Censimenti inten- | mag-lug | Biotopi |
sivi; punti d’ascol- | |||||
to | |||||
Migliarino di palude | Emberiza schoeniclus | MUSE | Censimenti inten- | mag-lug | Biotopi |
sivi; punti d’ascol- | |||||
to | |||||
Tuffetto | Tachybaptus ruficollis | MUSE | Censimenti inten- | apr-lug | Biotopi |
sivi | |||||
Usignolo di fiume | Cettia cetti | MUSE | Censimenti inten- | mag-lug | Biotopi |
sivi; punti d’ascol- | |||||
to |
Specie più rare e localizzate da censire col metodo del playback
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni | |
Gallinella d’acqua | Gallinula chloropus | MUSE | playback ; censimenti notturni | mar-set | Biotopi, Agricoltura | |
Porciglione | Rallus aquaticus | MUSE | Censimenti sivi, playback | inten- | mar-ago | Biotopi |
Tarabusino Ixobrychus minutus MUSE Censimenti inten-
sivi, playback
mag-lug Biotopi
Specie prevalentemente legate ad acque lotiche Specie rinvenibili soprattutto lungo corsi d’acqua naturali o naturaliformi, quali fiumi e torrenti. Si rendono necessari pertanto appositi percorsi lungo le aste fluviali o il corso dei torrenti. Tre uscite all’anno lungo i percorsi predefiniti possono rappresentare un idoneo sforzo di campionamento.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Merlo acquaiolo | Cinclus cinclus | MUSE | Censimenti inten- sivi; punti d’ascol- to | apr-lug | Biotopi, Foreste |
Corriere piccolo | Charadrius dubius | MUSE | Censimenti visivi | apr-lug | Biotopi |
Xxxxxx xxxxxxxxx | Xxxxxx atthis | MUSE | Censimenti visivi | apr-lug | Riserve naturali; Reti di Riserve, Foreste |
Piro-piro piccolo | Actitis hypoleucos | MUSE | Censimenti visivi | apr-lug | Riserve naturali; Reti di Riserve |
Specie acquatiche svernanti Specie presenti soprattutto od esclusivamente durante il periodo invernale, da conteggiare attraverso censimenti assoluti presso le principali zone umide (laghi maggiori, fiumi), durante il mese di gennaio. Una giornata di censimento coordinato, verso la metà del mese, con monitoraggio simultaneo di tutte le zone scelte, rappresenta la migliore strategia per il conteggio di queste specie.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Moretta tabaccata | Xxxxxx xxxxxx | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Pesciaiola | Mergus albellus | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Strolaga minore | Gavia stellata | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Strolaga mezzana | Gavia arctica | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Strolaga maggiore | Gavia immer | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Svasso cornuto | Podiceps auritus | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Airone bianco maggiore | Casmerodius albus | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Tarabuso | Botaurus stellaris | MUSE, Fo- reste | conteggio assoluto | gennaio | Biotopi |
Specie a distribuzione diffusa: censimenti semiquantitativi tramite punti d’ascolto Gruppo di specie che include in massima parte Passeriformi e, secondariamente, altri uccelli di dimensioni medio-piccole, tutti relativamente ben distribuiti sul territorio provinciale, anche se spesso non abbondanti. Grazie alla loro distribuzione e alla facilità di monitoraggio tramite punti d’ascolto, si può ritenere verosimile che questo set di specie sia monitorabile pressoché interamente tramite il protocollo di rilevamento del progetto MITO2000. Nel caso di specie di particolare interesse si può prevedere di integrare i dati raccolti tramite questo metodo con altri derivanti da attività di censimento più specifiche (es. aree campione per ortolano, monachella, bigia padovana).
Lo svolgimento del censimento di queste specie rispecchia i metodi previsti per il progetto MITO 2000.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Allodola | Alauda arvensis | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | PSR, Agricoltura, Foreste |
Averla piccola | Lanius collurio | MUSE | Punti d’ascolto | mag/giu- lug | PSR, Agricoltura, Foreste |
Cincia bigia | Poecile palustris | MUSE | Punti d’ascolto | apr-giu | Foreste |
Cincia alpestre | Poecile montanus | MUSE | Punti d’ascolto | apr-giu | Foreste |
Cincia dal ciuffo | Lophophanes cri status | MUSE | Punti d’ascolto | apr-giu | Foreste |
Cinciarella | Cyanistes caeruleus | MUSE | Punti d’ascolto | apr-giu | Agricoltura, Foreste |
Codirosso comune | Phoenicurus phoenicurus | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Agricoltura |
Culbianco | Oenanthe oenanthe | MUSE | Punti d’ascolto | mag/giu- lug | Foreste, PSR |
Fanello | Carduelis cannabina | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Agricoltura, Biotopi |
Fringuello alpino | Montifringilla nivalis | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Foreste |
Luì verde | Phylloscopus sibilatrix | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Foreste |
Merlo dal collare | Turdus torquatus | MUSE | Punti d’ascolto | apr-lug | Foreste |
Passera mattugia | Passer montanus | MUSE | Punti d’ascolto | apr-lug | PSR |
Pigliamosche | Muscicapa striata | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Agricoltura |
Quaglia comune | Coturnix coturnix | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | PSR |
Rampichino | Certhia brachydactyla | MUSE | Punti d’ascolto | apr-mag | Foreste, Biotopi |
Rampichino alpestre | Certhia familiaris | MUSE | Punti d’ascolto | apr-giu | Foreste |
Rondine | Hirundo rustica | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | PSR |
Saltimpalo | Saxicola torquatus | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | PSR |
Sordone | Prunella collaris | MUSE | Punti d’ascolto | apr-lug | Parchi |
Sterpazzola | Xxxxxx communis | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | PSR |
Stiaccino | Saxicola rubetra | MUSE | Punti d’ascolto | mag/giu- lug | PSR |
Storno | Sturnus vulgaris | MUSE | Punti d’ascolto | apr-giu | PSR |
Torcicollo | Jynx torquilla | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Agricoltura |
Tortora | Streptopelia turtur | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Agricoltura |
Upupa | Upupa epops | MUSE | Punti d’ascolto | mag-lug | Agricoltura, PSR |
Zigolo giallo | Emberiza citrinella | MUSE | Punti d’ascolto | apr-lug | Agricoltura, PSR |
Zigolo muciatto | Emberiza cia | MUSE | Punti d’ascolto | mar-giu | Agricoltura |
Specie a distribuzione poco diffusa: censimenti semi-quantitativi tramite punti d’ascolto integrati da altri tipi di indagine
Censimenti semi-quantitativi tramite punti d’ascolto integrati da censimenti in aree campione Questi censimenti riguardano specie a distribuzione geografica troppo lassa (bassa densità sulla maggior parte del territorio provinciale) e per essere correttamente rilevate necessitano anche di censimenti mirati in aree campione caratterizzate da densità più elevate e meglio rappresentative delle popolazioni provinciali complessive. Questo campionamento andrà ad integrare il rilevamento per punti d’ascolto in altre aree, e deve prevedere due uscite presso le aree campione individuate.
Nome italiano | Nome latino | Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni | |
Canapino comune | Hippolais polyglotta | MUSE | Punti d’ascolto aree campione | e | mag-lug | Biotopi |
Codirossone | Monticola saxatilis | MUSE | Punti d’ascolto aree campione | e | mag/giu- lug | Foreste, Parchi |
Luì bianco occidentale | Phylloscopus xxxxxxx | MUSE | Punti d’ascolto aree campione | e | mag-lug | Biotopi |
Passero solitario | Monticola solitarius | MUSE | Punti d’ascolto aree campione | e | apr-lug | Aree protette |
Venturone | Serinus citrinella | MUSE | Punti d’ascolto aree campione | e | apr-lug | Foreste |
Censimenti semi-quantitativi tramite punti d’ascolto integrati da monitoraggi indiretti Set di specie relativamente diffuse, per le quali l’efficacia di tale metodologia potrebbe essere insufficiente al monitoraggio completo a causa della densità non elevata e/o disomogenea sul
territorio provinciale. Sono però specie che risentono in maniera massiccia delle tecniche di gestione selvicolturali; pertanto, informazioni sulla qualità dell’habitat per queste specie possono essere desunte dal semplice rilevamento (di campo o nei Piani Forestali) di alcune variabili legate a caratteristiche dell’habitat riproduttivo delle specie, quali presenza di alberi morti, alberi maturi, legna morta al suolo, etc.
Nome italiano | Nome latino Rilevatore | Metodo | Periodo | Connessioni |
Picchio muratore | Sitta europaea Foreste; MUSE | Punti d’ascolto; oss. indirette | apr-mag | Foreste |
Picchio nero | Dryocopus martius Foreste; MUSE | Punti d’ascolto; oss. indirette | apr-giu | Foreste, Parchi |
Picchio rosso maggiore | Dendrocopus major Foreste; MUSE | Punti d’ascolto; oss. indirette | mar-lug | parchi, aree protette |
Picchio verde | Picus viridis Foreste; MUSE | Punti d’ascolto; oss. Indirette | apr-lug | parchi, aree protette |
5 Linee guida per il monitoraggio dell’erpetofauna
Con il termine di erpetofauna si usa designare due distinte Classi di Vertebrati, ovvero gli Anfibi e i Rettili. Questi animali sono frequentemente associati negli studi faunistici ed ecologici, a causa soprattutto dell’utilizzo di alcuni metodi di studio comuni ad entrambi e della simile scala spaziale a cui rispondono ai fattori ecologici e alle azioni di conservazione. Nonostante questo, gli Anfibi e i Rettili risultano piuttosto differenti dal punto di vista eco-etologico: per esempio, i Rettili hanno abitudini soprattutto diurne, mentre gli Anfibi sono tendenzialmente notturni. Inoltre, gli Anfibi depongono generalmente uova gelatinose in acqua ed in questo elemento svolgono ed hanno una fase larvale, mentre la maggior parte dei Rettili depone uova a terra e non presenta mai forme larvali.
Ancora, i Rettili hanno pelle impermeabile e relativamente spessa, mentre quella di Xxxxxx è ricca di ghiandole, umida e permeabile. Gli Anfibi producono tipicamente un numero maggiore di piccoli, con una mortalità assai maggiore. Gli elementi chiave che accomunano queste due Classi sono: l’ectotermia (ossia la dipendenza da fonti esterne di calore, causata da un’incapacità di aumentare il calore corporeo in maniera autonoma), piccola taglia corporea, assenza di comportamenti sociali in senso stretto e ridotta capacità di dispersal, ossia di effettuare lunghi tragitti alla ricerca di nuovi territori.
Per quanto siano relativamente poco studiati, questi animali possono fornire importanti informazioni in campo ecologico che vanno al di là della semplice caratterizzazione faunistica di un sito. Infatti, molte specie possono fungere da indicatori ecologici, solitamente ad una scala che li rende complementari all’utilizzo di bioindicatori scelti tra gli Uccelli. Anfibi e Rettili condividono una marcata sensibilità alle alterazioni ambientali, una specializzazione ecologica spesso molto alta, scarsa mobilità; i primi, in particolare, hanno subito un drastico declino a scala globale negli ultimi decenni [29]. Tra le comunità di Vertebrati, infatti, gli Anfibi sono quelli che, per una spiccata sensibilità alle variazioni dei parametri chimico-fisici degli ambienti in cui vivono, mostrano probabilmente le tendenze al declino più evidenti. La letteratura scientifica, sia a livello nazionale sia internazionale, riporta numerosi casi di estinzioni locali o globali a carico di specie di Anfibi, in alcuni casi senza chiare cause.
Un’ulteriore grave minaccia alla conservazione di molte specie di Anfibi è rappresentata dalla diffusione di malattie legate ad infezione da chitridi (chitridiomicosi) in grado di esercitare un forte impatto sulle popolazioni di diverse specie. Una situazione di tale genere rende quindi necessari interventi volti al monitoraggio delle specie ed alla comprensione e mitigazione degli effetti negativi sulle popolazioni causati dall’attività dell’uomo.
5.1 L’erpetofauna oggetto del monitoraggio in Trentino
Sedici specie o sottospecie di Anfibi e Rettili presenti in Trentino sono incluse negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat (92/43/CEE):
A) pef gti Anfibi , salamandra alpina Salamandra atra (All. IV), salamandra di Xxxxxx Xxxxxxxxxx atra aurorae (All. II*, IV), tritone crestato italiano Triturus carnifex (All. II, IV), ululone dal ventre giallo Bombina variegata (All. II, IV), rospo smeraldino Bufo viridis (All. IV), raganella italiana Hyla intermedia (All. IV), rana di Lessona e rana verde minore Pelophylax (Rana) lessonae e Pelophylax (Rana) kl. esculentus (All. IV, V), rana dalmatina
81
5.1. L’erpetofauna oggetto del monitoraggio in Trentino
Rana dalmatina (All. IV), rana temporaria Rana temporaria (All. V). Ricerche mirate potrebbero invece rilevare in futuro la presenza della rana di Lataste Rana latastei (All. II, IV) in particolare nella Valsugana;
B) pef i Rettiti , ramarro occidentale Lacerta bilineata (All. IV), lucertola muraiola Podarcis muralis (All. IV), biacco Hierophis (Coluber) viridiflavus (All. IV), colubro liscio Coronella austriaca (All. IV), saettone comune Zamenis longissimus (Elaphe longissima) (All. IV), natrice tassellata Natrix tessellata (All. IV).
A queste si aggiungono la rana verde maggiore Pelophylax ridibundus (Rana ridibunda) (All. V), introdotta illegalmente in tempi recenti ed quindi da considerare come una specie alloctona, la testuggine palustre europea Emys orbicularis (All. II, IV), con tutta probabilità estinta già in epoca storica e la vipera dal corno Vipera ammodytes (All. IV), la cui presenza non è più confermata negli ultimi decenni e quindi potrebbe essere estinta sul territorio provinciale.
L’elenco delle specie segnalate in Trentino, dei relativi Allegati di riferimento e status in Trentino secondo la Lista Rossa provinciale, è presentato nella Tabella I. Per pianificare un monitoraggio il più possibile rappresentativo dell’erpetofauna trentina, è necessario considerare le diverse esigenze ecologiche delle specie di Anfibi e Rettili presenti sul territorio provinciale. Si è pertanto provveduto ad una sommaria descrizione degli ambienti frequentati (Tabella II), sulla base delle conoscenze attuali, in termini di quota (fattore di preponderante importanza nel determinare la distribuzione di queste specie eteroterme) e di frequentazione di ambienti aperti, forestali o legati a zone umide. In questo modo, si forniscono le informazioni necessarie alla verifica dell’inclusione di tutti i principali macro-habitat frequentati dalle specie di Anfibi e Rettili al momento della definizione dei siti di monitoraggio: i biotopi, i Siti di Importanza Comunitaria (Zone Speciali di Conservazione) e Zone di Protezione Speciale e altre limitate zone di presenza selezionati per il conteggio delle specie individuate devono rappresentare le diverse combinazioni di ambienti e quote frequentate da Anfibi e Rettili del Trentino.
Il monitoraggio deve essere centrato primariamente sulle specie di interesse comunitario (cioè quelle incluse negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat); fra queste si dà priorità a quelle dell’Allegato II, che risultano nella scala delle priorità a livello provinciale (AA.VV., 2013) ai primi posti. In particolare la salamandra di Aurora è al primo posto fra i Vertebrati (indice di priorità: 77,8); fra i primi troviamo anche tritone crestato italiano (8◦, indice priorità: 64,8), per la sua rarità a scala locale, e a seguire l’ululone dal ventre giallo, minacciato ma ancora diffuso in Trentino anche se in evidente declino in termini di perdita di habitat (14◦, indice di priorità: 56,5).
Il precario stato di conservazione degli Anfibi in Trentino suggerisce però di proseguire nel rilevamento anche di altre specie non incluse nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, ed in particolare di quelle minacciate a scala locale o comunque di rilevante interesse naturalistico e conservazionistico (come ad esempio il tritone punteggiato Lissotriton vulgaris o la lucertola vivipara della Carniola Zootoca vivipara carniolica). Il monitoraggio di queste specie richiede uno sforzo ulteriore limitato, che si può prevedere di considerare entro i parchi e nei siti più idonei della rete Natura 2000 del Trentino. Va infatti ricordato che tutte le specie di Anfibi e Rettili del Trentino sono inoltre tutelate dalla Convenzione di Berna del 1979, ratificata dall’Italia nel 1981 con la L.503, e dalle Legge provinciale n. 11 del 23 maggio 2007 (Legge Provinciale sulle Foreste e sulla Protezione della Natura). Numerose di queste specie risultano inoltre inserite in varie Liste Rosse, su scala globale, nazionale e, in particolare, nella Lista Rossa provinciale.
Oltre alla raccolta dati riguardanti lo status conservazionistico delle popolazioni locali di Anfibi presenti nel territorio della provincia di Trento, si ritiene importante avviare parallelamente, senza necessità di ulteriore sforzo di campionamento, un monitofaggio sut tofo stato di satute, attraverso l’osservazione di individui recanti segni di malattie e, in particolare di eventuali infezioni da chitridi.
All.
All.
All.
Nome italiano Nome scientifico
Dir. 92/43/CEE
V
Lista Rossa TN 2001
IV
II
Salamandra alpina Salamandra atra
Salamandra di Xxxxxx Xxxxxxxxxx atra aurorae
Salamandra pezzata Salamandra salamandra
Tritone alpestre Ichtyosaura (Triturus) alpestris
•
•* •
potenzialmente mi- nacciata
presenza non nota al tempo della re- dazione della Lista Rossa TN; vulnera- bile nella Lista Ros- sa italiana IUCN 2013
potenzialmente mi- nacciata potenzialmente mi- nacciata
Tritone crestato italia- no
Triturus carnifex
in pericolo di estin- zione
• •
Tritone punteggiato Lissotriton (Triturus) vulgaris
in pericolo di estin- zione
Ululone dal ventre giallo
Bombina variegata
fortemente minacciata
• •
Rospo comune Bufo bufo Rospo smeraldino Bufo viridis Raganella italiana Hyla intermedia Rana dalmatina Rana dalmatina
Rana verde Pelophylax (Rana) lessonae x klepton esculentus
Rana ridibonda Rana ridibunda
Rana temporaria Rana tempora ria
potenzialmente mi- nacciata
•
•
•
fortemente minacciata fortemente minacciata fortemente minacciata
• • minacciata
•
specie introdotta in epoca recente
•
Testuggine palustre europea
Testuggine palustre dalle orecchie rosse
Emys orbicularis Trachemys scripta
• • estinta
specie introdotta in epoca recente
Orbettino Anguis veronensis (fragilis)
•
•
Ramarro occidentale Lacerta bilineata Lucertola muraiola Podarcis muralis Lucertola vivipara Zootoca vivipara
•
Biacco Hierophis (Coluber) viridiflavus • Colubro liscio Coronella austriaca • Colubro di Riccioli Coronella girondica
Saettone comune Zamenis longissimus (Elaphe lon-
gissima)
Natrice dal collare Natrix natrix
Natrice tassellata Natrix tessellata •
Vipera comune Vipera aspis
potenzialmente mi- nacciata
potenzialmente mi- nacciata potenzialmente mi- nacciata potenzialmente mi- nacciata
estinta? potenzialmente mi- nacciata potenzialmente mi- nacciata potenzialmente mi- nacciata potenzialmente mi- nacciata
5.2. Sintesi delle conoscenze sull’erpetofauna della Rete Natura 2000 in Trentino
Continua dalla pagina precedente
All.
All.
All.
Nome italiano Nome scientifico Dir. 92/43/CEE
V
IV
II
Lista Rossa TN 2001
Marasso Vipera berus | ||
Vipera dal corno Vipera ammodites | • | estinta? |
Tabella 5.1: Elenco delle specie meritevoli d’attenzione e loro stato di conservazione e posizione negli Allegati della direttiva Habitat
Nome scientifico Habitat pfevatente
Salamandra atra ambienti aperti, alta quota
Salamandra atra aurorae ambienti forestali, alta quota
Bombina variegata ambienti aperti, bassa quota
Triturus carnifex bassa quota
Bufo viridis bassa quota
Hyla intermedia bassa quota
Pelophylax (Rana) lessonae x klepton esculentus zone umide, bassa quota
Rana dalmatina ambienti forestali, bassa quota
Lacerta bilineata bassa quota
Podarcis muralis bassa quota
Zamenis longissimus (Elaphe longissima) ambienti forestali, bassa quota
Hierophis (Coluber) viridiflavus bassa quota
Natrix tessellata bassa quota
Vipera ammodite estinta (?)
Tabella 5.2: Principali caratteristiche degli ambienti di presenza prevalente delle specie dell’erpetofauna trentina di interesse comunitario. Bassa quota: <1000 m s.l.m.; alta quota: >1000 m s.l.m.
Il monitoraggio delle specie di Anfibi e Rettili prevede dapprima la definizione dello stato attuale delle conoscenze per quanto riguarda le specie in Trentino (con particolare riferimento a quelle di interesse comunitario), sia per quanto concerne consistenza e trend delle popolazioni, sia per quanto riguarda il legame delle specie con i diversi contesti ecologici della provincia. Pertanto, il primo passo per sviluppare il monitoraggio di queste specie consiste nel censimento e per quanto possibile nell’uniformazione dei dati già raccolti in iniziative precedenti, a partire dagli anni Ottanta in poi; questo lavoro è stato realizzato nell’ambito dell’Azione A.1 che ha portato alla realizzazione del WebGIS. Il secondo passaggio prevede la raccolta di dati di campo finalizzata alla definizione della distribuzione delle specie, alla comprensione del loro trend di popolazione, al monitoraggio della qualità ambientale attraverso specie con funzione di indicatori. Questi studi devono anche necessariamente essere in grado di individuare eventuali trend negativi in tempo utile per porvi rimedio. Altra finalità dei monitoraggi dell’erpetofauna è quella di valutare l’efficacia dei progetti o delle azioni di conservazione e/o gestione.
5.2 Sintesi delle conoscenze sull’erpetofauna della Rete Natura 2000 in Trentino
Una sintesi significativa delle informazione ad oggi disponibili è riportata nell’Atlante degli Anfibi e dei Rettili [19] pubblicato dal Museo Tridentino di Scienze Naturali (ora MUSE). I dati di questa pubblicazione sono stati recentemente digitalizzati, georefernziati e resi disponibili tramite una banca dati online che è parte di una specifica azione del Progetto Life+T.E.N. (WebGIS Azione A.1).
Questa banca dati, che contiene anche segnalazioni inedite successive alla pubblicazione dell’Atlante Erpetologico, oltre alle segnalazioni del personale del Muse e degli altri rilevatori dell’Atlante, comprende anche dati provenienti dal personale del Museo Civico di Rovereto, Provincia Autonoma di Trento e Fondazione Xxxxxx Xxxx.
Un’altra importante fonte di dati è la Banca dati dei Biotopi, che raccoglie segnalazioni tra il 1985 e il 2004 riguardanti la fauna vertebrata nei biotopi provinciali: in questa banca dati sono comprese segnalazioni di anfibi e rettili riguardanti la loro presenza, distribuzione spaziale ed ecologia.
A scala diversa, oltre a queste raccolte dati a livello provinciale, esistono indagini di dettaglio realizzate in tempi recenti in Trentino dai ricercatori del MUSE e di altri enti su particolari specie (per esempio salamandra di Aurora, ululone dal ventre giallo, rana temporaria, lucertola vivipara della Carniola) e indagini effettuate per i parchi naturali. In particolare, si ricordano gli studi riguardanti gli Anfibi e i Rettili nel Parco Naturale Adamello Brenta e nel Parco Naturale Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx.
Sono inoltre disponibili una serie di osservazioni e conteggi effettuati dai volontari impegnati nelle campagne di salvataggio degli anfibi (prevalentemente Anuri) in migrazione riproduttiva attraverso alcune strade provinciali e comunali, in corrispondenza di siti riproduttivi di particolare interesse.
5.3 Indicazioni e metodi utili al monitoraggio dell’erpetofauna
5.3.1 Individuazione di metodi e tempistiche standard di monitoraggio
In campo erpetologico esistono diversi metodi di indagine standardizzati, sintetizzati nella tabella 4.3. A seconda del tipo e del livello di indagine da effettuare, potranno essere adoperate diverse tecniche di ricerca e, quindi, essere pianificate diverse tipologie di rilevamento dei dati, da quelle indicate per informazioni di presenza/assenza, a quelle finalizzate alla raccolta dati per conteggi relativi (ossia i cosiddetti "indici"), fino a studi esaustivi come i conteggi assoluti (censimenti e studi di densità).
Sia per gran parte delle specie di Anfibi che per molte specie di Rettili, è importante tener conto delle diverse fasi fenologiche che si svolgono nell’arco della stagione attiva e in particolare della fase acquatica (ossia la riproduzione per la maggior parte degli Anfibi), della migrazione (per gli Anfibi e diverse specie di Rettili) e della fase terricola (per entrambe le classi). Altri elementi da tenere in considerazione con attenzione riguardano la scaletta dei tempi di ricerca: il periodo di monitoraggio di ogni fase biologica va valutato in base all’andamento climatico locale stagionale ed in particolare in base alle precipitazioni, oltre che alle caratteristiche microclimatiche locali legate soprattutto a quota, esposizione e tipologie di ambienti presenti. Per i Rettili, nel corso della giornata è importante anche considerare l’andamento delle temperature giornaliere per organizzare la ricerca. Ad esempio, in primavera ideali sono le ore centrali della giornata – dalle 10 alle 16; in estate quelle al primo mattino e/o tardo pomeriggio – dalle 8 alle 10 e dopo le 17. Può essere molto utile anche pianificare i conteggi e/o relative stime di presenza percorrendo alcuni tratti stradali nei pressi di siti di riproduzione, alla ricerca di carcasse, utili a definire la presenza o assenza di anfibi e rettili. Queste ricerche, in una fase iniziale o periodica di indagine a scala provinciale, ATO o di Rete di Riserve, sono soprattutto utili ad individuare i corridoi di attraversamento e quindi le principali barriere stradali deleterie per molte popolazioni di Anfibi, durante le periodiche migrazioni verso i siti riproduttivi e viceversa. In alcuni casi, queste opere di protezione (barriere plastiche e sottopassaggi) realizzate per mitigare la mortalità degli anfibi in migrazione, possono fungere quali punti di campionamento costante nel tempo delle principali popolazioni mediante conteggi standardizzati.
In base alla tipologia di raccolta dati, andranno selezionati i rilevatori da impiegare e il loro numero, e così anche le diverse tipologie di trappole o di rifugi artificiali da utilizzare. Le metodiche da utilizzare per realizzare dei monitoraggi periodici dell’erpetofauna trentina entro la Rete Natura 2000 e nei siti di maggiore importante per la conservazione delle specie di interesse comunitario e minacciate a scala locale, sono da ricercare tra quelle caratterizzate dal miglior rapporto costo/efficacia e nel contempo dal minor impatto nei confronti delle popolazioni di questi animali.
Nella tabella a seguire si riportano le metodologie suggerite e la loro possibile applicazione e qualità e applicabilità anche in termini di costi e benefici.
5.3. Indicazioni e metodi utili al monitoraggio dell’erpetofauna
Tecnica | Informazioni | Tempo | Impegno Costo Personale | |
Inventario delle specie presenti (presen- za/assenza) | Qualitative | • | • • | |
Conteggio visivo esemplari | Qualitative e relative | quantitative | • | • • |
Conteggio delle emissioni acustiche (solo Anuri) | Qualitative e relative | quantitative | •• | •• • |
Barriere e trappole a caduta nelle zone terrestri | Qualitative e relative | quantitative | • • • | • • • • • • |
Barriere e trappole a caduta nei siti | Qualitative e | quantitative | • • • | • • • • • • |
riproduttivi relative o assolute
Conteggio larve (solo Anfibi)
Qualitative e quantitative ••
relative o assolute
••
••
Conteggio ovature (solo Anfibi) Qualitative e quantitative
relative
•• • ••
Conteggio su quadrati/transetti campione
Qualitative e quantitative • • •
relative o assolute
••
••
Campionamento quantitativo o trappolaggio
sistematico associati a CMR
Qualitative e quantitative
assolute
• • • • • • • • •
Tabella 5.3: Principali tecniche di censimento dell’erpetofauna e valutazione del loro impegno.
5.3.2 Individuazione dei siti campione per il monitoraggio erpetologico
Al fine di mantenere sempre aggiornato il “polso della situazione” erpetologica in Trentino, sono da individuare un certo numero di siti da monitorare con regolarità, con cadenza diversa a seconda delle tipologie di monitoraggio e degli obiettivi. Ciò permetterebbe di tracciare con una certa precisione il trend demografico quantomeno dei taxa di Anfibi e di Rettili che maggiormente si prestano all’effettuazione di indagini di carattere quantitativo di questo genere. Visto il loro riconosciuto valore naturalistico, si suggerisce di dare priorità nella scelta dei siti campioni di monitoraggio ai biotopi di interesse provinciale e a porzioni di territorio ricadenti nei Siti di Importanza Comunitaria (Zone Speciali di Conservazione) o nelle Zone di Protezione Speciale, e conseguentemente nelle Reti di Riserve che potrebbero fungere da coordinatori locali, sotto la regia dell’Ufficio Rete Natura.
Alcune zone umide protette come biotopi di interesse provinciale e oggi inserite nella Rete Natura del Trentino, sono state in passato monitorate con una certa costanza (con un conseguente buon dettaglio di conoscenze) fino alla fine del decennio scorso; questi biotopi, circa una dozzina, sono stati scelti tra quelli di maggior valore erpetologico, e monitorati con metodi standardizzati in modo da consentirne la massima confrontabilità. I positivi risultati ottenuti con questo sperimentato protocollo di ricerca suggeriscono di applicarlo anche in futuro, estendendo magari le indagini a un ristretto numero di altri siti riproduttivi, qualora risultino di rilevante valore ecologico per numero di specie e dimensione della popolazione in essi ospitata.
5.3.3 Monitoraggi straordinari e/o conseguenti a lavori di modificazione/ riqualificazione ambientale
Ferma restando l’esigenza dei monitoraggi periodici di cui sopra, va valutata anche l’opportunità di procedere a indagini estemporanee da attivarsi in siti di particolare rilevanza soprattutto per gli Anfibi, ma soprattutto contestualmente all’esecuzione di importanti lavori di modificazione territoriale, quali ad esempio la costruzione di importanti arterie stradali, o di aree di nuova urbanizzazione. Preventivamente infatti all’esecuzione dei lavori sopra accennati deve essere realizzata, ad opera dei committenti e a seconda dei casi, una Valutazione di Impatto Ambientale o una Valutazione di Incidenza, nell’ambito della quale l’erpetofauna deve ricevere la dovuta attenzione al fine di garantirne la conservazione. Il limite di questi studi è rappresentato però dal fatto che nella maggior parte dei casi non viene effettuato alcun monitoraggio dell’efficacia delle opere di mitigazione o compensazione realizzate, in termini di indagini specifiche successive alla loro realizzazione, di
modo che il più delle volte non è dato sapere se le minimizzazioni, le mitigazioni e le compensazioni individuate in sede delle valutazioni abbiano raggiunto o meno i propri obiettivi. Sarebbe al contrario assai opportuno poter disporre di azioni di monitoraggio che generino dati precisi in questo senso, anche allo scopo di tarare sempre meglio la progettazione di mitigazioni e compensazioni. Analogo ragionamento vale anche per gli auspicabili lavori di riqualificazione ambientale finalizzati a dare concretezza alle azioni proposte nella precedente sezione: tra gli scopi principali del monitoraggio vi è infatti la "raccolta periodica di dati relativi ad un preciso scopo, obiettivo e intervento gestionale" (Margoluis e Salafsky 1998) o ancora come "raccolta e analisi di misurazioni ripetute nel tempo per valutare eventuali cambiamenti e/o sviluppi verso un obiettivo gestionale" [23].
5.4 Linee guida per il monitoraggio degli Anfibi e dei Rettili
Le pfiofità det monitofaggio . Per quel che riguarda l’erpetofauna le priorità sono:
A) disporre di informazioni più precise possibili per una politica di conservazione efficace a medio-lungo termine per le popolazioni di Anfibi e Rettili del Trentino;
A) monitorare la distribuzione, l’abbondanza assoluta, e lo stato di conservazione delle popolazioni più significative;
A) implementare le banche dati relative alla presenza delle popolazioni trentine di Anfibi e Rettili, in particolare per le specie di interesse comunitario, ed in particolare salamandra di Aurora, tritone crestato italiano e ululone dal ventre giallo, e altre con stato di conservazione precario in Trentino;
A) verificare l’efficacia degli interventi di conservazione attiva (ad esempio, gestione dei biotopi riproduttivi e riduzione della mortalità stradale per gli Anfibi);
A) rilevare e segnalare le eventuali presenze di patologie e minacce all’interno dei biotopi, dei siti Natura 2000 e nelle principali zone di presenza delle specie di interesse comunitario.
Modatità di monitofaggio . L’intensità e la tipologia del monitoraggio vanno calibrate in modo differenziato, a seconda delle specie e delle aree interessate;
Tipotogie di monitofaggio pfeviste e fetativa tempistica
A) Satamandfa di Aufofa: ogni 5 anni studio approfondito (conteggi assoluti-densità) a scala trentina, ogni 3 anni conteggi relativi (indici) su aree campione, ogni anno indagini sul campo tramite ricerca attiva, raccolta e archiviazione segnalazioni;
A) Tfitone cfestato itatiano: ogni 5 anni verifica dello stato di conservazione a scala trentina, ogni 3 anni verifica dello stato popolazioni in siti prioritari (al momento, solo uno), ogni anno raccolta e archiviazione informazioni;
A) Ututone dat ventfe giatto: ogni 5 anni verifica dello stato di conservazione a scala trentina, ogni 3 anni verifica dello stato popolazioni in siti prioritari (al momento, solo uno), ogni anno raccolta e archiviazione informazioni;
A) pef tutti gti Anfibi tfanne te satamandfe atpine prevedere conteggi visivi presso i siti campione riproduttivi.
•
Ogni 3 o 5 anni si propone di realizzare indagini pef gti attfi Anfibi di interesse comunitario: conteggi visivi di adulti in riproduzione, se necessario associati a C.M.R.
(Cattura-Marcatura-Ricattura), conteggio ovature, conteggio larve;
•
transetti quadrati e/o patch (annuale, associati ogni 3 anni a conteggi standardizzati e ogni 5 anni a C.M.R. per la salamandra di Aurora);
•
transetti presso i siti di termoregolazione e rifugio (triennale su aree campione e quinquennale a scala trentina, per i Rettili);
•
trappolaggio sistematico presso i siti riproduttivi e le aree terrestri (triennale su siti campione e quinquennale su scala trentina per tritone crestato italiano e ululone dal ventre giallo; triennale o quinquennale per le altre specie di Anfibi e Rettili di interesse comunitario);
•
monitoraggio genetico opportunistico o sistematico, possibilmente arrivando alla raccolta di almeno 15-20 campioni per popolazione (per tutte le specie, complementare alle attività di conteggio o trappolaggio; se del caso, associato a C.M.R.).
5.4.0.1 Xxxx e afee campione da monitofafe pef te specie di intefesse comunitafio Satamandfa di Aufofa . Le zone di presenza nota della salamandra di Aurora ricadono
nell’Altopiano di Vezzena, tra Val Sparavieri e Val Postesina. La salamandra di Aurora è il vertebrato più raro del Trentino e quindi per questo anfibio a elevata priorità di conservazione (come confermato anche dall’analisi delle priorità nell’Azione A.2 del LIFE TEN) su scala europea sono previsti i maggiori sforzi di campionamento nell’ambito del monitoraggio generale dedicato all’erpetofauna. Oltre alla annuale implementazione di dati provenienti da personale MUSE o di altri enti di ricerca, si prevede la regolare raccolta di segnalazioni (anche dubbie, da verificare poi sul campo) al fine di aggiornare costantemente la conoscenza sulla distribuzione di questo anfibio endemico dell’Altopiano dei Sette Comuni e di Vezzena. E’ prevista inoltre una serie di indagini a diversi livelli. Sarà quindi effettuata un’indagine di campo annuale, al fine di verificarne la presenza ed eventualmente segnalare tempestivamente problematiche di conservazione o gestione riguardanti i siti di presenza. Ogni tre anni alcune aree campione saranno studiate al fine di ottenere informazioni più dettagliate su questi animali e sul loro stato di conservazione, tramite uscite standardizzate, mentre ogni 5 anni sarà effettuato uno studio approfondito finalizzato ad acquisire informazioni anche per quanto riguarda i principali parametri di popolazione e genetica di conservazione.
Tfitone cfestato itatiano . Il tritone crestato italiano è attualmente presente con certezza in Trentino in un’unica località, i laghetti di Marco. Sono comunque auspicabili ricerche in ambienti potenzialmente idonei quali gli altopiani prealpini di Lavarone e Folgaria prossimi all’areale veneto.
Ututone dat ventfe giatto . Questo anuro risulta più diffuso della specie precedente ma è fortemente minacciato dal degrado delle zone di riproduzione e rifugio, specialmente negli ambiti più antropizzati. Aree campione per l’ululone dal ventre giallo, con particolare riferimento alle popolazioni note più importanti, sono le seguenti: Nord di Trento/Zambana; Piana Rotaliana; Val di Cembra; Valle dei Laghi.
Sia tritone crestato italiano che ululone dal ventre giallo risultano rispettivamente "fortemente minacciata" e "in pericolo di estinzione locale" in Trentino. Sono previste perciò una serie di indagini specifiche atte a incrementare le informazioni sullo status e distribuzione al fine di garantirne la conservazione sul medio-lungo termine.
5.4.0.2 Xxxx e afee campione da monitofafe pef attfe specie minacciate in Tfentino
Anche per le altre specie di Anfibi e Rettili, a seconda della relativa rarità e del loro valore conservazionistico, merita prevedere la pianificazione di ricerche su diversi livelli, finalizzate alla conferma della presenza, oppure alle stime delle abbondanze relative o assolute. Si ricorda inoltre che informazioni sulla presenza e frequentazione di zone umide o aride (Rettili) possono fornire interessanti indicazioni sullo stato di conservazione degli habitat frequentati. Anche per questo - gli Anfibi, in particolare – l’erpetofauna merita un’attenzione costante e ripetuta negli anni, quanto meno entro i biotopi di fondovalle, siti in forte e costante trasformazione.
Per tutte le specie andrebbe previsto uno sforzo minimo di controllo con l’annuale visita e perlustrazione, anche con il coinvolgimento di appassionati e volontari; per le stesse ragioni vanno archiviati e condivisi i dati provenienti da indagini distributive quali i Progetti Atlante o le ricerche scientifiche avviate e in corso sul territorio ad opera di enti di ricerca quali FEM e MUSE o promossi da parchi o da servizi provinciali nell’ambito di valutazioni ambientali. Per quanto riguarda i Rettili,
oltre alla annuale raccolta dati riguardante tutte le specie, per la relativa importanza conservazionistica verrà data particolare attenzione alla presenza di popolazioni di lucertola vivipara della Carniola. Per questa lucertola si propone di prevedere inoltre la realizzazioni di indagini regolari a scala provinciale (ogni 5 anni) e locale, in aree campione (ogni 3 anni).
Pertanto si auspica l’attivazione di monitoraggi:
A) nei biotopi e nei siti Natura 2000 già oggetto di conteggi standardizzati (si rimanda in merito alle indagini dell’Ufficio Rete Natura PAT);
A) in attfi biotopi, non interessati finora dai conteggi standardizzati ma che hanno evidenziato in tempi recenti la loro importanza per l’erpetofauna, con particolare riferimento alla presenza della tuceftota vivipafa detta Cafniota (per es. Lago d’Ampola e Inghiaie);
A) nei sottopassi o ecodotti e fetative baffiefe di protezione realizzati presso siti Natura 2000 e siti di riproduzione di rilevante interesse per gli anfibi: laghetti di Marco, Santa Colomba, Levico-Tenna, Lago di Loppio, Terlago, Pradellano, Torbiera di Fiavé. I sottopassi e le barriere realizzati in Trentino possono rappresentare validi punti per verificare lo stato di conservazione di alcune popolazioni e monitorare il trend delle popolazioni a scala locale.
Per questo si prevedono controlli a cadenza annuale, sia con conteggi notturni primaverili degli animali in migrazione, sia con conteggi mirati presso i siti riproduttivi; un compito che potrebbe spettare alle Rete di Riserve istituite, oltre che all’Ufficio Rete Natura della PAT nei biotopi provinciali di maggior rilievo.
5.4.1 Salamandra di Aurora
Salamandra di Aurora
Sintesi della metodologia
Metodi
Al fine di aggiornare costantemente la conoscenza sulla distribuzio- ne di questo anfibio endemico dell’Altopiano dei Sette Comuni e di Vezzena, si prevedono diversi livelli d’indagine, che comprendono sopralluoghi sul campo, diurni e notturni
A) Pfesenza e stato di consefvazione genefate: ricerca attiva diurna, eventualmente integrata da ricerca notturna con torcia, anche tramite indagini collettive;
B) Conteggi fetativi: campionamento quantitativo in aree campione precedentemente individuate;
C) Conteggi assotuti (esemplari totali o densità): campionamen- to quantitativo associato a Cattura-Marcatura-Ricattura degli esemplari.
Tempi Sfofzo
Le uscite si effettuano tra maggio e settembre
A) 3 uscite per area per stagione, tutti gli anni;
B) 5 uscite per area per stagione, ad anni alterni;
C) 5 uscite per area per stagione, ogni 5 anni.
Monitofaggio
Coofdinamento scientifico MUSE e Uff. Rete Natufa 2000 PAT
Erpetologi esperti formati da MUSE
Tabella 5.4: Sintesi della metodologia di monitoraggio per la salamandra di Xxxxxx Xxxxxxxxxx atra aurorae
5.4.2 Tritone crestato italiano
Tritone
Sintesi
crestato italiano
della metodologia
Metodi
Specie presente con certezza in una sola località del Trentino, entro la quale prevedere annuale controllo della popolazione presente. Si auspicano comunque ricerche in altre località potenzialmente idonee al fine di migliorare l’attuale quadro conoscitivo, anche attraverso la verifica di segnalazioni e dati pervenuti da ricerche occasionali
A) Quadfo conoscitivo (presenza e stato di conservazione generale della specie e degli habitat in Trentino);
B) ricerca attiva delle uova associata a quella più tardiva delle larve, al trappolaggio estemporaneo degli adulti anche tramite piccole nasse e all’occorrenza tramite ricerca notturna con torcia.;
C) Conteggi fetativi (indici): campionamento quantitativo nell’unica area attualmente nota (laghetti di Xxxxx);
D) Raccotta di dati occasionati, anche tramite altri studi e ricerche estensive (es. Atlanti faunistici).
Tempi Sfofzo
aprile e giugno
A) ogni 5 anni;
B) ogni 3 anni;
C) ogni anno;
D) ogni anno.
Monitofaggio
Coofdinamento scientifico MUSE e Uff. Rete Natufa 2000 PAT
Rilevatori formati da MUSE o erpetologi esperti
Tabella 5.5: Sintesi della metodologia di monitoraggio per il tritone crestato italiano Triturus carnifex
5.4.3 Ululone dal ventre giallo
Ululone dal ventre giallo
Sintesi della metodologia
Metodi
Sopralluoghi negli ambienti idonei di fondovalle e di media monta- gna, permettono il facile rinvenimento di questa specie, che in genere occupa piccole ambienti umidi anche di origine artificiale
A) Quadfo conoscitivo generale (presenza e stato di conservazio- ne generale della specie e degli habitat in Trentino): si procederà tramite la ricerca attiva delle uova associata a quella più tardi- va delle larve, al trappolaggio estemporaneo degli adulti tramite piccole nasse e all’occorrenza tramite ricerca notturna con torcia;
B) Conteggi fetativi (indici), per verificare lo stato di conservazio- ne: conteggi e stime presso le aree campione individuate tramite transetti o visita ai siti, possibili approfondimenti con CMR;
C) Raccotta di dati occasionati, e segnalazioni anche da altri studi e ricerche estensive (es. Atlanti faunistici), raccolta di ogni dato di presenza occasionali e archiviazione in WebGIS, ricerche e visite periodiche ad ambienti idonei entro Rete Natura.
Tempi Sfofzo
Le sessioni di lavoro si svolgeranno tra aprile e luglio
A) ogni 5 anni;
B) ogni 3 anni;
C) ogni anno.
Monitofaggio
Coofdinamento scientifico MUSE e Uff. Rete Natufa 2000 PAT
Erpetologi esperti o rilevatori opportunamente formati dal MUSE
Tabella 5.6: Sintesi della metodologia di monitoraggio per l’ululone dal ventre giallo Bombina variegata
5.4.4 Altri anfibi di interesse
Altri
anfibi di interesse
comunitario o a stato di
conservazione precario in trentino
Sintesi della metodologia
Metodi
Sopralluoghi negli ambienti idonei di fondovalle e di media monta- gna, permettono il facile rinvenimento di questa specie, che in genere occupa piccole ambienti umidi anche di origine artificiale
A) Quadfo conoscitivo generale (presenza e stato di conservazio- ne generale delle specie e degli habitat in Trentino): si procederà tramite la ricerca attiva delle uova associata a quella più tardi- va delle larve, al trappolaggio estemporaneo degli adulti tramite piccole nasse e all’occorrenza tramite ricerca notturna con torcia;
B) Conteggi fetativi (indici), per verificare lo stato di conservazio- ne: conteggi e stime presso le aree campione individuate tramite transetti o visita ai siti, possibili approfondimenti con CMR;
C) Raccotta di dati occasionati, e segnalazioni anche da altri studi e ricerche estensive (es. Atlanti faunistici), raccolta di ogni dato di presenza occasionali e archiviazione in WebGIS, ricerche e visite periodiche ad ambienti idonei entro Rete Natura.
Tempi
Sfofzo
Destinata a durare sul medio-lungo termine; ricerche triennali tra marzo e maggio (per rana dalmatina), e tra maggio e luglio (per rospo smeraldino, raganella italiana, rane verdi e rana temporaria)
A) ogni 5 anni;
B) ogni 3 anni;
C) ogni anno.
Monitofaggio
Coofdinamento scientifico MUSE e Uff. Rete Natufa 2000 PAT
Erpetologi di settore oppure rilevatori opportunamente formati
Tabella 5.7: Sintesi della metodologia di monitoraggio per altri anfibi di interesse
5.4.5 Lucertola della Carniola e altri rettili di interesse
Lucertola della Carniola
e altri rettili di
interesse comunitario o a stato di conservazione
precario in Trentino
Sintesi della metodologia
Metodi
Per alcune specie si propone di realizzare un piano di monitoraggio che preveda:
A) Quadfo conoscitivo generale (presenza e stato di conservazio- ne generale delle specie e degli habitat in Trentino): si pro- cederà tramite la ricerca attiva degli esemplari, anche tramite trappolaggio estemporaneo o cattura tramite appositi cappi;
B) Conteggi fetativi (indici), per verificare lo stato di conservazio- ne: conteggi e stime presso le aree campione individuate tramite transetti o visita ai siti, possibili approfondimenti con CMR;
C) Raccotta di dati occasionati, e segnalazioni anche da altri studi e ricerche estensive (es. Atlanti faunistici), raccolta di ogni dato di presenza occasionali e archiviazione in WebGIS, ricerche e visite periodiche ad ambienti idonei entro Rete Natura.
Tempi Sfofzo
Destinata a durare sul medio-lungo termine, ricerche triennali tra Marzo e Settembre
A) ogni 5 anni;
B) ogni 3 anni;
C) ogni anno.
Monitofaggio
Coofdinamento scientifico MUSE e Uff. Rete Natufa 2000 PAT
Erpetologi di settore oppure rilevatori opportunamente formati
Tabella 5.8: Sintesi della metodologia di monitoraggio per la lucertola della Carniola e altri rettili
6 Linee guida per il monitoraggio della teriofauna
I Mammiferi trentini includono complessivamente 37 specie di interesse comunitario, oltre ad una accidentale e a due estinte. Si tratta di specie faunistiche che possono fornire importanti informazioni in campo ecologico, che vanno al di là della semplice caratterizzazione faunistica di un sito. Si tratta di specie relativamente poco studiate, salvo alcune eccezioni riguardanti le specie di interesse venatorio, i grandi Carnivori (orso bruno, lupo e lince), le specie carismatiche e, nel caso dell’orso, oggetto nel recente passato del progetto di reintroduzione "LIFE URSUS", nonché di un costante monitoraggio da parte del Servizio Foreste e Fauna della PAT [27].
Quali veri indicatori ecologici e per il loro precario stato di conservazione, sono meritevoli d’attenzione i Chirotteri. Come ben noto, questo gruppo risulta fra i più sensibili alle alterazioni ambientali e alla perdita di mosaici di habitat, cui molte specie sono indissolubilmente legate a causa delle particolari esigenze ecologiche connesse al loro peculiare ciclo vitale. Per la loro biologia necessitano della presenza di diversi ambienti per alimentazione, riproduzione, svernamento, etc., e queste esigenze complesse li rendono molto sensibili alla perdita di diversità del paesaggio e all’eccessiva frammentazione degli habitat, e pertanto rappresentano dei validi indicatori dei cambiamenti ambientali.
Altre specie incluse negli Allegati II, IV e V della Direttiva Habitat sono ad oggi poco studiate prevalentemente a causa delle loro abitudini crepuscolari o notturne e per la loro elusività e/o rarità; è il caso del driomio Dryomys nitedula, del moscardino Muscardinus avellanarius, della puzzola Mustela putorius - pressoché estinta - e della martora Martes martes, tutte specie qui proposte come meritevoli d’attenzione in quanto validi indicatori biologici delle macrotipologie ambientali prese in esame (vedi Azione A.3). Tra i Mustelidi, merita infine di essere sempre considerata la lontra Lutra lutra, specie ritenuta estinta in Trentino, ma in recente espansione sull’arco alpino, con prime osservazioni in Alto Adige in Val Pusteria.
6.1 La teriofauna oggetto del monitoraggio in Trentino
Il monitoraggio dei Mammiferi deve essere strutturato tenendo conto delle specie da monitorare, appartenenti a Ordini tra loro molto diversi per dimensioni, ecologia, esigenze trofiche, necessità di spazi naturali, etc.. Il monitoraggio va, quindi, suddiviso in monitoraggio dei Chirotteri, da attuarsi con le specifiche azioni richieste per lo studio di questi animali, e in monitoraggio dei grandi Carnivori, dei piccoli Carnivori e di alcuni Roditori, attraverso tecniche di censimento del tutto differenti da quelle richieste per i Chirotteri.
Il primo passo per il monitoraggio si è realizzato con la definizione dello stato attuale delle conoscenze per quanto riguarda le specie in Trentino, sia per quel che concerne consistenza e trend delle popolazioni, sia per quanto riguarda il legame delle specie con i diversi contesti ecologici della provincia. Pertanto, il primo passo per sviluppare il monitoraggio di queste specie consiste nel censimento e nella catalogazione e, per quanto possibile, nell’uniformazione dei dati già raccolti in iniziative precedenti, a partire dagli Xxxx Xxxxxxx (Anni Settanta per l’orso bruno) in poi. Tale attività è stata realizzata con le Azioni A.1 e A.3, e riportata a livello informativo nel WebGIS del LIFE+T.E.N., realizzato grazie alla collaborazione degli enti coinvolti dalla PAT (vedi documento tecnico di sintesi delle Azioni A.1 e A.3).
95
6.1. La teriofauna oggetto del monitoraggio in Trentino
Il secondo passaggio prevede la formulazione delle linee guida per il monitoraggio, sulla base delle informazioni raccolte attraverso il precedente passo, finalizzate alla raccolta di dati di campo funzionali alla definizione della distribuzione delle specie, alla comprensione del loro trend di popolazione, al monitoraggio della qualità ambientale attraverso quello delle specie con funzione di indicatori.
Delle specie di Mammiferi presenti in Trentino, 15 sono inserite nell’Allegato II della Direttiva Habitat (92/43/CEE): 11 specie di Chirotteri e quattro specie di Carnivori, la lince, l’orso bruno, il lupo e la lontra. Di seguito si propone una lista di specie considerate per la redazione delle presenti linee guida. Non sono stati inseriti nel presente elenco Lagomorfi (lepre variabile, Lepus timidus) e Artiodattili, camoscio Rupicapra rupicapra e stambecco Capra ibex, in quanto non inclusi negli Allegati II e IV della Direttiva Habitat e ampiamente già considerate dal Piano faunistico PAT (2011). Sono invece state inserite martora Martes martes e puzzola Mustela putorius in quanto non sufficientemente considerate in strumenti pre-esistenti.
Nome itatiano Nome scientifico Indicatofe Difettiva Habitat (92/43/CEE)
Att. II Att. IV Att. V
Rinolofo euriale Rhinolophus euryale • • • Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum • • • Rinolofo minore Rhinolophus hipposideros • • • Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteini • • • Vespertilio di Xxxxx Myotis blythi • • • Vespertilio di Capaccini Myotis capaccinii • • • Vespertilio di Daubenton Myotis daubentoni • • Vespertilio smarginato Myotis emarginatus • • • Vespertilio maggiore Myotis myotis • • • Vespertilio mustacchino Myotis mystacinus • •
Vespertilio dorato Myotis aurascens • •
Vespertilio di Natterer Myotis nattereri • • Vespertilio dasicneme* Myotis dasycneme • • • Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhli • •
Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii • •
Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus • •
Nottola di Xxxxxxx Nyctalus leisleri • •
Nottola comune Nyctalus noctula • •
Pipistrello di Savi Hypsugo savii • •
Xxxxxxxx di Xxxxxxx Eptesicus nilssoni • •
Serotino comune Eptesicus serotinus • •
Serotino bicolore Vespertilio murinus • • Barbastello comune Barbastella barbastellus • • • Orecchione bruno Plecotus auritus • •
Orecchione grigio Plecotus austriacus • •
Orecchione alpino Plecotus alpinus/macrobullaris • • Miniottero di Xxxxxxxxx Miniopterus schreibersi • • • Molosso di Cestoni Tadarida kenioti • •
Driomio Dryomys nitedula • •
Moscardino Muscardinus avellanarius • •
Orso bruno Ursus arctos • • •
Puzzola1 Mustela putorius •
Lupo2 Canis lupus • • •
Lontra1 Lutra lutra • • •
Martora Martes martes • •
Lince2 Lynx lynx • • •
Tabella 6.1: Elenco delle specie di Mammiferi presenti in Trentino, meritevoli d’attenzione per il loro stato di minaccia e/o il loro valore di indicatori biologico e loro attribuzione entro le normative comunitarie
6.2 Sintesi dello stato delle conoscenze della teriofauna in Trentino
Una sintesi significativa delle informazione ad oggi disponibili è riportata nell’Atlante dei Mammiferi in procinto di essere pubblicato dal MUSE. Nella presente sezione ci si limita a ricordare le attività di ricerca condotte a partire dagli anni Settanta, tralasciando quelle storiche precedenti la metà del secolo scorso e l’Ottocento, e che hanno contribuito alle collezioni storiche dei due Musei provinciali. La Banca Rete Natura (1985-2013), così come per le altri Classi, rappresenta l’aspetto conoscitivo di maggior dettaglio per quanto concerne i Mammiferi, soprattutto per la piccola e media mammalofauna. Relativamente a questi taxa, sono state censite le specie presenti nei biotopi, con informazioni su presenza, distribuzione spaziale, fenologia ed ecologia. Al riguardo si ricordano le numerose ricerche sui piccoli Mammiferi (Insettivori e Roditori) condotte nei biotopi e nel progetto Bioitaly, mediante campagne di trappolaggio negli anni Novanta e inizio 2000, anche all’interno delle Riserve Integrali e demaniali. In particolare, la Riserva di Cadino, con i decennali studi condotti da Xxxxxxxx e Xxxxxxxxx, e successivamente da Aimi e Cauduran (questi ultimi anche sul driomio; Foreste Demaniali Cadino PAT), rappresenta l’area con il maggior dettaglio conoscitivo per il Trentino.
Xxxxxxxx e Xxxxxxxxx hanno inoltre condotto indagini nei parchi Xxxxxxxx Xxxxxx e Paneveggio e Pale
di San Xxxxxxx. I reperti di numerose campagne di catture a vivo, ma soprattutto negli anni iniziali con trappole a caduta e a scatto, hanno permesso la raccolta di importanti informazioni di ordine ecologico. I reperti conservati presso il Museo delle Scienze di Trento e l’Università di Padova hanno implementato considerevolmente il materiale per studi biometrici e più recentemente genetici.
Aspetti legati alla genetica delle arvicole sono stati indagati dall’ex Centro di Ecologia Alpina e proseguiti nelle ricerche sempre finalizzate ad aspetti di genetica (H. Xxxxx, coord.) e di parassitologia (A. Rizzoli coord.) nell’ambito dei più recenti programmi della Fondazione Xxxxxx Xxxx, che si è anche occupata, in passato, di molti aspetti legati alle patologie e parassitosi di questi Mammiferi.
Le indagini sui Chirotteri sono invece più recenti, e partono dalla fine degli anni Novanta con le prime ricerche di A. Xxxxxxxxx (coord.) nel Parco Xxxxxxxx Xxxxxx, e successive nel Parco Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx (X. Xxxxxxxx coord.); queste indagini seguono di qualche anno quelle promosse dal MCR (Museo Civico di Rovereto) e condotte da Xxxxxxx nei primi anni Ottanta. A partire dal 2000, il MTSN oggi MUSE e la Rete Natura del Servizio Conservazione della PAT hanno sostenuto una serie di monitoraggi e indagini dedicate ai Chirotteri (X. Xxxxxxx e coll./Albatros), che hanno fortemente migliorato il quadro conoscitivo trentino su distribuzione e problematiche di conservazione di questo gruppo.
Per quanto riguarda gli studi di dettaglio sull’ecologia dei Mammiferi, si ricordano le ricerche sui Mustelidi (martora) nei parchi Xxxxxxxx Xxxxxx e Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx degli anni Novanta [39]; quelle sui Lagomorfi sempre nel Parco Adamello Brenta; sui Chirotteri nei parchi Adamello Brenta e Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx; sugli Ungulati, nel Parco Nazionale dello Stelvio, nel Parco Xxxxxxxx Xxxxxx, nel Parco Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx, oltre a quelle condotte da Associazione Cacciatori del Trentino (ACT), con molteplici ricerche su ecologia ed etologia (capriolo, cervo, camoscio, muflone, stambecco); diversi sono inoltre i progetti di traslocazione e di reintroduzione sinora effettuati (relativi allo stambecco; Parco Adamello Brenta, Parco Paneveggio e Pale di San Xxxxxxx e più recentemente nel settore trentino del Parco dello Stelvio). Il gruppo comunque più costantemente monitorato è quello dei grandi Carnivori: in particolare, l’orso bruno, studiato/gestito dalla PAT a partire dalla seconda metà degli anni ’70, salvato dalla scomparsa sulle Alpi con il progetto di reintroduzione LIFE Ursus, coord. da Parco Xxxxxxxx Xxxxxx, al quale è seguita la “gestione ordinaria” intrapresa a partire dal 2002 dalla PAT. Nel programma di monitoraggio rientrano anche lince e lupo; quest’ultima specie appare in rapido insediamento ed è, dall’estate 2013, oggetto di un LIFE dedicato al monitoraggio a scala alpina (coord. Parco Alpi Marittime) e alla comunicazione (coord. MUSE).
6.3 Linee guida per il monitoraggio dei Chirotteri
L’estrema diversificazione delle tipologie ambientali dei siti Natura 2000 rende particolarmente complicata la gestione di programmi di monitoraggio a lungo termine delle popolazioni di Chirotteri
6.3. Linee guida per il monitoraggio dei Chirotteri
presenti in essi. Questo gruppo di Xxxxxxxxx presenta infatti particolari esigenze ecologiche, che rendono necessarie tecniche e metodologie di censimento estremamente diversificate nei vari periodi dell’anno.
I principali sistemi di monitoraggio possono essere così riassunti:
• censimenti ai siti riproduttivi (nursery );
• censimenti ai siti di svernamento;
• censimenti nelle aree di foraggiamento su specie campione.
Tutti questi diversi monitoraggi possono concorrere a definire la distribuzione dei Chirotteri nelle aree indagate, la consistenza numerica delle popolazioni e, se ripetuti nel tempo, possono fornire preziose informazioni sulla dinamica di popolazione. All’interno dei siti di Natura 2000, tutti questi sistemi di censimento potrebbero essere potenzialmente applicati, fatte salve le seguenti limitazioni:
1. per buona parte dei siti di Natura 2000 le conoscenze sulla chirotterofauna sono frammentarie e/o in corso di approfondimento e quindi può risultare prematuro e/o difficile attivare programmi di monitoraggio a lungo termine;
2. i censimenti dei siti riproduttivi e di svernamento avvengono in periodi assai critici del ciclo biologico dei pipistrelli e per i quali è quindi necessario procedere secondo un rigoroso protocollo di indagine e mediante l’impiego di personale precedentemente formato;
3. per i censimenti nelle aree di foraggiamento sono necessari strumenti elettronici di rilevamento (bat-detector) e un buon grado di addestramento per gli operatori impiegati.
6.3.1 Monitoraggio entro la Rete Natura 2000 del Trentino
Per quanto riguarda i monitoraggi all’interno dei siti della rete Natura 2000, possiamo individuare alcune priorità dove è auspicabile, nel breve periodo, riuscire a standardizzare metodi di censimento su medio e lungo periodo:
A) le numerose grotte che già in passato hanno evidenziato la loro importanza per la chirotterofauna;
B) tutti quei siti che presentano stretti legami ecologici con siti riproduttivi e/o di svernamento presenti nelle vicinanze.
Per le grotte sede di colonie di Chirotteri, si potrebbero prevedere controlli a cadenza annuale o triennale, sia con conteggi all’uscita degli animali dai rifugi che con esplorazioni condotte in collaborazione con i locali gruppi speleologici. Le modalità, la tempistica e il personale impiegato in queste attività di monitoraggio, dovranno essere definite in fase di programmazione anche alla luce dei dati che si vogliono raccogliere. È opportuno ricordare come esistano già dei protocolli d’indagine codificati ed in uso da tempo; si rimanda alle linee guida nazionali, anche per la necessità di osservare scrupolosamente alcune precauzioni essenziali e di affidare determinati tipi di censimenti a personale altamente specializzato [1]. Per quei siti della Rete Natura 2000 che costituiscono siti di foraggiamento per la chirotterofauna, si possono effettuare monitoraggi in anni successivi con l’impiego di bat-detector e su specie campione. Anche in questo caso le modalità operative e le specie target possono essere mutuate da esperienze similari in altri contesti europei, ad esempio dal National Bat Monitoring Programme inglese.
Lo scopo della presente proposta di monitoraggio è quello di consentire una valutazione continuativa dello “stato di salute” delle popolazioni di Chirotteri che sono ospitate entro i siti trentini della rete Natura 2000. Tale valutazione dovrà avere i caratteri della sostenibilità sia dal punto di vista economico che logistico, così da consentirne un’agevole reiterabilità nel tempo, nonostante le difficoltà sopraesposte.
Per il Trentino si è quindi di conseguenza impostata una proposta di monitoraggio incentrata sull’attuale stato delle conoscenze su distribuzione e consistenza delle diverse popolazioni di Chirotteri ospitate sul territorio provinciale. Avendo a mente il fatto che tali conoscenze sono ancora incomplete e che le ricerche su questi Xxxxxxxxx sono tutt’ora “work in progress”, è comunque
probabile che in futuro sia necessario rimodulare il presente piano di monitoraggio così da adeguarlo allo stato delle conoscenze via via acquisite. Nella stesura del piano di monitoraggio sono poi state tenute in considerazione le migliori e più aggiornate indicazioni scientifiche proposte a livello europeo da UNEP/EUROBATS (Agreement on the Conservation of Populations of European Bats) e a livello nazionale dal G.I.R.C. (Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri), adattandole alla situazione locale e alle esigenze in termini di sostenibilità delle indagini sopra ricordate.
Alla luce di tali premesse il piano di monitoraggio si articola in controlli su:
1. siti di riproduzione (nursery) di particolare valore scientifico e conservazionistico per i Chirotteri;
2. siti di svernamento (hibernacula) di particolare valore scientifico e conservazionistico per i Chirotteri;
3. aree di presenza/foraggiamento che si caratterizzano per la ricchezza di Chirotteri sia in termini qualitativi che quantitativi.
Il controllo in tali zone ripetuto nel tempo darà modo di descrivere il trend delle popolazioni di Chirotteri sul territorio trentino in generale e nei siti della rete NATURA 2000 in particolare. Allo scopo di disegnare un quadro che sia il più completo e fedele possibile si prevede altresì di integrare tale monitoraggio con:
5. studio della distribuzione e consistenza delle popolazioni di Chirotteri nei Parchi naturali;
6. studio della distribuzione e consistenza delle popolazioni di Chirotteri nelle Reti di Riserve;
7. raccolta dati estemporanea.
6.3.2 Il monitoraggio delle nursery
Questo monitoraggio prevede il conteggio degli adulti e dei cuccioli presso le nursery al fine di stabilire la consistenza delle popolazioni riproduttive e il successo riproduttivo. Le 10 nursery che si prevede di monitorare sono quelle indicate nelle Linee di intervento sui Chirotteri in Provincia di Trento (Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione del Territorio, Ufficio Biotopi e Rete Natura 2000) che allo stato attuale delle conoscenze rappresentano i siti riproduttivi di maggior valenza scientifica e conservazionistica presenti in Trentino.
Più nello specifico esse sono rappresentate da:
• Chiesa di San Xxxxxx - Comune di Bieno (n. cat. 295), Specie target: Rhinolophus hipposideros;
•
Osteria dell’Ospite - Cis - Comune di Bresimo (n. cat. 318), Specie target: Rhinolophus hipposideros;
•
Xxxxx - torrente Pescara - Comune di Cagnò (n. cat. 44), Specie target: Rhinolophus hipposideros;
•
Centrale di Carzano - Comune di Carzano (n. cat. 34), Specie target: Rhinolophus hipposideros;
•
Chiesa Parrocchiale - Comune di Samone (n. cat. 293), Specie target: Rhinolophus hipposideros;
•
Chiesa di S. Xxxxx Xxxxxxx - Comune di Spera (n. cat. 289), Specie target: Rhinolophus hipposideros;
• Castel Thun - Comune di Ton (n. cat. 216), Specie target: Rhinolophus hipposideros;
• Chiesa Parrocchiale Pergine- Comune di Pergine (n. cat. 261), Specie target: Myotis myotis;
•
Rifugio antiaereo - Comune di Mezzolombardo (n. cat. 489), Specie target: Rhinolophus hipposideros, Rhinolophus ferrumequinum, Myotis daubentonii;
•
Abisso di Xxxxx - Comune di Terlago (n. cat. 186), Specie target: Rhinolophus hipposideros, Rhinolophus euryale, Myotis myotis.