Contract
Part time in crescendo
n. 9 – dicembre 2001
Nel comune intendimento di rendere il mercato del lavoro più elastico, flessibile e dinamico, per il raggiungimento e mantenimento di un elevato livello occupazionale, si é sviluppata negli ul- timi anni una forte sensibilità tra le parti sociali per la sperimentazione di nuove soluzioni con- trattuali, nuove forme occupazionali a carattere “atipico” che sembrerebbero favorire un più rapido e sicuro raggiungimento degli obiettivi concordati. Il contratto di lavoro part time si pre- senta così, sotto un profilo meramente quantitativo, quale utile strumento di sviluppo occupa- zionale, ma anche, d’altra parte, fondamentale strumento di promozione di un più stabile equi- librio tra i rispettivi interessi in gioco, oltre che di un migliore bilanciamento tra l’attività lavo- rativa ed il tempo libero, per una migliore qualità della vita.
Il 6 giugno 1997 le organizzazioni intercategoriali europee a carattere generale – Unice (Unione delle confederazioni europee dell’industria e dei datori di lavoro), Ceep (Centro europeo dell’impresa pubblica) e Ces (Confederazione europea dei sindacati) – sottoscrivevano l’accordo quadro sul part time, che avrebbe dato corso, qualche mese più tardi, all’emanazione della Di- rettiva 97/81/CE. Tre le fondamentali priorità poste: soppressione delle discriminazioni nei con- fronti dei lavoratori e lavoratrici a tempo parziale e miglioramento della qualità del loro lavoro, maggiore favore e facilità di sviluppo del lavoro a tempo parziale su base volontaria ed organiz- zazione flessibile dell’orario di lavoro part time che tenga in considerazione i bisogni sia dei datori di lavoro che dei lavoratori e lavoratrici, identificazione ed eliminazione degli ostacoli di natura giuridica o amministrativa che limitano le possibilità di lavoro a tempo parziale.
Di tali basilari principi ha tenuto conto anche il legislatore italiano quando, con il X.Xxx. 25 feb- braio 2000, n. 61, ha riformato in modo organico l’intera disciplina, sostituendo la precedente normativa risalente al 1984. Così é stata introdotta la chiara equiparazione del part timer al full timer, elevando il primo a pari dignità del secondo; é stata fortemente valorizzata l’assoluta vo- lontarietà che caratterizza il rapporto di lavoro a tempo parziale, tenendo così in grande conside- razione le esigenze dei lavoratori e lavoratrici che potranno far valere le proprie posizioni senza timori di possibili rivendicazioni della controparte; é stata promossa una serie di incentivi di ca- rattere economico, che, riducendo il costo complessivo del lavoro, dovrebbero favorire il ricorso a tale forma contrattuale da parte dei datori di lavoro; ed, infine, per ridurre al minimo il pericolo di irrigidire l’articolazione dell’istituto in parametri predefiniti, seppure l’intervento normativo si spinga spesso fino al dettaglio, é stato lasciato ampio margine alla contrattazione collettiva, so- prattutto in materia di flessibilizzazione dell’orario di lavoro.
Tale disciplina, certamente perfettibile – nei primi mesi del 2001 si é già provveduto ad un pri- mo ritocco con il D.Lgs. 26 febbraio 2001, n. 100 – sembra comunque porre buone basi per il
raggiungimento di livelli occupazionali più elevati, più vicini alla media comunitaria, obiettivo, quest’ultimo, fissato dal Governo, per il periodo 1999-2003, nel Piano nazionale per l’occupazione.
L’incidenza dell’occupazione a tempo parziale sull’occupazione complessiva in Italia, infatti, seppure negli ultimi anni sempre in crescita, é ancora nettamente inferiore alla media europea.
Occupazione a tempo parziale per settore economico nell’UE e nei principali paesi dell’area euro Incidenza sull’occupazione complessiva - Anno 2000
PAESI | Totale | Agricoltura | Industria | Servizi |
UE | 17,9% | 17,2% | 6,9% | 22,7% |
Italia | 8,8% | 14,7% | 4,8% | 10,4% |
Germania | 19,4% | 15,7% | 9,1% | 25,0% |
Spagna | 8,2% | 7,8% | 2,4% | 11,1% |
Francia | 16,9% | 15,8% | 5,8% | 21,2% |
Prov. di Bolzano | 12,7% | 12,7% | 4,9% | 15,7% |
Fonte: Eurostat, Labour Force Survey; ASTAT, Rilevazione forze lavoro
Attestandosi su un livello sì superiore alla media nazionale, ma comunque al di sotto delle per- formances europee, anche in provincia di Bolzano il part time presenta ancora ampi margini di sviluppo.
Tassi di variazione annua e
% dell’occupazione part time in provincia di Bolzano
Anno | Variazione % annua | % su occupati |
1997 | + 8,2% | 10,1% |
1998 | + 10,9% | 11,1% |
1999 | + 0,4% | 11,2% |
2000 | + 16,2% | 12,7% |
Fonte: ASTAT, Rilevazione forze lavoro
Viste, infatti, le percentuali di crescita ri- levate negli ultimi anni, non v’é dubbio che le diverse possibilità di articolare il proprio orario di lavoro in part times orizzontali, verticali e misti riscuotano sempre maggiore successo tra i lavoratori e soprattutto tra le lavoratrici.
Caratteristica fondamentale di questo particolare contratto di lavoro, infatti, al di là della rileva- zione geografica, é rappresentata dalla sua connotazione prettamente femminile: nel 2000 l’ 86,8% dei part timers in provincia di Bolzano era costituito da donne, e rappresentava il 26,8% dell’intera forza lavoro femminile occupata.
Contratti part time conclusi in provincia di Bolzano tra il 1991 ed il 2000
10000
8000
6000
4000
2000
0
uomini
donne
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
Fonte: Ispettorato del lavoro
Ma quali sono le motivazioni di fondo che portano alla stipulazione di un contratto di lavoro a tempo parziale? Quale é l’incidenza del cosiddetto part time involontario nella nostra provincia dove il tasso di disoccupazione é così basso da poter essere considerato fisiologico?
Le ragioni che maggiormente pesano nella scelta di un lavoro part time sembrano risiedere nella possibilità, che questo particolare contratto offre di conciliare al meglio le proprie esigenze per- sonali e familiari con l’impegno professionale, per una migliore gestione del proprio tempo ed uno stile di vita forse più equilibrato. Il 53,5% del campione scelto in una recente rilevazione statistica dell’ASTAT ha, infatti, affermato di aver volontariamente scelto tale particolare forma contrattuale per i suddetti motivi; e non é certo un caso che preponderanti in tale inclinazione si siano rivelate le donne, generalmente più sensibili a tali problematiche. A completare il quadro, praticamente condivisa da uomini e donne, l’esigenza di avere maggiore tempo a propria dispo- sizione si conferma quale ulteriore motivazione per oltre il 31% del campione intervistato.
Motivazione | n. | % | n. | % | n. | % |
Occupazione a tempo pieno non desiderata | 7 300 | 30,8% | 1 300 | 36,1% | 8 600 | 31,5% |
Occupazione a tempo pieno non trovata | 700 | 3,0% | 200 | 5,6% | 1 000 | 3,7% |
Frequenza di corsi | 500 | 2,1% | 200 | 5,6% | 700 | 2,6% |
Malattia, invalidità | 100 | 0,4% | 300 | 8,3% | 400 | 1,5% |
Motivi personali o familiari | 13 900 | 58,6% | 700 | 19,4% | 14 600 | 53,5% |
Altro / non indicato | 1 100 | 4,6% | 900 | 25,0% | 1 900 | 7,0% |
Totale | 23 700 | 100% | 3 600 | 100% | 27 300 | 100% |
Occupati a tempo parziale per motivazione e sesso in provincia di Bolzano - Anno 2000 Femmine Maschi Totale
Fonte: ASTAT, Rilevazione forze lavoro
Tali tendenze non si discostano di molto dai risultati di analoghe indagini svolte su scala nazio- nale, se non per un aspetto, non certo marginale. Se, infatti, in provincia di Bolzano la percen- tuale di chi nel corso del 2000 ha stipulato un contratto a tempo parziale nell’impossibilità di trovare un impiego full time é stata soltanto del 3,7%, la media italiana del part time involonta- rio si attestava nel medesimo periodo quasi sul 35%.
A fronte di tale condizione di quasi perfetta coincidenza tra la reale possibilità di trovare un po- sto di lavoro full time e le legittime aspettative di ognuno, é comunque rilevabile sul mercato del lavoro locale un ulteriore sorprendente aspetto della problematica sin qui analizzata: sembrereb- be, infatti, emergere un rilevante divario tra la propensione al part time dei potenziali lavoratori e lavoratrici, e la concreta disponibilità del mondo datoriale ad aprirsi verso soluzioni contrat- tuali di questo genere. Se tra i disoccupati che si sono iscritti alla prima classe delle liste di col- locamento nel corso del 2000, 6 308 persone hanno manifestato la propria disponibilità ad un contratto di lavoro part time, soltanto 1 036 hanno coronato le proprie aspettative, complessiva- mente il 23,5% degli assunti tra gli stessi. Inoltre, delle 6 377 domande di lavoro presentate da parte delle imprese all’Ufficio del lavoro per usufruire delle possibilità di intermediazione che lo stesso intende favorire, soltanto 319 prevedevano l’opportunità di stipulare un contratto part time. Sotto questa particolare prospettiva, seppure d’angolo ristretto per la parzialità delle in- formazioni disponibili, sembrerebbe comunque auspicabile dare un caldo benvenuto anche in provincia di Bolzano alla nuova normativa in materia che, grazie alle semplificazioni ed age- volazioni introdotte, dovrebbe costituire anche qui una fondamentale opportunità per
l’incremento del tasso di attività soprattutto femminile sino ad oggi non ancora completamente sviluppatosi.
Assunzioni di disoccupati iscritti alla prima classe delle liste di collocamento in provincia di Bolzano Anno 2000
Tipo di contratto Disponibilità al part time
di assunzione | no | sì | totale |
Full time | 7 065 | 2 995 | 10 060 |
Part time | 689 | 1 036 | 1 725 |
Non rilevato | 1 291 | 376 | 1 667 |
Totale | 9 045 | 4 407 | 13 452 |
Fonte: Ufficio del lavoro |
Utile a tal fine dovrebbe rivelarsi un’analisi di maggiore dettaglio delle caratteristiche professio- nali ed attitudinali dei potenziali lavoratori e lavoratrici part time, oltre chiaramente ad una veri- fica delle modalità di risposta del mondo datoriale.
Alcuni importanti spunti possono essere ricavati dalla banca dati degli iscritti alle liste di collo- camento. Dei 17 891 nuovi iscritti alla prima classe, nel corso del 2000, oltre il 35% ha manife- stato la propria disponibilità ad un contratto di lavoro a tempo parziale; il 68,1% di questi era costituito da donne. Approfondendo l’indagine sul livello d’istruzione del part timer tipo, emer- ge un generale favore alla stipula di contratti a tempo parziale, che caratterizza per circa il 35% tutte le categorie considerate, con una lieve preponderanza, tra le donne, di coloro che sono in possesso di titoli di studio di grado medio-inferiore, e tra gli uomini, al contrario, di titoli di stu- dio di grado medio-superiore. Consequenzialmente le professioni ad orario ridotto maggior- mente interessate rientrano tra quelle di livello intermedio, soprattutto di tipo esecutivo nell’ambito di attività di amministrazione e gestione.
Sulla stessa banca dati si possono approssimativamente verificare anche le modalità di incontro della domanda ed offerta di lavoro: nel 2000, delle 13 452 assunzioni di disoccupati, soltanto il 12,8% ha beneficiato di una riduzione dell’orario, nell’86% dei casi si é trattato di contratti co- involgenti donne. Sono state rilevate per lo più assunzioni nel settore industriale e nel terziario per l’impiego di personale di livello medio basso, generalmente occupato in mansioni esecutive relative ad attività amministrative e di gestione.
Se da un lato, quindi, le caratteristiche qualitative sembrano per ora coincidere su entrambi i fronti - sebbene un’importante offerta di lavoro part time anche per livelli occupazionali più ele- vati sia già emersa -, i dati a disposizione confermano la persistenza di un consistente squilibrio quantitativo tra domanda ed offerta di lavoro a tempo parziale, che sottolinea, ancora una volta, la grande potenzialità di sviluppo tuttora insita nel maggiore coinvolgimento delle donne su tale mercato. Il tasso di sviluppo del part time femminile (+ 5,2%) maggiore, per lo scorso anno, ri- spetto all’incremento del tasso di attività femminile complessivo (+ 4,6%) rappresenta un ulte- riore indicatore del grande favore delle donne – peraltro, crescente anche tra gli uomini, visti i recenti incrementi dei relativi tassi occupazionali – nei confronti di un’evoluzione dell’attività lavorativa, che permetta un migliore bilanciamento delle proprie aspirazioni professionali con le molteplici ulteriori attività parallelamente svolgibili.
Gli strumenti normativi vigenti e l’emergente sensibilità sociale nei confronti di tale opportunità sembrano costituire le migliori premesse per un suo rapido e forte sviluppo.
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