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recessione di ampie dimensioni, che naturalmente ha contratto il reddito delle famiglie. Il primo lockdown a marzo, le successive restrizioni dopo l’estate alle attività economiche più strettamente legate al commercio e la caduta complessiva della domanda di consumi ed investimenti hanno
Nella nota IRPET 17/2020 pubblicata il 20 dicembre 2020, si legge che l’insorgenza della pandemia, con il conseguente shock dal lato dell’offerta e della domanda, ha provocato nel corso del 2020 una
infatti generato perdite di ampie dimensioni.
Il tutto è avvenuto e sta avvenendo nonostante l’azione stabilizzatrice senza precedenti messa in campo dal lato delle politiche economiche. Il ripiegamento del ciclo è stato infatti contenuto mediante una massiccia espansione della politica di bilancio. I provvedimenti che si sono succeduti nel corso dell’anno sono molteplici: DL 18/2020, noto come “Cura Italia”; XX 00/0000, denominato “Decreto Liquidità”; XX 00/0000, chiamato “Decreto Rilancio”; DL 104/2020, conosciuto come | |
“Decreto Agosto”; DL 137/2020, presentato come “Decreto Ristori”1. | |
Complessivamente, l’azione di bilancio ha mobilitato per il 2020 risorse pari a 105 miliardi di euro. Sebbene le misure predisposte abbiano avuto un contenuto fortemente progressivo, capace di contenere l’esplosione della povertà e della disuguaglianza, il tenore di vita delle famiglie è |
indubbiamente peggiorato.
Inoltre, la maggior parte degli interventi messi in campo dal governo sono temporanei (reddito di emergenza, indennità una tantum e ristori) con il conseguente rischio che, nel 2021, si registri, salvo
reiterazione degli aiuti, un significativo incremento della povertà.
Il quadro nazionale appena descritto è confermato dai dati raccolti nel Quarto Rapporto sulle Povertà in Toscana, presentato il 22 gennaio 2021, a cura dell’Osservatorio Sociale Regionale in
collaborazione con Anci Toscana e dal Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane - anno 2020 di Caritas Toscana.
I numeri della povertà crescono nell’anno della pandemia, ma in maniera contenuta (+0,2%), grazie alle politiche messe in atto a livello nazionale e regionale – dichiara Xxxxxx Xxxxxxxx, assessora regionale alle Politiche Sociali – e questo ci dà preziose indicazioni anche per il 2021 quando gli effetti della congiuntura economica si faranno sentire ancora di più. Se confrontiamo i numeri assoluti del 2019 con quelli del 2020 notiamo che l’emergenza Covid-19 produce in Toscana un aumento delle persone sotto la soglia della povertà di circa 16.000 unità: si passa infatti da 105.000 del 2019 a 121.000. Un dramma, certamente, ma contenuto e arginato fino a questo momento dall’insieme degli ammortizzatori sociali, dei contributi, dei ristori, dal rilancio delle assunzioni in comparti fondamentali del pubblico impiego, dal blocco dei licenziamenti.
Politiche che hanno concretamente frenato l’aumento della povertà. A questo, in ambito regionale, si sono aggiunte importanti misure di intervento già promosse e altre previste per corrispondere agli effetti sociali dell'emergenza sanitaria e per sostenere la rete dei servizi territoriali e il Terzo Settore. I rischi maggiori sono nell’anno in corso, quando si concentreranno gli effetti della congiuntura economica.
1 Al “Decreto Ristori” sono seguiti il “Decreto Ristori bis” 149/2020, il “Decreto Ristori ter” 154/2020 e il “Decreto Ristori quater” 157/2020, che hanno visto l’ampliamento delle categorie economiche destinatarie degli aiuti.
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nel 2018, la povertà assoluta risultava in crescita rispetto al 2017 e ben superiore ai livelli precedenti alla recessione del 2009. Nel 2018 il 5% delle famiglie, circa 82mila, e il 4,6% degli individui, circa
171mila, disponevano di un reddito minore della soglia di povertà assoluta, contro le 32mila famiglie
La crisi economica conseguente al Covid-19 potrebbe aggravare il fenomeno della povertà che, già prima dell’insorgere della pandemia, riguardava un numero di famiglie preoccupante. In Toscana,
ed i 66mila individui che nel 2008 erano in questa condizione.
Nel 2019 il fenomeno arriva a riguardare bel il 19,7% degli under30, il 16,8% delle famiglie con
La pandemia e il conseguente lockdown hanno avuto ripercussioni senza precedenti sul sistema economico e sull’occupazione. I dati della Contabilità Nazionale mostrano un quadro allarmante e
capofamiglia straniero e il 15% di quelle con almeno 5 componenti2.
non paragonabile alla crisi 2009.
Nel 2020 ogni toscano ha mediamente prodotto 3.400€ di reddito in meno; un dato che corrisponde, secondo i ricercatori, a una caduta del Pil di 11 punti. Secondo i rilievi statistici illustrati, nel 2020, sebbene questa situazione non abbia avuto effetti diretti sull’occupazione grazie alla cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti, ogni toscano ha perso mediamente 730€ come reddito disponibile, in termini di potere d’acquisto, ed ogni famiglia ne ha persi ben 1.600€. I redditi da lavoro autonomo sono scesi (-10%) più di quelli da lavoro dipendente (-5%), i giovani hanno avuto cali più consistenti (-6%) degli over 50 (-4%).
2 Fonte dati, Quarto Rapporto 2020, Le povertà in Toscana, pp. 13-25.
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Nel corso del 2020 sono stati molteplici gli interventi regionali per la lotta alla povertà (Fondo Sociale Europeo; Fondo di Solidarietà Interistituzionale; Interventi per aiuti alimentari), ma ognuna di queste misure non potrà essere reiterata all’infinito. Cosa accadrà allora nel 2021? Come potranno sostenere
le spese ordinarie tutti coloro che hanno usufruito di queste misure? E cosa è avvenuto a coloro che
L’emergenza Covid-19 ha inoltre toccato molto più duramente le fasce più deboli della popolazione: la pandemia ha avuto un effetto amplificatore della diseguaglianza incrementando la forbice tra ricchi e poveri.
non sono riusciti ad accedere a queste forme di sostegno?
Nelle prossime pagine cercheremo di capire quali ripercussioni sta avendo la crisi socio-economica dovuta al Covid-19 concentrando il focus della nostra analisi sui costi dell’abitare e sulle
problematiche collegate all’emergenza abitativa.
Covid-19 e imposizione di “restare a casa”:
emergono le condizioni di disagio abitativo
Il 28 gennaio 2021, durante la presentazione del IX Rapporto sulla condizione abitativa in Toscana, Abitare in Toscana, redatto dall’Osservatorio Sociale Regionale in collaborazione con Anci Toscana e il Settore Politiche Abitative della Regione, l’assessora regionale alle Politiche Sociali Xxxxxx Xxxxxxxx ha affermato che
Nel 2021 serviranno interventi straordinari per contenere gli effetti dell’emergenza Covid-19 sulla condizione abitativa. Occorre dare una sempre maggiore centralità al tema della casa, in un anno nel quale si sentiranno in maniera ancora più forte gli effetti recessivi prodotti dall’emergenza Covid-19. Penso, per esempio, alle ricadute che si avranno quando terminerà il blocco degli sfratti. Serviranno perciò risorse e risposte strutturate, anche con modalità straordinarie, che vedano la massima collaborazione ad ogni livello istituzionale tra Governo, Regioni ed Enti locali, insieme alle associazioni e alle categorie coinvolte, per arginare il più possibile le condizioni di disagio e scongiurare l’emergenza abitativa.
L’emergenza sanitaria e sociale legata al Covd-19, le ripetute chiusure e le restrizioni alla mobilità necessarie per rallentare il contagio epidemico hanno richiesto ai cittadini, in più di un’occasione, di “restare a casa” e questo ha reso ancora più evidenti le condizioni di disagio abitativo in cui versano migliaia di famiglie in Toscana. Da un lato si è dovuta trovare una sistemazione per tutti coloro che “una casa non ce l’hanno” e dall’altra le spese di locazione, spesso molto alte, hanno portato tante nuove famiglie a non riuscire a far fronte al pagamento dell’affitto, delle bollette o di entrambe con il rischio, nelle prossime mensilità, di incorrere in indebitamenti o sfratti (che per il momento sono stati bloccati). La forbice delle disuguaglianze si è allargata e gli effetti di questa situazione potrebbero amplificarsi nel 2021 se dovessero venire meno gli ammortizzatori sociali o se non venissero adottate nuove misure ad hoc.
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Le Istituzioni, il Terzo Settore, i singoli cittadini sono chiamati ad intervenire per trovare nuove soluzioni non solo per coloro che già versavano in uno stato di povertà o marginalità grave, ma anche per quanti potrebbero trovarsi in difficoltà. È necessario prevenire quelle situazioni di estremo disagio economico che impediscono di far fronte alle spese dell’abitare (affitti, mutui, spese di condominio, spese per bollette e manutenzione degli alloggi) e per le quali si sono già create situazioni di indebitamento.
Negli scorsi mesi sono state realizzate misure ad hoc per fronteggiare l’emergenza: il blocco degli sfratti, i contributi straordinari per sostenere il pagamento dei canoni di locazione, il recente bando regionale da 30 milioni con risorse del Fondo Sociale Europeo, nel quale la quota parte maggiore è stata destinata ai contributi per gli affitti. Ma quali sono le prospettive per i prossimi mesi? Le misure messe in campo fino a questo momento hanno tamponato l’emergenza, quali sono le prospettive future delle politiche abitative? Anche se verranno previsti stanziamenti di risorse per il sostegno all’affitto, il contrasto alla morosità incolpevole, l’ampliamento e la riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale, a questi andranno aggiunti interventi strutturali che prevedano, come afferma Xxxxxxxxxx Xxxxx, Responsabile del Settore Innovazione Sociale Regione Toscana,
L’integrazione tra politiche sociali e politiche abitative per sostenere l’autonomia della persona. Le politiche sociali devono interfacciarsi con le politiche sanitarie, abitative e del lavoro per poter sostenere coloro che si trovano in difficoltà.
L’emergenza pandemica ha messo in luce problematiche latenti evidenziando il grave problema legato alla condizione abitativa. Durante il 2020 molti di coloro che appartenevano alla “fascia grigia” della povertà, cioè tutti coloro che erano riusciti ad avere, fino a marzo 2020, un’esistenza dignitosa, si sono trovati improvvisamente in uno stato di necessità dovuto alla perdita o contrazione del reddito. I “costi dell’abitazione” sono diventati insostenibili.
Le misure di contenimento adottate dallo Stato, se da un lato hanno limitato la diffusione del contagio, dall’altro hanno impattato dal punto di vista sociale ed economico. Molte persone si sono trovate a non percepire reddito quindi si sono resi necessari interventi di sostegno alla spesa abitativa: a livello nazionale dal 30/06/2020 sono stati sospesi gli sfratti; a livello regionale la Giunta ha deciso di emanare una Delibera aggiuntiva (n. 442 del 31 marzo) per il sostegno al pagamento del canone di locazione; è stato inoltre stanziato un contributo straordinario affitto Covid-19; e si sono registrate iniziative autonome degli enti gestori ERP3 (attraverso una temporanea riduzione dei canoni).
Le politiche dell’alloggio risultano particolarmente complesse da gestire perché vedono relazionarsi interlocutori diversi ognuno dei quali mosso da interessi differenti, ma questa pandemia ha reso evidente che il problema della casa non può essere lasciato in secondo piano e non può essere affrontato solo con interventi di emergenza. Le politiche di “moratoria degli sfratti” prima o poi dovranno lasciare il posto a qualcos’altro e allora cosa succederà a tutti coloro che ne hanno usufruito in questi mesi?
3 Il patrimonio ERP è composto da 49.996 alloggi (+ 468 unità rispetto al 2015). Nell’anno 2019 sono entrati a far parte del patrimonio disponibile per la locazione 186 nuovi alloggi già assegnati. Negli ultimi bandi generali emanati dai Comuni toscani sono state presentate complessivamente 19.821 domande, di cui 14.875 ammesse (77,1%). Il tasso di soddisfazione annuale della domanda è stato del 6%, con
1.135 nuove assegnazioni. Per il triennio 2020-2022, la Regione Toscana ha destinato 32,4 milioni di euro per interventi di manutenzione, qualificazione, efficientamento energetico e ripristino del patrimonio ERP.
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La parola al SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari)
Il SUNIA è la principale organizzazione di inquilini privati e assegnatari di edilizia pubblica. Scopo principale della sua azione è il riconoscimento del diritto alla casa per ogni cittadino. Si impegna nella promozione e nello sviluppo dell’abitazione in affitto a condizioni compatibili con le esigenze e le capacità delle famiglie, in un contesto di convivenza civile e qualità urbana.
Fornisce assistenza, tutela e consigli su qualsiasi problematica legata alla casa: affitto sicuro, garanzie nella stipula del contratto di locazione in conformità alle norme vigenti, verifica delle clausole del contratto libero. Garantisce inoltre assistenza tecnica e urbanistica, tutela dell’inquilino e supporta tutti coloro che necessitano di consulenza in relazione ai temi dell’abitare4.
Abbiamo avuto modo di intervistare Xxxxx Xxxxxx, Segretario generale del SUNIA della Toscana, in merito al tema dell’emergenza abitativa e dei costi legati agli alloggi.
L’emergenza casa a Firenze nell’anno 2020 si è aggravata a causa dell’emergenza sanitaria e i lavoratori sono stati quelli più colpiti: colpiti nei propri redditi, falcidiati, causa lockdown, dal massiccio ricorso alla cassa integrazione. A Firenze – afferma Xxxxxx – sono 75mila i lavoratori che vi hanno fatto ricorso. Per un lavoratore in cassa integrazione per dodici settimane, tre mesi, ha significato perdere in media 350 euro, per un impiegato e un quadro anche 750 euro. Una riduzione di circa il 33% per un operaio, del 45% per un impiegato e un quadro. In queste condizioni pagare un affitto o un mutuo o far fronte ad altre scadenze è problematico, se non impossibile.
Quella che si prospetta per i prossimi mesi è una “situazione esplosiva”. Durante il 2020 sono state presentate 3496 domande per il contributo straordinario all’affitto, delle quali 2450 sono state ammesse. Il disagio abitativo si è espresso in un aumento delle domande del 110% rispetto al 2019 (quando erano state, per il bando affitti ordinario, 950).
Nonostante la crisi pandemica, Firenze risulta ancora la città con il più alto costo al metro quadro degli affitti in Toscana (e la terza città più cara d’Italia, dopo Milano e Roma). Il prezzo dell’affitto medio di un monolocale è di 650€, 800€ per un bilocale, arriva a toccare i 900€ per un trilocale e supera i 1000€ per gli appartamenti di oltre 90mq.
Per quanto riguarda gli sfratti, che ricordiamo essere stati bloccati per il 2020, Firenze risulta essere la settima città d’Italia, con 802 nuove convalide di sfratto (689 per morosità, 113 per finita locazione), 2877 richieste di esecuzione con forza pubblica, di cui 576 già eseguite. Il 92% sono procedure per morosità. Empoli è la città dell’area metropolitana con più espropri immobiliari in rapporto al numero di abitanti.
Il 2020 si è confermato un anno terribile per chi vive in affitto, con un alto numero di sofferenze per chi non riesce a pagare i canoni di locazione. Gli sfratti con forza pubblica sono in stand by fino al 30 giugno, ma cosa succederà dal 1° luglio 2021, se non interverrà un provvedimento nazionale serio e ponderato per aiutare migliaia di persone, lavoratori e pensionati, in crisi economica?
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problematiche legate al pagamento del mutuo (nonostante il governo, con il Decreto Cura Italia, abbia previsto la possibilità di sospendere le rate del mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale
per massimo 18 mesi attraverso il Fondo di solidarietà gestito da Xxxxxx, non tutte le domande
Da maggio a ottobre 2020, 459 persone si sono recate agli sportelli del sindacato (lavoratori, colpiti dall’emergenza virus): 354 per manifestare la loro difficoltà nel pagare l’affitto e 105 per
presentate sono state accolte).
Le famiglie sono in difficoltà anche per pagare le spese base:
– Il 24% delle famiglie (110 persone del campione) dichiara di avere grosse complicazioni a far fronte alle spese delle utenze, delle bollette (soprattutto luce e riscaldamento);
– Per molte famiglie è difficile se non impossibile pagare la rata del condominio (47% del campione);
– Le spese mediche per il 21% sono diventate proibitive;
– Un preoccupante 11% riferisce di dover limitare le spese alimentari;
– Il 67% del campione ha riferito di poter contare su dei risparmi (pochi) accantonati: 116 persone (38%) li hanno utilizzati per fare fronte alle spese e li hanno già esauriti; 191 hanno in previsione di farlo entro breve.
Delle 354 che hanno manifestato la difficoltà di pagare l’affitto: 276 nuclei familiari (78% del
campione) avevano un affitto superiore a 800€ mensile; 63 nuclei familiari (18% del campione) tra
600 /700€; 15 persone (5% del campione) sotto i 500€.
Di queste 354 famiglie: per il 62% il proprietario ha avviato una procedura di sfratto; per il 34% l’affittuario è stato avvisato dal proprietario che lo farà quanto prima. Si tratta per il 47% (166 persone) di persone che lavorano come dipendenti nel campo della ristorazione o affini; per il 36% (127 persone) di lavoratori nel campo dell’artigianato; per il 17% di lavoratori che sono irregolari, senza contratto.
In alcuni casi, 198, i piccoli proprietari hanno acconsentito ad abbassare il canone di locazione, mentre le grandi proprietà non hanno dato alcuna risposta alle richieste di ridurre i canoni.
Le prospettive per il 2021 sono ancora più cupe: il rischio è di trovarsi con centinaia di famiglie con lo sfratto esecutivo per morosità – dice Xxxxx Xxxxxx – Le notizie che circolano in questo inizio gennaio 2021 sono preoccupanti: ci sono più disponibilità di alloggi in locazione, ma vengono affittati a canale transitorio (brevi periodi) e comunque a prezzi sempre molto elevati: la dimostrazione che in questo campo neanche la legge del mercato riesce a calmierare gli affitti. Tra l’altro si sta verificando una modalità del tutto nuova: i proprietari che chiedono agli inquilini come garanzia per dare in affitto la casa, non solo la busta paga ed un contratto di lavoro a tempo determinato, ma anche un foglio scritto del datore di lavoro che garantisce di non mettere il lavoratore in cassa integrazione per i prossimi mesi.
La politica dovrà intervenire sul mercato delle locazioni con urgenza ed impegnarsi affinché l’”Affitto sostenibile” diventi un diritto.
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I dati di Caritas Firenze che cosa evidenziano?
Riguardo alla condizione abitativa, i dati dei CdA, nel confronto tra 2019 e 2020, fotografano una situazione che si caratterizza per due aspetti salienti. Il primo riguarda la sostanziale stabilità di quelle condizioni che potremmo definire di marginalità grave mentre il secondo ci parla di una crescente fragilità di persone, e di nuclei familiari, in una condizione di relativa stabilità abitativa. Vediamo più in dettaglio. Per quanto riguarda il primo aspetto, le problematiche legate all’alloggio
– mancanza di casa, abitazione precaria o inadeguata, assenza di residenza anagrafica, sfratto, sgombero, sovraffollamento – presentano, nel confronto tra 2019 e 2020, una significativa flessione; lo stesso può dirsi per quanto riguarda gli interventi messi in atto (accoglienza a breve e a lungo termine, accoglienza invernale, inserimenti in struttura). Questo dato deve essere letto con estrema cautela e, soprattutto, non deve far indulgere a valutazioni ottimistiche. Alla base di questa flessione esistono spiegazioni che, più che a una diminuzione della domanda, sembrano rinviare a una maggiore rigidità dell’offerta. In che senso? Con l’emergenza Covid-19 sono infatti aumentate le barriere di accesso ai servizi, e in prima battuta proprio ai CdA che penalizzano soprattutto la popolazione più marginale; inoltre, gli inserimenti in accoglienza, proprio per rispettare i criteri di distanziamento e per evitare il diffondersi del contagio, da un lato sono stati contingentati e dall’altro hanno visto interrompere l’applicazione di criteri di avvicendamento tradizionalmente presenti. Combinandosi questi fattori hanno pesantemente inciso sul dato finale. Va inoltre ricordato che, a partire dalla fase del lockdown, sono state adottate a livello cittadino alcune misure che, recependo i contenuti dei vari DPCM, hanno, per esempio determinato una moratoria su sfratti e sgomberi che, non a caso sono passati rispettivamente da 30 a 17 e da 118 a 1. Potremmo quindi ragionevolmente affermare che i dati danno conto di una situazione di stallo che rischia di mascherare una situazione di disagio abitativo che potrà trovarsi ad esplodere in modo ancora più deflagrante nel momento in cui i vincoli attualmente in essere verranno meno.
Veniamo quindi al secondo aspetto che è possibile apprezzare andando ad analizzare i dati relativi alla condizione abitativa delle persone che si sono presentate ai CdA nei due anni considerati. L’aspetto che emerge con straordinaria evidenza è l’incremento, sia in termini assoluti che percentuali, degli utenti che hanno dichiarato di vivere in affitto: si passa dai 6565 del 2019 ai 9206 del 2020 con un incremento del 40%.
Persone che vivono in abitazione in affitto
9206
6565
2019
2020
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Questa componente che pesava un anno fa per il 23,4% del totale sale nel 2020 al 34,8%: oltre una persona su tre tra quelle che si sono rivolte ai CdA si trova, dunque, in una situazione in cui la relativa stabilità abitativa si associa a una difficoltà a far fronte alle spese della locazione. Questo emerge chiaramente incrociando questo dato con quello relativo alle problematiche manifestate ai volontari: il 93% delle persone in affitto dichiara di avere un reddito insufficiente per far fronte alle normali esigenze (era il 61,2% nel 2019 mentre a livello complessivo tale percentuale è del 53,5 ed era del 44,2 nel 2019).
Percentuale persone che affermano di
avere un reddito insufficiente
93,1
61,2
53,5
44,2
Su totale 2019
Su totale 2020
Su abitazione in Su abitazione in
affitto 2019 affitto 2020
Chi sono queste persone? Le informazioni raccolte ci aiutano a definirne il profilo e ad evidenziarne le trasformazioni rispetto all’anno precedente. Rispetto al genere, per quanto le donne costituiscano la netta prevalenza (lo sono il 64,1% contro il 59,6% registrato tra l’utenza dei CdA nel suo complesso) cresce la componente degli uomini (lo erano il 24,9% nel 2019 e sono saliti ad oggi al 35,9%); si tratta in prevalenza di persone coniugate (62,6% contro il 51,1% dell’utenza nel suo complesso) e, sul piano anagrafico prevalgono, com’era ipotizzabile, soggetti in età centrale (il 55,1% hanno tra i 35 e i 54 anni; erano il 52,2% nel 2019). Vivere in una casa in affitto e aver difficoltà a sostenere le spese di locazione è una problematica crescente tra le famiglie giovani/adulte, presumibilmente con figli piccoli. Per quanto la situazione riguardi in modo prevalente cittadini stranieri, si accentua, rispetto all’anno precedente la componente italiana (dal 21,8% al 26,8% una crescita pari, quindi, al 5% superiore a quella del 2% rilevata per l’utenza in generale).
Che considerazioni possiamo trarre dai dati appena richiamati? La pandemia e le ripercussioni che questa ha avuto sul piano occupazionale e reddituale pone soggetti relativamente nuovi rispetto al circuito dell’accoglienza di fronte a una nuova forma di fragilità, che non si manifesta tanto per una totale mancanza di risorse, quanto piuttosto per la indisponibilità di entrate sufficienti per poter salvaguardare risorse preziose ai fini dell’integrazione degli adulti, e soprattutto dei bambini, come la casa. I dati ci consegnano un altro fenomeno che sembra andare a confermare il quadro appena delineato e che riguarda quella componente costituita da soggetti proprietari dell’abitazione.
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Essa cresce, nell’anno segnato dall’emergenza Covid-19, di 124 unità (da 589 a 713 rispettivamente il 2,1% e il 2,7% sul totale); il profilo di questi soggetti appare, rispetto agli affittuari, immutato fatto salvo uno scivolamento verso classi di età più avanzate ed in particolare per una quota significativa di soggetti anziani (24% che costituiscono, invece, a livello generale solo il 3% del totale).
Questa nuova fragilità di persone che pure dispongono di una relativa stabilità abitativa è un fenomeno che può essere messo in relazione alle particolari condizioni che sono venute a determinarsi nel 2020? Sì e no. La crescita delle persone che vivono in affitto è un fenomeno che si inscrive in un trend di più lungo periodo (iniziata con la crisi del 2008) e che ha portato alla progressiva crescita di un profilo di utenza che era in precedenza totalmente estraneo ai circuiti dell’assistenza. Dunque, l’incremento registrato tra 2019 e 2020 va letto in primo luogo all’interno di questa prospettiva di continuità. Risulta però con evidenza dai dati come l’emergenza Covid-19 abbia rappresentato in sé un fattore di aggravamento: è in questo senso che va interpretata l’ultima informazione ricavabile dagli archivi Mirod, quella relativa all’anno di primo contatto con i CdA. Se nel 2019 i locatari che si erano attivati per la prima volta nell’anno in corso rappresentavano il 20% di tutti gli affittuari (contro il 27,5% dei “nuovi” registrato a livello di utenti complessivi) questa percentuale sale al 39,4% nel 2020. Discorso sostanzialmente identico vale per i proprietari.
Cosa ci indicano questi dati? Che l’emergenza pandemica ha inciso in modo molto duro proprio sulle persone che, prima, si trovavano in una condizione di relativa sicurezza come quella che normalmente associamo alla stabilità abitativa. Avere un tetto sulla testa, in assenza di reddito, porta soggetti normalmente estranei al circuito dell’assistenza a chiedere aiuto per far fronte, in primis, proprio alle spese legate alla casa. È questo un fenomeno che va letto in parallelo con quanto accaduto rispetto ai bisogni alimentari che si sono spostati, proprio in funzione al cambiamento dell’utenza (oltre che in seguito alle restrizioni imposte dalla pandemia) dal pasto ai viveri con i quali prepararlo. Come in questo caso è stato necessario riorganizzare l’offerta di assistenza incrementando la distribuzione di pacchi alimentari così, rispetto al problema abitativo, sarà forse necessario, per far fronte alle conseguenze di più lungo periodo che potranno determinarsi, immaginare una maggiore capacità, sia da parte del pubblico che del privato sociale, di canalizzare risorse verso forme più ampie e diffuse di sostegno economico per il pagamento degli affitti così come di strumenti nuovi di mediazione tra le esigenze di proprietari e locatari.
L’impatto della pandemia Covid-19 sui servizi rivolti ai Senza Dimora
Una particolare categoria di utenti che durante la pandemia ha messo alla prova i servizi ad essi dedicati è quella dei senza dimora.
Ciò che connota le persone senza dimora è una situazione di disagio abitativo, più o meno grave secondo la classificazione ETHOS, che è parte determinante di una più ampia situazione di povertà estrema. Dal punto di vista delle politiche e dell’intervento sociale, a connotare tale situazione, è la presenza di un bisogno indifferibile e urgente, ossia tale da compromettere, se non soddisfatto, la sopravvivenza della persona secondo standard di dignità minimi.
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Con queste parole viene definito il fenomeno della grave emarginazione adulta in Italia, richiamando la necessità di processi di presa in carico che hanno a che vedere con due fattori: la sopravvivenza, ma anche standard di dignità minimi che dovrebbero caratterizzare le politiche e gli interventi sociali.
Le persone senza dimora rappresentavano un target potenzialmente molto vulnerabile in questa pandemia, poiché hanno spesso più patologie concomitanti, hanno difficoltà di accesso ai servizi sanitari, vivono sulla strada o in alloggi di fortuna spesso sovraffollati o precari, non hanno accesso a servizi igienici di base.
Nonostante questo l’Italia ha registrato un preoccupante ritardo nella creazione di piani adeguati a proteggere le persone senza dimora dagli effetti devastanti causati da Covid-195.
Non è facile stimare il numero di persone senza dimora presenti in Italia. L’ultimo studio condotto da ISTAT è stato pubblicato nel 2015 e valuta un numero di circa 2000 persone a Firenze.
Nel Quarto Rapporto sulle Povertà in Toscana, grazie ai dati raccolti con questionari e interviste telefoniche a operatori del Terzo Settore e delle Caritas, è stato presentato l’impatto dell’emergenza Covid-19 sul sistema dei principali servizi rivolti ai Senza Dimora presenti in Regione Toscana.
L’indagine ha cercato di tracciare l’adattamento e le risposte che il “sistema” di accoglienza e protezione sviluppatosi in Regione Toscana ha messo in essere per fronteggiare la crisi pandemica.
Gli aspetti valutati hanno riguardato sia l’attenzione al quadro normativo in continuo mutamento,
L’impatto globale dell’attuale pandemia da Sars-CoV-2 sulla salute pubblica è senza precedenti: questa ha visto utilizzare le strategie della quarantena e dell’isolamento sociale quali uniche tecniche efficaci di controllo della contagiosità e diffusione del virus. Tutto questo non poteva non avere conseguenze anche sull’organizzazione dei servizi per senza dimora.
che la sicurezza del personale, dei volontari sul campo e la tutela dei fruitori dei servizi.
I servizi dedicati ai senza dimora hanno continuato a funzionare, pur con modalità diverse, mostrando una capacità di resilienza notevole.
Quali sono state le principali trasformazioni per ciascuna tipologia di servizio?
Accoglienza notturna: in tutti i territori presi in esame l’accoglienza notturna si è trasformata in un’accoglienza aperta h24. Questo per dare agli ospiti la possibilità di rimanere in casa e non girare per la città diventando involontari veicoli di contagio. C’è stato un grande lavoro di adattamento sia degli spazi dei centri che delle modalità di lavoro (l’apertura per tutto il giorno ha chiaramente aumentato i costi di gestione).
Un effetto, anche questo riscontrato su tutti i territori, è stato il blocco del turn over, ovvero sono stati limitati al massimo gli accessi alla struttura se non previo test sierologico o tampone. Questa decisione, come sottolineato, ha comportato una situazione che di fatto ha impedito una fruizione dei servizi da parte di un numero più ampio di persone senza dimora: chi si è trovato dentro ai centri in un determinato momento vi è praticamente rimasto fino alla chiusura del servizio, viceversa chi ne è rimasto escluso non ha avuto possibilità di accedervi.
5 Nei DPCM che si sono di volta in volta succeduti fino ad oggi non sono mai state predisposte misure organiche riferite ai senza dimora. Il primo documento nel quale si fa riferimento alla necessità di dare continuità ai servizi essenziali per i senza dimora (mense, dormitori, centri di accoglienza, ecc.) è la circolare nr 1/2020 del 27 marzo emessa dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.
Il 30 luglio su richiesta del Ministero della Salute, l’INMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà) ha elaborato un documento dal titolo “Indicazioni operative ad interim per la gestione di strutture con persone ad elevata fragilità e marginalità socio-sanitaria nel quadro dell’epidemia di Covid-19”, nel quale sono state tracciate le linee guida per la gestione dei centri dedicati alle persone senza dimora.
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tramite una mensa hanno immediatamente (a partire dal 9 di marzo) chiuso la sala di somministrazione e hanno cominciato a distribuire il pasto in monoporzione da consumare all’aperto in altro luogo. Come appare ovvio questo ha comportato radicale sconvolgimento del servizio: è stata adottata la fornitura di pasti da asporto in kit monoporzione con una notevole
capacità di orientamento del servizio e di collegamento con le reti territoriali. I protocolli sono
Fornitura pasti: per quanto riguarda la fornitura dei pasti, rappresentata in modo quasi totale dalle mense, si sono registrati importanti cambiamenti. Tutti i soggetti che erogavano questo servizio
risultati molto rigidi e tutti li hanno applicati in modo attento.
Servizi essenziali: fanno parte di questi servizi principalmente le docce ed il cambio biancheria. Non
tutte le strutture erano in linea con le norme necessarie a garantire la sicurezza. Spesso locali piccoli e con poca superficie di areazione hanno costretto a chiudere il servizio o a trasferirlo in altra sede o
all’interno dei centri di accoglienza.
A Grosseto e a Firenze sono state utilizzate strutture sportive, a riprova della duttilità operativa di cui hanno dato prova i servizi rivolti ai senza dimora.
Caritas e Fondazione Solidarietà Caritas Firenze rispondono ai bisogni del territorio: povertà abitativa, tra vecchie e nuove necessità
Il progetto “Accoglienza Invernale” di Fondazione Solidarietà Caritas
Il progetto “Accoglienza Invernale” è un servizio di pronta accoglienza notturna destinato a cittadini italiani e stranieri, uomini e donne maggiorenni, residenti o non, in stato di bisogno abitativo durante i mesi invernali: quest’anno l'accoglienza si è divisa in due periodi, il primo periodo pre- Covid19, dal 4 dicembre 2019 all’8 marzo 2020. Il secondo dal 10 marzo (giorno in cui il Governo ha imposto il lockdown) al 1° giugno 2020 con le strutture tenute aperte 24h su 24h per continuare a garantire un alloggio a tutti coloro che non disponevano di un’abitazione durante l’emergenza Covid-19.
Le strutture di accoglienza normalmente rimangono attive solo in orario 19.00 - 9.00 nel periodo invernale, da dicembre a marzo.
Con l’emergenza Covid-19 – dichiara Xxxxxx Xxxx, Responsabile Area Servizi alla Persona di Fondazione Solidarietà Caritas – abbiamo garantito l’apertura delle sue strutture durante tutta la giornata 24h su 24h, in modo da permettere alle persone senza dimora di rispettare le restrizioni di movimento del decreto ministeriale per contenere il virus.
L’Accoglienza Invernale 2019-2020 è stata organizzata in maniera da avere sul territorio fiorentino le seguenti case: Orologio 1 e Orologio 2 (totale nominale posti letto rispettivamente di 25 e 25), Foresteria Pertini (totale nominale posti letto 86), Scandicci Alto (totale nominale posti letto 10). L'Orologio 1 e Scandicci Alto sono strutture destinate alle donne mentre tutte le altre sono riservate agli uomini.
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Persone accolte durante tutta l'accoglienza
SCANDICCI ALTO 15
FORESTERIA PERTINI
279
OROLOGIO 2 (UOMINI)
64
OROLOGIO 1 (DONNE)
60
0
50
100
150
200
250
300
L’accoglienza è stata coordinata dallo sportello di front-office operativo, che ha assolto il compito di gestire gli ingressi/dimissioni sulla base dei bisogni rilevati, seguendo le linee guida concordate con l’amministrazione comunale, ed ha rivestito il ruolo determinate anche nel raccordare il lavoro di rete tra le istituzioni e le altre associazioni coinvolte nei progetti delle persone accolte (di seguito si riporta il numero delle persone accolte in ogni singola casa durante il periodo di apertura delle stesse).
Orologio 1 (donne) | Orologio 2 (uomini) | Foresteria Pertini | Scandicci Alto | |
Persone Accolte | 60 | 64 | 279 | 15 |
Particolare attenzione, nell’attuazione del progetto, è stata data alla quotidiana collaborazione con le unità di strada (Insider, Outsider) e la Polizia Municipale, costantemente attive nella fase di
rilevazione dei bisogni e delle situazioni critiche; anche i cittadini hanno potuto segnalare persone che dormivano in strade, sottopassi e giardini contattando via mail o telefonicamente direttamente l'assessorato al Welfare del Comune di Firenze o il Centro di Ascolto Diocesano.
Seguendo le linee guida del progetto, come concordato con l’amministrazione comunale, è stata data ospitalità, nel periodo coperto dal progetto, ad un totale di 403 persone, 343 uomini e 60 donne.
Il progetto “Accoglienza Invernale 2019-2020”, avendo caratteristica di intervento emergenziale e limitato nel tempo, ha dato accoglienza a molti cittadini presenti sul territorio (sia coloro che sono in carico ai servizi sociali che quelli che sono sprovvisti di questa tutela).
È stata cura del personale di coordinamento, supportato dagli operatori e dallo sportello di front- office, approntare interventi, col supporto delle associazioni del privato sociale, al fine di attivare percorsi di tutela, presa in carico, presa in cura e affidamento ai servizi sociali territoriali. Sono stati peraltro predisposti servizi di accompagnamento sanitario e presa in carico dagli operatori di Caritas Firenze, in forze presso i CAS ed i progetti SPRAR del territorio, indispensabili per chiarire, verificare e regolarizzare le posizioni giuridiche delle persone presenti nelle case, in conformità alla legislatura in materia di rifugiati, richiedenti protezione internazionale, richiedenti asilo.
Particolare attenzione è stata posta nella condivisione dei progetti per gli ospiti residenti nel Comune di Firenze e già in carico ai servizi sociali competenti, sia afferenti al territorio che all’azienda sanitaria, società della salute o al Ministero di Grazia e Giustizia.
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In alcuni casi, con il coinvolgimento fattivo dell’Ufficio di Inclusione Sociale del Comune di Firenze,
è stato possibile predisporre accompagnamenti per persone residenti su altri comuni e bisognose
Su segnalazione dei servizi sociali di area è stato infatti possibile, per soggetti particolarmente vulnerabili (anziani, persone con certificazione handicap, utenti Ser.D, centri di salute mentale e doppia diagnosi), concordare periodi di accoglienza più lunghi nel tempo.
di accoglienza presso centri residenziali, strutture sanitarie e/o comunità.
In ogni singola casa di accoglienza, all’interno del progetto, sono stato effettuati, in collaborazione con il Centro Medico/Poliambulatorio Xxxxxxx Xxxxxxx, diversi momenti di ascolto sanitario, in cui un dottore e/o psichiatra effettuava un colloquio con ogni ospite che volesse cogliere tale
opportunità.
Il progetto in sé, pensato per dare accoglienza notturna, pasto serale e prima colazione a persone in situazione di grave marginalità ed abbandono (dipendenze, patologie psichiatriche, doppia diagnosi, problemi sanitari, assenza di rete familiare e/o amicale), e poi rimodulato per dare accoglienza h24, ha visto necessaria una particolare cura dell’ambiente, dell’accoglienza e dell’ascolto all’interno delle strutture. Il progetto “Accoglienza Invernale 2019 – 2020” si è concluso, su disposizione della Direzione dei Servizi Sociali del Comune di Firenze in data 01/06/2020 in
seguito alle norme di comportamento dettate dal decreto del Presidente del Consiglio in modo da
contenere la diffusione del Coronavirus.
Dal dicembre 2020 il progetto “Accoglienza Invernale” è stato nuovamente attivato seppur con qualche variazione delle strutture individuate e delle modalità di front-office, che da quest’anno è situato in Xxx Xxxxxxx 00 (lunedì e giovedì dalle ore 9:00 alle ore 12:00).
Il progetto, fino ad ora, ha dato accoglienza a6:
– 125 uomini (italiani e stranieri) presso Foresteria Pertini;
– 25 uomini (italiani e stranieri) presso la struttura di Quintole;
– 20 donne (italiane e straniere) presso la struttura di Scandicci Alto.
Ogni anno il Comune di Firenze indice un bando di gara per l’assegnazione della gestione dell’Emergenza Freddo garantendo la copertura finanziaria per 120 posti. Il Comune si impegna altresì nel fornire 70 posti letto in proprie strutture. A questi Fondazione Solidarietà Caritas ne aggiunge altri 50 in strutture di propria gestione; garantisce la copertura degli operatori necessari per mandare avanti la gestione del progetto e implementa il servizio attraverso il servizio docce, cambio biancheria, ecc.
Xxxxxxx Xxxxxx, referente del servizio Accoglienza Invernale, dichiara che la pandemia Covid-19 ha colpito prevalentemente la “fascia grigia” della popolazione. Coloro che vivevano nella marginalità estrema e che, già prima della crisi, non possedevano nulla, non hanno subito particolari variazioni alla loro condizione e, in alcuni casi, hanno potuto usufruire di maggiori politiche di contrasto alla povertà.
6 L’ultimo aggiornamento dati si riferisce al 28/01/2021.
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In merito alle variazioni di utenza tra l’inverno 2019 e quello in corso, Xxxxxxx ci riferisce che:
Oltre a coloro che tradizionalmente si rivolgono a questo servizio e ai non residenti che transitano sul nostro territorio, si è registrato un notevole aumento di uomini giovani, fuoriusciti dai circuiti di accoglienza classica come CAS e SPRAR, che non sanno dove andare e tantissimi ‘nuovi poveri’: ragazzi peruviani o indiani che lavoravano nel mondo della ristorazione e che fino all’anno scorso riuscivano a pagarsi una casa o stanza in affitto. Si nota un preoccupante e nuovo accesso di giovani stranieri che vivevano bene prima del Covid-19. Per quanto riguarda le donne, invece, quest’anno ne abbiamo incontrate pochissime.
I dati raccolti e illustrati nei paragrafi precedenti aiutano a spiegare i nuovi accessi registrati per la componente maschile delle accoglienze. Per quanto riguarda, invece, la diminuzione degli accessi da parte delle donne, si ricorda che già alla fine dell’estate, nel sesto Report, avevamo segnalato una brusca riduzione delle presenze di stranieri a partire dal mese di settembre, con un’ulteriore flessione del dato nei mesi successivi. Questa contrazione può essere interpretata come l’indicatore di strategie di aggiustamento operate a livello individuale che prevedono prevalentemente il ritorno verso il Paese d’origine. Alcuni operatori dei Centri d’Ascolto intervistati avevano affermato: “Le donne ucraine, così come le rumene sono scomparse”.
Venendo a mancare le opportunità di lavoro nel settore domestico e della cura, chi dispone di una maggiore libertà di movimento in virtù della relativa vicinanza del Paese di provenienza, dalla regolarità dei documenti, o della libertà di circolazione sul territorio europeo, può effettivamente aver optato per un ritorno, temporaneo o permanente, a casa. Questa scelta può essere stata incentivata anche dalla portata globale della pandemia e dal bisogno di stare vicini ai familiari rimasti nel luogo d’origine.
Casa della Solidarietà San Xxxxxxx
La Casa della Solidarietà San Xxxxxxx, ci riferisce l’operatrice Xxxxxxxx Xxxxxx, si inserisce all’interno del sistema di accoglienze che il Comune di Firenze ha costituito per far fronte ai bisogni dei soggetti più fragili e vulnerabili presenti a vario titolo sul suo territorio.
La struttura è organizzata su quattro piani e prevede l’accoglienza di tre tipologie di persone: quarantaquattro posti per donne e bambini, ventiquattro posti per uomini soli e altri venti per persone ultracinquantenni di ambo i sessi.
La struttura nasce per rispondere prima di tutto al bisogno emergenziale di un alloggio pertanto prevede l’accoglienza su 365 giorni l’anno 24 ore su 24. All’interno della casa, due posti per donne e due per gli uomini, sono dedicati all’inserimento in urgenza tramite il Pronto Intervento Sociale (PIS). La struttura ha la capacità di accogliere quotidianamente ottantotto persone, ciascuna con una propria storia, un proprio vissuto caratterizzato da almeno un evento traumatico.
L’accoglienza è garantita rispettando quelli che sono requisiti essenziali richiesti dal Comune di Firenze ed aggiungendo delle risorse proprie di Fondazione Caritas sulla base di quei principi che Caritas si propone di seguire in termini di accompagnamento pedagogico, efficienza, efficacia e professionalità.
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Le persone accolte sono in carico al Servizio Sociale del Comune di Firenze e vengono inserite con un progetto condiviso con l’ospite stesso per un periodo di nove mesi con la possibilità di essere prorogato qualora sia necessario maggior tempo per il raggiungimento degli obiettivi concordati. Nella maggior parte dei casi l’obiettivo finale è il raggiungimento dell’autonomia della persona tenendo in considerazione le aspirazioni della stessa e valutando attentamente le sue capacità e le sue risorse personali da incrementare o incentivare per definire un percorso di accoglienza virtuoso. Anche se gli obiettivi finali sono più o meno gli stessi per tutti gli ospiti, gli interventi che vengono posti in essere sono molteplici e diversi da persona a persona, avendo ognuna una sua specificità ed una sua storia: pertanto, all’interno della Casa della Solidarietà San Xxxxxxx sono presenti tanti percorsi di accoglienza individualizzati quanti sono gli ospiti. Questi ultimi vengono affiancati da figure professionali adeguatamente formate e motivate nell’operare quotidianamente insieme a quella fascia di popolazione che viene definita “marginale”.
Oltre al personale dipendente non bisogna dimenticare il prezioso supporto che arriva dai ragazzi del Servizio Civile Regionale e Universale, i quali decidono di dedicare un anno della loro vita mettendosi a disposizione nel servizio agli altri. Fondamentale è il loro aiuto nella gestione del quotidiano e nell’interazione con gli ospiti affiancati sempre dal personale a lavoro.
adulti minori
2 0 1 4
2 0 1 5
2 0 1 6
2 0 1 7
2 0 1 8
2 0 1 9
2 0 2 0
64
46
51
34
48
66
49
Come non sottolineare il ruolo vitale che svolge il volontariato all’interno della struttura: si tratta sia di singoli individui, che di gruppi con varia connotazione (parrocchie, gruppi giovani, associazioni), che in modo continuativo e programmato svolgono le loro attività all’interno della casa, quali doposcuola per i bambini, lezioni di alfabetizzazione per donne e uomini stranieri, alfabetizzazione informatica, progetto di musicoterapia, animazione per bambini ed adulti, attività di socializzazione per tutti gli ospiti.
24
21
32
15
5
24
6
Grafico n.1: accoglienze attivate all’interno della casa della Solidarietà San Xxxxxxx dal 2014 al 2020
16
2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020
26
17
2
I T A L I A N A
E U R O P E A
E X T R A E U R O P E A
20
14
13
17
23
29
9
9
7
3
3
4
39
19
28
14
22
29
Grafico n.2: La nazionalità dei nuclei accolti all’interno della Casa della Solidarietà San Xxxxxxx
Il leggero calo del numero delle persone accolte nel 2020, ci spiega Xxxxxx Xxxx, responsabile della struttura,
È data dal fatto che dal marzo 2020 a maggio 2020 non abbiamo potuto effettuare nessuna nuova accoglienza in tutta la Casa a causa della pandemia e, nuovamente nel mese di novembre 2020, all'ostello uomini, non si è registrato nessun inserimento, perché il piano è stato sottoposto a isolamento da parte della ASL a causa di un caso positivo.
Nei progetti futuri di Fondazione Solidarietà Caritas si parla di Housing First
Caritas da sempre cerca di leggere i bisogni emergenti del territorio per dare risposte efficaci e innovative alle nuove fragilità. Durante quest’anno e molto probabilmente anche nel 2021 il tema della casa e dei costi legati all’abitare diventeranno centrali e chiederanno la mobilitazione di Istituzioni, Xxxxx Xxxxxxx, privati cittadini.
Come abbiamo avuto modo di capire attraverso la descrizione dei servizi di accoglienza di Fondazione Solidarietà Caritas, al centro dell’agire dei volontari e degli operatori viene posta sempre la persona e la sua autonomia. Anche all’interno dei dormitori non ci si limita ad una mera erogazione dei servizi di base, ma tutte le persone coinvolte lavorano costantemente in rete con i servizi territoriali per accompagnare gli utenti verso la realizzazione della propria indipendenza.
Da questa voglia, ci racconta Xxxxxx Xxxx, nasce l’idea per i prossimi mesi di lavorare a progetti di Housing First.
Questo modello che significa letteralmente "prima la casa" è un sistema innovativo di intervento nell'ambito delle politiche sociali per il contrasto alla grave marginalità sociale, basato sull'inserimento di persone senzatetto in singoli appartamenti indipendenti, allo scopo di favorirne uno stato di benessere dignitoso e forme di reintegrazione sociale.
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L'Housing First propone un cambiamento di paradigma e di policy nell'affrontare l'esclusione sociale a partire dal riconoscimento del diritto alla casa come diritto umano di base e dal riconoscimento della libertà di autodeterminazione della persona. L'inserimento abitativo rappresenta il punto di partenza dei percorsi di integrazione sociale, affiancandosi e combinandosi ad interventi di accompagnamento e supporto alla persona portati avanti da equipe multi-professionali, in una prospettiva sistemica ed ecologica.
Questo modello riconoscendo le politiche classiche di accoglienza come inefficaci e dispendiose, propone un sostanziale “rovesciamento” del tradizionale percorso a gradini o a tappe che vede, nella migliore delle ipotesi, la persona senza dimora “passare” dal marciapiede al dormitorio, da questo alle comunità, ai gruppi appartamento, a varie forme di convivenza e infine ad un alloggio (durante questi passaggi di centrale importanza è la “meritocrazia” del beneficiario). Elemento centrale e punto di partenza dell'approccio Housing First è, invece, l'inserimento immediato e diretto dalla strada all’appartamento gestito in autonomia. Ciò rappresenta un punto di rottura nella routine di una persona senza dimora, un cambiamento e uno stimolo delle proprie capacità di (auto)gestione e (auto)determinazione. Attraverso l'inserimento abitativo si creano, dunque, le condizioni affinché la persona possa esercitare pienamente le sue capacità di scelta e di azione e riconoscersi ed essere riconosciuta come attore sociale.
L'Housing First risponde, dunque, sia al riconoscimento del principio della dimora come bene primario e diritto umano di base, che al riconoscimento della persona come capace di autodeterminare il proprio cambiamento di vita.
Seppur l'elemento centrale dell'Housing First sia l'immediato inserimento abitativo, Housing First, non si significa Housing only. Dunque, tale approccio non si esaurisce con l'attribuzione di un alloggio, ma ad esso si intreccia un'attività di accompagnamento e supporto alla persona verso nuove condizioni di autonomia abitativa e relazionale.
Gli 8 principi chiave su cui si basa l’Housing First sono:
Abitare è un diritto umano;
I partecipanti hanno diritto di scelta e controllo;
Distinzione tra abitare e trattamento terapeutico;
Orientamento al Recovery;
Riduzione del danno;
Coinvolgimento attivo e non coercitivo;
Progettazione centrata sulla persona;
Supporto flessibile per tutto il tempo necessario.
Il programma prevede, inoltre, come requisito minimo la compartecipazione alle spese di affitto in misura proporzionale al reddito e l'accettazione di una visita settimanale da parte dell'equipe di accompagnamento.
La metodologia di intervento sociale proposta dall'Housing First si sostanzia sia di una dimensione individuale che ambientale. Rispetto a quella individuale, viene riconosciuta la capacità intrinseca della persona di riacquistare uno stato di benessere psico-fisico; a livello ambientale, la disponibilità di una casa, il supporto dell’equipe, l’integrazione sociale e il ritorno progressivo alla vita di comunità, restituiscono alla persona il contatto con la realtà relazionale e territoriale.
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Questo modello, sviluppato dal Dr. Xxx Xxxxxxxxx a New York, si è rivelato di successo nel porre fine all’homeless di persone con disagio multifattoriale negli Usa, in Canada ed in molti Paesi europei.
L’Housing First è stato immaginato per persone che necessitano di livelli significativi di aiuto per essere messi in grado di uscire dall’homelessness; può aiutare gruppi di persone senza dimora con gravi malattie mentali o seri problemi di salute, persone con problemi di dipendenza da alcool o sostanze stupefacenti, persone con livelli di salute molto precari, limitati da malattie e disabilità.
Xxxxxx Xxxx ci comunica che, già al termine dell’Accoglienza Invernale 2021, dovrebbero essere avviate le prime esperienze di Housing First di Fondazione Solidarietà Caritas.
Prosegue senza sosta il sostegno di Caritas attraverso il: Fondo diocesano di solidarietà Emergenza Covid-19
Nel sesto Report, Un’estate anomala: nuove sfide e la risposta attenta ai bisogni emersi, avevamo descritto il Fondo diocesano di solidarietà emergenza Covid-19, istituito con decreto Arcivescovile del 6 giugno 2020, con lo scopo di intervenire in favore di quelle famiglie e singoli che si sono trovati in difficoltà per aver perso il lavoro a causa della pandemia.
Il fondo, tutt’ora attivo, interviene erogando contributi mensili di sostegno del reddito: l’importo massimo previsto per i nuclei familiari è di 1500€ (in erogazioni mensili di 300€); e di 1000€ per i single (in erogazioni mensili di 200€).
L’attività è iniziata il 1° luglio. In sei mesi sono stati assegnati 232.000€ a 162 richiedenti, di cui 76 italiani (le pratiche esaminate sono state in totale 186). Di questi, 140 sono stati i contributi destinati alle famiglie, mentre 22 a soggetti single.
Come abbiamo avuto modo di raccontare nei mesi passati, questa forma di contributo al reddito, prevedendo tra i criteri di accesso il “non essere conosciuti e non aver ricevuto aiuti economici da Caritas antecedentemente al 1° marzo 2020”, è andata a intercettare e dare un sostegno al reddito ai “nuovi poveri”. La misura prevede un’erogazione massima di 5 mesi per ogni beneficiario. A settembre 2020 i volontari ci avevano espresso una preoccupazione in merito alla durata della misura ed oggi ci confermano proprio questi timori.
Abbiamo avuto modo di intervistare alcuni dei volontari del Fondo diocesano di solidarietà: Xxxxxxx Xxxxx, Xxxxxxxx Xxxxx e Xxxxxx Xxxxxxxxx, che a Firenze hanno accolto e curato le pratiche. Ci hanno raccontato che la quasi totalità delle richieste pervenute sono legate alla problematica abitativa ed ai costi dell’abitare: ritardo più o meno prolungato nel pagamento dell’affitto. Le richieste continuano ad arrivare e, ai nuovi interventi, si aggiungono coloro che, terminate le 5 erogazioni previste, non riescono a ripartire e chiedono un ulteriore sostegno. Le attività lavorative non sono ripartite, soprattutto in certi settori e le persone non sanno come fare ad affrontare le spese correnti.
I mutui sono stati congelati, ma gli affitti no! Queste persone non sanno come fare a pagare la casa e ci chiedono aiuto! Quanto potremo ancora sostenere le innumerevoli richieste? – È giunto il momento di dialogare con le Istituzioni comunali e regionali, con gli assistenti sociali (che sempre più spesso ci cercano per avere un aiuto economico per i loro assistiti) e con tutti i soggetti del territorio per riallineare le politiche e gli interventi e cercare insieme una soluzione a questo grave problema.
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Il gruppo continuerà a lavorare con impegno, prendendosi cura dell’accompagnamento dei beneficiari, ma teme di non avere sufficienti strumenti per far fronte ad un problema che, se non affrontato in maniera seria, “rischia di diventare un bagno di sangue”.
Un altro elemento che si unisce alle difficoltà sopra citate e che inizia a pervenire agli sportelli di ascolto è quello legato ai piccoli proprietari immobiliari che dichiarano di non riuscire a far fronte alle spese condominiali.
Gli elementi preoccupanti si moltiplicano nel tessuto sociale, le richieste non accennano a rallentare e i volontari si dicono preoccupati per le prospettive dei prossimi mesi.
Quando ci prende lo sconforto, quando ci sembra di non avere abbastanza risposte per far fronte a tutte le domande di aiuto che arrivano ai nostri sportelli, non dobbiamo scoraggiarci e non dobbiamo lasciarci schiacciare sul ‘fare’! – afferma la volontaria Xxxxxxxx Xxxxx – Il nostro compito, come Caritas, non è quello di dare il pesce da mangiare, ma soprattutto quello di insegnare alle persone a pescare quindi, anche laddove non sia possibile trovare una soluzione materiale, il nostro compito deve andare oltre a questo. Se non potremo pagare l’affitto a tutti coloro che ce lo chiederanno, potremo comunque aiutare le persone a interagire con i proprietari di casa, porci come soggetti mediatori, rieducare alla gestione consapevole delle risorse o semplicemente essere un volto capace di ascoltare coloro che sono in difficoltà.
Altre buone prassi attivate dal territorio:
un punto dal quale ripartire per ampliare e rafforzare la rete
Auser: “Abitare solidale” e “Condominio solidale” (a cura di Xxxxxxxx Xxxxxx, Coordinatore Abitare Solidale Auser, Firenze)
L’associazione Auser Abitare Solidale nel corso della sua storia avviata nel lontano 2007 - l’anno precedente all’annus horribilis di avvio ‘ufficiale’ della crisi economica che ancor oggi ci accompagna – ha sviluppato un insieme di programmi e servizi connessi al tema dell’abitare, del benessere personale e dell’inclusione attiva di utenti fragili, pensati ed organizzati secondo una logica di progressività.
Il fenomeno che, in maniera troppo sintetica viene inquadrato nella definizione di disagio socio abitativo, racchiude in effetti in sé una molteplicità di situazioni, di concause, di bisogni, di gradi ed intensità del disagio stesso da costituire una galassia complessa di situazioni; per affrontare la quale diventa inevitabile pensare a interventi puntuali, costruiti partendo dalla costante analisi del contesto e da una proiezione evolutiva delle vulnerabilità.
In tal senso l’associazione ha cercato di strutturare una filiera organica di attività che riuscisse a rispondere, pur in una dimensione di nicchia, alle varie istanze sociali del XXI secolo connesse all’abitare: dal diritto degli anziani alla domiciliarità secondo le politiche dell’ageing in place, a progetti di inclusione abitativa per i senza dimora, sino a modelli sperimentali di abitare condiviso.
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Qui di seguito si riporta una sintesi dei singoli progetti, seguendo una logica di gradualità rispetto ai destinatari.
LA BUONA CASA: si tratta di un intervento che rientra nelle pratiche di housing first, ovvero quei servizi di ospitalità rivolti ai senza dimora che, a differenza delle accoglienze invernali, partono dalla centralità e stabilità della casa per attivare processi non emergenziali di normalizzazione e recupero di autonomia della persona accolta. Gli alloggi de ‘La Buona Casa’ (al momento 4 per un totale di 14 utenti in contemporanea), messi a disposizioni da Istituzioni Pubbliche e Private, nonché da semplici cittadini, costituiscono un modello di accoglienza diffusa che cerca di superare lo stigma della riconoscibilità del disagio. Inseriti in un contesto urbano normalizzante, offrono accoglienza per un massimo di 36 mesi; gli ospiti vivono un’esperienza di abitare condiviso e collaborativo, basato su poche regole di rispetto reciproco e cura condivisa degli spazi. Ogni utente ha la propria camera esclusiva, mentre cucina, servizi igienici e altri spazi sono condivisi. L’ospitalità è poi accompagnata da progetti di autonomia personale realizzati per obiettivi graduali e sostenibili che vengono definiti dall’equipe di progetto, assistenti sociali di caso (ove presenti) e, soprattutto, dagli ospiti stessi con l’obiettivo di superare progressivamente le condizioni di vulnerabilità. Il servizio è totalmente gratuito, sia per gli Enti Pubblici che per gli ospiti. Questi ultimi, in base alle loro reali condizioni economiche, possono concorrere alle spese delle sole utenze.
Una volta raggiunto un livello apprezzabile di autodeterminazione e autonomia gli ospiti possono
essere inseriti in altri servizi dell’associazione o accedere a quelli pubblici (es. alloggio popolare).
N. 22 utenti inseriti/seguiti.
CONDOMINI SOLIDALI: fondato sempre sui principi dell’abitare condiviso, è caratterizzato da alcuni elementi chiave:
1. Ogni ospite/nucleo dispone di un alloggio indipendente (mono, bi, trilocale a seconda della dimensione della famiglia sino a un massimo di 5 componenti) e fruisce di spazi e funzioni condivise;
2. l’utenza è mista, ovvero si cerca di ricostruire le dinamiche relazionali complesse che gli ospiti ritroveranno nel contesto comunitario ‘normale’, anche al fine di consolidare dinamiche relazionali solidali tra età, origini, istanze diverse;
3. L’ospitalità è temporanea e finalizzata a raggiungere una quanto più piena autonomia personale mediante specifici progetti di inclusione; gli ospiti, prima di entrare, sottoscrivono un impegno formale di accettazione delle condizioni di accoglienza;
4. I servizi connessi all’abitare sono integrati da una serie di altri interventi che vanno dall’educativa domiciliare, al sostegno genitoriale, ricerca lavoro, sino alla mediazione immobiliare e a una supervisione/accompagnamento dai 3 ai 6 mesi dopo l’uscita dal condominio.
I Condomini ad oggi attivati sono 5: Condominio delle Opportunità, esperienza sperimentale conclusa nel 2018, realizzata in collaborazione con ASP Montedomini; Casa Diletta al Palagio, progetto attivo dal 2018 ed ospitato in una villa seicentesca di proprietà della Misericordia di Campi Bisenzio; Condominio della Carità, consulenza all’associazione Caritas per l’attivazione del servizio; Condominio a Casa di Cosetta, consulenza alla cooperativa la Pietra d’Angolo; Condominio Sesto Smart Village (2020) attivato dal comune di Sesto Fiorentina; Condominio Fa la Casa Giusta, del 2020, attivato in collaborazione con il Comune di Campi Bisenzio.
21
I costi di gestione (costo immobile + costo equipe multidisciplinare) possono essere coperti nei seguenti modi: con rimborso spese mensile totalmente a carico degli ospiti e non superiore al 20/30% del loro reddito effettivo; con retta pagata interamente dall’ente pubblico e/o con la compartecipazione dell’utente.
N. 121 ospiti inseriti/seguiti.
COABITAZIONI: il primo progetto attivato dall’associazione consiste in forme di condivisione abitativa tra:
- proprietari (per lo più anziani o disabili) di alloggi sovradimensionati, che necessitano di un supporto leggero per mantenere la propria autosufficienza e capacità residue;
L’attivazione delle singole coabitazioni segue un protocollo operativo molto rigido, coerente con la necessità di costruire relazioni serene, qualificanti. A una prima selezione dei candidati idonei effettuata dall’equipe di progetto, seguono incontri tra potenziali coabitanti, utili a misurarne compatibilità, capacità relazionale, congruità di aspettative. Le condizioni delle future coabitazioni sono negoziate tra le parti e vengono trascritte dagli operatori dell’associazione in specifici accordi. Ogni coabitazione è monitorata costantemente dall’equipe Auser Abitare Solidale al fine di mediare eventuali conflitti, evitare incomprensioni, consolidare dinamiche solidaristiche. Il rapporto di
condivisione abitativa non ha un termine prefissato, in quanto la sua durata è vincolata alla qualità
- singoli o piccoli nuclei monogenitoriali che si trovano in una situazione di fragilità temporanea e di natura socio-economica.
stessa delle relazioni.
N. 789 utenti. L’82% delle coabitazioni ha avuto/sta avendo esito positivo: è ancora in corso il 39% circa, o si è concluso per il raggiungimento dell’autonomia dell’ospitata/o (34%), per la perdita di autosufficienza/decesso della/o ospitante (25,4%); o, il restante 1,6%, per mutata natura degli accordi tra coabitanti. La durata media del rapporto di condivisione abitativa è di 28 mesi, con ‘record’ di 7 anni.
LABORATORIO CASA: si tratta dell’ultimo gradino verso la completa autonomia ed è rivolto a: soggetti a rischio di emergenza abitativa segnalati dai servizi sociali; utenti già inseriti in progetti di abitare condiviso (es. Condominio Solidale) che abbiano raggiunto livelli di indipendenza economica adeguati a intraprendere percorsi di autonomia complessiva.
Il servizio consiste in azioni di scouting immobiliare, attivati in base a caratteristiche, possibilità economiche e esigenze di vita dei casi in carico, finalizzati alla sottoscrizione di contratti di locazione a canone concordato intestati agli utenti stessi.
Il servizio si avvale anche di specifici fondi di garanzia, costituiti per tutelare sia la proprietà che i locatari contro il rischio di morosità incolpevole.
N. 27 utenti coinvolti, n. 9 contratti di locazione ancora in corso.
Lavoro di rete
Ogni servizio Auser Abitare Solidale prevede un reale lavoro di rete tra soggetti Pubblici e altre realtà del Terzo Settore. I casi segnalati provengono per lo più dai servizi sociali professionali (92%), mediante profili personali specifici per ogni singolo progetto.
Sempre secondo una logica di cluster sociale, l’associazione affianca gli interventi di ospitalità con servizi finalizzati al benessere complessivo degli utenti co-programmati con il servizio sociale professionale e il privato sociale.
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Utenti e trasformazioni delle categorie sociali
Volendo descrivere la tipologia di target che rivoltasi o segnalata all’associazione, è utile procedere per singolo servizio.
COABITAZIONI: Ospitanti: 75% donne anziani; 23% uomini anziani; 2% varie. Ospiti: 73% adulti singoli con fragilità socio-economica, con prevalenza di donne; 1% donne vittime di violenza sole o con figli; 4% anziani con vulnerabilità abitativa; il restante 2% composto da soggetti con dipendenze, ex detenuti, ecc.
BUONA CASA: 100% utenti uomini di cui 40% anziani.
CONDOMINI: 75% nuclei monogenitoriali, 15% famiglie numerose, 10% singoli.
LABORATORIO CASA: 88% famiglie numerose, 12% singoli (di cui 60% anziani).
Nell’ultimo biennio si è assistito all’aumento delle richieste di aiuto da parte di uomini adulti, nuclei monogenitoriali, famiglie numerose e anziani soli.
Oltre a una contrazione del potere di acquisto derivante da perdita del lavoro, riduzione dell’orario lavorativo, mancato adeguamento delle pensioni, un nuovo fattore che ha influito nell’emersione di queste nuove categorie sociali che abbiamo definito a normalità sospesa, è quello della feroce “centrificazione” della città fiorentina, con una drammatica migrazione degli alloggi privati dagli affitti residenziali a quelli turistici che ha ridotto lo stock alloggiativo a disposizione della popolazione residente.
Intra e post Covid-19. Prospettive e risposte.
Ad oggi non ci è possibile restituire un identikit empirico della fragilità abitativa post Covid-19. Senz’altro, già nel corso dei primi 12 mesi di pandemia, la contrazione ad esempio delle attività economiche legate a turismo e ristorazione hanno drammaticamente peggiorato le condizioni reddituali e sociali di fasce di popolazione già borderline (addetti alle pulizie negli alberghi; camerieri, lavapiatti; lavanderie industriali), che nell’immediato si trovano nella condizione di non poter più fronteggiare alle spese di un affitto (regolare o al nero).
Indubbiamente, dalle proiezioni e dalle analisi dei vari report su povertà e fragilità, emerge che al momento in cui verranno meno gli strumenti di contrasto all’attuale crisi (blocco sfratti, blocco licenziamenti), dovremo aspettarci un aumento e una diversificazione delle richieste di aiuto espresse anche da soggetti inediti per il sistema sociale.
In considerazione dell’eccezionalità delle sfide che ci attendono, l’associazione si sta orientando su tre filoni, che, ci si auspica, possano trovare spazio in una nuova programmazione Pubblico - Privata:
– Potenziamento e consolidamento dei progetti in essere mediante le attività di supporto all’abitare condiviso e collaborativo con servizi di sostegno quotidiano (sussidi; buoni spesa) e di accompagnamento all’autonomia;
– Attivazione di nuovi servizi di ospitalità rivolti a nuovi target sociali i cui bisogni e fragilità siano davvero transitori;
– Sperimentazione di interventi specifici rivolti ad anziani in difficoltà.
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Nasce l’Agenzia sociale per la casa
Il 1° settembre 2020 è nata F.A.S.E. (Firenze: abitare solidale per l’empowerment di comunità), l’Agenzia sociale per la Casa del Comune di Firenze. Si tratta di uno strumento previsto dalle normative nazionali e regionali vigenti che si rivolge in particolare alla cosiddetta “fascia grigia”, quella che non accede agli alloggi popolari ma non riesce a permettersi un affitto in autonomia, con l’obiettivo di individuare le soluzioni più adeguate, a partire dagli alloggi a canone concordato. L’Agenzia sociale per la Casa lavorerà proprio per accrescere l’offerta complessiva di questa tipologia di locazioni, per rispondere al meglio ai bisogni esistenti ed emergenti. L'intenzione dell'Amministrazione è quella di coinvolgere nella gestione la società in house Casa Spa, già ente gestore per il Comune di Firenze degli alloggi di ERP, per poter lavorare in stretta sinergia attraverso la direzione Servizi sociali, analizzando i bisogni abitativi della popolazione cittadina. Potranno essere coinvolte all’interno di questo strumento tutte quelle realtà del territorio, pubbliche e private, che già si occupano del tema casa e che manifestano la volontà di mettere parte del patrimonio immobiliare da loro detenuto a disposizione per alloggi a canone concordato. Gli affitti saranno gestiti in conformità dei patti territoriali e sostenuti da appositi strumenti economici e finanziari (attingendo a un Fondo di Garanzia).
L’Agenzia sociale per la Casa nasce per elaborare risposte adeguate all’aumento dei bisogni abitativi in città, considerando anche il periodo di difficoltà connesso con l’emergenza sanitaria Covid-19 che ha acutizzato il problema non solo nelle fasce tradizionali di richiedenti ma anche, appunto, nella cosiddetta “fascia grigia”, ovvero composta da chi non ha redditi così bassi da accedere all’edilizia popolare ma neanche così alti per ricorrere al mercato delle locazioni private.
L’Agenzia sociale per la casa si occuperà dell’analisi dei bisogni, della rilevazione delle necessità, dell’intermediazione tra la domanda e l’offerta di locazioni ad uso abitativo, così come di tutelare gli inquilini per quanto riguarda i canoni applicati e offrire strumenti economici di supporto finalizzati al mantenimento dell’abitazione in locazione. Proverà a coinvolgere tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di tematiche abitative in modo da riuscire a erogare una maggiore gamma di risposte, nei confronti di una platea sempre più numerosa e articolata.
La Direzione servizi sociali, come previsto dalla delibera, si occuperà di supervisionare l’attività di ricognizione degli immobili ad oggi utilizzati per soddisfare i bisogni di carattere abitativo riscontrati sul territorio, sia di proprietà o disponibilità del Comune, sia di proprietà o disponibilità dei soggetti partner istituzionali pubblici e dei soggetti partner istituzionali di natura privatistica, di individuare, ad esito della ricognizione dei nuovi bisogni abitativi, le categorie di cittadini (nuclei familiari monoreddito, giovani coppie, famiglie numerose con presenza di più minori, famiglie con presenza disabili e/o non autosufficienti) rientranti nella cosiddetta “fascia grigia” e determinare i parametri con cui i potenziali inquilini potranno accedere a alloggi a canone concordato (ad esempio una fascia ISEE compresa tra 8.000/10.000 e 25.000€); individuare anche organizzazioni del Terzo Settore del territorio, operanti in ambito sociale, che possano beneficiare di contratti a canone concordato, per le finalità istituzionali. Spetterà alla Direzione servizi sociali, infine, promuovere specifici avvisi sia per il reperimento degli immobili dei privati, sia per identificare gli aventi diritto che rispondono alle condizionalità previste.
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Conclusioni
Con l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 e il conseguente lockdown, la casa ha assunto centralità come presidio di protezione della salute pubblica. Restare a casa, però, non ha avuto lo stesso significato per tutti: il sacrificio richiesto ha certamente avuto un impatto maggiore su soggetti vulnerabili (bambini, anziani, persone con disabilità, donne vittime di violenza domestica, ecc.) a cui è venuto a mancare anche il supporto fondamentale di alcuni servizi in presenza, a partire dalla scuola. Restare a casa, più in generale, ha reso evidente la condizione di disagio abitativo in cui versano migliaia di famiglie anche in Toscana, di fatto ampliando la forbice delle disuguaglianze interne alle nostre comunità. Famiglie in condizioni di sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali all’interno dell’alloggio e l’insalubrità degli ambienti sono ulteriori elementi che hanno concorso a rendere il periodo dell’isolamento più gravoso di quanto già fosse. Tutti questi elementi, tuttavia, erano preesistenti alla pandemia; l’emergenza sanitaria e sociale ha messo in luce una domanda sociale che le Istituzioni hanno fatto fatica a intercettare e alla quale non hanno saputo dare risposta. Accanto a tutto ciò sono emersi bisogni “nuovi” e categorie di soggetti in stato di bisogno in precedenza sconosciuti ai servizi, quale diretta conseguenza dell’impatto epidemico sul tessuto economico e produttivo. Di fronte a un siffatto quadro sanitario sociale ed economico, destinato a produrre significativi effetti in uno scenario temporale di ampio respiro, occorrerà perciò approntare risposte rapide, efficaci e che auspicabilmente siano in grado di prevenire le condizioni di disagio.
La povertà abitativa rappresenta soltanto un aspetto del complesso prisma delle politiche di inclusione sociale. – afferma l’assessora alle Politiche Sociali e all’Edilizia Residenziale Pubblica, Xxxxxx Xxxxxxxx – Interventi integrati e il superamento della frammentarietà delle politiche di welfare costituiscono due obiettivi di sistema cui dovremo rivolgere da subito le nostre forze, tanto a livello locale che regionale e nazionale, senza dimenticare le sinergie con il mondo dell’associazionismo e del volontariato, in piena applicazione del principio di sussidiarietà richiamato dall’art. 118 della nostra Costituzione e declinato all’interno della recente legge regionale di riforma del Terzo settore.
Durante la presentazione del Quarto Rapporto sulle Povertà in Toscana, Xxxxxxxxx Xxxx, docente di Politica Sociale nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento e coordinatore scientifico dell’Alleanza contro la Povertà in Italia, ha dichiarato che le politiche sociali sono chiamate, oggi più che mai, a tenere insieme due principi fondamentali: la PROTEZIONE di tutti coloro che ne necessitano e, allo stesso tempo, non schiacciandosi sull’emergenza, agire sulla PROMOZIONE.
Le politiche contro la povertà devono essere tenute insieme alle misure di contrasto alla povertà; è necessaria la sinergia delle misure per chi è già povero con quelle rivolte a coloro che rischiano di cadere in povertà. In questo momento storico il rischio scivolare nella difficoltà si diffonde sempre più trasversalmente e pare un fenomeno destinato a proseguire nei prossimi mesi. Se è vero che ‘più permane lo stato di povertà e più è difficile uscirne’, oggi dobbiamo intervenire tempestivamente sulle nuove povertà.
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