ALCUNE ESPERIENZE DI CONTRATTO DI FIUME
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ALCUNE ESPERIENZE DI CONTRATTO DI FIUME
2.1 Le esperienze in Europa
In molti paesi europei sono state condotte esperienze di riqualificazione fluviale attra- verso un approccio integrato e di area vasta alla gestione dei corsi d’acqua, mediante pro- cessi decisionali partecipati; alcune di queste sono direttamente riconducibili al processo del Contratto di Fiume.
Nel presente capitolo vengono riportate le principali esperienze che riguardano i paesi europei maggiormente attivi in questo genere di processi.
2.1.1 L’esperienza Francese
La normativa francese che regola e orienta l’azione pubblica nel campo delle acque si fonda su due importanti leggi (Legge 1245 del 16 dicembre 1964 e Legge 3 del 3 gennaio 1992) che valorizzano il ruolo della risorsa idrica quale patrimonio comune, superando il concetto di mero elemento funzionale ad al- cuni usi. Con la legge del 1964 sono indivi-
duati sei grandi bacini idrografici (diventati sette nel 2002), in ognuno dei quali operano due istituzioni: l’Agence de l’Eau (Agenzia dell’Acqua) in possesso del potere esecutivo e il Comité de Bassin (Comitato di Bacino); quest’ultimo rappresenta una sorta di parla- mento dell’acqua che vede rappresentati al suo interno lo Stato, la collettività e gli utiliz- zatori della risorsa ed ha il compito di redigere lo SDAGE (Schema direttore di pianificazione e gestione delle acque), documento che defi- nisce i grandi orientamenti per una gestione integrata dell’acqua nei successivi 15 anni e fissa obiettivi di qualità e quantità. La contem- poranea presenza nel Comité de Bassin di rap- presentanti di varie categorie dei settori pubblico e privato permette di elaborare una politica che tenga conto degli interessi di tutti, delle esigenze del territorio nonché degli orientamenti nazionali.
A livello locale il SAGE (Schema di pianifica-
zione e gestione delle acque) traduce concre- tamente gli orientamenti dello SDAGE su un’unità idrografica che corrisponde ad un ba- cino imbrifero di un corso d’acqua, definendo nel dettaglio obiettivi qualitativi e quantitativi specifici per il territorio. Strumento comple- mentare al SAGE è il Contrat de Rivière, isti- tuito in Francia nel 1981 con Circolare del Ministro dell’Ambiente, che si basa sugli stessi principi, si rivolge agli stessi attori e persegue anch’esso l’obiettivo della gestione equilibrata della risorsa a scala di bacino; si differenzia tuttavia dal SAGE per la sua natura di stru- mento contrattuale basato sulla volontarietà e che non crea giurisdizione. Esso si fonda su un forte coinvolgimento degli attori locali (politici, abitanti rivieraschi, utilizzatori) intorno ad un progetto comune di recupero e valorizzazione del patrimonio idrico. Gli obiettivi, definiti col- lettivamente, sono tradotti in un programma
Fig. 1 - Lo stato di avanzamento dei Contratti di Fiume in Francia.
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di gestione che si svolge su un arco temporale di 5 anni e che tiene conto delle potenzialità ecologiche del corso d’acqua. Il primo Con- tratto fu sottoscritto nel 1983 per il bacino del fiume La Thur; ad oggi, dei 221 Contratti che interessano il territorio francese, 96 sono stati completati, 56 sono stati sottoscritti e in fase di attuazione e 69 sono in corso di elaborazione; altri 10 Contratti sono in via di definizione.
Il testo di legge di riferimento è la Circolare del 30 gennaio 2004 del Ministero dell’Ecolo- gia e dello Sviluppo Sostenibile.
Dal punto di vista procedurale, l’organizza- zione dei lavori del Contrat de Rivière si arti- cola in due fasi: la prima, che avviene per iniziativa degli attori locali, consiste nella reda- zione, attraverso la raccolta e lo studio di tutti i dati utili alla comprensione delle problemati- che del xxxxx x’xxxxx, xxx xxxxxxxxxx “Dossier préalable” (Dossier preliminare di candidatura) che contiene lo stato dei luoghi ed una prima definizione degli obiettivi e delle linee d’azione in progetto. Fino al 2003 l’ap- provazione provvisoria del Dossier era di com- petenza del Comité National d’Agrément (Comitato Nazionale di Approvazione), organi- smo composto da politici, rappresentanti degli utilizzatori e delle associazioni ambientaliste; oggi, per decisione del Ministero dell’Ecologia, è demandata al Comitato di Bacino, il cui ruolo è stato rafforzato allo scopo di miglio- rare la sinergia fra il Contrat de Rivière e il SAGE.
In seguito al parere favorevole, il Prefetto co-
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ordinatore del bacino incarica il Prefetto del Dipartimento interessato di costituire un Comité de Rivière (Comitato di Fiume), pre- sieduto da un politico eletto e la cui composi- zione deve essere rappresentativa del tessuto sociale ed economico del territorio. Il Comité
de Rivière costituisce il luogo in cui avviene il dibattito fra gli attori locali finalizzato all’ela- borazione del Dossier definitivo, documento incentrato su obiettivi e programmi d’azione (lotta all’inquinamento, prevenzione dalle inondazioni, ripristino e rinaturazione delle sponde e dell’alveo, valorizzazione degli am- bienti acquatici e dei paesaggi, manutenzione e gestione continuativa del corso d’acqua).
In seguito all’approvazione del Contrat de Ri- vière e alla conseguente attribuzione di una certificazione (label) da parte del Comité de Bassin, cui le collettività locali sottopongono il proprio Dossier definitivo, può avvenire la firma del Contratto e l’accordo dei partner fi- nanziari (Stato, Agenzia dell’Acqua, collettività locali, altri finanziatori). Il Comité de Rivière controlla l’attuazione del programma di azione quinquennale valutandone annual- mente i risultati parziali.
Al termine del Contratto, e successivamente ad un bilancio finale, la gestione del corso d’acqua prosegue in maniera continuativa, anche attraverso la programmazione di un eventuale nuovo Contratto.
2.1.2 L’esperienza Belga
Le esperienze di gestione del territorio fluviale a scala di bacino in Belgio hanno come deno- minatore comune il progressivo incremento della partecipazione pubblica nei processi de- cisionali. Nella regione delle Fiandre, già nei primi anni Novanta, furono creati i primi “Bekkencomité” (Comitati di Bacino) allo scopo di facilitare la comunicazione fra i vari livelli della pubblica amministrazione e, in se- guito, fra queste e i portatori di interesse. Nel 1996 fu creato il VIWC (Comitato integrato per la consultazione in materia di acque nella regione delle Fiandre) quale piattaforma per la consultazione e lo scambio delle informazioni
tra gli attori della politica e della gestione delle acque; l’attività di questo organismo, oggi so- stituito dal CIW (Commissione per il coordina- mento della politica integrata delle acque), ha facilitato la creazione di un Comitato di Ba- cino per ognuno degli 11 bacini idrografici della regione, ed ha contribuito alla redazione del “Waterbeleidsplan Vlaandren” (Piano delle Acque delle Fiandre), documento che ri- badisce l’importanza della partecipazione della società civile nell’uso sostenibile delle acque attraverso la consultazione, la sensibilizzazione e il coinvolgimento attivo. Altro importante passo è rappresentato dal “Decreet Betref- fende het Integral Waterbeleid” (Decreto sulla Gestione Integrata delle Acque), che ha come obiettivo il raggiungimento della ge- stione e dell’uso sostenibile della risorsa; con la sua approvazione da parte del Parlamento, nel 2003 le Fiandre diventano una delle prime regioni europee a recepire la Direttiva 2000/60/CE. Il Decreto individua la scala di ba- cino idrografico come la più adeguata per la corretta gestione delle acque, e il Piano di Ge- stione del Bacino Idrografico (per ognuno degli 11 bacini) quale strumento politico fon- damentale per il suo raggiungimento. Il Piano è redatto dalla “Bekkensecretariat” (Segre- teria di Bacino) composto da membri della pubblica amministrazione attivi nella politica in materia di acque che svolgono anche con- sulenza tecnica, un coordinatore di bacino e un responsabile della pianificazione; ulteriori contributi al processo di pianificazione sono forniti da gruppi di lavoro tematici; la compo- sizione di ogni segreteria è completata da un Gruppo di Amministrazione composto da rap- presentanti di diversi livelli politici (Regione, Province, Comuni) cui è demandato il compito di sottoporre il Piano di Gestione al Ministero competente.
Infine, poiché il Decreto fa esplicito riferimento all’importanza dell’informazione e del coinvolgi- mento attivo nel processo decisionale affinché il Piano abbia un reale peso sulle scelte ambien- tali, vengono istituiti “Bekkenraad” (Consigli di Bacino) con ruolo consultivo, composti da rappresentanti dei portatori di interesse.
I gruppi di lavoro formati dagli amministratori coinvolti redigono il Dossier che viene discusso in un’assemblea plenaria cui prendono parte anche i rappresentanti dei portatori di interesse. Il documento così costituito viene sottoposto al Comitato di Xxxxxx per l’approvazione.
A scala locale, il Governo delle Fiandre ha previ- sto inoltre l’istituzione di un centinaio di sotto- bacini costituiti dai territori di 4-5 comuni al fine di incrementare le possibilità di partecipa- zione della cittadinanza ma, allo stesso tempo, abbastanza estesi da permettere una gestione delle acque significativa: a questo livello e in coerenza con la pianificazione già esistente sul territorio, vengono redatti piani d’azione conte- nenti misure e progetti che vanno al di là dei confini locali, nonché le risposte alla cittadi- nanza e ai portatori di interesse sul ruolo che essi possono giocare nella gestione delle acque.
Fig. 2 - Lo stato di avanzamento dei contratti di fiume nella regione Wallona.
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Nella regione Wallona il processo di partecipa- zione ha preso avvio tra la fine degli anni Ot- tanta e l’inizio degli anni Novanta con la sperimentazione di quattro Contratti di Fiume “pilota” sui bacini del Ruisseau de Fosses, della Haute Meuse, del Xxxxx e della Dendre. Nella Circolare Ministeriale del 18 marzo 1993, modificata nel 1996 e 1997 e infine abrogata e sostituita dalla Circolare del 20 marzo 2001, sono stati definiti i contenuti e le procedure del Contratto di Fiume.
Dal 2002 ad oggi sono stati promossi com- plessivamente 20 Contratti di Fiume mentre altri tre risultano in progetto: l’attenzione è stata rivolta in un primo momento ai corsi d’acqua minori e ai tratti montani dei corsi d’acqua principali.
Dal punto di vista procedurale, il processo pre- senta una struttura analoga a quella consoli- data nell’esperienza francese, che prevede l’invio e l’approvazione a livello centrale delle varie proposte di studio e di progetto; tuttavia, mentre in Francia il Contratto di Fiume si con- figura essenzialmente come un programma di cofinanziamento di azioni sul bacino tra par- tner per la maggior parte pubblici, in Belgio si evidenzia un maggior coinvolgimento degli at- tori non istituzionali che in molti casi svolgono inoltre il ruolo di promotori del processo (ad esempio associazioni ambientaliste).
Le fasi della procedura vedono la redazione di un Dossier preliminare, contenente lo stato dei luoghi, e la preparazione di una Convenzione di Studio in cui sono dettagliati gli ambiti di attività del Contratto, la composizione e il ruolo del costituendo Comité de Rivière, le previsioni di spesa, le fonti di finanziamento e la durata del processo. All’approvazione della Convenzione da parte del Ministero compe-
tente, segue la firma del Contratto da parte di tutti i partner, del Ministero stesso e della Re- gione Wallona. Le regole attuali prevedono una Convenzione di Studio della durata di tre anni, mentre la fase di attuazione del Con- tratto può essere prolungata fino a 12 anni con una valutazione triennale dei risultati e l’eventuale aggiornamento delle azioni.
2.2 Le esperienze nazionali
Attualmente in Italia il Contratto di Fiume è uno strumento legittimato dal punto di vista giuridico solo in alcune realtà a livello regio- nale; a livello nazionale non esiste una regia che possa garantire l’uniformità dei processi ed il riconoscimento giuridico di tale stru- mento, a causa della mancanza di una legge nazionale che recepisca le linee generali espresse nel 2° Forum Mondiale sull’Acqua del 2000 e nelle Linee Guida sulla partecipazione contenute nella Direttiva Quadro sulle Acque Europea 2000/60/CE.
Per questo motivo le esperienze di Contratto di Fiume condotte nelle diverse regioni italiane sono state declinate diversamente, pur mante- nendo alla base il concetto di gestione inte- grata del corso d’acqua e individuando una metodologia condivisa con tutti gli attori por- tatori di interesse.
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In alcuni casi il Contratto di Fiume è stato in- trodotto nella normativa regionale: ne è un esempio la L. R. 12 dicembre 2003, n. 26 della Regione Lombardia (“Disciplina dei servizi lo- cali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche”), che individua i Contratti di Fiume e di Lago quali strumenti di programmazione negoziata
finalizzati a realizzare l’integrazione delle poli- tiche di tutela e valorizzazione delle risorse idriche a scala di bacino. In altre realtà regionali il Contratto di Fiume è stato inserito negli strumenti di pianificazione, come ad esempio nel Piano di Tutela delle Acque della Regione Piemonte, approvato con D.C.R n. 117-10731 del 13 marzo 2007. Di seguito sono descritte alcune fra le princi- pali esperienze nazionali riconducibili ai Con- tratti di Fiume: tali processi riguardano numerosi corsi d’acqua in Italia. 2.2.1 Regione Lombardia La Regione Lombardia, già da diversi anni, ha disciplinato la materia della programmazione negoziata (nei settori dei beni ambientali, acqua, suolo, patrimonio storico e architetto- nico ed altri), dapprima attraverso la L. R. 14/1993 e, successivamente con la L.R. 2/2003, che detta specifiche norme sugli strumenti di programmazione negoziata. Con la già citata L. R. 26/2003 ha inoltre promosso la concertazione e l’integrazione delle politi- che a livello di bacino e sottobacino idrogra- fico, con la partecipazione di soggetti pubblici e privati, per la tutela e la valorizzazione delle risorse idriche individuando nei Contratti di Fiume e di Lago gli strumenti più adeguati a tale scopo. Nel Programma di Tutela e Uso delle Acque (PTUA), approvato con D.G.R. 2244/2006, i Contratti sono inoltre designati quali strumenti di attuazione del Piano di Ge- stione, insieme alle procedure negoziate e agli accordi di programma. Infine, il Piano Territo- riale Regionale individua nei Contratti di Fiume e di Lago una modalità privilegiata per la pianificazione dei bacini fluviali con partico- lare riferimento alla promozione di azioni si- | Fiume Oglio. |
nergiche di risanamento nei bacini che presen- tano problemi di recupero della qualità delle acque. Il percorso del Contratto di Fiume in Regione Lombardia viene formalizzato attraverso la sottoscrizione, da parte dei soggetti coinvolti, dell’Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST): tale documento promuove la ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale che tengano conto dei criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale e sostenibilità ambientale. Ad oggi, in Lombardia sono stati firmati due Contratti di Fiume per i bacini dei fiumi Olona- Bozzente-Lura e Seveso; per il fiume Lambro, dopo la sottoscrizione di un Protocollo d’In- tesa, nel dicembre 2009 la Giunta regionale ha approvato, con propria delibera, la promo- zione dell'AQST "Contratto di Fiume Lambro settentrionale", atto propedeutico alla sotto- scrizione del Contratto, prevista entro il 2010; sono tuttora in corso i processi che porte- ranno alla definizione dei Contratti di Fiume dei bacini del Mella, dell’Oglio Sud, dell’Adda (promosso dal Xxxxx Xxxx Xxxx) x xxx Xxxxxx (xxxxxxxx xxx Xxxxx xxx Xxxxxx). I Contratti di Fiume Olona-Bozzente-Lura, Se- veso e Lambro sono stati promossi diretta- |
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Per saperne di più:
xxxx://xxx.xxxxxxxxxxxxxxxx.xx/
mente dalla Regione, ma per il futuro si pre- vede una sempre maggiore partecipazione delle amministrazioni provinciali, più vicine alla realtà locale, nel ruolo di promotrici dei Con- tratti di Fiume, con il supporto di altre realtà sovracomunali, quali ad esempio i Parchi Lo- cali di Interesse Sovracomunale (PILS), le Co- munità Montane e gli Enti Parco, che fungeranno da catalizzatori e da aggregatori delle attività comunali.
I processi sono attivati a partire dall’impulso di realtà associative presenti sul territorio, oppure promossi direttamente dalle amministrazioni locali; i processi nati “dal basso” sono gene- ralmente caratterizzati da una forte volontà di riappropriazione della relazione fra abitanti e fiume.
Tra i Contratti di Fiume attivati in Italia si pos- sono citare quelli dell’Arno-Elsa-Pesa in To- scana, promosso nel 2005, e quelli dell’Alcantara in Sicilia e dell’Irno in Campa- nia, per i quali sono stati firmati Protocolli di Intesa rispettivamente nel 2008 e nel 2009.
Piste ciclabili nel Parco del Mincio. Fiume Irno.
2.2.2 Altre esperienze italiane
A livello nazionale numerose altre esperienze affrontano gli aspetti legati alla riqualifica- zione fluviale attraverso processi di partecipa- zione esplicitamente denominati Contratti di Fiume; altri progetti pur con denominazioni di- verse, sono riconducibili nel metodo agli stessi Contratti di Fiume.
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Tra le esperienze condotte con metodologie analoghe a quelle dei Contratti sono da anno- verare il progetto Valle Conca della Provincia di Rimini, il Progetto Tevere della Regione Um- bria, ed i Patti di Fiume della Regione Xxxxxx Xxxxxxx di cui è un esempio quello del Sa- moggia - Lavino, sottoscritto nel 2008.
che per la definizione di linee guida condivise e la promozione del confronto fra i diversi sog- getti pubblici e privati portatori di interesse.
Si ritiene tuttavia che la corretta applicazione del Contratto di Fiume non possa prescindere dalla legittimazione di tale strumento per mezzo di una legge nazionale che da una parte ne garantisca la diffusione in tutta Italia e dall’altra riconosca indirizzi unitari per la sua applicazione.
Fiume Ofanto.
Di particolare interesse per il suo carattere inter- regionale è il Patto Val D’Ofanto, presentato a Melfi nell’aprile 2009, che si propone di dare impulso allo sviluppo territoriale a partire dal ba- cino idrografico (che attraversa Campania, Basi- licata e Puglia) quale elemento centrale del territorio e di far crescere la consapevolezza di una identità di Valle da parte dei soggetti pub- blici operanti nel bacino stesso.
Per saperne di più: xxxx://xxx.xxxxxxxxx.xxxxxxx.xx/xxxxxxxx xxxx://xxx.xxxxxxxxx.xxxxxx.xx/xxxxxxxxx/xxxxx.xxx xxxx://xxx.xxxxxxx.xxxxxx.xx/xxxxxx.xxx?xxx0000 xxxx://xxx.xxxxxx.xx/xxxxxxxxxxxxxxxxxx.xxx
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L’esigenza di pervenire ad una “replicabilità” delle esperienze di Contratto di Fiume in tutta Italia ha condotto, nel 2007, alla costituzione di un gruppo di lavoro coordinato dal Forum di Agenda 21 dell’Alta Umbria, che si propone la raccolta di esperienze e buone pratiche in ma- teria di gestione partecipata delle risorse idri-
2.2.3 Le esperienze nella Regione Piemonte
Con il Piano di Tutela delle Acque, la Regione Piemonte ha introdotto i Contratti di Fiume ed i Contratti di Lago quali strumenti di program- mazione negoziata per la gestione integrata a livello di bacino idrografico, finalizzati alla tu- tela e valorizzazione delle risorse idriche e degli ambienti connessi, unitamente alla salva- guardia del rischio idraulico (PTA Xxxxxxx Xxx- xxxxx - xxx. 00 Xxxxx xx Xxxxx).
Per attuare il PTA sul territorio, l’Amministra- zione Regionale ha promosso nel tempo l’atti- vazione, in via sperimentale, di una serie di Contratti (ad oggi quattro Contratti di Fiume e due Contratti di Lago), affidandone il coordi- namento alle Province territorialmente compe- tenti.
I territori interessati dalla sperimentazione (vedi figura 3) sono stati scelti in base alle loro specifiche criticità ambientali e rappresentano le esperienze pilota a partire dalle quali ver- ranno redatte apposite linee guida regionali che consentiranno di dare omogeneità ai pro- cessi dei futuri Contratti di Fiume e di Lago sul territorio regionale.
Per sape
Fig. 3 - Bacini interessati
da esperienze di Contratto di Fiume
o di Lago
Di seguito vengono riportate schematica- mente le principali caratteristiche che contrad- distinguono i diversi Contratti attivati in Regione Piemonte; le informazioni riportate sono state estrapolate dalla documentazione consultabile sulle pagine web di riferimento dei progetti o dal materiale messo a disposi- zione dalle Amministrazioni Provinciali stesse. Le informazioni relative al Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone sono oggetto dei capitoli successivi.
in Regione Piemonte.
rne di più:
xxxx://xxx.xxxxxxx.xxxxxxxx.xx/xxxxxxxx/xxxxxxxxx/xxxxxxxxx.xxx
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BOX 0
XXXXXXXXX xx XXXXX xxx XXXXXXXX XXXXXX | |
Soggetto coordinatore: | Provincia di Novara |
Corso d’acqua: | Torrente Agogna |
Territorio: | Bacino del torrente Agogna |
Problematiche: | - Qualità dell’acqua. - Disponibilità delle acque. - Degrado della vegetazione riparia. |
Obiettivi | - Migliorare lo stato ecologico complessivo del corso d’acqua e del suo bacino, in maniera negoziale con gli altri obiettivi in gioco: riduzione del rischio idrogeologico, valorizzazione della risorsa idrica per gli usi antropici, fruizione del corso d’acqua e gli altri obiettivi di carattere ambientale e territoriale che emergeranno durante il percorso. - Costruire, attraverso la partecipazione, una rete di informazioni condivise e un coordinamento delle politiche territoriali degli Enti coinvolti. - Diffondere la cultura dell’acqua e del fiume. |
Iter previsto | 1. attivazione: si definisce la metodologia di lavoro, si strutturano gli organi e gli strumenti per la partecipazione e per lo studio del corso d’acqua e si avvia la campagna comunicativa; 2. analisi e caratterizzazione del problema (diagnosi): è finalizzata alla costruzione di un quadro conoscitivo integrato e di supporto alla definizione degli obiettivi da considerare nelle successive valutazioni; 3. definizione di vision e obiettivi: sulla base del quadro conoscitivo emergente si condividono la vision (quale fiume vogliamo?) e gli obiettivi specifici da negoziare nel percorso; 4. definizione scenari e alternative: si elaborano gli scenari futuri e si definiscono la possibili azioni che vengono poi aggregate in alternative di intervento; 5. valutazione e scelta: con il supporto di una valutazione integrata e trasparente si sviluppa il processo decisionale partecipato per la scelta della/e alternativa/e più condivisa/e; 6. specificazione (definizione della/e alternativa/e selezionata/e): si definiscono le alternative selezionate dal processo precedente specificandole in un documento di sintesi oggetto di sottoscrizione del Contratto di Fiume. Si stabilisce la modalità di monitoraggio dell’attuazione; 7. valutazione del processo: si valuta la coerenza del processo con gli obiettivi di partecipazione definiti al principio al fine di “pesare” il valore del Contratto di Fiume. |
Struttura organizzativa: | - Assemblea di Bacino: organo della partecipazione allargata all’intero territorio di competenza del bacino dell’Agogna. - Cabina di Regia: organo politico composto dagli Enti istituzionali del Contratto di Fiume. - Tavolo Tecnico Operativo: organo tecnico di supporto alla Cabina di Regia. |
Strumenti | - Documento Metodologico: sintesi che stabilisce le basi teoriche e il filo conduttore dell’intero processo. - Decalogo per l’Agogna: regolamento del processo partecipativo. - Dossier di contenuto: report tecnici che documentano l’avanzamento delle conoscenze rispetto alle problematiche affrontate. - Dossier di processo: report tecnici che documentano lo stato di avanzamento del processo partecipato. - Riunioni di progetto: incontri di coordinamento per l’avanzamento del processo. - Workshop: incontri di taglio tecnico/formativo in cui vengono affrontati approfondimenti su contenuti specifici riguardanti lo stato del Torrente Agogna. - Forum plenari: incontri dell’Assemblea di Bacino per approvare formalmente le varie fasi del processo. - Logo. - Brochure informative. - Pagina internet. |
Stato di avanzamento: | Il 14 maggio 2008 è stato firmato il Protocollo d’Intesa. Il prossimo obiettivo è la sottoscrizione del Contratto di Fiume. |
Per approfondimenti: |
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Tratto di torrente Belbo con in evidenza lo sfioratore di xxxxxxxx xxxxx xxxxx xx xxxxxxxxxx xx Xxxxxxx.
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BOX 2
CONTRATTO di FIUME del TORRENTE BELBO | |
Soggetto coordinatore: | Provincia di Asti |
Corso d’acqua: | Torrente Belbo |
Territorio: | Bacino del torrente Belbo |
Problematiche: | - criticità idrogeologiche; - degrado della fascia fluviale; - inquinamento delle acque a seguito dell’immissione di scarichi urbani e dell’attività agricola. |
Iniziative preesistenti: | - progetto sperimentale relativo alla gestione dei reflui da cantina (Regione Piemonte, Provincia di Asti e Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Torino) finalizzato all’individuazione di modalità di gestione che rispondano a requisiti di sostenibilità ecologica ed economica; - progetto pilota di educazione ambientale sul torrente Belbo (Provincia di Asti); - studio sul dilavamento collinare (Comune di Nizza Monferrato e Università degli Studi di Torino) al fine di valutare soluzioni al problema del dilavamento collinare e al trasporto solido nei corsi d’acqua; - studio finalizzato alla rinaturalizzazione e al recupero delle aree di cava nel tratto alessandrino del torrente Belbo (Provincia di Alessandria); - monitoraggio quantitativo e qualitativo dei corsi d’acqua Belbo, Nizza e Rocchea (Provincia di Asti, Dipartimento Provinciale dell’ARPA); - studio per la predisposizione del Piano Direttore per la manutenzione del territorio del Bacino del Torrente Belbo (progetto Manumont, Autorità di Bacino del Fiume Po). |
Programma d’azione: | - ricognizione analitica (ambientale, socio economica, rischi idrogeologici, strumenti di pianificazione e altri strumenti già in atto di intervento e concertazione); - auditinig (criticità aspettative proposte); - elaborazione soluzioni possibili (studi ed elaborazione proposte di progetto); - valutazione scelte progettuali; - predisposizione piano d’azione; - sottoscrizione del contratto di fiume. |
Linee di azione: | Il piano di azione ha individuato le seguenti linee di azione: 1. riduzione dell’inquinamento delle acque; 2. riequilibrio del bilancio idrico; 3. mitigazione del rischio idraulico; 4. valorizzazione del ruolo di presidio del territorio da parte del mondo agricolo; 5. manutenzione ordinaria del territorio; 6. miglioramento dell’assetto geomorfologico, dell’officiosità idraulica nei tratti urbani e della capacità di laminazione naturale dell’evento di piena al fine di mitigare il rischio idraulico, nel rispetto delle esigenze ecologiche del corso d’acqua; 7. riqualificazione dei corpi idrici superficiali in ambito urbano e periurbano; 8. riqualificazione ecologico-funzionale e paesaggistica del corridoio fluviale; 9. valorizzazione turistica del territorio fluviale; 10. promozione di attività di educazione e informazione ambientale; 11. mantenimento in attività della Cabina di Regia del Contratto di Fiume. |
Strumenti | Gli strumenti per realizzare il programma sono essenzialmente costituiti da: - cabina di regia, organo di indirizzo coordinato dalla Provincia di Asti e responsabile dell’implementazione del processo, coadiuvata da un’apposita segreteria tecnico amministrativa. Una delle attività svolte dalla cabina di regia sarà l’effettuazione di un continuo monitoraggio sull’andamento del progetto; - forum per il Belbo, organo di partecipazione dove interagiscono tutti gli attori coinvolti, essenziale per la fase di auditing e per la ratifica del piano di azione; - tavoli di lavoro specifici per la ricerca di soluzioni condivisibili per singole problematiche. I primi tavoli di lavoro riguarderanno il piano direttore di manutenzione del territorio e la gestione delle acque reflue; - contributi tecnico scientifici per l’approfondimento di singole problematiche. |
Stato di avanzamento: | In data 20 dicembre 2007 è stato sottoscritto il Protocollo d’Intesa. In data 19 novembre 2009 ha preso avvio la fase di consultazione pubblica della Valutazione Ambientale Strategica del Progetto di Piano di Azione del Torrente Belbo. |
Per approfondimenti: | |
hp/attivita-di-pianificazione/358-piani-e-programmi/930-vas-del-contratto-di-fiume-belbo |
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XXXXXXXXX XX XXXXX XXX XXXXXXXX XXXX | ||
Soggetto coordinatore: | Provincia di Alessandria | |
Corso d’acqua: | Torrente Orba | |
Territorio: | Porzione del torrente Orba, compresa tra comune di Casalcermelli e il punto di confluenza, presso il comune di Silvano d’Orba, dell’Orba con il Piota, e il torrente Piota fino al confine con il Parco Naturale Capanne di Marcarolo | |
Problematiche: | Il Contratto di Fiume ha origine dal progetto “Corridoio ecologico” che nasce dalla necessità e dall’opportunità di ripristinare la connessione ecologica tra due ambiti territoriali di notevole rilevanza ambientale (i S.I.C “Riserva Naturale Speciale del torrente Orba” e “Parco delle Capanne di Marcarolo”) al fine di contrastare la perdita di biodiversità. | |
Obiettivi specifici: | - garantire la continuità fisico-territoriale ed ecologico-funzionale tra ambienti naturali del corpo idrico; - diminuzione dell’inquinamento delle acque; - mitigazione degli effetti della frammentazione su popolazioni e comunità; - mantenimento della biodiversità e potenziamento dell’esistente; - riqualificazione di aree soggette a forti pressioni antropiche; - miglioramento della fruizione turistico/ambientale del torrente e delle aree perifluviali; - mantenimento del Deflusso Minimo Vitale per consentire la salvaguardia dell’ecosistema fluviale e la continuità degli habitat; - riduzione del rischio idraulico; - maggior diffusione di informazioni e condivisione della cultura del fiume; - incremento dello sviluppo sostenibile e dell’agricoltura ecocompatibile sulle sponde e nelle fasce più sensibili connesse al fiume. Il fine ultimo è la predisposizione di un piano d’azione che sia lo strumento normativo atto a garantire la gestione territoriale secondo i principi della sostenibilità ambientale al fine di mantenere l’equilibrio tra attività antropica e conservazione della biodiversità. | |
Metodologie e strumenti: | Il progetto del Contratto di Fiume si svolge in due fasi: - redazione del documento “Corridoio Ecologico: un anno di indagini” finalizzato ad evidenziare le peculiarità e le criticità del territorio in esame; - stipula del Contratto di Fiume. Il processo è monitorato dalla Cabina di regia. | |
Stato di avanzamento: | Nel corso del 2009 è stato sottoscritto il Protocollo d’Intesa in due fasi successive (15 aprile e 14 dicembre). L’avvio della VAS è previsto per il 30 maggio 2010 mentre la sottoscrizione del Contratto di Fiume è prevista per il 15 giugno 2010. | |
Per approfondimenti: |
Torrente Orba.
XXX 0
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Xxxxxxxxxxxx, xx Xxxxxxx Xxxxxxxx ha avviato il Contratto di Lago, relativo al bacino dei laghi di Avigliana, affidando alla Provincia di Torino il coordinamento del processo. Le amministra- zioni coinvolte sono attualmente ancora in via di definizione, ma comprenderanno presumi- bilmente tutti i Comuni ricadenti nel bacino drenante dei laghi, l’Ente Parco Naturale dei Laghi di Avigliana e la Comunità Montana Valle di Susa e Val Sangone.
La Provincia di Torino è inoltre coinvolta nella fase propedeutica al Contratto di Lago di Vive- rone, del quale è capofila la Provincia di Biella.
Oltre ai processi promossi ufficialmente dalla Regione, la Provincia di Torino ha avviato la fase conoscitiva propedeutica all’attivazione di un Contratto di Fiume per il bacino della Stura di Xxxxx, che interesserà 36 Comuni, due aree protette regionali, una Comunità Montana e due Patti Territoriali.
Lago Piccolo di Avigliana.
Vista sul lago di Viverone.
Torrente Stura di Xxxxx. Il lago di Viverone rappresenta una località di riferimento per numerose attività sportive.
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