RUOLO DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NEGLI ANNI 1945-1966
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NOTA ISRIL ON LINE N° 19 - 2012
RUOLO DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NEGLI ANNI 1945-1966
Presidente xxxx. Xxxxxxxx Xxxxxxx Via Piemonte, 101 00187 – Roma xxxxxxxx.xxxxx@xxxxxxx.xx |
RUOLO DELLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NEGLI ANNI 1945-1966
di Xxxxxx XXXXX XXXXXXXX
Ho trovato questo passo in un antico regesto. Lo si può leggere così. O anche nel modo seguente. R. M. Rilke•
Premessa
Ho ritrovato carte ormai ingiallite.
Si possono leggere nelle loro vesti logorate. Oppure, rispolverandole, nel modo che segue.
Si tratta degli accordi interconfederali che vanno dal 1943 (l’accordo Xxxxxx Xxxxxxx del settembre 1943) ma soprattutto degli accordi che vanno dal 1945 al 1966.
Gli accordi riguardano:
a) la determinazione dei salari e la loro dinamica affidata sostanzialmente alla scala mobile. Per dirla in breve si è trattato di una vera e propria pianificazione centralizzata delle retribuzioni.
b) Gli accordi relativi alla mobilità occupazionale del lavoro basata inizialmente sulla graduale riduzione delle eccedenze aziendali.
c) Gli accordi sui licenziamenti individuali per giusta causa.
d) L’architettura non manca di genialità. Probabilmente è dovuta al Prof. F. Di Xxxxxxx che compare nella delegazione Confindustria nell’accordo interconfederale di fine 1945.
Il contesto politico-istituzionale De Gasperi-Einaudi
Nell’arco di tempo considerato lo sfondo politico è fornito dai Governi De Gasperi-Einaudi che gettano le basi di una economia di mercato aperta verso l’esterno (concorrenza e inserimento negli accordi Bretton Woods). Dal 1947 al 1971 la lira si stabilizza a quota 625 lire per dollaro. La cessazione della convertibilità del dollaro (34dollari per oncia d’oro) nell’agosto1971 destabilizza l’intero sistema monetario di Bretton Woods.
In quel periodo la lira è stabile (625 lire per dollaro), l’inflazione raramente supera il 3% annuo, e il debito sul PIL varia tra il 30-35% (contro l’attuale 120%). La produttività del lavoro cresce (come vedremo dai dati allegati) e cresce il salario reale.
Dopo l’accordo interconfederale del 1954, che segna la fine della pianificazione centralizzata della retribuzioni, si avvia la fase di una “libera” contrattazione in una economia di mercato sempre più socialmente orientata. La CISL (1953 a Ladispoli) apre la via della contrattazione integrativa aziendale, per i premi di produttività, debitamente misurata.
• Da “La ballata sull’amore e sulla morte dell’alfiere Xxxxxxxxxx Xxxxx”
I caratteri della pianificazione salariale centralizzata (1945-1954)
La pianificazione cessa con l’accordo interconfederale sul “conglobamento” (1954) delle componenti della retribuzione (minimi e contingenza).
La centralizzazione si basa sulla situazione di fatto delle retribuzioni (più o meno percepite) ma concretamente indicati nelle norme contrattuali.
Si parte da diversi tipi di incasellamenti. L’incasellamento territoriale prevede 3 zone. Nella prima zona figurano Milano, Genova, Torino. Nella seconda vanno tutte le altre città: Venezia, Vercelli, Aosta, Asti, Como, Savona, Alessandria, La Spezia, Padova e Bolzano.
Si stabilisce uno scarto retributivo del 6% tra la prima e la seconda zona.
Nella terza zona vanno tutte le altre città del Nord. Lo scarto tra la prima zona e la terza sale all’11%.
Segue l’incasellamento merceologico che si articola nei seguenti gruppi
Gruppo zero: (le categorie tradizionalmente privilegiate es. gli elettrici)
Gruppo A: metallurgici e meccanici, edili detti e altre tradizionalmente favorite (lavorazioni di legno, mobili, infissi)
Gruppo B: gomme e conduttori elettrici. Chimici e concerie.
Gruppo C: carta, spazzole e pennelli, confezioni in serie di ceramica. Per altre categorie ci saranno incasellamenti stabiliti provincialmente.
Gruppo D: tutte le categorie tessili.
Gli scarti riguardano i gruppi centrali.
Il gruppo B ha uno scarto del 4,8%, il gruppo C del 9,8% (4,8%+5%) rispetto al gruppo A.
Differenziali per donne e minori
Tra i 18-20 anni ci sono scarti che vanno dal 10% al 30%, sia per gli specializzati che per gli operai comuni.
Significato ed effetti economici della pianificazione centralizzata (1945- 1954)
Come avanti rilevato, i minimi retributivi vengono determinati sulla base di dati (più o meno accuratamente rilevati) attraverso:
a) le differenze retributive territoriali (le zone salariali);
b) le differenze retributive settoriali (dagli elettrici ai tessili)
c) le differenze uomo-donne, giovani e apprendisti;
d) le differenze tra specializzati, qualificati e operai comuni.
Essi si evidenziano nella tabella A in allegato (differenziali territoriali) e nella tabella B (differenziali sulla qualificazione).
Il secondo elemento retributivo è rappresentato dalle indennità di contingenza o scala mobile. Essa varia nel modo seguente:
✓ la variazione del costo della vita è, inizialmente, rilevata a livello di singola provincia;
✓ gradualmente la variazione è rilevata a livello medio nazionale.
La dinamica dei minimi retributivi è lenta, se non inesistente. Il progresso si realizza, previo intese a livello interconfederale, con il passaggio da una data zona a quella superiore. La dinamica della contingenza è più sensibile, ma come già rilevato il costo della vita, dal 1947 al 1971, raramente supera il 3% annuo. Si vedano al riguardo le tabelle A e B allegate.
La dinamica della scala mobile (benché rilevata trimestralmente) è determinata dal basso grado di inflazione annuale, in media del 2,5% annuo tra il 1947 e il 1971.
Infine è la produttività dei nuovi settori (auto, lambrette, elettrodomestici, autostrade, siderurgia, meccanica innovativa, etc.) ad attirare con salari più elevati i lavoratori dalle aziende a bassa produttività verso quelle innovative o ristrutturate (es. la rivoluzione fordista alla Fiat e in altre fabbriche). La tabella C allegata sulla dinamica di produttività e salari di fatto in 30 settori tra il 1953- 1957 (dei quali pubblicheremo i più significativi), rende evidente il ruolo della produttività generata dai cambiamenti strutturali intervenuti nella industria e la redistribuzione in occupazione e redditi salariali. Quindi più produttività significa più mobilità e occupazione e più salari reali.
Dal complesso dei dati, sulla pianificazione centralizzata, fino al 1954 è facile osservare che la moderazione retributiva è andata a favore dei profitti e di una rapida capitalizzazione delle imprese industriali. Questa ha finanziato i grandi cambiamenti strutturali che hanno creato occupazione accompagnata dalla crescita del salario reale nei nuovi settori.
L’attrazione dell’occupazione nei nuovi settori ha stimolato una mobilità spontanea del lavoro industriale dalle attività obsolete verso le nuove. Le ultime righe della famosa lettera Trichet-Draghi alludono a questa circostanza. Essa riguarda tutte le economie industrializzate dell’Europa continentale che hanno aderito o meglio, hanno potuto aderire, al Piano Xxxxxxxx del 1947-48.
La lettera che richiama un nostro passato virtuoso, suona come ammonimento alla nostra cultura degli ultimi decenni.
Gli effetti legati alla pianificazione centralizzata (1945-54) e alla crescita della produttività e della competitività di sistema.
La pianificazione centralizzata del tempo Xx Xxxxxxxx, Rapelli, Pastore, Santi (nessuno di loro aveva studiato ad Harvard), si è basata sulle differenze retributive chiamate impropriamente “gabbie salariali” dalla cultura critico- negativa del sessantottismo, molto diffusa non solo a sinistra. Ma con evidenti insofferenze di grandi leaders come Lama e di buona parte della Cisl e della Uil.
Sembra giusto, al contrario, mettere in evidenza, che la pianificazione delle differenze ha consentito (senza che ciò sia stato osservato dagli economisti non marxisti e dalla pubblica opinione) alcune importanti conseguenze.
Si è avviata, infatti, una cultura di Purchasing Power Parity (Parità del Potere di Acquisto) che reinterpreta le diseguaglianze territoriali dovute al diverso potere di acquisto territoriale. E’ rilevante osservare che le Istituzioni internazionali (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) utilizzano tale metodologia per la valutazione del PIL (valutato o in dollari USA o in PPP).
Differenziali retributivi, mobilità, e produttività, hanno avuto come effetto il rafforzamento delle concezioni neo-classiche dell’economia rispetto agli economisti classici da Xxxxxxx a Xxxx.
Il monetarismo e la sua scuola hanno influenzato la politica sia nella versione di Xxxxxx che in quella Xxxxxxxx.
L’Italia, toccata anch’essa dalle rivoluzioni culturali antagonistiche,è andata in controtendenza dal 1970 (lentamente) e dal 1980 (più velocemente) fino ai faticosi aggiustamenti per entrare nell’Euro.
Quanto alle relazioni industriali la controtendenza è netta. Azzeramento o quasi di tutti i differenziali retributivi e affermazione dell’eguaglianza (di per se giusto come obiettivo) con un mezzo sbagliato.
Le tracce di questi errori si sono prolungate nel tempo con danni sociali non minori di quelli economici.
In conclusione abbiamo perso le virtù faticosamente acquistate nel secondo dopoguerra. A partire dagli anni 70 abbiamo creduto di avanzare, senza accorgerci che stavamo regredendo nelle nebbie culturali della prima come della seconda rivoluzione industriale.
Perciò il ritorno di tutti gli attori alla cultura politica, sociale ed economica, tra il 1947 e il 1970, significa ricostruire le base per uscire dalle oscurità del presente.
Poche considerazioni sulla prospettiva futura.
Globalizzazioni, processi di integrazione regionali (U.E. Nafta ed altre), minore autonomia negli Stati-Nazione, rapido progresso di Paesi emergenti (BRIC) hanno sconvolto la gerarchia dei poteri politici, economici e sociali del pianeta.
Tutte le economie degli Stati-Nazioni sono soggette a ristrutturare (più o meno) le proprie decisioni e azioni in funzione di cambiamenti molti rapidi.
La situazione italiana non è quella degli anni 47-70 e neppure quella del 1993 dell’accesso nell’Euro.
Cambiamenti significativi si rilevano nella struttura dell’economia e della forza lavoro. Fino al 70 la centralità dell’industria con la sua alta produttività trascinava in avanti l’intero Paese, anche se rimanevano in ritardo il settore agricolo e quello dei servizi con l’eccezione delle comunicazioni e dei trasporti.
Oggi le forze di lavoro nell’industria in senso stretto sono sotto il 18%, e competitività e innovazioni assottigliano sempre di più questo livello. Il settore
xxxxxxxx ha segnato marcati sviluppi (siamo il 3-4% delle forze lavoro). Il settore terziario è al livello del 68% ma la sua produttività media è molto bassa malgrado il progresso del settore delle comunicazioni (ICT), trasporti e (parzialmente) delle infrastrutture.
Il ritardo è manifestamente nelle P.A., nei servizi scolastici (dalle medie superiori alle Università e in buona parte della Ricerca pubblica).
Non sono in ritardo Forze Armate, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, fortemente integrate con metodi di pianificazione strategica di origine internazionale, (che elevano le performances) con cui interagiscono. Lo stesso dicasi delle infrastrutture energetiche territoriali e simili.
Ma la produttività a livello di Sistema Paese è ormai a limiti negativi, lo 0,02% contro quella media di Francia e Germania prossime quasi al 2% annuo.
Tra i problemi dunque:
1. il risanamento finanziario, incluso (a lungo termine) quello della riduzione del debito dal livello 120% sul PIL a quello finale del 60%;
2. quello della crescita che esige un recupero di produttività delle imprese, come del Sistema Paese.
Compito arduo nel nostro settore terziario ove l’immaginazione creativa, abbondante nel settore industriale, non sembra dar segni di vita nella parte arretrata del nostro terziario.
Culturalmente non riusciamo ancora a dare centralità all’immenso potenziale di sviluppo del mercato interno della U.E.
A suo modo l’U.E. deve ritrovare la capacità di immaginazione creativa che fu della CECA e dell’Euratom. Le due Agenzie operative europee dimostrarono la possibilità di pianificare la ristrutturazione di Carbone e Acciaio e di porre le basi di una comune politica per lo sviluppo del nucleare per l’intero continente. Il processo è stato bruscamente interrotto dai referendum contro il nucleare in alcuni Paesi, incluso il nostro.
E’ anche importante sottolineare che fu possibile pianificare, in senso europeo, con la piena collaborazione operativa dei sei Stati Nazione.
E’ su questo punto che l’U.E. deve ritrovare fiducia in se stessa e nella possibilità di pianificare con Agenzie Europee in almeno 3 settori:
a) europeizzare le reti nazionali per il trasporto e l’erogazione dei prodotti energetici, si tratti di gas, petrolio e persino carbone;
b) europeizzare le reti di trasporto ferroviario, passando dalla cooperazione tra reti nazionali, ad una vera rete a gestione europea, di proprietà europea delle reti;
c) europeizzare le industrie degli armamenti come premessa di una futura necessaria, Comunità Europea di Difesa (avviata e fallita nel 1954).
d) Infine, utilizzazione dello Statuto di Società Europea per favorire la massima integrazione tra impresa dei 27 Paesi.
La rinnovata fiducia nel Mercato Unico Europeo potrebbe offrire ai popoli dei 27 Paesi, opportunità che al momento sembrano sogni utopici.
Eppure furono utopie soprattutto la CECA e l’Euratom, caduta quest’ultima per volontà di alcuni Stati Nazione.
Non sarà difficile immaginare le soluzioni finanziarie europee quali gli Eurobond, in considerazione del Fiscal Compact che può assicurare adeguata vigilanza sulla evoluzione della pianificazione operativa delle Agenzie come delle finanze pubbliche statali.
Sognare non è proibito, specie nel caso che si creda nella praticabilità di una politica europea, non necessariamente confinata in una soluzione federale totale.
ALLEGATI
Le tabelle A) e B) forniscono un’idea dell’applicazione del primo accordo interconfederale del 6 dicembre 1945 sui minimi retributivi.
La tabella A mostra la differenza massima dovuta alla qualificazione. Lo specializzato uomo (prima zona territoriale) prende 21 lire l’ora, il manovale comune (terza zona) lire 14 (cioè un terzo di meno).
La tabella B relativa alle maestranze tessili mostra le differenze massime di qualificazione dovute alle qualifiche operaie e all’età, che vanno da lire 18 a lire 7,75 (circa il 57% in meno).
Tali dati risultano dal testo citato del concordato 6 dicembre 1945.1
La tabella C è tratta dal volume Reddito Occupazione Produttività e Salari in Italia dal 1953 al 1958. Si tratta di una elaborazione dell’ufficio Studi della Cisl che accompagnava la Relazione al 3° Congresso Confederale (marzo 1959).
Per semplificare, si pubblicano i dati relativi ai settori più indicativi di espansione, occupazione, salari reali e produttività. Essi sono messi a confronto con l’industria tessile in costante difficoltà.
Pertanto la tabella indica i dati per l’industria tessile, e delle industrie espansive quali la chimica, quella dei minerali non metallici, la siderurgia, la meccanica varia, i cantieri navali, l’auto, l’industria elettrica.
In tutte le industrie espansive cresce l’occupazione, grazie al fatto che l’indice della produzione supera l’indice della produttività oraria. In questo ultimo caso è anche possibile la crescita del salario di fatto, in termini reali.
1 Accordi Interconfederali 1943-1966. Edizioni Conquiste del Lavoro – Roma, Roma 1967 (pag. 32)
Tabella A - Paghe orarie minime dell'industria tessile con differenziale per qualifica e territorio
1a Zona | 2a zona | 3a zona | |
Gruppo A | 21,00 | 19,75 | 18,70 |
Operai specializzati | 19,00 | 17,85 | 16,90 |
Operai qualificati | 17,90 | 16,85 | 15,95 |
Manovali specializzati | 16,50 | 15,50 | 14,70 |
Manovali comuni | |||
Gruppo B | |||
Operai specializzati | 20,00 | 18,80 | 17,80 |
Operai qualificati | 17,90 | 16,85 | 16,20 |
Manovali specializzati | 17,00 | 16,00 | 15,15 |
Manovali comuni | 15,60 | 14,65 | 14,00 |
Gruppo C | |||
Operai specializzati | 19,00 | 17,85 | 16,90 |
Operai qualificati | 17,00 | 16,00 | 15,15 |
Manovali specializzati | 16,15 | 15,20 | 14,40 |
Manovali comuni | 14,80 | 14,00 | 14,00 |
Tabella B - Differenziali di qualifica industria tessile (paghe orarie minime)
QUALIFICA | UOMINI | DONNE |
Specializzati, coloristi, stampatori, incisori | 18,00 | - - |
Altri specializzati | 17,50 | 11,55 |
Operai qualificati di 1a categoria | 16,00 | 11,00 |
Qualificati di 2a categoria (sopra ai 16 anni) | 15,50 | 10,50 |
Operai comuni sopra ai 18 anni | 15,00 | 10,00 |
Manovali comuni sopra ai 18 anni | 14,00 | 9,50 |
Operai qualificati al di sotto dei 16 anni | - - | 8,50 |
Operai comuni dai 16 ai 18 anni | 11,50 | 9,25 |
Operai comuni al di sotto dei 16 anni | 9,00 | 8,00 |
Manovali comuni dai 16 ai 18 anni | 10,50 | 9,00 |
Manovali comuni al di sotto dei 16 anni | 8,75 | 7,75 |
Tabella C - Produzione, occupazione, produttività, salari e prezzi dal 1953 al 1957 in 30 settori d'industrie (numeri indici 1953=100)
SETTORI | Produz. | Occup. | Ore di lavoro | Produttività | Salari di fatto | Salari contrattuali | Xxxxxx | |||||
Comples. | per occupato | per occupato | per ore di lavoro | nomin. | reali | nomin. | reali | dei prodotti | materie acquisto | |||
1 | 2 | 3 | 4 | 5 (=1:2) | 6 (=1:3) | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | |
Ind.Estrattive | ||||||||||||
1954 | 110 | 94 | 94 | 99 | 117 | 117 | 104 | 101 | 104 | 101 | - - | - - |
1955 | 123 | 89 | 90 | 100 | 138 | 137 | 110 | 104 | 108 | 102 | - - | - - |
1956 | 139 | 86 | 90 | 98 | 161 | 156 | 119 | 107 | 112 | 101 | - - | - - |
1957 | 156 | 86 | 85 | 97 | 181 | 184 | 125 | 111 | 116 | 103 | - - | - - |
Ind. Dolciaria | ||||||||||||
1954 | 105 | 103 | 103 | 100 | 102 | 102 | 103 | 100 | 103 | 100 | - - | 100 |
1955 | 108 | 107 | 108 | 102 | 101 | 100 | 110 | 104 | 107 | 101 | - - | 100 |
1956 | 112 | 111 | 109 | 99 | 000 | 000 | 000 | 105 | 117 | 105 | - - | 98 |
1957 | 122 | 115 | 113 | 99 | 106 | 106 | 122 | 108 | 130 | 115 | - - | 94 |
Ind. Tessile | ||||||||||||
1954 | 103 | 97 | 99 | 102 | 106 | 104 | 104 | 101 | 103 | 100 | - - | - - |
1955 | 95 | 91 | 89 | 97 | 104 | 107 | 108 | 102 | 107 | 101 | - - | - - |
1956 | 100 | 89 | 89 | 100 | 112 | 112 | 113 | 102 | 111 | 100 | - - | - - |
1957 | 110 | 87 | 90 | 103 | 126 | 122 | 118 | 104 | 115 | 102 | - - | - - |
Ind. Chimica | ||||||||||||
1954 | 122 | 105 | 106 | 101 | 116 | 115 | 105 | 102 | 105 | 102 | 98 | - - |
1955 | 135 | 109 | 109 | 100 | 124 | 124 | 112 | 106 | 113 | 107 | 97 | - - |
1956 | 148 | 113 | 111 | 98 | 131 | 133 | 119 | 107 | 118 | 106 | 98 | - - |
1957 | 154 | 119 | 117 | 98 | 129 | 132 | 124 | 110 | 121 | 107 | 96 | - - |
Ind. lavoraz. | ||||||||||||
Minerali non | ||||||||||||
metallici | ||||||||||||
1954 | 108 | 106 | 107 | 101 | 102 | 101 | 103 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 130 | 111 | 113 | 103 | 117 | 115 | 109 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 141 | 110 | 108 | 99 | 128 | 131 | 116 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 151 | 112 | 110 | 99 | 135 | 137 | 120 | 106 | - - | - - | - - | - - |
Indus. Vetro | ||||||||||||
1954 | 104 | 102 | 101 | 99 | 102 | 103 | 102 | 99 | - - | - - | 94 | - - |
1955 | 125 | 101 | 104 | 103 | 124 | 120 | 107 | 101 | - - | - - | 90 | - - |
1956 | 137 | 103 | 103 | 100 | 133 | 133 | 113 | 102 | - - | - - | 90 | - - |
1957 | 151 | 103 | 103 | 100 | 147 | 147 | 117 | 103 | - - | - - | 89 | - - |
Ind. Siderurg. | ||||||||||||
1954 | 122 | 98 | 99 | 000 | 000 | 000 | 102 | 99 | 000 | 000 | 000 | 78 |
1955 | 156 | 100 | 102 | 103 | 156 | 152 | 108 | 102 | 108 | 102 | 103 | 100 |
1956 | 172 | 106 | 105 | 100 | 162 | 163 | 116 | 105 | 116 | 105 | 110 | 92 |
1957 | 195 | 106 | 105 | 99 | 183 | 185 | 123 | 109 | 121 | 107 | 119 | 125 |
Ind.Meccanica | ||||||||||||
varia | ||||||||||||
1954 | 102 | 104 | 105 | 101 | 98 | 97 | 102 | 99 | 104 | 101 | - - | - - |
1955 | 113 | 109 | 110 | 102 | 103 | 102 | 106 | 100 | 109 | 103 | - - | - - |
1956 | 118 | 116 | 114 | 99 | 101 | 103 | 114 | 103 | 116 | 105 | - - | - - |
1957 | 127 | 121 | 118 | 99 | 104 | 107 | 119 | 105 | 121 | 107 | - - | - - |
Cantieri navali | ||||||||||||
1954 | 56 | 96 | 91 | 95 | 58 | 61 | 102 | 00 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 107 | 96 | 96 | 100 | 111 | 111 | 110 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 158 | 105 | 108 | 104 | 150 | 146 | 118 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 000 | 000 | 000 | 103 | 166 | 162 | 123 | 109 | - - | - - | - - | - - |
Ind. Automob. | ||||||||||||
1954 | 124 | 102 | 103 | 101 | 121 | 120 | 104 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 136 | 108 | 108 | 100 | 125 | 125 | 110 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 156 | 110 | 107 | 97 | 000 | 000 | 000 | 000 | - - | - - | - - | - - |
0000 | 160 | 114 | 111 | 98 | 140 | 144 | 127 | 112 | - - | - - | - - | - - |
Ind. Elettrica | ||||||||||||
1954 | 109 | 104 | 104 | 96 | 104 | 104 | 106 | 103 | 102 | 99 | - - | - - |
1955 | 117 | 106 | 105 | 100 | 110 | 111 | 112 | 106 | 107 | 101 | - - | - - |
1956 | 125 | 108 | 106 | 98 | 115 | 117 | 121 | 109 | 114 | 103 | - - | - - |
1957 | 131 | 109 | 108 | 99 | 120 | 121 | 124 | 110 | 117 | 103 | - - | - - |