Convenzione per la Gestione Associata dei servizi alla persona con istituzione dell’Ufficio Unico (ADdS decisione n. 20/17.11.2015)
AMBITO TERRITORIALE DI MELZO DELIBERAZIONE DELL’ASSEMBLEA DEI SINDACI
Convenzione per la Gestione Associata dei servizi alla persona con istituzione dell’Ufficio Unico (ADdS decisione n. 20/17.11.2015)
Numero 19 del 12/09/2017
OGGETTO: DGR 6079/16 – ADEGUAMENTO IMMOBILI CENTRI ANTIVIOLENZA O CASE RIFUGIO-PROGETTO CASA DI XXXXXX
L’anno duemiladiciassette il giorno 12 del mese di SETTEMBRE alle ore 15.00 in Melzo , presso la sede dell’Ufficio Unico del Comune Capofila, convocato nei modi di legge, si è riunita l’Assemblea dei Sindaci composta dai sindaci o loro delegati Comuni dell’Ambito Territoriale nelle persone di:
Comune | Nominativo | Presente |
CASSANO D’ADDA | Assessore Moreschi | X |
INZAGO | ||
LISCATE | Assessore Xxxxx (Presidente) | X |
MELZO | Assessore Francapi | X |
POZZUOLO MARTESANA | Sindaco Xxxxxxxx Xxxxxx Xxxxx | X |
SETTALA | Assessore Ferretti Delega Xxxxx | |
TRUCCAZZANO | Assessore Carrera | X |
VIGNATE | ||
ASST MELEGNANO | Dott.ssa Bramati | X |
Risultano presenti e rappresentati n. 5 Comuni e assenti n. 3 Comuni
Assume la presidenza l’Assessore Xxxxxxx Xxxxx in qualità di presidente delegato con l’assistenza del Responsabile Ufficio Unico/UdP d.ssa Xxxxxx Xxxxxxxxxx.
Il presidente delegato, accertato il numero legale, dichiara aperta la seduta e pone in discussione la pratica indicata in oggetto.
L’ASSEMBLEA DEI SINDACI DELL’AMBITO TERRITORIALE 5 - MELZO
- Vista la Legge 328/00 avente ad oggetto: “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” che pone in capo ai Comuni associati a livello territoriale la programmazione e l’organizzazione del sistema integrato di interventi e Servizi Sociali;
- valutato che il Piano di Zona è un documento di programmazione che è volto in particolare a:
favorire la formazione dei sistemi sociali integrati promuovendo risorse di solidarietà e di autoaiuto;
responsabilizzare i cittadini e le strutture nella programmazione, nella co- progettazione e nella verifica dei servizi;
qualificare la spesa con un impiego coerente delle risorse finanziarie e con l’adozione di procedure efficienti di spesa e di controllo della stessa;
promuovere iniziative di formazione ed altre azioni di sistema per consentire la crescita delle competenze professionali delle risorse umane impegnate nella promozione e nell’attuazione del piano di zona;
definire le modalità di organizzazione dei servizi che richiedono una gestione in forma associata;
- visto l’Accordo di Programma per la realizzazione e la gestione del Piano di Zona ai sensi dell’articolo 19 della legge 328/2000 nel territorio della ATS CM e Milano - Ambito Territoriale di Melzo, per gli anni 2015-2017, approvato il 9 aprile 2015;
- visto il Xxxxx xx Xxxx 0000-0000, elaborato ai sensi delle leggi 328/00, per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali nei Comuni dell’Ambito Territoriale di Melzo (CASSANO D’ADDA, INZAGO, LISCATE, MELZO, POZZUOLO MARTESANA, SETTALA, TRUCCAZZANO, VIGNATE) “per un welfare della collaborAzione” ;
- preso atto dell’approvazione del Piano di Zona 2015-2017 “per un welfare della collaborAzione” e della sottoscrizione dell’Accordo di Programma da parte dell’Assemblea Distrettuale dei Sindaci nella seduta del 9 aprile 2015;
- preso atto dell’approvazione della Convenzione per la gestione associata dei servizi alla persona (ADdS decisione n. 20/17.11.2015) con istituzione dell’Ufficio Unico;
- visto il Testo Unico – D.Lgs. n. 267 del 18.08.2000 sull’ordinamento delle Autonomie locali;
- Richiamata la DGR 6079/16;
- Richiamato il progetto presentato da Fondazione Somaschi ONLUS, allegato al presente provvedimento, finalizzato a realizzare interventi di adeguamento di un immobile da destinare ad alloggio di semi-autonomia per donne sole e/o nuclei monoparentali vittime di maltrattamento;
ad unanimità di voti espressi nei modi e forme di legge ;
DELIBERA
1. Di dare parere favorevole, in qualità di capofila della rete interistituzionale territoriale antiviolenza Adda Martesana al progetto “CASA DI XXXXXX”;
2. Di dare mandato al Responsabile dell’Ufficio Unico/UdP in ordine a tutti gli adempimenti conseguenti al presente atto;
3. Di rendere la presente deliberazione immediatamente eseguibile con unanimità di voti, ai sensi dell’art. 134, comma 4 del D.Lgs n. 267 del 18 agosto 2000.
IL PRESIDENTE
Xxxxxxx Xxxxx
La sottoscritta Responsabile Ufficio Unico del Comune Capofila Xxxxxx Xxxxxxxxxx attesta che copia della presente deliberazione viene pubblicata sul sito xxx.xxxxxxxxxxxxxxxxx0.xx
Melzo, lì 12.09.2017
FONDAZIONE SOMASCHI - COMUNE CASSANO D’ADDA
“CASA DI AGNESE”
INTERVENTI DI ADEGUAMENTO DI UN IMMOBILE DA DESTINARE AD ALLOGGIO DI SEMI-AUTOMONIA PER DONNE SOLE E/O NUCLEI MONOPARENTALI
VITTIME DI MALTRATTAMENTO
SINTESI PROGETTO
REGIONE LOMBARDIA
BANDO PER LA VALUTAZIONE E FINANZIAMENTO DELLE AZIONI PROGETTUALI PRESENTATE AI SENSI DELLA DGR 6079/16
TIPOLOGIA B: CASE RIFUGIO – ALLOGGI DI SEMIAUTONOMIA
L’IDEA PROGETTUALE
Il progetto prevede prevede l’attivazione di una casa rifugio nella formula dell’alloggio di semiautonomia, destinato a servizio di ospitalità temporanea per donne sole e/o con figli a carico che intendono intraprendere il percorso di emancipazione dalla situazione di violenza familiare.
Nello specifico si intende attivare un appartamento-ponte e/o servizio di residenzialità leggera che - in stretto raccordo con i Servizi Sociali dell’Amministrazione Comunale - possa consentire l’attivazione di risposte “temporanee” al bisogno di un tetto e strutturati, grazie alla presenza di un presidio multidisciplinare flessibile e modulabile, per facilitare l’acquisizione da parte delle donne accolte degli strumenti necessari per superare la situazione contingente di violenza nonché per rendere concreto il percorso di autonomia sociale, abitativa e lavorativa. Partendo da queste prospettive il progetto intende:
– ampliare le possibilità di inserimento abitativo temporaneo, singolo o in condivisione, di donne sole e nuclei monoparentali, provenienti da un vissuto di violenza;
– proporre un modello di sostegno sociale flessibile e modulabile, grazie alla presenza di figure operative multidisciplinari, finalizzato al rafforzamento delle capacità personali - nell’ottica della strategia del self- empowerment -nonché di affiancamento specifico e professionale per superare la situazione di violenza;
– collegare le azioni di inclusione abitativa temporanea alla progettazione-realizzazione di percorsi di integrazione sociale, sia per le figure adulte che per i minori loro in carico, in stretta sinergia con la rete dei servizi e le opportunità presenti sul territorio.
– strutturare, se necessario ed in stretto raccordo con i Servizi Sociali territoriali, forme di accompagnamento all’inserimento lavorativo e percorsi di accompagnamento alla successiva autonomia abitativa.
– promuovere il coinvolgimento e costruire sinergie con le risorse e gli enti presenti sul territorio, oggetto dell’intervento, nella progettazione e nella realizzazione dei percorsi verso l’autonomia;
– rendere sostenibili le iniziative nel tempo, attraverso la costruzione di interesse e consenso rispetto al progetto tra le istituzioni pubbliche e private del territorio.
La tipologia di servizio qui proposta, riconducibile al modello dell’housing sociale, si pone come elettiva per la presa in carico di situazioni di problematicità che non sono direttamente riconducibili al soggetto coinvolto ma sono legate a fattori esterni, come appunto nel caso della violenza domestica ed assistita.
L’ARTICOLAZIONE DELL’INTERVENTI
Il progetto intende articolarsi su 8 mesi a partire da marzo 2018.
La prima fase, di 5 mesi, sarà dedicata alla riqualificazione dell’appartamento di Xxx Xxxxxxxx Xxxxxx x Xxxxxxx x’Xxxx (XX). Considerato la metratura dell’immobile, si prevede di completare i lavori e di attrezzare gli spazi con gli arredi necessari entro il mese di settembre 2018.
A partire da tale data ed in accordo con i Servizi Sociali territoriali sarà possibile avviare l’accoglienza di un primo nucleo mono-genitoriale con minore in carico. In contemporanea è prevista l’attivazione all’interno dell’appartamento del presidio educativo che supporterà il nucleo nel percorso personale di emancipazione dalla situazione di disagio e di accompagnamento all’autonomia.
FASE 1 | RIQUALIFICAZIONE DELL’APPARTAMENTO DA DESTINARE AD ALLOGGIO DI SEMI-AUTONOMIA |
PERIODO | Marzo – Luglio 2018 |
La fase iniziale del progetto prevede l’intervento di riqualificazione di un appartamento, posto al primo piano di una palazzina in xxx Xxxxxxxx Xxxxxx 000 a Cassano d’Adda (MI), a pochi passi da Villa Borromeo. L’alloggio è stato recentemente acquistato dalla nostra Fondazione con Atto fi Vendita sottoscritto presso il Notaio Xxxxxx Xxxxxxx di Milano con numero di repertorio e registrato a MI4 – Atti Pubblici in data n. .
L’appartamento è posto al primo piano della una corte interna di un contesto condominiale: si tratta di un bilocale di 56 mq catastali, composto da ingresso/disimpegno, una piccola cucina, un soggiorno, camera e bagno. Sia la condizione attuale dell’appartamento – che presenta problematiche di tipo strutturale - che la disposizione degli spazi, non ne permettono ad oggi un utilizzo per le finalità di accoglienza, individuate nella tipologia B del bando ATS.
Come da relazione in allegato del geometra Xxxxxxxxx si rendono necessari sia interventi di tipo strutturale, in particolare il rifacimento del tetto ed il rinforzo delle pareti, che di riqualificazione interna per i quali è già stata presentata la relativa C.I.L.A. all’Ufficio Tecnico del Comune di Cassano d’Adda (MI). Nello specifico si rende necessario:
- La rimozione, secondo le norme di sicurezza, della copertura in amianto.
- La demolizione ed il rifacimento completo della copertura, visibilmente ammalorata.
- La creazione di elementi portanti per la nuova copertura.
- Una nuova rimodulazione degli spazi interni.
- Il rifacimento completo di tutta l’impiantistica (elettrico, idrico-sanitario e riscaldamento)
- La sostituzione delle porte e dei serramenti.
- L’imbiancatura completa delle pareti e dei plafoni;
- La sistemazione dell’intonaco esterno.
Le modifiche previste consentono di poter ricavare, come descritto nelle tavole di progetto, un ampio locale soggiorno con angolo cottura, un disimpegno di accesso per la camera da letto ed il bagno – di maggiore metratura rispetto alla situazione attuale. L’adeguamento consente inoltre di adeguare l’alloggio alle normative igienico-sanitarie. Nella predisposizione del progetto tecnico si è inoltre fatto riferimento alla normativa in materia delle Case Rifugio, previste dall’Accordo Governo e Regioni del 27/11/2014.
Nelle soluzione operative da attuare particolare rilevanza è stata posta alla riqualificazione energetica degli spazi, in particolare con l’ipotesi di istallazione di una caldaia a condensazione e la posa di serramenti in grado di migliorare la classe energetica dell’appartamento.
Per la tipologia dell’intervento e per la dimensione degli impianti, si tratta di un intervento di ristrutturazione edilizia - in quanto sono previsti interventi di tipo strutturale e come tale è stato predisposto e presentato in Comune il relativo progetto tecnico.
Per la definizione del costo complessivo dell’intervento si è in attesa della valutazione dei preventivi richiesti a tre imprese edili del territorio. Sull’offerta di maggior vantaggio sarà inoltre stimata una quota del 5% per eventuali imprevisti in corso d’opera, così come previsto in sede di bando.
FASE 2 | PREDISPOSIZIONE DELL’ALLOGGIO ALL’ACCOGLIENZA TEMPORANEA |
PERIODO | Agosto - Settembre 2018 |
Come già indicato, l’appartamento sarà restituito completamente vuoto: si rende quindi necessario l’acquisto ex novo degli arredi, in particolare:
- una cucina lineare, completa di elettrodomestici;
- un soggiorno, con tavolo/sedie e divano (anche letto, utilizzabile in caso di accoglienza di minori in età adolescenziale);
- una camera completa;
- l’arredo bagno.
Per la tipologia di destinatari, non è previsto l’acquisto di specifiche attrezzature e/o ausili per disabili.
Le soluzioni progettuali ipotizzate per il recupero dell’appartamento e la nuova strutturazione funzionale degli spazi consentono la restituzione al territorio di un appartamento in grado di ospitare 2 persone e quindi adatto sia per un nucleo monoparentale con minore a carico.
FASE 3 | AVVIO DELLE ATTIVITÀ DI INSERIMENTO ABITATIVO |
PERIODO | Novembre 2016 – Fine Progetto |
L’appartamento di xxx Xxxxxxxx Xxxxxx 000 sarà reso disponibile come Casa Rifugio nella formula dell’alloggio di semi-autonomia per donne sole e/o mono-genitoriali nel mese di ottobre 2018, al termine dei lavori di riqualificazione.
La valutazione dell’inserimento negli appartamenti verrà effettuata su proposta/segnalazione dei Servizi Sociali del Comune, dei Centri Antiviolenza, delle altre realtà della Rete Antiviolenza nonché dai servizi di accoglienza afferenti alla Fondazione Somaschi.
Si prevede a tal fine di rendere disponibile una scheda di segnalazione, per raccogliere alcune informazioni preliminari, da inoltrare al coordinatore del progetto. Seguono uno o più colloqui propedeutici all’inserimento durante i quali verranno definiti gli obiettivi e condivise le regole di permanenza.
Obiettivo del percorso di inclusione è quello di creare le condizioni perché la donna sola e/o con minori in carico possa, nel rispetto dei propri limiti e potenzialità, raggiungere una situazione di stabilità emotivo- psicologica che faciliti il superamento del vissuto di violenza e faciliti il riappropriarsi delle competenze necessarie ad una vita indipendente ed autonoma. In questa prospettiva, all’interno di ogni appartamento sarà presente un presidio socio-educativo variabile dalle 3 alle 6h/settimanali, modulabile e flessibile in funzione delle esigenze delle presone presenti. Per ogni percorso di inserimento attivabile, saranno costitutivi:
a) La definizione di un PROGETTO EDUCATIVO PERSONALIZZATO, da connotare con elementi di contenuto su cui la persona/nucleo verrà chiamata ad impegnarsi: alcuni saranno comuni per tutti i destinatari delle attività, altri invece saranno costruiti “sartorialmente” su ognuno di loro. Il piano sarà monitorato e rimodulato in itinere grazie alla presenza della figura del care/case manager ed il coinvolgimento dell’Assistente Sociale di riferimento.
b) La possibilità di attivare azioni di supporto in caso di richiesta di inserimento lavorativo. In tal senso si intende sfruttate la rete già attiva sul territorio in tema di accompagnamento al lavoro, sia in termini di formazione che di attivazione di borse lavoro/tirocini di inserimento.
c) Il sostegno al raggiungimento dell’autonomia abitativa, fornendo gli strumenti necessari, affinché il singolo/nucleo possa muoversi in modo indipendente alla ricerca di una soluzione abitativa successiva, anche attraverso l’informazione e l’accesso ai canali pubblici di sostegno all’abitare.
d) L’attivazione di “strategie di connessione con il territorio”, attraverso lo strumento della mediazione comunitaria per sollecitare la progettazione di un piano di lavoro comune con la scuola e le altre agenzie presenti (Oratori, Centri di Aggregazione, Associazioni di Volontariato, Comitati di cittadini) capace di fornire, agli adulti ed ai minori loro, strumenti validi per la loro integrazione sociale.
La permanenza in appartamento è ipotizzabile in 6/12 mesi, prorogabile fino a 18 mesi in caso di particolari difficoltà o situazioni problematiche ma solo in accordo con l’Ente inviante. Le persone/nuclei accolti saranno chiamati alla gestione autonoma della casa e stimolati a provvedere in modo autonomo al soddisfacimento dei propri bisogni, sotto la supervisione degli educatori.
Ogni intervento sarà quindi rimodulato e riadattato in funzione delle effettive necessità della donna/minore o in caso di insorgenza di particolari difficoltà. In tali situazione il ruolo dell’operatore non dovrà mai essere di sostituzione ma di supporto, per evitare di creare situazioni di dipendenza dalle figure educative che possono limitare il raggiungimento dell’autonomia possibile.
ATTIVITÀ ED AZIONI SPECIFICHE PER LE DONNE ACCOLTE
Dal punto di vista operativo, l’attività del presidio educativo si traduce nella proposta di una serie di
strumenti trasversali comuni e di azioni specifiche di accompagnamento all’inclusione sociale, abitativa e lavorativa.
1) IL CONTRATTO DI OSPITALITA’: L’inserimento in appartamento sarà regolato da un apposito contratto
dove viene sancita la connotazione di provvisorietà dell’accompagnamento abitativo, variabile da 6
mesi ad un anno, eventualmente prorogabile di altri 6 mesi in funzione dell’acquisizione e della stabilizzazione degli elementi evidenziati nelle aree di autonomia. Si tratta questo di un periodo sufficiente a garantire alla donna ed al nucleo monoparentale, la possibilità di accedere ad una soluzione abitativa adeguata e sostenibile al di fuori del contesto di “protezione”, caratteristico della tipologia di alloggio qui presentata. In tal senso, durante l’accompagnamento, si prevede di promuovere percorsi di sostegno per la ricerca di soluzioni abitative definitive attraverso l’orientamento e l’individuazione di risorse, che si adattino alle specifiche esigenze dei singoli nuclei.
2) GLI ELEMENTI DEL PERCORSO DI EMANCIPAZIONE DALLA SITUAZIONE DI VIOLENZA
Accompagnare le donne nel loro processo di cambiamento e di uscita dalla situazione di violenza si traduce in primo luogo nel favorire le condizioni per l’instaurarsi di un rapporto di fiducia con gli operatori dell’équipe. Il bisogno emergente infatti è quello di essere ascoltate e accolte, non giudicate, comprese ed aiutate a superare il senso di vergogna e di colpa che accompagna la scelta di allontanarsi dalla situazione di violenza. Nel rispetto dei tempi e delle contraddizioni che la donna maltrattata porta con se, è indispensabile creare un’alleanza terapeutica che faciliti:
- il riconoscimento dell’aver vissuto una situazione traumatica;
- la consapevolezza che la violenza non è mai giustificabile;
- il ribaltamento del senso di colpevolezza per gli abusi subiti;
- la comprensione dei vissuti di ambivalenza tra il desiderio di cambiamento e le sensazioni di paura, rabbia, impotenza ed ansia.
Gli strumenti di elezione per aiutare le donne in questo percorso e per instaurare con loro delle relazioni significative, possono essere colloqui, l’attenzione a se stessi ed al proprio spazio abitativo (inteso come cultura dell’abitare), l’osservazione della quotidianità, il dare voce alla rete relazionale, il sostegno psicologico, la consulenza legale, l’attenzione alla gestione del denaro nonché attività specifiche di supporto professionale e/o counseling (finalizzate alla verifica delle capacità di tenuta negli ambienti extralavorativi).
Il raggiungimento di una stabilità personale, sociale ed affettiva nonché degli obiettivi co-costruiti con l’équipe di progetto e gli operatori del servizio inviante, possono presuppore la possibilità di avviare la ricerca di una soluzione abitativa esterna, anche in forma di condivisione.
3) LA CURA DELLE COMPETENZE GENITORIALI
Il vissuto di violenza e maltrattamento incide in maniera profonda sulla relazione con mamma- bambino. L’atteggiamento di protezione porta infatti a nascondere il problema, a minimizzarlo e a convincersi che i bambini non subiscono traumi. In realtà l’impatto è profondo e può creare danni irreparabili per una crescita serena ed per un sano sviluppo psico-emotivo. Anche per i minori spesso si innesca una sensazione di colpevolezza per la situazione che si è venuta a creare tra i propri genitori , tanto da sentirsi, come le madri, impotenti, inadeguati e assediati dalla vergogna per la propria incapacità e dalla rabbia. Risulta quindi fondante osservare le dinamiche relazionali tra madre e figli per evidenziare eventuali situazioni problematiche ed attivare gli interventi di sostegno necessari sia per la madre che per i minori. In questo lavoro diventa indispensabile il coinvolgimento dei servizi sociali invianti per reperire gli strumenti più idonei all’intervento. Nell’équipe di progetto è prevista una figura professionale esterna, nel caso specifico, una psicologa per affiancare la donna nel recupero delle proprie abilità genitoriali.
4) LE AZIONI DI SUPPORTO IN CASO DI RICHIESTA DI INSERIMENTO LAVORATIVO
Lo strumento di elezione per il raggiungimento dell’autonomia di ogni adulto è rappresentato dall’avere un lavoro ed un reddito. È auspicabile che all’atto dell’inserimento la persona sia già inserita nel mondo del lavoro. In caso contrario o nell’evenienza della perdita del lavoro durante la permanenza in appartamento è ipotizzabile l’attivazione di azioni di supporto per facilitare il rientro nel mondo del lavoro.
5) L’ACCOMPAGNAMENTO ALL’INSERIMENTO ABITATIVO DEFINITIVO
L’inserimento in appartamento non rappresenta il passo conclusivo del percorso di emancipazione dalla situazione di difficoltà. Per la natura temporanea del servizio, devono crearsi le condizioni perché la donna/nucleo possa trovare, con il supporto e l’accompagnamento dell’équipe, una soluzione abitativa autonoma. Con il passaggio nella soluzione abitativa definitiva si prevede di non chiudere, se richiesto, l’accompagnamento educativo del nucleo con la possibilità di continuare, per periodi di tempi prestabiliti, le visite domiciliari.
6) IL RUOLO DELL’EDUCATORE E LA MEDIAZIONE CON IL TERRITORIO
Per la natura del progetto, l’équipe educativa è chiamata ad essere di supporto alla donna/nucleo e non quello di sostituirsi ad questi nel trovare risposte ai loro bisogni. Compito del presidio socio- educativo sarà quello di aiutare il nucleo familiare a sviluppare le potenzialità dei singoli, sia donne che minori, affinché possano diventare le risorse cui attingere per soddisfare in autonomia le loro necessità. In questa prospettiva l’équipe di progetto è chiamata ad attivare “strategie di connessione con il territorio”, attraverso lo strumento della mediazione comunitaria per sollecitare la progettazione di un piano di lavoro comune con la scuola e le altre agenzie presenti (Oratori, Centri di Aggregazione, Associazioni di Volontariato, Comitati di cittadini) capace di fornire alla famiglia strumenti validi per la loro integrazione sociale.
ATTIVITÀ ED AZIONI SPECIFICHE PER I MINORI
Le conseguenze della violenza famigliare non solo coinvolgono in prima persona la donna, ma investono
anche i minori che hanno assistito agli episodi di violenza contro la propria madre. Quando un minore si trova esposto a forme di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica esercitata sulle figure che costituiscono per lui un punto di riferimento o su persone legate affettivamente, si è di fronte ad una particolare forma di maltrattamento psicologico conosciuto come violenza assistita.
L’esperienza diretta o indiretta degli episodi di violenza con la madre provoca gravi danni nello sviluppo del minore:
- problemi di salute e di comportamento;
- possono soffrire di somatizzazioni, disturbi dell’alimentazione e del sonno;
- presentano ritardo nello sviluppo difficoltà a scuola e non riescono a sviluppare relazioni intime positive;
- possono cercare di fuggire di casa o anche mostrare tendenze suicide.
- Infine da adulti possono assumere comportamenti maltrattanti e abusanti o al contrario essere più esposti ad ulteriori relazioni maltrattanti.
Come per la madre, anche i minori si sentono colpevoli per la situazione che si è venuta a creare tra i genitori, tanto da vivere come punitivo il distacco dal nucleo famigliare originario. Questo infatti comporta la rottura dei legami non solo con il padre ma con la scuola, gli amici e gli affetti legati al proprio paese. Risulta quindi importante prevedere un percorso di accompagnamento specifico anche per i minori, finalizzato a ridurre l’impatto negativo della violenza ed alla ricostruzione in tempi brevi di nuovi riferimenti positivi.
L’ACCOMPAGNAMENTO ALL’INSERIMENTO SCOLASTICO da concordare in stretta collaborazione con le istituzioni scolastiche del territorio (asilo, elementari, medie e superiori) per consentire al minore l’inserimento in un gruppo di pari ed il successivo radicamento con il territorio, attraverso l’inserimento in gruppi sportivi e nelle occasioni educative informali organizzate dalle associazione di volontariato presenti (centri di aggregazione, campi estivi….).
IL SOSTEGNO SCOLASTICO per ridurre l’eventuale ritardo nell’apprendimento e favorire il sostegno in caso di particolari difficoltà, da strutturare in collaborazione con i volontari esterni e/o attivando le risorse offerto dall’associazionismo zonale.
IL SUPPORTO EDUCATIVO E PSICOLOGICO con la disponibilità degli operatori ad accompagnare il minore, quando necessario e richiesto, nell’elaborazione del trauma legato alla violenza assistita.
Tutte le attività previste richiedono l’impegno diretto dell’équipe nel raccordo con la rete scolastica, educativa e sociale attiva sul territorio.
DESTINATARI DELLE ATTIVITÀ
Donne sole e/o con figli, italiane o straniere, vittime di violenza domestica. L’inserimento in un appartamento può rappresentare per loro un passo significativo nel percorso di emancipazione dalla
situazione di difficoltà oggettiva dal partner xxxxxxxx.
COSTI DEL PROGETTO
Il bando prevede la possibilità di chiedere un contributo limitatamente alle spese di adeguamento strutturale dell’immobile e per la sua predisposizione. Considerati i lavori previsti, si stima un costo complessivo di progetto pari a .
La richiesta di contributo sarà pari al 90% del costo complessivo del progetto.
SOGGETTO PROPONENTE
La Fondazione Somaschi Onlus nasce nell’alveo degli interventi della Congregazione di Xxxxx Xxxxxxxx, attraverso la donazione del ramo d’azienda dei servizi socio-assistenziali in capo alle Provincie Ligure-
Piemontese e Lombardo-Veneta (P.L.O.C.R.S.). Costituita nel luglio 2011, ha avviato la propria attività il 01/01/2013, in perfetta continuità con i servizi e le attività gestite con la precedente ragione sociale.
Fondazione Somaschi, pur non avendo nello proprio Statuto la specifica sui temi del contrasto alla violenza di genere, quale finalità esclusiva e prioritaria in quanto ricompresa in “Accoglienza e assistenza di persone in condizioni di disagio sociale, economico e sociale” – declinata attraverso “l’attivazione e gestione di centri di accoglienza e assistenza per minori e adulti in condizioni di disagio sociale, economico e famigliare” (art. 3, comma 2, paragrafo a) – possiede una consolidata e comprovata esperienza nell’impegno contro la violenza sulle donne nel territorio metropolitano milanese. Nello specifico le azioni di contrasto al maltrattamento ed alla violenza sono state declinate attraverso l’implementazione di azioni di accompagnamento all’autonomia abitativa e lavorativa, nonché l’erogazione di prestazioni professionali psicologiche, legali ed educative. Tale attività sono attestabili da:
1) la sottoscrizione come ente attuatore del “Protocollo di intesa tra il Comune di Milano e la rete dei Centri Antiviolenza finalizzato a rafforzare le azioni di prevenzione e contrasto al fenomeno della violenza contro le donne” come da Delibera di Giunta Comunale n. 1240 del 08/06/2012 e n. 1173 del 14/06/2013. Il protocollo si è tradotto da parte della nostra Fondazione nella realizzazione operativa delle seguenti azioni:
sostegno alle donne, loro protezione sulla base della valutazione del rischio, costruzione di progetti volti ad affermare il loro diritto a vivere una vita lontane dalla violenza in piena autonomia e in situazione di ben-essere psicofisico e sociale;
sviluppo di un percorso condiviso di uscita dalla situazioni di violenza attraverso la valorizzazione delle risorse personali delle donne;
sostegno tramite affiancamento, informazione, orientamento, cura, protezione, elaborazione del trauma, consulenza legale ed accompagnamento all’eventuale denuncia, costante monitoraggio del fenomeno, individuazione di nuove e più efficaci strategie di intervento politico e sociale;
attivazione di percorsi formativi per gli operatori del sistema socio sanitario e della giustizia e promozione di iniziative di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza ed ai giovani sui temi della violenza degli uomini sulle donne.
2) Il finanziamento nell’ottobre 2015 del Centro Antiviolenza della nostra Fondazione, all’interno del progetto “Contrasto al Maltrattamento ed alla violenza di genere”, promosso dal Comune di Milano. Il Centro Antiviolenza si è strutturato:
nel rispetto dei requisiti strutturali ed organizzativi previsti dall’art. 2 dell’Accordo Stato Regioni;
avvalendosi di personale qualificato e professionale come indicato dall’art. 3;
offrendo i servizi previsti dall’art. 4
operando in base alle metodologie indicate agli artt. 5 e 6;
fornendo i dati così come previsto dall’art. 7.
3) Il supporto che il Centro Antiviolenza della Fondazione Somaschi ha attivato per tutte le donne accolte (oltre 500) nelle sue case protette (in gestione diretta da gennaio 2013 e dal 1999 con la precedente ragione sociale: P.L.O.C.R.S.):
a) una struttura di Pronto Intervento – situata in un ampio appartamento ad indirizzo riservato nel centro di Milano – in grado di dare risposta immediata a donne che hanno urgente bisogno di protezione.
b) due strutture di Prima Accoglienza, sempre nella città di Milano – una per donne sole ed una per nuclei mamma-bambino - all’interno delle quali viene garantita la possibilità di definire e realizzare il percorso individualizzato e personalizzato di fuoriuscita dalla situazione di maltrattamento.
c) Il supporto alla concretizzazione dei progetti di emancipazione ed inclusione sociale, attraverso la possibilità di inserire la donne con/senza minori in appartamenti di Seconda Accoglienza (Inzago, Melzo in convenzione con il Distretto 5 dell’ASL Milano 2 - e Milano) o in diversi alloggi di housing sociale temporaneo presenti nella città di Milano.
d) L’accreditamento con il Comune di Milano quale ente gestore del Servizio di Residenzialità Temporanea che si declina attraverso la disponibilità di ulteriore risorse abitative a Milano e Gorgonzola per l’accoglienza di persone sole e/o nuclei mamma-bambino.
Tutte le strutture indicate, oltre a fornire un presidio educativo con personale esperto e qualificato, garantiscono alla singola donna accolta l’attivazione di un supporto psicologico, del percorso di consulenza legale nonché di forme di accompagnamento all’inserimento sociale, abitativo e lavorativo, in stretto raccordo con il servizio inviante. Inoltre le strutture indicate possiedono i requisiti strutturali ed organizzativi per le unità di offerta Centri Antiviolenza e Casa Rifugio come previsti dall’intesa del 27/11/2014 tra Governo e Regioni.
4) La partecipazione, sia come ente promotore che come partner attuativo, di progetti specifici di accoglienza per vittime di maltrattamento.
5) L’azione di promozione e di proposta politica alle Istituzioni ed al territorio quale membro permanente della Rete Antiviolenza della Città di Milano e del Tavolo Regionale Antiviolenza che rappresentano l’espressione e la volontà di operare in rete delle realtà che operano nell’ambito della violenza di genere.
6) L’essere membro delle reti antiviolenza del Distretto Sud Est (capofila: Comune di Cerro Maggiore) e Nord Ovest di Milano (Capofila: Comune di Rozzano), di Treviglio, nonché aderente alle costituende reti dei territori Adda-Martesana (Capofila: Comune di Melzo) e del Rhodense-Garbagnatese (Capofila: Comune Rho)
7) L’attività di prevenzione sui temi della violenza di genere per gli alunni nelle scuole presenti nei Comuni del Distretto di San Xxxxxx Xxxxxxxx (Servizio “Star bene a scuola”, promosso in collaborazione con LILA MILANO), di Melzo (Servizio Distrettuale “Teendenze”), nonché nella città di Milano. La nostra Fondazione è infatti accreditata con il Comune quale soggetto erogatore del Servizio di integrazione ed
inserimento scolastico attraverso laboratori educativi e culturali per gli alunni delle Scuole Statali Primarie e Secondarie di Xxxxx Xxxxx.