RAPPORTO DI VALUTAZIONE
RAPPORTO DI VALUTAZIONE
PON RICERCA E INNOVAZIONE 2014-2020
ASSE IV - RIPROGRAMMAZIONE REACT-EU
AZIONE IV.4 - DOTTORATI E CONTRATTI DI RICERCA
SU TEMATICHE DELL’INNOVAZIONE
AZIONE IV.5 - DOTTORATI SU TEMATICHE GREEN AZIONE IV.6 - CONTRATTI DI RICERCA SU TEMATICHE GREEN
Gruppo di lavoro:
Coordinamento: xxxx. Xxxx Xxxxxxxxxx
Esperti middle: dott.ssa Xxxxxxxxxxx Xxxxxxxx – dott.ssa Antonella Nota
Premessa e Struttura del Rapporto di Valutazione
Nell’ambito della Convenzione tra il Ministero dell’Università e della Ricerca e Eutalia S.r.l., sottoscritta il 30 maggio 2022 e propedeutica all’attuazione del Piano di Valutazione del PON Ricerca e Innovazione, quale adempimento obbligatorio in capo all’Autorità di Gestione da concludersi entro il 31.12.2023, il presente rapporto di valutazione intende valutare le Azioni IV.4
- Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione, IV.5 - Dottorati su tematiche green,
IV.6 - Contratti di ricerca su tematiche green, nell’ambito dell’Asse IV Istruzione e ricerca per il recupero – Riprogrammazione REACT-EU, attuate con i Decreti Ministeriali del MUR n. 1061/2021 e n. 1062/2021.
In questa attività di valutazione, considerato che le Azioni oggetto di indagine sono ancora in corso di attuazione, si è proceduto all’analisi e valutazione di alcuni aspetti della programmazione e dell’implementazione delle Azioni. Elementi che sono precondizione del raggiungimento degli obiettivi prefissati e la cui analisi potrà quindi costituire il punto di partenza di una successiva valutazione di impatto sulla condizione occupazionale e professionale dei ricercatori e dottorandi (destinatari ultimi dei finanziamenti) al termine dei percorsi di ricerca triennali finanziati dal PON e sulla loro capacità di sostenere nel medio periodo l’innovazione all’interno delle imprese.
Il Rapporto è preceduto da un Executive Summary, nel quale cono riassunti gli obiettivi, la metodologia e i principali risultati della valutazione, a cui fanno seguito le raccomandazioni, che in alcuni casi ci sono state proposte direttamente nel corso delle attività svolte e in altri sono frutto della riflessione dei valutatori su quanto emerso.
All’inizio (Capitolo 1) viene presentata l’analisi del contesto di riferimento del sistema della ricerca in Italia, concentrando l’attenzione sul livello della spesa, sul personale impegnato nella ricerca, con alcuni dati sui dottorati di ricerca e i contratti di ricerca a tempo determinato, esaminando il trend negli ultimi decenni e le relative caratteristiche. In conclusione, alcune brevi note su due temi particolarmente rilevanti, che hanno attraversato incidentalmente tutti i focus group: la Terza Missione dell’Università e gli interventi del PNRR sulle stesse figure.
Successivamente viene presentato il quadro normativo e programmatico nell’ambito del quale sono collocate le Azioni IV.4 - Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione, IV.5 - Dottorati su tematiche green, IV.6 - Contratti di ricerca su tematiche green (Capitolo 2) e la teoria del cambiamento sottesa alle Azioni (Capitolo 3). Il Rapporto prosegue con l’analisi dello stato di attuazione delle Azioni con approfondimenti sulle caratteristiche dei destinatari delle borse di dottorato e dei contratti di ricerca (Capitolo 4).
Conclusa la parte analitica, il Rapporto illustra le domande di valutazione proposte (Capitolo 5) e la descrizione delle indagini condotte in relazione alle specifiche domande di valutazione (Capitolo 6). A questo punto vengono esposti i principali esiti delle analisi desk e delle indagini sul campo, con l’obiettivo di rispondere alle quattro domande di valutazione, relative agli aspetti della programmazione e dell’implementazione delle Azioni (Capitoli 7 – 10).
Il Rapporto termina con una sintesi dei risultati e con alcune raccomandazioni emerse dalle indagini condotte, in merito alle specifiche domande di valutazione (Capitolo 11 e 12). Seguono una breve nota bibliografica con le fonti più utilizzate (Capitolo 13) e gli allegati con i questionari e i risultati relativi alle indagini e alle analisi condotte (Capitolo 14).
Executive Summary
L’intervento
Le Azioni IV.4 “Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione”, IV.5 “Dottorati su tematiche green” e IV.6 “Contratti di ricerca su tematiche green”, affrontano la limitata propensione delle imprese italiane all'investimento in Ricerca e Innovazione (R&I) e la carenza di competenze come ostacoli allo sviluppo economico. La percentuale di spesa in Ricerca e Sviluppo rispetto al PIL in Italia, nonostante sia cresciuta, ha ancora un valore distante dalla media UE27, con significativi divari a livello territoriale, mentre il personale impegnato in attività di R&S è in linea con la media EU27, ma a livello regionale si registra un grosso divario tra le regioni del Centro-Nord e le regioni del Centro-Sud e Isole, dove si registrano valori molto al di sotto delle medie nazionali e UE27.
Le azioni oggetto dell’analisi valutativa ricadono nell’Asse IV “Istruzione e ricerca per il recupero REACT-EU” introdotto con la riprogrammazione del PON Ricerca e Innovazione 2014 – 2020, approvata con Decisione della Commissione europea C(2021) 5969 del 6 agosto 2021” e si collocano all’interno dell’obiettivo specifico 13.3 “Ampliare e valorizzare il capitale umano attraverso la formazione specialistica e l’inserimento in attività di ricerca orientate ai temi della transizione verde, del digitale e dell’innovazione”.
Le misure, attivate con decreti attuativi DM 1061 e 1062 del 10 agosto 2021, prevedono il sostegno alla attivazione di borse di dottorato e contratti di ricerca su tematiche Green e Innovazione, in coerenza con la SNSI e il PNR. La copertura finanziaria fino al 31/12/2023 è a valere sul PON R&I, mentre le risorse necessarie a garantire il completamento delle attività e per finanziare le borse e contratti di ricerca per il periodo successivo a tale data sono garantite dai beneficiari.
Domande di valutazione e metodologia
La valutazione dell’adeguatezza della programmazione e l’implementazione delle iniziative rispetto agli obiettivi delle Azioni, è stata condotta a partire dalle seguenti quattro domande – mentre la valutazione degli impatti delle azioni dovrà costituire l’oggetto di una successiva attività valutativa, possibile soltanto al termine dei percorsi dottorali e di ricerca triennali finanziati dal PON:
1. Quali sinergie sono state attivate con gli altri strumenti di policy nazionale e regionale per promuovere la ricerca e l’innovazione?
2. In che modo la dotazione finanziaria di queste Azioni ha ampliato la platea di dottorandi e ricercatori e ha rafforzato la loro capacità di operare nell’ecosistema della ricerca?
3. Qual è il livello di interesse industriale nei confronti di questi strumenti e qual è stato il livello di coinvolgimento diretto delle imprese nella progettazione dei percorsi di ricerca?
4. Sono emersi problemi specifici relativi a questi interventi che possono aver ostacolato la loro implementazione e il raggiungimento degli obiettivi del Programma?
Per acquisire le informazioni necessarie a dare risposta alle quattro domande di valutazione, dopo una ricognizione del contesto, sono state utilizzate informazioni proveniente dai sistemi gestionali del programma e sono state realizzate indagini online e interviste: 12 Focus Group - con più di 100 partecipanti - presso un campione di Atenei, con la partecipazione di referenti amministrativi, responsabili scientifici, dottorandi/ricercatori TDA e delle imprese coinvolte; 11 interviste a testimoni privilegiati e 3 diverse indagini online.
• indagine sulle sinergie attivate tra le Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 e gli altri strumenti di policy nazionale e regionale rivolta ai referenti regionali S3 e delle politiche innovazione e ricerca;
• indagine sulle questioni amministrative rilevanti correlate all’attuazione del Decreti 1061 e 1062 del 2021 rivolte ai referenti amministrativi delle procedure (2 questionari distinti per DM);
• indagine sull’approfondimento del rapporto Università-impresa rivolto alle Università;
a cui si è aggiunta una richiesta alle Università di alcuni dati sulle caratteristiche e sulle cessazioni dei dottorandi e dei RTDA assunti nel biennio 2021-2022.
I risultati
Domanda di valutazione 1 – Sinergie e coerenza con altri strumenti di policy
L’azione valutativa tesa ad analizzare il collegamento tra le aree tematiche della Strategia di Specializzazione Intelligente e i temi oggetto di ricerca degli interventi finanziati nell’ambito delle tre azioni oggetto di valutazione, ha restituito le seguenti evidenze:
• l’area dell’“Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente” e della “Salute, alimentazione, qualità della vita” sono quelle di maggiore elezione per tutte le tipologie di intervento esaminate (dottorati Green e RTDA Green e Innovazione);
• per i dottorati Innovazione, alle precedenti due aree si aggiunge quella dell’Agenda digitale, Smart Communities, Sistemi di mobilità intelligente”;
• l’area del “Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività” e soprattutto quella dell’“Aerospazio e difesa” hanno un peso più marginale.
In termini di corrispondenza degli oggetti di ricerca con gli ambiti prioritari del PNR si evidenzia invece:
• le tematiche oggetto di ricerca dei dottorati Green sono prevalentemente connesse agli ambiti dei “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente”, e del “Clima, energia, mobilità sostenibile”;
• i dottorati Innovazione concentrano le attività nelle aree della “Salute”, del “Digitale, industria, aerospazio” e della “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione”;
• gli RTDA Green si collegano ai temi del “Clima, energia, mobilità sostenibile” e dei “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente”
• gli RTDA Innovazione convergono verso gli ambiti della “Salute”, del “Digitale, industria,
aerospazio” e della “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione”;
• scarsa è l’attenzione verso i temi della “Sicurezza per i sistemi sociali”.
L’interpretazione delle evidenze circa la coerenza e la sinergia tra gli strumenti di policy regionali e nazionali, tiene conto del basso tasso di risposta dei referenti regionali al questionario on line, condizione che potrebbe generare una distorsione nei risultati ottenuti. Emerge comunque una buona conoscenza del PON R&I e della riprogrammazione REACT – EU e si rileva, altresì, una buona interazione tra le amministrazioni regionali e il MUR nella definizione dei programmi e delle iniziative regionali in tema di innovazione e ricerca, attuata attraverso la partecipazione ai Comitati di Sorveglianza, ai tavoli tematici e mediante le consultazioni a distanza e al PON R&I viene riconosciuta la capacità di contribuire al raggiungimento di obiettivi regionali in tema di ricerca, innovazione e specializzazione intelligente.
Nei focus group realizzati con gli atenei - nei quali sono state discusse anche le relazioni, la coerenza e le sinergie tra la strategia di specializzazione intelligente e più in generale le politiche per l’innovazione e la ricerca e le linee di ricerca attivate nelle Università – è stato rilevato che il processo partenariale e di consultazione, attivato dalle amministrazioni regionali per la definizione e implementazione delle S3 regionali in particolare e delle politiche di sviluppo per l’innovazione e la ricerca in generale, non ha sempre avuto un ampio coinvolgimento del personale scientifico più impegnato sui dottorati e i RTDA.
Domanda di valutazione 2 – Caratteristiche delle borse di dottorato e dei contratti RTDA PON La seconda domanda di valutazione riguardava la capacità delle azioni 4.4, 4.5 e 4.6 dell’Asse 4 del PON di modificare la platea dei dottorandi e dei ricercatori TDA. Complessivamente, i dati mostrano che, per età e per genere, i dottorandi PON non sono sostanzialmente diversi dai loro omologhi con borse e contratti finanziati su altre fonti, mentre deve essere notata una presenza rilevante di ricercatori di età più giovane tra quelli contrattualizzati dal PON. Anche da un punto di vista tematico, il PON ha contribuito a rafforzare l’offerta in tutte le aree, anche se per i dottorati si evidenzia un peso relativo maggiore per le aree chimico-biologiche. Per gli RTDA l’articolazione per aree disciplinari ha fatto emergere qualche differenza, in parte forse inaspettata, come il grande peso nel PON, dell’area giuridica, e quello relativamente minore delle scienze mediche e di quelle matematiche e informatiche; mentre più prevedibile è quanto il PON abbia rafforzato la disponibilità di contratti RTDA in aree come Ingegneria, Chimica e Scienze della terra, con un peso minore negli studi umanistici.
Il PON – nonostante il vincolo tematico su Green e Innovazione - ha quindi aumentato l’offerta a vantaggio di tutte le aree, ma gli obiettivi e le sue regole sono comunque parzialmente diversi. Dal punto di vista della comprensione e condivisione delle differenze con i percorsi tradizionali, quanto emerso nei focus group sembra confermare che tutti gli attori hanno chiari gli elementi che caratterizzano il programma, anche se non sempre, anche a causa dei tempi ristretti, questo ha condotto a uno specifico modus operandi. Per gli Atenei, nella maggior parte dei casi il PON è stata un’opportunità per sviluppare progetti o contatti esistenti, ma anche per incentivare l’apertura di linee di ricerca nuove, soprattutto in settori disciplinari meno abituati a lavorare con le imprese.
Guardando ai dottorandi e ai ricercatori è emerso un atteggiamento in parte diverso: mentre i primi sono più aperti a tutti i possibili esiti di questa esperienza, i secondi sono in genere orientati a perseguire una carriera universitaria e sentono maggiormente i vincoli imposti dal PON. Questa differenza si traduce anche in un diverso rapporto con le aziende, che tendono a utilizzare i dottorandi in maniera più flessibile, coinvolgendoli in attività anche diverse dal tema di ricerca, anche se in tutti i casi è stata molto apprezzata la necessità di lavorare insieme, che arricchisce il ricercatore ma anche le aziende, che lavorando in collaborazione con le Università riescono a immaginare progetti innovativi con maggiore background scientifico.
Tra le opportunità più citate devono essere ricordati la possibilità per i ricercatori di acquisire competenze trasversali e la capacità di gestire una doppia committenza, con la possibilità di raggiungere risultati validi scientificamente ma che abbiano anche una ricaduta immediata e il conseguente maggiore orientamento al risultato; la possibilità di “essere dentro l’impresa”, che permette di acquisire una comprensione di ciò che succede a valle della ricerca che molto spesso manca a chi lavora solo all’Università. Un aspetto fondamentale è stata la capacità del PON di incentivare la partecipazione anche di Dipartimenti e aree di ricerca tradizionalmente più lontane dal mondo delle imprese, come dimostrato anche dai dati sulle aree disciplinari coinvolte, con un impatto in termini di comprensione dei problemi, di sviluppo di metodologie più orientate al raggiungimento di risultati tangibili, di conoscenza degli utilizzi finali delle innovazioni sviluppate, che non si limita ai ricercatori direttamente responsabili del progetto, ma coinvolge tutto il gruppo di ricerca di cui questi fanno parte.
L’unica criticità veramente significativa è l’impossibilità di fare altre attività di ricerca, che ha un impatto molto forte sulla soddisfazione dei ricercatori. Il fatto di non poter partecipare ad altri progetti è considerato un ostacolo non soltanto per la “carriera” dei ricercatori, ma anche per la (im)possibilità di attrarre nuovi fondi, da mettere a disposizione della stessa linea di ricerca e dello stesso gruppo di lavoro e come limite alle possibilità di scambio di esperienze e competenze e di disseminazione delle conoscenze, che potrebbero essere un risultato importante della stessa ricerca PON. Altri aspetti significativi sono le possibili divergenze tra le aspettative delle aziende e gli obiettivi dei dottorandi/ricercatori, e il rischio che l’inflazione attuale delle posizioni di ricerca disponibili porti con sé il rischio di dispersione delle risorse.
Gli esiti occupazionali non sono stati valutati, ma le opinioni raccolte indicano che c’è una evidente disponibilità da parte delle aziende ad accogliere i futuri dottori di ricerca, individuati come l’ideale punto di raccordo con il sistema pubblico della ricerca. Più incerta appare la possibilità di utilizzare
un’azione di questo tipo per incentivare l’inserimento nelle imprese private dei ricercatori, sia perché questi, nella maggior parte dei casi, hanno come obiettivo la stabilizzazione della loro posizione dentro il sistema universitario, sia per la difficoltà che avrebbero molte PMI a valorizzarli all’interno della loro organizzazione.
Domanda di valutazione 3 – Dottorati e RTDA ponte tra Università e imprese.
Per rispondere alla terza domanda di valutazione, sono state fatte alcune semplici analisi descrittive e si è cercato di sintetizzare quanto emerso nei 12 focus group: aspettative, problemi, proposte di tutti e tre gli attori principali, per arrivare a una “valutazione della capacità dei percorsi di ricerca di intercettare le esigenze delle imprese e della capacità delle Università di fare rete con il tessuto imprenditoriale locale”.
Da un punto di vista quantitativo, le imprese sono distribuite tra le regioni in modo abbastanza proporzionale al numero di borse assegnate agli atenei delle diverse regioni, con una prevalenza delle imprese lombarde e di quelle con sede nelle regioni Lazio, Xxxxxx-Romagna, Campania, Toscana, Veneto e Sicilia, ma con una grande prevalenza delle imprese campane per le borse Innovazione. La presenza di imprese straniere non è irrilevante, con circa il 3% di imprese dell’Unione Europea e un altro 2% per imprese extra-UE. Per verificare l’ampiezza della rete di imprese attivate dalle borse di dottorato, si è poi confrontata la localizzazione delle imprese con quella delle Università a cui afferiscono i dottorandi. L’ipotesi era che nelle regioni con minore presenza di imprese innovative fosse più difficile trovare aziende in grado di accogliere i dottorandi, ma i numeri evidenziano invece che sono proprio quelle le regioni nelle quali le Università hanno firmato il maggior numero di accordi con imprese localizzate nello stesso territorio.
I decreti 1061 e 1062 sono stati pubblicati nel mese di agosto 2021, e prevedevano una tempistica molto stringente, questo ha comportato che nella maggior parte dei casi non sia stato possibile fare una pianificazione delle linee di ricerca strategiche su cui sviluppare i progetti. A volte, gli Atenei sono partiti da un interesse specifico di un’azienda sul quale sviluppare il progetto; in altri e più frequenti, i dipartimenti sono partiti dalle linee di ricerca che stavano portando avanti e a partire da quelle sono andati a cercare le aziende con cui già erano aperte linee di collaborazione, per proporre delle proposte progettuali. In genere, la ricerca si è innestata su tematiche già in agenda dei gruppi di ricerca e spesso – in coerenza con il vincolo tematico della sostenibilità e dell’innovazione – i Dipartimenti hanno cercato di proporre temi fortemente attuali, che potessero vincere la concorrenza interna. La necessità di attivare le azioni in tempi brevissimi e la difficoltà di attivare partenariati ad hoc, si è tradotta anche in una scarsa integrazione con altre azioni del PON e con reti esistenti e cluster attivi nei territori.
Quasi unanimemente è stato rilevato come con i finanziamenti PON ci sia stato un “incontro virtuoso”, in quanto questa opportunità è arrivata in un momento favorevole per i temi Green e Innovazione, e la possibilità di sviluppare linee di ricerca già attive in questi ambiti, è considerato un punto di forza, perché i progetti di ricerca che sono stati presentati hanno saputo interpretare esigenze reali già presenti sul territorio e nelle imprese, senza la necessità di “inventarsi” niente ad hoc.
Un elemento critico è sicuramente la gestione della proprietà intellettuale dei risultati delle ricerche. Da una parte, le aziende sono in genere, e comprensibilmente, poco propense a rinunciare alla titolarità sui risultati ottenuti, anche quando questi non si concretizzano in brevetti, se non addirittura decise a tenere nascosti i risultati. Dall’altra, gli Atenei che hanno precisi regolamenti in merito e si caratterizzano per policies e prassi che mirano a garantire la diffusione dei risultati ottenuti e la tutela del lavoro intellettuale dei suoi ricercatori, siano essi studenti, professori o ricercatori in senso stretto, attribuendo all’Università la possibilità di utilizzare e diffondere i risultati delle attività svolte in convenzione.
Per quanto riguarda la dimensione delle imprese, quelle più strutturate riescono a sviluppare meglio le relazioni con le Università e, se ritengano interessante e utile il progetto, non hanno difficoltà a trovare le risorse; anche se dai dati forniti dagli uffici delle Università emerge che sono le PMI a rappresentare la maggioranza delle imprese coinvolte. D’altra parte, le piccole imprese, se non già sono fortemente orientate all’innovazione, anche quando accettano di stipulare un accordo per accogliere un dottorando o un ricercatore, hanno difficoltà a valorizzarne appieno la presenza in
azienda e questa difficoltà si traduce anche in ridotte possibilità di assunzione in azienda alla fine del percorso formativo o di ricerca.
Domanda di valutazione 4 – Implementazione e aspetti amministrativi
A chiusura del rapporto è stata proposta una sintesi di alcuni aspetti amministrativi e di implementazione delle azioni che sono emersi come rilevanti e potenzialmente critici.
Attuazione dei processi
• Difficoltà amministrative a rispettare le tempistiche di presentazione delle proposte progettuali di cui ai DM 1061 e 1062;
• Qualche difficoltà nella fase di rendicontazione periodica dovuta alla piattaforma in uso;
• Non particolari difficoltà nella compilazione dell’Attestazione di coerenza;
• Nessun finanziamento revocato in seguito a seguito delle verifiche di conformità di ANVUR;
• Nessuna difficoltà nella relazione con l’AdG, apprezzata la competenza e la disponibilità;
• Molto apprezzato il modello di Task Force strumento di intermediazione tra Ministero e Atenei per il supporto concreto nella gestione amministrativa e come riscontro costante sull’operato degli Atenei, come possibilità di formazione su alcuni temi.
Gestione dei finanziamenti
• Gestione amministrativa delle lunghe assenze e delle cessazioni anticipate degli RTDA/Dottorandi: Gli Atenei evidenziano la comunicazione tardiva delle procedure, che si pongono a posteriori rispetto agli accadimenti, e un certo disagio ad operare nelle direzioni delle procedure amministrative indicate, di cui non sono completamente comprese le motivazioni di fondo.
• Partecipazione ad altri progetti: gli Atenei evidenziano una comunicazione centrale e ufficiale non completamente esaustiva nel merito della possibilità/impossibilità a partecipare ad altri progetti di ricerca. La mancanza di un quadro informativo chiaro ha determinato una certa insoddisfazione nei ricercatori/responsabili scientifici e una particolare pressione sugli uffici amministrativi da parte di questi ultimi nel tentativo di comprendere la questione e trovare una possibile soluzione.
Sostenibilità amministrativa dei processi in atto
• Forte riduzione dell’organico tecnico-amministrativo (PTA) delle Università registrata nel corso degli ultimi dieci anni. Rilevante è infatti la differenza totale fra le unità di PTA nelle università statali a fine 2012 (54.600) e quella a fine 2021 (49.187) che determina una riduzione complessiva di 5.413 unità di personale, pari al -9,9%. Si registra inoltre un aumento dell’età media del personale in servizio. Solo nel 2022 la consistenza del personale PTA ha registrato un aumento, senza comunque raggiungere i livelli del 2012. Una struttura amministrativa così caratterizzata ha dovuto far fronte ad una nuova e importante stagione di finanziamenti.
• Gli uffici amministrativi si sono trovati a gestire prima i finanziamenti della riprogrammazione REACT EU e successivamente quelli del PNRR. Gli Atenei lamentano una pressione sulla struttura amministrativa notevole, non solo per l’aumento dei volumi di lavoro, ma anche per la mancanza di competenze specifiche legate alla gestione delle nuove misure nazionali ed europee.
• Gli sforzi amministrativi nella gestione delle risorse spesso (soprattutto con il PNRR) non
sempre registrano i risultati positivi attesi: le innumerevoli risorse su tutto il territorio nazionale hanno causato prima una grande competizione tra gli Atenei al reclutamento delle risorse più eccellenti, amplificando il fenomeno delle dimissioni anticipate, poi ha portato, soprattutto con il PNRR, a numerose posizioni lasciate scoperte per assenza di candidati anche e soprattutto in quei contesti territoriali in cui il tessuto imprenditoriale non è altamente ricettivo.
Raccomandazioni
Programmazione, Reti e Sinergie
a. La presenza di una collaborazione più ampia che comprenda anche le amministrazioni pubbliche, è particolarmente apprezzata dalle imprese, perché amplia il ventaglio di possibilità, dà continuità nel tempo e permette di individuare lo strumento giusto all’interno di un sistema complessivo, di una filiera che non dipende soltanto dalle risorse e dalle attività delle università.
b. La possibilità di costruire progetti innovativi con le PMI e l’integrazione con la filiera formativa e il sistema della ricerca necessità di un investimento in informazione, sulle opportunità e i benefici che la presenza in azienda di dottorandi e ricercatori possono offrire alle aziende, sia sui vincoli e gli oneri che ne derivano.
c. Le risorse non sono eccessive, ma in alcuni casi sono troppe per essere spese in modo ottimale in tempi brevi. La quantità di finanziamenti attualmente disponibili – anche grazie al PNRR - richiede la massima attenzione alla qualità della spesa e degli investimenti ed è quindi fondamentale mantenere la sostenibilità degli investimenti attuali.
d. Sarebbe auspicabile dare continuità nel tempo a queste iniziative per attuare una programmazione pluriennale, che permetta di distribuirle in modo più efficiente, partendo da fabbisogni delle imprese, rilevati in modo sistematico e offrendo agli atenei la certezza di poter costruire percorsi formativi che possano avere un futuro di medio lungo periodo.
e. Potrebbero essere previsti momenti di valorizzazione dei risultati che coinvolgano non solo l’Università e l’impresa partner del progetto, ma anche le istituzioni locali, per far conoscere i risultati all’esterno, ma anche per far comprendere ai ricercatori il possibile impatto sociale delle loro attività.
Dottorati e RTDA: aspetti operativi
f. Sarebbe sicuramente utile, e in alcuni casi necessario, investire più risorse nei dottorati in collaborazione, ma concentrandoli in meno progetti, perché le attuali borse di dottorato sono poco competitive sul mercato, sia della ricerca pubblica europea, sia delle imprese private, con una riflessione ulteriore sulla possibilità di finanziare dottorati “executive” rivolti a chi è già dipendente in un’impresa.
g. I limiti alla possibilità di pubblicare alcuni risultati delle ricerche in collaborazione possono rendere meno interessanti questi strumenti anche per i docenti, che temono che i risultati non siano sufficientemente valorizzati. È necessario riconoscere maggiormente il valore della Terza Missione, lavorando con Anvur per un suo riconoscimento concreto, sia rispetto alla valutazione delle persone, sia per la valutazione delle strutture, anche perché le Università vedono questi percorsi come un investimento, anche se finanziato in modo prevalente dal PON, e non sempre condividono l’idea di formare ricercatori che poi vadano a lavorare in impresa, lasciando i gruppi di ricerca senza risorse umane preziose.
h. Per il futuro si dovrebbe prevedere la possibilità di fare ricerca a 360° anche su altre linee, altri progetti, altri programmi di ricerca, possibilità che potrebbe costituire un incentivo a partecipare ad azioni di questo tipo, per i potenziali ricercatori e per i docenti, che altrimenti potrebbero privilegiare opportunità che prevedono regole meno rigide.
i. I docenti, già all'interno dei percorsi di laurea, dovrebbero essere, soprattutto in certe aree disciplinari, più coinvolti in un percorso - che dovrebbe trovare le basi nelle attività di orientamento, fin dalla scuola superiore - finalizzato all’accompagnamento degli studenti, a far loro conoscere e capire quali siano le opportunità nel mondo della “produzione”.
j. È necessario migliorare la quantità e qualità delle informazioni su tutto ciò che viene realizzato e sarebbe utile un’indagine approfondita che coinvolga le imprese, che possa
intercettare xxxxxxxxxx e criticità, per aiutare il decisore politico e gli atenei nell’elaborazione delle risposte.
Relazione e collaborazione con le imprese
k. È necessario sviluppare una strategia complessiva, che monitori le esigenze in modo capillare e costante. Per operare efficacemente, il sistema pubblico della ricerca deve conoscere le esigenze reali per poter essere poi in grado di individuare e proporre le risposte più adeguate. L’Università deve essere in prima linea in questo processo, perché da una parte è l’unico soggetto in grado di fornire le conoscenze necessarie per individuare le direzioni future dell’innovazione, e dall’altra può aiutare le imprese, soprattutto quelle più piccole, a focalizzare meglio le proprie esigenze.
l. I ricercatori (e in questa prospettiva sono tali anche i dottorandi e i Dottori di Ricerca) devono/possono essere dei mediatori tra le imprese e il sistema pubblico della ricerca, ma non devono essere lasciati soli. Il lavoro di trasferimento al contesto aziendale delle conoscenze e dei risultati di una ricerca è un lavoro importantissimo per le università, e non deve essere confinato alla singola borsa o al singolo contratto, ma deve coinvolgere tutte le risorse attive in uno specifico tema di ricerca.
m. Uno strumento per migliorare l’efficacia delle azioni potrebbe essere l’organizzazione di una serie di incontri diffusi sul territorio. Sarebbe un forte segnale alle imprese della volontà del MUR di investire in questa direzione, e anche un modo per spiegare gli obiettivi, le opportunità, le criticità della collaborazione a tutti gli stakeholder: imprese, potenziali dottorandi, ma anche per aiutare gli atenei a sviluppare i contatti e le idee.
n. Di fronte alla necessità di rifocalizzare i percorsi di studio, per venire incontro alle esigenze del sistema produttivo, l’attivazione di corsi di dottorato può costituire una risposta più efficace e veloce, rispetto alla riprogettazione dei corsi di laurea.
o. L’organizzazione dei tempi deve essere quindi funzionale al raggiungimento degli obiettivi aziendali ma deve prevedere la possibilità che sia necessario riformulare il progetto una volta che il dottorando ha iniziato a lavorare sul campo.
p. Potrebbe essere approfondita la possibilità di finanziare dottorati “executive”, rivolti a chi è già dipendente in un’impresa.
q. La necessità di definire gli aspetti giuridici e burocratici legati alla valorizzazione e all’utilizzo dei risultati della ricerca può avere anche un risvolto positivo in quanto potrebbe permettere di accompagnare le imprese più piccole o con minore o nessuna esperienza in questo campo, in un percorso di acquisizione di importanti competenze e miglioramento della loro capacità di tutelare le ricerche e i prodotti aziendali.
Gestione amministrativa dei finanziamenti di cui è beneficiario il capitale umano
r. Dovrebbe essere prevista una campagna di informazione/comunicazione chiara e preventiva ai soggetti beneficiari relativa alle regole e ai vincoli dei finanziamenti e delle procedure amministrative a questi correlate;
s. In presenza di finanziamenti rivolti al capitale umano, sarebbe auspicabile l’individuazione di un vincolo minimo di permanenza nel ruolo finanziato.
Sostenibilità amministrativa dei processi
t. Dovrebbe essere valutata la possibilità di un supporto finanziario per il potenziamento della struttura amministrativa, cardine delle attività di supporto ai servizi generali di funzionamento dell’Università, responsabile dell’attuazione delle azioni finanziate, con ripercussioni anche sulla Terza Missione, per garantire un adeguamento degli organici, risanando il trend in diminuzione e riequilibrando il rapporto docenti-personale TA.
u. Le competenze specifiche della struttura amministrativa di supporto dovrebbero essere potenziate anche tramite finanziamenti specifici per la formazione o tramite l’erogazione di formazione specializzata (gestione di progetti complessi; gestione delle convenzioni e dei contratti che regolano i rapporti tra Università e imprese; gestione della proprietà intellettuale; conoscenza della normativa sui flussi migratori, sulle entrate degli immigrati extra UE e rapporti gli organi competenti; conoscenza tecnica delle nuove banche dati per la gestione delle risorse umane finanziate; competenze linguistiche; competenze contabili specifiche di gestione dei budget e di rendicontazione secondo le regole internazionali).
v. Il modello della Task force dovrebbe essere riproposto anche in altri contesti, in quanto efficace strumento di intermediazione tra il Ministero e gli Atenei e di supporto tecnico- operativo capillare sul territorio.
w. Lo sforzo amministrativo nell’utilizzo delle risorse dovrebbe essere ripensato prevedendo una più efficace architettura del sistema di rapporti università-impresa, in grado di mettere in relazione efficacemente l’offerta dell’Università e i bisogni delle imprese, per il fine ultimo dello sviluppo del contesto socio-economico.
1. Contesto di riferimento: Dottorati e RTDA
La presente sezione fotografa la collocazione dell’Italia nel contesto internazionale sulla base di indicatori comunemente utilizzati a livello internazionale per valutarne il posizionamento rispetto ad alcune realtà europee comparabili - Francia, Germania, Regno Unito, Spagna - e alla media dei Paesi OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). In particolare, l’analisi si concentra sul livello della spesa e sul personale impegnato nella ricerca, sui dottorati di ricerca e i contratti di ricerca, esaminando il trend negli ultimi decenni e le relative caratteristiche. Vi è poi una specifica parte dedicata al dottorato industriale, alla Terza Missione dell’Università e agli interventi del PNRR sul sistema della ricerca in Italia.
La ricerca in Italia: quadro di sintesi
Il “Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca 2023” dell’ANVUR dedica un’apposita sezione alla spesa in ricerca e ai ricercatori, nella quale viene analizzato l’investimento in Italia in Ricerca e Sviluppo (R&S), partendo da un confronto a livello internazionale, sia in termini di spesa, sia di personale impiegato. I dati restituiscono un quadro nel quale il nostro paese, nonostante abbia incrementato la percentuale di spesa in R&S rispetto al PIL passando dal valore medio dell’1,21%, riferito al triennio 2009-2011, all’1,47% del triennio 2018-2021, si colloca ancora quasi in coda alla graduatoria dei principali Paesi più industrializzati, occupando il quindicesimo posto su venti e distante dai valori medi UE27 (2,54%) e OCSE (2,13%).
Figura 1 - Intensità del settore R&S (spesa espressa come percentuale del PIL nazionale): confronto internazionale (media triennale) e nazionale (anno 2020)
Fonte: Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca 2023 - ANVUR
Emergono, altresì, significativi divari a livello territoriale: il Centro–Nord appare maggiormente in linea con i valori medi UE27 e OCSE; le regioni centro meridionali e le isole si posizionano al di sotto della media italiana. Nello specifico le regioni Piemonte, Xxxxxx-Romagna, Lazio e Friuli- Venezia Giulia, mostrano valori prossimi a quelli europei, mentre Liguria, Toscana, Lombardia, Campania, e Veneto, misurano percentuali di spesa in R&S in linea con la media nazionale. Nelle rimanenti regioni si investe in R&S una quota del PIL regionale molto inferiore alla metà della media europea e nazionale.
Riguardo alle fonti di finanziamento, nell’ultimo decennio la spesa complessiva ha registrato un aumento della componente privata o estera e una riduzione di quella pubblica. Ne consegue che la spesa italiana in R&S risulta finanziata per il 54,4% dal settore privato, per il 32,9% dal settore pubblico, per il 10,5% da risorse provenienti dall’estero e per il 2,2% dalle istituzioni dell’istruzione superiore.
Tabella 1- Fonti di finanziamento in rapporto al totale della spesa in R&S: confronto internazionale (valori medi di triennio)
Fonte: Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca 2023 - ANVUR
La distribuzione della spesa tra i distinti settori istituzionali è allineata ai valori medi dell’UE27 e OCSE e vede la prevalenza dei fondi universitari generali (38,4%), seguiti da salute e ambiente con il 20,9%, dallo sviluppo economico con il 17,5%, dai programmi spaziali con il 13,9%, dall’educazione sociale con il 7,5% e dai programmi non orientati con l’1,7%.
Tabella 2 - Spesa in R&S per settore di destinazione: confronto internazionale (anno 2020)
Fonte: Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca 2023 - ANVUR
A livello nazionale il personale impegnato in attività di R&S, misurato dalla quota di personale impegnato in attività di R&S pari al 13,5‰ unità di forza lavoro, si attesta su un valore tale da collocare l’Italia in una posizione mediana, all’undicesimo posto su venti, rispetto ai restanti Paesi e in linea con la media EU27 (13,6‰) e superiore a Paesi quali Giappone, Canada, Portogallo, Grecia, Spagna, Russia, Polonia, Cina e Turchia. A livello regionale, si evince un grosso divario tra le regioni del Centro-Nord, che si attestano a quote superiori rispetto alla media nazionale e UE27, e le regioni del Centro-Sud e Isole, nelle quali si misurano quote molto al di sotto delle medie nazionali e UE27.
Tabella 3 - Personale impiegato (ETP) in R&S per mille unità di forza lavoro: confronto internazionale (media triennale) e nazionale (anno 2020)
Fonte: Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca 2023 - ANVUR
L’osservazione di dettaglio sui ricercatori rispetto al personale totale impiegato in R&S colloca l’Italia in fondo alla distribuzione dei Paesi considerati, con una quota pari al 45% a fronte del 63,4% della media UE27 e dei valori degli altri Paesi, che oscillano tra l’83,6% della Svezia e il 53,2% della Russia.
Figura 2 - Percentuale di ricercatori sul totale del personale che si occupa di R&S (valori medi del triennio 2018 - 2020)
Fonte: Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca 2023 - ANVUR
I dottorati di ricerca
Dall’anno accademico 2000/2001 all’anno accademico 2021/2022 il numero di iscritti ai corsi di dottorato di ricerca subisce un aumento passando da 21.128 a 36.768 con un andamento che vede un picco nell’anno accademico 2006/2007 (40.121) per poi registrare una flessione che porta ad un valore minimo nel 2016/2017 (27.709) a cui fa seguito nuovamente un incremento.
Figura 3 - Numero di iscritti ai corsi di dottorato di ricerca
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati “Indagine sull'Istruzione Universitaria” e “Anagrafe Nazionale Studenti”
Con riferimento all’ultimo anno per il quale il dato è stato rilevato (a.a. 2021/2022), la suddivisione per genere vede la prevalenza del genere maschile (52,2%). Nel 2021 hanno conseguito il titolo di dottorato 8.187 soggetti di cui il 48,8% è costituito da donne.
L'Indagine sul Profilo dei Dottori di ricerca 2022 realizzata da AlmaLaurea restituisce un’ampia fotografia delle caratteristiche dei Dottori di ricerca, delle attività di didattica e di ricerca condotte, delle esperienze maturate durante l’università e della valutazione del percorso di studi concluso. Il rapporto evidenzia come negli ultimi dieci anni il numero di dottori di ricerca in Italia sia in tendenziale calo, nonostante un lieve rialzo nell’ultimo anno: dagli oltre 11.500 del 2012 al minimo di 7.800 del 2020, per poi salire a circa 8.200 nel 2021. La flessione dipende strettamente dalla riduzione delle coorti di iscritti perdurata fino all’a.a. 2016/17 (ANVUR, 2023). Nei prossimi anni ci si attende un ulteriore aumento del numero di dottori di ricerca, alla luce degli investimenti più recenti su questo fronte nell’ambito dei dottorati PON e di quelli previsti dal PNRR. Il numero di dottori di ricerca, oggetto di indagine nel rapporto Xxxxxxxxxx, è complessivamente pari a 5.007 in Italia, di cui il 50,5% è costituito da uomini e il 49,5% da donne, un valore in linea con la più recente documentazione MUR relativa all’anno 2021 (MUR-USTAT, 2023). L’analisi per genere evidenzia che le donne, che tra i laureati di secondo livello del 2022 rappresentano la maggioranza, tendono ad iscriversi meno frequentemente degli uomini a un corso di dottorato. I dottori di ricerca analizzati nel Rapporto sono stati suddivisi in cinque aree disciplinari: il 29,3% dei dottori di ricerca ricade nell’area delle scienze della vita, il 21,0% in quella di ingegneria, il 20,3% appartiene all’area delle scienze di base, il 16,8% alle scienze umane e il 12,5% all’area delle scienze economiche, giuridiche e sociali. La componente femminile tra i dottori di ricerca è maggioritaria nell’area delle scienze della vita (63,1%), in quella di scienze umane (58,1%), mentre è inferiore al 50% nell’area delle scienze economiche, giuridiche e sociali (48,8%), delle scienze di base (40,7%) e di ingegneria (32,4%). Tali risultati sono coerenti con quanto osservato tra i laureati dove, storicamente, la maggiore presenza femminile è confermata in tutte le aree disciplinari (in particolare, nell’area artistica, letteraria ed educazione, nell’area economica, giuridica e sociale e in quella sanitaria e agro-veterinaria), eccetto l’area STEM.
Emerge, inoltre, una crescente attenzione nei confronti dei dottorati innovativi, che puntano a una migliore integrazione della ricerca con i bisogni del sistema produttivo nazionale, con i contesti internazionali e con una maggiore contaminazione delle discipline. L’8,3% dei dottori del 2022 ha affermato di aver svolto un dottorato in collaborazione con le imprese (dottorato industriale/dottorato in alto apprendistato). Questa forma di dottorato è più diffusa nell’area di ingegneria (13,4%) e nelle scienze di base (10,9%), mentre è meno frequente tra i dottori nelle scienze economiche, giuridiche e sociali (4,4%). Anche in questo caso si è registrato un aumento rispetto al 2019, quando il dottorato in collaborazione con le imprese riguardava il 5,0% dei dottori di ricerca. I dottorati industriali, come visto, si inseriscono nel contesto più ampio dei dottorati innovativi, che hanno visto già a partire dal 2022 un finanziamento, da parte del PNRR e non solo; nei prossimi anni quindi si prevede un ulteriore incremento di questa forma di dottorato. Aveva intenzione di iscriversi al dottorato già al momento della laurea il 76,4% dei dottori di ricerca. La motivazione più rilevante relativa all’iscrizione al dottorato di ricerca è quella legata al miglioramento della propria formazione culturale e scientifica, dal punto di vista personale. Seguono le motivazioni legate alla possibilità di svolgimento di attività di ricerca e studio in ambito accademico, al miglioramento delle prospettive lavorative, all’ottenimento di un finanziamento e allo svolgimento di attività di ricerca e studio in ambito non accademico. La fruizione di finanziamenti per la frequenza del dottorato ha riguardato l’81,0% dei dottori di ricerca del 2022. Quanto osservato è in linea con il D.M. n. 45/2013, che ha stabilito che per ciascun corso di dottorato attivato debbano essere erogati finanziamenti per almeno il 75% dei posti disponibili.
Nonostante le limitazioni alla mobilità imposte dalla pandemia da Covid-19, il 40,1% dei dottori di ricerca ha trascorso un periodo di studio all’estero. Rispetto al complesso dei dottori del 2019, che avevano svolto questa esperienza nel 53,4% dei casi, si è registrata una riduzione di oltre 13 punti percentuali, particolarmente marcata tra il 2021 e il 2022; in particolare, a risentire maggiormente delle restrizioni imposte dalla pandemia sono stati i periodi di studio o ricerca all’estero non obbligatori, passati dal 38,0% del 2019 al 23,5% del 2022. La mobilità è stata certamente l’attività che ha subìto maggiormente gli effetti delle limitazioni legate alla pandemia e che più difficilmente può essere sostituita con attività da remoto. La motivazione prevalente che ha portato i dottori di ricerca a svolgere un periodo all’estero è la collaborazione con esperti, seguita a distanza dall’utilizzo di laboratori e attrezzature specifiche e dall’elaborazione della tesi di dottorato.
Le prospettive professionali, a conclusione del dottorato, variano significativamente in base all’area disciplinare di riferimento. Il 37,8% pensa di intraprendere la carriera accademica, in Italia o all’estero, il 15,8% intende ricoprire una posizione di alta professionalità alle dipendenze, nel settore pubblico o privato, mentre il 14,0% vorrebbe continuare a svolgere attività di ricerca in una struttura non accademica, in Italia o all’estero. Le aree delle scienze umane e delle scienze economiche, giuridiche e sociali sono quelle più interessate alla carriera accademica. I dottori in scienze della vita, scienze di base e in ingegneria pensano relativamente meno alla carriera accademica ma si rivolgono con maggiore interesse alle attività di ricerca in una struttura non accademica in Italia e all’estero. I dottori dell’area scienze economiche, giuridiche e sociali e di ingegneria contano, in particolare, di far fruttare le proprie competenze alle dipendenze nel settore pubblico o privato ricoprendo posizioni ad alta professionalità alle dipendenze.
Il dottorato industriale
Nel corso degli anni il dottorato di ricerca ha subito una evoluzione. Si è partiti dal 1980 anno di istituzione del dottorato di ricerca inteso come il più alto grado di istruzione previsto nell'ordinamento accademico italiano. Per l’ammissione è richiesta la laurea magistrale rilasciata da un'università italiana o una laurea equipollente straniera e il superamento di un concorso pubblico, diversamente da quanto previsto in altri paesi europei e negli Stati Uniti dove sono previste metodologie di selezione più vicine alla candidatura spontanea, ovviamente sottoposta a un’attenta valutazione. I dati rilevati nel Rapporto Aspen Collective Mind – “La valorizzazione del Dottorato Industriale in Italia”, ci dicono che dopo oltre quarant’anni, i dottorati di ricerca in Italia contano meno di 30.000 iscritti in corso. Un numero piuttosto distante dai 200.000 che decidono di intraprendere un corso di dottorato in Germania, o nel Regno Unito che tocca quota 100.000. Anche in Spagna e Francia - con rispettivamente 80.000 e 60.000 candidati - sono di gran lunga più numerosi di quelli italiani. A preoccupare non è solo la quantità, ma anche il trend: il numero di bandi di dottorato è calato del 43,4% dal 2007; 37% in meno al Nord, 41,2% al Centro e 55,5% al Sud.
Successivamente, con il DM 45/2013 si è distinto tra tre principali tipologie di Dottorato Industriale:
● Dottorato in convenzione con le imprese.
● Dottorato Industriale Executive.
● Xxxxxxxxx in apprendistato di alta formazione.
Non tutti i corsi di dottorato possono rientrare nella categoria dei dottorati industriali, ma soltanto quelli per i quali si verifica almeno una delle seguenti condizioni:
● esistenza di una convenzione con un’impresa che svolge attività di ricerca e sviluppo (art. 11 comma 1 del DM 45/2013) con la possibilità di riservare un numero di posti ai dipendenti di una o più aziende (art.11 comma 2 del DM 45/2013);
● presenza nei corsi di dottorato ordinario di curricula realizzati in collaborazione con le imprese.
L’impresa che intende avviare un corso di dottorato industriale deve rientrare in almeno uno dei seguenti casi:
● deve aver partecipato con esito positivo a progetti di ricerca nazionali e internazionali;
● deve aver depositato brevetti nell’ultimo quinquennio;
● deve disporre di almeno una sezione aziendale dedicata alla ricerca e sviluppo.
I contratti di ricerca a tempo determinato di tipo A (RTDA)
La figura del Ricercatore universitario a Tempo Determinato (RTD) è stata istituita per la prima volta con la Legge 230/2005. Il numero complessivo di RTD in tutte le università italiane, è rimasto assai contenuto per i primi anni: fino al 2009 l’immissione di nuovi RTD ha riguardato, al massimo, fino a poco più di due centinaia all’anno, con un impatto numerico sul personale docente dell’intero sistema universitario che è rimasto ben al di sotto dell’1%. Nel 2010 vi è stato un significativo incremento del numero di RTD, che ha complessivamente superato la soglia del migliaio. L’esigenza di perfezionare la regolamentazione di questa figura nell’impianto accademico nazionale ha portato, con la Legge 240/2010, a istituire due nuovi profili di RTD: il tipo “A” (considerabile come una prosecuzione del preesistente profilo di RTD, salvo ulteriori condizioni, quali l’obbligo della didattica e il limite di durata complessiva del servizio fissato a 5 anni), e il tipo “B” (con la previsione, in presenza di abilitazione nazionale, del passaggio finale a professore associato).
Nel decennio 2011 – 2021 il numero di RTDA è cresciuto in maniera significativa essendo passato da 150 ricercatori a 5.590. Si conferma, come per i dottorati, la inferiorità in termini percentuali del genere femminile (46,5%) che in questo caso appare ancora più marcato.
Figura 4 - Numero di RTDA per anno
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati MUR
Le aree disciplinari maggiormente rappresentate sono quelle delle Scienze mediche (17,0%) e dell’Ingegneria industriale e dell'informazione (13,6%). Le Scienze economiche e statistiche, le Scienze biologiche, le Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche e quelle
dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche si posizionano all’incirca intorno all’8%. Le Scienze giuridiche, Ingegneria civile e architettura, Scienze agrarie e veterinarie, Scienze chimiche e Scienze matematiche e informatiche oscillano da un minimo del 4,7% ad un massimo del 6,8%. Una quota minima è connessa alle Scienze politiche e sociali (2,6%) e alle Scienze della terra (1,7%).
Figura 5 - Distribuzione RTDA per area disciplinare – Anno 2021
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati MUR
Il 40% circa dei ricercatori ha un’età compresa tra 35 e 39 anni. Oltre un quarto si colloca nella classe 30 – 34 anni e il 18,2% in quella 40 – 44 anni.
Figura 6 - Distribuzione per età RTDA - Anno 2021
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati MUR
La Terza Missione
Alle missioni tradizionali di alta formazione e ricerca che le università perseguono, da alcuni decenni, si è aggiunta una Terza Missione intesa come l’insieme delle attività con le quali stabilire una interazione diretta con la società. Con la Terza Missione le università entrano in contatto diretto con soggetti e gruppi sociali ulteriori rispetto a quelli consolidati e si rendono quindi disponibili a modalità di interazione dal contenuto e dalla forma assai variabili e dipendenti dal contesto. Il termine Terza Missione si riferisce, dunque, all’insieme delle attività di trasferimento scientifico, tecnologico e culturale e di trasformazione produttiva delle conoscenze, attraverso processi di interazione diretta dell’Università con la società civile e il tessuto imprenditoriale, con l’obiettivo di promuovere la crescita economica e sociale del territorio, affinché la conoscenza diventi strumentale per l’ottenimento di benefici di natura sociale, culturale ed economica. Essa, come da definizione dell’ANVUR, è a tutti gli effetti una missione istituzionale delle università, accanto alle missioni tradizionali di insegnamento e ricerca. È riconosciuta come tale dal DL 19/2012, che definisce i principi del sistema di “Autovalutazione, Valutazione Periodica e Accreditamento” (AVA), e dal successivo DM 47/2013, che ne identifica gli indicatori e i parametri di valutazione periodica assieme a quelli della ricerca. Le sue potenzialità si articolano su due distinte direttrici:
- missione di valorizzazione economica della conoscenza, attraverso la trasformazione della conoscenza prodotta dalla ricerca in conoscenza utile a fini produttivi (la gestione della proprietà intellettuale, la creazione di imprese, la ricerca conto terzi e i rapporti ricerca- industria, e la gestione di strutture di intermediazione e di supporto, in genere su scala territoriale);
- missione culturale e sociale, mediante la produzione di beni pubblici che aumentano il benessere della società, in ambito educativo (educazione degli adulti, life-long learning, formazione continua), culturale (eventi e beni culturali, gestione di poli museali, scavi archeologici, divulgazione scientifica), sociale (salute pubblica, attività a beneficio della comunità, consulenze tecnico/professionali fornite in equipe), di consapevolezza civile (dibattiti e controversie pubbliche, expertise scientifica).
Rientrano nella Terza Missione le seguenti attività:
- conto terzi;
- siti archeologici e poli museali;
- consorzi e altre attività;
- formazione continua;
- public engagement (conferenze, lezioni, eventi pubblici, presentazioni).
Il volto meno conosciuto della Terza Missione è quello che riguarda il rapporto fra l’università e le aziende. In passato le università non detenevano alcuna proprietà intellettuale. Oggi, al contrario, la collaborazione fra i centri di ricerca e l’industria si traduce in un modello di vero e proprio scambio di conoscenza e di tecnologia, detto Technology transfer. Questo trasferimento tecnologico porta sul mercato le applicazioni pratiche della ricerca scientifica. Il trasferimento di conoscenze avviene principalmente attraverso collaborazioni più o meno strette fra laboratori e aziende. In alcuni casi si tratta di start-up create direttamente nell’università come “costole” di progetti di ricerca di taglio applicativo (le spin-off universitarie). I ricercatori svolgono, così, il proprio lavoro a cavallo fra accademia e industria. Oppure conducono all’interno dell’università ricerche conto terzi, in cui l’accademia produce scienza e tecnologie che vengono poi impiegate dalle aziende. La collaborazione fra atenei e industrie è spesso coordinata da appositi uffici, gli uffici di trasferimento tecnologico dell’università (TTO) o gli uffici di licenza tecnologica (TLO). Questi reparti si occupano proprio di facilitare il canale di comunicazione e quindi il processo di immissione sul mercato delle applicazioni
tecnologiche della ricerca. Da queste collaborazioni nascono spesso progetti di ricerca congiunti, che possono coinvolgere anche istituzioni del territorio. Importante nel trasferimento di tecnologie e del know-how fra università e industrie è inoltre il brevetto. Questo strumento tutela giuridicamente il diritto di chi ha condotto una ricerca innovativa di sfruttare in esclusiva i risultati economici che ne derivano. Le università depositano i brevetti in modo da cederli in licenza o venderli ad aziende interessate per sfruttarli a livello commerciale, ottenendo parte del ricavato. Xxxxxxxx, collaborazioni, consulenze e ricerca conto terzi sono vie importanti con cui rendere applicativa la ricerca scientifica universitaria a beneficio della società.
Il PNRR: interventi sul sistema della ricerca
Nel settore della ricerca, il PNRR individua una serie di criticità e disfunzioni che caratterizzano il nostro Paese, collocandolo al di sotto degli standard degli altri partner europei.
In questa prospettiva, si rilevano, anzitutto, gli scarsi investimenti in R&S e la marginale integrazione dei prodotti della ricerca all'interno dei processi produttivi. Il dato si spiega, fra l'altro, con peculiarità sistemiche dell'Italia, legate alla prevalente specializzazione nei settori tradizionali (che rappresentano peraltro, come rileva lo stesso PNRR, un vasto e inesplorato mercato potenziale per le innovazioni) e dalla struttura del tessuto industriale (fatto in prevalenza di PMI), da cui deriva una minore capacità di produrre economie di scala e una limitata propensione all'innovazione. Al riguardo, riforme e investimenti, oltre a promuovere un più effettivo trasferimento tecnologico nei settori cruciali, mirano a costruire reti d'investimento, ricerca e sviluppo sul territorio, composte da università, enti di ricerca e imprese, così da rafforzare il raccordo e la sinergia fra le due realtà.
Altra criticità si coglie, poi, nel numero ridotto di ricercatori e nel blocco dei percorsi di carriera, cui gli interventi previsti nel Piano contrappongono misure per incentivare l'ingresso di nuove figure, specie fra i giovani, e accentuarne l'internazionalizzazione, nell'ambito soprattutto della mobilità europea,
L'obiettivo ultimo degli interventi previsti dal PNRR è quello di innalzare il potenziale di crescita del sistema economico, favorendo la transizione verso un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza. Inoltre, gli stessi interventi intendono perseguire gli obiettivi di un significativo aumento del volume della spesa in ricerca e sviluppo e di una più efficace collaborazione tra la ricerca pubblica e il mondo imprenditoriale. I soggetti destinatari delle risorse sono essenzialmente università, enti di ricerca, imprese e studiosi. Vari interventi sono indirizzati a offrire maggiori opportunità ai giovani studiosi e a contrastare il divario di genere, nonché i divari territoriali.
Le risorse destinate alla ricerca, per il superamento delle criticità di contesto sopra descritte, finanziano investimenti e riforme presenti nella Missione 4 ("Istruzione e ricerca"), nell'ambito della Componente 2 ("Dalla ricerca all'impresa").
In particolare, la Componente 2 riguarda tre aree d'intervento:
1. rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese;
2. sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico;
3. potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all'innovazione.
Gli investimenti di cui al punto 1 sono affidati al Ministero dell'università e della ricerca (MUR). Si tratta dei seguenti interventi:
● Fondo per il Programma Nazionale della Ricerca (PNR) e Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) (M4C2-I.1.1-5-7).
● Finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori (M4C2-I.1.2-1);
● Partenariati estesi a università, centri di ricerca, imprese e finanziamento progetti di ricerca (M4C2-I.1.3-8);
● Potenziamento strutture di ricerca e creazione di "campioni nazionali" di R&S su alcune Key enabling technologies (M4C2-I.1.4-9). Per questo investimento è prevista una collaborazione tra il MUR ed il Ministero dello sviluppo economico (MISE);
● Creazione e rafforzamento di "ecosistemi dell'innovazione per la sostenibilità", costruendo "leader territoriali di R&S" (M4C2-I.1.5-18).
Gli investimenti di cui al punto 2 sono invece affidati al Ministero dello sviluppo economico (MISE). Si tratta delle seguenti misure:
1. IPCEI (Important Project of Common European Interest) (M4C2-I.2.1-10).
2. Partenariati per la ricerca e l'innovazione - Orizzonte Europa (Horizon Europe) (M4C2- I.2.2-2);
3. Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico
per segmenti di industria (M4C2-I.2.3-14).
Gli investimenti di cui al punto 3 non sono affidati univocamente ad un Ministero. In calce ad ogni intervento viene pertanto indicato il Ministero di riferimento.
1. Fondo per la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture di ricerca e innovazione (M4C2-I.3.1-16,17), affidato al Ministero dell'università e della ricerca (MUR)
2. Integrazione delle risorse del Fondo Nazionale per l'Innovazione ai fini del finanziamento di
start-up (M4C2-I.3.2-20), affidato al Ministero dello sviluppo economico (MISE).
3. Introduzione di dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l'assunzione dei ricercatori dalle imprese (M4C2-I.3.3-3), affidato al Ministero dell'università e della ricerca (MUR) 1.
In merito all’ultimo punto dei dottorati innovativi, nel 2022 sono intervenuti i primi due decreti del MUR (Decreti n. 351 e 352 del 9 aprile 2022) sui dottorati di ricerca triennali finanziati con investimenti previsti dal PNRR. Complessivamente i due decreti prevedevano l’assegnazione di finanziamenti per 7.500 borse per l’anno accademico 2022/2023, per attività avviate entro il 31 dicembre 2022, grazie a 300 milioni di euro di investimento.
Entrambi i decreti hanno assegnato le risorse alle università statali e non statali legalmente riconosciute, incluse le università telematiche, e agli Istituti universitari a ordinamento speciale.
Nello specifico il Decreto n. 352/2022 sosteneva i dottorati innovativi in grado di rispondere ai fabbisogni di innovazione delle imprese. Tale decreto ha dato corso alla prima applicazione dell’introduzione dei dottorati innovativi industriali, in attuazione della Missione 4, Componente 2, Investimento 3.3 del PNRR. L’obiettivo era quello di potenziare le competenze di alto profilo, in modo particolare nelle aree delle tecnologie abilitanti, attraverso l’istituzione di programmi di dottorato dedicati, con il contributo e il coinvolgimento delle imprese. Il decreto assegnava i primi 150 milioni di euro (sui 600 milioni complessivi previsti per questa azione) per il cofinanziamento al 50% di 5.000 borse di dottorato triennale a partire dall'Anno Accademico
1 Fonte del paragrafo: Camera dei Deputati – Documentazione parlamentare Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e il mondo dell'università e della ricerca
xxxxx://xxxx.xxxxxx.xx/xxx00/xxxx/00_xx00_xx_xxxxxxx_xxxxx_xxxx_xxxxxxxx_xx_xxxxxxx.xxxx
2022/2023, di cui 3.000 borse nelle regioni del Centro-Nord e 2.000 borse nelle regioni del Mezzogiorno.
Il decreto prevedeva nello specifico:
● periodi di studio e ricerca in impresa da 6 a 18 mesi e periodi di studio e ricerca all’estero da 6 a 18 mesi;
● il coinvolgimento delle imprese, mediante specifica convenzione, nella definizione del percorso formativo;
● il costo unitario per una borsa di dottorato è pari a 60.000 € per l’intero triennio previsto, di cui 30.000 € a carico dell’impresa cofinanziatrice;
● la valorizzazione dei risultati della ricerca e la tutela della proprietà intellettuale, assicurando un accesso aperto al pubblico ai risultati della ricerca e ai relativi dati;
Nel 2023 i Decreti del MUR n. 117 e 118 hanno previsto uno stanziamento di oltre 726 milioni di euro, previsti nell’ambito del PNRR, corrispondenti a circa 18.770 borse di dottorato in prevalenza destinate ai dottorati innovativi con le imprese. L’obiettivo dei Decreti è quello di rispondere al fabbisogno delle imprese di professionalità altamente qualificate e specializzate. Segue la ripartizione delle risorse:
13.292 - borse per dottorati innovativi
2.539 - borse per dottorati per gli ambiti toccati dal PNRR, i cosiddetti ‘generici’
2.140 - borse per dottorati per la pubblica amministrazione
389 - borse per dottorati per il patrimonio culturale
410 - borse per dottorati in programmi dedicati alle transizioni digitali e ambientali
Anche per i Decreti n. 117 e 118 le risorse sono state assegnate alle Università statali e non statali legalmente riconosciute e agli Istituti universitari a ordinamento speciale.
Il DM 117/2023 prevede nello specifico il riparto delle borse di dottorato di durata triennale per la frequenza di percorsi di dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l'assunzione dei ricercatori dalle imprese, con Borse di dottorato finanziate al 50% dal MUR a valere sul PNRR ed al 50% da Imprese.
Nell’ambito della stagione dei dottorati innovativi nasce la piattaforma Dottorati Imprese.
La piattaforma digitale Dottorati imprese, realizzata in collaborazione tra Ministero dell’Università e della Ricerca, Confindustria e Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, si propone come luogo di incontro tra la presentazione dell'offerta dei progetti di ricerca da parte delle realtà accademiche e il mondo delle imprese.
Le Università, statali e non statali legalmente riconosciute, incluse le Università telematiche e istituti universitari a ordinamento speciale, organizzate in forma singola o associata, possono impiegare le borse assegnate sia nell’ambito di corsi di dottorato già esistenti, tra cui corsi di dottorato di interesse nazionale e corsi di dottorato industriale, sia per attivare corsi di dottorato di nuovo accreditamento.
Le imprese allo stesso tempo possono avvalersi della piattaforma consultando i dottorati attivi mediante l’inserimento di apposite chiavi di ricerca.
Le imprese interessate, accedendo alla piattaforma, potranno individuare tramite parole chiave un percorso dottorale offerto da un ateneo utile al proprio fabbisogno, oppure proporre un ulteriore
progetto di percorso formativo che risponda alle proprie esigenze di ricerca e innovazione. A tal fine, per ciascun dottorato sarà consentito di contattare l’ateneo interessato, partecipare al finanziamento di una borsa, visualizzare i dettagli delle imprese convenzionate ed eventuali nuove imprese partecipanti.
2. Quadro normativo e programmatico e inquadramento delle azioni PON REACT-EU IV.4, IV.5 e IV.6
Le azioni all’interno del quadro attuativo del programma
L’oggetto dell’analisi valutativa condotta è rappresentato dalle azioni IV.4 “Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione”, IV.5 “Dottorati su tematiche green” e IV.6 “Contratti di ricerca su tematiche green”, ricadenti nell’Asse IV “Istruzione e ricerca per il recupero REACT-EU” introdotto con la riprogrammazione del PON Ricerca e Innovazione 2014 – 2020, approvata con Decisione della Commissione europea C(2021) 5969 del 6 agosto 2021, a valere sul nuovo Obiettivo Tematico 13 “Promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di COVID-19 e delle sue conseguenze sociali e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia”.
Le suddette tre azioni si collocano all’interno dell’obiettivo specifico 13.3 “Ampliare e valorizzare il capitale umano attraverso la formazione specialistica e l’inserimento in attività di ricerca orientate ai temi della transizione verde, del digitale e dell’innovazione”.
Le misure osservate dall’analisi sono rappresentate sinteticamente nel prospetto a seguire, che riporta il dettaglio dei relativi decreti attuativi, dell’importo ammesso a finanziamento per macro area territoriale e per tipologia di intervento.
Tabella 4 – Azioni oggetto di valutazione
Azione | Decreto ministeriale | Importo ammesso a finanziamento (€) | Importo per macro area (€) | |
IV.4 “Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione” | DM 1061 del 10 agosto 2021 | 50.750.000,00 (Dottorati) | Meno sviluppate | 32.825.594,00 |
In transizione | 3.92IV.406,00 | |||
Più sviluppate | 14.000.000,00 | |||
DM 1062 del 10 agosto 2021 | 94.250.000,00 (Contratti di ricerca) | Meno sviluppate | 60.961.818,00 | |
In transizione | 7.288.182,00 | |||
Più sviluppate | 26.000.000,00 | |||
IV.5 “Dottorati su tematiche green” | DM 1061 del 10 agosto 2021 | 180.000.000,00 | Meno sviluppate | 31.262.471,00 |
In transizione | 3.737.529,00 | |||
Più sviluppate | 145.000.000,00 | |||
IV.6 “Contratti di ricerca su tematiche green” | DM 1062 del 10 agosto 2021 | 155.000.000,00 | Meno sviluppate | 35.728.538,00 |
In transizione | 4.271.462,00 | |||
Più sviluppate | 115.000.000,00 |
Gli elementi caratterizzanti le borse di dottorato su tematiche dell’innovazione e su tematiche green sono compendiate nel prospetto seguente.
Tabella 5 - Borse di dottorato su tematiche dell'innovazione e su tematiche green - Elementi caratterizzanti
Borse di dottorato su tematiche dell’innovazione e su tematiche green | |
Criterio ripartizione risorse | Ripartizione tra i soggetti beneficiari sulla base del numero di studenti iscritti a ciascuna Università nell’anno accademico 2020/2021 e del numero di studenti iscritti a percorsi di dottorato nell’anno 2019/2020. |
Soggetti ammessi a finanziamento | Soggetti che hanno accreditato, ai sensi del DM 45/2013, percorsi di dottorato a valere sul XXXVII ciclo e programmi di dottorato nazionale, ad esclusione delle Università telematiche |
Tipologie di intervento | Borse di dottorato aggiuntive su tematiche dell'innovazione (Azione IV.4) a favore di dottorandi selezionati sulla base di Avvisi specifici pubblicati dai singoli soggetti nell’ambito dei Corsi di Dottorato di ricerca e dei Programmi di dottorato nazionale accreditati ex DM 45/2013 XXXVII ciclo - anno accademico 2021/2022. |
Borse di dottorato aggiuntive su tematiche Green (Azione IV.5) a favore di dottorandi selezionati sulla base di Avvisi specifici pubblicati dai singoli soggetti nell’ambito dei Corsi di Dottorato di ricerca e dei Programmi di dottorato nazionale accreditati ex DM 45/2013 XXXVII ciclo - anno accademico 2021/2022. | |
Coerenza con altri strumenti | Coerenza con le traiettorie definite nella SNSI e nel PNR |
Tempi | Copertura finanziaria fino al 31/12/2023. Le risorse necessarie al completamento delle attività e necessarie per finanziare le borse di dottorato selezionate per il periodo successivo al 31/12/2023 devono essere garantite dai beneficiari. |
Il percorso dottorale dovrà contribuire al raggiungimento delle finalità e degli obiettivi propri dell’Azione di riferimento del PON “Ricerca e Innovazione” 2014-2020, sulla base dei seguenti criteri di selezione.
Tabella 6 - Borse di dottorato su tematiche dell'innovazione e su tematiche green - Criteri di selezione
Borse di dottorato su tematiche dell’innovazione (Azione IV.4) | Borse di dottorato su tematiche green (Azione IV.5) |
Pertinenza del progetto di percorso dottorale in relazione alla capacità di creare un alto valore aggiunto, in termini di ricadute scientifiche, sociali ed economiche sul territorio nazionale, favorendo opportuni modelli di ricerca e la formazione di profili professionali in risposta alle esigenze di innovazione e competitività espresse dal sistema imprenditoriale, attraverso la promozione della ricerca sui temi dell’innovazione, del digitale e delle tecnologie abilitanti, sostenendo la valorizzazione del capitale umano, quale fattore determinante per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione in Italia. | Pertinenza del progetto di percorso dottorale in relazione alla capacità di creare un alto valore aggiunto, attraverso la valorizzazione del capitale umano, in termini di ricadute scientifiche, sociali ed economiche sul territorio nazionale, favorendo opportuni modelli di ricerca e di contaminazione di conoscenze e competenze in grado di favorire lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi ad impatto ridotto sull’ambiente, focalizzati su temi orientati alla conservazione dell’ecosistema, alla biodiversità, nonché alla riduzione degli impatti del cambiamento climatico e alla promozione di uno sviluppo sostenibile, quale contributo per promuovere la ripresa verde e il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di COVID-19. |
Conformità del progetto di percorso dottorale con la SNSI ed il PNR, la coerenza con la L.240/2010 e il DM 45/2013 in materia di dottorati, con la finalità di favorire l’innovazione e l’interscambio tra mondo della ricerca e mondo produttivo e qualificazione | Conformità del progetto di percorso dottorale con la SNSI ed il PNR, la coerenza con la L.240/2010 e il DM 45/2013 in materia di dottorati, attraverso il finanziamento di dottorati in ambito Green. |
dell’apporto dei progetti di ricerca nei settori dell’innovazione (L. 240/2010, art. 24, co. 3 e ss.mm.ii.). | |
Misurabilità dei risultati attesi e impatto potenziale dell’intervento con riferimento alle finalità del REACT- EU: presenza nell’ambito del progetto di percorso dottorale di target quantificabili e misurabili coerenti con gli indicatori previsti dall’azione di riferimento del PON. |
Gli elementi caratterizzanti i contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione e su tematiche green sono riassunti nel prospetto seguente.
Tabella 7 - Contratti di ricerca su tematiche dell'innovazione e su tematiche green - Elementi caratterizzanti
Contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione e su tematiche green | |
Criterio ripartizione risorse | Ripartizione proporzionale in base alla dotazione organica di personale docente di ciascuna Università, ad esclusione delle Università telematiche, in termini di numero di Professori di I e II Fascia e di numero di ricercatori con contratto a tempo indeterminato e a tempo determinato riferiti all’annualità 2019. |
Soggetti ammessi a finanziamento | Soggetti che potranno attivare contratti di ricerca a tempo determinato di tipologia A) di cui alla legge 30 dicembre 2010, n. 240, Art. 24, comma 3. |
Tipologie di intervento | Contratti di ricerca a tempo determinato di tipologia “A” per lo svolgimento di attività di ricerca su tematiche dell'innovazione (Azione IV.4) selezionati sulla base di Avvisi specifici pubblicati dai singoli soggetti. |
Contratti di ricerca a tempo determinato di tipologia “A” per lo svolgimento di attività di ricerca su tematiche Green (Azione IV.6) selezionati sulla base di Avvisi specifici pubblicati dai singoli soggetti. | |
Coerenza con altri strumenti | Coerenza con le linee definite nella SNSI e nel PNR |
Tempi | Copertura finanziaria fino al 31/12/2023. Le risorse necessarie per la copertura dei contratti per il periodo successivo al 31/12/2023 sono a carico dei beneficiari. |
I contratti di ricerca dovranno contribuire al raggiungimento delle finalità e degli obiettivi propri dell’Azione di riferimento del PON “Ricerca e Innovazione” 2014-2020, sulla base dei seguenti criteri di selezione.
Tabella 8 - Contratti di ricerca su tematiche dell'innovazione e su tematiche green - Criteri di selezione
Contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione (Azione IV.4) | Contratti di ricerca su tematiche green (Azione IV.6) |
Pertinenza delle attività di ricerca in relazione alla capacità di creare un alto valore aggiunto, attraverso la valorizzazione del capitale umano, in termini di ricadute scientifiche, sociali ed economiche sul territorio nazionale, favorendo opportuni modelli di ricerca e la formazione di profili professionali in risposta alle esigenze di innovazione e competitività espresse dal sistema imprenditoriale, attraverso la promozione della | Pertinenza delle attività di ricerca in relazione alla capacità di creare un alto valore aggiunto, attraverso la valorizzazione del capitale umano, in termini di ricadute scientifiche, sociali ed economiche sul territorio nazionale, con riferimento ai temi della transizione verde, della conservazione dell’ecosistema, della biodiversità e della riduzione degli impatti del cambiamento e capacità del progetto di promuovere la ripresa verde e il |
ricerca sui temi dell’innovazione, del digitale e delle tecnologie abilitanti, sostenendo la valorizzazione del capitale umano, quale fattore determinante per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione in Italia. | superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di COVID-19. |
Conformità dell’attività di ricerca con la SNSI ed il PNR, la coerenza con la L.240/2010, con la finalità di favorire l’innovazione e l’interscambio tra mondo della ricerca e mondo produttivo e qualificazione dell’apporto delle attività di ricerca nei settori dell’innovazione (L. 240/2010, art. 24, co. 3 e ss.mm.ii.). | Conformità delle attività di ricerca con la SNSI ed il PNR e l’apporto dei progetti di ricerca nei settori della transizione verde. |
Misurabilità dei risultati attesi e impatto potenziale dell’intervento con riferimento alle finalità del REACT-EU: presenza nell’ambito del progetto di percorso dottorale di target quantificabili e misurabili coerenti con gli indicatori previsti dall’azione di riferimento del PON. |
3. Teoria del cambiamento
La Teoria del Cambiamento alla base delle Azioni IV.4, IV.5 e IV.6, descritta nel programma, ha evidenziato come la carenza di competenze e la limitata propensione delle imprese italiane a investire in Ricerca e Innovazione (R&I) costituiscono barriere significative allo sviluppo economico del Paese. L'Italia si trova in una posizione di ritardo rispetto agli altri Paesi europei, con un numero di ricercatori pubblici e privati notevolmente inferiore alla media dell'Unione Europea. Un divario che rappresenta un forte ostacolo alla crescita competitività del sistema produttivo italiano.
Per superare queste sfide, risulta essenziale sviluppare azioni che mirino all'ampliamento e alla valorizzazione del capitale umano coinvolto in attività di ricerca, con particolare attenzione verso i temi chiave della transizione verde, dell'innovazione e del digitale. Questo approccio è cruciale per garantire che l'offerta di competenze sia adeguata alle esigenze di crescita di un tessuto produttivo frammentato, il quale richiede sostanziali trasformazioni per mantenere la sua posizione sul mercato. Inoltre, questa iniziativa è fondamentale per allinearsi alle nuove sfide di sviluppo delineate dall'Unione Europea, specialmente nelle sue strategie di eco-sostenibilità, innovazione e digitalizzazione: l'ampliamento delle competenze in campo scientifico e tecnologico non solo migliorerà la capacità innovativa delle imprese italiane ma favorirà anche una transizione verso un'economia più sostenibile. Se le strategie di eco-sostenibilità, innovazione e digitalizzazione delineate dall'UE rappresentano il quadro che determinerà la direzione futura dell'economia europea, per rimanere rilevante e competitiva, l'Italia deve investire in questa direzione e adottare pratiche che favoriscano la sostenibilità ambientale, l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione.
In questa prospettiva, la particolare frammentazione del tessuto produttivo italiano richiede un approccio complessivo, nel quale l'ampliamento delle competenze deve coinvolgere non solo il settore privato ma anche quello pubblico. Una collaborazione stretta tra istituzioni accademiche, enti di ricerca, imprese e pubbliche amministrazioni è essenziale per creare un ecosistema che favorisca la ricerca e l'innovazione e per incoraggiare la formazione di partnership tra imprese per creare sinergie che accelerino lo sviluppo e l'implementazione di nuove tecnologie. Per ottenere questo risultato è necessario che gli Atenei, che sono i soggetti responsabili della progettazione e implementazione dei percorsi formativi e professionalizzanti in tempi molto ristretti (tempestiva cantierabilità) al fine di garantirne rapidi impatti sull’economia reale e capacità di avanzamento in linea con la tempistica determinata dalla regolamentazione comunitaria.
Il settore della transizione verde è particolarmente critico in questo contesto. L'Italia deve investire in competenze legate alle energie rinnovabili, all'efficienza energetica e alle tecnologie a basso impatto ambientale. Questo non solo contribuirà a ridurre l'impatto ambientale dell'industria italiana ma creerà anche opportunità per le imprese di partecipare attivamente all'economia verde in crescita.
L'innovazione digitale è un altro pilastro essenziale. L'Italia deve sviluppare competenze avanzate nell'ambito delle tecnologie digitali, come l'intelligenza artificiale, l'Internet delle cose e la cybersecurity. Queste competenze sono fondamentali per garantire la competitività delle imprese italiane nell'era digitale e per sfruttare appieno le opportunità offerte dalla trasformazione digitale.
In conclusione, affrontare la carenza di competenze e la limitata propensione all'investimento in R&I è cruciale per il futuro economico dell'Italia e in questo quadro le borse di dottorato e il finanziamento dei contratti di ricercatori a tempo determinato di tipo A, sostenute dalla riprogrammazione REACT- EU possono permettere l'ampliamento e la valorizzazione del capitale umano attualmente impegnato nel sistema della ricerca pubblica nelle aree Green e Innovazione e incentivare la collaborazione tra settori pubblici e privati, che è essenziale per creare un ambiente favorevole all'innovazione e alla crescita, posizionando l'Italia come un attore chiave nella nuova economia sostenibile e digitale. Il potenziamento delle competenze e del capitale umano nel settore della ricerca e innovazione emerge
come catalizzatore chiave per la ripresa economica, in sintonia con le direzioni di sviluppo comunitario. Questo costituisce un pilastro fondamentale delle iniziative messe in atto dall'Italia nel quadro più ampio e duraturo delineato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L'acquisizione di nuove competenze specializzate si configura come un driver cruciale per la creazione di ecosistemi innovativi, contribuendo al potenziamento dei centri per il trasferimento tecnologico e agevolando l'espansione di connessioni, reti e partnership tra imprese e istituti di ricerca. Questa sinergia mira a conseguire nuovi traguardi conoscitivi, consolidando la posizione dell'Italia nel panorama internazionale della ricerca e dell'innovazione. La costruzione di tali competenze si rivela pertanto come un investimento strategico per stimolare lo sviluppo economico e la competitività a lungo termine, contribuendo a delineare un futuro sostenibile e resiliente.
4. Descrizione delle azioni PON REACT-EU IV.4, IV.5 e IV.6 e stato di attuazione
Stato di attuazione delle azioni
Nel corso del 2022 l’amministrazione ha provveduto a quantificare in via definitiva le risorse assorbite, destinate e finalizzate dai singoli Atenei sulla base delle borse di dottorato ex DM 1061/2021 e dei contratti RTDA ex DM 1062/2021 attivi, tenendo conto di tutte le modifiche progettuali derivanti dalle istruttorie condotte. Tali quantificazioni sono state recepite in due distinti decreti, il decreto 17362 del 28/10/2022 e il decreto 17753 del 02/11/2022, nei quali sono determinati anche gli importi residui di risorse non destinate dai soggetti beneficiari.
Tabella 9 - Risorse assegnate con DM 1736 e 1775 del 2022
Decreto | Residui | Importo (€) |
1736/2022 | Risorse non destinate per l’assegnazione di borse di dottorato sulla tematica vincolata dell'innovazione (Azione IV.4) | 8.327.920,12 |
1736/2022 | Risorse non destinate per l’assegnazione di borse di dottorato sulla tematica vincolata Green (Azione IV.5) | 29.429.077,19 |
1775/2022 | Risorse non destinate per la contrattualizzazione di ricercatori con rapporto di lavoro a tempo determinato di tipologia “A”, tematiche dell'innovazione (Azione IV.4) | 5.360.273,87 |
1775/2022 | Risorse non destinate per la contrattualizzazione di ricercatori con rapporto di lavoro a tempo determinato di tipologia “A”, tematiche Green (Azione IV.6) | 8.273.200,19 |
Fonte: Decreto 1736/2022, decreto 1775/2022
Al 31/12/2022 per le azioni IV.4, IV.5 e IV.6 avviate ad agosto 2021, con l’emanazione dei DM 1061 e DM 1062, risultano complessivamente attivati 5.360 interventi tra borse di dottorato e contratti di ricerca. Con il DM 1061/2021 sono state sostenute 3.281 borse di dottorato, con il DM 1062/2021 sono stati sostenuti 2.079 ricercatori. Nello specifico si contano 748 borse di dottorato su tematiche dell’innovazione, 791 contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione, 2.533 borse di dottorato su tematiche green e 1.288 contratti di ricerca su tematiche green.
Tabella 10 - Borse di dottorato e contratti di ricerca attivati al 31/12/2022
Azione | Tipologia intervento | Risorse impegnate (€) | X.xx |
Azione IV.4 | Borse di dottorato su tematiche dell'innovazione | 41.583.823,49 | 748 |
Azione IV.4 | Contratti di ricerca su tematiche dell'innovazione | 88.471.888,38 | 791 |
Azione IV.5 | Borse di dottorato su tematiche green | 145.110.620,41 | 2.533 |
Azione IV.6 | Contratti di ricerca su tematiche green | 45.15IV.447,88 | 1.288 |
2 Decreto di quantificazione delle risorse PON R&I 2014-2020 (FSE REACTEU) già assegnate alle Università con DM 1061/2021 e s.m.i..
3 Decreto di quantificazione delle risorse PON R&I 2014-2020 (FSE REACTEU) già assegnate alle Università con DM 1062/2021 e s.m.i..
Fonte: Decreto 1736/2022, decreto 1775/2022 e Rapporto Annuale di Attuazione 2022
L’avanzamento in termini di realizzazione fisica generato dalle azioni IV.4, IV.5 e IV.6 è registrato dall’indicatore di output “Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8)” suddiviso per genere. Osservando il grado di raggiungimento del target di realizzazione fissato al 2023 per tale indicatore, si osserva al 31/12/2022 il pieno conseguimento dei valori fissati in fase di programmazione.
Tabella 11 - Indicatore di output collegato alle azioni IV.4, IV.5 e IV.6
Procedura | Azione | Genere | Indicatore di Output | Valore Programmato | Valore Realizzato |
Dottorati Green | IV.5 | F | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (femmine) | 1.279,00 | 1.279,00 |
Dottorati Green | IV.5 | M | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (maschi) | 1.277,00 | 1.277,00 |
Dottorati Innovazione | IV.4 | F | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (femmine) | 432,00 | 432,00 |
Dottorati Innovazione | IV.4 | M | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (maschi) | 322,00 | 322,00 |
Ricercatori Green | IV.6 | F | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (femmine) | 246,00 | 246,00 |
Ricercatori Green | IV.6 | M | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (maschi) | 261,00 | 261,00 |
Ricercatori Innovazione | IV.4 | F | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (femmine) | 174,00 | 174,00 |
Ricercatori Innovazione | IV.4 | M | Titolari di un diploma di istruzione terziaria (ISCED da 5 a 8) (maschi) | 186,00 | 186,00 |
Fonte: Sistema di monitoraggio PON R&I 2014-2020
L’indicatore di risultato collegato all’obiettivo specifico R3.3 “Partecipanti impegnati in progetti di ricerca attivati su tematiche "Green" e su tematiche "dell’Innovazione"”, al 31/12/2022 presenta un avanzamento pari al del 19,24% a fronte di un valore target fissato in fase di programmazione del 24,0%.
Tabella 12 – Indicatore di risultato
ID | Indicatore di risultato | Baseline | Target 2023 | Valore al 31/12/2022 |
R3.3 | Partecipanti impegnati in progetti di ricerca attivati su tematiche "Green" e su tematiche "dell’Innovazione" | 0,0% | 24,0% | 19,24% |
Fonte: RAA 2023 PON R&I 2014-2020
Caratteristiche dei destinatari: genere, età
4.2.1. Caratteristiche dei destinatari delle borse di dottorato
Le borse di dottorato, complessivamente pari a 3.379, ex DM 1061, sono state assegnate in una quota molto simile tra donne e uomini (51,2% contro 48,8%). Questo equilibrio, anche non tenendo conto delle regioni i cui atenei hanno ricevuto poche borse, nasconde però alcune interessanti differenze tra
le diverse regioni. Così troviamo il Molise e la Campania e l’Umbria che hanno rispettivamente l’80% e oltre il 60% di dottorande PON, Marche con percentuali poco inferiori, mentre la percentuale minore di donne si registra in Basilicata, Liguria, Friuli-Venezia Giulia e Toscana.
Figura 7 - Distribuzione per genere delle borse di dottorato per regione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
A livello tematico, anche se i numeri sono molto diversi e quindi le differenze potrebbero essere casuali, troviamo una maggiore partecipazione femminile nell’area Innovazione (56,7%) e un sostanziale equilibrio nell’area Green (49,6% donne a fronte di 50,4% maschi), eccetto che per Basilicata dove le dottorande sono del tutto assenti, mentre in Molise lo sono i maschi.
Figura 8 - Distribuzione per genere delle borse di dottorato Green per regione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nel settore Innovazione, in Liguria figurano esclusivamente le donne che superano il 70% nelle Marche e in Trentino Alto Adige, mentre in Friuli Venezia Giulia, Xxxxxx Xxxxxxx e Toscana costituiscono una percentuale al di sopra del 65%.
Figura 9 - Distribuzione per genere delle borse di dottorato Innovazione per regione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
A livello complessivo quasi i due terzi dei dottorandi ha un’età compresa tra 25 e 29 anni, il 14% circa tra i 20 e 24 anni e il 15,6% si colloca nella fascia di età tra i 30 e 34 anni. Tale distribuzione si riflette in maniera analoga nelle distinte tre ripartizioni territoriali.
Figura 10 - Distribuzione per età dei dottorati - Totale e macro area territoriale
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Figura 11 - Distribuzione per età dei dottorati Green - Totale e macro area territoriale
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Figura 12 - Distribuzione per età dei dottorati Innovazione - Totale e macro area territoriale
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
4.2.2. Caratteristiche dei destinatari dei contratti di ricerca
Il passaggio ai ricercatori conferma invece la tendenza a una riduzione della presenza femminile (46,5%) che già si verifica tra il momento della laurea e del dottorato, con i ricercatori maschi che costituiscono il 53,5 % del totale e la sola Campania, e in misura minore la Sardegna, ad avere ancora una volta una prevalente presenza femminile e una sola eccezione costituita dalla Valle d’Aosta in cui i contratti di ricerca coinvolgono esclusivamente le donne.
Figura 13 - Distribuzione per genere dei contratti di ricerca (RTDA) per regione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
A livello di RTDA in ambito Green, si evidenzia la presenza della sola componente maschile in Molise e della sola componente femminile in Valle d’Aosta. Il genere femminile supera il 50% in Calabria, Campania e Marche.
Figura 14 - Distribuzione per genere dei contratti di ricerca (RTDA) Green per regione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Analizzando l’ambito Innovazione, in Trentino Alto Adige si riscontra la presenza di dottori di ricerca di genere esclusivamente maschile. La componente femminile è maggiormente rappresentata in Valle d’Aosta, Umbria, Campania e Friuli Venezia Giulia.
Figura 15 - Distribuzione per genere dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per regione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
La prevalenza dei ricercatori (75%) ha un’età compresa tra i 25 e 39 anni sia se si analizza il totale Italia che le singole macro aree territoriali e i due ambiti Green e Innovazione.
Figura 16 - Distribuzione per età dei contratti di ricerca (RTDA) - Totale e macro area territoriale
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Figura 17 - Distribuzione per età dei contratti di ricerca (RTDA) Green – Totale e macro area territoriale
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Figura 18 - Distribuzione per età dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione – Totale e macro area territoriale
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
5. Domande di valutazione
Obiettivo generale. L’obiettivo generale dell’Asse 4 è quello di “Promuovere il superamento degli effetti della crisi nel contesto della pandemia di COVID-19 e preparare una ripresa verde, digitale e resiliente dell'economia”, è un obiettivo molto generale, che non può che tradursi in domande di valutazione generali:
Domande valutative da Piano di Valutazione - Asse 4
1. Qual è lo stato di avanzamento procedurale e finanziario delle AZIONI e quali risultati sono stati raggiunti per ogni obiettivo specifico in base agli indicatori di output prefissati dal programma?
2. L’avanzamento procedurale e finanziario è regolare o mostra delle criticità̀? Quali sono gli elementi di criticità̀ riscontrati nell’attuazione delle singole azioni programmate? Quali sono le cause dell’insorgere delle criticità̀? E quali le soluzioni attuabili per il loro superamento?
3. Le attività̀ in corso sono idonee rispetto al conseguimento dei target prefissati?
4. Quali sono i punti di forza e di debolezza nella gestione complessiva e nell’implementazione delle azioni?
Obiettivo specifico. Come si è visto, le Azioni IV.4, IV.5 e IV.6, oggetto di questa valutazione, hanno focalizzato l’attenzione sull’estensione delle possibilità di specializzazione di donne e uomini impegnati nelle attività di ricerca pubblica nelle aree Green e Innovazione, con l’obiettivo di rafforzare la capacità di innovazione del sistema produttivo italiano; secondo la definizione del PON, “Ampliare e valorizzare il capitale umano impegnato in attività di ricerca e orientato ai temi della transizione verde, dell’innovazione e del digitale”. Questo obiettivo si è tradotto, nel Piano di Valutazione del PON, in alcune domande valutative molto focalizzate sugli esiti occupazionali e professionali dei futuri Dottori di ricerca e dei Ricercatori TDA al termine dei loro percorsi triennali. Considerati i tempi di avvio di questi percorsi, a queste domande non risulta ancora possibile dare una risposta, in quanto dottorandi e ricercatori si trovano ancora a metà del loro percorso.
Domande Valutative da Piano di Valutazione
Azione IV.4 e Azione IV.5
1. L’azione garantisce un adeguato inserimento professionale dei Dottori di ricerca rispetto alle necessità innovative espresse soprattutto da parte delle PMI operanti nei settori dell’innovazione dell’economia green?
2. Quali sinergie sono state attivate tra le Azioni IV.4 e IV.5 e gli altri strumenti di policy nazionale e regionale per promuovere la ricerca e l’innovazione? (es. dottorati innovativi a caratterizzazione industriale)
3. L’azione ha contribuito ad aumentare il numero di dottorati che hanno un’occupazione alla fine della loro partecipazione al programma?
Azione IV.4 e Azione IV.6
4. L’azione garantisce un adeguato inserimento professionale dei Ricercatori rispetto alle necessità innovative espresse soprattutto da parte delle PMI operanti nei settori dell’innovazione dell’economia green?
5. Quali sinergie sono state attivate tra le Azioni IV.4 e IV.6 e gli altri strumenti di policy nazionale e regionale per promuovere la ricerca e l’innovazione? (es. Cluster, Infrastrutture di Ricerca, etc..)
6. Alla fine del triennio i ricercatori coinvolti nell’azione hanno trovato nei contesti territoriali di riferimento del PON sbocchi professionali ed un adeguato livello di reddito così da incentivare la loro permanenza in Italia?
Una valutazione degli impatti sulla condizione occupazionale e professionale dei ricercatori e sulla loro capacità di sostenere nel medio periodo l’innovazione all’interno delle imprese, dovrà costituire l’oggetto di una successiva attività valutativa, che potrà svolgersi a partire dal 2025 al termine dei percorsi di ricerca triennali finanziati dal PON.
Per questo motivo, nella fase iniziale di questa attività valutativa è stato necessario procedere a un ripensamento completo delle domande di valutazione, che, non potendo riguardare esiti occupazionali futuri, sono state riformulate concentrandosi su alcuni aspetti della programmazione e dell’implementazione delle Azioni, che sono precondizione del raggiungimento degli obiettivi prefissati e che possono costituire il punto di partenza di una successiva valutazione di impatto.
Domande Valutative - nuova formulazione
1. Quali sinergie sono state attivate tra le Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 e gli altri strumenti di policy nazionale e regionale per promuovere la ricerca e l’innovazione? (es. dottorati innovativi a caratterizzazione industriale, Cluster, Infrastrutture di ricerca, PNRR, etc). C’è una relazione tra le attività di ricerca finanziate e le priorità strategiche nazionali e regionali (tenendo conto in particolare delle diverse S3 regionali)?
2. In che modo la dotazione finanziaria delle Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 a valere su risorse REACT EU ha contribuito all’ampliamento della platea di dottorandi e ricercatori e al rafforzamento della loro capacità di operare nell’ecosistema della ricerca?
3. Qual è il livello di interesse industriale nei confronti dei percorsi dottorali e dei contratti di ricerca per RTDA attivati o finanziati dalle risorse delle Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 e qual è stato il livello di coinvolgimento diretto delle imprese nella progettazione dei percorsi di ricerca?
4. Sono emersi problemi specifici relativi alle azioni IV.4, IV.5 e IV.6 che possono aver ostacolato la loro implementazione e il raggiungimento degli obiettivi del Programma?
6. Fonti utilizzate e descrizione delle indagini in relazione alle domande di valutazione
L’analisi del contesto di riferimento è stata sviluppata sulla base di dati relativi alla spesa per R&S e ai ricercatori rinvenienti dal “Rapporto sul sistema della formazione superiore e della ricerca 2023 – ANVUR”. La base dati utilizzata per l’analisi del trend relativo ai dottorati di ricerca è quella relativa all’ “Indagine sull'Istruzione Universitaria” e all’”Anagrafe Nazionale Studenti”. Sempre con riguardo ai dottorati di ricerca si è utilizzata l’indagine condotta da Xxxxxxxxxx relativa al profilo dei dottori di ricerca nel 2022 al fine di desumere elementi informativi circa le caratteristiche dei dottori di ricerca, delle attività di didattica e di ricerca condotte, delle esperienze maturate durante il percorso universitario e della valutazione del percorso di studi concluso. Per quanto concerne le caratteristiche degli RTDA in termini di numero, area disciplinare di riferimento, genere e età, si è utilizzata la base dati del MUR.
I dati relativi alle risorse per azione, per singola tipologia di intervento e macro area territoriale sono stati ripresi dai relativi decreti attuativi (DM 1061 E DM 1062 del 10 agosto 2021). Lo stato di attuazione delle azioni è stato descritto sulla base di quanto stabilito dai decreti 1736 del 28/10/2022 e il decreto 1775 del 02/11/2022 con i quali si sono quantificate le risorse assorbite, destinate e finalizzate dai singoli Atenei, oltre che i relativi importi residui. La Relazione Annuale di Attuazione 2023 del PON R&I 2014 - 2020 ha fornito gli elementi per la quantificazione del numero di borse di dottorato e di contratti di ricerca al 31 dicembre 2022, oltre che per il popolamento dell’indicatore di risultato. Si è altresì tenuto conto dei dati di monitoraggio del programma per la quantificazione degli indicatori di output.
Le analisi sui dottorandi e sui ricercatori, e sui relativi percorsi/progetti di ricerca si basano su alcune estrazioni dal sistema gestionale SIRI, fornite ai valutatori dall’Assistenza Tecnica del PON. I dati sono stati elaborati dai valutatori per standardizzare e classificare le informazioni, correggere gli errori e permettere le analisi statistiche utili a descrivere le caratteristiche dei dottorandi e ricercatori coinvolti, i loro ambiti di ricerca (SNSI, PNR, aree disciplinari) e nel caso dei dottorati anche la localizzazione delle imprese in collaborazione. I dati di partenza forniti ed elaborati in formato Microsoft Excel, sono stati poi analizzati utilizzando il software statistico SPSS. Le informazioni provenienti da queste analisi, integrate dai dati forniti da un elevato numero di Atenei (v. sotto), sono state utilizzate soprattutto per rispondere alla domanda Xxxxxxxxxx 0 x 0.
Per rispondere alle domande di valutazione, descritte nel precedente capitolo, sono state condotte, oltre alla analisi desk dei dati, diverse indagini sul campo e online.
Trasversalmente alle quattro domande di valutazione è stato utilizzato lo strumento dei focus group. Le università destinatarie dei focus group sono state selezionate garantendo la rappresentatività territoriale e di dimensione (Atenei grandi e meno grandi). Alle Università selezionate pari a 20 (10 per il DM 1061 e 10 per il DM 1062) è stato inviato un questionario online per la richiesta di adesione al focus group. Sono stati fissati n. 6 focus group per la procedura di cui al DM 1061 /2021 e n. 6 focus group per la procedura di cui al DM 1062 /2021. I focus group sono stati realizzati nel periodo 27.9.2023 – 13.10.2023 e hanno previsto la partecipazione degli uffici amministrativi degli Atenei, di responsabili scientifici/coordinatori di Dottorato/docenti, dei dottorandi/ricercatori/RTDA, di referenti regionali e delle imprese coinvolte. Nell’Allegato n. 1 sono riportati i dettagli sui focus group condotti in termini di domande condotte, date di realizzazione e partecipanti.
Per la risposta alla prima domanda di valutazione volta a rilevare eventuali sinergie attivate tra le Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 e gli altri strumenti di policy nazionale e regionale, oltre alle risultanze del focus group, è stata condotta un’ulteriore analisi tramite questionario online rivolto ai 42 referenti
regionali S3 e delle politiche innovazione e ricerca. All’Allegato n. 2 sono riportate le domande previste dal questionario online citato e la sintesi degli esiti (7 risposte complessive ricevute).
È stata inoltre condotta un’intervista ai testimoni privilegiati dott.ssa Xxxx Xxxxxxx e xxxx. Xxxx Xxxxxxx, NUVAP – DIPCOE. Non da ultimo, si è provveduto alla elaborazione di tavole di contingenza (vedi Allegato n. 6), per analizzare la relazione esistente tra i tematismi oggetto di ricerca sia con le aree tematiche prioritarie della strategia nazionale di specializzazione intelligente (SNSI) che con gli ambiti prioritari del PNR.
Per la risposta alla seconda e terza domanda di valutazione, oltre alle risultanze del focus group, è stata condotta un’ulteriore analisi tramite questionario online rivolto alle Università al fine di indagare approfonditamente il rapporto Università-imprese. Le domande e gli esiti del questionario online sono riportati all’Allegato n. 5 (98 risposte complessive ricevute).
Sono state inoltre realizzate interviste a testimoni privilegiati quali:
● dott.ssa Xxxx Xxxxxx, Confindustria Bergamo e Xxxxxxx Xxxxxx - Consorzio Intellimech
● dott.ssa Xxxxxxxxx Xxxxxx e dott.ssa Xxxxxxxx Xxxxxxx - Confindustria, Fondazione MAI
Inoltre per la risposta alla seconda e terza domanda di valutazione sono stati richiesti a tutti gli Atenei beneficiari delle 3 azioni oggetto di valutazione dati su tutti i dottorandi con borsa e su tutti ricercatori di tipo a) assunti nel biennio 2021 e 2022, al fine di poter fare un confronto generale tra quelli finanziati con i fondi PON REACT EU e gli altri finanziati a valere su altre fonti di finanziamento. Inoltre, sono stati richiesti i medesimi dati relativi ai dottorandi con borsa e ai ricercatori di tipo a) assunti nel biennio 2021-22 e cessati anticipatamente rispetto al termine nel biennio 2021 e 2022. Dal 5 al 29 settembre 2023 sono giunte per il DM 1061/2021 57 risposte pari al 75% dei beneficiari (pari a 76); mentre per il DM 1062/2023 sono giunte 60 risposte pari a 72% dei beneficiari (pari a 83).
Per la risposta alla quarta domanda di valutazione relativa alla valutazione delle questioni amministrative rilevanti correlate all’attuazione del Decreti 1061 e 1062 del 2021, oltre alle risultanze del focus group, è stata condotta un’ulteriore analisi tramite questionario online rivolto ai referenti amministrativi delle due procedure di cui ai due decreti.
Le domande e gli esiti del questionario online per i referenti amministrativi della procedura di cui al DM 1061/2021 sono riportati all’Allegato n. 3 (risposte pari a 48 - 63% rispetto alle Università beneficiarie). Gli esiti del questionario online per i referenti amministrativi della procedura di cui al DM 1062/2021 sono riportati all’Allegato n. 4 (risposte pari a 54 - 65% rispetto alle Università beneficiarie).
Sono state inoltre realizzate interviste a testimoni privilegiati quali:
● dott.ssa Xxxxxxxxx Xxxxxxx - Referente Gruppo di Lavoro CODAU (Convegno dei Direttori Generali delle Amministrazioni Universitarie) Ricerca - Tavolo Dottorato di Ricerca;
● xxxx. Xxxxxxx Xxxxxxxxx (Intellera Consulting) – Responsabile nazionale Task Force per il supporto all’attuazione dei DM 1061/2021 e 1062/2021;
● dott.ssa Xxxxxxx Xxxxxxxxxx, esperta MUR PON Ricerca e Innovazione 2014-2020.
7. Domanda 1. “Quali sinergie sono state attivate tra le Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 e gli altri strumenti di policy nazionale e regionale per promuovere la ricerca e l’innovazione?”
La prima domanda di valutazione nella, indubbiamente un po’ lunga, formulazione proposta è
“Quali sinergie sono state attivate tra le Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 e gli altri strumenti di policy nazionale e regionale per promuovere la ricerca e l’innovazione? (es. dottorati innovativi a caratterizzazione industriale, Cluster, Infrastrutture di ricerca, PNRR, etc). C’è una relazione tra le attività di ricerca finanziate e le priorità strategiche nazionali e regionali (tenendo conto in particolare delle diverse S3 regionali)?”
Al fine di fornire adeguata risposta a questa domanda, l’azione valutativa si è sviluppata su tre distinte direttrici così sintetizzabili:
- classificazione dei dottorati e assegni di ricerca per aree di specializzazione caratterizzanti la SNSI e gli ambiti prioritari del PNR;
- somministrazione di un questionario online (Allegato n. 2) ai referenti regionali per le politiche di ricerca e innovazione e nello specifico per la strategia di specializzazione intelligente finalizzato alla raccolta di elementi utili a integrare la analisi desk dei dati e alla comprensione del grado di coinvolgimento degli uffici regionali nell’elaborazione delle azioni PON, con particolare riguardo alle Azioni IV.4, IV. 5 e IV. 6;
- realizzazione di specifici focus group, in modalità da remoto, con le Università che hanno visto la partecipazione di referenti amministrativi e scientifici dell’Ateneo oltre che di ricercatori e dottorandi contrattualizzati nell’ambito delle misure oggetto di valutazione e rappresentanti delle imprese coinvolte nei progetti di ricerca.
Nei paragrafi seguenti sono riportati gli esiti delle suddette tre osservazioni, nello specifico:
- analisi della coerenza con la SNSI
- analisi della coerenza con il PNR
- analisi della coerenza con le S3 regionali
7.1 Coerenza con la Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI)
L’azione valutativa qui rappresentata è tesa ad analizzare il collegamento tra le aree tematiche individuate a livello nazionale dalla Strategia di Specializzazione Intelligente e i temi oggetto di ricerca caratterizzanti gli interventi finanziati nell’ambito delle tre azioni oggetto di valutazione. Al fine di individuare la eventuale coerenza tra gli oggetti delle borse di dottorato e dei contratti di ricerca in ambito Green e Innovazione e le aree tematiche prioritarie della SNSI, sono state elaborate apposite tavole di contingenza (vedi Allegato n. 6), attraverso le quali si è provveduto ad analizzare la relazione esistente tra i tematismi oggetto di ricerca e le cinque aree tematiche prioritarie della strategia nazionale di specializzazione intelligente rappresentate da:
1. Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente;
2. Salute, alimentazione, qualità della vita;
3. Agenda digitale, Smart Communities, Sistemi di mobilità intelligente;
4. Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività;
5. Aerospazio e difesa.
La base dati utilizzata è rappresentata dall’elenco delle operazioni finanziate estratte dalla piattaforma SIRI (Sistema Informatico Ricerca e Innovazione) comprensivo di cessazioni.
In sintesi, ciò che emerge da tale analisi, per il cui dettaglio si rimanda ai sottoparagrafi successivi, è così sintetizzabile.
- l’area dell’“Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente” e della “Salute, alimentazione, qualità della vita” sono quelle di maggiore elezione per tutte le tipologie di intervento esaminate (dottorati Xxxxx e RTDA Green e Innovazione);
- per i dottorati Innovazione, alle precedenti due aree si aggiunge anche quella dell’Agenda digitale, Smart Communities, Sistemi di mobilità intelligente”;
- l’area del “Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività” e soprattutto quella dell’“Aerospazio e difesa” hanno un peso più marginale.
7.1.1 Borse di dottorato in ambito Green e SNSI
Complessivamente sono state finanziate 2.608 borse di dottorato su tematiche Green relative al triennio 2022 - 2024. I soggetti proponenti sono costituiti dai diversi atenei italiani. Per quanto riguarda i temi su cui vertono principalmente le attività di ricerca delle borse di dottorato finanziate, questi risultano per più della metà concentrati nell’ambito prioritario “Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente” (54,5%), il 27,2% si colloca nell’area “Salute, alimentazione, qualità della vita” e i restanti sono distribuiti in maniera residuale sui rimanenti tre ambiti: l’8,7% in “Agenda digitale, Smart Communities, Sistemi di mobilità intelligente”, il 7,6% in “Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività” e il “2,0% in “Aerospazio e difesa”.
Figura 19 - Distribuzione delle borse di dottorato Green per ambito prioritario SNSI
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
L’analisi a livello territoriale restituisce le evidenze rappresentate nei tre grafici successivi elaborati per distinta macro area territoriale.
Nella categoria delle regioni meno sviluppate le borse di dottorato Green in regione Basilicata si collocano esclusivamente nell’ambito della salute, alimentazione e qualità della vita”. Per le restanti quattro regioni prevale l’area riferita all’industria intelligente.
Figura 20 – Distribuzione delle borse di dottorato Green per regione – Macro area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nell’ambito delle regioni ricadenti nella macro area di quelle più sviluppate, si rileva una situazione di omogeneità tra le diverse regioni in termini di distribuzione delle borse di dottorato Green tra i vari ambiti della SNSI, con prevalenza dell’area riferita all’industria intelligente, seguita dalla salute e con un peso più marginale delle rimanenti aree.
Figura 21 - Distribuzione delle borse di dottorato Green per regione – Macro area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Limitatamente alla ripartizione delle regioni in transizione, si evidenzia, ancora una volta, una maggiore concentrazione delle borse nell’ambito dell’industria intelligente a cui fa seguito quello della salute. Anche in questo caso una percentuale ridotta si situa nelle aree riferite all’aerospazio, agenda digitale e turismo culturale e creativo.
Figura 22 - Distribuzione delle borse di dottorato Green per regione – Macro area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
7.1.2 Borse di dottorato in ambito innovazione e SNSI
In totale sono state sovvenzionate 771 borse di dottorato su tematiche dell’innovazione relative al triennio 2022 - 2024. I soggetti proponenti sono costituiti dai diversi atenei italiani. I temi oggetto delle attività di ricerca delle borse di dottorato finanziate sono localizzati per il 42,2% nell’ambito “Salute, alimentazione, qualità della vita”. L’area “Agenda digitale, Smart Communities, Sistemi di mobilità intelligente” e “Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente” racchiudono rispettivamente il 19,2% delle borse. L’ambito del “Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività” il 15,8% e il restante 3,6% è concentrato in “Aerospazio e difesa”.
Figura 23 - Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per ambito prioritario SNSI
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
L’analisi a livello territoriale restituisce le evidenze rappresentate nei tre grafici successivi elaborati per distinta macro area territoriale.
Nella macro area delle regioni meno sviluppate le borse di dottorato Innovazione in regione Basilicata si collocano totalmente nell’ambito della industria intelligente. Nelle restanti regioni le borse di dottorato hanno quale oggetto di ricerca tematismi legati all’area della salute, alimentazione e qualità della vita, seguiti da quelli legati all’industria intelligente, all’agenda digitale e al turismo.
Figura 24 - Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per regione – Macro area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nel gruppo delle regioni più sviluppate si riscontra una concentrazione maggiore degli oggetti delle borse di dottorato nell’area della salute, alimentazione e qualità della vita, a cui segue quella dell’agenda digitale e dell’industria intelligente. Un peso meno rilevante è attribuito all’ambito del turismo e dell’aerospazio.
Figura 25 - Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per regione – Macro area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Con riguardo alla macro area delle regioni in transizione, in Molise le borse sono concentrate in due soli ambiti, quello dell’agenda digitale e quello della salute. Nelle regioni Sardegna e Abruzzo, si rileva la prevalenza dell’area della salute a cui fa seguito quella dell’industria intelligente e del turismo. Di misura meno significativa risulta il peso assunto dalle aree di specializzazione collegate all’agenda digitale e all’aerospazio.
Figura 26 - Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per regione – Macro area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore del valutatore su dati SIRI
7.1.3 Contratti di ricerca in ambito Green e SNSI
Complessivamente sono stati finanziati 1.302 contratti di ricerca (RTDA) su tematiche Green relativi al triennio 2022 - 2024. I soggetti proponenti sono costituiti dai diversi atenei italiani. L’analisi afferente alla distribuzione dei contratti di ricerca per ambito della SNSI non tiene conto di n. 12 contratti di ricerca per i quali all’interno del sistema non è disponibile l’informazione circa l’ambito di afferenza.
I temi oggetto delle attività di ricerca oggetto dei contratti sovvenzionati sono concentrati per oltre la metà (59,2%) nell’ambito “Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente” e per un quarto in quello della “Salute, alimentazione, qualità della vita”. Nell’area “Agenda digitale, Smart Communities, Sistemi di mobilità intelligente” e “Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività” sono ricompresi rispettivamente l’8,0% e il 6,8% dei contratti. Lo 0,5% si colloca nella area “Aerospazio e difesa”.
Figura 27 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per ambito prioritario SNSI
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
L’analisi della distribuzione territoriale nella macro area delle regioni meno sviluppate vede la prevalenza dell’ambito dell’industria intelligente a cui fa seguito quello della salute, mentre i restanti tre ambiti presentano una concentrazione molto più bassa.
Figura 28 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per regione – Macro area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nella categoria delle regioni più sviluppate, se si esclude la Valle d’Aosta in cui i contratti di ricerca hanno come oggetto tematiche all’ambito della salute, per le restanti regioni si evidenzia una maggiore concentrazione degli oggetti di ricerca nel settore dell’industria intelligente e della salute. Anche in questo caso le tre restanti aree appaiono minimamente rappresentate.
Figura 29 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per regione – Macro area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Analogamente, anche per la ripartizione delle regioni in transizione si riscontra la prevalenza, ancora più marcata, dell’ambito dell’industria intelligente. A seguire, si rileva una concentrazione modesta nell’area della salute e dell’agenda digitale. L’ambito del turismo è intercettato esclusivamente nella regione Abruzzo. In nessuna delle tre regioni è stato individuato il settore dell’aerospazio.
Figura 30 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per regione – Macro area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
7.1.4 Contratti di ricerca in ambito innovazione e SNSI
In totale sono stati finanziati 802 contratti di ricerca (RTDA) su tematiche dell’innovazione relative al triennio 2022 - 2024. I soggetti proponenti sono costituiti dai diversi atenei italiani. L’analisi concernente la distribuzione dei contratti di ricerca per ambito della SNSI non tiene conto di n. 9 contratti di ricerca per i quali all’interno del sistema non è disponibile l’informazione circa l’ambito di appartenenza.
Quasi il 60% dei tematismi oggetto delle attività di ricerca è concentrato nell’ambito “Industria intelligente e sostenibile, energia e ambiente” e per un quarto in quello della “Salute, alimentazione, qualità della vita”. Nell’area “Agenda digitale, Smart Communities, Sistemi di mobilità intelligente” e “Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività” sono ricompresi rispettivamente l’8,0% e il 6,8% dei contratti. Lo 0,5% si colloca nell’area “Aerospazio e difesa”.
Figura 31 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per ambito prioritario SNSI
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nella macro area delle regioni meno sviluppate si evidenzia la prevalenza di temi di ricerca legati alle aree dell’industria intelligente, della salute e dell’agenda digitale, con un peso poco significativo dei restanti due ambiti connessi al turismo e all’aerospazio.
Figura 32 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per regione – Macro area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
La figura relativa al raggruppamento delle regioni più sviluppate mostra la preponderanza di temi di ricerca connessi all’area della salute, dell’industria e dell’agenda digitale. Meno marcata è la componente correlata all’ambito del turismo, mentre quella ricadente nell’aerospazio è rilevabile solo per le regioni vento, Umbria e Lazio.
Figura 33 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per regione – Macro area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
L’osservazione della figura sottostante riferita alla macro area delle regioni in transizione mostra una forte concentrazione degli oggetti di ricerca nell’ambito della sanità, a cui seguono con una minore rilevanza l’area dell’industria intelligente, dell’agenda digitale e del turismo. Non si rilevano contratti di ricerca riferiti alla tematica dell’aerospazio.
Figura 34 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per regione – Macro area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
7.2 Coerenza con il Programma Nazionale per la Ricerca (PNR)
La coerenza con il PNR è stata indagata mediante la elaborazione di tavole di contingenza nelle quali per ciascun intervento è stata creata la corrispondenza con i grandi ambiti di ricerca e innovazione del programma:
- Salute;
- Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione
- Sicurezza per i sistemi sociali;
- Digitale, industria, aerospazio;
- Clima, energia, mobilità sostenibile;
- Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente.
Analogamente all’analisi condotta per la rilevazione della coerenza con la SNSI, la base dati utilizzata è data dall’elenco delle operazioni finanziate estratte dalla piattaforma SIRI (Sistema Informatico Ricerca e Innovazione) comprensivo di cessazioni. La restituzione delle elaborazioni nei sotto paragrafi seguenti fornisce il dettaglio per macro area territoriale e per singola regione.
In termini di corrispondenza degli oggetti di ricerca con gli ambiti prioritari del PNR si evidenzia:
- le tematiche oggetto di ricerca delle borse di dottorato Xxxxx sono prevalentemente connesse agli ambiti dei “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente”, e del “Clima, energia, mobilità sostenibile”;
- i dottorati Innovazione concentrano le attività nelle aree della “Salute”, del “Digitale, industria, aerospazio” e della “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione”;
- le attività di ricerca degli RTDA Green si collegano ai temi del “Clima, energia, mobilità sostenibile” e dei “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente”
- gli RTDA Innovazione convergono verso gli ambiti della “Salute”, del “Digitale, industria, aerospazio” e della “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione”;
- scarsa è l’attenzione verso i temi della “Sicurezza per i sistemi sociali”.
7.2.1. Borse di dottorato in ambito Green e PNR
Gli oggetti di studio delle 2.608 borse di dottorato su tematiche Green risultano distribuiti per circa un terzo, rispettivamente, nell’ambito riferito al “Clima, energia, mobilità sostenibile” e in quello concernente i “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente”. Il 10% circa è allocato sia sulla tematica della “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell'inclusione” che su quella del “Digitale, industria, aerospazio”. Un peso poco significativo (2,1%) è rappresentato dall’area della “Sicurezza per i sistemi sociali”.
Figura 35 - Distribuzione delle borse di dottorato Xxxxx per ambito di ricerca e innovazione PNR
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nel gruppo delle regioni appartenenti alla categoria delle regioni meno sviluppate la Basilicata si distingue per un'esclusiva concentrazione degli oggetti di ricerca dei dottorati Green nel settore collegato ai prodotti alimentari, alla bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente. Nelle restanti quattro regioni vi è una distribuzione all’incirca omogenea tra gli ambiti, ad eccezione dell’area afferente alla sicurezza per i sistemi sociali che se appare residuale in Calabria, Campania e Puglia, è del tutto assente in Sicilia.
Le borse di dottorato in ambito Green finanziate nella macro area delle regioni più sviluppate trovano collocazione essenzialmente nel settore dei prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente e in quello riconducibile al clima, energia, mobilità sostenibile. Meno significativa è la concentrazione riferita alla salute, al digitale, industria, aerospazio e alla cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione. Analogamente a quanto rilevato per le regioni classificate come meno sviluppate, è quasi irrilevante il peso del settore della sicurezza per i sistemi sociali.
Figura 36 - Distribuzione delle borse di dottorato Green per grande ambito di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Figura 37 - Distribuzione delle borse di dottorato Green per grande ambito di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Anche per il gruppo delle regioni in transizione si rileva la predominanza, prima, dell’ambito afferente ai prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente e successivamente di quello riguardante il clima, energia, mobilità sostenibile. Il settore del digitale, industria, aerospazio è rilevabile solo per la regione Sardegna, quello riconducibile alla sicurezza per i sistemi sociali esclusivamente per la regione Molise.
Figura 38 - Distribuzione delle borse di dottorato Green per grande ambito di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
7.2.2. Borse di dottorato in ambito Innovazione e PNR
Con riferimento ai dottorati finanziati in ambito Innovazione, si evidenzia come il 37% delle borse abbia come oggetto tematismi connessi alla salute, circa un quarto si collega al settore del digitale, industria, aerospazio, mentre il 21% si colloca nell’ambito della cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione. Una porzione più marginale trova rappresentazione nei restanti tre ambiti di ricerca e innovazione.
Figura 39 - Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per grande ambito di ricerca e innovazione PNR
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Anche per i dottorati in ambito Innovazione, analogamente a quelli Green, in Basilicata le tematiche oggetto di ricerca si collegano esclusivamente all’ambito dei prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente. Per le restanti regioni, la rappresentazione a seguire, mostra una distribuzione fra i distinti settori piuttosto omogenea con prevalenza dell’area della salute, del digitale, industria, aerospazio e della cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione. Come per la tipologia Green anche per quella dell’innovazione, i dottorati che indirizzano la propria attività di ricerca verso tematiche del clima, energia, mobilità sostenibile e della sicurezza per i sistemi sociali sono scarsamente rappresentati.
Figura 40 - Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per grande ambito di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Per il complesso delle regioni più sviluppate prevale l’ambito della salute. Vi è poi una preminenza delle tematiche correlate al ramo della cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione e a quello del digitale, industria, aerospazio. Meno rappresentato appare l’ambito dei prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente e quello della sicurezza per i sistemi sociali.
Figura 41- Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per grande ambito di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nella macro area delle regioni in transizione i dottorati finanziati in ambito Innovazione si concentrano in maggior misura su argomenti connessi alla salute. Le tematiche di ricerca collegate all’ambito della cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione e a quello dei prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente appaiono distribuite su tutte e tre le regioni. Diversamente, quelle associate al clima, energia, mobilità sostenibile si osservano in Sardegna e Abruzzo e quelle correlate alla sicurezza per i sistemi sociali sono rinvenibili esclusivamente in Molise e Abruzzo.
Figura 42 - Distribuzione delle borse di dottorato Innovazione per grande ambito di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
7.2.3. Contratti di ricerca in ambito Green e PNR
I contratti di ricerca (RTDA) finanziati su tematiche Green in Italia concentrano le proprie attività essenzialmente su tematiche connesse agli ambiti “Clima, energia, mobilità sostenibile” e “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente”, con percentuali rispettivamente del 33,9% e 27,6%. La ricerca in ambito “Salute” pesa il 13,5% e quella in ambito “Digitale, industria, aerospazio” il 10,4%. Poco rappresentato risulta l’ambito della “Sicurezza per i sistemi sociali” (2,2%). Per 15 dei 1.302 contratti di ricerca su tematiche Green finanziati non si dispone della informazione circa la relativa collocazione in ambito PNR.
Figura 43 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Analogamente a quanto rilevato per l’intero territorio nazionale anche nelle regioni appartenenti alla macro area delle regioni meno sviluppate e più sviluppate, per i contratti di ricerca Green, si conferma la maggiore concentrazione degli oggetti di ricerca nei settori riguardanti il clima, energia, mobilità sostenibile e i prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente e la irrilevante selezione di tematiche afferenti alla sicurezza per i sistemi sociali.
Figura 44 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Figura 45 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Le attività di ricerca finanziate nell’ambito dei contratti di ricerca Green nel gruppo delle regioni in transizione propendono maggiormente per tematiche connesse al clima, energia, mobilità sostenibile e alla salute. Non risultano rilevati contratti aventi ad oggetto attività collegate alla cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione. Il settore della sicurezza per i sistemi sociali è oggetto di ricerca esclusivamente nella regione Abruzzo, quelli del digitale, industria, aerospazio in Sardegna e Abruzzo.
Figura 46 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Green per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR – Macro area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
7.2.4. Contratti di ricerca in ambito innovazione e PNR
Su un totale di 802 contratti di ricerca (RTDA) su tematiche dell’innovazione finanziati la prevalenza delle attività di ricerca si colloca nelle aree della “Salute” e del “Digitale, industria, aerospazio” con percentuali rispettivamente pari al 39,3% e 26,6%. Un quinto è riconducibile al settore della “Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione”. Un peso meno significativo è assunto dagli ambiti “Sicurezza per i sistemi sociali” (5%), “Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente” (4,4%) e “Clima, energia, mobilità sostenibile” (3,4%). Non risulta disponibile la classificazione per 11 contratti di ricerca.
Figura 47 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Diversamente da quanto rilevato a livello nazionale, nella macro area delle regioni meno sviluppate le attività di ricerca condotte nell’ambito dei contratti finanziati in ambito Innovazione si collegano maggiormente ai temi del digitale, industria, aerospazio, della salute e della cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione.
Figura 48 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR – Macro – area delle regioni meno sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Le regioni classificate come più sviluppate si caratterizzano per la rilevanza del peso assunto dalle attività di ricerca condotte, nell’ambito dei contratti di ricerca Innovazione, sul tema della salute e su quello del digitale, industria, aerospazio, in linea con la condizione rilevata a livello nazionale.
Figura 49 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) Innovazione per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR – Macro – area delle regioni più sviluppate
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
Nell’area riferita alla categoria delle regioni in transizione è evidente la prevalenza dei contratti di ricerca in ambito Innovazione aventi ad oggetto l’ambito della salute e del digitale, industria, aerospazio.
Figura 50 - Distribuzione dei contratti di ricerca (RTDA) innovazione per grande ambito prioritario di ricerca e innovazione PNR – Macro – area delle regioni in transizione
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati SIRI
7.3 Coerenza con le Strategie Regionali di Specializzazione Intelligente (S3)
Al fine di rilevare la coerenza e la sinergia tra gli strumenti di policy regionali e nazionali, nell’ambito dell’attività valutativa si è provveduto alla somministrazione di un questionario online (Allegato n. 2) che ha visto il coinvolgimento delle amministrazioni regionali, in qualità di soggetti responsabili delle Strategie di Specializzazione intelligente e più in generale delle politiche per la ricerca e l’innovazione.
Il questionario si è posto l’obiettivo di raccogliere elementi utili a integrare l’analisi di coerenza dei dati resi disponibili dalla piattaforma ministeriale, permettendo di comprendere il grado di coinvolgimento degli uffici regionali nell’elaborazione delle azioni PON, con particolare riguardo alle Azioni IV.4 - Dottorati e contratti di ricerca su tematiche dell’innovazione, IV. 5 - Dottorati su tematiche green e IV. 6 - Contratti di ricerca su tematiche green introdotte nel Programma Operativo in seguito alla riprogrammazione REACT – EU.
Non da ultimo, nell’ambito dei focus group, realizzati da remoto, con un campione di Atenei selezionati sull’intero territorio nazionale, si è previsto il coinvolgimento, oltre che dei referenti amministrativi e scientifici delle università, dei ricercatori e dei rappresentanti delle imprese, anche degli stessi referenti regionali al fine di affrontare il tema dell’allineamento dell’oggetto delle borse di dottorato e dei contratti di ricerca rispetto alle priorità strategiche regionali, con particolare riguardo alla Strategia di Specializzazione Intelligente. Nello specifico, nella discussione condotta nei distinti focus group si è discusso, tra l'altro, di eventuali collaborazioni e/o momenti di condivisione intercorsi tra l'università e l'ente regionale nella definizione dei progetti di ricerca oltre che della presenza di potenziali sinergie/integrazioni con altre misure regionali/nazionali, con specifico riferimento alla Strategia S3 e in generale alle politiche per la ricerca e innovazione.
7.3.1 Gli esiti del questionario rivolto ai referenti regionali
Il questionario somministrato presenta, oltre ad una serie di domande utili per l’inquadramento dell’amministrazione regionale (Direzione, ufficio, ruolo del rispondente, dati di contatto, ecc), una serie di 13 domande utili per la rilevazione delle informazioni collegate alle seguenti sezioni:
1. Il livello di conoscenza del PON Ricerca e Innovazione 2014 – 2020/riprogrammazione REACT – EU.
2. Il Grado di interazione e collaborazione tra amministrazione regionale e MUR nella messa a punto dei programmi e delle iniziative regionali in tema di innovazione e ricerca;
3. Il giudizio sulla coerenza tra i contenuti del PON Ricerca e Innovazione, con specifico riguardo all’Asse 4, e le strategie regionali per l’innovazione, in particolare la declinazione regionale della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente;
4. Il giudizio sulla capacità del PON Xxxxxxx e Innovazione di contribuire al raggiungimento degli obiettivi regionali in tema di ricerca, innovazione e specializzazione intelligente.
La somministrazione ha coinvolto il complesso delle amministrazioni e le due province autonome di Trento e Bolzano mediante la preliminare individuazione dei referenti regionali e provinciali per le politiche dell’innovazione e della ricerca e dei referenti per le Strategie Regionali di Specializzazione Intelligente (S3). Pertanto, sono stati recapitati un totale di 42 questionari. Alla scadenza dei termini previsti per la ricezione delle risposte si è riscontrata una scarsa numerosità nei riscontri ricevuti, per cui si è provveduto ad un successivo inoltro delle comunicazioni posticipando ulteriormente la data ultima per l’invio delle risposte da parte delle amministrazioni regionali. Il tasso di risposta si è attestato su un livello scarsamente significativo pari al 17%, essendo pervenute solamente 7 risposte complete su un totale di 42 invii.
Pur considerando che la scarsa percentuale di rispondenti potrebbe generare una distorsione nei risultati ottenuti, si riportano i principali esiti dell’indagine condotta presso le amministrazioni regionali, per il cui dettaglio si rimanda alle tabelle contenute nell’Allegato 2.
Dall’analisi dei questionari che sono stati compilati, è emersa una buona conoscenza del PON R&I, nello specifico della riprogrammazione REACT-EU ed è stata altresì rilevata una buona interazione tra le amministrazioni regionali e il MUR, nel percorso di definizione dei programmi e delle iniziative regionali in tema di innovazione e ricerca. Collaborazione che si è attuata in particolare attraverso la partecipazione ai Comitati di Sorveglianza, ai tavoli tematici e mediante le consultazioni a distanza. Dalle risposte emerge un giudizio positivo sull’allineamento tra i fabbisogni regionali e l’offerta curriculare e viene inoltre riconosciuta al PON R&I la capacità di contribuire al raggiungimento di obiettivi regionali in tema di ricerca, innovazione e specializzazione intelligente.
7.3.2 Le risultanze dei focus group
Per i focus group realizzati con gli atenei, che hanno visto il coinvolgimento di referenti amministrativi, referenti scientifici, RTDA, dottorandi, imprese, si è prevista la partecipazione anche di soggetti appartenenti alle amministrazioni regionali di riferimento, al fine di desumere elementi qualitativi circa le relazioni, la coerenza e le sinergie tra la strategia di specializzazione intelligente e più in generale le politiche per l’innovazione e la ricerca e le linee di ricerca attivate in accademia. Sebbene i distinti appuntamenti abbiano registrato una ampia partecipazione dei referenti universitari sia scientifici che amministrativi, oltre che dei dottorandi, dei ricercatori e delle imprese, altrettanto non si può dire circa l’adesione dei referenti regionali che è invece mancata. Non si sono, dunque, create le condizioni per la rilevazione del punto di vista in capo alle istituzioni regionali, ottenendo quindi una visione parziale sullo specifico tema della sinergia e coerenza con le strategie regionali, riconducibile alle sole opinioni esplicitate dai referenti delle università. Con riguardo al tema della
coerenza e sinergia, la discussione condotta nel corso dei distinti momenti di incontro ha inteso focalizzare su aspetti connessi a: collaborazioni tra università e amministrazione regionale per la definizione e attuazione delle politiche per l’innovazione, connessione dei progetti di ricerca con gli ambiti di innovazione regionali, elementi di continuità e/o discontinuità con la S3 regionale, sviluppo e/o rafforzamento delle relazioni tra università e istituzione regionale. Di seguito sono riportate per estratto le affermazioni maggiormente significative rilevate nel corso dei confronti, dalle quali si evince un pensiero non omogeneo fra i distinti atenei, evidentemente riconducibile alla circostanza secondo la quale al processo partenariale e di consultazione, verosimilmente attivato dalle amministrazioni regionali per la definizione e implementazione delle S3 regionali in particolare e delle politiche di sviluppo per l’innovazione e la ricerca in generale, hanno preso parte strutture/dipartimenti universitarie/i non coincidenti con quelle/i che hanno presenziato ai focus group. Tale conclusione è confortata dal fatto che laddove il riscontro è stato fornito, in un caso dal magnifico rettore, in altri dal responsabile settore ricerca dell’ateneo si è rappresentata l’esistenza di un coinvolgimento strutturato dell’ateneo nella definizione delle linee strategiche regionali e il relativo allineamento dei contenuti delle attività di ricerca. Nei casi in cui, invece, si è dichiarata o la mancata conoscenza dell’argomento o la assenza di relazione con l’ente regionale, tale riscontro è coinciso con quello fornito da coordinatori o tutor che avendo esclusive responsabilità in specifici settori disciplinari probabilmente non sono stati coinvolti, diversamente dalle strutture centrali di ateneo, nei processi partenariali regionali. Il coinvolgimento delle università nella definizione delle traiettorie delle S3 regionali, laddove dichiarato, si è manifestato in maniera diretta mediante la partecipazione ai tavoli attivati con il partenariato di cui l’università è componente, ma, in un caso, anche in maniera indiretta essendo l’ateneo socio di un incubatore di impresa che ha preso parte alle interlocuzioni.
Al fine di corroborare quanto sopra esposto si riportano a seguire per estratto le affermazioni tratte dai focus group condotti con le università sia per i dottorati che per gli RTDA.
Per quanto riguarda gli enti regionali, al momento non abbiamo avuto un contatto.
Abbiamo contatti, per esempio con l'Arpab, cioè con l'ente che si occupa delle della protezione ambientale, quindi diciamo che in futuro penso sarebbe opportuno fare anche questo, lo metto più come un’intenzione.
Tutor - Università della Basilicata
Si rileva l’assenza di un contatto con l’amministrazione regionale e le istituzioni, si rappresenta la esistenza di relazioni solo con l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale e altri enti sub regionali. La connessione con l’Agenzia regionale citata trova giustificazione nella tematica oggetto di ricerca coincidente con l'utilizzo sostenibile delle risorse idriche. In questo caso l’interlocutore è il tutor del dottorando che, essendo referente di uno specifico settore disciplinare, nel caso specifico ci si riferisce ai temi ambientali, non è stato probabilmente coinvolto nel dialogo con l’amministrazione regionale che si immagina possa essere guidato dalla struttura centrale e/o dalla struttura che coordina le attività di ricerca dell’ateneo.
Rispetto alle relazioni con le politiche per l'innovazione “Sinceramente non so proprio cosa dire, perché noi abbiamo responsabili all'interno dell'ateneo delle politiche per l'innovazione, però non è presente oggi, quindi io sono il coordinatore del dottorato”
Coordinatore dottorato - Università di Bergamo
Nessuna dichiarazione è resa circa il livello del coordinamento con le linee di ricerca regionali. Anche in questo caso l’interlocutore è il coordinatore di un dottorato che potrebbe non essere a conoscenza dei processi gestiti da altre strutture di ateneo.
“Sul tema della S3 nella regione in cui noi operiamo, il dialogo che si è instaurato con l'amministrazione regionale è, come dire molto fitto, sia dal punto di vista generale perché nel cosiddetto partenariato socio economico che è previsto, diciamo dai regolamenti europei, vi è una rappresentanza, ovviamente anche delle istituzioni universitarie e quindi diciamo, ci sentiamo pienamente coinvolti dal dialogo con Regione Puglia. Questo dialogo, poi in particolare in questa fase di transizione, perché le regioni sappiamo tutti, hanno dovuto aggiornare nella prospettiva della 2127 le proprie strategie di specializzazione intelligente. In particolare, in questa fase ancora di più diciamo, è stata data la possibilità di interagire, tanto che su alcune aree di specializzazione della Regione Puglia che ne ha 3, 1 è la manifattura sostenibile e l'altra è la salute dell'uomo e dell'ambiente e la terza sono le comunità digitali inclusive e creative. Quando la regione ha fatto in quest'ultima versione, diciamo della S3 dei tavoli tecnici con le università, non solo con le università, tenete conto che l'università è anche all'interno di distretti produttivi, distretti tecnologici. Abbiamo un incubatore di impresa in cui siamo, diciamo socio unico, quindi non solo l’interazione diretta, ma anche l'interazione indiretta. E se vogliamo, anche più tematica, il dialogo tra Università degli Studi di Bari e la Regione Puglia è sempre stato abbastanza stretto sul tema della strategia e come dicevo, soprattutto in questa ultima edizione, chiamiamola così. C'è stata una particolare, un particolare affondo che è stato proposto dall'università, ma poi devo dire di concerto anche con le altre università che ha riguardato l'ambito proprio della salute.”
Dirigente della ricerca Terza Missione internazionalizzazione - Università di Bari
Si rileva la forte interazione tra Università e Regione. Vi è stato un ampio coinvolgimento dell’università sia nella fase di definizione della S3 riferita al periodo di programmazione 2014 – 2020 che 2021 – 2027. L’Università partecipa ai tavoli sia come componente del partenariato, quindi vi è un'interazione diretta, che come socio di un incubatore, quindi mediante una interazione indiretta. Il riscontro, in questo, caso è fornito dal referente per le attività di ricerca dell’ateneo e in quanto tale ha contezza del processo partenariale a cui si dichiara di aver preso parte in maniera attiva.
“io confermo non solo l'aderenza alle tematiche regionali, in particolare salute ambiente, per cui la nostra impostazione dei percorsi formativi anche alle tematiche di ricerca, ha tenuto conto e tiene conto pienamente di queste tematiche”
Coordinatrice dottorato - Università di Bari
Viene rilevata l’aderenza tra l’oggetto del dottorato e le tematiche regionali individuate dalla S3, nello specifico con l’area di specializzazione della salute e ambiente.
Per rispondere alla sua domanda, la risposta è senz'altro sì. Specializzazione intelligente. Glielo dico perché siamo stati consultati dalla Regione sia nella precedente che nell'ultima programmazione per la stesura delle linee strategiche S3. Non soltanto noi ma anche gli altri centri di ricerca pubblici sono stati, come dire, portati al tavolo e insieme direi che abbiamo costruito questo quadro S3 che naturalmente poi deve tener conto non soltanto dei desiderata dell'Accademia, ma soprattutto di quelli della Regione e delle spinte normative della Regione.
Però senz'altro noi abbiamo ben chiare quali sono le strategie, come possiamo contribuire allo sviluppo di questa regione attraverso il sistema S3.
Rettore
Alla domanda volta a comprendere se nell’individuazione degli oggetti delle ricerche vi è una sinergia con le linee definite nella S3, si è avuto il seguente riscontro “La risposta è affermativa, sì, assolutamente.”
Rettore
Emerge coinvolgimento da parte dell’amministrazione regionale nella definizione della S3 sia nel ciclo di programmazione 2014 - 2020 che 2021 – 2027. Viene rilevata la presenza di sinergia tra oggetti di ricerca e linee strategiche regionali. Nel caso specifico, l’interlocutore è il Magnifico Rettore che con molta certezza ha idonea conoscenza delle relazioni attivate con l’istituzione regionale.
“Possibilità di reclutare personale di ricerca sui temi che secondo me sul mio progetto in particolare, sono affini a quelle della Smart Specialization.”
Docente -Università di Padova
Si rileva l’affinità tra i tematismi oggetto di ricerca e le traiettorie della Smart Specialization Strategy.
“Per quello che riguarda la definizione della S3 sì, assolutamente sì. Ci sono stati una serie di tavoli programmatici alla regione che hanno coinvolto le varie università. In realtà non solo l'università, perché i tavoli programmatici a livello regionale coinvolgevano sia le accademie che gli enti di ricerca che anche le realtà industriali. Quindi questo ha a suo tempo, sia per la scorsa programmazione, che in particolare quella che mi ha visto coinvolto in prima persona anche sulla programmazione 21 27. E quindi sì, assolutamente sì. Le interlocuzioni ci sono state. E di questo, come ateneo, era assolutamente in linea e su questo in realtà l'ateneo poi ha lavorato sviluppando una serie di progettualità che sono perfettamente in linea con le linee S3, comunque eravamo già strategicamente indirizzati in quelle direzioni, quando si è trattato poi nello specifico di definire i programmi per i ricercatori Green e Innovation, anche lì si è passati attraverso una fase di identificazione dei progetti, prima ancora ovviamente in coerenza con quelle che erano le linee strategiche di ateneo, ma che le ripeto in qualche modo risuonavano con quelle della Regione e quindi sì, in realtà, rispondendo praticamente alle domande, sì, esattamente abbiamo fatto, non in maniera sconnessa.”
Delegato alla ricerca dell’Università di Catania
Si evidenzia il coinvolgimento dell’accademia nella definizione della S3 regionale sia per il periodo di programmazione 2014 - 2020 che 2021 - 2027. L’individuazione delle linee di ricerca è avvenuta in maniera coordinata e sinergica con le linee strategiche regionali. A dimostrazione di quanto sopra affermato, il delegato alla ricerca dell’ateneo, coordinando a livello centrale le attività di individuazione e definizione delle linee di ricerca, ha contezza anche delle interlocuzioni volte ad assicurare la coerenza e la sinergia con le politiche regionali sul tema.
8. Domanda 2. “In che modo la dotazione finanziaria delle Azioni IV.4, IV.5 e
IV.6 a valere su risorse REACT EU ha contribuito all’ampliamento della platea di dottorandi e ricercatori e al rafforzamento della loro capacità di operare nell’ecosistema della ricerca?”
Le domande valutative 2 e 3, relative alle specificità dei dottorati e dei contratti dei ricercatori a tempo determinato di tipo A, e alla capacità di questi strumenti di migliorare la collaborazione tra il sistema pubblico della ricerca e il mondo delle imprese, sono state affrontando utilizzando principalmente una metodologia qualitativa, mediante lo svolgimento di 12 focus group e di alcune interviste in profondità con testimoni privilegiati, il cui punto di vista sulle Università e sulle imprese ha permesso di integrare quanto emerso nei focus. I risultati di queste analisi qualitative sono stati integrati anche da alcune analisi descrittive di dati relativi ai dottorandi e ai ricercatori, provenienti dal sistema SIRI e forniti dall’Assistenza Tecnica; e dati amministrativi forniti da un campione di Università. Alcuni punti sono stati poi approfonditi con l’utilizzo di un questionario online agli uffici amministrativi degli Atenei, che ha avuto una buona partecipazione e di cui forniamo gli esiti in appendice. Tutte le opinioni riportate, fatti salvi i casi in cui è specificato altrimenti, provengono dai focus group.
8.1 Confronti con Xxxxxxxxxx e RTDA non PON
Per consentire un confronto sintetico con i dottorati e i contratti RTDA “non-PON” (PNNR, PNR DM 737/21, fondi Ateneo) nell’ambito di questa valutazione si è proceduto a richiedere agli Atenei alcune informazioni su borse e contratti degli anni 2021 e 2022. La risposta delle Università è stata buona, anche considerati i tempi ristretti dell’indagine, ma non completa. Per questo motivo si presentano i dati senza disaggregazioni territoriali e solo nei valori percentuali. Inoltre. alcune delle informazioni richieste, che erano presenti nel sistema di gestione del PON (SNSI, PNR, Area disciplinare) non sono state fornite per le altre fonti di finanziamento e non è stato possibile quindi procedere a un confronto tematico più approfondito.
I dati presentati si riferiscono agli stessi Xxxxxx, quindi i rapporti tra le diverse fonti dovrebbero essere sostanzialmente corretti, mentre i valori complessivi sono ovviamente inferiori a quelli reali e anche le percentuali dei dottorati e RTDA PON non sono le stesse di quelle presentate in precedenza, in quanto si riferiscono a due diversi universi di riferimento. Si riportano comunque, perché lo scopo di questi dati è esclusivamente comparativo.
Nel sottoinsieme degli Atenei di cui sono stati resi disponibili i dati4, si registra una presenza femminile leggermente superiore a quella registrata negli stessi atenei negli anni 2021 e 2022, mentre il confronto per età non evidenzia sostanziali differenze tra i dottorati PON e quelli finanziati da altre fonti, anche se la percentuale dei dottorandi più giovani, sostanzialmente quelli che iniziano il dottorato subito dopo il conseguimento della laurea, è nel caso del PON lievemente inferiore, anche se non in misura tale da suggerire l’esistenza di differenze strutturali nelle modalità di accesso alle borse.
4 Il dato che viene qui presentato non è uguale a quello presentato nel capitolo precedente, proprio perché in questo caso non tutti gli Atenei hanno fornito un dato disaggregato per fonte di finanziamento.
Tabella 13 - Dottorandi per genere (cicli 2021-2022).
Fonte finanziamento | Genere | |||
F | M | TOTALE | ||
Altro | n. | 5.750 | 5.717 | 11.467 |
% | 50,1% | 49,9% | 100,0% | |
PNNR | n. | 1.342 | 1.328 | 2670 |
% | 50,3% | 49,7% | 100,0% | |
PON RI | n. | 1.047 | 950 | 1.997 |
% | 52,4% | 47,6% | 100,0% | |
Totale | n. | 8.139 | 7.995 | 16.134 |
% | 50,4% | 49,6% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
Tabella 14 - Dottorandi per classi età (cicli 2021-2022).
Fonte finanziamento | Classi di Età | |||||||
00-00 | 00-00 | 00-00 | 00-00 | 00-00 | 00-00 | TOTALE | ||
Altro | n. | 1.842 | 7.053 | 1.837 | 432 | 250 | 53 | 11.467 |
% | 16,1% | 61,5% | 16,0% | 3,8% | 2,2% | 0,5% | 100,0% | |
PNNR | n. | 415 | 1.621 | 427 | 125 | 67 | 15 | 2.670 |
% | 15,5% | 60,7% | 16,0% | 4,7% | 2,5% | 0,6% | 100,0% | |
PON RI | n. | 265 | 1.261 | 317 | 95 | 48 | 11 | 1.997 |
% | 13,3% | 63,1% | 15,9% | 4,8% | 2,4% | 0,6% | 100,0% | |
Totale | n. | 2.522 | 9.935 | 2.581 | 652 | 365 | 79 | 16.134 |
% | 15,6% | 61,6% | 16,0% | 4,0% | 2,3% | 0,5% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
Non ci sono state fornite informazioni sulla nazionalità dei dottorandi, ma soltanto sulla loro residenza. In questo caso, almeno negli Atenei che hanno inviato i dati, la quota di dottorandi provenienti dall’estero, nel caso dei dottorati Xxxxx e Innovazione del PON, è dell’8%, a fronte di una percentuale superiore al 10% per l’insieme degli altri dottorati, differenze non evidentissima, ma comunque significativa. Ancora maggiore la presenza di studenti di dottorato proveniente dall’estero nel caso del PNRR (11%).
Tabella 15 - Dottorandi per residenza (cicli 2021-2022).
Fonte finanziamento | Residenza | ||||
Estero | Italia | n.d. | TOTALE | ||
Altro | n. | 1.138 | 10.059 | 270 | 11.467 |
% | 9,9% | 87,7% | 2,4% | 100,0% | |
PNNR | n. | 293 | 2.334 | 43 | 2.670 |
% | 11,0% | 87,4% | 1,6% | 100,0% | |
PON RI | n. | 160 | 1.804 | 33 | 1.997 |
% | 8,0% | 90,3% | 1,7% | 100,0% | |
Totale | n. | 1.591 | 14.197 | 346 | 16.134 |
% | 9,9% | 88,0% | 2,1% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
Per valutare il peso del PON sul totale dei nuovi dottorandi degli ultimi due anni, abbiamo dovuto ricorrere a una distribuzione per area disciplinare dei corsi di dottorato in base al loro titolo. La categorizzazione non ha alcuna pretesa di oggettività, i dottorati non seguono una classificazione per aree disciplinari e in molti casi interessano più settori e quindi la nostra è stata una forzatura, resa necessaria da un’informazione più oggettiva, ma che deve essere considerata soltanto un’approssimazione personale e soggetta a errori. Considerata la finalità di questa elaborazione, nell’impossibilità di classificarli altrimenti, abbiamo ritenuto opportuno aggiungere alle 14 aree disciplinari, altre due categorie, la prima “Ricerca e Metodi”, comprende corsi di dottorato con un esplicito riferimento a tematiche trasversali alle diverse aree di ricerca, e la seconda “Transizione ecologica e Ambiente”, che comprende un gran numero di corsi di dottorato multidisciplinari, con un riferimento diretto alle tematiche Green.
L’analisi dei dati evidenzia che il PON – in modo non sorprendente ha un peso relativo maggiore nelle aree delle scienze chimiche e biologiche, nonché nelle aree ingegneristiche. Meno prevedibile, forse è il grande peso del PON sul complesso dei dottorati nell’area giuridica, che dimostra, come vedremo più avanti, come il PON abbia saputo attivare su temi Green e Innovazione anche aree disciplinari tradizionalmente meno presenti su questi temi. Da notare, infine, che nell’area “Transizione ecologica e ambiente il peso del PON appare meno rilevate di quanto ci potremmo aspettare da un programma con un vincolo tematico specifico sul tema Green.
Tabella 16 – Dottorandi per Aree disciplinari (cicli 2021-2022).
Area Disciplinare | Fonte finanziamento | |||
Altro | PNNR | PON RI | Totale | |
Scienze matematiche e informatiche | 69,9% | 22,1% | 8,0% | 100,0% |
Scienze fisiche | 80,6% | 11,7% | 7,7% | 100,0% |
Scienze chimiche | 60,6% | 21,1% | 18,3% | 100,0% |
Scienze della terra | 70,7% | 17,9% | 11,4% | 100,0% |
Scienze biologiche | 70,1% | 13,6% | 16,3% | 100,0% |
Scienze mediche | 77,4% | 12,5% | 10,1% | 100,0% |
Scienze agrarie e veterinarie | 63,0% | 20,3% | 16,7% | 100,0% |
Ingegneria civile e Architettura | 67,5% | 15,8% | 16,7% | 100,0% |
Ingegneria industriale e dell'informazione | 69,3% | 18,2% | 12,5% | 100,0% |
Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche | 79,7% | 12,4% | 7,9% | 100,0% |
Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche | 75,8% | 12,1% | 12,0% | 100,0% |
Scienze giuridiche | 70,2% | 15,7% | 14,1% | 100,0% |
Scienze economiche e statistiche | 71,4% | 16,5% | 12,2% | 100,0% |
Scienze politiche e sociali | 78,8% | 11,5% | 9,8% | 100,0% |
“Ricerca e Metodi” | 54,0% | 36,8% | 9,2% | 100,0% |
“Transizione Ecologica e Ambiente” | 61,4% | 28,1% | 10,5% | 100,0% |
TOTALE | 71,1% | 16,5% | 12,4% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
Maggiori differenze emergono dal confronto per genere degli RTDA, ma in questo caso la presenza di ricercatrici nell’ambito dei contratti PON è inferiore rispetto a quella dei contratti RTDA del PNRR e di quelli ex PNR DM 737, anche se i numeri inferiori di queste due fonti di finanziamento possono rendere statisticamente non rilevanti le differenze emerse.
Tabella 17 - RTDA per genere (inizio contratto 2021-2022).
Fonte finanziamento | Genere | |||
F | M | TOTALE | ||
Altro | n. | 965 | 1.259 | 2.224 |
% | 43,4% | 56,6% | 100,0% | |
PNR DM 737/21 | n. | 134 | 120 | 254 |
% | 52,8% | 47,2% | 100,0% | |
PNNR | n. | 84 | 87 | 171 |
% | 49,1% | 50,9% | 100,0% | |
PON RI | n. | 660 | 781 | 1.441 |
% | 45,8% | 54,2% | 100,0% | |
Totale | n. | 1.843 | 2.247 | 4.090 |
% | 45,1% | 54,9% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
Per quanto riguarda l’età dei ricercatori, i dati presentati nella Tabella seguente, mostrano in maniera abbastanza evidente che il PON ha contribuito in maniera significativa a contrattualizzate ricercatori di età più giovane rispetto alle altre fonti di finanziamento: il 49,2% dei ricercatori tempo determinato del PON avevano meno di 35 anni all’inizio del triennio di contratto, contro il 39,4 dei restanti RTDA. Un risultato sicuramente positivo, determinato probabilmente dal rilevante peso percentuale delle posizioni messe a bando dal PON rispetto al totale, che ha determinato una certa difficoltà, di cui si tratterà più avanti, nel trovare candidati idonei e la conseguente possibilità di accesso anche per i ricercatori più giovani.
Tabella 18 - RTDA per età (inizio contratto 2021-2022).
Fonte finanziamento | Classi di Età | ||||||
00-00 | 00-00 | 00-00 | 00-00 | 50-65 | TOTALE | ||
Altro | n. | 133 | 719 | 795 | 494 | 83 | 2.224 |
% | 6,0% | 32,3% | 35,7% | 22,2% | 3,7% | 100,0% | |
PNR DM 737/21 | n. | 21 | 92 | 73 | 59 | 9 | 254 |
% | 8,3% | 36,2% | 28,7% | 23,2% | 3,5% | 100,0% | |
PNNR | n. | 18 | 61 | 61 | 28 | 3 | 171 |
% | 10,5% | 35,7% | 35,7% | 16,4% | 1,8% | 100,0% | |
PON RI | n. | 122 | 586 | 451 | 251 | 31 | 1.441 |
% | 8,5% | 40,7% | 31,3% | 17,4% | 2,2% | 100,0% | |
Totale | n. | 294 | 1.458 | 1.380 | 832 | 126 | 4.090 |
% | 7,2% | 35,6% | 33,7% | 20,3% | 3,1% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
Nel caso dei contratti RTDA i dati sulla residenza sono più difficili da interpretare, sia perché i numeri sono molto ridotti, sia perché nel numero dei ricercatori residenti all’estero possono essere compresi anche ricercatori italiani, che hanno utilizzato questa opportunità per rientrare dopo aver fatto un’esperienza lontano dall’Italia. Tra i ricercatori residenti in Italia rientrano poi anche stranieri che hanno ottenuto la laurea o il titolo di dottore di ricerca nel nostro paese.
In ogni caso, il numero molto basso di ricercatori provenienti dall’estero contrasta parzialmente con l’opinione, emersa durante i focus group e le interviste, che sia stato talvolta necessario ricorrere a
ricercatori stranieri per coprire posizioni che altrimenti rischiavano di non trovare candidati qualificati sufficienti. Con il rischio, di cui parleremo più avanti, di un investimento da parte delle università e delle imprese, che non riesce a trasferire sul territorio i suoi impatti attesi.
Tabella 19 - RTDA per residenza (inizio contratto 2021-2022).
Fonte finanziamento | Residenza | ||||
Estero | Italia | n.d. | TOTALE | ||
Altro | n. | 59 | 2.164 | 1 | 2.224 |
% | 2,7% | 97,3% | 0,0% | 100,0% | |
PNR DM 737/21 | n. | 1 | 253 | 0 | 254 |
% | 0,4% | 99,6% | 0,0% | 100,0% | |
PNNR | n. | 15 | 154 | 2 | 171 |
% | 8,8% | 90,1% | 1,2% | 100,0% | |
PON RI | n. | 24 | 1.417 | 0 | 1.441 |
% | 1,7% | 98,3% | 0,0% | 100,0% | |
Totale | n. | 99 | 3.988 | 3 | 4.090 |
% | 2,4% | 97,5% | 0,1% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
L’articolazione per aree disciplinari ha fatto emergere differenze notevoli e in parte inattese, che comunque riflettono in gran parte le stesse dinamiche descritte per i dottorati, come il grande peso del PON, maggiore rispetto a quello delle altre fonti dell’area giuridica, e quello relativamente minore delle scienze mediche e di quelle matematiche e informatiche; mentre più prevedibile è quanto il PON abbia rafforzato la disponibilità di contratti RTDA in aree come Ingegneria, Chimica e Scienze della terra, con un peso minore negli studi umanistici.
Tabella 20 - RTDA per Aree disciplinari (inizio contratto 2021-2022).
Area Disciplinare | Fonte finanziamento | Totale | |||
Altro | PNR DM 737/21 | PNNR | PON RI | ||
Ingegneria civile e Architettura | 52,3% | 2,9% | 1,6% | 43,1% | 100,0% |
Ingegneria industriale e dell'informazione | 53,1% | 2,8% | 2,5% | 41,6% | 100,0% |
Scienze agrarie e veterinarie | 47,4% | 8,8% | 5,3% | 38,6% | 100,0% |
Scienze biologiche | 44,8% | 9,6% | 9,3% | 36,3% | 100,0% |
Scienze chimiche | 42,7% | 6,2% | 8,7% | 42,3% | 100,0% |
Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche | 58,7% | 10,1% | 5,7% | 25,5% | 100,0% |
Scienze della terra | 48,8% | 2,5% | 6,3% | 42,5% | 100,0% |
Scienze economiche e statistiche | 55,5% | 6,5% | 1,4% | 36,6% | 100,0% |
Scienze fisiche | 51,4% | 4,6% | 8,3% | 35,6% | 100,0% |
Scienze giuridiche | 45,2% | 8,0% | 0,5% | 46,3% | 100,0% |
Scienze matematiche e informatiche | 61,8% | 7,3% | 2,1% | 28,8% | 100,0% |
Scienze mediche | 66,0% | 5,5% | 2,8% | 25,7% | 100,0% |
Scienze politiche e sociali | 54,1% | 9,8% | 1,5% | 34,6% | 100,0% |
Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche | 60,9% | 6,9% | 5,3% | 26,9% | 100,0% |
TOTALE | 54,4% | 6,2% | 4,2% | 35,2% | 100,0% |
Fonte: elaborazioni del valutatore su dati provenienti da indagine ad-hoc.
8.2 Comprensione e condivisione delle differenze con i percorsi tradizionali
Il PON, con le Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 si propone di ampliare la platea dei beneficiari - con il vincolo tematico della coerenza con le aree Green e Innovazione - di borse finalizzate al conseguimento del titolo di Dottore di Ricerca e contratti per Ricercatori a Tempo Determinato di Tipo A, due distinte figure che preesistevano e continuano ad esistere anche con altre fonti di finanziamento.
Non potendo ancora valutare i risultati di queste azioni nel medio lungo periodo, o comunque al termine del triennio previsto per entrambe le tipologie di intervento, soprattutto con l’utilizzo della metodologia dei focus group, integrati da alcune interviste e dai dati del sistema gestionale e di quelli raccolti mediante le diverse indagini realizzate, si è cercato di far emergere alcune caratteristiche peculiari dei dottorati e dei contratti RTDA finanziati dal PON RI, rispetto a quelli tradizionali.
È importante notare che, come già detto nelle pagine precedenti, nel periodo immediatamente successivo all’avvio di quanto previsto dai DM 1061 e 1062, è intervenuto il PNRR, che prevede il finanziamento di un gran numero di borse di dottorato, che in parte hanno gli stessi obiettivi e le stesse caratteristiche di quelli dell’Asse 4 del PON. Il tema del PNRR è emerso più volte durante le interviste e i focus group, ma non era lo scopo di questa valutazione approfondirne l’esame e quindi non sarà affrontato direttamente, anche se dal punto di vista dei diversi attori, imprese e atenei, il PON e il PNRR sono due programmi assimilabili e molte delle considerazioni proposte sono state elaborate anche alla luce dell’esperienza PNRR in corso.
Dopo aver rapidamente – nel capitolo precedente - descritto le caratteristiche dei dottorandi e dei ricercatori e dei rispettivi percorsi di ricerca, nelle prossime pagine si cercherà di riassumere la grandissima mole di spunti, riflessioni, valutazioni e anche qualche osservazione critica, che sono emerse dagli interventi delle quasi 200 persone – dottorandi e ricercatori, tutor accademici e docenti, referenti amministrativi, imprenditori e referenti aziendali – che hanno partecipato ai focus group e a cui si aggiungono alcune riflessioni “esemplari” dei tanti stakeholder che sono stati coinvolti nelle attività di valutazione.
8.2.1 Specificità degli obiettivi.
Il primo punto è che, anche se, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, le borse di dottorato e i contratti RTDA si rivolgono alla stessa platea di beneficiari, con ambiti di ricerca in parte sovrapponibili a quelli delle borse e dei contratti “tradizionali”, è chiaro però che gli obiettivi dell’Asse 4 del PON, e in modo particolare dei decreti 1061 e 1062, sono però in parte diversi di quelli dei dottorati e dei RTDA “normali”, così come lo sono le regole, i tempi, i vincoli. È quindi importante valutare se e quanto queste specificità erano chiare prima dell’avvio dell’attività e se sono state comprese e condivise.
Allora sarò onesto, chiaramente non sempre, queste dinamiche - forse per mia mancata voglia di sapere esattamente tutto perfettamente - ma anche a livello di comunicazione non sempre erano chiare. Secondo me non arrivano a uno studente che si trova un po’ in mezzo a un programma che non conosce, con regole che continuamente cambiano e quindi un po’ questa cosa ci lascia un po’ spiazzati.
A volte non sappiamo neanche bene a cosa andiamo incontro, certamente non sapevamo cosa avremmo avuto in più, cosa avremo perso.
Dottorando – Università di Trieste
Per l'appunto eravamo i primi, quindi non si sapeva neanche tutto l'aspetto burocratico era tutto molto fumoso e tante cose le abbiamo scoperte in itinere, anche a nostre spese.
RTDA - Università di Milano
Queste parole rendono bene la difficoltà che i dottorandi, i ricercatori, ma in parte anche i referenti scientifici e amministrativi hanno trovato nel mettere a fuoco le specificità di questi percorsi e anche da parte dei referenti scientifici (docenti, tutor,…) il PON è stato visto come un’opportunità per sviluppare progetti o contatti esistenti, nella maggior parte dei casi; o per incentivare l’apertura di linee di ricerca nuove, soprattutto in settori disciplinari meno abituati a lavorare con le imprese e la scelta delle due aree tematiche Green e Innovazione in questo senso “è stata molto, molto vincente”, ma da un punto di vista operativo il quadro di riferimento è stato compreso poco a poco.
Noi abbiamo proprio accettato di farci guidare dall'azienda, (…) Ho ragionato con l'azienda prima di confezionare il progetto sull'obiettivo di utilità sociale che l'azienda ci ha prospettato e abbiamo incanalato la ricerca in quella direzione. Devo dire la cosa forse non facilissima e per il nostro contesto accademico, spiegare a uno che fa l'Accademia dal punto di vista giuridico, che non è che deve andare a partire dai libri negli anni 20 per spiegarci tutta l'analisi di chi ha scritto prima di noi, ma che invece deve guardare in avanti, per cui veramente io penso sia per noi prevalentemente una questione di metodo, cioè, è un metodo che ci di studio, che parte dalle esigenze dell'azienda, che non è un metodo che i giuristi di solito utilizzano (…). Quindi ci avvicina di più al comparto delle scienze che ragionano a partire da un'ipotesi di utilità di un risultato. E quindi noi abbiamo fatto un lavoro. L'azienda ha un bisogno, abbiamo aiutato a capire meglio quel bisogno. Poi abbiamo costruito un progetto di ricerca e poi hanno cercato di spiegare al ricercatore che la sua sarebbe stata un'attività diversa da quella del ricercatore tradizionale.
Docente – Università di Milano (RTDA)
Un tema che verrà approfondito più avanti è quello delle diverse prospettive che hanno davanti i ricercatori rispetto ai dottorandi, con i primi che possono cogliere le opportunità dei contratti come un arricchimento delle loro competenze, ma con un ridotto interesse per un futuro nel mondo delle imprese; mentre i futuri dottori di ricerca, che si trovano ancora in uno stadio embrionale del loro percorso professionale, sembrano più disposti a condividere l’obiettivo di acquisire competenze e fare esperienze utili a sviluppare la capacità di essere un ponte tra ricerca pubblica e imprese, competenze ed esperienze che possano magari tradursi in esiti occupazionali che valorizzino il loro titolo, tanto che i dottorandi in molti casi hanno deciso di fare domanda proprio per la possibilità di lavorare all’interno del mondo delle imprese.
Io faccio il ricercatore, quindi sono attivo all'interno dell'Università e alterno la mia attività di ricerca con quella che è tipica di un'azienda, il che è fantastico da un punto di vista concettuale, anzi in una prospettiva utopistica dell'attività di un ricercatore, ci dovrebbe essere sempre questo impegno al 50%, soprattutto in alcuni ambiti di ingegneria.
Ricercatore – Università di Padova
Da questo punto di vista, adesso, di fatto è un'opportunità bella da cogliere, utile per tante questioni, perché comunque è un contratto come universitaria, quindi una cosa importante però di fatto resta un'opportunità in questo momento legata a un tempo e uno spazio. Sarebbe importante che ci fosse una continuità in questo senso, soprattutto per poter disporre di fondi
da utilizzare anche nell'ambito del progetto, perché sia le aziende che i ricercatori possono contribuire a loro modo al progetto.
Ricercatrice - Università di Padova
E anche dal punto di vista dei docenti il tema delle prospettive future dei dottorandi e dei ricercatori pone alcuni dubbi. In particolar modo, le Università vedono questi percorsi come un investimento, anche se finanziato in modo prevalente dal PON, e non sempre condividono l’idea di formare ricercatori che poi vadano a lavorare in impresa, lasciando i gruppi di ricerca senza risorse umane preziose.
Se alla fine del III anno un RTDA PON va nella direzione dell’assunzione impresa è un successo
per il PON?
E per l’Università?
Docente – Università di Napoli (RTDA)
8.2.2 Lavorare insieme.
Da un punto di vista degli Atenei le differenze sono emerse fin dalla fase di progettazione, nel senso che con il dottorato tradizionale il candidato presenta un suo progetto, mentre in questo caso è stato necessario andare a definire delle linee di sviluppo molto più specifiche, che andassero nelle direzioni richieste della sostenibilità e dell’innovazione e su questo indirizzo, poi, ogni candidato ha potuto sviluppare un suo percorso di ricerca. Questo ha permesso di “vedere due facce della stessa medaglia: c’è stata commistione tra la progettazione dell’azienda e la ricerca dell’università”.
Una commistione che è considerato un arricchimento anche da parte delle aziende, che lavorando in collaborazione con le Università vedono confluire nel progetto il loro background scientifico e la loro esperienza di ricerca e dall’altra parte:
il progetto stesso porta degli elementi che magari durante la ricerca accademica uno non coglie subito e quindi c'è una sorta di commistione tra quello che è l'ambito della produzione di cui si occupa l'azienda e quello che è l'ambito scientifico dell'università, e questo sicuramente diventa un beneficio perché si può avere anche una visione più ampia rispetto a quello che è il tipico approccio solo di ricerca, si possono guardare anche ai risultati finali.
Quindi anche da questo punto di vista la collaborazione, oltre che da un punto di vista professionale e personale, diventa molto utile anche a livello di ricerca. proprio perché c'è una sinergia tra l'università e l'azienda che non ostacola quelli che sono i due percorsi, ma diventa un unico e più ampio percorso, diciamo parallelo e integrato.
Impresa
Quando abbiamo fatto la domanda per questo dottorato sapevamo di ritrovarci davanti questo scambio tra l'azienda e l'università e contribuire, all'avvicinamento di queste due realtà. Per me era una cosa positiva, personalmente molto positiva e mi fa piacere sentire che, sia da parte delle università, sia da parte delle aziende, anche nel nostro caso si è instaurata una vera e propria collaborazione e c’è un progetto a cui stiamo lavorando insieme.
Dottoranda – Università delle Marche
Uno dei motivi per cui ho intrapreso questo percorso era per la vicinanza con l'azienda. Vivere solo l'università magari poteva essere un'esperienza molto positiva, ma questa possibilità è sicuramente qualcosa in più, quindi l’ho veramente vissuta come un'esperienza professionale e personale positiva e credo che entrare in azienda tramite questo percorso mi permette anche di vedere due facce della stessa medaglia, che molto spesso non si ha il privilegio di guardare. Ricercatore
Oltre ai risultati concreti della ricerca, della collaborazione su un progetto specifico, è importante sottolineare che di queste esperienze alle aziende spesso rimane un’esperienza diretta del “metodo scientifico”, il toccare con mano che la competenza e l’esperienza di un ricercatore può trasferirsi anche al personale interno, al modo con cui si affronteranno i problemi e si faranno le scelte in futuro.
Banalmente, come si affronta la tematica e come la si approfondisce, che tipo di lavoro si fa sull'interpretazione, cioè come si discute l'argomento, quindi sicuramente quello che lui lascerà sarà un po’ di metodo, un po’ di insegnamento, perché non dimentichiamoci che poi, arrivando da un percorso universitario post laurea, in questo si contraddistingue rispetto a chi non ha fatto lo stesso percorso.
Impresa – Università delle Marche (collaborazione dottorati)
8.2.3 Esclusività del contratto.
Uno degli aspetti che ha reso più evidente ai ricercatori, ma anche a tutti gli altri attori, la specificità dei contratti PON è però un aspetto negativo – che vedremo in un prossimo paragrafo in dettaglio: l’impossibilità di integrare l’attività di ricerca nell’ambito del PON con la partecipazione ad altri progetti. Questo limite non solo non è condiviso da nessuno degli attori coinvolti, ma ha creato qualche situazione spiacevole perché nella maggior parte dei casi è stato ignorato o sottovalutato dai ricercatori ma anche dai docenti e dagli uffici degli Atenei, che si sono trovati a gestire un problema non previsto.
Il fatto di dover rendicontare al 100% sul PON è sicuramente un problema e magari saperlo prima sarebbe stato utile, ma lì forse è stata mia noncuranza o ignoranza, o forse i tempi stretti, ma il fatto che io non posso neanche comparire come persona senza la valorizzazione economica in un qualsiasi altro progetto di ricerca, anche inerente al tema della ricerca PON è un po’ limitante e soprattutto introduce una distinzione tra RTDA di “prima classe” con contratti finanziati dall'ateneo e RTDA di “seconda classe”, con contratti finanziati dal PON, che hanno regole più limitanti che impattano anche sul loro futuro.
Ricercatore – Università di Bologna
8.2.4 Sviluppo di attività didattiche ad-hoc per i corsi di dottorato.
I percorsi dottorali, a differenza dei contratti dei ricercatori, sono, anche nella declinazione che ne ha fatto il PON RI nella riprogrammazione REACT-EU, dei percorsi formativi, che si concludono con il conseguimento del titolo di Dottore di ricerca e prevedono una componente didattica, concentrata in genere nel primo anno, che ha l’obiettivo di ampliare e approfondire le conoscenze dei dottorandi e di permettere loro di produrre un lavoro di ricerca (la tesi) che abbia una sua originalità.
I dottorati PON hanno però, come si è detto più volte, obiettivi in parte diversi, o sarebbe meglio dire più ampi, nella loro proiezione verso il mondo delle imprese. Questi differenti obiettivi potrebbero richiedere uno sforzo di adattamento ai dottorandi, che si trovano a confrontarsi con un modo diverso
di lavorare, che necessita di un approccio nuovo e competenze di cui non sempre dispongono i giovani appena usciti dall’Università. Nei focus group è stato quindi discusso se le imprese abbiano rilevati uno specifico fabbisogno di competenze e se – ed eventualmente come - la progettazione dei corsi di dottorato si sia adattata alle diverse sfide del PON.
In genere, si è riscontrato che i corsi di dottorato prevedono già una grande flessibilità nella scelta dei contenuti didattici e seminariali seguiti dai dottorandi e che raramente la collaborazione con le aziende ha richiesto una riprogettazione specifica di questa offerta. Anche se, naturalmente, soprattutto perché la didattica in genere si concentra all’inizio del triennio, prima quindi del periodo in azienda, è possibile che non ci sia stato il tempo e l’occasione per tradurre eventuali esigenze, sia da parte dei dottorandi che delle aziende, in contenuti didattici ad hoc.
Direi di no perché il programma è stato sviluppato nella prima parte con una serie di seminari obbligatori sostanzialmente per tutti e poi su una serie di lezioni di tipo elective che ogni dottorando poi sceglieva in funzione di quella che era la sua destinazione nell'ambito dell'attività in aziende e nel contesto del suo percorso di ricerca.
Tutor – Università di Trieste
Questo non vuol dire che in alcuni casi, anche se l'offerta formativa era già piuttosto vasta e (tutti) gli studenti potevano scegliere fra molti corsi, non ci sia stato spazio per offrire una formazione più “appropriata” agli studenti di dottorato PON, dando loro la possibilità comunque di seguire corsi liberamente individuati, in altri dipartimenti universitari, ma anche all'estero, con l’obiettivo che questa specializzazione internazionale venisse comunque riconosciuta tramite crediti e che la formazione scelta fosse davvero la più adatta ad accrescere le competenze necessarie alla ricerca.
In una prospettiva futura nel contesto di un rapporto con il mondo delle imprese che non riguardi soltanto i dottorati in collaborazione, è stato però suggerito che potrebbero essere creati momenti strutturati di incontro, nei quali le aziende possano esprimere le loro esigenze formative, anche alla luce delle esperienze passate e con una particolare attenzione alla capacità di lavorare in modo più operativo e alla formazione dello studente in senso complessivo, perché, le aziende lo hanno sottolineato spesso, le competenze scientifiche devono sempre conciliarsi con le capacità di trasferire le conoscenze in risultati. Quindi è necessaria anche una grande attenzione al rispetto dei tempi che è collegata a una capacità di organizzazione delle fasi del lavoro.
Ecco perché, ad esempio, spesso quando abbiamo degli incontri con le aziende, anche nell'ambito dei corsi di laurea, gli imprenditori sottolineano la necessità di formare gli studenti anche per quanto riguarda le soft skills, con conoscenze e competenze trasversali che non necessariamente sono tipiche di un percorso di dottorato.
Docente - Università delle Marche
Io ne parlavo proprio poc'anzi col coordinatore della scuola di dottorato, che pensavo sarebbe utile che almeno i rappresentanti dei cluster delle imprese locali venissero a fare qualche seminario di comunicazione inerente alle aree in cui hanno particolari esigenze, dove hanno uno specifico desiderio di innovare, perché questo potrebbe essere utile proprio in generale alle scuole di dottorato e stimolerebbe moltissimo le nostre proposte.
Docente - Università delle Marche
8.3 Opportunità
8.3.1 Competenze trasversali e doppia committenza.
Nelle pagine precedenti, sono state introdotte alcune specificità degli obiettivi delle azioni PON – e della loro percezione e condivisione da parte dei diversi stakeholder - e delle regole di funzionamento di questi strumenti. Nel corso dei focus group sono emersi però alcuni aspetti peculiari dei dottorati e dei contratti RTDA in collaborazione con le imprese, che nella maggior arte dei casi costituiscono un valore aggiunto positivo, ma che talvolta hanno sollevato dei problemi.
Tra le caratteristiche più rilevanti deve essere ricordata la multidisciplinarietà e la trasversalità delle competenze, che dovrebbe caratterizzare il lavoro in azienda e che si collega anche con la necessità di confrontarsi con una doppia committenza: universitaria e aziendale, con punti di vista e aspettative diverse. Questa pluralità di obiettivi e di competenze dovrebbe trovare una risposta anche nella possibilità di avere una pluralità di tutor accademici, che sappiano seguire il ricercatore anche quando si deve confrontare con problemi o ambiti diversi da quelli della sua specializzazione, superando l’eccessiva specializzazione di taluni percorsi di ricerca.
Gli RTDA PON si distinguono dagli altri per la loro multidisciplinarietà, per essere smart in quanto hanno due committenti, con compiti ulteriori legati anche alla disseminazione. Hanno più vincoli di “risultato” per il loro rapporto con le imprese, risultato che talvolta deve avvenire prima della conclusione del terzo anno, deve quindi esserci una certa efficacia di ricerca, cosa che in una situazione normale spesso non c’è. Inoltre questa specificità deve essere supportata anche dal gruppo di ricerca nell’ambito dell’università.
Docente – Università di Milano
La relazione con due committenti completamente diversi, cioè il committente accademico e il committente privato, richiede anche una skill diversa da quella che ha un ricercatore normale, che può essere anche una persona che non vede nessuno per tre anni. Il ricercatore PON deve essere, fatemi dire, più smart, per capirci, deve essere uno flessibile anche in termini relazionali. Docente - Università di Bari
L'ambizione del dottorando, attualmente nelle scuole di dottorato, è quella di portare contributi ai congressi, di pubblicare su riviste internazionali eccetera. L'obiettivo dell'impresa e spesso comunque, non solo fare una strategia innovativa, ma innovare velocemente a basso costo. Un prodotto e questa diversa prospettiva non è detto che non sia molto utile anche nell’attuare delle strategie di ricerca, quindi dal punto di vista del dottorando. Io penso che il periodo in industria sia una possibilità di crescita ulteriore rispetto agli altri dottorandi, che non sono in questo programma specifico.
Tutor dottorato – Università delle Marche
Aggiungo il tema della trasversalità, nel senso che ad oggi forse, associare il dottorato a un unico tutor è un po’ sbagliato - soprattutto in un percorso di un dottorato industriale ormai c'è bisogno di una trasversalità di competenze, cioè non c'è solo l'elettronica, ma l'elettronica, un po’ meccanica, un po’ robotica… e così via.
Docente - Università di Bari
Io credo che sicuramente dipende anche da come il tutor imposta il percorso, da una serie di fattori. Sicuramente però nel mio caso credo che sia stata data la giusta importanza all'aspetto aziendale, è stato tutto pensato e la ricerca è stata effettuata per un'ottimizzazione dei risultati a livello industriale, quindi le scelte sono state mirate in tal senso.
Per quanto riguarda la parte accademica, sicuramente c'è anche una parte accademica importante che ci tiene impegnati, quindi penso che riusciamo a fare entrambe le cose.
Si è tentato di bilanciare le due cose e quindi salvaguardare, introdurre se vogliamo, quella attenzione verso le esigenze industriali, che magari in un dottorato tradizionale, dove non c'erano rapporti con le aziende, non veniva considerato. Quindi magari il punto di vista delle imprese non veniva molto considerato, mentre in questo dottorato ovviamente ci si confronta e si ascolta.
Dottorando – Università della Basilicata
8.3.2 Orientamento al risultato.
Un aspetto fondamentale del lavoro con le aziende è il maggior orientamento al risultato. Questo non significa che la ricerca accademica non abbia l’obiettivo di fare innovazione, ma, che, soprattutto per quanto riguarda il percorso dottorale e il lavoro dei ricercatori, l’obiettivo principale è l’acquisizione di metodi, di strumenti, di conoscenze, che dovranno costituire la base delle future attività professionali; mentre le aziende, per loro natura, hanno una maggiore attenzione al punto di arrivo di queste collaborazioni, che sia lo sviluppo di un prodotto, di una metodologia, o anche solo un ampliamento delle conoscenze su un particolare problema o argomento.
Quindi io credo che la ricaduta sia positiva, non solo per quello che può essere il tessuto produttivo, perché diciamo chiaramente il coinvolgimento del tessuto produttivo locale è importante, però penso anche per la nostra attività di ricerca che in alcuni casi, e grazie a queste misure si è orientata su attività che possono avere risvolti applicativi. Certo, senza dimenticare che il dottorato di ricerca, è sempre dottorato di ricerca, quindi in qualche modo il nostro obiettivo è sempre quello di produrre nuovi risultati di ricerca. La sfida è quella di farlo insieme alle aziende e naturalmente questo è un percorso virtuoso.
Coordinatore di corso di Dottorato – Università di Bari
Quindi diciamo che c'è stata una condivisione dei metodi di lavoro ma anche una consapevolezza della diversità tra gli obiettivi che ha il mondo della ricerca e gli obiettivi che ha il mondo dell'impresa. E questo è stato anche importante perché ha fatto sì che poi il dottorando si rendesse conto che, a seconda delle finalità, i mezzi a disposizione e la strategia di per cui si riusciva ad acquisire certi mezzi fossero diversi.
Tutor dottorato – Università delle Marche
8.3.3 Essere “dentro” l’impresa.
Il rapporto con le aziende è importante non soltanto perché aiuta i ricercatori a prendere coscienza delle sfide che l’innovazione porta quando deve tradursi in risultati concreti e misurabili in tempi brevi, ma anche perché prevede un periodo, in genere di 6 mesi, in cui dottorandi e ricercatori possono fare esperienza diretta di come le imprese lavorano, di quelli che sono i rapporti professionali e personali, il linguaggio e i punti di vista di chi si confronta quotidianamente con l’obiettivo di “produrre un utile economico”.
Forse la differenza che la nostra azienda tende a fare ricerca più applicata di quella che si fa in università, ma proprio per questo beneficia molto da una collaborazione con chi ha il tempo e gli strumenti di approfondire maggiormente gli aspetti teorici e questo appunto, diciamo con
C. è stato subito assolutamente naturale.
Impresa – Università di Padova
Noi abbiamo avuto effettivamente questa opportunità di testare questa esperienza abbastanza lunga che il dottor B ha fatto da noi e devo dire che ci ha permesso innanzitutto di vivere la vita aziendale completamente. Perché poi si è integrato perfettamente all'interno del team e quindi di fatto con tutte le regole e le interconnessioni. Anche perché partecipava come un dipendente a tutti i gruppi di lavoro, alle riunioni anche un po’ più di alto livello.
E un'opportunità secondo me per i giovani molto molto utile perché ovviamente dal mondo da Accademia rispetto all'azienda ci sono delle dinamiche, talvolta un po’ strane che ovviamente se uno le vive le capisce subito che comprende, nel bene e nel male.
Noi abbiamo deciso di fare della formazione interna per i miei colleghi dell'azienda, nella fattispecie abbiamo preso tutta la supply chain. Xxx, l’abbiamo fatto con tre relatori giovani, quindi io ho fatto solo l'introduzione. Il resto l’ho lasciato ai miei collaboratori. Uno dei tre era M, che ha presentato i suoi studi di ricerca del dottorato, i risultati, e ha dovuto farlo davanti a un pubblico di 80, 90 persone, che non avevano il suo stesso background, è stato anche per lui un momento formativo.
Impresa – Università di Trieste (Dottorati)
Il fatto che io provenissi in qualche modo dal mondo accademico, suscitava anche molta curiosità, ho trovato grande disponibilità da parte anche dei dipendenti, che magari possono avere una visione, più pratica, più legata a questioni operative che comunque vanno risolte in breve tempo. Il fatto di avere questo punto di vista, magari di un giovane che sta studiando certe tematiche li ha stimolati e ho trovato molta curiosità da parte dei miei colleghi e la curiosità di sapere, di darmi degli incarichi, magari diversi da quelli previsti dal progetto, perché potevo essere utile anche su temi inaspettati.
Dottorando – Università di Trieste
8.3.4 Apertura a un mondo nuovo.
Il PON, con il suo focus tematico vincolante e contemporaneamente la possibilità di partecipare aperta a tutti i dipartimenti, ha stimolato il coinvolgimento anche dei dipartimenti che tradizionalmente non erano attivi sui temi green o innovazione, consentendo di sviluppare, in alcuni casi per la prima volta, una progettualità innovativa e un rapporto di collaborazione con le imprese su queste tematiche.
Sono sociologo, dichiaro la mia colpa e quindi è uno di quei campi in cui non esistono dei percorsi strutturati e per certi versi, quindi questo tipo di misure ci ha permesso di aprirci a un modo di lavorare che fino ad oggi, certamente a livello dipartimentale era poco considerato. Docente – Università di Bologna (RTDA)
Come suggerito da un docente, non è così sorprendente vedere come ci sia stata una “reinterpretazione”, da parte di tutti gli attori coinvolti, referenti scientifici e amministrativi, di quelli che erano gli obiettivi della policy, utilizzando vincoli e incentivi per spingere tutti i dipartimenti e i
gruppi di ricerca a sviluppare un rapporto strutturato con il mondo aziendale. Non essendoci un vincolo di destinazione a un dipartimento piuttosto che a un altro, sono state assegnate borse e contratti in tutte le aree disciplinari.
In realtà c'è stato un grosso lavoro anche nella distribuzione delle posizioni da ricercatore, anche da parte di dipartimenti che potevano sembrare lontani dai due ambiti e che invece hanno trovato spazio.
Referente amministrativo RTDA
8.3.5 Impatto sui gruppi di ricerca e sulle imprese.
In diversi casi, è stata sottolineata la permeabilità e l’osmosi all’interno dei gruppi di ricerca, dove la presenza di uno o più ricercatori PON- questo aspetto è meno evidente per i dottorati – permette a tutto il gruppo di ricerca di avere un impatto positivo, in termini di comprensione dei problemi, di sviluppo di metodologie più orientate al raggiungimento di risultati tangibili, di conoscenza degli utilizzi finali delle innovazioni sviluppate.
Allo stesso tempo, anche le imprese hanno un beneficio che esula dal risultato diretto della collaborazione e dai risultati diretti raggiunti dal progetto.
È un vantaggio non solo per i ricercatori, perché ovviamente, voi capite bene che - è vero che c'è un ricercatore a capo del progetto – ma portare avanti i progetti di ricerca comporta che dietro ci sia un gruppo di ricerca, quindi questa apertura ovviamente significa poi portare in quel gruppo di ricerca l'esperienza fatta dal ricercatore PON. Insomma, della metodologia della ricerca e dei risultati derivanti nel lavoro con l'impresa, quindi. Ne trae giovamento, diciamo, tutto il gruppo di ricerca e di conseguenza il dipartimento stesso.
Referente scientifico RTDA – Università di Padova
Xxxx è tornato indietro? Diciamo un metodo di ricerca contaminato.
Tutor dottorato – Università delle Marche
8.3.6 Flessibilità vs originalità.
In questo rapporto si sono molto spesso accentuate le similarità tra i dottorandi e i ricercatori TDA, sia perché gli obiettivi che il PON si propone con l’attuazione dei due decreti 1061 e 1062 non sono così diversi, sia perché nei focus group molti aspetti sono risultati sovrapponibili, soprattutto nella percezione delle aziende. Si deve però notare come, almeno in una certa misura, il diverso livello di esperienza e di competenza delle due figure si è tradotto, in modo non strutturato e anche non intenzionale, in due diversi modi di utilizzarli all’interno delle imprese: i dottorandi, sono spesso visti come una risorsa più operativa e flessibile, che possono essere utilizzati anche per affrontare questioni non previste nel progetto di ricerca, mentre dai ricercatori ci si aspetta una maggiore autonomia e un contributo più originale, che poi si deve tradurre in una pubblicazione.
I nostri ricercatori sono fortemente orientati, appunto a valorizzare il loro lavoro attraverso delle pubblicazioni. Non che questo per i dottorandi non valga, ma sicuramente ha meno peso o comunque si pone molto di più l'attenzione nel curare il rapporto con l'azienda, ad esempio nel recarsi in azienda, nel risolvere magari problemi più contingenti e legati anche ad aspetti immediati, questioni di cui l'azienda magari vorrebbe capire qualcosa senza necessariamente arrivare a un risultato originale.
Docente – Università di Milano (RTDA)
8.4 Criticità
8.4.1 RTDA Impossibilità di fare altre attività di ricerca.
Nel corso degli incontri, tutti i partecipanti, anche quando hanno avanzato suggerimenti e proposte, hanno generalmente espresso giudizi positivi rispetto alle azioni oggetto di questa valutazione e soltanto su un punto, forse, le critiche sono state generalizzate e in alcuni casi molto decise: il vincolo di esclusività con il PON, derivante dalla richiesta di rendicontare il 100% del tempo lavorativo dei ricercatori sulle attività del programma.
Questo punto, potrebbe essere risolto in poche parole, come ha sintetizzato il referente amministrativo di un’università:
Il 100% degli RTDA lamentano l’esclusività.
Naturalmente, il problema è più complesso, ma non c’è dubbio che il fatto di non poter partecipare ad altri progetti è considerato un ostacolo non soltanto per la “carriera” dei ricercatori, ma anche per la (im)possibilità di attrarre nuovi fondi, da mettere a disposizione della stessa linea di ricerca e dello gruppo di lavoro di cui fa parte il ricercatore e come limite alle possibilità di scambio di esperienze e competenze e di disseminazione delle conoscenze, che potrebbero essere un risultato importante della ricerca.
Parlando quindi di un caso molto specifico, il nostro ateneo aveva bandito il bando My First Seed per giovani ricercatori e non poter partecipare l'ho trovato molto limitante, soprattutto perché, data la possibilità appunto di ottenere ulteriori fondi per una ricerca sinergica, quindi sulle stesse tematiche, mi è sembrata un divieto che va a detrimento un po’ sia del singolo ricercatore, che anche poi del progetto in sé, perché, appunto, avrebbe potuto sviluppare ulteriori connessioni interdisciplinari, soprattutto nel mio caso specifico, essendoci altri ricercatori del dipartimento che si occupano di tematiche affini. Ovviamente, se si fosse potuto costituire un team di ricerca, c'erano delle potenzialità espansive ulteriori che però ci sono state obiettivamente precluse.
Ricercatore – Università di Milano
Quello che c'è stato perché c'è l'hanno chiesto praticamente tutti, quello che è stato chiesto più spesso è ed è quello che secondo me il ministero non ha valutato.
Eh, come faccio a portare avanti una ricerca se non ho fondi?
Referente Amministrativo
Sia i ricercatori che i referenti scientifici hanno fatto notare che uno studioso, a qualsiasi livello, deve avere la possibilità di sviluppare delle ricerche parallele, che possono essere ovviamente sullo stesso tema o anche su ambiti affini, e che consentano non solo di approfondire le conoscenze sui temi oggetto di ricerca, ma anche di espandere le reti di collaborazione e di acquisire ulteriori fondi, che potrebbero andare a beneficio del progetto PON stesso e che spesso hanno un valore aggiunto per la ricerca integrata del dipartimento.
Alle difficoltà oggettive poste da questo divieto si sono aggiunte quelle create da una insufficiente conoscenza, da parte di tutti, delle regole del PON, che ha avuto come conseguenza che i ricercatori (il limite esiste anche per i dottorandi, ma per loro è ovviamente meno rilevante, per le minori opportunità di partecipare a progetti di ricerca, dato il loro status di “studenti” ancora in formazione e per la necessità di dedicare molto tempo alla didattica e alla scrittura della tesi) ne hanno preso coscienza solo quando si sono visti rifiutare la possibilità di partecipare a gruppi di ricerca e le strutture amministrative hanno dovuto gestire un problema a cui non erano preparati a rispondere.
Il Ministero è stato molto smart, nel senso che gli atenei non hanno ricevuto delle indicazioni, quindi siamo stati noi atenei a dover bloccare i ricercatori. Il rischio, insito nel disciplinare del DM 1062, che non fossero riconosciuti ai beneficiari i finanziamenti in caso di doppi incarichi è stato secondo me un grande problema, perché nel dubbio è possibile che noi abbiamo vincolato anche oltre quelle che erano le intenzioni ministeriali. Quindi secondo me un po’ più di chiarezza sul tema sarebbe stata molto apprezzata e forse effettivamente sarebbe stata anche a beneficio del buon esito delle ricerche.
Referente Amministrativo - Università di Milano
Nella prospettiva degli atenei, l’esclusività del PON è un limite per lo stesso progetto, perché il ricercatore non ha la possibilità di attrarre nuovi fondi, che potrebbero supportare la ricerca del PON stesso, aumentandone la capacità di raggiungere e diffondere i risultati. Il rilievo più diffuso è stato quindi che per il futuro si dovrebbe prevedere la possibilità di fare ricerca a 360° anche su altre linee, altri progetti, altri programmi di ricerca, possibilità che potrebbe costituire un incentivo per i potenziali ricercatori a partecipare ad azioni di questo tipo, e anche per i docenti, che altrimenti potrebbero privilegiare opportunità che prevedono regole meno rigide.
Nel mio caso mi sono dovuto confrontare con l’impossibilità di partecipare a un Prin, di partecipare a questo tipo di finanziamenti, che oltre a far bene al curriculum, e anche al portafoglio, potrebbero certamente far bene anche allo stesso progetto nel quale si sta partecipando, perché di fatto è vero che il contratto per il ricercatore fornisce il contatto con l'azienda, ma alla fine bisogna contribuire in proprio per la parte sperimentale, quindi sarebbe essenziale poter accedere a fonti di finanziamento aggiuntive, riciclando, passatemi il termine, anche lo stesso progetto PON.
Ricercatore TDA
8.4.2 Scarsa valorizzazione della ricerca in collaborazione.
Un altro rilievo, che non può essere affrontato all’interno di interventi come il PON, ma che impatta su tutti i progetti di ricerca che prevedono un periodo in azienda è che i ricercatori non trovano il giusto riconoscimento nell’ambito dell’ASN5 dell’esperienza fatta fuori dall'Università.
Il professor L, prima, ha detto che alla fine comunque in ambito universitario noi veniamo valutati tenendo conto delle pubblicazioni che facciamo, dando valore alle attività più accademiche e quindi forse la domanda che bisognerebbe porsi è: per un ricercatore alla fine di questi tre anni qual è la cosa migliore? Per lui e anche per l'università, che magari ha investito tanto, e che questo investimento non lo vede valorizzato, non lo so...
5 L’Abilitazione Scientifica Nazionale è la modalità di reclutamento del personale docente universitario, basata sul raggiungimento del requisito dell'abilitazione scientifica. Tale valutazione viene svolta da commissioni nazionali e attesta la qualificazione scientifica dei candidati.
Forse dovrebbe in qualche modo esserci un riconoscimento nel mondo accademico del fatto che il ricercatore ha speso del tempo per l'azienda - e questa cosa io non lo so se in qualche modo viene fatta, certamente non viene fatta in certi ambiti.
Per esempio, quando ho mandato la domanda per conseguire l'abilitazione, l'abilitazione scientifica nazionale da professore associato, da nessuna parte è stato valorizzato questo aspetto.
Ricercatore – Università di Napoli
Gli stessi docenti si rendono conto che questo è un problema. Dal loro punto di vista, ritengono un grande valore aggiunto il rapporto con il mondo imprenditoriale e la presenza dei ricercatori dentro le imprese perché, avendo una visione più di sistema, guardano alle possibili ricadute positive sul territorio, ma è meno apprezzato dagli RTDA, che hanno invece l’obiettivo di massimizzare il loro tempo in termini di obiettivi di carriera e non trovano il giusto riconoscimento dell’esperienza con l’impresa.
Devo dire che questa misura è più apprezzata da chi ha la responsabilità dei rapporti con il territorio, che non dai ricercatori stessi, perché ovviamente il ricercatore vorrebbe percorrere la strada che gli consenta, a parità di impegno, di massimizzare il proprio rendimento. E il rendimento non lo si massimizza sviluppando il rapporto con l'azienda, per quanto l'azienda possa dare gli stimoli.
Però, quando è uscita questa misura, io personalmente sono stato molto contento perché è l'unico modo che noi abbiamo per poter valorizzare il rapporto col territorio e per poter far sì che i nostri ricercatori vivano a contatto col mondo reale, però il legislatore che ha pensato alla carriera dei giovani questo problema non se l'è posto e quindi questo è un problema vero.
Siamo contenti, più per noi che possiamo sviluppare delle attività di ricerca. I ricercatori si renderanno conto tra qualche anno della bontà o meno dell'investimento fatto, adesso ovviamente hanno la testa impegnata in altre cose.
Referente scientifico RTDA – Università di Napoli
Se ci fosse un riconoscimento onesto del fatto che c'è un rendimento inferiore nel momento in cui si collabora con le aziende, secondo me si incentiverebbe anche la collaborazione con le aziende.
Docente
Come si è detto nel paragrafo precedente, il ricercatore non può essere responsabile di un altro progetto, quindi da un lato non ha accesso a tutte le opportunità che sono riconosciute come titoli e dall'altro questo periodo in azienda, questa esperienza non ha un valore riconoscibile come una pubblicazione o un’esperienza all’interno di un progetto di ricerca. Il suggerimento emerso è che, pur non potendo rendicontare le “ore uomo”, il ricercatore dovrebbe avere la possibilità di partecipare a qualsiasi tipo di ricerca, anche su temi diversi rispetto a quello del progetto PON, perché il lavoro di ricerca non può essere confinato nei limiti delle 8 ore e di un tema per il quale si è firmato un contratto.
Un ricercatore può diventare parte di un altro progetto, fermo restando che comunque sta facendo la ricerca sul progetto PON, nelle materie per il quale è stato assunto, ma un ricercatore realisticamente ha interessi in vari in vari settori, quindi va bene questa cosa di non rendicontare ore uomo, ma è necessario lasciarlo libero in tutta la sua attività.
Docente RTDA
8.4.3 Obiettivi divergenti.
Parlando delle specificità di queste borse e contratti, è già stato evidenziato la presenza di una doppia committenza, di un diverso sistema di obiettivi, che talvolta può trasformarsi in una criticità, creando problemi per una corretta valorizzazione dei risultati in termini di carriera dei ricercatori. In un certo senso se si manifesta questo problema vuol dire che si sono raggiunti risultati importanti, che meritano da una parte di essere disseminati e dall’altra di essere protetti, però il problema esiste e ancora una volta sono i ricercatori a subirne le conseguenze. Queste dinamiche caratterizzano particolarmente i ricercatori TDA e molto meno i dottorandi, che hanno ancora minori preoccupazioni di carriera e solo in pochi casi costituiscono risorse insostituibili per i gruppi di ricerca universitari.
Perché poi in realtà, questa volontà di avvicinare il mondo delle imprese al mondo università c'è da entrambe le parti, con la premessa che hanno obiettivi diversi. L’Università deve pubblicare, le aziende nascondere e quindi i grossi temi sono gli obiettivi diversi, cioè il ricercatore viene valutato sulla base della pubblicazione e l'azienda vuol far tutto tranne che pubblicare, quindi facciamo un bellissimo progetto.
Poi ci scontriamo alla fine, perché tu vuoi pubblicarlo, io non voglio che tu lo pubblichi, perché io voglio brevettarlo o tenerlo per me o comunque nasconderlo.
Questo è un punto che è di valore, perché vuol dire che si è arrivati a un risultato che vale qualcosa, che quindi da una parte all'altra si vuole o difendere o disseminare.
Referente Confindustria
Quindi anche questo non è da dimenticare della figura dei supervisor. Deve tenere conto del fatto che il ricercatore PON non è libero dallo scopo, ma deve invece garantire all'azienda dei risultati, in questo è veramente diverso dal ricercatore puro. E secondo me questo noi docenti, anche in termini di valorizzazione delle ricerche PON, dobbiamo rappresentarlo come un valore aggiunto, mentre invece purtroppo spesso in Accademia è percepito come una diminutio, soprattutto negli ambiti come i nostri giuridici, dove se tu ti sporchi le mani con la pratica, allora fai l'avvocato.
Docente – Università di Milano
Al di là dei limiti imposti da alcune aziende alle possibilità di valorizzare i risultati della ricerca, non deve essere dimenticato che il rapporto con l’impresa sottrae “tempo” alle attività di ricerca pura, alla scrittura di articoli, alla possibilità di viaggiare e questo ha impatti negativi anche sul gruppo di ricerca che supporta il ricercatore.
Un ricercatore RTDA, viene valutato dall'Anvur secondo i canoni. Quindi deve pubblicare, per cui sottrarre sei mesi di tempo su una linea di produzione o no a risolvere problemi, diciamo magari più di tipo tecnico, per una piccola e media impresa è chiaramente un tempo sottratto alla carriera.
Alla fine il ricercatore, deve produrre quei risultati in base ai quali verrà valutato ed è possibile che il ricercatore potrebbe dire, a me non interessa fare la carriera universitaria, poi voglio entrare nell'azienda, ma alla fine però, il gruppo nel quale viene inserito il ricercatore viene valutato anche in base al contributo che lui avrà dato in quei mesi.
Allora, come dire, si crea un problema tra come valutare il gruppo di ricerca che accoglie un ricercatore che poi sarà formato anche in azienda, magari per un tempo che sottrae alla ricerca pura e viceversa.
Referente scientifico RTDA – Università di Napoli
Anche il fatto che non possano partecipare ad altre iniziative di ricerca, che non possano essere inclusi in altre iniziative di ricerca, per certi aspetti non dico che sia anche un po’ limitante, però dobbiamo considerare che sono tutti “early stage researcher”, devono costruirsi una carriera e quindi devono tenere sempre presente cosa è meglio nella prospettiva dell’abilitazione scientifica nazionale.
Referente scientifico RTDA – Università di Bologna
Il docente ha i suoi dottorati ministeriali, che sono le sue borse, dove fa più o meno quello che vuole. Il docente pensa: quella è la mia ricerca, io prendo la persona che lavora per la mia linea di ricerca e mi pubblica, fa tutto quello che serve per me. I dottorati PON/PNRR, invece fondamentalmente sono dottorati che non sono necessariamente inerenti la sua area di ricerca, magari c’è un'azienda, che porta a un tema per cui il docente deve tirare fuori un tema, un progetto, a volte deve accettare un tema da un'azienda che può piacere o no, che può anche essere fuori della sua attività di ricerca. Poi però non è possibile pubblicare i risultati e quindi io docente visto che l'Anvur mi valuta solo la base delle pubblicazioni e delle valutazioni dei gruppi di ricerca, se io non scrivo il paper con impact factor alto, il mio Index non aumenta e quindi non riesco a crescere professionalmente.
Consorzio Intellimech
8.4.4 Inflazione delle posizioni e rischio di sprechi.
Un problema che è emerso in diverse occasioni e che è ben presente a chiunque in questi ultimi anni si sia occupato del reclutamento di queste figure nelle università, è la grande abbondanza di opportunità, che in certi contesti ha creato difficoltà nel trovare le persone giuste.
Il problema che sull’ RTDA abbiamo trovato è stato avere le risposte, anche se poi siamo riusciti a riempire le caselle, perché ahimè in alcuni casi si è trattato di riempire delle caselle, anche perché la misura è intervenuta in un momento in cui c'era una sorta di inflazione di opportunità. E questo, come dire, è un aspetto che ad esempio andrebbe regolato forse a livello ministeriale, perché altrimenti poi gli atenei e le strutture di ricerca più periferiche si muovono cercando di massimizzare il reclutamento, anche a costo di abbassare il livello. E nei dottorati questo fatto è stato molto più evidente, nel senso che noi penso che su alcune posizioni abbiamo fatto avuto bandi che non hanno avuto risposta.
Referente scientifico RTDA – Università di Bologna
Noi abbiamo avuto sul PON e sul PNRR sia bandi andati deserti, che rinunce, perché giustamente i ricercatori fanno domanda per una posizione all'Università X, ma anche in altre e poi decidono. Giustamente vogliono scegliere cosa è meglio per la loro attività di ricerca, quindi è stato oggettivamente difficile anche per via dei tempi ristretti e l'Ateneo X, ha anche perso un po’ delle risorse, proprio per via di queste problematiche.
Referente Amministrativo
La difficoltà di trovare persone in tempi rapidi ha anche costretto a cercare di avere application anche all’estero. Questo fenomeno in sé non è negativo, anzi uno dei limiti dell’università italiana è proprio la scarsa presenza di ricercatori stranieri, ma nel caso di questi percorsi PON ha comportato delle difficoltà organizzative, a causa dei tempi molto limitati per l’avvio delle attività e dei rischi rispetto agli obiettivi di creare dei legami forti con il territorio, perché i ricercatori stranieri possono essere meno motivati sotto questo aspetto. Come è stato sottolineato: “Il problema è che sul territorio, che era il nostro obiettivo, di queste competenze di queste esperienze noi abbiamo il dubbio che poi non rimanga più di tanto”.
La presenza di questi ragazzi che arrivano da fuori territorio andava un po’ in controtendenza rispetto al nostro obiettivo di valorizzare e di trattenere queste risorse nelle nostre aziende perché tanti di questi ragazzi usavano il dottorato come ponte per andare poi ad altre parti.
Quindi c’è il rischio poi di attrarre persone, magari da paesi esteri, che però non hanno l'obiettivo di rimanere sul territorio, ma hanno l'obiettivo di avere un dottorato europeo e poi tornare nel proprio paese e quindi per me, da cittadino, è un investimento che poi non dà i frutti nel nostro paese.
Consorzio Intellimech
L’arrivo del PNRR ha reso ancora più eclatante questa abbondanza di occasioni e se il PON non ne ha risentito nella fase di avvio, in questi ultimi mesi ha comunque subito la concorrenza di borse o contratti che possono essere più vicini alle esigenze o alle aspettative dei ricercatori.
Se i bandi fossero stati aperti oggi sarebbe stato veramente difficile reclutare, veramente difficile. Però che noi siamo stati, tra virgolette, fortunati, c'è stata una tempistica veramente fortunata e siamo arrivati appena in tempo prima che arrivasse qualcosa di più grande a complicare tutto.
Docente – Università di Padova
I candidati che sono arrivati erano pochi, non siamo riusciti ad assegnare tutte le borse, quindi le aziende che erano molto motivate hanno capito la situazione e “sono saltate a bordo”, l'hanno anche visto come un modo proprio di costruire il ponte con l'università.
Il problema è che essendoci questa immissione di fondi verso tutti gli atenei, le università si sono fatte concorrenza tra di loro, come è normale che sia, quindi in realtà i ragazzi non c'erano da nessuna parte e non potevamo sperare di avere ragazzi che arrivassero da altre università. Pochi sono arrivati dall'estero, ma con tantissimi problemi burocratici che hanno richiesto grandi sforzi per essere risolti in fretta
Il dottorato dovrebbe essere un volano per far crescere le competenze del territorio e creare una filiera dell’innovazione che possa mettere in raccordo in modo efficace l'università con le imprese. Quell’obiettivo di comprendere e di coniugare l'ambito di ricerca dell'università con i
fabbisogni di innovazione delle imprese, effettivamente è difficile da innestare. Ma poi, quando si avvia è potentissimo perché consente di creare un dialogo che è molto più efficace.
Referente Confindustria
Un altro problema legato alla sovrabbondanza delle risorse concentrate in un periodo di tempo ristretto è quello del rischio di sprechi, di investire in progetti e persone che non possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi del PON
Cioè stiamo investendo una somma di risorse a livello pubblico nazionale, mai vista in precedenza dal dopoguerra in avanti e dovremmo interrogarci sull'effetto che ha tutto questo e sul fatto che qualsiasi analista di una pubblica amministrazione sarebbe stato in grado di dire quando è stato lanciato il PNRR che uno degli elementi molto probabili del fallimento era che non esiste una infrastruttura in grado di spendere nei tempi definiti l'ammontare di risorse, salvo non preoccuparsi dell'esito della spesa.
Docente – Università di Bologna RTDA
Il problema dell’eccesso di offerta di borse di dottorato è reso più forte, almeno in alcuni settori e in certe aree del paese, dove esistono maggiori opportunità di occupazione nel settore privato, dalla scarsa attrattività economica delle borse dottorali, sia rispetto alle possibilità nel settore privato, sia rispetto alle opportunità nelle università straniere, che, soprattutto per gli studenti più motivati e preparati, costituiscono un’opportunità molto più appetibile.
La borsa di dottorato non è molto competitiva in Italia, è poco attrattiva per gli studenti migliori. Con l’Università abbiamo fatto anche un'azione, per aumentarne l’importo, già l'anno scorso l'abbiamo aumentata, anche la stessa università ha investito di tasca propria per aumentare la borsa e lo stesso hanno fatto le aziende.
Quest'anno abbiamo fatto col secondo anno un ulteriore passo dicendo alle aziende mettiamoci ancora un po’ più di soldi, perché dobbiamo attrarre le persone più valide. Per me bisognerebbe raddoppiare la borsa, dimezzarne il numero e raddoppiare l’importo, allora sì che sarebbe più attrattivo.
Consorzio Intellimech
8.5 Prospettive e considerazioni
Nonostante alcune criticità, in parte conseguenza della particolare tempistica dell’avvio delle azioni
- in genere comunque superate, grazie al lavoro degli uffici degli atenei e dell’Autorità di Xxxxxxxx, tema sul quale si tornerà in dettaglio più avanti - in parte più strutturali, sia i dottorati Xxxxx e Innovazione, sia i contratti per i ricercatori a tempo determinato di tipo A, sono state valutate da tutti i soggetti in modo estremamente positivo. Sono misure da valorizzare, in quanto permettono di accrescere le competenze dei giovani (e in alcuni casi meno giovani) ricercatori e di avviare, nei contesti tematici e territoriali dove era mancante, o sviluppare, nel caso di relazioni già forti e strutturate, l’interazione tra il sistema pubblico della ricerca e il mondo imprenditoriale, con positivi effetti per entrambi, come vedremo nel prossimo capitolo.
In questo paragrafo verranno aggiunte alcune considerazioni emerse riguardo alle specificità di questi percorsi, con un accenno anche al tema degli esiti occupazionali, per un approfondimento del quale sarà comunque necessaria una futura attività di valutazione.
8.5.1 Sbocchi occupazionali.
Questa attività di valutazione, come già spiegato, ha una tempistica, legata alla chiusura del programma, che non ha permesso un’analisi ex post delle azioni che compongono l’Asse 4, di cui fanno parte i dottorati e i contratti per i ricercatori TDA, nelle aree Green e Innovazione. Il tema degli esiti non è stato quindi al centro delle interviste e dei focus group, ma ciò non toglie che siano emerse valutazioni e punti di vista che ci permettono alcune considerazioni a proposito delle prospettive occupazionali e di crescita professionale dei futuri dottori di ricerca e dei ricercatori contrattualizzati nell’ambito del PON.
La prima considerazione, che sarà sviluppata anche nel capitolo successivo, dedicato alla relazione con il mondo imprenditoriale, è che è necessario distinguere molto chiaramente le prospettive dei dottorandi e quelle dei ricercatori. Questa distinzione era probabilmente evidente nei tavoli programmatori, ma non ha trovato poi il tempo per tradursi in un differente modus operandi delle Università coinvolte. I dottorati di ricerca sono un momento, quasi sempre quello finale, del percorso formativo degli studenti, che solo in minima parte, soprattutto in alcuni settori disciplinari, proseguiranno il percorso dentro le aule universitarie. Mentre i contratti di ricerca sono spesso il primo passo nel mondo del lavoro di una piccola parte di coloro che hanno conseguito il titolo di Dottore di ricerca. Il primo, o il secondo, passo di un gruppo di studiosi che nella maggior parte dei casi hanno deciso che il loro futuro sarà nella ricerca accademica. Che ci riescano o meno, a questo punto, dipende più dalle occasioni che si presenteranno che da una loro scelta, anche se ovviamente questa affermazione non può essere generalizzata.
Il punto di partenza è che sicuramente l’esperienza fatta in azienda serve per “conoscersi”, è una specie di colloquio di lavoro della durata di 6 mesi, in cui si verificano le reciproche aspettative e la compatibilità tra esigenze aziendali e caratteristiche personali e professionali dei ricercatori. Considerato che molte imprese hanno espresso la difficoltà di trovare personale specializzato, queste collaborazioni, se incontrano la disponibilità dei futuri dottori di ricerca e dei ricercatori a tempo determinato, potrebbero tradursi in futuro in opportunità di inserimento in azienda.
È un modo per cercare il personale perché dopo averne valutate le capacità, uno in maniera più tranquilla si affida a inserire in azienda una persona di cui ha già valutato sia le competenze professionali, sia la compatibilità caratteriale. È un ottimo strumento per la ricerca di personale qualificato.
Impresa – Università di Bari
Quindi, l'azienda ha avuto modo di avere un rapporto di lavoro, seppur temporaneo, col dottorando e quindi magari un domani, qualora uno decidesse di fare alcuni investimenti sulle risorse uno magari va subito sul sicuro, non deve avere il periodo di prova perché questa persona l'ha già conosciuta e magari - per esigenze che potrebbero emergere, l’impresa può andare a chiedere se magari la persona è ancora disponibile.
Impresa – Università di Trieste
È inutile dire che abbiamo difficoltà a trovare giovani talenti sul mercato e che quindi queste sono anche opportunità per inserire giovani talenti all'interno dell'azienda.
Impresa – Università di Napoli
Questo fabbisogno di personale, unito alla naturale propensione a ottimizzare i risultati di impresa piuttosto che gli impatti sociali della collaborazione, porta con sé il rischio che la collaborazione non
abbia come obiettivo la crescita professionale delle persone, ma piuttosto il raggiungimento di risultati aziendali immediati.
Gran parte di questi percorsi erano poi agganciati anche ad opportunità di inserimento. proprio perché avevamo dovuto far retrocedere addirittura le imprese rispetto ad un inserimento diretto. Xxxx loro pensavano subito come un contratto di lavoro.
Consorzio Intellimech
Sì, se posso dire la mia, la mia opinione al momento almeno poi può darsi in futuro la cosa cambi. Al momento l'impresa è più interessata al risultato della ricerca che non alla formazione del dottorando, anche se loro, diciamo, hanno apprezzato in più di un'occasione la preparazione del dottorando stesso.
Certo c'è un apprezzamento della preparazione, però la mia sensazione attuale è che siano più interessati alla ricerca in sé, quindi no, non c'è un investimento sulla risorsa umana, Al momento no, però chi vivrà vedrà, poi ha magari chissà, staremo a vedere.
Responsabile scientifico dottorati – Università della Basilicata
Coerentemente con quanto detto rispetto alle differenti aspettative di partenza, anche per quanto riguarda le prospettive occupazionali, sono emerse notevoli differenze tra i dottorandi e i RTDA, sia perché mentre per i dottorati in collaborazione, industriali, innovativi, ormai c’è una consolidata prassi anche in Italia, per i ricercatori ci sono meno esperienze passate che possano aiutare a individuare quale possa essere l’esito di un percorso di questo tipo, sia perché la figura del ricercatore è vista – dal ricercatore stesso, dai docenti e anche dalle imprese - come un primo passo per l’ingresso nel mondo della ricerca pubblica, se non direttamente nelle Università.
I dottorati coinvolgono spesso giovani laureati da poco e non ancora entrati nel mondo del lavoro, sono persone che hanno ancora una maggiore “flessibilità”, devono ancora decidere quale strada intraprendere e – come dimostrano i dati – nella maggior parte dei casi sono “persone che fanno ricerca” che però non saranno mai “ricercatori”, non avranno uno sbocco professionale, per scelta o per mancanza di occasioni, dentro le università.
È ovvio che un ricercatore TDA nel 99,99% dei casi aspira a proseguire la carriera accademica, anche se è sempre più chiaro che l'imbuto è stretto.
Ricercatore
Un giovane come il nostro, che ha questa trafila, potrebbe andare a lavorare in Google, potrebbe andare a lavorare in Accenture, potrebbe andare a lavorare dappertutto, cioè non è un problema, anzi, io devo fare la guerra con le università straniere e con le aziende che vogliono assumere i nostri ricercatori.
Non le so dire per che cosa li prepariamo. Prima di tutto li dobbiamo preparare per l'attività di ricerca e poi dobbiamo pensare a un rapporto virtuoso con l'azienda, perché, come si dice, il piano B potrebbe anche essere quello di un collocamento in impresa. Poi, strada facendo, il ricercatore matura e potrebbe scoprire di avere una vocazione.
Referente scientifico RTDA – Università di Napoli
Tipicamente questo accade nel Dottorato, non accade nel percorso di ricercatori di tipo A, ma non è escluso che questo precariato, poi, a lungo andare, non possa diventare insostenibile, che qualcuno si senta un po’ sacrificato in università.
Allora noi dobbiamo cautelarci, e questo strumento funziona perché il rapporto con l'azienda è comunque un rapporto importante, perché fa sì che il ricercatore può dire di aver visto e di aver fatto certe cose in un mondo reale e non in un mondo solo di metodologie.
Referente scientifico RTDA – Università di Napoli
Mentre i dottorandi non hanno alle spalle, nella maggior parte dei casi un investimento su di loro dell’università, per i RTDA - nella visione di molti docenti – visto l’investimento che è stato fatto per anni su di loro, le prospettive occupazionali devono andare comunque in direzione dell’Accademia e non verso un inserimento nelle aziende private, il rapporto con l’impresa deve servire solo a ampliare le competenze e ad arricchire la ricerca che deve poi essere valorizzata in una prospettiva di ricerca pubblica. D’altra parte, probabilmente alle aziende più attive nel campo dell’innovazione servirebbero figure come quelle dei ricercatori, qualcuno che faccia ricerca con una conoscenza approfondita del sistema pubblico della ricerca, ma: “non si sa ancora se il Ricercatore TDA sia la forma migliore”.
L'idea è esattamente identica a quella dei percorsi tradizionali, cioè che quando si investe su un ricercatore anche di tipo A, in qualche modo si ritiene che piano piano si possa fare in modo che quel ricercatore abbia poi una prospettiva di carriera all'interno dell'università stessa.
Referente scientifico RTDA – Università di Padova
Sul dottorato, anche se i punti di partenza e in parte gli obiettivi possono essere diversi, sembra esserci una visione maggiormente condivisa, un giudizio molto positivo perché la collaborazione, l’esperienza in azienda arriva in un momento di formazione, in cui il giovane ricercatore non ha ancora acquisito alcune rigidità della ricerca accademica, che non gli consentono di entrare in sintonia con un modo diverso di fare innovazione: una ricerca che non nasce solo in laboratorio, non passa solo dagli esperimenti, dalla scoperta, dai brevetti, ma anche dall’orientare tutto il lavoro verso l’innovazione. Che è una cosa che solo chi ha una conoscenza del mondo della ricerca può davvero fare.
In ogni caso, sarebbe necessario, su questo, come su molti altri aspetti, che ci fosse una chiarezza inziale, una condivisione delle prospettive, in modo da poter orientare le scelte, per progettare i percorsi di ricerca già con un obiettivo piuttosto che un altro. Consentendo anche ai ricercatori di scegliere con maggiore cognizione di causa.
Quindi io credo che queste siano delle misure da valorizzare, da mantenere sia per le industrie perché man mano entrano nel linguaggio accademico, sia per noi, perché i nostri ragazzi quando vanno nell'industria, imparano quel loro linguaggio e perché molto spesso accade che l'industria dice, “tu sei bravissimo, ti sei laureato brillantemente, hai fatto un bellissimo percorso di dottorato, però non ci servi”, cioè non serve quello che tu hai fatto finora. Se invece il percorso di dottorato nella fase di ricerca e anche formativa è anche legato all'industria, io credo che questo solco man mano diventa più ristretto e si comincia insieme a crescere.
Referente scientifico Dottorato – Università di Bari
Sono contenta di avere - lasciatemela dire brutale - in prestito un ricercatore a costo zero per
un po’. Io lo posso indirizzare solo in parte, perché, ammettiamolo, essendo questa la cornice,
è evidente che lui o lei privilegiano gli aspetti accademici di quella ricerca, ancorché siano stati condivisi.
Però potrebbero invece anche esserci aziende che la vedono in maniera diversa e dicono: “questo percorso ci piace di farlo insieme anche in maniera più integrata, con scelte forse anche più condivise e ci piacerebbe però con chiarezza e trasparenza fin da subito dare la possibilità al ricercatore alla ricercatrice di accedere poi a una carriera in azienda, se questo è un desiderio”.
Questo però dovrebbe essere già previsto nel percorso, perché è comunque un investimento per tutti (…) per l'università è un investimento, ma lo è anche per le aziende e quindi secondo me è una riflessione da fare. Dovrebbe esserci un meccanismo chiaro e trasparente ex-ante per disegnare questi percorsi.
Impresa – Università di Padova (RTDA
Chiaramente quando uno studente, un dottorando, entra in azienda in un certo senso natura matura anche dal punto di vista lavorativo, cosa che non sempre avviene rimanendo sempre in Università.
Referente scientifico Dottorato – Università di Trieste
E poi, dal punto di vista comunque proprio personale, penso che questi dottorandi abbiano una carta importante in più da giocarsi nel mondo del lavoro.
Una volta che hai un dottorato di ricerca e non hai nessuna esperienza nell'industria, è molto difficile che le industrie, se non c'è un contatto precedente, siano interessati a te.
Invece se sei un dottorando che ha fatto un'esperienza anche lunga, magari anche con un risultato in termini di ottimizzazione di un prodotto, di una strategia di sviluppo, hai una buona carta da giocarti.
Referente scientifico Dottorato – Università delle Marche
Io faccio parte del dipartimento di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali, quindi un po’ per la natura del Dipartimento in cui io lavoro, siamo più naturalmente strutturati, avvezzi ad avere dei contratti e delle relazioni forti con le imprese, quindi quando mi è stata presentata la possibilità di poter partecipare a questo tipo di bando - e sicuramente la presenza di un periodo in azienda ha un valore aggiunto - nonostante il mio primo obiettivo sia quello di entrare in Accademia, ho partecipato con grande motivazione, perché penso che comunque una figura professionale più si arricchisce da tanti punti di vista, più diciamo sia pronta ad affrontare le sfide future.
Ricercatrice – Università di Bologna
8.5.2 Disomogeneità della formazione dottorale.
Una considerazione particolare riguarda il problema della disomogeneità della formazione dottorale, che aldilà di un generico obbligo di assicurare a tutti i dottorandi una formazione di elevata qualità, non prevede un inquadramento dell’attività formativa, con la conseguenza che l’autonomia delle scuole dottorali porta a una grande eterogeneità, sia pure mascherata da flessibilità, con percorsi molto diversi tra loro e non sempre adeguati alle specificità dei progetti e delle attività di ricerca.
È un problema che riguarda ovviamente tutti i corsi di dottorato e non soltanto quelli PON o comunque in collaborazione con le imprese, ma che certamente, per questi ultimi è ancora più pressante, considerata la varietà di competenze necessarie per svolgere un’attività di ricerca caratterizzata, come abbiamo visto, da una doppia committenza, dalla necessità di raggiungere risultati di buona qualità scientifica, ma anche risultati concreti, in termini di utilità aziendale, con vincoli di tempo e di metodo che sono propri dei dottorati di questo tipo.
Mentre alcuni corsi di dottorato prevedono veri e propri corsi o seminari utili all’acquisizione di competenze, altri limitano la varietà degli interventi formativi e la possibilità di scelta di dottorandi e dottorande, che si trovano quindi in un percorso obbligato, spesso solo tangenzialmente rilevante al proprio percorso di ricerca
Un dottorato che sia veramente formativo deve consentire a dottorandi e dottorande di ottenere, come parte del proprio percorso, sia conoscenze aggiuntive su materie rilevanti per la propria ricerca, sia competenze veramente trasversali e indipendenti dal tema di ricerca e percorso accademico (…). Lo sviluppo di queste competenze è demandato alle singole scuole di dottorato, risultando quindi spesso completamente assente, non mirato specificamente al dottorato, bensì aperto a figure in varie fasi della carriera con bisogni e competenze diverse, ovvero generici e brevi.
(CNSU, 20226).
Un’idea per aumentare la rispondenza della didattica alle esigenze di un dottorato in collaborazione, potrebbe essere quella di trovare un momento strutturato nel quale confrontarsi, far emergere le esigenze, verificare le carenze esistenti e trovare soluzioni comuni. Una proposta in questo senso è stata quella di istituire un “comitato” con le imprese, nel quale lavorando insieme, sia possibile ritarare le esigenze formative.
Nella veste di coordinatrice vi posso dire che siamo sottoposti a tante pressioni, ma una cosa molto bella e il fatto che lavoriamo su più tavoli e abbiamo la possibilità di trasferire idee e conoscenze, perché a volte manca un po’ questa comunicazione trasversale di tutto ciò che si sta facendo.
Xxx partecipando a un corso per AVA 37, e noi siamo chiamati a individuare un comitato advisor, quindi dico in diretta, perché le stiamo vivendo in diretta, cioè per il miglioramento della qualità dei dottorati viene richiesto un comitato che sia misto, che comprenda anche le imprese. Che permettano al dottorato di ritarare l'offerta formativa, alla luce dei bisogni che le imprese percepiscono e rappresentano in modo che noi possiamo migliorare. Se hanno bisogno che noi insegniamo qualcosa di diverso, perché quando i dottorandi vanno nelle imprese gli manca qualcosa, siamo disposti a farlo, lo dobbiamo fare per migliorare la qualità della nostra offerta. Responsabile Corso di dottorato – Università delle Marche
8.5.3 Apertura al “mondo”
In prospettiva è molto importante la possibilità di conoscere un mondo, il mondo reale, non solo quello delle imprese, che spesso è poco conosciuto e studiato da chi cerca di acquisire maggiori conoscenze scientifiche o che inizia una carriera da ricercatore. Quindi sarebbe importante prevedere momenti di valorizzazione dei risultati che coinvolgano non solo l’Università e l’impresa partner del
6 Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), Rapporto sulla condizione studentesca, 2022.
7 Modello di accreditamento periodico delle Sedi e dei Corsi di Studio universitari (AVA 3).
progetto, ma anche le istituzioni locali, per far conoscere i risultati all’esterno, ma anche per far comprendere ai ricercatori il possibile impatto sociale delle loro attività.
Salve sono A. appartenente al corso di dottorato in Scienze del Farmaco. per quello che posso dire innanzitutto personalmente la mia esperienza è stata molto positiva, perché ho avuto l'opportunità di lavorare in azienda anche durante il periodo della tesi e ho avuto sempre il supporto di questa azienda, cosa di cui la ringrazio. Poi devo dir la verità per quanto riguarda la possibilità di fare un percorso di dottorato accompagnato un'azienda, secondo me diventa importante perché serve ad aiutare i ragazzi a immettersi nel mondo del lavoro.
L'azienda, quando uno si trova in università, sembra essere molto distante dal mondo della ricerca, sembra quasi di vivere in una bolla e invece questa distanza viene molto colmata quando c'è la collaborazione con un’impresa. Il fatto di poter interagire, immettersi in un mondo, tra virgolette “lavorativo”, in un mondo fatto anche di ricerca più applicata, che è una ricerca che si basa anche sulla necessità di ottenere qualcosa di concreto, spendibile e che possa essere di interesse per le persone. È stato molto importante per me e credo che lo sia per tutti, perché aiuta molto i ragazzi a orientarsi e anche a entrare in un mondo che magari sembra distante, ma invece non lo è o almeno non dovrebbe esserlo, rispetto al mondo dell'università. Dottorando
Xxxx, si potrebbe pensare che in un qualche momento il dottorando possa fare delle presentazioni del suo lavoro, magari agli enti territoriali, piuttosto che all'Arpa, insomma agli enti che si occupano della gestione del territorio. Io parlo del territorio perché mi occupo di questo, probabilmente per altri, per altre tematiche di ricerca.
Forse sarebbero opportune azioni di disseminazione agli assessorati della Regione, non lo so, in modo da rendere più conosciuta la ricerca, anche per valorizzare meglio il lavoro che noi stiamo facendo a livello locale.
Se uno degli obiettivi del PON è quello di sviluppare i territori, probabilmente questo potrebbe essere un'azione da sviluppare meglio.
Responsabile scientifico dottorati – Università della Basilicata
8.5.4 Un percorso lungo e il ruolo dei docenti.
Nella prospettiva di migliorare la corrispondenza tra domanda e offerta, tra esigenze delle imprese e aspettative dei giovani, e per aumentare la capacità di attrarre studenti motivati è fondamentale il ruolo dei docenti all'interno dei corsi di laurea, che dovrebbero essere, almeno in certe aree disciplinari, più coinvolti in attività che facilitino la conoscenza da parte degli studenti del territorio e del mondo delle imprese. È un percorso che dovrebbe nascere già nei percorsi di orientamento, fin dalla scuola superiore, finalizzato all’accompagnamento, a far capire quali siano le opportunità nel mondo della “produzione” e per farlo naturalmente serve tempo. Torniamo quindi al problema della necessità di una programmazione migliore di questi strumenti perché “non può essere uno strumento che viene lanciato in modo così massiccio, in poco tempo e che poi si aspetta un risultato molto a breve”.
In realtà abbiamo provato a fare un ragionamento anche di possibili temi di dottorato, tutti utili allo sviluppo del territorio e magari promossi dall'associazione che potessero andare a coinvolgere corsi di laurea diversi, quindi magari su economia piuttosto che anche su giurisprudenza. Quindi su corsi di laurea dove lo strumento poteva essere più attrattivo rispetto
a opportunità invece di inserimento nel mondo del lavoro che comunque andavano in concorrenza.
Allora anche lì ci siamo resi conto però che è uno strumento la cui attività va costruita sugli studenti ed è fondamentale il ruolo del docente che ti cura nella tesi che deve poi collaborare a questo processo di ingaggio rispetto ai ragazzi.
Allora questa cosa o si fa costruendo dei percorsi durante magari l'ultimo anno della magistrale, oppure serve comunque tempo perché lo strumento si conosca, tanto è vero che paradossalmente quest'anno proprio questi progetti di ricerca che avevamo pensato per corsi di laurea non ingegneristici, non hanno trovato il numero dei ragazzi che ci aspettavamo, anzi li abbiamo trovati più ingegneria, dove era già il secondo anno che insistevamo piuttosto che in questi percorsi.
Quindi in realtà ci siamo resi conto che va costruito un processo di accompagnamento, perché questo percorso deve essere conosciuto dai ragazzi, soprattutto nella sua accezione nuova, cioè non di un percorso che poi porta alla carriera universitaria, ma come percorso di integrazione rispetto al mondo delle imprese.
Quindi bisogna trovare anche dei meccanismi di ingaggio per i docenti affinché si rendano appetibili quei dottorati perché ad oggi la risposta che ti danno più o meno tutti è che non c’è una valutazione anche a livello di Anvur che valorizzi anche il lavoro con i dottorati innovativi con l'azienda, in modo che questa parte di trasferimento di conoscenze e di Terza Missione sia valorizzata perché se la valutazione rimane solo sul terreno delle pubblicazioni, è chiaro che sui dottorati in collaborazione c'è assolutamente meno capacità rispetto a uno che si fa il dottorato con la sua borsa ministeriale. Altrimenti io docente dico “vabbè ho tre borse però quello bravo lo metto su una borsa ministeriale”.
Consorzio Intellimech
9. Domanda 3. “Qual è il livello di interesse industriale nei confronti dei percorsi dottorali e dei contratti di ricerca per RTDA attivati o finanziati dalle risorse delle Azioni IV.4, IV.5 e IV.6 e qual è stato il livello di coinvolgimento diretto delle imprese nella progettazione dei percorsi di ricerca?”
Per quanto riguarda le metodologie e le fonti utilizzate per rispondere alla terza domanda di valutazione, si rimanda a quanto scritto in apertura del Capitolo precedente, in quanto le due domande sono strettamente connesse e gli argomenti approfonditi sono stati affrontati con gli stessi interlocutori e le stesse fonti informative.
È stato detto che il dottorato è il “terreno d’incontro di tre concetti essenziali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese: talento, didattica e ricerca”8, ma nella nostra prospettiva si può anche dire che sia il terreno di incontro di tre diversi attori, il dottorando, l’Università e l’impresa, ognuno con diversi obiettivi e responsabilità. In questo capitolo si vedrà anche se lo stesso si può dire per i contratti di ricerca in collaborazione, che sono un tentativo di alzare ulteriormente il livello di questa sfida. Per esplorare questa relazione e rispondere alla terza domanda di valutazione, nei 12 focus group che sono stati organizzati con gli Atenei, si è cercato di far emergere le aspettative, i problemi, le proposte di tutti e tre gli attori principali. Questo capitolo è il tentativo di sintetizzare quanto emerso nelle indagini, nel tentativo di offrire una “valutazione della capacità dei percorsi di ricerca di intercettare le esigenze delle imprese e della capacità delle Università di fare rete con il tessuto imprenditoriale locale”.
In apertura presentiamo alcuni numeri di sintesi sulle imprese che hanno accettato di collaborare con gli Atenei per sviluppare percorsi di ricerca condivisi, sia nell’ambito dei dottorati, che dei contratti dei ricercatori TDA. I numeri ben rappresentano la grande partecipazione a queste azioni da parte del sistema economico, ma solo dai focus group e dalle interviste è stato possibile approfondire l’appropriatezza degli strumenti messi in campo dalla riprogrammazione REACT-EU per avvicinare il mondo della ricerca e quello delle imprese.
Il confronto tra università e imprese private si è focalizzato su alcuni temi, che nel loro insieme permettono di esprimere un giudizio complessivo di grande soddisfazione, con alcuni punti critici o colli di bottiglia, che in parte sono dipendenti dal momento particolare in cui queste azioni sono state attivate, e in parte sono invece nodi strutturali che rendono complesso l’avvicinamento alla ricerca pubblica da parte di molte imprese italiane.
Le valutazioni qui proposte confermano in genere quanto già emerso nella “Valutazione dei Dottorati innovativi con caratterizzazione industriale”, realizzata negli scorsi anni dal MUR nell’ambito delle attività del Piano di Valutazione del PON RI 2014-2020, in particolare per quanto riguarda la criticità del tema della titolarità e della comunicazione dell’innovazione sviluppata in collaborazione, dell’importanza delle soft skills per l’inserimento, anche solo temporaneo, nell’organizzazione aziendale e dell’importanza di una diversa programmazione di queste iniziative, che per essere davvero “in collaborazione” e per sviluppare rapporti con imprese nuove, richiedono tempo, certamente molto di più di quello concesso dai decreti 1061 e 1062.
8 Aspen Collective Mind, La valorizzazione del Dottorato Industriale in Italia, Aspen Institute Italia, 2022.