DI FRANCESCA RICCI
Martedì 14 Maggio 2019
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L’accordo di Palazzo Xxxxx pone fine a una stagione politica condotta all’insegna della disintermediazione
Scuola, vince la concertazione
L’intesa ha valenza politica e colma il vuoto del contratto di Governo
IL PUNTO
Un gesto importante
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Il meglio accade quando la porta della classe si chiu- de. Un momento dopo l’al- tro tra sguardi curiosi, at- tenti, spaventati, dubbiosi, anche un po’ imbroglioni, fino alla campanella. Ogni insegnante è unico, come ogni studente. Molte volte l’aula è il fortino a difesa delle individualità, il luo- go privilegiato della pro- pria professione. C’è un dentro e c’è un fuori.
Accade, a volte, che alcuni temi, siano così essenzia- li da avere la capacità di fare da ponte tra scuola e società. Ti piacerebbe una scuola regionale? Questa la domanda pungente. In- tendi per i miei studenti? Xxxxx che fa l’Erasmus in Portogallo? Xxxxxxxxxx che è stata adottata da pochi mesi? Xxxxx che ha una borsa di studio per la Francia? Xxxxx che ha i ge- nitori che si sono appena trasferiti? No per i miei voglio una scuola naziona- le, che guardi al futuro. Docenti, famiglie, studen- ti hanno realizzato quanto la scuola nazionale sia alla base della nostra stessa identità di paese e persino di popolo.
Così il no a un progetto, che per la scuola non può funzionare, è diventato una firma su un foglio o su un portale. Un impegno te- nace, ostinato, che ha por- tato, prima nelle scuole e poi nelle città, a centinaia di migliaia di firme contro la regionalizzazione.
Siamo partiti per primi. Testardi difensori di una scuola che pensiamo sia di tutti. Non sempre il vento è stato favorevole, ma la rotta è sempre stata chiara. E i fatti ci stanno dando ragione.
Bisogna ricordare bene di non fare mai arrabbiare un insegnante: nella clas- se decide lui.
E se, per difendere un’ide- ale, decide di uscire dalla sua classe, non cambia più idea.
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corto respiro che si rileva nelle cronache politiche di ogni gior-
sindacati della scuola a Pa- lazzo Chigi: è di per sé una notizia che porta a riflettere sull’evoluzione politica del paese. Si interrompe un em- bargo sindacale, frutto della po- litica della disintermediazione e si affronta un tema che, non evidenzia attività politiche, con
rilevanti ricadute sociali.
A guardare bene, si potrebbe trattare di un intervento teso a scongiurare uno sciopero, quel- lo che i contraenti di governo hanno pensato di evitare per le possibili implicazioni elettora- li. Il peso politico elettorale del mondo della scuola è sempre presente.
no: un conflitto costante tra op- poste visioni delle società che, applicate alla scuola, avevano provocato uno stallo su diverse questioni: contratto, precari, autonomia, personale Ata.
Sono gli argomenti che ave- vano indotto i sindacati della scuola a proclamare unitaria- mente lo sciopero generale, ri- vendicando risposte su questi quattro temi, tutti interconnes- si. Una protesta non di detta- glio ma di impianto, sulle scelte su cui costruire il modello di scuola del Paese.
Un governo, la cui identità deriva da un contratto fra le parti, non può avere mete stra-
Il vertice governo-sindacati a Palazzo Chigi
Qualunque sia la motivazio-
ne, gli effetti vanno valutati nella loro effettiva dimensione, che in questo caso, ha influenza sulla futura azione di governo. L’intesa sottoscritta, infatti, ha una valenza simile ad un programma politico. Copre un vuoto nell’azione di un gover- no che, si è costituito attorno al contratto tra i contraenti, ed agisce trovando la quadra nel- la sommatoria delle promesse elettorali. Una situazione di
tegiche da raggiungere. Para-
dossalmente il sindacato, che da sempre fa contratti, in questa circostanza ha svolto un ruolo che è della politica. Ha gestito un negoziato, individuato le so- luzioni possibili e ha condiviso con l’Esecutivo un tratto im- portante del programma, che è diventato parte di una possibile identità del governo.
Quanto all’autonomia diffe- renziata, nell’intesa, volutamen- te, non è citata direttamente.
Ci siamo limitati a condivide-
re un modello che nei contenuti è incompatibile con la secessio- ne della scuola che deve essere sfilata dal percorso dell’auto- nomia differenziata. Invece, l’intesa si estende anche alla delega che il governo intende utilizzare per modificare il Te- sto unico della scuola e gli orga- ni collegiali.
La scuola è una delle istitu- zioni che ha meglio superato i momenti difficili di questo Pa-
ese, e ora richiede il riconosci-
mento del suo ruolo strategico e la solidarietà della società civile. Quel sostegno giunto da migliaia di persone, che nelle piazze del primo maggio, in modo convinto, hanno firmato contro la regionalizzazione per garantire alla scuola libertà, partecipazione e democrazia. Tutti valori che mal si conci- liano con telecamere, controlli biometrici e burocrazie gerar- chizzate.
Difendere con vigore le ragioni dell’intermediazione sociale e della rappresentanza
Dialogo, coesione e pluralismo
Uil: un’organizzazione inclusi a, generatrice di energia aggregante
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stato un Primo Maggio, a tema eu- ropeo, straripante e coinvolgente. A Bologna una piazza gremita che ha fatto il paio
con una delle più im- ponenti manifestazioni svoltesi negli ultimi decenni a Roma, quella del 9 febbraio scorso. Un successo straordinario di lavoratori, giovani, pensionati e di chi cre- de nella partecipazione e in un progetto di Paese e di Europa, dimostran- do che c’è un’alternati- va alla rassegnazione, all’approssimazione e alla frammentazione.
Un sindacato protagonista è più che mai
l’elemento di coesione, pluralismo, speranza e traino, capace di impedire la marginaliz- zazione dell’economia e il sorgere di nuo- ve diseguaglianze e discriminazioni; ecco perché dobbiamo continuare a difendere con vigore le ragioni dell’intermediazione sociale e della rappresentanza: dove il sin-
dacato è forte, il terreno per prepotenze e prevaricazioni è più ridotto. Un sindacato che, per essere protagonista, dovrà conti- nuare a perseguire un percorso caparbia-
mente unitario, proprio come lanciato già due anni fa, alla conferenza di organizza- zione della Cgil, da Xxxxxxx Xxxxxxxxxx (essendo un suo vecchio pallino): noi siamo pronti e ci fa piacere che anche Xxxxxxx ci sia arrivato. Insediamo una commissione e procediamo senza poteri di veto e con un consenso dei 2/3 nella costruzione del per-
corso auspicato.
Intanto, come Uil, continuiamo orgoglio- samente a crescere nel numero di iscritti, a vincere le elezioni Rsu e a tingere di blu
anche le piazze unitarie, rinvigorendo il nostro senso di appartenenza.
Oltre due anni fa, alla nostra ultima Conferenza di Organizzazione, xxxxxx- ammo un’accelerazione verso l’idea di un sinda- cato aperto. Un’organizza- zione inclusiva e dialogan- te, generatrice di energia aggregante. Ovunque, con ragione, ci raccontano che siamo un’organizzazione in crescita. Lo ha ben scandito anche il Censis.
Siamo avvantaggiati dal nostro carattere
laico e innovatore, e dalla convinzione che facciamo un mestiere chiaro e identificabile, ben distinto e distante dell’agone partitico- politico e che ci induce a guardare sempre nel merito delle questioni.
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2 Martedì 14 Maggio 2019 SCUOL A D’OGG I
Lo sciopero del 17 maggio re ocato al termine della trattati a tra go erno e sindacati
Raggiunto un accordo politico
Più risorse alla scuola e maggiore peso al contratto
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entre di giorno in giorno montava la protesa e si predi- sponevano le as-
semblee unitarie per spiegare e discutere le ragioni dello sciope- ro programmato per il prossimo 17 maggio, improvviso e quasi inaspettato, dopo una lunga e difficile notte di trattative, si è arrivati ad una intesa politica tra governo, rappresentato al massimo livello dal premier Xxxxx e dal ministro Xxxxxxxx, e le organizzazioni sindacali.
Come detto l’intesa è politica, fissa i contorni entro i quali do- vrà muoversi il successivo con- fronto con l’amministrazione che dovrà, invece, entrare nei dettagli e trasformare l’accordo in atti concreti.
Il passaggio politico è fon- damentale per il prosieguo del confronto perché crea le condizioni per dare soluzione a tutte le ragioni che ci avevano portato alla determinazione di indire lo stato di agitazione e lo sciopero del 17 maggio. Ora il
quadro è cambiato, lo sciopero, nell’attesa di quello che acca- drà, è stato revocato e saranno attivati i tavoli tematici.
Con l’intesa il governo si è im- pegnato a reperire e stanziare risorse per il rinnovo del Ccnl, al fine di recuperare la perdita del potere d’acquisto degli sti- pendi, eroso negli anni di bloc- co e di mancato rinnovo.
C’è anche un impegno a re- perire ulteriori risorse finan- ziarie, nella legge di bilancio per il 2020, da destinare spe- cificamente al personale sco- lastico.
È stata riconosciuta dalle parti, e quindi condivisa, la considerazione del ruolo asse- gnato alla scuola per garantire l’identità e l’unità culturale del Paese attraverso l’unitarietà dello stato giuridico del per- sonale, il valore nazionale dei contratti, un sistema nazionale di reclutamento del personale e la salvaguardia dell’autono- mia scolastica.
Il governo nell’intesa rico-
nosce che negli anni il sistema nazionale di istruzione ha po-
tuto funzionare grazie all’ap- porto determinante e quali- ficato dei lavoratori a tempo determinato.
I precari. L’intesa prevede che a questo personale, che ne- gli anni ha fatto funzionare la scuola italiana, venga ricono- sciuta la professionalità matu- rata sul campo. È a questo per- sonale che vanno date risposte se non vogliamo precarizzare tutto il sistema scolastico.
Lo scorso anno 32 mila po- sti destinati alle immissioni in ruolo sono rimasti scoperti per mancanza di personale da sta- bilizzare. Il prossimo primo set- tembre a questi 32 mila posti già vacanti si aggiungeranno i posti che si renderanno dispo- nibili per il turnover, 16 mila, ai quali bisognerà aggiungere altri 22 mila posti derivanti da
«quota 100». In totale circa 70 mila posti vacanti.
Quindi, ben vengano i con- corsi, possibilmente con ca- denza regolare, per evitare un nuovo proliferare di sacche di precariato, ma va trovata una soluzione per i docenti che ab-
biano un’esperienza lavorativa di almeno 36 mesi.
L’intesa prefigura una soluzione attraverso una fase transitoria che dovrà prevede- re percorsi abilitanti riservati per questo personale, percorsi che si dovranno concludere con l’immissione in ruolo.
La proposta dell’intesa non è la proposta della Uil, solo prova orale, ma a noi interessa l’obiettivo non lo strumento, e questa proposta va nella stessa direzione.
Come già in passato, i ben- pensanti diranno che l’accordo è figlio delle prossime elezioni del 26 maggio.
Dov’è lo scandalo? La politica è l’arte del possibile e quando si creano le condizioni per chiude- re un accordo bisogna approfit- tare e chiudere. La stessa cosa si disse per l’accordo del 30 novembre 2016, che l’accordo fu fatto perché il 4 dicembre si votava per il referendum. Era un altro governo ma il film lo stesso.
Quell’accordo ha consentito la modifica del T.u. e restituito
pari dignità alla contrattazio- ne rispetto alla legge creando le condizioni per il rinnovo del Ccnl. Scusate se è poco.
Sempre i benpensanti, i cosiddetti professionisti della tastiera, alle ore 20,00 della sera del 22 aprile farneticavano di incontri in corso e di nessun accordo, quando ancora l’incon- tro non era iniziato (iniziato intorno alla mezzanotte), ed erano già pronti sulla tastiera per «affossare» l’accordo. Sono convinto che avrebbero criticato i sindacati anche se non ci fosse stato nessun accordo. Passano tempo così.
Per fortuna che c’è anche chi
lavora in silenzio, con umiltà, per cercare di essere utile e ri- solvere i problemi delle migliaia di lavoratori che ogni mese vo- lontariamente pagano la tesse- ra per essere rappresentati, che ci danno forza e autorevolezza nei confronti della contropar- te. È per questo e per queste persone che vale la pena fare questo lavoro, è questo che ci dà soddisfazione e ci porta ad impegnarci sempre di più.
FACCIAMO IL PUNTO
L’educazione indispensabile
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onesto; abbiamo precedenti più o meno illustri. La capacità
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a tentazione, forse il «vizio» è sempre lo stesso. Im- partire per decreto ordini alla scuola calpestandone l’autonomia. Sarebbe facile imputare questo vezzo a chi oggi, pro tempore, ci governa ma non del tutto
di autogoverno della scuola viene messa ad ogni passo in discussione perché la scuola è il cuore del Paese e chi ne vuole assumere il controllo mina la sua autonomia perché la teme. Leggiamo che sta per essere re introdotta ex legis l’educazione civica. Da cittadini naturalmente apprezziamo la scelta poi, subito dopo, ci chiediamo chi l’avesse mai abolita e se, quella soppressione non sia una delle cause del malessere che oggi pervade la scuola. Analizzando più attentamente la vicenda scopriamo che non è mai stata abolita e conseguentemente non sarà mai ripristinata e che forse verrà regolata per leg- ge, in barba all’autonomia; insomma la scuola continuerà a formare i cittadini di domani, subendo una nuova invasione di campo. Se subito dopo mettiamo in relazione i diversi lanci d’agenzia veniamo a sapere - contemporaneamente - che nella scuola primaria vengono compressi i poteri disciplinari dei docenti che non potranno più mettere note agli alunni e di una mamma che picchia un docente per la sospensione della figlia. A queste notizie seguono una ridda di dichiarazioni su- perficiali contraddittorie e laceranti, lesive della autonomia e del ruolo della scuola, che la trasformano in un ring nel quale pedagogisti della domenica giocano una facile mano, delegit- timando l’istituzione ed i suoi operatori. Qualcuno a caccia di consensi a buon mercato, agita il tema delle telecamere o quello nuovo (si fa per dire) dei grembiuli d’ordinanza Per chi scrive quella proposta nostalgica ha il sapore bianco e nero della foto di classe della quinta elementare del 1967; il tema cruciale della messa in sicurezza degli edifici, al contrario, è sparito dall’agenda. Quando la strategia sfodera l’arma della nostalgia invade uno spazio antropologico che sovrasta quello politico. La narrazione prende il sopravvento sulla realtà evo- cando un’età dell’oro mai realmente esistita. A questo punto pretendere più educazione, più cultura e più rispetto per la scuola appare anacronistico ma necessario. La Dichiarazione dei diritti umani del ’48 sancisce quello all’educazione contro la discriminazione nell’istruzione. Confido che il mio Paese intenda onorare gli impegni assunti in quelle sede, garantendo a tutte e a tutti quei livelli di istruzione che sono il presupposto per una cittadinanza attiva, responsabile e consapevole che include l’educazione civica, anzi la rappresenta in pieno.
Impegno del governo sull’unitarietà del sistema scolastico
Ata, sì a valorizzare
il personale delle scuole
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on l’intesa del 23 aprile la politica scolastica torna, grazie al Sinda- cato, al centro delle strategie del Governo. È la prosecuzione di un
so è stato bloccato da una burocrazia miope ed arida che di quelle parole evidentemente ignora il significato. Con la firma del con- tratto dello scorso anno sono tornati a vivere gli istituti contrattuali messi in discussione da norme e atti restrittivi.
lavoro tenace per riportare ad unitarietà, concretezza e trasparenza gli interventi sul lavoro pubblico, partendo dalla scuola. In questo contesto il personale Amministrati- vo Tecnico ed Ausiliario con il ruolo speciale che riveste all’interno della Comunità Edu- cante, recupera spazi di contrattazione e di crescita che vanno utilizzati rapidamente, mettendo a frutto i risultati conseguiti.
Gli Ata insomma devono assumere il ruolo di componente attiva della scuola autonoma e non soltanto quello di un gruppo di sup- porto esterno alla stessa.
In questa direzione sono cruciali gli im- pegni assunti dal presidente Xxxxx rispetto alla salvaguardia dell’unità e dell’identità culturale del Sistema nazionale di istruzio- ne, del uniformità del sistema di recluta- mento, dello stato giuridico del personale regolato dal Contratto nazionale.
Tutte puntualizzazioni importantissime che, alla luce del dibattito sulla autonomia regionale differenziata, riguardano tutto il personale, docente dirigente ed Ata.
Vediamo di analizzare i contenuti dell’ac- cordo per quello che riguarda questi ultimi. La Uil può rivendicare la paternità della stagione della valorizzazione che ha visto nascere e consolidarsi il sistema delle po- sizioni economiche, affiancato a quello dei passaggi alle aree superiori.
Un sistema basato sull’impegno, sul meri- to e sulla valutazione; un sistema che invece di essere preso a modello positivo e condivi-
Nonostante quella importante conferma il ministero non ha saputo o voluto dargli se- guito. Nell’intesa c’è l’impegno esplicito del Governo a dare un impulso positivo all’at- tuazione di questi istituti. I contenuti inno- vativi di cui si parla oggi sono scaturiti dalle nostre riflessioni e dal nostro impegno.
I molti temi affrontati nascono dalle ri- flessioni e dalle proposte che la Uil Scuola ha avanzato negli anni. Il fatto che siano diventate patrimonio condiviso non di una parte ma di tutti testimonia che il nostro lavoro tenace porta dei frutti. Prendiamo ad esempio l’istituzione dell’area tecnica in ogni scuola o la necessità dell’istituzione dei posti di area C per dotare gli uffici di segreteria di una organizzazione più mo- derna.
Restano poi le questioni aperte rispet- to alla mancata adozione di misure per la semplificazione organizzativa, la completa internalizzazione delle funzioni Ata, la ri- definizione dei profili professionali, anche in relazione alla ricaduta dei processi di digitalizzazione sull’organizzazione e sui carichi di lavoro, un organico funzionale alle attività di ogni scuola.
Nell’intesa sono stati condivisi valori e principi di una scuola che in un Paese moderno svolge una funzione didattica ed educativa, centrale per una democrazia di respiro europeo e che vede gli Ata come protagonisti attivi dei processi formativi dei giovani cittadini.
Martedì 14 M
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Le quattro ri xxxxxxxxxxx portate dalla Uil al ta olo di Palazzo Chigi il 24 aprile
Più forza alla scuola statale
Incrementando le retribuzioni, avvicinandole a quelle dell’Ue
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afforzare la missione nazionale del sistema di istruzione e ricerca contro ogni ipotesi di
disarticolazione del contratto; stabilizzare l’elemento perequa- tivo della retribuzione; garanti- re la copertura dell’inflazione; incrementare le retribuzioni prevedendo risorse aggiuntive che valorizzino le professiona- lità avvicinando i trattamenti economici di livello europeo.
Sono queste le quattro riven- dicazioni presentate dalla Uil a sostegno del rinnovo contrat- tuale che hanno trovato una prima risposta nell’accordo di Palazzo Chigi del 24 aprile. Il Governo si è impegnato a ga- rantire nel triennio il recupero graduale del potere d’acquisto delle retribuzioni e contestual- mente ad accorciare il divario retributivo con la media dei Pa- esi europei. Studi e stime dicono che ci vorrà lungo tempo, ma per arrivarci bisogna recupera- re quello perso e cominciare.
Il Def non rende disponibili
risorse aggiuntive, oltre a quel-
le preventivate nella legge di bilancio: 1.100 mln per il 2019,
1.425 mln per il 2020 e 1.775 mln per il 2021. Per la sezione scuola occorrono ancora 2.300 mln per arrivare a una media di 100 euro circa di incremento mensile.
L’obiettivo si rag- giunge sgombrando il campo da alcuni pregiudizi e rimet- tendo la scuola al centro della agenda politica. La mobili- tazione ha avuto il merito di riportare il tema su un set- tore strategico nel contratto di governo che lo ha ignorato sinora.
Il peso della categoria è
senz’altro elevato, e anche quel- lo dei sindacati che la rappre- sentano. I dati dimostrano un incremento di quasi centomila votanti nelle ultime elezioni Rsu, un aumento dei lavorato- ri sindacalizzati, una conferma della fiducia attribuita dalle fa- miglie alla scuola, tra le istitu- zioni più gradite dopo la Chiesa,
un exploit di adesioni all’appello contro la regionalizzazione che sfiora il mezzo milione di ade- sioni, fitte agende di assemblee e incontri partecipati hanno avuto il pregio di riportare la funzione politica ed educativa in posizione di ago della bilancia
in una democrazia di stampo europeo che intende sostenere la crescita sociale ed economica di un Paese.
Tanto si è fatto fino ad arri- vare alla famigerata Sala Verde di palazzo Chigi, chiusa da tre anni, con un confronto, prima politico e poi tecnico, che supe- ra il contrasto tra scioperisti e mediatori.
Buon sindacalista è quello che fa un uso mirato dello sciopero; la proclamazione e la revoca sono parte di una strategia che mira alla salvaguardia degli in- teressi. Dei lavoratori, in primo luogo. E gli accordi sono certo meno onerosi per loro.
L’accordo del 30
novembre 2016 e dei rinnovi dello scorso triennio 2016/2018 non possono rimanere una semplice pa- rentesi. Non può più accadere che un decennio passi nella indifferenza del rinnovo, e tan- ta preoccupazione desta il segno al
ribasso del 2020 per la spesa
in pubblica istruzione. Il Def e le diverse leggi di bilancio che ci separano dal 2021, quando la sottoscrizione di un nuovo contratto non sarà più rinvia- bile, hanno ora un canale di vigilanza in più sulla messa in pratica dell’accordo, senza il quale nessun’altra prospettiva sarebbe stata praticabile ed
evitare così che ai tanti buoni propositi non corrispondano, ancora una volta i necessari stanziamenti in strutture, ri- sorse e personale.
I 48.500 posti su cui si avvie- ranno concorsi necessitano di piccoli stanziamenti (i lavora- tori in servizio ci sono già) non va misconosciuta per tanti di essi l’esperienza maturata nel far funzionare le classi: una procedura semplificata di stabilizzazione è oggetto di confronto aperto al Miur. Allo stesso modo si metta mano nel riconoscere il contributo che il personale Ata fornisce alla comunità educante con meccanismi di mobilità inter- na, qualificazione e carriera. Proposte concrete e fattibili frutto del lavoro di proposta di un sindacato utile alle perso- ne, protagoniste dei processi. E se il riconoscimento del ruo- lo di intermediazione sociale del sindacato, della funzione moderatrice del confronto ri- partono dall’istruzione e dalla ricerca possiamo continuare ad avere orgoglio e speranza per lo sviluppo e la crescita.
I DIRIGENTI UIL SCUOLA SONO CONTRO
No alla regionalizzazione
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SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
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ggi più che mai siamo un sindacato che, praticando umanità e solida-
e sviluppo - non solo e non prevalentemente economico, ma culturale e valoriale - e, per- tanto, con coesione per il nostro Paese.
Proprio quella coesione che non può e non
l progetto governativo di regionalizzare la scuola mette in discussione l’unitarietà dell’istruzione nel Paese, genera un sistema scolastico differenziato che esaspera, invece di sanare, le disuguaglianze culturali e di opportunità dei
nostri ragazzi, cancellando l’articolo 3 della Costituzione, che affida allo Stato il compito di garantire un’istruzione di livello elevato sull’intero territorio nazionale. Si vuole più autonomia? Ma se non siamo stati capaci di gestire adeguatamente neppu- re quella esistente… E non sarà la regionalizzazione a miglio- rarne l’applicazione, anzi ne acuirà l’ambivalenza al servizio del colore politico regionale di turno. Se poi valutiamo questo scellerato progetto dal punto di vista dei dirigenti scolastici, essi diventano come i dirigenti delle Asl e come i primari ospedalieri di nomina regionale. Questo vuol dire che le scuole saranno più strettamente controllate dalle maggioranze politiche regionali e depotenziate della loro autonomia, disapplicando normative nazionali e rendendo inutilmente difficile il trasferimento dei dirigenti da una regione all’altra, vincolandoli al territorio. Si esaspererebbe la loro funzione aziendale a detrimento di quella educativo-didattica, con perdita definitiva della loro specificità, oltre che del loro orientamento professionale: chi li orienterà nei loro compiti come definiti dall’art. 25 del dlgs 165/01, ogni regione si riscriverà il proprio profilo di dirigente scolastico. Che ruolo avrà il Miur nel seguirne l’attività? Regionalizzare la dirigenza scolastica significa depotenziare la scuola di Stato, indebolirne le fondamenta democratiche, in piena continuità con le politiche neoliberiste che hanno ispirato le riforme degli ultimi vent’anni e che sono state dettate dalla Tavola rotonda degli industriali europei e da altri soggetti che con la scuola non c’entrano nulla, ma che, al pari di quello che è successo in altri settori dello stato sociale (pensioni, sanità, beni comuni in generale) ritengono la scuola un mercato da colonizzare e portare a profitto. In base a queste politiche il fine della scuola ha cessato di essere la cultura, la cittadinanza, la solidarietà, l’unità nazionale ed è diventato la formazione del lavoratore flessibile, non troppo istruito, pronto a rispondere alle esigenze delle aziende. Di pari passo, i dirigenti scolastici e gli insegnanti cessano di essere intellettuali e professionisti autonomi, che formano le nuove generazioni al senso critico e costruiscono cultura e diventano sempre di più semplici impiegati-esecutori di ordini, tenuti sotto scacco e subordinati ad entità esterne, che ne dirigono l’azione.
rietà, può connotarsi come bussola rispetto a un trend che va invertito, costruendo basi più solide di civismo, cittadi- nanza attiva e giustizia sociale. Salutiamo con favore la re-introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica, che stimolerà la cono- scenza della nostra Costituzione, delle istitu- zioni dello Stato e dell’Europa, dell’Agenda Onu 2030, dell’educazione ambientale e della
legalità.
È un segnale incoraggiante di investimen- to nelle nuove generazioni, in un Paese che talvolta dimostra di smarrire la memoria storica.
Come Uil abbiamo dato vita ad una serie di iniziative a cominciare dal progetto «Viaggio nella memoria», che ha visto protagonisti - al nostro fianco - cento giovanissimi che hanno intrapreso un percorso formativo culminato con il viaggio ad Auschwitz e Birkenau. Lo replicheremo ogni anno, forti anche delle 300 mila firme contro i razzismi e i fascismi, raccolte con Cgil, Cisl, Anpi, Libera ed altre associazioni, consegnate al presidente Mat- tarella.
Siamo orgogliosi di esserci resi protagonisti dell’intesa quadro nazionale sottoscritta con il Miur sull’Alternanza etica scuola-lavoro, primo protocollo firmato da un’organizzazione sindacale.
«Etica» significa irrobustire il senso valo- riale di un’esperienza non superficiale ma pro-attiva.
In uguale direzione va il progetto GO Be- yond, ciclo di seminari di alta formazione per giovani sindacalisti ed aspiranti tali.
Alla Conferenza di organizzazione 2016 avevamo detto che avremmo aperto le nostre sedi ai più giovani: lo abbiamo iniziato a fare, perché quello che predichiamo pratichiamo.
Dunque: memoria, scuola, giovani, lavoro si legano tra loro. E se valorizzate e amalga- mate correttamente fanno rima con crescita
deve essere minacciata dall’autonomia diffe- renziata. Anche qui, ottimo il carisma della Federazione Uil Scuola Rua, convinta promo- trice dell’appello unitario contro la regiona- lizzazione del sistema scolastico; un presidio del nostro modello formativo pubblico che non può che essere nazionale per garantire a tutti le pari opportunità per un’equa crescita delle nostre future generazioni. Come non può pas- sare inosservato, inoltre, il dato degli edifici privi di certificato di agibilità (54%) e senza certificato di prevenzione incendi (60%).
Dove sono gli investimenti pubblici per
la sicurezza dei nostri bambini e ragazzi? E pensiamo anche all’emergenza bullismo, all’ancora vasto uso di droghe nelle scuole e alla preoccupante dispersione scolastica: allarmi sociali verso i quali la risposta delle istituzioni e della politica è ancora significa- tivamente disarticolata e debole. Xxxxxxx che, invece, affrontano quotidianamente in pri- ma linea le persone e i lavoratori che vivono queste realtà, senza guardare all’esiguità dei loro salari, alla carenza e inadeguatezza dei mezzi a disposizione e, il più delle volte, alla loro persistente condizione di precarietà. Su questi fronti attendiamo di tradurre nei fatti quanto appena sottoscritto con il governo.
Nel Def, in generale, si è persa un’occasione.
È mancato il coraggio di invertire le dinami- che economiche e sociali con interventi mirati a favorire la crescita attraverso investimenti per lo sviluppo e l’occupazione; al netto, pe- raltro, dei tanti tagli lineari alla spesa che rischiano di ridurre servizi essenziali ai cit- tadini. Continuiamo a lavorare a testa bassa facendo il nostro mestiere con generosità e con quella passione che non passa neanche nelle ore serali e nei giorni festivi, che unisce il Paese, le generazioni, le aspettative e le prospettive.
*segretario generale aggiunto Uil
21 ottobre 2017 Lombardia e Veneto al voto referendario
Sotto le spoglie dell’autonomia si va a caccia di piccoli poteri. La Uil: la scelta referendaria, applicata alla scuola, crea inutili divisioni, disparità e ingiustizie.
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9 ottobre 2018
L’istruzione è un diritto universale
Si può immaginare una libertà solo regionale?
E un esercito regionale? Forze dell’ordine regionali? Si può pensare ad un insegnante regionalizzato?
Paradossi che non ci va nemmeno di immaginare.
La spinta verso la regionalizzazione per la Uil Scuo-
la rappresenta ‘un doppio danno’ perché vorrebbe sottrarre risorse allo Stato per destinarle alle scuole private che, invece, dovrebbero funzionare, senza oneri per lo Stato e perché in- troduce una logica regionale nel sistema di istruzione italiano che è nazionale. L’istruzione fa parte dei diritti universali che vanno garantiti a tutti.
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4 marzo 2019
Non si risolvono questioni complesse buttando la palla in tribuna. Serve confronto vero.
«Non si pensi di risolvere le questioni complesse che riguardano la demo-
crazia e il futuro del Paese, buttando la palla in tribuna. Se si vuole giocare una partita a carte scoperte la Uil Scuola è pronta: vanno date risposte alle emergenze: stipendiale, del precariato, organizzativa dei servizi comple- mentari Ata, e un netto NO alla regionalizzazione del sistema di istruzione statale».
21 novembre 2018
Uil: bisogna smettere di dettare la linea alle scuole
La ventilata autonomia differenziata non è applicabile alla scuola per un motivo ben preciso: la scuola è comunità, è una struttura democratica e di partecipazione. Il suo ruolo è di dialogo, paritario, con le altre agenzie ed autonomie. Il punto è proprio questo: la scuola non ha funzione di ancella della politica. Semmai, al contrario, ne crea i presupposti, creando identità pensanti e libere.
15 novembre 2018
Prove tecniche di regionalizzazione
Il Veneto lancia una OPA sul sistema scolastico che prevedere la divisione per appartenenza geografica del sistema scolastico
che per sua natura costituzionale deve essere unitario e garantire il diritto universale alla formazione e all’istruzione.
Il tentativo di regionalizzazione in atto vorrebbe trasformare gli insegnanti in impiegati alle dipendenze delle Regioni. Noi non abbiamo la sindrome impiega- tizia. Il contratto che abbiamo firmato parla di comunità educante. Rimandere- mo al mittente l’Opa lanciata sulla scuola che resta legata ai valori della nostra Costituzione.
18 aprile 2019
Autonomia: se ne parla nel Def
Uil: scuola fuori da ogni ipotesi di regionalizzazione
«Ciò che proprio non si comprende è il perché, in questa asimmetria di poteri richiesta dai Governatori, ci debba entrare la scuola. Il sistema scolastico ga- rantisce, in tutte le democrazie, l’unità culturale della nazione. Se si persegue la logica del chi-arriva-prima, è possibile pensare che anche i diritti saranno diversificati. Concetto difficile da sopportare se si pensa che l’istruzione è un diritto universale. E’ questo modello di scuola a cui vogliamo fare riferimento: statale, nazionale, laica, di tutti».
Primavera 2019
Centinaia di migliaia di firme raccolte L’iniziativa partita dalle scuole entra nelle città
L’unità nazionale del Paese e della sua scuola sono fondamentali.
11 dicembre 2018
Non si pensi di acquistare a prezzi di saldo ciò che è stato costruito con l’impegno
di tutto il personale della scuola
Fare dell’istruzione un terreno di scontro politico è un errore, che non può essere permesso. L’esecutivo Uil Scuola esprime preoccupazione e contrarietà ad ogni ipotesi di regionalizzazione o autonomia differenziata.
La nostra raccolta ha raggiunto centinaia di migliaia di firme. E’ partita nelle scuola e sta entrando nelle città sostenuta da tantissimi cittadini preoccupati delle sorti del nostro sistema di istruzione. Una battaglia politica che non è ancora finita perché non è solo il Governo che può decidere su questo tema ma, a nostro parere, è il Parlamento, nella sua espressione di sovranità a dover decidere. Continuerà dunque la raccolta per mettere la parola fine ad ogni ipotesi di regionalizzazione del sistema di istruzione.
24 aprile 2019
21 dicembre 2018
Un colpo di mano per la scuola e per il Paese
Oggi in CDM l’illustrazione dell’autonomia differenziata.
Siamo pronti allo sciopero generale per contrastate questa ipotesi. Appello alle più alte cariche istituzionali per un intervento che rimetta valori e priorità nel solco dell’unità nazionale e della democrazia partecipata.
I cittadini, « i territori», come li definisce il governatore Xxxx, non sono gli azionisti di questo governo. Gli italiani sono cittadini di un Paese, una nazione che ha una scuola nazionale.
La scuola del Paese: il testo dell’intesa
«ll Governo si impegna a salvaguardare l’unità e l’identità culturale del sistema nazionale di istruzione e ricerca, garanten- do un sistema di reclutamento uniforme, lo stato giuridico di tutto il personale regola- to dal contratto nazionale, e la tutela della unitarietà degli ordinamento statali, dei curricoli e del sistema di governo delle isti- tuzioni scolastiche autonome».
Grazie a tutti Il nostro impegno continua
Il giorno di San Valentino, il Consiglio dei ministri ha presentato formalmente i contenuti delle intese che Veneto, Lombardia ed Emi- lia-Romagna hanno messo a punto per il trasferimen- to di competenze.
Lo stesso giorno è partita, in tutta Italia, la campagna di comunicazione realizzata dalla Uil Scuola per sensi- bilizzare le scuole, e più in generale studenti, famiglie e società civile, al no alla re- gionalizzazione della scuo- la. Una campagna decisa, coraggiosa, che ci ha visto pionieri, testardi e convinti sostenitori della scuola sta- tale italiana. Da quel giorno sono partite tante iniziative regionali che hanno porta- to il tema della difesa della scuola nazionale fuori dalle scuole, lo hanno fatto entra- re nelle città, nelle piazze, nelle strade, raccogliendo le firme di centinaia di miglia- ia di cittadini .
La scuola statale è nazio-
nale, laica, di tutti. Non varrebbe nemmeno la pena di ribadirlo se le spinte in avanti di alcune regio- ni non avessero portato grandi preoccupazioni per l’unità del sistema scola- stico. La scuola non è bene disponibile o negoziabile. È diritto fondamentale garan- tito dalla Costituzione, non un contratto tra privati. Lo ripetiamo dall’ottobre 2017, quando il percorso dell’auto- nomia differenziata comin- ciava appena a prendere forma con i referendum regionali. I cittadini, i «ter- ritori», come li definisce il governatore Xxxx, non sono gli azionisti di questo gover- no. La scuola italiana: acco- glie, educa, include, istrui- sce il 93% degli studenti, apre all’Europa, riconosce la tradizione delle proprie città, insegna ad essere italiano, ha insegnanti che svolgono il loro lavoro con uguale passione da nord a sud, non fa differenze di status, non crea primi e ultimi, promuove i talenti, offre prospettive, è tessuto sociale, è identità nazionale, è progresso e sviluppo.
Il sistema scolastico garan-
tisce, in tutte le democrazie, l’unità culturale della nazio- ne. Se si persegue la logica del chi-arriva-prima è pos- sibile pensare che anche i diritti saranno diversificati. Concetto difficile da mandar giù se si pensa che l’istru- zione è un diritto universale. Non si tratta di soldi, ma di libertà che per la scuola è come l’ossigeno per il mon- do. Libertà e autonomia che sarebbero negate dal nuovo centralismo regionale.
Si può ancora firmare online o su carta.
Il link e il modulo sono sul sito Uil Scuola: xxx.xxxxxxxxx.xx
6 Martedì 14 Maggio 2019 SCUOL A D’OGG I
NO A LOGICHE DI MERCATO
Una scuola laica e libera
L
AUTONOMIA DIFFERENZIATA, IL PUNTO
La parola ora spetta al Parlamento
L
a scuola non è un opificio, un ufficio del quale si può valutare la produttività, misurando il numero di pratiche evase o il numero di oggetti realizzato, arrivando persino a definirne la qualità in base al
gradimento degli utenti o dei clienti.
Il mercato e le regole sono il frutto dell’idea liberale che, nella storia, ha portato progresso e modernità, valori che sono inseriti nel Dna delle società moderne. La produttività ha cambiato i teoremi iniziali basati sull’individualismo per abbracciare il principio di lavoro in squadra, nelle isole di produzione, che annettono un senso sociale e indeboliscono anche l’aspetto ideologico del liberismo economico.
In nome di una sfrenata finanziarizzazione dell’economia, sono state, invece, attuate pratiche e modelli neo liberisti basati sulla competitività e sul profitto. Modello che sta ri- velando i suoi stessi limiti. Le società sono divenute sempre più ingiuste, sono aumentate le differenze sociali.
La politica, che dovrebbe mediare i difetti e gli eccessi del mercato, non riesce a farlo, anch’essa conquistata dalle ricette neo liberiste messe in moto dalle lobby che hanno modificato il senso comune.
Il pensiero unico si è insinuato anche nel tessuto sociale. Si è dimenticato il valore della persona.
Valore non sopito, che si affaccia timidamente in molte occasioni, senza trovare il giusto riconoscimento.
Il coraggio di ripensare la scuola dovrebbe partire da una conoscenza attenta delle ideologie del passato e da una azio- ne contemporanea di consapevolezza sul modello di scuola che si vuole realizzare.
Il modello che noi proponiamo, è quello costituzionale, quel- lo della Conferenza nazionale del Ministro Xxxxxxxxxx. È la comunità educante. La scuola come funzione essenziale dello Stato e non come servizio a domanda. Da queste premesse si deve iniziare per dialogare tra udenti e non tra sordi.
Nel rapporto Demos 2019 è stato misurato l’indice di fi- ducia che gli italiani hanno nella scuola.
Un indice altissimo che la mette al terzo posto, dopo il
presidente della Repubblica e le Forze armate.
a riforma del Titolo V della Costitu- zione decise nel 2001 di rispondere alle istanze federaliste e finanche secessioniste attraverso la definizio-
ne di un nuovo assetto istituzionale meno centralizzato e più aperto al decentramento dei poteri. Oltre alla nuova e diversa riparti- zione delle competenze normative tra Stato e Regioni, si è introdotto nel nostro sistema di regionalismo, con il novellato art. 116, terzo comma, un elemento di «asimmetria» aggiuntivo rispetto alla normale distinzione tra regioni «ordinarie» e «speciali».
L’art. 116, comma terzo, della Costituzione. La disposizione, pertanto, chiarisce l’ambito di applicazione della «clausola di asimmetria», indicando come possibili materie oggetto di negoziazione - legislazione concorrente - tra Stato e Regioni quelle all’art. 117, comma 3. A queste, la noma aggiunge alcune materie contenute invece nel secondo comma dell’art. 117, soggette a legislazione esclusiva statale, di cui alle lettere: «l) limitatamente alla giu- stizia di pace; n) norme generali sull’istruzio- ne; s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali».
La norma, tuttavia, puntualizza che, affinché
possano riconoscersi le «ulteriori forme e con- dizioni di autonomia», debbano rispettarsi i principi di cui all’art. 119 della Costituzione: l’equilibrio di bilancio e l’obbligo di concorrere all’osservanza dei vincoli economici e finan- ziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea; il principio della disponibilità di
L’ESPERIENZA DEL TRENTINO
risorse autonome; la disponibilità di risorse idonee all’integrale finanziamento delle fun- zioni pubbliche attribuite; l’impossibilità di ricorrere all’indebitamento se non per finan- ziare spese di investimento.
Proprio sulla scorta delle norme citate, sul finire del 2017, Veneto, Lombardia ed Xxxxxx- Romagna hanno intrapreso questo percorso costituzionale per ottenere una maggiore autonomia nell’esercizio delle funzioni legate alle materie appena indicate.
L’iniziativa del Veneto e della Lombardia si è attivata solo dopo un referendum, dal valore meramente consultivo, conclusosi con esito positivo per entrambe.
L’Xxxxxx-Romagna, diversamente, si è mossa su impulso del presidente della Regione con approvazione di una specifica risoluzione da parte dell’assemblea regionale. Nel febbraio del 2018 queste tre Regioni sono arrivate a sottoscrivere con l’allora Governo Gentiloni delle pre-intese, nelle quali si sono individuati i principi generali, la metodologia e un elen- co di materie, successivamente integrato nel corso dei negoziati.
Qual è lo stato dell’arte?
Il Governo in questi mesi ha vagliato le ri- chieste di autonomia provenienti da Xxxxxx Xxxxxxx, Veneto e Lombardia. Uno dei temi odierni più dibattuti è proprio il ruolo che do- vrà avere, in questo processo, il Parlamento.
Sintesi della scheda a cura del Servizio Politiche Contrattuali
Pubblico Impiego
Nella stessa indagine solo il 14% degli italiani pensa che bisogna ridurre il peso dello Stato nella gestione della scuola e far fare ai privati. L’84% degli italiani riafferma con con-
La scuola «pro incializzata» non a
vinzione il valore della scuola statale.
Perché, ciclicamente, la scuola deve far fronte a progetti
DI XXXXXX XX XXXXX
D
sorveglianze pre/post-scuola e in mensa, corsi di recupero, esami integrativi e di idoneità…
e proposte che spingono l’istruzione, che è bene universa- le e immateriale, a mettersi a confronto con le regole del mercato?
Ogni volta che si è tentato di misurare la scuola con il metro dell’economia, i risultati sono stati catastrofici: ricor- diamo la cura di cavallo del governo Xxxxxxxxxx che, con il suo ministro del Tesoro, in 10 minuti di consiglio dei ministri, ha ridotto di 8 miliardi i finanziamenti alla scuola e messo mano agli stipendi.
La strada che proponiamo è di altro tipo: una scuola auto- noma ed indipendente dalla politica e dall’economia.
Una comunità che al suo interno si autogoverna con la rendicontazione sociale al paese e al territorio.
Il modello del mercato non c’entra nulla con questa scuola, che non promuove la competizione, ma prepara i suoi allievi a farla, nella società. Il mercato tende a escludere, espellere i più deboli, la scuola ha il compito opposto di integrare inclu- dere e dare medesime opportunità. Le persone che vanno a scuola vanno curate, rese forti per la competizione che ci sarà, non per quella che si vorrebbe far scattare a scuola.
Gli insegnanti sanno bene che ogni alunno è unico, che non si può sapere come evolverà la sua storia personale. La scuola può intercettare le aspirazioni, fare emergere il talento, senza omologare: non tutti calciatori, non tutti scrittori.
Il punto è: come può la scuola trasmettere valori di unicità se si tenta di equiparare tutto e tutti continuamente? In che modo è possibile far venir il talento di ognuno se si limitano gli insegnanti nella loro libertà e autonomia professionale, spingendoli verso l’omologazione, verso la standardizzazio- ne? Può un metodo, che mostra i suoi limiti già quando viene applicato al mercato, che sicuramente non funziona per il sistema di istruzione, essere applicato agli insegnanti? Met- terli in competizione, per concorrere al premio e al successo, può mai avere un senso? C’è chi vorrebbe, addirittura, un modello regionale o privato, da preferire a quello attuale.
Una scuola senza anima che servirebbe sono a chi la ge- stisce in quel momento.
Noi non ci stiamo e ci batteremo per la scuola laica libera, partecipata e democratica che la costituzione ci ha consegna- to. Una scuola antica, per questo di valore.
Quel valore che sembra disperdersi in ideologie tanto più pericolose quanto più prive di dubbi.
Il vero coraggio è interpretare la scuola con i parametri antichi per rendere veramente moderna la società.
La scuola deve costruire cittadini consapevoli e non con- sumatori anonimi.
al 1996 in Trentino la scuola è «pro- vinciale a carattere statale»: un mo- dello d’istruzione diverso da quello nazionale in forza di un’autonomia
politica provinciale, costituzionalmente tute- lata. La mutazione ha preso avvio seguendo un binario preciso: a fronte di un cospicuo au- mento retributivo si è tolta la mobilità ai di- rigenti scolastici (Giunta provinciale delibera annualmente le riconferme e gli spostamenti dei dirigenti); si è promessa retribuzione ag- giuntiva per tutti i docenti per il solo fatto di essere dipendenti provinciali.
Nell’allegro concionare di forze politiche e sindacali sugli importanti passi compiuti dall’Autonomia speciale, come sola libera voce la Uil Scuola fin da subito ammoniva sui rischi evidenti delle chiusure localistiche imposte alla scuola statale. La norma di attuazione prevede, infatti, che in Trentino il rapporto di lavoro del personale della scuola sia regolato da contratti provinciali volti al perseguimento di finalità e obiettivi posti dalla Provincia auto- noma. Nel garantire il rispetto del trattamento economico fondamentale previsto dal contratto nazionale, saranno previste prestazioni lavo- rative aggiuntive e, quindi, un trattamento economico correlato.
Tutta qui, la scuola provincializzata: una
maggioranza partitica stabilisce propri obiet- tivi politici; il personale lavora di più e, quindi, percepisce salario accessorio. Ovviamente nei limiti posti dalle tabelle nazionali. Anno dopo anno l’artiglio dell’aquila tridentina si è fatto sempre più sentire: gli obiettivi deliberati dalla Giunta provinciale posti all’ordine del giorno dei collegi docenti; la qualità degli apprendi- menti sopraffatta dalla logica della quantità di lavoro da prestare; le comunità scolastiche molestate dalla saurocrazia.
Oggi, il modello di scuola trentina si regge economicamente su: generalizzata riduzione dell’unità di lezione (previsione contrattuale dei recuperi orari); obbligo di effettuare so- stituzioni dei docenti assenti fino a 15 giorni; aumento delle attività didattiche aggiuntive:
Per questa via gli insegnanti della Primaria arrivano a svolgere fino a 26 lezioni settima- nali, mentre i colleghi della Secondaria si vedono assegnate la 19esima ora, a volte la 20esima. I docenti debbono rimanere connessi al sistema (drive, registro elettronico, posta istituzionale, sms, …) sino a tarda sera, pe- raltro salvo necessità ed urgenze. 24 ore su 24, come certi medici da serial televisivi. Le prime conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la riduzione degli organici, la scomparsa dei supplenti brevi, l’aumento esponenziale dei contenziosi disciplinari.
Sino a qui i cosiddetti conti della serva. Ma
non basta. Nel contempo si sono introdotti i Piani di Studio Provinciali. In Trentino si han- no programmi di scuola che vengono mutati, per legge, al mutare delle giunte provinciali e delle maggioranze partitiche che le sostengo- no. La valorizzazione professionale dei docenti avviene su linee guida emanate da un Comita- to Provinciale di Valutazione, istituito in legge provinciale con un articolo: il 41-bis.
L’esperienza del Trentino dimostra come l’autonomia provinciale, e quindi la regiona- lizzazione della scuola, sia inversamente pro- porzionale all’autonomia scolastica: la regio- nalizzazione non è altro che la moltiplicazione dei centri di potere politico e amministrativo. Il malessere di tutto il personale scolastico è diffuso. Non a caso, nel corso degli anni molto è cresciuta sensibilmente la Uil Scuola, da ulti- mo a primo sindacato provinciale di categoria, l’unica organizzazione che ha continuato ad opporsi alla provincializzazione, denunciando- ne le storture, prima fra tutte: l’asservimento della scuola alla politica partitica. Sui risultati che il sistema autonomo trentino ha consentito o meno di raggiungere, la segreteria nazionale della Uil Scuola ha avviato un’indagine cono- scitiva, rivolta sia al personale scolastico sia ad alcuni autorevoli testimoni culturali. Gli esiti forniranno informazioni utili al fine di ra- gionare con maggiore competenza sulle scelte che il Paese sarà chiamato ad affrontare nel
prossimo futuro.
Martedì 14 M
SCUOL A D’OGG I Martedì 14 aggio 2019 7
È scaduto lo scorso 28 febbraio il termine per le dimissioni olontarie dal ser izio
Pensioni, Quota 100 non decolla
A causa del divieto di xxxxxx con la libera professione
I
DI XXXXXXXXX XXXXXXXXXX
l 28 febbraio scorso è scaduto
nale. È consentito solamente un impegno occasionale fino a euro 5.000,00 lordi in un
Fondo Espero, le prestazioni post pensionamento
il termine di presentazione online, col sistema Polis del Miur, delle richieste di di-
anno, fino al raggiungimento dell’età di 67 anni. Proprio tale norma ha limitato il
DI XXXXXXXX X’XXXXXX
L
• la prestazione pensionistica interamente in rendita, mediante l’erogazione della pensione complementare;
missioni dal servizio a decorre- re dall’1/9/2019 per accedere al trattamento pensionistico per tutti coloro che, al 31 dicembre 2019, raggiungono l’età di 62 anni e la contribuzione totale di anni 38 (cosiddetta «Quota 100»).
Il provvedimento, inserito nella legge di Bilancio del 2019 e che durerà in via spe- rimentale fino al 31.12.2021, consente un pensionamento anticipato superando la nor- ma relativa alla Legge For- nero che prevede, col blocco relativo all’aspettativa di vita, un’anzianità contributiva di anni 41 e 10 mesi (per le don- ne) e 42 anni e 10 mesi (per gli uomini).
La norma, introdotta con la
legge del 30/12/2018 n. 145, consente un calcolo della pen- sione senza alcuna penaliz- zazione ma, sicuramente, più basso di quella che si avrebbe
pensionamento di molti do- centi che svolgono la libera professione (ingegneri, archi- tetti, avvocati, commerciali- sti). Nella scuola, pertanto, l’accesso al trattamento pen- sionistico con la «Quota 100» ha avuto un effetto inferiore alle aspettative.
Il provvedimento del governo, comunque, ha avuto di certo due risvolti positivi: 1) blocco dell’aumento dei requisiti, per la pensione anticipata, legati all’aspettativa di vita che, dun- que, rimangono fermi a 41 anni e 10 mesi e 42 anni e 10 mesi rispettivamente per donne e uo- mini, fino al 31/12/2026; 2) pos- sibilità, per coloro che possono far valere servizi e periodi dal 1° gennaio 1996 (lavoratori che si trovano nel sistema contribu- tivo), di riscattare i periodi non lavorati tra un contratto e l’altro a decorrere dal primo contratto fino al 29 gennaio 2019, giorno
o Statuto del Fondo Scuola Espero di- sciplina, all’art. 10, le prestazioni pen- sionistiche per i dipendenti pubblici. Il Fondo Espero riconosce all’iscritto:
1. la pensione di vecchiaia, al raggiungi- mento dell’età pensionabile e a condizione che abbia maturato almeno 5 anni di iscrizione al Fondo;
2. la pensione di anzianità, solo in caso di cessazione dell’attività lavorativa comportan- te la partecipazione al Fondo, a condizione che l’interessato abbia un’età non inferiore a 10 anni rispetto a quella prevista per la pensione di vecchiaia e un minimo di almeno 15 anni di iscrizione al Fondo; in via transitoria, fino al 2019, tale periodo di iscrizione è ridotto a 5 anni;
3. la Rendita integrativa temporanea anticipata (Xxxx).
L’ammontare della posizione individuale di- penderà dai contributi versati negli anni, dai rendimenti maturati nel tempo e dall’età del pensionamento.
L’iscritto potrà scegliere di percepire
• la liquidazione della prestazione in forma di capitale per un importo comunque non superiore al 50% del montante maturato e il rimanente importo verrà erogato sotto forma di rendita.
Il lavoratore che non sia in possesso dei re- quisiti per la pensione di vecchiaia o quel- la di anzianità, ha diritto a percepire sotto forma di capitale, quanto accantonato sulla sua posizione. Analogamente la prestazione potrà essere percepita sotto forma di capitale qualora l’importo della pensione maturata nel fondo risultasse inferiore all’assegno sociale (l’importo dell’assegno sociale per l’anno 2019 è pari a € 5.954,00).
È importante precisare che la richiesta di ri- scatto o di rendita, attraverso la compilazione dell’apposito modulo, dovrà essere presenta- ta dall’iscritto, al momento della cessazione del rapporto di impiego, all’ultimo datore di lavoro che, dopo averlo compilato, lo dovrà in- viare alla sede del Fondo Scuola Espero. Per qualsiasi informazione rivolgersi alle sedi territoriali Uil Scuola.
con la Legge Fornero, che vie-
GARANZIE ASSICURATIVE GRATUITE RISERVATE AGLI ISCRITTI ALLA UIL SCUOLA
Le informazioni sulle garanzie sopra riportate sono puramente indicative e non costituiscono in alcun modo documento contrattuale; in caso di discordanza valgono comunque le condizioni pattuite nei singoli contratti tra UnipolSai e Uil Scuola. Per maggiori informazioni rivolgersi alle Segreterie Territoriali della UIl Scuola o consultare l'Agenda delle RSU 2018/2019
ne calcolata su un maggiore numero di anni. L’unica pena- lizzazione presente riguarda la impossibilità di cumulo tra pensione con Quota 100 e lavoro dipendente o professio-
di pubblicazione del decreto leg-
ge sulla Gazzetta Ufficiale.
Un ulteriore provvedimen- to, che riguarda il riscatto dei periodi di studi universitari, consentirebbe una agevolazio- ne nel pagamento dell’onere (5
pre per coloro che si trovano nel
mila euro per ogni anno), sem-
sistema di calcolo contributivo. Bisognerà, comunque, chiari- re se il riscatto del periodo di studi universitari vale soltanto per raggiungere il requisito per l’accesso alla pensione anticipa-
pensione stessa.
ta ed anche per il calcolo della
Per quanto riguarda, infi- ne, l’eventuale anticipo della liquidazione, per chi accede al trattamento pensionistico con la Quota 100, riteniamo che il provvedimento non sia molto
pagare un interesse all’Istituto
conveniente, perché si dovrà
di credito che anticiperà il tfs o il tfr fino a € 45.000,00. Rimane da chiarire: 1) quale sarà l’in- teresse; 2) quale sarà la parte a carico dello stato e quale a carico del lavoratore.
1 . INFORTUNI (numero 1331/ 77 /58 380 02 25) L'assicurazione garantisce una diaria in caso di ricovero in istituto di cura, conseguente ad infortunio subito sia durante l'attività professionale che extra professionale. La garanzia, a determinate condizioni, è estesa all'applicazione del gesso o di equivalente mezzo di contenzione comunque immobilizzante ed inamovibile da parte dell'assicurato, semprechè applicato in istituto di cura. 2 . RESPONSABILITÀ CIVILE (numero 1331/ 65 /37528778) GARANZIA DANNI Oggetto dell’assicurazione La Società si obbliga a tenere indenne l'Assicurato, nei limiti dei massimali e franchigie pattuite nella polizza, a titolo di risarcimento (capitale, interessi e spese) per danni involontariamente cagionati a terzi, compresi gli allievi e il personale scolastico, in conseguenza di un fatto accidentale verificatosi nello svolgimento delle loro funzioni, mansioni e/o incarichi relativi all’attività prestata per conto di Istituti Scolastici. GARANZIA PERDITE PATRIMONIALI Oggetto dell’assicurazione La Società si obbliga a tenere indenne l'Assicurato, nei limiti dei massimali e franchigie pattuite nella polizza, a titolo di risarcimento (capitale, interessi e spese) di perdite patrimoniali involontariamente cagionate a terzi, compresa la pubblica amministrazione, e derivanti da fatti colposi o negligenti dovuti ad errata, tardiva, incompleta o illeggitima applicazione e/o interpretazione di norme di leggi, regolamenti e/o disposizioni di Enti ed Organi della Pubblica Amministrazione, commessi nell’espletamento delle sue funzioni, mansioni e/o incarichi relativi all’attività prestata per conto di Istituti Scolastici e regolarmente accertati dai competenti organi di controllo. 3. TUTELA LEGALE ISCRITTI (numero 1331/71/58380134) QUALI SPESE Onorari, spese e competenze del legale LIBERAMENTE SCELTO dalle persone assicurate, spese giudiziarie e processuali, onorari dei periti di parte e di quelli nominati dal Giudice, spese di transazione e di soccombenza nei limiti del massimale pattuito nella polizza.. IN QUALE AMBITO Le garanzie sono operanti per i casi che si verificano nell’ambito del Lavoro Dipendente dell’Iscritto. | PER QUALI EVENTI Difesa Penale per delitti colposi e contravvenzioni. Recupero danni extracontrattuali a persone e /o a cose subiti per fatti illeciti di terzi. Spese di resistenza avverso pretese risarcitorie per danni extracontrattuali cagionati a terzi ove, ai sensi dell’Art. 1917 Cod. Civ., risultino adempiuti gli obblighi dell’assicuratore della responsabilità civile. L’intervento della Società è comunque condizionato all’esistenza ed effettiva operatività di una valida garanzia di responsabilità civile. Responsabilità amministrativa, contabile e giudizio di conto. Sono garantite le spese per sostenere la difesa in procedimenti per giudizi e azioni di responsabilità amministrativa, contabile e giudizio di conto per colpa nei confronti dell’Assicurato o in caso di archiviazione per mancanza del danno. Nel caso in cui le spese legali siano liquidate in sentenza, la Società rimborserà l’importo indicato nella stessa. La gestione dei sinistri di Tutela Legale è stata affidata da UnipolSai ad ARAG Assicurazioni S.p.A. 4. TUTELA LEGALE DELEGATI (numero 1331/71/58380132) QUALI SPESE Onorari, spese e competenze del legale LIBERAMENTE SCELTO dalle persone assicurate, spese giudiziarie e processuali, onorari dei periti di parte e di quelli nominati dal Giudice, spese di transazione e di soccombenza. IN QUALE AMBITO Le garanzie sono operanti per i casi che si verificano nell’ambito del Lavoro Dipendente del Delegato Sindacale. PER QUALI EVENTI Controversie in sede civile in cui l’Assicurato sia chiamato a rispondere, dai soggetti rappresentati per inadempienze nello svolgimento dell’attività di sindacalista all’interno delle singole scuole. Estensione alle violazioni/inadempimenti di cui ai D. Lgs. 81/2008 e diposizioni integrative e correttive contenute nel D. Lgs. 106/2009 “Tutela della Salute e della Sicurezza nei luoghi di Lavoro” e successive modifiche ed integrazioni. La garanzia viene prestata per : • la difesa nei procedimenti penali per delitti colposi o contravvenzioni • la difesa in procedimenti penali per omicidio colposo o lesioni personali colpose (Xxxx. 589- 590 Codice Penale). | La garanzia opera esclusivamente qualora l’assicurato ricopra contemporaneamente sia la qualifica di delegato sindacale sia la qualifica di responsabile della sicurezza di cui al D. Lgs. 81/2008. Estensione alle violazioni/inosservanze di cui al D. Lgs. 196/03”Tutela della Privacy” e successive modifiche ed integrazioni. La garanzia viene prestata per : • la difesa in procedimenti penali dolosi previsti dal D. Lgs. n. 196/03 commessi dall’assicurato nello svolgimento dell’attività, nei casi di proscioglimento o di assoluzione o derubricazione del reato da doloso a colposo (ex Art. 530 comma 1 C.P.P.) o nei casi in cui sia intervenuta archiviazione per infondatezza della notizia di reato o perché il fatto non è previsto dalla legge come reato. Sono esclusi i casi di estinzione del reato per qualsiasi altra causa; • la difesa dinanzi al Garante nel caso di reclami, segnalazioni e ricorsi; • la difesa avanti le competenti Autorità giurisdizionali civili nel caso in cui siano adempiuti gli obblighi dell’Assicuratore di responsabilità civile ai sensi dell’Art. 1917 Codice Civile. La garanzia opera esclusivamente qualora l’assicurato ricopra contemporaneamente sia la qualifica di delegato sindacale sia la qualifica di titolare al trattamento dei dati e/o responsabile e incaricato del trattamento. La gestione dei sinistri di Tutela Legale è stata affidata da Unipolsai ad ARAG Assicurazioni S.p.A. Le assicurazioni di cui alle presenti polizze di riferimento sono prestate da Unipolsai Assicurazioni S.p.A., con sede legale e Direzione Generale in xxx Xxxxxxxxxxx 00, 00000 Xxxxxxx (Xxxxxx), tel. 000 0000000 - fax 05 .375349, sito internet: xxxxxxxxx.xx, società unipersonale soggetta all’attività di direzione e di coordinamento di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A. Eventuali reclami riguardanti il rapporto contrattuale o la gestione dei sinistri devono essere inoltrati per iscritto alla Società, indirizzandoli a Unipolsai Assicurazioni S.p.A. - Reclami e Assistenza Clienti - Via della Unione Europea n. 3/B - 20097 San Xxxxxx Xxxxxxxx (MI) - Fax: 00 00000000, indirizzo di posta elettronica: xxxxxxx@xxxxxxxxx.xx. Per qualsiasi ulteriore informazione: Laborfin Agenzia Unipolsai Assicurazioni - Tel. 00 00000000 - Fax 00 00000000 Segreteria Nazionale Federazione UIL Scuola RUA - Tel. 00 0000000 - Fax 000000000 |
8 Martedì 14 Maggio 2019 SCUOL A D’OGG I
L’
La scuola del Paese
autonomia differenziata è uno dei punti del contrat- to di governo. Se dovesse essere applicata alla scuo-
esprime e soddisfa l’interesse gene- rale. Un Paese che voglia innalzare il proprio livello d’istruzione generale deve unificare, anziché separare:
la porterebbe ad un sistema scola- stico legato alle Giunte regionali con investimenti, qualità e accesso ai diritti legati alla ricchezza del territorio.
Una ipotesi di questo tipo impliche- rebbe inquadramenti contrattuali del personale su base regionale; sa- lari, forme di reclutamento e sistemi di valutazione diversi; livelli ancor più differenziati di welfare studente- sco e percorsi educativi diversificati. Il ruolo dello Stato come garante di unità nazionale verrebbe meno. Così come la solidarietà e la perequazione tra le diverse aree del Paese con una forte diversificazione nella concreta esigibilità di diritti fondamentali. Per garantire uguaglianza di op- portunità alle nuove generazioni nell’accesso alla cultura, all’istru- zione e alla formazione non si può rinunciare all’unitarietà culturale e politica del sistema di istruzione e ricerca. La scuola non è un semplice servizio ma una funzione primaria garantita dallo Stato a tutti i cit- tadini italiani, a prescindere dalla regione in cui risiedono, dal reddito o dall’identità culturale e religiosa. È garante del pluralismo culturale e preposta a rimuovere ogni ostacolo economico e sociale è, e deve esse- re, a carico della fiscalità generale nazionale, semplicemente perché
unificare i percorsi didattici, so- prattutto nella scuola dell’obbli- go; garantire, incrementandola, l’offerta educativa e formativa e le possibilità di accesso all’istru- zione fino ai suoi livelli più elevati; assicurare la qualità e la quantità dell’offerta di istruzione e forma- zione in tutto il Paese, senza di- stinzioni e gerarchie.
Nell’intesa non è stato trattato vo- lutamente nello specifico il tema dell’autonomia differenziata, che è ancora alle fasi preliminare e nes- suno sa come evolverà specie per il settore istruzione e ricerca, ma sono stati condivisi con il Governo alcuni valori e principi che definisco- no la Scuola del paese, che messi a confronto con le richieste di alcune regioni, diventano contraddittori e incompatibili. La battaglia politica continuerà con la raccolta di firme fino a quando non si metterà la pa- rola fine ad ogni ipotesi di regionaliz- zazione del sistema di istruzione. L’impegno del Governo riguar- da:
- reclutamento uniforme su tutto il territorio nazionale;
- stato giuridico di tutto il personale regolato dal Ccnl;
- tutela degli ordinamenti statali e dei curricoli;
- tutela dell’autonomia scolastica.
Riunioni tecniche
Rinnovo contrattuale
L’
Dirigenti scolastici
dell’ipotesi di Ccnl dei dirigenti
aumento di 43 euro, previsto per il persona- le scolastico nella legge di Bilancio del 2019, è
comprensivo anche di quanto ne- cessario per mantenere l’elemen- to perequativo riconosciuto con il Ccnl 2016-2018 con un aumento effettivo di 37,55 euro.
Chi ha la re- sponsabilità di formare le future gene- razioni, così come avvie- ne nel resto d’Europa, dovrebbe es- sere ben for- mato e ade- guatamente
la ragioneria generale dello Sta- to, sono le più basse del settore pubblico.
Occorrono risorse aggiuntive per traguardare gli stipendi italiani a quelli dei colleghi europei.
Con l’intesa il governo prende l’impegno di avviare quanto pri- ma l’iter per il rinnovo del Ccnl,
unico stru- mento atto a valorizza- re il lavoro di tutto il personale e nello speci- fico a:
- garanti- re il recu- pero gra- duale nel
scolastici, per la firma definitiva
pagato.
triennio
Con il ddl Concretezza si vuole introdurre il cosiddetto controllo biometrico agli ingressi della scuo- la e degli uffici. Questa misura, prevista per i dirigenti scolastici, deve essere eliminata per intero comparto, perché non si adatta ai contesti lavorativi come quelli del- la scuola e l’istruzione.
Un contesto basato sul confronto
del contratto e la certificazione dei fondi spettanti ai dirigenti scola- stici per le retribuzioni degli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019. L’intesa porterà ad un percorso per riconoscere il ruolo e la funzione dei dirigenti scolastici. Oggi il ta- volo tecnico a loro dedicato.
Personale Ata
Solo per co- prire l’infla- zione (Ipca) del triennio che l’Istat prevede al 4,1% e per mantenere l’elemento perequativo
Xxxx Xxxx
del potere di acqui- sto delle retribuzio- ni del per- sonale del comparto Istruzione e ricerca (non coperto dal-
fra generazioni e dove ai minori e ai nostri giovani non va dato un messaggio come quello del control- lo, addirittura biometrico, perché si faccia il proprio dovere.
Tutto questo è diseducativo. Sui dirigenti scolastici c’è un carico ec- cessivo di compiti che appesantisce il loro lavoro e quello delle segrete- rie, distogliendoli dall’assolvimento delle loro funzioni primarie di as- sicurare il regolare funzionamento del servizio di istruzione, nonché enormi responsabilità in materia di sicurezza e di contabilità. Inoltre si attende ancora la certificazione
Risolvere il problema del blocco della mobilità professionale che ha impedito al personale Ata le progressioni verticali al fine di valorizzare l’esperienza professio- nale attraverso l’attuazione delle disposizioni contrattuali tuttora vigenti.
La valorizzazione del personale Ata è l’obiettivo dell’intesa, at- traverso lo sblocco della mobilità professionale interna, a partire dagli assistenti amministrativi facenti funzioni e la definizione dei profili professionali.
per tutta la p.a. occorrerebbero circa 4,1 miliardi di euro rispetto ai 1.775 euro stanziati dalla legge di Xxxxxxxx.
La legge di Xxxxxxxx ha infatti stanziato risorse per garantire a regime un aumento delle retribu- zioni di tutta la pubblica ammini- strazione dell’1,95%:
- per la p.a. rappresenta un aumento medio di circa 49 euro;
- per la scuola rappresenta un aumento di 43 euro;
Le retribuzioni del personale del- la scuola, certificate recentemente
la Finanziaria attuale);
- reperire ulteriori risorse fi- nanziarie da destinare al per- sonale scolastico (nella legge di bilancio per il 2020) che si aggiun- gono a quelle già stanziate con la legge di Bilancio 2019, al fine di riconosce il ruolo fondamentale nella società del personale della scuola e di difenderne e incremen- tare il prestigio sociale.
la sintesi delle schede
è stata curata da Xxxxx Xxxxxxxx
e Xxxxx Xxxxx
Reclutamento e precariato
Mentre andiamo in stampa, al Miur si è già svolta la prima delle riu- nioni tecniche previste dall’accordo di Palazzo Chigi: il tavolo tecnico sul reclutamento. Il 20 maggio sarà la volta della riunione dedicata al rinnovo del contratto. Il calendario delle riunioni, via via che saranno fissate e il loro esito, saranno ripor- tati, online, sul sito internet della Uil Scuola, xxx.xxxxxxxxx.xx.
Inorme, intrecciate con ricorsi
l precariato della scuola è una
vera e propria emergenza, de- terminata da un ginepraio di
ed aspettative di ogni genere. Di seguito alcuni dati del ministero dell’istruzione relativi ai posti del personale docente che risulteran- no vacanti a settembre 2019:
- 32.000 i posti destinati alle im- missioni in ruolo per il 2018/19 rimasti scoperti per mancanza di personale da poter stabilizzare;
- 16.000 i posti che si libere- ranno per effetto del normale turnover;
- 22.000 le domande di pensio- ne dei «quota 100» e di altri recen- ti interventi di legge.
Se non si interviene subito con un provvedimento d’urgenza man- cheranno anche dal 1 settembre. Occorre quindi prevedere un iter breve che consenta agli insegnan- ti che già lavorano nella scuola, con più di 36 mesi di servizio, di accedere ad una prova concor-
suale veloce, che permetta loro di avere un posto di ruolo, e alle scuole di non avere per il secon- do anno consecutivo un record di supplenti. Questo per valorizzare l’esperienza pluriennale dei do- centi precari che hanno maturato almeno tre anni di servizio nelle scuole statali attraverso una fase concorsuale transitoria da avviare in tempi celeri, è risaputo infatti, che i tempi del concorso ordinario sono molto lunghi, servono inve- ce docenti che possano coprire a tempo indeterminato i posti va- canti fin da subito. La procedura deve essere finalizzata non solo a sistemare i precari e dare loro stabilità e serenità ma soprattutto per rispondere alle esigenze degli alunni assicurando la continui- tà didattica e conseguentemente aumentare la qualità dell’offerta formativa. Con l’intesa il governo si è impegnato a garantire con cadenza regolare l’indizione dei concorsi per il personale docente. Tenuto conto anche della c.d. quo- ta 100, si prevedono due misure complementari (non alternative) che valorizzino l’esperienza plu- riennale dei docenti con almeno 36 mesi di servizio, per agevolarne l’immissione in ruolo:
- concorso con modalità ade-
guate e semplificate, a regime;
- fase transitoria con un per- corso abilitante riservato fina- lizzato all’immissione nei ruoli.