AZIONE A4
Progetto Life+T.E.N. Trentino Ecological Network
- LIFE11/NAT/IT/000187 "T.E.N." -
AZIONE A4
Definizione di "linee guida provinciali" per la redazione dei Piani di gestione delle Reti di Riserve comprendenti siti trentini della rete Natura 2000
Relazione finale
Aree
protette
PROVINCIAAUTONOMADI TRENTO del TRENTINO
A cura di:
ALBATROS Srl
Coordinamento Progetto LIFE+T.E.N.:
Xxxxxxx Xxxxxxx - Provincia autonoma di Trento - Incarico Dirigenziale per la Valorizzazione della Rete delle Aree Protette
xxxxxxx.xxxxxxx@xxxxxxxxx.xx.xx
Coordinamento Azione A4:
Xxxxxxx Xxxxxxx - Provincia autonoma di Trento
Relazione a cura di:
Albatros Srl
Prima stesura: Giugno 2013
1. FINALITA’, PRINCIPI E RIFERIMENTI NORMATIVI DEL PIANO DI GESTIONE
1.1. I piani come strumenti di tutela in rete
I Piani di gestione delle Reti di Riserve sono uno strumento di adozione obbligatoria, previsto ai sensi dell'art. 47 della L.P. 11/2007 1. Essi vengono elaborati entro 12 mesi dalla stipula dell’Accordo di programma che sancisce la costituzione della Rete di Riserve, con lo scopo di dare concretezza alle finalità istitutive delle Reti di riserve stesse stabilite dall'art. 47 della Legge in parola, che sono in sintesi:
🟃 gestire il territorio con preminente riguardo alle esigenze di valorizzazione e di riqualificazione degli ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse, con particolare riferimento alla tutela delle specie e degli habitat di interesse comunitario;
🟃 favorire lo sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili con le esigenze di conservazione.
Le Reti di riserve hanno altresì lo scopo di dare concretezza sul territorio trentino al concetto di “rete ecologica”, laddove con quest’ultimo termine si intende una strategia di conservazione della biodiversità e del paesaggio che si basa sulla conservazione e/o sul ripristino della connettività (=corridoi ecologici) che mettono in relazione tra di loro aree caratterizzate da significativi valori naturalistico-ambientali e solitamente sottoposte a specifiche forme di tutela.
Tale strategia costituisce evidentemente un’evoluzione rispetto alla tradizionale visione per “compartimenti stagni” che prevedeva una netta separazione tra le aree protette e il proprio “intorno territoriale”.
A livello continentale questo nuovo concetto di tutela della Natura si è concretizzato nell’ultimo scorcio dello scorso secolo con la nascita della Rete ecologica NATURA 2000 in conseguenza della promulgazione della Direttiva comunitaria “Habitat” 2.
Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno di conseguenza individuato sul proprio territorio i “nodi” della rete (Zone di Protezione Speciale e Siti di Interesse Comunitario, ora Zone Speciali di Conservazione) la cui gestione, per definizione, dovrebbe superare il tradizionale approccio “insulare” per andare convintamene nella direzione di una rete ecologica europea.
A livello alpino la Convenzione delle Alpi dal 2006 ha dato vita tramite la propria “Piattaforma Rete ecologica” al progetto “Econnect” (= Ecological Networks in the European Alps).
1 Legge Provinciale n°11 del 23 maggio 2007: “Governo del territorio forestale e montano, dei corsi d’acqua e delle aree protette” e successive modifiche.
2 Direttiva europea n°92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla “conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, per semplicità definita Direttiva “Habitat”.
Questa moderna visione della tutela della Natura è stata fatta propria anche dalla Provincia autonoma di Trento attraverso la Legge Provinciale 11/2007 che ha introdotto il concetto di Rete delle aree protette provinciali e lo strumento, assolutamente innovativo, delle “Reti di riserve”.
Tuttavia va riconosciuto che fino a tempi recenti anche in Provincia di Trento l’attenzione si è incentrata principalmente sui “nodi” delle reti ecologiche, rappresentati dai siti di maggior valenza naturalistico-ambientale, a scapito invece delle “maglie” della rete.
Si tratta con ogni evidenza di una visione che in un certo senso “tradisce” la logica di conservazione che sta alla base della Direttiva Habitat, la quale punta alla creazione di un sistema ecologico territoriale interconnesso. Occorre evidentemente correggere questa impostazione, recuperando pienamente la visione iniziale della Rete Natura 2000, affinchè i diversi elementi che la compongono ricevano il dovuto grado di attenzione.
Con questo fine nel 2012 ha preso avvio il Progetto Life+ T.E.N. (= Trentino Ecological Network), il quale si propone di giungere alla definizione di una Rete Ecologica Provinciale, inserita nel più ampio mosaico della rete ecologica alpina.
Contemporaneamente, il progetto Life + T.E.N. vuole approcciare in un modo diverso e più ambizioso il tema della conservazione della natura, uscendo da una concezione puramente vincolistica e muovendosi invece verso una visione che integri il concetto di conservazione con quello di sviluppo socio-economico. L’agricoltura e il turismo sono i due settori economici a cui il progetto si rivolge in primis, in quanto essi traggono vantaggio dai servizi ecosistemici forniti da un ambiente naturale ben conservato, e per tale motivo potrebbero farsi promotori di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Lo sforzo in direzione dell’integrazione delle politiche che ha luogo nell’ambito del Progetto Life+ T.E.N. porterà a connotare la Rete Ecologica Provinciale come Rete Ecologica Polivalente, in quanto espressione di numerose funzioni ecosistemiche.
In questo contesto le Reti di riserve, sorte attorno ai nodi della Rete Natura 2000, costituiranno i cardini istituzionali e gestionali della Rete ecologica provinciale.
Per questa ragione i loro Piani di gestione dovranno sintonizzarsi con questo approccio innovativo, prendendo forza da una visione di rete e accettando integralmente il fatto che lo sviluppo sostenibile non può più essere considerato un obiettivo facoltativo, o peggio estraneo, alla politica delle aree protette, ma anzi diverrà il cardine grazie al quale sarà garantita, anche in futuro, la tutela del patrimonio naturale.
A questo proposito va ricordato che l’art. 47 della L.P. 11/07 precisa le finalità delle reti di riserve facendo riferimento alle “esigenze di valorizzazione e di riqualificazione degli ambienti naturali e seminaturali e delle loro risorse, nonché allo sviluppo delle attività umane ed economiche compatibili con le esigenze di conservazione”.
L’esplicito richiamo alle attività economiche costituisce una delle più rilevanti novità introdotte dalla L.P. 11/07 nella gestione delle aree protette, favorendo in sostanza un
virtuoso connubio tra ecologia ed economia, che rimanda tacitamente ai servizi ecosistemici. Pertanto, il Piano di gestione dovrà farsi carico, oltre che degli aspetti legati alla conservazione, anche di quelli connessi alla cosiddetta “valorizzazione”, ricercando le migliori formule per conseguire l’integrazione tra le diverse politiche settoriali, dalla conservazione della natura, all’agricoltura e al turismo: una strategia finalizzata, in definitiva, a garantire la permanenza dell’uomo sul territorio. Relativamente all’agricoltura, il naturale riferimento saranno le misure del PSR, mentre per il turismo sostenibile il modello sarà rappresentato dalla Carta Europea del Turismo sostenibile.
Il Pdg, infatti, offre il contesto adatto per l’eventuale avvio delle analisi e del processo di programmazione partecipata volti alla promozione di un turismo sostenibile.
1.2. Il Piano a supporto della strategia delle reti di riserve: dai principi alla programmazione finanziaria
Il Piano di gestione delle Reti di Riserve è quindi funzionale ad una prospettiva di gestione territoriale fortemente innovativa rispetto ai consueti modelli di conservazione ed è basato sulla “presa in carico” diretta da parte delle comunità locali delle responsabilità di tutela e sulla conciliazione tra conservazione della natura e sviluppo economico nonché su una visione reticolare di sistema della tutela della biodiversità.
Per questo motivo, il Piano di gestione si basa sui seguenti tre principi:
Integrazione: favorire l'integrazione, e quindi il reciproco completamento, tra le politiche di tutela del territorio e della biodiversità e l'uso sociale in senso economico, culturale e ricreativo delle risorse ambientali;
Partecipazione: mirare a una pianificazione partecipata e condivisa, in una parola “democratica”, della gestione del territorio da parte delle comunità locali. Il Piano di gestione va inteso come un piano che “parte dal basso”, grazie al coinvolgimento diretto, responsabile e propositivo della fascia il più ampia possibile di portatori di interesse;
Sussidiarietà responsabile: la Provincia Autonoma di Trento delega la conservazione/gestione del proprio patrimonio ambientale rispettivamente ai Comuni Amministrativi, alle Comunità di Valle o ai Bacini Imbriferi Montani; la Provincia Autonoma di Trento rimane comunque garante nei confronti dell’Unione Europea della conservazione e dei processi autorizzativi relativi a NATURA 2000 e per questo deve mantenere un ruolo attivo di regia complessiva e di indirizzo. Deve inoltre esercitare la funzione di controllo affinchè l’assunzione in carico da parte della comunità locale di un compito tanto delicato avvenga in modo responsabile ed efficace.
In concreto il Piano di gestione si configura come:
🟃 lo strumento di esatta individuazione degli ambiti territoriali facenti parte della Rete di riserve (aree protette più AIE: aree per l'integrazione ecologica);
🟃 un programma di azioni di conservazione attiva che riguarderà le aree comprese nella rete;
🟃 un programma di azioni per la connettività ecologica sia interna che esterna alla rete. Per le aree esterne il programma avrà carattere puramente indicativo a beneficio degli strumenti di pianificazione locale;
🟃 un programma di monitoraggi;
🟃 un programma di valorizzazione culturale e sviluppo socio-economico sostenibile.
Con riferimento al primo punto, il Pdg, individua esattamente gli “ambiti di integrazione ecologica” (AIE), e cioè il tessuto connettivo che lega tra loro le aree protette di una rete di riserve. Questi ambiti sono costituiti dai corridoi ecologici propriamente detti e dalle aree caratterizzate da valori paesaggistici e naturalistici di particolare interesse a cui associare principalmente interventi di tutela attiva funzionali alla conservazione dei valori inclusi nelle riserve. Proprio per questa ragione è necessario che il Pdg individui esattamente i contorni di queste aree.
Per quanto riguarda le aree protette comprese nella Rete (Siti NATURA 2000 e riserve naturali provinciali ma anche riserve locali e aree di protezione fluviale) il Pdg individua le azioni di conservazione attiva che dovranno naturalmente essere coerenti con le misure di conservazione generali e specifiche disposte ai sensi della normativa vigente. Per gli “ambiti di integrazione ecologica” solo in casi di comprovata necessità e con il consenso delle Amministrazioni interessate il Pdg può definire eventuali apposite misure di tutela finalizzate a preservare la funzionalità ecologica individuata.
Mentre le azioni di conservazione del Pdg devono riguardare territori compresi nella RR, le azioni di valorizzazione (per esempio: percorsi, strutture informative) possono interessare anche territori esterni alla RR, purché assicurino una forte connessione funzionale e culturale con la rete di Riserve; per questi interventi il sostegno finanziario della PAT è subordinato all’adesione agli standard comunicativi (logo e cartellonistica) fissati dalla Cabina di regia delle aree protette.
Di seguito si riassumono le sfere di competenza del Piano di gestione:
SIC E ALTRE AREE PROTETTE DELLA RDR | AMBITI TERRITORIALI PER L’INTEGRAZION E ECOLOGICA | SUPERFICI ESTERNE ALLA RDR | |
VINCOLO URBANISTICO (TUTELA PASSIVA) | NO | NO | NO |
VINCOLO REGOLAMENTARE NON URBANISTICO (TUTELA PASSIVA) | Ricognizione/decli nazione delle misure di conservazione e norme esistenti | solo in casi di comprovata necessità di funzionalità ecologica | NO |
MISURE DI TUTELA ATTIVA | SÌ | SÌ | NO |
MISURE DI CONNETTIVITÀ ECOLOGICA | SI | SI | solo a livello indicativo |
MISURE DI SVILUPPO LOCALE SOSTENIBILE | SÌ, in assenza di incidenze significative | SÌ | SÌ, se strettamente attinenti agli obiettivi della RdR |
Le previsioni del Piano di gestione diventano immediatamente operative e sono finanziate attraverso il piano finanziario triennale contenuto nell’Accordo di programma, attingendo risorse dal bilancio provinciale, dall’operatività dei servizi provinciali, dai Fondi Europei e con la compartecipazione finanziaria delle Amministrazioni comunali e di eventuali fonti private.
1.3. La valenza del piano in rapporto a Natura 2000
Ai sensi dell’art. 41 della L.P. 11/07 il Piano di gestione delle Reti di Riserve concorre alla conservazione dei siti di Natura 2000 e pertanto deve contribuire concretamente all’attuazione delle politiche e della legislazione comunitarie in tema di natura e biodiversità, in particolare delle direttive 2009/147/CE e 92/43/CEE.
In questo senso il Piano di gestione delle Reti di Riserve va messo sullo stesso piano dei Piani dei Siti di Natura 2000.
In altre parole, il Piano di gestione della rete delle riserve ai sensi dell’art. 38 della L.P. 11/07, costituisce piano di gestione della Rete Natura 2000 per le aree ricomprese nella Rete delle riserve in parola.
A questo proposito, è opportuno peraltro chiarire la valenza del Piano e il suo rapporto funzionale con le Misure di conservazione e con le altre norme.
Il Piano di gestione non può modificare le Misure di Conservazione e la normativa vigente stabilita dalle delibere istitutive delle riserve naturali (ex-biotopi). Piuttosto, le misure del Piano di gestione, che di seguito definiremo “azioni”, onde scongiurare possibili equivoci con le Misure di conservazione, si configurano più semplicemente come la trasposizione nel concreto delle Misure stesse, una loro declinazione utile a indicare puntualmente localizzazione, tempistica, modalità e costi di attuazione.
Qualora le strategie gestionali di attuazione delle azioni o l’aggiornamento dei dati scientifici evidenziassero l’esigenza di modificare e/o integrare le norme vigenti, il Piano elabora una proposta di modifica da sottoporre alla struttura provinciale competente in modo da avviare la relativa procedura.
Il Piano di gestione è finalizzato a garantire la migliore conservazione nel lungo periodo delle aree incluse nella Rete e qualora l’Accordo di Programma costitutivo della Rete di Riserve non dovesse essere rinnovato, la Provincia tornerebbe ad assumere in prima persona la gestione dei siti, attraverso le proprie strutture tecniche..
In tale ipotesi la parte del Piano di gestione relativa alla conservazione dei siti di Natura 2000 mantiene la sua validità tecnica, divenendo così strumento di indirizzo gestionale nella responsabilità della Provincia, avendo il valore aggiunto di essere stato concepito in una logica di rete e di portare in dote, quindi, suggerimenti gestionali – validi per le amministrazioni locali - anche per le aree di connessione ecologica extra sito.
Analogamente, mantengono validità pure il programma di azioni nelle altre aree protette, le azioni per la connettività ecologica e il programma di monitoraggio degli habitat e delle specie di Natura 2000.
In questo caso l’originario Piano di gestione della Rete può essere fatto proprio dalla Provincia e assunto anche formalmente quale “Piano multiplo” per i Siti di Natura 2000 ivi compresi.
Nell’ipotesi di decadenza della Rete, verrebbe invece meno la validità della parte di Piano relativa alle azioni per lo sviluppo locale sostenibile che, nel disegno delle Reti di Riserve, è di prevalente competenza delle comunità locali.
1.4. Il rapporto con il progetto TEN
È essenziale tenere conto che, sotto il profilo metodologico e tecnico, il Piano di gestione viene predisposto inserendosi nel quadro di riferimento fornito dal Progetto Life+ T.E.N
(Trentino Ecological Network): a focal point for a Pan-Alpine Ecological Network che ha preso avvio nel luglio del 2012.
È in particolare l'Azione C.2 di T.E.N che fornirà supporto alla redazione del Piano di gestione attraverso la prevista elaborazione di un programma delle azioni di tutela attiva e di ricostruzione della connettività per ciascun Ambito Territoriale Omogeneo (A.T.O.) nei quali verrà suddiviso il Trentino ai fini della realizzazione di T.E.N.
Nel progetto T.E.N gli inventari delle azioni corrispondono a veri e propri programmi di azioni di conservazione attiva e di ripristino della connettività, conseguenti ad analisi tecniche svolte sul territorio: tali programmi, elaborati inizialmente a livello tecnico da parte di professionisti incaricati, verranno poi concertati con i portatori di interesse e, in particolare, con i proprietari e con le amministrazioni locali nell’ambito dei tavoli di confronto; in questo modo gli inventari delle azioni non costituiranno dei semplici elaborati tecnici teorici, quanto piuttosto programmi operativi partecipati e condivisi, pronti per la progettualizzazione esecutiva.
Nell’ambito dei siti di Natura 2000 le azioni saranno dettagliate, georeferenziate, prioritarizzate, e quantificate in termini economici.
All’esterno dei siti, le azioni destinate a migliorare la coerenza ecologica e la connettività della Rete avranno invece, necessariamente, solo un carattere indicativo e di indirizzo. Particolare cura sarà però posta nella quantificazione finanziaria delle opere suggerite, così da poter comporre un quadro organico e sufficientemente esaustivo in termini di risorse necessarie.
L’inventario delle azioni relative a ciascuno dei sistemi territoriali omogenei, abbozzato in linea tecnica a partire dai documenti predisposti nelle azioni preparatorie, verrà sottoposto all’attenzione degli Amministratori e dei tecnici delle Comunità di Valle / Comuni amministrativi, rappresentanti delle categorie economiche (agricoltori/allevatori e operatori turistici) e rappresentanti delle associazioni (ambientalisti, pescatori, cacciatori) nell’ambito di un percorso partecipativo che verrà attivato per ciascuno dei sistemi territoriali omogenei attraverso specifici "tavoli di confronto" / forum territoriali.
In tal modo le azioni proposte potranno essere meglio comprese, valutate e all’occorrenza adeguate alle necessità di carattere socio-economico che potranno emergere. I forum, sotto la regia complessiva della Provincia Autonoma di Trento attraverso il management del progetto T.E.N., saranno condotti nello specifico dai tecnici incaricati della definizione degli Inventari territoriali con il fondamentale supporto di personale specializzato in processi partecipativi, e gestiti secondo specifiche metodiche già sperimentate con successo in Provincia.
Per ciascun ambito territoriale si andrà a comporre, così, un quadro condiviso di azioni di tutela attiva per la gestione a lungo termine che si potrà concretizzare attraverso i piani di gestione delle Reti di Riserve e/o i piani urbanistici delle Comunità di Valle. In questo processo si individua la necessità di una forte regia a livello provinciale per impostare i diversi Programmi di attività in un’ottica sinergica e “di sistema” a livello di
territorio provinciale, evitando indesiderabili asimmetrie e/o analisi “per compartimenti stagni”.
A conclusione dei processi partecipativi attivati per ciascun sistema territoriale omogeneo, sarà dunque possibile disporre di un inventario condiviso di azioni concrete di conservazione attiva riferite all’intero territorio provinciale per la miglior gestione di habitat e specie di interesse comunitario, con riguardo anche alla connettività ecologica.
A livello locale gli inventari delle azioni potranno costituire utili riferimenti nell'ambito dei processi di definizione dei piani regolatori e dei piani territoriali di Comunità, anche attraverso i piani forestali e montani di cui all’art.6 della L.P. 11/07. Va da sé, inoltre, che gli inventari costituiranno un mattone fondamentale anche per la definizione dei Piani di gestione delle Reti di Riserve.
In altri termini gli inventari delle azioni saranno funzionali a favorire l’integrazione di una corretta gestione di NATURA 2000 nelle politiche di governo del territorio attuate a livello locale.
Oltre a ciò, il Progetto T.E.N prevede la predisposizione di un’altra serie di documenti che il Piano di gestione dovrà considerare.
Ci si riferisce, in particolare, alle "Linee guida provinciali per la gestione degli habitat di interesse comunitario presenti in Trentino” (azione A.6), alle "Linee guida provinciali per la gestione dei boschi umidi (91E0) e della vegetazione in alveo in Trentino” (azione A.7) e agli “Action plans per la gestione di specie focali di interesse comunitario” (azione A.8) , che nel loro insieme rappresentano la “cassetta degli attrezzi” per la gestione conservativa degli habitat e delle specie e la quantificazione dei relativi costi unitari.
Le “Linee Guida per i monitoraggi degli habitat e delle specie nei siti della rete Natura 2000” forniscono invece l'inventario relativo alle modalità di effettuazione dei monitoraggi degli habitat e delle specie oggetto di gestione conservativa (Azione A.5 )
Da quanto sopra riportato risulta chiaro che la redazione del Piano di gestione trova nel progetto LIFE + T.E.N precisi riferimenti per definire:
− l'iter partecipato e condiviso di “elaborazione” del Piano di gestione;
− le azioni di tutela attiva e di ricostruzione della connettività ecologica;
− le azioni di monitoraggio;
− i costi delle azioni.
1.5. L’approccio metodologico: essenzialita’ e sobrieta’
Il Piano di gestione della Rete di Riserve è dunque un documento tecnico-operativo che interviene in due ambiti che pur nella loro distinzione vanno considerati in maniera unitaria e tra loro complementare: la conservazione e lo sviluppo locale sostenibile.
Per quanto riguarda la conservazione, il Piano di gestione non va inteso come un progetto di ricerca scientifica e nemmeno come un piano per l’individuazione delle strategie di tutela
(che sono state già fissate a livello di rete ecologica provinciale), quanto piuttosto come un elaborato finalizzato all’organizzazione delle informazioni e delle conoscenze già disponibili ed alla programmazione di azioni già prefigurate dalle misure di conservazione vigenti. Con ciò non si esclude, peraltro, che il Piano possa approfondire alcuni ambiti di utile conoscenza scientifica, soprattutto per quel che riguarda gli aspetti reali legati alla connettività, e dare altresì indicazioni sulle future linee di ricerca scientifica e di monitoraggio.
Per la redazione della parte relativa alla conservazione, il documento di riferimento è rappresentato dalle “Linee Guida per la gestione dei Siti Natura 2000” prodotte dal Ministero dell'Ambiente.
In tale elaborato le indicazioni relative alla struttura del Piano di gestione sono contenute in poche pagine e lasciano ampi spazi interpretativi in merito al livello di approfondimento del documento stesso, sia nelle parti di descrizione e analisi che in quella progettuale e propositiva. A causa di ciò, numerose Regioni o Province italiane si sono dotate di proprie linee guida per la predisposizione dei Piano di gestione dei Siti Natura 2000 risultate molto difformi tra loro: alcune hanno sostanzialmente ripreso le scarne indicazioni del documento ministeriale, altre lo hanno sviluppato con diversi gradi di approfondimento.
In alcuni casi l'elevato grado di approfondimento ha condotto alla produzione di Linee guida di centinaia di pagine, nelle quali la parte relativa all'acquisizione di informazioni risulta assolutamente predominante rispetto a quella delle misure proposte. Per i Piani di gestione che seguono tali linee guida è prevista l'acquisizione di dati e informazioni di carattere naturalistico, culturale e socio-economico a una scala di notevolissimo dettaglio, che richiede specifiche indagini. Quest'impostazione costituisce ovviamente un limite alla redazione dei Piani di gestione, per via dei costi e delle tempistiche necessarie. Con tali parametri, estendere la redazione dei Piani di gestione ad un numero significativo di Siti risulta del tutto utopistico, tanto più alla luce di una congiuntura economica sfavorevole.
Le considerazioni sopra esposte rendono pertanto necessario un approccio molto pragmatico ed economicamente sobrio al Piano di gestione delle Reti di Riserve, che permetta di produrre un documento gestionale valido ed efficace, ottimizzando le risorse economiche disponibili nel rispetto di tempi ragionevolmente brevi.
Questo risultato può essere ottenuto, come sopra accennato, limitando la raccolta delle informazioni a quanto è strettamente funzionale alla definizione del programma delle azioni e utilizzando al meglio i documenti tecnici già esistenti.
3 Deliberazione della Giunta provinciale 259/2011 Misure di conservazione per le ZSC e Deliberazione della Giunta provinciale 2279/2006 Adozione misure di conservazione delle ZPS.
Ciò anche in considerazione del fatto che vanno indirizzate risorse finanziarie pure sulla valorizzazione sociale ed economica sostenibile,, la quale costituisce la vera novità nell’ambito della redazione del Piano di gestione.
Infatti, la parte dedicata allo sviluppo locale sostenibile, ben coordinata con le esigenze di tutela di habitat e specie, richiede un particolare sforzo per elaborare strategie innovative nella direzione di integrare la conservazione nelle politiche agricole e turistiche, promuovendo la messa in rete di tutte le iniziative che hanno come fattor comune la valorizzazione delle peculiarità del territorio e la sua tutela.
L’approccio che è preferibile seguire, e che anzi appare quasi “obbligato” anche in questo settore, è quello della pianificazione partecipata.
1.6. La partecipazione
La “partecipazione” rappresenta in primo luogo la chiave metodologica della predisposizione e della successiva applicazione del PdG.
Ciò significa che il processo partecipativo fa parte della costruzione del Piano e che il Piano stesso nasce e prende forma con l'essenziale contributo della comunità. Ma la partecipazione non è solo un metodo, ma anche un obbiettivo, in quanto il concetto stesso di XxX è basato sul principio della sussidiarietà responsabile e della partecipazione e quindi implica il coinvolgimento diretto della comunità.
Un preciso riferimento in tale ambito è dato dall'iter per l'adesione alla Carta europea per il turismo sostenibile (C.E.T.S.), che prevede appunto una partecipazione diretta dei portatori di interesse e una condivisione dei principi, degli obbiettivi e delle strategie operative.
Il processo partecipativo viene vitalizzato da un’adeguata fase comunicativa e prevede quale fase principale l'individuazione dei portatori di interesse (= soggetti che possono influenzare oppure che sono influenzati dall'esistenza della Rete), il loro coinvolgimento e l'identificazione delle aspettative e dei desiderata da loro espressi nei confronti della Rete e del suo territorio.
I portatori di interesse possono essere rappresentati da Enti pubblici, realtà private, associazioni culturali ecc. È necessario attuare un censimento delle associazioni culturali (es. SAT, cacciatori, pescatori, ambientalisti, scout, fotografi ecc ), dalle quali possono scaturire “consigli gestionali” e forse potenziali collaborazioni per attività di sorveglianza, gestione degli habitat, monitoraggio e valorizzazione culturale. Il reale coinvolgimento delle associazioni può costituire un meccanismo molto importante al fine di garantire il perdurare di un’elevata soglia di attenzione verso la gestione del territorio, degli habitat e delle specie nel tempo. Nella fase di ascolto delle realtà associative è possibile individuare con esse i piccoli progetti pratici dai quali la Rete di riserve potrà trarre beneficio. Va previsto che gli eventuali contributi di sostegno erogati usualmente dai Comuni alle associazioni vengano subordinati alla realizzazione di progetti definiti nel Piano di gestione.
La fase partecipativa, che prevede una serie di incontri e la costituzione di forum territoriali, si riferisce prioritariamente alle misure di sviluppo socio-economico sostenibile, poiché è proprio in quest'ambito che la comunità locale può contribuire in modo particolarmente significativo.
Per quanto riguarda le misure di conservazione e connettività, esse saranno già pressoché definite dagli inventari predisposti nell’ambito dell’azione C2 del Progetto Life+ TEN, a cui si perverrà per l’appunto a seguito di capillari processi partecipativi.
Ad ogni modo, va tenuto in debito conto che la fase partecipativa non si esaurisce con la predisposizione del PdG, ma deve proseguire nel tempo per tutta la durata dell'applicazione del Piano. A questo fine vanno programmati incontri informativi per aggiornare periodicamente la comunità sull'andamento delle misure poste in atto.
1.7. Dall’Accordo di programma al parco naturale locale
Le Reti di Riserve non rappresentano nuove aree protette, quanto piuttosto una modalità tutta nuova di gestione di aree protette esistenti: nuova istituzionalmente, perché partecipata e assunta direttamente dagli Enti locali; nuova sotto il profilo socio-economico, perché è forte il riferimento allo sviluppo sostenibile locale basato sui valori del territorio; e nuova, infine, sotto il profilo dell’ approccio della conservazione, basato sulla logica della rete ecologica. Non a caso, nel definire il concetto di rete di riserve l’art. 47 della fa riferimento alla coerenza ecologica che deve essere assicurata dall’individuaizone di “corridoi ecologici” allo scopo di favorire “i processi di migrazione, di distribuzione geografica e di scambio genetico delle specie selvatiche” e soprattutto di realizzare [punto 1. lettera f)] delle “Reti di Riserve”
L’art. 47 della Legge definisce anche le modalità di istituzione di una “Rete di riserve” e i contenuti obbligatori dell’Accordo di programma.
Appare evidente che l’Accordo di programma deve essere supportato da uno specifico documento tecnico preliminare che in maniera sintetica raccolga i dati e sviluppi le analisi necessarie a sostanziare l’Accordo di programma stesso (vedi schema).
Struttura del documento tecnico preliminare di sostegno all’Accordo di programma
A. ANALISI TERRITORIALE | note |
1. Ricognizione territoriale e individuazione del territorio di riferimento | |
2. Ricognizione dello stato delle conoscenze | |
3. Ricognizione delle norme e delle misure di |
conservazione delle aa.pp. | |
4. Ricognizione di piani urbanistici e dei piani territoriali (o di settore) | |
5. Ricognizione dei progetti e programmi di valorizzazione | |
B. PROPOSTE PROGRAMMATICHE | |
6. Indirizzi e obiettivi del piano (anche con riferimento alla necessità di colmare le conoscenze, di connessione con altri territori/reti di riserve; di eventuali approfondimenti in funzione del parco locale; di attivazione di processi partecipativi strutturati e finalizzati a specifiche esigenze - CETS) | |
7. Individuazione degli interventi urgenti di : | |
a. Conservazione attiva (a partire dalle misure prioritarie di conservazione) | |
b. Comunicazione /educazione ambientale | |
c. Valorizzazione | |
d. Monitoraggi e ricerche | |
8. Ricognizione delle fonti di finanziamento (fund rising) | |
9. Piano finanziario del triennio | |
C. PROPOSTE ORGANIZZATIVE | |
10. Individuazione degli organi della governance | |
11. Individuazione del fabbisogno di personale | |
D. PARTECIPAZIONE/INFORMAZIONE | |
12. Resoconto delle azioni svolte per la partecipazione |
A seguito della stipula dell’Accordo di programma, la nuova brete di riserve deve dotarsi di un Pdg che costituisce anche l’occasione per analizzare nel dettaglio gli AIE (ambiti di integrazione ecologca), eventuali ipotesi di ampliamento della Rete di Riserve ai territori limitrofi, sia sotto il profilo ecologico che amministrativo, ovvero per individuare connessioni non solo ecologiche ma anche funzionali con altre Reti di riserve.
Infine, in merito al possibile riconoscimento della Rete di Riserve come Parco Locale, il Piano di gestione deve dare evidenze della sussistenza dei requisiti naturali e territoriali stabiliti dalla Giunta provinciale ai sensi dell’art. 48 della L.p. 11/07.
1.8. Rapporti del Pdg con VINCA e VAS
Le misure di conservazione attiva e di monitoraggio relative ai siti della Rete Natura 2000 non richiedono di essere sottoposte a VINCA, in quanto rappresentano attività direttamente connesse alla gestione conservativa dei siti e si basano sulle prescrizioni contenute nelle “Linee Guida per la gestione conservativa degli habitat e delle specie” e nelle “Linee Guida per i monitoraggi degli habitat e delle specie”. Per la loro progettazione di dettaglio è necessario interfacciarsi con il Servizio competente in conservazione della natura della Provincia autonoma di Trento.
Nel programma di valorizzazione culturale e sviluppo socio-economico sostenibile vanno date tutte le indicazioni per fare in modo che le azioni individuate vengano applicate minimizzandone le eventuali incidenze negative su specie e habitat dei siti Natura 2000. Ad esempio vanno specificati gli ambiti territoriali adatti o inadatti all'applicazione delle azioni, oppure le caratteristiche di massima di eventuali interventi infrastrutturali. Ciò ha lo scopo di indirizzare entro binari di certa compatibilità le azioni proposte, così da escludere la necessità di realizzare successivamente lo studio di incidenza ambientale per la VINCA. Qualora fossero previsti interventi con caratteristiche tali da richiedere di essere sottoposti a VINCA essi andranno opportunamente segnalati, in modo da delimitare gli ambiti di applicazione della VINCA stessa.
Il piano di gestione di una rete di riserve deve essere inteso come una esclusiva ricombinazione e programmazione di misure conservative e di adempimenti già definiti, nell’ottica di poter raccordare la conservazione a forme di sviluppo sostenibile. In tal senso esso costituisce una base puramente gestionale, non rimuovendo, né modificando alcuna previsione già definita.
Pur essendo strutturato nelle modalità sopra descritte, il piano contiene delle proposte di azione che, in quanto tali, devono essere sottoposte a specifica valutazione nei modi previsti dalla normativa provinciale vigente per l’approvazione di piani e programmi. In particolare, i due procedimenti di analisi previsti sono la Valutazione strategica dei piani e la Valutazione di incidenza.
1.8.1. Valutazione strategica
La VAS in Provincia di Trento è disciplinata dalla LP 10/2004, nonché dal regolamento di esecuzione emanato con decreto del presidente della Provincia 14 settembre 2006 n. 15- 68/Leg.
La VAS è intesa come procedimento di autovalutazione inserito nel procedimento di adozione dei piani e dei programmi, allo scopo di inserire od evidenziare considerazioni ambientali.
La valutazione è condotta pertanto dal soggetto deputato all’ adozione del piano o del programma, come parte integrante e funzionale del documento di pianificazione.
Oltre ad individuare i piani e programmi soggetti alla procedura di VAS, il regolamento prevede la possibilità di procedere con un’analisi preliminare di verifica che consente di
determinare la necessità o meno di sottoporre a VAS piani o programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente.
Tale previsione si attua attraverso la procedura denominata “Verifica di assoggettabilità”, prevista dall’art. 3, comma 4 del regolamento sopra citato, e definita nei criteri riportati nell’allegato II del medesimo regolamento, dedicato appunto ai “criteri per la determinazione dei possibili effetti significativi…”.
Tale documento, come peraltro già previsto per la procedura di VAS in senso lato, deve essere inserito come parte integrante del documento di piano, quale parte integrante e sostanziale per la sua adozione finale.
1.8.2. Valutazione di incidenza
La valutazione di incidenza in provincia di Trento è disciplinata dalla LP 11/07 e dal successivo regolamento di attuazione, DPP 3 novembre 2008 n. 50-157/Leg.
È uno strumento di prevenzione che individua, attraverso l'analisi degli impatti diretti (su habitat e specie vegetali ed animali di interesse comunitario) ed indiretti (frammentazione degli ecosistemi di corridoi ecologici), i principali effetti derivanti da piani o progetti.
Ai sensi dell’art. 18 del regolamento sopra citato devono essere sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani e programmi che hanno contenuto di previsione territoriale o settoriale.
La relazione di incidenza deve essere inserita come capitolo o appendice dedicata, all’interno del piano o programma, quale parte integrante e sostanziale per la sua adozione finale.
In essa deve essere fatto specifico riferimento alle azioni e alla loro possibile ricaduta su habitat e specie delle aree “Natura 2000” eventualmente coinvolte.
Nel caso in cui il piano contenga specifiche indicazioni di interventi e quindi di progetti da eseguire in SIC o ZPS, la relazione può scendere nel dettaglio dell’analisi ovvero rimandare ad una valutazione successiva in fase esecutiva (valutazione di incidenza sul progetto).
2. LA STRUTTURA DEL PIANO DI GESTIONE
Di seguito viene proposta un'ipotesi di indice del Piano di gestione, nel quale per ogni sezione sono riportate una serie di note esplicative.
2.1.Introduzione
Contiene un sintetico inquadramento territoriale, istituzionale e metodologico, nel quale si riportano l’ambito geografico, l’iter legale e amministrativo di istituzione della Rete di
riserve, i criteri e metodi di redazione del Piano di gestione. Serve a schematizzare sia il percorso di pianificazione, sia le motivazioni alla base dell’istituzione della Rete di riserve.
È strutturata nei seguenti paragrafi:
• Istituzione della Rete di riserve: cronistoria dell'istituzione della Rete di riserve e dei Siti in essa compresi, con riferimento ai provvedimenti normativi.
• Inquadramento ambientale: descrizione sintetica – a livello geografico e ambientale – del territorio compreso nella Rete di riserve e commento sulla sua importanza naturalistica.
• Criteri di redazione del Piano: descrizione dell'iter e dei metodi, della struttura e dei contenuti.
2.2. Durata del piano
In questo paragrafo vengono indicati la durata del Piano di gestione e i tempi di revisione.
Di regola, la durata del Piano di gestione è di 12 anni, con aggiornamento della programmazione economica relativa ogni 3 anni, cioè con una periodicità coincidente con quella del bilancio della Provincia autonoma di Trento.
In caso di mancato rinnovo dell’ Accordo di Programma e conseguente decadenza della rete di Riserve, il Piano decade (vedi cap. 1.3. La valenza del piano in rapporto a Natura 2000)
2.3. Zonizzazione della Rete di riserve
Rientra nei compiti del Piano di gestione l'individuazione territoriale e la zonizzazione della Rete di riserve. In questa fase il Piano di gestione declina a una scala di dettaglio le macroscelte precedentemente effettuate e contenute nei documenti tecnici di appoggio all'Accordo di Programma istitutivo della Rete.
In questa sezione viene individuato, tramite cartografia a scala adeguata, il territorio di competenza della Rete di riserve, con la localizzazione dei siti della Rete Natura 2000 e delle eventuali altre aree protette e la definizione degli ambiti territoriali per l'integrazione ecologica, la cui precisa definizione è necessaria ai fini della programmazione delle azioni di tutela attiva sui medesimi territori.
Sono inoltre specificate e motivate le scelte effettuate nell'individuazione territoriale e nella zonizzazione.
2.4. Quadro conoscitivo della Rete di riserve
Per la stesura del quadro conoscitivo va fatto riferimento ai documenti tecnici di appoggio all'Accordo di programma. Essi contengono un elaborato che fa il punto sulla documentazione disponibile per la preparazione del quadro conoscitivo del Piano di gestione e che segnala:
• il livello delle conoscenze disponibili per la tematica in oggetto. È importante evidenziare l'esistenza di eventuali lacune conoscitive che potrebbero influenzare negativamente il Piano di gestione, segnalando il livello di gravità delle carenze e le modalità con cui esse potrebbero venire colmate. La nota può essere corredata da una scala di sintesi di questo tipo: molto lacunoso, lacunoso, sufficiente, buono, ottimo;
• l'elenco delle fonti conoscitive (bibliografiche o altro), ripartito in fonti principali (quelle che riportano le informazioni e i dati più significativi nella prospettiva della gestione) e fonti secondarie (quelle che riportano dati e notizie non essenziali, che potrebbero però servire in futuro per sviluppare al meglio il Piano di gestione).
Nell'ambito del quadro conoscitivo, vanno adottati due gradi di approfondimento diversi per quanto riguarda il territorio delle aree protette (al quale va riservato un maggior dettaglio e presumibilmente una maggior quantità di informazioni disponibili) rispetto al territorio esterno alle aree protette.
Va ancora una volta ricordato che il quadro conoscitivo deve essere esauriente, ma che vanno evitati approfondimenti che esulano dalle finalità applicative del documento e appesantiscono la consultazione dello stesso. Approfondimenti non necessari costituiscono inevitabilmente un'erosione di risorse. Analisi di dettaglio possono tuttavia essere riservate agli aspetti territoriali che in contesti specifici vengono considerati strategici per la conservazione e/o la valorizzazione.
Di regola, il Piano di gestione va predisposto attingendo alle fonti di informazione disponibili e non richiede necessariamente lo sviluppo di indagini di campagna e l'acquisizione di dati originali tramite rilievi ad hoc. Studi e indagini specifiche vanno svolti unicamente in caso di importanti carenze di informazioni, in grado di inficiare la correttezza della strategia gestionale del Piano di gestione (carenze nella conoscenze delle condizioni e della distribuzione di habitat e specie tutelate, carenze nella conoscenza delle esigenze ecologiche di habitat e specie, carenza nella conoscenza di aspetti socio economici di grande rilievo).
Per ciascuna delle componenti del quadro conoscitivo va predisposta una descrizione esauriente ma sintetica. I testi vanno integrati all'occorrenza con tabelle, grafici, cartografie e altri materiali iconografici utili alla descrizione. Va inoltre realizzato un documento di sintesi del Quadro Conoscitivo.
2.4.1. Descrizione fisica
Clima locale e regionale: note sul clima dell’ area geografica della Rete di riserve comparato con quello della più vasta area provinciale al fine di evidenziarne caratteristiche comuni e/o peculiarità.
Geologia e geomorfologia: descrizione degli aspetti geologici e geomorfologici; individuazione e descrizione dei geositi.
Suolo, idrologia e idrogeologia: descrizione aspetti pedologici, idrologici e idrogeologici
2.4.2. Descrizione biologica
L’ambito territoriale della rete:
• descrizione delle caratteristiche naturali delle aree protette costituenti la Rete;
• descrizione degli “ambiti territoriali per l'integrazione ecologica”;
• descrizione degli eventuali connessioni ecologiche con Reti di riserve vicine.
Schede Natura 2000
• riporto dei contenuti delle schede Natura 2000.
Specie e habitat Natura 2000
• elencazione, descrizione, distribuzione e stato di conservazione degli habitat e delle specie Natura 2000 e di altri habitat e specie di interesse conservazionistico nazionale/regionale;
• elenchi floristici e faunistici commentati;
• relazioni sugli assetti floristico-vegetazionali e faunistici dell’intera Rete e dei suoi habitat/ambiti geografici;
• trend dell’evoluzione delle popolazioni e/o delle presenze migratorie;
• cartografia degli habitat e dell’uso del suolo;
• cartografia della distribuzione reale e potenziale delle specie floristiche e faunistiche di interesse conservazionistico;
• cartografia delle tendenze dinamiche della vegetazione.
Status ed esigenze ecologiche degli habitat e delle specie di interesse comunitario
descrizione dello status degli habitat e delle specie Natura 2000 nella Rete di riserve; analisi del grado di vulnerabilità, delle relative esigenze ecologiche e dei fattori di disturbo.
2.4.3. Connettività ecologica
Analisi della connettività ecologica all'interno della Rete di Riserve e tra questa e il territorio circostante, con particolare riferimento ad altre Reti di Riserve e/o ad ambiti tutelati, anche extraprovinciali.
Questa Sezione attingerà dal documento elaborato a livello provinciale sulla connettività e frammentazione ecologica (Azioni A3 e C.1 di LIFE + T.E.N).
2.4.4. Paesaggio
Descrizione delle principali unità di paesaggio, con particolare riferimento al loro dinamismo e alle interrelazioni con gli habitat e le specie di Natura 2000.
2.4.5. Valori archeologici, architettonici e storico-culturali
Inventario degli elementi di particolare interesse archeologico, architettonico e culturale (comprendente malghe, sistemazioni agrarie e forestali tradizionali ecc.), la cui tutela si suppone possa interagire con la conservazione degli habitat e delle specie di interesse presenti nella Rete di riserve, oppure possa svolgere un ruolo significativo nella valorizzazione culturale della Rete di riserve.
2.4.6. Normativa d’uso delle aree protette
Il Piano opera preliminarmente una ricognizione generale della normativa d’uso esistente per le aree protette (Misure di conservazione dei SIC e ZPS, delibere della Giunta provinciale istitutive delle Riserve, norme di attuazione dei PRG, ecc.).
2.4.7. Analisi socio-economica e urbanistica
L'analisi della situazione socio-economica del territorio della RdR ha lo scopo di acquisire tutte le informazioni necessarie a definire una strategia di sviluppo locale sostenibile, efficace e coerente con gli obbiettivi di conservazione.
Anche in questo caso il livello di approfondimento dell'indagine va strettamente rapportato alle reali finalità del PdG e vanno quindi raccolti solo i dati e le informazioni potenzialmente utilizzabili.
Piani e politiche territoriali
- inventario dei piani, progetti, politiche settoriali interessanti la Rete di riserve in riferimento all'ambito ambientale, urbanistico, agricolo, economico (con validità temporale e spaziale, entità economica, limiti esistenti).
Altri vincoli e regolamenti:
- vincoli ambientali e paesaggistici (piani urbanistici a vario livello);
- inventario dei regolamenti e vincoli riferiti all'uso delle risorse ambientali (ad es. norme statutarie), con particolare riferimento agli Usi civici.
Uso del suolo
-uso del suolo Corine e indicatori socio-economici territoriali di disponibilità del suolo per categorie di persone e utilizzo.
Proprietari e gestori del territorio
- carta delle proprietà e disponibilità giuridica delle superfici.
- elenco dei soggetti amministrativi e gestionali che hanno competenze sul territorio della Rete di riserve
Associazioni e altre realtà culturali
- inventario delle associazioni culturali e altre realtà culturali operanti sul territorio (ad es. istituti scolastici);
- grado di possibile loro coinvolgimento nelle attività di conservazione e sviluppo locale sostenibile.
Strumenti finanziari vigenti e potenziali e relativi soggetti eroganti
- inventario degli strumenti finanziari vigenti o potenziali in grado di finanziare gli interventi di conservazione e sviluppo locale sostenibile nella Reti di riserve.
Attività umane
- classificazione e descrizione delle attività che si svolgono nell'ambito geografico della Rete di riserve e che possono interessare la gestione conservativa e lo sviluppo locale sostenibile (principalmente: agricoltura, selvicoltura, allevamento, pascolo, caccia e pesca, commercio, artigianato, turismo, servizi);
- carta delle aree interessate da misure agro-ambientali del Piano di Sviluppo Rurale nel recente passato.
2.5. Obiettivi
Gli obiettivi di carattere generale del Piano di gestione sono due: tutelare e gestire in modo conservativo le specie e gli habitat, secondo le priorità di conservazione stabilite dal LIFE + T.E.N e sostenere lo sviluppo locale sostenibile secondo gli indirizzi definiti dall'Accordo di programma. .
Il Piano di gestione, tramite le sue misure, deve contribuire concretamente all’attuazione delle politiche e della legislazione comunitarie in tema di natura e biodiversità, in particolare delle direttive 2009/147/CE e 92/43/CEE, declinando in azioni concrete gli indirizzi dati dalle misure di conservazione.
Gli obiettivi di conservazione e quelli di sviluppo non potranno ovviamente essere in antitesi. Il Piano evidenzierà l'eventuale esistenza di obiettivi parzialmente conflittuali (argomentando le scelte a favore di un obiettivo piuttosto che di un altro). L'armonizzazione tra valorizzazione socio-economica sostenibile e conservazione deve essere al centro delle attenzioni progettuali.
In questa sezione del Piano di gestione gli obiettivi verranno organizzati sulla base dell’ambito di riferimento, nel seguente modo:
• conservazione di habitat e specie nei siti di Natura 2000;
• conservazione nelle altre aree protette;
• incremento della connettività ecologica;
• monitoraggio floro-faunistico di Natura 2000
• valorizzazione culturale e sviluppo socioeconomico locale sostenibile.
È anche opportuno classificare gli obiettivi sulla base del rango (obiettivi di livello generale, o puntuali) e pure sulla base della priorità.
2.6. Strategia gestionale
La strategia gestionale della Rete di Riserve si declina in: programmi di azioni di conservazione attiva e di incremento della connettività ecologica e relativo programma di monitoraggio, azioni di sviluppo socio-economico locale sostenibile.
Più in particolare, il Piano ha il compito di definire le misure gestionali più appropriate per la Rete che, sulla base del loro ambito di applicazione, vengono organizzate in:
• un programma di azioni di conservazione attiva degli habitat e delle specie relativi a rete Natura 2000:
• un programma di azioni di conservazione attiva nelle altre aree protette;
• un programma di azioni di potenziamento della connettività ecologica sia entro la Rete che con gli ambiti territoriali circostanti;
• un programma di monitoraggio della Rete;
• un programma di valorizzazione culturale e di sviluppo socio-economico.
Le azioni dovranno essere “chiare, concrete e solide” e ben definite sia da un punto di vista geografico che temporale.
Analogamente dovranno essere indicati il possibile soggetto attuatore e le modalità di attuazione.
Le strategie gestionali di massima e le specifiche azioni da intraprendere derivano dall’analisi degli obiettivi di conservazione (codificati per ciascun sito), degli obiettivi gestionali generali (definiti nell'Accordo di programma) e delle priorità d’intervento (individuate dal T.E.N.).
La loro definizione impone le seguenti fasi di lavoro:
a) analisi approfondita e comparata di tutti i documenti prodotti sulla Rete, con particolare attenzione per quelli che si caratterizzano per il taglio di carattere “applicativo”;
b) analisi dell'”Inventario delle azioni di tutela attiva e di ricostruzione della connettività” elaborato per l'ambito territoriale omogeneo (A.T.O.) in cui la Rete di riserve si situa (Azione C.2 di LIFE + T.E.N);
c) confronto tra quanto emerso dalla fase di “ascolto” dei portatori di interesse e quanto invece discende dalla realizzazione del quadro conoscitivo della Rete e dalla valutazione delle esigenze ecologiche di habitat e specie.
2.6.1 Programmi di azioni di conservazione attiva e di incremento della connettività ecologica
Nel Piano di gestione della Rete di riserve la parte riferita alla conservazione, oltre ad avere un interesse locale, assume un significato più ampio, per lo meno di scala provinciale. Questo perché le misure previste per le specie e gli habitat devono essere in piena sintonia con le strategie elaborate a livello provinciale definite tramite i P.A.F. (i Prioritized Action Framework di cui all’art. 8 della Dir. Habitat), così da comporre un disegno complessivo che garantisca efficacia alle azioni locali e utilizzo razionale delle risorse
economiche. La definizione delle azioni di conservazione va quindi calibrata tenendo come riferimento le strategie delineate a scala più ampia.
Per la predisposizione di questa parte del Piano di gestione riferita alla conservazione degli habitat e delle specie, occorre:
• fare riferimento all'Inventario delle azioni di tutela attiva e di ricostruzione della connettività approntato per lo specifico Ambito Territoriale Omogeneo (A.T.O.) nell’ambito dell’Azione C.2 del Progetto LIFE+ T.E.N);
• adattare allo specifico contesto le indicazioni contenute in una serie di documenti tecnici prodotti dal Progetto Life+ T.E.N. quali le Linee Guida per la gestione degli habitat (azioni A6 e A7) e gli Action plans per le specie faunistiche (azione A8), in cui per le varie azioni sono dettagliate le tecniche, i mezzi, la tempistica e i costi orientativi.
È necessario tenere conto dell'esistenza dei seguenti tre ambiti di intervento, tenendo conseguentemente distinte le azioni ad essi riferite:
• - i siti di Natura 2000;
• - le altre aree protette;
• - gli ambiti territoriali di integrazione ecologica (AIE).
Nei Siti di Natura 2000 le previsioni gestionali corrisponderanno, di fatto, a una traduzione puntuale e pragmatica delle Misure di conservazione approvate dalla Giunta provinciale, definite come “complesso di misure necessarie per mantenere o ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di specie di fauna e flora selvatiche in uno stato soddisfacente ...” (Art. 1 Dir. 92/43 CEE “Habitat”).
Accanto alle misure di conservazione attiva vanno individuate anche quelle finalizzate a migliorare la connettività ecologica entro il territorio della Rete di riserve e tra questo e gli ambiti territoriali circostanti.
La connettività entro il territorio della Rete necessita di indicazioni dettagliate e puntuali, la cui validità è legata all’esistenza della rete di riserve, mentre per le connessioni con l'esterno sono sufficienti indicazioni di carattere generale, eventualmente utilizzabili dagli strumenti di pianificazione urbanistica.
Per la predisposizione di questa parte del Piano di gestione si potrà utilmente fare riferimento all'inventario delle azioni di tutela attiva e di ricostruzione della connettività negli Ambiti Territoriali Omogenei (A.T.O.) individuate (Azione C.2 di LIFE + T.E.N).
2.6.2. Programma di monitoraggio
Per la predisposizione della parte del Piano di gestione riferita ai monitoraggi finalizzati alla verifica dell'efficacia delle azioni di conservazione attiva e più in generale dello stato di conservazione di specie e habitat, si dovrà fare riferimento alle “Linee Guida per i monitoraggi degli habitat e delle specie” di cui all’azione A5 del progetto LIFE + T.E.N,
Il programma di monitoraggio prevede anche specifiche attività di verifica volte a valutare l'efficacia delle azioni condotte per la valorizzazione culturale e lo sviluppo locale sostenibile. Queste verifiche si baseranno sull'individuazione e monitoraggio nel tempo di opportuni indicatori.
Il programma di monitoraggio si concretizza in schede degli indicatori e nella descrizione delle modalità e frequenza dei monitoraggi.
2.6.3. Piano di valorizzazione culturale e sviluppo locale sostenibile
La seconda tipologia di misure gestionali è invece più “aperta” e maggiormente variabile, in rapporto alla notevole differenziazione dei contesti socio-economici potenzialmente interessati. Richiede quindi un particolare sforzo concertativo e ideativo.
Le misure di valorizzazione culturale consistono in un complesso di attività che investono gli ambiti educativo, didattico, ricreativo e turistico e che sono finalizzate a incrementare le possibilità di godimento dei beni ambientali della Rete di riserve nei confronti delle Comunità locali e degli ospiti. Ne sono esempi l'organizzazione di eventi, manifestazioni e visite guidate didattiche, la predisposizione di materiali descrittivi cartacei, audiovisivi o informatici, la realizzazione di percorsi didattici con pannelli e punti di osservazione, la realizzazione di punti informativi o centri visita, la promozione di itinerari a piedi, in bici o a cavallo, la predisposizione di programmi didattici per le scuole locali mirati alla conoscenza della Rete di riserve.
Nella definizione delle azioni di valorizzazione in tali ambiti va utilizzata una particolare cautela al fine di non creare situazioni conflittuali nei confronti degli obiettivi di conservazione.
Le misure di sviluppo socio-economico sostenibile consistono in un complesso di iniziative che supportano le attività economiche già esistenti o favoriscono l'insediamento di nuove attività; concorrono al raggiungimento di un assetto economico che rende possibile il mantenimento nel tempo delle azioni di tutela. In considerazione delle finalità proprie di queste misure, massima importanza va data all'individuazione delle azioni di promozione socio-economica che posseggono una valenza di tipo conservativo diretta o indiretta [diretta: le attività hanno interferenze dirette su specie e habitat (ad es. lo sfalcio dei prati); indiretta: le attività non hanno interferenze dirette
con specie e habitat ma concorrono a creare situazioni che facilitano o rendono possibile la tutela].
La Carta europea del turismo sostenibile (C.E.T.S.), aiuta a specificare i limiti entro i quali questa valorizzazione può concretizzarsi (in termini di infrastrutture sul territorio, frequentazione delle aree delicate, viabilità, ecc).
I 10 principi che ispirano tutte le azioni della Carta sono i seguenti:
1. lavorare in partnership: coinvolgere tutti coloro che sono implicati nel settore turistico dell'area protetta, per il suo sviluppo e la sua gestione;
2. elaborare una strategia: predisporre e rendere effettiva una strategia per il turismo sostenibile e un piano d'azione per l'area protetta con la responsabilità di tutti gli attori coinvolti;
3. tutelare e migliorare il patrimonio naturale e culturale: proteggere le risorse da un turismo sconsiderato e ad alto impatto;
4. qualità: garantire ai visitatori un elevato livello di qualità in tutte le fasi della loro visita;
5. comunicazione: comunicare efficacemente ai visitatori le caratteristiche proprie ed uniche dell'area;
6. prodotti turistici specifici locali: incoraggiare un turismo legato a specifici prodotti che aiutino a conoscere e scoprire il territorio locale;
7. migliorare la conoscenza, formazione: potenziare la conoscenza dell'area protetta e dei temi della sostenibilità tra tutti gli attori coinvolti nel settore turistico;
8. qualità della vita dei residenti: assicurare che il sostegno al turismo non comporti costi per la qualità della vita delle comunità locali residenti;
9. benefici per l'economia: accrescere i benefici provenienti dal turismo per l'economia locale;
10. monitoraggio dei flussi, riduzione degli impatti: monitorare i flussi di visitatori indirizzandoli verso una riduzione degli impatti negativi.
2.6.4. Programma finanziario
Il programma finanziario definisce i costi preventivati per l'applicazione delle diverse misure e la loro ripartizione cronologica anche sulla base delle “Linee guida sulla gestione degli habitat” di cui all’azione A4 del Progetto Life+ TEN; individua inoltre le possibili fonti di finanziamento.
La programmazione economica del Piano di gestione viene effettuata ogni 3 anni (periodicità coincidente con quella del bilancio della Provincia autonoma di Trento).
Nella definizione del quadro economico va tenuto conto della necessità di mantenere un corretto equilibrio tra le componenti di conservazione e quelle di sviluppo sostenibile. Per
le azioni di conservazione, monitoraggio e ricerca, indicativamente va riservato di regola non meno di un terzo della spesa complessiva prevista.
2.6.5. Indicazioni per l’eventuale riconoscimento della Rete di Riserve quale Parco naturale locale
In merito al possibile riconoscimento della Rete di Riserve come Parco Naturale Locale (o Parco fluviale o Geoparco), il Piano di gestione deve dare evidenze della sussistenza dei requisiti naturali e territoriali stabiliti dalla Giunta provinciale ai sensi dell’art. 48 della
L.p. 11/07.
2.7. Piano di comunicazione
Sia nella fase di predisposizione del Piano di gestione che in quella di applicazione è opportuno porre la massima attenzione agli aspetti relativi alla comunicazione. Per il coinvolgimento delle comunità locali vanno preparati adeguati materiali divulgativi cartacei; per la presentazione del progetto al pubblico e/o ai portatori di interesse devono essere predisposti idonei materiali in forma di videopresentazioni.
La comunicazione interna, cioè quella riguardante i portatori di interesse, fa parte del processo partecipativo, mentre la comunicazione verso l'esterno è una vera e propria misura, che necessita di un efficace piano di comunicazione.
A Piano ultimato, la sua divulgazione necessita della preparazione di materiali divulgativi calibrati per i diversi utenti (famiglie, scuole, turisti ecc) con lo scopo di:
a) spiegare cos'è la Rete di riserve;
b) descrivere la Rete di riserve con particolare riferimento ad habitat e specie;
c) descrivere le azioni di gestione previste e le loro finalità.
Tali materiali (brochure e/o videopresentazioni) devono utilizzare un linguaggio semplice, chiaro e diretto ed un’iconografia adeguata. Tutte le eventuali notizie di carattere tecnico (date, riferimenti normativi, ecc) vanno poste in uno spazio a parte.
Va valutata la possibilità di utilizzare i social network per mantenere in collegamento tra loro tutte le persone interessate alle tematiche della gestione del territorio della Rete di riserve.