RECUPERARE EQUITÀ
RECUPERARE EQUITÀ
LA CONTRATTAZIONE SOCIALE NELLA CRISI
Secondo rapporto sulla contrattazione sociale in Toscana anno 2012
RECUPERARE EQUITÀ
LA CONTRATTAZIONE SOCIALE NELLA CRISI
Secondo rapporto sulla contrattazione sociale in Toscana anno 2012
Progetto grafico e impaginazione
anteprimaADV
Indice
PRESENTAZIONE 4
Xxxxxxx Xxxxxxxx Segretaria Generale Regionale Spi Cgil Toscana
INTRODUZIONE 8
Xxxxxxxxx Xxx Xxxxxxxxxx SPI CGIL Toscana
SECONDO RAPPORTO SULLA CONTRATTAZIONE
SOCIALE IN TOSCANA 15
Dott.ssa Xxxxxx Xxxxxxxx
INTERVENTI 59
Xxxxx Xxxxxxxxx 60
Segreteria C.d.L.Metropolitana di Firenze
Resp.le Politiche Sanitarie e dei Servizi Sociali, Bilanci comunali, Scuola, Università e Ricerca
Xxxxxxx Xxxxxxxxx 62
Dipartimento Welfare CGIL Prato
Xxxxx X’Xxxxxx 64
Segreteria Regionale Funzione Pubblica Cgil Toscana
Xxxxx Xxxxxxxx 68
Segreteria SPI CGIL Arezzo
Xxxxxxxxx Xxxxxxx 72
Segretario Generale Spi Cgil Lucca
Xxxxxxx Xxxxxxxxx 78
Segretario Lega Comunale SPI, Montopoli V/A (PI)
Xxxxx Xxxxxx 81
Segreteria Spi-Cgil Siena
CONCLUSIONI 85
Xxxxxxx Xxxxxxxxx Xxxxxxxxxx Cgil Toscana
NOTA ALLA CONTRATTAZIONE SOCIALE
TERRITORIALE DELLA TOSCANA 89
Xxxxxxxxx Xxx Xxxxxxxxxx SPI CGIL Toscana
PRESENTAZIONE
Xxxxxxx Xxxxxxxx Segretaria Generale Regionale Spi Cgil Toscana
P
resentiamo qui di seguito il 2° Rapporto sulla Contrattazione Sociale Territoriale realizzata in Toscana nel 2012, grazie all’importante lavoro svolto da IRES Toscana che gestisce l’Osservatorio regionale della contrattazione.
Vorrei iniziare evidenziando la situazione di estrema difficoltà che stiamo vivendo e in cui la crisi ci presenta il conto. Le persone hanno perso fiducia e viviamo in un paese dove se non si interviene immediatamente si rischia di consegnare al prossimo esecutivo solo macerie e niente futuro. La situazione del tessuto industriale e la con- dizione sia dei lavoratori che dei pensionati è drammatica. La povertà è sempre più dilagante, il 28,4% delle persone è a rischio povertà o esclusione sociale.
I redditi da lavoro e da pensione sono diminuiti, la condizione di quantità e qualità del lavoro è sicuramente peggiorata e pesano, sulle condizioni di coloro che noi rappresentiamo, i 4 anni di crisi. Tutto questo ha fatto aumentare anche nella nostra Regione la richiesta di maggiori tutele, mentre le politiche nazionali hanno ridotto le risorse per le politiche sociali e sanitarie e i trasferimenti agli Enti Locali. Anche il 2012 per la contrattazione sociale è stato un anno molto difficile visto che il calo trasferimenti ha spostato sui comuni il peso delle scelte.
Ecco perché consideriamo importanti i risultati del Rapporto, perché i dati analizzati, sono utili a fornire una valutazione del lavoro svolto, ma anche a dare indicazioni su quanto potremo e dovremo fare.
Quella che presentiamo è una rilevazione aggiornata della nostra azione negoziale sul territorio, dalla quale emergono le nuove priorità ed emergenze dettate dalla crisi (e non solo) e conferma da una parte quanto sia stretto il collegamento tra politiche di welfare e politiche di sviluppo e, come noi abbiamo sempre sostenuto, come questa sia la strada per tentare di costruire un nuovo modello sociale ed economico capace di coniugare crescita, equità, giustizia, eco-sostenibilità.
La contrattazione sociale territoriale, infatti, riguarda i diritti di cittadinanza di tutti i cittadini, da quelli più giovani a quelli più anziani, dai lavoratori ai pensionati, riguarda i servizi e le prestazioni sociali e sanitarie, le politiche fiscali e tariffarie attraverso le quali poter difendere il reddito a partire dalle fasce più deboli. Ma la contrattazione sociale riguarda anche i trasporti, le politiche abitative, la sicurezza,
i beni comuni e soprattutto, anche dall’analisi degli accordi, ci accorgiamo che tiene insieme i diritti di cittadinanza con le emergenze che vengono dal mondo del lavoro, riuscendo a costituire un importante sede rivendicativa oltremodo importante in un momento così difficile per la contrattazione sia aziendale che nazionale soprattutto per quanto riguarda le piccole e piccolissime aziende.
Anche per questo riteniamo importante sottolineare come, in una stagione non bril- lante sul fronte dell’unità sindacale, la contrattazione sociale territoriale nella nostra regione sia stata invece svolta unitariamente.
Possiamo ragionevolmente sostenere che anche nel 2012 è stato fatto un lavoro enorme e con risultati più che positivi, orientato al risultato e, finalizzato a dare rispo- ste concrete al bisogno di equità espresso da lavoratori dipendenti e pensionati, da disoccupati e da precari.
Nei territori in cui si registra un numero minore di accordi si è comunque lavorato molto e le piattaforme sono state inviate a tutti i comuni e dobbiamo tener conto che molti degli accordi sono stati firmati con una legislazione in continuo aggiornamento
È interessante sottolineare alcune novità importanti: in un periodo di sempre crescenti difficoltà, nella maggior parte dei casi non si è registrata una chiusura da parte degli Enti Locali, al contrario si è scelta la strada della concertazione come strumento per discutere gli interventi utili a fronteggiare la crisi e i tagli operati in modo indiscrimi- nato dal governo centrale e per recuperare equità.
In molti accordi si specifica l’entità dei tagli subiti e come si intende intervenire per recuperarli almeno in parte, garantendo lo stesso livello di servizi ai cittadini e l’inva- rianza di tasse e tariffe, con particolare attenzione ai redditi più bassi e alle famiglie in cui uno o più componenti, siano stati licenziati o collocati in Cassa Integrazione. Si comprende il faticoso esercizio negoziale sia dei rappresentanti delle XX.XX., sia degli amministratori finalizzato al mantenimento dei servizi in essere, tanto che, in quasi tutti gli accordi, viene espressa l’esigenza di rivedere le norme che regolano il patto di stabilità consentendo ai comuni di effettuare investimenti che siano volano di sviluppo locale.
Il lavoro e l’occupazione assumono la rilevanza che meritano: progetti specifici che garantiscono posti di lavoro, filiera corta, cantierizzazione di tutto ciò che è pos- sibile, ecc. sono la dimostrazione di come questo livello negoziale sia di estrema importanza per collegare welfare e lavoro.
In un momento di scarse risorse è possibile aumentare l’equità nella ricerca e alloca- zione delle risorse disponibili, aumentare la responsabilità pubblica nella assicura- zione dei diritti universali e dal Rapporto emerge che in Toscana aumenta in modo considerevole il numero degli accordi che quantificano le cifre recuperate dall’e- vasione fiscale e la loro destinazione. Si tratta talvolta di risorse davvero ingenti, che vengono destinate quasi sempre al sociale, con particolare attenzione ai bassi redditi e alle famiglie in cui vi siano persone non autosufficienti.
RECUPERARE EQUITÀ
Molti più accordi, rispetto anche all’anno passato, si pongono il problema dell’impo- verimento delle famiglie e individuano possibili risposte a partire dagli Osservatori di prezzi e tariffe, alla costituzione di un centro di ascolto per le nuove povertà, ricon- fermando o costituendo fondi di sostegno sia per far fronte al pagamento di TARSU, IMU, affitti, utenze, ecc. sia per il sostegno al reddito familiare
Le politiche dell’abitare, data la drammatica situazione in cui si trovano centinaia di famiglie, acquistano uno spazio decisamente maggiore rispetto agli anni passati, è esplicitato il sostegno alle persone maggiormente esposte alla crisi: anziani con pensioni minime, lavoratori disoccupati o in cassa integrazione. Anche la delicata questione degli appalti viene ripresa in diversi accordi con particolare attenzione al confronto preventivo alla clausola sociale, alla sicurezza sul lavoro e sono previsti rimandi alla contrattazione con le categorie interessate.
In sintesi, appare evidente che con la contrattazione sociale si può contribuire ad aumentare la protezione sociale nel segno della giustizia sociale e dell’equità, an- che quando in una situazione difficile, come abbiamo già evidenziato, si è costretti ad una contrattazione a carattere prevalentemente difensivo, ma con l’importante obiettivo di non arretrare, ma rispettare i principi del sistema sociale Toscano con i suoi caratteri di universalità, integrazione e solidarietà.
Dobbiamo però lavorare per far conoscere di più e meglio il lavoro e i risultati di questo livello di contrattazione, farlo vivere maggiormente a tutta l’Organizzazione e soprattutto all’esterno.
Alla luce di tutto questo, anche quando si lavora tanto e bene, è necessario darsi comunque degli obiettivi per il futuro e pensando alla contrattazione del prossimo anno, sarà necessario concentrarsi anche sul versante del recupero di risorse aggiun- tive da destinare al sociale, alla casa e allo sviluppo. Il lavoro di lettura ed analisi dei bilanci comunali che abbiamo progettato con IRES Toscana dovrebbe fornirci ulteriori elementi di lettura e analisi per affrontare la prossima stagione di contratta- zione.
Per la contrattazione del 2013 la situazione di riferimento di oggi è quella che conosciamo: si continuano a ridurre i finanziamenti dello stato nell’intento di una ridefinizione dell’intervento pubblico.
L’obiettivo della destra liberista è quello di affossare il modello di welfare che deriva dalla Costituzione delegando al mercato le risposte ai problemi socio assistenziali e poi anche sanitari.
Abbiamo riconosciuto e apprezzato il recupero di credibilità del nostro paese, con il governo Xxxxx, ma le scelte di rigore che sono state successivamente fatte hanno aggravato la condizione materiale delle persone. Questa politica ha accentuato recessione e disoccupazione, ha indebolito le manovre avviate e diminuito fiducia e partecipazione al risanamento. Nei fatti si sono subiti i sacrifici, ingiusti e non uguali, invece che decidere le scelte per la redistribuzione del reddito anche se di emergenza.
Ecco perché pensiamo che sia finito il tempo delle analisi e delle chiacchiere, oggi occorrono idee e risorse per tutelare le persone e soprattutto sostenere la scelta di un piano del lavoro che faccia ripartire la crescita.
Credo siamo tutti convinti che tutto questo esiga una svolta politica, che superi la parentesi del “governo tecnico” e, se è vero, che il paese ha bisogno di una nuova legittimità democratica, ha bisogno soprattutto di una politica che superari il dibattito personalizzato, segnato da populismi, una politica in grado di riconquistare il suo spazio, di orientare l’economia e promuovere lo sviluppo.
Siamo alla vigilia di un appuntamento elettorale che ci auguriamo ripristini regole normali di democrazia per la costruzione di un nuovo governo con una maggioran- za politica certa e stabile.
Siamo sicuri che gli italiani non cederanno di fronte ai populismi perché per l’euro e per l’economia non serve una politica spettacolo, ma una politica equa, rigorosa e di crescita.
Vorrei concludere ringraziando le compagne e i compagni di tutte le strutture terri- toriali (dalle Leghe alle Strutture Provinciali) per tutto quanto è stato fatto: penso alla costruzione delle piattaforme, ma anche all’impegno nelle varie fasi del confronto con le controparti, penso alla qualità del lavoro svolto, ma anche all’impegno per tenere alto il legame che ogni giorno ci lega agli iscritti ed a tutti coloro che vedono nella nostra Organizzazione un punto di riferimento, ma soprattutto penso alla difesa della Confederalità quella forma originale della rappresentanza degli interessi delle persone che assume valori generali, sociali. È il valore dirimente che rappresenta la solidarietà tra lavoratori, precari, pensionati nel loro costante processo di eman- cipazione.
Per questi motivi la CGIL è la casa comune per i pensionati, per i giovani e per i lavoratori.
INTRODUZIONE
Xxxxxxxxx Xxx Xxxxxxxxxx SPI CGIL Toscana
C
onsidero un grande privilegio per me oggi introdurre i lavori di questa giornata. Nel preparare l’iniziativa mi sono impegnata con i compagni a stare nei 15 minuti e cercherò di mantenere l’impegno. Mi dispiace solo di non avere il tempo per far
riferimento ai tanti accordi che sono stati fatti, che stanno continuando ad arrivare anche in queste ore e che sono frutto di un lavoro davvero eccezionale che hanno fatto i nostri compagni nei territori.
Quando abbiamo cominciato a preparare la nuova tornata di contrattazione sociale con CGIL e Fp, eravamo preoccupati e non poco che le misure adottate dal governo Xxxxx, sommandosi a quelle del governo precedente, potessero essere un ostacolo alla nostra capacità negoziale. Non è stato così. Abbiamo deciso, per affrontare una fase negoziale complessa di avvalerci di esperti delle diverse materie per acquisire gli strumenti necessari ad affrontare, nel merito, le novità che venivano introdotte: dall’articolazione delle addizio- nali IRPEF, all’IMU, per stare al passo con una legislazione in continuo mutamento. Abbia- mo fatto confronti interni all’organizzazione, con i nostri iscritti, con le altre Organizzazioni sindacali e abbiamo elaborato piattaforme unitarie. Nella fase che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, non era assolutamente scontato: siamo riusciti a far prevalere il merito. Abbiamo selezionato le priorità su cui aprire il confronto e, nella generalità dei casi, siamo riusciti a raggiungere l’accordo con le Amministrazioni, recuperando quel livello di equità, disatteso dal governo, e che ritengo essere la maggior aspettativa da parte di chi oggi guarda alla CGIL come all’unica organizzazione in grado di difendere, tutelare e rappresentare la parte più debole del Paese.
Oggi, se penso alle dichiarazioni di qualche autorevole esponente del governo (fra le altre il Ministro Xxxxxxx e la sua uscita sui giovani choosy, lo stesso Presidente del Consiglio che dichiara che tra le riforme fatte, quella che non ha ricevuto critiche è stata quella delle pensioni!), se penso, dicevo, a queste dichiarazioni mi chiedo in quale Paese vivono questi signori e sono davvero costernata all’idea che tale e tanto sia lo scollamento di chi ci governa dal paese reale, quello che noi rappresentiamo, quello dei giovani precari che lavorano a 4 euro l’ora, quello di chi per poco più di 1000 euro al mese lavora in fabbrica oltre 40 anni, quello di chi dalla sera alla mattina si ritrova in mezzo a una strada e di chi si vede congelare l’indicizzazione di una pensione di ben 1400 euro lordi al mese!! Un Paese reale per il quale, almeno per la parte su cui potevamo incidere, abbiamo cer- cato di recuperare il massimo di equità possibile.
Più che in passato si sono fatti accordi quadro con le Unioni dei Comuni e successivi accor- di comunali: era una prassi già in essere negli anni passati, oggi maggiormente presente
e, a mio avviso, da estendere ulteriormente. Il limite maggiore che individuo è nel non essere stati in grado di coinvolgere le categorie degli attivi, sicuramente impegnate a ge- stire situazioni di crisi davvero drammatiche, ma mi dicono i compagni, da sempre assenti nella contrattazione sociale territoriale. E a questo punto ritengo doveroso darsi un primo obiettivo, minimo e facilmente perseguibile: almeno cominciamo da subito, a livello provin- ciale ad inviare le piattaforme e gli accordi a tutte le categorie: oltretutto è un veicolo per dare la massima diffusione ai risultati raggiunti e in tal modo favorire anche l’accesso alle opportunità frutto della contrattazione e spesso ignorate dalla maggior parte dei lavoratori e dei precari che sono, insieme ai pensionati e ai disoccupati i principali destinatari della nostra contrattazione. Negli atti di questa giornata che produrremo a breve, inseriremo una nota su come sono state affrontate le diverse materie nella contrattazione, una nota che si aggiunge a quanto ci dirà la dot.ssa Xxxxxx Xxxxxxxx, ricercatrice di Ires Toscana, che voglio ringraziare in modo non formale per l’attenzione e la cura che, anche quest’anno, ha dedicato all’elaborazione del Rapporto.
Mi preme evidenziare subito alcune elementi innovativi presenti nella nostra contrattazione: significativamente maggiore e molto puntale la contrattazione con le ASL e le Società della Salute, apprezzata e riconfermata la scelta fatta con il Protocollo regionale per la costituzione delle Agenzie della casa. Da sottolineare come, a fronte di quella che è una vera e propria emergenza, il problema delle politiche abitative viene affrontato in molti più accordi, anche se diminuiscono inevitabilmente gli investimenti e ci si concentra molto più sul fondo affitti. Pressochè unanime la scelta di intervenire sull’IMU in modo da salvaguardare la prima casa (anche per le persone ricoverate in RSA) e di procedere in modo progressivo, rispetto alle seconde case se lasciate in comodato gratuito a familiari di primo grado, affittate a canone concordato, a libero mercato o tenute a disposizione. Anche per le addizionali comunali, che molto spesso non sono state incrementate, si è pro- ceduto, generalmente, secondo la progressione degli scaglioni IRPEF. Per quanto riguarda XXXXX, trasporti e mense scolastiche si è perseguito il massimo dell’equità possibile, salva- guardando i nuclei familiari con i redditi più bassi, coloro che hanno in famiglia persone disabili, un maggior numero di figli, che hanno subito licenziamenti e sono stati messi in mobilità, che hanno avuto periodi di cassa integrazione... Anche l’applicazione dell’Isee per determinare la quota di compartecipazione ai servizi, pratica nella nostra regione più che diffusa, tiene conto della drammaticità della situazione che stiamo vivendo e, gene- ralmente, negli accordi si fa riferimento all’ISEE al momento e non ai redditi pregressi. Un altro dato che voglio sottolineare è una sempre maggior diffusione dei fondi anticrisi per non far cadere nella disperazione quelle famiglie che improvvisamente si sono trovate a non poter più disporre di un reddito da lavoro: c’è il banco alimentare, ci sono fondi di sostegno per il riscaldamento,la legna da ardere, le bombole del gas... credo la dica lunga rispetto alla situazione in cui si trovano tante, troppe persone. La dice lunga anche rispetto alla capacità dei nostri compagni di vivere il paese reale e di interpretare i bisogni delle persone, a differenza di coloro che ci governano. Innovazione positiva è anche un maggior numero di accordi che quantificano le cifre, in alcuni casi più che considerevoli,
recuperate dall’evasione e la destinazione di tali risorse, quasi per la totalità, indirizzate al sociale. Molto più numerosi gli accordi che prevedono patti anti evasione, anche questo un importante elemento di recupero di equità e anche questa una risposta ad una delle mag- giori aspettative da parte di coloro che rappresentiamo e di tutti noi. Ad eccezione di tre aree e di qualche comune, la scelta della concertazione e la comprensione che il governo di fasi così complesse non può vedere escluse le parti sociali, ha caratterizzato la stragran- de maggioranza degli accordi: si riafferma e si esplicita nei testi il valore e l’importanza della pratica della concertazione. Anche questo un elemento di differenziazione rispetto ai comportamenti sia dell’ attuale governo, sia di quello precedente. Diffusissima ed esplicita- ta, l’esigenza di superare il patto di stabilità e, in tal modo di contribuire a ridare slancio all’economia e alla creazione, o al mantenimento, dei posti di lavoro. Altrettanto diffusa la quantificazione dei tagli operati con successive manovre dal governo precedente e da quello attuale e la difficoltà di operare scelte di bilancio con una legislazione in continuo cambiamento. Molto più diffusi, rispetto al 2011 gli accordi che prevedono momenti di verifica intermedia e a consuntivo, sull’accordo complessivo o su singoli capitoli. Maggiore rispetto al passato il numero di quelli che rimandano a tavoli specifici, alcuni anche con le categorie degli attivi, su argomenti specifici: ad esempio gli appalti. Voglio sottolineare anche come, in modo particolare in alcune aree, alcuni comuni abbiano richiamato le nostre delegazioni trattanti per rivedere alcuni capitoli degli accordi fatti a fronte di entrate non sufficienti a garantire l’erogazioni dei servizi: certo siamo stati obbligati a confronti di cui avremmo volentieri fatto a meno, ma ritengo sia da apprezzare la correttezza dei rap- porti fra amministrazioni e OO. SS., correttezza che non è mai un regalo, ma frutto di anni di impegno, di competenza e credibilità che i nostri compagni hanno saputo dimostrare. Il 2013 sarà un anno ancora più difficile, prima di tutto per le persone: è allora ancora più necessario prepararsi in modo adeguato ad affrontare la nuova stagione contrattuale. Ritengo che siamo ad un passaggio, nella contrattazione territoriale che mi ricorda, con tutte le differenze del caso, quando, nelle imprese, cominciammo a contrattare il salario legato ad obiettivi. Il passaggio fu per noi molto impegnativo, ma dette frutti importanti.
Ieri ed oggi la CGIL Nazionale ha organizzato un seminario di due giorni sulla con- trattazione sociale. Quando lo abbiamo saputo la macchina organizzativa era già in moto e non abbiamo potuto rinviare questo nostro appuntamento. Senza ovviamente la presunzione di voler anticipare gli orientamenti che verranno dal nazionale è però per noi importante, fino dalla giornata di oggi, guardare alla contrattazione per il 2013. A questo proposito ritengo che il confronto sui bilanci preventivi non possa che partire dal reperimen- to di risorse aggiuntive da destinare al sociale.
Anche quest’anno prepareremo la contrattazione territoriale, insieme a CGIL e a FP e selezioneremo le priorità con ancora maggiore rigore: sociale e politiche dell’abitare sono per noi le priorità assolute, se vogliamo continuare a cercare di recuperare il massimo dell’equità possibile per coloro che rappresentiamo.
Dobbiamo fare in modo che la verifica sulla effettiva applicazione degli accordi degli anni precedenti diventi prassi consolidata, che la costruzione delle piattaforme coinvolga il mag-
gior numero di persone possibile. È una questione di democrazia, ma è anche un modo per rafforzare la nostra azione contrattuale. In alcuni territori stiamo già facendo riunioni speci- fiche con le segreterie delle leghe per coinvolgere maggiormente i compagni nel percorso contrattuale. Ritengo giusto e importante che i compagni delle leghe contribuiscano in modo concreto a tenere aperte le sedi decentrate, diano un contributo importante al patronato e alla campagna delle dichiarazioni dei redditi, ma il loro ruolo non si esaurisce lì. I compagni delle leghe sono i primi che intercettano i bisogni e le aspettative delle persone, che possono esercitare un’importante pressione sulle amministrazioni, i primi a poter costruire un alto livello di coinvolgimento e attenzione sulla nostra contrattazione. Credo sia importante riconfermare le scelte negoziali compiute fino ad oggi, consapevoli che saremo costretti a selezionarle ulteriormente, lo dicevo prima. Così come dobbiamo e vogliamo rafforzare la partita dei patti antievasione: obiettivo prioritario è che ogni accordo indichi la quantità di risorse recuperate e la loro destinazione. È un imperativo economico,etico e di giustizia sociale, in modo parti- colare nella fase che stiamo attraversando.
La RT, recependo le nostre sollecitazioni, ha stanziato risorse da destinare ai comuni che gestiscono la lotta all’evasione in forma associata, per l’acquisto dei software necessari, per la formazione del personale da destinare a questa attività. Dobbiamo esercitare sui comuni le necessarie pressioni perché intorno a questa iniziativa vi sia una sempre maggiore adesione. Vogliamo partire dalla lettura dei bilanci dei comuni, dicevo prima, consapevoli che non lo potremo fare da soli, ma ci avvarremo di esperti a cui chiedere di individuare alcuni capitoli di spesa, e di entrata e di approfondirli: sappiamo che le risorse a disposizione dei comuni sono sempre meno ed è proprio per questo che vogliamo ragionare sulle singole voci di bilancio per meglio discutere le scelte delle amministrazioni, individuare le aree sulle quali è possibile intervenire per reperire ulteriori risorse da destinare al sociale. Come sapete abbiamo commissionato una ricerca sui bilanci dei comuni a IRES. La presentazio- ne dei risultati della ricerca sarà oggetto di una specifica iniziativa che terremo ai primi di gennaio, ma già da questa mattina, Xxxxxxxx Xxxxxxxx, Presidente di IRES Toscana ci darà una breve sintesi di quanto emerge dalla ricerca.
Abbiamo una convinzione: molto spesso l’utilizzo di ciò che è pubblico e produce profitto per il privato non garantisce un ritorno adeguato al pubblico. Anche nel percorso di con- certazione del DPEF con la Regione Toscana si è lavorato in questa direzione (demanio costiero, geotermia e non solo) e anche noi vogliamo vedere, per esempio, quali sono le entrate che garantiscono le più importanti partecipate della nostra regione. Sono congrue se confrontate con gli utili delle imprese stesse? Possono essere modificate implementando- le? E delle partecipate vogliamo vedere i bilanci e come sono utilizzate le risorse di cui di- spongono, quali sono i costi della dirigenza, ... In quei territori in cui vi sono produzioni di energia da centrali idroelettriche, il cui investimento iniziale è stato oltretutto più che ammor- tizzato, possono esserci per i territori stessi maggiori entrate o tutte le risorse devono essere destinate solo al profitto? La pubblicità, che tanto deturpa il nostro paesaggio, garantisce al pubblico risorse adeguate? Gli esercizi pubblici che invadono strade e marciapiedi con tavoli e sedie risarciscono la collettività per i disagi che arrecano? E i banchi dei mercati
che spesso non elargiscono uno scontrino? Anche la revisione del catasto, soprattutto nella nostra regione, può produrre entrate significative ed è sempre più anche un fattore di equità sociale. Vi sono immobili di pregio che spesso hanno rendite catastali inferiori ad appartamenti popolari... Faremo approfondimenti specifici sulla TARES se sarà necessario e, quando entrerà in vigore, sul DCPM relativo al nuovo ISEE. Ritengo che questo sarà un passaggio complesso, ma fondamentale per la contrattazione: se, come temo, i valori del nuovo ISEE, nonostante il lavoro importante fatto dai nostri nazionali, saranno sostanzial- mente maggiori a parità di reddito. Per dare risposte alle persone, dovremo fare un lavoro accurato sulle soglie di esenzione e sugli scaglioni di compartecipazione. Sarà un lavoro duro e complesso perchè sappiamo quali sono le condizioni economiche dei comuni e, più in generale, delle amministrazioni pubbliche. Dobbiamo dirci con molta franchezza che lo strumento più sofisticato che possiamo immaginare non darà comunque i risultati auspicati se non riusciremo ad attivare in pieno il sistema dei controlli.
Vi è poi tutto un lavoro che, solo in apparenza riguarda i pensionati: a fronte dell’invec- chiamento della popolazione e della presenza di nuclei familiari che nella nostra regione sono per oltre il 50 % composti da una o due persone, dobbiamo, con grande determina- zione, partire dalla prevenzione della non autosufficienza e della fragilità. Per i comuni la mappatura della fragilità ha un costo davvero esiguo e consente alle SdS/zone distretto di mettere in essere quegli interventi, poco costosi che creano un argine alla fragilità e che addirittura la possono far regredire. In questo ambito e nel welfare leggero vi è uno spazio di lavoro proprio anche per il volontariato. In alcuni comuni già si sta facendo. Anche per quanto riguarda le strutture alternative alle RSA vi è uno spazio contrattuale che vogliamo coprire: sia il cohousing piuttosto che il condominio sociale, dobbiamo provare a costruire un’offerta abitativa molto flessibile, che garantisca il massimo dell’autonomia alle persone e che, oltretutto, dato in questa fase davvero prezioso, è anche molto meno costosa del ricovero in RSA. Xxxxxxxx convincere le nostre controparti a sperimentare soluzioni che in tante parti d’Europa sono in essere ormai da anni e hanno consentito risposte positive ai bisogni di milioni di anziani.
Abbiamo infine, ma non in ordine di importanza, davanti la complessa trattativa per la riorganizzazione della sanità toscana: siamo consapevoli che il nostro lavoro avrà ricadute che non si limitano al solo territorio regionale e sarà oggetto di una specifica iniziativa: riusciremo a cogliere i principali obiettivi che ci siamo dati solo se riusciremo a lavorare in stretto raccordo con i territori. Ci richiederà un impegno e un livello di attenzione davvero eccezionali, ma sono certa che ce la possiamo fare, come sono certa che possiamo con- tare sul sostegno pieno delle nostre strutture nazionali.
Un’ultima considerazione: non è questa la sede e sarebbe forse prematuro, ma insieme alla Confederazione dovremo guardare ai nuovi assetti istituzionali e dotarci di una struttura organizzativa che ci garantisca di continuare ad esercitare al meglio la nostra capacità contrattuale, che ci consenta di continuare ad essere un sindacato di lavoratori e pensionati e non un sindacato per i lavoratori e i pensionati.
Grazie.
SECONDO RAPPORTO SULLA CONTRATTAZIONE SOCIALE IN TOSCANA
Recuperare equità:
la contrattazione sociale nella crisi
Dott.ssa Xxxxxx Xxxxxxxx
Indice rapporto
PREMESSA 18
1 - METODOLOGIA 21
1.1 Le coordinate del database sulla contrattazione
sociale territoriale della toscana 21
1.2 I documenti raccolti 23
2 - I DATI 25
2.1 Documenti: caratteristiche e tipologie 25
2.2 La delegazione trattante e i firmatari 29
2.3 Il livello dell’accordo 30
3 - LA PROPENSIONE CONTRATTUALE IN TOSCANA 32
3.1 Un quadro complessivo della toscana 32
3.2 La propensione negoziale per numero
di comuni coperti da contrattazione sociale 33
3.3 La propensione negoziale per popolazione coperta
da contrattazione sociale nelle province della Toscana 34
3.4 Alcuni tratti della contrattazione per provincia 36
3.5 Percentuali di comuni coperti da accordi
per classi di ampiezza demografica 42
4 - LA CLASSIFICA DEI COMUNI TOSCANI
PER PROPENSIONE CONTRATTUALE 44
APPENDICE QUANTITATIVA 47
PREMESSA
Questo secondo rapporto sulla contrattazione territoriale in Toscana ha per oggetto gli accordi di contrattazione territoriale siglati dalle delegazioni sindacali da un lato (Confederazione, Sindacato dei Pensionati o altre categorie, e interlocutori istitu- zionali dall’altro (prevalentemente enti locali in forma singola o associata, comuni, unioni di comuni, ma anche Società della Salute, Asl e Regione).
L’anno di riferimento è il 2012, che abbiamo potuto raffrontare con gli accordi e la documentazione raccolta relativa al triennio 2009-2011.
Si tratta di un arco temporale caratterizzato dalla crisi che ha investito il nostro paese e che è al centro della totalità degli accordi da noi analizzati. Il perdurare della crisi fa pensare che si vada incontro ad un passaggio ben più radicale, ad un cam- biamento sistemico che segni la fine di questo sistema economico finanziario e che richieda un ripensamento ben più radicale rispetto a quello di aggiustamento delle aliquote o se si vuole del contributo al buon governo amministrativo entro margini ristretti. La continuità di una situazione di emergenza è caratterizzata dalla messa progressiva in discussione di tutte le istituzioni del welfare state, da un impoverimento generale, dalla riduzione dei posti di lavoro e dal ridotto margine di manovra degli attori locali e regionali con cui il sindacato si confronta.
Nonostante l’acuirsi e il perdurare della crisi la contrattazione sociale resiste e in taluni territori toscani si intensifica, grazie alle risorse e agli strumenti (dal tempo, risorsa preziosa e fondamentale per la partecipazione, alla competenza sia nei con- tenuti che nel metodo) che il sindacato dei pensionati e la confederazione mettono a disposizione della difesa degli interessi collettivi.
Dagli accordi da noi analizzati emerge da parte degli attori sindacali la volontà di mantenere e intensificare il confronto con le amministrazioni comunali. Dal canto loro, molti amministratori locali si rivolgono spesso ai sindacati anche per avere con- ferma delle scelte che questi debbono fare e per attivare competenze.
La crisi aiuta paradossalmente a mettere a fuoco le priorità, in una situazione di scarsità di risorse e di stretta delle tasse da parte dei governi. Sono considerati priorità i più colpiti dalla crisi, i più deboli, a partire da coloro che si trovano in
una situazione di disoccupazione, anziani con pensioni molto basse, coloro che si trovano in una situazione di povertà, di non-autosufficienza. La crisi in qualche modo conferisce una maggiore lucidità, favorisce l’attivazione, anche grazie al sindacato, di una rete di solidarietà che permette al nostro paese di resistere forse meglio di altri paesi europei. I sindacati dei pensionati mettono in gioco anche un’esperienza che risale all’epoca della seconda guerra mondiale e della ricostruzione aiutando a riscoprire valori che aiutano ad orientarsi in una situazione di difficoltà e forse a mettere le fondamenta per una nuova organizzazione della società.
I sindacati e gli accordi oltre ad aiutare ad individuare priorità nella spesa, pro- pongono anche modalità di reperimento di risorse, ponendosi quindi in un’ottica di responsabilità. La lotta all’evasione fiscale è nata proprio nell’alveo sindacale e della contrattazione sociale. Le prime proposte si rintracciano sin dal 2009 per poi affinarsi nell’arco di questo quadriennio proprio sul campo tramite sistemi di controllo incrociato sempre più efficaci. In qualche modo la contrattazione sociale si rivela come pionieristica rispetto ad alcuni temi, proponendo soluzioni, piccole ma significative, che vengono poi ripresi e divengono centrali anche a livello nazionale (dagli strumenti coordinati per la lotta all’evasione fiscale, con sistemi sempre più affinati di rilevazione del reddito, alle proposte e alle sovvenzione per lo sviluppo di energie rinnovabili, sino alle proposte di pubblicizzare gli utili di società partecipate comunali).
Le novità non si trovano solo nei contenuti ma anche nelle modalità. La contratta- zione sociale ripropone modalità di partecipazione al contempo vecchie e nuove. Come osservato nel corso in una delle verifiche sulla contrattazione che sono state fatte sul territorio aretino, la contrattazione sociale viene a colmare anche un vuoto di partecipazione, dovuto all’incapacità dei partiti tradizionali di esprimere le istan- ze provenienti dalla società, e di essere presenti nel territorio, che si trasforma poi anche in una carenza di democrazia (più evidente se raffrontiamo i sistemi europei con quelli statunitensi), un vuoto che trova conferma anche nella nascita di movimenti antipartitici e una nuova modalità di governance.
Di fronte a questa carenza di partecipazione tradizionale e all’indebolimento del tradizionale raccordo tra partiti e società civile, si sente l’esigenza di intensificare la contrattazione non solo a livello comunale, provinciale e regionale, ma anche a livello nazionale e a livello europeo.
Ancor di più questa abilità che il sindacato ha sviluppato nel corso di un secolo è importante a livello europeo dove il deficit democratico, in termini di rappresentativi- tà degli interessi collettivi, è altrettanto evidente. A fronte di un Parlamento Europeo con scarsi poteri legislativi e di una Commissione Europea che è un organo non elettivo ma con poteri legislativi è fondamentale la capacità di contrattazione e di
lobby. Nella dinamica tra interessi di pochi e interessi di molti, lobby economiche e interessi collettivi, il ruolo del sindacato è fondamentale nel difendere quegli interessi collettivi che sono sicuramente sottorappresentati sia a livello locale, che nazionale che europeo.
In questa nuova modalità di partecipazione, di rapporto tra cittadini e istituzioni a più livelli il sindacato porta con sé ed offre alla collettività una tradizione di con- trattazione messa in pratica proprio sul terreno locale, sviluppando competenze sui contenuti e sulle modalità di trattare, e una risorsa fondamentale che è il tempo. Nella dialettica tra interessi di pochi soggetti forti versus interessi di molti, spesso hanno prevalso i primi poiché hanno strumenti, risorse e tempo a disposizione. Il sindacato è uno dei pochi soggetti che ha risorse in termini di strumenti, compe- tenze e dedica tempo per rappresentare quegli interessi collettivi che sono oggi sottorappresentati.
È questa la nuova sfida che da qualche anno si impone al sindacato. Le soluzioni che troviamo a livello locale devono essere inserite in un contesto di riflessione più ampio che veda una collaborazione e un intreccio a più livelli, locale, regionale, na- zionale, europeo e transnazionale volta a porre le basi per individuare nuove strade per affrontare quella che sembra sempre meno una crisi e sempre più un passaggio sistemico ed epocale.
Ovviamente la contrattazione sociale non è esente da limiti e rischi, che toccano la rappresentatività e la legittimità, l’efficacia degli accordi.
Il limite principale è costituito dall’asimmetria nei rapporti tra i due contraenti. Ovvia- mente l’attore istituzionale e quello sindacale non hanno gli stessi poteri, non sono alla pari. L’attore istituzionale non è tenuto formalmente a confrontarsi con il sinda- cato, non si tratta di diritto ma di opportunità. Non a caso Xxxxxxx Xxxxxxx parlava di “rifeudalizzazione” del diritto. E complessivamente tutto il concetto di governance, che ha dominato dibattiti scientifici e politici, ovvero la modalità di governare attra- verso i network, rischia di essere una grossa mistificazione che comprende al suo interno il passaggio dall’hard law alla soft law, dai diritti alle concessioni.
È per questo motivo che la contrattazione deve essere vista come strumento di tutela degli interessi collettivi volto a creare nuovi diritti e strumenti che vincolino decisori e attori più forti verso i più deboli. Per passare nuovamente a livello locale, italiano ed europeo da concessioni a diritti, da primato della finanza al primato della politica, del diritto e del lavoro.
1METODOLOGIA
1.1. Le coordinate del database sulla contrattazione sociale in Toscana
Il database raccoglie i documenti di contrattazione territoriale siglati dalle delegazio- ni sindacali a un lato (Confederazione, Sindacato dei Pensionati o altre categorie, e interlocutori istituzionali dall’altro (prevalentemente enti locali in forma singola o associata, comuni, unioni di comuni, ma anche Società della Salute, Asl e Regione). La tipologia di documenti non si limita agli accordi e verbali di incontro ma si esten- de, come vedremo, anche a piattaforme e delibere. Inoltre da quest’anno abbiamo raccolto anche altri tipi di documentazione che spaziano dalle verifiche interne al sindacato sulla contrattazione, alle lettere e richieste di incontro etc.
L’arco temporale di riferimento copre il periodo ottobre 2011-ottobre 2012. I dati quindi non sono classificati per anno solare, ma da Xxxxxxx ad Xxxxxxx, al fine di ricomprendere anche tutti i dibattiti, gli incontri e gli accordi che di solito precedono l’approvazione del bilanci preventivi comunali.
I dati riguardano gli accordi sottoscritti nei comuni della regione classificati per soggetti firmatari, tipologie di materie contrattate, dimensione demografica del co- mune, e argomenti oggetto di contrattazione Al fine di favorire la maggiore omoge- neità possibile con il livello nazionale, abbiamo fatto riferimento nella classificazione all’albero logico elaborato a livello nazionale, e sempre in via di perfezionamento. L’albero è diviso come abbiamo visto in 11 aree negoziali di politiche sociali e territoriali, cui seguono due livelli di dettaglio relativi a policy (linee di intervento) di primo e secondo livello. Le aree principali riguardano le relazioni tra le parti e la partecipazione, la pubblica amministrazione e il bilancio comunale, per arrivare poi ai temi centrali: la sanità, il lavoro, sviluppo e occupazione, politiche fiscali e tariffarie, pari opportunità e lotta alle discriminazioni, politiche sociali e per la casa, infanzia e scuola.
L’analisi quantitativa non è tuttavia sufficiente. Il numero degli accordi siglati non si- gnifica molto se non si indaga sulla qualità dell’accordo. Gli accordi possono essere generici nella loro formulazione oppure più precisi e vincolanti. Ci piace in questo senso far riferimento allo sforzo di valutazione del grado di qualità degli accordi svi- luppato dall’IRES Xxxxxx Xxxxxxx negli anni passati che ha suddiviso gli accordi in tre categorie: gli accordi quadro, gli accordi regolativi e gli accordi distintivi. I primi sono formulati in modo più generico e meno incisivo, gli accordi regolativi prevedo- no destinatari chiari, tempi definiti, misure specifiche, tempi certi, scadenze, risorse e strumenti di verifica. Infine vi sono alcuni accordi particolarmente innovativi nelle
idee e nelle soluzioni che offrono spunti originali e validi utilizzati a livello regionale e anche a livello nazionale.
Talvolta alcuni accordi possono apparire come pro-forma o una semplice ratifica di ciò che è già stato deciso dall’amministrazione comunale, altre volte si riscontrano accordi fotocopia, che vengono riproposti con modifiche minime a livello di diversi contesti territoriali e che talvolta non contemplano nemmeno un incontro tra le parti ma un semplice invio via fax di una piattaforma. Come nella contrattazione di primo livello un accordo può essere più o meno arrendevole nei confronti di misure prese dall’amministrazione comunale. Alcuni accordi l’apporto sindacale sembra essere minimo, nel senso che la delegazione semplicemente sigla e approva il bilancio comunale, in altri invece l’apporto sindacale è evidente complesso e articolato.
Anche la classificazione per argomenti presenta limiti evidenti se ci si limita a con- tare quante volte un determinato argomento ricorre negli accordi senza analizzare in che modo viene trattato. Ciò balza agli occhi in particolare per un tema centrale, come quello delle tasse e delle tariffe. Sapere ad esempio che il 93% degli accordi tratta le tasse e le imposte sulla casa, nulla ci dice su come queste vengano trattate, ovvero se diminuiscano, restino invariate o aumentino e di quanto aumentino. In un periodo così delicato molti comuni sono riusciti ad impedire aumento di tasse relative ad esempio ai servizi a domanda individuale, altri hanno accettato un adeguamento ai tassi di inflazione, altri ancora, pur con molta sofferenza, hanno ratificato anche aumenti non indifferenti, pur di mantenere aperto il tavolo delle trattative.
È per questo che contare gli accordi è importante ma non è sufficiente. Ugualmente contarne i contenuti è importante ma non è sufficiente. Il rischio semplicemente di av- vallare una politica comunale c’è sempre e non si può valutare contando gli accordi né gli argomenti.
È per questo che abbiamo voluto dare un’impronta più qualitativa anche alla clas- sificazione degli accordi, in modo da permettere all’utente di attingere direttamente al brano dell’accordo che lo interessa e da poterne valutare e confrontare l’incisività rispetto ad altri siglati,ad esempio nello stesso comune, negli anni passati.
Abbiamo scelto di andare oltre la semplice fornitura di dati statistici sulle caratteri- stiche degli accordi, tendendo a fornire una mappatura dei contenuti negoziali. Il sindacalista può quindi individuare direttamente quel brano dell’accordo o degli accordi realizzati precedentemente nel suo comune, nella sua provincia o in altre province, sul modello di quanto realizzato in Xxxxxx Xxxxxxx. “Obiettivo è quello di poter acceder testi in modo mirato, sulla base di semplici interrogazioni che associano a singole voci o materie ad esempio specifiche caratteristiche degli attori senza dover scorrere tutto l’accordo potendo selezionare l’argomento che interes- se.”, mantenendo al contempo la massima integrazione con il sistema di archiviazio- ne dell’Osservatorio Nazionale sulla contrattazione sociale. Inoltre spunti importanti che valuteremo assieme sono provenuti da ipotesi di classificazioni qualitative de- gli accordi. Una tale impostazione costituisce un ulteriore passo nella direzione di un’analisi qualitativa rivolto ad individuare le aree di eccellenza e le best practice.
L’obiettivo è quello di costituire un contenitore di informazioni (testi di accordo e caratteristiche degli attori), in grado di fornire conoscenze utilizzabili non solo da un pubblico ristretto di ricercatori, ma fruibile dall’intera organizzazione sindacale, dalla delegazione trattante, al sindacato dei pensionati, dalla Funzione Pubblica alle categorie degli attivi.
Per l’analisi dei documenti è essenziale integrare con un approccio qualitativo. Ecco perché il sistema di archiviazione permette di vedere direttamente il brano dell’accor- do che tratta il tema che l’utente ha scelto. L’obiettivo è quello di una socializzazione delle conquiste e delle difficoltà rilevate, al fine di cogliere e scambiarsi peculiarità di ciascun territorio, favorire lo scambio, il rafforzamento e l’individuazione di solu- zioni comuni.
1.2. I documenti raccolti
Quest’anno la base dei documenti raccolti da IRES Toscana si è ampliata notevol- mente offrendo un’estrema ricchezza di informazioni.
La classificazione dei documenti, che sono estremamente ricchi ed importanti, non è tuttavia facile poiché la natura della documentazione è estremamente variegata. Si sapzia dai tradizionali accordi e piattaforme, ai volantini, alle lettere di rivendica- zione, alle lettere con cui si richiede un incontro, a convenzioni o bandi comunali o provinciali. La stessa accezione data ad un particolare documento non è la stessa, ma varia da provincia a provincia. Un verbale di incontro può in molti casi corrispon- dere ad un vero e proprio accordo, mentre in altri assume l’accezione originaria. La delibera può essere correttamente utilizzata per ratificare e rendere vincolante un precedente accordo o una piattaforma che viene integralmente recepita da istituzio- ni comunali intercomunali o provinciali. Ancora, alcuni comuni ci hanno inviato le delibere IMU, frutto di accordi solo in forma verbale per volontà degli interlocutori comunali e che, tuttavia, non contenendo alcun riferimento esplicito e scriito al sin- dacato, a precedenti verbali di incontro o accordi con i sindacati, rischiano di con- fondersi con gli atti emanati dall’amministrazione comunale nella propria normale attività amministrativa e deliberativa.
Ai fini di una semplificazione abbiamo identificato tre tipologie principali di do- cumenti cui se ne aggiunge una quarta residuale che spiegheremo di seguito: le piattaforme, gli accordi e i verbali di incontro e le delibere.
Come abbiamo già avuto modo di spiegare queste tre tipologie sono consequenzia- li ed essenziali per comprendere l’iter della contrattazione sociale. Al centro trovia- mo l’accordo, sul quale ci soffermeremo nei capitoli centrali del rapporto.
Le piattaforme che lo precedono sono estremamente importanti per comprendere quale sia il punto di partenza del sindacato, il grado di coinvolgimento della base sindacale, il mandato e la rappresentatività, il valore aggiunto del sindacato rispetto a quella che è la normale attività amministrativa e politica dell’ente locale di rife- rimento. La piattaforma è importante anche per comprendere il punto di partenza del sindacato, quali siano le priorità in tempo di crisi, aspetto essenziale poiché il
sindacato sempre di più si fa portatore di interessi collettivi (ad esempio sui temi della non autosufficienza la questione si allarga alle persone disabili dalla nascita e non solo nell’ultima parte della loro vita). Le piattaforme ci aiutano a comprendere altresì in che misura gli obiettivi del sindacati siano concreti, quale valore aggiunto portino alla contrattazione comunale, quale sia il grado di raggiungimento degli obiettivi finali. Le piattaforme possono essere di durata annuale ma anche coprire un’intera legislatura.
Le delibere, invece, costituiscono il punto di arrivo della contrattazione, la forma- lizzazione degli impegni in un atto che vincola direttamente l’amministrazione agli impegni presi in sede negoziale, attiva risorse, impone obblighi e scadenza. Così ciò che viene contrattato in ambito volontario si formalizza prima nell’accordo e poi nella delibera. In sintesi quindi le piattaforme e le delibere costituiscono l’input e l’output del processo negoziale, e aiutano a valutare l’efficacia e il grado di de- mocraticità e rappresentatività di un processo così importante che va ad incidere sui diritti dei cittadini. costituendo un termine di raffronto per comprendere meglio quale sia il valore aggiunto apportato dai sindacati rispetto ad una normale attività amministrativa a livello comunale.
Oltre alle tre tipologie principali abbiamo raccolto anche altri tipi di documentazione (che non sono stati tuttavia classificati), utili per comprendere ed interpretare la con- trattazione sociale in toscana. Le elenchiamo qui di seguito precisando che tutte le tipologie di cui sotto sono state raggruppate in un’unica categoria residuale.
Inoltre, ottenere informazioni sui mancati accordi, sia perché non ricevuti sia perché non si sia riusciti a verbalizzare o a trovare un accordo e sulle difficoltà, come quelle incontrate ad esempio con il Comune di Viareggio per la provincia di Lucca, oppu- re la difficoltà ad essere semplicemente ricevuti in alcuni territori della provincia di Pisa, è estremamente utile per offrire strumenti per valutare i limiti e le difficoltà che inevitabilmente emergono in una situazione di crisi quale quella attuale è di estrema importanza per poi affrontarle e rafforzare l’attività negoziale. In alcuni casi non si sono firmati accordi perché non si condividevano le scelte delle amministrazioni comunali (es. aumento addizionali, tariffe, etc).
Un’altra tipologia di materiale è quella delle verifiche che si possono svolgere sia all’interno dei sindacati, che in un confronto con le amministrazioni comunali, pro- vinciali o regionali.
Assieme a queste abbiamo raccolto i documenti con cui le Leghe di ciascuna pro- vincia ci spiegano lo stato della contrattazione, specificando quali siano i Comuni che non hanno ricevuto la delegazione trattante e quali quelli con i quali invece ci sono stati incontri ma non si è pervenuti ad un accordo e perché, evidenziando e socializzando non solo i risultati ma anche le difficoltà riscontrate, come quelle ad esempio con il Comune di Viareggio (con il quale non è stato siglato alcun accordo) o quelle con il Comune di Siena o di Asciano (con i quali sono stati siglati accordi che tuttavia hanno richiesto delle concessioni notevoli da parte della delegazione sindacale o hanno rimesso in discussione quanto precedentemente stabilito), per poi
affrontarle e rafforzare l’attività negoziale, in una situazione di crisi quale quella che attraversa il nostro paese.
Rilevanti sono anche le richieste di incontro con cui i rappresentati sindacali chiedo- no un incontro anche ripetutamente all’interlocutore istituzionale (Prato, Massa, Pisto- ia), in quanto ci permettono di differenziare le amministrazioni comunali a seconda del loro atteggiamento. “Gli anni cui ci riferiamo sono anni difficili caratterizzati talvolta da intese separate, da disinteresse al confronto o indisponibilità a sottoscri- vere intese indipendentemente dall’esito dei negoziati” (Xxxxx Xxxxxxx). In alcune aree, dove peraltro la contrattazione non si è mai radicata sul territorio o che si sono trovate maggiormente esposte alla crisi, la rete di solidarietà e di confronto si è attivata con maggiore difficoltà. In alcuni casi l’atteggiamento delle amministrazioni comunali nei confronti della contrattazione sociale è di chiusura, o più spesso di timore a prendere impegni in un contesto normativo in continua evoluzione; in altri, invece, l’incontro c’è ma non porta ad alcun accordo. I documenti di ricognizione delle Leghe spiegano anche perché non si è raggiunto un accordo, quali punti sono stati ritenuti essenziali e su quali invece si è ritenuto di dover trattare anche per man- tenere aperto il tavolo del confronto.
Dal prossimo anno invieremo anche noi un questionario a tutti i comuni in modo da rilevare il grado di trasparenza, accountability e disponibilità alla contrattazione e da arricchire le valutazioni sull’apertura al dialogo delle istituzioni locali. Il questiona- rio avrà una valenza ovviamente scientifica, per aiutarci a operare una valutazione e una classifica sulla disponibilità e sull’apertura delle amministrazioni comunali, ma anche con una valenza politica di supporto alle aree in cui la contrattazione sociale ha trovato maggiori difficoltà.
2I DATI
2.1. Documenti: caratteristiche e tipologie
La crisi ha investito le imprese, l’occupazione, le famiglie e anche gli enti locali che si trovano a far fronte con risorse sensibilmente ridotte a bisogni talvolta nuovi, mentre aumenta il divario tra ricchi e poveri, con un forte incremento dell’area di vulnera- bilità sociale. Sin dal 2009 ovvero il nostro primo anno la vera novità è proprio la crisi. Quali interventi sono stati messi in atto per fronteggiare la crisi a livello di politiche comunali? E quale il ruolo dei sindacati tutela delle fasce più deboli della popolazione?
Graf. n. 1- Numero di documenti pervenuti per anno (2009-2012)
2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
160
140
120
100
80
60
40
20
0
159
142
92
Totale
88
Nel solo 2012 abbiamo raccolto 159 documenti per il 2012 – suddivisi nelle tre categorie di accordi, piattaforme e delibere – che salgono a 174 se consideriamo anche altri tipi di documentazione che non rientrano nelle tre categorie principali (lettere, verbali di mancato incontro, verifiche etc., come sono state illustrate prece- dentemente), e che abbiamo raccolto una quarta categoria residuale.
Graf. n.2 -Tipologia dei documenti raccolti nel 2012
Nell’arco di tempo 2009-2012 abbiamo raccolto 481 documenti, rispettivamente 92 nel 2009, 88 nel 2010, ben 142 nel 2011 e 159 nel 2012 (escludendo la documentazione varia di natura sindacale che non rientra nelle tre categorie princi- pali). La portata della contrattazione sociale è dunque aumentata nel corso del quadriennio, nonostante la crisi o forse proprio in virtù della crisi.
Accordo | Altri documenti | Delibera | Piattaforma |
In termini percentuali i documenti da noi raccolti sono così suddivisi: per il 73% si tratta di accordi e di verbali di incontro, che tratteremo più nel dettaglio nel prosie- guo del rapporto, nel 10% dei casi abbiamo piattaforme provinciali o integrativi sub-provinciali o comunali, l’8% è costituito da delibere e, infine, nel 9% dei casi si tratta di materiale di altra natura precedentemente illustrato.
LE PIATTAFORME
Le piattaforme coprono l’8% dei documenti che abbiamo ricevuto nel 2012. Per il 2012 abbiamo ricevuto 7 piattaforme provinciali che hanno riguardato Pisa, Grosseto, Siena, Lucca, Arezzo, Pistoia e Firenze. In altri casi, come ad esempio nel caso di Livorno, si è fatto riferimento ad una piattaforma “di legislatura”, in altri an- cora, come nel caso di Prato, la piattaforma approvata verbalmente è stata trascritta nelle lettere con cui i sindacati richiedevano informazioni e avanzavano richieste all’amministrazione comunale. Massa non ha presentato alcuna piattaforma. Tutte le piattaforme sono unitarie. Il grado di attenzione e di dettaglio con cui stilare la piattaforma varia a seconda dei comuni.
Quindi se la contrattazione vera e propria si svolge prevalentemente a livello co- munale, la maggior parte delle piattaforme ha una dimensione provinciale. Non mancano tuttavia, integrativi zonali e comunali delle piattaforme provinciali. Tali integrativi sono diffusi in particolar modo nella zona aretina, dove, come illustreremo in seguito tale sistema si rivela particolarmente utile in un ingranaggio che porta fino all’approvazione della delibera comunale. Si tratta quindi di piattaforme calibrate su aree sub-provinciali e talvolta comunali che riescono a cogliere le peculiarità ter- ritoriali e a specificare/calibrare le richieste in modo sempre più definito man mano che ci si cala in un contesto territoriale sempre più ristretto.
Il numero di piattaforme raccolte è comunque ancora limitato rispetto al numero degli accordi poiché si tratta, nella maggior parte dei casi, di piattaforme provinciali con le quali si copre quasi tutto il territorio regionale. La percentuale in Toscana è comun- que maggiore rispetto alla media nazionale relativa all’anno 2011.
Tuttavia sarebbe auspicabile incrementare ulteriormente quantità e qualità delle piat- taforme, poiché, come specificato in apertura di paragrafo, la fase di definizione degli obiettivi e delle priorità è particolarmente importante e delicata in una fase in cui il sindacato si fa portatore di interessi collettivi (oggi come dicevamo sottorappre- sentati), in quanto tocca direttamente il tema della rappresentatività, della legittimità del sindacato e “del mandato”. Inoltra aiuta a distinguere in modo più chiaro interes- si e obiettivi dei due contraenti e a valutare meglio quale sia l’apporto dei sindacati. Il momento di redazione della piattaforma è i importante anche per il coinvolgimento di quelle realtà organizzate della società civile che si intendono rappresentare. Infine, se si vogliono rendere note le conquiste e i risultati di questa preziosa attività sindacale, è auspicabile coinvolgere le categorie degli attivi e i rappresentanti di segmenti della società civile interessati sin dall’inizio del percorso.
LE DELIBERE
Le delibere che da quest’anno abbiamo cominciato a raccogliere riguardano tutti e tre i livelli locale, provinciale e regionale. Le delibere regionali sono il risultano ma anche il presupposto di un’intensa e regolare attività di confronto (4 delibere regio- nali) e contributo delle organizzazioni sindacali. Nel contesto regionale, soprattutto in alcuni settori, l’attività di consultazione e proposta sindacale si è formalizzata e “istituzionalizzata”. Lo sforzo della delegazione trattante si è infatti orientato nella definizione di protocolli di intesa, e quindi di delibere, volte alla costituzione di tavoli su un ventaglio temi ritenuti rilevanti per il sindacato, che vincolano la Regione ad una consultazione regolare con i sindacati. I sindacati sono stati sentiti regolarmente dalla Regione su questioni fondamentali, quali l’emergenza casa, la regolarizzazio- ne delle badanti e il tema della non-autosufficienza, l’utilizzo del fondo per la non autosufficienza, la sanità regionale, le liste di attesa, le diverse tipologie di prestazio- ni erogate, etc. Si tratta di 4 delibere cui si debbono aggiungere anche i verbali di riunioni regolari. Di queste la prima fa riferimento all’emergenza abitativa e prevede un ruolo specifico per i sindacati, la seconda delibera riguarda gli immigrati e una forma di collaborazione e di trasferimento di risorse da Regione ad ANCI (in questo caso i sindacati non vengono citati), un’altra delibera riguarda la rimodulazione del sistema integrato di servizi per le famiglie, la regolarizzazione e gestione degli assistenti familiari e in termini più generali la gestione della non autosufficienza (da rileggere).
La delibera sull’emergenza abitativa costituisce una best practice, in quanto la Re- gione individua nelle confederazioni sindacale una fonte determinante di supporto nell’attuazione di interventi a favore dei soggetti più deboli della società, il protocollo di intesa non coinvolge solo le confederazioni regionali ma anche le organizzazioni sindacali degli inquilini SUNIA, SICET, UNIAT, UNIONE INQUILINI della Toscana. La crisi aiuta a mettere a fuoco le priorità di intervento a partire dai più deboli.
Tra le delibere provinciali ricordiamo quelle siglate nella provincia di Arezzo e rela- tive al progetto Arzillamente. Con la prima si approva il progetto rivolto ad anziani non autosufficienti e con la seconda si investe il sindacato di un ruolo di monitorag- gio e verifica dell’uso dei fondi per queste finalità.
Infine le delibere comunali che abbiamo raccolto quest’anno sono di tue tipi. Nel primo caso sono l’output di un percorso di contrattazione, preceduto dalla presenta- zione e successiva discussione di una piattaforma, da diversi incontri poi formalizzati talvolta direttamente in delibera. In questo caso il riferimento sul testo al percorso negoziale o alla piattaforma è chiaro e la delibera costituisce l’apice di una sequen- za di incontri e di un processo negoziale. Si tratta di prassi che vincolano in modo ancora più stringente l’autorità comunale o l’Unione dei Comuni, che aumentano l’efficienza del percorso negoziale e che quindi, per quanto possibile, dovrebbero essere intensificate. l’uso di delibere con le quali si approvano piattaforme è parti- colarmente diffuso nel territorio aretino, soprattutto a livello sub-provinciale e zonale (Unione Comuni montani del Casentino, Val di Chiana e Val Tiberina) e in quello
lucchese dove ha coinvolto quattordici comuni (tutti parte dell’Unione dei Comuni della Garfagnana).
Nel secondo caso abbiamo raccolto 8 delibere con cui i comuni hanno approvato le aliquote IMU. Si tratta di delibere precedute da discussioni con il sindacato che ha investito tempo e ottenuto risutati, come ci assicurano i delegati impegnati in quei territori. I comuni sono quelli dell’area fiorentina: Bagno a Ripoli (unico caso in cui mi sembra ci sia stato precedentemente un accordo scritto), Barberino Val D’Elsa, Gre- ve in Chianti, Impruneta, Tavarnelle in Val di Pesa e 2 dell’area senese: Montalcino e Monteriggioni. Nei casi dell’area fiorentina le delibere sono state precedute da un accordo di area con i comuni dell’area del Chianti Fiorentino e/o da accordi con singoli comuni. Per quanto riguarda i comuni senesi nel caso del Comune di Monte- riggioni c’è stato un incontro verbale che l’amministrazione comunale non ha voluto tradurre in forma scritta, nel caso di Montalcino invece, si tratta della normale attività amministrativa del Comune, che tuttavia ha operato scelte in merito all’addizionale irpef ritenute condivisibili dal sindacato
2.2. La delegazione trattante e i firmatari
La delegazione trattante è composta, di regola, dai Sindacati Confederali, dai se- gretari provinciali e dalle Leghe dei Pensionati, che si presentano quasi sempre in modo unitario. Si conferma quindi un ruolo centrale della confederalità che resta in- tatta, non si spezza di fronte alla crisi. I casi in cui le rappresentanze non sono uni- tarie sono piuttosto rare e corrispondono al 3,3% di tutti gli accordi analizzati. L’uni- tarietà delle confederazioni è una caratteristica che tiene in linea di massima non solo dal punto di vista formale ma anche da quello sostanziale, mentre in altre regio- ni si registra una maggiore difficoltà a mantenerla. Il dato e il confronto con l’anno passato.
Tab. n. 1 - I firmatari della contrattazione sociale in Toscana in %
Anno | Confederazione CGIL-CISL-UIL | Pensionati SPI FNP EUILP | Altri | Funzione pubblica |
2009 | 82,6% | 65,2% | 7,6% | 0,0 |
2010 | 90,2% | 76,1% | 5,7% | 1,1% |
2011 | 76,8% | 76,8% | 4,9% | 4,9% |
2012 | 80,3% | 78,0% | 2,4% | 3,3% |
La maggior parte degli accordi vede tra i firmatari i Sindacati Confederali (80,3%), i Segretari Provinciali e le relative Leghe dei Pensionati (78%), con una crescita del ruolo delle Leghe, che hanno dato origine a questa nuova forma di contrattazione che supera lo status di lavoratore per coprire e tutelare il cittadino, ma anche una presenza consistente della Confederazione. Entrambe le strutture incrementano e si supportano a vicenda. Poi, ovviamente, ogni provincia ha una caratterizzazione diversa. Ad esempio nella provincia di Arezzo e in quella di Massa Carrara sono le Leghe che firmano la quasi totalità degli accordi, mentre nella provincia di Firenze
sono maggiormente i sindacati confederali. Grosseto, Lucca; Siena e Pisa alcuni tra le province, che, assieme comunque ad Arezzo aumentano, vedono nella quasi totalità degli accordi la presenza sia dei sindacati confederali che di quelli dei pensionati. Nell’arco della crisi cala la presenza di altri attori, siano essi altre categorie sinda- cali che altri soggetti, quali associazioni di categoria, delle imprese o dei cittadini, della società civile (che l’anno passato abbiamo riscontrato a Xxxxx Xxxxxxxxxx). Tale aspetto, unito anche alla scarso coinvolgimento di soggetti della società civile orga- nizzata, non è positivo. Nella misura in cui infatti il sindacato passa progressivamen- te dal rappresentare gli interessi dei lavoratori nelle specifiche categorie, a rappre- sentare i cittadini, ovvero acquisisce la responsabilità di farsi portatore e difensore degli interessi collettivi, è di estrema importanza che, o in fase di predisposizione della piattaforma e/o successivamente, coinvolga anche altre categorie di cittadini. Il mancato coinvolgimento tocca problemi di rappresentatività e di legittimità dello stesso sindacato. Si possono fare a questo proposito due esempi. In un comune i Sindacati Confederali e Leghe dei Pensionati hanno siglato un apposito accordo con cui ratificano l’aumento del costo della mensa per i bambini delle scuole del co- mune. Si tratta di una mensa scolastica che ha costi mediamente più alti rispetto ad altre concorrenti, che utilizza filiere lunghe, e che ha ricevuto diverse critiche anche sulla qualità del cibo. La maggioranza dei genitori dei bimbi che usufruiscono di questo servizio la pensa diversamente da quanto siglato dai sindacati, non è stata interpellata e questo pone un problema di rappresentatività. Un altro aspetto ad esempio può essere costituito dalla non autosufficienza. Il fatto di essere interlocutori privilegiati sul tema della non autosufficienza, come può essere accaduto nel conte- sto Regionale grazie alla forza dei sindacati che hanno aperto un tavolo su queste tematiche dovrebbe spingere gli stessi a coinvolgere, almeno in fase di redazione della piattaforma, anche le associazioni di disabili, tra cui l’Associazione per la Vita Indipendente. Xxxx che già accade ad esempio con l’Auser che partecipa a tutte le attività di contrattazione sociale ed è rappresentata nel dipartimento direttivo e nel dipartimento socio-santario.
Un’altra ipotesi è quella di organizzare assemblee pubbliche volte a recepire le istanze provenienti dalla società che si vuole rappresentare, a partire dai più deboli, a dare legittimità al ruolo crescente del sindacato, a favorire una sensibilizzazione sulle battaglie e risultati sin dall’inizio, a rafforzare realmente quei legami e presenza sul territorio oggi sempre più debole da parte dei partiti tradizionali, a favorire la partecipazione.
La partecipazione delle categorie degli attivi (identificabili quasi esclusivamente nel- la Funzione Pubblica) è ancora piuttosto bassa, e in lieve calo rispetto all’anno passato., probabilmente anche perché impegnata su altri fronti a partire dalla riorga- nizzazione della sanità La percentuale del 3,3% raggiunta nel 2012 è inferiore alla percentuale del 2011 e alla frequenza con cui si trattano i temi relativi alla pubblica amministrazione (trattati nel 35% degli accordi) e nello specifico delle politiche rela- tive al personale.
0.0.Xx livello dell’accordo
Tab. n. 2- Il livello dell’accordo % sul totale di ciascun anno (2009-2012)
Anno | Comunale | intercomunale | Provincia | Regione | asl/sds | Totale |
2009 | 84,8 | 6,5 | 1,1 | 7,6 | 0,0 | 100 |
2010 | 87,5 | 6,8 | 1,1 | 3,4 | 1,1 | 100 |
2011 | 84,4 | 6,4 | 2,1 | 4,3 | 2,8 | 100 |
2012 | 79,7 | 9,8 | 2,4 | 6,5 | 1,6 | 100 |
La maggior parte degli accordi sono siglati con le amministrazioni comunali. Nel 2012 gli accordi comunali sono quasi l’80% del totale ma segnano una diminuzione, in termini percentuali, rispetto all’anno 2011 e al triennio precedente. Aumentano anche gli accordi siglati a livello provinciale, mentre diminuiscono quelli firmati con le società della salute, alla luce anche del loro incerto futuro.
In crescita gli accordi siglati a livello intercomunale, che dal 6/7% del triennio pre- cedente arrivano a sfiorare il 10% del totale (passando dai 9 del 2011 ai 12 del 2012). La percentuale toscana è altresì superiore al dato nazionale, relativo al 2011. Gli accordi intercomunali di Arezzo comprendono almeno 5 gruppi di comuni. Il primo si riferisce alla Conferenza dei Sindaci del Valdarno e copre 10 comuni (Bucine, Caviglia, Montevarchi, S. Xxxxxxxx, Xxxxxxxxx Xxxxxxxxxxx, Castelfranco, Loro Ciuffenna, Laterina, Pergine, Pian di Scò). Il secondo comprende l’Unione dei Comuni del Casentino e copre 9 comuni (Poppi, Montemignaio, Stia, Castel S. Niccolò, Castelfocognano, Chitignano, Talla, Chiusi della Verna e Ortignano). Il terzo gruppo comprende sei comuni dell’Unione dei Comuni della Val Tiberina (S. Sepolcro, Anghiari, Caprese M.lo, Monterchi, Sestino, Badia Tedalda) e. Il quarto si riferisce alla Conferenza dei Sindaci della Val di Chiana e copre 5 comuni (Cortona, Forano, Lucignano, Marciano, Castiglion Fiorentino). L’ultimo gruppo si riferisce a Bucine, Laterina e Pergine (che peraltro fanno già parte del Valdarno). Gli accordi intercomunali di Firenze sono: il Circondario Empolese Valdelsa,che copre 11 comuni (Capraia e Limite, Calstelfiorentino, Cerreto Guidi, Certaldo, Empoli, Fucec- chio, Gambassi Terme, Montaione, Montelupo, Montespertoli e Vinci) ; i Comuni del Chianti Fiorentino (Bagno a Xxxxxx, Xxxxxxxxxx, Xxx Xxxxxxxx, Xxxxxxxxx Xxx X’Xxxx, Xx- pruneta e Greve in Chianti); I due Comuni di Figline Valdarno e Incisa Valdarno che hanno siglato assieme l’accordo di contrattazione sociale territoriale del 2012, anche alla luce delle esperienze di gestione associata dei servizi e dei piani di fusione in un unico comune.
Nella provincia di Grosseto si registra un solo accordo intercomunale che copre 8 comuni e riguarda i sindaci della Zona Amiata Grossetana: Arcidosso, Castel del Piano, Castell’azzara, Cinigiano, Roccalbegna, Santa Fiora, Seggiano.
Gli accordi intercomunali di Lucca sono 2 (di cui uno è in realtà una delibera con la quale si approva un accordo). Il primo gruppo è costituito dall’Unione dei Comuni della Media Valle del Serchio. Si tratta di 4 Comuni (Barga, Borgo a Mozzano, Coreglia Antelminelli, Fabbriche di Vallico). Il secondo gruppo è costituito dall’Unione dei Comuni della Gar-
fagnana e copre ben 14 comuni (Camporgiano, Careggine, Castigione di Garfagna- na, Fosciandora, Gallicano, Giucugnano, Minacciano, Molazzana, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano, Vergemoli e Villa Collemandina). A Massa abbiamo registrato un verbale di incontro intercomunale, che comprende Massa, Montagnoso, Carrara e Fosdinovo.
3
Gli accordi intercomunali assumono accezioni molto diverse tra loro. Mentre in al- cuni casi gli accordi intercomunali sono estremamente importanti poiché oltre ad affrontare i temi relativi a spesa sociale e bilancio, intendono trovare soluzioni comuni o associate (al fine di razionalizzare l’attività e reperire risorse per la spesa sociale) e omogenee (in riferimento ad esempio agli scaglioni Isee) alla crisi pur non tralasciando le peculiarità territoriali (accordo società della salute o chianti fiorentino), in altri casi sono un modo più sbrigativo per far approvare le piattaforme sindacali.
LA PROPENSIONE CONTRATTUALE IN TOSCANA
3.1. Un quadro complessivo della regione
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
La contrattazione territoriale in Toscana resiste alla crisi, si intensifica. La delegazio- ne trattante riesce a siglare accordi in ben 159 comuni su 287, che corrispondono al 55% del totale e a coprire il 67% della popolazione.
Graf. n.3 - La contrattazione sociale territoriale in Toscana: propensione contrattuale per comuni e per popolazione nel quadriennio
2009 | 2010 | 2011 | 2012 | |
% comuni | 35% | 37% | 58% | 58% |
% popolazione | 62% | 47% | 60% | 69% |
A fronte di una lievIssima diminuzione del numero dei comuni interessati da con- trattazione sociale (che scendono da 167 del 2011 a 166 del 2012), si assiste ad un incremento della popolazione interessata che passa dal 47% del 2010, al 60% del 2011, fino al 69%. Ciò è dovuto all’incremento di accordi intercomunali e all’entrata di alcuni comuni più grandi, tra cui si annoverano quasi tutti i capoluoghi di provincia (se si esclude Prato e Pistoia, due fra le aree che hanno maggiormente risentito della crisi). Nel 2012 per la prima volta il Comune di Pisa sigla un contratto e Firenze torna a firmare dopo ben due anni di sospensione, anche se si limita a si- glare verbale di incontro e non un accordo vero e proprio. I comuni più grandi sono meglio attrezzati sia da un punto di vista strumentale che economico ad affrontare le continue modifiche legislative che si sono susseguite nel corso dell’anno.
I COMUNI CAPOLUOGO
Arezzo ha siglato un accordo per il terzo anno consecutivo, Firenze entra dopo ben due anni di sospensione, benché con un verbale di incontro, e questo, come vedremo au- menta sensibilmente la percentuale di popolazione coperta. Pisa per la prima volta sigla un accordo di contrattazione sociale territoriale. Grosseto prosegue la sua disponibilità alla contrattazione sociale territoriale già avviata l’anno scorso il 2012, lo stesso acca- de per Livorno e Lucca. Siena, nonostante le numerose difficoltà incontrate, che hanno riguardato i bilanci del comune e del principale istituto di credito del territorio, continua a dialogare con le delegazioni dei sindacati confederali e dei pensionati, pur richiedendo di accettare una politica rigorosa. Anche il Comune di Massa Carrara tiene aperti i rap- porti con le delegazioni sindacali prevalentemente attraverso incontri. Le amministrazioni comunali di Prato e Pistoia, invece, dal 2009 hanno smesso di siglare accordi.
3.2. La propensione negoziale per numero di comuni coperti da contrattazione sociale
Tab.n. 3 - Numero e percentuale di comuni coperti da contrattazione sociale per provincia nel 2012
Province | Con acc | Tot. | % |
Arezzo | 37 | 39 | 97 |
Lucca | 29 | 35 | 83 |
Firenze | 31 | 44 | 70 |
Siena | 22 | 36 | 61 |
Grosseto | 16 | 28 | 57 |
Pisa | 15 | 39 | 38 |
Livorno | 7 | 20 | 35 |
Massa | 4 | 17 | 24 |
Pistoia | 4 | 22 | 18 |
Prato | 1 | 7 | 14 |
TOSCANA | 166 | 287 | 58 |
Per quanto riguarda la percentuale di comuni coperti da contrattazione sociale nel 2012, troviamo al primo posto la provincia di Arezzo con il 97% dei comuni inte- ressati, seguita da Lucca con l’83%, Firenze con il 70%, Siena con il 61%, Grosseto con il 57%. Come vedremo Pisa, Livorno e Massa, nonostante la percentuale più bassa di comuni con cui è stato siglato almeno un accordo nel corso dell’anno, riescono comunque ad interessare una quota molto ampia della popolazione, in tutti e tre i casi più del 65% (65%, 79%75%), grazie ad un coinvolgimento dei comuni capoluogo di provincia.
Tab.n.4 - Numero dei comuni coperti da contrattazione sociale per provincia nel quadriennio 2009-2012
Province | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
Arezzo | 11 | 11 | 32 | 37 |
Firenze | 32 | 29 | 30 | 31 |
Grosseto | 5 | 8 | 12 | 16 |
Livorno | 2 | 6 | 11 | 7 |
Lucca | 15 | 15 | 15 | 29 |
Massa-Carrara | 0 | 0 | 14 | 4 |
Pisa | 7 | 1 | 17 | 15 |
Pistoia | 14 | 9 | 7 | 4 |
Prato | 2 | 3 | 3 | 1 |
Siena | 13 | 25 | 26 | 22 |
TOSCANA | 101 | 107 | 167 | 166 |
In una prospettiva diacronica che copre l’intero quadriennio si può notare che, nonostan- te la crisi, la contrattazione comunale si rafforza sensibilmente in tre comuni: Arezzo che passa da 32 a 37 comuni nel 0000, Xxxxxxxx che continua un chiaro trend crescente passando dai 5 accordi del 2009, agli 8 del 2010 ai 16 di quest’anno, e Lucca, che sostanzialmente raddoppia il numero dei comuni coperti da contrattazione, anche gra- zie ad una delibera dell’Unione Comuni della Garfagnana che interessa ben 14 comuni della provincia lucchese. Anche a Firenze la contrattazione sociale aumenta seppur di un solo comune (abbiamo considerato anche l’accordo di Fiesole il quale, benché siglato a novembre fa riferimento al bilancio e tasse relative al 2012). Nel Comune di Livorno, che scende da 11 comuni a 7 nel 2012, cifra che rimane comunque superiore ai 2 comuni del 2009 e ai 6 del 2010, e un lieve decremento nella provincia di Pisa, in cui vengono siglati 15 accordi rispetto ai 17 del 2011 e ai 7 del 2009.
Nella provincia di Massa Carrara le delegazioni sindacali hanno svolto un’intensa attività di sensibilizzazione e di confronto, non arrivando tuttavia da alcun accordo, se si eccettua un verbale di incontro che riguarda quattro comuni della zona di Massa Carrara. In termini di numero di comuni, il calo è più chiaro e costante a Pistoia, in cui il numero scende dai 14 comuni del 2009 ai 9 del 2010 ai 7 del 2011 fino ai 4 del 2012- dove molte amministrazioni comunali hanno fatto scelte non condivise e quindi
non ci sono state le condizioni per siglare gli accordi, e nella provincia di Prato, per la quale si registra la firma di un solo comune a fine 2012.
3.3. La propensione negoziale per popolazione coperta da con- trattazione sociale nelle province della Toscana
Come abbiamo visto la propensione negoziale per popolazione coperta da contratta- zione sociale è cresciuta quest’anno nonostante il quarto anno di crisi, raggiungendo comples- sivamente il 69% della popolazione toscana, rispetto al 60% del 2011 e al 47% del 2010. Complessivamente in otto province su 10 la propensione negoziale supera il 65%. Al primo posto si colloca Arezzo, con il 95% dei cittadini del territorio provinciale coper- ti da contrattazione sociale, al secondo posto troviamo Firenze con l’82% della popo- lazione, seguita da Livorno con ill79% della popolazione coperta, Siena e Lucca ri- spettivamente con il 77%, e il 76% della popolazione coperta, Pisa con il 65%.
Tab n.5 - Percentuale di popolazione coperta da accordi su totale della popolazione della provincia nell’arco del triennio.
Province | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
Arezzo | 56% | 56% | 91% | 95% |
Firenze | 85% | 46% | 48% | 82% |
Livorno | 50% | 77% | 94% | 79% |
Siena | 44% | 84% | 80% | 77% |
Lucca | 86% | 72% | 68% | 76% |
Massa-Carrara | 0% | 0% | 61% | 75% |
Grosseto | 18% | 27% | 71% | 72% |
Pisa | 34% | 3% | 45% | 65% |
Pistoia | 81% | 37% | 33% | 20% |
Prato | 83% | 8% | 17% | 7% |
TOSCANA | 62% | 47% | 60% | 69% |
Incrementano la percentuale di popolazione le province di Arezzo che passa dal 91 al 95% della popolazione coperta, Firenze, grazie all’entrata del Comune capoluo- go di provincia che passa dal 48% all82%, Pisa anch’essa grazie all’entrata per la prima volta del Comune capoluogo di provincia Lucca che passa dal 68% al 76% del totale, Grosseto e Massa Carrara. Calano invece Pistoia, Prato e la provincia di Siena, anche se in misura molto contenuta.
Nell’arco dei quattro anni analizzati pressoché tutto il territorio regionale è coperto da contrattazione sociale, si arriva infatti a coprire il 95% della popolazione. Nes- suna provincia scende al di sotto dell’85%.
Tab n.6 - Percentuale di popolazione coperta da accordi su totale della popolazione della provincia nell’arco del triennio.
POPTOT | POPCOPERTA ALMENO 1 ANNO | ||
AR | 348651 | 348651 | 100% |
FI | 998098 | 933206 | 93% |
GR | 228215 | 213335 | 93% |
LI | 342955 | 322134 | 94% |
LU | 393795 | 382514 | 97% |
MS | 203901 | 202859 | 99% |
PI | 417682 | 358836 | 86% |
PT | 293061 | 281220 | 96% |
PO | 249775 | 249775 | 100% |
SI | 272638 | 256299 | 94% |
TOSCANA | 3748771 | 3548829 | 95% |
3.4 Alcuni tratti della contrattazione per provincia
La provincia di Arezzo si colloca al primo posto per numero di accordi siglati arri- vando a coprire il 95% di popolazione e il 97% dei comuni registrano un aumento rispetto all’anno passato. Le caratteristiche della contrattazione di questa provincia sono ben marcate. Una prima caratteristica riguarda l’uso molto diffuso, il più ampio in tutta la regione, di piattaforme. La piattaforma base è, come nelle altre provin- ce, quella di livello provinciale, ma vengono poi realizzati numerosi integrativi alla piattaforma sia a livello sub-provinciale che comunale. In tal modo ci si calibra pro- gressivamente sulle esigenze specifiche del territorio. Ugualmente anche la contrat- tazione si svolge a più livelli, partendo da quelli sub-provinciali e coinvolgendo i 5 principali gruppi di comuni dell’area aretina, fino a scendere alla ratifica o specifica comunale.
Oltre a cogliere la specificità del territorio il meccanismo aretino, che si basa su un rafforzamento reciproco tra vari livelli territoriali, si rivela stringente e vincente nell’in- durre le varie amministrazioni ad impegnarsi sui punti della piattaforma. Un’altra peculiarità dell’area aretina consiste nell’uso abbastanza diffuso di delibere comu- nali con le quali si approva spesso la piattaforma, senza formalizzare gli incontri in accordo,ma direttamente appunto in delibera. Anche in questo caso la prassi si rivela piuttosto stringente dal punto di vista della vincolatività delle istanze sindacali nei confronti della piattaforma. Un sistema così articolato e così ben funzionante costituisce uno strumento prezioso per far approvare anche impegni, scadenze e stanziamenti più precisi. Il territorio aretino registra infine un accordo provinciale e uno con la Asl 8 che copre tutto il territorio provinciale.
Nel territorio aretino questo dinamismo è dovuto prevalentemente ai sindacati dei pensionati che si presentano sempre in maniera unitaria, e mantengono comunque un rapporto costante con la confederazione. La priorità viene conferita agli argo- menti che riguardano la rete dei servizi sociali e sanitari. Essendo la contrattazione
gestita pressoché esclusivamente dallo spi le richieste sono calibrate sui bisogni specifici degli anziani (pronto soccorso, emergenza, localizzazione delle strutture ospedaliere), strutture residenziali, unificazione dei servizi (competenze ormai ac- quisite a livello amministrativo e di azienda locale), gestione associata delle strutture residenziali. Ma non mancano anche temi che riguardano altri destinatari, quali ad esempio i giovani (minori in situazioni di difficoltà).
Come dicevamo i numeri non sono sufficienti. Per comprendere meglio lo spirito della contrattazione aretina, portiamo qui di seguito alcuni estratti di uno de tre documenti di verifica svolti dalla delegazione sindacale.
“Il sindacato ha calibrato la contrattazione rimanendo con i piedi per terra [….]” Le priorità del sindacato sono state quelle di difendere l’esistente, che nella nostra regione è abbastanza soddisfacente, considerate le differenze con altre situazioni del paese. Xxxxxxx pensato che fosse prioritario preservare soprattutto la rete dei servizi sociali e sanitari creata in Toscana, cercando di impedire gli strappi alla rete dei servizi.” Assieme ai temi della sanità e sociali, prioritari nel territori aretino, ov- viamente i temi relativi a tasse e tariffe Nelle nostre piattaforme abbiamo cercato di contenere il più possibile la tassazione locale ( addizionale IRPEF, IMU, TARSU…), di mantenere, i contributi, le iniziative sulla casa e sugli affitti, di impedire quindi lo squagliamento della rete del welfare.” Particolare importanza viene conferita ai temi della verifica e del monitoraggio: Possiamo soltanto cercare di monitorare costan- temente la situazione facendo funzionare al meglio i tavoli di trattativa aperti, che abbiamo previsto nei nostri accordi. Questo dovrà essere un impegno imperativo sottoscritto dai sindacati e dai comuni. L’obiettivo diventa quello del monitoraggio.” Tra gli aspetti negativi vi è anche la continua modifica del quadro legislativo che impone di cambiare continuativamente gli obiettivi. Tra gli aspetti positivi e le esi- genze segnalate dal sindacato aretino, oltre alla unità tra i tre sindacati pensionati, l’esigenza di allargare il respiro circa la rappresentatività e gli obiettivi del sindacato pensionati: “Anche noi abbiamo l’esigenza, sempre più impellente, di modificare il nostro ruolo tradizionale per adeguarlo alle nuove sfide che arrivano da una realtà sociale e politica in continuo cambiamento. Questo implica di rivedere l’organizza- zione delle nostre strutture territoriali per poter seguire con efficacia le grandi sfide del prossimo futuro, facendo del sindacato un interlocutore non ingessato sui rituali del passato, ma un importante protagonista della crescita e del miglioramento della qualità della vita dei nostri pensionati ed in generale dei cittadini della nostra pro- vincia.”
I rapporti della delegazione unitaria sindacale dei pensionati sono pervasivi e conti- nuativi. Tra gli altri merita ricordare l’apertura di una tavolo sulla crisi in tutte le aree della provincia.
I comuni della provincia di Firenze che hanno siglato un accordo sono quest’an- no 3, rispetto ai 30 del 2011. La novità è costituita dall’entrata del capoluogo di provincia e di regione, che non siglava un accordo dal 2009 e che contribuisce ad aumentare comunque la percentuale di popolazione coperta da accordi rispetto
all’anno precedente. Complessivamente vengono coperti il 82% della popolazione e il 61% dei comuni. Abbiamo inserito inoltre l’accordo con il Comune di Fiesole, siglato a novembre 2012, che, pur non contemplato nell’arco di tempo ottobre- ottobre, si riferisce al bilancio del 2012. In termini generali la crisi ha comportato un maggior coinvolgimento dei comuni medio grandi rispetto a quelli piccoli in maggiori difficoltà e con una discrezionalità minore nella gestione di risorse di per sé già scarse. Le delegazioni hanno visto una presenza sostanzialmente paritaria della confederazione e dei sindacati dei pensionati. Anche la funzione pubblica è stata presente nella sigla di un accordo sul territorio fiorentino. In 2 casi è presente solo la CGIL, in uno CISL E UIL, solo anche in questo caso, per un problema di presenza e non di mancata condivisione dell’accordo. Le sei delibere comunali sull’IMU relative ai comuni della provincia sono essere state il risultato di un’intensa attività di contrat- tazione dei sindacati e di un accordo di area comprensiva dei Comuni del Chianti Fiorentino. Nel territorio fiorentino a fronte di 14 accordi comunali, ne riscontriamo 3 inter-comunali (Circondario Empolese Valdelsa, I comuni del Chianti Fiorentino e Incisa-Figline Valdarno).
La provincia di Grosseto è quella che registra, assieme a Lucca e Arezzo, la perfor- mance più positiva in termini di trend crescente. Si tratta di una crescita costante, ininterrotta dal 2009. I comuni che hanno siglato un accordo sono 16, rispetto ai 12 del 2011 e agli 8 del 2010. Nel 2012 vengono coperti da accordi più della metà dei comuni il 54% e il 72% della popolazione.
Abbiamo voluto considerare anche Castiglione della Pescaia anche pur siglando semplicemente il bilancio comunale, inaugura una fase di apertura e di confronto tra sindacati e amministrazione.
Anche la provincia di Grosseto utilizza accordi inter-comunali, per circa la metà dei comuni coperti. Infatti un accordo riguarda i sindaci della zona Amiata Grossetana (Unione dei Comuni di Arcidosso - Santa Fiora - Casteldelpiano - Castellazzara - Seggiano - Semproniano - Cinigiano - Roccalbegna).
La contrattazione è preceduta da una piattaforma provinciale e il Comune capoluo- go di provincia ha siglato l’accordo.
Tra i punti di forza, riscontriamo le firme congiunte e sia dei tre sindacati dei pen- sionati SPI FNP UILP che delle tre Confederazioni provinciali CGIL - CISL - UIL. Nel caso dell’accordo con il Comune capoluogo ai pensionati e alle confederazioni rappresentate dai segretari confederali e dai segretari provinciali delle categorie dei pensionati si affiancano anche quelli della Funzione Pubblica.
Nella provincia di Livorno, i comuni che hanno firmato un contratto sono 7 e copro- no il 35% dei comuni ma ben il 79% della popolazione grazie all’accordo firmato con il capoluogo di provincia. Nel 2012 non è stata presentata alcuna piattaforma, in quanto si è fatto riferimento a un’unica piattaforma per tutta la legislatura. In questo caso non si registra alcun accordo inter-comunale, e, nella totalità dei casi, gli ac- cordi sono firmati dalle confederazioni generali CGIL CISL UIL, ma non dalle leghe
dei pensionati. Diversi accordi siglati in questa provincia (Rosignano, San Xxxxxxxx, etc.) si distinguono per l’approfondimento, l’articolazione e per l’ampiezza dei temi trattati.
La provincia di Lucca registra una crescita sia nel numero dei comuni che in quello della popolazione coperta da contrattazione sociale. Il numero dei comuni sale da 15 a 29 comuni nel pieno della crisi e la contrattazione territoriale raggiunge l’83% dei comuni e il 76% della popolazione. La qualità degli accordi è tra le più alte: gli accordi sono tra i più ampi e dettagliati, vincolanti e calibrati sulle diverse realtà territoriali, i quali contengono elementi innovativi di particolare interesse.
Si utilizzano due accordi inter-comunali, il primo riguarda i 4 Comuni della Media Valle del Serchio, il secondo, sotto forma di delibera con cui si approva l’intesa tra sindacati e Unione dei 14 comuni della Garfagnana.
Come nel caso di Grosseto, la contrattazione è stata preceduta dalla stesura di una piattaforma e la totalità degli accordi viene siglata dai rappresentanti provinciali sia dei sindacati di categoria che di quelli dei pensionati. Ciò favorisce una visione a tutto tondo dei temi trattati e conferisce sicuramente maggior forza (ed esperienza) alla delegazione trattante. Sono previsti rimandi a tavoli specifici, per esempio sugli appalti, con le categorie degli attori interessati.
In provincia di Massa non è stato siglato alcun accordo formale ma vi sono due verbali di incontro, siglati nel corso del 2012, uno con la provincia di Massa sul tema degli assistenti familiari e uno con la conferenza zonale dei sindaci di Massa, Carrara, Montagnoso e Fosdinovo che abbiamo assimilato ad accordo. I comuni coinvolti 4 cui corrisponde il 75% della popolazione. Vi sono inoltre numerose ri- chieste di incontro. La prima richiesta è rivolta all’assessore della provincia di massa per informazioni sulle assistenti familiari, formazione e rete di assistenza. Risale al 5 ottobre. La seconda richiesta, invece, risale al marzo 2012 e con essa si richiede alla ASL della zona Apuane rendicontazione sul fondo della non autosufficienza per una verifica dei servizi erogati, dei criteri seguiti, della compartecipazione riscos- sa, delle criticità riscontrate, ecc.” Le lettere di richiesta sono di estrema importanza poiché in qualche modo misura la sensibilità dei comuni alle richieste provenienti dai sindacati, il loro grado di accountability. La maggior parte dell’attività di con- trattazione è stata svolta dallo spi provinciale, che ha inviato anche un rendiconto sull’attività svolta, inclusi anche vari incontri in altri comuni quali Pontremoli sul tema dell’IMU e della raccolta differenziata, con i sindaci di Aulla, Fivizzano e Licciana sembra siano stati effettuati incontri su tariffe e servizi sociali, ad Avenza e Carrara incontri sulla commissione sanità. Sono stati fatti diversi incontri con i responsabili di zona della ASL e con l’assessore al Sociale del Comune di Massa (che coordina anche gli altri assessori) sul Piano Integrato di Salute, sul Fondo non autosufficienza e la sorveglianza attiva. Non abbiamo potuto registrarli poiché non vi è riscontro scritto di tali confronti. Dal materiale pervenuto viene illustrata tuttavia un’attività di
contrattazione che, per volontà delle amministrazioni, non è stata tradotta né in ac- cordo, né in verbale di incontro né in delibera.
Nella provincia di Pisa i comuni coperti da accordo nel 2012 sono 15, ovvero il 38% del totale. La percentuale di popolazione coperta da contrattazione sociale territoriale raggiunge il 65% della popolazione provinciale. Per la prima volta tra i firmatari si annovera Pisa, il capoluogo di regione. Come nel caso fiorentino rispetto ad un calo contenuto nel numero dei comuni, la contrattazione complessivamente tiene e vede l’entrata di Pisa tra i firmatari. La contrattazione è stata preceduta da una piattaforma provinciale e ha visto nella quasi totalità dei casi, lo sforzo e la partecipazione congiunta delle confederazioni assieme alle leghe dei pensionati. Nel territorio della provincia di Pisa tutti gli accordi sono siglati a livello comunale e non vi sono contratti con soggetti intercomunali. Nella documentazione inviata offre ulteriori informazioni sui comuni con cui non è stato siglato un accordo. Sei comuni- Fauglia, Peccioli, Ponsacco, San Giuliano Terme, Volterra e Vecchiano hanno rice- vuto la delegazione ma non hanno raggiunto un accordo (sarebbe anche in questo caso molto interessante circostanziarne le motivazioni), mentre i restanti 18 comuni non hanno ricevuto la delegazione sindacale (molti di questi, invece, l’anno passato erano stati disponibili al confronto).
La provincia di Pistoia è una delle province che maggiormente ha risentito della crisi, alla quale probabilmente le istituzioni comunali non hanno reagito stringendo rapporti di collaborazione con le organizzazioni sindacali, ma piuttosto si sono dimostrati meno propensi al confronto con le delegazioni trattanti. La crisi, quindi, sembra dividere invece che rafforzare quei rapporti di solidarietà che sembrano aver contraddistinto altri comuni
I comuni coperti da accordo sono quattro Agliana, Buggiano e Monsummano Ter- me e Serravalle Pistoiese con accordi che pur siglato alla fine del 2012 si riferisce proprio al bilancio di quest’anno, i quali corrispondono al 20% della popolazione e al 18% dei comuni del territorio provinciale. La provincia si caratterizza per un trend costantemente decrescente. I comuni erano infatti 14 nel 2009 per passare a 9 nel 2010, 7 nel 2011 e 4, appunto nel corso del 2012. I sindacati anche quest’anno hanno predisposto una piattaforma provinciale. In molti casi le scelte delle amministrazioni comunali si sono allontanate notevolmente da quanto previsto nella piattaforma e la scelta della delegazione trattante è stata quindi quella di non firmare scelte non condivise.
Utile anche in questo caso è stata la comunicazione dei rappresentanti sindacali per comprendere meglio le motivazioni dei mancati accordi e i principali proble- mi riscontrati. I responsabili dello SPI affermano che la piattaforma unitaria è stata inviata a tutti i 22 comuni della provincia. Di questi 8 non hanno risposto e hanno mostrato chiusura nei confronti delle richieste sindacali. Con ben 16 comuni ci sono stati almeno un incontro e con 8 comuni più di un incontro. L’accordo è stato però raggiunto solo in tre comuni (da verificare) e un quarto ha contemplato solo un’ipo- tesi di accordo. La maggior parte dei comuni con cui non è stato raggiunto alcun
accordo hanno del centro destra (4 del centro destra, uno del centro sinistra e una lista civica). I problemi che hanno portato probabilmente ad una rottura della con- trattazione hanno riguardato l’IMU e la sua applicazione, le aliquote sui servizi a domanda individuale, il Fondo aiuto all’affitto, gli aumenti (in taluni casi del 7-10%) della TARSU e della TIA.
La provincia di Prato ha sottoscritto un unico accordo nel novembre 2012 con il comune di Montemurlo. Ci è tuttavia pervenuta una lettera al Comune di Prato da parte di CGIL, CISL e UIL della Provincia di Prato, con cui si richiedono i dati del bilancio di previsione e contestualmente si avanzano alcune richieste. Si fa inoltre ri- ferimento ad un incontro precedentemente, avvenuto il 16 maggio 2012, del quale non abbiamo però verbale. La lettera può assumere anche il valore di piattaforma, in quanto sintetizza rivendicazioni sindacali che ruotano attorno a proposte sull’ali- quota IMU, alla TIA (limitare l’aumento al solo recupero inflattivo), all’inserimento di una soglia di esenzione all’addizionale comunale IRPEF e alla riduzione i costi della politica.
Per quanto riguarda la provincia di Siena che si è da sempre collocata ai primi posti (direi al primo) per numero di accordi e loro esigibilità, quest’anno con la contrattazione sociale territoriale riguarda 22 comuni arrivando a coprire il 77% della popolazione e il 61% dei comuni. Un livello quindi molto alto che la colloca rispettivamente al terzo e al quinto posto per popolazione e per comuni coperti.
Gli accordi sono sempre ben strutturati e toccano tutti i temi centrali del bilancio coin- volgendo nella quasi totalità dei casi sia le confederazioni unitarie che i sindacati. In tre accordi la mancata sigla della UIL, è dovuta a limitata disponibilità in termini di tempo e non a mancata condivisione delle piattaforme e dei contenuti degli accordi in questione.
La provincia di Siena presenta un accordo intercomunale (che copre i comuni di Ca- stellina, Radda e Gaiole in Chianti) e 22 accordi comunali che coprono 19 comuni (3 per il Comune di Siena e 2 per San Gimignano).
La provincia di Siena che aveva resistito alla crisi intensificando gli accordi nel 2010 e nel 2011, comincia a risentire della stessa. Come noto, infatti, da un lato la tradi- zione di dialogo e partecipazione tra sindacati e amministrazioni comunali e dall’al- tro il soprattutto nel triennio passato (2009 e 2010) il ruolo della Fondazione Monte dei Paschi aveva contribuito ad ammortizzare la riduzione dei trasferimenti statali di risorse al comune. Sono a tutti noti gli eventi che hanno travolto sia il Consiglio Comunale, culminati appunto nella bocciatura del bilancio consuntivo del 2012 e la situazione in cui versa il principale istituto di credito territoriale. La crisi ha investito anche la contrattazione sociale, a partire da quella con il Comune capoluogo: la delegazione trattante spiega che anche con il Comune capoluogo si è dovuto accet- tare aumenti nelle tasse e indeterminatezza negli impegni pur di mantenere aperto il tavolo delle trattative in una situazione di difficoltà.
In termini più generali il documento riassuntivo aiuta a collocare l’analisi all’interno di un quadro più ampio. La delegazione senese ci spiega che in due comuni sono
stati firmati verbali di incontro, al fine di assumere alcuni impegni di base ed evitare la rottura dell’incontro. Con altri 5 comuni, pur avendo partecipato a vari incontri, non è stato possibile condividerne le scelte (Buonconvento, Monteroni d’Arbia, Ra- polano Terme, Trequanda). Con sei comuni del territorio senese non è stato possibile ottenere alcun incontro.
Un altro fenomeno riscontrato nella provincia di Siena è quello di rimettere in discus- sione accordi precedentemente firmati (Xxxxxxx Xxxxxxxxx, Castelnuovo Berardenga). “Diversi comuni pur avendo firmato l’accordo chiedono di rivedere la manovra di bilancio. Ad esempio il Comune di Asciano dovendo recuperare 260.000 propone di modificare le aliquote IMU, compresa l’abitazione principale, dallo 0,45% allo 0,49%. Anche nel Comune di Sovicille si propone un ulteriore aumento dell’ad- dizionale e la revisione delle aliquote IMU, con la salvaguardia dell’abitazione principale. Il problema, anche in questo caso, consiste nell’asimmetria dei rapporti di contrattazione sociale. Ancora Castelnuovo Berardenga, con cui i sindacati era- no riusciti ad ottenere la salvaguardia dell’abitazione principale (0.4%) il canone concordato e l’uso gratuito ai parenti di primo grado, chiede di riaprire le trattative. Da un lato questo conferma come gli attori sindacali si definiscano sempre più come interlocutori credibili e necessari per le amministrazioni comunali, per la capacità di attivare competenze e per la capacità di rappresentazione molto ampia della socie- tà. Secondo Xxx Xxxxxxx, in quanto le organizzazioni del lavoro hanno, mostrano di avere, una capacità di rappresentanza molto ampia, il più possibile universalistica, che per le amministrazioni può aver senso accettare di confrontarsi con esse e am- metterle entro i processi di definizione delle politiche sociali sul territorio. D’altro can- to però è palpabile l’asimmetria nei rapporti tra i due soggetti che contraddistingue le pratiche partecipative (Xxxxxxxxxxx) e che mette in luce l’urgenza di ricondurre, per quanto possibile, lo scambio su tematiche fondamentali da opportunità a diritto.
3.5 Percentuali di comuni coperti da accordi per classi di ampiez- za demografica
Un’analisi per dimensioni dei comuni rivela nell’arco dei quattro anni da noi analiz- zati la propensione contrattuale risulta tendenzialmente proporzionale alla dimensio- ne dei comuni. I comuni grandi, oltre i 50.000 abitanti hanno siglato accordi nel 100% dei casi nell’arco del quadriennio, i comuni medi nel 98% dei casi, i medio piccoli nel 91% i piccoli nel 74% e i piccolissimi nel 68%.
Uno sguardo particolare alle caratteristiche della contrattazione sociale nell’anno 2012 rivela, tuttavia come in quest’ultimo anno sia aumentata la partecipazione di comuni grandi (che aumentano dal 54% del 2011 al 77% del 2012) e anche quella dei comuni piccolissimi (dal 32% al 63%) che, tuttavia, intervengono quasi sempre in forma organizzata di unione di comuni. Si tratta di una probabile risposta al conti- nuo mutamento del quadro legislativo. Con la legislazione in movimento quest’anno per i comuni più grandi è stato più facile gestire la contrattazione in quanto più or- ganizzati e con maggiore disponibilità di competenze interne. Sembrerebbe invece
Tab. n. 7- Percentuali di comuni coperti da accordi per classi di ampiezza
demografica
2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 3 ANNI | |
comuni piccolissimi (1) | 11% | 11% | 32% | 63% | 68% |
comuni piccoli (2) | 24% | 25% | 50% | 50% | 74% |
comuni medio-piccoli (3) | 38% | 47% | 66% | 58% | 91% |
comuni medi (4) | 64% | 62% | 79% | 72% | 98% |
comuni grandi (5) | 69% | 38% | 54% | 77% | 100% |
Nota: le classi di ampiezza demografica sono le seguenti | |||||
(1) Classe 1 - da 1 a 1.000 | |||||
(2) Classe 2 - da 1.001 a 5.000 | |||||
(3) Classe 3 - da 5.001 a 15.000 | |||||
(4) Classe 4 - da 15.001 a 50.000 | |||||
(5) Classe 5 - oltre 50.000 |
che i comuni di dimensioni medie e medio piccole (da 5000 a 50000 abitanti) siano quelli in cui il processo della contrattazione sociale abbia un rallentamento seppur lieve. L’aumento sensibile della partecipazione dei comuni piccolissimi, quasi sempre in forma associata, rivela la capacità delle delegazioni trattanti e anche delle amministrazioni comunali di organizzarsi per far far fronte alla crisi, raziona- lizzare le spese e suddividendosi compiti e competenze, senza penalizzare, anzi incrementando il confronto e la solidarietà.
4
CLASSIFICA DEI COMUNI PER PROPENSIONE CONTRATTUALE
Comuni con accordi 4 anni su 4
Arezzo | Arezzo,Bucine,Laterina,Cavriglia,Montevarchi,Loro Ciuffenna,Pian di Sco, San Xxxxxxxx Valdarno,Castelfranco di Sopra,Terranuova Bracciolini, Pergine Valdarno |
Firenze | Scandicci, Xxxxx Xxxxxxxxxx, Empoli, Bagno a Ripoli, Fucecchio, Castelfiorentino, Figline Valdarno, Certaldo, Cerreto Guidi, Capraia e Limite, Incisa in Val d’Arno, Gambassi Terme, Montaione, Montelupo, Montespertoli, Impruneta, Greve in Chianti, San Xxxxxxxx, Barberino Val D’Elsa, Tavarnelle Val di Pesa, Vinci |
Grosseto | Monterotondo Marittimo |
Livorno | Livorno |
Lucca | Lucca, Capannori, Camaiore, Pietrasanta, Massarosa, Altopascio, Porcari, Forte dei Marmi, Montecarlo, Stazzema, Camporgiano |
Pistoia | Agliana |
Siena | Siena, Sovicille, Castelnuovo Berardenga, Asciano, Sinalunga, San Quirico d’Orcia, Gaiole in Chianti, Pienza, Radicondoli, San Xxxxxxxx d’Asso |
Totale n. 56 |
Xxxxxx con accordi 3 anni su 4
Firenze | Pontassieve, Fiesole, Rignano sull’Arno, Rufina, San Piero a Sieve, Marradi, Xxxxx |
Xxxxxxxx | Follonica, Orbetello, Roccastrada, Massa Marittima, Capalbio |
Livorno | Piombino, Rosignano Marittimo, Castagneto Carducci, San Xxxxxxxx, |
Lucca | Barga, Gallicano, Villa Basilica |
Pisa | Cascina |
Pistoia | Quarrata, Monsummano Terme, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Massa e Cozzile |
Prato | Montemurlo |
Siena | Poggibonsi, Colle di Val d’Elsa, Torrita di Siena , San Gimignano, Chianciano Terme, Sarteano, Montepulciano, Cetona, Radda in Chianti |
Totale n. 35 |
Comuni con accordi 2 anni su 4
Arezzo | Cortona, Castiglion Fiorentino, Bibbiena, Foiano della Chiana, Civitella in Val di Chiana, Talla, Lucignano, Capolona, Marciano della Chiana, Montemignaio, Castel Focognano, Poppi, Subbiano, Castel San Niccolò, Chiusi della Verna, Monte San Xxxxxx, Stia, Chitignano, Ortignano Raggiolo |
Firenze | Firenze, Lastra a Signa, Borgo San Xxxxxxx, Calenzano, Vicchio, Dicomano |
Grosseto | Grosseto, Scansano, Xxxxxxxx, Cinigiano |
Livorno | Cecina, Collesalvetti, Bibbona, Suvereto |
Lucca | Coreglia Antelminelli, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, Fabbriche di Vallico |
Massa X. | Xxxxx, Fosdinovo |
Pisa | San Giuliano Terme, San Miniato, Pontedera, Santa Xxxxx a Monte, Montopoli in Val d’Arno, Calcinaia, Lari, Vicopisano, Capannoli, Peccioli, Palaia, Castellina Marittima, Guardistallo, Casale Marittimo |
Pistoia | Montale, Marliana, Serravalle Pistoiese |
Siena | Chiusi , Abbadia San Salvatore, Rapolano Terme, Casole d’Elsa, Castellina in Chianti, Chiusdino |
Totale n. 62 |
Comuni con accordi 1 anni su 4
Arezzo | San Sepolcro, Sestino, Pieve Santo Stefano, Pratovecchio, Anghiari, Castiglion Fibocchi, Caprese Michelangelo, Badia Tedalda, Monterchi |
Firenze | Signa, Scarperia, Pelago, San Godenzo, Palazzuolo sul Senio |
Grosseto | Monte Argentario, Gavorrano, Castiglione della Pescaia, Castel del Piano , Pitigliano, Arcidosso, Sorano, Magliano in Toscana, Santa Fiora, Castell’Azzara, Semproniano, Montieri, Roccalbegna, Seggiano |
Livorno | Campiglia Marittima, Portoferraio |
Lucca | Viareggio, Seravezza, Borgo a Mozzano, Castelnuovo di Garfagnana, Minucciano, Castiglione di Garfagnana, San Romano in Garfagnana, Villa Collemandina, Molazzana, Sillano, Fosciandora, Careggine, Giuncugnano, Vergemoli |
Massa X. | Xxxxxxx, Aulla, Montignoso, Fivizzano, Pontremoli, Licciana Nardi, Villafranca in Lunigiana, Mulazzo, Filattiera, Tresana, Bagnone, Podenzana, Zeri, Comano |
Pisa | Pisa, Ponsacco, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto, Volterra, Calci, Crespina |
Pistoia | Pistoia, Montecatini Terme, Pescia, Buggiano, San Xxxxxxxx Pistoiese , Larciano, Uzzano, Chiesina Uzzanese, Sambuca Pistoiese |
Prato | Prato, Carmignano, Vaiano, Poggio a Caiano , Vernio, Cantagallo |
Siena | Monteriggioni, Monteroni d’Arbia, Montalcino, Buonconvento, Murlo, San Xxxxxxxx dei Bagni, Radicofani |
Totale n. 86 |
Xxxxxx con accordi 0 anni su 4
Firenze | Campi Bisenzio, Reggello, Barberino di Mugello, Vaglia, Firenzuola |
Grosseto | Manciano , Civitella Paganico, Campagnatico, Isola del Giglio |
Livorno | Campo nell’Elba, Porto Azzurro, Capoliveri, Marciana, Rio Marina, Marciana Marina, Rio nell’Elba, Sassetta, Capraia Isola |
Lucca | Bagni di Lucca, Pescaglia, Vagli di Sotto |
Massa X. | Xxxxxx in Lunigiana |
Pisa | Vecchiano, Pomarance, Bientina, Buti, Terricciola, Casciana Terme, Fauglia, Castelnuovo di Val di Cecina, Montecatini Val di Cecina, Chianni, Santa Luce, Montescudaio, Lajatico, Riparbella, Lorenzana, Monteverdi Marittimo, Orciano Pisano |
Pistoia | Lamporecchio, Piteglio, Cutigliano, Abetone |
Siena | Piancastagnaio, Castiglione d’Orcia, Trequanda, Monticiano |
Totale n. 47 |
APPENDICE QUANTITATIVA
PROVINCIA DI AREZZO | ||||||
classe (*) | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
3 | Anghiari | 5815 | 12.4.12 | |||
5 | Arezzo | 100212 | 10:09:09 | 2010 | 24:03:11 | 18.7.12 |
16:12:10 | ||||||
2 | Badia Tedalda | 1118 | 12.4.12 | |||
3 | Bibbiena | 12731 | 12.11.10 e 24.11.10 | 12.7.12 | ||
3 | Bucine | 10194 | 25.03.09 e set 2009 | Sep-10 | 21.02.11 e 18.01.11 | 15.6.12 |
3 | Capolona | 5515 | 16:12:10 | 27.9.12 | ||
2 | Caprese Xxxxxxxxxxxx | 1551 | 12.4.12 | |||
2 | Castel Focognano | 3298 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
2 | Castelfranco di Sopra | 3099 | 25.03.09 e set 2009 | Sep-10 | 26.10.10 e 18.01.11 | 31.5.12 |
0 | Xxxxxx Xxx Xxxxxxx | 2778 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
2 | Castiglion Fibocchi | 2248 | 16:12:10 | |||
3 | Xxxxxxxxxx Xxxxxxxxxx | 00000 | 31:03:11 | 30.4.12 | ||
3 | Cavriglia | 0000 | 00.00.00 e set 2009 | Sep-10 | 20.11.10 e 18.01.11 | 16.4.12 |
1 | Chitignano | 951 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
2 | Chiusi della Verna | 2083 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
3 | Civitella in Val di Chiana | 9183 | 12.1.11 e 16.12.10 | 2012 | ||
4 | Xxxxxxx | 00000 | 31:03:11 | 2.8.12 e 30.4.12 | ||
3 | Xxxxxx xxxxx Xxxxxx | 0000 | 31:03:11 | 30.4.12 e 9.8.12 | ||
2 | Laterina | 0000 | 00.00.00 e set 2009 | Sep-10 | 14.12.10 e 18.01.11 | 15.6.12 |
3 | Loro Ciuffenna | 0000 | 00.00.00 e set 2009 | Sep-10 | 18:01:11 | 5.6.12 |
2 | Xxxxxxxxx | 0000 | 31:03:11 | 30.4.12 e 10.8.12 | ||
2 | Marciano della Chiana | 3378 | 31:03:11 | 30.4.12 | ||
1 | Montemignaio | 622 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
2 | Monterchi | 1847 | 12.4.12 | |||
0 | Xxxxx Xxx Xxxxxx | 8754 | 16:12:10 | 2012 |
4 | Montevarchi | 24166 | 25.03.09 e set 2009 | Sep-10 | 16.11.10 e 18.01.11 | 23.7.12 |
1 | Xxxxxxxxx Xxxxxxxx | 000 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
2 | Pergine Valdarno | 0000 | 00.00.00 e set 2009 | Sep-10 | 18:01:11 | 15.6.12 |
3 | Pian di Sco | 0000 | 00.00.00 e set 2009 | Sep-10 | 20.01.11 e 18.01.11 | 14.6.12 |
2 | Pieve Santo Stefano | 3249 | 2012 | |||
3 | Poppi | 6396 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
2 | Pratovecchio | 3150 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | |||
4 | Xxx Xxxxxxxx Xxxxxxxx | 00000 | 25.03.09 e set 2009 | Sep-10 | 22.12.10 e 18.01.11 | 25.5.12 |
4 | Xxx Xxxxxxxx | 00000 | 12.4.12 | |||
2 | Sestino | 1451 | 12.4.12 | |||
2 | Stia | 2954 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
3 | Subbiano | 6408 | 16:12:10 | 2012 | ||
2 | Talla | 1151 | 12.11.10 e 24.11.10 e luglio 2011 | 9.2.12 | ||
3 | Terranuova Bracciolini | 12340 | 25.03.09 e set 2009 | Sep-10 | 16.11.10 e 18.01.11 | 16.11.11 |
totale abitanti | 348651 | |||||
media abitanti per comune | 8.940 | |||||
abitanti senza capoluogo | 248.439 | |||||
media senza capoluogo | 6.538 |
PROVINCIA DI FIRENZE | ||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
4 | Xxxxx x Xxxxxx | 00000 | 15:04:09 | 2010 | 16:01:11 | 23.05.12 |
3 | Xxxxxxxxx xx Xxxxxxx | 00000 | ||||
2 | Barberino Val d'Xxxx | 4373 | 15:04:09 | 2010 | 16:01:11 | 23.05.12 |
4 | Xxxxx Xxx Xxxxxxx | 00000 | 25:02:09 | 19:05:11 | ||
4 | Xxxxxxxxx | 00000 | 19:01:09 | 14:01:10 | ||
4 | Xxxxx Xxxxxxxx | 00000 | ||||
3 | Capraia e Limite | 7268 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
4 | Castelfiorentino | 17959 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
3 | Certaldo | 10721 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
4 | Cerreto Guidi | 16343 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
3 | Dicomano | 5777 | 9:03:10 | 7:04:11 | ||
4 | Empoli | 47955 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 13.6.12 e 16.05.12 |
3 | Fiesole | 14341 | 2009 | 11:05:11 | 14.09.2012 | |
4 | Xxxxxxx Xxxxxxxx | 00000 | 24:03:09 | 9:04:10 | 3:03:11 | 14.6.12 |
5 | Firenze | 371282 | 12:03:09 | mag.2012 | ||
2 | Firenzuola | 4950 | ||||
4 | Fucecchio | 23496 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 e 5.09.12 |
2 | Gambassi Terme | 4930 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
3 | Xxxxx xx Xxxxxxx | 00000 | 15:04:09 | 2010 | 16:01:11 | 23.05.12 |
3 | Impruneta | 14906 | 15:04:09 | 2010 | 16:01:11 | 23.05.12 |
3 | Incisa in Val d'Arno | 0000 | 0000 | 0000 | 8:03:11 | 14.6.12 |
4 | Lastra a Signa | 19829 | 26:03:10 | 16:03:11 | ||
2 | Londa | 1874 | 17:02:09 | 23:03:10 | 31.5.12 | |
2 | Marradi | 3303 | apr.10 | Mag-11 | 29.6.12 | |
2 | Montaione | 3773 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
3 | Montelupo Fiorentino | 13691 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
3 | Montespertoli | 13452 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
2 | Palazzuolo sul Senio | 1198 | 16:03:09 | |||
3 | Pelago | 7702 | 29:01:09 | |||
4 | Pontassieve | 20709 | 7:01:09 | 14:03:11 | 22.5.12 | |
4 | Reggello | 16296 | ||||
3 | Xxxxxxx xxxx'Xxxx | 0000 | 24:03:09 | 8:03:11 | 2012 | |
3 | Rufina | 7461 | 9:02:09 | 16:03:10 | 14.6.12 | |
0 | Xxx Xxxxxxxx xx Xxx xx Xxxx | 00000 | 15:04:09 | 2010 | 16:01:11 | 23.05.12 |
2 | San Godenzo | 1258 | 7.6.12 | |||
2 | San Piero a Sieve | 4305 | 5:02:09 | 2011 | 20.6.12 | |
5 | Scandicci | 50309 | 19:12:08 | 15:03:10 | 2011 | 19.3.12 |
3 | Scarperia | 7809 | 2012 | |||
4 | Xxxxx Xxxxxxxxxx | 00000 | 3:12:08 | 21:12:09 | 9:02:11 | 12.12.11 |
14:11:08 | 27:12:10 | feb.2012 | ||||
4 | Signa | 18510 | mar.10 | |||
3 | Xxxxxxxxxx Xxx xx Xxxx | 0000 | 15:04:09 | 2010 | 16:01:11 | 23.05.12 |
3 | Vaglia | 5183 | ||||
3 | Vicchio | 8262 | 9:01:10 | 2011 | ||
3 | Vinci | 14582 | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 16.05.12 |
totale abitanti | 998.098 | |||||
media abitanti per comune | 22.684 | |||||
abitanti senza capoluogo | 626.816 | |||||
media senza capoluogo | 14.577 |
PROVINCIA DI GROSSETO | ||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
2 | Arcidosso | 4427 | 18.6.12 | |||
2 | Campagnatico | 2532 | ||||
2 | Capalbio | 4287 | 25:02:10 | 9:02:11 | 9.7.12 | |
2 | Xxxxxx xxx Xxxxx | 0000 | 18.6.12 | |||
2 | Castell'Azzara | 1625 | 18.6.12 |
0 | Xxxxxxxxxxx xxxxx Xxxxxxx | 7449 | 17.05.12 | |||
2 | Cinigiano | 2778 | 25:11:09 | 18.6.12 | ||
2 | Civitella Paganico | 3249 | ||||
4 | Follonica | 22113 | 18:03:09 | 7:03:11 | 16.7.12 | |
3 | Gavorrano | 8982 | 7:03:11 | |||
5 | Xxxxxxxx | 00000 | 2:05:11 | 3.8.12 | ||
2 | Xxxxx xxx Xxxxxx | 0000 | ||||
0 | Xxxxxxxx xx Xxxxxxx | 3746 | 31.5.12 | |||
3 | Manciano | 7633 | ||||
3 | Massa Marittima | 8781 | 3:03:09 | 11:05:10 | 7:03:11 | |
3 | Xxxxx Xxxxxxxxxx | 00000 | 20:04:10 | |||
2 | Xxxxxxxxxxxx Xxxxxxxxx | 0000 | 26:03:09 | 23:03:10 | 7:03:11 | 13.3.12 |
2 | Montieri | 1250 | 7:03:11 | |||
4 | Xxxxxxxxx | 00000 | 4:02:10 | 16:02:11 | 21.6.12 | |
2 | Pitigliano | 3927 | 24:03:11 | |||
2 | Roccalbegna | 1136 | 18.6.12 | |||
3 | Xxxxxxxxxxx | 0000 | 23:04:10 | 14:02:11 | 14.6.12 | |
2 | Santa Fiora | 2773 | 18.6.12 | |||
2 | Xxxxxxxx | 0000 | 8:01:09 | 8:03:10 | ||
2 | Scarlino | 3718 | 19:03:09 | 7:03:11 | ||
1 | Seggiano | 998 | 18.6.12 | |||
2 | Semproniano | 1250 | 18.6.12 | |||
2 | Xxxxxx | 0000 | 10:02:11 | |||
totale abitanti | 228.215 | |||||
media abitanti per comune | 8.151 | |||||
abitanti senza capoluogo | 146.287 | |||||
media senza capoluogo | 5.418 |
PROVINCIA DI LIVORNO | ||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
2 | Bibbona | 3251 | 19:04:11 | 2012 | ||
3 | Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx | 00000 | 18:03:11 | |||
2 | Campo nell'Elba | 4651 | ||||
2 | Capoliveri | 3887 | ||||
1 | Capraia Isola | 410 | ||||
3 | Castagneto Carducci | 8934 | 2009 | 25:05:10 | 2011 | |
4 | Xxxxxx | 00000 | 15:04:11 | 25.6.12 | ||
4 | Collesalvetti | 16919 | Jul-10 | 22:03:11 | ||
5 | Xxxxxxx | 000000 | 10:09:08 | 07.09.2010 | giu 2011 e 8.11.10 | 19.3.12 |
2 | Marciana | 2217 | ||||
2 | Marciana Marina | 1993 | ||||
4 | Piombino | 35075 | 2010 | 28:03:11 | 29.3.12 | |
2 | Porto Azzurro | 3578 | ||||
3 | Portoferraio | 12253 | 22:11:10 | |||
2 | Rio Marina | 2274 |
2 | Rio nell'Elba | 1244 | ||||
4 | Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx | 00000 | 12:04:10 | 21:03:11 | 8.06.12 | |
3 | Xxx Xxxxxxxx | 0000 | 20:04:10 | 21:04:11 | giu.12 | |
1 | Sassetta | 567 | ||||
2 | Xxxxxxxx | 0000 | 23:02:11 | 20.5.12 | ||
totale abitanti | 342.955 | |||||
media abitanti per comune | 17.148 | |||||
abitanti senza capoluogo | 181.824 | |||||
media senza capoluogo | 9.570 |
PROVINCIA DI LUCCA | ||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
4 | Xxxxxxxxxx | 00000 | 14:03:09 | 10:03:10 | 26:03:11 | 19.6.12 |
3 | Bagni di Lucca | 6528 | ||||
3 | Barga | 10327 | 3:02:10 | 14.5.12 e 1.9.12 | ||
3 | Borgo a Mozzano | 7396 | 14.5.12 | |||
4 | Camaiore | 32600 | 7:04:09 | 17:02:10 | 27:04:11 | 13.9.12 |
2 | Camporgiano | 2316 | 22:01:09 | 29:01:10 | 9:04:11 | 23.8.12 e 30.07.12 |
4 | Capannori | 46207 | 15:12:08 | 22:12:09 | 10:02:11 | 27.1.12 |
1 | Careggine | 607 | 30:07:12 | |||
3 | Castelnuovo di Garfagnana | 6117 | 19:02:09 | |||
2 | Castiglione di Garfagnana | 1895 | 30:07:12 | |||
3 | Coreglia Antelminelli | 5327 | 23:03:11 | 14.5.12 | ||
1 | Fabbriche di Vallico | 504 | 14.5.12 e 14.6.12 | |||
3 | Forte dei Marmi | 7752 | 4:02:09 | 28:04:10 | 30:03:11 | 11.7.12 |
1 | Fosciandora | 629 | 30:07:12 | |||
2 | Gallicano | 3931 | 14:04:10 | 27:06:11 | 31.7.12 e 30.07.12 | |
1 | Giuncugnano | 483 | 30:07:12 | |||
5 | Xxxxx | 00000 | 24:03:09 | 22.04.2010 | 2011 | 30.8.12 |
4 | Xxxxxxxxx | 00000 | 26:03:09 | 1:03:10 | 23:12:10 | 26.6.12 |
2 | Minucciano | 2278 | 30:07:12 | |||
2 | Molazzana | 1152 | 30:07:12 | |||
2 | Montecarlo | 4538 | 19:12:08 | 20:03:10 | 26:02:11 | 2.4.12 |
2 | Pescaglia | 3758 | ||||
2 | Piazza al Serchio | 2501 | 14:03:11 | 30:07:12 | ||
4 | Xxxxxxxxxxx | 00000 | 20:08:09 | 21.07.2010 | 1:04:11 | 20.6.12 |
2 | Pieve Fosciana | 2450 | 9:04:10 | 30:07:12 | ||
3 | Porcari | 8735 | 11:03:09 | 3:03:10 | 23:02:11 | 28.3.12 |
2 | San Romano in Garfagnana | 1486 | 30:07:12 | |||
3 | Seravezza | 13315 | 2:03:09 | 4:05:10 | ||
1 | Sillano | 706 | 30:07:12 | |||
2 | Stazzema | 3362 | 15:12:08 | 15:04:10 | 10:05:11 | 25.6.12 |
1 | Vagli Sotto | 995 | ||||
1 | Vergemoli | 336 | 30:07:12 | |||
5 | Viareggio | 64503 | 5:08:09 | |||
2 | Villa Basilica | 1736 | 20:12:08 | 17:06:11 | 11.5.12 | |
0 | Xxxxx Xxxxxxxxxxxx | 0000 | 30:07:12 | |||
totale abitanti | 393.795 | |||||
media abitanti per comune | 11.251 | |||||
abitanti senza capoluogo | 308.856 | |||||
media senza capoluogo | 9.084 |
PROVINCIA DI MASSA CARRARA | |||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | |
3 | Aulla | 11312 | 22:07:11 | ||||
2 | Bagnone | 1930 | 22:07:11 | ||||
5 | Xxxxxxx | 00000 | 9.1.12 | ||||
2 | Casola in Lunigiana | 1042 | |||||
1 | Comano | 774 | 22:07:11 | ||||
2 | Filattiera | 2406 | 22:07:11 | ||||
3 | Fivizzano | 8524 | 22:07:11 | ||||
3 | Fosdinovo | 5054 | 22:07:11 | 9.1.12 | |||
2 | Licciana Nardi | 4987 | 22:07:11 | ||||
5 | Xxxxx | 00000 | 13:06:11 | 9.1.12 | |||
3 | Montignoso | 10549 | 9.1.12 | ||||
2 | Mulazzo | 2642 | 22:07:11 | ||||
2 | Podenzana | 2178 | 22:07:11 | ||||
3 | Pontremoli | 7770 | 22:07:11 | ||||
2 | Tresana | 2093 | 22:07:11 | ||||
2 | Villafranca in Lunigiana | 4877 | 22:07:11 | ||||
2 | Zeri | 1217 | 22:07:11 | ||||
totale abitanti | 203.901 | ||||||
media abitanti per comune | 11.994 | ||||||
abitanti senza capoluogo | 132.928 | ||||||
media senza capoluogo | 8.308 | ||||||
PROVINCIA DI PISA | |||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | |
3 | Bientina | 7709 | |||||
3 | Buti | 5856 | |||||
3 | Calci | 6513 | 28.5.12 | ||||
3 | Calcinaia | 11692 | 3:03:11 | 15.3.12 | |||
3 | Xxxxxxxxx | 0000 | 28:03:11 | 24.5.12 | |||
2 | Casale Marittimo | 1067 | 4:02:11 | 21.6.12 | |||
2 | Casciana Terme | 3676 | |||||
4 | Cascina | 44201 | 12:03:09 | 24:02:11 | 7.2.12 | ||
3 | Xxxxxxxxxxxx xx Xxxxx | 00000 | 12:02:09 |
2 | Xxxxxxxxxx Xxxxxxxxx | 0000 | 1:11 | 18.6.12 | ||
2 | Xxxxxxxxxxx xx Xxx xx Xxxxxx | 0000 | ||||
2 | Chianni | 1505 | ||||
2 | Crespina | 4131 | 25:03:11 | |||
2 | Fauglia | 3601 | ||||
2 | Guardistallo | 1296 | 29:03:11 | 19.9.12 | ||
2 | Lajatico | 1376 | ||||
3 | Lari | 8841 | 27:01:11 | 19.4.12 | ||
2 | Lorenzana | 1203 | ||||
2 | Montecatini Val di Cecina | 1883 | ||||
2 | Montescudaio | 1946 | ||||
1 | Monteverdi Marittimo | 784 | ||||
3 | Xxxxxxxxx xx Xxx x'Xxxx | 00000 | 22:04:10 | 25.6.12 | ||
1 | Orciano Pisano | 623 | ||||
2 | Palaia | 4622 | 23:02:09 | 3:11 | ||
2 | Peccioli | 4966 | 10:02:09 | 11:03:11 | ||
5 | Pisa | 88217 | 22.2.12 | |||
3 | Xxxxxxxxx | 0000 | ||||
4 | Ponsacco | 15511 | 6:04:11 | |||
4 | Pontedera | 28350 | 2009 | 19.3.12 | ||
2 | Riparbella | 1646 | ||||
4 | Xxx Xxxxxxxx Xxxxx | 00000 | 3:02:09 | 28:03:11 | ||
4 | Xxx Xxxxxxx | 00000 | 16:12:10 | 23.3.12 | ||
3 | Xxxxx Xxxxx xxxx'Xxxx | 00000 | 3.5.12 | |||
2 | Santa Luce | 1715 | ||||
3 | Xxxxx Xxxxx x Xxxxx | 00000 | 28:03:11 | 16.7.12 | ||
2 | Terricciola | 4556 | ||||
3 | Vecchiano | 12472 | ||||
3 | Vicopisano | 8466 | 3:11:10 | 31.5.12 | ||
3 | Volterra | 11077 | 20:02:09 | |||
totale abitanti | 417.782 | |||||
media abitanti per comune | 10.712 | |||||
abitanti senza capoluogo | 329.565 | |||||
media senza capoluogo | 8.673 |
PROVINCIA DI PISTOIA | ||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
1 | Abetone | 697 | ||||
4 | Agliana | 17076 | 10:02:09 | 8:02:10 | 29:03:11 | 20.5.11 |
3 | Buggiano | 8882 | 12.7.12 | |||
2 | Chiesina Uzzanese | 4462 | 14:12:08 | |||
2 | Cutigliano | 1580 | ||||
3 | Lamporecchio | 7724 | ||||
3 | Larciano | 6392 | 24:04:10 | |||
2 | Marliana | 3233 | 19:12:08 | 9:11:09 | ||
3 | Xxxxx e Cozzile | 7872 | 17:12:08 | 22:04:10 | 28:02:11 | |
4 | Xxxxxxxxxx Xxxxx | 00000 | 4:02:10 | 2011 | 12.6.12 |
3 | Montale | 10766 | 24:03:09 | 16:02:10 | ||
4 | Xxxxxxxxxxx Xxxxx | 00000 | 17:03:09 | |||
4 | Pescia | 19851 | 2009 | |||
3 | Pieve a Nievole | 9632 | 22:12:08 | 10:02:10 | 29:06:11 | |
16:02:09 | ||||||
5 | Pistoia | 90288 | 28:01:09 | |||
2 | Piteglio | 1840 | ||||
3 | Xxxxx Xxxxxxxxxx | 0000 | 24:01:09 | 30:03:10 | 27:04:11 | |
4 | Quarrata | 25379 | 19:02:09 | 2010 | 2011 | |
2 | Sambuca Pistoiese | 1749 | 20:12:08 | |||
0 | Xxx Xxxxxxxx Xxxxxxxxx | 6818 | 7:06:11 | |||
3 | Xxxxxxxxxx Xxxxxxxxx | 00000 | 18:02:09 | 2012 | ||
3 | Xxxxxx | 0000 | 31:03:09 | |||
5:05:09 | ||||||
totale abitanti | 293.061 | |||||
media abitanti per comune | 13.321 | |||||
abitanti senza capoluogo | 202.773 | |||||
media senza capoluogo | 9.656 |
PROVINCIA DI PRATO | ||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
2 | Cantagallo | 3095 | 23.04.10 | |||
3 | Xxxxxxxxxx | 00000 | 10.12.2010 | |||
4 | Xxxxxxxxxx | 00000 | 31:03:09 | 2011 | 2012 | |
3 | Poggio a Xxxxxx | 0000 | 2:02:11 | |||
5 | Prato | 188011 | 14:04:09 | |||
3 | Vaiano | 9990 | 23.04.10 | |||
3 | Vernio | 6095 | 23.04.10 | |||
totale abitanti | 249.775 | |||||
media abitanti per comune | 35.682 | |||||
abitanti senza capoluogo | 61.764 | |||||
media senza capoluogo | 10.294 |
PROVINCIA DI SIENA | ||||||
classe | comune | abitanti | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
provincia | 07.12.10 e 18.04.11 | |||||
3 | Abbadia San Salvatore | 6722 | 22:03:10 | 30.5.12 | ||
3 | Asciano | 7299 | 24:02:09 | 16:02:10 | 28:01:11 | 1.6.12 |
2 | Buonconvento | 3197 | 30:03:09 | |||
2 | Casole d'Xxxx | 3880 | 26.05.10 | 2.5.12 | ||
2 | Xxxxxxxxxx xx Xxxxxxx | 0000 | 1:02:11 | 24.4.12 | ||
3 | Xxxxxxxxxxx Xxxxxxxxxx | 0000 | 5:02:09 | 10:02:10 | 9:02:11 | 29.2.12 |
2 | Xxxxxxxxxxx x'Xxxxx | 0000 | ||||
2 | Cetona | 2913 | 10:03:10 | 17:02:11 | 31.5.12 | |
3 | Chianciano Terme | 7447 | 11:03:10 | 11:03:11 | 12.6.12 | |
2 | Chiusdino | 2036 | 26:02:09 | 17:02:11 |
3 | Chiusi | 8838 | 18:12:09 | 7.6.12 | ||
4 | Xxxxx xx Xxx x'Xxxx | 00000 | 26.05.10 | 23:03:11 | 3.4.12 | |
2 | Gaiole in Chianti | 2769 | 26:01:09 | 8:04:10 | 1:02:11 | 24.4.12 |
3 | Montalcino | 5272 | 26:04:11 | |||
3 | Montepulciano | 14558 | 9:01:09 | 1:02:10 | 2011 | |
3 | Monteriggioni | 9165 | 26.05.10 | |||
3 | Monteroni d'Arbia | 8812 | 28:02:11 | |||
2 | Monticiano | 1565 | ||||
2 | Murlo | 2427 | 5:02:10 | |||
2 | Piancastagnaio | 4187 | ||||
2 | Pienza | 2186 | 27:02:09 | 15:03:10 | 14:02:11 | 9.3.12 |
4 | Poggibonsi | 29634 | 26.05.10 | 26:05:11 | 7.6.12 | |
2 | Radda in Chianti | 1690 | 19:03:10 | 1:02:11 | 24.4.12 | |
2 | Radicofani | 1165 | 25:02:10 | |||
1 | Radicondoli | 954 | 26:01:00 | 00.00.00 | 7:03:11 | 2012 |
3 | Rapolano Terme | 5308 | 16:03:10 | 29:03:11 | ||
2 | Xxx Xxxxxxxx xxx Xxxxx | 0000 | 16:12:10 | |||
3 | Xxx Xxxxxxxxx | 0000 | 26.05.10 e 26.01.10 | 20:12:10 | 25.11.11 e 10.7.12 | |
1 | Xxx Xxxxxxxx x'Xxxx | 000 | 19:02:09 | 31:03:10 | 23:02:11 | 11.4.12 |
2 | San Quirico d'Orcia | 2774 | 16:12:08 | 17:02:10 | 4:01:11 | 10.5.12 |
2 | Sarteano | 4905 | 11:02:10 | 21:02:11 | 24.2.12 | |
5 | Siena | 54543 | 26:01:09 | 5:02:10 | 7:02:11 | 1.12.11, 2012 e 7.6.2012 |
3 | Xxxxxxxxx | 00000 | 28:01:09 | 2010 | 28:02:11 | 2012 |
3 | Sovicille | 9925 | 26:11:08 | 31:03:10 | 21:12:10 | 2012 |
3 | Xxxxxxx xx Xxxxx | 0000 | 19:02:10 | 18:02:11 | 4.4.12 | |
2 | Trequanda | 1380 | ||||
totale abitanti | 272.638 | |||||
media abitanti per comune | 7.573 | |||||
abitanti senza capoluogo | 218.095 | |||||
media senza capoluogo | 6.231 |
(*) Legenda classi dimensionali dei comuni |
classe 1 - da 1 a 1.000 |
classe 2 - da 1.001 a 5.000 |
classe 3 - da 5.001 a 15.000 |
classe 4 - da 15.001 a 50.000 |
classe 5 - oltre 50.000 |
(**) Le date rosso si riferiscono agli accordi intercomunali, le date in grigio alle delibere comunali |
Se le delibere approvano una piattaforma e assumono l'accezione di accordo sono state collocate nella colonna degli accordi |
livello | reg.le | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
anci regionale toscana | 16:12:08 | 23:12:09 | 21:02:11 | ||
regione toscana | 23:03:10 | 22:07:11 | |||
regione toscana piano operat. | 22:07:11 | ||||
regione - ooss - sind.inquilini | 2012 | ||||
regione - anci | 2012 |
livello | prov.le | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
provincia | arezzo | 17:02:11 | |||
prov sds | siena | 19:04:11 | |||
tavolo pol.soc. | siena | 2011 |
livello | intercomunale | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 |
circondario | empolese valdelsa | 2009 | 2010 | 3:02:11 | 00.0.00 |
xxx. xxxxxxx | xxx xx xxxxxxxx (XX) | 23:04:10 | |||
unione comuni | media valle del serchio (LU) | 14.5.12 | |||
unione comuni | bucine-laterina-pergine (AR) | 15.6.12 | |||
unione comuni | garfagnana | 30.07.12 | |||
unione comuni | figline-incisa valdarno | 14.6.12 | |||
castellina-gaiole-radda | 1:02:11 | 24.4.12 | |||
xx.xxx. montani | valtiberina toscana (AR) | 12.4.12 | |||
xx.xxx. montani | casentino (AR) | 9:05:11 | 9.2.12 | ||
zona | valdichiana aretina | 1:04:11 | 16.4.12 | ||
zona | chianti fiorentino | 15:04:09 | 2010 | 26:01:00 | 00.00.00 |
zona | valdelsa senese | 26:05:10 | |||
xxxx | xxxxxx xxxxxxxxxx | 00.0.00 | |||
xxxx | xxxxxxxx | 19.12.11 |
sanità | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | |
asl 8 | arezzo | 22:09:10 | 3.7.12 | ||
sds | casentino | 12:11:10 | |||
sds | colline metallifere | 7:03:11 | |||
comunicati e documenti sindacali | siena su bilancio comune | 5.10.12 | |||
sit. contr.le comuni pistoia | 1.10.12 | ||||
question. naz. su politiche antievasione | ott. 2012 | ||||
lucca su rendicontazione non autosufficienza | 28.9.12 | ||||
sit. contr.le comuni pisa | 3.9.12 | ||||
sit. contr.le comuni siena | set.2012 | ||||
nuovi accordi arezzo | set.2012 | ||||
sit. contr.le prov. arezzo | set.2012 | ||||
sit. contr.le comuni lucca | 25.7.12 | ||||
sit. contr.le prov. arezzo | 23.7.12 | ||||
sit. contr.le comuni pisa | 10.7.12 | ||||
sit. contr.le comuni pisa | 9.5.12 | ||||
inform. esenzione ticket | 2012 | ||||
popolazione-contrat. arezzo | 2012 | ||||
vicenda comune siena | 2012 |
convenzioni | spi - ce.se.s. siena | 2012 | |||
prov. AR "Arzillamente" | 20.6.12 | ||||
delibere e progetti | conf.sindaci az.usl 2 lucca: schede fondo non autosuffic. | set. 2012 | |||
comune arezzo: adesione piattaforma sindacati | 18.7.12 | ||||
comune montalcino: IMU 2012 | 27.6.12 | ||||
comune impruneta: modifica delibera 26.4.12 | 26.6.12 | ||||
comune bagno a ripoli: IMU 2012 | 30.5.12 | ||||
comune monteriggioni: regolamento IMU | 28.5.12 | ||||
comune greve in chianti: rel. previsionale al bilancio | 24.5.12 | ||||
tavarnelle vdp: IMU e addizionale 2012 | 7.5.12 | ||||
comune impruneta: IMU 2012 | 26.4.12 | ||||
comuni valdichiana aretina approv. piattaf. sindacati | 16.4.12 | ||||
un.mont. comuni valtiberina approv. doc. contr. sociale | 12.4.12 | ||||
comune barberino vde: IMU 2012 | 29.3.12 | ||||
g.r. n. 216: proroga attestati esenzione compartec. spesa san. per reddito | 19.3.12 | ||||
g.r. n. 166: accordo r.t. - anci attraverso ReSISTo per accoglienza | 5.3.12 | ||||
g.r. n. 82: schema protocollo r.t. - ooss - sind. Inquilini | 13.2.12 | ||||
un. com. montani casentino approv. piattaf. sindacati | 9.2.12 | ||||
g.r. n. 1204: sistema integrato di servizi per famiglie e aasist. familiari | 27.12.11 | ||||
g.r. allegato delib. N. 1204 | 27.12.11 | ||||
piattaforme | livello provinciale arezzo | 2012 | |||
livello provinciale pisa | 17.10.11 | ||||
livello provinciale grosseto | 15.11.11 | ||||
livello provinciale siena | 15.10.11 | ||||
livello provinciale lucca | 1.11.11 | ||||
livello provinciale pistoia | 2012 | ||||
richieste e programmi di incontro | sind. massa a ass.provinc. su formaz. assist. familiari | 5.10.12 | |||
sind. lucca a pres. conf. Zonale su non autosuffic. | 2.10.12 | ||||
spi a regione per piano oper. | 25.9.12 | ||||
incontri con r.t. sanità | 21.3.12 | ||||
zona distretto apuane | 16.3.12 |
verbali istituzioni | conf. zonale sindaci zona socio- san. valdarno | 19.12.11 | |||
verbali incontro | sind.pens. - prov. arezzo progetto arzilla-mente | 29.6.12 | |||
sind. - com. castiglione dp bilancio e risorse | 16.5.12 | ||||
sind. pens. - ass. lavoro e f.p. prov. massa su assist. famil. | 10.5.12 | ||||
sind. - x.x.xx riabilitazione e a.f.a. | 11.4.12 | ||||
sind. - x.x.xx assistenza odontoiatrica | 29.3.12 | ||||
sind. - x.x.xx sistema integrato | 27.3.12 | ||||
sind. pens. - zona distretto valdarno su progetto non autosufficeinza | 13.2.12 | ||||
sind. pens. - conferenza sindaci casentino su piattaforma sindacale | 9.2.12 | ||||
sind. pens. - conf. sindaci zona socio-san. valdarno su bilancio sociale (2 verbali) | 19.12.11 | ||||
sind. - x.x.xx sanità di iniziativa e liste d'attesa | 24.11.11 | ||||
sind. - x.x.xx a.f.a. e non autosufficienza | 10.10.11 | ||||
sind. - r.t. su fragilità e piano operativo | 13.09.11 |
INTERVENTI
Xxxxx Xxxxxxxxx
Segreteria C.d.L.Metropolitana di Firenze
Resp.le Politiche Sanitarie e dei Servizi Sociali, Bilanci comunali, Scuola, Università e Ricerca
C
osa emerge da questo prezioso Rapporto sulla contrattazione sociale territoria- le in Toscana:
la nostra forza che manteniamo nonostante tutto, cioè nonostante la crisi della finanza pubblica e della corrispondente chiusura di spazi negoziali, soprattutto acqui- sitivi e di miglioramento. Forza che evidentemente significa vicinanza alle persone e radicamento nei territori. La rete di relazioni, confronti, azioni e documenti dimostra una tenuta della CGIL, con lo SPI in un ruolo decisivo, che è prima di tutto presidio di democrazia e di tutela collettiva ed individuale.
Su questo c’è solo da consolidare, crescere in diffusione, competenze, coinvolgimento di altri soggetti interni, le categorie dei lavoratori, ed esterni; inoltre è importante defi- nire con maggiore rigore le procedure di validazione della contrattazione, in ingresso ed in uscita.
Ma nel Rapporto c’è anche il segno e il senso di criticità e limiti della nostra iniziativa di contrattazione sociale territoriale.
Qui mi pare emerga l’esigenza di un salto di qualità che attiene fondamentalmente a due questioni di fondo, solo parzialmente nelle nostre mani, ma che dobbiamo assu- mere con determinazione:
• la crisi e le prospettive di welfare
• il mutato rapporto tra politica, amministrazione e rappresentanza sociale.
Sono due questioni generali ma che trovano nel rapporto alcune declinazioni dirette e indirette sul piano locale, nel rapporto con gli enti locali, società della salute, sindaci e amministratori.
Sul welfare osservo solo che se la crisi e le politiche generali producono mutamenti sostanziali e non solo quantitativi, gli effetti non sono solo sull’offerta ma anche sulla stessa domanda di servizi da parte dei cittadini. È’ in corso un mutamento del welfare che induce i ceti più forti ad uscire dal sistema universalistico, con ragioni e modalità diverse ma comunque potenzialmente devastanti.
Fa impressione sentire anche amministratori dei nostri territori sostenere che la crisi im- pone che i più ricchi debbano “pagarsi “ i servizi, senza rendersi conto che detta così, cosa diversa dalla giusta progressività fiscale e/o della compartecipazione, significa andare verso un sistema duale del Welfare, quello per i ricchi e quello per i poveri.
A questo elemento si unisce un sistema di tickets che ormai per alcuni servizi equipa- ra il pubblico ed il privato accreditato.
Anche il modello Toscana sta dentro questa tendenza ed è anche per questo che c’è l’esigenza di un salto nella nostra contrattazione sociale.
Non possiamo più limitarci ad una pur necessaria difesa del modello toscano. Oc- corre da un lato una forte iniziativa per definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali come baluardo universalistico, quindi non demandabili ad ambiti assicurativi e/o di bilateralità.
Oltre questo livello si possono discutere e sperimentare anche nuove modalità inte- grative ed aggiuntive di servizio e di finanziamento dei servizi sanitari, sociali, di istruzione.
Occorre quindi selezionare alcune tematiche forti su cui concentrare la nostra azio- ne anche con proposte innovative. Io penso ad esempio a tre questioni:
• servizi per la prima infanzia
• assistenza agli anziani (tra ricovero e domiciliarità)
• trasporto locale
Su questo non possiamo solo fermarci al confronto sulle iniziative delle controparti, ma individuare e definire progetti proposte e iniziative nel territorio. A questo ci spin- ge il Piano per il Lavoro che la CGIL sta per presentare.
Per ultimo un accenno finale al rapporto con la politica.
È ormai tendenzialmente dominante un rapporto tra amministratori e cittadini che salta mediazione e rappresentanza sociale.
In questa situazione la nostra azione rischia di essere vista e collocata nel vecchio, nell’intralcio, nel dovuto. Non nel propulsivo. Noi siamo il “lento”, altri sono il “rock” del sociale.
C’è qui un nodo centrale per il futuro del sindacato italiano. Dovremo parlarne a lungo ed in modo approfondito.
Comunque è evidente l’urgenza di nuove politiche di contrattazione, oltre le scaden- ze amministrative, oltre il tempo dei bilanci di previsione dei Comuni, per contrattare proposte e progetti nostri sul sociale.
Qui vedo la sfida che ci sta davanti anche in Toscana.
Xxxxxxx Xxxxxxxxx
Dipartimento Welfare CGIL Prato
I
l documento definitivo sulle scelte assunte dalla V conferenza d’organizzazione ha individuato nel territorio il luogo centrale di esercizio della rappresentanza, della ricomposizione dei diritti di cittadinanza e, nelle Camere del Lavoro, in continuità con le loro funzioni originarie, luogo dove sviluppare sempre più una sinergia tra Confederazione, le categorie, il Sistema Servizi e lo Spi, ed il loro rapporto con le rappresentanze dei posti di lavoro.
La confederazione, per rilanciare l’iniziativa sul territorio, è chiamata pertanto a ridisegnare il suo modello organizzativo rafforzando le strutture orizzontali e verticali dentro un progetto di concreta sinergia, nel rispetto delle reciproche autonomie e delle funzioni.
La Camera del Lavoro di Prato e la sua struttura Confederale hanno avviato da tempo questo processo riorganizzativo attraverso la costituzione di un dipartimento socio-sanitario e la segreteria intende proseguire su questo percorso rilanciandone l’azione e ampliandone gli obiettivi.
IL CONTESTO
In un quadro economico-finanziario dato di soffocanti vincoli, di indiscriminati mi- nor trasferimenti e di nuove imposte e tasse (IMU, incremento addizionale IRPEF, incremento tariffe) si colloca la formulazione di una nuova programmazione socio- sanitaria territoriale nonché, la redazione e la gestione dei bilanci di previsione per le Autonomie Locali.
A ciò si deve aggiungere la più che preoccupante situazione sociale del compren- sorio, prodotto delle trasformazioni/ristrutturazioni che da anni stanno attraversando il lavoro, il suo mercato ed il sistema produttivo e che hanno più che mai frantumato il tessuto sociale ed impoverito il territorio.
A Prato e nella sua provincia, si rischia di assistere, più che in altre realtà, alla fine di quel compromesso tra capitale e lavoro che aveva, quale presupposto e prodotto, occupazione, salari, tutele ed un sistema di welfare, quale patto tra i cittadini, ero- gatore di sistemi di protezione sociale, sanitaria e previdenziale.
Il 2012 è stato per noi un anno di transizione e, nel confronto sui bilanci preventivi con le AA.LL., di forte difficoltà. Un solo protocollo d’intesa con il Comune di Monte-
murlo e 3 verbali d’incontro con i Comuni di Prato, Poggio a Caiano e Carmignano. Ma, paradossalmente, è stato anche l’anno dove abbiamo realizzato che, la con- trattazione territoriale, non può e non deve limitarsi al confronto sui bilanci preventivi ma deve spingersi ben oltre.
In questo contesto abbiamo bisogno più che mai di una visione di sistema di un’o- pera di ricomposizione mediante una maggiore integrazione delle nostre politiche (industriali, sociali, dell’istruzione, dell’ambiente), la valorizzazione della contratta- zione e della negoziazione sociale, lo sforzo di elaborazione di una nostra proposta di sviluppo territoriale che abbia la pretesa di definire un nuovo profilo socio-econo- mico del territorio e rilanciarne la crescita.
LA SCELTA DEL DIPARTIMENTO WELFARE
In ragione ed in coerenza con quanto sopra descritto la scelta del dipartimento “Welfare”, intendendo con questo termine la volontà di tenere strettamente connesse le politiche di protezione sociale (previdenza, sanità, assistenza) con le po- litiche del lavoro e dello sviluppo, quelle fiscali e dei redditi, quelle abitative, dell’istruzione e della formazione, quelle dei trasporti, quelle dei migranti, quelle della prevenzione, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, quelle di contrasto alle discriminazioni, è quella che meglio può rispondere all’esigenza di elaborare una nostra proposta di sviluppo territoriale che abbia la pretesa di definire un nuovo profilo socio-economico del territorio e rilanciarne la crescita.
STRUMENTI: LA CONTRATTAZIONE DELLE POLITICHE DI WELFARE LOCALE
La contrattualizzazione delle politiche sociali, in una logica di negoziazione delle politiche di welfare locale, si pone l’obiettivo di estendere la contrattazione oltre il luogo di lavoro, oltre l’impresa, al fine di salvaguardare reddito e diritti di cittadi- nanza.
La contrattazione territoriale infatti, negli ultimi anni, si è arricchita di così tanti con- tenuti (casa, salute, tariffe, servizi sociali ecc…) che hanno diretta incidenza sulla condizione reddituale e sociale dei cittadini.
Rilanciare l’azione della contrattazione sociale e della negoziazione sullo sviluppo del territorio, ampliandone ambiti ed obiettivi, significa coinvolgere tutte le strutture dell’organizzazione all’interno del dipartimento welfare, a partire dai comitati degli iscritti/e e dalle Leghe SPI, con un chiaro riferimento alla natura confederale.
Assume così un significato di ineludibilità, l’esigenza di costruire una piattaforma di politiche di welfare locale che abbia forza e coerenza nel tenere assieme politiche sociali, politiche sanitarie e politiche ad elevata valenza sociale. Una piattaforma che dovrà misurarsi sia nel breve periodo nel confronto sui bilanci preventivi, sia nel medio e lungo periodo nella capacità di incidere negli atti di programmazione degli Enti Locali.
Xxxxx X’Xxxxxx
Segreteria Regionale Funzione Pubblica Cgil Toscana
Q
uando ci rivolgiamo ad un ente pubblico, qualsiasi esso sia da un Co- mune per l’Asilo Nido, all’INPS per la pensione o la disoccupazione, ad un Ospedale per necessità di salute, lo facciamo in una condizione di
necessità, nel bisogno di avere risposta ad un esigenza sociale nella nostra primaria identità: quella di cittadini.
Di fronte a noi non troviamo solo un istituzione che risponde alla nostra richiesta in modo più o meno efficace ed efficiente, ma troviamo un operatore che in quel mo- mento, di fronte a noi, risponde direttamente al bisogno.
Quando la risposta che ci viene data non la riteniamo - o non è - appropriata ri- spetto al bisogno espresso, il primo impulso è quello di addossare la responsabilità all’operatore che abbiamo di fronte; solo in un secondo momento - e non sempre - ci fermiamo a ragionare sul fatto che non è quel lavoratore che determina la presa in carico del bisogno ma quali sono le politiche per la persona e la sua presa in carico in quel settore, in quell’Ente, in quel territorio (o in taluni casi nel Paese).
Parto da questo perché è in questo, oltre che nella capacità di approfondimento maggiore in virtù del fatto che sono i nostri luoghi quotidiani di lavoro, che reputo fondamentale il ruolo della categoria nella contrattazione sociale. Ovvero nella ca- pacità di creare (o ricreare) una relazione profonda tra diritti del lavoro e diritti di cittadinanza, proprio a partire da coloro che i diritti di cittadinanza li garantiscono quotidianamente con il loro lavoro. Infatti se l’idea di cittadinanza si fonda su diritti universali che ciascuno intrinsecamente ha, questa non può non ricomprendere i diritti del lavoro.
Come categoria quindi l’enorme sforzo a cui siamo chiamati quotidianamente nella contrattazione è quello di tenere insieme questa idea, questa connessione. Lavoro e cittadinanza. Rivendicazione dei diritti del lavoro in un’idea più ampia di rafforza- mento dei diritti di cittadinanza che garantiamo con il nostro lavoro.
È evidente che questo compito diventa più complicato in un momento di profonda
crisi, di taglio delle risorse. I sindacati professionali hanno compito facile: non ci sono soldi, beh si tagliano i servizi. È proprio in questa fase che la nostra identità di sindacato generale emerge con forza, nella permanente ricerca di quella connes- sione, con la consapevolezza che non ci sono diritti del lavoro senza un complesso di diritto universali di cittadinanza. E che i primi, in uno stato democratico, sono ricompresi nei secondi. Non viceversa.
Il modello di welfare su cui è stato imperniato il nostro stato sociale è considerato da molti un lusso del passato che non ci possiamo più permettere.
È questa idea, dominante anche dei governi che negli ultimi anni si sono succeduti, che ha aperto la strada al disimpegno dello Stato nella garanzia dei diritti di citta- dinanza, al depauperamento dei servizi pubblici, al disinvestimento nelle politiche sociali e sanitarie con l’intento di lasciare al mercato il compito di rispondere ai bisogni sociali.
Le misure di contenimento della spesa pubblica adottate fino ad oggi dai Governi Xxxxxxxxxx-Xxxxx, stanno in questa idea. La scelta scellerata di tagliare in modo consistente il fondo sanitario nazionale, sottostimando in modo pericoloso il bisogno di salute, rischia di avere come unico effetto quello di spostare verso il privato fette importanti di stato sociale. Quindi di minare il valore dell’idea di universalismo, quale fondamento dei diritti di cittadinanza.
Ed è proprio in questa direttrice che leggo le parole di Xxxxx di qualche giorno fa, in cui apre a nuove forme di finanziamento per servizi e prestazioni. Il messaggio è chiaro e gli effetti di questa impostazione anche. Il rischio è quello di uno stato sociale duale, regolato dal mercato privato, un passo indietro lungo 30 anni in tema di equità, in cui chi ha di più avrà migliori servizi e in minor tempo; chi ha di meno sarà relegato in un sistema sanitario di serie B, con servizi di peggiore qualità e costretto a lunghi tempi di attesa.
Dietro il paravento dell’Europa del rigore e dell’austerity, si è perseguita la strada del disinvestimento in tutti quei settori che sono il cardine del nostro stato sociale, riducen- do in modo pesantissimo i finanziamenti in cultura, pensioni, sanità, politiche sociali. Con il taglio a Regioni e Comuni, e ai servizi che con i bilanci delle autonomie si garantiscono, si fa pagare ancora una volta la crisi alle categorie più deboli, ovvero a tutti quei cittadini per i quali quei servizi rappresentano una fetta importante di red- dito, garantendo loro dignità, possibilità di crescita economica e di riscatto sociale.
Ciò che ci ha spinto a contrastare queste politiche non è solo la forte convinzione che la base di uno Stato debba essere l’equità e la coesione sociale. Idea pur fondamentale. Ma l’idea che il welfare è una leva di sviluppo, rappresentando una parte importante del PIL italiano e del reddito di ciascuno. Investimenti in stato sociale favoriscono occupazione, creano un moltiplicatore di investimenti e possono quindi rappresentare il volano per rimettere in moto l’economia nel Paese.
RECUPERARE EQUITÀ
Siamo stati negli anni promotori di esperienze di contrattazione sociale partendo da un’idea di cittadinanza che vede lo Stato intervenire sui processi di frammentazione sociale in atto, passando dalla centralità della categoria sociale a quella della per- sona, dalla centralità della famiglia, come cassa di compensazione per i giovani ed anziani, all’idea della presa in carico dei soggetti in condizioni di difficoltà, siano esse economiche o sociali. Abbiamo sempre cercato di ricomporre secondo un’idea di solidarietà anche e soprattutto intergenerazionale. Queste esperienze, là dove sono state vissute non come marginali ma come parte determinante dell’azione sindacale, si sono rivelate essere strumento essenziale di sostegno alla persona, di difesa e redistribuzione del reddito per i lavoratori e i pensionati.
La contrattazione sociale, in una fase di scarse risorse, rischia di configurarsi come contrattazione di resistenza volta al contenimento del danno e alla difesa di un si- stema imperniato sulla centralità dei servizi pubblici, sull’universalità del diritto all’ac- cesso agli stessi. Dare valore a queste esperienze significa misurarsi con l’idea di riqualificazione del welfare locale nel tentativo di ricercare una sempre maggiore appropriatezza delle risposte ai bisogni espressi e di limitare i danni causati dal disimpegno dello Stato e respingere con forza gli effetti della crisi.
Contrattazione difensiva non per una sorta di immobilismo o per la volontà di mante- nere lo stato attuale delle cose, ma in difesa del nostro sistema che ha rappresentato negli anni termine paragone in Italia (e anche oltre i confini nazionali) quale esempio di virtuosità - dimostrazione ne è che lo stesso ministro Xxxxxxxx vara un decreto che sembra ricalcare sulla rete ospedaliera il modello toscano - e che noi, proprio attraverso l’esercizio continuo del confronto e il valore della pratica democratica di contrattazione sociale, abbiamo contribuito costruire.
In questo contesto si inserisce il confronto che, proprio in questi giorni, si sta arti- colando con la Regione Toscana. É con l’idea di ragionare su organizzazione e modelli produttivi che si sta sviluppando il confronto, con la convinzione di tenere sul modello quello con la M maiuscola, quello che definisce accesso ed erogazione. Quello imperniato su universalità, appropriatezza e centralità del pubblico.
La tenuta del sistema non è certo cosa semplice di fronte ad un taglio ripartito li- nearmente sulle regioni, in barba alle politiche, virtuose o meno, adottate in questi anni. Quindi anche la Toscana che fino a due anni fa era in pareggio di bilancio, come dicevo esempio di virtuosità per le altre regioni, si è trovata in pochi mesi a fare i conti con circa 8% di risorse in meno. Se non troverà la strada per recuperare queste risorse ci troveremo in un primo momento a fare i fonti con un piano di rientro, successivamente con il commissariamento.
Siamo ben consapevoli che questa ipotesi deve essere scongiurata; e non per una salvaguardia del governo regionale ma perché un eventuale commissario, e le espe- rienze delle regioni in commissariamento ce lo dimostrano, avrebbe come unico obiettivo quello del rientro e del risparmio ad ogni costo, in barba a qualsiasi forma
i concertazione con il sindacato e soprattutto al di la di qualsiasi idea di universalità, appropriatezza, solidarietà e diritti del lavoro.
Ed è soprattutto in questa fase di difficoltà che la contrattazione sociale diventa elemento centrale del nostro agire. Perché può diventare un argine alla crisi e all’im- poverimento. Significa anche per noi fare delle scelte, avere capacità di proposta. Avendo chiaro che il modello tiene se tiene un’idea solidale, in cui il peso delle difficoltà non è sulle spalle di qualcuno o qualcosa (meno servizi o peggiori condi- zioni lavoro) ma se lo sforzo collettivo è quello di mettere in stretta relazione diritti i cittadinanza e diritti del lavoro con l’obiettivo di riorganizzare e razionalizzare per qualcuno (cittadini) e con qualcuno (i lavoratori).
È quindi dalla conferma del modello che si deve partire: sanità pubblica, universa- lità, appropriatezza e integrazione organizzativa, di servizi e di risorse in campo sociosanitario. Credo che su questo non si possa arretrare poiché sono proprio questi gli elementi che qualificano il nostro sistema sanitario regionale. È necessa- rio pertanto fare leva sull’organizzazione e sui modelli produttivi per recuperare le risorse. Sicuramente efficientando i servizi, riducendo gli sprechi e riconducendo il sistema ad una maggiore appropriatezza, ovviamente non abdicando ad un sistema pubblico ed universale in grado di garantire a tutti e a ciascuno il diritto ad avere una risposta efficace e di qualità ai bisogni sociosanitari espressi; ma anche con la consapevolezza che il sistema sanitario è per sua natura complesso e che complesse quindi diventano le riorganizzazioni che si intendono attuare. E proprio per questa complessità, qualora vi sia condivisione degli obbiettivi generali di sistema e delle scelte di politica sociosanitaria, è necessaria la piena condivisione di chi quelle scelte delle farle vivere quotidianamente con il proprio lavoro.
È con questa idea che stiamo affrontando il confronto con la regione Toscana; ma dobbiamo avere chiaro che l’entità dei tagli operati dal Governo è tale che il sistema sanitario regionale, anche qualora si riesca a mettere dei punti fermi e dare un’impronta forte, potrebbe rischiare di non essere uguale a prima. Proprio per que- sto credo che nella direzione della razionalizzazione ogni pezzo debba fare la sua parte, anche ed in primis la politica: nell’iniziare un ragionamento sulla possibilità di razionalizzare l’assetto istituzionale e la macchina organizzativa, ma soprattutto nel dare valore alle competenze
Xxxxx Xxxxxxxx
Segreteria SPI CGIL Arezzo
I
n questi ultimi anni, ad Arezzo, abbiamo cercato di perfezionare il modello di lavoro relativo alla contrattazione sociale, perché riteniamo fondamentale avere un modello di lavoro condiviso, sia dal confederale che dalle nostre leghe, al quale aderiscano gli altri sindacati CISL e UIL e che inoltre rimanga nel tempo come stru- mento di lavoro replicabile e ripetibile.
Il modello che abbiamo sperimentato nel 2012 si basa su alcuni elementi di fondo:
Il primo elemento è la completezza della contrattazione: cioè il tenta- tivo di coinvolgere tutti gli enti, organismi, centri decisionali che possono comunque influire nella organizzazione dei servizi, nelle tariffe e tasse locali applicate, nelle de- cisioni che riguardano la qualità della vita dei pensionati. Naturalmente raggiungere con i nostri mezzi una contrattazione a 360 gradi non è possibile, perché oggi i livelli decisionali sono decisamente complicati ed è estremamente intricato il modello burocratico e decisionale che abbiamo di fronte.
Comunque abbiamo verificato che la semplice contrattazione con i comuni non è sufficiente e quindi abbiamo cercato di coinvolgere anche nuovi livelli decisionali: le nuove unioni dei comuni che sono nate nella nostra provincia, le conferenze dei sindaci, la ASL8, i distretti socio sanitari, la Provincia. Abbiamo quindi realizzato una parziale completezza; non siamo riusciti a coinvolgere i centri decisionali inter- provinciali, di area vasta, ma questo è un problema che il sindacato dovrà prima o poi risolvere.
Comunque siamo abbastanza soddisfatti, avendo gestito protocolli di contrattazione praticamente con tutti gli enti della nostra Provincia, con l’esclusione di due comuni.
Il secondo elemento è l’ufficialità della contrattazione. Non ci sembra- no sufficienti accordi firmati da qualche funzionario, qualche assessore. Riteniamo necessario che i documenti di contrattazione debbano seguire i canali normali di approvazione: delibere di giunta o meglio di consiglio. Insomma documenti ufficiali che rimangono negli archivi dei comuni o degli altri enti coinvolti e che quindi ab- biano un forte valenza politica.
Il terzo elemento è la unitarietà, il coinvolgimento di tutto il sindacato e degli altri sindacati. Riteniamo che questa unitarietà si sia consolidata a livello di sindacati pensionati della nostra provincia: CGIL, CISL, UIL. Poi, a partire da quest’anno, è anche migliorato il nostro rapporto con la confederazione e la funzione pubblica che hanno condiviso e spesso hanno partecipato attivamente ai processi di contrat- tazione.
Non siamo ancora soddisfatti del tutto perché le categorie sono ancora abbastanza lontane da un coinvolgimento su questi temi, ma questo è dovuto senz’altro alla rigidità del modello di lavoro del sindacato, che funziona ancora troppo per com- partimenti stagni, molto isolati e che probabilmente ancora considera il lavoro dello SPI con i vecchi schemi del passato.
Il quarto elemento è la ricerca di temi forti, all’interno delle tante temati- che della contrattazione, relative a sociale, sanità, tariffe locali, capaci di connotare la piattaforma e di dare una identità alla nostra contrattazione.
Per il 2012 il tema forte che è stato individuato riguarda il distretto: la struttura, l’or- ganizzazione, la rete dei servizi distrettuali.
Siamo consapevoli che nel prossimo futuro molti dei problemi che riguardano la sani- tà ed il sociale saranno concentrati nella organizzazione del distretto, come elemen- to territoriale in grado di completare la rete ospedaliera organizzata nell’area vasta.
Questo argomento era presente anche nel nuovo piano integrato sociale sanitario, approvato dalla Regione Toscana.
È il distretto la sede dove può realizzarsi la prevenzione, è il distretto la sede della medicina di iniziativa, del chronic care model, del sociale di iniziativa, delle cure primarie, delle cure intermedie, è il distretto la sede della casa della salute come mo- dello di riorganizzazione della rete dei MMG, e la sede dell’ospedale di comunità. Nel distretto infine può realizzarsi quel modello di unione dei comuni che può dive- nire anche lo strumento di governo della sanità e del sociale sostituendo l’ipotesi, ormai abbastanza decotta, della società della salute.
La ASL 8 ha dato una parziale autonomia, anche finanziaria, ai distretti, nominando i direttori di distretto che hanno una certa autonomia e quindi questo potrà favorire l’aggregazione dei servizi, compresi i servizi sociali che ancora purtroppo restano di- visi nelle competenze tra ASL e comuni e spesso con responsabilità non professionali.
Il quinto elemento è la verifica, il processo di verifica, senza il quale ogni documento di contrattazione non è assolutamente completo, perché gli obiettivi fis- sati rimangono indefiniti e vaghi e la contrattazione stessa perde di spessore e di credibilità.
Noi abbiamo previsto un modello di verifica che si basa su due fasi:
Una (o più) verifiche intermedie fatte nel corso del processo per controllare l’an-
RECUPERARE EQUITÀ
damento della stessa contrattazione ed una verifica finale che deve accertare gli obiettivi realizzati e quelli non realizzati, coinvolgendo tutti i soggetti che hanno partecipato al processo di contrattazione.
Per quest’anno (2012) abbiamo realizzato, come strumento di verifica finale, as- semblee distrettuali alle quali abbiamo invitato tutti i comuni del distretto, la unione dei comuni o la conferenze dei sindaci, inoltre abbiamo assicurato la presenza dei sindacati pensionati unitari (CGIL, CISL, UIL), delle rispettive confederazioni e della funzione pubblica. Naturalmente sono stati coinvolti sia i direttivi delle leghe che i direttivi provinciali del sindacato. A questi incontri sono stati anche invitati i direttori dei rispettivi distretti socio sanitari della ASL 8.
Per la ASL 8 e la Provincia abbiamo realizzato inoltre incontri separati.
Questo processo è abbastanza lungo, faticoso e presuppone una conoscenza dei problemi ed una professionalità nuova da parte nostra e da parte delle leghe, rite- niamo però che sia una strada obbligata per uscire dalle secche di contrattazioni parziali e persino superficiali.
Il sesto elemento è la necessità della flessibilità della contrattazio- ne, in un momento di particolare crisi e difficoltà. Per questo abbiamo deciso di mantenere aperti, in tutte le zone distretto, tavoli di concertazione per poter seguire gli sviluppi della crisi, le decisioni conseguenti ed i tanti problemi che si vanno ac- cumulando.
Per concludere possiamo affermare che l’obiettivo di fondo della nostra contrattazione è stato quello di assicurare una costante e continua presenza del sindacato sui proble- mi, anche politici, che si sono presentati di volta in volta nei nostri territori e che sono stati oggetto di scelte, di discussioni e di decisioni politiche. Spesso siamo stati i soli interlocutori degli amministratori locali, interlocutori credibili e presenti nel momento del- le decisioni più rilevanti, vista la crisi dei partiti tradizionali e della partecipazione. Cre- diamo di aver avuto una attenzione costante da parte della maggior parte dei comuni. Siamo stati presenti sul problema società della salute, sul ruolo delle conferenze dei sindaci, sul ruolo delle unioni dei comuni, siamo stati presenti nel momento della verifica dei servizi per la non autosufficienza, sui progetti della provincia sul sociale, sulle scelte fondamentali della ASL 8 e dei distretti, relative alle nuove forme di orga- nizzazione territoriale, come ad esempio la casa della salute.
Siamo soddisfatti del ruolo svolto dal nostro sindacato regionale, del co- ordinamento effettuato con le varie province, delle piattaforme e della contrattazione che il regionale ha svolto con la Regione Toscana. Siamo anche soddisfatti per il costante aiuto, supporto ed attenzione che il regionale ha avuto nei nostri confronti, indispensabile per permettere alle strutture provinciali e locali di crescere e migliorare e quindi di essere sempre di più soggetti politici attivi nel territorio.
Nel prossimo futuro dovremo lavorare su alcuni problemi che sono rimasti aperti:
Il primo è certamente quello relativo al ruolo del sindacato nell’area vasta che sarà, nel prossimo futuro, fondamentale per le scelte nel campo sanitario come recita il nuovo Piano Socio Sanitario integrato. E proprio a livello di area vasta o comunque interprovinciale funzionano enti che gestiscono questioni molto rilevanti.
Anche noi, al nostro interno, abbiamo l’esigenza, sempre più impellente, di modifi- care il nostro ruolo tradizionale per adeguarlo alle nuove sfide che arrivano da una realtà sociale e politica in continuo cambiamento.
Questo implica di rivedere l’organizzazione delle nostre strutture territoriali per poter seguire con efficacia le grandi sfide del prossimo futuro, facendo del sindacato un interlocutore non ingessato sui rituali del passato, ma un importante protagonista della crescita e del miglioramento della qualità della vita dei nostri pensionati ed in generale dei cittadini della nostra provincia.
Xxxxxxxxx Xxxxxxx
Segretario Generale Spi Cgil Lucca
G
ià si erano aperti i tavoli di verifica su quanto fatto nel 2011 ed in alcuni comuni si stava discutendo su cosa fare nel 2012, quando sono interve- nute modifiche nella legislazione vigente che hanno portato a due novità
importanti: l’introduzione dell’IMU e la possibilità per le amministrazioni Comunali di aumentare l’addizionale comunale ed adottare la progressività dell’aliquota per scaglioni di reddito. A questo si sono aggiunti i problemi derivati da una riduzio- ne pesante dei trasferimenti, decisi dai Governi Xxxxxxxxxx prima e Monti poi, nei confronti delle amministrazioni regionali e locali, fra cui i trasferimenti riguardanti l’insieme della spesa sociale.
Tutto ciò in un contesto sociale nell’insieme dei comuni dove gli effetti della crisi e le politiche attuate dai governi hanno accentuato tutti i problemi già presenti e conosciuti: aumento della Cassa integrazione, dei licenziamenti, ulteriore precariz- zazione del mercato del lavoro, perdita del potere di acquisto dei lavoratori e dei pensionati con conseguenze pesanti sulle persone, sulle famiglie e con i genitori e i nonni che spesso fanno da ammortizzatore sociale (economico e di servizio).
Una situazione che mette in evidenza la contraddizione crescente fra l’aumento dei bisogni, la necessità di maggiori risposte a cui fa riscontro non una maggiore quan- tità di risorse ma una riduzione drastica e lineare di quelle esistenti.
Da noi la contrattazione territoriale, a partire dalla fase di preparazione della piat- taforma, a quella della contrattazione fino all’accordo, è stata gestita in modo forte- mente unitario con la presenza delle tre Confederazioni CGIL-CISL.UIL e di SPI-FNP- UILP (assenti i tre sindacati della la funzione pubblica); in alcuni come SPI abbiamo avuto il mandato a trattare da parte della CGIL.
La piattaforma è stata una, provinciale, unitaria, sull’insieme dei temi al centro della contrattazione, per poi trovare le specifiche articolazioni territorio per territorio, co- mune per comune.
Il confronto è iniziato sulle necessarie verifiche, sull’andamento dei diversi capitoli di spesa riguardante il sociale, con particolare attenzione al 2011 ed un’attenta verifica su quanto attuato nel rispetto degli accordi stipulati.
I tempi delle trattative si sono spostati in avanti così come i tempi degli accordi, a causa dei problemi e delle novità intervenute. Da subito, unitariamente, abbiamo evidenziato la necessità di escludere tagli lineari rispetto ai mancati trasferimenti. Da qui la necessità di mettere in piedi: una seria lotta all’evasione fiscale e tariffaria, interventi di eventuale modifica dell’addizionale comunale, modalità di attuazione dell’IMU e una più giusta compartecipazione alla spesa, avendo chiaro di tenere insieme l’equità nel prelievo e nella compartecipazione con l’obiettivo di recuperare le risorse necessarie per difendere e rafforzare le risposte a sostegno delle fasce più deboli della popolazione (pensionati, lavoratori dipendenti, precari e disoccupati.
Per quanto riguarda gli accordi conclusi ed i risultati raggiunti, se vogliamo fare una corretta valutazione, dobbiamo avere come riferimento gli accordi raggiunti nell’anno 2011; quanto realizzato dai singoli comuni, e infine la corrispondenza dei risultati rispetto a quanto richiesto nella piattaforma.
Quantitativamente, si sono tenuti incontri direttamente con 22 comuni a cui si sono aggiunti 11 comuni che sono stati coinvolti presso le due Unioni dei Comuni della Valle del Serchio.
Sono stati fatti 17 accordi, tre in più dell’anno precedente, di cui due accordi con l’Unione dei Comuni della Media Valle Garfagnana (4 comuni) e con l’Unione dei Comuni della Garfagnana (14 comuni).
La popolazione interessata alla contrattazione è stata di 276.702 abitanti, più 16000 (+6.3%) rispetto al 2011.
I CONTENUTI
Per quanto riguarda il recupero delle risorse necessarie per far fronte ai forti tagli derivanti dai trasferimenti verso i Comuni, oltre a favorire razionalizzazioni, tagli di spese comprimibili e superflue, abbiamo lavorato su tre direttrici che hanno in gene- rale trovato risposta nella contrattazione fatta.
LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE E TARIFFARIA
In tutti gli accordi abbiamo nel dettaglio definito gli impegni delle singole Ammi- nistrazioni Comunali ad attivare i vari protocolli di intesa previsti con la Regione Toscana e l’Agenzia delle Entrate per avviare i percorsi di formazione necessari e attraverso l’incrocio dei dati fra i vari soggetti, con l’obiettivo di inviare all’agenzia delle entrate tutte le segnalazioni qualificate che possono essere fonti di accertamen- to per l’Agenzia. Inoltre in tutti gli accordi sono previsti incontri di verifica periodici e annui. Con l’impegno delle singole amministrazioni ad utilizzare parte delle risorse recuperate a sostegno delle politiche sociali da concordare. Su questo dobbiamo verificare ritardi nelle verifiche ed in alcuni piccoli comuni vengono evidenziate al- cune difficoltà nel percorso avviato. È chiaro che la mancanza di risultati su questo
terreno rende più debole la nostra battaglia sulla progressività nel prelievo e nella compartecipazione che riguarderebbe solo chi già paga.
IMU
In generale in quasi tutti gli accordi si prevede l’adozione di un’aliquota sulla prima casa al 4 per mille, sulla seconda casa al 10.6 ed aliquote inferiori a scalare per case in affitto e affitto concordato.
Inoltre sono stati concordati contributi a pagamento avvenuto e certificato dell’IMU per la prima ed unica casa, per pensionati e lavoratori disagiati avendo come rife- rimento fasce ISEE concordate. A questo scopo sono stati istituiti fondi ad hoc con importi messi a disposizione dai singoli comuni.
ADDIZIONALE IRPEF
In generale abbiamo concordato l’adeguamento ISTAT per gran parte delle esen- zioni al pagamento dell’addizionale, che è prevista fino a 13000/16000 euro a seconda dei comuni. In 5 comuni è stato concordato l’incremento dell’addizionale che è stato compensato dall’incremento della fascia di esenzione e la salvaguardia del primo e secondo scaglione che vedono immutato il gettito. Con gli 8 accordi fatti, più i tre preesistenti, hanno adottato meccanismi di progressività dell’aliquota, a cui si aggiungono comuni che hanno dichiarato la loro disponibilità a concordarlo nel 2013.
SPESA SOCIALE
Fatta una attenta verifica dell’insieme della spesa sociale, suddivisa per i diversi capitoli, per prestazioni, servizi, contributi ed agevolazioni, negli accordi fatti con i comuni si è concordato di incrementare la spesa sociale sulla base dell’indice ISTAT ed in alcuni casi siamo andati oltre. Inoltre si prevede l’impegno a consolidare per quantità e qualità l’insieme dei servizi, delle prestazioni per il 2012 rispetto a quanto fatto nel 2011.
ESENZIONE, RIDUZIONI E CONTRIBUTI
Si sono adeguate, incrementandole, le fasce di accesso ISEE che danno diritto all’esonero dal pagamento o alla riduzione delle tariffe TIA/TARSU, estendendo, in alcuni casi, tale agevolazione anche ai lavoratori dipendenti precedentemente esclu- si. Così come si sono adeguate le fasce per accedere ai contributi (agevolazioni) al pagamento di gas, acqua, riscaldamento. Nel caso di incrementi della TIA/TARSU si è concordato di incrementare la percentuale di riduzioni prevista con lo scopo di non far scattare l’aumento per una fascia riconosciuta disagiata.
Abbiamo confermato di escludere dall’accesso alle esenzioni e riduzioni delle tariffe coloro che hanno acquistato dal 1 gennaio 2010 autoveicoli e motocicli di nuova immatricolazione rispettivamente di cilindrata superiore a 1900 cc e a 750 cc.
SERVIZI SOCIALI E SERVIZI ALLA PERSONA
È uno dei temi di verifica e di confronto di una certa complessità.
Siamo di fronte a situazioni non omogene nei tre territori, SDS in Versilia (attualmente in scadenza???) dove è stato fatto un buon lavoro, compreso l’utilizzo dell’ex fondo di 500.000 euro (ex assegno di cura) che è confluito ed utilizzato con il fondo sulla non autosufficienza della Versilia.
Buona la situazione nella valle del Serchio, dove i Comuni da sempre hanno delega- to all’ASL gran parte dei compiti riguardanti il sociale. Il confronto è stato periodico e proficuo, anche quì abbiamo superato l’utilizzo di risorse per contributi economici non previsti alla legge regionale.
Da ultimo abbiamo la piana di Lucca, dove contrapposizioni politiche fra il comune capofila e altri comuni di Centro Destra con i restanti comuni governati dal centro sinistra hanno portato alla non costituzione della SDS, a ritardi nella progettazione e nella rendicontazione, tutti fatti che hanno portato alla perdita di 2 milioni di euro per il 2010, previsti dal Fondo Regionale sulla Non Autosufficienza per la Piana Lucca. Abbiamo una dato omogeneo nei tre territori: la crescita, anno su anno, per numero e risorse impiegate dei progetti riguardanti l’assistente familiare.
Una crescita che, a fronte di risorse prestabilite, rischia di penalizzare interventi tipo l’ADI.
Inoltre, visto che il contributo economico è legato all’ISO gravità e all’ISEE estratto, è un contributo che va prevalentemente alle persone e famiglie più disagiate o i mag- giori fruitori sono coloro con alle spalle una famiglia che può fare fronte alla spesa per condizioni familiari agiate?
Inoltre in questo anno abbiamo ripreso l’iniziativa nei tre territori su tutte le questioni ri- guardanti, gli ospedali e le politiche socio sanitarie, prima e dopo l’ospedalizzazio- ne. Qui la situazione è ancora più complicata, siamo deboli come confederazione e come SPI, è assente la funzione pubblica ed è più complicato il rapporto con CISL E UIL confederale. Non richiamando le responsabilità delle politiche governative, scarichiamo tutto sulla Regione.
Il tutto aggravato dalle incertezze e dai tagli che colpiscono oggi e nel 2013 il sistema Sanitario Toscano e di conseguenza quello Locale.
Con i Comuni siamo in presenza ad una tenuta dei servizi in essere alle persone.
TARIFFE SCOLASTICHE (mensa e trasporti)
In tutti i comuni abbiamo posto con forza le questioni riguardanti la giusta ed equa compartecipazione ai costi dei servizi scolastici, avendo come guida: la rivaluta- zione od adeguamento della fascia di esenzione ai servizi e la progressività nella compartecipazione alla spesa, salvaguardando dall’incremento della tariffa la prima fasce di reddito ISEE collocata sopra la fascia di esenzione. In molti accordi fatti siamo riusciti ad introdurre e/o rafforzare soluzioni che tengono di conto dell’im- postazione data, in alcuni abbiamo inserito ulteriori agevolazioni ed esenzioni ag- giuntive per primo o secondo figlio ed in caso di Handicap. In altri accordi è stato
concordato di affrontare i problemi di una più giusta ed equa compartecipazione con la contrattazione del 2013.
POLITICHE PER LA CASA, EMERGENZA ABITATIVA E CONTRIBUTO AFFITTO
Nei comuni della piana di Lucca e ancora di più della Versilia, è stato evidenziato un disagio sociale crescente sulle questioni riguardanti la casa e l’emergenza abitativa. In generale in tutti gli accordi si assumono come priorità nelle politiche di bilancio le que- stioni riguardanti le politiche per la casa. Si conferma e si incrementa l’impegno dei comuni per quanto riguarda il contributo affitto anche se recupera solo in parte quanto cancellato a livello nazionale. Si danno risposte differenziate all’emergenza abitativa che si evidenzia sempre più forte in Versilia ed in crescita nella Piana di Lucca.
Sulle politiche abitative siamo in presenza della Fondazione Casa, alcuni comuni fruiscono dei diversi fondi messi a disposizione della REGIONE TOSCANA, negli accordi abbiamo registrato ciò che c’è di positivo e di nuovo fatto da alcuni comuni. Abbiamo fatto un lavoro di semina che ci può consentire di rafforzare le nostre cono- scenze e la nostra capacità di contrattazione sulle problematiche relative alla casa.
MISURE ANTI CRISI
In considerazione della grave crisi economica che sta producendo effetti negativi sul piano sociale, con riduzioni di personale ed il ricorso agli ammortizzatori sociali, si è concordato di estendere al 2012 le misure a sostegno dei redditi dei lavoratori coinvolti in tali processi, prevedendo esenzioni dal pagamento della TIA/TARSU, delle rette dei servizi scolastici ed in limitati casi dell’IMU della prima ed unica casa di proprietà.
Per accedere a tali agevolazioni, oltre la condizione di CIG, mobilità ecc…, il soggetto richiedente deve avere un reddito familiare presumibile per l’anno in corso inferiore a 26.000 e a volte 27.000 Euro.
Un diritto, quello delle misure anticrisi, già inserito nel 2010 in tutti i comuni, preve- dendo fondi ad hoc, che non sempre sono stati utilizzati.
Rispetto agli altri anni, quando si riscontrava un mancato o scarso utilizzo del fondo, nel 2012 registriamo il crescere delle domande fino suo pieno utilizzo.
Appalti nei comuni, vigilanza e sicurezza nei cantieri sul territorio comunale e la lotta all’evasione contributiva, sono tre le questioni che da alcuni anni trovano importanti acquisizioni negli accordi fatti. Però dobbiamo registrare ritardi nostri, confederali e delle categorie interessate, Funzione Pubblica e Fillea, nella gestione dei risultati raggiunti.
La CGIL, lo SPI e le Leghe e tutta la delegazione trattante hanno dato congiunta- mente un giudizio positivo sugli accordi fatti e hanno messo in evidenza: la quantità dei comuni coinvolti nella trattativa, l’ampiezza delle tematiche trattate che trovano risposte negli accordi fatti e la qualità dei risultati raggiunti.
Siamo andati molto al di là delle nostre iniziali aspettative.
All’ora tutto bene? No, non e’ così.
Resta il problema che abbiamo come CGIL e come SPI a coinvolgere in modo attivo le strutture degli attivi, i delegati e i lavoratori su tutto ciò che riguarda la contrattazio- ne territoriale; quindi, nella costruzione e nella definizione delle piattaforme, nel far vivere la fase della trattativa e della costruzione dell’accordo, nel fare informazione sui risultati raggiunti.
Abbiamo difficoltà a coinvolgere le categorie dei lavoratori, non si fanno direttivi specifici di categoria né all’inizio quando si costruisce la piattaforma, nè sull’anda- mento delle trattative e sui risultati raggiunti.
Il fondo anticrisi, le tariffe e le agevolazioni (tia/tarsu servizi scolastici) e anche le politiche per la casa, i servizi alla persona e per gli anziani sono richieste e risultati che riguardano direttamente tutti, anche i lavoratori attivi.
Dobbiamo trovare il modo di far crescere al nostro interno forza e consapevolezza sull’importanza della contrattazione territoriale. Dobbiamo fare direttivi specifici di categoria, riunioni sul territorio, assemblee, garantire il circuito dell’informazione non solo tramite email fra le strutture, ma coinvolgendo direttamente i delegati e i lavo- ratori. Facciamo meno proclami, lavoriamo insieme, facciamo squadra, rendiamo i delegati ed i lavoratori partecipi quando si fanno le piattaforme, durante le compli- cate trattative, nel loro percorso e per i risultati raggiunti.
ULTIME BREVI RIFLESSIONI
Il permanere e l’aggravarsi della crisi, il continuo taglio ai trasferimenti, rischiano di far saltare la compatibilità fra risorse disponibili e crescita dei problemi e dei bisogni.
In questa situazione è ancora più importante la contrattazione territoriale
se vogliamo rappresentare la nostra gente, coloro che sono più in difficoltà; se vo- gliamo dare risposte, difendere, qualificare e se necessario trasformare il sistema di Welfare sempre più indebolito. Attenti, l’esempio è quanto sta avvenendo nella sa- nità. Con i tagli si mettono scientificamente in crisi anche i sistemi sanitari efficienti e di qualità, come quello Toscano e non solo, per poi passare al loro smantellamento.
Un livello, quello della contrattazione territoriale, dove siamo soggetti protagonisti in modo unitario con le altre organizzazioni. Un fatto importante che va salvaguardato e rafforzato, in controtendenza con quanto avviene a troppi tavoli nazionali, dove si passa dal mancato tavolo e mancata trattativa, ad accordi separati per scelta delle controparti e degli altri sindacati e forse per qualche limite nostro.
Inoltre evitiamo due semplificazioni estreme fra, di chi pensa che la contrattazione è una perdita di tempo delegata ai pensionati e serve a poco, e chi pensa che con quella si possono affrontare tutti i problemi che abbiamo d’avanti.
Xxxxxxx Xxxxxxxxx
Segretario Lega Comunale SPI, Montopoli V/A (PI)
I
l rapporto sulla contrattazione sociale territoriale, presentato dall’IRES Toscana de- scrive puntualmente la situazione frutto di un attento e profondo esame dei dati.
In questa riunione del C. D. Regionale vorrei portare l’esperienza fatta sulla Contrat- tazione Sociale Territoriale in Provincia di Pisa.
In questi giorni in Provincia di Pisa, lo SPI ha definito unitariamente con FNP e UILP il documento che è il nostro contributo, per la definizione della piattaforma CGIL CISL UIL per la contrattazione sociale territoriale per il 2013.
Partendo da ciò che è stato realizzato nell’anno in corso e forti dell’esperienza di quanto abbiamo fatto e che richiamo in modo sintetico:
nel 2012 su 39 comuni, il confronto è stato possibile solo in 22; in 11 comuni, di cui Pisa capoluogo, abbiamo firmato l’accordo e in 4 si è firmato il verbale di incontro. Gli accordi sottoscritti interessano 180.872 abitanti e 80.842 famiglie. Purtroppo in alcuni comuni non è stato possibile nessun confronto perché non sono pervenute richieste di incontro, nemmeno dopo le sollecitazioni che sono state fatte da parte nostra. Questo ci deve far riflettere perché non si tratta solo di comuni gui- dati dal centrodestra ma anche dal centrosinistra. Xxxx ha fatto la segreteria e il se- gretario generale dello SPI della Provincia di Pisa, ad assumere una netta posizione, anche dura, di fronte ad un simile atteggiamento. Siamo convinti che il confronto è necessario non solo per il sindacato, ma anche per le Amministrazioni locali perché in alcuni casi possiamo anche essere di aiuto, ecco perché riteniamo che occorre riflettere su questo aspetto per il futuro.
Comunque al di la di questo, ritengo che sia stato fatto un buon lavoro, per i risultati conseguiti e per i confronti realizzati sul territorio, anche attraverso le iniziative che abbiamo sviluppato: assemblee, feste di Liberetà, feste del tesseramento. Sono con- vinto che queste sono occasioni in cui parliamo a tante persone di cui molti iscritti allo SPI, perché parliamo di problemi che li riguardano da vicino.
L’ESPERIENZA DELLA LEGA SPI NEL COMUNE DI MONTOPOLI IN VAL D’ARNO, DEL QUALE MI ONORO DI ESSERE IL SEGRETARIO
L’esperienza che abbiamo fatto nel comune di Monopoli in Val d’Arno, la possiamo descrivere nel modo seguente:
dopo alcuni incontri effettuati in varie tappe abbiamo sottoscritto un accordo che ritengo importante. In sintesi:
1) Nell’anno 2012 non si procederà a nessun aumento della TARSU, nemmeno all’adeguamento ISTAT;
2) trasporto scolastico, mensa, asili nido e gli altri servizi a domanda individuale non aumenteranno e non subiranno l’adeguamento ISTAT;
3) IMU prima casa 0,400;
4) le risorse che saranno recuperate dall’evasione ICI e TARSU saranno destinate alla spesa sociale;
5) Addizionale comunale è stato introdotta la progressività dell’aliquota con una fascia di esenzione fino a 10.000,00 euro di reddito
6) Patto antievasione: costituito un gruppo che collabora con l’Agenzia delle Entrate
Alla verifica dell’accordo sottoscritto, a causa degli effetti della Revisione della spe- sa, sono venuti meno altri 245.000,00 euro di ulteriori tagli, è stata modificata l’aliquota IMU sulla 2° casa portandola dal 9,3 al 10.
Ovviamente questi ulteriori tagli effettuati dal Governo precedente Tremonti e Berlu- sconi, questo non dobbiamo dimenticarlo, poi da Xxxxx, gravano su tutti i comuni ed è ciò che sta emergendo negli incontri di verifica laddove sono stati sottoscritti gli accordi.
CONTRATTAZIONE SOCIALE PER IL 2013
- Difesa del potere di acquisto delle pensioni
- Agevolazioni tariffarie
- Politiche delle entrate
- Lotta all’evasione fiscale
- Potenziamento della rete dei servizi
- Costituzione degli osservatori sulla violenza sulle donne
- Emergenza abitativa
- Sicurezza
Affrontare questi tematiche, in una situazione come quella che si trova il nostro paese nel 2013 non sarà facile. Penso che non sia mai stato facile, se non ci sarà una svolta nella politica nazionale.
Occorre che le Confederazioni si muovano in tempi brevi per costruire le nuove piattaforme e se vogliamo davvero incidere nella costruzione dei bilanci preventivi dei comuni per il 2013.
Sono convinto che la contrattazione sociale territoriale deve diventare patrimonio delle confederazioni, in primo luogo della CGIL e delle sue articolazioni. Gli accordi che si vanno a sottoscrivere sui temi su esposti non riguardano solo i pensionati e gli anziani, ma riguardano l’insieme della cittadinanza e quindi le categorie dei lavo- ratori in attività, anche se capisco che la situazione che stiamo vivendo è difficile, perché bisogna rincorrere i problemi che si aprono tutti i giorni: cassa integrazione in deroga, mobilità, chiusure di aziende ecc, hanno, anche con lo strumento della contrattazione sociale, ulteriori elementi per rafforzare la presenza della CGIL nei luoghi di lavoro.
Grazie
Xxxxx Xxxxxx
Segreteria Spi-Cgil Siena
I
n questi anni è stato svolto un lavoro importante sulla contrattazione sociale ter- ritoriale, sono stati firmati tanti accordi che hanno sicuramente contribuito a far crescere i servizi e a contenere tassazione e tariffe.
Risultati notevoli sono stati ottenuti sul contributo affitti e sul canone concordato, ed è stata messa in atto qualche piccola esperienza su un’ idea innovativa di abitare che favorisca la solidarietà tra le generazioni, metta in sicurezza l’abitare delle persone anziane e sia in grado di intervenire sulle loro fragilità con risposte innovative.
L’anno 2012 è stato particolarmente difficile in provincia di Siena sia per la situa- zione economica più generale, sia per la crisi che si è determinata a livello locale con gli eventi che hanno portato al commissariamento del Comune di Siena, la situazione in cui versa il principale istituto di credito, ecc…
Tutto questo ci ha chiamato ad assumere alcune priorità:
• Garantire l’accesso universalistico ai servizi con una compartecipazione dei citta- dini caratterizzata dalla progressività, in modo che ognuno contribuisca propor- zionalmente al proprio reddito.
• Laddove siamo riusciti ad introdurre questo meccanismo (vogliamo definirlo di equità?) è stato possibile garantire una buona quantità e qualità dei servizi erogati.
• Sostenere l’utilizzo generalizzato dell’ISEE per misurare la capacità economica delle persone.
• Superare la disomogeneità delle soglie di reddito Isee per le agevolazioni, esen- zioni, ecc. evitando che su servizi simili i cittadini siano chiamati a contribuzioni eccessivamente diverse.
• Destinare risorse a favore del contributo affitti.
• Promuovere progetti tesi all’individuazione e al recupero dell’evasione. Pur in pre- senza di risultati positivi per il lavoro portato avanti nel corso degli anni, non apprezziamo una progettazione strutturale che guardi al futuro. Le difficoltà sono in parte derivate dalle poche risorse disponibili ma anche da una scarsa volontà di innovare, di mettere in discussione un sistema. Una “macchina” ancora troppo rigida e poco disponibile a mettere in gioco la struttura organizzativa. È più sem- plice aumentare le tasse o le tariffe!
• Politiche fiscali. Il nostro obiettivo è di contenere il più possibile aumenti dell’addi- zionale per le prime due fasce reddituali e introdurre soglie di esenzione.
• Rapportare comunque la pressione fiscale alla quantità e qualità dei servizi.
• Sull’IMU in linea generale siamo riusciti a contenere le aliquote per l’abitazione principale. In 15 Comuni l’aliquota per l’abitazione principale è al 4 per mille, in 2 Comuni al 3 per mille e in 1 al 3,6 per mille. In tutti i Comuni l’aliquota per l’a- bitazione principale si applica anche agli immobili posseduti da anziani ricoverati in strutture residenziali in via definitiva.
In due Comuni è stata aumentata a 250 euro la detrazione per l’Imu in relazione a situazioni reddituali.
Aliquote differenziate infine sono state definite per gli immobili concessi in affitto a canone concordato.
Il confronto sui bilanci è avvenuto con 32 Comuni su 36 anche se gli accordi firmati hanno interessato solo 22 Comuni.
L’incertezza delle normative e le continue modifiche introdotte dal Governo centrale sulle risorse da destinare ai Comuni, non ultima la possibilità di approvare il bilancio di previsione quasi a fine anno, hanno prodotto grandi difficoltà anche nella tenuta degli accordi firmati nei primi mesi dell’anno 2012.
Infatti, in due Comuni, ci siamo trovati di fronte ad una modifica dei contenuti dell’ac- cordo già firmato nei primi mesi dell’anno, che ha interessato l’aumento dell’Irpef e dell’Imu.
In alcuni casi, ad esempio con il Comune di Siena, gli accordi definiti sono stati frutto di intese complicate e sofferte; pur nella difficoltà siamo riusciti tuttavia a mantenere tutti gli asili nido e le scuole materne comunali, così come i centri diurni e l’assistenza domiciliare per gli anziani.
In questi Comuni abbiamo comunque mantenuto l’aliquota Imu per l’abitazione princi- pale al 4 per mille e assunto l’impegno a realizzare progetti tesi a recuperare risorse dall’evasione, dalla corretta classificazione degli immobili e dalla differenziazione delle aliquote prima casa in relazione alle categorie catastali.
Non abbiamo quindi definito un accordo per restare in ottimi rapporti con gli ammini- stratori ma per difendere i servizi, l’occupazione e inserire regole di maggiore equità.
Con il commissariamento del Comune di Siena l’aliquota Imu per l’abitazione princi- pale è stata innalzata, senza concertazione alcuna, dal 4 al 5,5 per mille !
Alcune considerazioni e anche alcuni interrogativi.
Il lavoro svolto ha prodotto risultati? Sì, nonostante tutto la contrattazione sociale nel- la provincia di Siena, pur non esente da limiti, ha dato risposte concrete in termini di agevolazioni dirette ai cittadini con redditi medio-bassi, ha mantenuto ed ampliato i servizi sul territorio, ha sostenuto scelte importanti sul sociale e sulla non autosuffi-
cienza, ha creato meccanismi virtuosi che hanno permesso di alleggerire non poco i costi sostenuti da lavoratori e pensionati introducendo maggiore equità.
Il modello concertativo fin qui seguito, di incontri con i singoli Comuni, mostra ormai la corda e deve essere sostituito o comunque integrato e preceduto da confronti a livello territoriale ed anche superiore al fine di definire le risorse disponibili, indivi- duare le priorità e costruire percorsi condivisi, che permettano di fare rete e capitaliz- zare le esperienze e le diverse disponibilità anche in termini di risorse. Tutto ciò per garantire una distribuzione dei servizi che sia la più omogenea possibile sul territorio e che favorisca sinergie con servizi rivolti a specifici target.
Consapevoli che una serie di temi travalicano i confini del Comune e anche della zona, abbiamo provato a definire protocolli di relazioni in grado di stabilire le prio- xxxx a livello delle zone distretto e “provinciali”; questa impostazione tuttavia ad oggi non ha fatto passi avanti.
In conseguenza della ridefinizione istituzionale di una serie di strutture (Province, Sds, Unioni dei Comuni, ecc.), potrebbe forse essere utile approfondire questi aspetti individuando linee comuni che tengano conto dei cambiamenti in corso.
L’area vasta, in relazione anche alle nostre idee sulla riorganizzazione della sanità, può avere un senso anche sulla contrattazione territoriale? Io credo che su questi temi dovremmo misurarci nei prossimi mesi.
Dobbiamo essere tutti più preparati per affrontare le sfide che abbiamo davanti, conoscere i meccanismi per modificarli, essere capaci di fare proposte concrete.
È indispensabile quindi attivare approfondimenti tematici sulle materie della contrat- tazione. Noi come Spi abbiamo iniziato sul territorio, è sufficiente?
La contrattazione sociale territoriale deve divenire patrimonio di tutta la CGIL. Oggi non è così! È delegata a pochi addetti. La delega è un grande strumento per fare l’iscrizione al Sindacato, non per la contrattazione. Manca il contributo nell’elabo- razione di molta parte della nostra organizzazione, così si riduce di fatto anche la rappresentatività del Sindacato.
È necessario il contributo di conoscenza della Funzione pubblica (efficentamento della macchina amministrativa, funzione e svolgimento dei servizi associati, ecc.) così come quello di tutte le altre Categorie.
I servizi, l’abitare, l’ambiente, le tariffe, le tasse, la non autosufficienza, la scuola, gli appalti, ecc., non sono i problemi di pochi addetti.
Se non riusciamo a costruire, a far vivere e crescere questa attività in tutto il gruppo dirigente, come pensiamo di coinvolgere le persone che intendiamo rappresentare ?
La nostra forza è data dalla possibilità di coinvolgere le persone. Non è possibile contrattare il costo dell’asilo nido con il Comune senza condividere richieste e accor- di con i genitori dei bambini e con il personale, meglio ancora con i cittadini tutti. Se vogliamo continuare, e io credo di sì, a sviluppare questa attività in quanto strumento di tutela degli interessi collettivi e conquistare il “diritto” a contrattare su- perando la mera “opportunità”, dobbiamo destinarvi anche le risorse umane ed economiche necessarie; a maggior ragione oggi, in presenza di molti amministratori “efficientissimi” ma poco disponibili a mettere in discussione le proprie verità (in qualche caso forse sono le verità del ragioniere, è tanto di moda fare i conti senza poi verificarne le conseguenze).
Inoltre si rende necessario superare le criticità presenti sul piano della pubblicizzazio- ne di ciò che facciamo e nella verifica dell’applicazione dei contenuti degli accordi al fine di rendere esigibile ciò che firmiamo.
Mettiamo in campo la nostra capacità di rappresentare gli iscritti e non solo, faccia- mo in modo che siano condivise le richieste e le conclusioni oggetto della contratta- zione mettendo anche in campo iniziative a sostegno delle proposte.
L’Osservatorio sulla contrattazione è uno strumento importante, aiuta la riflessione, of- fre spunti interessanti per lavorare meglio, sicuramente lo dovremmo utilizzare di più. Grazie per il lavoro dedicato alla realizzazione di questo importante strumento.
CONCLUSIONI
CONCLUSIONI
Xxxxxxx Xxxxxxxxx Xxxxxxxxxx Cgil Toscana
L
a crisi che stiamo attraversando è senza dubbio la crisi più grave che l’occidente ha vissuto negli ultimi 50 anni, alcuni analisti la considerano più devastante sul piano sistemico di quella del ‘29. A noi non interessano classifiche catastrofiste,
ci limitiamo ad osservare i danni, i guasti, le ingiustizie, i drammi umani e sociali che ogni giorno si consumano sotto i nostri occhi. Si sono verificati fatti che qualche anno fa non avremmo mai considerato possibili, uomini e donne si sono tolti la vita, impossibilitate ad affrontare un domani con un minimo di speranza.
La punta di un iceberg che nasconde sotto il pelo dell’acqua un problema enorme, diffuso, che riguarda milioni di persone. Per la prima volta intere generazioni stanno perdendo l’appuntamento con il lavoro, con la possibilità di costruirsi un progetto di vita. Per la prima volta il futuro viene percepito non come una opportunità da coglie- re ma come un male da scongiurare.
La crisi da finanziaria è diventata economica e sociale, dietro la freddezza dei numeri degli economisti c’è il vissuto di milioni di persone che hanno perso il lavoro, che il lavoro non riescono a trovare, le donne e i giovani sono i più colpiti dal dram- ma della disoccupazione. Le magnifiche sorti progressive che hanno accompagnato la storia ottimistica dell’occidente oggi sono scomparse.
Il governo Xxxxx, il governo dei professori, dei bocconiani, degli uomini di scienza, con il loro linguaggio anglosassone non ha saputo nemmeno contare il numero degli esodati. È subentrato al governo di Xxxxxxxxxx, quello dell’Olgiatina, che ha negato l’esistenza della crisi fino a pochi mesi prima di dimettersi, che farneticava di risto- ranti pieni e accusava di propaganda la sinistra e la Cgil che si sarebbe inventata una crisi che non c’era per puro spirito disfattista e anti nazionale.
Come è andata a finire purtroppo lo abbiamo visto tutti. Si è dovuto dimettere per incapacità manifesta ad affrontare quei fatti che si era impegnato a negare.
Il governo Xxxxx aveva promesso equità, rigore, sviluppo.
Abbiamo visto il rigore, dell’equità poco e nulla, dello sviluppo nemmeno l’ombra. Il rigore ha assunto i connotati di un aumento della tassazione, senza attaccare rendite e patrimoni, caricando sui redditi fissi gran parte del risultato. Il rigore di fatto è stato una vessazione nei confronti dei lavoratori e dei pensionati, basti pensare alla con- troriforma delle pensioni e al blocco delle rivalutazioni per coloro che percepiscono una pensione lorda superiore a 1400 euro, oltre al problema creato agli esodati.
CONCLUSIONI
Ancora oggi il governo non è in grado di dire quanti sono coloro che con la fine degli ammortizzatori sociali rischiano di non avere nessun reddito, la “ riforma”, in- fatti, non ha previsto di salvaguardare coloro che sono dentro i processi di mobilità. Xxxxx ha anche inasprito il patto di stabilità per i Comuni e ulteriormente tagliato i trasferimenti verso le istituzioni periferiche. Due dati è utile ricordare: la quota na- zionale sul fondo per le politiche sociali da trasferire alle Regioni ammonta a 39 milioni di euro, nel 2006 ammontava a 800 milioni, risorse risibili per dare risposte all’assistenza anziani, ai servizi socio educativi per l’infanzia, per contrastare la povertà, e per l’inclusione.
La nostra contrattazione sociale si è svolta in un contesto di esigenze crescenti, di bisogni di protezione che aumentano per effetto di una crisi che ha messo a dura prova le condizioni materiali di molte famiglie, e il continuo ridimensionamento, se non addirittura in taluni casi l’azzeramento, di risorse destinate al sociale verso le regioni e i Comuni. Di conseguenza, in molti casi, ci siamo trovati di fronte all’alter- nativa di chiudere i servizi o aumentare la compartecipazione. Tra Scilla e Xxxxxxx: inasprimento del patto di stabilità, impossibilità di fare investimenti che favorissero la ripresa economica, vietato pagare i debiti alle imprese che hanno lavorato. Di fatto un volano che moltiplica le difficoltà al lavoro, spinge i problemi verso un loro ina- sprimento, aumenta il bisogno di protezione sociale che la ristrettezza delle risorse non è in grado di affrontare.
Con qualche Comune abbiamo sottoscritto documenti che chiedevano al governo la revisione del patto di stabilità. Abbiamo contrattato con i Comuni l’adozione dell’I- SEE come indicatore per la compartecipazione dei cittadini all’uso dei servizi. In molti casi abbiamo ottenuto una correzione alla misurazione del reddito che tenesse conto, nel caso vi fosse stata una diversità di situazione rispetto all’anno precedente in riferimento all’occupazione dei componenti della famiglia, abbiamo attualizzan- do l’ISEE. Abbiamo anche sottoscritto patti anti evasione.
Nel nostro Paese si stima che vi siano circa 200 miliardi di evasione fiscale, se non si aggredisce questa palese ingiustizia difficilmente si potranno risolvere i problemi di bilancio e affrontare con una qualche possibilità di riuscita le politiche di sviluppo. I patti anti evasione devono essere verificati nella loro efficacia dobbiamo preten- dere che la lotta all’evasione sia una lotta dura, aspra che scoraggi davvero una diffusa propensione a delinquere.
È lì dobbiamo montare la guardia, pretendere che tutti i passaggi siano stati effet- tuati, che tutti i soggetti siano stati coinvolti, la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle entrate, i Vigili Urbani. Mettere al centro il territorio nella lotta all’evasione fiscale è un punto di forza, se si intrecciano banche dati, informazioni sugli stili di vita, sui consumi, sui patrimoni dei soggetti evadere diventa difficile.
La crisi ha reso i ricchi più ricchi e poveri più poveri. Si sta verificando una polariz- zazione della ricchezza e fasce sempre maggiori di classe media stanno scivolando verso un impoverimento crescente. Nel frattempo l’immatricolazione di auto con un costo superiore a 80 milioni è aumentata. Da una verifica fatta risulta che il 50%
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RECUPERARE EQUITÀ
dei proprietari di quelle autovetture non risulta avere un reddito dichiarato che sia compatibile con questi acquisti. È solo un esempio, per evidenziare come sia possi- bile, soprattutto nei territori, fare una efficace lotta all’evasione. I “furbi” non solo non pagano il dovuto ma usufruiscono in ragione della loro evasione anche di servizi a costi ridotti.
I patti anti evasione sono un primo punto per richiamare tutti ad una maggiore responsabilità, anche gli amministratori locali che non possono sottoscrivere patti impegnativi e poi non fare tutto quanto è possibile per renderli operativi e efficaci. Anche nei prossimi anni questo dovrà essere l’architrave su cui costruire la nostra contrattazione sociale, una sorta di riequilibrio dal basso affinché le risorse così reperite siano destinate a quel welfare locale che va rafforzato. La crisi, temo, non passerà in tempi brevi, la lotta all’evasione è la premessa di qualsiasi atto che ab- bia nell’equità il suo valore fondante e che trovi le risorse necessarie per invertire la situazione. Per questo l’azione intrapresa dovrà svilupparsi, affinarsi, per essere efficiente, per dare risultati certi. Questo compito è nostro, non abbiamo nulla da rimetterci e tutto da guadagnare. La politica se non pungolata in modo anche duro difficilmente ne farà una priorità.
Ci stiamo dotando anche di uno osservatorio sui bilanci dei Comuni toscani oltre
30.000 abitanti, uno strumento di analisi realizzato da un professore di statistica che lavora da anni su questo terreno, al fine di entrare maggiormente nel merito, mettendo soluzioni a confronto e provando a estendere le pratiche migliori per il miglior uso delle risorse pubbliche.
Le difficoltà enormi entro cui ci siamo mossi non ci hanno impedito di svolgere un ruolo di contrasto alle palesi ingiustizie dei tagli lineari che il governo Xxxxx ha per- petuato in piena continuità con quello precedente.
Abbiamo fatto una contrattazione sociale importante, per numero e qualità, che ha portato risultati grazie anche alla capacità di essere stata unitaria. Un fatto impor- tante che dobbiamo sottolineare e senza il quale quei risultati non sarebbero stati possibili. Non entro nel merito degli accordi, gli interventi di Xxxxxxxxx Xxx della segreteria dello Spi e la Dott.ssa Xxxxxx Xxxxxxxx di Xxxx, ne hanno esaminato in modo approfondito i contenuti. Essere riusciti a svolgere un ruolo così importante in una fase così difficile dimostra capacità di lettura e capacità di interagire con il territorio. Ci resta da fare uno sforzo per coinvolgere tutte le categorie degli attivi nel compito della contrattazione sociale, un problema ancora aperto che riguarda la confederazione, lo Spi e la funzione pubblica. Il ruolo che la contrattazione sociale sta assumendo nella difesa dello stato sociale e che, probabilmente, sempre più as- sumerà in futuro come elemento ridistributivo, come salario indiretto, merita maggiore attenzione da parte di tutti.
NOTA ALLA CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE DELLA TOSCANA
NOTA
Xxxxxxxxx Xxx Xxxxxxxxxx SPI CGIL Toscana
A
nche quest’anno nella nostra regione, sono stati fatti molti importanti accordi. Interessante sottolineare alcune novità rispetto alla contrattazione dello scorso anno:
molti degli accordi sono stati firmati con una legislazione in continuo aggiornamen- to, fatto di cui si tiene conto e che viene esplicitato: in un accordo si afferma che nonostante il confronto sia stato aperto nel mese di novembre 2011, si arriva alla firma nel maggio 2012 proprio per questo motivo.
Assume particolare rilevanza, in un periodo di sempre crescenti difficoltà, l’importan- za della concertazione come strumento per fronteggiare la crisi e i tagli operati in modo indiscriminato dal governo centrale e per recuperare equità. In molti accordi si specifica l’entità dei tagli subiti (in un caso definita drammatica) e come si intende intervenire per recuperarli almeno in parte, garantendo lo stesso livello di servizi ai cittadini e l’invarianza di tasse e tariffe, con particolare attenzione ai redditi più bassi e alle famiglie in cui uno o più componenti, siano stati licenziati o collocati in cigo, cigs o cassa in deroga. Si comprende il faticoso esercizio negoziale sia dei rappresentanti delle XX.XX., sia degli amministratori finalizzato al mantenimento dei servizi in essere. Addirittura in un comune si ipotizzano 3.000 euro di entrate derivanti dall’introduzione della tassa di soggiorno e in un altro si decide di aumen- tare il costo delle lampade votive (fatto che si era già registrato nella contrattazione del 2011). ! Alcuni accordi specificano che una parte delle minori entrate è do-
vuta anche alla diminuzione degli oneri di urbanizzazione e alle difficoltà di fare investimenti a causa del patto di stabilità. In quasi tutti gli accordi viene espressa l’esigenza di rivedere le norme che regolano il patto di stabilità consentendo ai comuni di effettuare investimenti che siano volano di sviluppo locale. Se pensiamo alle recenti alluvioni nella nostra regione che hanno avuto un costo drammatico di vite umane e di devastazione, non possiamo non pensare a quanto avrebbero inciso positivamente interventi di messa in sicurezza del territorio! Sempre a proposito di limitazioni eccessive alla spesa, in molti accordi viene sottolineato con forza come
l’impossibilità di investire incida negativamente su sviluppo e occupazione. Quando si riesce ad investire lo si fa in opere medio piccole, più facili da cantierare.
Il lavoro e l’occupazione assumono la rilevanza che meritano: progetti specifici che garantiscono posti di lavoro, filiera corta, cantierizzazione di tutto ciò che è possi- bile, ecc. In un comune si decide di istituire un fondo per la riqualificazione profes- sionale di lavoratori in stato di disoccupazione, in altri si decide di aprire un tavolo specifico per trasformare i rapporti di lavoro con contratti di collaborazione in con- tratti a tempo indeterminato o garantire comunque maggiori diritti e tutele ai collabo- ratori. Più accordi specificano anche come il comune intenda procedere, o abbia già provveduto ad operare una vera e propria revisione della spesa i cui risparmi spesso sono considerevoli e vengono quantificati. Emerge inoltre come, al contrario di quanto dichiarato, le misure adottate dal Governo, centralizzino ulteriormente la fiscalità anziché andare nella direzione del federalismo. La gestione associata dei servizi, che in un territorio è prevista anche per il recupero dell’evasione fiscale, (e/o delle politiche abitative), come strumento per ottimizzare la spesa pubblica ed evita- re esternalizzazioni, viene adottata da alcuni comuni anche senza averne l’obbligo. Altri prevedono alienazioni e la conseguente destinazione delle risorse recuperate. Cito per tutti quanto riportato nella premessa di un accordo, in quanto, anche se parzialmente discutibile, è particolarmente esplicito: “la crisi economica ha dimostra- to quanto fondate fossero le critiche al liberismo, avanzate da autorevoli economisti all’inizio del decennio. Tutto questo ha aumentato le diseguaglianze sociali e messo in crisi il modello di sviluppo che avevamo conosciuto dal dopoguerra in poi, ecc.”A fronte della situazione sopra descritta un comune comunque incrementa di 160.000 euro (nell’anno passato erano 130.000 euro) le risorse destinate al sociale.
Con lo scopo di rafforzare le decisioni prese, alcuni accordi fanno riferimento al Protocollo ANCI – XX.XX.
A differenza degli anni passati in alcuni comuni capoluogo si raggiunge l’accordo prima rispetto a comuni di dimensioni più ridotte, fatto che ben si spiega con la dif- ficoltà di confrontarsi con una legislazione in continua evoluzione.
Maggiore il numero degli accordi territoriali (unione dei comuni e non solo) in cui vengono concordate le linee strategiche più generali e a cui fanno seguito, in gene- re, gli accordi con i singoli comuni che dettagliano gli interventi.
Aumenta in modo considerevole il numero degli accordi che quantificano le cifre recuperate dall’evasione fiscale e la destinazione di tali risorse(talvolta davvero in- genti), verso il sociale, con particolare attenzione ai bassi redditi e alle famiglie in cui vi siano persone non autosufficienti. Un accordo prevede che, tra le segnalazioni da fare all’Agenzia delle entrate, oltre alle categorie professionali, vi siano anche “beni indicativi di capacità contributiva”. A titolo esemplificativo, per sottolineare l’entità dell’evasione, in un comune, peraltro di modeste dimensioni, si specifica che nel periodo 2004 – 2011 sono stati recuperati ben 5.710.000 euro (!) mentre in un altro comune il recupero ammonta nel 2011 a 1 milione di euro a fronte dei
516.000 euro che erano stati recuperati nel 2010 e, in alcuni comuni capoluogo si
superano i 2 milioni di recupero di evasione in un solo anno. Alcuni accordi preve- dono momenti di verifica intermedi per valutare lo stato di avanzamento di progetti antievasione. Evidentemente utile l’incentivo che destina ai comuni il 100% di quanto recuperato nel triennio 2012 – 2014. Anche il contrasto al lavoro nero prevede, in alcuni accordi, impegni specifici da parte delle amministrazioni comunali.
Significativamente maggiore e più puntuale la contrattazione fatta con ASL e Società della Salute, con particolare attenzione all’assistenza agli anziani, ma non solo. Spesso riguarda l’insieme del funzionamento dei servizi sanitari e socio sanitari (ADI, RSA e armonizzazione delle tariffe a livello di zona, centri diurni, implementazione dell’AFA, case della salute, trasporto sociale, rafforzamento dei CUP, consegna a domicilio dei farmaci, formazione badanti, trasporto sociale ecc.). In un comune si introduce la tassa di scopo per implementare le prestazioni di ADI. Per quanto riguarda le RSA segnalo un accordo che prevede l’apertura della mensa della strut- tura a cittadini residenti nel comune e in stato di necessità, nonché l’inserimento di un rappresentante delle XX.XX. all’interno del comitato per il funzionamento della struttura. Da non sottovalutare il maggiore coinvolgimento dei sindaci nell’impegno sul versante sanitario e socio sanitario. Come negli anni passati in alcuni accordi è quantificato l’aumento della quota pro capite destinata al sociale.
Notevolmente maggiore il numero degli accordi che prevede momenti di verifica intermedi e a consuntivo (anche trimestrali) indicando tempi certi e rimandi a tavoli specifici per il confronto su alcuni temi, ad esempio interventi per persone disagiate e anziani, IMU, ecc.
Maggiore l’impegno alla diffusione degli accordi fra i cittadini per informarli delle opportunità concordate e, in alcuni casi, i moduli per accedere alle riduzioni della compartecipazione ai servizi, sono messi in distribuzione anche presso le sedi sin- dacali dei pensionati.
Per quanto riguarda l’IMU, proprio nell’ottica di recuperare quell’equità che è assen- te nella normativa nazionale, tutti, o quasi, gli accordi prevedono l’aliquota più bas- sa per la prima casa (anche se in pochissimi casi, qualche accordo prevede anche un’aliquota più bassa del 4 per mille per la prima abitazione) e una differenziazione delle aliquote per gli altri immobili posseduti, spesso con percentuali diversificate nel caso gli immobili siano dati in comodato gratuito a familiari di primo grado, locati a canone concordato, ad affitto libero o sfitti. Alcuni accordi prevedono aliquote diversificate anche per immobili adibiti ad attività produttive o agricole e in alcuni casi, è istituito un fondo di restituzione di quanto versato a titolo di Imu a cittadini in effettivo stato di necessità (disoccupati, cassintegrati, non autosufficienti, ecc.). Diver- si accordi esplicitano anche l’equiparazione, per quanto attiene l’aliquota IMU, alla prima casa per gli anziani che dimorano in RSA, a condizione che l’abitazione non sia stata affittata, ma sia a disposizione dell’anziano. Anche per l’IMU sono previsti, in alcuni accordi, momenti di verifica successiva
Sempre nella logica del recupero di equità, nella maggior parte dei casi si mantiene l’addizionale comunale irpef al livello degli anni passati e/o la si scagliona in base al reddito, prevedendo anche congrue soglie di esenzione. Quando sono previsti incrementi se ne spiegano le ragioni e si introducono elementi di equità
Il ricorso al’ISEE per determinare la quota di compartecipazione ai servizi viene scelto nella totalità degli accordi; si sottolinea l’esigenza di renderlo omogeneo a livello di area e di armonizzare le soglie di reddito per la gratuità del servizio e/o gli scaglioni per la compartecipazione. In un caso le fasce sono sostituite da una pro- gressione “personalizzata” per conseguire il massimo dell’equità possibile. In alcuni comuni rimangono o vengono introdotti disincentivi alla presentazione dell’ISEE nel caso si posseggano auto o moto di grossa cilindrata di immatricolazione recente e si ampliano complessivamente gli indicatori di benessere (scelta questa già presente nella contrattazione del 2011). In un accordo si prevede la riduzione del 10% del valore ISEE per coloro che hanno contratto un mutuo per l’acquisto della prima casa, altri limitano le agevolazioni a redditi derivanti prevalentemente da lavoro subordina- to, da pensione o da lavoro parasubordinato. Le soglie di esenzione o di riduzione della compartecipazione e/o del pagamento di tasse e tariffe sono decisamente superiori a quelle previste due anni fa.
Anche per quanto riguarda la compartecipazione ai servizi (TARSU/TIA, mense e trasporto scolastico, ecc.) nella maggior parte dei casi si decide per il mantenimento ai livelli degli anni passati, recuperando al massimo l’inflazione. Si mantengono le soglie di esenzione o di compartecipazione ridotta in base al reddito “al momento” e a fronte della presentazione dell’ISEE. In alcuni casi si tiene conto della presenza nel nucleo familiare di persone anziane e/o disabili.
Molti più accordi, rispetto anche all’anno passato, si pongono il problema dell’im- poverimento delle famiglie e individuano possibili risposte a partire dagli Osservatori di prezzi e tariffe, alla costituzione di un centro di ascolto per le nuove povertà, riconfermando o costituendo fondi di sostegno sia per far fronte al pagamento di TARSU, IMU, affitti, utenze, ecc. sia per il sostegno al reddito familiare. L’accesso è sempre a fronte di presentazione dell’ISEE e di certificazione di messa in mobilità, disoccupazione, collocamento in cigo, cigs e cassa integrazione a requisiti ridotti. In alcuni casi viene anche istituito uno specifico fondo “riscaldamento” e/o un contribu- to specifico per l’acquisto delle bombole del gas e la legna da ardere. Riconfermato o istituito il banco alimentare, l’erogazione di buoni spesa, la distribuzione di pasti, di generi di prima necessità, il rimborso dei tickets sanitari per prestazioni ricevute presso strutture pubbliche del SSN.
Le politiche dell’abitare, data la drammatica situazione in cui si trovano centinaia di famiglie, acquista uno spazio decisamente maggiore rispetto agli anni passati:
è esplicitato il sostegno alle persone maggiormente esposte alla crisi: anziani con pensioni minime, lavoratori disoccupati o in cassa integrazione. Viene riconfermato il fondo affitti, in diversi casi implementato e diversificato in base a fasce di reddito predeterminate. Con qualche eccezione, sono però numericamente inferiori gli ac- cordi che prevedono la costruzione di nuovi alloggi da destinare a residenza pubbli- ca. Un accordo prevede che almeno il 40% delle nuove edificazioni e dei recuperi debba essere destinato ad edilizia agevolata o sovvenzionata. Alcuni comuni si im- pegnano inoltre a rimuovere le barriere architettoniche. Vale la pena di segnalare un accordo che prevede la costruzione di piccoli alloggi per anziani utilizzando spazi disponibili dentro un centro diurno e garantendo quindi un livello di assistenza per la fragilità. In alcuni casi si esprime un giudizio positivo per il lavoro fatto dall’Agenzia della casa, confermando quindi la scelta fatta con l’accordo siglato con la Regione.
Per quanto riguarda i tagli governativi operati sul TPL, vengono richiamati per tutta la loro importanza in numerosi accordi e generalmente viene deciso di affrontare il problema in forma associata con i comuni limitrofi. Alcuni accordi prevedono anche agevolazioni tariffarie per anziani e/o studenti
Per quanto riguarda le questioni ambientali si mantiene un livello di attenzione, non scontato, che va dal risparmio energetico alle rinnovabili, a incentivi per il fotovoltai- co e le biomasse, ai fontanelli, agli incentivi per la riduzione dei rifiuti e la raccolta differenziata, alla mappatura delle coperture in eternit, alla sostituzione delle lampa- de votive con lampade a LED, alla filiera corta, finalizzata anche all’implementazio- ne dell’occupazione a livello locale. In alcuni accordi si fa riferimento ad un minor consumo di suolo e al recupero di edifici già esistenti.
Tutti o quasi gli accordi confermano o esplicitano interventi relativi ad asili nido, men- sa e trasporto scolastico in alcuni casi con una compartecipazione, sempre legata all’ISEE, ma differenziata anche in base al numero dei figli. Molti riconfermano centri estivi, momenti di aggregazione e vacanze per gli anziani.
Sia pure in modo non diffuso vengono trattati anche l’integrazione degli immigrati, l’integrazione fra generazioni, la socialità per bambini, adolescenti ed anziani, il diritto allo studio (acquisto libri, mensa, trasporti, borse di studio, ecc.), l’educazione permanente, lo sport e il tempo libero, attività culturali finalizzate all’aggregazione dei cittadini, gli orti sociali, l’accesso a internet gratuito e assistito, la sicurezza del territorio, la violenza nei confronti delle donne.
Anche la delicata questione degli appalti viene ripresa in diversi accordi con partico- lare attenzione al confronto preventivo,alla clausola sociale, alla sicurezza sul lavoro e sono previsti rimandi alla contrattazione con le categorie interessate.
Segnalo infine, sia pure non molto diffusa, un’attenzione particolare rivolta a bam- bini e giovani in condizione di disagio che si traduce dall’insegnante di sostegno a carico del comune, agli affidamenti quando le condizioni non siano tali da garantire la sicurezza del bambino in famiglia, a progetti di inserimento lavorativo di giovani disabili, a progetti specifici (es. corsi di italiano, laboratori e mostre con il coinvolgi- mento delle famiglie) per minori stranieri.
Alcune considerazioni finali. Anche nel 2012 è stato fatto un lavoro enorme e con risultati più che positivi, orientato al risultato e, come dicevo all’inizio, finalizzato a dare risposte concrete al bisogno di equità espresso da lavoratori dipendenti e pensionati, da disoccupati e da precari.
Anche nei territori in cui si registra un numero minore di accordi si è comunque lavorato molto e le piattaforme sono state inviate a tutti i comuni: in alcuni casi non si sono giustamente voluti sottoscrivere accordi non soddisfacenti dal punto di vista dell’equità, in altri è stato raggiunto un’intesa non verbalizzata, in altri ancora le amministrazioni non se la sono sentita di sottoscrivere accordi che non erano certi di poter rispettare a causa dell’evoluzione legislativa, altri ancora non sono stati disponibili al confronto. Va segnalato che in alcuni casi, molto circoscritti per area geografica, le Amministrazioni hanno richiamato le delegazioni trattanti, per concor- dare modifiche che garantissero maggiori entrate: nella maggioranza dei casi si è concordato un modesto incremento dell’addizionale comunale e l’aliquota massima IMU per le seconde case.
Anche quando si lavora tanto e bene è necessario darsi comunque degli obiettivi per il futuro e, a mio avviso, se penso alla contrattazione del prossimo anno, ritengo sia necessario concentrarsi anche sul versante del recupero di risorse aggiuntive da destinare al sociale e allo sviluppo. Penso ai ritorni che i comuni hanno dalle partecipate: alcune hanno ripartito fra i comuni soci cifre più che significative, ma non sempre adeguate rispetto ai profitti che hanno prodotto per le aziende: penso all’utilizzo del suolo pubblico per fini commerciali, alla pubblicità, alla revisione della classificazione catastale che nella nostra regione è particolarmente importante, ecc. L’utilizzo di risorse pubbliche per attività che producono profitti per privati deve restituire al pubblico quote significative di profitto: su questo versante non abbiamo sufficiente “cultura”. Penso all’idroelettrico che ha già da molti anni ammortizzato l’investimento iniziale, all’imbottigliamento delle acque minerali, alle aree in cui ven- gono collocati gli impianti per i ripetitori di telefonia e/o radiotelevisivi, all’utilizzo delle coste per stabilimenti balneari, ecc. Alcune di queste attività sono regolate da normative regionali e competerà quindi al Tavolo di Concertazione Regionale acquisire ritorni adeguati per i territori sede delle attività stesse, altre devono essere oggetto di contrattazione con le amministrazioni comunali. Ancora non sono molti gli accordi che si cimentano su questo versante (ne cito uno che prevede un’entrata
aggiuntiva di 50.000 euro). Comprendendo la difficoltà di un confronto di questo tipo, riconfermo che è necessario dotarsi degli strumenti necessari a partire dalla prossima stagione contrattuale.
Un’ultima considerazione: la diffusione degli accordi. Come dicevo all’inizio si regi- stra decisamente una maggiore attenzione, ma ritengo debba essere ulteriormente implementata attraverso assemblee pubbliche, stampa locale, volantinaggi, siti in- ternet, diffusione fra i lavoratori attivi, ecc. Non sempre valorizziamo pienamente i risultati raggiunti, ma nella fase attuale, ritengo sia particolarmente importante.