AranSegnalazioni
AranSegnalazioni
Newsletter n. 11 dell'8/6/2022
Attività istituzionale dell'Agenzia
Attività negoziale
Sottoscritta l’Ipotesi di Accordo sulle modalità di adesione al Fondo Pensione Espero, anche mediante forme di silenzio-assenso
Il 31 maggio u.s. è stata sottoscritta l’Ipotesi di accordo sulla regolamentazione inerente alle modalità di
espressione della volontà di adesione al Fondo pensione Espero, anche mediante forme di silenzio-assenso, ed alla relativa disciplina di recesso del lavoratore.
L’accordo si applica al personale assunto, dopo il 1° gennaio 2019, nelle amministrazioni pubbliche destinatarie del Fondo Nazionale Pensione Complementare per i lavoratori della Scuola Fondo Pensione Espero, il fondo di previdenza complementare negoziale a cui possono aderire tutti i lavoratori della scuola e delle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica.
In analogia a quanto già avviene nel settore privato, e all’accordo sottoscritto per il Fondo Perseo-Sirio in data 16 settembre 2021, l’accordo prevede sia l’adesione espressa, mediante una esplicita manifestazione di volontà dell’aderente, sia l’adesione mediante silenzio-assenso (cosiddetta “adesione tacita”).
Per questo secondo caso, l’accordo definisce modalità e regole che assicurino una puntuale ed esaustiva informazione per i neo-assunti. Si prevede, infatti, che il lavoratore al momento dell’assunzione riceva una dettagliata informativa dalla propria amministrazione, contenente informazioni generali sulla previdenza complementare e informazioni specifiche sul Fondo Espero, anche mediante rinvio al sito web del Fondo o di siti web istituzionali, sulla possibilità di iscriversi e sul meccanismo del silenzio-assenso. Nei nove mesi successivi, il lavoratore può iscriversi espressamente o dichiarare che non vuole iscriversi (in tale ultimo caso, naturalmente, non scatta il meccanismo del silenzio-assenso). Se non fa né l’una né l’altra cosa allo scadere dei nove mesi egli è iscritto. Riceverà, quindi, una seconda comunicazione, stavolta da parte del Fondo Espero, che lo informerà dell’avvenuta iscrizione evidenziando anche che, entro un mese, potrà esercitare il diritto di recesso. Solo dopo che è trascorso questo ulteriore periodo, senza che sia stata manifestata alcuna volontà, l’iscrizione si perfeziona.
L’accordo è stato sottoscritto nella forma di Ipotesi e sarà efficace solo dopo il completamento dell’iter dei controlli previsto per i contratti collettivi di lavoro sottoscritti dall’Aran.
Per approfondire il tema della previdenza complementare, si rinvia alla guida introduttiva alla previdenza complementare curata da Covip:
xxxxx://xxx.xxxxx.xx/xxx-xx-xxxxxxxxx/xxxxxxxxxx-xxxxxxxxxxxxx/xxxxx-xxxxxxxxxxxx-xxxx-xxxxxxxxxx- complementare
Per maggiori informazioni sul Fondo pensione Espero, si rinvia al sito internet del Fondo: xxxxx://xxx.xxxxxxxxxxx.xx
Pubblicazioni
È on-line il nuovo “Rapporto semestrale dell’Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti”
l nuovo “Rapporto semestrale Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti” analizza nella prima sezione la
retribuzione complessiva dei dipendenti contrattualizzati Xxxx nella sua composizione, disaggregata in macro voci:
- la retribuzione base che comprende le voci retributive dovute ai singoli dipendenti per il fatto stesso di
appartenere ad un certo comparto e di essere inquadrati ad un determinato livello;
- le indennità fisse – come le indennità di amministrazione o di comparto o professionali - che include voci largamente assimilabili a quelle della retribuzione fissa, in quanto percepite da tutto il personale, con valori spesso graduati in base alle categorie di inquadramento;
- le indennità variabili che remunerano istituti usualmente legati ad una specifica prestazione o un impegno aggiuntivo e che sono richieste solo ad una parte del personale;
- la premialità che raccoglie gli istituti legati alla premialità collettiva e individuale;
- la responsabilità che comprende gli istituti destinati a quote limitate di personale che tendono a valorizzare maggiori responsabilità e professionalità – come nel caso delle indennità di funzione per le posizioni organizzative e le retribuzioni di posizione, le indennità di incarico e di coordinamento o di responsabilità professionale;
- infine gli straordinari istituto quasi desueto e poco rilevante.
La fotografia che ne risulta evidenzia il forte peso delle componenti stabili (retribuzione base e indennità fisse), con variazioni che oscillano fra il 72% degli Enti pubblici non economici, l’80% delle Agenzie fiscali fino a circa il 95% per Scuola Ricerca e Università.
La seconda parte esamina l’andamento della quota dedicata alla premialità con particolare riferimento ai comparti che presentano valori più elevati, anche se variabili, con percentuali comprese fra il 12% e il 14% della retribuzione complessiva per il comparto delle Agenzie fiscali e gli Enti pubblici non economici, e gli altri comparti che destinano agli istituti legati alla premialità collettiva e individuale cifre più modeste, con quote fra il 5% e il 7%. La sezione finale nell’indagare circa la possibile correlazione fra valori retributivi più elevati e una quota di premialità più consistente rileva una buona associazione fra le due entità in quasi tutti i comparti; invece, l’ipotesi che una buona dinamica retributiva favorisca l’innalzamento della premialità non trova affermazione dalle risultanze dei dati.
La seconda sezione del Rapporto approfondisce, come di consueto, la dinamica registrata per le retribuzioni contrattuali dei settori pubblici e privati. Si tratta di un focus specifico che prende in considerazione gli andamenti delle sole voci retributive con importi “tabellati” definiti nel contratto nazionale. I dati delle retribuzioni contrattuali del settore privato e della pubblica amministrazione di questa sezione, sono aggiornati al comunicato stampa Istat del 28 aprile 2022, che riporta le informazioni del primo trimestre dell’anno.
Con uno sguardo al passato, la variazione cumulata per il periodo 2013/2022 restituisce una crescita delle retribuzioni contrattuali per l’intera economia del +9,8%, di cui il +11,5% per il complesso del settore privato (+13,2% industria +9,7% per i servizi privati); +6,1% per il complesso della pubblica amministrazione (+8,0% per il personale non dirigente delle forze armate e dell’ordine; +4,7% per il personale non dirigente rappresentato dall’Aran quale parte datoriale. La variazione cumulata dell’inflazione per il decennio considerato è pari al +11,8%.
Volgendosi al futuro, data la tempistica dei rinnovi contrattuali, i meccanismi di determinazione degli incrementi attualmente seguiti e considerata la persistenza della spinta inflazionistica, a fine 2022 si stima si giungerà ad una perdita di potere d’acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali.
Sezione Giuridica
Dipartimento della funzione pubblica
Decreto recante: “Esperienze di formazione e lavoro professionalizzanti per giovani nella pubblica amministrazione”
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 122 - Serie Generale del 26 maggio u.s. il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica, approvato il 23 marzo scorso, che di concerto con il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, il Ministro dell’istruzione e dell’Università e della Ricerca, nonché con il Ministro delle politiche giovanili, individua, (ai sensi dell'art. 2 del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2021, n. 113), le modalità attuative con cui, le Amministrazioni pubbliche possono attivare specifici progetti di formazione e lavoro per l'acquisizione, attraverso contratti di apprendistato, anche nelle more della disciplina dei rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro, di competenze di base e trasversali e per l'orientamento professionale di studenti universitari. In fase di prima applicazione e al fine di garantire la necessaria sperimentazione di tali modalità attuative, nell'ambito della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuate le amministrazioni pubbliche alle quali applicare la disciplina del presente decreto, in numero di cinque Amministrazioni centrali e cinque Regionali.
Corte di Giustizia europea
Sezione VI
Ordinanza del 18/5/2022 causa C-450-21
Impiego pubblico – docenti precari – carta del docente – incompatibilità con ordinamento comunitario
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La Corte di giustizia europea con l'ordinanza emessa nella causa C-450/21 il 18 maggio scorso ha dichiarato incompatibile con l’ordinamento eurounitario la norma che preclude ai docenti precari il diritto di avvalersi dei 500 euro della carta per l'aggiornamento e la formazione del docente del docente. L’ordinanza della Corte è stata pronunciata a seguito di un ricorso presentato al giudice monocratico da una docente precaria, che lamentava un trattamento discriminatorio nonostante la situazione giuridica dei docenti precari fosse comparabile con quella dei docenti di ruolo, a cui era stato precluso l'accesso alla carta del docente ai sensi dell’art. 1 co.121 L. 107/2015. Di fatto, insegnanti di ruolo e precari svolgono le stesse mansioni e sono in possesso delle medesime competenze disciplinari, pedagogiche, metodologiche - didattiche, organizzativo relazionali e di ricerca, conseguite attraverso il maturare dell'esperienza didattica riconosciuta dalla stessa normativa interna come equipollente. La Corte di giustizia europea ha, pertanto, affermato l'incompatibilità dell'articolo 1, comma 121, della legge n. 107/2015 con l'ordinamento comunitario. «La clausola 4, punto 1, dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, che figura nell'allegato della direttiva 1999/70/CE del Consiglio, del 28 giugno 1999, relativa all'accordo quadro CES, Unice e Ceep sul lavoro a tempo determinato», spiegano i giudici di Bruxelles, «deve essere interpretata nel senso che essa osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato di tale Ministero, il beneficio di un vantaggio finanziario dell'importo di 500 euro all'anno».
Corte di Cassazione
Sezione V
Sentenza n. 14344 del 5/5/2022
Impiego pubblico – dirigenza medica – assenza retribuzione risultato – perdita di chance risarcimento danno – rigetto ricorso
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
La Corte di Cassazione ha stabilito che non è tassabile il risarcimento del danno corrisposto dal datore di lavoro a seguito della mancata attivazione, prescritta dalla contrattazione collettiva, del sistema della retribuzione di risultato o per obiettivi, configurandosi come una "perdita di chance". L’Agenzia delle entrate ha proposto ricorso, contro due dirigenti medici, che resistono con controricorso avverso la sentenza della Commissione tributaria regionale che — nella causa di impugnazione degli avvisi di accertamento che recuperavano a tassazione Irpef, quali redditi di lavoro dipendente, le somme riconosciute ad una ASL ai propri dipendenti, a titolo di risarcimento del danno derivante dalla violazione degli obblighi di cui all’art. 52 del C.C.N.L. 8/06/2000 in esecuzione degli accordi transattivi raggiunti dalle parti. Le liti, transatte riguardano il risarcimento del danno da perdita di chance di accrescimento professionale, e, quindi, gli importi ricevuti dagli interessati sono esenti da tassazione, La Cassazione pertanto ha stabilito, in linea con la giurisprudenza di legittimità, in tema di imposte sui redditi, che in base all’art. 6, comma 2, t.u.i.r., le somme percepite dal contribuente a titolo risarcitorio sono soggette a imposizione soltanto se risultino destinate a reintegrare un danno da mancata percezione di redditi (cd. lucro cessante), mentre non costituiscono reddito imponibile nell’ipotesi in cui tendano a riparare un pregiudizio di natura diversa, come quello da perdita di chance. cd. danno emergente).
Corte dei conti
Sezione Prima giurisdizionale Centrale Appello n. 208/2022 Quantificazione danno d’immagine non meramente simbolica
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
I magistrati contabili intervengono sui criteri valutativi adottati nella quantificazione del danno all’immagine evidenziando che: “sebbene il danno all’immagine rientri nella categoria del danno non patrimoniale (art. 2059 c.c.) e perciò soggetto a valutazione equitativa del giudice, è altrettanto vero che non si può procedere a una quantificazione meramente simbolica in quanto si finisce per svilire del tutto il significato afflittivo della sanzione diretta al ristoro del danno subito dall’Amministrazione in termini di prestigio e credibilità così come ha fatto il giudice di prime cure nel caso di specie”. Infatti, l’orientamento consolidato della Corte nella definizione del danno all’immagine, evidenzia che pur classificandosi quale danno erariale il danno all’immagine è contrassegnato dalla lesione del buon andamento dell’amministrazione, “la quale, per la condotta illecita di agenti infedeli, perde credibilità e apprezzamento poiché ingenera la convinzione che tali comportamenti rappresentino l’ordinario modo di agire e non soltanto tra i cittadini amministrati, ma anche al di là degli angusti limiti dell’ambiente in cui si sono sviluppati, sia professionalmente sia geograficamente inteso” (ex multis: sez. giur. Lombardia 284/08 e 540/08; Sez. III Appello n.55/2012; SS.RR. n.10/2003).
Corte dei conti
Sezione giurisdizionale Piemonte sentenza n. 106/2022
Incarico esterno - Legittimità in assenza di professionalità interne
Segnalazione da U.O. Monitoraggio contratti e legale
I giudici contabili in merito alla richiesta di parere sulle modalità di attribuzione di incarichi esterni all’amministrazione, ancora una volta esprimono l’avviso che la normativa di riferimento, l’articolo 110, comma 6, del Tuel e l’articolo 7 commi 6 e 6 bis del d.lgs 165/2001, evidenziano la legittimità degli incarichi esterni quando ricorrano esigenze eccezionali ben delimitate per le quali occorra l’impiego di capacità professionali e conoscenze tecniche altamente qualificate e specialistiche, non rinvenibili tra le risorse interne, e che possano essere soddisfatte solamente attraverso il conferimento di incarichi individuali preceduti da procedure pubbliche comparative, dovendo, diversamente, l’amministrazione utilizzare le risorse professionali di cui dispone oppure valutare le mutate necessità in sede di programmazione triennale dei fabbisogni di personale, anche ricorrendo a forme alternative di gestione associata dei servizi. La disciplina comunque vieta il rinnovo dell’incarico, “salvo una proroga al solo fine di completare il progetto e per ritardi non imputabili al collaboratore, ferma restando la misura del compenso pattuito in sede di affidamento dell’incarico”. Nel caso di specie, “il ricorso a professionalità esterne è motivato dalle ridotte dimensioni dell’Ente e strutture organizzative per le quali l’utilizzo di forme alternative di gestione non configura alcuna responsabilità amministrativa”. (stessa Sez. n. 247/2021).
Sezione Economica
Banca d'Italia
Relazione annuale sul 2021
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Come di consueto, la Relazione annuale della Banca d’Italia contiene un'ampia analisi dei principali sviluppi dell'economia italiana e internazionale nell'anno precedente e nei primi mesi di quello in corso ed è corredata di un'appendice statistica diffusa solo online. Per quanto concerne la finanza pubblica il Governatore ha evidenziato che la forte ripresa dell'economia italiana nel 2021 ha consentito un significativo miglioramento dei conti pubblici. L'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è sceso al 7,2% del prodotto, riflettendo il calo del disavanzo primario. Il rapporto tra il debito e il PIL si è ridotto al 150,8%, grazie soprattutto all'ampia differenza tra crescita nominale del prodotto e onere medio del debito. Dai dati presentati nel Documento di economia e finanza 2022 (DEF 2022) dello scorso aprile, quest'anno l'indebitamento netto e il debito scenderanno ancora in rapporto al PIL, collocandosi rispettivamente al 5,6% e al 147,0%; queste stime incorporano gli effetti delle modifiche all'Irpef e quelli dei provvedimenti di sostegno a famiglie e imprese approvati nel corso dei primi cinque mesi del 2022 a fronte dei rincari energetici. Per il prossimo triennio il DEF 2022 programma un ulteriore miglioramento dei conti: nel 2025 l'indebitamento netto si collocherebbe sotto il 3% del PIL e il saldo primario tornerebbe in avanzo; il rapporto tra debito e prodotto sarebbe pari al 141,4%. Naturalmente, questo scenario è soggetto al rischio che la crescita sia inferiore a quanto previsto, in relazione all'andamento del conflitto in Ucraina.
Ufficio Parlamentare di Bilancio
Rapporto sulla programmazione di bilancio 2022
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Il Rapporto sulla programmazione di bilancio 2022 è dedicato all’analisi del Documento di economia e finanza (DEF) 2022 e si articola in due capitoli, il primo dei quali dedicato a un’analisi del quadro macroeconomico (QM), internazionale e nazionale, e alle previsioni sottostanti al DEF per il periodo 2022-25, che sono state validate dall’UPB. Partendo dalla direttiva UE n. 85 del 2011 (cd “Six-pack”) che richiede che periodicamente venga svolta una valutazione ex post delle previsioni ufficiali, il Rapporto dedica uno specifico approfondimento all’aggiornamento dell’analisi sull’accuratezza delle previsioni macroeconomiche del Governo realizzata lo scorso gennaio dal 2014 (ossia da quando vengono svolti gli esercizi di validazione da parte dell’UPB), focalizzando l’attenzione sul periodo più recente. Nel complesso, tenuto conto che il 2020 e il 2021 sono stati due anni anomali in termini di ciclo economico, la valutazione ex post delle previsioni macroeconomiche del Governo degli ultimi anni porta a ritenere che le stime sulla crescita siano state complessivamente equilibrate e non caratterizzate da un sistematico ottimismo. Nel secondo capitolo del Rapporto, dopo un’analisi dei risultati di finanza pubblica del 2021 e un confronto con le previsioni ufficiali per tale anno, si esaminano gli andamenti delle grandezze di finanza pubblica contenuti nei quadri tendenziale e programmatico del DEF, approfondendo in particolare, rispetto all’audizione, la distribuzione delle risorse messe a disposizione dal programma Next Generation EU (NGEU), nonché l’evoluzione programmatica del debito pubblico e la sua sostenibilità nel breve e nel medio periodo anche in relazione a differenti scenari. Il Rapporto riserva un focus sull’impatto macroeconomico del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) I risultati della simulazione appaiono allineati alle stime ufficiali, presentate nel Programma nazionale di riforma (PNR) 2022, nei primi tre anni dell’orizzonte di simulazione, mentre nel successivo triennio gli effetti espansivi tendono a essere più moderati.
ISTAT
Cittadini e lavoro a distanza nella PA durante la pandemia – maggio 2020/gennaio 2022
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Nel periodo compreso fra maggio 2020 e gennaio 2022 il 40,1% dei cittadini di 18 anni e più si è rivolto ad almeno un ufficio della Pubblica Amministrazione. Il 37,7% dei cittadini si è rivolto alla Pubblica Amministrazione esclusivamente attraverso uno sportello fisico, il 30,8% solo attraverso lo sportello on line. L’86,9% dei cittadini che hanno usufruito dei servizi della PA ha espresso almeno una volta molta o abbastanza soddisfazione. Tre cittadini su quattro considerano positivo l’impatto che la diffusione del lavoro a distanza negli uffici pubblici ha avuto sull’ambiente e sulla vivibilità delle città.
ISTAT
IPCA al netto degli energetici importati
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
L’Istat comunica, per gli anni 2018-2021, gli scostamenti tra realizzazione e previsione dell’inflazione misurata dall’indice IPCA al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, nonché la previsione dell’indicatore per gli anni 2022-2025. La presente previsione tiene conto dei cambiamenti metodologici introdotti relativi alla scelta dell’indicatore di riferimento da utilizzare per i prezzi dei beni energetici importati. Nell’aggiornamento della nota metodologica si evidenzia come, nell’attuale fase di crescita esponenziale dei prezzi dei beni energetici, la stima della elasticità di risposta dei prezzi al consumo dei prodotti energetici presenti significative difficoltà di interpretazione utilizzando sia il vecchio sia il nuovo indicatore di riferimento. Le attuali previsioni hanno quindi mantenuto l’approccio originario della stima della elasticità e dei pesi ma si sottolinea la necessità di un ulteriore confronto con le parti sociali per una revisione concordata della metodologia.
INPS
Assegno Nucleo Familiare: livelli reddituali luglio 2022 - giugno 2023
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
L’INPS, con la circolare 30 maggio 2022, n. 65, comunica i nuovi livelli reddituali per il periodo 1° luglio 2022
- 30 giugno 2023, validi ai fini della corresponsione dell'Assegno per il Nucleo Familiare (ANF). I livelli di reddito familiare per il pagamento dell’ANF sono rivalutati annualmente, con effetto dal 1° luglio di ogni anno, in misura pari alla variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. La variazione percentuale calcolata dall’ISTAT tra il 2021 e il 2020 è risultata pari a + 1,9 per cento. In attuazione di quanto previsto dal decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, che ha istituito l’Assegno unico e universale per i figli a carico, valido dal 1° marzo 2022, abrogando dalla stessa data l’ANF per i nuclei con figli e orfanili, i nuovi livelli di reddito familiare riguardano esclusivamente i nuclei con familiari diversi da quelli con figli e orfanili e, quindi, composti da coniugi, fratelli, sorelle e nipoti. Le tabelle con i nuovi livelli reddituali e i corrispondenti importi mensili della prestazione da applicare alle diverse tipologie di nuclei familiari sono allegati alla circolare.
ISTAT
Conti economici trimestrali – I trimestre 2022
Segnalazione da U.O. Studi e analisi compatibilità
Nel primo trimestre del 2022 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 6,2% nei confronti del primo trimestre del 2021. La crescita congiunturale del Pil diffusa il 29 aprile 2022 era stata del -0.2% mentre quella tendenziale era stata del +5.8%. La revisione congiunturale di 0,3 punti percentuali, benché di rilievo, non rappresenta una eccezione assoluta in questo periodo ancora influenzato dalla pandemia, visto che nel primo trimestre del 2021 la revisione al rialzo era stata di 0,5 punti. La crescita acquisita per il 2022 è pari al 2,6%. Rispetto al trimestre precedente, e per i principali aggregati della domanda interna, si rileva una diminuzione dello 0,6% dei consumi finali nazionali, a fronte di un aumento del 3,9% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, del 4,3% e del 3,5%.
Osservatorio Internazionale
OCSE
Taxing Wages 2022. Impact of COVID-19 on the Tax Wedge in OECD Countries
Segnalazione da Direzione Contrattazione 1
La pubblicazione dell’OCSE intitolata “Taxing Wages 2022. Impact of COVID-19 on the Tax Wedge in OECD Countries”; fornisce una dettagliata analisi riguardo l’incidenza della pressione fiscale e contributiva sul costo del lavoro nei paesi OCSE, esaminando, inoltre, come il prelievo fiscale e contributivo influisca sui redditi delle famiglie. I risultati ottenuti da tale studio consentono di confrontare i livelli del costo del lavoro e della pressione fiscale e previdenziale sostenuta sia dai singoli individui, sia dai nuclei familiari. Dalla pubblicazione emerge come il cuneo fiscale – inteso come la differenza tra il costo per il datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal dipendente – abbia un peso profondamente diverso in base alle tipologie di famiglie indagate. L’indagine, infatti, suddivide le famiglie in otto tipologie differenziandole in base al livello di reddito ed alla composizione della famiglia stessa. Per il singolo lavoratore che percepisce un salario medio, il cuneo fiscale OCSE è stato del 34,6% nel 2021, con una diminuzione di 0,06% rispetto al 2020. Per una famiglia tipo con due percettori di reddito e due figli, il cuneo fiscale è diminuito dello 0,36% tra il 2020 ed il 2021 raggiungendo il 28,8%. Ad esempio, nel caso di un lavoratore single italiano con retribuzione media, il cuneo fiscale si attesta sul 45,6% - composto nello specifico per il 15,3% dalle imposte fiscali sui redditi, per il 7,2% dai contributi a carico del lavoratore e per il 24% dai contributi a carico del datore di lavoro. Come spiega il rapporto, il 2021 è stato caratterizzato da una ripresa dell’economia dopo lo shock causato dalla pandemia e questa ha portato nella gran parte dei Paesi ad una riduzione delle misure di sostegno al reddito e delle agevolazioni fiscali anti-crisi introdotte dai Governi. Al tempo stesso sono aumentati i salari medi e di conseguenza la tassazione. Tra i Paesi avanzati nel 2021 il fisco più esoso per quanto riguarda i redditi da lavoro è stato quello del Belgio (cuneo al 52,6%), seguito da Germania (48,1%), Austria (47,8%) e Francia (47%). In Italia, il cuneo fiscale nel 2021 è stato pari al 46,5%, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2020 e pone l’Italia al quinto posto tra i 38 Paesi che aderiscono all’Organizzazione, con un miglioramento di una posizione rispetto alla precedente graduatoria. Complessivamente tra il 2019 ed il 2021 il cuneo fiscale italiano è diminuito di 1,4 punti. Si tratta di una delle riduzioni maggiori riscontrate nell’area OCSE, dove in media il calo rispetto all'ante-Covid è stato di 0,3 punti. Il rapporto si conclude, infine, con un’analisi dell’effetto che il COVID-19 ha avuto sul cuneo fiscale nei paesi dell'OCSE, esaminando l'impatto cumulativo che la pandemia e la crisi finanziaria globale stanno avendo sulla tassazione del lavoro per capirne le tendenze a lungo termine.
European Commission
Spring 2022 Economic Forecast: Russian invasion tests EU economic resilience
Segnalazione da Direzione Contrattazione 1
Prima dello scoppio della guerra, per l'UE si prospettava un'espansione economica solida e prolungata. Tuttavia, con l'invasione russa dell'Ucraina, l'Unione Europea si è trovata di fronte a nuove sfide. A causa delle ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi delle materie prime, delle nuove interruzioni dell'approvvigionamento e dell'aumento dell'incertezza, la guerra sta aggravando gli ostacoli alla crescita già in atto. Infatti, il rapporto della Commissione Europea “Spring 2022 Economic Forecast: Russian invasion tests EU economic resilience”, ha dovuto rivedere al ribasso le prospettive di crescita dell'UE e al rialzo le sue previsioni di inflazione. La crescita del PIL reale sia nell’Unione Europea che nella zona euro è ora prevista al 2.7 % per il 2022 e al 2.3 % per il 2023 (in calo rispetto al 4% e al 2.8% delle previsioni intermedie d’inverno 2022 per gli anni 2022 e 2023). Al contrario, la stima dell’inflazione è stata rivista al rialzo ipotizzando un tasso del 6.1% nel corso dell’anno, ed un decremento al 2.7 % durante il 2023. Per quanto riguarda il focus sull’Italia, la Commissione Europea riporta una crescita del PIL reale pari al 2.4% quest’anno e all’1.9% nel 2023, mentre ha ripreso slancio l’ inflazione arrivando al 6% nel 2022, per poi attestarsi su una media del 2.3% nel 2023. Al contrario, sia il rapporto deficit/PIL che il debito pubblico italiano continueranno a calare. Il deficit italiano, dal 7,2% dell'anno scorso, nel 2022 si attesterà al 5,5% per scendere al 4,3% l'anno successivo. Il debito pubblico, dal 150,8% del 2021 calerà al 147,9% quest'anno e al 146,8% nel 2023. In generale, l’economia italiana dovrebbe tornare ad un percorso di espansione più sostenuto durante il 2023. Infine, il mercato del lavoro a livello europeo dimostra essere solido e resiliente. Nel 2021 l'Unione Europea ha assistito alla creazione di oltre 5,2 milioni posti di lavoro, che hanno attirato quasi 3,5 milioni di persone in più nel mercato del lavoro. Inoltre, il numero di disoccupati è diminuito di quasi 1,8 milioni e alla fine del 2021 i tassi di disoccupazione sono scesi al di sotto dei precedenti minimi storici. Anche per l’Italia il tasso di disoccupazione si mantiene stabile al 9,5%, mentre dovrebbe scendere all'8,9% entro il 2023.
A cura della Direzione Studi, risorse e servizi dell'Aran
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