INFORMATIVA AL PUBBLICO – PILLAR 3
INFORMATIVA AL PUBBLICO – PILLAR 3
31 dicembre 2021
Sommario
1 PREMESSA 3
2 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEI RISCHI 6
3 DISPOSIZIONI DI GOVERNO SOCIETARIO 9
3.1 Politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’organo di amministrazione 9
3.2 Numero complessivo dei componenti degli organi collegiali in carica 10
4 STRUTTURA ORGANIZZATIVA 11
5 AMBITO DI APPLICAZIONE 13
6 FONDI PROPRI 14
6.1 Informazione di natura qualitativa 14
6.2 Informazioni di natura quantitativa 14
7 REQUISITI DI CAPITALE 16
8 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI E RETTIFICHE 19
8.1 Informazioni di natura qualitativa 19
8.2 Informazioni di natura quantitativa 20
9 RISCHIO DI MERCATO 21
10 RISCHIO DI PREZZO 21
11 RISCHIO DI CAMBIO 21
12 RISCHIO OPERATIVO 22
13 RISCHIO DI LIQUIDITÀ 24
14 RISCHIO DI XXXXX DI INTERESSE 27
15 XXXXXXX XXXXXXXXXXXXX 00
16 LEVERAGE RATIO 31
17 INFORMAZIONI PATRIMONIALI 32
18 I FONDI PROPRI ED I COEFFICIENTI DI VIGILANZA 33
18.1 Fondi propri 33
18.2 Adeguatezza patrimoniale 33
18.3 Metriche principali 34
19 POLITICHE DI REMUNERAZIONE 35
20 ATTESTAZIONE DI CONFORMITÀ – DICHIARAZIONE AI SENSI DELL’ART. 435, LETT. E) ED F) DEL REGOLAMENTO UE575/2013
..........................................................................................................................36
1 PREMESSA
La regolamentazione prudenziale applicabile agli intermediari finanziari vigilati da Banca d’Italia si basa sui “tre Pilastri” previsti dalla disciplina di Basilea 2.
Il primo Pilastro introduce un requisito patrimoniale per fronteggiare i rischi tipici dell’attività finanziaria (di credito, dicontroparte, di mercato, di cambio e operativi) proponendo agli intermediari diverse metodologie di calcolo in funzione della loro dimensione, complessità ed altre loro specifiche caratteristiche.
Il secondo Pilastro richiede agli intermediari di dotarsi di una strategia e di un processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica, (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment Process) rimettendo all’Autorità di vigilanza il compito di verificare l’affidabilità e la coerenza dei relativi risultati e di adottare, ove la situazione lo richieda, le opportune misure correttive (SREP – Supervisory Review and Evaluation Process). Il resoconto del processo ICAAP va inviato con cadenza annuale all’Autorità di Xxxxxxxxx.
Il terzo Pilastro introduce obblighi di informativa al pubblico riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo.
Il presente documento è stato predisposto seguendo le indicazioni contenute nella Circolare Banca d’Italia n.288 del15 aprile 2015 e nel C.R.R. 575 del 26 giugno 2013. La tabella che segue riporta una sintesi della collocazione dell’informativa resa al mercato, in conformità con i requisiti regolamentari disciplinati dalla nuova normativa europea, in particolare C.R.R. II Parte Xxxx.
Articolo CRR II | Riferimento Paragrafo Pillar III SF Group al 31.12.2021 |
435 – Informativa su obiettivi e politiche di gestione del rischio | Paragrafo 2 – Obiettivi e politiche di gestione dei rischi |
436 – Informativa sull’ambito di applicazione | Paragrafo 5 – Ambito di applicazione |
437 – Informativa sui fondi propri | Paragrafo 6 – Fondi propri |
437 bis – Informativa in materia di fondi propri e passività ammissibili | N/A Per Gruppo SF |
438 – Informativa sui requisiti di fondi propri e sugli importi delle esposizioni ponderati per il rischio | Paragrafo 7 – Requisiti di capitale Paragrafo 8 – Rischio di credito: informazioni generali e rettifiche |
439 – Informativa sulle esposizioni al rischio di controparte | Paragrafo 8 – Rischio di credito: informazioni generali e rettifiche |
440 – Informativa sulle riserve di capitale anticicliche | Paragrafo 7 – Requisiti di capitale |
441 – Informativa sugli indicatori dell’importanza sistemica a livello mondiale | N/A per Gruppo SF |
442 – Informativa sulle esposizioni al rischio di credito e al rischio di diluizione | Paragrafo 8 – Rischio di credito: informazioni generali e rettifiche |
443 – Informativa sulle attività vincolate e non vincolate | N/A per Gruppo SF |
444 – Informativa sull’uso del metodo standardizzato | Paragrafo 8 – Rischio di credito: informazioni generali e rettifiche |
445 – Informativa sull’esposizione al xxxxxxx xx xxxxxxx | x Xxxxxxxxx 0 – Xxxxxxx xx xxxxxxx |
000 – Informativa sulla gestione del rischio operativo | Paragrafo 12 – Rischio operativo |
447 – Informativa sulle metriche principali | Paragrafo 18 – I Fondi Propri e i Coefficienti di Vigilanza |
448 – Informativa sulle esposizioni al rischio di tasso di interesse su posizioni non detenute nel portafoglio di negoziazione | Paragrafo 14 – Xxxxxxx xx xxxxx xx xxxxxxxxx |
000 – Informativa sulle esposizioni in posizioni verso la cartolarizzazione | N/A per Gruppo SF |
450 – Informativa sulla politica di remunerazione | Paragrafo 19 – Politiche di remunerazione |
451 – Informativa sul coefficiente di leva finanziaria | Paragrafo 16 – Leverage Ratio |
451 bis – Informativa sui requisiti in materia di liquidità | Paragrafo 13 – Rischio di liquidità |
452 – Informativa sull’uso del metodo IRB per il rischio di credito | N/A per Gruppo SF |
453 – Informativa sull’uso di tecniche di attenuazione del rischio di credito | Paragrafo 8 – Rischio di credito: Informazioni generali e rettifiche |
454 – Informativa sull’uso dei metodi avanzati di misurazione per il rischio operativo | Paragrafo 12 – Rischio operativo |
455 – Uso di modelli interni per il rischio di mercato | Paragrafo 9 – Rischio di mercato |
Il grado di dettaglio dell’informativa al pubblico dipende, in applicazione del principio di proporzionalità, dalla complessità organizzativa dell’intermediario e dal tipo di operatività svolta dallo stesso.
2 OBIETTIVI E POLITICHE DI GESTIONE DEI RISCHI
SF First Group ha identificato i rischi ai quali il Gruppo è esposto prendendo in considerazione quelli contenuti nell’elenco di cui all’allegato A della Circolare Banca d’Italia n. 288 del 2015.
Stante il proprio modello di business e gli obiettivi strategici definiti dal Consiglio di Amministrazione, la Società verifica, con cadenza annuale, che il requisito patrimoniale regolamentare calcolato riesca a fronteggiare in modo adeguato i rischi ai quali il Gruppo risulta effettivamente esposto.
Tutto ciò premesso, vengono di seguito esposti i rischi ai quali il Gruppo SF è potenzialmente esposto a:
Rischi di Primo Pilastro:
Rischio di credito;
Rischio operativo, che rappresenta il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni;
Rischi di Secondo Pilastro:
Xxxxxxx di tasso di interesse, che dipende principalmente dagli investimenti sensibili alle variazioni dei tassi di interesse;
Rischi di Secondo Pilastro (non quantificabili):
Rischio di liquidità, che dipende principalmente dal mancato pagamento dei finanziamenti in scadenza e, quindi, dalle risorse disponibili per fronteggiarli;
Rischio strategico, che dipende dall’eventuale flessione degli utili e/o del capitale connessa al mancatoconseguimento dei volumi operativi attesi;
Rischio di reputazione, che dipende dal puntuale rispetto delle disposizioni di legge e di vigilanza con riferimento ai complessi processi aziendali.
Il sistema interno adottato dalla Società per la misurazione dei rischi è costituito dall’insieme dei seguenti processi organizzativi che sono dedicati:
a) alla misurazione dei rischi previsti nel cosiddetto “primo pilastro” (rischi di
credito e operativo). Tale misurazione, che è diretta a quantificare ciascuno dei già menzionati rischi (ossia i relativi capitali interni), si basa sul metodo standardizzato per il rischio di credito e sul metodo di calcolo dell’indicatore rilevante per il rischio operativo, disciplinati dalle disposizioni di vigilanza;
b) alla misurazione dei rischi quantificabili previsti nel cosiddetto “secondo pilastro” (rischio di tasso di interesse). Tale misurazione che è diretta a quantificare ciascuno dei già menzionati rischi, si basa sulla seguente metodologia:
i. per il rischio di tasso di interesse è stato utilizzato il metodo semplificato contemplato nelle disposizioni di Vigilanza vigenti in materia che prevede, in particolare, la stima del capitale interno attraverso il calcolo dell’esposizione al rischio delle attività e delle passività finanziarie (per cassa e “fuori bilancio”) suddiviseper scaglioni temporali (e per valute di denominazione) in base alle rispettive durate residue per data di scadenza del capitale, se a tasso fisso, e per data di riprezzamento del tasso di interesse, se a tasso indicizzato;
c) alla valutazione dei rischi non quantificabili previsti nel cosiddetto “secondo pilastro” (rischio di liquidità, di reputazione, strategico, etc.). Considerata l’impossibilità di quantificare detti rischi, tale valutazione, in termini di rischio organizzativo, si basa su metodologie definite internamente dalla Società. In particolare:
i. rischio di liquidità: il monitoraggio di tale rischio è effettuato attraverso la ripartizione di attività e passivitàfinanziarie per vita residua nelle diverse fasce temporali. Attraverso tale strumento è possibile evidenziare eventuali sbilanci tra attività e passività delle diverse fasce temporali.
ii. con riferimento agli altri rischi non quantificabili, la Società si è dotata di un efficiente sistema dei controlliinterni con l’istituzione delle funzioni di controlli di conformità e di gestione del rischio ed ha adottato un approccio di minimizzazione del rischio e di conformità operativa che caratterizza la struttura aziendale dell’intero Gruppo.
Il sistema interno adottato dalla Società per l’autovalutazione dell’adeguatezza patrimoniale è diretto alla misurazione della capacità dei fondi propri di fronteggiare
in maniera adeguata i rischi di primo e di secondo pilastro quantificabili (capitale interno complessivo). Tale sistema consente di:
misurare il capitale interno complessivo, che corrisponde all’importo dei fondi propri al 31.12.2021;
effettuare un’autovalutazione della propria adeguatezza patrimoniale. Tale valutazione si basa sul confronto tra il capitale complessivo determinato alla fine dell’esercizio di riferimento e, dall’altro, l’insieme di tutti i rischi rilevanti (capitale interno complessivo) misurati alle medesime date. Al riguardo, la quantificazione di questo capitale impiega un algoritmo di aggregazione dei vari capitali interni dei rischi del tipo “building block”, il quale consiste nel sommare ai capitali interni dei rischi di primo pilastro i capitali interni relativi agli altri rischidi secondo pilastro per i quali si dispone di metodologie di misurazione quantitativa. Questo approccio è semplificato ma prudenziale, in quanto ipotizza una perfetta correlazione positiva tra i rischi e trascura, quindi, gli eventuali benefici derivanti dalla diversificazione dei rischi stessi. I rischi per i quali si dispone esclusivamente di metodi valutativi di tipo qualitativo che non permettono di pervenire ad una misura di capitale interno (rischio di reputazione e rischio di liquidità) non concorrono alla determinazione del capitale interno complessivo, ma della loro valutazione qualitativa si tiene comunque conto per esprimere il giudizio complessivo sull’adeguatezza patrimoniale.
Pertanto, una volta determinato il capitale interno complessivo, la Società provvede alla valutazione della propria adeguatezza patrimoniale.
3 DISPOSIZIONI DI GOVERNO SOCIETARIO
Ruolo fondamentale nell’ambito della gestione e del controllo dei rischi è attribuito agli organi aziendali, ciascuno secondo le rispettive competenze:
all’Organo con funzione di supervisione strategica (Consiglio di Amministrazione) sono attribuite funzioni di indirizzo della gestione dell’impresa, mediante, tra l’altro, esame e delibera in ordine ai piani industriali o finanziari ovvero alle operazioni strategiche;
all’Organo con funzione di gestione (Amministratore Delegato) spettano compiti di gestione corrente, intesa come attuazione degli indirizzi deliberati nell’esercizio della funzione di supervisione strategica;
all’Organo con funzione di controllo (Collegio Sindacale), oltre alla generale attività di vigilanza sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili, è attribuita la responsabilità di vigilare sulla funzionalità del complessivo sistema dei controlli interni, sull’adeguatezza del sistema di gestione e controllo dei rischi nonché sull’adeguatezza e la rispondenza del processo di determinazione del capitale interno ai requisiti stabiliti dalla normativa.
3.1 Politica di ingaggio per la selezione dei membri dell’organo di amministrazione
Ai sensi dell’art. 15 dello Statuto, la Società è amministrata da un Consiglio di Amministrazione, composto da un minimo di 3 ad un massimo di 5 componenti; questi devono possedere i requisiti di professionalità, onorabilità e indipendenza prescritti dal relativo regolamento del Ministero dell’Economia e delle Finanze; durano in carica tre esercizi e scadono alla data dell’Assemblea generale convocata per l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio della loro carica e sono rieleggibili.
Fermo restando il rispetto dei requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza, nonché gli ulteriori prescritti dalla normativa vigente, i componenti il Consiglio di Amministrazione sono dotati di competenze distintive e specialistiche su determinate materie, al fine di assicurare l’efficace svolgimento dei compiti loro assegnati.
Per l’efficace ed efficiente svolgimento delle proprie funzioni, i componenti del Consiglio di Amministrazione:
sono pienamente consapevoli dei poteri e degli obblighi inerenti le funzioni che sono chiamati a svolgere; sono dotati di professionalità adeguate al ruolo da ricoprire;
sono in possesso di competenze diffuse ed opportunamente diversificate, in modo da consentire che ciascuno dei componenti possa effettivamente contribuire a individuare e perseguire idonee strategie e adassicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree del Gruppo.
3.2 Numero complessivo dei componenti degli organi collegiali in carica
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo è composto, al 31.12.2021, da n.3 Consiglieri nominati secondo quanto previsto dall’art.15 dello Statuto. Il Consiglio di Amministrazione dura in carica per il periodo stabilito dalla loro nomina e si riunisce secondole necessità delle materie da trattare.
Alla data del 31.12.2021 il Consiglio di Amministrazione è composto da n.3 componenti; di seguito il dettaglio:
N | Nominativo | Carica |
1 | Xxxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxxxx | Presidente |
2 | Xxxxx Xxxxxxxxx Xxxxxx | Amministratore Delegato |
3 | Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxxxx | Consigliere |
I membri del Consiglio di Amministrazione possiedono i requisiti di professionalità, onorabilità ed indipendenza previsti dalle vigenti normative vigenti (Cfr.art.26 del TUB e Decreto MEF n. 169/2020).
Il Collegio Sindacale è composto da n.3 membri effettivi. Di seguito se ne riporta la composizione:
N | Nominativo | Carica |
1 | Xxxxxxxx Xxxxxxx Xxxxx | Presidente |
2 | Xxxxxxxx Xxxxx | Xxxxxxx Effettivo |
3 | Xxxxxxxx Xxxxxxx | Xxxxxxx Effettivo |
4 STRUTTURA ORGANIZZATIVA
In relazione a quanto previsto dalle Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari contenute nella Circolare della Banca d’Italia n. 288 del 3 aprile 2015, la Società si sta dotando di una struttura organizzativa ed un sistema di controllo interno che si articolerà su tre livelli:
controlli di primo livello che sono i controlli di linea, interni al business, diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni nell’ambito dei processi;
controlli di secondo livello o (controlli sulla gestione dei rischi) hanno l’obiettivo di concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, di verificare il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e presidiare il rispetto della conformità alle norme. Sono affidati a strutture diverse da quelle produttive e sono riconducibili a:
controlli sulla gestione dei rischi (risk management);
controlli di conformità alle norme interne ed esterne (compliance);
controlli di verifica del rispetto della normativa in tema di contrasto al riciclaggio e al terrorismo (antiriciclaggio).
controlli di terzo livello, infine sono volti a individuare andamenti anomali, violazioni delle procedure e della regolamentazione nonché a valutare la funzionalità del complessivo Sistema dei Controlli Interni. Sono specificatamente di competenza dell’Internal Audit.
La Società in considerazione delle dimensioni aziendali e conformemente a quanto previsto dalle istruzioni di vigilanza (Titolo III – Organizzazione amministrativa e contabile e controlli interni Capitolo 1 – Organizzazione amministrativa e contabile e controlli interni Sezione V – Esternalizzazione di funzioni aziendali e distribuzione di prodotti e servizi delle Disposizioni di vigilanza per gli intermediari finanziari – Circolare n. 288 del 3 aprile 2015) ha approvato in data 11 novembre 2021 l’Organigramma della Società, istituendo le Funzioni di controllo di II e III livello. Al riguardo si precisa che:
le funzioni di controllo di II livello (Risk Management, Compliance e Antiriciclaggio) sono state esternalizzate alla Società Deloitte Risk Advisory S.r.l., così come comunica in Banca d’Italia in data 16.12.2021;
le attività di produzione e invio delle segnalazioni di vigilanza alla Società Metoda Finance.
I controlli di terzo livello sono attribuiti alla Funzione Internal Audit, la quale:
valuta l’adeguatezza e la funzionalità del Sistema di Controllo Interno nel suo complesso;
valuta la capacità dell’azienda e delle aree di business di raggiungere gli obiettivi fissati con efficacia ed efficienza;
valuta l’affidabilità, la sicurezza e la funzionalità dei sistemi informativi utilizzati, nonché la coerenza delle stesse con le leggi e i regolamenti;
assicura una tempestiva e sistematica informativa in merito alle anomalie riscontrate ed ai controlli effettuati riportando agli Organi Societari della Società.
La Società sta valutando l’esternalizzazione della Funzione ad una società terza, dotata delle competenze e professionalità adeguate a ricoprire tale funzione.
5 AMBITO DI APPLICAZIONE
A SF First Group S.r.l., Capogruppo del Gruppo finanziario SF First Group, si applicano gli obblighi di informativa al pubblico. Il Gruppo finanziario, al 31.12.2021, risulta composto da:
SF First Group S.r.l. – Società Capogruppo;
Istituto finanziario Europeo S.p.A. – Intermediario finanziario ex art. 106 TUB, controllato al 100% dalla Capogruppo;
Aliprestito S.p.A. – Agente in attività finanziaria che ha per oggetto sociale lo svolgimento nei confronti del pubblico delle attività indicate nell’art.128- quater del D.lgs. 1° settembre 1993, n. 385, controllato al 51% dalla Capogruppo.
Dette società consolidano integralmente sia ai fini di vigilanza prudenziale che di bilancio. Quanto riportato nel presente documento di “Informativa al Pubblico” è riferito al 31.12.2021.
6 FONDI PROPRI
6.1 Informazione di natura qualitativa
La gestione del patrimonio è costituita dall’insieme delle politiche e delle scelte necessarie affinché, attraverso la combinazione ottimale dei diversi strumenti di capitale, sia raggiunto un livello ed una composizione dei Fondi Propri tale da assicurare che gli indici di patrimonializzazione del Gruppo rispettino i requisiti di vigilanza e siano coerenti con il profilo di rischio assunto e con gli obiettivi di crescita definiti dal piano industriale.
Il rispetto dell’adeguatezza patrimoniale di Gruppo viene pertanto conseguito da un lato tramite il rafforzamento patrimoniale, dall’altro tramite una limitazione dei fabbisogni attuata attraverso opportune politiche di controllo e contenimento dei rischi.
La verifica dell’adeguatezza patrimoniale in relazione ai requisiti di vigilanza, agli obiettivi fissati nel piano strategico è assicurata dal sistema di controllo e monitoraggio dei rischi.
La composizione del patrimonio risulta coerente con quella dei Fondi Propri definita ai fini normativi.
Il capitale di classe 1 (Tier 1) è costituito da:
capitale sociale;
riserve;
risultato di esercizio.
6.2 Informazioni di natura quantitativa
Elementi patrimoniali | 31/12/2021 |
Capitale versato | 1.000.000 |
Riserve | 8.362.702 |
Strumenti innovativi di capitale | |
Utile/perdite del periodo | (2.756.883) |
Filtri prudenziali positivi del patrimonio di base | |
Da tali elementi vanno dedotti: | |
Azioni o quote di propria emissione in portafoglio | |
Avviamento | |
Altre immobilizzazioni immateriali | (480) |
Perdite registrate in esercizi precedenti e in quello in corso | |
Rettifiche di valore calcolate sul portafoglio di negoziazione | |
Filtri prudenziali negativi del patrimonio di base | (461.462) |
Attività dedotte dal patrimonio di vigilanza | |
TOTALE PATRIMONIO DI BASE | 6.143.877 |
TOTALE PATRIMONIO DI VIGILANZA | 6.143.877 |
7 REQUISITI DI CAPITALE
La Società ha strutturato al proprio interno un processo atto a valutare la propria adeguatezza patrimoniale a frontedei rischi che la stessa si assume durante il corso della normale attività. Il processo ha il duplice scopo di:
valutare gestionalmente nel continuo l’adeguatezza patrimoniale rispetto ai rischi assunti e a quelli assumibili;
fornire annualmente alla Vigilanza un documento esplicativo e riepilogativo dei rischi assunti, del patrimonio a copertura degli stessi, nonché della struttura organizzativa a presidio.
La Società, tenendo conto delle proprie caratteristiche organizzative e del principio di proporzionalità, ha individuato organi e funzioni alle quali compete la responsabilità dei vari elementi costitutivi del processo di valutazione di adeguatezza patrimoniale. In particolare, il Consiglio di Amministrazione, cui compete la funzione di supervisione strategica, è responsabile, infatti, della definizione, approvazione e revisione degli orientamenti strategici e delle linee guida di gestione dei rischi, nonché degli indirizzi per la loro applicazione e supervisione.
L’Amministratore Delegato, Organo con Funzione di gestione, è responsabile dell’attuazione degli orientamenti strategici e delle linee guida designati dal Consiglio di Amministrazione cui riporta direttamente in proposito. In tale ambito, predispone le misure necessarie ad assicurare l’istituzione, il mantenimento ed il corretto funzionamentodi un efficace sistema di gestione e controllo dei rischi.
Al Collegio Sindacale è affidata la vigilanza sull’adeguatezza e la rispondenza dell’intero processo di valutazione di adeguatezza patrimoniale e del sistema di gestione e controllo dei rischi ai requisiti stabiliti dalla normativa.
Il processo di mappatura dei rischi, ossia l’identificazione dei rischi rilevanti applicabili, tiene conto:
d) del contesto normativo di riferimento;
e) dell’operatività del Gruppo in termini di prodotti e mercati di riferimento;
f) degli obiettivi strategici, definiti dal Consiglio di Amministrazione, utili per individuare gli eventuali rischi prospettici.
Ai fini dell’esecuzione di tali compiti, l’Amministratore Delegato si è avvalso della
collaborazione delle funzioni aziendali, anche della controllata, attraverso interviste dirette ai responsabili o tramite l’attivazione di tavoli di lavoro dedicati.
In particolare, sono state mappate le tipologie di rischio cui la Capogruppo e la sua controllata sono esposte, attività necessaria all’identificazione di quelli verso i quali devono essere posti in essere adeguati presidi patrimoniali e/o organizzativi, nonché definite le connesse priorità di intervento.
Il risultato dell’attività è costituito dall’elencazione dei rischi che impattano sull’operatività aziendale e delle relative fonti, in considerazione di tutti i rischi contenuti nell’elenco di cui all’allegato A, Titolo IV, capitolo 14, sezione III della Circolare Banca d’Italia n.288 del 3 Aprile 2015.
La Capogruppo ha inoltre determinato, secondo le metodologie definite dal Consiglio di Amministrazione ai fini regolamentari, il capitale interno attuale per i rischi definiti nel Primo Pilastro della nuova disciplina prudenziale:
1. Rischio di credito e di controparte;
2. Rischio operativo.
Con gli strumenti ed i dati disponibili e sulla base delle metodologie adottate dal Consiglio di Amministrazione, tenuto conto delle indicazioni fornite dalla Circolare 288 del 2015, la Società ha provveduto alla quantificazione del capitale interno attuale anche a fronte degli altri rischi misurabili (ossia di quelli diversi da quelli contemplati dal I Pilastro): il rischio di tasso di interesse sul portafoglio (principali rischi da sottoporre a quantificazione secondo le disposizioni normative).
Al fine di determinare le misure di capitale interno prospettico per ciascuno dei rischi misurabili, sono state utilizzate le ipotesi di base in funzione delle informazioni derivanti dal processo di budget e di pianificazione strategica, reperendo i dati ed approntando gli strumenti da utilizzare.
Determinazione del capitale interno complessivo
La determinazione del capitale interno complessivo è effettuata aggregando i requisiti patrimoniali dei rischi di I Pilastro con i capitali interni dei rischi di II Pilastro, misurati nella fase precedente, secondo un approccio “building block” semplificato, coerentemente con quanto indicato da normativa. L’approccio “building block” consiste nella somma algebrica dei singoli capitali interni per addivenire al capitale
interno complessivo.
Determinazione del capitale complessivo e riconciliazione con i Fondi Propri
La Società ha determinato il capitale complessivo in ottica attuale e prospettica individuando gli elementi patrimoniali che ritiene più appropriati per la copertura del capitale interno complessivo.
A tale proposito, tenuto conto anche delle specificità normative ed operative i fondi propri costituiscono l’aggregato principale di riferimento in quanto oltre a rappresentare un archetipo dettato da prassi consolidate e condivise, agevola la dialettica con l’Organo di Vigilanza relativamente a tale processo.
La Società effettua il raffronto fra il capitale interno ed il capitale interno complessivo e, in caso di scostamenti:
identifica le azioni correttive da intraprendere;
stima gli oneri connessi con il reperimento di eventuali risorse patrimoniali aggiuntive rispetto a quelle correnti o a quelle già pianificate;
informa il Consiglio di Amministrazione sugli scostamenti, relazionandolo in merito alle possibili soluzioni.
Infine, si procede alla riconciliazione del capitale complessivo con i Fondi Propri. L’obiettivo è verificare la copertura del fabbisogno di capitale interno complessivo con il capitale complessivo disponibile, riconciliato con i Fondi propri, sia in ottica attuale che prospettica.
Qualora si rilevi un fabbisogno di capitale interno eccedente il capitale complessivo disponibile gli organi aziendali vengono tempestivamente informati per l’assunzione delle conseguenti iniziative.
In caso di inadeguatezza, il Consiglio di Amministrazione stabilisce le azioni da intraprendere per riportare i rischi a livelli regolamentari.
8 RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI E RETTIFICHE
8.1 Informazioni di natura qualitativa
Il rischio di credito è definito come la possibilità di incorrere in perdite causate dall’inadempienza o insolvenza della controparte; in senso più ampio, è inteso come il rischio che, a fronte di un deterioramento inatteso del merito creditizio della controparte, il valore della posizione creditoria venga eroso. Con riferimento all’entità della variazione, il rischio di credito può essere scomposto in:
rischio di default, ovvero il rischio che la controparte di una transazione avente ad oggetto determinati strumentifinanziari, non sia in grado di far fronte alle proprie obbligazioni e risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa;
rischio di spread/mitigazione, ovvero il rischio di variazione del merito creditizio della controparte che determina un effetto sul valore di mercato della posizione creditoria;
rischio di recupero (totale o parziale), ovvero il rischio che il tasso di recupero effettivamente registrato al termine della liquidazione delle attività di una controparte divenuta insolvente risulti inferiore a quanto originariamente stimato dall’intermediario.
Il Gruppo presenta un modello di business incentrato principalmente nel settore dei prestiti contro cessione del quinto dello stipendio e della pensione, avvalendosi di una rete distributiva composta da agenti monomandatarie mediatori creditizi.
La Società ha una propensione ad erogare credito ai comparti di clientela meno rischiosi (dipendenti pubblici – statali e pensionati), in ottica di garantire un elevato livello di qualità del credito ed uno sviluppo sostenibile del business, senza tuttavia tralasciare la possibilità di erogare finanziamenti anche a dipendenti privati, seppur in misuraridotta.
L’operatività della Controllata prevede che, una volta perfezionata la pratica, i crediti vengano ceduti pro-soluto a controparti con le quali ha sottoscritto appositi accordi di cessione. Tale modalità operativa consente di trasferire al cessionario il rischio di insolvenza dei clienti e contestualmente di acquisire liquidità per ripagare le proprie
fonti di finanziamento ovvero finanziare nuove erogazioni.
8.2 Informazioni di natura quantitativa
Ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito, il Gruppo utilizza il metodo standardizzato, che comporta il calcolo del valore delle esposizioni ponderate per il rischio partendo dal valore di bilancio di ciascuna attività di rischio secondo le regole previste dal CRR (Regolamento (UE) n. 575/2013 “Capital Requirements Regulation”).
Il requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito si basa sull’ipotesi che il portafoglio creditizio sia costituito da un numero molto elevato di esposizioni, ciascuna delle quali di importo scarsamente significativo.
9 RISCHIO DI MERCATO
Il rischio di mercato è definito come il rischio che il valore di uno strumento finanziario o di un portafoglio di strumentifinanziari (posizioni on e off balance) sia influenzato negativamente dai movimenti del patrimonio netto e da variazioniinattese delle condizioni di mercato relative ai tassi di interesse, tassi di cambio e dei prezzi dei corsi azionari, delle merci e dei fattori di rischio specifici riconducibili alla situazione dell’emittente. Il rischio di mercato identifica, pertanto, l’esposizione connessa alla variabilità del valore corrente di mercato di un portafoglio finanziario ed è connesso al solo portafoglio di negoziazione.
Ad oggi il Gruppo non risulta esposta al rischio di mercato e non dispone di un portafoglio di negoziazione.
10 RISCHIO DI PREZZO
Il Gruppo non risulta esposto al rischio di prezzo.
11 RISCHIO DI CAMBIO
Il Gruppo non risulta esposto al rischio di prezzo.
12 RISCHIO OPERATIVO
Il rischio operativo si configura come il rischio di subire perdite economiche o danni patrimoniali derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane, sistemi informativi o eventi esogeni. Le operazioni potenzialmente esposte a tale rischio possono essere individuate in errori umani, frodi, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi naturali.
Nello specifico, i rischi operativi si configurano principalmente nelle seguenti sottocategorie di rischio:
rischio frode, perdite dovute all’attività non autorizzata, frode, appropriazione indebita o violazione di leggi, regolamenti e direttive aziendali che coinvolgano soggetti interni o esterni alla Società;
rischio legale, ossia il rischio di subire perdite a seguito di violazioni di leggi, regolamenti, da responsabilità contrattuale o extra contrattuale ovvero da altre controversie;
rischio di compliance, ossia il rischio di perdite derivanti da violazioni di leggi, regolamenti, policy interne, procedure o standard etici, o dalla mancata conformità agli stessi;
rischio informatico o tecnologico (ICT), ossia il rischio di incorrere in perdite economiche, di reputazione edi quote di mercato in relazione all’utilizzo di tecnologia dell’informazione e della comunicazione (Information and Communication Technology – ICT);
rischio di esternalizzazione (outsourcing), ossia il rischio legato alla scelta di esternalizzare a terzi fornitorilo svolgimento di una o più attività aziendale;
rischio connesso con l’introduzione di nuovi business/iniziative, prodotti, processi e sistemi rilevanti, ossia il rischio di perdite derivanti da errate decisioni relative ai piani di business e alle strategie dell’intermediario.
A differenza degli altri rischi di Xxxxx Xxxxxxxx per i quali l’intermediario sceglie in maniera consapevole di assumere posizioni finanziarie che le consentano di raggiungere un determinato profilo di rischio/rendimento desiderato, i rischioperativi sono assunti implicitamente nel momento stesso in cui si decide di intraprendere un’attività. Inoltre, i rischi operativi sono considerati rischi puri, ovvero non danno
luogo a rendimenti positivi o negativi ma solo a possibili perdite. Il Gruppo nella quantificazione del rischio operativo adotta il “metodo base” previsto dalla normativa di vigilanza applicando un coefficiente del 15% alla media triennale dell’”indicatore rilevante”.
13 RISCHIO DI LIQUIDITÀ
Il rischio di liquidità rappresenta il rischio di non essere in grado di fare fronte ai propri impegni di pagamento per l’incapacità sia di reperire fondi sul mercato, sia di smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk) a causa del fenomeno della trasformazione delle scadenze.
L’esame della liquidità è volto a verificare l’equilibrio dei flussi di cassa attesi in un arco temporale annuale, attraverso la contrapposizione delle attività e delle passività con scadenze all’interno di fasce temporali che vanno da quella a vista a quella a dodici mesi.
Il processo su cui si fonda la gestione del rischio di liquidità della Società, in coerenza con il profilo di rischio e nel rispetto della normativa prudenziale di riferimento che distingue tra:
gestione della liquidità a breve termine: persegue l’obiettivo di assicurare alla Società la capacità di far fronteagli impegni di pagamento quotidiani, previsti ed imprevisti, e di operare con una prudenziale posizione finanziaria netta a breve termine (fino a 12 mesi). Il mantenimento di uno sbilancio sostenibile tra flussi di cassain entrata ed in uscita nel perimetro temporale considerato costituisce una condizione essenziale per la ordinariacontinuità operativa dell’intermediario;
gestione della liquidità strutturale: volta ad assicurare l’equilibrio finanziario della struttura per scadenze sull’orizzonte temporale superiore ai 12 mesi. L’equilibrio finanziario, garantito dal mantenimento di un adeguato rapporto tra passività ed attività a medio-lungo termine, consente di evitare tensioni sulle fonti, attuali e prospettiche, a breve termine.
Il rischio di liquidità si manifesta sotto forma di inadempimento ai propri impegni di pagamento e può essere causatoda:
incapacità di reperire fondi o di far fronte ai propri impegni di pagamento a costi di mercato, ossia sostenendoun elevato costo della provvista (funding liquidity risk);
presenza di limiti allo smobilizzo delle attività o da perdite in conto capitale a seguito dello smobilizzo di queste (market liquidity risk).
Il funding liquidity risk può essere a sua volta analizzato distinguendo tra:
mismatching liquidity risk, consistente nel rischio connesso al differente profilo
temporale delle entrate e delle uscite di cassa determinato dal disallineamento delle scadenze delle attività e delle passività finanziarie di bilancio;
contingency liquidity risk, ossia il rischio che eventi inattesi possano richiedere un ammontare di disponibilità liquide significativamente superiore a quanto precedentemente previsto dall’intermediario.
Un intermediario è qualificabile come liquido se è nelle condizioni di far fronte in maniera efficiente alle proprie obbligazioni di pagamento, ovvero senza pregiudicare l’operatività quotidiana o il mantenimento della solidità finanziaria.
Il rischio di liquidità può essere generato da diversi fattori sia interni, sia esterni alla Società. Le fonti del rischio di liquidità possono, pertanto, essere distinte nelle seguenti macrocategorie:
endogene: rappresentate da eventi negativi specifici della Società (ad es. deterioramento del merito creditizio dell’intermediario e perdita di fiducia da parte dei partner commerciali o da parte del mercato);
esogene: quando l’origine del rischio è riconducibile ad eventi negativi non direttamente controllabili da parte dalla Società (crisi politiche, crisi finanziarie, eventi catastrofici, ecc.) che determinano situazioni di tensione di liquidità sui mercati;
combinazioni delle precedenti.
La misurazione dell’esposizione al rischio di liquidità, operativa e strutturale, si fonda sulla costruzione della maturity ladder ed è predisposta in ottica attuale (statica) e prospettica (dinamica), per cui:
la quantificazione in ottica attuale è effettuata sulla base dei dati di vigilanza/contabili in essere alla data cui fa riferimento la misurazione;
la quantificazione in ottica prospettica è operata attraverso la proiezione degli aggregati rilevanti, coerentementea quanto previsto nel budget/piano strategico aziendale con particolare riferimento alle attività, alle passività e alle poste del patrimonio netto rilevate in bilancio, nonché alle operazioni fuori bilancio
L’esame della liquidità è volto a verificare l’equilibrio dei flussi di cassa attesi in un arco temporale annuale, attraverso la contrapposizione delle attività e delle passività con scadenze all’interno di fasce temporali che vanno da quella a vista a quella nell’arco dei dodici mesi. La Società misura e monitora il rischio di liquidità cui è esposta mediante unmonitoraggio delle principali voci di entrata e di uscita attuali e
previsionali, garantendo l’individuazione puntuale degli sbilanci di cassa per ciascun periodo di osservazione, al fine di effettuare una stima corretta dell’esposizione al rischio di liquidità.
La gestione della liquidità strutturale avviene principalmente attraverso la definizione di un piano di funding e delle scelte in merito agli impieghi da effettuare.
14 RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE
Il rischio di tasso di interesse si configura come il rischio di subire una riduzione di valore del patrimonio o una diminuzione del margine d’interesse, a seguito degli impatti di variazioni avverse dei tassi di interesse sulle poste dell’attivo e del passivo diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza.
Le fonti da cui il rischio di tasso di interesse origina sono individuabili negli eventi avversi che impattano principalmente nei processi del credito, della raccolta e della finanza, essendo il portafoglio bancario costituito prevalentemente da crediti, da titoli (diversi da quelli detenuti per la negoziazione) e dalle varie forme di raccolta.
Nello specifico, il rischio di tasso di interesse si configura principalmente nei seguenti fattori di rischio:
rischio di revisione del tasso, ovvero il rischio legato agli sfasamenti temporali nelle scadenze, per le posizioni a tasso fisso, o nella data di revisione del tasso, per le posizioni a tasso variabile, relativamente alle attività, alle passività e alle poste fuori bilancio della Società. In particolare, il rischio di tasso di interesse da fair value trae origine dalle poste a tasso fisso, mentre il rischio di tasso di interesse da flussi finanziari trae origine dalle poste a tasso variabile;
rischio di variazioni sulla curva dei rendimenti, ovvero il rischio derivante da mutamenti nell’inclinazione e conformazione della curva dei rendimenti (yield curve risk);
rischio di base, ovvero il rischio derivante da un’imperfetta correlazione nell’aggiustamento dei tassi attivi e passivi su strumenti diversi, ma con caratteristiche di revisione del prezzo analoghe. Al variare dei tassi di interesse, queste differenze possono determinare cambiamenti imprevisti nei flussi finanziari e nei differenzialidi rendimento fra attività, passività e posizioni fuori bilancio aventi scadenze o frequenze di revisione del tassoanaloghe;
rischio di opzione, ovvero il rischio legato alla presenza di opzioni nelle attività, passività e strumenti fuori bilancio della Società. Tali opzioni, incluse quelle implicite, conferiscono alle controparti la possibilità di rimborsare anticipatamente il credito o il debito nei confronti dell’intermediario e/o di rivedere le condizioni economiche sui tassi applicati;
rischio di reinvestimento, ovvero il rischio che il rendimento complessivo derivante dal reinvestimento dellecedole sia inferiore a quello iniziale atteso, a causa di un tasso di interesse inferiore a quello previsto.
In considerazione dell’operatività della Società, ai fini del calcolo del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse, la Società utilizza l’approccio standard, che permette di valutare l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi sull’esposizione al rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario.
La metodologia di calcolo si articola nelle fasi di seguito rappresentate:
classificazione delle attività e delle passività in fasce temporali: le attività e passività rientranti nel portafoglio bancario sono classificate in 14 fasce temporali: le attività e le passività a tasso fisso sono classificate in base alla loro vita residua, mentre le attività e le passività a tasso variabile sono ricondotte nellediverse fasce temporali sulla base della data di rinegoziazione del tasso di interesse. per il rimanente importo(componente core) nelle successive 8 fasce temporali in misura proporzionale al numero dei mesi in esse contenuti;
ponderazione delle esposizioni nette all’interno di ciascuna fascia: per ciascuna delle fasce temporali leattività e passività sono compensate, ottenendo così una posizione netta. A ciascuna fascia temporale è associata un’approssimazione della duration modificata che, moltiplicata per uno shock di
+/- 200 basis points,determina un fattore di ponderazione specifico per fascia. L’esposizione netta di ogni fascia è moltiplicata per il relativo fattore di ponderazione;
somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce: le esposizioni ponderate delle diverse fasce sono sommate tra loro ammettendo la compensazione tra le esposizioni positive e negative. L’esposizione netta così ottenuta approssima la variazione del valore attuale delle poste denominate in una certa valuta e nell’eventualità dello shock di tasso ipotizzato.
La quantificazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario consente la determinazione dell’indicatore di rischiosità, ottenuto attraverso il rapporto tra la somma delle esposizioni ponderate delle diverse fasce e il valore dei Fondi Propri. Nell’ipotesi di una variazione dei tassi pari a +/- 200 basis points, la soglia di attenzione regolamentare per l’indicatore di rischiosità
è posta pari al 20%. La Società monitora la soglia in esame con cadenza trimestrale e, in caso di superamento, adotterà dei piani di intervento per garantire il rientro del valore dell’indicatore nei limiti della soglia predefinita.
15 RISCHIO REPUTAZIONALE
Il rischio Reputazionale rappresenta il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della Società da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori o Organo di Vigilanza. La percezione negativa dell’immagine della Società può anche essere indotta dalla diffusione di notizie negative, siano esse vere o false, concernenti le relazioni con altri soggetti o al suo coinvolgimento involontario, come strumento o vittima, in attività illecite compiute dai propri clienti. È necessario, pertanto, garantire adeguati presidi di mitigazione esercitando una vigilanza costante.
Il rischio Reputazionale, data la sua natura, non risulta facilmente quantificabile e per tale ragione il governo dello stesso viene, quindi, assoggettato a un processo di valutazione qualitativa, necessaria al fine di indirizzare le azioni gestionali e le eventuali azioni di mitigazione.
I rischi Reputazionali possono derivare:
dallo svolgimento delle attività aziendali, dalla mancata osservanza delle disposizioni normative, dai rischilegali (rischi operativi);
dalle modalità di definizione e implementazione delle strategie aziendali (rischi strategici) e dall’instaurazionedi rapporti di natura commerciale con controparti soggette a rischio reputazionale (rischi commerciali).
16 LEVERAGE RATIO
Viene inoltre riportato il coefficiente della leva finanziaria. Come si può notare, il Gruppo non risulta essere esposto al rischio di leva finanziaria, ovvero il rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri possa rendere vulnerabile il Gruppo, facendo così nascere la necessità di implementare misure correttive che potrebbero causare ulteriori perdite. Per monitorare tale rischio, la Società utilizza l’indicatore del Leverage Ratio, il quale consiste nel rapporto tra il valore dei fondi propri e il totale delle esposizioni del Gruppo ponderate per il rischio.
Elementi patrimoniali | 31/12/2021 |
Valore dei Fondi Propri (A) | 6.143.877 |
Esposizione complessiva (B) | 4.579.984 |
LEVERAGE RATIO (A/B) | 134,15% |
17 INFORMAZIONI PATRIMONIALI
Il patrimonio del Gruppo è dato dalla somma del capitale sociale, delle riserve e del risultato d’esercizio. Il patrimonio del Gruppo al 31.12.2021 è positivo e risulta pari a complessivi € 6.605.189.
18 I FONDI PROPRI ED I COEFFICIENTI DI VIGILANZA
18.1 Fondi propri
Il capitale primario di classe 1 è pari al 31 dicembre 2021 ad euro 6.143.877 e risulta costituito da:
Capitale sociale per € 1.000.000;
Riserve per € 8.362.702;
Perdita dell’esercizio per € -2.756.883.
Conformemente alla regolamentazione prudenziale, contribuiscono a ridurre il capitale primario di classe 1 i seguenti importi:
detrazioni per attività immateriali per € 480;
imposte differite sulle perdite per € 461.462.
Alla data del 31 dicembre 2021 la Società non detiene strumenti classificabili all’interno del capitale aggiuntivo di classe 1 e del capitale di classe 2.
18.2 Adeguatezza patrimoniale
La Società al 31 dicembre 2021 presenta un Total Capital Ratio del 79,30%.
Totale (31/12/2021) | |
A. Patrimonio di base prima dell'applicazione dei filtri prudenziali | 6.605.819 |
B. Filtri prudenziali del patrimonio base: | |
B.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) | |
B.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) | |
C. Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre (A + B) D. Elementi da dedurre dal patrimonio di base | 6.605.819 (461.942) |
E. Totale patrimonio di base (TIER 1) (C - D) | 6.143.877 |
F. Patrimonio supplementare prima dell'applicazione dei filtri prudenziali | 6.143.877 |
X. Xxxxxx prudenziali del patrimonio supplementare: G.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) G.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) H. Patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre (F + G) I. Elementi da dedurre dal patrimonio supplementare | |
L. Totale patrimonio supplementare (TIER 2) (H - I) |
M. Elementi da dedurre dal totale patrimonio di base e supplementare | |
N. Patrimonio di vigilanza (E + L - M) | 6.143.877 |
18.3 Metriche principali
Nella tabella successiva, sono esposte le principali misure di capitale e di rischio di SF.
Indicatori patrimonio di vigilanza | 31/12/2021 |
Capitale sociale | 1.000.000 |
Riserve | 8.362.702 |
Risultato d’esercizio | (2.756.883) |
Total Equity | 6.605.819 |
Detrazioni per attività immateriali | (480) |
Imposte differite sulle perdite | (461.462) |
Tier 1 Capital (CET 1) | 6.143.877 |
Tier 2 Capital | - |
Total Own Funds (Tier 1 + Tier 2) | 6.143.877 |
Credit Risk requirement | 274.799 |
Operational Risk requirement | 190.054 |
Total requirements | 464.853 |
RWA Risk Weighted Assets (=Total Requirements*16,67) | 7.747.545 |
Common Equity Tier 1 Ratio (CET 1 Ratio) (=CET 1/RWA) | 79,30% |
Total Capital Ratio (TCR Ratio) (=Total Own Funds/RWA) | 79,30% |
Capital surplus/deficit: | |
to comply with 4,5% of CET 1 Ratio | 5.795.237 |
to comply with 6,0% of TCR Ratio | 5.679.024 |
19 POLITICHE DI REMUNERAZIONE
Con riferimento alle Politiche di Remunerazione, si precisa che non sono previste componenti variabili per le remunerazioni degli Organi Sociali. La remunerazione dei Sindaci è stata definita dall’Assemblea in fase di nomina dei singoli componenti ed è in misura fissa.
20 ATTESTAZIONE DI CONFORMITÀ – DICHIARAZIONE AI SENSI DELL’ART. 435, LETT.
E) ED F) DEL REGOLAMENTO UE 575/2013
Il Sottoscritto, Xxxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxxxx, nella qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione di SF First Group S.p.A.
ATTESTA
che, in conformità a quanto previsto dagli Orientamenti EBA 2016/11 sugli obblighi di informativa ai sensi della parte xxxx xxx Xxxxxxxxxxx (XX) x. 000/0000 (XXX) le informazioni fornite ai sensi della citata Parte Xxxx sono state redatte conformemente ai processi di controllo interno concordati a livello di organo di amministrazione;
che le misure di gestione dei rischi adottate dalla Società garantiscono che i sistemi di gestione dei rischi messi in atto siano in linea con il profilo e la strategia della Società medesima.
DICHIARA
Che il profilo di rischio complessivo della Società associato alla strategia aziendale è da ritenersi basso in considerazione dei seguenti principali elementi:
i sistemi di gestione dei rischi messi in atto dalla Società e descritti nel documento “Informativa al Pubblico al 31 dicembre 2021”, risultano adeguati rispetto al profilo ed alla strategia della Società;
alla data di riferimento della suddetta informativa, approvata dal Consiglio di Amministrazione, il profilo di rischio complessivo della Società è coerente con il modello di business e la strategia aziendale;
Roma, 28.04.2022
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione
(Xxxxxxx Xxxxxx Xxxxxx Xxxxxxxx)