Piano formativo nazionale integrato
Piano formativo nazionale integrato
per il settore tessile, abbigliamento e calzaturiero.
Attività di accompagnamento
Manuale
per l’orientamento per i settori
tessile, abbigliamento
e calzaturiero
La realizzazione delle attività di ricerca e i contenuti del Manuale per l’orientamento
sono stati curati dalle organizzazioni tecniche
Consorzio Europaform, Hermeslab, Officine Sviluppo e Ricerca srl.
Consorzio Europaform
Xxxx Xxxxxxxx Xxxxxxxxx, professore a contratto presso le Università di Genova, Bologna e Trento, coordinatore scientifico del progetto e autore dell’introduzione
Xxxxxx Xxxx, esperta nei processi formativi, ricercatrice e coordinatrice del progetto, curatrice del volume e del cd-rom
Xxxxxx Xxxxxxxxx, psicologa del lavoro,
autrice della sezione sui metodi e strumenti per l’orientamento Xxxxxxxx Xxxxxxxxxx, psicologo del lavoro,
supervisore della sezione sui metodi e strumenti per l’orientamento
Xxxxxxxx Xxxxxxxxx, esperto di comunicazione e marketing, autore della filmografia
e curatore degli inserti video della sezione sui metodi e strumenti per l’orientamento
Hermeslab
Xxxxxxxx Xxxxxxxxxxx, economista, esperto dell’economia manifatturiera e sistemi locali, specializzato in analisi della filiera moda, autore dello scenario sul sistema Tac in Italia
Officine Sviluppo e Ricerca srl
Xxxxxxxx Xxxxxxxxx, sociologa, autrice della sezione dedicata ai profili professionali nel settore Tac Xxxxxxxxx Xxxxxxx, sociologo, autore della sezione dedicata ai profili professionali nel settore Tac
Hanno inoltre contribuito alla stesura del Manuale, Xxxxxxxx Xxxxxxxxxxx (Ufficio scolastico regionale della Puglia), Xxxxxxxxx Xx Xxxxxxxxx e Giuseppa Antonaci (Istituto di istruzione se- condaria superiore «Antonietta De Pace» di Lecce) per la ricostruzione dell’evoluzione del- l’istruzione tecnico professionale per il settore Tac.
La presentazione grafica del progetto e la brochure informativa (disponibile nel cd-rom) sono state curate dagli allievi dell’indirizzo Moda e dell’indirizzo Grafico pubblicitario dell’Iiss «Xxxxxxxxxx Xx Xxxx» di Lecce: Xxxx Xxxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxxxxx, Xxxxxxxx Xxxxxxxx, Xxxxx Xxxxxxx, Xxxxx Xxxxx, Xxxxxx Xxxxxxxx, Xxxxxxxx Xxxxx, con la direzione e il coordinamento dei docenti interni Xxxxx Xxxxx Xxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxxx e del docente esperto esterno Xxxxxxxxx Xxxxxxx.
Progetto grafico e realizzazione editoriale del Manuale: Typo srl, Roma. Realizzazione del cd-rom: Officine Sviluppo e Ricerca srl.
Indice
Premessa 9
Introduzione 11
Sezione prima. Informazioni per l’orientamento
1. Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive 23
1.1 Introduzione. L’economia della moda: una storia di successo per l’Italia, p. 23 - 1.2 Uno sguardo d’in- sieme sulla filiera produttiva, p. 25 - 1.3 Il sistema Tac: una “specializzazione” nazionale, p. 27 - 1.4 La geografia del settore Tac, p. 30 - 1.5 Un settore leader nel mondo, p. 36 - 1.6 Il made in Italy: formula per un primato, p. 40 - 1.7 Nuove strategie per competere e nuove opportunità di lavoro, p. 44
2. I profili professionali nel settore Tac 55
2.1 Una prima ricognizione su studi e ricerche, p. 55 - 2.2 I descrittori dei profili professionali, p. 65 -
2.3 Profili professionali e aree di attività in azienda, p. 71 - 2.4 I Repertori regionali di profili professionali: due casi emblematici, p. 86 - 2.5 Figure professionali “a banda larga”: proposte per l’orientamento, p. 92 -
2.6 Conclusioni, p. 99
3. Evoluzione dell’istruzione tecnica e professionale per il settore Tac 103
3.1 Cenni storici sull’evoluzione dell’istruzione tecnica e professionale (fino all’anno 2000), p. 103 - 3.2 Il federalismo e la riforma Moratti (2001-2005), p. 109 - 3.3 I nuovi scenari di riforma (2006-2008), p. 111 -
3.4 La riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore e la costituzione degli istituti tecnici superiori, p. 113 - 3.5 I documenti della Commissione ministeriale per la riorganizzazione degli isti- tuti tecnici e professionali, p. 117 - 3.6. Gli scenari di riforma in atto, p. 119
Sezione seconda. Metodi e strumenti per l’orientamento
1. Introduzione 141
1.1 Approccio metodologico e obiettivi del Manuale, p. 141
2. Schede obiettivo: gli strumenti a supporto degli insegnanti e dei formatori 151
2.1 Articolazione delle schede obiettivo, p. 152
Scheda obiettivo 1.
Conoscere il settore Tac e il territorio 155
Scheda obiettivo 2.
Conoscere se stessi 159
Scheda-obiettivo 3.
Riflettere sulle proprie conoscenze, capacità e caratteristiche
in relazione alle competenze attese dal contesto Tac 167
Scheda-obiettivo 4.
Conoscere le strutture di supporto alla scelta e il sistema di istruzione e formazione 175
Scheda-obiettivo 5.
Sviluppare il potenziale individuale, soprattutto per quanto riguarda
le competenze per un comportamento attivo sul mercato del lavoro 179
Scheda-obiettivo 6.
Sviluppare le capacità decisionali 183
Scheda-obiettivo 7.
Costruire il proprio progetto di sviluppo 187
3. Filmografia per l’orientamento al Tac 193
3.1 Introduzione, p. 193 - 3.2 Selezione di film, p. 195
Fonti bibliografiche 205
a Xxxxxxxx Xxxxxxxxx
Il volume è dedicato all’amico e collega Xxxxxxxx Xxxxxxxxx,
Segretario generale del Cesos e amministratore unico del consorzio Europaform, scomparso prematuramente durante la realizzazione di questo progetto,
al quale ha dedicato energia, passione e intelligenza,
secondo uno stile di lavoro che ne faceva un esempio di serietà professionale.
Prima di dedicarsi all’attività di studio e di ricerca sui temi della formazione, del lavoro e delle relazioni industriali,
Xxxxxxxx ha svolto per molti anni, con altrettanto impegno ed efficacia, un ruolo importante nel sindacato, a livello nazionale.
Amava dire che l’esperienza di operatore e poi di dirigente sindacale
era stata determinante per la sua maturazione e il suo sviluppo professionale e personale, e che per questo continuava a studiarne le forme, l’evoluzione e le prospettive,
generoso di riflessioni e di proposte operative per il continuo miglioramento dell’organizzazione e delle strategie, in sintonia con i cambiamenti socioeconomici e culturali del tempo.
Gli amici e i colleghi che hanno lavorato insieme a lui a questo progetto lo ricordano con stima, gratitudine e affetto.
Premessa
di Flavia Pace
«È il momento di scegliere»: sempre più spesso rispetto al passato ragazze e ragazzi, donne e uomini si trovano davanti a molteplici possibilità di studio, di lavoro, di es- sere. Questo Manuale per l’orientamento per i settori tessile, abbigliamento e calzatu- riero è una delle risorse di informazione e di orientamento a disposizione degli insegnanti e degli operatori della formazione, dell’orientamento e dei servizi per l’impiego, che sono chiamati ad accompagnare le giovani generazioni e le loro fami- glie nei momenti di transizione.
L’iniziativa si colloca in un più ampio contesto di rilancio delle politiche per l’occu- pazione e la competitività nazionale e internazionale del Made in Italy dei settori del tessile, abbigliamento e calzaturiero (Tac) – formalizzato nei due Protocolli d’intesa nazionale del 16 marzo 2005 e dell’8 marzo 2006 – fortemente voluto e promosso dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur, Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica superiore per i rapporti con i sistemi formativi delle Regioni) e dal ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, insieme all’Associazione nazionale calzaturifici italiani (Anci), al Sistema moda Italia (Smi, Federazione Tessile e Moda) e alla Confindustria, con le Federazioni nazionali di ca- tegoria Filtea Cgil, Femca Cisl, Uilta Uil e le loro Confederazioni. Hanno aderito anche xx Xxxxxxx Xxxxxxxx, Xxxxxx Xxxxxxx, Xxxxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxxx e Veneto.
Alla Regione Puglia, in particolare, è stato affidato il compito di realizzare un Ma- nuale per l’orientamento.
Questo volume è l’esito di un complesso processo di lavoro strategico e politico pro- mosso dall’Ufficio scolastico regionale per la Puglia insieme alla Regione Puglia e al Tavolo tecnico regionale per il settore tessile, abbigliamento e calzaturiero, composto da Anci, Smi, Cna, Confartigianato, Confindustria, Camera di commercio della Pro- vincia di Bari, Filtea Cgil, Femca Cisl, Uilta Uil, Politecnico di Bari, Iiss «De Pace» di Lecce, Ipsia «Archimede» di Barletta, Ipsia «Bottazzi» di Casarano.
La realizzazione delle attività di ricerca e i contenuti del manuale sono stati affidati alle organizzazioni tecniche: Consorzio Europaform (ente capofila), Hermeslab, Of- ficine Sviluppo e Ricerca srl, sulla base delle pregresse esperienze maturate e delle ga-
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
ranzie professionali e di conoscenza specialistica nell’ambito dei comparti produttivi interessati. Si è trattato quindi di un percorso di lavoro durato oltre un anno, che ha dato vita a diverse versioni del manuale, presentate e discusse con l’Ufficio scolastico regionale per la Puglia, la Regione Puglia e le parti sociali, fino alla versione contenuta in queste pagine.
I contenuti tecnico-scientifici sono stati arricchiti da un lavoro di grafica realizzato da ragazze e ragazzi dell’Istituto professionale «Antonietta De Pace» di Lecce (indirizzi moda e grafico pubblicitario), grazie a una collaborazione stimolante e incredibil- mente creativa, oltre che espressione di un buon livello tecnico.
Il manuale si articola in due grandi sezioni: la prima ha un taglio essenzialmente in- formativo e divulgativo ed è finalizzata a presentare sotto diversi aspetti la situazione attuale del mercato del lavoro, dei profili professionali e dell’evoluzione dell’istruzione e della formazione. La seconda sezione, interamente dedicata al “fare orientamento”, contiene indicazioni metodologiche, strumenti operativi e suggerimenti pratici rivolti a insegnanti, formatori e operatori di orientamento e dei servizi per l’impiego, per lavorare con giovani e famiglie. Nella versione informatizzata del manuale, disponibile su cd-rom, è possibile anche stampare e personalizzare tutti i materiali.
Introduzione
di Xxxx Xxxxxxxx Xxxxxxxxx
L’orientamento e la formazione nel settore Tac. Alcune suggestioni di policy per gli stakeholders
Questo manuale costituisce una risorsa a disposizione dei sistemi formativi e del la- voro (istruzione scolastica, formazione professionale, strutture di informazione- orientamento e servizi per l’impiego) e dei loro operatori per progettare e realizzare azioni di “orientamento” rivolte ai giovani inseriti nei percorsi di istruzione e for- mazione secondaria o da questi fuoriusciti (dropouts), indipendentemente dal “suc- cesso formativo” conseguito.
Il manuale tenta di coniugare due diversi tipi di esigenze con le quali gli operatori di tali sistemi si trovano quotidianamente a confrontarsi, e che appaiono entrambe le- gittime e cruciali, in particolare nella fase di sviluppo socio-economico che il paese sta attraversando:
■ da un lato, l’esigenza di aiutare i giovani (e anche le loro famiglie, che in particolare in questa fascia di età svolgono ancora spesso un ruolo decisivo nel processo di scelta for- mativa e professionale) a verificare il rapporto tra se stessi (propri interessi, propensioni, esigenze, vincoli, motivazioni, risorse, competenze...) e il settore Tac per come esso è e per come si sta sviluppando (presenza sul territorio, figure professionali, ambienti e con- dizioni di lavoro, condizioni contrattuali, prospettive di sviluppo e di carriera, percorsi professionali, prospettive di sviluppo settoriale e territoriale, immagine sociale...) e ad as- sumere decisioni conseguenti;
■ dall’altro lato, l’esigenza di migliorare la qualità delle informazioni sul settore Tac (ruolo nell’economia nazionale e locale, impatto occupazionale, evoluzione nel tempo e prospet- tive di sviluppo, processi e figure professionali emergenti...) sulle quali giovani e famiglie possono contare nell’ambito di questo processo decisionale: informazioni che appaiono ancora troppo spesso viziate da stereotipi (in genere negativi) legati ad una visione troppo schematica e “non aggiornata” del settore, che fatica a coglierne l’articolazione, la com- plessità, e soprattutto le “tracce di innovazione e sviluppo” che lo configurano anche come
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
un bacino potenziale di funzioni, figure professionali e competenze di particolare interesse proprio per le giovani generazioni (si pensi alle funzioni terziarie e ai contenuti di tecno- logia, di stile e design, di immaterialità delle stesse funzioni “produttive”).
In altre parole, si tratta di fare convivere e di armonizzare due esigenze di natura di- versa, che come sempre un paese si trova a dover tentare di conciliare, poiché è dal- l’equilibrio tra queste che si misura la qualità della convivenza e più in generale la qualità sociale di un paese: l’esigenza di supportare e “strumentare” le persone nei propri processi di crescita e di sviluppo individuale e familiare; e allo stesso tempo l’esigenza di promuovere lo sviluppo economico settoriale e locale.
In questo senso, “promuovere il settore” (aumentando la quantità e migliorando la qualità delle informazioni su di esso a disposizione delle persone; senza nascondere i problemi e le criticità che permangono, ma evidenziando e valorizzando gli aspetti positivi e le potenzialità che si presentano) fa già parte del tentativo, che costituisce a nostro avviso una precipua responsabilità degli stakeholders, di “promuovere una buona società”.
Oltre il manuale: gli altri interventi
per favorire l’orientamento dei giovani al settore Tac
Con questo manuale, gli operatori ai quali è assegnato istituzionalmente il compito di aiutare i giovani e le loro famiglie ad “orientarsi” nel proprio percorso di sviluppo for- mativo e professionale hanno dunque a disposizione uno strumento di lavoro parti- colarmente utile, e adattabile a esigenze diverse che essi incontrano nel proprio percorso di crescita e di sviluppo: migliorare la conoscenza di sé; conoscere le caratteristiche del settore; comprendere e migliorare il proprio processo decisionale per definire la propria collocazione nel contesto locale e più in generale il proprio percorso formativo e pro- fessionale; costruire un proprio progetto in relazione a tale percorso.
Ma sappiamo per esperienza che l’esistenza di un manuale non garantisce che esso venga effettivamente utilizzato come risorsa nei processi di istruzione, formazione e orientamento, e ciò vale anche per questo progetto che riguarda la Puglia.
E sappiamo che anche quando il manuale verrà utilizzato, esso potrà dispiegare tutto il proprio potenziale di impatto soltanto a condizione che la sua adozione quale stru- mento di lavoro da parte degli operatori si accompagni ad una serie di altri interventi che configurano una responsabilità specifica degli stakeholders del sistema regionale, in particolare Regione, Ufficio scolastico regionale e parti sociali.
In altre parole, se si intende assicurare un’effettiva “messa in valore” del manuale (e quindi un return on investment, un ritorno dell’investimento di risorse pubbliche che ne ha consentito la realizzazione), allora è necessario che la Regione, il ministero del-
Introduzione
l’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, l’Ufficio scolastico regionale e infine le parti sociali promuovano e realizzino una serie di azioni che di seguito ci proponiamo di richiamare sinteticamente, allo scopo di favorire una discussione e un confronto su questo tema così cruciale per l’economia e per la società locale.
Così come è necessario che i diversi sistemi di formazione (l’istruzione scolastica, la formazione professionale, l’università) adottino comportamenti innovativi sul piano dell’offerta formativa e delle metodologie didattiche, se intendono potenziare la “va- lenza orientativa” dei propri percorsi.
Le suggestioni che emergono dal lavoro svolto e dallo stesso manuale a tale riguardo (si pensi in particolare alle parti dedicate alla analisi dell’evoluzione e delle prospettive del settore Tac, e all’analisi delle figure professionali tradizionali e di quelle emergenti) sono numerose, e vengono presentate articolate per diverse dimensioni.
LA DIMENSIONE SOCIO-CULTURALE
Abbiamo già richiamato l’esigenza di aumentare quantitativamente e migliorare qua- litativamente “l’immagine sociale” del settore Tac, incidendo sulla rappresentazione spesso schematica e riduttiva che ne hanno giovani e famiglie.
È necessario che il settore possa ritornare ad essere un ambito di lavoro e di sviluppo professionale “appetibile” per i giovani e le loro famiglie, in particolare considerando le potenzialità e le prospettive che riguardano la terziarizzazione delle imprese (si pensi alla crescente importanza di marketing e commercializzazione), la crescente in- formatizzazione e “intellettualizzazione” di alcuni processi produttivi cruciali nella “catena del valore”, l’internazionalizzazione, la crescita delle componenti simboliche e immateriali, la necessaria “managerializzazione” delle imprese, l’esigenza di sistemi per la qualità.
Se si intende operare per recuperare questa immagine, occorre prendere atto del fatto che nella società attuale la maggiore forza e persistenza delle rappresentazioni sociali sui diversi oggetti (in questo caso: su che cosa è il settore Tac e quali sono le sue ca- ratteristiche) è legata all’impatto che i mezzi di comunicazione di massa (in partico- lare il mezzo televisivo, ma non solo) hanno a tale riguardo.
Non vi è qui lo spazio per argomentare questo punto, ma ciò che si intende sostenere è che una strategia che intenda modificare, se pure progressivamente, qualcosa del- l’ordine della rappresentazione diffusa in un determinato territorio e in una specifica popolazione su un determinato oggetto deve prevedere anche interventi sul piano dei diversi tipi di media esistenti.
Sotto questo profilo, la stessa scelta del manuale di utilizzare “elementi” tratti da media diversi intesi come risorse (film, servizi televisivi, filmati su youtube ecc.) è orientata da una considerazione di questo tipo, che tiene conto sia di un criterio di
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
affinità linguistica e di codici con l’universo giovanile, sia di affinità di ambienti di riferimento nei quali e tramite i quali sempre di più tende a “costruirsi” la rappre- sentazione di un oggetto e la condivisione del “valore sociale” che viene ad essi attri- buito. Per questo motivo, appare particolarmente importante che gli stakeholders si pongano (certo, ciascuno con riferimento alle proprie competenze e responsabilità) il problema della “strategia di comunicazione” più complessiva nella quale si inscrive un’azione come quella rappresentata dalla realizzazione di questo manuale.
Il finanziamento di una campagna “promozionale” di “marketing settoriale/sociale” relativa al settore Tac sui media vecchi e nuovi (tv, radio, quotidiani, social networks ecc.) potrebbe costituire a questo riguardo un primo tipo di intervento “contin- gente”. Ma, per le considerazioni appena svolte, occorrerebbe pensare, per il medio- lungo periodo, anche a favorire la produzione di altri tipi di interventi sui media, con particolare attenzione a quello televisivo (filmati, spot, servizi ad hoc, serial, tra- smissioni dedicate).
Occorrerebbe inoltre una riflessione su quali siano, al di fuori dei circuiti istituzionali dell’istruzione/formazione e del lavoro, e al di fuori dei media richiamati, gli eventuali altri importanti “mediatori d’opinione” sul piano territoriale e locale, quali siano i luoghi di aggregazione dei giovani (fisici, come le discoteche, ma anche virtuali: si pensi ai social networks) e le loro logiche di funzionamento, anche al fine di utilizzarli come potenziale risorsa in quell’opera di “ristrutturazione cognitiva” che è importante avviare anche al fine di potenziare l’effetto dell’adozione e dell’utilizzo del manuale. Ciò richiama tra l’altro l’esigenza di integrazione tra settori di intervento diversi della pubblica amministrazione (attività produttive, lavoro, formazione, giovani...), che dovrebbe trovare forme e dispositivi appropriati per potersi realizzare.
Altre iniziative potrebbero poi ulteriormente ampliare l’impatto del lavoro sulla “rap- presentazione” del settore Tac nelle sue dimensioni più stimolanti e attrattive, anche nella prospettiva dei giovani e delle famiglie: si pensi, solo a titolo di esempio, a forme di valorizzazione e diffusione delle best practices locali e di vero e proprio “riconosci- mento delle eccellenze” locali, o non solo locali (anche mediante premi, manifesta- zioni pubbliche ecc.), che potrebbero riferirsi (non insieme, naturalmente) a storie d’impresa, a performance di mercato, a prodotti specifici, a condizioni di lavoro, a professionalità, a formazione...
Ma si pensi anche a forme di workshop itineranti sull’innovazione, diretti certo agli operatori del settore e collocati nelle aree chiave, ma allargati alle università, agli isti- tuti scolastici e alle strutture di formazione professionale locali.
Introduzione
LA DIMENSIONE SOCIO-ISTITUZIONALE «DI SISTEMA»
Se intendiamo (ed è una delle accezioni possibili) il processo di orientamento come un percorso nell’ambito del quale uno o più soggetti (i giovani e le loro famiglie, in questo caso) sviluppano e combinano risorse di tipo diverso (la conoscenza di sé, le informazioni sul contesto lavorativo e istituzionale e sul territorio ecc.) al fine di as- sumere le decisioni connesse ai propri “compiti di sviluppo”, allora appare evidente che la qualità del risultato finale di tale processo non è soltanto condizionata dalla quantità e qualità delle “risorse in ingresso” di cui i soggetti in questione possono disporre (informazioni, condizioni socio-economiche, reti sociali ecc.) e dalla “cor- rettezza metodologica” del loro processo decisionale (evitando stereotipi e pregiudizi, limitando le distorsioni ecc.), ma è anche condizionata dalla quantità e qualità delle “soluzioni in output” che, in esito al processo decisionale, essi si troveranno concre- tamente a disposizione.
In altre parole, l’efficacia di un buon processo di orientamento potrebbe essere limi- tata, o addirittura annullata, dalla mancanza di adeguate scelte possibili (se i percorsi formativi per il Tac non ci fossero, o fossero limitati solo a certi tipi di competenze e qualifiche; se i profili professionali presenti nelle imprese e da questi richiesti fossero soltanto di un certo tipo; se le condizioni contrattuali e di lavoro nelle aziende fossero solo di un certo genere ecc.).
Ora, per definizione, il Manuale per l’orientamento costituisce uno strumento fina- lizzato a migliorare le prime due dimensioni: le risorse in ingresso e il processo deci- sionale. Al fine di un’adeguata “messa in valore” dell’investimento realizzato, quindi, occorre che gli stakeholders assumano come compito prioritario quello di aumentare qualità e qualità del “portafoglio soluzioni” che giovani e famiglie possono avere a disposizione per effettuare le proprie scelte formative e professionali (che, va ricor- dato, diventano quasi sempre anche scelte di vita).
Questo implica una responsabilità specifica per ciascuno dei diversi stakeholders. Alla Regione e alle Province potrebbe competere la destinazione selettiva di risorse finanziarie (anche finalizzando una parte delle risorse ell’Unone europea al riguardo) in direzione dell’ampliamento e della diversificazione delle soluzioni sul piano pro- fessionale e formativo.
Ad esempio, associando tale destinazione selettiva alla definizione di piani di sviluppo del Tac (negoziati tra stakeholders, a livello settoriale e anche territoriale) che siano coerenti con quanto delineato nella parte di manuale dedicata all’evoluzione delle prospettive del settore.
Ancora (ma qui un altro soggetto imprescindibile è il sistema di istruzione scolastica, e quindi il ministero con le sue articolazioni), mettendo in rete università, eventuali centri di ricerca e strutture di istruzione e formazione professionale (nei territori “vo- cati”) per formare figure professionali nelle funzioni “terziarie” e comunque “inno-
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
vative” alle quali appare legato lo sviluppo: in particolare per l’innovazione di prodotto e di processo, per l’ingegneria gestionale, per il marketing e la commercializzazione. In tale ambito, creando le condizioni per l’avvio di una sperimentazione relativa alla formazione di una figura professionale “di secondo livello” come quella dell’agente di sviluppo dei distretti Tac.
Tale rete dovrebbe costituire la base, nell’ambito di un intervento pluriennale, anche per supportare la trasformazione dai corsi Ifts ai poli Its, dedicati alla specializzazione superiore nel settore Tac.
Una misura più “ordinaria” (ma non per questo meno importante) è costituita dalla verifica della struttura e dei contenuti dei curricoli da parte del sistema di istruzione scolastica e di formazione professionale, da realizzare insieme alle imprese (figure, durata, competenze, struttura ecc.).
Ogni scelta selettiva (come quella di destinare risorse prioritariamente in direzione di funzioni, processi e figure legate all’innovazione) implica costi economici, sociali, psicologici, per le imprese e per le persone e le loro famiglie.
Per questo motivo, sarebbe opportuno che a questa iniziativa orientata allo sviluppo fosse associata un’iniziativa orientata al welfare: verificando (eventualmente mediante una ricognizione e un lavoro di ricerca ad hoc, anche comparativa) quali possano es- sere i diversi tipi di misure di politica passiva e attiva del lavoro (informazione, for- mazione, accompagnamento e consulenza, reddito, conciliazione) che possano costituire la “dote” con la quale si affronta la necessaria, inevitabile e non completa- mente programmabile trasformazione del settore in una prospettiva di workfare e di flexicurity. In tale quadro, potrebbe essere affrontata la questione del cost-sharing, cioè della misura e delle modalità con cui i vari stakeholders (ma anche altri soggetti finora non richiamati) possano contribuire a sostenere i costi delle diverse iniziative.
Alle parti sociali potrebbe competere in particolare la progettazione e la realizzazione di interventi formativi nell’ambito dei fondi interprofessionali, in coerenza con le in- dicazioni di sviluppo del settore Tac richiamate anche nel manuale, Un ruolo specifico potrebbe essere assegnato a Fondimpresa e a Fondirigenti per l’attivazione di iniziative formative rivolte a titolari di impresa, dirigenti e quadri, sulle tematiche connesse alle funzioni e ai processi emergenti (innovazione, distribuzione, marketing e commer- cializzazione, amministrazione e controllo). In tale ambito, uno spazio specifico po- trebbe essere assegnato agli interventi volti a favorire il passaggio generazionale nella proprietà delle imprese del settore, e anche la loro “managerializzazione”.
Anche l’apprendistato professionalizzante potrebbe essere utilizzato quale risorsa cruciale nella prospettiva dell’approccio dei giovani al settore: sotto questo profilo, si tratta di “apprendere dalle buone pratiche” (che ci sono, in diversi settori e in di- verse parti del paese) per definire un modello di intervento coerente con le indica- zioni che anche il manuale contiene, e che trovi il necessario consenso dalla Regione e/o dalle parti sociali, come prevede la normativa nazionale al riguardo.
Introduzione
Inoltre, una specifica sperimentazione di apprendistato in alta formazione potrebbe essere particolarmente coerente con la necessità di sviluppare figure professionali con elevata preparazione di base e destinate a funzioni particolarmente “evolute” nel ciclo produttivo (innovazione, marketing, ingegneria ecc.).
Naturalmente, sia detto qui solo per inciso, alle parti sociali compete, nella loro au- tonomia, anche la responsabilità di creare condizioni contrattuali che, pur facendo i conti con lo scenario della crisi, siano sufficientemente attrattive e motivanti per le giovani generazioni, sia in termini salariali, sia in termini ambientali, sia in termini di contenuti professionali e di sviluppo di carriera.
LA DIMENSIONE FORMATIVA (ISTRUZIONE SCOLASTICA, FORMAZIONE PROFESSIONALE, UNIVERSITÀ)
Sono molte e diverse le iniziative che il sistema formativo, nelle sue diverse articola- zioni, può assumere per migliorare la valenza orientativa dei propri interventi, nella prospettiva delineata nel manuale.
Molte di queste sono state già richiamate a proposito del ruolo dei soggetti istitu- zionali e delle parti sociali.
Si pensi, ad esempio, alla realizzazione di interventi formativi per temi/aree critiche (passaggio generazionale, marketing e commercializzazione, innovazione di pro- dotto, sistemi per la qualità ecc.); oppure a interventi formativi (di primo e di se- condo/terzo livello) per figure chiave strategiche per lo sviluppo e per la stessa sopravvivenza delle imprese.
Si pensi anche all’importanza di riscoprire tutta la valenza della “didattica della pratica professionale”, centrata sull’esperienza (alternanza, stage, tirocini, lavoro su com- messa, laboratori ecc.) e sull’analisi del lavoro concreto (job analysis) con l’utilizzo di metodologie diverse (osservazione, intervista, thinking aloud, “istruzioni al sosia” ecc.): ciò sia per migliorare sia la qualità dei curricoli e le performance in esito, sia per migliorare la necessaria autovalutazione da parte dei giovani sulla base di riscontri concreti e non soltanto sulla base di rappresentazioni “anticipatorie” inevitabilmente astratte; e quindi per migliorare la capacità di autorientamento in relazione al settore. Ma si pensi, ancora, a tutto il repertorio metodologico della formazione one-to-one (personalizzazione, affiancamento, tutorato, coaching, mentoring, supervisione ecc.) e all’adozione di una didattica “riflessiva” e “metacognitiva”, che aiuti i giovani a mettere in relazione i contenuti e gli oggetti della formazione con le storie, le carat- teristiche, gli obiettivi personali, e anche i vincoli che a ciò sono connessi.
Si pensi, ancora, allo sviluppo di forme di apprendimento cooperativo e di forma- zione peer-to-peer, nelle quali la dimensione individuale venga integrata ed empo- wered dalla dimensione sociale.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Si pensi anche alle metodologie per il trasferimento delle competenze tra lavoratori esperti e giovani neo-inseriti (che stanno conoscendo una stagione di grande sviluppo, anche nel nostro paese, in particolare per ciò che riguarda le competenze “tacite”);1 alle testimonianze e ai casi aziendali “gestiti didatticamente” in modo efficace; ai par- tenariati scuola-formazione/impresa (anche con “scuole aziendali”, dove la dimen- sione, la storia e la cultura locale lo consentano) per progetti, ma in prospettiva strategica di “prossimità”.
E infine, perché tutto ciò possa avere maggiori chance di successo, alla necessaria at- tività di informazione e formazione di dirigenti, progettisti, formatori (della scuola e della formazione professionale, ma anche dell’università) sui diversi aspetti dell’in- novazione strategica, organizzativa e metodologica della quale stiamo trattando.
«To make it happen»: le condizioni per realizzare gli interventi per l’orientamento al settore Tac
Abbiamo finora richiamato i diversi tipi di intervento (sul piano comunicativo-cul- turale, sul piano socio-istituzionale e sul piano formativo) necessari perché il Manuale per l’orientamento per i settori Tac possa perseguire il risultato atteso: aiutare i sistemi formativi e del lavoro (istruzione scolastica, formazione professionale, strutture di informazione-orientamento e servizi per l’impiego), e in particolare i loro operatori, a progettare e realizzare azioni di orientamento rivolte ai giovani inseriti nei percorsi di istruzione e formazione secondaria o da questi fuoriusciti (dropouts), indipen- dentemente dal “successo formativo” conseguito.
Abbiamo sostenuto che questi diversi tipi di intervento sono cruciali se si vuole che il manuale dispieghi appieno le proprie potenzialità, anziché limitarsi ad essere una interessante pubblicazione: in altre parole, tali interventi sono necessari per aumen- tare il “valore d’uso” del manuale. Ma la natura e le caratteristiche degli interventi proposti sono tali da richiedere a loro volta, per potere esser realizzati, alcune “con- dizioni di sistema” che ne influenzano in modo decisivo la praticabilità.
In altre parole, to make it happen (per fare sì che le cose avvengano) occorre che siano soddisfatte almeno tre ulteriori tipi di condizioni:
1. la prima condizione è costituita da quelle che anche l’Isfol definisce “infrastrutture di si- stema”: un repertorio di standard di figure professionali condivise a livello socio-istitu-
1 Per inciso, questo è propriamente l’oggetto della sperimentazione che, in parallelo alla realizzazione del manuale di orientamento in Puglia, è stata realizzata con risultati molto interessanti nelle Marche, in attuazione del medesimo Protocollo di intesa nazionale.
Introduzione
zionale (anche per il settore Tac, quindi: come in diverse Regioni è già avvenuto e come a livello nazionale è avvenuto in relazione alla filiera della Ifts) rispetto alle quali rapportare i curricoli dell’istruzione scolastica e della formazione professionale; ma anche un reper- torio di standard formativi; e infine un dispositivo di validazione e certificazione delle competenze acquisite dagli individui anche nei contesti non formali e informali, e il rela- tivo riconoscimento di crediti formativi;
2. la seconda condizione è costituita dai “dispositivi di integrazione” tra i diversi soggetti- stakeholders e tra le diverse strutture che operano nel Tac: tavoli socio-istituzionali re- gionali e provinciali per la programmazione dello sviluppo del settore nel territorio; organismi di programmazione dell’offerta formativa, e di raccordo tra programmazione pubblica e programmazione delle parti sociali (con i fondi interprofessionali); protocolli per la programmazione e la gestione delle esperienze di alternanza formazione/lavoro (ti- rocini, stage, visite ecc.); gruppi di lavoro tematici per lo sviluppo delle professionalità emergenti; task force di progetto, ad esempio sui workshop in precedenza indicati; gruppi integrati di insegnanti, formatori e orientatori, eventualmente allargati agli operatori dei centri per l’impiego; ma anche ruoli “dedicati” con una specifica “mission” integrativa, come l’agente di sviluppo dei distretti Tac cui abbiamo in precedenza accennato ecc.;
3. la terza condizione è costituita dalle azioni di accompagnamento che Regione e Ufficio scolastico regionale dovrebbero attivare per supportare e strumentare il percorso di lavoro che si delinea a partire dalla diffusione del manuale e dalla sua adozione, e che si arricchisce di tutti gli interventi (le tre dimensioni) che abbiamo richiamato nel paragrafo precedente: tra queste azioni appare cruciale innanzitutto una campagna di informazione capillare per far conoscere il manuale e promuoverne l’utilizzo nel più ampio quadro della “policy” che abbiamo delineato con l’elenco precedente; ma poi anche un’attività strutturata e al- trettanto capillare di formazione degli operatori (orientatori, insegnanti, formatori; in particolare naturalmente quelli coinvolti nel settore Tac) che li metta in grado non solo di conoscere il manuale e le sue finalità, ma di utilizzarlo concretamente come risorsa in relazione ai problemi orientativi che incontrano.
La responsabilità degli stakeholders
Con il protocollo d’intesa nazionale che ha dato origine a tanti progetti di grande in- teresse e qualità, e tra questi anche a quello che riguarda la realizzazione del Manuale per l’orientamento, gli stakeholders della formazione nel Tac hanno esercitato positi- vamente la responsabilità che ad essi compete in relazione a questo oggetto.
Ma come sempre succede, man mano che si procede nel cammino si acquisisce con- sapevolezza che ci si sta occupando di un tassello di un puzzle più ampio e com-
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
plesso, e che se si intende valorizzare e capitalizzare l’investimento effettuato (di tempo e cura, di professionalità, di risorse finanziarie) è indispensabile spingere la propria responsabilità anche su altri terreni, e intraprendere altre azioni senza le quali si rischia che la prima azione (il manuale, in questo caso) resti sostanzialmente ciò che è nella sua materialità: un bel volume, una lettura magari culturalmente o professionalmente interessante e gradevole.
Per evitare questo rischio (sempre presente in interventi di questo genere, come l’esperienza dimostra) occorre dunque un’ulteriore prova di quell’esercizio di re- sponsabilità che gli stakeholders di questo progetto hanno finora manifestato in modo emblematico: occorre sia intraprendere gli interventi dei quali abbiamo for- nito alcune esemplificazioni, sia creare le tre condizioni di sistema che abbiamo, se pure sinteticamente, richiamato.
Si tratta quindi di continuare, per portare a buon fine un lavoro che lo merita; così come lo meritano i giovani e le loro famiglie, veri utenti finali di questo progetto.
SEZIONE PRIMA
Informazioni per l’orientamento
1. Il sistema Tac in Italia:
situazioni, scenario e prospettive
1.1 Introduzione.
L’economia della moda: una storia di successo per l’Italia
L’attività dell’industria della moda è l’unica in cui l’Italia abbia una supremazia mon- diale, detenendo ancora oggi il primo posto sul piano della competitività internazionale. Questo incredibile successo di risultati e durata comincia a prendere forma sin dai primi anni Cinquanta.
Gli storici fanno infatti risalire il primo passo concreto verso quell’economia moda che oggi è riconosciuta a livello internazionale al 12 febbraio del 1951, giorno in cui il xxxxxxxx Xxxx Xxxxxxxx Xxxxxxxx organizzò a Firenze la prima sfilata d’alta moda italiana. In occasione dell’evento furono coinvolte dieci sartorie italiane del tempo. Alla sfilata fu invitato solo un gruppo ristretto di persone, tra cui alcuni importanti compratori stranieri e giornalisti specializzati nel settore della moda, che mostrarono grandissimo interesse per il talento e l’abilità degli stilisti italiani.
Trainate da questo successo, le sartorie italiane si affacciarono sul mercato interna- zionale con le loro creazioni, entrando in diretta concorrenza con la moda francese, che fino agli anni Cinquanta deteneva il predominio assoluto del settore.
Successivamente, all’alta moda italiana e agli abiti su misura si affiancò negli anni Sessanta anche il prêt-à-porter, con abiti già confezionati e a prezzi meno elevati. Questa intuizione di andare oltre l’abito di sartoria per accedere a un prodotto indu- striale con forte connotazione stilistica apre a una fase di forte sviluppo del settore. Con questo nuovo approccio, che nello stesso periodo diventa fattore comune di tutte le produzioni moda (vestiario, pelletteria e calzature), tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta il prêt-à-porter italiano conquista la leadership a livello mondiale a danno dell’haute couture francese. Sono questi gli anni in cui esplode il fenomeno delle griffe e delle firme che ancora oggi garantiscono al made in Italy una solida no- torietà internazionale.
In questo stesso periodo il settore della moda diventa in Italia pienamente industriale. Spinto dalla grande forza propulsiva di questa esperienza positiva del prêt-à-porter ita- liano, si sviluppa un contesto produttivo con una forte capacità di industrializzare la
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proposta creativa attraverso una rete di imprese che presidia l’intero processo manifat- turiero sia nell’ambito tessile-abbigliamento sia in quello della pelletteria e calzature. Questa capacità di saldare il fattore creativo con una componente industriale parti- colarmente reattiva è per molti studiosi del settore l’elemento chiave dello sviluppo del made in Italy in quegli anni.
A giocare un ruolo fondamentale in questo processo di integrazione è stato anche il modello di organizzazione della filiera industriale che, come noto, nel sistema moda è quello del distretto. Di fatto, l’industria della moda italiana si organizza in un arci- pelago di aree territoriali specializzate in cui prevale una micro e piccola impresa che capitalizza una condizione di prossimità geografica come opportunità di contami- nazione e conoscenza. In quel periodo e fino alla metà degli anni Novanta il ricorso a questo modello di agglomerazione territoriale rappresenta una ricchezza unica di trasformazione dei processi creativi in opportunità di sviluppo industriale e, per que- sta via, di generazione di ricchezza e occupazione. Le statistiche di contabilità nazio- nale elaborate dall’Istat attribuiscono al sistema moda di quella fase di espansione un’occupazione di circa 1,4 milioni di addetti, che corrispondono quasi al 25% del- l’occupazione dell’intera industria della trasformazione manifatturiera.
Sempre in questa logica dell’integrazione operativa, tanto nel tessile quanto nel com- parto dell’abbigliamento e in quello calzaturiero, a fianco della filiera propriamente detta, un altro fattore portante dello sviluppo è stata la costruzione di alleanze vir- tuose con imprese meccaniche, elettroniche e della chimica, che, affiancando i pro- duttori moda, hanno dato un contributo essenziale al processo di innovazione.
Ma la storia del comparto tessile, abbigliamento e calzaturiero (Tac) italiano è storia di una continua capacità di interpretazione e adattamento ai mutamenti del mercato. Nell’ultimo decennio, l’avanzare della concorrenza dei paesi in via di sviluppo che beneficiano di un forte vantaggio sul costo del lavoro, l’accelerazione tecnologica nel campo della chimica, del meccanotessile, dell’elettronica, nonché l’affacciarsi di nuove opportunità di consumo, hanno imposto al sistema moda italiano un muta- mento radicale del suo profilo.
In questo nuovo quadro, il sistema moda italiano, per difendere la sua leadership in- ternazionale, ha ridefinito il suo assetto introducendo almeno due importanti inno- vazioni sul piano strategico organizzativo:
■ sotto la spinta della globalizzazione e dei vantaggi competitivi espressi dai paesi di nuova industrializzazione, le relazioni tra imprese tendono ad affrancarsi dai consolidati confini nazionali per accedere a reti di produzione internazionale, modificando in questo modo il modello tradizionale di distretto;
■ l’allargamento dei confini della concorrenza oltre l’area dei paesi avanzati ha obbligato le imprese a rinunciare alle produzioni basiche e accelerare gli investimenti su prodotti di
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
fascia medio alta. Questo riposizionamento sta ridisegnando la filiera moda nella direzione di un sistema ibrido, in cui cresce sia il ruolo dei settori portatori di tecnologie (industrie meccaniche, elettroniche, chimiche e dell’informatica) sia il ruolo di quel complesso sistema di servizi (styling, marketing, retail) portatore di contenuti immateriali del prodotto.
Con questo nuovo approccio il sistema moda italiano riconferma la sua capacità di in- terpretare con successo il cambiamento. Oggi, infatti, pur vivendo ancora una fase di assestamento che sta determinando un forte impatto in termini di occupazione e im- prese, secondo autorevoli istituti internazionali che studiano il posizionamento com- petitivo dei paesi nei settori dell’industria, l’Italia occupa saldamente la prima posizione nel mondo nella filiera moda per capacità di presidiare i mercati internazionali.
1.2 Uno sguardo d’insieme sulla filiera produttiva
Prima di cominciare un’analisi approfondita del sistema moda nelle sue dimensioni, del suo ruolo nazionale e internazionale, degli scenari e delle prospettive, è senza dub- bio utile svolgere un esercizio di rappresentazione delle principali componenti su cui prende forma questo complesso aggregato economico.
Va subito precisato che il processo in atto di riposizionamento strategico nella dire- zione di fasce di prodotto a maggiore valore aggiunto, e quindi a maggiore valore tec- nologico e di styling, non rende più valido un approccio di analisi basato sulla nozione tradizionale di settore, in cui il perimetro era definito dalle imprese industriali che contribuivano alla realizzazione del processo manifatturiero del tessile-abbiglia- mento-maglieria e della concia-pelletteria-calzature, imponendo invece di accedere a un concetto più esteso di filiera moda.
La filiera è infatti l’unica chiave di lettura che consente di rappresentare l’effettiva ar- ticolazione di attività di produzione e servizi attraverso cui si realizza quel processo integrato che genera il valore finale del prodotto.
La spinta del settore verso una crescente attenzione ai contenuti immateriali del pro- dotto moda, la crescente integrazione operativa con la distribuzione, l’espansione commerciale e industriale verso i mercati esteri e una generale esigenza di migliorare gli standard di qualità e il contenuto tecnologico dei processi e dei prodotti sono in- fatti elementi che hanno generato una crescente esigenza dell’impresa moda di inte- grarsi sempre di più con un sistema di fornitura specializzata sia nell’ambito dei servizi immateriali sia in quello delle tecnologie di processo e prodotto.
Sulla base di questi presupposti, l’economia moda, come esemplificato dalle figure che seguono, diventa quell’insieme di aziende che concorrono con la loro attività non solo al ciclo della trasformazione industriale, ma anche a quello della valorizzazione tecnologica e immateriale (figure 1, 2 e 3).
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Marketing e comunicazione Logistica
Design
Agricoltura,
allevamento animali da fibra Meccanotessile
Chimica Elettronica Informatica
Centri di ricerca (tecnologie e materiali)
Figura 1. Filiera tessile: comparti e fasi di industrializzazione
Acquisto materiali |
Campionatura |
Filatura |
Roccatura, binatura, ritorcitura |
Tessitura ortogonale, a maglia, tessuti non tessuti, tessili vari (pizzi, ricami, corde) |
Sbianca candeggio |
Tintura (top, filati, tessuti) |
Stampa |
Controllo qualità |
Marketing e comunicazione Logistica
Design
Retail
Meccanotessile Elettronica Informatica
Centri di ricerca (tecnologie e materiali)
Figura 2. Filiera abbigliamento: comparti e fasi di industrializzazione
Acquisto materiali: tessuti, filati cucirini e accessori |
Produzione prototipi e sviluppo modelli |
Taglio e cucitura |
Finissaggio, stiro, rifiniture, etichettature |
Controllo qualità |
Imbusto |
In questa nuova architettura, il sistema Tac può essere rappresentato come una piatta- forma operativa in cui convivono tre componenti: i comparti manifatturieri che rea- lizzano le diverse fasi del prodotto; il sistema di fornitura di servizi che contribuiscono alla valorizzazione immateriale del prodotto (design, marketing e comunicazione, lo- gistica e retail); le industrie esterne alla filiera strettamente manifatturiera moda che contribuiscono all’avanzamento tecnologico e qualitativo dei processi e dei prodotti (chimica, meccanica, elettronica, informatica). Naturalmente le imprese che operano nel fashion system tendono a favorire la diffusione di un sistema di fornitura fortemente caratterizzato da funzioni immateriali e di servizio mentre le imprese business to bu- siness tendono ad avvalersi di imprese a maggior contenuto tecnologico-trasformativo.
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
Marketing e comunicazione Logistica
Design
Retail
Concia
Filati cucirini, tacchi e accessori Tessile/sintetico Meccanotessile
Chimica Elettronica Informatica
Centri di ricerca (tecnologie e materiali)
Figura 3. Filiera calzature: comparti e fasi di industrializzazione
Acquisto materiali |
Produzione prototipi |
Produzione forme |
Preparazione fondo, tomaia, soletto |
Assemblaggio |
Controllo qualità (prove meccaniche, fisiche, chimiche) |
Finissaggio e scatolatura (stiratura, rifinitura, pulitura, lucidatura, etichettatura, imballaggio) |
1.3 Il sistema Tac: una «specializzazione» nazionale
1.3.1 LE CIFRE: L’ECONOMIA DELLA MODA NEL SETTORE MANIFATTURIERO
Il sistema moda italiano, grazie alla sua capacità di modificare la sua configurazione strategico-organizzativa rispetto ai mutamenti di scenario, nonostante la forte pres- sione competitiva di quest’ultimo decennio segnato da una globalizzazione che ha ridefinito il volto del sistema moda a livello mondiale, continua a giocare un ruolo di primaria importanza per l’intera economia nazionale.
Attualmente il settore, pur avendo subito un forte ridimensionamento occupazionale (-120 mila unità nel periodo che va dal 2001 al 2007) per effetto di una riorganizza- zione operativa che ha ridefinito il suo posizionamento sul mercato e spostato oltre i confini nazionali importanti segmenti di produzione, in Italia continua a generare nella sua componente manifatturiera 757 mila posti di lavoro. Un volume di lavoro dato comunque in difetto, che non tiene conto di importanti attività mirate al settore (R&S, creatività, distribuzione, logistica) che, pur non essendo specificatamente ma- nifatturiere, partecipano in modo significativo alla produzione del valore.
A questo importante risultato occupazionale contribuisce la filiera tessile con 268 mila unità, il comparto del vestiario con 310 mila unità e l’intero apparato della pel- letteria-calzature con 178 mila unità. Con questi numeri l’economia moda contri-
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Figura 4. L’occupazione nel manifatturiero moda
Pelle-calzature
178.300
24%
Tessile
268.100
35%
Vestiario
310.200
41%
buisce al 14% dell’occupazione manifatturiera italiana, occupando la seconda posi- zione per numero di addetti, dietro solo al settore della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (917 mila addetti).
Non meno importante è il ruolo del sistema moda rispetto al contributo che riesce a dare alle esportazioni. Come sarà possibile approfondire più avanti, il successo del sistema moda è possibile misurarlo anche per la sua strutturale capacità di presidiare i mercati internazionali.
La solidità di questo rapporto con il mercato estero esce ancora più rafforzata se si pensa che il settore, pur vivendo una fase di liberalizzazione degli scambi internazio- nali (realizzata con il venir meno delle forme di protezione commerciale in Europa rappresentate dall’Accordo multifibre), di rafforzamento dell’euro e di inasprimento della concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro, è riuscito, grazie a una strategia di riposizionamento sul mercato su produzioni ad alto valore aggiunto, a realizzare nel 2007 esportazioni per un valore di oltre 38 miliardi (pari a quasi la metà del suo fatturato), recuperando in questo modo quasi interamente i livelli raggiunti nel pe- riodo precedente a questa fase di riassetto del settore. Con questi numeri l’industria della moda contribuisce alle esportazioni di prodotti trasformati dell’Italia per una quota pari al 12%, posizionandosi anche questa volta tra i settori del manifatturiero ai primissimi posti, non solo per il contributo al valore complessivo delle esportazioni dell’Italia, ma anche per il contributo positivo alla bilancia commerciale.
Rilevante è anche il contributo del settore al prodotto interno lordo del paese. A fronte di un valore della produzione di oltre 90 miliardi, i dati elaborati dall’Istat attribuiscono all’aggregato dei tre comparti moda una generazione di valore aggiunto pari a circa 28,5 miliardi. Con questa dimensione, il settore contribuisce al 10% della ricchezza che genera l’intera industria manifatturiera, collocandosi al terzo posto dietro il settore della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (44 miliardi di valore aggiunto) e del settore della fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (35 miliardi).
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
Figura 5. Export moda (valore in milioni di euro)
Calzature
7.660
20%
Tessile
14.112
37%
Articoli pelle
2.927
7%
Vestiario
13.679
36%
Figura 6. Valore aggiunto moda (valore in milioni di euro)
Articoli pelle
5.979
24%
Tessile
9.181
37%
Vestiario
9.623
39%
Ma al di là di queste cifre più generali, il valore del sistema moda diventa ancora più evidente se misurato rispetto al suo contributo dentro la filiera. Su questo versante, all’interno di un processo di avanzamento tecnologico e di rafforzamento del ruolo della componente immateriale dentro la catena del valore del prodotto moda, l’ag- gregato dei comparti tessile, abbigliamento e pelletteria sono diventati il primo com- mittente dell’industria chimica e della gomma plastica con quasi 8 miliardi di acquisti (pari al 17% del totale delle vendite di prodotti intermedi verso operatori esterni al settore) e dell’economia dei servizi (escluse le utilities) con circa 13 mi- liardi di euro di acquisti (pari al 13% del totale dei servizi venduti nell’ambito della trasformazione industriale).
Oltre a ciò, come ci ricordano i dati Istat, questo è il settore dell’industria in cui si re- gistra il più alto tasso di presenza occupazionale femminile. Infatti, rispetto a un dato medio del manifatturiero pari al 30%, i comparti della moda occupano le prime tre posizioni con livelli che oscillano dal 76% nelle confezioni al 58% nel tessile e al 47%
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Tavola 1. Il valore del sistema moda nell’economia nazionale
Quota occupazione moda sul totale dell’industria manufatturiera in Italia | 14% |
Quota occupazione femminile moda sul totale delle donne occupate nell’industria manufatturiera | 34% |
Quota valore aggiunto moda sul totale industria manufatturiera in Italia | 10% |
Quota export moda sul totale vendite all’estero dell’Italia di prodotti trasformati e manufatti | 12% |
Quota acquisti dall’industria chimica e gomma plastica sul totale acquisti dell’industria manufatturiera | 17% |
Quota acquisto servizi (non utilities) sul totale acquisti dell’industria manufatturiera | 13% |
nelle calzature. Con questi numeri l’imprenditoria moda contribuisce a poco più di un terzo del totale delle donne occupate nella trasformazione industriale. Un risultato certamente rilevante, se riportato all’interno di un mercato del lavoro nazionale in cui il divario di tasso di occupazione e di attività rispetto alla variabile di genere con- tinua ad essere straordinariamente elevato (tavola 1).
1.4 La geografia del settore Tac
1.4.1 LA STRUTTURA E LE REGIONI: LA PRODUZIONE SUL TERRITORIO
Un esercizio utile alla costruzione di una fotografia del sistema moda, propedeutico anche all’analisi più mirata sui distretti che saranno oggetto del prossimo paragrafo, è senza dubbio l’elaborazione di un breve studio comparato della sua distribuzione geografica.
Il primo tratto che emerge in modo evidente dalla tavola 2 è quello di un sistema moda presente in modo significativo su tutto il territorio nazionale, anche se distri- buito con un’evidente concentrazione nell’area settentrionale.
L’economia moda del nord Italia produce il 54% dell’occupazione (che corri- sponde a 409 mila addetti) e il 59% del valore aggiunto. Rilevante è anche il con- tributo dell’Italia centrale, che rispetto alle due variabili si attesta intorno a una quota del 28%. Infine, il Sud, benché esprima valori assoluti di tutto rilievo, nella distribuzione geografica si posiziona su livelli distanti dal resto del paese, con un contributo all’occupazione del 19% (pari a 143 mila addetti) e una quota di valore aggiunto del 14%.
Questi risultati prendono forma all’interno di una ripartizione regionale dove i prin- cipali protagonisti dentro il sistema moda sono la Lombardia, la Toscana e il Veneto, che insieme rappresentano più della metà del settore.
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
31
Tavola 2. Occupazione e valore aggiunto del sistema moda nelle regioni
Occupati sistema | Valore aggiunto | Livello regionale | Peso occupazionale | Quota | ||||
moda | moda | specializzazione moda* | delle filiere (totale regionale moda=100) | dipendenti (% sul totale | ||||
addetti moda) | ||||||||
valore in migliaia | distribuzione regionale | valore in milioni di euro | distribuzione regionale | tessile/ | pelle/ | |||
abbigliamento | calzature | |||||||
Italia | 761 | 100,0 | 25.771 | 100,0 | 15 | 77 | 23 | 83 |
Nord | 409 | 54,0 | 15.120 | 59,0 | 12 | 85 | 15 | 86 |
Centro | 210 | 28,0 | 7.139 | 28,0 | 24 | 59 | 41 | 77 |
Mezzogiorno | 143 | 19,0 | 3.512 | 14,0 | 16 | 79 | 21 | 83 |
Lombardia | 169 | 22,1 | 6.244 | 24,2 | 13 | 92 | 8 | 87 |
Toscana | 119 | 15,6 | 4.270 | 16,6 | 33 | 64 | 36 | 78 |
Veneto | 115 | 15,1 | 4.251 | 16,5 | 17 | 71 | 29 | 88 |
Marche | 63 | 8,2 | 2.084 8,1 | 29 | 36 | 64 | 77 | |
Emilia | 60 | 7,9 | 2.169 8,4 | 11 | 83 | 17 | 77 | |
Piemonte | 54 | 7,0 | 2.092 8,1 | 11 | 96 | 4 | 89 | |
Puglia | 47 | 6,2 | 1.092 4,2 | 23 | 76 | 24 | 84 | |
Campania | 39 | 5,1 | 1.058 4,1 | 17 | 66 | 34 | 76 | |
Abruzzo | 26 | 3,3 | 708 | 2,7 | 21 | 87 | 13 | 89 |
Lazio | 15 | 2,0 | 431 | 1,7 | 7 | 95 | 5 | 70 |
Umbria | 13 | 1,7 | 354 | 1,4 | 17 | 95 | 5 | 82 |
Sicilia | 9 | 1,1 | 149 | 0,6 | 6 | 92 | 8 | 76 |
Calabria | 8 | 1,0 | 159 | 0,6 | 13 | 95 | 5 | 83 |
Friuli | 6 | 0,7 | 172 | 0,7 | 4 | 82 | 18 | 84 |
Sardegna | 5 | 0,7 | 101 | 0,4 | 8 | 94 | 6 | 76 |
Basilicata | 5 | 0,6 | 128 | 0,5 | 13 | 85 | 15 | 94 |
Molise | 5 | 0,6 | 116 | 0,5 | 20 | 98 | 2 | 89 |
Trentino | 4 | 0,6 | 128 | 0,5 | 6 | 91 | 9 | 84 |
Liguria | 2 | 0,3 | 60 | 0,2 | 3 | 92 | 8 | 63 |
Valle d’Aosta | 0 | 0,0 | 5 | 0,0 | 2 | 100 | 0 | 100 |
* Quota % occupazione moda sul totale addetti industria manifatturiera. |
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Rilevante, anche se lontana dalle dimensioni delle prime tre regioni è la presenza della filiera nelle Marche, Xxxxxx Xxxxxxx, Piemonte e Puglia (che si attestano tra i 50 e 60 mila addetti), seguite da Campania e Abruzzo (dove gli addetti scendono rispet- tivamente a 39 mila e 26 mila).
Come è evidente dalla tavola 2, le differenze territoriali non si esauriscono solo con la variabile dimensionale. Il confronto geografico fa infatti emergere scostamenti si- gnificativi rispetto ai livelli di specializzazione moda di ciascuna regione e quindi di ruolo del settore nello sviluppo manifatturiero del territorio. Dal rapporto tra oc- cupati moda e totale addetti dell’apparato manifatturiero regionale si scopre infatti che il contributo del settore è straordinariamente alto in Toscana e nelle Marche, con quote di addetti pari rispettivamente al 33% e 29%, mentre scende drasticamente al 13% in Lombardia (che, come noto, è la prima regione italiana per dimensioni del sistema industriale moda).
Continuando in questo esercizio sulla specializzazione territoriale, il sistema moda assume un ruolo di principale protagonista dello sviluppo manifatturiero, e quindi di traino dell’intera economia regionale, anche in Puglia, dove la moda rappresenta circa un quarto degli addetti dell’industria.
Senza entrare nel dettaglio dei numeri, merita evidenziare che la letteratura disponi- bile descrive un sistema moda che a livello locale si differenzia in modo significativo anche rispetto al suo profilo strategico organizzativo. A questo riguardo le divergenze più visibili sono quelle tra il sistema del Centro-Nord e quello del Mezzogiorno. Dal- l’elaborazione dei dati Istat emerge infatti un apparato produttivo meridionale in cui è ancora particolarmente ampia la quota di imprese che non hanno fatto proprio un nuovo assetto strategico, dove il baricentro della competizione si sposta dal costo per andare nella direzione dell’efficienza operativa, innovazione e presenza all’estero. Il ruolo del sistema moda meridionale nei processi di internazionalizzazione è infatti ancora limitato a meno del 10% dell’export dell’intero settore a livello nazionale. Un volume di attività sull’estero che, se messo in relazione al valore aggiunto, segnala una propensione all’export del 30% più basso della media nazionale). Una situazione che naturalmente non può essere disgiunta da alcune caratteristiche strutturali del settore. Nel Mezzogiorno, ancor più di quanto accade nel resto del paese, quella della moda è un’economia organizzata su un assetto produttivo di micro e piccole imprese che operano come terzisti. Una combinazione di fattori che indubbiamente rappre- sentano un freno a un allargamento commerciale verso l’estero. Il divario territoriale non si esaurisce solo nella componente estera: rilevante è anche il gap sulla produt- tività (30 punti sotto la media nazionale) e sul livello degli investimenti pro capite (20 punti sotto il dato nazionale).
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
1.4.2 I PRINCIPALI DISTRETTI: SCHEDA DI SINTESI
Come già detto, al successo del sistema moda ha contribuito in modo determinante la formazione di una piattaforma operativa organizzata nella forma del distretto, ossia di un sistema industriale fatto di forte radicamento territoriale, specializzazione settoriale, ampia popolazione di piccole imprese, elevata frammentazione dei pro- cessi, che in larga parte si ricompongono attraverso contratti di sub-fornitura e com- portamenti cooperativi dentro lo stesso territorio.
Con queste caratteristiche il distretto si è rivelato per un lungo periodo un’importante opportunità competitiva per il settore. Una situazione che in letteratura viene colle- gata ai benefici delle esternalità. Concetto che introduce alla tesi che la creazione di valore non è garantita solo da un impegno interno all’azienda su investimenti e ac- quisizioni tecnologiche, ma è la risultante delle competenze dell’unità di rete, dei meccanismi di cooperazione e interazione, nonché della condivisione e appartenenza a un territorio con il suo sistema di valori e relazioni sociali.
Oggi però la nuova geografia economica ridisegnata dal processo di globalizzazione e il vincolo delle imprese italiane di spostare la propria frontiera competitiva fuori dalla concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro, attraverso prodotti a maggior valore aggiunto per contenuto tecnologico e immateriale, sembrerebbero aver messo in discussione alcuni elementi portanti del modello di distretto per accedere a un nuovo concetto di agglomerazione industriale.
Le indagini più recenti descrivono infatti un sistema distrettuale che sta modificando il suo assetto operativo nella direzione di un’integrazione delle specializzazioni tra- dizionali con l’acquisizione di nuove competenze che sconfinano nell’economia dei servizi, un superamento dei limiti territoriali per accedere alle opportunità dell’in- ternazionalizzazione, nonché l’affermazione di un nuovo modello di network in cui cresce il ruolo delle imprese medio grandi e assume centralità un sistema di relazioni più stabili nella forma delle alleanze strategiche, dai consorzi fino alla costituzione di gruppi di impresa.
Il percorso sin qui descritto rappresenta una linea strategica che da diverso tempo hanno intrapreso molte imprese all’interno dei distretti. Questo nuovo approccio or- ganizzativo si sta rilevando di particolare interesse per il suo impatto in termini di efficienza operativa (riduzione dei costi e dei tempi del ciclo manifatturiero), capacità di interpretare e rispondere ai cambiamento del mercato, riduzione delle barriere di accesso al know how necessario per sviluppare il processo di innovazione e moltipli- cazione delle occasioni di internazionalizzazione commerciale.
Per avere una misura della centralità del distretto nel settore è utile ricordare che la letteratura oggi disponibile attribuisce a questo modello di organizzazione produttiva circa tre quarti del valore della filiera moda, sia nella sua componente occupazionale sia in termini di fatturato ed export. Se si fa riferimento alle statistiche ufficiali, nel sistema moda sono stati mappati 99 distretti.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Tavola 3. Principali distretti del sistema moda
Totale Tac imprese dipendenti | Distribuzione settoriale dei dipendenti (%) dentro la provincia tessile/ pelle/ abbigliamento calzature | Distretti e comparti di attività | |||
Milano | 3.893 | 31.461 | 83 | 17 | Milano (distretto della moda produzione e servizi), Asse del Sempione (tessuti di cotone) |
Vicenza | 2.361 | 29.354 | 56 | 44 | Vicenza - Arzignano - Thiene (indumenti a maglia, esclusi i golf e le calze), Vicenza - Bassano del Grappa (indumenti in tessuto, non a maglia), Arzignano (cuoio conciato), Bassano del Grappa - Arzignano (indumenti in pelle), Thiene (filati) |
Prato | 5.404 | 25.366 | 99 | 1 | Prato (tessuti di lana, tessuti di lino, tessuti di materie tessili artificiali e sintetiche, tessuti a maglia, tessuti di cotone, filati) |
Firenze | 4.681 | 23.133 | 47 | 53 | Castelfiorentino (abbigliamento, pelli e calzature) |
Como | 1.550 | 19.768 | 99 | 1 | Como (tessuti di seta, tessuti di lino, tessuti di materie tessili artificiali e sintetiche, tessuti a maglia, tessuti di cotone) |
Varese | 2.367 | 19.445 | 96 | 4 | Gallarate (abbigliamento), Asse del Sempione (tessile) |
Treviso | 1.734 | 18.884 | 68 | 32 | Montebelluna (parti di calzature, calzature, articoli sportivi) |
Ascoli Xxxxxx | 2.798 | 18.270 | 00 | 00 | Xxxxxxxxxx Xxxxxx - Xxxxx (calzature, parti di calzature) |
Bergamo | 1.562 | 17.593 | 96 | 4 | Xxx Xxxxxxx (tessitura di filati tipo-cotone, confezionamento di articoli in tessuto, esclusi gli articoli di vestiario, confezionamento di tappeti e moquettes) |
Biella | 1.184 | 16.749 | 100 | 0 | Biella - Borgosesia (tessile laniero, fibre sintetiche e artificiali, biancheria da letto, da tavola ecc., indumenti a maglia, esclusi i golf e le calze, tessuti di cotone, tessuti di lino, tessuti di materie tessili artificiali e sintetiche, tessuti di seta) |
Padova | 1.795 | 13.971 | 78 | 22 | Cittadella - Este - Monselice (tessile-abbigliamento) |
Pisa | 1.799 | 13.781 | 12 | 88 | Santa Croce sull’Arno (cuoio conciato, parti di calzature) |
Brescia | 1.913 | 13.626 | 89 | 00 | Xxxxxx - Xxxxx Xxxxxx Xxxxx - Xxxxxxx (filati) |
Macerata | 1.534 | 12.752 | 21 | 79 | Xxxxxxxxx (cuoio conciato), Xxxxxxxxx - Macerata - Mogliano (articoli da viaggio, borse e simili) |
Napoli | 3.155 | 12.313 | 57 | 43 | Grumo Nevano - Aversa - Trentola Ducenta (calzature), San Xxxxxxxx Xxxxxxxxx (tessile-abbigliamento) |
Modena | 2.191 | 11.431 | 97 | 3 | Carpi (calze, maglioni, pullover, indumenti a maglia, esclusi i golf e le calze) |
Mantova | 1.052 | 11.032 | 98 | 2 | Castel Goffredo (calze e collant ) |
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
Segue tavola 3.
Totale Tac imprese dipendenti | Distribuzione settoriale dei dipendenti (%) dentro la provincia tessile/ pelle/ abbigliamento calzature | Distretti e comparti di attività | |||
Bari | 2.438 | 10.732 | 68 | 32 | Conca Nord Barese (abbigliamento), Nord Bare- se Ofantino (calzature soprattutto di tipo antinfortunistico e sportivo con suola in gomma) |
Verona | 1.171 | 9.743 | 62 | 38 | San Bonifacio - Bovolone (tessuti a maglia), Verona (abbigliamento, tessile), Verona (calzature) |
Arezzo | 812 | 9.386 | 52 | 48 | Valdarno superiore (calzature) |
Venezia | 1.081 | 8.807 | 52 | 48 | Riviera del Brenta (calzature) |
Teramo | 1.149 | 8.185 | 83 | 17 | Val Vibrata (abbigliamento), Giulianova (tessuti di cotone), Teramo (parti di calzature), Pineto (indumenti in tessuto, non a maglia, indumenti a maglia, esclusi i golf e le calze) |
Perugia | 1.151 | 7.471 | 94 | 6 | Assisi (tessile-abbigliamento), Umbertide (tessile-abbigliamento) |
Bologna | 967 | 7.196 | 77 | 23 | Bologna-Argelato (tessile-abbigliamento-calzature) |
Pistoia | 1.334 | 7.014 | 68 | 32 | Pistoia (biancheria da letto, da tavola ecc.), Distretto calzaturiero di Valdinievole (calzature, lavorazione della pelle e cuoio) |
Ancona | 724 | 6.904 | 80 | 20 | Mondolfo (tessile-abbigliamento), Ostra, Senigallia (tessile-abbigliamento), Sera De’ Conti (pelle-calzature) |
Cuneo | 243 | 6.810 | 98 | 2 | Saluzzo (tessuti a maglia) |
Torino | 905 | 6.750 | 92 | 8 | Distretto tessile di Chieri - Cocconato (tessile- cotoniero, tessuti tecnici per l’industria, biancheria per la casa, tappeti, tendaggi, passamanerie, ricami e stamperie, tessuti per l’abbigliamento) |
Lecce | 1.062 | 6.275 | 67 | 33 | Casarano (calzature), Nardò-Gallipoli (abbigliamento esterno-calzetteria) |
Reggio Xxxxxx | 1.075 | 6.068 | 98 | 2 | Reggio nell’Xxxxxx - Carpi (indumenti in tessuto, non a maglia) |
Novara | 552 | 5.553 | 93 | 7 | Distretto tessile di Oleggio - Varallo Pombia (tessile-abbigliamento) |
Forlì | 528 | 5.096 | 35 | 65 | San Xxxxx in Pascoli (calzature) Santa Sofia (tessile, abbigliamento) |
Come è evidente nella tavola 3, in cui è stato fatto il tentativo di mettere insieme al- cune informazioni sui principali distretti, sono 32 le province dove questo modello operativo si è sviluppato e ha raggiunto dimensioni significative. Complessivamente in queste 32 province si concentra oltre l’80% delle imprese (industria e artigianato) e dell’occupazione dipendente attribuita all’insieme dei comparti moda (tessile, ab- bigliamento, concia, articoli in pelle e calzature).
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
1.5 Un settore leader nel mondo
Parlare del sistema moda in Italia significa parlare del settore che secondo l’Interna- tional Trade Centre dell’Unctad/Wto occupa la prima posizione nel mondo per com- petitività internazionale. Più precisamente, secondo l’analisi dei due autorevoli istituti, su 189 paesi analizzati, l’Italia difende il suo primato internazionale sia nella filiera del tessile-abbigliamento sia in quella della pelletteria-calzature.
A rafforzare ancora di più il valore di questo risultato sono le variabili utilizzate per l’analisi comparata dei paesi. A questo proposito, il successo dell’Italia è confermato da un indicatore, che prende il nome di Trade Performance Index (Tpi), basato su cinque sottoindicatori: il saldo commerciale, l’export pro capite, la quota nell’export mondiale, il livello di diversificazione di ogni macro settore in termini di numero di prodotti in esso contenuti, il livello di diversificazione dei mercati. In tal modo il Tpi tiene conto non solo del valore assoluto dell’interscambio, ma anche della dimensione dei vari paesi e della loro specializzazione, nonché di eventuali loro elementi di de- bolezza derivanti da un’eccessiva concentrazione dell’export su pochi prodotti o su pochi mercati di loro destinazione.
1.5.1 IL PESO DELL’INDUSTRIA DELLA MODA ITALIANA IN EUROPA
Il successo del sistema moda italiano nel mondo, pur in una fase di globalizzazione che ne ha modificato dimensioni e ruolo, ha fatto assumere all’apparato produttivo nazionale un ruolo centrale in ambito europeo.
Attualmente, l’Italia rappresenta all’interno dell’Unione europea a 27 paesi il prin- cipale produttore e creatore di fatturato e di occupazione nel settore, coprendo più del 38% del volume d’affari che il comparto realizza in Europa e oltre il 20% del- l’occupazione complessiva.
Questo contributo dell’Italia si inserisce all’interno di un’economia moda europea che conta su 266 mila imprese, che generano un fatturato di 241 miliardi di euro e un’occupazione di 3.410.000 unità. Dentro il perimetro europeo moda, in termini di addetti il principale comparto è l’abbigliamento con una quota del 46%, seguito dal tessile (36%) e dalla pelle-calzature (18%).
Rilevante è anche il contributo del sistema moda alle esportazioni europee. Gli ultimi dati disponibili attribuiscono a questo settore 45,7 miliardi di export, pari al 4,2% del totale delle vendite all’estero dell’Unione europea a 27 paesi.
Nel complesso, con questi numeri, l’apparato produttivo moda dell’area Unione eu- ropea a 27 paesi contribuisce al 12% delle imprese e al 9% dell’occupazione dell’intera economia manifatturiera.
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
Tavola 4. Il posizionamento competitivo dell’Italia nel mondo
attraverso il Trade Performance Index elaborato da Unctad/Wto
1° posizione nel mondo | Tessili |
Abbigliamento Cuoio, pelletteria e calzature | |
2° posizione nel mondo | Meccanica non elettronica |
Prodotti manufatti di base | |
Prodotti diversi Meccanica elettrica ed elettrodomestici |
Tavola 5. Il sistema moda nell’Ue a 27. Comparazione percentuale per paesi
Imprese | Quota % | Fatturato (in milioni di | euro) | Quota % | Occupati (in migliaia) | Quota % | |
Ue 27 | 266.089 | 100,0 | 241.500 | 100,0 | 3.410 | 100,0 | |
Italia | 84.810 | 31,9 | 92.378 | 38,3 | 705 | 20,7 | |
Romania | 8.174 3,1 | 2.730 | 1,1 | 409 | 12,0 | ||
Polonia | 30.972 | 11,6 | 5.583 2,3 | 299 | 8,8 | ||
Portogallo | 20.324 | 7,6 | 10.443 | 4,3 | 272 | 8,0 | |
Spagna | 29.925 | 11,2 | 21.116 | 8,7 | 253 | 7,4 | |
Francia | 20.540 | 7,7 | 29.469 | 12,2 | 209 | 6,1 | |
Bulgaria | 5.903 | 2,2 | 1.349 0,6 | 208 | 6,1 | ||
Germania | 8.049 3,0 | 28.209 | 11,7 | 190 | 5,6 | ||
Regno Unito | 10.136 | 3,8 | 17.578 | 7,3 | 158 | 4,6 | |
Rep. Ceca | 13.248 | 5,0 | 2.630 | 1,1 | 115 | 3,4 | |
Ungheria | 8.546 3,2 | 1.793 | 0,7 | 102 | 3,0 | ||
Lituania | 1.312 0,5 | 751 | 0,3 | 60 | 1,8 | ||
Belgio | 2.777 | 1,0 | 7.834 | 3,2 | 46 | 1,4 | |
Rep. Slovacca | 447 | 0,2 | 567 | 0,2 | 42 | 1,2 | |
Slovenia | 1.960 | 0,7 | 1.749 | 0,7 | 35 | 1,0 | |
Estonia | 660 | 0,2 | 517 | 0,2 | 26 | 0,8 | |
Austria | 2.050 0,8 | 3.011 1,2 | 25 | 0,7 | |||
Lettonia | 1.520 0,6 | 263 | 0,1 | 24 | 0,7 | ||
Olanda | 3.045 1,1 | 3.493 1,4 | 22 | 0,7 | |||
Altri paesi Ue | 11.691 | 4,4 | 10.036 | 4,2 | 207 | 6,1 |
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
1.5.2 MODA ITALIA NEL MONDO: UNA STORIA DI SUCCESSO INTERNAZIONALE
Il sistema moda italiano, come più volte ripetuto, si caratterizza per una solida capa- cità di internazionalizzazione che ne ha fatto un’industria leader nel mondo. Nell’at- tuale scenario di globalizzazione, che com’è noto impone alle imprese il superamento dei confini nazionali, questa lunga esperienza di rapporti con l’estero è diventata an- cora di più uno dei principali punti di forza su cui l’industria italiana della moda vince la sua sfida competitiva.
A rappresentare questa capacità del settore di assumere una dimensione globale ci sono sia i dati di export sia quelli di investimenti italiani in partecipazioni di imprese estere (cosiddetta internazionalizzazione equity).
Analizzando queste due forme di internazionalizzazione si scopre infatti che l’industria italiana della moda realizza circa la metà del suo fatturato all’estero, che in valore cor- risponde a 38 miliardi di euro (quasi il 7% degli scambi mondiali di prodotti moda) ed è presente in 1.141 imprese estere per un totale di 132.000 dipendenti e un fatturato di oltre 12 miliardi di euro (ossia, una dimensione della componente multinazionale equity che corrisponde a circa il 18% del fatturato e dell’occupazione nazionale).
In questo esercizio di rappresentazione dell’attività internazionale del sistema moda, un dato di particolare interesse è il suo posizionamento geografico anche alla luce dei mutamenti che il processo di globalizzazione ha determinato sul piano della di- visione mondiale della produzione e dei consumi. Com’è noto, infatti, l’apertura dei mercati sta spostando il baricentro delle opportunità di sviluppo dai paesi delle eco- nomie avanzate verso le aree di nuova industrializzazione. Rispetto a questo nuovo scenario, l’analisi della distribuzione geografica delle vendite conferma una capacità dell’industria italiana della moda di interpretare il cambiamento. I dati di export, in- fatti, pur confermando il primato del rapporto con l’Europa a 15, verso cui le imprese italiane destinano quasi la metà delle vendite all’estero, segnalano un processo di con- tinuo allargamento dei confini commerciali nella direzione dei paesi emergenti.
L’area che sta maggiormente contribuendo a questo cambiamento nella composi- zione geografica dell’export è quella dell’Europa centro orientale (Peco) che oggi rap- presenta un mercato che assorbe circa il 20% del totale dell’export della filiera moda. A giocare un ruolo centrale in quest’area è la Russia, che oggi occupa le primissime posizioni nell’acquisto di prodotti moda italiani. Significativo è diventato anche il contributo del continente asiatico, che ha raggiunto un peso del 15%, dove il paese che ha maggiormente trainato la crescita è la Cina, non solo per il suo ruolo di paese di trasformazione, ma anche per effetto di uno sviluppo che ha generato straordinari benefici di reddito e di capacità di consumo. Nel quadro dei paesi in via di sviluppo i flussi commerciali registrano invece una dinamica più incerta verso l’Africa e verso il Sud America. Per quanto riguarda quest’ultimo continente, benché le statistiche descrivano una progressione nelle vendite, il valore relativo è fermo intorno all’1%.
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
Tavola 6. I principali mercati di sbocco dei prodotti moda (anno 2007)
Posizione | Paese | Valore | (in milioni | di | euro) | Quota | % |
Totale mondo | 38.378 | 100,0 | |||||
1° | Francia | 4.105 | 10,7 | ||||
2° | Germania | 3.932 | 10,2 | ||||
3° | Stati Uniti | 2.910 | 7,6 | ||||
4° | Svizzera | 2.545 | 6,6 | ||||
5° | Spagna | 2.422 | 6,3 | ||||
6° | Regno Unito | 2.261 | 5,9 | ||||
7° | Russia | 2.149 | 5,6 | ||||
8° | Cina-Hong Kong | 1.622 | 4,2 | ||||
9° | Giappone | 1.461 | 3,8 | ||||
10° | Romania | 1.172 | 3,1 | ||||
11° | Paesi Bassi | 980 | 2,6 | ||||
12° | Grecia | 941 | 2,5 | ||||
13° | Belgio | 885 | 2,3 | ||||
14° | Tunisia | 730 | 1,9 | ||||
15° | Austria | 720 | 1,9 | ||||
16° | Turchia | 648 | 1,7 | ||||
17° | Polonia | 587 | 1,5 | ||||
18° | Portogallo | 555 | 1,4 | ||||
19° | Xxxxx del Sud | 511 | 1,3 | ||||
20° | Ucraina | 459 | 1,2 | ||||
Altri paesi | 6.783 | 17,7 |
Questo spostamento del baricentro dell’internazionalizzazione verso i paesi emer- genti trova conferma anche nell’analisi dell’attività di partecipazione italiana alle im- prese estere. Sotto la spinta delle opportunità dettate dai differenziali di costo e dalla crescita dei consumi, l’esame della ripartizione geografica degli investimenti resti- tuisce con forza il ruolo dell’Europa centro orientale. I dati, infatti, descrivono una composizione dell’occupazione in cui la metà degli addetti delle imprese estere par- tecipate proviene dai paesi Peco.
In estrema sintesi, a fronte di questi risultati, l’analisi delle iniziative intraprese consente di cogliere alcune peculiarità dell’internazionalizzazione all’interno della filiera moda:
■ il fenomeno principale da rimarcare è dato dal fatto che pur in una fase di incertezza dettata da un’accelerazione dei processi di globalizzazione, il settore ha continuato a investire per consolidare la sua presenza all’estero, avviando un processo di ridefinizione del suo assetto geografico verso quelle aree emergenti che esprimono le maggiori opportunità di sviluppo;
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
■ positiva è anche la capacità che ha dimostrato questo settore di conquistarsi un ruolo da protagonista anche nelle forme di internazionalizzazione strutturale attraverso una crescita degli investimenti in imprese estere, nonostante un apparato produttivo largamente po- polato da piccole e medie imprese, che come è noto soffrono di carenze manageriali e fi- nanziarie e hanno minori capacità di accedere e accumulare informazioni ed esperienze sui mercati internazionali.
1.6 Il made in Italy: formula per un primato
Come scrive il presidente della Fondazione Italia-Xxxx Xxxxxx Xxxxxx, «chi pensa alla produzione italiana, pensa soprattutto a un concetto unico e inconfondibile: quello di “made in Italy”, espressione massima della creatività e della bellezza di cui da sem- pre il nostro paese si fa portatore». Ed è sempre lo stesso presidente della fondazione, che come noto è stato a capo di una delle principali multinazionali italiane, a rico- noscere che oggi per vincere sui mercati esteri uno strumento fondamentale è fare leva sul concetto di made in Italy e sul suo valore intrinseco.
È indubbio che alla costruzione di questo riconoscimento internazionale, che nel corso degli anni è diventato vettore competitivo per l’intera economia italiana, c’è il sistema moda. La combinazione di una forte esperienza di produzione e di crea- tività nell’ambito del sistema moda hanno infatti rappresentato l’esempio più si- gnificativo ed efficace di traduzione economica di più generali valori culturali che l’Italia esporta da secoli.
Con questa formula di successo il sistema moda non solo si è garantito una leadership internazionale nel rapporto con i suoi consumatori, ma è stato capace di diventare tra i più attivi ed efficaci ambasciatori della qualità e dell’immagine del nostro paese in tutto il mondo.
Un’indicazione interessante del ruolo del sistema moda come cinghia di trasmissione di un più generale valore del made in Italy è offerta da un’indagine svolta nel 2004 dall’Istituto Piepoli e dall’Istituto per il commercio estero (Ice), volta a studiare l’im- magine dei prodotti italiani in Cina, Russia, Svezia e Stati Uniti. Lo studio, che ha coinvolto attraverso interviste a quattromila cittadini e quaranta opinion leader (bu- sinessmen, giornalisti, grandi importatori di prodotti italiani), colloca nelle prime posizioni, insieme al comparto dell’eno-gastronomia, il sistema moda tra i prodotti a cui si associa il paese. Un dato interessante, anche in una prospettiva di sviluppo del settore, è che questa associazione diventa particolarmente marcata nelle interviste a russi e cinesi, ossia i nuovi mercati di consumo, che riconoscono l’Italia come il principale paese della moda e della cultura. Il ruolo del sistema moda come traino di un’immagine positiva del paese emerge in modo evidente anche nell’analisi della per-
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
cezione della qualità del made in Italy. Prevale infatti un giudizio particolarmente positivo per chi ha fatto un’esperienza di acquisto di un prodotto italiano, a cui ven- gono riconosciute caratteristiche di alto contenuto di design, qualità e bellezza.
1.6.1 LUSSO E DESIGN: PRODOTTI, RUOLI, SIGNIFICATI
Il principale portatore di questo ruolo del sistema moda come volano di un’immagine positiva del paese è senza dubbio il comparto del lusso. Va infatti ricordato che, sin dalle prime esperienze sartoriali degli anni Cinquanta, che negli anni Settanta e Ot- tanta hanno assunto la forma delle grandi firme per poi diventare l’attuale industria della moda dell’alto di gamma, i contenuti di qualità e creatività che sono stati svi- luppati hanno sempre ricevuto un forte consenso fino a diventare non solo vero e proprio punto di riferimento per i consumatori di tutto il mondo, ma anche, come riportato nell’indagine Ice citata nel paragrafo precedente, driver più generale della capacità italiana di fare «industria del bello».
Senza entrare in questa sede nella sofisticata disputa su cosa si deve intendere per lusso e quindi su quali sono i prodotti che possono fregiarsi di questo appellativo, è vero- simile assumere che nell’ambito della moda a comporre questo segmento non siano solo i capi e accessori delle firme più prestigiose ed elitarie, ma anche quei prodotti a cui il mercato riconosce un alto valore qualitativo, stilistico e culturale. Si tratta quindi di quel filone dell’imprenditoria moda che ha costruito con successo la sua presenza sul mercato combinando un significativo impegno sia dal lato materiale, attraverso investimenti sul contenuto tecnologico e qualitativo del prodotto, sia da quello im- materiale, investendo sul contenuto creativo e comunicazionale del prodotto.
In questo senso, anche se con target diversi, compongono il sistema del lusso non solo i più noti brand che si attestano sulla fascia di prezzo più alta, ma anche quel si- stema del fashion e dello sports wear che, pur collocandosi su una fascia di prezzo intermedia, è riuscito a esprimere un forte contenuto creativo. Oggi, infatti, l’universo del lusso viene declinato su tre galassie: il lusso «inaccessibile», rivolto alle categoria di consumatori di reddito molto alto, che cercano nel prodotto moda non solo qualità e creatività ma anche la garanzia di esclusività e status per affermare una loro posi- zione sociale dominante; il lusso «intermedio», rivolto a quei consumatori agiati che per cultura o posizione sociale si sottraggono dalle forme di consumo correnti attra- verso l’acquisto di prodotti più sofisticati che rispondono a una sensibilità estetica e artistica, oltre che all’esigenza di benessere personale e di qualità di vita, anche se i volumi di produzione non garantiscono un beneficio di esclusività (rientra in questa categoria il prêt-à-porter); il lusso «accessibile», che supera l’approccio selettivo del mercato attraverso prodotti di marca molto «alla moda» che però, rinunciando ad alti standard di qualità, diventano accessibili anche a quelle fasce di consumatori di
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
reddito medio basso che per cultura e approccio al consumo non riconoscono ai pro- dotti del vestiario un’esclusiva funzione basica (alcuni esempi significativi sono i pro- dotti italiani Benetton e spagnoli Zara).
Ma al di là di questa capacità di rielaborare il concetto del lusso oltre la sua definizione tradizionale per allargarne la platea dei consumatori, l’analisi dell’imprenditoria che ha sviluppato la sua presenza nel settore utilizzando la leva del lusso (nella tavola 7 sono riportati i principali gruppi italiani che operano in questo mercato) restituisce un sistema di imprese accomunato dalla scelta di quelli che possono essere definiti i principali pilastri su cui è stata costruita la piattaforma strategica. Entrando infatti nel vivo della strategia, si scopre che questo sistema di imprese fonda le sue logiche competitive sulla capacità di costruire una stretta relazione con un «cliente finale» molto più esigente e maturo, le cui motivazioni di acquisto non sono più quei bisogni primari che possono essere attribuiti a un prodotto di vestiario.
Per far questo, si accede a un modello di strategia in cui si amplifica il peso dei fattori immateriali e di servizio come componente fondamentale per attribuire valore al prodotto, fino a snaturare il profilo manifatturiero dell’impresa. È questo nuovo ap- proccio, dove l’esperienza manifatturiera e la qualità oggettiva del prodotto si com- binano con la dimensione estetica e quella simbolica, ad aver caricato di contenuti il prodotto moda, fino a sottrarlo da un mercato dove la determinazione del prezzo è basata sul «valore oggettivo» del prodotto (segmento su cui oggi vince la concorrenza dei paesi emergenti), per accedere a un mercato più sofisticato, in cui il criterio per fissare il prezzo diventa il «valore percepito» che si gioca sulle emozioni suscitate da una combinazione che vede protagonisti tutti i fattori razionali e irrazionali su cui si forma l’atto di acquisto (localizzazione del punto vendita, design del negozio, qualità del servizio al cliente, l’immagine che veicola il brand a cui fa riferimento il prodotto e, naturalmente, il contenuto estetico e qualitativo dello stesso prodotto).
Su questi presupposti, l’industria del lusso assume un modello di business in cui di- venta imprescindibile operare attraverso un mix fondato su una coerenza totale tra la componente manifatturiera, centrata sull’innovazione e la qualità del prodotto, e un impegno rivolto alle leve della creatività, dello sviluppo del marchio, della comunica- zione mirata e di rilevanti investimenti sul retail. In questo modo, l’azienda che vuole competere sul lusso, in qualunque segmento si collochi, deve assumere una struttura ibrida, in cui i pesi di queste leve strategiche si vanno sempre più allineando.
È diventato imprescindibile affrontare la questione della distribuzione. Un’impresa del lusso sa benissimo che una scelta mirata di retail restituisce un contributo fonda- mentale al valore percepito del prodotto che, come già evidenziato, è oggi il veicolo attraverso il quale si costruisce il prezzo e il posizionamento competitivo. Dai negozi (boutique) monomarca a quelli multimarca, dai dettaglianti specializzati ai grandi magazzini di alta gamma, il punto vendita deve restituire al cliente contenuti sul piano del servizio e delle emozioni coerenti con quello che rappresenta lo stesso prodotto.
Il sistema Tac in Italia: situazioni, scenario e prospettive
Tavola 7. Principali gruppi della moda
che operano nelle tre galassie del lusso
Aeffe
Xxxxxx Xxxxxxx Armani Benetton
Blufin (Blumarine) Brioni
Brunello Cucinelli Canali
Xxxxxxx Xxxxxx Xxxxxxxx
Costume National
Diesel Dolce&Gabbana
Xxxxxxxxxxx Xxxxx Etro
Fratelli Rossetti Furla
Geox Xxxxxxxxxx Xxxxx Gucci
I Pinco Pallino Xxxxx & Xxxxx Xxxx Xxxxx Xxxxxxxx Xxxxxx
Xxxxx
Xxx Xxxx Xxxxxxxx Missoni Prada Replay
Xxxxxxx Xxxxxxx Xxxxxxxxx Xxxxxxxxx Sixty
Tod’s Trussardi Valentino FG
Versace
Questo risultato può essere realizzato solo a condizione di curare tutti i dettagli: dalla localizzazione del negozio fino alla qualità del personale, passando per un arreda- mento curatissimo.
Rilevante è anche il ruolo del brand (il marchio), che nell’economia del lusso, più che in altri settori, non può essere un semplice «segno»: la marca deve essere sinonimo di contenuti simbolici e complessi che contribuiscono attivamente ad aumentare il valore estrinseco dell’oggetto posto sul mercato. Ovviamente target di mercato diversi devono essere serviti da marchi che restituiscono un punto di riferimento solido e rassicurante dell’universo di sensazione ed emozione che il consumatore si aspetta dal prodotto (alta qualità, artigianalità, tradizione, esclusività, inaccessibilità, originalità ecc.). In questo modo, la marca contribuisce a facilitare e influenzare i compratori nella deci- sione d’acquisto e contribuisce a fidelizzarne il rapporto. Inoltre, il marchio moltiplica l’efficacia di un programma di marketing e di comunicazione che, come evidenziato, rappresenta un’altra componente essenziale per mettere in valore il prodotto.
Naturalmente si tratta di un modello di business che per gli investimenti che richiede, sia sul piano finanziario che su quello competenze, alza significativamente la soglia dimensionale necessaria per operare da protagonisti su questo mercato; ma questo non sembra essere stato un freno per l’industria italiana, che su tutti i segmenti del lusso, nella sua declinazione per fascia di prezzo e stile, oggi rappresenta uno dei principali player del mondo.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
1.7 Nuove strategie per competere e nuove opportunità di lavoro
1.7.1 VERSO UN CONSUMO «POSTMODERNO»: NUOVE OPPORTUNITÀ
I cambiamenti nelle condizioni socioeconomiche della popolazione e l’emergere di nuovi soggetti sociali configurano lo sviluppo di nuovi target di mercato, che vanno a comporre il quadro di contesto su cui si realizza una costante evoluzione del sistema moda. Su questo presupposto, negli ultimi dieci anni si è assistito a un consolida- mento e a uno sviluppo sempre più visibile di un segmento di mercato che accede al consumo moda per ragioni di utilità che vanno ben oltre le sole funzioni materiali, riconoscendo al prodotto un valore crescente nelle sue componenti immateriali, che in letteratura sono sintetizzate nel concetto di contenuto moda.
In altri termini, stiamo assistendo a un processo in cui una parte molto ampia di consumatori attribuisce al prodotto un valore che travalica di molto il bisogno di coprirsi, proteggersi e riscaldarsi, estendendone il valore a funzioni semantiche, di rappresentazione ed emotive, di affermazione dell’identità individuale. In sintesi, in questo segmento di mercato i consumatori, con l’acquisto di vestiario e calzature, cercano di dare risposta a due bisogni: quello basico strettamente materiale e quello più sofisticato di natura culturale ed estetico. A questo va aggiunto un processo di maturazione di sensibilità ambientali e di sicurezza, nonché di attenzione alla qualità tecnica e tecnologica del prodotto, che insieme alla componente moda definiscono un’area di consumo avanzato che dà forma al cosiddetto segmento medio alto del mercato, che diventa tale per aver sviluppato maggiori esigenze di moda, e/o di qua- lità, e/o di contenuto tecnico.
Questo fenomeno di crescente consapevolezza del consumatore coinvolge tanto le im- prese della fase «a monte» quanto quelle «a valle» del ciclo tessile e di quello calzatu- riero. Naturalmente, si tratta di un coinvolgimento su piani diversi: le imprese che operano sulle fasi a monte sono chiamate a dare un contributo più sbilanciato sulla componente tecnologica (ovviamente senza sottrarsi anche a investimenti sul valore moda), mentre quelle a valle dovranno rivolgere una particolare attenzione alle fun- zioni immateriali. Anche le imprese della filiera tecnica non sono da considerarsi escluse (tessile tecnico, scarpe di sicurezza); ovviamente, in questo caso, seppure molti prodotti non manchino di caratterizzazioni stilistiche (ad esempio le divise professio- nali o gli interni auto), l’attenzione è posta sulla tipologia tecnica dell’articolo, la sua funzionalità, la sua corrispondenza a precisi standard qualitativi e a norme.
A spingere il consumo fuori dal perimetro delle funzioni primarie è una combinazione stretta di fattori sociali ed economici. L’industrializzazione di aree agricole, il dilatarsi delle aree cittadine, l’incremento del lavoro femminile, la maggiore disponibilità eco- nomica delle famiglie, l’affermarsi, nell’organizzazione della vita sociale, del tempo
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libero e delle ferie sono tutti fattori che hanno contribuito a emancipare il consumo moda fuori dai suoi confini tradizionali.
Naturalmente su questi presupposti l’area dei paesi avanzati ha anticipato questo ap- proccio al consumo e oggi vive una fase di consolidamento e continua innovazione in funzione dei mutamenti delle sensibilità sociali e dei nuovi stili di vita. A questo riguardo basti pensare alla maggior attenzione ai temi ambientali che trascina il si- stema moda nella direzione di prodotti naturali, al crescente bisogno di confort che sta obbligando a ripensare il contenuto moda nella direzione del casual, oppure al formarsi di nuove culture giovanili metropolitane (come il fenomeno dell’hip-hop negli anni Novanta) che diventano un’importante fonte di ispirazione per i designers di abbigliamento e calzature sportive; altrettanto importante è il fenomeno del salu- tismo e del wellness, una delle macro tendenze più significative che caratterizza in generale i consumi dalla fine degli anni Novanta.
Diversa è invece la posizione in cui si trovano i paesi emergenti. Il processo di glo- balizzazione, accanto a un radicale mutamento del modello politico, sociale ed eco- nomico che regola questi paesi, è stato un volano che ha generato un forte beneficio di sviluppo, ovviamente trasferito sul reddito delle famiglie, fino ad allargare una classe media che per disponibilità economiche e nuovi interessi sta conquistando un approccio al consumo più evoluto. Tutte le analisi confermano che questo pas- saggio si sta consumando rapidamente. Nei paesi dell’Est Europa ma soprattutto in quelli asiatici (Cina e India in testa), la vorticosa crescita del reddito sta infatti ali- mentando il formarsi di un segmento di consumatori più esigenti e attenti alla qua- lità, al contenuto moda e all’identità del marchio, disposta quindi a pagare un premio di prezzo per avere prodotti con caratteristiche che ritengono superiori o che forni- scono maggiore soddisfazione.
Un esempio emblematico rispetto a questo processo è la Cina. Quello cinese è oggi il mercato a più elevata crescita mondiale ed è destinato a diventare nel giro di pochi decenni anche il più grande mercato mondiale per i beni di consumo di segmento medio e medio alto. Fino alla fine di questo decennio il fenomeno principale, per mi- lioni di famiglie cinesi, sarà quello della scoperta del consumo voluttuario, cioè del superamento della soglia che divide il reddito che permette solo il consumo di base a quello che consente di disporre liberamente di una parte del reddito per consumi non necessari. Già nel 2005 il National Statistics Bureau of China e McKinsey stimava che, su una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti, le famiglie che per reddito pote- vano essere attribuite alla classe media erano circa il 10% e prevedeva che nel 2015 avrebbero superato il 21%. Se si estende ulteriormente l’orizzonte fino al 2025, le cifre diventano ancora più consistenti: ai tassi di cambio attuali, i consumi della classe media supereranno 1.400 miliardi di euro, una cifra superiore agli attuali consumi dell’intera popolazione tedesca.
Questo elevarsi della classe media dei paesi emergenti è già oggi, ma lo sarà ancora di più nei prossimi anni, il fil rouge dell’evoluzione dell’industria della moda italiana.
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Xxxx, secondo alcuni analisti, questo fenomeno, per dimensioni e dinamica di svi- luppo, metterà in secondo piano quella categoria di consumatori benestanti occiden- tali che, pur avendo dimensioni significative, da molto tempo non mostrano una particolare vivacità nell’acquisto di prodotti moda.
1.7.2 L’INTEGRAZIONE «NECESSARIA»: PRODUZIONE, CREATIVITÀ, COMUNICAZIONE
Preso atto che la produzione dei manufatti destinati a consumi di massa (commodi- ties) non è più un’opportunità industriale per l’Italia, alle imprese non resta che ri- definire il proprio ruolo (spesso semplicemente potenziando le scelte già in atto) lungo tre direttrici: prodotto ad alto contenuto creativo; nicchie dell’high-tech (tessile tecnico, prodotti di protezione individuale e articoli sanitari); prodotti che garanti- scono l’eco-compatibilità (materiali naturali, certificazioni, recupero e riciclo, equo- sostenibilità delle produzioni).
Il sistema tessile abbigliamento e pelle deve quindi avanzare nella direzione di un as- setto strategico operativo che sia in grado di restituire un valore al prodotto sul piano dei contenuti tecnici e tecnologici e su quello dei contenuti immateriali, ossia lingui- stici, narrativi, emozionali. Con questo assetto si tratta, ovviamente, di operare in mercati fortemente caratterizzati da dimensioni internazionali in cui la conoscenza dei trend di consumo, dei materiali e delle tecnologie, nonché delle modalità com- merciali e di marketing con cui vendere il prodotto, rappresentano condizioni da cui non si può prescindere per garantirsi il successo competitivo sul mercato.
Su questi presupposti, i driver dello sviluppo diventano la ridefinizione delle scelte di localizzazione internazionale della produzione e del consumo e un maggior im- pegno nella direzione dell’innovazione creativa, commerciale e tecnologica.
Le macro aree su cui agire diventano quindi cinque.
1. Ridefinizione dell’assetto organizzativo nella direzione di un’architettura in grado di po- tenziare quattro aree operative: manifatturiera, dello stile e della prototipia, marketing e commerciale, gestionale/amministrativa, con funzione di coordinamento tecnico di tutte le unità su cui prende forma il valore del prodotto. Il risultato di questo approccio orga- nizzativo dipenderà fortemente dalla volontà e capacità delle imprese di ampliare l’area delle competenze dentro e fuori il perimetro strettamente manifatturiero, e di sviluppare nuove modalità relazionali tra soggetti interni ed esterni all’impresa che siano in grado di garantire un processo di integrazione funzionale al raggiungimento di obiettivi comuni.
2. Sviluppo della componente immateriale del prodotto. Come già ricordato, le merci di moda, per la loro natura di beni che hanno una funzione comunicativa e interpersonale, sono pro- dotti culturali ibridi nei quali la parte materiale (fibre, tessuto, pelle) assume valore grazie
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al contributo di elementi culturali, creativi, comunicativi (stile, forme, riferimenti seman- tici): si tratta quindi di prodotti dove non si può prescindere da una forte integrazione tra le modalità trasformative del materiale (la tecnologia) e l’elaborazione del non tangibile. Questa proiezione del prodotto oltre la sua dimensione materiale, unitamente all’applica- zione di strategie di comunicazioni adeguate, ha rappresentato la chiave di volta nell’affer- mazione della creatività stilistica italiana come fenomeno di interesse internazionale, da esportare, comprare e copiare. Oltre a una capacità strategica di identificare con chiarezza il proprio posizionamento sul mercato e il messaggio da veicolare con la propria immagine, il passaggio critico diventa quindi la capacità di sviluppare un’idea creativa che interpreti i bisogni emozionali del consumatore e che possa essere industrializzata.
3. Valorizzazione delle attività di ricerca e innovazione. L’introduzione della componente crea- tiva non diminuisce in alcun modo il vincolo di una forte attenzione agli aspetti dell’inno- vazione tecnica e tecnologica di processo e prodotto. La funzione di ricerca e sviluppo (R&S) rappresenta infatti un supporto fondamentale per garantirsi un solido posizionamento sul segmento medio alto dei prodotti della filiera Tac. Tale attività richiede quindi energie orga- nizzative, investimenti e risorse gestionali aggiuntive rispetto a quelle normalmente messe in campo dalle imprese nella loro attività tradizionale, e tende a coinvolgere tutta l’organiz- zazione in una rete di relazioni con una molteplicità di fonti esterne di conoscenza e di tec- nologie (fornitori, centri di ricerca, università). In questo ambito non sono solo i materiali a giustificare l’impegno sulla ricerca. Un campo che merita una particolare attenzione è quello delle tecnologie Ict (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), che consentono di garantire un flusso informativo lungo l’intera filiera, che riduce i costi di transazione e per questa via consente di ottimizzare tempi e contenuti rispetto ai bisogni del mercato.
4. Ridefinizione del modello distributivo. Il vincolo di un posizionamento sul mercato del- l’alto di gamma e il progressivo aumento del ruolo e dell’importanza strategica della grande distribuzione hanno modificato significativamente i rapporti delle imprese con il trade, impattando conseguentemente anche sull’organizzazione complessiva dell’impresa. Tali cambiamenti hanno portato a interessanti sperimentazioni delle imprese più avanzate, che hanno progressivamente adottato strategie innovative di avvicinamento al mercato finale attraverso lo sviluppo di accordi commerciali con il dettaglio indipendente, oppure forme di controllo più strutturate della rete di vendita attraverso franchising o joint ven- ture fino ad arrivare in molti casi a un investimento di acquisto di rete dei negozi. Grazie a questo processo di maggiore integrazione con il mercato finale, l’impresa di settore è riuscita a recuperare redditività non solo per effetto della redistribuzione del valore ag- giunto, che si realizza nella fase di commercializzazione al dettaglio, ma anche perché l’ac- corciamento della filiera ha garantito una maggiore stabilità di presenza sul mercato, la conoscenza diretta delle caratteristiche del consumatore e il controllo dell’intero «teatro della rappresentazione dell’immagine» del prodotto.
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Ma le novità non si esauriscono nel solo avvicinamento al consumatore attraverso incor- porazione o accordi con le reti commerciali. Oggi non basta la semplice proposta di un prodotto di buona qualità e fattura, veicolato attraverso una densa rete di vendita. Quando il target è quello di prodotti carichi di valenze emozionali, il punto vendita diventa anche luogo di valorizzazione del prodotto, e non esclusivamente luogo di acquisto.
Su queste basi tutti i servizi legati al concept del negozio diventano strategici per vendere. Si può dire, quindi, che il negozio si caratterizza oggi come una sorta di unità locale de- dicata alla produzione del valore immateriale del prodotto, una sorta di reparto finale nella sequenza produttiva della filiera: in definitiva si configura come «una macchina per vendere», e la sua progettazione e il suo allestimento devono essere considerati non tanto un costo di distribuzione, ma un contributo alla catena del valore. Questa nuova inter- pretazione del negozio presuppone una strategia commerciale condivisa tra punto vendita e produzione in grado non solo di soddisfare le esigenze di informazione sui trend di con- sumo e assortimento in tempi brevissimi (che implicano un ingente investimento Ict e logistico), ma anche in grado di trasferire un’immagine coerente del prodotto, obiettivo che rende stringente una capacità e una disponibilità alla cooperazione per nulla scontata, e una disponibilità di competenze rispetto alle quali molte imprese mostrano indiscutibili debolezze. A questo riguardo, nonostante i sempre più numerosi esempi di imprese della produzione che con successo hanno fatto proprio questo nuovo approccio alla distribu- zione, le relazioni fra produttori e distributori restano ancora l’aspetto più complesso e problematico di questo settore, in particolare nel caso delle piccole e medie imprese che agiscono ancora prevalentemente attraverso i canali tradizionali dei grossisti, del dettaglio multimarca e degli importatori (nel caso dei mercati esteri di più difficile penetrazione), per scarsità di risorse finanziarie adeguate ma anche per un orientamento strategico che ancora oggi è focalizzato sul prodotto piuttosto che sul mercato.
5. Rafforzamento della presenza internazionale. Poiché il consumo degli articoli moda in Italia ha subito nel corso degli ultimi dieci anni una significativa contrazione a favore di altre voci di spesa, il mercato domestico non può costituire un obiettivo strategico sul quale indirizzare prioritariamente le proprie energie espansive. A presentare una dinamica dei consumi e della domanda più vivace sono invece i mercati esteri; in particolare, oggi rivelano buone prospettive mercati quasi sconosciuti come l’Europa dell’Est, la Russia e quei paesi asiatici che da molto tempo registrano una solida capacità di sviluppo (India e Cina in testa). È evidente che per intraprendere questa strada diventa imprescindibile non solo dotarsi di cultura manageriale adeguata e di capitali ingenti, ma anche poter accedere a un supporto esterno in cui giocano un ruolo centrale le infrastrutture finanziarie e gli strumenti di policy pubblica.
In sintesi, la novità di questa nuova piattaforma operativa è ovviamente il mix di competenze necessarie per operare sul mercato: non solo quelle tipicamente di pro- duzione ma anche quelle creative, a cui si sommano quelle commerciali, di marketing
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e di ricerca. Si tratta quindi di realizzare un punto di equilibrio tra queste aree azien- dali, il cui bilanciamento sarà funzione del posizionamento di mercato e/o di filiera. È infatti evidente, come già ricordato in precedenza, che le imprese a monte o quelle che operano su prodotti tecnici dovranno rafforzare la componente di ricerca e di efficienza produttiva, mentre chi opera a valle su prodotti fashion non potrà sottrarsi a un rilevante impegno su creatività e retail.
Questo nuovo assetto non è privo di ostacoli. Ancora oggi l’evidenza empirica ci resti- tuisce una situazione del settore in Italia in cui moltissime realtà imprenditoriali non riescono a leggere il vero significato dell’integrazione tra queste aree. Nello specifico delle piccole e medie imprese (Pmi) italiane, va rilevata un’enfasi ancora molto marcata su modelli organizzativi tradizionali, e questo ritardo è in larga parte attribuibile alla difficoltà di accedere e far proprie quelle competenze strategiche e organizzative alta- mente qualificate che sono uno spartiacque per riposizionarsi sul mercato.
L’ipotesi di riqualificare le imprese di subfornitura per la produzione di proprie col- lezioni di qualità alta o per l’offerta di servizi alla produzione di più ampio respiro, rimanda da un lato a una capacità di ingenti investimenti, sia materiale che immate- riale, dall’altro a una cultura imprenditoriale di partnership, fattori entrambi di cui le Pmi sono tradizionalmente carenti. Tuttavia tale scenario non è privo di vie d’uscita, ma apre la strada ad alcune considerazioni importanti sul posizionamento e sul modello organizzativo che le Pmi possono adottare per trarre vantaggio dalle opportunità esistenti.
Poiché molte imprese leader (marchi e griffes) hanno intrapreso con decisione l’in- tegrazione a valle nella distribuzione, spostando ulteriormente le proprie competenze dalla produzione all’ambito delle attività immateriali, le Pmi possono svolgere un ruolo significativo alleggerendo ulteriormente tali imprese da tutte le problematiche relative alla produzione manifatturiera e fornendo non solo il prodotto, ma una più ampia gamma di servizi industriali, in una logica di piattaforma produttiva o di co- ordinamento delle attività manifatturiere. È evidente che questo ruolo potrà essere svolto al riparo dalla concorrenza dei produttori delle aree dei paesi in via di sviluppo solo se si accede a un percorso di qualificazione complessiva dell’attività in grado di garantire un vantaggio competitivo sia sul fronte del prodotto che del servizio offerto. Va sempre in questa direzione un modello strategico che prevede lo spostamento delle Pmi su posizioni premium brand. Facendo leva sulle qualità unanimemente ri- conosciute al made in Italy, si ritiene che la tradizionale qualità della produzione ita- liana possa essere ulteriormente valorizzata attraverso l’innalzamento del livello delle materie prime e l’artigianalità dell’esecuzione, fino ad arrivare alla proposta del made to measure, che nel sistema moda sta diventando una nicchia di particolare interesse. Benché le filiere distributive possono avvantaggiarsi oggi di proposte di fornitori di supply chain management altamente specializzati e di dimensioni globali, la politica di prossimità produttiva su prodotti di livello medio alto attuata anche dalla grande
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distribuzione, in particolare delle catene specializzate, consentirebbe anche alle Pmi italiane di specializzarsi in forniture destinate alla distribuzione europea e valorizzare al meglio le proprie competenze. Senza dimenticare che questa logica di servizio è sempre più apprezzata anche dalle fashion company, che si vedrebbero così scaricate di una responsabilità industriale.
Infine non mancano esperienze che si sono rilevate efficaci per superare quella soglia di dimensione che si sta rilevando come uno dei principali ostacoli allo sviluppo. In questo ambito, l’evidenza ci consegna un quadro in cui non è lo strumento del mar- chio territoriale o delle fusioni la risposta più adeguata, bensì quello della creazione di nuove imprese di scopo o della costituzione dei più tradizionali consorzi. Sul ver- sante distributivo tale opportunità potrebbe essere colta in tutti i suoi vantaggi: la creazione di strutture commerciali comuni (spazi di vendita destinati sia al trade sia al pubblico finale) potrebbe infatti consentire di presentarsi con successo su mercati emergenti e lontani anche a imprese altrimenti prive della forza necessaria, condivi- dendo oneri di investimento e rischi finanziari non sopportabili singolarmente. Anche in questo caso, però, lo sforzo strategico e organizzativo che le Pmi dovrebbero so- stenere non può esaurirsi nella sola componente distributiva. È evidente infatti che il successo di simili proposte distributive è tanto maggiore quanto più coerente e compatta è la proposta commerciale al consumatore, cosa che richiede una condivi- sione degli obiettivi e degli impegni anche sul piano della produzione.
Va nella stessa direzione anche l’opzione di una strategia commerciale di integra- zione con la distribuzione, che inevitabilmente garantirebbe il massimo beneficio solo in una logica di full package supplier. Questa soluzione implica la gestione della fornitura al distributore a 360°, occupandosi quindi del coordinamento di tutte le fasi produttive, dall’approvvigionamento delle materie prime alla logistica, inclu- dendovi talvolta anche il design. Si tratta di un’evoluzione organizzativa che pre- supporrebbe alcuni significativi cambiamenti per tutte le imprese façonniste, poiché nella maggior parte dei casi dovrebbero sviluppare competenze in ambiti mai spe- rimentati (design, modellistica, prototipia, quick response, stock service, logistica ecc.) e questo diventa possibile solo in una logica di partnership che si estende al- l’interno di tutte le fasi della filiera.
1.7.3 PROFESSIONI E INNOVAZIONE: NUOVE FIGURE CHIAVE E PROSPETTIVE DI SVILUPPO
Dall’analisi sin qui proposta si può affermare che il settore moda continua a svolgere un ruolo centrale nell’assetto produttivo nazionale e che questo è stato possibile anche grazie a una capacità diffusa di adattamento e interpretazione di scenari di mercato che sono mutati in modo radicale.
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Sono ovviamente questi i presupposti che rendono di particolare rilievo una lettura attenta di quelle che sono le principali direttrici della competizione e, rispetto a questi drivers, misurare punti di forza e fragilità del sistema per attrezzare una risposta che possa contribuire a superare quelle diseconomie che rischiano di rallentare il processo di sviluppo dell’apparato industriale moda.
Su questi presupposti, il settore vive una fase di riposizionamento sul mercato nella direzione di un prodotto di fascia medio alta, scelta che impone un rinnovamento del suo più complessivo assetto operativo in cui l’esercizio dell’innovazione, in tutte le sue componenti (da quella tecnologica a quella creativa, commerciale e organizza- tiva), diventa un fattore chiave per il successo competitivo e, quindi, un fattore chiave per la sua tenuta occupazionale.
Su quest’ultimo punto ci viene incontro anche l’ultima indagine Excelsior, in cui emerge in tutta evidenza che la quota di imprese innovative che dichiarano una vo- lontà di assumere è quasi doppia rispetto a quelle imprese che invece negli ultimi tre anni non hanno fatto investimenti riconducibili all’innovazione.
Se questa è la situazione, non è imprudente affermare che dentro il settore i margini di crescita sono ancora molto alti, se si interviene per dare un impulso concreto nella direzione dell’innovazione.
Oggi, infatti, l’ultima rilevazione Istat, condotta nell’ambito del progetto europeo Cis (Community Innovation Survey), ci consegna un livello di diffusione dell’innova- zione tecnologica che coinvolge il 22% delle imprese della filiera moda (che corri- sponde al 32% degli addetti e al 39% del fatturato), ossia un risultato che la colloca ben lontana dalle performance rilevate nella media dell’industria in senso stretto dove le imprese innovatrici sono il 37% (55% degli addetti e 63% del fatturato).
L’appartenenza all’industria a bassa tecnologia non sembra sufficiente a spiegare i differenziali di diffusione dell’innovazione rispetto alla media del manifatturiero. Infatti, anche quando si sposta l’analisi verso innovazioni non tecnologiche di tipo organizzativo e di marketing, leve che come noto hanno assunto nel sistema moda un ruolo centrale nel riposizionamento competitivo, la forbice rispetto alla media non si chiude.
Il dato statistico che maggiormente conferma questa situazione è quello di diffusione dell’innovazione organizzativa e di marketing tra le imprese che dichiarano di non aver apportato innovazioni tecnologiche nel periodo di indagine. In questa categoria, solo il 19% delle imprese del sistema moda dichiara di aver introdotto innovazioni organizzative, contro il 31% nella media dell’industria, e solo il 18%, in questo caso allineandosi alla media, dichiara di aver investito in innovazioni di marketing.
L’indagine Istat/Cis consente di fare un passo avanti anche rispetto all’analisi dei principali fattori che le imprese evidenziano come ostacolo all’innovazione. Infor- mazioni che meritano di essere evidenziate anche in una prospettiva di integrazione dell’assetto di politica industriale mirata a dare risposte più efficaci e in grado di al-
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largare la platea di quelle imprese che decidono di affidare all’innovazione una fun- zione centrale nella loro strategia di sviluppo.
Con riferimento all’industria della moda, senza discostarsi in modo significativo dai risultati dell’intero aggregato industriale, si può osservare che le cause prevalenti di inibizione o difficoltà a innovare sono soprattutto di tipo economico-finanziario e di capitale umano.
Ed è proprio quest’ultimo punto che introduce al tema delle competenze e della for- mazione. La priorità di intervenire sul capitale umano trova conferma anche nell’ana- lisi Excelsior sui fattori di difficoltà all’assunzione per quelle imprese che dichiarano un’esigenza a incrementare la forza lavoro. Da questa elaborazione emerge infatti che il tempo di ricerca per le imprese moda dura mediamente 6,5 mesi (ossia, circa un mese in più della media dell’industria) e la principale causa di questo allungamento dei tempi deve essere attribuito alla difficoltà nel trovare i profili richiesti (motivazione che spiega il 67% delle difficoltà).
Dunque questo nuovo posizionamento competitivo appare condizionato dalla pos- sibilità di realizzare una poderosa azione di diffusione dell’innovazione e delle cono- scenze per mezzo di un’intensa attività di formazione e di trasferimento di know how. L’acquisizione, la gestione, il trattamento e la trasmissione di conoscenze e compe- tenze in continua evoluzione, pur essendo beni non materiali, devono quindi essere considerati un vero e proprio patrimonio dell’impresa e del lavoratore. Un patrimo- nio di fondamentale importanza su cui tutte le componenti del settore devono inve- stire se si vuole partecipare da protagoniste a questo nuovo scenario competitivo.
Ovviamente, dentro questo processo si evince in modo inequivocabile la sostanziale convergenza sul ruolo fondamentale assolto dalla propagazione di conoscenze e com- petenze quale fonte ordinaria di costruzione del vantaggio competitivo.
Su questi presupposti da diverso tempo la governance del settore ha posto particolare attenzione a strategie in grado di dotare il sistema di quelle competenze e risorse cul- turali che dovrebbero facilitare le imprese nel loro processo innovativo.
In questo senso, un contributo importante è stato quello del progetto Equal Tessuto locale (vedi più avanti), in cui è stato fatto lo sforzo di mettere a fuoco, partendo dal- l’analisi dei processi innovativi in atto nelle aziende, le aree di nuove competenze ne- cessarie alla realizzazione delle strategie di riposizionamento strategico del settore. Dall’analisi sul campo, come si legge nello stesso rapporto, è emerso che le iniziative innovative che sono state adottate dalle imprese hanno riguardato tutte le principali funzioni aziendali:
■ marketing comunicazione e promozione, gestione immagine, marchi, licenze e brevetti;
■ ricerca e sviluppo prodotti, progettazione e stile;
■ pianificazione e organizzazione della produzione;
■ produzione;
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■ gestione logistica della produzione;
■ coordinamento laboratori e fornitori;
■ commercializzazione;
■ gestione delle risorse umane.
All’interno di ognuna di esse emerge inoltre la domanda di nuove competenze. Rile- vante sembra essere la necessità di competenze di marketing in grado di cogliere i trend di gusto, consumo e applicazione in atto; di «inventare», insieme ai potenziali clienti, nuove applicazioni realizzabili all’interno dei cicli continui di produzione; di razionalizzare il mix produttivo dell’azienda, riducendone ove necessario la gamma ma anche, contemporaneamente, espandendola e rinnovandola attraverso la defini- zione di nuovi prodotti.
Fondamentale è una continua e sistematica interazione con i clienti per definire insieme le caratteristiche specifiche del prodotto da fornire, che quindi risulta sempre più per- sonalizzato e segmentato, realizzabile solo attraverso lotti spesso molto piccoli.
La produzione è investita da richieste di maggiore flessibilità che coinvolgono la fun- zione di pianificazione e organizzazione della produzione, con una possibile ricaduta sulle competenze dei capireparto e dei tecnici di prodotto, soprattutto nel campo della utilizzazione di programmi informatizzati, ormai indispensabili in una condi- zione di elevata flessibilità dei processi produttivi, per la gestione dei singoli processi, dei magazzini e dell’avanzamento produzione.
Per quanto riguarda più in generale la funzione produzione, l’emergere di nuovi ruoli legati all’innovazione deve tenere conto che, in questa funzione, sono avvenuti i mag- giori interventi di razionalizzazione, interventi che hanno determinato una riduzione dell’occupazione, rilevata nei casi analizzati e confermata dalle statistiche.
Le innovazioni specifiche della funzione produzione riguardano i ruoli di controllo dei processi, per migliorare la qualità e garantire la personalizzazione del prodotto fi- nito. Sempre nell’ambito della produzione è emersa la necessità di sviluppare funzioni integrate superando le tradizionali specializzazioni (ad esempio, il tecnico del processo di filatura deve conoscere anche il ciclo della nobilitazione e della tessitura) e la necessità di rafforzare i ruoli Ict e di inserimento e utilizzo di tutte quelle tecnologie che con- sentono un rapido adattamento di fasi produttive per assolvere alle diversificate do- mande del mercato (un esempio è offerto dalla stampa inkjet concepita per il campionario e assunta ormai a pieno titolo in molti processi produttivi).
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Tavola 8. Tavola sinottica delle nuove figure professionali rispetto ai processi di innovazione nell’ambito delle funzioni aziendali
Area marketing | Esperto in reengineering dei processi produttivi tessili |
Analista di nuove aree/trend di consumo/applicazione, valutatore di nuovi mercati | |
Esperto in progetti di valorizzazione dell’identità tessile | |
Esperto in brand, marchi e certificazioni tessili | |
Responsabile delle relazioni con la distribuzione e la vendita | |
Coordinatore delle azioni di difesa del patrimonio intellettuale e creativo dell’impresa | |
Ricercatore della contraffazione on line | |
Esperto di politiche distributive e commerciali | |
Ricerca e sviluppo prodotti, progettazione e stile | Fashion designer |
Product manager con capacità di gestione di processi esternalizzati | |
Responsabile R&S | |
Addetto alla funzione R&S-ricercatore | |
Coordinatore delle azioni di difesa del patrimonio intellettuale e creativo dell’impresa | |
Green manager | |
Pianificazione e organizzazione della produzione | Programmatore della produzione |
Coordinatore di processi produttivi esternalizzati | |
Esperto in processi di tracciabilità dei prodotti | |
Responsabile della gestione e dello sviluppo delle conoscenze | |
Produzione | Product manager |
Responsabile Qualità on line | |
Coordinatore di processi produttivi esternalizzati | |
Operatore di processo polivalente | |
Gestione della logistica aziendale e rete | Esperto gestione internazionale della logistica dei processi produttivi e commerciali |
Export manager | |
Esperto in processi di tracciabilità dei prodotti | |
Coordinamento laboratori e fornitori Coordinatore e gestore di processi produttivi esternalizzati | |
Commercializzazione | Export manager |
Responsabile delle relazioni con la distribuzione e la vendita | |
Product manager | |
Creatore/coordinatore punti vendita | |
Addetto alla vendita diretta al pubblico | |
Gestione risorse umane Responsabile sviluppo delle risorse umane | |
Fonte: progetto Equal Tessuto Locale. |
2. I profili professionali nel settore Tac
2.1 Una prima ricognizione su studi e ricerche
In Italia sono stati condotti diversi studi sul settore tessile, abbigliamento e calzatu- riero (Tac) con la finalità di identificare e definire i profili professionali esistenti.
Qui si vuole dare una panoramica dei principali contributi all’analisi e alla costru- zione delle professionalità chiave nel settore.
Sono stati presi in esame gli studi realizzati a partire dagli ultimi dieci anni circa. In questo lasso di tempo si è assistito a un consistente sforzo, da parte di enti pubblici e privati, per sviluppare sistemi di lettura dei fabbisogni professionali e formativi che migliorassero la flessibilità del mercato del lavoro consentendo di intervenire attiva- mente nella regolazione del rapporto tra domanda e offerta di lavoro. Uno sforzo volto a migliorare l’efficienza del sistema in una fase in cui, per molti settori, si acui- vano i segni di una crisi occupazionale e produttiva in parte dovuta a fattori endo- geni, in parte a fattori esogeni legati all’apertura di nuovi mercati e all’incremento progressivo della concorrenza da parte di paesi in via di sviluppo.
Questo lavoro di ricostruzione del dibattito sul tema delle professionalità chiave si caratterizza come un primo passo per osservare il settore Tac dal punto di vista delle esigenze professionali e, al contempo, formative.
L’ambito occupazionale e quello formativo, infatti, sono strettamente connessi tra di loro: un’adeguata formazione, se mirata alle esigenze delle aziende del settore, con- tribuisce a creare occupazione.
Quindi, lo scopo di questo excursus sugli studi relativi alle professionalità chiave nel settore Tac ha una duplice finalità: da un lato quella di fornire una comparazione dei risultati a cui i diversi studi sono giunti, dall’altro quella di inquadrare le logiche alla base dei diversi approcci alle definizioni dei profili professionali del settore, al fine di avviare un’analisi critica della loro capacità di leggere i fabbisogni e di restituire infor- mazioni utili soprattutto al decisore politico nella sua attività di pianificazione di po- litiche per lo sviluppo del settore. Tale sforzo è teso a individuare alcuni criteri base per la costruzione di profili di sintesi che riescano a conciliare specificità e astrazione in modo da porsi come guida a una pianificazione che sia comunque cosciente del-
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l’ampia eterogeneità che caratterizza il sistema dei mestieri e delle professioni del set- tore Tac. L’ipotesi di fondo è che solamente dall’analisi congiunta dei profili profes- sionali prodotti (opportunamente sintetizzati) e dei metodi adottati per produrli sia possibile costruire delle conoscenze dinamiche che permetteranno, al soggetto che se ne avvarrà, di sapere non solo come stanno le cose ma ciò che è meglio fare per osser- varle in modo obiettivo nel loro inevitabile sviluppo. Nello specifico questo paragrafo offrirà una sintesi di 11 contributi allo studio delle professionalità del settore Tac:
Organismo bilaterale nazionale per la formazione (Obnf) | Indagine nazionale sui fabbisogni formativi (2000) |
Carpiformazione (Progetto Xxxxxxxx Xx Xxxxx) | Professionalità e formazione per le figure professionali operanti in alcuni distretti tessili europei (2001) |
Xxxxx Xx Xxxxxxxxxx | Creare, produrre e comunicare: le mille professioni della moda (2002) |
Centro per lo studio della moda e delle produzioni | Le professioni della moda e percorsi formativi (2002) |
Xxxxxxxx Xxxxxxx Altan | L’anima del vestito nuovo (2002) |
Xxxxxxxx Xxxxxxx Altan | L’anima del vestito nuovo (2003) |
Xxxxx Xxxxxxx | La creatività diffusa (2003) |
Isfol | Analisi e interviste per la costruzione di un repertorio di figure professionali (2003) |
Progetto Xxxxxxxx | Le figure professionali richieste dalle imprese secondo il sistema informativo Excelsior (2007) |
Borsa continua nazionale del lavoro/Italia Lavoro | Banca dati informatica (2007) |
Città Studi di Biella | Progetto Equal Tessuto locale (2007) |
Come è possibile vedere già da questo elenco, i contributi passati in rassegna sono di carattere molto diverso. In alcuni casi si tratta di imponenti indagini empiriche con- dotte da importanti istituti di ricerca, in altri casi di studi di carattere più teorico, esplo- rativo, condotti da singoli studiosi su specifici aspetti e problematiche del settore.
Per questo motivo, prima di passare in rassegna le caratteristiche base dei singoli con- tributi è nostro interesse effettuare una loro prima classificazione. Il criterio di di- stinzione da cui vogliamo partire è la posizione dei contributi rispetto al sistema istituzionale e alla finalità di utilizzo dei risultati.
Nello specifico è possibile individuare un continuum, che si estende tra due polarità identificate rispettivamente dagli approcci istituzionali/pragmatici1 e da quelli non istituzionali/semantici.
1 Allo stato attuale stiamo ancora valutando la tenuta teorica delle etichette utilizzate per classificare gli approcci in oggetto. La distinzione tra pragmatico e semantico è relativa al tipo di spiegazione che i di- versi approcci tendono a dare al concetto di professionalità chiave per il settore Tac ed è esplicitamente fondata sul concetto di spiegazione descritto da Xxxxxx Xxxxxx in I metodi della scoperta edito da Xxxxx Xxxxxxxxx.
I Profili professionali nel settore Tac
Tra i primi figurano tutti quei contributi più strutturati e, soprattutto, orientati a for- nire dei repertori di professionalità il più esaustivi possibili. Spesso questi approcci sono voluti e finanziati direttamente da istituzioni, quali ad esempio il ministero del Lavoro, e vedono coinvolta una rete di soggetti di tipo pubblico (o comunque parte- nariati misti a forte partecipazione pubblica): istituti di ricerca, parti sociali, scuole, università, enti di formazione ecc. Un altro intento di tali approcci è quello di fornire una base informativa e dei criteri di utilizzo delle informazioni prodotte per un udi- torio esteso di imprese, enti e individui. La logica di base da cui partono è che tali in- formazioni e i loro criteri d’uso possano essere utili a favorire il matching tra domanda e offerta di lavoro e, parallelamente, tra domanda di competenze per specifiche pro- fessionalità e offerta formativa per il loro soddisfacimento.
In questo tipo di approcci rientrano quello dell’Isfol, il Progetto Virgilio, fondato sul sistema Excelsior, la Borsa nazionale del lavoro.
Gli approcci non istituzionali/semantici, invece, hanno un carattere più esplorativo. Spesso, come nel caso di Xxxxxxx, hanno un taglio quasi socio-antropologico volto a indagare i mutamenti di tipo culturale sopraggiunti nel settore della moda e la loro influenza sulle prassi produttive. La loro attenzione, quindi, non è tanto rivolta a riconsegnare uno schema esaustivo, in grado di orientare o comunque supportare il mercato nei suoi meccanismi di funzionamento (soprattutto relativi alla domanda e offerta di lavoro), quanto invece di esplorare nuovi aspetti del fenomeno oggetto di studio; in tal senso sembrano più orientati a costruire nuove teorie o ad arricchire quelle già esistenti con nuove prospettive. Pertanto in questi approcci l’attenzione è sovente rivolta solamente ad alcuni profili, ritenuti rilevanti in una particolare fase di sviluppo del settore.
Esempio di approcci non istituzionali/semantici sono il già citato Volontè, con la sua idea di creatività diffusa come volano di sviluppo del settore moda; Cavalca Altan, che focalizza l’attenzione sulla dimensione comunicativa come elemento centrale nella costruzione e diffusione del prodotto; De Benedittis, il cui studio, molto ricco di dati strutturali di tipo statistico ed economico, pone particolare attenzione al ruolo del capitale culturale e sociale sui meccanismi alla base delle dinamiche del settore e soprattutto sulla dimensione della professionalizzazione dei suoi operatori.
Tra i due estremi di questo continuum si collocano gli altri quattro approcci: lo studio di Carpiformazione, il progetto Equal Tessuto locale della Città Studi di Biella, l’in- dagine sulle professioni della moda condotta dal Centro per lo studio della moda e delle produzioni (Università Cattolica di Milano), l’indagine per la rilevazione dei fabbisogni professionali e formativi condotta dall’Organismo bilaterale nazionale per la formazione (Obnf).
Ciò che contraddistingue questi studi dai precedenti è l’interesse a orientare l’indagine in direzione dell’analisi congiunta delle due sfere della produzione e dell’offerta for- mativa. La prima utile a definire il fabbisogno professionale, la seconda a indirizzare
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Figura 7.
Istituzionali
Repertori più strutturati, spesso finanziati da istituzioni che hanno come obiettivo quello di essere utilizzati
per favorire l’incontro
tra domanda e offerta di lavoro (per esempio Isfol,
Progetto Virgilio - Excelsior, Sistema Borsa nazionale del lavoro/Italia Lavoro)
Semantici
Repertori di carattere
più esplorativo che non hanno la finalità di orientare
il meccanismo di incontro tra domanda e offerta (per esempio gli studi
di Volonté, Cavalca Altan e De Benedittis)
Pragmatici
Non istituzionali
le strategie formative utili a soddisfarne le esigenze in termini di acquisizione di saperi necessari ad agire.
Si tratta di indagini condotte a livello locale in una dimensione spesso distrettuale e improntate a una metodologia vicina alla ricerca azione. Quest’ultima, soprattutto nei due casi del Equal Tessuto locale e del Progetto Xxxxxxxx, ha orientato verso il coin- volgimento diretto dei beneficiari delle ricerche all’interno dei partenariati di gestione dei due progetti; inoltre ha stimolato una strategia di indagine attenta non solo a in- dividuare il fabbisogno professionale e a definire le caratteristiche delle professionalità chiave del settore, ma anche a predisporre i pacchetti formativi per trasferire le com- petenze necessarie alle professionalità individuate, nonché a formare i formatori e a erogare la formazione. Anche se non dichiarato in modo esplicito, possiamo ritenere che tali strategie hanno apportato anche un valore di tipo sperimentale a questi studi. In sostanza, indipendentemente dalle differenze che hanno caratterizzato ognuno di questi quattro approcci, l’elemento comune è l’attenzione a produrre un quadro d’analisi che tenga in considerazione simultaneamente produzione e formazione, in quanto sfere che si completano reciprocamente. In questo modo il sistema della for- mazione non si configura più come un soggetto che entra in gioco solamente in ri-
I Profili professionali nel settore Tac
sposta alle esigenze del sistema produttivo, ma può essere direttamente coinvolto nella costruzione del fabbisogno.
Nelle schede che seguono sono sintetizzate le principali caratteristiche dei dieci ap- procci presi in considerazione, di cui riportiamo finalità e obiettivi, metodologie adot- tate, risultati raggiunti.
Nei successivi due paragrafi saranno illustrati i criteri utilizzati per descrivere i profili e saranno descritti i principali profili emersi.
Organismo bilaterale nazionale per la formazione (2000)
Finalità e obiettivi
Definire e sperimentare un processo di rilevazione della domanda di professionalità delle aziende, al fine di fornire al sistema formativo informazioni utili per adeguare la gamma e i contenuti dell’offerta, in relazione alle esigenze di funzionamento e sviluppo del sistema produttivo e del mercato del lavoro, in una prospettiva di anticipazione dei fabbisogni.
Tipo di partenariato
Organismi bilaterali regionali.
Metodologie adottate
■ Ricognizione degli scenari, delle produzioni, del ciclo produttivo relativamente a ogni settore (in totale sono 16).
■ Definizione di una prima ipotesi di costruzione dell’anagrafe delle figure in riferimento a sette aree di attività (amministrativa, commerciale, progettazione, qualità, program- mazione produzione/logistica, manutenzione, produzione).
■ Verifica delle ipotesi tramite audizioni di manager di imprese selezionate.
■ Somministrazione di questionari settoriali trasmessi agli organismi bilaterali per effet- tuare indagini locali.
Risultati raggiunti
I risultati, esposti per ogni comparto, forniscono un dettaglio dei seguenti aspetti: tipologie di prodotti/produzioni, ciclo produttivo, mercato, struttura degli organici, diffusione e in- cidenza delle figure professionali, bacino di reclutamento, livelli di istruzione ideali, trend dei fabbisogni, difficoltà di reperimento delle figure sui mercati del lavoro locali.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Carpiformazione (Progetto Xxxxxxxx Xx Xxxxx).
Professionalità e formazione per le figure professionali operanti in alcuni distretti tessili europei (2001)
Finalità e obiettivi
Supportare i cambiamenti organizzativi e tecnologici nelle piccole e medie imprese del set- tore tessile abbigliamento del distretto, attraverso l’adattamento e il rafforzamento del si- stema di formazione professionale e scolastico e promuovere le competenze tecniche.
Tipo di partenariato
■ Centri di formazione e scuole, associazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali, centri di servizio al settore, università.
■ Distretti tessili europei: Carpi (Italia), Igualada (Spagna), Cholet (Francia) e Nottingham (Regno Unito).
Metodologie adottate
Somministrazione di un questionario strutturato nei distretti europei che ha permesso di:
■ analizzare i seguenti ambiti: caratteristiche generali del distretto tessile abbigliamento, tipologie produttive prevalenti, modello organizzativo produttivo, mercati di riferimento, sistema distributivo, innovazione tecnologica;
■ rilevare le caratteristiche delle figure professionali (compiti principali e competenze chiave) operanti nei vari distretti;
■ rilevare i bisogni formativi per definire pacchetti formativi e adeguare le conoscenze e competenze ai cambiamenti.
Risultati raggiunti
■ Definizione del profilo dimensionale e strutturale dell’area e conoscenza delle analogie/ differenziazioni tra i diversi distretti.
■ Descrizione di 8 figure professionali (identificazione dei compiti principali, competenza chiave di ruolo, percorso scolastico formativo).
■ Definizione di una serie di pacchetti formativi per l’adeguamento delle conoscenze e competenze ai cambiamenti.
I Profili professionali nel settore Tac
Xxxxx Xx Xxxxxxxxxx.
Creare, produrre e comunicare: le mille professioni della moda (2002)
Finalità e obiettivi
Individuare figure professionali relative alla fase della creazione e della comunicazione e specifiche del settore moda, derivanti da una ricognizione di un quadro teorico che vede al centro due fattori predominanti: il capitale sociale e il capitale culturale.
Metodologie adottate
■ Analisi e ricostruzione del sistema produttivo della moda, in Italia e a Milano, con par- ticolare attenzione ai trend di produttività degli ultimi anni.
■ Individuazione dei profili professionali attraverso la ricostruzione delle varie fasi di lavoro prestando particolare attenzione alla componente culturale di cui le figure necessitano, in particolare quelle che agiscono secondo un proprio modello creativo o comunicativo.
Risultati raggiunti
Descrizione di 7 profili professionali.
Centro per lo studio della moda e delle produzioni. Le professioni della moda e i percorsi formativi (2002)
Finalità e obiettivi
Orientare i giovani interessati a lavorare nel settore moda attraverso la descrizione delle principali professioni e degli istituti formativi che erogano corsi nel settore.
Metodologie adottate
■ Analisi dei modelli repertoriali esistenti: Anpe, Rome (Repertoire operationnel des me- stiers et des Emplois).
■ Interviste a esperti del settore.
■ Indagine sulle realtà aziendali: studi di casi orientati a rilevare le caratteristiche dei profili.
■ Censimento di istituti formativi italiani, interviste a istituti all’estero, approfondimento qualitativo delle scuole nazionali.
Risultati raggiunti
Costruzione di un repertorio di 35 figure professionali nel settore descritte tramite schede. Le figure sono tutte legate alle principali fasi del ciclo produttivo: ideazione – progettazione, produzione, comunicazione e marketing, commercializzazione/distribuzione.
Realizzazione di un data base di scuole (pubbliche e private), enti che erogano corsi di for- mazione nel settore.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Xxxxxxxx Xxxxxxx Altan.
L’anima del vestito nuovo (2002 e 2003)
Finalità e obiettivi
Capire e illustrare, tramite un’analisi descrittiva e puntuale, le trasformazioni intervenute nel corso degli anni nelle figure professionali del settore moda italiano, per comprenderne l’evoluzione e capirne il punto di arrivo, ma anche per orientare quanti vogliano avvicinarsi a professioni nuove in tale contesto.
Metodologie adottate
Interviste rivolte a testimoni privilegiati, professionisti sul settore della moda e sulle pro- fessioni che vi appartengono.
Risultati raggiunti
Costruzione di un repertorio di figure professionali appartenenti al settore tessile abbiglia- mento e calzaturiero, volto a dimostrare come oggi le figure maggiormente richieste non siano più i manager e gli strateghi del lusso, ma gli operai e la manodopera specializzata, i modellisti e i progettisti; figure utili a rispondere alle necessità di un sistema che sembra ri- tornare su modelli produttivi che si allontanano dalla produzione in serie e dalla massifi- cazione del prodotto.
Xxxxx Xxxxxxx.
La creatività diffusa (2003)
Finalità e obiettivi
Descrivere il sistema moda in Italia ponendone in risalto una caratteristica fondamentale: il carattere diffuso della creatività. Vale a dire il suo essere presente in tutti gli angoli e in tutti i livelli del sistema, dall’ideazione alla produzione, dalla comunicazione al consumo. Mostrare inoltre come in termini lavorativi la creatività diffusa diventa oggetto specifico di una nuova figura professionale: il product manager o uomo prodotto.
Metodologie adottate
Studio di casi svolto su sei aziende di diverse dimensioni: dalla piccola azienda artigiana fino al gruppo industriale di grandi dimensioni, dalla confezione no brand fino alla griffe di fama internazionale.
Risultati raggiunti
Individuazione dell’uomo prodotto, descritto come figura che, all’interno del sistema della moda, si fa portatore dell’elemento creativo attraversando tutte le fasi del ciclo produttivo fino alla realizzazione del prodotto finale destinato al consumatore.
I Profili professionali nel settore Tac
Isfol.
Costruzione di un repertorio di figure professionali (2003)
Finalità e obiettivi
Predisposizione di un “sistema informativo stabile” che individui e definisca le professioni e si caratterizzi come strumento utile all’integrazione delle politiche del lavoro e delle poli- tiche della formazione.
Metodologie adottate
■ Analisi dell’area occupazionale: ricostruzione del ciclo produttivo riferito al comparto merceologico del settore Tac.
■ Analisi e integrazione di più sistemi classificatori: Istat per la delimitazione dell’area oc- cupazionale; Excelsior per la rilevazione della domanda di lavoro nel breve periodo, della struttura del settore, delle unità locali, della dimensione d’impresa, del numero di addetti, del numero di occupati; contratti collettivi nazionali di lavoro per inquadrare le funzioni e i livelli di responsabilità.
■ Interviste a testimoni privilegiati ed esperti per individuare le figure emergenti e il con- tenuto dei profili.
■ Individuazione di figure professionali e aggregazione di funzioni simili nell’ambito della stessa posizione organizzativa.
Risultati raggiunti
Costruzione di un repertorio di 15 figure professionali tipo descritte attraverso schede. Le professioni sono state individuate in tre principali posizioni organizzative: responsabili, tec- nici e operai qualificati.
Progetto Virgilio.
Le figure professionali richieste dalle imprese secondo il sistema informativo Excelsior (2007)
Finalità e obiettivi
Costruire un sistema informativo annuale che definisca nel dettaglio i cambiamenti nei fab- bisogni occupazionali e formativi espressi dai settori dell’industria e dei servizi.
Fornire a imprenditori e datori di lavoro la possibilità di conoscere in che modo evolve la domanda di lavoro indagando e descrivendo le dinamiche su cui poggia.
Metodologie adottate nel 2007
Somministrazione di un questionario ad un campione rappresentativo di 100 mila im- prese private italiane con riferimento a 27 settori economici della classificazione Ateco 2002
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
(le dimensioni del campione e i criteri di somministrazione possono variare leggermente a seconda dell’edizione dell’indagine). Le modalità di rilevazione seguite sono due:
■ intervista telefonica (fino a 250 dipendenti);
■ intervista diretta (oltre 250 dipendenti).
Una volta analizzati i dati, i risultati sono presentati in schede contenenti informazioni sulla domanda di figure professionali per ogni settore di industria e servizi. Per ogni figura pro- fessionale individuata è prevista un’articolazione in descrittori di dettaglio medio che con- sente di comprenderne le caratteristiche principali.
Risultati raggiunti
■ Ricostruzione di un quadro annuale sull’evoluzione prevista nel mercato del lavoro in Italia e delle caratteristiche delle assunzioni per l’anno successivo.
■ Definizione della distribuzione delle figure professionali richieste dalle imprese.
■ Individuazione delle esigenze delle imprese in tema di formazione continua.
Borsa continua nazionale del lavoro/Italia Lavoro. Banca dati informatica (2007)
Finalità e obiettivi
■ Agevolare il processo di matching tra domanda e offerta di lavoro attraverso uno stru- mento informatico on line.
■ Favorire la nascita di una rete tra cittadini, imprese, datori di lavoro, intermediari pub- blici e privati autorizzati e/o accreditati.
■ Orientare e ri-orientare all’inserimento professionale.
Tipo di partenariato
In collaborazione con Italia Xxxxxx. Progetto promosso da ministero del Lavoro e Regioni.
Metodologie adottate
Analisi e confronto tra le diverse fonti classificatorie: Isfol, Excelsior, Istat, banche dati set- toriali e regionali.
Risultati raggiunti
Costruzione di una banca dati informatica denominata Thesaurus. Il data base, strutturato in Access, raccoglie e classifica, in forma di schede, 530 profili (di cui 31 nel tessile, abbiglia- mento, pelle e calzature) distribuiti nei vari settori produttivi di appartenenza. Possibilità di pubblicare on line la candidatura e/o offerta di lavoro su base territoriale: provinciale, regionale o nazionale.
I Profili professionali nel settore Tac
Città Studi di Biella. Progetto Equal Tessuto locale (2007)
Finalità e obiettivi
■ Elaborazione di un nuovo modello organizzativo di settore basato sull’analisi del com- parto e degli scenari evolutivi ipotizzabili.
■ Elaborazione di un nuovo modello formativo coerente con le evoluzioni in atto.
■ Sperimentazione di un modello di analisi delle competenze delle professionalità coerenti con l’evoluzione del comparto emersa.
Oggetto di studio: tre dei distretti a più alta vocazione tessile: Biella, Prato e Bari.
Partenariato
Partnership: Città Studi di Biella, Europaform, Ires, Officine Multimediali, Spegea, Sts, Tec- notessile, Uib.
Parti sociali: Femca Cisl, Filtea Cgil, Uilta Uil; Federazione Smi-Ati; Tessili vari; Unione in- dustriale di Prato.
Metodologie adottate
La metodologia utilizzata prevede, una volta costruita l’ossatura concettuale culminante nella stesura di report riguardo gli scenari del Tac, workshop, interviste e incontri con im- prese e parti sociali per la costruzione del repertorio delle nuove professionalità, nonché una fase finale di testing sul campo per la verifica e il miglioramento di quanto prodotto.
Risultati raggiunti
■ Sistema di autodiagnosi aziendale che porta l’azienda, mediante la compilazione di un questionario, a valutare da sé la coerenza tra il proprio assetto funzionale e gli obiettivi che si è data ridisegnando, laddove necessario, le proprie scelte organizzative.
■ Un catalogo formativo all’interno del quale sono individuate e descritte 23 nuove figure professionali di livello medio alto ritenute strategiche per il settore, le cui caratteristiche sono raccolte e dettagliate in schede di sintesi secondo una modalità che ne mette in ri- lievo i tratti essenziali rispetto a obiettivi, requisiti e competenze.
2.2 I descrittori dei profili professionali
Come già esposto nel paragrafo precedente riferendoci ai singoli contributi, la mag- gior parte degli studi presi in esame ha descritto i profili professionali attraverso una metodologia differente.
Per effettuare questa descrizione analitica non sono stati utilizzati sempre gli stessi criteri, ma ogni studio ha utilizzato i descrittori che riteneva più opportuno per for-
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Tavola 9. Numero di descrittori per fonte
Fonte | Descrittori | utilizzati |
Isfol (2003) | 8 | |
Xxxxxxxx Xxxxxxx Altan (2002) | 3 | |
Xxxxxxxx Xxxxxxx Altan (2003) | 3 | |
Centro per lo studio della moda e della produzione culturale (2002) | 13 | |
Borsa continua nazionale del lavoro/Italia Lavoro (2007) | 9 | |
Xxxxx Xx Xxxxxxxxxx (2002) | 5 | |
Xxxxx Xxxxxxx (2002) | 2 | |
Carpiformazione Programma Xxxxxxxx Xx Xxxxx (2001) | 11 | |
Equal Tessuto locale (2007) | 12 | |
Progetto Xxxxxxxx, sistema informativo Excelsior | 6 | |
Organismo bilaterale nazionale per la formazione (2000) | 0 |
nire un dettaglio dei profili professionali individuati. I descrittori utilizzati non sono solo differenti ma variano anche di numero.
Come possiamo osservare nella tavola 9, lo studio che ha utilizzato più descrittori per dettagliare i profili professionali individuati è quello realizzato nel 2002 dal Centro per lo studio della moda e della produzione culturale che ha utilizzato 13 descrittori.
Anche nell’ambito dello studio Equal Tessuto locale è stato utilizzato un numero ele- vato di descrittori per caratterizzare i profili (12), come pure da Carpiformazione nel Programma Xxxxxxxx Xx Xxxxx (ne hanno utilizzati 11).
L’Obnf invece non ha utilizzato descrittori, ovvero non ha ritenuto opportuno det- tagliare maggiormente i profili professionali individuati.
Indipendentemente da queste ampie variazioni nei criteri di articolazione dei descrit- tori, è importante sottolineare la presenza di un nucleo stabile di descrittori. Si tratta di quei descrittori necessari per definire le caratteristiche base dei profili; sono quattro e ricorrono in ogni contributo (benché in alcuni casi dotati di nomi diversi):
Denominazione della figura |
Definizione dei compiti e delle principali attività |
Descrizione delle competenze |
Descrizione delle conoscenze |
Il contributo del Centro per lo studio della moda e della produzione culturale è ca- ratterizzato dall’aver articolato l’ambito di descrizione delle competenze a un livello di dettaglio maggiore: la descrizione delle competenze è stata scomposta in cono- scenze necessarie, capacità e abilità, modalità di svolgimento e relazioni utili allo svol- gimento delle attività relative al profilo.
I Profili professionali nel settore Tac
Il descrittore delle tendenze occupazionali del mercato del lavoro è presente solo nel repertorio di Isfol (tendenze occupazionali) e nella ricerca condotta dal Centro per lo studio della moda e della produzione culturale (tendenze del mercato).
L’esigenza di individuare i percorsi/bisogni formativi è evidenziata invece da cinque contributi.
Rispetto al caso Isfol nessun contributo presenta una sezione dedicata alle fonti: de- scrittore che fornisce informazioni su organismi, sindacati o quant’altro possa essere utile per approfondire le conoscenze relativamente al profilo evidenziato. A tal pro- posito l’indagine del Centro per lo studio della moda e della produzione culturale individua due descrittori fondamentali: riferimenti e scuole. I riferimenti sono co- struiti dalle indicazioni delle fonti utilizzate per la compilazione della scheda infor- mativa (leggi, ricerche, pubblicazioni ecc.); il descrittore scuole corrisponde all’elenco dei nomi delle scuole che offrono corsi mirati per il profilo professionale.
Lo studio condotto da Carpiformazione nell’ambito del progetto Xxxxxxxx Xx Xxxxx individua un descrittore particolarmente interessante: ambiti di innovazione. Attra- verso questo descrittore si elencano eventuali cambiamenti che l’innovazione provoca nei compiti e nelle competenze delle figure professionali descritte (ad esempio, l’ap- prendimento di nuove tecnologie o modalità di organizzazione del lavoro o impo- stazione di nuove modalità relazionali verso i fornitori).
Dal confronto dei descrittori utilizzati dai differenti studi presi in considerazione, come già osservato sopra, si rilevano in alcuni casi caratteristiche omogenee e in altri casi elementi di forte distinzione. La distinzione più evidente è quella tra un elevato dettaglio nella descrizione dei profili e un basso dettaglio. Il minor livello di dettaglio e strutturazione dei descrittori si riscontra in quei contributi che si collocano in modo diretto sull’estremo non istituzionale-semantico del continuum di cui si è parlato nel paragrafo precedente. In questi studi, infatti, non sono state individuate, dagli stessi autori, strutture standard di descrizione del profilo, ma il grado di interpretazione del profilo è stato articolato attraverso una narrazione ricostruita, spesso, mediante in- terviste in profondità rivolte a responsabili di processi aziendali che rientrano nel- l’obiettivo dell’indagine. Si tratta di contributi caratterizzati prevalentemente da strategie di tipo più qualitativo, orientate a scoprire nuove caratteristiche della realtà studiata o utili a individuare nuove prospettive da cui osservarla. Contributi che in modo esplicito sono orientati a stimolare il dibattito teorico sullo stato del settore (magari adottando un taglio critico) più che a fornire informazioni per stimolare e supportare direttamente il matching tra gli attori del mercato del lavoro.
Risultano essere comuni ai diversi contributi quei descrittori che hanno come finalità quella di creare una sorta di collegamento tra la figura professionale e il mercato del lavoro. Questi descrittori mirano a fornire delle descrizioni dei differenti profili volte all’inserimento degli stessi nell’organizzazione aziendale. Non tutti gli studi però uti- lizzano i descrittori come veicolo di informazione per facilitare l’inserimento e la col-
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Tavola 10. Fonti e descrittori
Fonte | Descrittori |
Isfol (2003) | Definizione |
Competenze | |
Formazione | |
Carriera | |
Situazione di lavoro | |
Tendenze occupazionali | |
Figure professionali prossime | |
Fonti/A chi rivolgersi | |
Xxxxxxxx Xxxxxxx Altan (2002) | Chi è |
Cosa fa | |
Formazione | |
Xxxxxxxx Xxxxxxx Altan (2003) | Chi è |
Cosa fa | |
Formazione | |
Centro per lo studio della moda e della produzione culturale (2002) | Altre denominazioni |
Descrizione | |
Attività | |
Conoscenze necessarie | |
Capacità e abilità | |
Modalità di svolgimento | |
Relazioni utili | |
Percorso formativo | |
Altri requisiti necessari | |
Modalità di accesso | |
La tendenza del mercato | |
Riferimenti | |
Scuole | |
Borsa continua nazionale del lavoro/ Italia Lavoro (2007) | Classificazioni |
Finalità | |
Elementi di contesto | |
Requisiti preferenziali | |
Requisiti obbligatori | |
Comportamenti organizzativi | |
Competenze | |
Conoscenze | |
Abilità |
I Profili professionali nel settore Tac
Segue tavola 10.
Fonte Descrittori | |
Xxxxx Xx Xxxxxxxxxx (2002) | Descrizione |
Compiti | |
Conoscenze | |
Situazione di lavoro | |
Bisogni formativi | |
Xxxxx Xxxxxxx (2002) | Descrizione |
Processo di lavoro | |
Carpiformazione Programma Xxxxxxxx Xx Xxxxx (2001) | Comparto |
Processo di lavoro | |
Compiti tipo | |
Strumenti di lavoro | |
Conoscenze | |
Abilità | |
Atteggiamenti | |
Percorso scolastico | |
Ambiti di innovazione | |
Trasformazione compiti/competenze | |
Bisogni formativi | |
Equal Tessuto locale (2007) | Catalogazione |
Finalità | |
Ambito di riferimento/Elementi di contesto | |
Collocazione organizzativa | |
Modalità di esercizio del lavoro | |
Requisiti preferenziali | |
Requisiti obbligatori | |
Processi | |
Competenze chiave | |
Conoscenze | |
Abilità | |
Comportamenti | |
Progetto Xxxxxxxx, sistema informativo Excelsior | Descrizione del livello di formazione ed esperienza richiesti |
Descrizione [eventuale] della richiesta di competenza linguistica | |
Descrizione [eventuale] dell’età richiesta | |
Descrizione [eventuale] del motivo dell’assunzione | |
Descrizione [eventuale] delle figure simili a quella descritta | |
Organismo bilaterale nazionale – per la formazione (2000) |
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
locazione di un profilo professionale direttamente in azienda. Ciò dipende dai diversi obiettivi che i singoli studi si sono posti nel momento in cui hanno creato un reper- torio di professionalità. Come già accennato nel primo paragrafo, inoltre, questa ten- denza è più evidente nei contributi di carattere istituzionale/pragmatico la cui idea di spiegazione del profilo è direttamente legata alle sue modalità di utilizzo.
In conclusione, dal confronto tra i contributi rispetto al loro modo di descrivere i pro- fili professionali emergono due principali differenze. La prima è data dal livello di det- taglio nella descrizione dei profili, rappresentato dal numero di descrittori utilizzati. La seconda riguarda i criteri con cui sono stati etichettati/nominati i descrittori.
Nel primo caso sono gli approcci che si collocano in una posizione intermedia nel continuum sopra indicato a utilizzare il maggior numero di descrittori. Questa ten- denza potrebbe essere legata al fatto che questi approcci sono orientati a studiare in modo sistematico tanto la dimensione professionale (quindi la domanda di profes- sionalità) quanto quella formativa (quindi l’offerta di professionalità e di formazione volta al loro miglioramento). Da ciò deriverebbe la produzione di un’informazione più ricca e articolata, rivolta tanto al fabbisogno formativo quanto a quello profes- sionale; il ricorso a un più elevato numero di descrittori può essere interpretato come risposta a questa maggiore complessità.
Più basso è invece il numero di descrittori utilizzati dagli approcci che si collocano sugli estremi del continuum. Per gli approcci istituzionali-pragmatici, il motivo può risiedere nel fatto di orientarsi principalmente all’analisi della domanda e indiretta- mente all’offerta di professionalità e formazione per il loro potenziamento. Questo determina un minore dettaglio rispetto alla composizione di ogni singolo profilo del quale, invece, si tende a definire in modo chiaro soprattutto la posizione nel mecca- nismo produttivo e, per quanto concerne la formazione, i requisiti minimi di cui ha bisogno per essere idoneo a ricoprire quel ruolo (titolo di studio, esperienze profes- sionali pregresse, esperienze formative). In tal senso le competenze non sono rico- struite in modo diretto, ma attraverso un meccanismo induttivo che, supportato dalle opinioni rilevate da imprenditori e testimoni privilegiati, permette di ipotizzare il tipo di formazione di cui ha bisogno il profilo in base alla posizione ricoperta nel- l’impresa. A partire da questa informazione sarà il sistema della formazione a co- struire un’offerta adeguata a intercettare le esigenze di quei profili. I contributi istituzionali/pragmatici, quindi, non costruiscono l’informazione coinvolgendo nel- l’iter di studio contemporaneamente la sfera della domanda e dell’offerta; invece essi ricostruiscono le esigenze e le caratteristiche della domanda, le formulano in termini di professionalità e quindi definiscono un sistema per veicolarle (spesso avvalendosi delle nuove tecnologie: piattaforme e cataloghi on line) attraverso il quale cercano di stimolare un meccanismo di matching tra i vari soggetti interessati a quella porzione di mercato del lavoro. Tra i contributi analizzati, il sistema Excelsior è quello che in modo più evidente interpreta questo tipo di meccanismo.
I Profili professionali nel settore Tac
Per quanto riguarda gli approcci più vicini alla tipologia non istituzionale/semantica, il basso numero di profili e, soprattutto, di dettaglio dei descrittori individuati può essere attribuito al carattere dei loro obiettivi cognitivi. Come abbiamo già detto, i lavori di Altan, Xxxxxxx e, in parte, quello di De Benedittis, non sono orientati in modo diretto a ricostruire un quadro esaustivo delle professionalità necessarie al set- tore Tac e, tanto meno, mirano a individuare un sistema di supporto al matching. Al contrario, si tratta di approcci di carattere più esplorativo volti a inquadrare le nuove tendenze che caratterizzano il settore, fornendo una diversa prospettiva da cui osser- vare le sue criticità e i suoi punti di forza. Il loro obiettivo specifico è di fornire un dato utile non tanto alle attività di placement (cui può servire comunque indiretta- mente) quanto alla comprensione di quello che è lo spirito del settore alla luce del più ampio sistema sociale e produttivo di cui fa parte.
La seconda differenza nella formulazione dei descrittori dei profili riguarda l’aspetto definitorio. In molti casi, ad analoghe caratteristiche di un profilo sono associati de- scrittori con nomi diversi. Questa tendenza, ovviamente, riduce la chiarezza e l’im- mediatezza della mole di informazioni prodotte dai molti contributi che hanno affrontato il problema della definizione del fabbisogno professionale e formativo del Tac. I destinatari dell’informazione sono chiamati a una lettura più attenta dei risul- tati se vogliono evitare di fraintendere il valore dell’informazione.
Si ritiene tuttavia che l’entità di questo problema, lungi dall’essere circoscritta al set- tore Tac, sia direttamente legata all’elevato numero di soggetti attivi nella produzione di analisi dei fabbisogni professionali/formativi e, soprattutto, all’assenza di uno stan- dard condiviso che ancora caratterizza questo ambito di studi.
Come vedremo nel successivo paragrafo (e nelle conclusioni) il problema definitorio è centrale anche nell’attribuzione dei nomi ai profili professionali e influisce sensi- bilmente sulla definizione del numero esatto dei profili complessivamente disponibili per il settore Tac.
2.3 Profili professionali e aree di attività in azienda
I profili professionali individuati da tutti gli studi presi in esame sono in totale 265. Alcuni profili professionali vengono identificati però da più repertori. Contando una sola volta i profili professionali che si ripetono si arriva ad avere un totale di 233 profili che in alcuni casi potrebbero anche essere assimilabili ulteriormente, ma assumono denominazioni differenti o specificità particolari legate al compito preciso di lavoro. Per prima cosa prestiamo attenzione a quei profili presenti in più contributi.
La figura dello Stilista è quella che ricorre più volte. Questa figura, infatti, è presente in sei contributi presi in considerazione in questa sede: in entrambi i testi di Cavalca Altan, nella ricerca del Centro per lo studio della moda e della produzione culturale,
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
nell’indagine dell’Osservatorio bilaterale nazionale per la formazione (Obnf), nel saggio di Xx Xxxxxxxxxx e nel repertorio dell’Isfol. Le caratteristiche comuni emerse dai contributi sono relative all’appartenenza del profilo all’area ideazione-progetta- zione; infatti, la professione dello stilista è di natura interpretativo-ideativa rispetto alle tendenze culturali e artistiche e deve possedere come attributo principale un ele- vato grado di creatività.
Il Modellista è un profilo rilevato, con la stessa denominazione, in quattro contributi (Centro per lo studio della moda e della produzione culturale, Carpiformazione, Ca- valca Altan del 2002 e Isfol) e appartenente (negli studi che prevedono tale suddivi- sione) a due aree aziendali: produzione e progettazione. Il modellista come figura importante per la realizzazione/creazione del prodotto è presente singolarmente anche in altri contributi ma con denominazioni e quindi specializzazioni differenti: model- lista dell’abbigliamento, modellista Cad, modellista calzature, modellista maglieria, modellista pelletteria, modellista/progettista e modellista di confezione.
Il Product Manager è stato individuato da tre contributi: nei due testi di Cavalca Altan e nel repertorio dell’Isfol. Questo profilo professionale è denominato anche Respon- sabile del prodotto nella ricerca del Centro per lo studio della moda e della produ- zione culturale. Il Product Manager viene descritto come colui che ha la responsabilità dell’impostazione e del coordinamento delle attività che portano alla produzione di una o più linee di prodotto, della strategia del marchio. Questa figura professionale può essere sovrapposta all’Uomo Prodotto, profilo rilevato sempre nella stessa ricerca e nel contributo di Xxxxxxx. Altre denominazioni identificate e che sono assimilabili allo stesso profilo sono il Fashion Coordinator e il Merchandising Director, entrambi orientati alla visualizzazione e valorizzazione della merce coordinando gli allestimenti e comunicando l’immagine.
Anche la figura del Cool Hunter è descritta in tre contributi (Cavalca Altan 2002, Centro per lo studio della moda e della produzione culturale, Isfol). Il profilo si col- loca, per gli studi che prevedono la suddivisione in aree aziendali, nell’area marketing e comunicazione: ha il compito principale di “cacciare” le tendenze, osservare e do- cumentare i nuovi trend e stili di vita metropolitani e rielaborare le informazioni utili allo stilista nella realizzazione delle collezioni.
La figura del Sarto è inoltre presente in quattro contributi (Centro per lo studio della moda e della produzione culturale, Cavalca Altan, Borsa nazionale del lavoro/Italia Lavoro e Excelsior). Il sarto è una figura base per il settore Tac: infatti, pure non es- sendo denominato nello stesso modo, in altri contributi è individuato come lavorante di sartoria o come cucitore, figura a esso assimilabile attraverso alcune specializza- zioni. Il sarto (e allo stesso modo il cucitore) sono inseriti nell’area aziendale della produzione, essendo, quella del sarto e del cucitore, una mansione prettamente legata al ciclo produttivo.
I Profili professionali nel settore Tac
Come il sarto, anche il Tessitore è presente in tre contributi (Carpiformazione e Borsa lavoro/Italia Lavoro e Excelsior). Inoltre è presente anche nel repertorio dell’Obnf con la denominazione di Tessitore polivalente. Il tessitore, come è facilmente imma- ginabile, è inserito nell’area aziendale della produzione.
Presenti invece in due contributi i seguenti profili: Addetto alle pubbliche relazioni; Addetto alla contabilità; Addetto Costumer Service; Xxxxxx; Buyer; Esperto in tempi e metodi; Fotografo di moda; Modello/a; Responsabile di produzione; Tecnico della confezione; Tintore industrie filati e tessuti; Uomo Prodotto; Visual Merchandiser. Tutti gli altri profili sono identificati in singoli contributi.
A eccezione di tre contributi (Cavalca Altan 2002 e 2003 e Excelsior) in tutti gli altri repertori di figure professionali esaminati la descrizione dei profili è stata condotta prestando attenzione all’ambito aziendale in cui ogni profilo professionale opera.
Gli ambiti di attività individuati dai differenti studi, benché spesso separati da un confine sottile, presentano anche aspetti molto caratterizzanti. Ciò sottolinea la dif- ficoltà di identificare e separare alcune aree del processo di produzione aziendale che di per sé sono collegate tra di loro e che interagiscono in maniera consistente all’in- terno dell’organizzazione aziendale.
Anche per quanto riguarda i profili professionali, non sempre questi sono facilmente collocabili all’interno di ambiti di attività o aree aziendali a causa di quel carattere intrinsecamente flessibile proprio di molte realtà organizzative del settore, soprattutto quelle di più piccole dimensioni. Questo ha delle ricadute sulla flessibilità degli stessi profili professionali. Alcuni profili infatti nascono e crescono per avere un ruolo tra- sversale nei diversi ambiti di attività aziendale e per svolgere la loro mansione in più fasi del ciclo produttivo.
Se osserviamo gli ambiti di attività identificati dagli studi in oggetto vediamo che le aree di attività che si sovrappongono maggiormente (e che quindi contengono profili professionali più trasversali) sono quelle della progettazione, della produzione e del marketing e comunicazione.
L’ambito in cui sono stati identificati più profili professionali è sicuramente quello della produzione. Ciò è facilmente comprensibile data la caratteristica industriale e manifatturiera della maggioranza delle imprese del settore Tac e data la complessità del ciclo produttivo per le aziende che operano all’interno del settore.
L’altra area che presenta più figure professionali (sommando anche quelle inserite in aree aziendali “composite”) è quella relativa al Marketing e Comunicazione.
Le altre due aree che presentano un numero consistente di profili professionali indi- viduati sono quella commerciale e della distribuzione e quella della progettazione.
Le tavole 11 e 12 danno il quadro quantitativo e definitorio (“ripulito” ovviamente delle ripetizioni) dei profili professionali che sono stati individuati da quei contributi che hanno suddiviso i profili per aree aziendali (la lista non è quindi esaustiva di tutti i profili individuati).
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Tavola 11. Numero profili professionali per area aziendale
Area aziendale | Profili | professionali |
Commerciale e distribuzione | 17 | |
Logistica | 3 | |
Manutenzione | 5 | |
Marketing e comunicazione | 19 | |
Marketing e comunicazione/Commerciale e distribuzione | 1 | |
Produzione | 60 | |
Produzione/Commerciale e distribuzione/Marketing e comunicazione | 1 | |
Progettazione | 17 | |
Progettazione/Marketing e comunicazione | 2 | |
Progettazione/Produzione | 8 | |
Progettazione/Produzione/Marketing e comunicazione | 1 |
Tavola 12. Aree aziendali e relativi profili professionali
Area aziendale | Figura professionale |
Commerciale e distribuzione | Addetto alla vendita diretta al pubblico |
Addetto Customer Service | |
Addetto Show Room | |
Buyer | |
Capo Customer Service | |
Capo Show Room | |
Creatore/coordinatore punti vendita | |
Esperto di politiche distributive e commerciali | |
Operatore servizi commerciali | |
Responsabile Customer Service | |
Responsabile delle relazioni con la distribuzione e la vendita | |
Tecnico commerciale/marketing/organizzazione vendite | |
Tecnico di comunicazione e immagine | |
Tecnico promozione e sviluppo commerciale prodotto | |
Venditore (distribuzione/assistenza clienti) | |
Vetrinista | |
Visual Merchandiser | |
Logistica | Esperto per la gestione della dimensione internazionale della logistica |
Magazziniere (accettazioni/spedizioni) | |
Tecnico acquisti/approvvigionamenti |
I Profili professionali nel settore Tac
Segue tavola 12.
Area aziendale Figura professionale | |
Manutenzione | Manutentore elettrico-elettronico e di sistemi di automazione |
Manutentore impianti (termoidraulici, caldaie, condizionamento) | |
Manutentore meccanico | |
Manutentore polivalente (meccanico-elettro-elettronico) | |
Tecnico di informatica industriale | |
Marketing e comunicazione | Addetto ai rapporti con i terzisti (outsourcing) |
Addetto alle pubbliche relazioni | |
Analista di nuove aree/trend di consumo/applicazione, valutazione di nuovi mercati | |
Xxxxxx | |
Casting Director | |
Cool Hunter | |
Coordinatore delle azioni di difesa della proprietà intellettuale e creativa dell’impresa | |
Esperto in brand, marchi e certificazioni tessili | |
Esperto in processi di valorizzazione dell’identità tessile | |
Esperto nell’organizzazione della sfilate di moda | |
Fashion Stylist/Fashion Editor | |
Fotografo di moda | |
Modella/o | |
Organizzatore di eventi | |
Regista di sfilate | |
Responsabile delle pubbliche relazioni | |
Responsabile Ricerca e Sviluppo | |
Ricercatore della contraffazione on line | |
Stylist/Fashion editor | |
Marketing e comunicazione/ Store planner Commerciale e distribuzione | |
Produzione | Addetto alla confezione |
Addetto stiro | |
Aggiuntatore prototipista | |
Assistente reparto tessitura | |
Campionarista | |
Campionista di confezione | |
Campionista magliaia | |
Caporeparto cucito | |
Cardatore |
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Segue tavola 12.
Area aziendale Figura professionale | |
Produzione | Conduttore processi di finissaggio |
Conduttore sistemi automatizzati | |
Conduttore processi di tintura e stampa | |
Confezionista | |
Confezionista polivalente (taglio, cucito, stiro) | |
Coordinatore di processi produttivi delocalizzati/esternalizzati | |
Coordinatore prototipi | |
Cucitrice a macchina | |
Cucitrice di pelletteria | |
Esperto in processi di tracciabilità dei prodotti | |
Esperto in tempi e metodi | |
Export manager | |
Filatore | |
Maestra tessitura | |
Maglierista | |
Operaio qualificato | |
Operatore alle lavorazioni prodotti di pelletteria | |
Operatore di processo polivalente | |
Operatore di produzione e servizi vari | |
Operatore di rifinitura a mano/rammendo | |
Operatore macchina roccatrice | |
Operatore macchine finissaggio | |
Orditore | |
Orlatrice di calzature | |
Progettista dell’abbigliamento | |
Programmatore della produzione | |
Programmatore produzione tessile - dispositore | |
Xxxxxxxxxxxxx | |
Responsabile della produzione | |
Responsabile della produzione esterna | |
Responsabile della programmazione | |
Sarto | |
Sarto (artigianale) | |
Tagliatore a macchina di pellami | |
Tagliatore a mano di pellami | |
Tagliatore a tecnologia laser di pellami |
I Profili professionali nel settore Tac
Segue tavola 12.
Area aziendale Figura professionale | |
Produzione | Tagliatrice |
Tecnico della confezione | |
Tecnico della forma | |
Tecnico di prodotto/servizio - assistenza clienti | |
Tecnico di produzione | |
Tecnico di produzione (gestione reparto/unità operativa) | |
Tecnico di tintoria | |
Tecnico di trattamenti termici e superficiali | |
Tecnico laboratorio chimico di tintoria | |
Tecnico programmatore di sistemi computerizzati di maglieria | |
Tecnologo di industrializzazione prodotto/processo | |
Tessitore | |
Tessitore polivalente (preparazione e tessitura) | |
Tintore industriale filati e tessuti | |
Torcitore filati | |
Produzione/Commerciale Responsabile sviluppo prodotto settore moda e distribuzione/ Marketing e comunicazione | |
Progettazione | Costumista |
Disegnatore di moda | |
Esperto in reengineering dei processi produttivi | |
Fashion Designer | |
Figurinista | |
Green manager | |
Modellista di confezione (disegnatore/progettista cad) | |
Progettista di prodotto - disegnatore tessuto | |
Ricercatore | |
Ricercatore di tessuti | |
Stilista | |
Stilista settore moda | |
Tecnico della confezione | |
Tecnico del tessuto (conoscenze integrate intera filiera) | |
Tecnico di programmazione/gestione manutenzioni | |
Tecnico di utilizzo fattori/cicli di lavorazione | |
Tecnico sistema informativo aziendale | |
Progettazione/Marketing e comunicazione | Product Manager |
Product manager esperto nella gestione di processi esternalizzati |
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Segue tavola 12.
Area aziendale Figura professionale | |
Progettazione/Produzione | Modellista |
Modellista abbigliamento | |
Modellista Cad | |
Modellista Cad settore moda | |
Modellista calzature | |
Modellista pelletteria | |
Tecnico programmazione della produzione logistica | |
Uomo prodotto | |
Progettazione/Produzione/Marketing Responsabile del prodotto e comunicazione | |
Qualità | Responsabile qualità on line (di linea) |
Tecnico ambiente/sicurezza | |
Tecnico controllo qualità | |
Tecnico controllo qualità settore tessile | |
Tecnico di controlli/collaudi | |
Tecnico di laboratorio | |
Tecnico qualità e avanzamento prodotto (settore moda) | |
Tecnico sistema qualità (processi e prodotti) | |
Risorse umane/Amministrazione | Operatore di contabilità |
Operatore di segreteria | |
Responsabile sviluppo risorse umane | |
Tecnico amministrazione/finanza/controllo di gestione | |
Tecnico gestione/sviluppo personale |
I Profili professionali nel settore Tac
2.3.1 COME SI DESCRIVONO I PROFILI PROFESSIONALI?
Partendo dagli studi presi in considerazione in questo contesto si è pensato di fornire qualche esempio di descrizione di profili professionali.
Per descrivere i profili sono stati presi in considerazione quattro elementi:
■ la descrizione sintetica del profilo professionale;
■ i compiti e le attività che il profilo svolge;
■ le competenze richieste;
■ le conoscenze richieste.
Questi quattro elementi derivano da una sintesi dei descrittori utilizzati dagli studi presi in esame in questo lavoro. Questi quattro descrittori infatti sono quelli presenti in un numero più elevato di contributi.
Sono stati quindi selezionati i profili professionali più ricorrenti negli studi analiz- zati (stilista, modellista, product manager, cool hunter, sarto e tessitore) e sono stati definiti sintetizzando le caratteristiche attribuite per descrittore nei singoli studi. Di seguito alcuni esempi di descrizione di profili professionali.
LO STILISTA
Lo stilista è la mente creativa dell’azienda. Rappresenta un profilo professionale responsabile della ricerca ideativa, del coordinamento stilistico e dell’ispira- zione delle tendenze. Opera nel settore della moda contribuendo all’ideazione dei capi di abbigliamento, producendo schizzi, suggestioni visive e modelli, ela- bora e realizza i modelli in collaborazione con il modellista, sia utilizzando tec- niche tradizionali che con l’ausilio del computer. Imposta la programmazione della collezione, predisponendone le varianti, interpretando così i bisogni delle varie fasce di clienti.
Deve riuscire a tradurre le sue intuizioni in prodotti rispondenti ai requisiti ri- chiesti dal mercato e dalla produzione.
Lo stilista propone il concept che ispira la collezione su cui si inseriscono le elabo- razioni dei membri dell’ufficio prodotto.
È la figura che incarna al massimo il mondo della moda.
Parte dagli input dell’ufficio marketing e del Product Manager e tiene conto anche dei suggerimenti dei Cool Hunter, dai quali raccoglie le informazioni necessarie sulle abitudini, gli stili di vita, le tendenze e i bisogni dei vari gruppi sociali.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Compiti e attività
■ Realizza gli schizzi dei capi
■ Revisiona la realizzazione dei prototipi, verificando che siano conformi al disegno originale
■ Crea capi, sceglie i colori dei tessuti, i filati, i punti
■ È in grado di trasferire il contenuto della collezione ai collaboratori
■ Individua, in équipe, le strategie di presentazione di una collezione
■ Presenzia alle occasioni di mostra pubblica del prodotto
■ Xxxxxxxxx ed elabora le informazioni relative alle tendenze moda attraverso le sue espe- rienze personali
■ Revisiona la realizzazione dei prototipi e verifica che siano conformi all’idea originale
■ Si aggiorna ed è in contatto con altri stilisti
■ Tiene presenti le caratteristiche tecnologiche delle aziende produttive che realizzano, poi, il capo, in modo da proporre idee che siano effettivamente realizzabili
Competenze
■ Deve conoscere i movimenti e le avanguardie artistiche e fornisce altri importanti stimoli creativi, che devono coniugarsi con una notevole competenza nel settore della comunica- zione e delle teorie della percezione
■ Deve conoscere le specifiche degli aspetti merceologici dei materiali e dei processi di la- vorazione, in particolare delle tecniche di taglio e confezionamento
■ Deve essere in grado di individuare le tendenze socio-culturali del momento, per identi- ficare gli stili che creano il valore aggiunto dei prodotti
■ Deve possedere competenze nelle tecniche di design e progettazione grafica
Conoscenze
■ Deve avere conoscenze base di programmi specifici per velocizzare alcune fasi del lavoro stilistico
■ Deve conoscere il design tessile e degli accessori, grafica e tecnica del colore, storia del co- stume, sociologia e antropologia della moda, marketing e psicologia dei tessuti
■ Deve conoscere la progettazione stilistica per la moda (produzione di schizzi e sviluppo progetti)
■ Deve conoscere la realtà produttiva ed economica
■ Deve conoscere le tendenze espressive: teatro, cinema, danza, pittura, scultura, musica, poesia, arte figurativa e applicata, design
■ Deve avere nozioni di economia, di strategie di presentazione, comunicazione e pubblicità del prodotto moda
I Profili professionali nel settore Tac
IL MODELLISTA
Il modellista realizza il modello tenendo in considerazione gli aspetti tecnici della produzione e le indicazioni dello stilista o dell’ufficio stile.
Interpreta correttamente i figurini dello stilista e ne cura la realizzazione pratica delle idee, trasferendone la creatività nella produzione in serie.
Realizza, anche con l’ausilio del computer e in stretto contatto con gli addetti ai reparti coinvolti nel processo produttivo, il disegno del capo da realizzare.
È un profilo professionale dedito alla costruzione dei cartamodelli nelle varie ta- glie, all’ottimizzazione del lavoro, all’armonizzazione delle diverse parti da assem- blare creando la perfetta sintonia delle forme con i materiali.
La figura del modellista distribuisce vestibilità e morbidezza agli abiti, definendo – con l’aiuto del computer – come evitare scarti e sprechi nel taglio dei tessuti nel caso dell’abbigliamento, e segue le fasi di progettazione e realizzazione dei nuovi prototipi in funzione dei pellami usati e delle loro caratteristiche specifiche nel caso invece del calzaturiero.
Compiti e attività
■ Assicura al prodotto il giusto rapporto tra stile, fattibilità ed economicità
■ Collabora alla selezione dei tessuti e degli accessori con il responsabile del prodotto o con l’uomo prodotto
■ Effettua prove di vestibilità e apporta modifiche al modello in diverse taglie
■ Interpreta lo schizzo
■ Realizza il modello in carta sulla base dello schizzo
■ Realizza il modello definitivo nelle taglie base
■ Realizza il modello attraverso la creazione dei piani di carta e la loro trasposizione sulla stoffa
■ Si aggiorna sulle tendenze della moda e sul gusto dei consumatori
■ Collabora alla definizione degli standard qualitativi
■ Coordina il personale addetto alla realizzazione dei prototipi
■ Definisce il piano di sviluppo taglie
■ Elabora la scheda tecnica e collabora all’elaborazione della distinta base
■ Realizza il prototipo
■ Sovrintende alla realizzazione del prototipo e apporta modifiche per la riproducibilità industriale
■ Studia ed elabora la modificazione delle linee in relazione alle tendenze moda
Competenze
■ Deve conoscere la storia del costume e degli stili artistici, ma possiede anche nozioni ap- profondite di anatomia del corpo e del piede
■ Deve conoscere le tecnologie dell’intero ciclo produttivo degli abiti e delle calzature, come pure le caratteristiche merceologiche e chimico-fisiche dei materiali
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
■ Deve conoscere le tecnologie informatiche di Cad-Cam
■ Deve possedere capacità organizzative e attitudine al lavoro di gruppo
■ Deve possedere essenzialmente competenze di tipo tecnico oltre a creatività e buon gusto
■ Deve saper utilizzare perfettamente i sistemi di misura e nella pratica saper utilizzare con precisione le tecniche di cucitura e produzione
■ Deve essere in grado di industrializzare il prodotto, ottimizzando ogni fase della lavora- zione, realizzando i collaudi e minimizzando i consumi
■ Deve padroneggiare le tecniche di disegno bidimensionale e tridimensionale, quelle di progettazione cartacea dei modelli e le procedure di realizzazione dei prototipi
Conoscenze
■ Deve conoscere le caratteristiche delle macchine per il taglio e la confezione
■ Deve conoscere i cicli e le fasi di lavorazione del prodotto
■ Deve conoscere le caratteristiche di costruzione del prodotto
■ Deve conoscere le fonti di informazione e le tendenze della moda
■ Deve conoscere il linguaggio tecnico
■ Deve conoscere le materie prime, i materiali e le denominazioni relative
■ Deve conoscere le metodologie e le tecniche di modellistica e di costruzione del prodotto
■ Deve conoscere le caratteristiche di qualità del prodotto e del controllo qualità
■ Deve conoscere le tecniche di assemblaggio
■ Deve conoscere le tecniche di stiratura e finitura
■ Deve conoscere le tecniche e le procedure di controllo dei consumi
■ Deve conoscere i tempi e i metodi
■ Deve conoscere l’intero processo produttivo, il marketing aziendale, la merceologia dei tessuti e le loro metodologie di impiego
■ Deve padroneggiare le regole della modellistica e delle confezioni
■ Deve possedere conoscenze base di contabilità e gestione dei rapporti con i clienti se la professione viene svolta in modo autonomo
■ Deve conoscere le tecniche di comunicazione
IL PRODUCT MANAGER
Il Product Manager è un esperto di marketing, ma può anche essere un tecnico specialista che, per la profonda conoscenza dei prodotti e del mercato, riesce a co- ordinare le diverse attività di progettazione con la promozione e la commercia- lizzazione. Lavora a contatto con diversi reparti e, in particolare, oltre che con l’ufficio prodotto e gli stabilimenti della produzione, con l’ufficio acquisti, l’area vendite, il settore finanziario e amministrativo e le risorse umane.
Segue gli aspetti tecnici della produzione e coordina il lavoro di tutto lo staff del prodotto (modellisti ecc.).
I Profili professionali nel settore Tac
Il Product Manager segue le fiere e le iniziative promozionali per capire meglio i gusti dei consumatori e le tendenze della domanda per poi predisporre le collezioni in base alle informazioni raccolte.
Collabora con l’area commerciale per la gestione degli investimenti pubblicitari e per la messa a punto delle strategie di comunicazione del prodotto.
Collabora con i disegnatori di tessuti e gli stilisti per decidere le caratteristiche dei prodotti secondo i diversi target di consumatori (uomo, donna, bambino).
Competenze
■ Deve conoscere in modo approfondito gli strumenti di analisi della domanda, anche al fine di impostare le strategie di posizionamento del prodotto e del marchio
■ Deve conoscere le caratteristiche dei prodotti di cui si occupa: dai tessuti ai filati, ai ma- nufatti o semilavorati, ai pellami (indipendentemente dal comparto tessile, abbiglia- mento o cuoio)
■ Deve conoscere le tecniche del marketing, del visual merchandising e dell’analisi statistica
■ Deve conoscere le lingue straniere
■ Deve essere in grado di determinare e gestire i budget, contribuire alla definizione degli obiettivi commerciali
■ È aperto alle innovazioni e attento alle oscillazioni della domanda
■ Deve essere in grado di organizzare e supervisionare il lavoro dell’intero staff che cura la o le collezioni di sua competenza
■ Deve possedere competenze specialistiche nelle tecniche di vendita e nelle strategie com- merciali
■ Deve saper lavorare per obiettivi e possedere una grande capacità di analisi
■ Deve essere in grado di motivare i propri collaboratori ed essere orientato al problem solving
IL COOL HUNTER
È una figura molto recente: tutti i grandi marchi della moda se ne servono per dare nuovi stimoli a designers e stilisti nella creazione di prodotti innovativi. Il Cool Hunter gira il mondo alla ricerca delle nuove tendenze frequentando am- bienti urbani e metropolitani che fanno più tendenza. Il Cool Hunter è un gior- nalista, uno stilista, un creativo che “vende” le sue osservazioni come input per i creatori della moda. I suoi strumenti principali sono la macchina fotografica e il taccuino degli appunti, il suo lavoro è un mix di comunicazione, osservazione e rielaborazione creativa
Sa captare tutti gli aspetti, anche nascosti, legati all’evoluzione del gusto. Ha il com- pito di monitorare tutti i settori dell’espressione, dell’arte, del progetto, della moda, del vivere sociale, al fine di individuare nuove tendenze.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Compiti e attività
■ Capta il genius loci, le caratteristiche locali che si diffondono e conquistano i mercati globali
■ Offre agli stilisti e alle case produttrici di moda una panoramica su quanto succede nel mondo
■ Studia e rielabora le informazioni raccolte sul campo
■ Vive nelle metropoli, frequenta locali, mostre, strade, mercati con il compito di osservare e documentare i nuovi trend
Competenze
■ Le competenze di questa figura professionale sono difficilmente formalizzabili e il suo profilo non è ancora stato definito precisamente
■ Deve coniugare spirito di osservazione e curiosità intellettuale alla conoscenza dei processi di ideazione e produzione delle collezioni
■ Deve avere inoltre le competenze necessarie per comunicare le sue osservazioni
■ Deve conoscere le teorie estetiche e le culture dei paesi che visita
■ Deve possedere una mentalità particolarmente aperta, con spiccate capacità relazionali, e conosce bene una o più lingue straniere
■ Deve possedere una notevole cultura socio-antropologica
■ Deve saper usare gli strumenti che lo mettono in grado di operare, come ad esempio la macchina fotografica digitale e il software photoshop
■ Deve essere esperto delle arti visive e delle culture metropolitane
■ Deve saper associare l’osservazione con la capacità di selezionare e ricombinare elementi stilistici, che possono confluire nelle nuove collezioni
Conoscenze
■ Deve avere informazioni di base sul disegno e sul prodotto moda
■ Deve avere nozioni di sociologia e psicologia del consumo
IL SARTO
È una figura artigianale completa, capace di intervenire in tutte le fasi di lavora- zione necessarie per la realizzazione di un capo di abbigliamento. In piccole aziende la figura della première o prima sarta è centrale e accentra diverse funzioni che in grandi aziende vengono distinte in modellista, coordinatore prototipi, co- ordinatore campionario e controllo qualità. È una figura di spicco nella fase della produzione dei capi di moda.
Compiti e attività
■ Assiste il cliente per la scelta di modello e materiali
■ Esegue modifiche, rifiniture e stirature
■ Esegue prove di misurazione
■ Prepara il modello e il taglio del tessuto
I Profili professionali nel settore Tac
Competenze
■ Deve saper curare la confezione di capi d’abbigliamento su misura o in serie ridotta
■ Deve essere in grado di effettuare il taglio dei tessuti per capi di abbigliamento
■ Deve essere in grado di realizzare modelli per produzione di capi di abbigliamento su mi- sura o in serie ridotta
Conoscenze
■ Deve conoscere i tessuti e i filati, le regole del disegno tecnico e professionale
■ Deve conoscere le tecniche di modellistica, di sviluppo taglie e trasformazioni, della con- fezione, il ciclo di lavorazione e le macchine che utilizza
■ Deve conoscere le tecniche di confezione, elementi di merceologia, la storia del costume e della moda
■ Deve conoscere il disegno della figura umana secondo canoni del figurino di moda
■ Deve conoscere elementi di merceologia tessile
■ Deve conoscere le macchine per cucire
■ Deve conoscere i processi di lavorazione sartoriale
■ Deve conoscere il processo di progettazione e sviluppo prodotto nel settore abbigliamento
■ Deve conoscere gli strumenti per il taglio manuale dei materiali tessili
■ Deve conoscere le tendenze della moda
■ Deve conoscere le tipologie di abbigliamento
IL TESSITORE
Il tessitore è colui che materialmente costruisce il tessuto attraverso l’intreccio dei fili di ordito con quello di trama. È una figura importante peril processo produttivo.
Compiti e attività
■ Collabora con il responsabile di produzione
■ Controlla l’avanzamento della smacchiatura
■ Dirige il personale a lui affidato
■ Effettua operazioni di manutenzione ordinaria
■ Individua le anomalie di tessitura ed effettua il controllo dei teli
■ Interpreta la scheda tecnica
■ Interviene per risolvere piccoli problemi relativi alla meccanica e alla tessitura delle mac- chine a lui affidate
■ Ottimizza i processi di produzione
■ Predispone la macchina per l’inizio della lavorazione: controlla le specifiche tecniche, pre- para le rocche, infila le macchine, valuta l’adeguatezza del programma
■ Segnala anomalie derivanti dal programma di tessitura
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Competenze
■ Deve essere in grado di condurre la macchina da tessitura
■ Deve essere in grado di effettuare l’avvio della macchina da tessitura
■ Deve essere in grado di effettuare la chiusura della lavorazione della pezza
Conoscenze
■ Deve conoscere le caratteristiche e la denominazione dei tessuti a maglia
■ Deve conoscere le meccaniche di base, di funzionamento
■ Deve conoscere elementi di tecnologia e sistemi di lavorazione tessile
■ Deve conoscere i filati e i tessuti
■ Deve conoscere la gestione risorse umane
■ Deve conoscere la legislazione e la normativa sulla tutela della salute e sicurezza dei lavo- ratori in tutti i settori di attività privati o pubblici
■ Deve conoscere i macchinari per la tessitura
■ Deve conoscere la merceologia: fibre, filati, tessuti
■ Deve conoscere il settore tessile abbigliamento
■ Deve conoscere la struttura della maglia, le modalità di costruzione del tessuto e la termi- nologia tessile di base
■ Deve conoscere le tecniche di lavorazione delle fibre tessili
■ Deve conoscere l’utilizzo degli strumenti di controllo delle macchine
2.4 I repertori regionali di profili professionali: due casi emblematici
Finora abbiamo analizzato una serie di approcci per la costruzione e la descrizione dei profili professionali per il Tac di livello nazionale. Abbiamo osservato strategie di ricerca anche molto diverse tra loro, ma comunque orientate a produrre un’infor- mazione (il fabbisogno professionale di settore espresso attraverso un insieme di pro- fili professionali) estendibile all’intero settore, appunto, a un livello nazionale. Dopo aver passato in rassegna questi approcci abbiamo operato una prima sintesi dei prin- cipali profili individuati e dei criteri per la loro descrizione.
In questo paragrafo è nostro interesse illustrare due contributi di livello regionale, quindi orientati a produrre un’informazione sui fabbisogni professionali di due spe- cifici territori: la Toscana e l’Xxxxxx Xxxxxxx. Due regioni scelte in quanto best prac- tice nel settore Tac e, soprattutto, due realtà che hanno investito molto, in termini di sforzi e risorse, per implementare dei sistemi strutturati stabili per la rilevazione dei fabbisogni professionali/formativi.
Di questi due approcci ci preme sottolineare subito due peculiarità:
I Profili professionali nel settore Tac
■ costruiscono i repertori appoggiandosi a un portato teorico e metodologico consolidato in molti studi di livello nazionale, cercando di giungere a una sintesi, ma focalizzano l’at- tenzione alle esigenze dei rispettivi territori;
■ producono i repertori a partire da una richiesta istituzionale esplicita orientata a ottenere informazioni utili a orientare le politiche formative; ciò ha un effetto più ristretto ma più immediato e spendibile rispetto agli studi a livello nazionale.
Ci troviamo pertanto di fronte ad approcci posizionati più sul versante istituzionale/ pragmatico del nostro continuum, che operano a partire da una richiesta chiara sulla utilità che debbono avere le informazioni prodotte.
2.4.1 LA REGIONE TOSCANA
La Regione Toscana ha definito un repertorio di figure professionali prendendo come riferimento principale i fabbisogni professionali del territorio regionale.
Facendo riferimento ai percorsi formativi dei singoli soggetti, e allo stesso tempo al- l’offerta formativa regionale nel complesso, la Regione Toscana ha creato una lista di figure professionali. A ogni figura identificata corrisponde una qualifica professionale. Per conseguire la qualifica professionale corrispondente a una figura professionale è indicato un percorso formativo da seguire.
La Regione Toscana sta definendo i processi di riconoscimento e certificazione delle competenze per permettere la spendibilità delle competenze e conoscenze acquisite in contesti formali e informali nel mondo del lavoro. Inoltre, ha definito dei requisiti minimi per garantire la qualità dell’offerta. Gli standard, infatti, rappresentano uno strumento utile per due ragioni:
■ la progettazione dei servizi, l’erogazione e il controllo della qualità delle prestazioni da parte degli stessi soggetti che li erogano;
■ la programmazione e la gestione dei servizi e degli interventi e la definizione dei criteri di monitoraggio e la gestione da parte dell’amministrazione regionale e provinciale.
Il sistema degli standard regionali2 per l’identificazione, il riconoscimento e la certi- ficazione delle competenze è costituito da tre dispositivi:
2 Standard regionali per la descrizione, la formazione, il riconoscimento e la certificazione delle compe- tenze. Regione Toscana, Direzione generale delle politiche formative e dei beni culturali. Settore Fse e Sistema della formazione e dell’orientamento. Sistema regionale delle competenze nel quadro degli stan- dard minimi nazionale. 4 febbraio 2008.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Standard professionali
Standard di riconoscimento e certificazione delle competenze
Standard di percorso formativo
Gli standard professionali sono intesi come caratteristiche minime che descrivono i contenuti di professionalità delle principali figure professionali; tali caratteristiche costituiscono il riferimento per :
■ attivare processi di monitoraggio e di rilevazione dei fabbisogni di formazione espressi dal sistema economico-produttivo e del lavoro;
■ progettare e realizzare interventi e servizi che, valorizzando le competenze acquisite, mi- rano a migliorare l’occupabilità;
■ valutare ex ante i progetti per verificare la rispondenza dell’offerta formativa ai fabbisogni rilevati e alle esigenze degli utenti;
■ certificare le competenze, anche attraverso la validazione di quelle acquisite in contesti non formali e informali.
Gli standard relativi ai processi di riconoscimento e certificazione delle competenze sono intesi come caratteristiche minime di riferimento per l’attivazione dei processi di riconoscimento, valutazione e certificazione delle competenze comunque acquisite, affinché esse possano essere capitalizzate e rese spendibili dalla risorsa nei propri per- corsi di vita e di lavoro.
Gli standard di percorso formativo sono intesi come caratteristiche minime dei per- corsi formativi di tipo formale, finalizzati all’acquisizione di unità di competenze. La Regione Toscana, per la definizione degli standard per il riconoscimento e la cer- tificazione delle competenze parte dall’analisi degli studi nazionali sui fabbisogni pro- fessionali e le classificazioni e organizzazioni dei sistemi descrittivi del lavoro.
Inoltre, sono stati presi in considerazione anche gli standard riguardo la certificazione delle competenze definiti da altri paesi europei, in modo da creare una comparazione e un allineamento con le politiche formative europee.
Il repertorio delle figure professionali creato dalla Regione Toscana rappresenta, quindi, il punto di riferimento teorico per la progettazione e l’erogazione di corsi di formazione regionali che si pongono l’obiettivo di rilasciare un attestato di qualifica e certificare le competenze acquisite in maniera uniforme nel territorio regionale.
Il repertorio completo è costituito da 278 profili professionali, 27 settori regionali e 1152 aree di attività (Ada).
Ogni figura professionale è definita attraverso una serie di elementi: attività, compe- tenze, livello e condizioni di esercizio, contesto professionale di riferimento.
La figura professionale, quindi, rappresenta un’astrazione dei reali compiti lavorativi, ma la descrizione è trattata in maniera ampia in modo da adattare il più possibile le figure professionali ai differenti contesti lavorativi.
I Profili professionali nel settore Tac
Le figure professionali, inoltre, vengono suddivise per settori di attività economica, ca- ratterizzati per un’omogeneità di tipologia di attività produttiva e/o di beni prodotti. Ogni settore economico, inoltre, viene scomposto in ambiti di attività che corrispon- dono all’esito di un processo di scomposizione sulla base della funzione che la figura professionale ricopre all’interno del processo lavorativo.
A partire da questa cornice, per il settore tessile, abbigliamento e calzaturiero sono state individuate trenta figure professionali:
■ Addetto al montaggio meccanizzato della tomaia
■ Addetto al reparto umido della conceria
■ Addetto alla realizzazione, rifinitura e stiratura di capi di abbigliamento
■ Addetto alle operazioni di alimentazione, avviamento e funzionamento di macchine uti- lizzate nel processo produttivo
■ Addetto alle operazioni di finissaggio
■ Addetto alle operazioni di masticiatura, cucitura e taglio di pelle/tessuto
■ Addetto alle operazioni di realizzazione di prototipi di abbigliamento
■ Addetto alle operazioni di realizzazione di prototipi di pelletteria
■ Addetto alle operazioni di rifinizione delle pelli
■ Addetto alle operazioni di selezione delle pelli finite
■ Addetto alle operazioni di selezione e classificazione delle pelli grezze e wet-blue
■ Addetto alle operazioni di taglio multifunzione
■ Addetto alle operazioni di tintoria
■ Responsabile del coordinamento delle attività di sviluppo di collezione
■ Responsabile della direzione e del coordinamento delle strategie di marketing e di comu- nicazione
■ Responsabile della gestione della lavorazione conto terzi
■ Responsabile della programmazione, organizzazione, gestione ed esecuzione del processo di produzione
■ Responsabile delle attività di ideazione, progettazione e presentazione di collezione di calzature
■ Responsabile delle attività di ideazione, progettazione e presentazione di collezione e/o modello di pelletteria/abbigliamento
■ Tecnico del coordinamento dei processi di sviluppo stilistico, realizzazione di prototipi/cam- pioni e presentazione del prodotto sul mercato
■ Tecnico dell’esecuzione e riadattamento di capi d’abbigliamento
■ Tecnico della gestione delle fasi di produzione
■ Tecnico delle attività di definizione, sviluppo e acquisizione dei materiali per i campionari
■ Tecnico delle attività di ottimizzazione dei processi di produzione
■ Tecnico delle attività di progettazione del tessuto e industrializzazione del prodotto
■ Tecnico delle attività di realizzazione di modelli di abbigliamento nuovi o preesistenti
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
■ Tecnico delle attività di realizzazione di modelli di costruzione di calzatura nuovi x xxxx- sistenti
■ Tecnico delle attività di realizzazione di modelli di pelletteria nuovi o preesistenti
■ Tecnico delle attività di realizzazione di modelli e di prototipi/campioni di calzature nuovi o preesistenti
■ Tecnico delle attività di realizzazione e riparazione di scarpe
Le figure professionali della Regione Toscana sono descritte attraverso schede. Ogni scheda è composta dai seguenti descrittori:
Denominazione figura Identifica la figura professionale; nel titolo sono esplicitate alcune caratteristiche distin- tive della figura: attività, livello di complessità. | |
Settori di riferimento | Rappresenta la dimensione del sistema economico-produttivo della Regione Tosca- na; alla figura viene associata la stessa classificazione ufficiale delle attività economi- che (Ateco). |
Ambito di attività | Corrisponde al processo specifico all’interno del settore economico individuato per la figura professionale. |
Livello di complessità Caratterizza il grado di complessità delle attività tipiche della figura, dal grado di au- tonomia e di responsabilità al livello di conoscenze richieste e al livello di variabilità dei contesti lavorativi; i livelli di complessità fanno riferimento a una classificazione stan- dard: livello esercizio a, livello esercizio b, livello esercizio c.* | |
Descrizione | Sintetizza gli elementi distintivi che collocano la figura nel suo contesto e campo d’azione. |
Contesto di esercizio | Indica l’ambito in cui la professionalità della risorsa si esplica e comprende una serie di descrittori. I contenuti dei descrittori, raccolti nel repertorio regionale delle figure professionali, sono formalmente adottati tramite decreto dal dirigente del settore Fse e Sistema della formazione e dell’orientamento. I descrittori che caratterizzano il conte- sto di esercizi sono: tipologia del rapporto di lavoro, collocazione contrattuale, colloca- zione organizzativa, opportunità sul mercato del lavoro, percorsi formativi. |
Indici di conversione | Elenca i riferimenti dei principali sistemi di classificazione ufficiali a fini statistici (Isco 1988, Istat professioni) e di descrizioni realizzate nell’ambito di altri sistemi e reperto- ri descrittivi (Unioncamere Excelsior, Repertorio professionale Isfol, Repertorio Ebna, Repertorio Enfea, Repertorio Obnf, Repertorio nazionale delle figure per i percorsi Ifts, Repertori regionali per la formazione professionale). |
Aree di attività (Ada) | Evidenziano il contenuto essenziale dell’attività professionale; sono di numero non in- feriore a tre e non superiore a nove. Ogni area di attività presenta una descrizione della performance che corrisponde alla prestazione attesa per lo specifico ambito di attività. Inoltre, la performance individuata viene declinata in unità di competenza necessaria allo svolgimento della prestazione professionale. Ogni unità di competenza è costituita da una serie di conoscenze e capacità tipiche dell’area di attività a cui si riferisce. |
* Il livello esercizio a raggruppa figure professionali che svolgono attività che prevedono l’utilizzo di strumenti e tecniche e la padronanza di conoscenze generali relative al settore, ai processi e ai prodotti; tali attività consistono in lavori di tipo esecutivo, tecnicamente anche complessi, che possono essere svolti in autonomia nei limiti delle tecniche ad essi inerenti; il livello esercizio b raggruppa figure che svolgono attività tecniche che prevedono l’utilizzo di strumenti, tecniche e me- todologie anche sofisticate e che presuppongono la padronanza di conoscenze tecniche e scientifiche specialistiche e di capacità tecnico-professionali complesse; lo svolgimento di tali attività avviene in autonomia nei limiti dei rispettivi obiettivi e può inoltre comportare gradi di autonomia e responsabilità rispetto ad attività di programmazione o coordinamento di processi. e di attività. Questo gruppo-livello rende conto prevalentemente della caratterizzazione tecnica delle figure, con gradi diversi di complessità; il livello esercizio c raggruppa figure che svolgono un’attività professionale che prevede la padronanza delle conoscenze tecniche e scientifiche della professione e di tecniche complesse nell’ambito di una varietà di contesti ampia e spesso non predefinibile; si tratta di un’attività professionale che comporta un’ampia autonomia e frequentemente una rilevante respon- sabilità rispetto al lavoro svolto da altri e alla distribuzione di risorse, così come la responsabilità personale per attività di analisi, diagnosi, progettazione e valutazione |
I Profili professionali nel settore Tac
In conclusione il repertorio delle figure professionali della Regione Toscana risulta essere un sistema flessibile e facilmente adattabile alle evoluzioni economiche sociali. Questo sistema, quindi, costituisce un osservatorio permanente in grado di orientare la programmazione delle politiche formative regionali di life long learning.
Viene, inoltre, affiancato dal sistema regionale di standard attraverso il quale vengono garantiti il riconoscimento e la certificazione delle competenze in maniera omogenea e spendibile nel mercato del lavoro regionale.
2.4.2 LA XXXXXXX XXXXXX XXXXXXX
Xx Xxxxxxx Xxxxxx Xxxxxxx, in attuazione delle legge regionale 12/03,3 attraverso una serie di strumenti ha definito due sistemi standardizzati volti a consentire il ricono- scimento formale delle competenze e favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti al- l’interno di un’organizzazione aziendale: il Sistema regionale delle qualifiche (Srq)4 e il Sistema regionale di formalizzazione e certificazione delle competenze (Srfc).5
In particolare il Sistema regionale delle qualifiche è stato costruito sulla base di un’analisi condotta sul sistema delle professioni sul territorio xxxxxxxx xxxxxxxxx in collaborazione con le parti sociali e con esperti del mondo del lavoro. L’obiettivo di questo sistema è stato quello di definire un repertorio di profili professionali che fosse in grado di rappresentare le competenze professionali che caratterizzano il si- stema economico-produttivo della regione. I profili professionali che vengono assunti a riferimento per la definizione delle qualifiche professionali sono assimilati a “ruoli” lavorativi che operano in fasi di processo di lavoro simili.
I due sistemi messi a punto dalla Regione Xxxxxx Xxxxxxx hanno finalità differenti; vengono infatti utilizzati come riferimento per la rilevazione dei fabbisogni formativi dei territori e la definizione di sistemi di offerta di istruzione e formazione coerenti con la domanda di lavoro, per la costruzione di un insieme articolato di interventi (di istruzione, formazione, ricerca, trasferimento) di innovazione condiviso con le im- prese e con i diversi organismi di rappresentanza del lavoro, per la riqualificazione dei servizi per l’impiego con una gestione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro più efficace e trasparente, per lo sviluppo di servizi di supporto alle persone per la progettazione di percorsi di formazione e crescita professionale.
3 Norme per l’uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere, per ognuno e per tutto l’arco della vita, attraverso il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale, anche in integrazione.
4 Delibera della Giunta regionale n. 936/04 del 17 maggio 2004, «Orientamenti, metodologia e struttura per la definizione del sistema regionale delle qualifiche».
5 Delibera della Giunta regionale n. 1434/05 del 12 settembre 2005, riguardante le competenze «comunque acquisite» dalle persone in esito a percorsi professionali e/o formativi e/o in situazioni informali. Delibera della Giunta regionale n. 530/06.
MANUALE PER L’ORIENTAMENTO PER I SETTORI TESSILE, ABBIGLIAMENTO E CALZATURIERO
Il repertorio delle qualifiche professionali della Regione Xxxxxx Xxxxxxx è composto in tutto da 112 qualifiche e 33 aree professionali.
In particolare, in questo contesto di studio, ci concentriamo sul settore tessile, abbi- gliamento e calzaturiero.
Per il settore Tac sono stati individuati alcuni profili professionali suddivisi in due aree (tavola 13).6
Ogni qualifica professionale individuata viene descritta attraverso una scheda che ri- porta le caratteristiche principali dei singoli profili professionali e le raggruppa per compiti svolti e ambiti lavorativi.
Lo standard formativo, invece, è considerato come un livello di formazione minimo e rappresenta un riferimento sulla base del quale progettare la formazione, valutare e certificare le competenze acquisite. I descrittori utilizzati per definire i profili pro- fessionali identificati sono nove (tavola 14).
Il repertorio dei profili professionali dell’Xxxxxx Xxxxxxx focalizza l’attenzione sul concetto di “competenza”, ritenuta come essenziale nel processo di sviluppo delle imprese e per accrescere la loro competitività.
Inoltre, il repertorio dell’Xxxxxx Xxxxxxx è incentrato sul concetto di qualifiche a banda larga, in base al quale le figure professionali sono trattate tenendo in conside- razione l’insieme delle competenze riconosciute e certificate.
È interessante sottolineare come le qualifiche e i relativi profili professionali vengano trattati come dati flessibili soggetti al mutamento della domanda di competenze pro- fessionali del mercato del lavoro regionale.
2.5 Figure professionali “a banda larga”: proposte per l’orientamento
A questo punto è utile effettuare una sintesi dei 233 profili professionali individuati attraverso l’analisi dei contributi illustrati nei primi tre paragrafi di questo capitolo. Come è stato più volte sottolineato, questa lista è il frutto del confronto di contributi che attraverso diverse strategie hanno ricostruito il fabbisogno professionale del set- tore Tac su scala nazionale. Anche quei casi che hanno lavorato attraverso studi di caso territorialmente circoscritti, come Carpiformazione e Obnf, si sono posti come obiettivo cognitivo di ricostruire il fabbisogno del settore andando oltre le specificità locali. Ci troviamo, pertanto, in possesso di un’informazione molto ricca che è nostro
6 Le aree professionali rappresentano famiglie di figure professionali omogenee per processi lavorativi e competenze professionali. Nel Sistema regionale delle qualifiche si assume il criterio di “area profes- sionale” per identificare, rappresentare e classificare le figure professionali di riferimento delle qualifiche regionali.
I Profili professionali nel settore Tac
Tavola 13. Profili professionali per il settore Tac
Area professionale Figura professionale | |
Progettazione e produzione calzature in pelle | Operatore delle calzature |
Modellista calzaturiero | |
Progettazione e produzione tessile e abbigliamento, confezione e maglieria | Operatore dell’abbigliamento |
Operatore della maglieria | |
Tecnico della confezione capo-campione | |
Modellista dell’abbigliamento | |
Tecnico delle produzioni tessile e abbigliamento | |
Tecnico di campionario maglieria | |
Progettista moda | |
Tecnico di sistemi computerizzati nella progettazione e produzione tessile e abbigliamento |
Tavola 14. Descrittori utilizzati per definire i profili professionali
Denominazione | Il nome della figura professionale che corrisponde al titolo della qualifica. |
Descrizione sintetica | Esprime le macroattività prevalenti e rilevanti, connotative della figura pro- fessionale. |
Area professionale | Rappresenta l’ambito professionale in cui è collocata (o collocabile) la figura professionale. |
Profili collegati/collegabili | È un riferimento con i sistemi di classificazione considerati nel repertorio |
alla figura | e utilizzati da soggetti istituzionali, economici, di rappresentanza sociale |
(sistema di riferimento, | (sistema classificatorio Isco, sistema classificatorio Istat, sistema infor- |
denominazione) | mativo Excelsior, sistema di codifica professione del ministero del Lavo- |
ro, repertorio delle professioni Isfol). | |
Unità di competenza | Aggrega conoscenze e capacità necessarie allo svolgimento delle attività della figura professionale. |
Capacità (essere in grado di...) | Descrive i processi cognitivi e attuativi insiti nell’agire dell’attività profes- sionale; in questo ambito vengono specificate le capacità minime essen- ziali afferenti a ogni singola unità di competenza attraverso la locuzione “essere in grado di”. |
Conoscenze (conoscere) | Descrive i saperi riferiti all’attività professionale; identifica, quindi, le cono- scenze minime essenziali afferenti all’insieme delle unità di competenza attraverso la locuzione “conoscere”. |
Indicazioni per la valutazione delle unità di competenza | È un riferimento per l’accertamento, la formalizzazione e la certificazio- ne delle competenze; questa scheda è composta dalle unità di com- petenza, riportata nella descrizione della figura professionale, a ognuna delle quali si associano le seguenti indicazioni: l’oggetto di osservazione (operazioni osservabili e valutabili ai fini della certificazione delle compe- tenze), indicazioni (attività da prendere in considerazione per accertare il possesso di capacità e conoscenze), il risultato atteso (il prodotto e/o il comportamento professionale atteso osservabile e valutabile), le mo- dalità (prove pratiche che permettono di valutare le competenze in una situazione lavorativa). |
Standard (relativi ai corsi finalizzati al conseguimento della qualifica di...) | In questa sezione sono specificati i corsi che la risorsa può svolgere ai fini del dell’acquisizione di una qualifica. Gli standard minimi consentono di scomporre la figura professionale in determinate unità di competenza, allo scopo di individuare la base di riferimento per la progettazione e la re- alizzazione di azioni formative basate su standard formativi capitalizzabili e sul riconoscimento e certificazione dei crediti formativi. |
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interesse semplificare, al fine di individuare quei profili che rispondono alle esigenze del contesto pugliese.
Nell’affrontare questa sintesi la nostra attenzione è rivolta a due aspetti principali. In primo luogo, intendiamo definire i limiti della classificazione che proporremo, chia- rendone le finalità alla base della sua costruzione. A tale proposito il nostro obiettivo è di fornire una lista di figure professionali chiave utile a guidare il lavoro degli orien- tatori. Figure che definiamo “a banda larga” poiché la loro forza sta nella capacità di fungere da bussola per gli orientatori e non di fornire una descrizione rigida delle di- verse professionalità che compongono il settore, la quale risulterebbe difficilmente adattabile alle sue specifiche esigenze. La lista dei profili professionali a banda larga individua ruoli professionali che possono essere utili:
■ agli orientatori per indirizzare il proprio bacino di lavoratori verso una professione o un canale formativo di specializzazione
■ alle agenzie di formazione per pianificare un’offerta orientata a quei profili richiesti dalla domanda espressa dalle imprese
■ alle persone in cerca di lavoro o in uscita dal sistema formativo per valutare le proprie competenze in relazione alla domanda e decidere se tentare autonomamente di indivi- duare le imprese che richiedono quel tipo di professionalità oppure intraprendere un per- corso formativo per migliorare il proprio profilo professionale così da accrescere le proprie chance di successo.
In secondo luogo, una volta individuati i profili a banda larga, riteniamo sia fonda- mentale ribadire l’importanza di una loro caratterizzazione. Operazione che, tuttavia, non può essere oggetto diretto di questo lavoro. Essa infatti necessiterebbe di un in- tervento di dettaglio sul territorio che esula dalla portata di un’indagine desk. No- nostante ciò, in questa sede si ritiene indispensabile, oltre a illustrare i lineamenti dell’approccio di lavoro utilizzato per costruire questo tipo di profili, sottolineare anche quei criteri che riteniamo utili per caratterizzarli in modo ottimale rispetto alle esigenze del territorio pugliese.
Per questo motivo, dopo aver presentato la lista dei profili a banda larga individuati per la Regione Puglia e i criteri utilizzati per la sua costruzione, forniremo alcuni consigli per una loro ulteriore caratterizzazione. In questo modo la sintesi proposta non fornirà solamente un elenco esaustivo di profili rispetto alle richieste del settore: uno strumento sicuramente utile, ma destinato a divenire datato in breve tempo, dato l’attuale dinamismo del mercato del lavoro. Al contrario, essa metterà a dispo- sizione degli orientatori alcuni criteri di lavoro per semplificare le informazioni a disposizione sui profili professionali richiesti per il Tac. Criteri di lavoro che possano migliorare la loro autonomia nella costruzione e nell’aggiornamento delle infor- mazioni sul settore.
I Profili professionali nel settore Tac
Le figure professionali a banda larga sono state individuate seguendo una strategia che prevede più mosse, ma complessivamente divisa in due momenti principali.
Il primo è costituito da quelle operazioni che conducono alla sintesi vera e propria dei profili individuati a partire dai contributi analizzati all’inizio di questo capitolo. In particolare si tratta di due operazioni:
■ a partire dai dati Excelsior, sono state individuate le macro categorie professionali del Tac ritenute più rilevanti dalle imprese pugliesi nelle previsioni di assunzione per il 2008;
■ dalla lista dei 233 profili individuati, sono stati selezionati ed estratti quei profili ricondu- cibili alle macro tipologie più richieste.
Il ricorso ai dati Excelsior è motivato dalla loro capacità di descrivere in modo ac- curato i tratti salienti della domanda di lavoro. Essi informano sulle opportunità di lavoro presenti e sulle caratteristiche principali delle professionalità che possono co- gliere tali opportunità. Oltre a ciò, grazie al suo carattere di sistema di monitoraggio stabile, Excelsior garantisce dati aggiornati in modo sistematico e quindi adattati agli eventuali mutamenti del settore. Il livello di dettaglio delle descrizioni di questi profili professionali non è molto elevato:, si tratta, appunto, di macro tipologie professionali. A fronte di ciò, esse contengono i tratti essenziali di quei profili ritenuti strategici dal sistema imprenditoriale e, pertanto, possono giocare una funzione importante per semplificare la lista dei 233 profili individuati. Riconducendo i profili alle macro ti- pologie Excelsior si ottengono infatti 58 figure professionali.
Nello specifico, secondo i dati Excelsior sulle previsioni occupazionali per il 2008, nel settore Tac i due gruppi professionali Istat che raccolgono la maggioranza delle pre- visioni di occupazione sono quello degli operai specializzati in lavorazioni alimentari, legno, tessili e assimilati (50,6%) e quello degli operai semiqualificati di macchinari per la lavorazione in serie addetti al montaggio (30,6%).
Si tratta ora di ricondurre i 233 profili all’interno delle due categorie Istat.
Operai specializzati in lavorazioni alimentari, legno, tessili e assimilati
«Le professioni classificate in questo gruppo lavorano e trasformano prodotti alimentari e agricoli destinati al consumo, lavorano il legno e costruiscono mobili e altri manufatti dello stesso materiale; filano e tessono fibre, realizzano capi di abbigliamento in tessuto, pelle e pelliccia, conciano pelli e cuoio e realizzano calzature, complementi di abbiglia- mento, accessori e altri oggetti in questi e in materiali simili» (definizione Istat).
Nel caso del Tac i profili che rientrano in questa macro categoria professionale sono:
Addetto al taglio Addetto alla confezione
Addetto allo stiro
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Aggiuntatore prototipista Caporeparto cucito Confezionista
Cucitore a macchina di abbigliamento Cucitore di maglieria
Cucitore di pellame Cucitrice di pelletteria Lavorante di sartoria
Maestra di confezione/capo squadra Maestra di tessitura
Maglierista Modellista
Modellista abbigliamento Modellista Cad Modellista calzature Modellista maglieria Modellista pelletteria Modellisti di confezione Operaio qualificato
Operatore di rifinitura a mano rammendo Orlatrice di calzature
Rammendatrice Rifinitore di calzature Sarto/sarta
Tagliatore a mano di pellami Tagliatore di pelle e cuoio
Tagliatore di tessuti di abbigliamento Tecnico della confezione
Tecnico della forma
Tessitore polivalente (preparazione e tessitura)
Operai semiqualificati di macchinari per lavorazione in serie e addetti al montaggio.
In questo gruppo rientrano i conduttori di macchine automatiche e semiautomatiche
per la produzione in serie di semilavorati o prodotti finiti: selezionano le operazioni da eseguire, caricano in macchina o nell’impianto le materie prime da lavorare e sor- vegliano il processo di lavorazione in serie di metalli e prodotti minerali, di prodotti derivati dalla chimica, di articoli in gomma e plastica, di articoli in legno e carta, as- semblano parti per realizzare prodotti finiti, conducono macchine per il confeziona- mento della produzione (definizione Istat).
I Profili professionali nel settore Tac
I profili che rientrano in questa macro categoria professionale sono:
Addetto al controllo qualità Campionarista Campionista di confezione Campionista magliaia
Conduttori processi di finissaggio Conduttori processi di tintura e stampa Conduttori sistemi automatizzati Confezionatore prodotti
Cucitrice a macchina Filatore
Filatore a macchina
Operatore alle lavorazioni prodotti di pelletteria Operatore linee di produzione tessile
Operatore macchina roccatrice Operatore macchine finissaggio
Operatore macchine produzione calzature Operatore macchine tessili
Orditore
Responsabile campionario/campionarista Tagliatore a macchina di pellami Tagliatore a tecnologia laser di pellami Tecnici di trattamenti termici e superficiali Tessitore
Tintore industriale filati e tessuti Torcitore filati
In definitiva, a partire da un’informazione molto ricca e articolata, i dati Excelsior possono essere utilizzati come primo momento di filtro; essi assolvono una funzione di setaccio a maglie intermedie che consente di ridurre sensibilmente il numero di profili rilevanti per il territorio oggetto di studio.
È a questo punto che entra in gioco il secondo momento della strategia di sintesi dei profili a banda larga; dopo averli individuati è necessaria una loro caratterizzazione. È necessario specificare quali sono le caratteristiche costitutive del profilo in relazione alle esigenze delle realtà produttive locali. A tale proposito, però, è indispensabile spendere alcune parole sul dettaglio necessario alla loro caratterizzazione. Come ab- biamo visto nel paragrafo dedicato ai descrittori, in relazione al tipo di approccio di studio vi è la tendenza a descrivere in modo più o meno dettagliato il profilo profes- sionale. Nello specifico si passa da descrizioni estremamente puntuali, proprie di
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quegli approcci più vicini al tipo istituzionale/pragmatico, a descrizioni più libere, di tipo quasi narrativo, proprie di quegli approcci più orientati sul versante non isti- tuzionale/semantico.
Mantenere un livello di dettaglio basso è senz’altro vantaggioso, soprattutto quando si lavora su elenchi di profili ricostruiti a partire da fonti diverse. Oltre alla differenza tra l’insieme dei profili individuati dai diversi approcci, l’assenza di uno standard di classificazione e descrizione rende difficile persino la comparazione di profili analo- ghi o, perlomeno, etichettati con lo stesso nome.
In questo caso si tratta di un problema di tipo semantico legato al significato che at- tribuiamo a un medesimo profilo che potrebbe essere diverso a seconda del contri- buto che lo ha formulato.
A questo tipo di problema, inoltre, se ne aggiunge un altro di tipo pragmatico legato alla spendibilità di un profilo descritto in modo eccessivamente puntuale rispetto alle conoscenze, alle competenze e alle abilità che lo compongono. Questo potrebbe adattarsi con difficoltà alle caratteristiche del settore a livello locale, ma data l’auto- revolezza delle fonti che lo diffondono potrebbe condizionare imprese, organizza- zioni e persone di quel territorio a considerarlo come rilevante per quel mercato del lavoro generando strategie di matching distorte.
Al contrario, i 61 profili individuati sono a banda larga poiché inquadrano dei ruoli e degli ambiti di attività all’interno di macro tipologie professionali rilevanti, poiché ricavate sulla base di un impianto metodologico di tipo quantitativo, fondato su un universo campionario molto esteso e dalla composizione accurata che ne garantisce la tenuta in termini di descrizione delle effettive richieste del sistema imprenditoriale. In questo modo è possibile far convergere dei dati soggetti a un’elevata variabilità (i profili professionali estrapolati da fonti diverse) all’interno di un contenitore dai con- torni definiti (le macro categorie professionali Excelsior).
A questo livello di dettaglio, questa lista di profili può essere utilizzata con una fun- zione orientativa dalle agenzie formative e orientative per impostare la loro offerta di servizi, nonché dalle persone interessate a muoversi autonomamente in questo set- tore per ricercare offerte di lavoro o ulteriori opportunità di formazione.
Allo stesso tempo, però, essa può essere utilizzata come punto di partenza per un ap- profondimento a livello locale delle caratteristiche dei profili individuati. In termini qualitativi, questa lista di profili può essere testata e verificata somministrandola, come elemento di un’intervista semistrutturata, a testimoni privilegiati. Questi pos- sono essere selezionati tra imprenditori, esperti delle parti sociali, operatori della for- mazione e dell’orientamento già attivi in questo settore. Attraverso un’intervista semistrutturata per ogni profilo potranno essere verificate sia la sua incidenza a livello locale sia alcune delle sue caratteristiche costitutive: necessità di una formazione for- male, richiesta di particolari specializzazioni o esperienze nel settore; conoscenze spe- cifiche di cui hanno bisogno per essere inseriti in azienda.
I Profili professionali nel settore Tac
2.6 Conclusioni
Come emerso a più riprese, i diversi contributi esaminati possono essere ricondotti a tre tipologie di approcci ricavate a partire da un continuum situato tra due poli: a un estremo abbiamo gli approcci istituzionali-pragmatici; all’altro gli approcci non istituzionali-semantici; tra questi due si collocano approcci di tipo ibrido.
I primi adottano un’idea di ricerca sui fabbisogni volta a costruire un’informazione utile a orientare dei comportamenti, sia sul lato della domanda sia su quello dell’of- ferta (di lavoro e formativa). Questi approcci, quindi, sono orientati a produrre delle informazioni molto puntuali (i cataloghi dei profili professionali) e dei meccanismi per la loro diffusione/gestione (portali, sistemi di gestione on line) che possono essere utilizzati da quanti sono coinvolti nelle dinamiche del mercato del lavoro del settore. Vale a dire che il catalogo dei profili professionali ha la funzione di far convergere le esigenze di imprese, lavoratori ed enti di formazione. Le prime in cerca di manodo- pera più o meno specializzata, i secondi in cerca di un’occupazione e/o di ulteriore specializzazione per essere idonei alle caratteristiche del profilo richiesto e, infine, gli enti di formazione attivi per garantire un’offerta formativa in grado di trasmettere quelle conoscenze e quelle competenze necessarie ai lavoratori per soddisfare le ri- chieste professionali delle imprese.
Gli approcci non istituzionali/semantici, al contrario, sono spesso orientati a costruire nuovi orizzonti teorici o comunque ad approfondire alcuni modi particolari di in- terpretare il fabbisogno professionale del settore. Per questo motivo essi non defini- scono in modo diretto e puntuale i profili professionali, ma individuano quello che potremmo definire lo spirito del settore in relazione ai tempi, mettendone in risalto qualche caratteristica particolarmente saliente e strategica per il suo sviluppo. Ad esempio, per Volontè, nel Tac è centrale il concetto di creatività diffusa intesa come forza motrice dell’intero sistema, poiché presente in ogni sua area di attività. Questa caratteristica stimola lo sviluppo di una professionalità chiave, l’uomo prodotto, che tuttavia non è descritta sulla base di un’articolazione puntuale in descrittori.
Tra questi due estremi si collocano quegli approcci di tipo ibrido che cercano di con- ciliare alcune caratteristiche di entrambi i poli nelle loro strategie di studio del settore. Tra quelli da noi esaminati, rientrano in questo tipo gli approcci promossi da Carpi- formazione, dal Centro per lo studio della moda e delle produzioni, dalla Città Studi di Biella. Xxxx utilizzano strategie di intervento complesse, improntate ad approcci teorici molto strutturati che spesso sono attuati attraverso équipe di lavoro multi- disciplinari; inoltre fanno ricorso a metodologie sia quantitative sia qualitative, per rilevare dati e informazioni (questionari, interviste in profondità, osservazione par- tecipante, simulazione ecc.). È molto frequente, per questi approcci, orientare la loro attenzione simultaneamente alla sfera della domanda e dell’offerta con l’intento espli- cito di ricostruire sia il fabbisogno professionale sia quello formativo.