GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Gruppo Bancario
Banca Popolare Pugliese
Informativa al pubblico da parte degli Enti al 31 dicembre 2015
ai sensi del Regolamento UE n. 575/2013
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Sommario
Premessa................................................................................................................................................. 3
Obiettivi e politiche di gestione del rischio ............................................................................... 6
Rischio di credito 11
Rischio di controparte 18
Xxxxxxx xx xxxxxxx 00
Xxxxxxx operativo 22
Xxxxxxx xx xxxxxxxxxxxxxx 00
Xxxxxxx xx xxxxx 00
Rischio di liquidità 29
Rischio residuo 33
Rischio strategico 35
Xxxxxxx xxxxxxxxxxxxx 00
Xxxxxxx di compliance 38
Rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo 41
Rischio di leva finanziaria eccessiva 43
Rischi connessi con l’assunzione di partecipazioni 44
Xxxxxx e conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati 46
Xxxxxxx Xxxxx 00
Rischio di trasferimento 48
Rischio su prestiti in valuta estera 49
Rischio informatico 50
Obiettivi e politiche di gestione del rischio - Governo societario 52
Ambito di applicazione 64
Fondi propri 65
Leva Finanziaria 77
Requisiti di Capitale 79
Rischio di credito: rettifiche 85
Rischio di credito: attività non vincolate 97
Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati
al metodo standardizzato e uso delle ECAI 98
Tecniche di attenuazione del rischio di credito 101
Esposizione al rischio di controparte 103
Esposizione in posizioni verso la cartolarizzazione 106
Xxxxxxx xxxxxxx 000
Xxxxxxx operativo 108
Esposizioni in strumenti di capitale non incluse nel portafoglio di negoziazione 109
Esposizioni al rischio di tasso di interesse
su posizioni non incluse nel portafoglio di negoziazione 113
Politiche di remunerazione e incentivazione 115
Dichiarazione del Presidente del Consiglio di Amministrazione ai sensi
dell’Art. 435, lettere e) ed f) del Regolamento UE 575/2013 del 26.06.2013 127
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Premessa
La normativa contenuta nel Terzo Pilastro prevede l’obbligo di pubblicare le infor- mazioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratte- ristiche generali dei sistemi preposti all’identificazione, alla misurazione e alla ge- stione di tali rischi.
Con l’emanazione della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013 “Disposizioni di vi- gilanza per le banche” la Banca d’Italia ha recepito l’applicazione, dal 1° gennaio 2014, degli atti normativi comunitari con cui sono stati trasposti nell’ordinamento dell’Unione europea:
• il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR), che disciplina i re- quisiti patrimoniali per gli Enti Creditizi e le Imprese di investimento (Primo Pi- lastro) e le regole sull’informativa al pubblico (Xxxxx Xxxxxxxx);
• la direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV), che riguarda, fra l’altro, le condizioni per l’accesso all’attività bancaria, la libertà di stabilimento e la li- bera prestazione di servizi, il processo di controllo prudenziale e le riserve patri- moniali addizionali.
La Banca d’Italia, con la già citata Circolare n. 285, ha disciplinato l’obbligo di pubblicare le informazioni secondo quanto regolato:
• dal CRR, Parte Xxxx e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3;
• dai regolamenti della Commissione europea recanti le norme tecniche di regola- mentazione o di attuazione per disciplinare:
- i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i fondi propri (art. 437, par. 2 CRR);
- i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i fondi propri nel periodo a decorrere dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2021 (art. 492, par. 5 CRR);
- gli obblighi di informativa in materia di riserve di capitale (art. 440, par. 2 CRR);
- i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti gli indi- catori di importanza sistemica (art. 441, par. 2 CRR);
- l’informativa concernente le attività di bilancio prive di vincoli (art. 443 CRR);
- i modelli uniformi per la pubblicazione delle informazioni riguardanti la leva fi- nanziaria (art. 451, par. 2 CRR).
Il CRR dispone che le informazioni debbano essere pubblicate con una frequenza almeno annuale, lasciando facoltà alle banche di pubblicare tutte o alcune delle in- formazioni più frequentemente.
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Il Gruppo Bancario Banca Popolare Pugliese, tenuto conto anche delle specifiche indicazioni suggerite dall’ABE (Autorità Bancaria Europea) per la valutazione del- la frequenza con cui pubblicare le informazioni, ha deciso, come per i precedenti esercizi, di pubblicare annualmente le informazioni sul sito internet della Capo- gruppo xxx.xxx.xx. Tale pubblicazione è effettuata congiuntamente ai documenti di Xxxxxxxx.
Il Gruppo non si è avvalso della facoltà concessa dalle disposizioni normative che regolano la pubblicazione della presente informativa di omettere, in casi eccezio- nali, la pubblicazione d’informazioni esclusive o riservate.
Il Gruppo, a seguito dell’acquisizione della partecipazione di controllo in Banca del Lavoro e del Piccolo Risparmio di Benevento perfezionata in data 22/09/2015 ha ripristinato l’invio delle segnalazioni di vigilanza consolidate a partire dalla da- ta di riferimento del 31/12/2015, non ricorrendo più i presupposti previsti dalla nor- mativa vigente e in particolare con riferimento a quanto previsto dall’art. 19 del Re- golamento UE n.575/2013 “Ambito di applicazione del consolidamento prudenzia- le - Entità escluse dall’ambito di applicazione del consolidamento prudenziale” e dalla circolare Banca d’Italia n.115 del 7/8/90 par. 1.3/1.4/1.5 che permette di escludere dal consolidamento le Società il cui totale di bilancio risulti inferiore al più basso dei seguenti valori: a) 1% del totale di bilancio della banca o società fi- nanziaria capogruppo e b) 10 milioni di euro, previa comunicazione all’Autorità di Vigilanza del 29/05/2014,
Il 29 ottobre 2012 il gruppo di lavoro internazionale Enhanced Disclosure Task Force (EDFT), costituito per iniziativa del Financial Stability Board per promuo- vere il miglioramento delle informazioni rese dalle banche sui propri profili di ri- schio, ha emanato 32 raccomandazioni contenute nel documento “Enhancing the risk disclosures of banks”.
Il Gruppo si è attivato per recepire tali raccomandazioni e per migliorare ancor più la presente informativa ovviamente in maniera proporzionale al livello e alla com- plessità delle proprie attività.
Al 31/12/2015, il Gruppo Banca Popolare Pugliese, che presenta un totale attivo pari a 3,75 miliardi di euro (3,4 miliardi nel 2014), si posiziona nella Classe 2, di poco oltre il limite di 3,5 miliardi di euro previsto per la Classe 3 e fa riferimento, quindi, alle indicazioni dalla normativa di Vigilanza per le banche di Classe 2 ai fi- ni ICAAP e per le banche Intermedie in materia di Governo Societario.
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Le informazioni contenute nel documento sono frutto di collaborazione degli Or- gani e delle Funzioni Centrali della Capogruppo e delle Società controllate coin- volte nel governo, nel controllo e nella misurazione dei rischi oggetto dell’informa- tiva.
Tutti i dati quantitativi, ove non diversamente indicato, sono espressi in migliaia di euro.
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Obiettivi e politiche di gestione del rischio
Il Gruppo Bancario Banca Popolare Pugliese ha posto in maniera chiara l’obietti- vo, tra quelli strategici, di sostenere l’economia del territorio in cui opera con at- tenzione all’assunzione e al monitoraggio dei rischi e al presidio degli stessi e se- condo un’evoluzione equilibrata e sostenibile.
ll modello di governo del Gruppo è basato sulla gestione “accentrata” dei rischi da parte della Capogruppo.
Le decisioni strategiche e la gestione dei rischi, infatti, sono rimesse agli Organi aziendali della Capogruppo. Le scelte effettuate tengono conto delle specifiche operatività e dei connessi profili di rischio delle società partecipate in modo da rea- lizzare una politica di gestione dei rischi integrata e coerente.
Il Gruppo ha adottato un Sistema dei Controlli Interni orientato alla sana e prudente gestione, al contenimento dei rischi, alla solidità finanziaria ed alla tutela della sua re- putazione ed in esso un processo per l‘identificazione, la gestione e il controllo dei rischi e per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica (pro- cesso ICAAP 1). Recependo le indicazioni dell’Autorità di Vigilanza e dei diversi Or- ganismi Internazionali in materia di supervisione bancaria, è stata adottata una Risk Policy che ha l’obiettivo di definire per ogni rischio la propensione, le modalità di analisi, di controllo e di misurazione. È stato altresì adottato il Regolamento del Pro- cesso ICAAP con l’obiettivo di valutare l’adeguatezza, attuale e prospettica, del pro- prio capitale rispetto all’esposizione ai rischi che ne caratterizzano l’operatività.
Il Sistema dei Controlli Interni adottato prevede che le attività di controllo si attui- no a tutti i livelli gerarchici e funzionali della struttura organizzativa. Tutte le strut- ture aziendali sono impegnate, in relazione ai propri specifici livelli di responsabi- lità e ai compiti a ciascuno assegnati, a esercitare controlli sui processi e sulle atti- vità operative di propria competenza.
Il Sistema dei Controlli Interni adottato prevede tre livelli di controllo:
• controlli di primo livello o di linea, insiti nei processi aziendali e nelle stesse strutture operative, anche attraverso unità dedicate esclusivamente a compiti di controllo che riportano ai responsabili delle strutture operative, ovvero eseguiti nell’ambito del back office; per quanto possibile essi sono incorporati nelle pro- cedure informatiche;
1 ICAAP: Internal Capital Adequacy Assessment Process.
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• controlli di secondo livello o sui rischi e sulla conformità che hanno l’obiettivo di assicurare tra l’altro la corretta attuazione del processo di gestione dei rischi, il rispetto dei limiti operativi assegnati alle varie Funzioni e la conformità del- l’operatività aziendale alle norme, incluse quelle di autoregolamentazione;
• controlli di terzo livello o di revisione interna, volti ad individuare violazioni del- le procedure e della regolamentazione nonché a valutare periodicamente la com- pletezza, l’adeguatezza, la funzionalità (in termini di efficienza ed efficacia) e l’affidabilità del sistema dei controlli interni e del sistema informativo, con ca- denza prefissata in relazione alla natura e all’intensità dei rischi.
I controlli di secondo livello sono attuati prevalentemente dalla Funzione Confor- mità e dalla Funzione Risk Management. I controlli di terzo livello dalla Funzione Internal Audit.
I responsabili delle Funzioni di controllo di secondo e terzo livello, sopra citate, so- no collocati alle dirette dipendenze del Consiglio di Amministrazione con il quale si rapportano direttamente ogniqualvolta lo ritengano opportuno e, per tutte le re- lazioni periodiche previste dalla normativa di riferimento nonché, anche al di fuo- ri di queste, ogni volta che rilevino nella loro attività di controllo, a distanza o in loco, gap significativi su singoli processi o Unità organizzative. Dallo stesso Orga- no possono ricevere input su ulteriori attività di controllo anche se le stesse esula- no dai piani annuali approvati.
Essi indirizzano al Direttore Generale tutti i flussi informativi prodotti e, in quan- to vertice della struttura interna e partecipe della funzione di gestione aziendale, mantengono con lo stesso un raccordo per le attività correnti.
Il Gruppo si è dotato di un sistema di reporting integrato, con l’obiettivo di assicu- rare:
• la piena conoscenza e governabilità del grado di esposizione ai singoli rischi;
• la piena conoscenza del funzionamento del processo di gestione dei rischi non- ché l’evidenza di eventuali problematiche e criticità relative agli aspetti organiz- zativi e/o procedurali.
Tale sistema di reporting ha come destinatari finali le Autorità di Xxxxxxxxx, gli Or- gani Amministrativi ed Esecutivi (Consiglio di Amministrazione, Comitato Consi- liare sui Rischi, Comitato Esecutivo, Comitato Etico, Direttore Generale), il Colle- gio Sindacale e la Società di Revisione in base alla periodicità stabilita dalla nor- mativa esterna ed interna e secondo le competenze di ciascun Organo. Il governo dei rischi è assicurato attraverso l’attività degli Organi della Capogruppo, di speci-
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fici Comitati, delle Funzioni di Controllo, della Direzione Generale con i suoi Co- mitati/Direzioni/Funzioni.
Il Risk Appetite Framework (RAF) nel quale il Consiglio di Amministrazione ha esplicitato la propria propensione al rischio contestualizzandola rispetto agli indi- xxxxx strategici alle metodologie adottate per la definizione del capitale interno ai fi- ni ICAAP, ai vigenti assetti organizzativi e al sistema dei controlli interni, è riferi- to all’intero Gruppo Banca Popolare Pugliese in quanto gli organi aziendali della Capogruppo svolgono i compiti loro affidati con riferimento non soltanto alla pro- pria realtà aziendale ma anche valutando l’operatività complessiva del Gruppo e i rischi cui esso si espone.
Nel Risk Appetite Framework (RAF) sono identificati i rischi oggetto di monito- raggio ed esplicitati gli indicatori di massima sintesi a cui sono stati associati spe- cifici obiettivi di rischio (risk appetite) 2, soglie di risk capacity 3 e misure di risk tolerance 4 per la verifica della coerenza dei rischi con le strategie e con il relativo risk profile 5.
Gli indicatori individuati sono divisi in “indicatori primari” e “altri indicatori”. Nella tabella che segue riportiamo i principali “indicatori primari” con i relativi Risk Profile al 31 dicembre 2015, Risk Appetite e le soglie di Tolerance e Capaci- ty individuate.
Controllo degli indicatori primari | |||||
Profile | Appetite | Tolerance | Capacity | ||
Tier 1 ratio | dic-15 | 14,04% | 11,00% | 9,50% | 8,00% |
Total Capital Ratio | dic-15 | 14,44% | 13,00% | 11,75% | 10,50% |
Liquidity Coverage Ratio | dic-15 | 421,61% | 160,00% | 130,00% | 60,00% |
Net Stable Funding Ratio | dic-15 | 136,73% | 110,00% | 100,00% | 100,00% |
Leva finanziaria | dic-15 | 8,27% | 4,50% | 4,00% | 3,00% |
2 Risk Appetite: definito quale livello di rischio (complessivo e per tipologia) che la banca intende assumere per il persegui- mento dei suoi obiettivi strategici (obiettivo di rischio o propensione al rischio).
3 Risk Capacity: definito quale livello massimo di rischio che una Banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall'autorità di vigilanza (massimo rischio assumibile).
4 Risk Tolerance: definita quale devianza massima dal risk appetite consentita; la soglia di tolleranza è fissata in modo da as- sicurare in ogni caso alla Banca margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assu- mibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabi- lito (soglia di tolleranza).
5 Risk Profile: definito come rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante (rischio effettivo).
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I rischi del Gruppo Bancario Banca Popolare Pugliese individuati nel Risk Appe- tite Framework (RAF), considerando l’operatività ed i mercati di riferimento, so- no:
• Rischio di credito e controparte
• Rischio di mercato
• Rischio operativo
• Rischio di concentrazione
• Rischio di tasso
• Rischio di liquidità
• Rischio residuo
• Rischio strategico
• Rischio reputazionale
• Rischio di compliance
• Rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo
• Rischio di leva finanziaria eccessiva
• Rischio connesso con l’assunzione di partecipazioni
• Rischio di conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati
• Rischio paese
• Rischio di trasferimento
• Rischio su prestiti in valuta estera
• Rischio informatico
La Capogruppo e la partecipata BLPR detengono, quest’ultima in misura margina- le, le medesime tipologie di rischio mentre la partecipata Bpp Service presenta so- lo i Rischi: operativo, reputazionale, di compliance, di riciclaggio e finanziamento al terrorismo, di conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati e quello di rischio informatico che, in considerazione del fatto che non detiene portafogli pro- pri di clientela né attività finanziarie significative, risultano comunque molto con- tenuti e limitati. L’operatività, i rischi ed i requisiti patrimoniali di Gruppo sono rappresentati in misura assolutamente prevalente da quelli della Capogruppo.
Si rappresenta che la partecipata BLPR, sin dall’acquisizione della partecipazione di controllo da parte della Capogruppo, si sta adoperando per adeguare il suo siste- ma di gestione dei rischi e più in generale il suo sistema dei controlli interni a quel- lo della Capogruppo. Inoltre, di recente, è stato approvato il progetto di fusione per incorporazione a cui si prevede di dar corso, previa autorizzazione dell’Autorità di Vigilanza, in ottobre 2016.
Non sono presenti i rischi connessi all’emissioni di obbligazioni garantite, a carto- larizzazioni e ad attività di banca depositaria di OICR e fondi pensione in quanto
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attività/operazioni non trattate dal Gruppo BPP.
Ognuno di tali rischi è stato definito ed è valutato e/o misurato, monitorato e/o mi- tigato e/o oggetto di politiche di copertura, come nel seguito specificato.
Nel seguito, infatti, si riportano per ogni rischio individuato:
• le strategie e i processi per la gestione di tali rischi;
• la struttura e l’organizzazione della pertinente funzione di gestione del rischio, comprese informazioni sui suoi poteri e sul suo status, o altri dispositivi rilevan- ti della/e funzione/i di gestione;
• l’ambito di applicazione e la natura dei sistemi di segnalazione e di misurazione del rischio;
• le politiche di copertura e di attenuazione del rischio, le strategie e i processi per la sorveglianza continuativa della loro efficacia.
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Rischio di credito
Il Rischio di Credito è il rischio che la controparte di un operazione risulti inadem- piente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari di un’operazione. Per rischio di credito s’intende, inoltre, la possibilità che una variazione del merito cre- ditizio di una controparte, nei confronti della quale esiste un’esposizione, generi una corrispondente variazione nel valore di mercato della posizione creditizia.
L’impiego di risorse finanziarie consiste nell’erogazione del credito alla clientela ed in via complementare e/o di supporto nell’acquisto di strumenti finanziari su mercati regolamentati e OTC, in operazioni di depositi a vista e vincolati verso controparti istituzionali e di pronti contro termine.
Coerentemente con le politiche di gestione del rischio e con le strategie di medio/lungo periodo, la Capogruppo ha definito una politica creditizia, in accordo con la propensione al rischio dichiarato nel Risk Appetite Framework, orientata ad una gestione prudente e all’instaurazione di un rapporto con la clientela affidata fondato sulla fiducia e sulla trasparenza e finalizzato a mantenere una relazione di lungo periodo. Tale politica specifica la struttura corrente del portafoglio, il poten- ziale di espansione, il grado di diversificazione, le scelte di allocazione del credito e gli indirizzi in materia di controllo del credito.
L’attività di erogazione del credito alla clientela è orientata al sostegno dell’econo- mia locale.
Il Gruppo presta particolare attenzione al frazionamento dei rischi, sia in termini di importo per singola controparte, sia con riferimento alla concentrazione per settori di attività.
La clientela è ripartita in clienti consumatori e non consumatori e, nell’ambito di questi ultimi, nei settori Retail, Small Business e Corporate. L’erogazione di finan- ziamenti avviene prevalentemente a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese, particolare attenzione è dedicata alle imprese artigiane, agricole ed alle società cooperative di produzione.
La segmentazione della clientela costituisce la variabile determinante ai fini del- l’individuazione dell’unità organizzativa deputata alle fasi di istruttoria/valutazio- ne delle richieste di affidamento.
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L’iter deliberativo è determinato in funzione delle deleghe in materia di erogazio- ne del credito deliberate, nei limiti massimi, dal Consiglio di Amministrazione ed assegnate, sulla base di apposita delega dello stesso Consiglio di Amministrazione, al Direttore Generale ed agli altri Organi Deliberanti.
La domanda di credito è gestita dalla Rete delle Filiali, dai Gestori Imprese e dagli Agenti in Attività Finanziaria (di seguito A.A.F.) dislocati sul territorio in cui ope- ra il Gruppo Bancario, l’analisi del merito creditizio e la delibera è accentrata pres- so le competenti Funzioni Centrali del Gruppo.
I livelli di autonomia sono definiti per ammontare complessivo di affidamento ed ar- ticolati per profilo gerarchico/deliberativo. Essi si articolano, a seconda dei casi, per Funzione Crediti Imprese e Funzione Crediti Retail, Direzione Crediti e Servizi al- le Imprese, Direttore Generale, Comitato Esecutivo e Consiglio di Amministrazio- ne. Le soglie di autonomia e l’iter di istruttorio si differenziano prevalentemente a seconda della natura della controparte, delle caratteristiche tecniche del rapporto e/o delle modalità di svolgimento di quest’ultimo, delle garanzie presenti/offerte e del- la presenza di eventuali conflitti di interessi nei confronti di soggetti collegati.
Tutte le richieste provenienti dal segmento privati e da alcuni settori della libera professione sono preventivamente trattate mediante la procedura di scoring statisti- co e valutate poi dalla Funzione Crediti Retail della Direzione Crediti e Servizi al- le Imprese della Capogruppo.
Il processo d’istruttoria degli affidamenti si avvale della Pratica Elettronica di Fido.
L’articolato processo di controllo del rischio di credito, costantemente aggiornato, è essenzialmente volto al raggiungimento dei seguenti obiettivi:
• dotare le unità che partecipano al processo di adeguati strumenti di controllo del rischio;
• attivare la rete nel monitoraggio delle posizioni irregolari;
• ridurre la discrezionalità circa le iniziative da prendere a tutela dei crediti azien- dali;
• delineare in maniera chiara l’ambito di responsabilità delle Funzioni che inter- vengono ai vari livelli del processo di controllo;
• snellire e rendere efficiente l’intero iter dei controlli del credito.
Le posizioni affidate con scadenza a revoca sono soggette ad un riesame annuale volto ad accertare, in rapporto alle situazioni riscontrate in sede d’istruttoria, la persistenza delle condizioni di solvibilità del debitore e degli eventuali garanti, la
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qualità del credito, la sostenibilità del debito e la presenza di adeguati flussi e la va- lidità e il grado di protezione delle relative garanzie.
Le posizioni che presentano rischi di credito sono sottoposte a sorveglianza e mo- nitoraggio per accertare tempestivamente l’insorgere o il permanere di eventuali anomalie.
La fase di monitoraggio del credito si articola in una serie di attività volte al con- trollo sistematico delle posizioni creditizie, al fine di anticipare il manifestarsi di casi problematici e di fornire un adeguato reporting agli organi decisionali, nonché una corretta valutazione delle eventuali anomalie.
Le suddette attività sono a carico sia dei Gestori della relazione (Xxxxxxx, Gestori Im- prese), sia delle Funzioni Centrali preposte ed hanno il fine di:
• monitorare costantemente le relazioni per coglierne eventuali segnali di deterio- ramento;
• individuare posizioni anomale relative a rapporti classificati in bonis che presen- tano, in base a specifici indici di monitoraggio ed andamentali stabiliti dalla Ca- pogruppo, segni di irregolarità;
• individuare e realizzare gli interventi volti a ripristinare la regolarità dei rapporti.
Le attività di monitoraggio di primo livello sono assegnate a:
• Gestori della relazione (Xxxxxxx, Gestori Imprese);
• Funzione Monitoraggio Crediti della Capogruppo posta in staff alla Direzione Crediti e Servizi alle Imprese.
Le attività di competenza della Filiale e del Gestore Imprese, comprendono la co- stante verifica degli affidamenti con particolare attenzione sia ad aspetti di control- lo di tipo creditizio (fidi da revisionare, fidi scaduti, fatture scadute, rilevazione di indici e/o segnali di deterioramento del rapporto, etc.) che ad aspetti più commer- ciali (utilizzo dei fidi, variazione di utilizzo, etc.).
La Funzione Monitoraggio Crediti della Capogruppo segue l’andamento delle po- sizioni scadute e sconfinanti, quelle che presentano formalità pregiudizievoli, indi- vidua la corretta classificazione dei crediti di tale comparto e supporta le unità di rete nella gestione e regolarizzazione dei rapporti.
La Funzione Legale gestisce le posizioni classificate Inadempienze probabili (Un- likely to Pay) e ne coordina gli interventi, assicura, relativamente ad esse, la cor- retta classificazione dei crediti in funzione del rispettivo grado di rischio, svolge le
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attività tese ad ottenere la normalizzazione dei rapporti e il recupero dei crediti in sofferenza.
Nella gestione del recupero delle inadempienze probabili di importo nominale più contenuto la Capogruppo si avvale del supporto della società controllata Bpp Ser- vice S.p.A..
A supporto dell’attività di monitoraggio di fondamentale rilevanza sono le proce- dure:
• Controllo Affidamenti;
• Scheda Monitoraggio Cliente (SMC);
• Credit Position Control (CPC score andamentale).
La procedura “Controllo Affidamenti” fornisce una significativa conoscenza degli aspetti di controllo relativi a:
• fidi da revisionare, scaduti di validità interna;
• fidi scaduti;
• fatture scadute;
• fatture estero scadute e a scadere nel mese successivo a quello di riferimento.
La procedura “Scheda Monitoraggio Clienti” fornisce un’ampia base informativa per la gestione della singola posizione.
Il “Credit Position Control” (CPC) è un sistema interno di scoring che legge una ampia lista di indicatori di anomalia a cui assegna pesi prestabiliti, definiti su ba- se esperienziale ed il sistema di rilevazione della presenza di eventi pregiudizie- voli.
Il controllo dell’attività di monitoraggio è effettuato dalla Funzione Risk Manage- ment che verifica il corretto svolgimento del monitoraggio andamentale sulle sin- gole esposizioni creditizie, in particolare di quelle deteriorate, e la valutazione del- la coerenza della classificazione, della congruità degli accantonamenti e dell’ade- guatezza del processo di recupero; inoltre, con cadenza trimestrale, utilizzando i dati del Credit Position Control (CPC), analizza la migrazione tra le classi di CPC e le classi di credito deteriorato (scaduti e/o sconfinanti deteriorati, inadempienze probabili e sofferenze) riferite all’intero Gruppo con una serie di viste con vari gra- di di dettaglio su:
• singole filiali;
• direzioni territoriali sino al 31/12/2015;
• distretti dal 04/01/2016;
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• settori di attività economica;
• categoria di prodotto d’impiego.
Per ogni segmento di portafoglio, sono esposti:
• i volumi di credito suddivisi per classi di rischio;
• i default attesi per i successivi 12 mesi;
• la migrazione tra classi di rischio osservata nel periodo;
• gli indici di concentrazione del portafoglio e del rischio.
Il sistema è poi integrato, sempre dalla Funzione Risk Management, da un model- lo di portafoglio che, applicato all’intero Gruppo, o a specifici segmenti d’impiego (gruppi di rapporti, filiali …), permette di produrre la distribuzione delle perdite a 12 mesi conducendo alla stima di ulteriori elementi di rischio quali:
• la perdita attesa;
• il Credit Var con un livello di confidenza del 99,9%;
• la perdita inattesa;
• la numerosità dei default futuri.
In parallelo, è operativo il sistema di assegnazione dei rating interni.
Nel modello è integrato un sistema di stima della LGD (Loss Given Default) che opera su base statistica e risulta sensibile ad una ampia serie di variabili: forma tec- nica, classe di importo, tipologia di clientela. La Funzione Risk Management ana- lizza i dati mensili del rating ed effettua analisi di consistenza dei risultati.
Attualmente, il sistema di rating interno informa il processo di concessione del cre- dito, ma non vincola i giudizi dei gestori della relazione (in fase di proposta) e de- gli analisti fidi (in fase di istruttoria).
All’interno del Risk Appetite Framework approvato dal Consiglio di Amministra- zione è previsto uno specifico limite di risk appetite riferito alla perdita attesa sul portafoglio crediti.
Nell’ambito del processo di concessione e gestione del credito è richiesta, come rappresentato nell’ambito del Rischio residuo e nel paragrafo “Tecniche di attenua- zione del rischio di credito”, la presenza di garanzie per la mitigazione del rischio di credito: principalmente quelle di natura reale (garanzie reali finanziarie, accordi quadro di compensazione, compensazione delle poste di bilancio, ipoteche immo- biliari e operazioni di leasing immobiliare) e quelle di natura personale (garanzie reali personali, derivati sui crediti).
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La regolamentazione interna, in fase di continuo aggiornamento e perfezionamen- to, ed i controlli organizzativi e procedurali sono tesi ad assicurare che siano effet- tuati tutti gli adempimenti necessari a garantire la validità e l’efficacia della prote- zione del credito, siano definiti modelli contrattuali standardizzati, siano individua- te le modalità di approvazione dei testi dei contratti e di garanzia difformi dagli standard da parte di strutture diverse rispetto a quelle preposte alla gestione della relazione commerciale con il cliente.
Con riferimento ai Grandi Rischi, il Gruppo si attiene alla normativa emanata da Autorità di Vigilanza, con criteri di valutazione rafforzati al fine di garantire un maggior presidio dalla fase di istruttoria a quella del monitoraggio.
Il Gruppo adotta, con apposito regolamento regole interne di comportamento e ido- nei presidi rivolti ad assicurare l’individuazione e la conoscenza dei grandi rischi, valutarne la qualità ed eseguirne il monitoraggio nel tempo.
Il presidio del rischio di credito, con differenti livelli di responsabilità in termini di gestione e controllo, è assegnato alla Funzione Monitoraggio Crediti, alla Funzio- ne Legale, alla Funzione Risk Management ed alla Funzione Conformità.
La Funzione Legale e la Funzione Monitoraggio Crediti, per le posizioni di rispet- tiva competenza, producono le stime di perdita per le posizioni trattate analitica- mente, applicando gli indirizzi stabiliti preventivamente dal Consiglio di Ammini- strazione e tenendo evidenza, nelle relative pratiche, dei criteri e degli strumenti utilizzati per la valutazione.
La Funzione Risk Management verifica e monitora l’esposizione del Gruppo al ri- schio di credito, la sua evoluzione nel tempo e la coerenza con la strategia fissata dal Consiglio di Amministrazione nel Risk Appetite Framework, il rispetto dei li- miti operativi e propone modifiche alla politica degli affidamenti, ai criteri di ero- gazione alla gestione del credito e delle modalità di analisi e controllo del rischio, al fine di realizzare un continuo miglioramento del profilo del rischio di credito del Gruppo.
La Funzione Conformità verifica la conformità dei processi di classificazione del- le posizioni alla normativa esterna di riferimento e rileva possibili fonti di esposi- zione al rischio residuo connesse all’utilizzo di sistemi di Credit Risk Mitigation.
Alla Funzione Internal Audit sono affidati i controlli di terzo livello con lo scopo di verificare la funzionalità complessiva del Sistema dei Controlli Interni (SCI) e
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la regolarità operativa delle unità periferiche e centrali che partecipano al processo del credito, di assicurare le verifiche sull’affidabilità e sull’efficacia del complessi- vo processo di gestione dei crediti deteriorati, con la periodicità prevista nel Piano di Audit approvato annualmente dal Consiglio di Amministrazione.
Il requisito relativo al Rischio di credito è calcolato mediante l’applicazione della metodologia standard. Il requisito prospettico si basa sull’evoluzione dei volumi stimati in budget. Le prove di stress sono condotte in termini di analisi di sensiti- vità per singolo fattore di rischio.
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Rischio di controparte
Il Rischio di Controparte è il rischio legato all’eventualità che la controparte di una transazione avente ad oggetto determinati strumenti finanziari, risulti inadempien- te prima del regolamento della transazione stessa.
Gli strumenti derivati in portafoglio della Capogruppo si riferiscono ad operazioni effettuate in passato con volumi marginali, per i quali sono posti in essere depositi a garanzia sistematicamente ricalcolati e ridefiniti.
Con riferimento all’attività d’impiego in strumenti finanziari ed in operazioni con controparti istituzionali, il Consiglio di Amministrazione definisce le controparti e i limiti di affidamento il cui rispetto è verificato, nel continuo, dalla Funzione Back Office, nell’ambito della Direzione Amministrazione e Finanza e dalla Funzione Risk Management. Controlli periodici sono svolti dalla Funzione Internal Audit.
Per ulteriori informazioni relative al rischio di controparte si veda la Sezione “Esposizione al rischio di controparte”.
Il capitale interno relativo al Rischio di controparte è calcolato mediante l’applica- zione della metodologia standard.
Dal 2014, in aggiunta, è presente il requisito denominato Credit Value Adjustment (CVA), che interessa la sola Capogruppo, previsto dall’art. 381 del CRR 575/2013, che rappresenta un requisito di “aggiustamento della valutazione del credito” e che riflette il valore di mercato corrente del rischio di controparte nei confronti dell’en- te.
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Rischio di mercato
Il Rischio di Mercato è connesso alla possibilità di registrare perdite per effetto di una diminuzione del prezzo di mercato degli strumenti finanziari detenuti in porta- foglio, causate da un andamento avverso dei fattori a cui questi sono sensibili: tas- si di interesse, tassi di cambio, spread creditizi, corsi azionari.
Il Gruppo, coerentemente con la mission assegnata nel Piano Strategico, persegue una strategia prevalentemente finalizzata allo sviluppo dell’attività commerciale con la clientela (intermediazione finanziaria e servizi) al fine di supportare lo svi- luppo delle aree territoriali di operatività. Conseguentemente, la gestione della te- soreria e del portafoglio di proprietà rappresentano aree di business complementa- ri e/o di supporto allo sviluppo all’attività di commercial banking (funding, trasfor- mazione delle scadenze, gestione delle coperture, etc) su cui allocare in via residua- le la liquidità eccedente.
Gli strumenti finanziari non adeguatamente gestiti (mancata/errata rappresentazio- ne delle caratteristiche finanziarie e/o inadeguata valutazione del fair value) dalle procedure e dai processi aziendali non possono essere oggetto di negoziazione.
Il rischio si riferisce principalmente all’attività di compravendita e quindi al porta- foglio di negoziazione ed è gestito attraverso un sistema di limiti, sub delegabili, deliberato dal Consiglio di Amministrazione.
Sono previsti limiti di Stop Loss per singolo titolo e una serie di indicatori di sen- sitivity alle oscillazioni dei tassi d’interesse e degli spread che segnalano in manie- ra tempestiva l’accumulo di potenziale di perdita sul singolo strumento finanziario. Su un ulteriore livello di dettaglio opera il sitema dei limiti di stock per singolo emittente, per rating e per divisa.
Il controllo dei limiti è effettuato per la Capogruppo automaticamente mediante un applicativo informatico (Pitagora) che blocca le operazioni che risultano in debor- do di un qualsiasi limite operativo e dalle Funzioni Finanza e Back Office.
Un ulteriore livello di controllo è effettuato dalla Funzione Risk Management che riferisce mensilmente al Consiglio di Amministrazione, al Comitato Consiliare sui Rischi, al Direttore Generale e al Comitato Interno su Controlli e Xxxxxx, monito- rando il rispetto degli indirizzi definiti dal Consiglio di Amministrazione.
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Il sistema di analisi dei rischi di mercato si fonda su:
• misure di Value at Risk (VaR);
• indicatori di sensitivity che misurano la reattività del valore (fair value) degli strumenti alle oscillazioni dei tassi di interesse;
• indicatori di sensitivity del fair value alle variazioni dei credit spread richiesti dal mercato.
Il VaR esprime la perdita di valore che uno strumento finanziario (o un portafoglio) registrerebbe nel caso in cui si realizzasse uno scenario di mercato particolarmen- te avverso.
Lo scenario di riferimento è individuato quale il peggiore che si realizzerebbe su un orizzonte temporale di 10 giorni escludendo l’1,0% degli scenari estremi più av- versi e corrisponde ad un intervallo di confidenza del 99,0%.
Il VaR e le misure di sensitivity sono calcolate dalla Funzione Risk Management con frequenza giornaliera e nella reportistica mensile, che invia al Consiglio di Amministrazione, al Comitato Consiliare sui Rischi e al Comitato Interno su Con- trolli e Xxxxxx, vengono riportati:
• il VaR diversificato riferito all’intero portafoglio d’investimento che comprende tutti gli strumenti di tesoreria classificati a Held for Trading, Available for Sale, Fair Value Trough Profit and Loss, Held to Maturity, Loans and Receivables;
• l’esposizione del portafoglio e la relativa sensitivity ai singoli fattori di rischio;
• il VaR marginale, il Component VaR e l’indicatore di VarDelta per ogni singolo fattore di rischio;
• il VaR marginale dei singoli strumenti e dei portafogli;
• la perdita conseguente ad un aumento istantaneo generalizzato dei tassi di +100 bps;
• la perdita conseguente ad un allargamento istantaneo generalizzato dei credit spreads di + 100 bps.
Gli stessi indicatori sono calcolati per i vari segmenti di portafoglio individuati dal- la classificazione IAS distinguendo quelli con impatto a conto economico da quel- li con impatto a patrimonio netto.
In riferimento alla determinazione del fair value, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato la “Fair Value Policy” che ne disciplina le regole di determinazione per tutti gli strumenti finanziari sia ai fini dell’esposizione in bi- lancio sia degli altri adempimenti di natura amministrativa o di Vigilanza, che per finalità gestionali connesse alla determinazione dei risultati economici parziali e per l’analisi dell’esposizione della Banca ai rischi di natura finanziaria.
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In particolare la Policy definisce:
• i ruoli e le responsabilità delle diverse funzioni organizzative e i processi opera- tivi per la classificazione degli strumenti finanziari all’interno della gerarchia di Fair Value;
• le regole per la definizione del livello di gerarchia del Fair Value degli strumenti finanziari e per la valutazione degli stessi;
• le regole per la valutazione degli strumenti finanziari nonché i processi di impair- ment e di riclassificazione degli strumenti finanziari nelle categorie IAS.
Il Gruppo ha inserito all’interno del Risk Appetite Framework approvato dal Con- siglio di Amministrazione i seguenti limiti di risk appetite:
• sensitivity ai tassi;
• sensitivity agli spread;
• capitale assorbito dal portafoglio finanza;
• duration media dei titoli presenti nel portafoglio IAS Available for Sale (AFS);
• sommatoria tra riserva sui titoli nel portafoglio AFS (se negativa) e VaR dei ti- toli nello stesso portafoglio.
La Funzione Risk Management verifica il rispetto di tutti i limiti definiti e, in caso di sforamento, attiva il processo di rientro nelle misure definite, dandone comuni- cazione alle Funzioni aziendali deputate e verifica che siano state rilasciate le ap- posite autorizzazioni allo sconfino.
Il Consiglio di Amministrazione è informato periodicamente circa lo stato di avan- zamento delle procedure di rientro o deroga.
Ai fini della quantificazione del Capitale Interno, per il cui calcolo la BLPR è eso- nerata ai sensi del Reg. UE n.575/2013, articolo 94 “Deroga per piccole operazio- ni attinenti al portafoglio di negoziazione”, si applica la metodologia standardizza- ta.
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Rischio operativo
Il rischio operativo è il rischio di subire perdite economiche derivanti dall’inade- guatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da fro- di, errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadem- pienze contrattuali, catastrofi naturali. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di reputazione.
Il rischio legale è il rischio di perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamen- ti, da responsabilità contrattuale o extra-contrattuale ovvero da altre controversie.
Il Gruppo assume il rischio operativo in modo consapevole cercando di limitarne l’insorgenza e di mitigarne gli effetti.
La componente fiduciaria, insita nel rapporto con la clientela, risulta fondamentale per l’attività bancaria, ed è quindi posta la massima attenzione nel prevenire errori ed inefficienze nell’operatività che possano pregiudicare tale rapporto di fiducia.
La gestione del rischio e l’identificazione delle perdite operative è di competenza delle unità organizzative coinvolte ed è supportata da strumenti informatici in gra- do di raccogliere le perdite rilevanti e i relativi recuperi.
Le Funzioni Centrali provvedono a trasmettere le informazioni necessarie alla Fun- zione Risk Management.
Il Gruppo aderisce all’Osservatorio ABI sulle perdite operative (D.I.P.O.). L’Osser- vatorio raccoglie i dati sui singoli eventi di perdita operativa subìti dalle banche aderenti, fornendo flussi di ritorno dettagliati che permettono agli Aderenti di ar- ricchire le serie storiche da utilizzare per le stime del fenomeno.
La definizione di perdita è quella di Xxxxxxx Xxxxxxxxx Lorda (PEL) assunta come ri- ferimento per le segnalazioni a DIPO. Si tratta di perdite oggettive e misurabili im- putate a conto economico, a prescindere dalle modalità di contabilizzazione.
L’attività di monitoraggio dei rischi operativi è curata dalla Funzione Risk Mana- gement che ogni sei mesi analizza il flusso di ritorno delle perdite operative evi- denziando le priorità di intervento in termini di combinazione tra la frequenza di accadimento e l’ammontare delle perdite e produce la reportistica interna indiriz-
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zata al Consiglio di Amministrazione, al Comitato Consiliare sui Rischi, al Diret- tore Generale e al Comitato Interno su Controlli e Xxxxxx.
La Funzione Risk Management:
• misura il rischio operativo con un sistema di self assessment atto a valutare le aree e le attività maggiormente esposte a tale rischio;
• individua, in coerenza con le disposizioni normative, le modalità di analisi e gli indicatori di rischio al fine di consentire un’adeguata misurazione e monitorag- gio del grado di esposizione al rischio.
Gli indicatori di rischio, coerentemente con quanto stabilito dal Comitato di Xxxx- xxx per la vigilanza bancaria, vengono sottoposti a un riesame periodico allo scopo di sollecitare l’attenzione della Banca sulla possibile insorgenza di aree critiche.
Ai fini della quantificazione del requisito il Gruppo ha adottato, in linea con le pre- visioni normative, il metodo Base (BIA - Basic indicator approach), secondo il quale il requisito patrimoniale a fronte del rischio operativo è pari al 15% della me- dia triennale dell’indicatore rilevante stabilito dall’art. 316 della CRR 575/2013 6. La misurazione viene effettuata da parte della Funzione Contabilità e Xxxxxxxx.
Il Gruppo adottando il Piano di Continuità Operativa (Business Continuity Plan), pre- viene situazioni di criticità generate da eventi operativi esterni come interruzioni im- provvise di operatività o disastri ambientali che è oggetto di verifica periodica.
In particolare, il piano di continuità operativa è composto da due macrosezioni:
• la prima parte definisce le strategie di continuità, disciplina il modello organizza- tivo adottato, descrive il processo di gestione della Business Continuity, stabili- sce gli opportuni interventi strutturali e tecnologici ed infine regolamenta la ma- nutenzione del PCO (revisione ed aggiornamento, divulgazione, test, formazione del personale);
• la seconda parte comprende tra l’altro:
- le istruzioni di continuità operativa (azioni predeterminate), schede di pronta applicazione pratica, che indicano concretamente le iniziative da intraprendere al verificarsi di determinati scenari di crisi, a rischio medio alto, al fine di ripri- stinare, nel più breve tempo possibile, la normale operatività;
- i Piani di Continuità Operatività ed i Piani di Disaster Recovery delle aziende nostre fornitrici;
- il piano di formazione annuale;
- la mappatura del processo di attivazione ed utilizzo del secondo sito operativo.
6 in luogo del requisito patrimoniale che sino al 2014 è stato calcolato in funzione del margine di intermediazione.
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Rischio di concentrazione
Il Rischio di Concentrazione è connesso all’eventuale difetto di diversificazione del rischio di credito per singoli prenditori (concentrazione individuale), per setto- ri di attività economica (concentrazione settoriale) e per paesi o regioni (concentra- zione geografica).
La strategia di fondo per la gestione di questa tipologia di rischio prevede il frazio- namento dei rischi sia in termini di importo sia con riferimento al settore e ramo di attività, con una media dei finanziamenti erogati sensibilmente bassa ed una varie- gata distribuzione e concentrazione del rischio.
L’attività di identificazione dei rischi, per quel che concerne il rischio analitico, è di responsabilità della Direzione Crediti e Servizi alle Imprese mentre, per quel che concerne il rischio di portafoglio è responsabilità della Funzione Risk Management che, a tal fine, si avvale del supporto della Direzione Amministrazione e Finanza e della Direzione Crediti e Servizi alle Imprese.
Per quanto concerne l’ambito di applicazione, il Gruppo, ai fini di una corretta ge- stione del rischio, si è dotato di una regolamentazione interna che impone ai vari presidi di valutare le cause generanti rischi, non solo con riferimento alla parte da affidare, ma anche con riferimento ad eventuali Gruppi, di natura economico- aziendale o familiare, ai quali la parte da affidare può essere collegata.
Sono state regolamentate le condizioni che definiscono i “Gruppi Aziendali” e i “Gruppi Familiari”.
I primi caratterizzati da una connessione giuridica (disponibilità della maggioran- za di voti nell’assemblea ordinaria di un altro soggetto; disponibilità di voti per esercitare un’influenza dominante; accordi con altri soci tali da controllare la mag- gioranza di voti; ecc…) o da una connessione economica (esistenza di legami non giuridici, ma tali che se un soggetto si trovasse in difficoltà finanziarie, uno o tutti gli altri collegati avrebbero difficoltà al rimborso dei propri debiti).
I secondi, definiti come l’insieme degli esponenti della stessa famiglia conviventi o comunque, anche se non conviventi, che non abbiano separate attività economi- che e siano legati da vincoli tali per cui affidamenti concessi a nominativi diversi siano in realtà destinati allo stesso fine ovvero abbiano in comune fonti di rimbor- so e garanzie patrimoniali. Ricorrendo una delle fattispecie sopra indicate vengono
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riportati nel sistema informatico i collegamenti tra i vari soggetti componenti il gruppo aziendale o familiare, in modo da cumularne il rischio.
La mitigazione del rischio di concentrazione deriva dalla normativa dei Grandi Rischi.
La disciplina sui “Grandi Rischi” si propone di limitare la potenziale perdita mas- sima che la Banca potrebbe subire in caso di insolvenza di una singola contropar- te e di mantenere un soddisfacente grado di frazionamento del rischio creditizio.
I limiti stabiliti dalla normativa, commisurati ai Fondi Propri, riguardano non solo le operazioni creditizie mediante le quali il Gruppo fornisce al cliente il proprio so- stegno finanziario, ma anche i rischi assunti ad altro titolo nei confronti della me- desima controparte.
Trimestralmente la Funzione Contabilità e Bilancio inoltra al Comitato Interno su Controlli e Xxxxxx e al Comitato Consiliare sui Rischi un report che riporta l’elen- co dei Grandi Rischi (superiore al 10% dei Fondi Propri) con indicazione e moni- toraggio degli ingressi.
Specifica attenzione è riservata alle connessioni economiche che riguardano espo- sizioni di ammontare superiore al 2% dei Fondi Propri per il monitoraggio e l’in- dividuazione di eventuali collegamenti economici da parte della Funzione Crediti.
Per la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di concentrazione è stato adottato l’approccio regolamentare nonchè, per il geo-settoriale le linee gui- da ABI.
Le analisi di stress del rischio di concentrazione individuale sono sviluppate secon- do tecniche di what-if analysis che prevedono alternativamente:
• un aumento del 30% dei volumi d’impiego;
• un aumento del 30% dei volumi d’impiego accompagnato da un raddoppio della probabilità di default.
Per il rischio di concentrazione geo-settoriale, le prove di stress sono effettuate au- mentando l’Indice di Herfindal del portafoglio. Tale attività è effettuata dalla Fun- zione Risk Management.
In riferimento al rischio di concentrazione la Banca ha inserito all’interno del Risk Appetite Framework (RAF) approvato dal Consiglio di Amministrazione, limiti di risk appetite sull’add-on per rischio di concentrazione single name e geo-settoriale.
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Rischio di tasso
Il rischio di tasso è il rischio derivante dall’eventualità che variazioni avverse dei tassi di mercato possano comprimere il valore economico del banking book.
Il Gruppo ritiene che un efficace sistema di gestione del rischio che mantenga l’esposizione al rischio di tasso d’interesse entro limiti prudenti sia essenziale per la sicurezza e la solidità.
Sono identificate le fonti di generazione del rischio in coerenza con le disposizio- ni normative di riferimento, con la propria operatività e con la propria strategia di raccolta e impiego, che risulta caratterizzata come segue:
• sotto il profilo della raccolta, in prevalenza depositi liberi, conti correnti e opera- zioni di pronti contro termine;
• sotto il profilo degli impieghi, in prevalenza depositi a vista, depositi vincolati e operazioni di pronti contro termine con controparti istituzionali, scoperti di con- to corrente e finanziamenti concessi alla clientela retail e corporate, principal- mente a medio-lungo termine, e strumenti finanziari essenzialmente quotati su mercati regolamentati, acquistati e detenuti con finalità non di trading.
La Funzione Risk Management elabora i dati e calcola il capitale economico allo- cato a fronte del rischio di tasso mensilmente riportando al Consiglio di Ammini- strazione, al Comitato Consiliare sui Xxxxxx, al Direttore Generale e al Comitato In- terno su Controlli e Xxxxxx un apposito report da cui si evince:
• la misura complessiva del margine d’interesse atteso per i successivi 12 mesi;
• la componente “certa” del margine d’interesse e quella “esposta” alle oscillazio- ni dei tassi di mercato;
• il valore economico della posizione finanziaria complessiva della banca;
• il gap di duration tra attivo e passivo;
• gli interessi attivi attesi dal portafoglio titoli;
• gli sbilanci (gap) tra volumi di attivo e passivo in scadenza sulle diverse fasce temporali.
Il rischio di tasso del banking book è generato dalle differenze nelle scadenze e nei tempi di ridefinizione del tasso di interesse delle attività e delle passività apparte- nenti al portafoglio bancario.
In presenza di tali differenze, le fluttuazioni dei tassi di interesse determinano sia una variazione del margine di interesse atteso, sia una variazione del valore di mer- cato delle attività e passività e quindi del valore economico.
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Mediante il sistema interno di asset and liability management (ALM) inteso come l’insieme delle metodologie, delle tecniche e dei processi volti a misurare, a con- trollare e a gestire in modo integrato i flussi finanziari della Capogruppo è possibi- le stimare gli effetti che una variazione istantanea dei tassi di mercato produrrebbe sul margine di interesse atteso e sul valore delle poste finanziarie di bilancio.
In parallelo, il sistema di ALM fornisce informazioni sul rischio di tasso di interes- se, inteso come possibilità di diminuzione del valore del capitale economico per ef- fetto di un’evoluzione avversa dei tassi d’interesse di mercato.
In linea con la Normativa di Vigilanza, il modello di stima del rischio di tasso è sta- to applicato per misurare la variazione di valore economico del portafoglio banca- rio conseguente ai seguenti scenari:
• variazione parallela di + 200 bps;
• variazione di -200 bps, risultata non parallela per via del vincolo di non negativi- tà dei tassi;
• shift dei tassi in base al 1° percentile (ribasso) ed al 99° (rialzo) delle variazioni annuali osservate negli ultimi 6 anni.
La Capogruppo utilizza un modello interno di duration gap che applica metodolo- gie di shifted-beta gap che combinano le stime di ritardo (shift) nel repricing delle poste a vista con i coefficienti di assorbimento delle variazioni di tasso da parte del- le singole forme tecniche (beta).
Per assicurare massima flessibilità di calcolo, la Funzione Risk Management ha ul- teriormente sviluppato il modello interno di determinazione del rischio di tasso pre- vedendo una ampia serie di possibilità.
Il modello applica tre diversi algoritmi di cash-flow mapping e consente otto diver- se possibilità di shock della curva dei tassi.
Gli schemi di cash-flow mapping, applicati in parallelo, sono:
• approccio contrattuale con shift delle poste a vista secondo l’algoritmo dell’Au- torità di Xxxxxxxxx;
• approccio comportamentale con coefficiente Beta = 1 (shifted gap);
• approccio comportamentale pieno (shifted-beta gap).
Le alternative di shock della curva sono:
• ± 200 basis points (stress test Autorità di Xxxxxxxxx);
• ± 100 basis points (asset and liability management BPP);
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• 1° e 99° percentile delle variazioni logaritmiche annuali osservate sui nodi della curva Euribor+IRS nei 6 anni precedenti la data di elaborazione;
• 1° e 99° percentile delle differenze di tasso annuali osservate sui nodi della cur- va Euribor+IRS nei 6 anni precedenti la data di elaborazione.
Inoltre, a fini gestionali, è stato sviluppato dalla Funzione Risk Management un modello stocastico di analisi del rischio di tasso fondato sulla simulazione di un nu- mero elevato di shift della curva dei rendimenti per scadenza prodotti mediante me- todo Monte Carlo. Tale modello simulando un numero elevato di spostamenti del- la curva dei rendimenti per scadenza, permette di ottenere quindi una distribuzione delle variazioni di valore del capitale economico associate ad ogni scenario di tas- so.
In questo modo, è possibile calcolare la variazione negativa massima con un dato intervallo di confidenza (scelto al 95%) e la relativa expected shortfall ed indivi- duare i movimenti della curva che producono le maggiori perdite per rischio di tas- so.
La Capogruppo ha adottato con delibera del Consiglio di Amministrazione, un si- stema di soglie di tolleranza atto a garantire un livello di rischio di tasso ritenuto sostenibile rispetto alle disposizioni in tema di propensione al rischio di tasso ema- nate dallo stesso e inserite all’interno del Risk Appetite Framwork, nello specifico sono monitorati:
• la variazione del valore economico dell’intero bilancio ad uno shift di tassi di + 100 bps;
• la diminuzione di valore del banking book ad uno shift di tassi di +/- 200 bps (su tale indicatore sono previste anche la soglia di tolerance e di capacity);
• la variazione di valore del banking book ottenuta con modello stocastico;
• il margine di interesse a rischio.
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Rischio di liquidità
La liquidità è la capacità di una banca di finanziare la crescita dei propri asset e di far fronte ai propri impegni di pagamento, senza incorrere in perdite o costi inac- cettabili.
Si fa principalmente riferimento al rischio di liquidità inteso come difficoltà, ecces- siva onerosità, o impossibilità di reperire i fondi per far fronte ai propri impegni di pagamento.
In questo contesto si distingue tra:
• Mismatch liquidity risk 7, ovvero il rischio di liquidità implicito nella struttura stessa delle attività e passività della banca per via della trasformazione delle sca- denze operata dagli intermediari finanziari, tale per cui il profilo dei flussi di cas- sa in uscita non risulti bilanciato dal profilo dei flussi di cassa in entrata (con ri- ferimento sia alle scadenze contrattuali che comportamentali);
• Contingency liquidity risk 8, ovvero il rischio che eventi futuri possano richiede- re un ammontare di liquidità significativamente superiore a quanto precedente- mente pianificato dalla banca; in altri termini è il rischio di non riuscire a far fron- te ad impegni di pagamento improvvisi ed inattesi a breve e brevissimo termine. Tali impegni improvvisi possono per esempio originare da insolite modificazioni nelle scadenze di certi flussi di cassa, come potrebbe essere il caso di un prolun- gamento non previsto contrattualmente di impieghi di ammontare significativo, oppure da un ritiro rilevante di depositi di clientela, etc.
Il Gruppo fa fronte alle proprie necessità di approvvigionamento di fondi median- te:
• flussi in entrata derivanti dai propri assets giunti a scadenza;
• cash o assets facilmente liquidabili;
• finanziamenti sul mercato interbancario;
• finanziamenti sul mercato secured; partecipando alle operazioni di rifinanzia- mento presso la Banca Centrale (BCE) e/o presso controparti di mercato;
• emissioni obbligazionarie;
• altre forme di raccolta strutturata che non hanno esclusivamente finalità di ridu- zione del costo di liquidità (es. cartolarizzazioni).
7 Rischio di non conformità tra gli importi e/o i tempi dei flussi in entrata e i flussi in uscita.
8 Rischio di liquidità che emerge da una contingenza.
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Particolare attenzione è posta nei confronti di quelle operazioni/strumenti che, per loro natura contrattuale, presentano strutture dei flussi di cassa complesse o aleato- rie in termini di modalità e tempi di manifestazione, ovvero:
• conti correnti;
• garanzie rilasciate e impegni.
Il Gruppo, al fine di fronteggiare eventuali improvvisi fabbisogni di liquidità origi- nati da situazioni di stress, detiene una riserva di liquidità costituita da cassa e de- positi detenuti presso banche centrali, riserve di prima linea costituite da titoli e at- tività rifinanziabili, fino a sette giorni, presso la Banca Centrale Europea (BCE) ad esclusione delle obbligazioni bancarie non garantite.
Il livello di tali riserve è misurato giornalmente, inoltre, nell’ambito del processo di stress testing, ne viene valutata l’adeguatezza in relazione agli esiti delle prove di stress.
Il Gruppo detiene inoltre riserve di seconda linea che rappresentano un ulteriore presidio per fronteggiare situazioni di stress prolungato e sono costituite da attivi- tà finanziarie caratterizzate da elevata liquidabilità.
La gestione ed il monitoraggio del rischio di liquidità posto in essere si articola:
• gestione del rischio di liquidità operativa, ovvero degli eventi che impattano sul- la posizione di liquidità del Gruppo nell’orizzonte temporale di breve termine, con l’obiettivo primario del mantenimento della capacità del Gruppo di far fron- te agli impegni di pagamento ordinari e straordinari;
• gestione del rischio di liquidità strutturale, ossia di tutti gli eventi che impattano sulla posizione di liquidità del Gruppo anche nel medio/lungo termine, con l’obiettivo primario del mantenimento di un adeguato rapporto dinamico tra pas- sività ed attività nei diversi orizzonti temporali.
Il controllo e la gestione della liquidità strutturale mira in primo luogo a garantire l’equilibrio finanziario complessivo della struttura per scadenze sull’orizzonte tem- porale superiore all’anno.
Nella gestione infra-giornaliera della liquidità, il Gruppo effettua il monitoraggio continuativo dei flussi di cassa disponendo di tempestive previsioni all’interno del singolo giorno lavorativo e predispone riserve di liquidità specifiche.
Il primo presidio operativo relativo all’attività di monitoraggio del rischio avviene già in sede di assunzione del rischio da parte della Funzione Finanza della Direzio-
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ne Amministrazione e Xxxxxxx che esegue delle verifiche di tipo gerarchico/di li- nea sull’attività svolta nel mercato monetario e finanziario affinché avvenga nel ri- spetto dei limiti definiti.
In aggiunta ai controlli sulla liquidità operativa ed agli indicatori regolamentari LCR e NSRF, dal 1 gennaio 2016 sono entrati in vigore nuovi strumenti di control- lo della liquidità previsti dalla normativa EBA (Implementing Technical Standard (ITS) on additional liquidity monitoring metrics, EBA, Luglio 2014).
Sono stati definiti, quindi, schemi di rendicontazione relativi a: maturity ladder strutturale, concentrazione della provvista per controparte e forma tecnica, curva di costo del funding per scadenze, tempi di roll-over della provvista e concentrazione della counterbalancing capacity per emittente e controparte.
L’identificazione e la misurazione del rischio di liquidità è di responsabilità della Funzione Risk Management che verifica in maniera indipendente il rispetto dei li- miti definiti dal Consiglio di Amministrazione.
La Funzione Risk Management, in caso di scostamenti rispetto ai limiti definiti, at- tiva il processo di rientro/aggiustamento.
La misurazione del rischio di liquidità da parte della Funzione Risk Management avviene sulla base delle regole e dei modelli individuati dalla stessa Funzione ed approvati dal Consiglio di Amministrazione.
La Funzione Risk Management è responsabile, inoltre, di verificare periodicamen- te l’adeguatezza e l’efficacia del sistema di misurazione e monitoraggio del rischio e del Contingency Funding Plan definito e di segnalare la necessità di apportare in- terventi di modifica/aggiornamento.
Gli indicatori di rischio strutturati per il monitoraggio del rischio di liquidità di bre- ve termine sono definiti in termini di gap cumulati e si distinguono in:
• limiti bucket temporali fino a 1 mese;
• soglie di sorveglianza per i bucket da 1 mese a 3 mesi.
L’approccio utilizzato per la misurazione e la definizione dei limiti sulla posizione di liquidità di breve termine è quello del maturity mismatch 9. In particolare il gap cumulato viene calcolato come somma algebrica dei flussi in entrata ed in uscita.
9 Sbilancio tra entrate e uscite di cassa in scadenza in un determinato periodo di tempo.
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Viene calcolato l’indicatore regolamentare di liquidità operativa Liquidity Covera- ge Ratio (LCR) che misura la capacità della Banca di fronteggiare i deflussi di cas- sa netti attesi per un arco temporale di 30 giorni, e l’indicatore regolamentare di li- quidità strutturale Net Stable Funding Ratio (NSFR) che stima il grado di copertu- ra degli impieghi a lungo termine attraverso forme di raccolta stabile.
La Funzione Risk Management effettua delle prove di stress, tale analisi è finaliz- zata a monitorare la capacità del Gruppo di superare una crisi di liquidità adem- piendo ai propri obblighi di pagamento e senza interruzione del business.
Le prove di stress prevedono il calcolo degli sbilanci sulle fasce di scadenza entro i tre mesi in uno scenario pessimistico che prevede:
• prelievo del totale interessi su obbligazioni retail e CD;
• prelievo del 25% delle obbligazioni retail e CD in scadenza;
• prelievo totale delle obbligazioni wholesale in scadenza;
• smobilizzo di circa il 25% delle obbligazioni;
• prelievo di circa 25% dei depositi a vista;
• utilizzo di circa il 25% dei margini non utilizzati su fidi.
Nel Risk Appetite Framework approvato dal Consiglio di Amministrazione vengo- no monitorati i seguenti limiti di risk appetite:
• bucket a un giorno, una settimana, due settimane, un mese e tre mesi atti a ga- rantire la continuità operativa della Capogruppo sulla base delle sole riserve cer- te disponibili almeno fino a tale periodo (“survival time”);
• LCR;
• NSFR;
• ammontare dei titoli altamente liquidabili detenuti dal Gruppo (High Quality Li- quidity Assets -HQLA) con duration inferiore a due anni.
Il Gruppo definisce la propria soglia di tolleranza, in relazione al sistema di limiti operativi e strutturali atti a garantire un livello di liquidità operativa e strutturale entro livelli ritenuti sostenibili.
Nel caso in cui dall’attività di monitoraggio dei limiti operativi emerga un supera- mento degli stessi, sono avviate le procedure di gestione dello sconfinamento defi- nite da apposita normativa interna.
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Rischio residuo
Il Rischio Residuo consiste nella possibile cessazione o insussistenza del valore della protezione del credito, pertanto è direttamente collegato all’utilizzo di tecni- che di attenuazione del rischio ovvero di Credit Risk Mitigation (CRM) e quindi al- l’effettiva capacità delle garanzie di attenuare i rischi di perdita.
Il Gruppo ha inteso presidiare, contenere e misurare tale rischio ed al riguardo si è dotato di processi atti ad assicurare una corretta gestione delle CRM in cui sono de- finiti idonei presidi di controllo di primo e secondo livello.
Specifiche regole sono dettate anche per il monitoraggio nel tempo del valore del- le garanzie.
Questa tipologia di rischio, legata come detto alla capacità delle garanzie di atte- nuare i rischi di perdita, prevede che le stesse garanzie siano valutate da parte dei soggetti che a vario livello istruiscono e deliberano il fido. Tali garanzie sono poi verificate ante e post acquisizione.
In particolare:
• le filiali verificano che le garanzie siano correttamente acquisite ed in modo com- pleto;
• la Funzione Legale verifica l’ammissibilità della garanzia per l’utilizzo ai fini della CRM, in base al testo contrattuale;
• la Funzione Segreteria Crediti (per le garanzie ipotecarie) e la Funzione Back Of- fice (per le garanzie pignoratizie) effettuano i controlli di classificazione e am- missibilità di ogni specifica garanzia;
• la Funzione Risk Management definisce la metodologia da applicare per la misu- razione del rischio residuo e ne cura l’applicazione;
• la Funzione Conformità cura il monitoraggio di secondo livello per la sussisten- za dei requisiti per l’utilizzo della Credit Risk Mitigation.
Per la determinazione del capitale interno relativo al rischio residuo,la Capogrup- po ha utilizzato il risultato della verifica di ammissibilità di un campione di garan- zie ipotecarie e finanziarie, la cui composizione è stata definita in base ad un algo- ritmo indicato dalla Funzione Risk Management, per determinare una percentuale di “esposizioni non correttamente ponderate” da poter applicare all’intera popola- zione delle stesse garanzie.
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Gli esiti dell’attività di monitoraggio sono riportati al Consiglio di Amministrazio- ne, al Comitato Consiliare sui Rischi, al Direttore Generale e al Comitato Interno su Controlli e Xxxxxx.
I tassi di non ammissibilità delle garanzie immobiliari (residenziali e non residen- ziali) e finanziarie sono oggetto di monitoraggio all’interno degli indicatori del Risk Appetite Framework (RAF) approvato dal Consiglio di Amministrazione.
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Rischio strategico
Per Rischio Strategico si intende il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo.
La base della stima del rischio strategico è costituita principalmente dalla pianifi- cazione strategica aziendale per le componenti che presentino innovazioni rispetto a politiche collaudate e che impattino sulla relazione con i mercati di riferimento.
Gli obiettivi strategici sono definiti nel Piano Strategico aziendale 2015-2018 ap- provato dal Consiglio di Amministrazione a dicembre 2014.
Il monitoraggio degli scostamenti è effettuato con frequenza annuale ed i risultati sono presentati al Consiglio di Amministrazione valutando l’opportunità di proce- dere con una revisione del Piano Strategico.
Il Budget di esercizio, approvato dal Consiglio di Amministrazione, è lo strumento an- nuale di programmazione delle attività della Banca e di controllo dei risultati. Il moni- toraggio degli scostamenti rispetto alle previsioni è effettuato con frequenza mensile.
Le variabili monitorate sono: gli scenari di mercato e l’andamento dell’economia, i volumi delle diverse forme tecniche, la redditività e rischiosità dei diversi com- parti, i ricavi da servizi, i costi operativi, gli accantonamenti e le rettifiche di valo- re; di tutte queste variabili si misurano gli scostamenti rispetto agli obiettivi prefis- sati e le eventuali divergenze dagli andamenti di sistema.
I risultati di tale attività sono consolidati in report mensili denominati “Informati- va Direzionale” e forniti mensilmente dal Direttore Generale al Comitato di Dire- zione ed al Consiglio di Amministrazione.
Alla Funzione Risk Management compete l’individuazione e la valutazione del ri- schio volta ad apprezzare:
• l’adeguatezza dei processi di pianificazione strategica e di budgeting;
• la capacità di reazione ad eventuali errori strategici;
• l’esposizione al rischio derivante dalla strategia perseguita;
• le stime di possibile insuccesso delle strategie aziendali innovative di medio/lun- go periodo;
• la reattività aziendale rispetto a forti tendenze avverse di mercato;
• le previsioni non prudenziali circa l’evoluzione a breve termine delle attività commerciali.
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Rischio reputazionale
Per Rischio di Reputazione si intende il rischio attuale o prospettico di flessione de- gli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine del Grup- po da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori o Autorità di Xxxxxxxxx.
Il Gruppo è molto attento a prevenire e contenere il rischio reputazionale nel conti- nuo ed in occasione di possibili evoluzioni delle modalità operative e delle strategie.
In particolare, innovazioni di prodotto o di processo, scelte di collocamento, for- mulazione di obiettivi di vendita e la struttura degli incentivi sono sottoposte ad un accurato vaglio preventivo ed i risultati di tali analisi sono portate all’attenzione de- gli/delle Organi/Funzioni competenti.
L’analisi del rischio reputazionale, in termini di controllo e misurazione, è attribui- ta alla funzione Risk Management. Tale funzione vi provvede attraverso un proces- so di self- assessment su alcuni processi appositamente individuati (vendita dei ser- vizi d’investimento; tutela della privacy; trasparenza; rispetto delle soglie di usura; segnalazioni di vigilanza; requisiti patrimoniali (Primo Pilastro Basilea); determi- nazione del capitale interno (ICAAP); norme antiriciclaggio; MIFID e attraverso l’esame della relazione sui reclami.
Il processo di self-assessment è effettuato con la collaborazione delle funzioni aziendali e delle risorse che a diverso titolo si occupano dei processi individuati quali quelli a più alto impatto su questo rischio.
Periodicamente Funzione Risk Management provvede a ripetere il self-assessment per verificare il posizionamento dello score sintetico e lo stato di attuazione delle attività di miglioramento programmate e l’individuazione di altri interventi ritenu- ti necessari.
I risultati dell’attività di monitoraggio descritta sono comunicati al Consiglio di Amministrazione, al Comitato Consiliare sui Rischi, al Direttore Generale e al Co- mitato Interno su Controlli e Xxxxxx.
Il Gruppo attenua e contiene tale rischio attraverso:
• specifici codici di comportamento e codici deontologici che disciplinano l’opera- tività posta in essere dal Gruppo ed i rapporti con i principali stakeholders e ve- rifica dell’effettiva applicazione;
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• piani e strumenti di comunicazione efficaci verso l’esterno e l’interno del Grup- po;
• trasparenza delle operazioni con i clienti;
• comportamenti corretti sul Mercato Interbancario;
• adeguato trattamento dei dati personali;
• tutela dell’immagine del Gruppo nei confronti della comunità finanziaria e del pubblico;
• controlli di conformità;
• strumenti adeguati per l’evasione e la gestione dei reclami e del contenzioso e re- lativa analisi per intercettare eventuali anomalie nei processi, nelle procedure e nei componenti e porre in essere eventuali rimedi;
• identificazione di specifici indicatori e parametri che consentono una corretta va- lutazione e un adeguato monitoraggio del grado di esposizione al rischio;
• il sistema dei controlli interni adottato e le attività di verifica delle funzioni di controllo interno ovvero delle Funzioni Conformità, Risk Management e Internal Audit;
• assenza di meccanismi incentivanti non coerenti con la tutela reputazionale.
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Rischio di compliance
Il rischio di non conformità alle norme è il rischio di incorrere in sanzioni giudizia- rie o amministrative, perdite finanziarie rilevanti o danni di reputazione in conse- guenza di violazioni di norme imperative (leggi, regolamenti) ovvero di autorego- lamentazione (ad es. statuti, codici di condotta, codici di autodisciplina).
Per la gestione del citato rischio il Gruppo fa riferimento alle “best practices” di settore e rispetta i principi dell’attività bancaria improntati all’etica e alla respon- sabilità sociale allo scopo di garantire la salvaguardia della fiducia degli investito- ri e la tutela della stabilità del Gruppo stesso.
Al riguardo è stata adottata una Politica tesa ad assicurare la conformità della con- dotta del Gruppo e dei suoi dipendenti e collaboratori, nonché dei processi e delle procedure, a leggi, regolamenti e norme professionali, al Codice Etico ed ai Codi- ci di Condotta della Società, ed alle politiche di gruppo.
La Funzione di Conformità, collocata tra i controlli di secondo livello, presiede, se- condo un approccio basato sul rischio, alla gestione del rischio di non conformità con riguardo a tutta l’attività aziendale verificando che le procedure interne siano adeguate a prevenire tale rischio mediante valutazione “ex-ante” delle Policy e dei Regolamenti aziendali (normativa di I livello), nonché della normativa interna in emanazione predisposta dalla Funzione Organizzazione e dalle altre Funzioni inte- ressate su argomenti non regolamentati dalla normativa di I livello.
La Funzione di conformità della Capogruppo svolge le attività di propria compe- tenza anche con riferimento alle società controllate Bpp Service S.p.A., e, dal me- se di aprile 2016, alla Banca del Lavoro e del Piccolo Risparmio S.p.A che ha esternalizzato la Funzione alla Capogruppo ed ha nominato un referente interno.
La Funzione dipende direttamente dal Consiglio di Amministrazione. Il modello organizzativo prescelto è quello “Accentrato con identificazione di Presidi specia- lizzati”.
In possesso dei requisiti di indipendenza, autorevolezza e professionalità, la Fun- zione presidia il rischio di non conformità alle norme con riguardo a tutta l’attivi- tà aziendale e del Gruppo, ed è direttamente responsabile della gestione del rischio di non conformità per le norme più rilevanti per la banca e che hanno maggiori ri- flessi sui rapporti con la clientela. Tra di esse vi sono quelle che riguardano:
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• l’esercizio dell’attività bancaria e di intermediazione;
• la gestione dei conflitti di interesse;
• la trasparenza nei confronti della la clientela e, più in generale, la disciplina po- sta a tutela del consumatore.
La Funzione provvede direttamente anche all’istruttoria delle operazioni sospette di “abusi di mercato” – tesa ad identificare eventuali situazioni rilevanti in tema di “insider trading” (utilizzo di informazioni privilegiate da parte di soggetti in pos- sesso di dati riservati non di pubblico dominio) e di “manipolazione di mercato” (comportamenti tesi ad incidere sulla regolare formazione dei prezzi dei titoli) – e all’eventuale proposta di segnalazione.
La Funzione è affiancata, con riferimento ad alcune specifiche normative, da for- me di Presidio Specializzato, ossia “funzioni specialistiche” presenti all’interno della Banca alle quali è assegnata, previa valutazione di adeguatezza e condivisio- ne delle metodologie di valutazione del rischio di non conformità, la gestione del rischio limitatamente alle materie trattate.
In riferimento ad ulteriori ambiti normativi non rientranti nei suddetti “Presidi spe- cialistici”, dal novembre 2015, la Funzione può avvalersi di incaricati individuati e nominati dal Consiglio di Amministrazione che svolgono le proprie mansioni pres- so le Funzioni di appartenenza, pur coadiuvando la Funzione di Conformità nelle proprie attività di verifica. Al riguardo la Capogruppo adotta idonei presidi per la mitigazione del rischio di conflitto di interesse.
I flussi informativi diretti agli Organi sociali sono gestiti dalla Funzione di Confor- mità al fine di assicurare una complessiva e coerente valutazione del rischio.
La Funzione opera sulla base di un piano annuale approvato dal Consiglio di Am- ministrazione e provvede alla verifica dei processi e procedure aziendali ai fini del- la valutazione prima dell’adeguatezza e quindi dell’efficacia dei presidi per la mi- tigazione del rischio di non conformità.
Per l’individuazione nel continuo delle norme applicabili alla Banca e la tempesti- va misurazione/valutazione del loro impatto, anche economico, su processi e pro- cedure aziendali è stata adottata la Procedura “ABICS -ABI Compliance System” che anche tramite l’ applicativo di supporto “ABICS 3 Platform” consente di effet- tuare analisi della normativa, dei relativi riflessi sull’operatività e sui processi non- ché dei presidi da attivare per la prevenzione dei possibili rischi di non conformi- tà.
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La metodologia adottata per la valutazione del rischio di non conformità è costrui- ta in maniera tale da tenere conto dell’adeguatezza dei presidi posti in essere e fi- nalizzati al contenimento del rischio lordo e, ove vi sia disponibilità di dati deri- vanti da compliance test o dalle informazioni che fornisce la Funzione Internal Au- dit in esito alle attività ispettive, a riscontrare l’efficacia dei medesimi.
Gli esiti dei risk assessment sono comunicati alle Funzioni interessate e confluisco- no nel tableau de bord trimestrale per gli Organi di vertice. Analogamente accade per i risultati dei test programmati ed effettuati dalla Funzione. Il processo costrui- to assicura il monitoraggio delle azioni di mitigazione.
A tale ultimo riguardo è in uso una procedura informatica che permette la segnala- zione diretta e tracciata da parte delle Funzioni di Controllo alla Funzione Organiz- zazione e alle altre Funzioni auditate di tutti gli interventi necessari alla rimozione delle anomalie riscontrate o delle azioni di miglioramento procedurale e di proces- so suggerite. La stessa procedura consente di verificare la pianificazione e l’avan- zamento delle attività.
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Rischio di riciclaggio e finanziamento al terrorismo
Per rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo si intende la possibilità per il Gruppo Banca Popolare Pugliese di restare coinvolto, anche inconsapevol- mente, in attività di reintroduzione all’interno del sistema finanziario di proventi derivanti da attività illecite o in attività finalizzate al compimento di uno o più de- litti con finalità terroristiche che possono generale danni reputazionali e perdite economiche non connaturati con gli obiettivi aziendali.
Al fine di gestire adeguatamente i suddetti rischi la Capogruppo ha adottato una Policy che definisce gli orientamenti strategici e le politiche di governo dei rischi connessi con il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo.
I principi contenuti nella policy sono dettagliati in processi e procedure volti ad as- sicurare la conformità alla normativa antiriciclaggio, rilevanti anche ai fini del “Modello di organizzazione, gestione e controllo ex D.Lgs. 231/2001”.
Il Gruppo contrasta il rischio di riciclaggio e di finanziamento al terrorismo attra- verso l’insieme dei controlli di primo livello presenti nelle procedure informatiche (controlli automatici) o effettuati dalle singole Unità operative, dai controlli di ge- stione del rischio a carico delle Funzioni Antiriciclaggio e Risk Management (con- trolli di secondo livello) e da quelli posti in essere dalla Funzione Internal Audit su efficacia ed adeguatezza dell’intero sistema dei controlli interni (controlli di terzo livello).
La gestione del rischio è attribuita alla Funzione Antiriciclaggio, costituita nell’am- bito della Funzione di Conformità, della quale assume i medesimi requisiti di indi- pendenza ed autorevolezza che ha accesso a tutte le informazioni rilevanti ed è sot- toposta gerarchicamente al Consiglio di Amministrazione.
La Funzione antiriciclaggio della Capogruppo svolge le attività di propria compe- tenza anche con riferimento alla controllata Bpp Service S.p.A. e, dall’aprile 2016, alla Banca del Lavoro e del Piccolo Risparmio S.p.A che ha esternalizzato la Funzione alla Capogruppo ed ha nominato un referente interno.
Le principali mansioni assegnate alla Funzione riguardano l’esame delle norme di etero regolamentazione, l’analisi preventiva della normativa di auto regolamenta- zione, la verifica dell’idoneità del sistema dei controlli interni posti a presidio dei rischi e il supporto nella predisposizione di adeguati piani di formazione tesi al
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conseguimento di una “cultura aziendale” di prevenzione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.
La metodologia di valutazione dei suddetti rischi, in analogia con quanto già avvie- ne per la Funzione di Conformità, è basata sullo strumento del “compliance risk assessment”.
Gli esiti delle attività di controllo effettuate sono comunicati con periodicità trime- strale/semestrale e annuale al Consiglio di Amministrazione, al Collegio Sindaca- le e al Direttore Generale salvo che non emergano fatti che richiedono un’informa- tiva tempestiva.
La Funzione provvede nel continuo all’analisi, revisione e implementazione delle procedure organizzative ed informatiche adottate per eseguire gli obblighi previsti nei provvedimenti emanati dall’Autorità di Vigilanza in materia di adeguata verifi- ca della clientela e di conservazione delle informazioni e registrazione nell’archi- vio unico informatico.
Sempre nell’ambito del controllo costante del rischio di riciclaggio, con l’ausilio di apposite procedure informatiche, verifica le valutazioni espresse dai Responsabili delle Filiali e li coadiuva nell’adeguata verifica rafforzata.
La Funzione, inoltre, provvede a trasmettere mensilmente all’Unità di Informazio- ne Finanziaria (UIF) i dati aggregati concernenti le registrazioni nell’Archivio Uni- co Informatico.
Le verifiche sopra descritte, unitamente ad altre qui non riportate, sono funzionali a consentire alla Banca di approfondire la conoscenza dei propri clienti e migliora- re il monitoraggio della loro esposizione al rischio di riciclaggio, modulando nei loro confronti le azioni di verifica secondo “l’approccio basato sul rischio” previ- sto dalla normativa.
Tali controlli sono propedeutici e funzionali alle attività di “collaborazione attiva”, che vede tutti gli operatori della Banca impegnati nell’obbligo di segnalare alle au- torità competenti situazioni che si sospettano possano essere collegate ad attività il- lecite.
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Rischio di leva finaniziaria eccessiva
Il rischio di leva finanziaria eccessiva è il rischio che un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri renda la banca vul- nerabile, rendendo necessaria l’adozione di misure correttive al proprio piano in- dustriale, compresa la vendita di attività con contabilizzazione di perdite che po- trebbero comportare rettifiche di valore anche sulle restanti attività.
Per maggiori dettagli si rinvia al successivo paragrafo “Leva Finanziaria”.
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Rischi connessi con l’assunzione di partecipazioni
Xxx Xxxxxx connessi con l’assunzione di partecipazioni si intende il rischio di un ec- cessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e non finanziarie.
È stata approvata apposita Policy che ha lo scopo di:
a. presidiare il rischio di concentrazione ed immobilizzo finanziario;
b. presidiare il rischio di coinvolgimento del Gruppo nella gestione e nei risultati economici di imprese non finanziarie;
c. assicurare che siano assoggettate alla regolamentazione prudenziale tutte le si- tuazioni nelle quali il Gruppo assume partecipazioni in imprese non finanziarie indipendentemente dallo strumento utilizzato;
d. adottare assetti organizzativi e di governance in grado di ridurre al minimo i conflitti di interesse.
La suddetta Politica individua la strategia del Gruppo in materia di investimenti partecipativi in imprese non finanziarie, avendo presente che le decisioni d’inve- stimento e la gestione del portafoglio di partecipazioni in dette imprese devono es- sere orientate al criterio della redditività al netto del rischio. Essa stabilisce, altre- sì, la propensione al rischio del Gruppo in termini di massimo grado di immobi- lizzo dei Fondi Propri ritenuto accettabile con riferimento sia al complesso degli investimenti sia alle partecipazioni in singole imprese non finanziarie, nonché i li- miti operativi interni e il sistema dei controlli. In particolare, è ammesso un im- mobilizzo complessivo massimo in partecipazioni non qualificate in imprese non finanziarie pari al 10% dei Fondi Propri e un immobilizzo massimo in partecipa- zioni non qualificate in singole imprese non finanziarie pari al 2% del medesimo Patrimonio.
La Funzione Contabilità e Bilancio nella Direzione Amministrazione e Finanza della Capogruppo verifica il rispetto di tali limiti in occasione delle segnalazioni trimestrali.
Alla Funzione Risk Management sono assegnati i controlli di secondo livello e la responsabilità del monitoraggio nel continuo del superamento dei limiti e di darne informativa.
Per evitare indebite influenze sui processi decisionali da parte di soggetti e struttu- re in potenziale conflitto di interesse, l’acquisto di partecipazioni in imprese non fi-
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nanziarie, qualificate e non qualificate, è preventivamente approvato dal Consiglio di Amministrazione sentito il Collegio sindacale.
La Policy, infine, dettaglia le regole di classificazione degli investimenti indiretti in equity a fini di vigilanza.
Il documento di Risk Appetite Framework fa riferimento a quanto disciplinato nel- la policy interna in materia di partecipazioni.
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Rischi e conflitti di interesse
nei confronti di soggetti collegati
Per Rischio di conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati si intende il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri decisionali del Gruppo possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessio- ne di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della ban- ca a rischi non adeguatamente misurati o presidiati, potenziali danni per depositan- ti e azionisti.
Per la gestione di tale rischio la Capogruppo ha definito una specifica “Procedura in materia di operazioni con soggetti collegati, operazioni con parti correlate, ope- razioni con esponenti aziendali e di interessi degli amministratori”, che indica pre- cisi limiti prudenziali, per le attività di rischio del Gruppo bancario nei confronti dei soggetti collegati, differenziati per tipologia di parte correlata, da una minima ad un massima percentuale dei Fondi Propri tenendo conto dei fattori di pondera- zione e di ammissibilità delle tecniche di mitigazione dei rischi di cui alla discipli- na di concentrazione degli stessi. In considerazione dei maggiori rischi inerenti ai conflitti di interesse nelle relazioni banca-industria, sono previsti limiti più strin- genti per le attività di rischio nei confronti di parti correlate qualificabili come im- prese non finanziarie.
La Funzione Segreteria Crediti ed Anagrafe Generale della Direzione Crediti e Ser- vizi alle Imprese assicura l’identificazione ed il censimento dei soggetti collegati e ne tiene aggiornato l’elenco ed il sistema informativo adottato.
L’assunzione di attività di rischio da parte del Gruppo BPP nei confronti dei Sog- getti collegati deve essere contenuta entro i limiti indicati nella normativa interna “definiti prudenzialmente in misura ancora più ristretta rispetto ai limiti della nor- mativa di Vigilanza”, riferiti ai Fondi Propri consolidati del Gruppo BPP e a cia- scuna parte correlata e soggetti a questa connessi.
I controlli di tali limiti sono espletati dalla Funzione Contabilità e Bilancio della Direzione Amministrazione e Finanza con cadenza trimestrale, sulla base delle se- gnalazioni di vigilanza prodotte. La Funzione Risk Management è responsabile dei controlli di secondo livello al fine di garantire il rispetto dei limiti secondo quanto previsto dalla normativa interna in materia.
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Rischio Paese
Il Rischio Paese si riferisce al “rischio di perdite causate da eventi che si verifica- no in un paese diverso dall’Italia. Il concetto di rischio paese è più ampio di quel- lo di rischio sovrano in quanto è riferito a tutte le esposizioni indipendentemente dalla natura delle controparti, siano esse persone fisiche, imprese, banche o ammi- nistrazioni pubbliche” .
La Funzione Risk Management della Capogruppo misura la dimensione del porta- foglio di crediti verso soggetti non residenti accertandosi che non venga superato il limite massimo verso soggetti non residenti in Italia, previsto nel Risk Appetite Framework.
Le partecipate non risultano essere esposte, alla data del 31/12/2015, a tale rischio.
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Rischio di trasferimento
Il Rischio di Trasferimento definito come “il rischio che la Banca, esposta nei con- fronti di un soggetto che si finanzia in una valuta diversa da quella in cui percepi- sce le sue principali fonti di reddito, realizzi perdite dovute alle difficoltà del debi- tore di convertire la propria valuta nelle valute in cui è denominata l’esposizione”. Si tratta in sintesi di verificare se i propri affidati, almeno i più rilevanti, siano espo- sti al rischio di mancata conversione valutaria (e non al più classico rischio di cam- bio). Sulla base dell’attuale struttura del portafoglio crediti l’esposizione a tale ri- schio è ritenuta poco significativa.
Il controllo del rischio è eseguito accertando che l’esposizione verso questa classe di affidati non superi determinate soglie definite come limiti operativi nel docu- mento di Risk Appetite Framework (RAF).
La responsabilità dei controlli di primo livello è assegnata alla Direzione Crediti e Servizi alle imprese e alla Funzione Risk Management per i controlli di secondo li- vello.
Le partecipate non risultano essere esposte, alla data del 31/12/2015, a tale rischio.
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Rischio su prestiti in valuta estera
Per Rischio su prestiti in valuta estera si intende il rischio legato alla concessione di alti livelli di prestiti in valuta estera in funzione di movimenti sfavorevoli dei tas- si di cambio.
Il controllo del Rischio su prestiti in valuta estera è responsabilità della Direzione Crediti e Servizi alle imprese per i controlli di primo livello e al Risk Management per i controlli di secondo livello.
Il controllo del rischio è eseguito accertando che l’esposizione in valuta estera non superi determinate soglie definite come limiti operativi nel documento di “Risk Appetite Framework”.
In riferimento a tale rischio il Consiglio di Amministrazione impone, inoltre, che l’erogazione di prestiti in valute diverse dall’euro sia limitata alle seguenti divise: Dollaro USA, Sterlina UK, Franco Svizzero.
Le partecipate non risultano essere esposte, alla data del 31/12/2015, a tale rischio.
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Rischio informatico
Il Sistema Informativo della Capogruppo può essere distinto in due macrocompo- nenti:
• sistemi informativi dipartimentali di proprietà: relativi principalmente all’area fi- nanza, all’area crediti ed alle componenti infrastrutturali, gestiti direttamente dal- la Banca;
• sistemi informativi esternalizzati: sistema informativo Mainframe e sistema in- formativo dipartimentale Internet Banking (IB), che coprono le funzionalità del- le principali aree operative bancarie, gestiti in outsourcing dal Consorzio Servizi Bancari (CSE).
Per la completa gestione e valutazione del rischio informatico si integrano le rile- vazioni aziendali con l’analisi del rischio informatico condotta sull’outsourcer CSE e accettata dal referente per i sistemi informativi esternalizzati (RAE), che è re- sponsabile del controllo su tale funzione e assume il ruolo di “utente responsabile” nel processo di analisi del rischio informatico.
La partecipata BLPR attualmente è servita da altro outsourcer, ovverosia Servizi Bancari Associati (SBA) per la fornitura dei servizi di elaborazione dati e di back office e quindi per l’esternalizzazione del complesso dei servizi informatici ed am- ministrativi con scadenza 31/12/2016. In seguito all’incorporazione nella Capo- gruppo BPP, previa autorizzazione dell’autorità di vigilanza, BLPR migrerà verso il Sistema adottato da BPP e quindi a CSE.
Sistemi informativi dipartimentali di proprietà
A riguardo la Capogruppo ha definito, per i sistemi informativi dipartimentali di proprietà, il “Regolamento sulla gestione del Rischio Informatico”, con l’obiettivo di delineare un approccio orientato alla identificazione dei rischi informatici e del- le interdipendenze tra questi, le unità di business, i processi operativi aziendali e al conseguente sviluppo di processi gestionali e soluzioni organizzative che consen- tano di affrontare tali rischi e le relative interdipendenze.
L’analisi del rischio si applica su un perimetro di osservazione costituito dall’insie- me dei beni da proteggere (asset, nella terminologia adottata) rappresentato dai da- ti e dai sistemi, nonchè dalle risorse umane, infrastrutturali e tecnologiche quali mezzi idonei a trattare quei dati, con lo scopo di proteggere gli asset aziendali in
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termini di riservatezza, integrità, disponibilità e conformità; tale analisi è svolta con frequenza annuale e/o in presenza di situazioni che possono influenzare il comples- sivo livello di rischio informatico.
L’analisi misura il rischio residuo come rischio informatico, ottenuto come il pro- dotto tra la gravità delle conseguenze, ovvero l’impatto che un evento pericoloso determinerebbe e la probabilità che tale evento (minaccia) si realizzi, mitigato dal- l’efficacia delle contromisure esistenti che consentono un abbattimento totale o parziale della minaccia stessa, collocando in una classe di rischio compresa tra 1 e 6, dove 1 identifica il rischio minimo e 6 il rischio massimo.
L’obiettivo è per un rischio di Classe 1 e la soglia massima di sostenibilità (limite) è la Classe 3.
Sistemi informativi esternalizzati
Relativamente ai servizi ICT esternalizzati, come già detto, la Banca ha individua- to la figura del referente per l’attività esternalizzata (RAE), rappresentato dal Di- rettore Operativo pro-tempore, il quale partecipa, in qualità di utente responsabile, all’analisi del rischio svolta dal fornitore di servizi.
Relativamente ai servizi ICT esternalizzati, la nostra Banca aderisce da tempo ad un gruppo di banche utenti del CSE per l’esecuzione, con periodicità annuale, di attività del piano di audit presso l’Outsourcer Informatico, avvalendosi del suppor- to di primarie società di consulenza.
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Obiettivi e politiche di gestione del rischio - Governo societario
Banca Popolare Pugliese, in qualità di Capogruppo del Gruppo Banca Popolare Pu- gliese, nel quadro dell’attività di direzione e coordinamento del Gruppo, esercita:
• un controllo strategico sull’evoluzione delle diverse aree di attività in cui il Grup- po opera e dei rischi incombenti sulle attività esercitate;
• un controllo gestionale volto ad assicurare il mantenimento delle condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale sia della singola società, sia del Gruppo nel suo insieme. Queste esigenze di controllo sono soddisfatte attraverso la predisposizione di piani, programmi e budget (aziendali e di gruppo), e me- diante l’analisi delle situazioni periodiche, dei conti infra-annuali, dei bilanci di esercizio delle singole società e di quelli consolidati; ciò sia per settori omogenei di attività sia con riferimento all’intero Gruppo;
• un controllo tecnico-operativo finalizzato alla valutazione dei vari profili di rischio apportati al Gruppo dalla singola controllata e dei rischi complessivi del Gruppo;
• un controllo organizzativo e funzionale sui singoli processi aziendali e quindi del sistema organizzativo della singola società del Gruppo e del Gruppo nel suo in- sieme finalizzato all’adeguatezza di quest’ultimo.
I controlli di cui innanzi vengono eseguiti attraverso le Funzioni interne della Ca- pogruppo competenti in ragione delle specifiche materie, ove occorra anche me- diante acquisizione di documentazione, verifiche periodiche e visite ispettive.
I Consigli di Amministrazione delle società controllate adottano mediante delibera formale le politiche e le misure di gestione dei rischi individuate dalla Capogrup- po e sono così direttamente responsabili della loro attuazione nell’ambito della So- cietà stessa.
Il governo dei rischi è assicurato attraverso l’attività degli Organi delle Società del Gruppo, di specifici Comitati, delle Funzioni di Controllo, della Direzione Genera- le con le sue Direzioni/Funzioni.
Al Consiglio di Amministrazione della Capogruppo è attribuita la funzione di su- pervisione strategica e quella di gestione. Il Direttore Generale rappresenta il ver- tice della struttura interna e come tale partecipa alla funzione di gestione.
Il Consiglio di Amministrazione:
• individua gli orientamenti strategici e le politiche di gestione del rischio e prov- vede al loro riesame periodico al fine di assicurarne l’efficacia nel tempo;
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• assume consapevolezza dei rischi a cui la Capogruppo si espone, conosce e ap- prova le modalità attraverso le quali i rischi stessi sono rilevati e valutati;
• cura che sia predisposto un sistema di flussi informativi in materia di gestione e controllo dei rischi accurato, completo e tempestivo;
• assicura nel continuo che i compiti e le responsabilità siano allocati in modo chia- ro e appropriato, con particolare riguardo ai meccanismi di delega;
• garantisce che la funzionalità, l’efficienza e l’efficacia del sistema di gestione e controllo dei rischi siano periodicamente verificate e che i risultati di tali verifi- che siano portati a conoscenza del medesimo Consiglio;
• qualora emergano carenze o anomalie promuove con tempestività idonee misure correttive;
• definisce e approva le linee generali del processo ICAAP, ne assicura l’adegua- mento tempestivo in relazione a modifiche significative delle linee strategiche, dell’assetto organizzativo, del contesto operativo di riferimento e promuove il pieno utilizzo delle risultanze dell’ICAAP a fini strategici e nelle decisioni d’im- presa;
• definisce annualmente nel documento Risk Appetite Framework la propensione al rischio della Banca rispetto agli indirizzi strategici che intende seguire nel cor- so dell’esercizio, alle metodologie adottate per la definizione del capitale interno ai fini ICAAP, ai vigenti assetti organizzativi e al sistema dei controlli interni.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo, al fine di espletare al meglio i propri compiti in materia di assunzione e monitoraggio e valutazione dei rischi, nonché di impostazione e verifica del sistema dei controlli interni della Banca e del Gruppo, si avvale dell’ausilio del Comitato Consiliare sui Rischi nel seguito de- scritto.
Il Collegio Sindacale, direttamente o avvalendosi delle Funzioni che svolgono at- tività di controllo interno, nel rispetto delle attribuzioni degli altri Organi azienda- li e collaborando con esse, tra l’altro verifica periodicamente:
• l’efficacia di tutte le strutture e Funzioni coinvolte nel sistema dei controlli, con particolare riguardo al controllo dei rischi e al controllo di conformità, e l’ade- guato coordinamento delle stesse, promuovendo gli interventi correttivi delle ca- renze e delle irregolarità rilevate;
• l’adeguatezza e la rispondenza del processo di determinazione del capitale inter- no (ICAAP) ai requisiti stabiliti dalla normativa.
Il Comitato Consiliare sui Rischi ha funzioni consultive e, ove necessario, istrut- torie a supporto del Consiglio di Amministrazione in materia di rischi e di sistema dei controlli interni.
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Con riferimento ai compiti in materia di gestione e controllo dei rischi, il Comita- to svolge funzioni di supporto al Consiglio di Amministrazione:
• nella definizione e approvazione degli indirizzi strategici, del budget e delle po- litiche di governo dei rischi in termini di coerenza con il Risk Appetite Frame- work (RAF) e l’ICAAP;
• nell’ambito del Risk Appetite Framework (RAF), il Comitato svolge l’attività va- lutativa e propositiva necessaria affinché il Consiglio, come richiesto dalla Cir- colare n. 263, Titolo V, Cap. 7, possa definire e approvare gli obiettivi di rischio (Risk appetite) e la soglia di tolleranza (Risk tolerance);
• nella verifica della corretta attuazione delle strategie, delle politiche di governo dei rischi e del Risk Appetite Framework (RAF);
• nella definizione delle politiche e dei processi di valutazione delle attività azien- dali, inclusa la verifica che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clien- tela siano coerenti con il modello di business e le strategie in materia di rischi;
• nella verifica di rispondenza al Risk Appetite Framework (RAF) del sistema di remunerazione variabile ed incentivazione della Banca.
Il Comitato, inoltre nella sua interezza o se costituito anche da Amministratori non indipendenti, a mezzo dei soli suoi componenti indipendenti:
• compie tutte le attività ad esso assegnate dalla Procedura in materia di operazio- ni con parti correlate e soggetti collegati;
• esprime i previsti pareri nelle decisioni concernenti la acquisizione da parte del- la Banca di quote di partecipazione in imprese, secondo le regole stabilite nella Politica in materia di partecipazioni.
Il Comitato, su richiesta del Consiglio di Amministrazione, fornisce pareri consul- tivi e non vincolanti in materia di rischi e di controlli interni.
Il Comitato Consiliare sui Rischi, a cui partecipa stabilmente un membro del Col- legio Sindacale, può invitare a partecipare alle proprie riunioni o a fasi di esse il Direttore Generale, i Responsabili delle Funzioni di controllo ed ogni altro rappre- sentante di Organi, Comitati, Funzioni ed Unità organizzative aziendali, la cui pre- senza sia ritenuta utile in relazione alle materie in discussione.
Il Comitato Consiliare sui Rischi nel 2015 si è riunito 15 volte.
Il Comitato Etico vigila sull’applicazione delle norme contenute nel Codice Etico e annualmente relazione al Consiglio di Amministrazione.
Ha inoltre il compito di sollecitare, tramite le Funzioni o gli Organi aziendali pre- posti, gli eventuali procedimenti disciplinari per i casi di violazione dei doveri pre-
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visti nel Codice Etico. Tutte le Funzioni aziendali sono tenute a vigilare sul rispet- to del Codice Etico e a segnalare eventuali casi di violazione al Comitato.
L’Organismo di Vigilanza (ex D.Lgs. 231/2001) ha il compito di contribuire a prevenire la commissione dei reati di cui al medesimo Decreto (e successive inte- grazioni/modifiche), attraverso la verifica dell’adeguatezza del Modello Organiz- zativo adottato dal Gruppo, che viene sottoposto a periodiche revisioni per esigen- ze di adeguamento a variazioni intervenute nella normativa di riferimento ovvero a modifiche dei processi organizzativi aziendali. Nel corso del 2015 l’Organismo si è riunito sei volte.
Tra i compiti riconosciuti all’Organismo vi è quello di vigilare affinché sia ampia e diffusa la conoscenza del Codice Etico, del modello organizzativo e, in genere, di tutta la normativa interna presso i soggetti individuati dall’art. 5 del D.Lgs. n. 231/2001 e di segnalare al Consiglio di Amministrazione, al Collegio Sindacale e alla Direzione Generale le eventuali carenze al riguardo, suggerendo le iniziative idonee a dare la massima diffusione a tale conoscenza.
Xxxx riceve le eventuali informative che denunciano violazioni o sospette violazio- ni dei modelli organizzativi o segnalano anomalie o situazioni di criticità o di ri- schio e, dopo averle sottoposte a verifica, relaziona per iscritto al Consiglio di Am- ministrazione, inoltrando le informazioni di cui dispone, utili alla contestazione e all’instaurazione dell’eventuale procedimento disciplinare e suggerendo le altre iniziative che ritiene opportune.
Il Direttore Generale, in attuazione degli indirizzi definiti dal Consiglio di Ammi- nistrazione, ha la responsabilità del mantenimento del sistema di gestione e di con- trollo dei rischi aziendali. Per l’efficace gestione dei rischi il Direttore Generale si avvale delle Funzioni di staff (Funzione Personale, Funzione Legale e Funzione Segreteria Generale), delle Direzioni Centrali (Dir. Commerciale, Dir. Amministra- zione e Xxxxxxx, Dir. Crediti e Servizi alle imprese, Dir. Operativa) con le relative Funzioni, e dei Comitati di Direzione e Interno Controlli e Rischi.
Il Direttore Generale approva il Sistema complessivo dei Tassi Interni di Trasferi- mento (sistema, criteri, ambiti di applicazione, mantenimento e integrazione nel governo dell’azienda) sulla base dei principi relativi alla definizione del sistema dei prezzi di trasferimento interno dei fondi definiti dal Consiglio di Amministrazione ed in coerenza con lo sviluppo e la gestione delle politiche commerciali, creditizie e finanziarie, allo scopo di mantenere un equilibrato profilo di liquidità strutturale nel rispetto dei sistemi di misurazione dei rischi adottati.
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Con riferimento all’Internal Capital Adequacy Assessment Process (ICAAP), dà attuazione a tale processo, curando che lo stesso sia rispondente agli indirizzi stra- tegici e soddisfi i requisiti previsti dalle disposizioni.
Il Direttore Generale è supportato e coadiuvato da due Vice Direttori Generali.
Sono presenti altresì il Comitato di Direzione e il Comitato Interno su Controlli e Xxxxxx.
Il Comitato di Direzione, cui partecipano il Direttore Generale, che lo presiede e lo convoca, i Vice Direttori Generali e i Direttori Centrali, vigila sul generale an- damento della gestione strategica ed operativa e propone interventi e/o azioni cor- rettive, quando ritenuto necessario. Tale comitato si riunisce, di regola, almeno una volta al mese.
Il parere del Comitato, in particolare, è obbligatorio, ancorché non vincolante, sul- le seguenti materie:
• proposta del Piano Strategico Aziendale;
• individuazione e proposta degli obiettivi di budget;
• interventi di revisione organizzativa;
• attivazione di nuove tipologie di prodotti;
• opportunità di sviluppare o abbandonare particolari aree di business.
Il Comitato di Direzione, inoltre, si pone come punto di raccordo, nella gestione dei rischi finanziari, fra la fase strategica e la fase operativa; fornisce indicazioni, an- che vincolanti, sulla gestione della liquidità, sul mismatching di scadenza dell’atti- vo e del passivo del bilancio e sugli investimenti in strumenti finanziari in coeren- za con gli indirizzi strategici forniti dal Consiglio di Amministrazione.
In dettaglio:
• valuta l’acquisizione o la vendita di strumenti finanziari nell’ambito dei limiti di- rezionali delegatigli dal Consiglio di Amministrazione;
• valuta, periodicamente a consuntivo, il profilo di rischio/rendimento dell’aggre- gazione costituita dalla somma dei portafogli per ciò che riguarda titoli, interban- cario, cambi e derivati, confrontandolo con quanto stabilito a budget.
Il Comitato di Direzione, inoltre, verifica la tempestiva esecuzione delle decisioni prese e propone interventi al fine di eliminare le carenze e le disfunzioni emerse in fase di verifica.
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Il Comitato Interno su Controlli e Xxxxxx, cui partecipano il Direttore Generale, i Vice Direttori Generali, i Direttori Centrali, il Responsabile della Funzione Lega- le, il Responsabile della Funzione Risk Management, il Responsabile della Funzio- ne Conformità-Antiriciclaggio, il Responsabile della Funzione Internal Audit ed il Responsabile della Funzione Personale, esamina, sulla base di apposite relazioni predisposte dalle Funzioni aziendali di controllo, l’andamento dei rischi aziendali ed il corretto funzionamento del sistema dei controlli interni. Tale comitato si riu- nisce, di regola, almeno una volta al mese.
Più in dettaglio, il Comitato propone al Direttore Generale:
• strategie e regole di comportamento riguardanti il controllo dei rischi cui è espo- sta la Banca, nonchè il generale sistema dei controlli interni;
• eventuali interventi a fronte degli esiti delle misurazioni dei rischi, nonché delle risultanze dei controlli interni.
Il Comitato Interno su Controlli e Xxxxxx, in particolare, esamina e formula osser- vazioni e proposte sul processo di autovalutazione dell’ICAAP e sul relativo reso- conto.
Il Comitato, inoltre, propone interventi di mitigazione dei rischi al fine di elimina- re le carenze e le disfunzioni emerse in fase di verifica e ne monitora la tempesti- va esecuzione.
Il Comitato interno su Controlli e Rischi, ove lo ritenga necessario ed opportuno, può presentare proprie relazioni su specifici argomenti al Comitato Consiliare sui Rischi e/o al Collegio Sindacale. Riferisce comunque al Consiglio di Amministra- zione alla fine di ogni semestre solare sull’attività espletata nel semestre.
In staff al Consiglio di Amministrazione sono poste le tre Funzioni di Controllo: Funzione Conformità, Funzione Risk Management e Funzione Internal Audit.
La Funzione Conformità presidia, secondo un approccio basato sul rischio, il ri- schio di non conformità alle norme con riguardo a tutta l’attività aziendale e del Gruppo ed è direttamente responsabile per le norme più rilevanti ai fini del rischio di non conformità, quali quelle che riguardano l’esercizio dell’attività bancaria e di intermediazione, la gestione dei conflitti di interesse, la trasparenza nei confronti della clientela e, più in generale, la disciplina posta a tutela del consumatore.
La Funzione provvede anche all’istruttoria delle operazioni sospette di abusi di mercato e all’eventuale proposta di segnalazione.
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La Funzione di Conformità svolge le attività di propria competenza sulla base del piano annuale approvato dal Consiglio di Amministrazione. Rendiconta per singo- la verifica, trimestralmente in via sintetica, semestralmente, annualmente ed in ca- so di necessità tempestivamente.
Nell’ambito della Funzione di Conformità è collocata la Funzione Antiriciclaggio quale struttura autonoma. Per la descrizione della stessa si rinvia a quanto riporta- to nell’ambito della gestione del Rischio di riciclaggio e finanziamento al terrori- smo.
L’attività della Funzione Risk Management è finalizzata alla misurazione e al controllo dei rischi assunti dalla Banca. Tale attività si svolge attraverso:
• il contributo alla definizione del profilo di rischio assumibile dalla Banca (Risk Appetite Framework);
• il monitoraggio degli indicatori di risk appetite con cadenza almeno mensile, l’in- dividuazione del profilo di rischio della Banca ed il confronto con le soglie di tol- leranza e con la risk capacity. La Funzione ha inoltre il compito di monitorare l’efficacia delle attività di rientro del risk profile entro le soglie di tolleranza pre- viste;
• lo sviluppo dei modelli di misurazione delle varie classi di rischio e la verifica, nel continuo, del loro grado di robustezza sotto il duplice profilo del rigore me- todologico e della capacità interpretativa dei rischi;
• la verifica del rispetto dei limiti di rischio stabiliti dal Consiglio di Amministra- zione.
Relativamente al processo di valutazione degli strumenti finanziari, la Funzione valida i modelli di calcolo del fair value, verifica i criteri di assunzione dei dati di mercato (tassi, spread, prezzi) e svolge il processo di validazione dei fair value de- gli strumenti finanziari. Tra le responsabilità della Funzione rientra la conduzione dei test di impairment previsti dai Principi Contabili Internazionali e la verifica di efficacia delle coperture.
La Funzione sviluppa inoltre i modelli di Asset and Liability Management volti a consentire l’analisi del margine d’interesse, il controllo del rischio di tasso e del ri- schio di liquidità. Relativamente al controllo della liquidità, la Funzione sviluppa i modelli per la misurazione della liquidità operativa e strutturale, definisce i criteri per la conduzione degli stress test. Sul fronte del rischio operativo, la Funzione rac- coglie le informazioni sulle perdite operative, ne cura l’invio al DIPO (Database Italiano delle Perdite Operative) e analizza il relativo flusso di ritorno.
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La Funzione Risk Managemnt svolge le attività di propria competenza sulla base del piano annuale approvato dal Consiglio di Amministrazione. Rendiconta men- silmente ed annualmente ed in caso di necessità tempestivamente.
Alla Funzione Internal Audit sono affidati i controlli di terzo livello che hanno lo scopo di sovrintendere la funzionalità complessiva del Sistema dei Controlli Inter- ni (SCI), controllare la regolarità operativa delle Unità periferiche e centrali e l’ot- temperanza ai limiti delegati.
La Funzione Internal Audit svolge le attività di propria competenza sulla base del piano annuale approvato dal Consiglio di Amministrazione. Rendiconta per singo- la verifica, trimestralmente in via sintetica, semestralmente ed annualmente e, in caso di necessità, tempestivamente.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo è composto da 13 membri elet- ti dall’Assemblea tra i Soci aventi diritto al voto e che abbiano presentato la loro candidatura, formulata con le modalità previste dal Regolamento assembleare.
Ai sensi dell’art. 30 del vigente Statuto sociale il Consiglio si rinnova per un terzo ogni esercizio.
Tutti i Consiglieri sono in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente ed accertati dal Consiglio.
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Nel 2015 il Consiglio ha avuto la seguente composizione:
Consiglio di Amministrazione Carica | Data ultima nomina/riconferma | Scadenza |
XXXX. XXXX XXXXXXXXX ** | PRESIDENTE | 27 aprile 2014 | 31 dicembre 2016 |
XXXX. XXXXXXX XXXXXXX * | VICE PRESIDENTE | 27 aprile 2014 | 31 dicembre 2016 |
XXXX. XXXXXXXXX XXXXXXXX | AMMINISTRATORE | 27 aprile 2014 | 31 dicembre 2016 |
XXXX. XXXXXXXXX XXXXXXXXX | AMMINISTRATORE | 27 aprile 2014 | 31 dicembre 2015 |
XXXX. XXXXXXX XXXXX * | AMMINISTRATORE | 19 aprile 2015 | 31 dicembre 2017 |
XXXX. XXXXXXX XXXXXXXX ** | AMMINISTRATORE | 28 aprile 2013 | 31 dicembre 2015 |
XXXX. XXXXXXXX XXXXX * | AMMINISTRATORE | 28 aprile 2013 | 31 dicembre 2015 |
AVV. XXXXXX XXXXXX ** | AMMINISTRATORE | 27 aprile 2014 | 31 dicembre 2016 |
AVV. XXXXXXX XXXXXXXXX * | AMMINISTRATORE | 19 aprile 2015 | 31 dicembre 2017 |
XXXX. XXXXX XXXXXXXXX | AMMINISTRATORE | 19 aprile 2015 | 31 dicembre 2017 |
XXXX. XXXXXXX XXXXXXXXXX | AMMINISTRATORE | 19 aprile 2015 | 31 dicembre 2017 |
XXXX. XXXXXXX XXXXXXX * | AMMINISTRATORE | 19 aprile 2015 | 31 dicembre 2017 |
AVV. XXXXXXXXXX XXXXX * | AMMINISTRATORE | 28 aprile 2013 | 31 dicembre 2015 |
* Componenti del Comitato Esecutivo per l’esercizio 2015.
** Componenti del Comitato Consiliare sui Rischi per l’esercizio 2015.
I Consiglieri in scadenza il 31 dicembre 2015 sono stati confermati nella carica dal- l’Assemblea dei Soci del 17 aprile 2016.
Amministratori a cui risultano affidati incarichi in altre società
Di seguito il numero degli incarichi ricoperti da ciascun amministratore in altre so- cietà:
Nominativo
Ruolo
N. incarichi
XXXX. XXXX XXXXXXXXX Presidente 2
XXXX. XXXXXXXXX XXXXXXXX Amministratore 1
SIG. XXXXXXXXX XXXXXXXXX Amministratore 1
XXXX. XXXXXXXX XXXXX Amministratore 1
XXXX. XXXXXXX XXXXXXXXXX Amministratore 3
XXXX. XXXXXXX XXXXXXX Amministratore 4 di cui 1 ricoperto in società del Gruppo
Bancario BPP
AVV. XXXXXXXXXX XXXXX Amministratore 3 di cui 1 ricoperto in società del Gruppo
Bancario BPP
XXXX. XXXXXXX XXXXXXX Vice Presidente 1 ricoperto in società del Gruppo Bancario BPP
XXXX. XXXXXXX XXXXX Amministratore 2 ricopertI in società del Gruppo Bancario BPP
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I criteri di selezione e nomina dei componenti del Consiglio di Amministrazione nei primi mesi del 2015 sono stati profondamente revisionati per effetto del rece- pimento nelle norme statutarie e nella regolamentazione aziendale interna, delle nuove Disposizioni sul Governo Societario di cui al Titolo IV Capitolo I Paragra- fo VII della Circolare Banca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013.
Gli Amministratori sono eletti dall’Assemblea tra i soci aventi diritto al voto e che abbiano presentato la loro candidatura, formulata con le modalità previste dal Re- golamento assembleare, e depositata presso la sede legale della Banca entro il de- cimo giorno antecedente alla data fissata per l’Assemblea in prima convocazione. Il nuovo Regolamento di Assemblea disciplina le modalità e gli ulteriori requisiti soggettivi per la candidatura dei soci al fine di assicurare un adeguato grado di di- versificazione del Consiglio in termini di competenze, esperienze, età e genere. Nell’art. 30 del Regolamento di Assemblea sono altresì disciplinati i limiti al cu- mulo degli incarichi che possono essere assunti dagli Amministratori, i quali, pro- ponendo la propria candidatura, devono preventivamente valutare di poter dedica- re il tempo necessario per assicurare un diligente ed efficace svolgimento dei pro- pri compiti, anche tenendo conto degli incarichi di analoga natura ricoperti presso altre società e di altre attività professionali svolte.
La richiesta di candidatura deve essere corredata dal curriculum professionale ri- portante una esaustiva informativa sulle caratteristiche personali e professionali del candidato nonchè l’elenco delle cariche ricoperte in altre società ed una dichiara- zione attestante l’inesistenza di cause di ineleggibilità o di incompatibilità nonché il possesso dei requisiti prescritti dalla normativa, anche regolamentare, ivi com- preso, ove presente, il requisito di indipendenza secondo le regole contenute nello Statuto Sociale.
I criteri che hanno governato e governano la selezione degli Amministratori sono oggi desumibili dal documento denominato “Composizione quali-quantitativa otti- male del Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare Pugliese”, approva- to dal Consiglio di Amministrazione e pubblicato sul sito internet della Banca (xxx.xxx.xx), da cui risulta che specifica attenzione è posta al profilo professiona- le dei candidati ritenuto opportuno in funzione ed in rapporto di diretta correla- zione con i piani strategici e l’evoluzione operativa del Gruppo. I candidati alla ca- rica di amministratore, nel rispetto delle Disposizioni di Xxxxxxxxx che regolano la materia, e in relazione a quanto previsto nel predetto documento, devono indicare le proprie caratteristiche personali e professionali che assumono rilievo in relazio- ne alle specifiche esigenze aziendali ed ai profili di idoneità preventivamente indi- viduati.
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Le candidature per le cariche e i curricula, relativi agli amministratori e ai sindaci che intendano candidarsi o ricandidarsi, sono a disposizione dei soci presso la Se- de Legale della Banca e resi noti dal Presidente, in forma sintetica, in Assemblea, prima della votazione.
La composizione qualitativa del Consiglio di Amministrazione, anche in termini di eterogeneità di esperienze, formazione, competenze, e area territoriale di prove- nienza, viene sottoposta a verifica nell’ambito dell’annuale processo di autovaluta- zione compiuto dall’Organo in applicazione delle Disposizioni di Vigilanza in ma- teria di governo societario delle banche contenute nella Circolare di Banca d’Italia del 17 dicembre 2013, n. 285.
L’attuale composizione del Consiglio di Amministrazione vede presenze equamen- te differenziate tra professori universitari in materie economiche, finanziarie e ban- carie; commercialisti; revisori dei conti; avvocati; nonché imprenditori espressione delle diverse realtà locali ove opera in prevalenza la Banca.
Tutti i Consiglieri, per formazione professionale e per attività espletata, sono sog- getti abituati a gestire processi decisionali anche complessi; più in dettaglio, il Con- siglio in carica è composto da:
• due professori universitari, uno docente di Economia Bancaria e di Corporate Go- vernance nelle imprese finanziarie e l’altro di Economia Aziendale;
• due esponenti dell’area forense con esperienza pluriennale in materia di diritto ci- vile e finanziario;
• tre professionisti (due dei quali commercialisti ed il terzo agronomo esperto in politiche di sviluppo rurale), anch’essi con esperienze particolarmente significa- tive in materia di gestione aziendale e controllo dei rischi;
• tre qualificate espressioni della professione bancaria, con esperienze di settore pluriennali, maturate in ruoli di vertice. Di queste una è particolarmente qualifi- cata in materia di controlli per aver maturato una lunga esperienza presso Banca d’Italia;
• tre esponenti dell’imprenditoria regionale, portatori di particolari conoscenze del- le dinamiche socio-economiche e di mercato che connotano in maniera prevalen- te il territorio in cui è attiva la Banca.
Consolidata e diffusa risulta essere, pertanto, l’esperienza dei Consiglieri con spe- cifico riferimento all’attività bancaria e finanziaria.
Risulta al pari bilanciata la composizione del Consiglio di Amministrazione della Banca anche in termini di durata ed anzianità di incarico.
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Opportunamente differenziata ed eterogenea è la provenienza dei membri del Con- siglio per formazione, cultura ed area territoriale di provenienza. Sono presenti in Consiglio componenti che, in quanto rappresentativi del corpo sociale e del territo- rio di prevalente operatività della Banca, forniscono un imprescindibile contributo in termini di conoscenza delle dinamiche economiche, imprenditoriali, sociali, ol- tre che sulla valutazione delle opportunità offerte dallo stesso territorio in cui si concentra l’attività della Banca e dei rischi cui la stessa è esposta.
Il flusso di informazioni sui rischi, indirizzato all’Organo di gestione, ovvero al Consiglio di Amministrazione, contiene il livello e l’andamento dell’esposizione della Banca a tutte le tipologie di rischio, gli eventuali scostamenti rispetto alle po- litiche approvate dal Consiglio di Amministrazione, le tipologie di operazioni in- novative e i relativi rischi. Essa è fornita al Consiglio di Amministrazione con pe- riodicità mensile e/o semestrale e/o annuale a seconda della rilevanza del rischio trattato. A riguardo si veda quanto già rappresentato nei paragrafi precedenti.
Anche il Comitato Consiliare sui Rischi, che svolge attività di supporto in materia di rischi e sistema dei controlli interni, relaziona al Consiglio, in corso di seduta, sull’attività espletata relativa alle materie oggetto di esame e rientranti nel proprio perimetro di attività.
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Ambito di applicazione
Banca Popolare Pugliese S.C.p.A., Società Capogruppo dell’omonimo Gruppo Bancario, è responsabile della redazione e della pubblicazione del presente docu- mento.
Il perimetro di applicazione al 31/12/2015 include:
1. La Capogruppo Banca Popolare Pugliese S.C.p.A. con sede a Parabita (Lec- ce) e con capitale sociale interamente versato pari ad euro 184,40 milioni al 31 dicembre 2015;
2. Bpp Service S.p.A. con sede in Parabita (Lecce) e con capitale sociale intera- mente versato pari ad euro 2,5 milioni, interamente detenuto dalla Capogruppo.
3. Banca del Lavoro e del Piccolo Risparmio S.p.A. (BLPR) con sede in Bene- vento e con capitale sociale interamente versato pari ad euro 2,60 milioni, de- tenuto dalla Capogruppo alla data del 31/12/2015 per oltre il 99%.
Bpp Service svolge attività ausiliari e strumentali a quelli della Capogruppo per la difesa del valore dei crediti della stessa e il loro concreto recupero anche attraver- so l’acquisizione di immobili provenienti da operazioni transattive. La Società cu- ra poi, attraverso sollecitazione telefonica e visite domiciliari, il recupero in via stragiudiziale dei crediti in mora vantati dalle società del Gruppo acquisendo, nel- lo stesso tempo, ogni notizia ritenuta utile per l’eventuale ricorso ad azioni legali da parte dei competenti uffici della Capogruppo.
BLPR, con sede legale in Benevento svolge attività bancaria e creditizia e conta sette filiali, di cui sei dislocate in Campania nella provincia di Benevento e una in Molise in provincia di Isernia
Sia con riferimento alla normativa sui “Fondi Propri” che ai fini contabili, le sud- dette aziende sono consolidate con metodo integrale. Non vi sono società control- late e/o collegate non incluse nel consolidamento.
Si segnala inoltre che non esiste alcun tipo d’impedimento, attuale e prospettico, che ostacoli il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del Gruppo.
Al 31 dicembre 2015 non sussistono interessenze escluse dal consolidamento.
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Fondi propri
Con l’acquisizione in data 22/09/2015 da parte del Gruppo Bancario Banca Popo- lare Pugliese di una partecipazione di controllo nella Banca del Lavoro e del Pic- colo Risparmio di Benevento, sono venuti meno i presupposti normativi previsti dall’art. 19 del Regolamento (UE) n. 575/2013 “Ambito di applicazione del conso- lidamento prudenziale – Entità escluse dall’ambito di applicazione del consolida- mento prudenziale” e dalla circolare Banca d’Italia n. 115 del 7/8/90 par. 1.3/1.4/1.5 che hanno consentito al Gruppo di non effettuare le segnalazioni di vi- gilanza consolidate previste dal paragrafo 1.5 della succitata circolare n. 115, a par- tire dalla data di riferimento del 31/03/2014.
Pertanto, con decorrenza 31/12/2015, si è proceduto al ripristino delle segnalazio- ni in questione.
Le normative di riferimento relative ai Fondi Propri e ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi sono:
• Il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR), che disciplina gli istituti di vigilanza prudenziale del Primo Pilastro e le regole sull’informativa al pubblico (Xxxxx Xxxxxxxx)
• La direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV), che riguarda le condizio- ni per l’accesso all’attività bancaria, le riserve di capitale e il processo di control- lo prudenziale.
Tali provvedimenti hanno trovato attuazione con l’emanazione da parte della Ban- ca d’Italia, della Circolare 285 del 17 dicembre 2013.
Finalità dell’intervento normativo è quella di rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni finanziarie ed economiche. A tal fine ven- gono richiesti più stringenti requisiti patrimoniali e, per quanto concerne i “Fondi Propri”, viene data una definizione di patrimonio di qualità più elevata ed essen- zialmente incentrata sul common equity (patrimonio di qualità primaria) che por- ta il cosiddetto “Core Tier 1” dal 2% al 4,5%, viene altresì introdotto un buffer di capitale aggiuntivo (Capital Conservation Buffer) che impone, in caso di manca- to rispetto, non requisiti patrimoniali aggiuntivi bensì vincoli alla distribuzione degli utili.
Le disposizioni normative relative ai fondi propri prevedono la suddivisione del pa- trimonio utile ai fini del calcolo requisiti minimi in:
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
1. Capitale di Classe 1 (Tier 1 Capital) a sua volta suddiviso in:
- Capitale primario di Classe 1 (CET1) , costituito dal capitale versato, dalle ri- serve e dall’utile del periodo al netto delle azioni proprie in portafoglio, del- l’avviamento e delle attività immateriali;
- Capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) costituito da altri strumenti di capitale computabili; la Capogruppo non ha emesso strumenti di Additional Tier 1.
2. Capitale di Classe 2 (Tier 2) composto principalmente dalle passività subordi- nate computabili.
La componente predominate del Tier 1 è il Common Equity, composto principal- mente da strumenti di capitale (azioni ordinarie al netto di azioni proprie in porta- foglio), sovrapprezzo di emissione, riserve di utili, riserve da valutazione, oltre agli elementi in deduzione (avviamento, attività immateriali).
Nel capitale aggiuntivo di Classe 1 (AT1) vengono classificati gli strumenti di ca- pitale diversi dalle azioni ordinarie (es. azioni di risparmio) o altri strumenti aven- ti i requisiti normativi richiesti. La nostra Capogruppo non detiene strumenti aven- ti le caratteristiche per essere considerati Capitale aggiuntivo di Classe 1.
Le nuove disposizioni normative relative ai fondi propri, prevedono un periodo transitorio avente scadenza nel 2017, durante il quale alcuni elementi che a regime saranno computabili o deducibili dai fondi propri impattano sulle relative classi di Capitale solo per una quota percentuale. Tipico esempio sono i cd Profitti/Perdite non realizzati misurati al valore equo (riserve da valutazione per i titoli del porta- foglio AFS).
Con riferimento a dette riserve, la Capogruppo ha esercitato l’opzione di avvalersi della disposizione transitoria che consente di mantenere, fino all’adozione in Euro- pa dell’IFRS 9 in sostituzione dell’attuale IAS 39, il filtro su utili e perdite non rea- lizzati relativamente ad esposizioni verso Amministrazioni centrali di Paesi appar- tenenti all’UE classificate nel portafoglio AFS. L’applicazione di detta norma ha comportato un minor importo di fondi propri pari 6,11 mln di euro.
La componente Capitale di Classe 2 (Tier 2) è composta prevalentemente dalla quota computabile dei prestiti subordinati convertibili e non, emessi dalla Capo- gruppo e dalle rettifiche (positive) rivenienti dall’applicazione del regime transito- rio.
Si rappresenta che la componente di Tier2 relativa ai prestiti subordinati è pari, al 31/12/2015, a 5,8 mln di euro così composti:
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
• 3,2 mln riferiti al prestito subordinato convertibile emesso dalla Capogruppo a se- guito dell’operazione di aumento di capitale dell’1/4/2011; detto prestito è scadu- to il 1/04/2016;
• 2,6 mln riferiti al prestito subordinato non convertibile emesso dalla Capogruppo in data 1/04/2010 e con scadenza il 01/04/2017 collocato a controparti istituzio- nali.
Le tavole che seguono sono strutturate secondo le indicazioni contenute nel Rego- lamento di Esecuzione UE n. 1423 del 20 dicembre 2013. Tale regolamento stabi- lisce le norme tecniche in merito all’informativa sui requisiti dei fondi propri degli enti (Regolamento UE n. 575/2013).
Di seguito vengono esposte le principali caratteristiche degli strumenti di capitale conformemente allo schema previsto dall’Allegato II del Regolamento di esecuzio- ne (UE) n. 1423/2013 della Commissione.
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
1 Emittente Banca Popolare Pugliese
2 Identificativo unico IT0001036760
3 Legislazione applicabile allo strumento Legge Italiana
Trattamento regolamentare
4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale primario di Classe 1
5 Disposizione post transitorie del CRR Capitale primario di Classe 1
6 Ammissibile a livello di singolo ente Singolo ente e consolidato
7 Tipo di strumento Azioni emesse da società
cooperative art. 29 Crr 575/2013
N/A = non applicabile
8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (milioni di euro)
alla più recente data di riferimento per la segnalazione 184,40
9 Importo nominale dello strumento (milioni di euro) 184,40
9a Prezzo di emissione N/A
9b Prezzo di rimborso N/A
10 Classificazione contabile Patrimonio Netto
11 Data di emissione originaria N/A
12 Irredimibile o a scadenza Irredimibile
13 Dati di scadenza originaria N/A
14 Rimborso anticipato a discrezione dell’emittente soggetto
a approvazzione preventiva dell’autorità di vigilanza NO
15 Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso
anticipato evenutuale e importo del rimborso N/A
16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A
Cedole /dividendi
17 Dividendi/cedole fissi o variabili Variabili
18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato N/A
19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" NO 20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale
o obbligatorio (in termini di tempo) Pienamente discrezionale
20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale
o obbligatorio (in termini di importo) Pienamente discrezionale
21 Presenza di “Step up” o di altro incentivo al rimborso NO
22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativo
23 Convertibile o non convertibile Non convertibile
24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A
25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A
26 Se convertibile, tasso di conversione N/A
27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A
28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento
nel quale la conversione è possipile N/A
29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento
nel quale viene convertito N/A
30 Meccanismi di svalutazione (write down) NO
31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down),
evento(i) che la detrmina(no) N/A
32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A
33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A
34 In caso di svalutazione (write down) temporanea,
descrizione del meccqanismo di rivalutazione N/A
35 Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior) Senior
36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano
delle disposizioni transitorie NO
37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
1 Emittente Banca Popolare Pugliese
2 Identificativo unico IT0004672579
3 Legislazione applicabile allo strumento Legge Italiana
Trattamento regolamentare
4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di Classe 2
5 Disposizione post transitorie del CRR Capitale di Classe 2
6 Ammissibile a livello di singolo ente Singolo ente e consolidato
7 Tipo di strumento Bond. Art. 62 CRR 575/2013
8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (milioni di euro)
alla più recente data di riferimento per la segnalazione | 3,23 | |
9 | Importo nominale dello strumento (milioni di euro) | 67,60 |
9a | Prezzo di emissione | 100,00 |
9b | Prezzo di rimborso | 100,00 |
10 | Classificazione contabile | Passività - Costo ammortizzato |
11 | Data di emissione originaria | 01/04/2011 |
12 | Irredimibile o a scadenza | a scadenza |
13 | Dati di scadenza originaria | 01/04/2016 |
14 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto
a approvazzione preventiva dell'autorità di vigilanza NO
15 Data del rimborso anticipato facoltativo,
date del rimborso anticipato evenutuale e importo del rimborso N/A
16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso N/A
Cedole /dividendi
17 Dividendi/cedole fissi o variabili Fissa
18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato annuale 3,10%
19 Presenza di un meccanismo di "dividend stopper" NO 20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale
o obbligatorio (in termini di tempo) Obbligatorio
20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale
o obbligatorio (in termini di importo) Obbligatorio
21 Presenza di “Step up” o di altro incentivo al rimborso NO
22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativo
23 Convertibile o non convertibile Convertibile
24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione a partire dal terzo anno (2014)
1/3 per ogni anno
25 Se convertibile, in tutto o in parte a partire dal terzo anno (2014) 1/3 per ogni anno
26 Se convertibile, tasso di conversione Alla pari
27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa Facoltativa
28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento
nel quale la conversione è possipile Azioni emesse da società cooperative art. 29 Crr 575/2013
29 Se convertibile, precisare l'emittente dello strumento nel quale viene convertito Banca Popolare Pugliese
30 Meccanismi di svalutazione (write down) NO
31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la detrmina(no) N/A
32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A
33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A
34 In caso di svalutazione (write down) temporanea,
descrizione del meccqanismo di rivalutazione N/A
35 Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior) Senior
36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano
delle disposizioni transitorie NO
37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi N/A N/A = non applicabile
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
1 Emittente Banca Popolare Pugliese
2 Identificativo unico IT0004596463
3 Legislazione applicabile allo strumento Legge Italiana
Trattamento regolamentare
4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di Classe 2
5 Disposizione post transitorie del CRR Capitale di Classe 2
6 Ammissibile a livello di singolo ente Singolo ente e consolidato
7 Tipo di strumento Bond. Art. 62 CRR 575/2013
8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (milioni di euro)
alla più recente data di riferimento per la segnalazione | 2,63 | |
9 | Importo nominale dello strumento (milioni di euro) | 15,00 |
9a | Prezzo di emissione | 100,00 |
9b | Prezzo di rimborso | 100,00 |
10 | Classificazione contabile | Passività - Costo ammortizzato |
11 | Data di emissione originaria | 01/04/2010 |
12 | Irredimibile o a scadenza | a scadenza |
13 | Dati di scadenza originaria | 01/04/2017 |
14 Rimborso anticipato a discrezione dell’emittente soggetto
a approvazzione preventiva dell’autorità di vigilanza NO
15 Data del rimborso anticipato facoltativo,
date del rimborso anticipato evenutuale e importo del rimborso dal 1/04/2013 alla pari in cinque rate costanti 20% del cap.
16 Date successive di rimborso anticipato, se del caso 01/04/2014 - 01/04/2015 - 01/04/2016 - 01/04/2017
N/A = non applicabile
Cedole /dividendi
17 Dividendi/cedole fissi o variabili Variabile
18 Tasso della cedola ed eventuale indice correlato 1a ced. 3,2757% sem.le;
le succ. Eurib6M + 550 b. p.
19 Presenza di un meccanismo di “dividend stopper” NO 20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale
o obbligatorio (in termini di tempo) Obbligatorio
20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale
o obbligatorio (in termini di importo) Obbligatorio
21 Presenza di “Step up” o di altro incentivo al rimborso NO
22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativo
23 Convertibile o non convertibile Non convertibile
24 Se convertibile, evento(i) che determina(no) la conversione N/A
25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A
26 Se convertibile, tasso di conversione N/A
27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A
28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è possipile N/A
29 Se convertibile, precisare l’emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A
30 Meccanismi di svalutazione (write down) NO
31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la detrmina(no) N/A
32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A
33 In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o temporanea N/A
34 In caso di svalutazione (write down) temporanea,
descrizione del meccqanismo di rivalutazione N/A
35 Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior) Senior
36 Caratteristiche non conformi degli strumenti
che beneficiano delle disposizioni transitorie SI
37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi Previsto rimborso anticipato
(applicato Grandfhatering)
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Di seguito si riporta la composizione dei Fondi Propri al 31 dicembre 2015, secon- do il modello transitorio Allegato VI per la pubblicazione delle informazioni sui fondi propri contenuto nel Regolamento di Esecuzione (UE) n. 1423/2013.
Capitale primario di classe 1 (CET1) strumenti e riserve
1 | Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni | 226.638 | 26, par. 1,27, 28, 29 |
di cui: tipo di strumento 1 | 226.638 | Elenco ABE ex art. 26, par. 3 | |
di cui: tipo di strumento 2 | Xxxxxx XXX ex art. 26, par. 3 | ||
di cui: tipo di strumento 3 | Xxxxxx XXX ex art. 26, par. 3 | ||
2 | Utili non distribuiti | 26, par. 1 lett. C) | |
3 | Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve) | 118.221 | 26, par. 1 |
3a | Fondo per rischi bancari generali | 9.947 | 26, par. 1 lett. F) |
4 | Importo degli elementi ammissibili di cui all’art. 484, paragrafo 3, e le relative riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale primario di classe 1 | 486, par. 2 | |
5 | Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) | 84 | |
5a | Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o i dividendi prevedibili | 4.189 | 26, par. 2 |
6 | Capitale primario di classe 1 (CET1) prima delle rettifiche regolamentari | 358.995 |
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari | ||
7 Rettifiche di valori supplementari | 34, 105 | |
8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) (importo negativo) | -19.300 | 36, par. 1, lett. B), 37 |
9 Campo vuoto nell'UE | ||
10 Attività fiscali differite che dipendono dalla reddività futura, escluse quelle derivanti da differenze temporanee (al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all’art 38, paragrafo 3) (importo negativo) | 36, par. 1, lett. c), 38 | |
11 Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa | 33, par 1, lett. a) | |
12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese | 36, par. 1, lett. D), 40, 159 | |
13 Qualsiasi aumento del patrimonio netto risultante da attività cartolarizzate (importo negativo) | 32, par. 1 | |
14 Gli utili o le perdite sulle passività, valutate al valore equo, dovuti alle variazioni del merito di credito | 33, par. 1, lett. b) | |
15 Attività dei fondi pensione a prestazioni definite (importo negativo) | 36, par. 1, lett. E), 41 | |
16 Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dallìente direttamente o indirettamente (importo negativo) | -9.527 | 36, par. 1, lett. f), 42 |
17 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando tali soggetti detengono con l’ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) | 36, par. 1, lett. g), 44 | |
18 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l’ente non ha un investimento significativo in tali soggetti | 36, par. 1 lett. H), 43, 45, | |
(importo superiore alla soglia del 10% a al netto delle posizioni corte ammissibili) (importo negativo) | 46, 49, par. 2 e 3, 79 | |
19 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% a al netto delle posizioni corte ammissibili) (importo negativo) | 36, par. 1, lett. i), 43, 45, 47, 48, par. 1, lett. B) 49 par. 1, 2 e 3, 79 | |
20 Campo vuoto nell'UE | ||
20a Importo dell'esposizione dei seguenti elementi, che possiedono i requisiti per ricevere un fattore di ponderazione del rischio pari al 1205% quando l’ente opta per la deduzione | 36, par. 1 lett. K) | |
20b di cui: partecipazioni qualificate al di fuori del settore finanziario (importo negativo) | 36, par. 1, lett. K), punto i), 89. 90, e 91 | |
20c di cui: posizioni verso cartolarizzazione (importi negativi) | 36, par. 1, lett. K) punto ii), 243, par. 1, lett. B) 244, par. 1, lett. B) 258 | |
20d di cui: operazioni con regolamento non contestuale (importo negativo) | 36, par. 1, lett. K), punto III), 370, par.3 | |
21 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo superiore alla soglia del 10% al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni | 36, par. 1, lett. C), 38, 48, | |
di cui all’art. 38, paragrafo3) (importo negativo) | par. 1, lett. A) | |
22 Importo che supera la soglia del 15% (importo nergativo) | 48, par. 1 | |
23 di cui: strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente dall'ente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti. | 36, par. 1, lett. i), 48, | |
par. 1,lett. B) | ||
24 Campo vuoto nell’UE | ||
25 di cui: attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee | 36, par. 1, lett. C), 38, 48, par.1, lett. A) | |
25a Perdite relative all'esercizio in corso (importo negativo) | 36, par.1 lett. A) | |
25b Tributi prevedibili relativi agli elementi del capitale primario di classe 1 (importo negativo) | 36, par. 1, lett l) | |
26 Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli artt. 467 e 468 | -11.399 | |
27 Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che suyperano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell’ente (importo negativo) | 36, par. 1 lett. J) | |
28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) | -40.226 | |
29 Capitale primario di classe 1 (CET1) | 318.769 |
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti
30 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 51, 52
31 di cui: classificati come patrimonio netto ai sensi della disciplina contabile applicabile
32 di cui: classificati come passività ai sensi della disciplina contabile applicabile
33 Importo degli elementi ammissibili di cui all'art. 484, paragrafo 4, e le relative riserve
di sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale aggiuntivo di classe 1 486, par. 3
34 Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 consolidato
(compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi 85, 86
35 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva 486, par. 3
36 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) prima delle retifiche regolamentari -
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): rettifiche regolamentari
37 Strumenti propri di capitale aggiuntivo di classe 1 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente 52, par. 1, lett. B), 56, (importo negativo) lett. A), 57
38 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando tali soggetti detengono con l'ente una partecipazione incrociata
reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell'ente (importo negativo) 56, lett. B), 58
39 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti
(importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 56, lett. C), 59, 60, 79
40 Strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l’ente ha un investimento significativo in tali soggetti
(importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) 56, lett. D), 59, 79
41 Campo vuoto nell’UE
42 Deduzioni ammissibili degli elementi di classe 2 che superano il capitale di classe 2 dell’ente
(importo negativo) 56, lett. E)
43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) -
44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) -
45 Capitale di classe 1 (T1= CET1 + AT1) 318.769
Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti
46 Strumenti di capitale e le relative riserve di sovrapprezzo azioni 3.236 62, 63
47 Importo degli elementi ammissibili di cui all'articolo 484, paragrafo 5, e le relative riserve
di sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale di classe 2 2.628 486, par. 4
48 Strumenti di fondi propri ammissibili nel capitale di classe 2 consolidato (compresi gli interessi
di minoranza e strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 non inclusi nella riga 5 o nella riga 34)
emessi da filiazioni e detenuti da terzi 87,88
49 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva 486, par. 4
50 Rettifiche di valore su crediti 62, lett. C) e d)
51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari 5.864
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari
52 Strumenti propri di capitale di classe 2 detenuti dall'ente direttamente o indirettamente e prestiti subordinati (importo negativo) | 63, lett. B), punto i), 66 lett. A), 67 | |
53 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti, quando tali soggetti detengono con l’ente una partecipazione incrociata reciproca concepita per aumentare artificialmente i fondi propri dell’ente (importo negativo) | 66, lett. B), 68 | |
54 strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente, quando l'ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) | 66, lett. C), 69, 70, 79 | |
55 Strumenti di capitale di classe 2 e prestiti subordinati di soggetti del settore finanziario detenuti dirrettamente o indirettamente dall’ente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (al netto di posizioni corte ammissibili) (importo negativo) | 66, lett. D),69, 79 | |
56 Importo da dedurre o da aggiungere al Capitale di classe 2 in relazione ai filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre CRR | 3.063 | |
57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2) | 3.063 | |
58 Capitale di classe 2 (T2) | 8.927 | |
59 Capitale totale (TC = T1 + T2) | 327.696 | |
60 Totale attività ponderate per il rischio | 2.269.646 |
Coefficienti e riserve di capitale
61 Capitale primario di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo dell’esposizione al rischio | 14 | 92, par. 2, lett. A) |
62 Capitale di classe 1 (in percentuale dell'importo complessivo dell’esposizione al rischio | 14 | 92, par. 2, lett. b) |
63 Capitale totale (in percentuale dell'importo complessivo dell’esposizione al rischio | 14 | 92, par. 2, lett. c) |
64 Requisito della riserva di capitale specifica dell'ente (requisito relativo al capitale primario di classe, ai sensi dell'articolo 92, paragrafo 1, lettera a), più requisiti della riserva di conservazione del capitale, della riserva anticiclica, della riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, della riserva di capitale degli enti a rilevanza sistemica, in percentuale dell’importo dell’esposizione al rischio | 56.741 | CRD 128, 129, 130, 131, 133 |
65 di cui: requisito della riserva di conservazione del capitale | 56.741 | |
66 di cui: requisito della riserva di capitale anticiclica | ||
67 di cui: requisito della riserva a fronte del rischio sistemico |
67a di cui: riserva di capitale per i Global Systemically Important Institution (G-Sll - Institution) (O-SII - altri enti a rilevanza sistemica)
68 Capitale primario di classe 1 disponibile per le riserve di capitale
(in percentuale dell'importo dell’esposizione al rischio) 7 CRD 128
69 (non peritente nella normativa UE)
70 (non peritente nella normativa UE)
71 (non peritente nella normativa UE)
Importi inferiori alla soglia di deduzione (prima della ponderazione del rischio)
72 Capitale di soggetti del settore finanziario detenuto direttamente o indirettamente, quando l’ente non ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) | 1.639 | 36, par. 1, lett. H), 46, 45, 56, lett. C), 59, 60,66, lett.c), 69, 70 |
73 Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti direttamente o indirettamente dall'ente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo inferiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni | 36, par. 1, lett. i),45, 48 | |
74 Campo vuoto nell’UE | ||
75 Attività fiscali differite che derivano da differenze temporanee (importo inferiore alla soglia del 10%, al netto delle relative passività fiscali per le quali sono soddisfatte le condizioni di cui all'articolo 38, paragrafo 3) | 7.739 | 36, par. 1, lett. C), 38, 48 |
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Massimali applicabili per l’inclusione di accantonamenti nel capitale di classe 2
76 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni
soggette al metodo standardizzato (prima dell'applicazione del massimale) 62
77 Massimale per l’inclusione di rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2 nel quadro
del metodo standardizzato 62
78 Rettifiche di valore su crediti incluse nel capitale di classe 2 in relazione alle esposizioni
soggette al metodo basato sui rating interni (prima dell'applicazione del massimale) 62
79 Massimale per l'inclusione delle rettifiche di valore su crediti nel capitale di classe 2
nel quadro del metodo basato sui rating interni 62
Strumenti di capitale soggetti a eleminazione progressiva (applicabile soltanto tra il 1° gennaio 2014 e il 1° gennaio 2022)
80 Attuale massimale sugli strumenti di capitale primario di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva 484, par. 3, 486, par. 2 e 5
81 Importo escluso dal capitale primario di classe 1 in ragione del massimale
(superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 484, par. 3, 486, par. 2 e 5
82 Attuale massimale sugli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 soggetti a eliminazione progressiva 484, par. 4, 486, par. 3 e 5
83 Importo escluso dal capitale aggiuntivo di classe 1 in ragione del massimale
(superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 484, par. 4, 486, par. 3 e 5
84 Attuale massimale sugli strumenti di capitale di classe 2 soggetti a eliminazione progressiva 484, par.5, 486, par. 4 e 5
85 Importo escluso dal capitale di classe 2 in ragione del massimale
(superamento del massimale dopo i rimborsi e le scadenze) 484, par.5, 486, par. 4 e 5
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Riconciliazione Fondi Propri di Vigilanza di Gruppo con dati di Bilancio
VOCE | Patrimonio Netto | Fondi Propri | Descrizione | Voce Fondi Propri | |
Capitale Sociale | 184.398 | 184.398 | CET1 | ||
- 726 | Aumento di capitale non computabile | CET1 | |||
Saldo negativo riserve AFS titoli di Stato | CET1 da sterilizzare | ||||
6.108 | Saldo positivo riserve AFS titoli di Stato | CET1 da sterilizzare | |||
Saldo negativo riserve AFS titoli di debito, titoli di cap. e OICR | CET1 | ||||
10.209 | Saldo positivo riserve AFS titoli di debito, titoli di cap. e OICR | CET2 IL 50% SU 60% | |||
19.700 | Riserve da valutazione attività materiali | CET1 | |||
Voce 130 | 31.491 | ||||
- 6.108 | sterilizzazione minus/plus AFS Tit. Stato postb 12/2009 | CET1 | |||
- 7.147 | Filtro negativo (50%) SU 80% riserve AFS con saldo positivo | CET2 IL 50% SU 60% | |||
- 3.691 | RIS VAL TFR (UTILI/PERDITE attuariali) | CET1 | |||
Riserve da valutazione | 31.491 | 19.071 | Riserve da valutazione nei Fondi Propri | ||
Strumenti di Capitale | 2.339 | No Patrimonio di Vigilanza | |||
Sovrapprezzo di emissione | 42.966 | 42.966 | CET1 | ||
Riserve | 100.760 | 100.760 | CET1 | ||
Utile comprensivo dei dividendi | 9.036 | 9.036 | |||
riserve non distribuibili art. 6 D.Lgs 38/05 | |||||
-4.847 | dividendo* numero azioni aventi diritto | ||||
Utile del periodo | 9.036 | 4.189 | CET1 | ||
Azioni Proprie | - 4.421 | - 4.421 | Elementi negativi di CET1 | CET1 | |
- 5.106 | Plafond concesso da Banca d’Italia per riacq./ann. Azioni | CET1 | |||
PATRIMONIO NETTO | 366.569 | 341.131 | |||
Prestiti Subordinati Computabili | 5.864 | Obbl. subord. Al netto delle quote di ammort. di Vig. | CET2 | ||
Avviamento (netto imposte) | - 18.064 | Elementi negativi del Patrimonio di Base (voce 120 a) | CET1 | ||
Altre Immobilizzazioni immateriali | - 1.235 | Elementi negativi del Patrimonio di Base (voce 120 a) | CET1 | ||
PATRIMONIO DI VIGILANZA | 366.569 | 327.696 |
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Leva Finanziaria
Per rischio di leva finanziaria eccessiva si intende il rischio risultante dalla vulnerabi- lità di un ente dovuta alla leva finanziaria, attuale o potenziale, che può richiedere mi- sure correttive non previste dal suo piano di impresa, tra cui la dismissione immedia- ta di attività, con conseguenti perdite o rettifiche di valore alle restanti attività.
Il coefficiente di leva previsto per le banche nella normativa di Vigilanza pone al numeratore il capitale di classe 1 e al denominatore il valore dell’attivo.
La Funzione Risk Management è incaricata del controllo del limite di leva finan- ziaria e della stima del rischio di leva finanziaria eccessiva.
Il calcolo dell’indicatore regolamentare e la stima del rischio di leva finanziaria ec- cessiva sono due momenti distinti del processo di controllo. Il primo, rileva il va- lore della leva corrente, il secondo è invece una stima del dato prospettico in un contesto stressato e risulta funzionale al contenimento del rischio che l’indicatore scenda sotto la soglia minima di Xxxxxxxxx.
Ai fini di controllo del rischio, la Banca stima il rischio di leva finanziaria eccessi- va in condizioni di stress in termini di diminuzione potenziale del coefficiente di le- va conseguente a variazioni avverse e congiunte delle sue determinanti principali:
• esposizione corrente;
• variazione della raccolta da clientela e banche;
• variazione (avversa) di alcuni elementi di conto economico (aumento del 20% delle commissioni nette, aumento del 20% dei costi operativi, etc).
L’individuazione dei fattori di rischio legati all’operatività della Banca è svolta ogni 3 mesi e comunque in concomitanza con radicali modifiche dell’operatività e/o degli strumenti finanziari presenti in portafoglio.
Il Gruppo misura il rischio di leva finanziaria eccessiva con l’obiettivo di preveni- re il mancato rispetto dalla soglia regolamentare, di valutare l’esposizione al ri- schio assunto e verificarne la conformità al sistema dei limiti e alla propensione al rischio dichiarata dal Consiglio nel documento di Risk Appetite Framework.
L’indicatore di leva finanziaria al 31 dicembre 2015, in aumento per effetto di una crescita del Tier 1, si è attestato sopra la soglia regolamentare del 3%, di seguito i valori in dettaglio:
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Indicatore di leva finanziaria
Individuale
Consolidato
A regime: | 9,044% | 8,564% |
Transitorio: | 8,711% | 8,268% |
Disclosure e calcolo dell’indicatore di Leva Finanziaria | ||
DISCOSURE E CALCOLO DELL’INDICATORE DI LEVA FINANZIARIA (Valori in unità di euro) | 31.12.2015 | |
Numeratore (Fondi Propri di Classe 1) | ||
FONDI PROPRI - CAPITALE DI CLASSE 1 (TIER 1) - A REGIME | 330.168.858 | |
FONDI PROPRI - CAPITALE DI CLASSE 1 (TIER 1) - TRANSITORIO | 318.769.990 | |
Denominatore (Totale dell’esposizione per il calcolo di leva finanziaria) | ||
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - SFT METODO SEMPLIFICATO | 0 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - DERIVATI: METODO DEL VALORE DI MERCATO: COSTO CORRENTE DI SOSTITUZIONE | 14.995 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - DERIVATI: METODO DEL VALORE DI MERCATO: ADD-ON | 616.494 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - LINEE DI CREDITO NON UTILIZZATE REVOCABILI | 38.602.667 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - ELEMENTI FUORI BILANCIO A RISCHIO MEDIO-BASSO | 3.680.971 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - ELEMENTI FUORI BILANCIO A RISCHIO MEDIO | 55.544.588 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - ALTRI ELEMENTI FUORI BILANCIO | 72.538.129 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE - ALTRE ATTIVITÀ | 3.713.222.067 | |
VALORE DELL’ESPOSIZIONE TOTALE | 3.884.219.911 | |
INDICATORE DI LEVA FINANZIARIA | ||
INDICATORE DI LEVA FINANZIARIA - A REGIME | 8,564% | |
INDICATORE DI LEVA FINANZIARIA - TRANSITORIO | 8,268% |
Suddivisione dell’esposizione
Disaggregazione delle esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT, e esposizioni esentate) (Valori in unità di euro)
Totale Esposizioni in bilancio (esclusi derivati, SFT e esposizioni esentate), di cui: 3.713.222.067
esposizione del coeff. Di leva finanziaria (CRR)
- esposizioni nel portafoglio bancario, di cui: 3.713.222.067
- obbligazioni garantite 0
- esposizioni trattate come emittenti sovrani 758.784.012
- esposizioni verso amministrazioni regionale, banche multilaterali di sviluppo, organizzazioni internazionali e organismi e organismi del settore pubblico
non trattati come emittenti sovrani 24.091.128
- enti 490.312.396
- garantite da ipoteche su beni immobili 599.077.708
- esposizioni al dettaglio 900.205.460
- imprese 476.150.387
- esposizioni in stato di default 271.279.230
- altre esposizioni (ad. Es. in strumenti di capitale, cartolarizzazioni
e altre attività diverse dai crediti) 174.517.772
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Requisiti di Capitale
Il Gruppo, coerentemente con le disposizioni di vigilanza prudenziali valuta, attra- verso il processo ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process), la pro- pria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica rispetto ai rischi individuati quali rilevanti per la propria operatività.
Il processo ICAAP prevede le seguenti fasi:
• Individuazione dei rischi;
• Valutazione/misurazione dei rischi;
• Determinazione del Capitale interno complessivo attuale e prospettico ed in con- dizioni di stress;
• Valutazione dell’adeguatezza patrimoniale;
• Autovalutazione del processo ICAAP.
Individuazione dei Rischi
L’individuazione dei rischi consiste nell’individuare tutti i rischi rilevanti a cui il Gruppo risulta esposto in relazione alla propria operatività ed ai mercati di riferi- mento, sia nella definizione delle fonti di generazione di tali rischi.
La Funzione Risk Management ha la responsabilità di identificare e documentare i rischi, sia quelli elencati dalla normativa sia eventuali ulteriori fattori di rischio connessi con la specifica operatività del Gruppo e delle relative scelte gestionali, specificando la metodologia applicata per la loro misurazione/valutazione.
I rischi del Gruppo sono stati individuati nel Risk Appetite Framework (RAF) di cui si è detto nel paragrafo “Obiettivi e politiche di gestione del rischio”.
Valutazione/misurazione dei rischi
Per la misurazione dei rischi di Primo Pilastro:
• rischio di credito e controparte
• rischio di mercato
• rischio operativo
• per i quali è previsto un requisito patrimoniale sono state adottate le metodolo- gie quantitative standard.
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Per la misurazione dei seguenti rischi di secondo pilastro:
• rischio di concentrazione
• rischio di tasso d’interesse
• rischio residuo
• sono stati adottati modelli di calcolo per la determinazione del capitale interno.
Gli altri rischi (Rischio di Conformità, Rischio Reputazionale, Rischio Strategico, Rischio di Riciclaggio, Rischio connesso con l’assunzione di partecipazione, Ri- schio di conflitti di interesse nei confronti di soggetti collegati, Rischio Paese, Ri- schio di Trasferimento, Rischio su Prestiti in Valuta Estera e Rischio Informatico) sono oggetto di valutazione e controllo al fine della loro attenuazione/eliminazio- ne. Per tale ragione, si pongono sotto esame continuo i relativi sistemi di controllo ai fini del relativo miglioramento per le attività di mitigazione.
Per il rischio di liquidità inoltre sono monitorati i livelli di LCR e NSFR che dal 1° gennaio 2016 sono integrati dai nuovi strumenti di controllo previsti dalla norma- tiva EBA (monitoring tool).
Definizione del Capitale Interno Complessivo attuale e prospettico
Ai fini di determinare il capitale interno complessivo, il Gruppo, stante le linee gui- da normative, la struttura patrimoniale e le scelte aziendali in merito ai sistemi di misurazione dei rischi, adotta l’approccio building block semplificato.
Tale approccio consiste nel sommare ai requisiti regolamentari a fronte di rischi di Primo Pilastro, il capitale interno relativo agli altri rischi di Secondo Pilastro spe- cificati in precedenza.
Questa fase prevede la determinazione del capitale interno complessivo anche pre- visionale sulla base delle evoluzioni attese e l’esecuzione di stress test finalizzati a valutare la vulnerabilità del Gruppo ad eventi (esogeni/endogeni) eccezionali ma plausibili.
Valutazione dell’adeguatezza patrimoniale
Per la valutazione dell’adeguatezza patrimoniale viene confrontato il capitale com- plessivo, coincidente con i Fondi Propri, con il capitale interno complessivo deter- minato come precedentemente descritto. Tale confronto ha consentito di rilevare al
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31 dicembre 2015 un livello di patrimonializzazione tale da coprire il capitale in- terno complessivo anche a livello prospettico e in condizioni di stress.
Viene verificato, altresì, il rispetto degli obiettivi e degli indicatori definiti dal Con- siglio di Amministrazione nel Risk Appetite Framework rappresentati nel paragra- fo “Obiettivi e politiche di gestione del rischio”.
Autovalutazione del processo ICAAP
Viene valutata l’adeguatezza e l’efficacia del processo adottato per individuare eventuali aree di miglioramento sia sotto un profilo metodologico sia sul piano or- ganizzativo e le eventuali azioni correttive.
Il Processo è svolto a livello consolidato sotto la diretta responsabilità della Capo- gruppo cui spetta, tra l’altro, la redazione dell’apposito Resoconto da inviare a Banca d’Italia entro il 30 aprile di ogni anno.
Come già detto, con l’acquisizione in data 22/09/2015 da parte del Gruppo BPP della partecipazione di controllo nella BLPR, sono venuti meno i presupposti nor- mativi previsti dall’art. 19 del Regolamento (UE) n. 575/2013 e dalla circolare Banca d’Italia n. 115 del 7/8/90 par. 1.3/1.4/1.5, in base ai quali il Gruppo non ef- fettuava dal 31/03/2014 le segnalazioni di vigilanza consolidate. Pertanto, con de- correnza 31/12/2015, si è provveduto al ripristino delle segnalazioni consolidate.
La controllata Bpp Service S.p.A. non detiene attività finanziarie significative ed i rischi individuati di tipo sostanzialmente qualitativo, sono contenuti ed incidono molto marginalmente sui requisiti patrimoniali a livello consolidato.
I rischi di Gruppo risultano rappresentati principalmente da quelli della Capogrup- po e in via residuale da quelli della controllata BLPR.
Ciò considerato nel seguito si rappresenta l’assorbimento patrimoniale relativo ai requisiti patrimoniali e i relativi ratio patrimoniali di Vigilanza della Capogruppo.
Il Capitale Interno per Rischio di Credito al 31 dicembre 2015 è pari a 159,38 mi- lioni.
Di seguito si riporta il dettaglio del Capitale Interno per segmenti regolamentari con indicazione del fattore di ponderazione medio e dell’RWA (valore ponderato).
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
I requisiti patrimoniali sono calcolati secondo quanto previsto dalla Circolare Ban- ca d’Italia n. 285 del 17 dicembre 2013 e, nello specifico del nostro Istituto, appli- cando il metodo standardizzato.
Detta normativa prevede dei coefficienti minimi:
• CET1 pari al 4.50%
• Tier 1 pari al 6%
• Total Capital Ratio (TCR) pari all’8%
La normativa stabilisce, inoltre, un buffer di capitale aggiuntivo (Capital Conser- vation Buffer) del 2,50%, il mancato rispetto del quale porterebbe ad una limitazio- ne nella distribuzione del dividendo e all’impossibilità di assumere obblighi di pa- gamento di remunerazioni variabili o di benefici pensionistici discrezionali.
In data 02 ottobre 2015 Banca d’Italia, in conformità con quanto previsto dal- l’EBA, a conclusione del periodico processo di revisione prudenziale (SREP), ha avviato nei confronti del Gruppo Banca Popolare Pugliese un procedimento rela- tivo all’imposizione di un requisito patrimoniale specifico. Con detto procedimen- to, conclusosi in data 30 dicembre 2015, ha disposto che gli stessi siano:
• coefficiente di capitale primario di classe 1 (CET 1 ratio) pari al 7,0%, com- prensivo del 2,5% a titolo di riserva di conservazione del capitale. Tale coeffi- ciente è vincolante, ai sensi dell’art. 67-ter TUB, nella misura del 5,7% (di cui 4,5% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,2% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP);
• coefficiente di capitale di classe 1 (Tier 1 ratio) pari all’8,5%, comprensivo del 2,5% a titolo di riserva di conservazione del capitale. Tale coefficiente è vinco- lante, ai sensi dell’art. 67-ter TUB, nella misura del 7,6% (di cui 6% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 1,6% a fronte dei requisiti aggiuntivi deter- minati a esito dello SREP);
• coefficiente di capitale totale (Total Capital ratio) pari al 10,5%, comprensivo del 2,5% a titolo di riserva di conservazione del capitale. Tale coefficiente è vincolante, ai sensi dell’art. 67-ter TUB, nella misura del 10,1% (di cui 8% a fronte dei requisiti minimi regolamentari e 2,1% a fronte dei requisiti aggiuntivi determinati a esito dello SREP).
Con detti requisiti aggiuntivi viene inoltre assorbito il “Requisito specifico a fron- te dei rischi di mercato” imposto alla Banca con provvedimento del Direttorio del- la Banca d’Italia n. 619246 del 21 luglio 2009 che, pertanto, non verrà più calcola- to. Inoltre, a fine 2015, l’Organo di Vigilanza ha rimosso, a seguito dell’inclusione della Banca del Lavoro e del Piccolo Risparmio nel Gruppo Banca Popolare Pu-
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gliese, i requisiti specifici richiesti e relativi al rischio di credito e rischio operati- vo, imposti alla BLPR a seguito degli accertamenti ispettivi 2012-2014.
I coefficienti del Gruppo al 31 dicembre 2015, così come si evince dalla successi- va tabella, si attestano su valori ben al di sopra dei requisiti richiesti.
Requisiti patrimoniali e ratio di Vigilanza Consolidati
Categorie/Valori | Importi non ponderati | Importi ponderati/requisiti |
A. ATTIVITÀ DI RISCHIO | ||
A.1 Rischio di credito e di controparte | 3.850.698 | 1.992.279 |
1. Metodologia standardizzata | 3.837.899 | 1.988.411 |
2. Metodologia basata sui rating interni | ||
2.1 Base | ||
2.2 Avanzata | ||
3. Cartolarizzazioni | 12.799 | 3.868 |
B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA | ||
B.1 Rischio di credito e di controparte | 159.382 | |
B.2 Rischio di aggiustamento della valutazione del credito | 57 | |
B.3 Rischio di regolamento | ||
B.4 Rischio di mercato | 66 | |
1. Metodologia standard | 66 | |
2. Modelli interni | ||
3. Rischio di concentrazione | ||
B.5 Rischio operativo | 22.066 | |
1. Metodo base | 22.066 | |
2. Metodo standardizzato | ||
3. Metodo avanzato | ||
B.6 Altri elementi del calcolo | ||
B.7 Totale requisiti prudenziali | 181.571 | |
C. ATTIVITÀ DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA | ||
C.1 Attività di rischio ponderate | 2.269.646 | |
C.2 Capitale primario di classe1/Attività di rischio ponderate (CET1 Capital Ratio) | 14,04 | |
C.3 Capitale di classe 1/Attività di rischio ponderate (Tier 1 capital ratio) | 14,04 | |
C.4 Totale fondi propri/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) | 14,44 |
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Eccedenze/deficienze patrimoniali su Requisiti regolamentari
Fondi Propri Gruppo BPP | |
Capitale Primario di Classe 1 | 318.770 |
Capitale di Classe 1 | 318.770 |
Capitale di Classe 2 | 8.926 |
Totale Fondi Propri | 327.696 |
Totale Requisiti patrimoniali | 181.572 |
RWA | 2.269.646 |
Requisiti in materia di Fondi Propri | % Requisito Minimo | Buffer Conservation Capital | Requisiti Pa- trimoniali ai fini della di- stribuzione dell'utile | Requisiti Pa- trimoniali ag- giuntivi ai fi- ni adegua- xxxxx xxxxx- moniale (*) | Requisiti ai fini adegua- xxxxx xxxxx- moniale (+) | Requisito Minimo per distribuzio- ne Utile | Requisito Minimo per adeguatezza patrimoniale | Fondi Propri Gruppo BPP | Ecced./De- fic. su Requi- sito Minimo per adegua- xxxxx xxxxx- moniale | Ecced./Defic. Requisito Minimo per adeguatezza patrimoniale |
Capitale Primario di Classe 1 | 4,50% | 2,50% | 7,00% | 1,20% | 5,70% | 158.875 | 129.370 | 318.770 | 159.895 | 189.400 |
Capitale di Classe 1 | 6,00% | 2,50% | 8,50% | 1,60% | 7,60% | 192.920 | 172.493 | 318.770 | 125.850 | 146.277 |
Requisito Minimo Totale | 8,00% | 2,50% | 10,50% | 2,10% | 10,10% | 238.313 | 229.234 | 327.696 | 89.383 | 98.462 |
(*) comunicati con lettera Banca d’Italia del 02/10/2015
Requisiti patrimoniali Gruppo BPP per rischio di credito per categorie di espo- sizioni
Gruppo BPP Struttura Regolamentare | Dicembre 2015 | ||||
Portaf. | Segmentazione | Valore dell’esposizione | Valore ponderato | Requisito Patrimoniale | Fattore medio ponderazione |
51 | - Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni | ||||
Centrali e Banche Centrali | 828.479 | 52.630 | 4.210 | 6,35% | |
52 | - Esposiziomi verso o garantite da intermediari vigilati | 490.899 | 183.471 | 14.678 | 37,37% |
53 | - Enti Territoriali | 94.192 | 9.024 | 722 | 9,58% |
156 | - Organismi del settore pubblico | 7.490 | 3.117 | 249 | 41,62% |
56 | - Esposizioni verso o garantite da banche multilaterali di sviluppo | - | - | - | 0,00% |
57 | - Esposizioni verso o garantite da organizzazioni internazionali | - | - | - | 0,00% |
58 | - Esposizioni verso o garantite da imprese | 647.462 | 467.902 | 37.432 | 72,27% |
59 | - Esposizioni al dettaglio | 1.151.553 | 621.430 | 49.714 | 53,96% |
60 | - Esposizioni a breve termine verso imprese | - | - | - | 0,00% |
61 | - Esposizioni organismi di investimento collettivo del risparmio (oicr) | 23.885 | 23.885 | 1.911 | 100,00% |
62 | - Esposizioni garantite da immobili | 599.484 | 220.550 | 17.644 | 36,79% |
1300 | di cui garantite da immobili residenziali | 406.706 | 135.233 | 10.819 | 33,25% |
1302 | di cui garantite da immobili non residenziali | 192.777 | 85.317 | 6.825 | 44,26% |
63 | - Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite | - | - | - | 0,00% |
158 | - Esposizioni in stato di default | 287.202 | 319.908 | 25.593 | 111,39% |
65 | - Esposizioni ad alto rischio | - | - | - | 0,00% |
159 | - Esposizioni in strumenti di capitale | 12.733 | 12.733 | 1.019 | 100,00% |
185 | - Altre esposizioni | 150.815 | 73.761 | 5.901 | 48,91% |
1200 | - Posizioni verso cartolarizzazioni | 12.799 | 3.868 | 309 | 30,22% |
Totale Rischio | di credito e di controparte | 4.306.993 | 1.992.279 | 159.382 | 46,26% |
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Rischio di credito: rettifiche
Il Consiglio di Amministrazione della Banca ha aggiornato nel corso del 2015 il “Regolamento del credito” che, unificando la precedente normativa interna in ma- teria, contiene un corpo di norme destinato a:
• individuare le fasi di lavorazione delle richieste di affidamento,
• individuare le modalità di reperimento delle informazioni a supporto dei proces- si di istruttoria/valutazione;
• definire le modalità di utilizzazione delle informazioni ai fini della valutazione attuale e prospettica non solo dei soggetti singoli ma anche dei gruppi;
• definire l’iter di delibera;
• descrivere le attività relative al perfezionamento del credito;
• indicare le attività per il monitoraggio del rapporto fiduciario;
• individuare criteri e modalità di “Gestione proattiva del credito” rivolti a preve- nire ed anticipare situazioni di criticità;
• trattare le principali logiche alla base del monitoraggio, individuare, classificare e valutare le posizioni anomale e le deteriorate (queste ultime definite “non per- forming”);
• fissare le responsabilità delle macro aree operative finalizzate alla corretta gestio- ne e classificazione del rischio connesso alle posizioni problematiche;
• promuovere una maggiore consapevolezza, volta, per effetto dell’organicità, del- l’integrazione dei principi, delle logiche contabili e della normativa di riferimen- to, ad ottimizzare ed efficientare i processi di gestione del credito non perfor- ming;
• definire, in funzione della relativa complessità organizzativa del Gruppo, un mo- dello di presidio dell’intero comparto dei crediti non performing.
In conformità alle specifiche Disposizioni di Xxxxxxxxx, il Regolamento definisce i criteri per l’assegnazione dell’attributo di “forborne” ai contratti di credito rimodu- lati per cui si individua una forma di concessione (forbearance) e disegna, anche sulla base di meccanismi di trigger ed alert stabiliti dal Consiglio di Amministra- zione, il processo di riconoscimento dei “crediti deteriorati”, per cassa (finanzia- menti e titoli di debito) e “fuori bilancio” (garanzie rilasciate impegni irrevocabili e revocabili ad erogare fondi, ecc.) verso debitori che ricadono nella categoria “non performing” come definita nel regolamento di esecuzione (UE n. 680/2014 della Commissione, e successive modificazioni e integrazioni (Implementing Technical Standards - ITS), e la relativa classificazione tra le categorie di seguito individua- te:
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Sofferenze
Esposizioni per cassa e “fuori bilancio” nei confronti di un soggetto in stato di in- solvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equi- parabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla banca.
Inadempienze probabili (Unlikely to Pay)
Esposizioni per cassa e “fuori bilancio” verso un medesimo debitore per cui, salvo che non ricorrano le condizioni per la classificazione del debitore fra le sofferenze, sia improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazio- ni creditizie.
Tale valutazione va operata in maniera indipendente dalla presenza di eventuali im- porti (o rate) scaduti e non pagati.
Non è, pertanto, necessario attendere il sintomo esplicito di anomalia (il mancato rimborso), laddove sussistano elementi che implicano una situazione di rischio di inadempimento del debitore (ad esempio, una crisi del settore industriale in cui opera).
Tra le inadempienze probabili sono inclusi, salvo che non ricorrano i presupposti per una loro classificazione fra le sofferenze:
i. il complesso delle esposizioni nei confronti di soggetti per i quali ricorrono le condizioni per una loro classificazione fra le inadempienze probabili e che pre- sentano una o più linee di credito oggetto di misure di forbearance (concessioni agevolative accordate dalla Banca in presenza di uno stato di difficoltà finanzia- ria del debitore);
ii. il complesso delle esposizioni verso debitori che hanno proposto il ricorso per concordato preventivo cd. “in bianco” (art. 161 della L.F.) e/o la domanda di concordato con continuità aziendale (art. 186 bis della L.F.) dalla data di presen- tazione sino a quando non siano noti gli esiti della domanda e/o l’evoluzione dell’istanza.
Crediti scaduti e/o deteriorati
Esposizioni per cassa diverse da quelle classificate tra le sofferenze o tra le inadem- pienze probabili che, alla data di riferimento della segnalazione, sono scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni.
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Le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate possono essere determinate facendo riferimento, alternativamente, al singolo debitore o alla singola transa- zione.
a) Singolo debitore
La presenza di scaduto o lo sconfinamento deve avere carattere continuativo; a se- conda della linea di credito, sono ammesse compensazioni con i margini disponi- bili esistenti su altre linee di credito concesse al medesimo debitore e sono previ- ste le soglie di rilevanza per il calcolo dello sconfino con i criteri previsti dalla cir- colare 272/2008 e successivi aggiornamenti.
Tra le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate va incluso il complesso delle esposizioni (oppure la singola transazione esposizioni scadute e/o sconfinanti ver- so soggetti retail) nei confronti di soggetti per i quali ricorrono le condizioni per una loro classificazione fra le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate e che presentano una o più linee di credito oggetto di misure di forbearance (concessio- ni agevolative accordate dalla Banca in presenza di uno stato di difficoltà finanzia- ria del debitore.
b) Singola transazione
Le esposizioni scadute e/o sconfinanti verso soggetti retail sono valutate per singo- la transazione e riguardano le esposizioni che, alla data di riferimento della segna- lazione, sono scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni.
Rispetto al criterio per soggetto debitore, si applica il solo requisito della continui- tà, non sono ammesse né compensazioni con i margini disponibili esistenti su altre linee di credito concesse al medesimo debitore, né soglie di rilevanza (pertanto l’in- tera transazione va rilevata come scaduta e/o sconfinante, qualunque sia l’ammon- tare scaduto).
Esposizioni oggetto di concessioni (forbearance)
Esposizioni oggetto di concessioni nei confronti di debitori che versano in stato di difficoltà finanziaria e che la Banca non avrebbe concesso se il debitore non si fos- se trovato in tale difficoltà.
Una “concessione” pertanto assume la qualificazione di “misura di forbearance” e la posizione lo stato di “forborne” solo quando la concessione si associa ad una si- tuazione di difficoltà finanziaria della controparte.
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Una posizione qualificata come forborne può essere classificata fra i crediti in bo- nis (altre esposizioni oggetto di concessioni “forborne performing”) o fra i crediti deteriorati (esposizioni oggetto di concessioni deteriorate, tali esposizioni rientra- no, a seconda dei casi, tra le sofferenze, le inadempienze probabili oppure tra le esposizioni scadute e/o sconfinanti “forborne non performing”).
L’attributo di forborne è associato alla singola esposizione e non determina una ca- tegoria a sé stante di attività deteriorata.
Approcci e metodi adottati per determinare le rettifiche di valore su crediti gene- riche e specifiche
La valutazione dei crediti concessi a clientela e classificati tra i “Crediti deteriora- ti” è elaborata dalla Funzione Legale e dalla Funzione Monitoraggio Crediti in ap- plicazione dei criteri preventivamente fissati dal Consiglio di Amministrazione.
Le rettifiche di valore sono apportate nel pieno rispetto della normativa interna ed esterna e secondo principi di assoluta prudenza e i relativi criteri sono periodica- mente sottoposti a verifica di adeguatezza con il supporto della Funzione Risk Ma- nagement.
In riferimento alle specifiche categorie di crediti scaduti/sconfinanti e inadempien- ze probabili sono individuate differenti soglie di esposizione al di sotto delle quali la valutazione dei crediti è effettuata con metodologia statistica sulla base di mo- delli di calcolo prodotti semestralmente dalla Funzione Risk Management e che tengono conto della frequenza dei passaggi a sofferenze osservata tra le varie clas- si di credito deteriorato. Le posizioni il cui rischio è superiore a tali soglie sono va- lutate analiticamente ma, per le posizioni classificate ad inadempienze probabili, laddove tale stima analitica conduce ad una previsione di recupero integrale, si ap- plica comunque una valutazione statistica, anch’essa stabilita dalla Funzione Risk Management.
La stima dei flussi di recupero attesi viene di norma effettuata sulla base del pre- sumibile valore di recupero forzato dei beni mobili o immobili acquisiti in garan- zia e di quelli oggetto di esecuzione giudiziale o comunque utilmente aggredibili, tenendo conto delle passività delle controparti, nonché della eventuale presenza di garanzie sussidiarie. Il valore iniziale degli immobili, sulla base del quale esegui- re la stima di recupero secondo la logica del valore di realizzo coattivo, è quello commerciale rilevato dalla perizia di stima iniziale, con gli eventuali aggiornamen- ti, ovvero, se disponibile, dalla consulenza tecnica d’ufficio ovvero dai dati OMI e da ultimo, in assenza di questi, dalle situazioni patrimoniali.
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I crediti in sofferenza sono soggetti a valutazione analitica, secondo i criteri sta- biliti dal Consiglio di Amministrazione. Tali criteri di valutazione, soggetti a perio- dica revisione in relazione alle specifiche strategie aziendali, sono applicati inizial- mente al momento della classificazione.
Nel corso della gestione delle posizioni in sofferenza, la valutazione è oggetto di revisione ogni volta che, a seguito di specifiche indagini o di fatti e circostanze ap- prese direttamente o per il tramite dei legali esterni incaricati, sulla base dello sta- to della pratica, della tipologia della procedura attivata, della presunta durata della stessa, di eventuali accordi conclusi con i soggetti obbligati si configurino le con- dizioni per modificare in modo prudenziale le stime di recupero dei crediti.
I criteri da applicare nella valutazione delle posizioni in sofferenza che differisco- no in ragione della tipologia del credito (chirografario/ipotecario), della procedura concorsuale (Fallimento, Concordato), e del tipo di esecuzione (immobiliare/mobi- liare), tengono comunque presente qualunque informazione che possa portare ad un ulteriore abbattimento dei flussi finanziari stimati (aste deserte, presenza di pri- vilegi di terzi), o ad un loro incremento (presenza di garanzie sussidiarie di Enti o Società bancarie o assicurative).
I tempi utilizzati per determinare l’attualizzazione dei flussi di cassa attesi sono de- terminati sulla base di una stima dei tempi medi di recupero per tipo di procedura, che si avvale sia di rilevazioni statistiche esterne che di una analisi dei dati storici effettivi.
La stima dei flussi di cassa viene di norma effettuata in base al valore stimato di re- cupero dei beni dati in garanzia e di quelli oggetto di esecuzione giudiziale o, co- munque, aggredibili.
I criteri di determinazione dei valori di recupero sono periodicamente oggetto di aggiornamento sulla base delle evoluzioni del quadro normativo di riferimento.
Per i crediti classificati tra le inadempienze probabili viene formulata una valuta- zione analitica per le posizioni con rischio superiore alla relativa soglia di riferi- mento prestabilita.
La valutazione analitica si effettua inizialmente in sede di classificazione e poi di norma ogni tre mesi, con scadenze che coincidono con la fine del trimestre solare, e comunque al verificarsi di ogni evento rilevante che interviene nel periodo di ge- stione. Essa si compie sulla base delle informazioni sul presumibile valore di rea-
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lizzo del patrimonio immobiliare, tenendo conto della natura del credito, delle ga- ranzie esistenti, delle esposizioni verso terzi e degli incassi attesi laddove siano fondati su elementi certi e documentati delle prospettive di regolarizzazione e di ri- pristino in bonis una volta superati i presupposti che ne hanno determinato la clas- sificazione, o di passaggio a sofferenza in caso contrario.
I crediti classificati tra gli scaduti e/o sconfinanti deteriorati per importi inferiori ad una soglia prestabilita, sono valutati mediante metodologia statistica, sulla base di modelli interni applicati semestralmente dalla Funzione Risk Management.
In tutti gli altri casi, si procede alla valutazione analitica tenendo conto della pre- senza e della natura di eventuali garanzie reali e personali da apprezzarsi secondo logiche non liquidatorie, della stima dei cash flow futuri attesi, delle prospettive di regolarizzazione o ripristino in bonis e di ogni notizia e dato di cui si dispone.
Sui crediti valutati analiticamente per i quali non si prevede alcuna perdita è previ- sta comunque l’applicazione di una svalutazione statistica, anch’essa stabilita dal- la Funzione Risk Management.
Laddove la posizione trattata analiticamente porta a stimare un dubbio esito pari a zero, in luogo della percentuale di rettifica forfettaria di cui innanzi, troverà appli- cazione una percentuale di perdita che scaturisce dal modello statistico.
Per le esposizioni che sono state oggetto di misure di forbearance, la Funzione Risk Management può provvedere alla svalutazione delle stesse applicando una diversa percentuale.
Per i crediti classificati in Bonis la stima di rettifica è forfetaria ed è formulata sul- la base del modello statistico sviluppato dalla Funzione Risk Management.
Il modello statistico, è fondato sull’osservazione delle matrici di transizione fra 10 classi di rischio delle posizioni in bonis e 3 classi di credito deteriorato, il rischio delle classi in bonis è definito sulla base dell’indicatore di anomalia (CPC – Credit Position Control), mentre le classi di credito deteriorato replicano la distinzione tra crediti scaduti e/o sconfinanti deteriorati, inadempienze probabili e sofferenze.
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Esposizioni creditizie lorde e nette per tipologia di esposizione
Portafogli/qualità | Sofferenze | Inadempienze probabili | Esposizioni scadute deteriorate | Esposizioni scadute non deteriorate | Altre attività | Totale | ||||||
Lorde | Nette | Lorde | Nette | Lorde | Nette | Lorde | Nette | Lorde | Nette | Lorde | Nette | |
1. Attività finanziarie detenute | ||||||||||||
per la negoziazione | 112 | 112 | 0 | 0 | 112 | 112 | ||||||
2. Attività finanziarie disponibili | ||||||||||||
per la vendita | 809.565 | 809.565 | 809.565 | 809.565 | ||||||||
3. Attività finanziarie detenute | ||||||||||||
sino alla scadenza | ||||||||||||
4. Crediti verso banche | 194.514 | 194.514 | 194.514 | 194.514 | ||||||||
5. Crediti verso clientela 29 | 7.871 13 | 7.410 | 127.464 | 98.903 | 43.642 | 39.878 | 196.521 | 195.458 | 1.993.819 | 1.984.898 | 2.659.317 | 2.456.547 |
6. Attività finanziarie valutate al fair value | 2.996 | 2.996 | 2.996 | 2.996 | ||||||||
7. Attività finanziarie | ||||||||||||
in corso di dismissione | ||||||||||||
Totale 2015 29 | 7.871 13 | 7.410 | 127.464 | 98.903 | 43.642 | 39.878 | 196.633 | 195.570 | 3.000.894 | 2.991.973 | 3.666.504 | 3.463.734 |
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92
Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela
Esposizioni/Aree geografiche | Italia | Altri Paesi Europei | America | Asia | Resto del Mondo | |||||
Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive |
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze | 137.391 | 160.454 | 19 | 7 | |
A.2 Inadempienze probabili | 98.904 | 28.560 | |||
A.3 Esposizioni scadute deteriorate | 39.876 | 3.765 | 1 | ||
A.4 Esposizioni non deteriorate | 2.831.597 | 9.981 | 23.840 | 3 | 5.696 |
Totale | 3.107.768 | 202.760 | 23.860 | 10 | 5.696 |
B. Esposizioni “fuori bilancio” B.1 Sofferenze | 6.917 | 2 | |||
B.2 Inadempienze probabili | 2.780 | 18 | |||
B.3 Altre attività deteriorate | 1.775 | ||||
B.4 Esposizioni non deteriorate | 128.093 | 72 | |||
Totale | 139.565 | 92 | |||
Totale 2015 | 3.247.333 | 202.852 | 23.860 | 10 | 5.696 |
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Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso banche
Esposizioni/Aree geografiche | Italia | Altri Paesi Europei | America | Asia | Resto del Mondo | |||||
Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive | Esposizione netta | Rettifiche valo- re complessive |
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Inadempienze probabili
93
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate 291.512 | 34.751 | 240 | 23 | |
Totale 291.512 | 34.751 | 240 | 23 | |
B. Esposizioni “fuori bilancio” B.1 Sofferenze B.2 Inadempienze probabili B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate | 5.060 | 15 | ||
Totale | 5.060 | 15 | ||
Totale 2015 | 296.572 | 34.766 | 240 | 23 |
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94
Esposizioni/Controparti | Governi | Altri enti pubblici | Società Finanziarie | Società di Asicurazione | Imprese non Finanziarie | Altri Soggetti | ||||||||||||
Esposi- zione netta | Rettifiche valore specifi- che | Rettifiche valore di porta- foglio | Esposi- zione netta | Rettifiche valore specifi- che | Rettifiche valore di porta- foglio | Esposi- zione netta | Rettifiche valore specifi- che | Rettifiche valore di porta- foglio | Esposi- zione netta | Rettifiche valore specifi- che | Rettifiche valore di porta- foglio | Esposi- zione netta | Rettifiche valore specifi- che | Rettifiche valore di porta- foglio | Esposi- zione netta | Rettifiche valore specifi- che | Rettifiche valore di porta- foglio |
Distribuzione settoriale delle esposizioni creditizie per cassa e “fuori bilancio” verso clientela
A. Esposizioni per cassa | |||||||||||||||
A.1 Sofferenze | 917 | 651 | 673 | 2.138 | 114.930 | 125.503 | 20.890 | 32.170 | |||||||
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni | 6 | 11 | |||||||||||||
A.2 Inadempienze probabili | 895 | 723 | 77.027 | 21.128 | 20.982 | 6.709 | |||||||||
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni | 835 | 635 | 20.302 | 3.535 | 8.906 | 3.486 | |||||||||
A.3 Esposizioni scadute deteriorate | 8 | 14 | 1 | 25.223 | 2.211 | 14.632 | 1.552 | ||||||||
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni | 1.659 | 166 | 180 | 40 | |||||||||||
A.4 Esposizioni scadute non deteriorate | 591.296 | 67 | 23.302 | 402 | 238.524 | 99 | 58.698 | 866.229 | 4.701 1.083.084 | 4.715 | |||||
- di cui: esposizioni oggetto di concessioni | 43 | 1 | 35.791 | 1.511 | 12.326 | 528 | |||||||||
Totale A | 591.296 | 67 | 24.227 | 651 | 402 | 240.106 | 2.862 | 99 | 58.698 | 1.083.409 | 148.842 | 4.701 | 1.139.588 | 40.431 | 4.715 |
B. Esposizioni “fuori bilancio” | - | ||||||||||||||
B.1 Sofferenze | 6.087 | - | 829 | 2 | |||||||||||
B.2 Inadempienze probabili | 2.689 | 18 | 91 | ||||||||||||
B.3 Altre attività deteriorate | 1.757 | 18 | |||||||||||||
B.4 Esposizioni non deteriorate | 60.498 | 1 | 628 | 63.707 | 70 | 3.260 | 1 | ||||||||
Totale B | 66.585 | 1 | 628 | 68.982 | 20 | 70 | 3.369 | 1 | |||||||
Totale 2015 | 591.296 | 67 | 90.812 | 651 | 403 | 240.734 | 2.862 | 99 | 58.698 | 1.152.391 | 148.862 | 4.771 | 1.142.957 | 40.431 | 4.716 |
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Esposizione per vita residua contrattuale
Voci/Scaglioni temporali A vista | Da oltre 1 giorno a 7 giorni | Da oltre 7 giorni a 15 giorni | Da oltre 15 giorni a 1 mese | Da oltre 1 mese fino a 3 mesi | Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi | Da oltre 6 mesi fino a 1 anno | Da oltre 1 anno fino a 5 anni | Oltre 5 anni | Durata Indetermi- nata |
Attività per cassa | 433.023 | 177.058 | 19.756 | 53.592 | 111.151 | 133.252 | 265.432 | 1.419.300 | 917.132 | 32.302 |
A.1 Titoli di Stato | 45 | 88 | 2.370 | 25.246 | 70.822 | 405.300 | 73.502 | |||
A.2 Altri titoli di debito | 7.202 | 1.834 | 7.520 | 1.818 | 522 | 17.271 | 167.063 | 65.208 | ||
A.3 Quote di O.I.C.R. | 35.557 | |||||||||
A.4 Finanziamenti | 390.219 | 177.058 | 17.834 | 46.072 | 106.963 | 107.484 | 177.339 | 846.937 | 778.422 | 32.302 |
- Banche | 47.379 | 40.000 | 48 | 48 | 42.638 | 32.302 | ||||
- Clientela | 342.840 | 137.058 | 17.834 | 46.072 | 106.963 | 107.436 | 177.291 | 804.299 | 778.422 | |
Passività per cassa | 1.689.432 | 15.435 | 21.731 | 22.246 | 192.460 | 233.530 | 345.788 | 732.695 | 43 | |
B.1 Depositi e conti correnti 1.671.138 | 5.620 | 10.192 | 17.258 | 72.816 | 105.979 | 193.790 | 234.815 | 3 | ||
- Banche 13.471 | 147.179 | |||||||||
- Clientela 1.657.667 | 5.620 | 10.192 | 17.258 | 72.816 | 105.979 | 193.790 | 87.636 | 3 | ||
B.2 Titoli di debito 5.208 | 9.815 | 11.539 | 4.988 | 76.141 | 126.682 | 151.129 | 485.370 | |||
B.3 Altre passività 13.086 | 43.503 | 869 | 869 | 12.510 | 40 | |||||
Operazioni “fuori bilancio” 81.072 | 364 | 131 | 58.571 | 846 | 702 | 140.955 | 336 | |||
C.1 Derivati finanziari con scambio di capitale | 364 | 1.150 | 110 | 6 | 12.201 | 14 | ||||
- Posizioni lunghe | 69 | 575 | 110 | 6 | 6.166 | 7 | ||||
- Posizioni corte | 295 | 575 | 6.035 | |||||||
C.2 Derivati finanziari senza scambio di capitale 106 | 1.044 | 70 | 489 | |||||||
- Posizioni lunghe 15 | 30 | 70 | 75 | |||||||
- Posizioni corte 91 | 1.014 | 414 |
C.3 Depositi e finanziamenti da ricevere
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte C.4 Impegni irrevocabili | |||||||
a erogare fondi | 80.805 | 131 | 56.377 | 476 | 200 | 128.621 | 322 |
- Posizioni lunghe | 11.000 | 131 | 56.377 | 476 | 200 | 65.121 | 158 |
- Posizioni corte | 69.805 | 63.500 | 164 | ||||
C.5 Garanzie finanziarie rilasciate | 161 | 190 | 7 | 133 |
C.6 Garanzie finanziarie ricevute
C.7 Derivati creditizi
con scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.8 Derivati creditizi
senza scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Dinamica delle rettifiche di valore complessive a fronte delle esposizioni verso clientela deteriorate
Causali/Categorie Sofferenze | Inadempienze probabili | Esposizioni scadute deteriorate |
A. Rettifiche complessive iniziali | 106.997 | 20.594 | 3.284 |
A.1 Rettifiche complessive iniziali da aggregazioni aziendali | 22.813 | 4.056 | 214 |
- di cui: esposizioni cedute non cancellate | |||
B. Variazioni in aumento | 55.867 | 11.932 | 1.892 |
B.1 rettifiche di valore | 47.989 | 9.759 | 1.744 |
B.2 perdite da cessione | |||
B.3 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate | 7.027 | 612 | 147 |
B.4 altre variazioni in aumento | 851 | 1.561 | 1 |
C. Variazioni in diminuzione | 25.216 | 8.022 | 1.625 |
C.1 riprese di valore da valutazione | 2.586 | 430 | 21 |
C.2 riprese di valore da incasso | 7.683 | 103 | 3 |
C.3 utili da cessione | |||
C.4 cancellazioni | 14.924 | 1.114 | |
C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate | 22 | 6.362 | 1.543 |
C.6 altre variazioni in diminuzione | 1 | 13 | 58 |
D. Rettifiche complessive finali | 160.461 | 28.560 | 3.765 |
- di cui: esposizioni cedute |
non cancellate
Il Gruppo non aveva rilevato al 31 dicembre 2014 rettifiche di valore relative a esposizioni verso banche deteriorate e nessuna rettifica è stata rilevata nel corso del 2015.
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Rischio di credito: attività non vincolate
Le operazioni per le quali la Banca Popolare Pugliese vincola una parte delle pro- prie attività finanziarie, sono riferibili principalmente alle seguenti tipologie:
• Pronti contro termine passivi;
• Deposito di garanzie presso sistemi di compensazione (MIC);
• Deposito di garanzia presso Controparti Centrali.
Dette garanzie vengono poste in essere, per esempio nella operatività sul MIC, in quanto condizione standard per l’accesso a detto mercato.
La Banca, avvalendosi della possibilità prevista dal Bollettino di Vigilanza n. 3 marzo 2015, pubblica l’informativa quantitativa relativa al rischio in oggetto rife- rendosi ai dati al 31 dicembre 2014 e non ai valori mediani trimestrali.
Con riferimento alle disposizioni emanate dall’EBA conseguente alla pubblicazio- ne del Regolamento (UE) 575/2013, le banche, a partire dal 31 dicembre 2014 pri- mo periodo di entrata in vigore della nuova normativa prudenziale in tema di “At- tività vincolate” (c.d. Asset encumbrance) indicano la quantità dei beni vincolati e non vincolati suddivise per tipo di attività.
Template A - Attivi dell’ente segnalante | Valore contabile attività vincolate | Fair Value attività vincolate | Valore contabile attività non vincolate | Fair value attività non vincolate |
010 | 040 | 060 | 090 | ||
010 | Attività dell’ente segnalante | 291.145 | 290.810 | 3.456.288 | 557.783 |
020 | Finanziamenti a vista | ||||
030 | Titoli di capitale | 48.147 | 48.147 | ||
040 | Titoli di debito | 290.810 | 290.810 | 512.464 | 509.636 |
050 | di cui: obbligazioni Garantite | ||||
060 | di cui: titoli garantiti da attività | ||||
070 | di cui: emessi da amministrazioni pubbliche | 290.760 | 290.760 | 299.003 | 299.003 |
080 | di cui: emessi da docietà finanziarie | 50 | 50 | 206.883 | 204.055 |
090 | di cui: emessi da società non finanziarie | 6.578 | 6.578 | ||
100 | Crediti e anticipi esclusi i finanziamenti a vista | 335 | 2.660.522 | ||
110 | di cui: crediti ipotecari | 1.012.061 | |||
120 | Altre attività | 235.155 |
Template B - Garanzie ricevute dall’ente segnalante | Fair value delle garanzie ricevute o titoli di debito di propria emissione vincolati | Non vincolati | ||
Fair value delle garanzie ricevute o titoli di debito di propria emissione vincolabili | Valore contabile attività non vincolate | |||
010 | 040 | 060 | ||
130 Garanzie ricevute dall’ente segnalante | - | 145.909 | - | |
150 Titoli di capitale | - | 11.672 | ||
160 Titoli di debito | - | 74.813 | ||
240 Titoli di debito di propria emissione diversi dalle obbligazioni bancarie garantite e dagli ABS | 59.424 |
GRUPPO BANCARIO BANCA POPOLARE PUGLIESE
Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e uso delle ECAI
(External Credit Assessment Institutions)
Per le ponderazioni delle esposizioni in base al merito creditizio e ai fini del “Cal- colo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito”, il Gruppo si avvale delle valutazioni rilasciate dalle seguenti Agenzie esterne di ratings:
Portafoglio | ECA/ECAI | Caratteristiche dei ratings |
Esposizioni verso Amministrazioni Centrali e Banche Centrali | • Fitch Ratings • Moody’s Investors Service • Standard & Poor’s Rating Service | Solicited/unsolicited |
Esposizioni verso organizzazioni internazionali | • Fitch Ratings • Moody’s Investors Service • Standard & Poor’s Rating Service | Solicited/unsolicited |
Esposizioni verso Banche Multilaterali di Sviluppo | • Fitch Ratings • Moody’s Investors Service • Standard & Poor’s Rating Service | Solicited/unsolicited |
Esposizioni verso imprese ed altri soggetti | • Fitch Ratings • Moody’s Investors Service • Standard & Poor’s Rating Service | Solicited/unsolicited |
Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) | • Fitch Ratings • Moody’s Investors Service • Standard & Poor’s Rating Service | Solicited/unsolicited |
Posizioni verso le cartolarizzazione aventi un rating a breve termine | • Fitch Ratings • Moody’s Investors Service • Standard & Poor’s Rating Service | |
Posizioni verso le cartolarizzazione diverse da quelle aventi un rating a breve termine | • Fitch Ratings • Moody’s Investors Service • Standard & Poor’s Rating Service |
Con riferimento alla modalità di acquisizione gestione delle informazioni ECAI, la Capogruppo riceve flussi informatici da Moody’s che si interfacciano con le ana- grafiche degli strumenti finanziari e successivamente con l’applicativo dipartimen- tale titoli.
Non ci sono state modifiche rispetto all’esercizio precedente.
INFORMATIVA AL PUBBLICO DA PARTE DEGLI ENTI AL 31 DICEMBRE 2015 AI SENSI DEL REGOLAMENTO UE N. 575/2013
Di seguito la distribuzione delle esposizioni per classi di merito creditizio e per classe regolamentare di attività: metodologia standardizzata.
(Valori in unità di euro) 0% | 20% | 35% | 50% | 75% | 100% | 150% | 250% | Totale | Xxx Xxxx | Req Patr |
Amministrazioni e Banche Centrali | 782.340.324 | 128.948 | 32.175.031 | 8.162.476 | 822.806.779 | 52.630.344 | 4.210.428 | ||||
Intermediari Vigilati | 1.060.959 | 291.767.863 | 145.157.180 | 52.819.968 | 490.805.970 | 183.470.806 | 14.677.664 | ||||
Enti territoriali | 45.119.576 | 45.119.576 | 9.023.915 | 721.913 | |||||||
Organismi del settore Pubblico | 925.636 | 2.976.399 | 3.902.035 | 3.117.449 | 249.396 | ||||||
Banche multilaterale | |||||||||||
Imprese ed altri soggetti | 9.387.751 | 75.000 | 11.574.505 | 477.082.895 | 1.110.542 | 499.230.693 | 467.901.592 | 37.432.127 | |||
Esposizioni al dettaglio | 14.932.276 | 901.220.905 | 916.153.181 | 621.430.190 | 49.714.415 | ||||||
Organismi di Investimento collettivo (OICR) | 23.884.613 | 23.884.613 | 23.884.613 | 1.910.769 | |||||||
Esposizioni garantite da immobili | 1.541.700 | 405.216.613 | 192.319.395 | 599.077.708 | 220.549.965 | 17.643.997 | |||||
Esposizioni in stato di default | 509.426 | 181.839.804 | 92.045.443 | 274.394.673 | 319.907.983 | 25.592.639 | |||||
Esposizioni sotto forma di obbligazioni | |||||||||||
bancarie garantite | |||||||||||
Esposizioni in strumenti di capitale | 12.732.728 | 12.732.728 | 12.732.728 | 1.018.618 | |||||||
Altre esposizioni | 42.776.306 | 42.049.552 | 64.707.301 | 257.486 | 149.790.645 | 73.760.927 | 5.900.874 | ||||
Cartolarizzazioni | 9.970.847 | 1.908.361 | 920.071 | 12.799.280 | 3.868.421 | 309.474 | |||||
nom | 852.548.742 | 389.908.475 405.216.613 | 351.088.389 | 901.220.905 | 849.138.810 | 93.155.985 | 8.419.962 3.850.697.881 1.992.278.933 159.382.315 | ||||
pond | 77.995.089 135.233.346 | 164.346.968 | 621.430.190 | 832.489.443 | 139.733.992 | 21.049.905 1.992.278.934 | |||||
req | 6.239.607 10.818.667 | 13.147.757 | 49.714.415 | 66.599.155 | 11.178.719 | 1.683.992 159.382.314 |