CONTRATTO DI FIUME DEL TEVERE NEL TRATTO URBANO DA CASTEL GIUBILEO ALLA FOCE
CONTRATTO DI FIUME DEL TEVERE NEL TRATTO URBANO DA CASTEL GIUBILEO ALLA FOCE
DOCUMENTO PROGRAMMATICO
1. Introduzione
Il fiume Tevere costituisce un enorme potenziale per tutta la città, sia dal punto di vista
ambientale che dal punto di vista della fruizione e del godimento.
Esso richiede e sollecita l’attivazione di un processo di riappropriazione da parte degli abitanti, un processo che ricostituisca una relazione costruttiva tra la città e il suo fiume.1
In moltissime città e capitali, non solo europee, negli ultimi anni è stato sviluppato un grande sforzo di ricostruzione del rapporto tra città e fiume che la modernità e gli interventi antropici, spesso pesanti, avevano interrotto e sono numerosi i casi (Londra, Parigi, New York, Berlino, Monaco, Basilea, ecc.) in cui politiche e interventi si sono concentrati sull’ambito fluviale.
Il Contratto di Fiume (CdF) costituisce lo strumento e la base di accordo collaborativo tra i diversi soggetti per perseguire l’obiettivo generale della riqualificazione dell’ambito fluviale e della sua gestione. I soggetti promotori hanno già sottoscritto a questo proposito un Manifesto d’Intenti che definisce anche i principi generali da perseguire.
Il presente Documento Programmatico, all’interno della cornice del Manifesto di Intenti intende definire gli obiettivi specifici, il percorso di lavoro e il programma di attività ed impegnare i soggetti coinvolti alla loro approvazione ed al loro sviluppo.
1 Il fiume Tevere costituisce una struttura ecologica di fondamentale importanza oltre che un patrimonio storico-‐culturale di rilevanza internazionale. Esso ha influito in maniera determinante sulla nascita di Roma e sulla sua evoluzione nella storia. Ancora oggi esso costituisce un fattore costitutivo della Capitale e della sua identità. La costruzione dei “muraglioni” nell’800, dettata da necessità di difesa idraulica, ha interrotto un rapporto diretto plurisecolare tra la città e il suo fiume nel tratto urbano e tutt’oggi gli abitanti di Roma conoscono poco il loro fiume e tanto meno lo fruiscono direttamente, sebbene non manchino iniziative – per lo più dal basso – che mirano a svolgere attività nell’area direttamente interessata dal corso d’acqua. Le tradizionali attività legate al canottaggio (che hanno dato origine a numerosi circoli sportivi lungo le sponde) e, più recentemente, grazie soprattutto alla realizzazione della pista ciclabile lungo una delle sponde, le attività legate allo jogging e alla percorribilità in bicicletta (sviluppate sia da sportivi che da semplici cittadini nel tempo libero), testimoniano delle molte attività che vi si possono svolgere e che già vi si svolgono e sono da valorizzare e sviluppare. Da questo punto di vista, l’ambito fluviale non è propriamente un territorio disabitato o completamente inutilizzato. Numerose pratiche d’uso, anche informali, testimoniano di un’intensa presenza antropica, di cui bisogna tener conto nell’intervenire sul contesto fluviale (oasi naturalistiche, parchi urbani, attività produttive, insediamenti, ecc.). Vi sono poi numerose attività, come molti circoli sportivi, che utilizzano le sponde fluviali ma non hanno un rapporto diretto col fiume e la sua fruizione. D’altra parte, numerose sono le situazioni di degrado, le problematiche e le criticità, soprattutto dal punto di vista ambientale, dell’accessibilità e delle condizioni di fruizione, su cui appare importante intervenire.
2. Principi generali
Il fiume Tevere deve essere interpretato, in primo luogo, come un ecosistema fluviale. Questa è la condizione perché qualsiasi politica di riqualificazione e fruizione possa avere una sostenibilità futura e possa raggiungere il proprio obiettivo. Ma il fiume non è esclusivamente un eco-‐sistema, il fiume è una “infrastruttura blu e verde” che esprime un valore maggiore e più complesso di quello di corridoio ecologico, in linea con quanto oggi affermato nei documenti programmatici e nelle strategie e azioni della UE.
Bisogna assumere quindi un approccio integrato e sistemico che tenga conto delle molte interazioni che sono in gioco tra le diverse componenti ambientali e tra le componenti ambientali ed i processi antropici, tra cui quelle di:
1. Migliorare la qualità ambientale delle golene connettendo i diversi sistemi della rete ecologica (acqua, aria, flora, fauna) e controllando il ruolo del fiume come corridoio ecologico;
2. Ripristinare la funzione ecologica e protettiva delle sponde ri-‐naturalizzandole, dove è ancora possibile, e ricreando le condizioni di svolgimento dei processi naturali nel territorio e in città;
3. Favorire la realizzazione di sentieri naturalistici e percorsi ciclo-‐pedonali di libera fruizione senza soluzione di continuità lungo le fasce spondali del fiume comprese quelle occupate al fine di consentire una fruizione che svolga il compito di presidio nei confronti di fenomeni di degrado, abusivismo, inquinamento ed ogni altra forma di aggressione. Valutare inoltre la fattibilità di una riduzione progressiva del carattere di canali di scorrimento veicolare veloce dei Lungotevere, proponendoli come promenade fluviali, prevalentemente ciclo-‐ pedonali, servite da un mezzo pubblico ad alta capacità proiettando questa dimensione di strada-‐parco anche nelle aree non interessate dai muraglioni (attualizzando lo studio già sviluppato dal Comune di Roma a metà dello scorso decennio);
4. Incrementare il grado di diversità biologica e le capacità auto-‐rigenerative;
5. Gestire i corridoi di connessione con gli habitat esterni, favorendo i necessari scambi biologici;
6. Favorire i processi di comunicazione e formazione riguardanti la ricchezza della flora e fauna presenti nelle aree golenali;
7. Favorire l’infiltrazione, l’evapotraspirazione e/o il riciclo delle acque di prima pioggia con progetti ed iniziative resilienti;
8. Contribuire ad abbattere gli inquinanti atmosferici, a mitigare l’effetto dell’isola di calore urbana e a trattenere l’ossido di carbonio;
9. Facilitare la presenza dei cittadini nelle aree golenali attraverso la riqualificazione e creazione di spazi verdi di qualità in cui sia anche possibile svolgere attività socio -‐ culturali finalizzate ad incrementare il presidio delle stesse valorizzando trasversalità naturalistiche e storiche capaci di “raccontare” le specificità dei diversi tratti fluviali e di potenziare la porosità degli insediamenti esistenti contigui al fiume (la strategia delle “trasversali” nel
tratto fluviale centrale è stata una delle modalità di azione e interazione più praticata dal PRG vigente);
10. Limitare le forme di inquinamento acustico e luminoso, creando zone e percorsi indirizzati alla fruibilità intimistica delle diverse sonorità, luminosità e fragranze naturali dell’ambiente fluviale;
11. Limitare e scongiurare, attraverso interventi diretti ed interventi indiretti che li accompagnino (quali attività di fitorisanamento), l’inquinamento di suolo, sottosuolo ed acque sotterranee che incidono sulla qualità delle acque dell’Asta Fluviale nel bacino idrografico;
12. Migliorare il metabolismo urbano prossimo al fiume e l’eco-‐efficienza delle sue diverse componenti;
13. Riconoscere il fiume come bene comune raccomandando alle competenti istituzioni pubbliche lo sviluppo di affidamenti di eventuali concessioni per la gestione e la manutenzione delle sponde a soggetti senza fini di lucro, individuati con criteri e bandi pubblici, che ne garantiscano la fruizione pubblica;
14. Migliorare il benessere della città che si affaccia sul fiume e dei cittadini che lo vivono, stimolando stili di vita a contatto con il fiume più sani e attivi, attrezzando aree per bambini o anziani, realizzando giardini terapeutici e percorsi fisioterapici, ove possibile strutturando aree storico-‐sensoriali e spazi per poter svolgere attività di ortoterapia;
15. Sviluppare forme di navigabilità fluviale “leggera” al fine di agevolare l’inter-‐modalità, lo sviluppo sostenibile, la sicurezza della navigazione, l’inserimento del fiume nei percorsi storici, spirituali (quali le vie Francigena, Romea e Nicolaiana) e naturalistici favorendo la progettazione d’iniziative di riappropriazione del Tevere da parte dei cittadini;
16. Valorizzare l’identità dei luoghi attraverso il riconoscimento dei caratteri dei diversi paesaggi e degli habitat presenti non escludendo la possibilità di tramandare a futura memoria la testimonianza, con strumenti di tipo espositivo-‐museale, del ruolo sociale delle aree golenali del Tevere anche come estremo rifugio dei senza fissa dimora, è auspicabile una mappatura delle situazioni e delle presenze di senza tetto e di indigenti che abitano le sponde del Tevere al fine di promuovere forme di integrazione all’interno delle comunità cittadine;
17. Puntare a ridurre il carico antropico in eccesso sul territorio, attraverso un fiume inteso come telaio della città pubblica, un sistema lineare di spazi pubblici di qualità dedicati a usi sia temporanei sia di lunga durata, luoghi dinamici tra città costruita e acqua;
18. Migliorare la sicurezza della fruizione degli spazi golenali, monitorarne l’uso e l’accesso;
19. Assicurare la manutenzione costante delle sponde per evitare incidenti e degrado, superando un atteggiamento esclusivamente difensivo affiancando ad esso un approccio di natura resiliente, e dunque adattivo, alle diverse condizioni di rischio e agli effetti indotti dai cambiamenti climatici, rafforzando così il ruolo attivo del fiume come infrastruttura ambientale, avviando inoltre dove necessario azioni di mitigazione di rischio idraulico anche attraverso la rimozione di ostacoli che incidono sul corretto regime fluviale;
20. Sviluppare forme di comunicazione specifiche relative al Tevere e al suo bacino al fine di una crescente conoscenza e partecipazione dei cittadini alla storia e alle attività fluviali con
riferimento specifico al lavoro del CdF, istituendo anche un Tevere Day e di un marchio/brand “ECR – Eternal City River” .
3. Obiettivi specifici e criteri di valutazione
Va premesso che gli obiettivi specifici del CdF costituiscono anche i criteri di valutazione per:
1. la definizione delle strategie e delle linee di azione per la costruzione dell’Indagine Conoscitiva, del Master Plan e del Programma di Azione;
2. l’accettabilità, e quindi l’approvazione dei soggetti competenti, di singoli progetti e attività;
3. il recupero del rapporto tra città e fiume; Gli obiettivi specifici sono:
1. la sostenibilità ambientale in quanto, come si è detto, il Tevere costituisce prima di tutto un ecosistema fluviale e bisogna assumere un approccio integrato e sistemico; 2
2. l’accessibilità e la fruibilità del fiume come ingrediente essenziale del recupero del rapporto tra città e fiume; 3
3. il ripristino della continuità di entrambe le rive da Castel Giubileo alla foce (art.22 c. 4 NTA PS5), mediante azioni specifiche di riappropriazione pubblica delle aree spondali rese illegittimamente inaccessibili, attraverso la realizzazione di adeguati percorsi senza soluzione di continuità;
4. il coinvolgimento degli abitanti, in forma associata o meno, in quanto le forze sociali presenti a Roma costituiscono la base essenziale per raggiungere gli obiettivi di riqualificazione e valorizzazione del fiume inteso come bene comune della città;
5. la valorizzazione e la promozione delle progettualità esistenti che rientrino nella visione sistematica data dalla Direttiva 2000/60 e 2007/60;
2 dovranno essere prese in considerazioni tutte le implicazioni che gli interventi antropici possono avere sia sul sistema fluviale sia sul sistema insediativo e antropico che ne dovrà essere il principale fruitore. L’obiettivo di sostenibilità ambientale dovrà tenere conto dell’alto grado di artificializzazione che il fiume ha nel tratto urbano ed, in particolare, in quello interessato dai muraglioni. Dovranno quindi essere favoriti la tutela ambientale, la ricostituzione dell’ambiente fluviale dal punto di vista naturalistico (eventualmente ricorrendo anche ad interventi di rinaturalizzazione e favorendo la ricostituzione e lo sviluppo della vegetazione fluviale, con caratteri adeguato allo specifico ecosistema) e la definizione di un possibile ambito di divagazione, anche in considerazione di un deflusso minimo vitale. Dovranno viceversa essere evitati interventi invasivi o permanenti, o ad alto impatto ambientale (e per questo sono da favorire interventi di difesa idraulica propri dell’ingegneria naturalistica). In prospettiva potrà essere valutata la possibilità di costituire un Parco del Tevere, come da più parti sollecitato. Ai fini della sostenibilità ambientale di lungo periodo, ed è questo il terzo obiettivo, condizione essenziale è curare il ritorno della qualità delle acque ad un livello accettabile, così come è stato fatto in tutte le grandi capitali d’Europa a cominciare da Londra. A questo scopo, sarà necessario sviluppare una politica di tutela della qualità delle acque, di monitoraggio dettagliato costante e di depurazione a livello di bacino. E’ questo un obiettivo di grande respiro, ma che costituisce contemporaneamente la base per lo sviluppo delle altre politiche.
3 Tale accessibilità e fruibilità dovranno essere pubbliche e non esclusive. Dovranno essere rimosse
contestualmente quelle situazioni che impediscono in tutto o in parte la fruibilità del fiume.
6. La difesa idraulica e la protezione della quantità e qualità delle acque: si tratta ovviamente di obiettivi imprescindibili e presupposti strategici su cui già diversi strumenti di pianificazione (ed in particolare il Piano di Bacino per l’area metropolitana romana PS5, il Piano di Assetto Idrogeologico PAI ed i Piani di Distretto ed il PTAR) hanno fornito indicazioni;
7. Il presidio costante, mediante lo svolgimento delle attività socio culturali previste nel programma d’azione tese ad assicurare la presenza dei cittadini nelle aree golenali, che, per quanto possibile, costituiscono comunque un deterrente per azioni illecite.
Tutti gli interventi di riqualificazione e valorizzazione devono essere valutati nella loro compatibilità con la difesa idraulica.4
4. Modalità e regole di funzionamento delle strutture di governance del processo
Occorre innanzi tutto concordare alcune semplici regole di funzionamento del sistema di governance per evitare false interpretazioni delle decisioni assunte o contestazioni interne, soprattutto in caso di assenza degli aventi titolo ad esprimersi.
Tali regole riguardano:
a. L’INTERAZIONE TRA IL COMITATO INTER ISTITUZIONALE E LA SEGRETERIA TECNICA CHE NEL LORO INSIEME FORMANO LA CABINA DI REGIA DEL PROCESSO
Il Comitato Inter Istituzionale svolge attività d’indirizzo nei confronti della Segreteria Tecnica e approva, anche modificandole e integrandole, le proposte tecniche della Segreteria Tecnica che comunque non incidono né alterano in alcun modo l’assetto delle competenze e dei poteri che sono in capo alle diverse amministrazioni. Le decisioni riguardano esclusivamente l’organizzazione, quanto più possibile spedita ed efficace, del processo finalizzato a:
i. condivisione dell’indagine conoscitiva e del conseguente quadro strategico;
ii. condivisione del programma triennale d’azione su cui formalizzare il contratto.
Le decisioni quindi non si configurano mai giuridicamente come conferenze di servizi bensì come meri momenti di auto-‐determinazione delle amministrazioni per dare la massima coerenza temporale e oggettiva alle azioni collegiali nel rispetto delle rispettive competenze.
4 anzi, in qualche modo, devono essere organici ad essa e, viceversa, gli interventi di difesa idraulica devono essere integrati agli obiettivi di fruizione del fiume e di tutela come sistema ecologico.
b. IL SISTEMA DI VOTO DA PARTE DEL COMITATO INTER ISTITUZIONALE PER L’ASSUNZIONE DI DECISIONI E PER L’APPROVAZIONE O L’ESECUZIONE DELLE PROPOSTE DELLA SEGRETERIA TECNICA
Come già precisato nel documento di accompagnamento delle strutture di governance approvato, il sistema di voto dovrà essere tendenzialmente quello del consensus per favorire la convergenza, la visione unitaria delle decisioni da condividere. Laddove si rendesse necessario esprimere/rilevare posizioni non coincidenti, la conta dei voti sarà capitaria e non per componente istituzionale e le istituzioni, con il voto del presidente, avranno la maggioranza dei votanti i quali si esprimeranno senza vincolo di mandato.
Gli organismi di governance della procedura, per effetto dell’intervenuta adesione al Manifesto d’intenti di ulteriori nuovi firmatari interessati al contratto di fiume, verranno adeguati in automatico come segue:
• le istituzioni pubbliche (pubbliche amministrazioni) aventi responsabilità d’intervento diretto sulle aree tiberine saranno cooptate nel Comitato Inter istituzionale nella seduta immediatamente successiva alla loro sottoscrizione per conferire il loro apporto istituzionale;
• gli enti, le associazioni e gli altri soggetti diversi dalle pubbliche istituzioni saranno chiamati a concorrere alla scelta dei delegati rappresentativi della propria area di appartenenza nell’ambito degli organi di governance da integrare;
• i Municipi di Roma Capitale che hanno aderito al Manifesto e che insistono in aree toccate dal Tevere sono ammessi di diritto alle sedute del Comitato inter istituzionale senza diritto di voto ma con diritto di esprimere e verbalizzare il proprio parere in presenza di decisioni da assumere che interessano i rispettivi territori.
c. LA POSSIBILITÀ DI DELEGA DEI COMPONENTI DEL SISTEMA DI GOVERNANCE IN CASO DI ASSENZA
Considerata l’eventualità che alcune componenti del Comitato Inter Istituzionale si trovino nell’impossibilità di garantire la loro presenza attraverso il proprio rappresentante o il proprio sostituto, si lascia la possibilità a ciascun componente presente di accettare delega scritta di un componente assente per esprime validamente la relativa posizione e senza limite di mandato.
d. LA FACOLTÀ DI COOPTAZIONE DEGLI ESPERTI CHE LA SEGRETERIA TECNICA PUÒ COINVOLGERE NEI DIVERSI TAVOLI
La Segreteria Tecnica deve farsi carico di scegliere o chiedere alle amministrazioni il meglio delle professionalità esistenti per affrontare i problemi concernenti i diversi obiettivi da raggiungere. Per questo deve avere la facoltà di cooptazione di queste figure e di favorire il loro inserimento nel processo costruttivo del Contratto di fiume, fatta salva la ratifica da parte del Comitato Inter Istituzionale delle scelte e delle azioni conseguenti.
e. LA GESTIONE DELLE EVENTUALI RISORSE PUBBLICHE A SUPPORTO DELLE ATTIVITÀ DELLA STRUTTURA DI GOVERNANCE: RESPONSABILITÀ E OBBLIGHI
E’ noto che a sostegno delle attività formative del CdF verranno messe a disposizione risorse da parte delle Amministrazioni che hanno competenze in materia. Da parte del Comune di Roma è già stata assunta una delibera per il conferimento di locali da adibire alle attività propedeutiche alla stipulazione del CdF. Ed è stato già annunciato dalla Regione Lazio uno stanziamento dedicato al servizio delle attività di assistenza tecnica dei CdF. La stessa Autorità di Xxxxxx ha più volte pubblicamente annunciato che una buona parte degli stanziamenti di difesa idraulica andrà a favore dei CdF in fieri. E’ bene quindi precisare fin da subito che la gestione di queste risorse finanziarie pubbliche dovrà avvenire all’interno della contabilità delle amministrazioni che pur destinandole al CdF saranno responsabili dello svolgimento di tutte le procedure di trasparenza e pubblicità proprie dell’uso del pubblico denaro. Per fare qualche esempio si può pensare alla necessità di reclutamento di risorse specialistiche assenti all’interno delle strutture che contribuiscono a titolo gratuito. Ebbene, la ricerca e la selezione di queste figure specialistiche dovranno avvenire nel rispetto delle regole di sana gestione finanziaria. La governance del CdF individuerà i fabbisogni da coprire con il ricorso all’esterno, le caratteristiche oggettive dei beni e servizi da cercare sul mercato, restando nei poteri e nelle responsabilità delle amministrazioni che gestiscono i contributi assicurare che le procedure si svolgano secondo i principi e i canoni imposti alla pubblica amministrazione.
f. AUTONOMIA DI AUTOCONVOCAZIONE DELLE STRUTTURE DEL COMITATO INTER ISTITUZIONALE E DELLA SEGRETERIA TECNICA
L’intento dei promotori del Manifesto d’Intenti è quello di apportare una ventata di efficienza e snellezza ai tradizionali percorsi attuativi delle politiche territoriali. Forti anche del fatto che le strutture di governance dell’avvio del CdF devono valorizzare gli strumenti esistenti e le competenze istituzionali, è necessario che il Comitato Inter Istituzionale da un lato e la Segreteria Tecnica dall’altro possano marciare in sintonia ma autonomamente. Il ruolo servente della Segreteria Tecnica implica che la sua capacità d’iniziativa alimenti con tempestività e audacia, creatività e sapere tecnico il dovere di approvazione/integrazione/rigetto e decisione del Comitato Inter Istituzionale e che il Comitato Inter Istituzionale, senza frenare i processi, informi le proprie decisioni concludenti con le competenze istituzionali che le rendano effettivamente praticabili. Importante sarà la dettatura del calendario, che dovrebbe rientrare nell’iniziativa della Segreteria Tecnica, e la fissazione di tempi perentori del Comitato nell’adottare o respingere le proposte della Segreteria;
g. OBBLIGO DI REFERTO FINALE
Lo svolgimento dei compiti, la realizzazione degli obiettivi, l’individuazione delle soluzioni e la scelta motivata degli interventi da inserire nel Piano d’Azione devono trovare fondamento nella relazione attuativa dell’avvio del CdF che è il luogo che consacra e dimostra la condivisione d’intenti.
5. Programma di attività (cfr. allegato)
La prima fase di lavoro, da realizzare con la massima tempestività, prevedrà le seguenti attività:
1. COSTRUZIONE DEL QUADRO DELLE CONOSCENZE RELATIVE ALL’AMBITO FLUVIALE DEL TEVERE
La ricostruzione del quadro di conoscenze dovrà partire dagli studi e dalle informazioni che, a vario titolo, sono già disponibili e, solo in una fase successiva, dovrà valutare eventuali studi specifici da sviluppare riguardo alle esigenze di elaborazione ed attuazione del CdF.5 Quello che appare invece evidente è che, a causa dei caratteri plurali dei soggetti, delle fonti e dei dati esistenti, sia necessario implementare un processo di acquisizione ed elaborazione delle conoscenze incrementale e continuo nel tempo. Lo strumento è individuato nel DUT – Database Unico del Tevere, piattaforma di conoscenze che si avvale di strumentazione GIS, continuamente implementabile e integrabile6. Le conoscenze che convergono nel DUT sono sia quelle di carattere scientifico, sia quelle di carattere più qualitativo (legate agli usi, alle interpretazioni e alle valutazioni degli abitanti, alle progettualità esistenti, al rilevamento delle criticità esistenti, ecc.), sia quelle di carattere più valutativo (per le quali possono anche essere elaborati specifici indicatori), sia quelle di carattere più progettuale (proposte esistenti, attività e iniziative da valorizzare, progetti istituzionali e non, ecc.). Naturalmente si intende, in primis, acquisire tutte le pianificazione vigenti ex lege per l’areale in esame.
Sono già in corso sperimentazioni di DUT. Grazie alla collaborazione di Risorse per Roma, della Sapienza di Roma e di Agenda Tevere, Roma Capitale ha creato una specifica APP con applicativo web e implementata una base dati acquisita grazie al lavoro di monitoraggio effettuato da esperti valutatori scelti tra il personale del GSSU della Polizia Locale, della Protezione civile, della sovrintendenza capitolina, del Dipartimento di Tutela Ambientale. Il lavoro è ancora in itinere e sempre in continuo aggiornamento. Da parte sua, Xxxxxx Xxxxxx ha avviato un processo di mappatura geo-‐referenziata mettendo a sistema e sovrapponendo i diversi strumenti di pianificazione e gestione disponibili, regionali e locali, mappatura che è stata molto apprezzata dai diversi soggetti del CdF. Queste due sperimentazioni, finora condotte in sintonia ma in parallelo, sono ora in fase di congiungimento in un progetto unificato. Il DUT, attraverso specifici strumenti di webgis,
5 Si tratta di un quadro estremamente ampio ed in continuo sviluppo ed aggiornamento. Molti peraltro sono i soggetti che elaborano studi e conoscenze su questo tema, anche per motivi istituzionali (e che, quindi, di fatto “certificano” le informazioni e le elaborazioni). Molti sono, d’altra parte, i soggetti non istituzionali che pure sono portatori di conoscenza, non fosse altro che per una conoscenza diretta del fiume e delle attività che vi si svolgono. Anche di queste conoscenze bisognerà tenere conto.
6 Elemento caratterizzante è la struttura di condivisione delle informazioni. Il DUT, infatti, è interpretato come piattaforma in cui tutti i soggetti del Contratto di Fiume riversano le proprie conoscenze disponibili, le rendono disponibili agli altri e, viceversa, possono fruire di quelle degli altri.
costituirà la base informativa che nel prossimo futuro sarà disponibile alla cittadinanza, con un obiettivo di trasparenza, diffusione delle informazioni e coinvolgimento dei diversi soggetti. Implicitamente, all’interno del DUT, sarà ricostruito il quadro delle indicazioni normative e di gestione che riguardano il fiume ed evidenziati eventuali elementi di conflitto o viceversa di convergenza. Il Piano di bacino ed il Piano di distretto elaborati dall’Autorità di bacino del Tevere costituiscono gli strumenti di riferimento per tale ricostruzione.
2. RICOSTRUZIONE DELL’INSIEME DEI SOGGETTI CHE OPERANO IN RELAZIONE ALL’AMBITO FLUVIALE DEL TEVERE
Molti sono, infatti, gli operatori che interagiscono a vario titolo con il fiume, da chi gestisce il ciclo delle acque (approvvigionamento, depurazione, regolazione e regimentazione, ecc.) a chi fruisce degli spazi del fiume. Sarà importante, a questo proposito, in un’ottica di coinvolgimento della popolazione e delle forze sociali attive sul territorio, individuare anche i soggetti non istituzionali, e persino informali, che sviluppano attività e proposte legate al fiume.
3. RICOSTRUZIONE DEL QUADRO DELLE PROGETTUALITÀ ESISTENTI
In relazione a quanto detto precedentemente e all’obiettivo di selezionare e valorizzare le iniziative e le progettualità esistenti, in un’ottica di ampio coinvolgimento dei soggetti, sarà importante ricostruire il quadro di tali progettualità e farne oggetto di discussione.
4. RICOSTRUZIONE DELLE CRITICITÀ ESISTENTI
Sempre nel quadro definito in precedenza, sarà importante continuare il rilievo in itinere ed ulteriormente implementarlo con interviste e studi ad hoc per valutare le sempre nuove criticità che insistono nell’area fluviale. Come affermato è già in corso un programma di rilevamento che continuerà senza interruzioni reclutando nuovi valutatori interessati a partecipare attivamente ai lavori.
5. RICOSTRUZIONE DEL QUADRO DEI FONDI DISPONIBILI ED ACCESSIBILI PER LE FINALITÀ DEL CONTRATTO DI FIUME
Questo aspetto costituisce elemento essenziale per la sostenibilità futura dei progetti e dell’intero CdF. Le fonti di finanziamento potranno essere quelle istituzionali proprie dei soggetti afferenti al CdF, ma potranno essere reperite anche presso altri soggetti, dall’Unione Europea alle Fondazioni, dagli Istituti di ricerca agli operatori privati che intendono sviluppare progetti dentro il quadro di riferimento fornito dal CdF.
6. STUDIO, RICERCA ED ELENCAZIONE DELLE FORME GIURIDICO/ECONOMICHE VOLTE A DEFISCALIZZARE INVESTIMENTI PRIVATI IN ORDINE ALLA MANUTENZIONE E GESTIONE DELL’ASTA FLUVIALE
7. ELABORAZIONE DI UN MASTER PLAN PER IL TRATTO URBANO DEL FIUME TEVERE, CHE DEFINISCA LE STRATEGIE E LE LINEE DI AZIONE PER L’AMBITO FLUVIALE.
Sulla base delle previsioni del PRG adottato da Roma Capitale che riconosce nel Tevere uno degli ambiti di programmazione strategica territoriale fondamentale per la riqualificazione dell'intero organismo urbano, considerando inoltre l’interazione di tale ambito anche con altri ambiti di programmazione strategica che intercettano l’infrastruttura-‐Tevere in diversi punti (in particolare quello delle Mura, la Cintura ferroviaria e l’Asse Flaminio Fori Eur) e considerando le previsione del Piano Stralcio del tratto metropolitano del Tevere da Castel Giubileo alla foce -‐ PS5 -‐ elaborato dall’Autorità di Bacino del fiume Tevere ed approvato con D.P.C.M. del 3 Marzo 2009, bisognerà procedere verso l’elaborazione di un Master Plan condiviso da tutte le Istituzioni competenti come strumento di riferimento di ogni azione progettuale.
8. CONSOLIDAMENTO DELLE LINEE-‐GUIDA FORNITE DAI DIVERSI STRUMENTI URBANISTICI ATTUALMENTE IN VIGORE
Una delle ragioni dell’inattività che negli ultimi decenni ha caratterizzato la gestione del fiume, è la pletora di strumenti urbanistici, norme e requisiti urbano-‐paesaggistici non sempre in sintonia tra loro. Il suddetto Master Plan dovrà essere il luogo per l’elaborazione di proposte di modifiche condivise con le autorità competenti, a livello locale, regionale e statale, che permettano il superamento delle criticità di integrazione dei diversi strumenti e facilitino e velocizzino i processi autorizzativi.
9. VISIONE SISTEMICA ED INTEGRATA DELL’INTERO CORSO DEL FIUME, DA PROGRAMMARSI IN CORSO D’OPERA, AL FINE DI CREARE SINERGIE INTERREGIONALI
6. Percorso di lavoro e organizzazione
Il percorso di lavoro sarà caratterizzato da alcuni criteri fondamentali:
a) coinvolgimento di tutti i soggetti e, in particolare, degli abitanti e delle forze sociali che operano sul territorio (partecipazione spesso evocata, ma ancora più spesso distorta, strumentalizzata o disillusa), dovrà quindi essere rivolta particolare attenzione all’organizzazione dei processi e al coinvolgimento degli abitanti;
b) valorizzazione delle progettualità e delle iniziative esistenti se coerenti con il quadro di riferimento condiviso e con l’interesse pubblico generale;
c) impegno dei soggetti istituzionali coinvolti nel CdF a collaborare e a fornire il supporto necessario allo sviluppo del processo e, in particolare, a fornire le informazioni a propria disposizione, soprattutto per quanto riguarda la costituzione del DUT – Database Unico del Tevere;
d) costituzione di tavoli tematici di lavoro per la definizione del Masterplan e del Programma di Xxxxxx, che viene a sua volta approvato da tutti i soggetti del CdF;
e) organizzazione interna che permetta lo sviluppo del percorso di lavoro7 con un ruolo d’iniziativa e coordinamento propositivo di Agenda Tevere a valle dell’aggregazione di idee, propositi e soggetti realizzata nella fase genetica del percorso di CdF (l’attività della Segreteria tecnica è supportata anche dal finanziamento degli enti sottoscrittori);
f) percorso di lavoro improntato alla trasparenza e alla diffusione dell’informazione, nonché al coinvolgimento, tale criterio è perseguito attraverso la disponibilità online dell’informazione (tramite il webgis del DUT) e attraverso il carattere aperto dei gruppi di lavoro tematico; dovranno essere comunque sviluppate tutte quelle iniziative che mirano alla promozione del fiume, alla diffusione dell’informazione e della conoscenza, all’ascolto dei cittadini, ecc.
7. Costituzione di tavoli Tematici
Il percorso programmatico richiederà la costituzione di mirati tavoli tematici di lavoro per valorizzare, nelle varie fasi del processo, le conoscenze indispensabili all’inquadramento delle situazioni di partenza, delle strategie e delle azioni programmatiche ad esse conseguenti, tenendo conto delle specificità dei diversi obiettivi da raggiungere e delle finalità di integrazione programmatica degli interventi e di condivisione operativa dei soggetti che concorrono alla definizione del Contratto di Fiume.
Roma, 15 ottobre 2018
7 Essa è costituita essenzialmente di due strutture, una Cabina di regia ed una Segreteria tecnica. La prima è costituita dai soggetti istituzionali sottoscrittori e dai rappresentanti, dal una parte, del mondo associativo e della società civile e, dall’altra, del mondo produttivo e imprenditoriale. La Cabina di regia è il luogo decisionale del Contratto di Fiume ed è a questo scopo delegato dai soggetti istituzionali sottoscrittori. Essa ha funzioni di orientamento e di dare poi seguito alle decisioni prese. La Segreteria tecnica ha carattere più scientifico e tecnico-‐ operativo ed è costituita da soggetti come gli uffici tecnici degli enti istituzionali, le Università e gli istituti di ricerca. I membri della Segreteria tecnica sono in numero ristretto per favorirne l’operatività. Essa è però in stretta relazione con gli uffici tecnici di tutti i soggetti coinvolti.
MODALITÀ E REGOLE DI FUNZIONAMENTO DELLE STRUTTURE DI GOVERNANCE DEL PROCESSO
INTERAZIONE TRA IL COMITATO INTER ISTITUZIONALE E LA SEGRETERIA TECNICA CHE NEL LORO INSIEME FORMANO LA CABINA DI REGIA DEL PROCESSO |
SISTEMA DI VOTO DEL COMITATO INTER ISTITUZIONALE PER L’ASSUNZIONE DI DECISIONI E PER L’APPROVAZIONE O L’ESECUZIONE DELLE PROPOSTE DELLA SEGRETERIA TECNICA |
MODALITÀ DI DELEGA DEI COMPONENTI DEL SISTEMA DI GOVERNANCE IN CASO DI ASSENZA |
FACOLTÀ DI COOPTAZIONE DEGLI ESPERTI CHE LA SEGRETERIA TECNICA PUÒ COINVOLGERE NEI DIVERSI TAVOLI |
GESTIONE DELLE EVENTUALI RISORSE PUBBLICHE A SUPPORTO DELLE ATTIVITÀ DELLA STRUTTURA DI GOVERNANCE: RESPONSABILITÀ ED OBBLIGHI |
AUTONOMIA DI AUTOCONVOCAZIONE DELLE STRUTTURE DEL COMITATO INTER ISTITUZIONALE E DELLA SEGRETERIA TECNICA |
OBBLIGO DI REFERTO FINALE |
ATTIVITÀ
FASE 1 | COSTRUZIONE DEL QUADRO CONOSCITIVO DELL’AMBITO FLUVIALE |
RICOGNIZIONE DELL’INSIEME DEI SOGGETTI CHE OPERANO IN RELAZIONE ALL’AMBITO FLUVIALE | |
RICOSTRUZIONE DEL QUADRO DELLE PROGETTUALITÀ ESISTENTI | |
RICOGNIZIONE DELLE CRITICITÀ ESISTENTI | |
INDIVIDUAZIONE DEI FONDI DISPONIBILI ED ACCESSIBILI PER LE FINALITÀ DEL CONTRATTO DI FIUME | |
ELABORAZIONE DEL MASTERPLAN PER L'AMBITO URBANO DEL FIUME IN SINERGIA CON GLI STRUMENTI ESISTENTI |