VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
Sfruttamento di un pozzo per la captazione di acque minerali tipo Youla in frazione Dolonne
e relativi lavori di realizzazione di condotte interrate per adduzione acqua minerali
Comune di Courmayeur - AO
VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
Sorgenti Monte Bianco S.p.A. Xxx. Xxxxxxxx Xxxxxx
INDICE
1 PREMESSA 3
2 INQUADRAMENTO E GIUSTIFICAZIONE DELL’OPERA 4
2.1. INQUADRAMENTO STORICO 4
2.2 ELEMENTI DI INTERESSE PER LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA 5
2.3 COMPATIBILITÀ CON I PIANI DI SETTORE E LA NORMATIVA VIGENTE 6
2.4 UBICAZIONE DELL’OPERA 7
2.5 DIMENSIONAMENTO DELL’OPERA 8
3 DESCRIZIONE DELLO STATO INIZIALE DELL’AMBIENTE 8
3.1 DESCRIZIONE DELLO STATO ATTUALE DELL’AREA 8
3.2 AMBIENTE FISICO 8
3.2.1 IL CLIMA 8
3.2.2 GEOLOGIA, IDROGEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA 10
3.3 AMBIENTE BIOLOGICO: FAUNA, FLORA, ECOSISTEMI 12
3.4 AMBIENTE ANTROPICO E PAESAGGIO 13
3.5 ASPETTI SOCIOECONOMICI 14
4 DESCRIZIONE TECNICA DEL PROGETTO 19
4.1 L’INTERVENTO PROPOSTO 19
4.2 UBICAZIONE E ALLESTIMENTO DEL CANTIERE 19
4.3 FASI DI REALIZZAZIONE DEI LAVORI 19
4.4 CARATTERISTICHE DEL POZZO 19
4.5 METODO DI PERFORAZIONE 20
4.6 MACCHINARI E MATERIALI UTILIZZATI PER LA REALIZZAZIONE DEL POZZO 20
4.7 COMPLETAMENTO E RIEMPIMENTI DEL POZZO 20
4.8 SVILUPPO DEL POZZO 21
4.9 EQUIPAGGIAMENTO DEL POZZO 21
4.10 PROVE DI POMPAGGIO 21
4.11 REALIZZAZIONE OPERE DEFINITIVE DI ADDUZZIONE 23
4.12 RIPRISTINO DEI LUOGHI 24
4.13 MODALITÀ E TEMPI DI ATTUAZIONE 24
5 DESCRIZIONE DELLE ALTERNATIVE EVENTUALI DI LOCALIZZAZIONE 25
6 INDIVIDUAZIONE DEGLI OGGETTI POTENZIALMENTE IMPATTATI 25
7 DESCRIZIONE E QUANTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI 28
7.1 GLI IMPATTI SULL’ATMOSFERA 28
7.2 GLI IMPATTI SULL’AMBIENTE IDRICO 29
7.3 GLI IMPATTI SUL SUOLO E SOTTOSUOLO 31
7.4 GLI IMPATTI SULLA VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA, ECOSISTEMI 32
7.5 GLI IMPATTI SULLA SALUTE PUBBLICA 33
7.5.1. | INQUINAMENTO ACUSTICO | 33 |
7.5.2. | INQUINAMENTO DA VIBRAZIONE | 35 |
7.5.3. | VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI | 36 |
7.6 | GLI IMPATTI SUL PAESAGGIO | 36 |
7.6.1. | LA QUALITÀ VISIVA DEL PAESAGGIO | 37 |
7.6.2 | ANALISI DEL BACINO DI VISIBILITÀ | 38 |
7.6.3. | STIMA DEGLI IMPATTI | 39 |
7.7 | GLI IMPATTI SOCIOECONOMICI | 39 |
8 STIMA DEI COSTI 40
9 MISURE DI ATTENUAZIONE E COMPENSAZIONI ED ALTERNATIVE PROGETTUALI 41
10 ELENCO ELABORATI 41
11 PRINCIPALI NORME DI CARATTERE AMBIENTALE 41
1 PREMESSA
Il presente studio di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) riguarda il progetto per lo sfruttamento di un pozzo e la realizzazione delle relative condotte per l’emungimento di acque minerali denominate Youla 7. Il pozzo è ubicato in un’area agricola sovrastante Dolonne in località La Golette, nel Comune di Courmayeur.
Lo Studio di Impatto Ambientale è redatto in osservanza a quanto previsto dall'articolo 15 della Legge Regionale 26 maggio 2009, n.12 "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi della Regione autonoma Valle d'Aosta derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Attuazione delle direttive 2001/42/CE, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente, e 85/337/CEE, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. Disposizioni per l'attuazione della direttiva 2006/123/CE, relativa ai servizi nel mercato interno e modificazioni di leggi regionali in adeguamento ad altri obblighi comunitari. Legge comunitaria 2009.”
Il progetto prevede la messa in esercizio di un pozzo della profondità di 87 metri e della posa di 500 metri di condotte interrate per l’adduzione dell’acqua sino al bottino rompitratta in località Dolonne. L’allegato A punto 16) della Legge Regionale n.12 del 26 maggio 2009, prevede che tale progetto sia da assoggettare a VIA in quanto trattasi di “attività di coltivazione della terraferma delle sostanze minerarie di cui alle leggi del settore”.
Lo studio di impatto ambientale è stato predisposto secondo le indicazioni di cui all’allegato H della legge regionale 26 maggio 2009 n.12.
Mediante lo studio in oggetto si intende stimare gli impatti potenziali prevedibili e indicare le misure per eliminarli o attenuarli nel caso in cui l'eliminazione risultasse obiettivamente impossibile.
A tal fine, anche in considerazione della tipologia dell'opera nonché della sua collocazione in un sito predeterminato, è stata utilizzata una valutazione del tipo A.M.C. (Analisi Multi Criteri) semplificata: l'analisi si conduce a partire da un certo numero di criteri e sub-criteri secondo le tecniche proprie di ogni criterio, e il risultato viene presentato in forma disaggregata, criterio per criterio.
Non si è ritenuto necessario procedere alla ponderazione dei risultati e quindi alla loro aggregazione in quanto trattasi di opera che non presenta specifici caratteri di incompatibilità ambientale sia per ciò che concerne le caratteristiche intrinseche dell’intervento sia per la sua localizzazione. In effetti, un’analisi completa e ponderata, condotta con metodologie multi- criterio quali check-list, map- overlay, teoria dei sistemi o ancora network sequenziali, viene normalmente utilizzata esclusivamente per opere ad elevato rischio di compatibilità ambientale quali quelle previste all’art. 1 del D.P.C.M. 10/08/88
n. 377 con riferimento alle cosiddette “grandi opere”. Inoltre, per ottenere un risultato corretto secondo lo schema logico applicato, occorre estendere le analisi a più alternative, sviluppate tutte allo stesso livello progettuale e da confrontare sulle medesime basi complessive.
Lo studio è completato da una documentazione fotografica volta ad illustrare la situazione
attuale del sito, che non differirà dalla situazione finale in quanto tutte le opere previste sono interrate.
2 INQUADRAMENTO E GIUSTIFICAZIONE DELL’OPERA
2.1. INQUADRAMENTO STORICO
In passato, le sorgenti Youla e la vicina sorgente Vittoria sono state a lungo utilizzate in passato come sorgenti di acque termali; attualmente l’acqua minerale Youla è usata per la produzione, l’imbottigliamento e la vendita sotto forma di acque minerali.
A partire dalla fine degli anni ’80, i diritti per lo sfruttamento di queste acque furono acquisiti dalla Società Sorgenti Monte Bianco -Terme di Courmayeur S.p.A. che dopo alterne vicende comprendenti anche alcuni cambi di proprietà, ha iniziato lo sfruttamento delle acque Youla nel ’98, dopo aver rinnovato le opere di captazione sulle emergenze naturali, le annesse adduzioni ed aver realizzato il nuovo stabilimento di Morgex nell’area ove in passato era ubicato lo stabilimento dell’ex Morgex Carbo.
Sempre a partire dalla fine degli anni ’80, ha avuto inizio la progettazione e quindi la realizzazione dell’Autostrada Aosta-Monte Bianco. Fin dalle fasi iniziali della progettazione è emerso il rischio di una possibile interferenza tra la galleria Dolonne e le sorgenti minerali, in considerazione della notevole vicinanza tra la galleria stessa e il punto di emergenza delle sorgenti. Studi successivi, condotti a più riprese, hanno confermato l’elevata probabilità che la realizzazione della galleria potesse provocare un danno alle sorgenti sia in termini di portata, sia in relazione alle caratteristiche qualitative delle acque.
Accordi tra la società Sorgenti Monte Bianco S.p.A. e la società RAV S.p.A. prevedevano tra l’altro l’assicurazione da parte di quest’ultima che sarebbero stati garantiti tutti gli interventi necessari per minimizzare e compensare eventuali danni provocati dalla realizzazione della galleria.
Alla luce di questi accordi e per non sospendere o, nella peggiore delle ipotesi, interrompere l’attività produttiva, si è provveduto, in un primo tempo, alla captazione di due sorgenti di acqua minerale tipo Youla a quota 1400 msl circa che hanno permesso l’imbottigliamento anche durante i lavori autostradali. Contemporaneamente e di comune accordo, si decise, nel 2004, di procedere alla realizzazione di un pozzo a monte del tracciato autostradale con l’obiettivo di arrivare a captare le acque della sorgente prima di una possibile intercettazione della Galleria Dolonne. Tale pozzo avrebbe dovuto risolvere definitivamente i problemi di sfruttamento, produzione e vendita acqua minerale dello stabilimento di proprietà del Gruppo francese.
Tale progetto fu temporaneamente sospeso per varie ragioni. Fu poi in ripreso e compiutamente realizzato nel 2007, poiché, tra l’altro, a seguito dell’attraversamento dell’acquifero della galleria autostradale, si era constatato un isterilimento completo delle fonti storiche Youla e Vittoria ed una riduzione significativa delle portate delle sorgenti captate confermando quindi i timori iniziali. Purtroppo l’acqua emunta non aveva le caratteristiche ricercate trattandosi di un acqua proveniente dal miscuglio dell’acquifero e Xxxxx, nel contempo però la Sorgenti Monte Bianco S.p.A. si era attivata per ottenere le autorizzazioni necessarie per poter trasformare tale sondaggio denominato “Youla 5” in pozzo definitivo di captazione ottenendo dall’Amministrazione Regionale parere positivo allo studio di valutazione ambientale per la trasformazione di tale sondaggio in pozzo definitivo di captazione a servizio della società
Sorgenti Monte Bianco S.p.A. (procedura VIA – scheda progetto 49/2008). Sfortunatamente i risultati chimici dell’acqua emunta dal sondaggio Youla 5 furono ben lontani da quelli attesi, l’acqua presentava un chimismo molto differente dall’acqua Youla con una grande presenza di ferro, manganese e anidride carbonica libera che ne rendevano pressoché impossibile il suo utilizzo.
Pertanto tale pozzo non fu mai realizzato.
La tappa successiva fu la richiesta di un permesso di ricerca in località PLAN VENY per la realizzazione di un sondaggio esplorativo ma anche in questo caso l’acqua rinvenuta si discostava dall’acqua Youla ricercata.
Nel 2010 infine fu avviata una nuova campagna di sondaggi all’interno della concessione Youla a 200 metri in linea d’aria dal sondaggio Youla 5. L’acqua rinvenuta dal sondaggio Youla 7 presenta caratteristiche pressoché equivalenti all’acqua Youla e presumibilmente proviene dal medesimo acquifero che fu deviato durante i lavori autostradali.
A seguito di questo felice ritrovamento la società Sorgenti Monte Bianco avrebbe la necessità di sfruttare tale captazione una volta ottenute tutte le autorizzazioni necessarie per non compromettere l’attività produttiva. Infatti dopo ormai quattro anni di distanza dai lavori di scavo della tratto autostradale, è possibile asserire che da un punto di vista geologico la situazione si sia praticamente assestata e che la sorgente storica Youla è definitivamente insterilita, parallelamente le portate delle sorgenti alternative captate nel 2003 continuano a diminuire specie nei mesi invernali, l’inverno scorso da metà gennaio a fine aprile le portate complessive erano di poco superiori a 10 m3/h per scendere in alcuni periodi anche a 5 m3/h. mentre con le vendite attuali di circa 7 milioni di bottiglie al mese il fabbisogno d’acqua dovrebbe essere al minimo di 20 m3/h per assicurare il mantenimento del funzionamento delle linee, l’attività produttiva e l’evasione delle commesse.
L’acqua Youla si posiziona sul mercato delle acque dietetiche, viene imbottigliata con il marchio Courmayeur ed è in costante progressione, nel 2010 si sono imbottigliate 66 milioni di bottiglie nei formati 1,5 litri, 1,0 litri e 0,5 litri contro le 60 dell’anno precedente con una progressione del 10% in controcorrente rispetto alla media del settore.
2.2 ELEMENTI DI INTERESSE PER LA REALIZZAZIONE DELL’OPERA
Il mantenimento dell’attività produttiva di uno stabilimento di imbottigliamento è possibile solo se si garantiscono livelli di portata di acque minerali e di sorgente sufficienti a permettere alle linee di produzione di funzionare con continuità e quindi di evadere le commesse.
Lo stabilimento di produzione e vendita di acque minerali sorgenti Monte Bianco S.p.A. in Morgex imbottiglia acqua Youla venduta sotto il marchio Courmayeur e riscuote enorme successo specie sul mercato Francese e su quello Giapponese, grazie alle particolari e uniche caratteristiche minerali dell’acqua che la rendono diversa dalle altre minerali in commercio. Visti gli enormi successi dell’acqua Courmayeur in Francia il Gruppo è ora intenzionato a inserire l’acqua Courmayeur anche sul mercato Italiano.
Alla data, l’attività produttiva è fortemente compromessa causa le portate esistenti. E’ quindi fondamentale reperire altra acqua tipo Youla per mantenere il livello occupazionale attuale ed ipotizzare per il futuro incrementi di maestranze. Ad oggi sono 50 i dipendenti assunti a tempo indeterminato residenti in valle d’Aosta supportati dal personale stagionale che ogni anno viene assunto verso il mese di
marzo, si raggiunge una media di 60 maestranze oltre alle 23 dello stabilimento di Contursi Terme.
Nel 2010 sono stati realizzati investimenti per incrementare la capacità delle linee di produzione che passano quindi a quattro, due di queste linee sono dedicate alla produzione di acqua Courmayeur rispettivamente nei formati 1,5 litri e 1,0 litri e 0,5 litri con delle cadenze complessive di 55 m3/h.
Per mantenere l’attività e per ipotizzare per il futuro incrementi nelle maestranze si rende necessario se non addirittura obbligatorio, poter sfruttare urgentemente la nuova captazione Youla 7.
Lo sfruttamento del pozzo Youla 7 potrebbe costituire la giusta soluzione in quanto i primi risultati della prova air lift mostrano che vi è la possibilità di raggiungere i 30 m3/h di acqua..
I primi risultati delle analisi chimiche sembrerebbero confermare che si è intercettato l’acquifero Youla al di sotto del livello della galleria autostradale a monte di quest’ultima ed ad una distanza di 170 metri dall’asse della galleria. Il posizionamento del pozzo è tale da minimizzare il pericolo di estrarre acque inquinate.
E necessario menzionare che trattasi di un pozzo di profondità non eccessiva e quindi gestibile senza particolari difficoltà, con spese di esercizio ragionevoli.
2.3 COMPATIBILITÀ CON I PIANI DI SETTORE E LA NORMATIVA VIGENTE PRECISAZIONI
Il pozzo di captazione è stato realizzato nell’autunno 2010 una volta ottenute tutte le autorizzazioni ambientali ed in particolare dichiarazione di in assoggettabilità a procedura di VIA per la realizzazione del sondaggio “Youla 7” per la captazione di acque minerali ai sensi dell’art. 17 della L.R. 12/2009 (n.3588 del 09.08.2010)
Il progetto in esame ha tenuto conto di tutti i vincoli di legge, ed è richiesto che sia compatibile con i piani di settore e la normativa vigente.
La scrivente ha già ottenuto dall’Amministrazione Regionale parere positivo allo studio di valutazione ambientale per la trasformazione del sondaggio “Youla 5” in pozzo definitivo di captazione (procedura VIA – scheda progetto 49/2008).
L’intervento in oggetto è ubicato in un’area ove esistono i vincoli che seguono.
VINCOLO IDROGEOLOGICO
La zona oggetto di intervento è ubicata in un area limitrofa di una zona soggetta a vincolo idrogeologico ai sensi del Regio Decreto Legge 30 dicembre 1923 n. 3267.
Nelle zone soggette a vincolo per scopi idrogeologici ai sensi del R.D.L. 30 dicembre 1923 n. 3267, gli interventi che comportano modificazione e/o trasformazione d’uso del suolo devono essere compatibili con l’equilibrio idrogeologico del territorio.
Il pozzo è compatibile con la normativa del settore in quanto è un intervento puntuale che non modifica l’equilibrio idrogeologico del territorio.
AREE BOSCATE
La zona oggetto di intervento è ai margini di un area soggetta a rilascio di parere per intervento ubicato in area boschiva ai sensi dell’art. 33 della legge regionale n.11 del 6 aprile 1998.
Trattasi comunque di un intervento puntuale ove non si prevede nessuna operazione di sboscamento, sbancamento o altro.
VINCOLO FRANE ZONA F2
La zona oggetto di intervento è ubicata in un’area classificata a medio rischio F2 in base alla cartografia degli ambiti inedificabili per rischio frana e non è pertanto soggetta a rilascio autorizzazione ai sensi dell’art. 35 della legge regionale n.11 del 6 aprile 1998 così come modificata dalla Delibera Della Giunta Regionale della Valle d’Xxxxx x.0000 del 10 ottobre 2008.
L’intervento è comunque compatibile con il nuovo regolamento in quanto il pozzo è un intervento puntuale.
TUTELA PAESSAGISTICA
La zona oggetto di intervento è ubicata in un’area sottoposta a rilascio di autorizzazione per intervento in zona a tutela paesaggistica ai sensi del D.Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42 articolo 136 e D.M. 20 ottobre 1966.
La realizzazione del sondaggio comunque non reca pregiudizio all’attuale stato esteriore delle cose e delle località è un intervento puntuale completamente interrato e pertanto non incompatibile. Al termine dei lavori si provvederà a ripristinare la situazione pre-esistente e rimodellare il terreno nella sua forma originale.
È inoltre previsto il ripristino della pista realizzata nel Vallone di Dolonne conformemente a quanto da voi autorizzato contestualmente all’autorizzazione di trasformazione del sondaggio “Youla 5” - (procedura VIA – scheda progetto 49/2008).
COMPATIBILITÀ CON LA NORMATIVA AMBIENTALE
Dato il carattere non antropizzato del sito e la tipologia dell’intervento previsto, il progetto proposto non presenta contrasti con la normativa vigente in campo ambientale.
COMPATIBILITÀ CON LA NORMATIVA IN MATERIA DI CAVE E ATTIVITÀ ESTRATTIVE
La committente è titolare di una sub-concessione per lo sfruttamento delle acque minerali denominata Youla (subconcessione mineraria n.101 prot 1086/5 LLPP del 31-01-1983.)
L’intervento in oggetto non presenta incompatibilità con la normativa in vigore.
PRG
Relativamente alla compatibilità circa il rispetto del piano regolatore generale comunale urbanistico e paesaggistico (PRG), l’area ricade in una zona classificata non antropizzata (Ec39), l’intervento in base all’art.13 del nuovo PRG è classificabile come intervento di interesse generale quindi non si evidenziano contrasti nelle forme e nelle modalità di applicazione.
PTP
Relativamente alla compatibilità rispetto alla previsione del piano territoriale paesistico l’intervento non presenta alcun elemento di contrasto con le prescrizioni direttamente cogenti e prevalenti delle norme di attuazione del PTP.
2.4 UBICAZIONE DELL’OPERA
Il pozzo che si desidera realizzare sarà ubicato nel Comune di Courmayeur in Località Dolonne su terreno di proprietà della committente (Fg. 78 numero 280) a 1338 m slm (vedasi corografia allegata)
2.5 DIMENSIONAMENTO DELL’OPERA
Il pozzo ha una profondità di 87 m con diametro interno pari a 194 mm ed è stato realizzato in acciaio inox tipo AISI 304L.
La testa del pozzo dovrà poi verrà racchiusa in una camera in cemento armato completamente interrata all’eccezione fatta di un chiusino per consentire interventi di manutenzione.
Dal pozzo si provvederà alla posa di due condotte interrate parallele del diametro di 110 mm in polietilene alta densità PN16 con manicotto elettrosaldato che saranno posate ad una profondità di un metro circa per un tratto di circa 500 metri sino a raggiungere il locale dissabbiatore a Dolonne ove le tubazioni provenienti dalla captazione Youla 7 si congiungeranno all’impianto esistente.
Il collegamento tra la tubazione nuova e quella esistente verrà realizzato mediante idonee apparecchiature idrauliche realizzate completamente in acciaio inox e racchiuse all’interno del locale di proprietà della scrivente a Dolonne già realizzata ove è presente un dissabbiatore.
3 DESCRIZIONE DELLO STATO INIZIALE DELL’AMBIENTE
3.1 DESCRIZIONE DELLO STATO ATTUALE DELL’AREA
Per la realizzazione del sondaggio e del pozzo, sono state realizzate due piazzole rispettivamente di 3x3 metri e 4x5 metri. L’area è stata opportunamente livellata per permettere le operazioni di perforazione.
L’accesso al cantiere si effettua mediante una pista provvisoria già preesistente, durante le operazioni di scavo e posa della tubazione potrà essere necessario l’attraversamento del torrente Dolonne già utilizzato per le operazioni di scavo e realizzazione del sondaggio.
L’inizio d’attività per la realizzazione del sondaggio e del pozzo sono stati regolarmente denunciati al Comune di Courmayeur in data 23 agosto 2010 mentre una denuncia di variante è stata depositata in data 15.09.2010.
3.2 AMBIENTE FISICO
3.2.1 IL CLIMA
La Valle d’Aosta presenta un clima di tipo semi-continentale con caratteristiche di tipicità e particolarità, dovute alla presenza delle montagne che interamente la circondano, con ovvie diversificazioni per zone a differente localizzazione geografica quali quelle poste secondo fasce altimetriche o secondo la loro morfologia.
Mentre le zone più elevate sono più fredde e umide, la valle centrale e quelle laterali godono di un clima più caldo e soprattutto più secco. Proprio la secchezza costituisce l’aspetto più caratteristico del clima valdostano. Minori precipitazioni, temperature medie più elevate, forti correnti continentali e
particolari venti locali contribuiscono a rendere il clima della Valle d’Aosta particolarmente secco, soprattutto se rapportato con quello delle regioni che la circondano (Xxxxxx, Valais, Piemonte).
Le Alpi costituiscono una forte barriera climatica che influenza intensità e direzione dei venti dominanti nonché la quantità e ripartizione delle piogge.
Il regime pluviometrico è caratterizzato da estrema irregolarità a livello di precipitazione annuale media. Quanto ai livelli medi mensili, i massimi si riscontrano durante le stagioni intermedie mentre l’estate e soprattutto l’inverno sono le stagioni con minori precipitazioni. A questo proposito si può rilevare che, mentre il livello minimo mensile è costante nella stessa stagione su tutto il territorio regionale, il livello massimo varia passando da est a ovest. Una linea virtuale che unisca Gran San Xxxxxxxx, Saint-Xxxxxxx e Rhèmes Notre Dame separa, infatti, le zone che presentano i massimi mensili in primavera (a est), da quella in cui tali massimi si riscontrano in autunno (a ovest). Altrettanto basse sono la frequenza e l’intensità delle precipitazioni: il numero medio di giorni di pioggia nella regione è di 85 con un’intensità media di 8 mm/g.
Anche gli eventi nevosi sono caratterizzati da minore frequenza e intensità rispetto ad altre zone alpine: in particolare la zona del capoluogo è caratterizzata da una percentuale di precipitazioni nevose pari al 10% di quelle totali (di per sé, come si è già visto, piuttosto bassa), da una durata e altezza media di neve al suolo rispettivamente pari a 22 giorni e 2 cm.
In generale, si può invece rilevare come, a parità di altitudine, le zone occidentali presentano un più elevato livello di precipitazioni nevose: questo perché i venti provenienti dall’Atlantico scaricano il loro potenziale nevoso sulle prime montagne che incontrano e solo le correnti più forti raggiungono le zone orientali.
Sono poi i venti, soprattutto quelli da ovest, ad apportare l’umidità necessaria alle precipitazioni. Le montagne si comportano come una barriera al passaggio di queste correnti, attenuandone così il loro impatto; inoltre le correnti locali, presenti nei fondi valle e generate dal riscaldamento del terreno, estremamente secche, contribuiscono nel loro moto verso l’alto a ridurre ulteriormente il tasso di umidità nell’aria.
La prevalenza dei venti da ovest e sud-ovest ai quali è dovuta la maggior parte delle precipitazioni è presieduta dall’influenza esercitata sull’Atlantico dagli spostamenti della zona ciclonica localizzata sull’Islanda e di quella anticiclonica delle Azzorre, formando fra le masse di aria calda provenienti da sud e quelle fredde a nord depressioni mobili che mantenendo alla sinistra la zona ciclonica si spingono da ovest a est investendo quindi l’Europa e l’arco alpino occidentale. Legato invece all’estendersi di aree di alta pressione è il vento di nord e nord-est che è generalmente foriero di periodi di tempo asciutto e sereno, e percentualmente occupa il secondo posto dopo i venti occidentali.
Il vento spira, con una relativa frequenza, da sud o sud-est, ed è legato a manifestazioni temporalesche o periodi di maltempo e nuvolosità estesa. D’inverno può verificarsi localmente la presenza del “foehn”, un vento proveniente da nord che, avendo scavalcato le creste più alte, si riscalda per attrito nella discesa lungo il versante opposto, causando il rapido scioglimento della coltre nevosa superficiale e dando origine a pericolosi fenomeni valangosi.
Tutti questi fattori comportano in sintesi una temperatura media più elevata rispetto ad altre zone delle Alpi e, seppure si riscontrino minimi e massimi molto elevati, il valore medio di questi livelli risulta in Valle più moderato: ad Aosta ad esempio le temperature medie oscillano tra un massimo di 16,2
°C a un minimo di 4,6 °C.
L’evidenziata scarsità di precipitazioni risulta inoltre accentuata dalla collocazione, come nel caso in esame, all’”Adret”: i versanti esposti a sud presentano, infatti, un periodo di insolazione ed un’intensità delle radiazioni al suolo nettamente maggiore non solo dei versanti a nord (“Envers”) ma anche delle zone ai piedi dei pendii. Su questi versanti inoltre l’innevamento, già scarso per i fattori precedentemente evidenziati, è accentuato dalla scarsa durata del manto di neve al suolo.
3.2.2 GEOLOGIA, IDROGEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA STUDI PREGRESSI
La descrizione geologica dell’area è derivata da una serie di studi e sondaggi geognostici realizzati in passato principalmente lungo il tracciato autostradale.
In particolare sono stati consultati i dati e le informazioni sull’area relativi ai seguenti lavori realizzati per conto della R.A.V. S.p.A.:
▪ Hydrodata S.p.A. (1991) -“Studio di fattibilità per lo sfruttamento di fonti idriche sostitutive delle sorgenti minerali Youla”
▪ GEODES S.r.l. (1997) -“Indagine idrogeologica per la valutazione della potenziale interferenza tra la Galleria Dolonne e le Sorgenti Youla”.
▪ Hydrodata S.p.A. (2000) -“Servizio di monitoraggio delle sorgenti e dei piezometri nell’area di Dolonne”.
▪ Xxxxxxx X. (1994) -“Concessione per acque minerali Youla e Vittoria -Revisione dello Studio Geologico e Idrogeologico del 30/09/93 in base ai nuovi dati del Sondaggio Vittoria”.
Sono state consultate le stratigrafie dei sondaggi realizzati, nell’autunno 2003, sia dalla superficie sia dal fronte della galleria Dolonne, nell’ambito delle indagini di approfondimento seguite all’arresto degli scavi del cantiere di valle.
CARATTERIZZAZIONE GEOLOGICA DEL SUBSTRATO
L’assetto geologico generale dell’area è rilevabile nei fogli 27M. Bianco e 28 Aosta della carta geologica d’Italia alla scale 1:100.000, rappresentata in fig.1.
La successione geologica, che in quest’area risulta essere molto tettonizzata, è sinteticamente caratterizzata, dall’alto verso il basso, dalle seguenti tipologie:
▪ calcari grigi triassici massicci senza rilevante circolazione di acque sotterranee;
▪ gessi ed anidriti piuttosto compatti senza rilevante circolazione di acque sotterranee;
▪ calcescisti relativamente compatti con scarsa circolazione di acque sotterranee; Da un punto di vista geologico l’area considerata è caratterizzata dalla presenza di
▪ depositi detritico colluviali costituiti da ciottoli di dimensioni e natura variabile immersi in una matrice sabbioso-limoso-argillosa, talvolta stratificata; alluvioni recenti (a2 nella figura) costituite da ghiaie e sabbie a stratificazione incrociata;
▪ accumuli detritici di falda e di conoide (ad nella figura) costituiti da depositi non stratificati di ciottoli e blocchi in subordinata matrice ghiaioso-sabbiosa;
▪ depositi glaciali di ablazione (mo nella figura) costituiti da ciottoli e blocchi spigolosi immersi in una matrice ghiaioso-sabbiosa talvolta pedogenizzati;
Il substrato roccioso Pre-Pliocenico appartenente all’Unità Tettonostratigrafica Sion – Courmayeur è costituito da:
▪ marmi dolomitici e calcari;
▪ scisti neri milonitici con scaglie di gessi, carniole e calcescisti;
▪ gessi, anidriti e carniole;
▪ calcescisti arenacei.
Sono inoltre presenti marmi calcitici con resti di echinodermi, gneiss emicascisti a tessitura milonitica a grana fine appartenenti all’Unità Tettonostraigrafica del Mont Chetif.
Il nuovo pozzo attraversa una sequenza litologica con scistosità immergente mediamente di 30 gradi verso SSE.
La stratigrafia del pozzo è stata ricostruita attraverso l’analisi dei frammentini perforazione (cuttings) trascinati in superficie dalla pressione dell’aria nel foro e campionati ad ogni variazione litologica.
Questa analisi ha portato a riconoscere quattro principali unità litostratigrafiche
▪ la prima, compresa tra il piano campagna e 47 metri, è costituita da depositi alluvionali e di versante (blocchi e ciottoli in matrice ghiaiosa-sabbiosa) ed è priva di falda
▪ la seconda unità litostratigrafica, compresa tra 47 metri e 69 metri, è costituita da calcescisti marmorei e marmi bianchi (prevalenti) e grigi poco fratturati
▪ la terza unità litostratigrafica, compresa tra 69 e 79 m, è composta da calcescisti marmorei e marmi intensamente fratturati nei quali sono presenti cavità prodotte da fenomeni carsici. In questo settore è contenuta una falda caratterizzata da alta produttività
▪ la quarta unità litostratigrafica, compresa tra 79m e 87 metri, è costituita da brecce tettoniche poco cementate ed intensamente alterate e fratturate nonché da carniole. Pur essendo ospitata da una falda idrica al suo interno tale unità litostratigrafica è scarsamente produttiva.
3.3 AMBIENTE BIOLOGICO: FAUNA, FLORA, ECOSISTEMI
FLORA
E’ noto che in Valle d’Aosta la grande varietà litologica, climatica ed altimetrica, rende la vegetazione e la flora della regione estremamente interessante e ricca di specie botaniche.
L’atmosfera secca e luminosa che caratterizza il clima locale e la posizione protetta dei versanti valdostani consentono alla vegetazione di spingersi a quote più elevate che nel resto dell’arco alpino; e se, in effetti, il prosperare delle foreste sui versanti sud occidentali è contrastato da tali condizioni climatiche per contro la flora presenta anche in questa zona notevoli caratteristiche di varietà e quantità con la propagazione di specie di affinità mediterranee nel contesto di vegetazione più propriamente continentale. In bassa - media Valle poi le piogge più corpose e le temperature più elevate e costanti accentuano notevolmente le caratteristiche mediterranee della vegetazione, più verde e più ricca che nel resto della Valle.
Più in generale si può rilevare come la vegetazione segua una distribuzione prevalentemente determinata dall'altimetria e successivamente dall'esposizione e dalla natura del suolo. Fino a 1000 metri circa, la vegetazione arborea di latifoglie è rappresentata con maggior frequenza da boschi di limitata estensione di frassini, betulle, noccioli, sorbi, ciliegi e noci. Al di sopra dei 1000 metri alcune specie, come il castagno ed il faggio spariscono e generalmente il bosco di latifoglie cede gradualmente il passo a quello di conifere, che già più in basso si era annunciato con il xxxx xxxxxxxxx. Prende quindi spazio la pecceta, rappresentata dall'abete rosso (Picea excelsa), che si distingue dai coni pendenti anziché eretti e si trova
nei luoghi più freddi ed esposti.
Il sottobosco è infoltito dagli arbusti di ginepro nano (Juniperus nana) di rododendro, ontano verde, lampone e mirtillo. Il bosco, salvo qualche larice isolato, non sale oltre i 2200 metri, mentre è diffusa una particolare vegetazione arbustiva bassa e flessibile, maggiormente rappresentata dal rododendro che, già presente nel sottobosco di conifere, raggiunge anche i 2700 metri.
Ovunque distribuite sono alcune associazioni vegetali ricorrenti, costituite eminentemente da graminacee, come la festuca, il nardo, il carice. Nelle aree dominate da terreni calcarei, nel prato raso alpino è presente l’associazione della carice sempreverde e della sesleria cerulea, sulla quale spicca il rosso scuro della sulla (Hedysarum hedisaroides) o il giallo zolfo dell’astragalo dei campi (Oxytropis campestris). Nei terreni silicei sino alle vallette nivali si estende il prato raso alpino con associazione a festuca variegata, chiazzata dal giallo del senecio doronico (Senecio doronicum) e dall’achillea muschiata (Achillea moschata).
Nello specifico ambito locale ove il progetto verrà eseguito, si rileva che il sito è inserito in una zona boschiva, particolarmente rada che poggia su un terreno franoso. Nel sottobosco costituito da radi cespugli di graminacee non vive alcun tipo di flora particolare. L’area inoltre, stante la presenza di sassi e rocce di origine franosa non è particolarmente attraente per i visitatori. Esiste solo un modesto percorso di raccordo con la vicina strada di vicinanze di Dolonne per raggiungere quote più elevate.
FAUNA
L’area boschiva che circonda il sito del progetto ospita una varietà molto limitata di piccoli mammiferi ed alcune specie di volatili. Non si è riscontrata alcuna tipologia di fauna peculiare per il sito o le sue vicinanze, né d’altra parte la natura del terreno favorisce lo sviluppo faunifero.
3.4 AMBIENTE ANTROPICO E PAESAGGIO
L’ambiente della Xxxx Xxxxx d’Aosta, così come d’altro canto quello di tutta la Valle, è ovunque segnato dalle attività umane. E’ pertanto necessaria un’analisi dell’ambiente antropico anche in caso di interventi di modesta dimensione ed impatto quale il presente progetto.
Il paesaggio è strettamente correlato con la presenza dell’uomo: la presenza di centri abitati ravvicinati nonché di abitazioni e malghe sparse sul territorio montano segna nettamente l’ambiente naturale.
Alla scala modesta dell’intervento in esame, si aggiunge anche il fatto che il paesaggio interessato dall’intervento è prevalentemente boschivo, con vaste aree ricoperte da detriti franosi. Alle spalle di Dolonne, la zona è percorsa unicamente da qualche turista che vuole avventurarsi lungo declivi della pendenza di circa 45 gradi.
In presenza di un paesaggio meramente naturale, i valori su cui concentrare l’interesse possono essere ricondotti sostanzialmente a tre (Xxxxxxx e Xxxxxxx – 1990):
▪ presenza di peculiarità ecologiche
▪ permanenza di strutture storiche
▪ qualità della scena visiva.
L’area dell’’intervento, decisamente circoscritta, non presenta alcuna peculiarità ecologica, né si osservano strutture storiche che possano in qualche modo subire degli impatti.
Resta quindi da considerare il terzo valore, la qualità della scena visiva, e l’associazione con fattori quali la morfologia del terreno, la componente vegetazionale, ecc. Lo scopo non è quello di valutare di per sé la qualità del paesaggio ma di misurare gli impatti su di esso derivanti dall’attuazione dell’opera. Si descrivono a seguire, i principali elementi caratterizzanti paesaggisticamente la zona di studio.
Il territorio attorno al sito di interesse non è urbanizzato e non presenta aree preposte ad attività agricola. E’ costituito da un’area principalmente boschiva su un terreno franoso ricoperto da detriti pietrosi. Considerato a scala più ampia, il “valore” del paesaggio è attualmente piuttosto basso e tale rimarrà dopo l’intervento.
3.5 ASPETTI SOCIOECONOMICI
Il principale riflesso dell’intervento proposto nell’ambito dell’economia locale riguarda più propriamente gli aspetti sociali ed economici trattandosi di un progetto per lo sfruttamento di un pozzo per la captazione di acque minerali da parte della società Sorgenti Monte Bianco S.p.A. che servirà a salvaguardarne l’attività produttiva e potrà favorire l’impiego di maestranze locali.
L’intervento proposto interessa principalmente l’Abitato di Dolonne ma ha dei riflessi su tutta l’economia della Valle d’Aosta e in particolare dei comuni della Valdigne per quanto attiene manodopera e indotto locale.
Nei paragrafi successivi verranno riportate alcune indicazioni circa l’andamento dell’economia valdostana.
POPOLAZIONE
La popolazione residente (2004) – fonte RAVA carta topografica regionale numerica
La Valle d'Aosta è composta da 74 comuni, distribuiti per una metà lungo la valle centrale e per
l’altra metà nelle 11 vallate laterali. 33 di questi si trovano a un’altitudine superiore ai 1.000 metri slm, 32 tra 500 e 1.000 metri e soltanto 9 sotto i 500 metri.
La comunità valdostana, al 31 dicembre 2009, contava una popolazione di 127.866 abitanti così suddivisi: 62.743 maschi e 65.123 femmine. Aosta ha da sola il 27,43% della popolazione dell’intera regione. Degli altri comuni, 30 hanno una popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti, tutti i restanti comuni hanno ne contano meno di 1.000. La densità della popolazione è di 39 residenti /km2
Nella tabella seguente vengono riportati i dati ISTAT relativi alla popolazione della Valdigne e della valle d’Aosta nel suo complesso.
COMUNI | Altitudine (mt) | Superficie in km2 | Popolazione | di cui Stranieri | ||||
M | F | Totale | M | F | Totale | |||
Courmayeur | 1.224 | 209,83 | 1.454 | 1.469 | 2923 | 59 | 73 | 132 |
La Salle | 1.001 | 83,57 | 1.036 | 1.029 | 2069 | 93 | 80 | 173 |
La Thuile | 1.444 | 126,13 | 390 | 386 | 776 | 5 | 15 | 20 |
Morgex | 920 | 43,3 | 997 | 1.083 | 2080 | 52 | 70 | 122 |
Pré-Saint Didier | 1.018 | 33,67 | 510 | 473 | 983 | 28 | 29 | 57 |
Valle d’Aosta | 62.743 | 62.957 | 127.866 | 3.770 | 4.437 | 8.207 |
Fonte ISTAT – popolazione residente al 1 gennaio 2010
L’immigrazione negli ultimi anni assume sempre maggiore rilevanza in Valle d’Aosta. Gli stranieri residenti al 30 giugno 2009 risultano essere 7860 (senza contare coloro che non hanno un regolare permesso di soggiorno).
La comunità maggiormente rappresentata è quella marocchina (27,5% della popolazione residente straniera) seguita dalla rumena (21,1%), al terzo posto si posiziona la comunità albanese (11%) quindi altre comunità con minor numero di residenti. Gli immigrati sono impiegati principalmente nel settore edile, nei servizi alle persone e nell’allevamento dei bovini.
ECONOMIA
Se da un lato il mercato del lavoro valdostano è caratterizzato da condizioni di pieno impiego, con tassi di occupazione per uomini e donne molto superiori alla media nazionale che la collocano su valori di eccellenza nel panorama italiano, la congiuntura sfavorevole ha condotto ad un evoluzione relativamente critica; i più recenti dati Istat, aggiornati al quarto trimestre 2009, evidenziano un aumento significativo delle persone in cerca di occupazione (stimabile in circa 700 unità) che ha comportato un incremento del tasso di disoccupazione medio annuo che è passato dal 3,3% del 2008 al 4,4% del 2009.
A questo si aggiunge una riduzione dell'occupazione nel suo complesso (-0,9%), particolarmente accentuato nel caso degli occupati del settore industriale (-5,8%), in particolare dell'industria in senso stretto (-14,6%).
In aggiunta alla disoccupazione, è importante segnalare che molte imprese valdostane hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. I lavoratori in cassa integrazione guadagni vanno a sommarsi alle persone in cerca di occupazione. Tra il 2008 ed il 2009 la cig è complessivamente cresciuta del 91,7%. Dovuta al maggior ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria (+ 77%). Nel settore secondario la CIG è aumentata nel 2009 di oltre il 160% rispetto all’anno precedente ed in particolar modo nel settore della sola industria l’aumento è pari al 300%.
A questo infine vanno aggiunte le persone che hanno potuto beneficiare degli ammortizzatori in deroga che a fine marzo 2010 riguardavano 38 aziende e circa 350 lavoratori.
A metà aprile 2010 il numero di lavoratori in regime di ammortizzatore sociale ammontava a mille unità.
Nei primi 4 mesi dell’anno, secondo il settimo rapporto industria CISL, il totale delle ore autorizzate in CIG (CIGO + CIGS + Deroga) è stato di 240.818 ore
Questo trend negativo regionale è comunque in linea con le altre realtà nazionali.
Tra il 2004 e il 2009 sono stati creati 900 posti di lavoro. Attualmente la forza lavoro valdostana è pari a
56.400 unità. Il tasso di occupazione è del 67%
Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, RCFL e le stime OES, la forza lavoro è così distribuita:
▪ 40.900 occupati nel terziario,
▪ 13.300 occupati nel secondario di cui 5.900 nell’industria,
▪ 2.300 occupati nell’agricoltura
Al primo posto figura la categoria professionale dei lavoratori dipendenti (42.200).
Il settore terziario costituisce in Valle d’Aosta il settore con il maggior numero di occupati; in particola modo secondo i dati pubblicati dalla RAVA – dipartimento Enti locali, servizi di prefettura e protezione civile e Dipartimento personale e organizzazione sono 4.919 i dipendenti tra comuni, comunità montane, associazioni dei comuni e consorzi e regione nel 2008.
Il turismo, con circa 401.000 arrivi e 1.490.000 presenze all’anno, in calo negli ultimi anni, rappresenta una delle principali risorse economiche della regione. Il settore turistico si orienta soprattutto su tre poli d’interesse: gli sport invernali, l’escursionismo e in generale il turismo naturalistico, il turismo culturale ed enogastronomico.
Il turismo proveniente dal Regno Unito è numericamente più rilevante con oltre 40% degli arrivi, a seguire la Francia con 14% di arrivi.
A livello nazionale lombardi (40%) e piemontesi (26%) sono i principali turisti della Valle d’Aosta.
La comunità montana della Valdigne costituisce il maggiore polo di attrazione turistica della Regione.
L’agricoltura costituisce il settore economico che impiega il minor numero di lavoratori, data anche la conformazione montuosa del territorio. La superficie agraria è utilizzata soprattutto per le colture foraggiere - patate, vite e alberi da frutto (soprattutto meli) - ed è altresì diffuso l’allevamento dei bovini.
A livello industriale, ha particolare rilievo la produzione di energia idroelettrica: secondo il GSE – Gesotre Servizi energetici) nel 2009 il 4,6% della produzione di energia rinnovabile Italiana è stata prodotta in Valle d’Aosta.
Altro settore rilevante per la realtà industriale valdostana è l’impresa edile. Nel 2009, il valore della produzione delle imprese edili regionali è pari al 47% del valore della produzione complessivo del settore secondario.
Nel 2009 il numero di aziende attive in valle d’Aosta con attività di costruzione era pari a 2.850 unità (classificazione ATECO 2007). Mentre il numero di industre delle bevande era pari a 11 unità.
Si rileva infine che sono state 5 le imprese valdostane nella comunità montana della Valdigne con oltre 50 dipendenti tra cui Sorgenti Monte Bianco S.p.A.
Inoltre solo l’11% delle imprese valdostane ha un volume d’affari superiore al milione di euro. La distribuzione delle imprese valdostane nel 2009 è riportata nel grafico sottostante
Fonte Infocamere. Movimprese – distribuzione delle imprese attive secondo il settore economico anno 2009 – valori percentuali
In Valle d’Aosta come nel resto del territorio nazionale, l’industria attraversa un momento di crisi, una delle cause è dovuta alla difficoltà delle aziende ad orientarsi verso il mercato dell’export, in quanto vi è sempre una maggiore difficoltà a misurarsi con le nuove condizioni competitive internazionali e ad aumentare la propensione delle aziende a delocalizzarsi verso l’est europeo.
A livello nazionale nel 2008, prima della grande crisi, l’industria Italiana era già in recessione, nel 2009 il
fatturato estero delle imprese manifatturiere italiane si è ridotto vistosamente (-21%), malgrado la riduzione dei prezzi della produzione. Il numero degli operatori che si orientano verso il mercato dell’export è calato, solo poche imprese hanno reagito per cercare di cogliere eventuali sbocchi di mercato alternativo mentre la maggior parte, per debolezze economiche, finanziarie, organizzative, di disponibilità di risorse umane dotate delle necessarie competenze hanno ceduto il passo.
Di fatto si è assistito non soltanto ad una riduzione delle quote delle imprese italiane sul mercato mondiale ma anche una riduzione delle quote sul mercato dell’euro.
La competitività delle imprese italiane è sempre condizionata negativamente dalla dinamica sfavorevole della produttività del lavoro che fa si che i costi di produzione crescano più di quelli dei concorrenti nonostante la moderazione della dinamica salariale. Responsabile la carenza a livello nazionale di un sistema di formazione e ricerca.
Il quadro congiunturale dell’industria italiana vede nel periodo agosto 2008-marzo 2010 la situazione è la seguente: sono state perse quote importanti di produzione (circa 1/5) e lì occupazione industriale è scesa mentre il volume di cassa integrazione è fortemente aumentato. La tabella sotto indicata è una fotografia della situazione.
Sono circa 300.000 le unità coinvolte nella CIG, ma i lavoratori coinvolti nella crisi sono il doppio mentre sono 150.000 i lavoratori a rischio.
A livello regionale il PIL è in calo, si registra un rallentamento nel 2008 di -0,5%, l’export nel 2009 è diminuito del 36,5% rispetto al 2008 già in calo del 18% rispetto al 2007. In pratica l’incidenza del valore delle esportazioni di merci sul PIL è calato dell’11%. Il valore delle esportazioni nel 2009 è pari a 456 milioni di euro. L’area principale delle esportazioni regionali è l’Europa (la Svizzera al primo posto con 20,6% delle esportazioni regionali, seguono Francia -20,3% - e Germania – 16,6%).
Fonte Istat e Promotela (tassi di variazione annuali del PIL) – valori ai prezzi base (valori concatenati in milioni di euro): valori consolidati e previsionali dal 2009
Il Prodotto interno lordo della Valle d'Aosta ammontava a fine 2009 (ultimo dato stabilizzato fornito dall'Istat), a circa 4.183 milioni di euro. Circa tre quarti del valore aggiunto regionale (74,3%) proveniva dai
servizi, il 24,3% era spiegato dall'industria e la parte restante derivava dal settore primario.
4 DESCRIZIONE TECNICA DEL PROGETTO
4.1 L’INTERVENTO PROPOSTO
Il progetto proposto consiste nello sfruttamento di una perforazione di un pozzo esplorativo che è realizzato a monte della galleria Dolonne, e della realizzazione delle relative opere accessorie per lo sfruttamento dell’opera da parte dello stabilimento Sorgenti Monte Bianco S.p.A. e precisamente nella posa di tubazioni interrate e relativi raccordi fra la nuova captazione e le tubazioni esistenti e la costruzione delle relative camere di manovra interrate. A seguito di questi lavori si provvederà al ripristino dell’area e si provvederà altresì al ripristino del Vallone di Dolonne
Il pozzo viene realizzato allo scopo di captare e sfruttare le acque minerali con caratteristiche tipo
Youla.
La portata di riferimento da captare è di 10 l/s.
4.2 UBICAZIONE E ALLESTIMENTO DEL CANTIERE
Il pozzo che si desidera realizzare è ubicato nel Comune di Courmayeur in Località Dolonne su terreno di proprietà della committente (Fg. 78 numero 280) a 1338 m slm (vedasi corografia allegata)
L’accesso al cantiere avverrà attraverso una pista già in parte realizzata a cura di terzi e non contemplata nel presente progetto e che comunque verrà ripristinata al termine dei lavori per accordi pregressi tra la committente, la RAV e il Comune di Courmayeur o in alternativa attraverso l’attraversamento dell’alveo del torrente Dolonne e passaggio su pista già esistente.
4.3 FASI DI REALIZZAZIONE DEI LAVORI
Le fasi di lavorazioni sotto indicate sono state in parte realizzate mentre le restanti restano da realizzare:
▪ esecuzione della perforazione;
▪ posa in opera della tubazione di rivestimento;
▪ formazione del dreno artificiale in corrispondenza dello strato acquifero;
▪ cementazione superficiale;
▪ sviluppo del pozzo;
▪ installazione dell’elettropompa sommersa definitiva.
▪ prova di pompaggio finale e prelievo campioni d’acqua;
▪ posa tubazione provvisoria per campionamento pozzo
▪ posa tubazioni definitive di captazione
▪ costruzione camera di manovra
▪ ripristino dell’area
4.4 CARATTERISTICHE DEL POZZO
Il pozzo, è stato realizzato dalla ditta ARTESIA (VR), ed è profondo 87 metri dal piano campagna,
è di diametri 304 mm fino alla profondità di 52 metri per poi restringersi a 240 mm da 52 metri a fondo foro.
Il pozzo è completamente realizzato in acciaio inox.
4.5 METODO DI PERFORAZIONE
▪ Dal piano campagna a 52 metri di profondità:
Questo tratto di perforazione è stato realizzato con il metodo a rotopercussione a distruzione di nucleo e sistema “overburden” e con l’ausilio di un alesatore eccentrico di diametri 304 mm. Si tratta di un metodo che sfrutta l’azione di un martello demolitore (martello a fondo foro) e dell’alesatore eccentrico posti all’estremità inferiore di una batteria ad aste di manovra; il sistema viene azionato ad aria compressa ad alta frequenza prodotta da un compressore. Contestualmente all’avanzamento della manovra di perforazione vengono infisse, attraverso un dispositivo detto trascinatore, anche le tubazioni di rivestimento del foro. Tale tubazione di rivestimento è poi stata abbandonata in foro a costituire la colonna cieca in opera per l’isolamento dell’acquifero captato.
▪ Da 52 metri a 87 metri di profondità:
Questo tratto è stato perforato con il medesimo metodo a rotopercussione ma con un martello “semplice” e senza rivestimento provvisorio del foro. Il tratto compreso tra queste profondità è stato alesato con utensile tricono da 240 mm successivamente alla perforazione.
La perforazione è avvenuta interamente a secco, in assenza cioè di fluidi di perforazione.
4.6 MACCHINARI E MATERIALI UTILIZZATI PER LA REALIZZAZIONE DEL POZZO
Il sondaggio è stato eseguito con una sonda FRASTE FS300 montata su autocarro gommato. La perforatrice ha spinta pari a 80 kN, tiro pari a 150 kN, morse da 300 mm e trasmissione idraulica.
L’attrezzatura di perforazione che è stata utilizzata comprende:
▪ martello a fondo foro con bit inseriti in widia e con alesatore eccentrico che permette un diametro di perforazione 304 mm
▪ martello a fondo foro 240 mm (bit inseriti in widia)
▪ rivestimenti provvisori in acciaio al carbonio di diametro 273 mm elettrosaldati testa a testa abbandonati poi in foro a costituire la colonna cieca in opera
▪ aste di perforazione diametri 140 mm e lunghezza 5 metri
▪ tricono diametro 240 mm
4.7 COMPLETAMENTO E RIEMPIMENTI DEL POZZO
▪ Dal piano campagna a 52 metri di profondità: colonna cieca in acciaio al carbonio Ø 273 mm
▪ Dal piano campagna a 69 metri di profondità:
tubazione di rivestimento cieca Ø 194 mm in acciaio inox AISI 304L con giunzioni filettate maschio/femmina
▪ Da 69 metri a 81 metri di profondità:
tubazione di rivestimento filtrante, filtro a spirale a luce continua “tipo Xxxxxxx” Ø 194 mm in acciaio inox AISI 304L con slot 1 mm con giunzioni filettate maschio/femmina
▪ Da 81 metri a 87 metri di profondità:
tubazione di rivestimento cieca Ø 194 mm in acciaio inox AISI 304L con giunzioni filettate maschio/femmina
▪ A 87 metri
fondello in acciaio inox AISI 304L elettrosaldato
L’intercapedine tra preforo e tubazione di rivestimento definitiva è stata riempita o tamponata nel modo seguente
▪ Da 1 m a 4 m isolamento superficiale con boiacca cementizioa con densità 400 kg/m3 resistente ai solfati
▪ Da 4 m a 62 m riempimento con ghiaia lavata di cava a granulometria varia
▪ Da 62 m a 65 m tamponamento con argilla idratabile tipo “compactonit”
▪ Da 65 m a 85 m riempimento con dreno siliceo Ø 2±5 mm (50% ghiaietto siliceo Ø 2±4 mm; 50% ghiaietto siliceo Ø 3±5 mm
▪ Da 85 m a 87 m tamponamento con argilla idratabile tipo “compactonit”
4.8 SVILUPPO DEL POZZO
Lo sviluppo (spurgo) necessario per massimizzare l’efficienza idraulica dell’opera di captazione è stato condotto mediante pompaggio con elettropompa centrifuga sommersa di servzio CAPARARI E6S64/12A con portata 16 l/s con prevalenza 95 m ed istallata ad una profondità di 81 m. Dopo 10 ore si è giunti alla completa chiarificazione dell’acqua emunta.
4.9 EQUIPAGGIAMENTO DEL POZZO
L’opera di captazione è stata equipaggiata con un’elettropompa centrifuga sommersa GRUNDFOS SP30-13 istallata a 83,5 metri di profondità. La pompa è dotata di un sistema di sicurezza contro la marcia a secco. La portata della pompa è di 39 m3/h ± 3 con prevalenza 55-149 m e potenza 11 kW
La tubazione di mandata della pompa ha diametro DN 80 m ed è in acciaio inox AISI 304. Alla testa del pozzo è stata istallata, provvisoriamente, una flangia con curva a 90° ed un tratto orizzonatale, flangiato all’estremità, sempre in acciaio inox AISI 304
4.10 PROVE DI POMPAGGIO PROVE DI PORTATA
A pozzo terminato si è provveduto alla determinazione della corretta portata di esercizio mediante prove di pozzo a portata costante.
La portata è stata controllata con un misuratore ad ultrasuoni PANAMETRICS, l’abbassamento del livello idrico nel pozzo è stato rilevato con una sonda elettrica con sensibilità 0,01 m ed i tempi di lettura sono stati controllati mediante cronografo.
Sono stati applicati 4 differenti valori di portata ciascuno mantenuto costante per il tempo necessario alla stabilizzazione del livello idrico in pozzo.
I dati raccolti sono stati diagrammati ed interpretati con il proposito di stabilire la portata di esercizio massima tale per cui l’acquifero ed il pozzo non saranno degradati dall’emungimento.
Grafico 1 Curva tempo/abbassamento relativa alla prova di pompaggio a portata variabile
Questa prova è stata anche utilizzata anche per stimare principali parametri idrodinamici dell’acquifero, che sono poi stati confrontati, per verifica, con i calcoli più precisi ed affidabili eseguiti sulla base della prova di falda di lunga durata illustrata nel paragrafo successivo.
La trasmissività (T) è stata ricavata attraverso le relazioni T=qsp (valida per acquiferi con falda libera) oppure T=1,2qsp (valida per acquiferi con falda confinata).
La portata specifica (qsp) è calcolata sulla base dei valori relativi al gradino di portata inferiore applicato durante la prova e per il quale corrispondono le più basse perdite di carico.
Il coefficiente di conducibilità idraulica (K) è calcolato sulla base dell’espressione K=T/b dove b è lo spessore saturo che per l’acquifero interessato dalla captazione è paria a 10 m.
I parametri stimati dalla prova a gradini di pozzo sono i seguenti:
sp
q = 6,6·10-3 m2/s
T = 6,6÷7,9 10-3 m2/s K = 6,6÷7,9·10-4 m/s
PROVE DI FALDA
Per la caratterizzazione idrogeologica dell’acquifero sfruttato sono state eseguite:
▪ una prova di falda a portata costante in declino della durata di 72 ore (dal 8/11/2010 al 11/11/2010);
▪ una prova di falda a portata nulla in risalita (registrazione del recupero di livello per le 145 ore seguenti al termine della prova in declino).
La portata è stata misurata con uno strumento ad ultrasuoni PANAMETRICS ed i tempi di lettura sono stati controllati mediante cronografo. L’abbassamento del livello idrico è stato misurato sia nel pozzo che nel sondaggio Youla 7bis che ha svolto la funzione di piezometro di osservazione. Per la misura dell’abbassamento nel pozzo e nel piezometro sono state utilizzate sonde elettriche con una sensibilità pari a 0,01 m.
Grafico 2 Curva tempo/abbassamento relativa alle prove di falda
I risultati delle prove di falda in declino interpretate con il metodo di Xxxxxx e i risultati delle prove di falda in risalita approssimati con il metodo dell’approssimazione logaritmica di Xxxxx hanno permesso di caratterizzare la falda.
L’acquifero captato è impostato in una formazione geologica permeabile per fratturazione e parzialmente per carsismo. I dati di letteratura dimostrano che per la caratterizzazione degli acquiferi in ammassi rocciosi fratturati l’approssimazione ad acquiferi porosi omogenei, isotropi ed illimitatamente estesi fornisce risultati soddisfacenti l’acquifero intercettato dal pozzo in oggetto mostra il comportamento di acquifero libeo o freatico. Gli acquiferi liberi presentano la caratteristica del fenomeno conosciuto come delayed yield o drenaggio ritardato.
Mentre non è stato possibile determinare in maniera attendibile il coefficiente di immagazzinamento a causa della troppo piccola distanza del piezometro di controllo dal pozzo di emungimento (2 m) e della complessità geologica dell’acquifero.
Sulla base dell’applicazione e del confronto di differenti metodi interpretativi, la trasmissività dell’acquifero può essere assunta pari a 3·10-3 m2/s. Poiché lo spessore dell’acquifero captato dal pozzo è pari a 10 m, si desume una permeabilità dell’acquifero pari a 3·10-4 m/s, che corrisponde ad un acquifero con permeabilità molto elevata.
4.11 REALIZZAZIONE OPERE DEFINITIVE DI ADDUZZIONE
È prevista la posa di n.2 tubazioni in polietilene ad alta densità (PEHD) PE100 MRS PN16 del diametro esterno di 110 mm conformi alla norma UNI EN 12201 e UNI 10953/EN ISO 15494 ed alla circolare del Ministero della sanità n.102 del 2.12.1978 e successive integrazioni con manicotto elettrosaldato all’uopo realizzato.
Tali tubazioni verranno poste all’interno di uno scavo alla profondità di 1 metro circa dal piano campagna secondo il tracciato indicato nella planimetria allegata per una lunghezza di 500 metri circa e protette mediante un tubo diametro 200 mm PN 6 ed uno strato di sabbia e nitta. Lo scavo verrà quindi riempito con materiale proveniente dallo scavo medesimo.
All’interno della trincea verranno posti anche due tubi passacavo del diametro 110 mm per l’alimentazione elettrica della pompa che avverrà mediante idoneo punto di presa ubicato a Dolonne.
È prevista altresì la realizzazione di una camera completamente interrata delle dimensioni interne 2,3 x 2,5 m per 3 m di altezza per racchiudere la testa del pozzo, le tubazioni i raccordi e le apparecchiature idrauliche ed elettriche.
Tale camera risulterà, a fine lavori, completamente interrata e risulterà visibile solo un chiusino di ispezione delle dimensioni 120 x 120 cm
4.12 RIPRISTINO DEI LUOGHI
Il recupero ambientale dell’area, al termine dei lavori avverrà secondo le indicazioni contenute nelle tavole di progetto relative alla D.I.A. per la realizzazione del sondaggio geognostico Youla 5 , che è stata presentata al Comune di Courmayeur in data 21 maggio 2008.
Il ripristino interesserà, come da accordi pregressi con il Comune (Disciplinari sottoscritti da Sorgenti Monte Bianco S.p.A. e Comune di Courmayeur), due porzioni di pista, uno a valle ed uno a monte del pozzo. Quest’ultimo tratto di pista fu realizzato dalla committente nel 2004 per eseguire un pozzo più a monte, progetto che venne poi accantonato dalla società medesima.
Su entrambe le porzioni sono previste le opere di recupero che si descrivono.
Mediante riporto di materiali di risulta opportunamente vagliati e scavo dei profili delle scarpate si eseguiranno il livellamento e il rimodellamento della pista esistente per ridefinire una continuità del versante e quindi opere di inerbimento e piantumazione. Al termine dei lavori l’attuale pista sarà quindi rimodellata a sentiero.
La maggior parte del materiale necessario per il recupero dell’area verrà reperito in loco e risulterà dagli scavi derivanti dalla riprofilatura delle scarpate e dalla rimozione di cumuli esistenti (circa 630 m3). Il restante materiale verrà direttamente approvvigionato da fonti esterne (100 m3).
Una volta terminato il recupero, l’area dell’intervento diventerà pressoché “invisibile” eccezione fatta per i chiusini di accesso ai bottini. Sarà quindi restituito l’aspetto originario al Vallone di Dolonne.
Nell’allegata documentazione fotografica è illustrata una simulazione del recupero dell’area.
Si provvederà inoltre al ripristino della pista pre-esistente di accesso al cantiere nella sua larghezza originale come da documentazione allegata.
4.13 MODALITÀ E TEMPI DI ATTUAZIONE
Lo sfruttamento e i lavori inizieranno non appena la Committente sarà in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie. Sarebbe auspicabile ottenere l’autorizzazione allo sfruttamento prima del periodo di scioglimento delle nevi quando l’acqua attualmente captata dalla Società raggiunge portate assolutamente insufficienti per il mantenimento dell’attività produttiva. La posa delle tubazioni definitive, la realizzazione della camera di manovra e il ripristino dei luoghi avverranno nei mesi caldi quando le condizioni metereologo che lo permetteranno.
(Cf. Allegati – Cronoprogramma)
5 DESCRIZIONE DELLE ALTERNATIVE EVENTUALI DI LOCALIZZAZIONE
L’ubicazione del sito ove è stato realizzato il pozzo è stato scelto a seguito di studi geologici e monitoraggi di lunga durata che hanno finalmente permesso di ritrovare un’acqua con caratteristiche tipo Youla ovvero con praticamente le medesime caratteristiche chimico fisiche dell’acqua attualmente riconosciuta dal Ministero della Sanità come acqua minerale Youla.
Allo stato, nessun sondaggio pregresso ha permesso di rinvenire un’acqua tipo Youla.
Tale pozzo ha infine le caratteristiche ricercate, è all’interno della sub-concessione mineraria Youla di cui la società è titolare e pertanto non è necessario richiedere un’ulteriore concessione mineraria. La distanza dal pozzo alle condotte esistenti di acqua minerale in località Dolonne è di solo 500 m,
non sono necessarie opere accessorie per l’approvvigionamento dell’energia elettrica e pertanto non saranno necessari grandi oneri per l’adduzione dell’acqua emunta.
La posizione dell’opera rende l’accesso al cantiere è relativamente semplice.
A livello di sicurezza alimentare, la quota di partenza della perforazione è tale da non intercettare le canne delle gallerie autostradali e la perforazione sarà sufficientemente a monte per ridurre - vedi escludere - i rischi di inquinamento da idrocarburi in provenienza dall’autostrada.
Si sottolinea infine che l’obiettivo dell’intervento è di reperire un acqua di tipo minerale avente le medesime caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua minerale Youla attualmente imbottigliata. Questo limita la scelta di alternative di localizzazione dell’area di intervento poiché è stato necessario intercettare la medesima falda acquifera dell’acqua commercializzata dalla società.
La definizione stessa di acqua minerale implica un’acqua non trattata, non inquinata e questo riduce altresì la possibilità di captare la falda in zone a rischio di inquinamento, inquinamento che potrebbe derivare dal traffico proveniente dalle gallerie autostradali, la presenza di pascoli o aree coltivabili.
Tutto ciò e altre considerazioni rilevabili nei paragrafi introduttivi rendono la zona su cui inciderà l’intervento proposto come sito ottimale per la sua collocazione e unico sito possibile per la realizzazione dell’intervento.
Non esistono allo stato attuale eventuali alternative al progetto.
L’opzione zero, ovvero il mantenimento della situazione esistente, non consentirebbe il mantenimento dell’attività produttiva alle Sorgenti Monte Bianco S.p.A. con eventuali sviluppi negativi all’economia locale quali impossibilità di crescita aziendale, di creazione di nuovi posti di lavoro. Tale soluzione, a parere dello scrivente, è senz’altro da scartare.
6 INDIVIDUAZIONE DEGLI OGGETTI POTENZIALMENTE IMPATTATI
L'intervento proposto consiste nello sfruttamento di un pozzo di acqua minerale, la costruzione di una camera di manovra e la posa di un tratto di tubazioni completamente interrate.
Solo lo sfruttamento del pozzo è sottoposto a valutazione di impatto ambientale mentre per i restanti interventi non sono necessari studi di valutazione ambientale. Saranno comunque riportati
laddove la loro realizzazione possa in qualche modo avere un impatto anche lieve in relazione all’opera nel suo insieme.
Date le caratteristiche dell'opera in esame non risultano, ad una prima analisi, particolari implicazioni ambientali nella sua realizzazione, sia per quanto riguarda la fase di attuazione sia per quella di gestione.
Un'analisi più approfondita consente tuttavia di mettere in evidenza gli impatti di maggior peso e restringere quindi la ricerca alle componenti ambientali più importanti e pertanto l’analisi ambientale prende le mosse dalla considerazione delle azioni rilevanti previste dal progetto, azioni che interferiscono con le componenti ambientali considerate generando gli impatti.
L'individuazione degli impatti viene realizzata attraverso una matrice azioni-componenti derivata dal modello matriciale di Xxxxxxx (X. Xxxxxxx e altri – 1971) e riportate in allegato (A9):
▪ - sull'asse delle ordinate vengono descritte le azioni rilevanti indicizzate nelle due fasi di costruzione ed esercizio dell'opera e mutuate da quelle previste nella lista di controllo della SITE (Società Italiana di Ecologia); la fase di costruzione è stata a sua volta considerata trattando congiuntamente le azioni imputabili direttamente al cantiere e quelle derivanti dagli interventi di completamento dell’opera;
▪ - sull'asse delle ascisse vengono invece riportate le componenti ambientali prese in considerazione nello studio e suddivise secondo quanto previsto dal D.P.C.M. 27/12/1988 nonché dalla Direttiva del Consiglio CEE n. 85/337 del 27/06/1985; per ogni componente, in rapporto alle caratteristiche dell'ambiente analizzato, sono stati poi definiti i fattori ambientali più suscettibili di interferenza con le azioni di progetto.
Si procede quindi alla compilazione della matrice contrassegnando tutte le azioni che il progetto esaminato implica e, in corrispondenza di ogni azione rilevante precedentemente individuata, nonché contrassegnando, se l’azione rilevante presenta “effetti” su un determinato fattore ambientale, tutte le caselle della matrice all’intersezione con i relativi fattori ambientali interessati.
Con il termine “effetti ambientali” si intendono le alterazioni ambientali di componenti o del sistema ambientale a seguito di determinate cause di perturbazione (Gisotti e Bruschi – 1990).
La successiva fase di identificazione dell’effetto individuato consente infine di evidenziare eventuali impatti e cioè effetti che presentano particolari valori di importanza e grandezza. La classificazione delle modificazioni potenziali indotte dall’intervento oggetto di studio è effettuata assegnando un numero da uno a dieci all’interno delle caselle precedentemente individuate, tenendo conto di diversi fattori che, oltre alla rilevanza vera e propria dell’impatto, permettono di classificare gli effetti come segue (Xxxxxxx e Xxxxxxx –1990):
▪ negativi o positivi, in relazione agli obiettivi preventivamente fissati;
▪ reversibili o irreversibili a seconda che al cessare dell’azione perturbatrice l’ambiente possa ritrovare o meno le primitive condizioni di equilibrio;
▪ temporanei o continui, a seconda che l’azione perturbatrice della fonte sia limitata o costante nel tempo;
▪ a breve o a lungo termine, relativamente al tempo che intercorre tra l’azione e il manifestarsi dell’effetto.
Il giudizio di qualità temporale di un impatto si rende sempre necessario a causa dell'importanza e del ruolo diversificato che i fattori assumono in relazione alla diversa durata nel tempo delle limitazioni agli usi alternativi che su di essi vengono a gravare.
Per indicare l’effetto di ciascun impatto si è scelta una simbologia numerica a due colori che tenga conto da un lato dell’effetto positivo (colore verde) o negativo (colore rosso) indotto sull’ambiente da ciascun impatto, dall’altro delle caratteristiche proprie dell’impatto ovvero l’irreversibilità e l’entità.
A titolo esemplificativo è stata scelta una numerazione da 7 a 9 per indicare un effetto irreversibile mentre numerazioni più bassi da 1 a 6 sono utilizzate per effetti reversibili di breve durata. Questa procedura cerca quindi di tenere conto non solo dell’intensità di un impatto ma anche della sua durata nel tempo.
Giova qui ricordare che queste indicazioni non comportano una stima degli effetti, ma solo il loro riconoscimento preliminare e l’indicazione oggettiva di quelli più rilevanti e tali da giustificare uno studio più dettagliato. La valutazione degli impatti più significativa fa parte di una fase successiva che, nel caso della matrice utilizzata in questo caso, è prevista in forma di commento e descrizione scritta. Nel capitolo successivo (n.7) saranno quindi commentati gli impatti più importanti e cioè quelli corrispondenti a righe e colonne con un gran numero di caselle riempite nonché quelli le cui caselle comportano simbologie di dimensione maggiore. La simbologia a due colori è stata scelta per potere evidenziare immediatamente i fattori più impattanti negativi e positivi da una semplice analisi visiva della matrice.
Per riassumere quanto sopra indicato si riporta una tabella riassuntiva della simbologia associata ad un determinato impatto:
IMPATTO NEGATIVO
BREVE TERMINE REVERSIBILE | LUNGO TERMINE REVERSIBILE | IRREVERSIBI-LE | |
LIEVE | 1 | 4 | 7 |
RILEVANTE | 2 | 5 | 8 |
MOLTO RILEVANTE | 3 | 6 | 9 |
IMPATTO POSITIVO
BREVE TERMINE REVERSIBILE | LUNGO TERMINE REVERSIBILE | IRREVERSIBI-LE | |
LIEVE | 1 | 4 | 7 |
RILEVANTE | 2 | 5 | 8 |
MOLTO RILEVANTE | 3 | 6 | 9 |
Chiave di lettura - numero 1: impatto POSITIVO REVERSIBILE A BREVE TERMINE E DI LIEVE ENTITÀ.
7 DESCRIZIONE E QUANTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI
Nel capitolo precedente, attraverso la matrice di previsione degli impatti, sono state messe in evidenza le azioni che possono produrre interferenze con i componenti ambientali considerati. Queste interferenze possono essere fonte di impatto ambientale e saranno pertanto descritte nel seguito componente per componente.
In questa sede saranno anche evidenziate eventuali interazioni tra i diversi impatti e gli effetti indiretti che possono venirsi a creare sia nella fase di costruzione che di esercizio.
7.1 GLI IMPATTI SULL’ATMOSFERA
L’inquinamento atmosferico è da correlare strettamente alla destinazione d’uso in atto nel territorio circostante il sito d’intervento, alle attività associate all’opera in esame, agli inquinanti da questa generati nonché all’estensione di territorio che tali agenti possono direttamente raggiungere.
Indipendentemente dagli inquinanti prodotti e circolanti, su scala più o meno vasta, la sensibilità di un ambiente nell’atmosfera, da un punto di vista strettamente sanitario, dipende dalla presenza saltuaria o continua dell’uomo e dall’attività di coltivazione di prodotti destinati all’alimentazione umana o di specie animali. A parità di sensibilità, diversi ambienti possono essere impattati a differenti livelli da diversi agenti inquinanti.
Tra le fonti di inquinamento non va considerato soltanto il rilascio di sostanze nell’aria ma anche il rilascio di calore e i cambiamenti della morfologia superficiale del territorio che possono indurre variazioni più o meno rilevanti del microclima locale.
Evidentemente, oltre all’aspetto sanitario, che riguarda in particolare le attività umane, l’inquinamento atmosferico può avere riflessi anche in ambito naturale, colpendo, direttamente o indirettamente, la fauna e la vegetazione, in aree particolarmente esposte.
In ogni caso gli effetti sull’ambiente atmosferico generati dalle cause citate possono essere ricondotti alle seguenti tipologie principali:
▪ cambiamento della concentrazione di sostanze nell’aria
▪ effetti di cambiamenti fisici e chimici sul clima
▪ deposizioni su suoli, acque, materiali, piante
▪ imbrattamento o danneggiamento di materiali causati da esposizione a inquinamento atmosferico
▪ effetti sulla visibilità dell’atmosfera a seguito di cambiamenti del clima e della qualità dell’aria.
Alla luce di tali considerazioni, è consentito qualificare l’area in esame come a sensibilità trascurabile: siamo, infatti, in presenza di un’area boschiva sufficientemente lontana da aree residenziali ed agricole, il cui interesse è, anche turisticamente, marginale in quanto area meramente di passaggio per escursioni.
L’intervento in oggetto, ossia lo sfruttamento del pozzo, non presenta particolari effetti sull’atmosfera: non sono, infatti, previsti impianti che possano rilasciare inquinanti particolari e in quantità elevate tra l’altro strettamente vietati in caso di sfruttamento di una flada di acqua minerale in base al D.Lgs 105 del 25 gennaio 1992 e successive modificazioni ed integrazioni. Sono da segnalare esclusivamente i seguenti lievi impatti:
▪ in fase di cantiere, è prevedibile una certa diffusione di polveri dovuta alle operazioni di scavo,posa tubazioni e reinterri e alla realizzazione della camera di manovra, nel contempo l’uso di mezzi di cantiere (numero ridotto data l’entità dell’opera) comporterà un lieve aumento dei derivati della combustione da autotrazione (CO2, CO, composti dello zolfo e idrocarburi incombusti e aromatici, ecc);
▪ analogamente in fase di ripristino dell’area durante le operazioni di rimodellamento dei profili delle scarpate e durante le operazioni di rimodellamento e livellamento dell’area saranno possibili eventuali diffusione di polveri e un lieve aumento dei derivati della combustione da autotrazione per la movimentazione dei mezzi in cantiere.
▪ nella fase di esercizio non si prevedono emissioni inquinanti,
▪ utilizzando un’elettropompa sommersa alimentata elettricamente non è previsto l’utilizzo di gruppi elettrogeni alimentati a gasolio che potrebbero inquinare la falda oltre che immettere nell’ambiente gas di scarico.
E’ inoltre lecito ritenere trascurabili gli effetti dell’intervento in oggetto sull’ambiente, soprattutto per ciò che concerne quelli a lungo termine in fase di esercizio.
7.2 GLI IMPATTI SULL’AMBIENTE IDRICO
Le interferenze relative all'ambiente idrico riguardano le acque superficiali e le acque sotterranee. Una terza interferenza riguarda la funzionalità e sicurezza nel tempo degli impianti ed opere eseguite. Si è quindi ritenuto opportuno, nel contesto del progetto, esaminare possibili impatti negativi intrinseci alla realizzazione stessa del progetto.
Nel prosieguo l’analisi degli impatti verrà suddivisa in tre sezioni: “generalità” concernente l’ambiente e le acque in particolare; “in esecuzione” concernente una valutazione degli impatti e delle accortezze da tenere durante l’esecuzione del progetto; “a regime” concernente la sicurezza ambientale degli impianti di prelievo e convogliamento.
GENERALITÀ
Gli impatti relativi alle acque superficiali assumono due configurazioni: una relativa alle problematiche idrauliche, l’altra relativa alle qualità delle acque.
Dal punto di vista della qualità delle acque, le possibili fonti di impatto potrebbero derivare dal deflusso di contaminanti, aggiunta intenzionale di prodotti chimici, scarico diretto di effluenti o rifiuti nelle acque superficiali. Tra i tipi di contaminante da segnalare, vi sono sostanze organiche, nutrienti…il cui ingresso può avvenire tramite scarichi puntuali o diffusi quali ad esempio dispersioni nei terreni.
Nel caso in esame, in esercizio non esistono prodotti inquinanti se non sostanze naturali che penetrano nel terreno regolarmente e non a seguito dell’intervento. L’area è isolata, non è agricola, e il passaggio di persone è infrequente. Solo i tecnici addetti alla manutenzione affolleranno l’area ogni 3-6 mesi per manutenzione ordinaria, ispezione del pozzetto (ermeticamente chiuso) o in caso di manutenzione straordinaria per correggere malfunzionamenti della pompa (all’interno della camera della pompa è prevista l’installazione di un dispositivo di monitoraggio ed allarme).
Da quanto esposto si può concludere che l’utilizzo di prodotti chimici, eventualmente usati nella fase di costruzione della camera di manovra interrata e in fase di esercizio durante le opere di sanificazione delle adduzioni a seguito di eventuali manutenzioni o sostituzioni della pompa costituisce un impatto sicuramente trascurabile nonché reversibile sull’ambiente idrico in quanto questi prodotti verranno utilizzati solo in fase di realizzazione della camera ed eccezionalmente durante la fase di esercizio.
Una volta integrata l’area nel suo contesto, i pozzi e le camere verranno sigillate, e l’intervento dell’uomo diverrà praticamente nullo.
In condizioni di equilibrio naturale, non sono da segnalare impatti potenziali sui rischi di immissione nei corpi idrici di sostanze inquinanti estranee al solo convogliamento di acque piovane.
A REGIME
Il pozzo è stato realizzato in modo tale che le acque di superficie non possano mai raggiungere l'acquifero attraverso il manufatto. Le acque minerali tipo Youla sono captate senza essere mescolate alle acque provenienti da altri acquiferi al fine di preservarne le caratteristiche idrochimiche. A tale scopo la zona esterna al tubo di rivestimento definitivo del pozzo, nelle zone sovrastanti l’acquifero da captare, è stata riempita/impermeabilizzata con boiacca cementizia.
Tutte le parti del pozzo, le attrezzature e le parti della pompa che entrano in contatto con le acque minerali sono in acciaio INOX tipo AISI 304L e le tubazioni in PEHD sono materiale idoneo a contenere alimenti.
Come si è visto durante la fase di realizzazione del pozzo non sono stati utilizzati fluidi o prodotti inquinanti.
E’ da notare che in un progetto che vede la raccolta di acqua sorgiva e la sua canalizzazione verso uno stabilimento di imbottigliamento per una distribuzione di massa, vi è necessità di considerare tutti gli aspetti potenzialmente impattanti l’ambiente, direttamente o indirettamente. L’adeguatezza delle risorse, strumentazioni, macchinari, ed opere edilizie impiegate per assicurare il regolare deflusso di acqua dalla sorgente allo stabilimento in Morgex è un fattore da esaminare e prendere nella giusta considerazione nell’ambito della valutazione dell’ impatto idrogeologico.
Nel progetto e nella realizzazione del pozzo si è considerato oculatamente la sicurezza, l’affidabilità’ e la disponibilità delle risorse come critiche condizioni di realizzazione.
▪ Il cavo di sospensione dell’elettropompa, morsetti di fissaggio e tutta la relativa bulloneria è in acciaio INOX AISI 304L.
▪ Un sistema di controllo del livello minimo (protezione contro la marcia a secco) ed un dispositivo di controllo della temperatura dotato di sistema d’allarme e d’interruzione dell’alimentazione di energia elettrica al motore della pompa ne blocca il funzionamento qualora la temperatura dovesse superare quella di taratura del sistema evitando così eventuali danni alla pompa e al motore.
▪ La tubazione di mandata DN110 è realizzata in acciaio INOX tipo AISI 304L flangiata con doppia saldatura sulle flangie, all'interno del pozzo; nel tratto dalla sommità del pozzo alla zona di raccordo alle tubazioni esistenti saranno invece utilizzati tubazioni in PEHD con manicotto elettrosaldato. Le tubazioni provvisorie sono anch’esse in PEHD
▪ I pezzi speciali e le curve saranno collegati alla tubazione mediante giunti flangiati a doppia saldatura.
▪ La vasca rompitratta sarà realizzata in cemento armato gettato in opera, avrà dimensioni in pianta di 2,3 x 2,5 m e la profondità interna della vasca sarà di 3 m.
▪ La vasca rompitratta sarà chiusa superiormente da una copertura metallica carrabile movibile, a tenuta idraulica dotata di opportuno rivestimento interno in materiale isolante.
▪ Il posizionamento dei filtri tipo Xxxxxxx” in acciaio inox AISI 304L ha slot 1 mm e consente di filtrare circa l’80-90 % degli acquiferi sede di acqua tipo Youla.
▪ Il ghiaietto impiegato per il drenaggio è di tipo siliceo arrotondato con elevato grado di purezza di adatta granulometria e non da frantumazione, prima della sua messa in opera, il ghiaietto è stato preventivamente sanitizzato al fine di evitare la formazione di colonie batteriche nel pozzo stesso, con grave rischio di contaminazione delle acque emunte
▪ La chiusura del pozzo è stata realizzata con una flangia in acciaio inox imbullonata alla struttura metallica del pozzo stesso.
▪ Il fatto che il cantiere sia ubicato all’interno di un’area di concessione per la produzione di acque minerali ha imposto particolari cautele nelle lavorazioni. Sono stati evitati spargimenti di sostanze inquinanti quali carburanti, lubrificanti, solventi o altro che, attraverso il foro di perforazione, potevano penetrare in falda.
▪ In fase di realizzazione del pozzo lo stoccaggio di materiali ed attrezzature e l’esecuzione di tutte le operazioni quali ad esempio il rifornimento di carburante, il cambio dell’olio lubrificante od interventi di pulizia e sgrassaggio delle attrezzature che potevano determinare inquinamenti accidentali sono stati effettuati per quanto possibile al di fuori dell’area di concessione e comunque lontano dalla falda acquifera,
▪ Durante la realizzazione della camera di manovra e delle adduzioni verranno utilizzate le medesime accortezze e ove non possibile dovranno essere eseguite in zone impermeabilizzate in modo tale da consentire di raccogliere ed allontanare eventuali sversamenti.
Viste le condizioni progettuali, alcune delle quali sono state riportate in breve, non si prevede nel tempo alcun impatto negativo inquinante l’ambiente e la sorgente acquifera.
7.3 GLI IMPATTI SUL SUOLO E SOTTOSUOLO
Lo studio geologico e idrogeologico ha avuto la finalità prioritaria di individuare luogo di esecuzione e profondità del pozzo in modo tale di coniugare, per quanto possibile, tre principali esigenze ovvero:
▪ captare la falda acquifera al di sotto della galleria in modo da potere garantire i prelievi anche nel caso di un abbattimento del livello piezometrico fino al piano di scavo;
▪ porsi a monte della galleria ad una distanza tale da minimizzare il pericolo di estrarre acque inquinate da eventuali lavorazioni connesse allo scavo della galleria stessa;
▪ fornire alla società concessionaria un’opera di captazione gestibile senza particolari difficoltà, con ragionevoli spese di esercizio (e quindi un pozzo di profondità non eccessiva);
Con riferimento all’ambiente geomorfologico ed idrogeologico sulla base di quanto emerso durante le opere di perforazione è stato possibile ricostruire il profilo e precisamente:
▪ presenza di depositi alluvionali e di versante (blocchi e ciottoli in matrice ghiaiosa-sabbiosa) ed assenza di falda tra il piano campagna e 47 metri
▪ presenza di calcescisti marmorei e marmi bianchi (prevalenti) e grigi poco fratturati tra 47 metri e 69 metri
▪ presenza di calcescisti marmorei e marmi intensamente fratturati nei quali sono presenti cavità prodotte da fenomeni carsici, con presenza di falda ad alta produttività tra 69 e 79 m,
▪ presenza di brecce tettoniche poco cementate ed intensamente alterate e fratturate nonché da carniole, con presenza di falda idrica scarsamente produttiva tra 79m e 87 metri
L’area ha una scarsa sensibilità a dissesti e il deflusso idrico superficiale è limitato.
Lo scavo è di limitata profondità un metro e non sembrano esistere problemi di stabilità. Inoltre anche se potrebbe essere possibile qualche modesto sbancamento, il sito non presenta strutture geologiche richiedenti specifiche cautele.
Durante le fasi di rimodellamento e ripristino dei terreni per la sistemazione dei luoghi dell’intervento si avranno invece effetti positivi sulla geomorfologia del terreno specie a seguito dei riporti di terreni sui versanti e delle opere di piantumazione ed inerbimento dell’area.
Lo sfruttamento del pozzo non presenta impatti sull’ambiente geomorfologico e idrogeologico
Da quanto esposto si rileva come le interferenze dirette, al di fuori dell’obiettivo stesso del progetto, sull’ambiente geomorfologico ed idrogeologico siano trascurabili.
7.4 GLI IMPATTI SULLA VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA, ECOSISTEMI
Come già accennato nel paragrafo che descrive flora e fauna del sito in esame, essendo la zona non antropizzata e l’area boschiva circostante situata su terreno franoso con presenza di pietre e sedimenti di origine franosa, la sensibilità del sito di studio nei riguardi dei fattori in esame può essere considerata scarsa. La vegetazione è di tipo graminacea.
E’ da notare che durante le operazioni di scavo e posa delle tubazioni e durante le fasi di rimodellamento del terreno saranno presenti mezzi e macchinari oltre che un’area di stoccaggio dei materiali ed accessori.
Data l’entità dell’opera di scavo delle tubazioni (larghezza presunta di scavo 1m 1,5 m) e il tipo di vegetazione attualmente presenti si ritiene che l’impatto sia trascurabile e soprattutto di corta durata temporale e di tipo reversibile. La parte boschiva della flora sarà impattata in maniera minima – non si prevede di recidere alberi, né di diffondere inquinanti ad eccezione dei fumi e dell’anidride carbonica generati dai mezzi per la movimentazione della terra. E’ previsto che l’inquinamento dell’aria sia temporaneo e nella norma. Ne consegue che l’impatto sull’area boschiva attorno il sito di trivellazione sarà trascurabile, temporaneo e certamente reversibile. E’ da notare inoltre che non esistono, anche in una vasta area circostante, elementi biologici tali da far ritenere la realizzazione dell’opera incompatibile con eventuali preesistenze e d’altro canto l’intervento proposto non presenta particolari elementi di impatto nei confronti dei fattori in esame.
Al termine del progetto, l’area verrà rimodellata il più possibile rispettando l’ambiente naturale e le condizioni pre-progetto. Assumendo che i lavori di ripristino dell’area avverranno nei mesi estivi si può presumere che trascorreranno almeno 9 mesi fra il completamento dell’opera e la fioritura delle graminacee, un tempo quindi più che bastevole per l’assestamento del terreno.
Inoltre tutte le opere sono interrate e al termine dei lavori sarà visibile nell’area unicamente un chiusino di ispezione e gli impatti sulla vegetazione durante il futuro esercizio, saranno del tutto trascurabili, in quanto l’accesso al pozzo di captazione sarà pressoché esclusivamente pedonale.
Non si ritiene che la rara fauna rintracciabile nell’area o nelle immediate vicinanze subisca impatti durante l’’esecuzione dei lavori. Non sono segnalati particolari nidi o specie di volatili che, nelle peggiori delle ipotesi, potrebbero essere disturbati dall’attività di progetto.
L’ecosistema del sito non ha caratteristiche di unicità tali da suggerire particolari attenzioni e comportamenti durante la posa delle tubazioni, da influenzare in modo trascurabile l’ecosistema locale.
Neppure in un’area circostante vasta, esistono fattori specifici o condizioni particolari ecologiche da necessitare di particolari attenzioni durante la preparazione ed esecuzione del progetto.
Inoltre lo sfruttamento di una falda d’acqua sotterranea non ha un impatto negativo sulla fauna in quanto l’eccedenza di acqua emunta verrà direttamente riversata nel torrente Dolonne e, come prima asserito è fatto assoluto divieto di utilizzare prodotti chimici in caso di sfruttamento di giacimento di acqua minerale in base alla normativa vigente.
7.5 GLI IMPATTI SULLA SALUTE PUBBLICA
La salute pubblica è una componente ambientale particolarmente importante al fine della valutazione di impatto: troppo spesso le difficoltà di previsione degli impatti relativi e la mancanza di adeguate conoscenze hanno determinato lo scarso peso della componente sanitaria nell’ambito della valutazione.
Altre difficoltà sono inoltre connesse con il rilevamento degli effetti indiretti che quasi tutti gli impatti su altre componenti vengono a creare anche sulla salute pubblica.
Ciò non di meno, in un territorio scarsamente antropizzato quale risulta essere quello studiato, e più in generale tutta l’xxxx xxxxx, qualsiasi opera realizzata dall’uomo avrà effetti diretti e/o indiretti sull’uomo, interessando sia gli aspetti più propriamente sanitari (malattie, epidemie, ecc.) sia quelli igienico - ambientali (enviromental health factor) o ancora altri aspetti connessi con la qualità della vita.
La salute umana può essere intesa oltre che dal punto di vista strettamente sanitario anche sotto l’aspetto di benessere psicofisico e sociale: ecco allora che accanto alle cause dirette di impatto quali agenti patogeni, tossici, malattie, incidenti, ecc., dobbiamo anche considerare i disturbi fisici generati da cambiamenti nella qualità dell’ambiente quali cambiamenti del clima, della qualità fisica dell’aria e dell’acqua, nelle piante e negli animali, ecc.
Livelli elevati di stress fisico possono essere prodotti inoltre da cambiamenti nel paesaggio, negli aspetti culturali, storici, ecologici e socioeconomici dell’ambiente. E non bisogna infine dimenticare gli effetti fisici che vengono provocati da radiazioni, livelli sonori elevati e vibrazioni.
7.5.1. INQUINAMENTO ACUSTICO
Per inquinamento acustico in base all’articolo 2 della legge quadro sull’inquinamento acustico (L. 26 ottobre 1995 n.447) e successive modificazioni e integrazioni si intende “l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare disturbo o fastidio al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo e degli ambienti esterni o tale da interferire con le legittime fruizioni
degli ambienti stessi”. La Regione Valle d’Aosta con la Legge Regionale 29 marzo 2006 n.9 “Disposizioni in materia di tutela dall’inquinamento acustico.” nel rispetto dei principi della legge quadro di cui sopra, detta le norme per la tutela dall’inquinamento acustico in ambiente esterno e abitativo.
L’inquinamento acustico, nelle aree urbane ed industriali, ha raggiunto negli ultimi anni livelli preoccupanti e questo non solo a causa dell’aumento delle sorgenti inquinanti legate all’industrializzazione ed alla motorizzazione, ma anche a causa dell’attuale tendenza a creare agglomerati urbani ad alta densità di popolazione. Inoltre, le macchine per l’edilizia se da un lato diventano sempre più potenti, dall’altro sono importanti sorgenti di inquinamento acustico.
Un ambiente può essere più o meno sensibile all’inquinamento acustico a seconda della quantità e della qualità della presenza dell’uomo considerato il ricettore privilegiato nell’ambiente. L’effetto dell’inquinamento acustico sull’uomo si manifesta con:
▪ danni specifici provocati all’udito
▪ danni a carico di altri organi e della psiche
▪ disturbi del sonno e del riposo
▪ interferenze sulla comprensione della parola e altri segnali acustici
▪ interferenze sul rendimento e sull’attenzione dei soggetti
▪ sensazioni di generico fastidio
Per la salvaguardia della salute umana, il DPCM 14 novembre 1997 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore” individua nel territorio comunale sei fasce all’interno delle quali non devono essere superati i seguenti limiti di emissione sonora:
▪ classe I, aree particolarmente protette: lottizzazioni residenziali rurali e aree con edifici isolati esclusivamente o prevalentemente residenziali “nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione” (ospedali, parchi pubblici, scuole...)
Limite diurno (06.00-22.00) 50 dB (A)
Limite notturno (22.00-06.00) 40 dB (A)
▪ classe II, aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: aree di tipo misto commerciali/residenziali o produttivo/residenziali con traffico veicolare locale, basse densità di popolazione
Limite diurno (06.00-22.00) 55 dB (A)
Limite notturno (22.00-06.00) 45 dB (A)
▪ classe III, aree di tipo misto: aree di media densità di popolazione, interessate a traffico locale o di attraversamento, con presenza di attività commerciali, limitata attività artigianale e assenza di attività industriali, e aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici
Limite diurno (06.00-22.00) 60 dB (A)
Limite notturno (22.00-06.00) 50 dB (A)
▪ classe IV, aree di intensa attività umana: aree con intenso traffico locale adiacenti all’asse stradale o ferroviario, alta densità di popolazione, elevata presenza di attività commerciali, uffici, presenza di attività artigianali e presenza di piccole industrie
Limite diurno (06.00-22.00) 65 dB (A)
Limite notturno (22.00-06.00) 55 dB (A)
▪ classe V, aree prevalentemente industriali: aree prevalentemente industriali, aree scarsamente occupate da abitazioni
Limite diurno (06.00-22.00) 70 dB (A)
Limite notturno (22.00-06.00) 60 dB (A)
▪ classe VI, aree esclusivamente industriali: aree esclusivamente industriali con assenza di abitazioni
Limite diurno (06.00-22.00) 70 dB (A)
Limite notturno (22.00-06.00) 70 dB (A)
Lo studio in esame riguardando un’area di montagna caratterizzata dall’assenza di abitazioni, può situarsi nella Classe I ove la sensibilità al rumore è alta e la quiete rappresenta un elemento fondamentale. Pertanto i limiti consentiti di rumore sono bassi.
Ora, il progetto prevede l’utilizzo di alcune sorgenti sonore suscettibili di provocare modificazioni dei livelli di rumorosità ambientale:
▪ un o due escavatori di tipo Caterpillar che generano esposizioni a rumore pari a 80-85 dB (A), per l’approvvigionamento dei materiali e per le operazioni di scavo per la realizzazione delle camere di manovra e la posa delle tubazioni
▪ furgone per trasporto operai e approvvigionamento materiali che genera livelli equivalenti di rumore fino a fino a 80 dB (A)
La pompa sommersa genera esposizioni al rumore irrilevanti, pertanto lo sfruttamento del pozzo non ha impatti sull’inquinamento acustico dell’area.
Il suono si propaga nell’ambiente e l’attenuazione è funzione della distanza e dei fattori di assorbimento. In assenza di ostacoli e trascurando l’assorbimento dovuto all’aria e alla vegetazione, la legge di variazione dell’intensità sonora dipende solo da fattori geometrici; ipotizzando una sorgente puntiforme, la diminuzione dell’intensità sonora risulta inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Passando ai logaritmi, il livello di pressione sonora diminuisce di 6 dB per ogni raddoppio della distanza.
7.5.2. INQUINAMENTO DA VIBRAZIONE
I danni provocati da tale tipo di inquinamento sono da correlarsi alla frequenza della vibrazione e si possono così descrivere:
▪ frequenze molto basse: effetti “cinetosi” o più generalmente “mal di trasporto”
▪ frequenze basse: danni a carico del sistema osteo-articolare, disturbi cardiocircolatori e intestinali, turbe neuro-psichiche
▪ frequenza medio alta: legate soprattutto all’utilizzo di utensili con derivanti danni al sistema mano- braccio di tipo osteoarticolare o angioneuritico
Inoltre le vibrazioni possono provocare danni alle costruzioni e strutture, dovuti sia ad assestamenti che cedimenti di terreni.
Lo sfruttamento del pozzo non provoca inquinamento da vibrazioni
7.5.3. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI
Benché area classificata in zona I, la presenza dell’uomo eccezione fatta per il turista occasionale è altamente improbabile. La probabilità si riduce ulteriormente quando le condizioni climatiche sono maggiormente avverse.
Per quanto attiene l’utilizzo dei mezzi, si prevede l’utilizzo continuo degli escavatori durante le operazioni di scavo per posa tubazioni e successivo reinterro e rimodellamento dell’area mentre si prevede che il camion serva unicamente nelle fasi di approntamento cantiere, approvvigionamento materiali e trasporto personale.
In virtù di quanto esposto non si ritiene prevedere misure per compensare l’impatto acustico sulle strade di accesso al cantiere, inoltre i fastidi derivanti dal rumore derivato dalla presenza di escavatori saranno comunque molto attenuati dalla presenza della limitrofa area boschiva; sarà comunque prevista una distanza minima dalle aree di cantiere mediante idonea recinzione. Inoltre, una volta terminato l’intervento questi impatti spariranno completamente.
Data la scarsità dell’effetto dell’impatto, non si ritiene necessario indicare prescrizioni particolari per attenuare il rumore, quali ad esempio l’introduzione di barriere acustiche (schermi vegetali o barriere artificiali), oltre a quelle necessarie per la salvaguardia dell’operaio.
Analogo discorso vale per quanto attiene l’inquinamento da vibrazioni che è da ritenersi di lieve entità in considerazione dell’ubicazione del cantiere e della tipologia di intervento. In ogni caso gli effetti saranno limitati alle fasi lavorative e spariranno completamente una volta completata l’opera.
Pertanto si conclude sottolineando che l’intervento proposto non presenta fattori igienico– ambientali pericolosi per la salute umana: gli impatti saranno limitati ai disturbi indotti dalla movimentazione dei mezzi di cantiere dove sono previsti innalzamenti del livello del rumore e delle vibrazioni da essi prodotti. Tali effetti, considerata tra l’altro la lontananza del cantiere dalle aree abitate, sono da considerarsi di lieve entità.
7.6 GLI IMPATTI SUL PAESAGGIO
Altro aspetto di grande rilievo è la valutazione delle qualità paesistiche che specie negli ultimi anni è diventato soprattutto per l’opinione pubblica un elemento cardine nella procedura di valutazione.
Il potenziale impatto di un’opera sul paesaggio dipende da due aspetti fondamentali: la qualità del paesaggio e le caratteristiche dell’opera.
La qualità del paesaggio dipende da un insieme di fattori diretti quali morfologia del territorio, copertura del suolo, stratificazione antropica, ecc. Strettamente connessi alla qualità del paesaggio ma spesso analizzati separatamente, sono altri due valori:
▪ presenza di peculiarità ecologiche;
▪ permanenza di strutture storiche.
Le caratteristiche dell’opera di prevista realizzazione sono espresse in termini di elementi dimensionali, valori, disegno e forma delle strutture, qualità architettonica (cf progetto paragrafo 4).
Questi due aspetti dovranno poi essere correlati ad un’analisi della qualità della scena visiva in cui si dovranno verificare i termini di intrusione visiva dell’opera nel contesto paesaggistico in cui essa viene a collocarsi.
7.6.1. LA QUALITÀ VISIVA DEL PAESAGGIO
Il primo piano dell’analisi è quindi la determinazione del valore morfologico, ecologico e storico del paesaggio in cui è previsto l’inserimento dell’opera. Le componenti che a tal fine risultano rilevanti sono:
• il modellamento del terreno, sia esso dovuto a fenomeni naturali o ad interventi da parte dell’uomo;
• la copertura vegetale sia essa naturale che coltivata (paesaggio agrario o silvo-pastorale);
• l’ambiente costruito, costituito dalle opere di infrastrutturazione e dagli insediamenti.
Nel caso in esame, le componenti indicate sono da analizzarsi solo da un punto di vista morfologico, in quanto l’area di intervento è inserita in un ambito esclusivamente naturale.
Individuati i principali elementi fisici che connotano il territorio in esame ed i relativi segni, areali, lineari, puntiformi che connotano il paesaggio naturale e antropizzato, si può procedere all’analisi delle loro relazioni: la rilevanza morfologica di ogni singolo elemento dipende, infatti, dalla relazione che esso stabilisce con gli altri elementi dando luogo ad un sistema di segni, che costituisce la struttura spaziale del paesaggio.
Tali segni possono essere distinti in segni principali (segni forti, consolidati e scarsamente mutabili) e segni secondari (segni scarsamente caratterizzati, recenti e/o soggetti a mutamenti).
Tale analisi consente di individuare ambiti, più o meno vasti, con caratteristiche morfologiche omogenee; essi corrispondono a porzioni di territorio che si presentano visivamente come delle unità paesaggisticamente distinte dal contesto, i cui elementi strutturali sia principali che secondari sono simili per importanza, peso e struttura spaziale.
I parametri in base ai quali viene espressa la valutazione ai fini della definizione della qualità delle unità di passaggio (ossia per valutare la sensibilità degli ambiti omogenei) sono i seguenti:
1. la dimensione: un ambito di ragguardevoli dimensioni, assume un peso rilevante nel connotare il paesaggio dell’area vasta. Essa pertanto va considerata in relazione alla vastità delle differenti unità di paesaggio;
2. la nettezza dei segni e, al contrario, la scarsità di segni intrusivi: si tratta di verificare se un’unità di paesaggio di qualità morfologica elevata presenta delle tracce di ordine secondario che possono essere di disturbo per la lettura dei segni principali; quando gli elementi di disturbo sono numerosi e contribuiscono a creare una situazione di “disordine formale” non solo all’interno dell’unità di paesaggio, ma anche ai margini della medesima, la qualità dell’ambito ne risulta fortemente compromessa;
3. la riconoscibilità tipologica: un ambito possiede, in modo più o meno netto, le caratteristiche che lo rendono individuabile come appartenente ad un determinato tipo di paesaggio caratteristico dell’area in esame. Un’immediata riconoscibilità del tipo di paesaggio denota, a parità delle altre
caratteristiche, un’alta qualità dell’ambito;
4. la presenza di emergenze qualificanti: un’unità di paesaggio può possedere elementi naturali di particolare rilevanza formale o elementi antropici in cui è evidente il loro significato di simboli e di riferimenti per la memoria storica collettiva.
Il processo di analisi descritto permette di rilevare, nell’ambito dell’area di intervento, un'unica unità di paesaggio omogenea: l’unità di paesaggio del Vallone di Dolonne.
Si tratta quindi di valutare, in base ai parametri da 1 a 4 sopradescritti, come la qualità paesaggistica di questa porzione del Vallone di Dolonne possa variare con la realizzazione dell’opera in progetto.
Nel caso in esame, la potenziale influenza sarà diretta in quanto si passerà da una situazione ad oggi nettamente in contrasto con l’unità di paesaggio del Vallone di Dolonne per la presenza di una pista di dimensioni importanti per consentire il passaggio di mezzi, ad un ambiente naturale coerente con il Vallone di Dolonne.
Per quanto attiene lo sfruttamento del pozzo, la posa delle tubazioni e la realizzazione della camera di manovra questo sarà in ininfluente ai fini della qualità visiva del paesaggio in quanto al termine dei lavori di recupero dell’area previsti in progetto tutta l’opera risulterà completamente interrata ad eccezione di chiusini passo uomo per consentire le opere di manutenzione e interventi straordinari nella camera che racchiude la testa del pozzo.
7.6.2 ANALISI DEL BACINO DI VISIBILITÀ
Il secondo fondamentale aspetto legato alla componente paesaggistica è quello della visibilità dell’opera. Di tutta evidenza, infatti, appare che l’impatto sulla morfologia del paesaggio è direttamente proporzionale al grado di visibilità dell’opera.
Il grado di visibilità dell’opera in toto è, a sua volta, il risultato di quattro valutazioni, ognuna delle quali va fatta in dipendenza da una delle quattro variabili seguenti:
1. L’estensione del campo di visibilità. Questo fattore è inversamente proporzionale alla densità delle “barriere” che, collocandosi nell’intorno dell’opera, ne “coprono” la visibilità, creando zone “d’ombra” o zone di “opacità”, suscettibili di che ridurre il campo medesimo.
2. Il grado di contrasto tra opera e contesto o, all’inverso, la capacità di assorbimento del contesto nei confronti dell’opera. Questo fattore dipende dalla similitudine di colori tra oggetto e sfondo. All’aumentare del grado di contrasto, aumenta anche il raggio del campo di visibilità.
3. I punti di osservazione privilegiati sono dati dai poggi, dalle balconate naturali e dalle strade panoramiche oltre che dalle emergenze architettonico–urbanistiche che, nel loro rapporto con il paesaggio circostante, giocano buona parte del loro valore ambientale.
4. Il grado di frequentazione. Nei vari punti del campo di visibilità si registra una diversa probabilità che l’opera venga vista, e ciò si relaziona al grado di frequentazione di ciascun punto di osservazione da parte degli osservatori.
Nel caso in studio, l’ubicazione del pozzo è nascosta mentre la pista che verrà rimodellata è localizzata all’interno di un’area boschiva che la rende semi nascosta e pertanto ne limita l’estensione del campo di visibilità. Inoltre il grado di frequentazione dell’area circostante è molto basso (un turismo di
tipo escursionistico e naturalistico solo nei mesi estivi ovvero quando il manto nevoso lo consente), i punti di osservazione privilegiati sono scarsi e soprattutto, l’intervento produrrebbe un’assenza totale di contrasto tra opera finita e contesto. Non si è ritenuto pertanto necessario procedere ad una trattazione di dettaglio di questo impatto, esclusione fatta per l’elaborazione di una documentazione fotografica che mostra lo stato attuale dell’area e dell’ambiente circostante da diversi punti di vista e alcune ipotesi di simulazione (con scarsa valenza fitosociologica) a dimostrazione dell’assenza totale ad intervento finito di parametri che possono influenzare negativamente il grado di visibilità dell’opera.
7.6.3. STIMA DEGLI IMPATTI
Il grado di percepibilità reale dell’inserimento di un’opera nel paesaggio preesistente è determinato dal rapporto tra la visibilità dell’opera stessa e la sensibilità dei luoghi che la ospitano: la definizione dell’impatto va quindi determinata tenendo conto di entrambi gli aspetti (visibilità e sensibilità).
Per ciò che concerne gli impatti diretti sul paesaggio solo in corso d’opera, con la formazione di baracche e depositi per il cantiere nonché per la presenza di perforatrice, escavatori, si potranno avere delle temporanee e non particolarmente rilevanti interferenze con l’ambiente territoriale circostante. Ad intervento finito, l’opera diventerà invisibile all’interno dell’unità di paesaggio alla quale è destinata.
In sintesi l’impatto potenziale che l’opera in progetto comporta sul circostante risulta positivo e irreversibile poiché è volto a recuperare un’area attualmente deturpata.
7.7 GLI IMPATTI SOCIOECONOMICI
L’intervento proposto va a collocarsi in un ambito extraurbano a carattere prevalentemente boschivo: la sua localizzazione non comporta pertanto particolari condizionamenti rispetto all’organizzazione territoriale del Comune. Viceversa la finalità dell’opera (pozzo di captazione di acque minerali) può comportare aspetti positivi che si possono riflettere anche oltre i confini comunali.
E’ da notare che lo sfruttamento di questo pozzo rappresenta ad oggi la sopravvivenza dello Stabilimento di Morgex, dove circa 50 unità lavorano con contratto a tempo indeterminato e almeno 10 con contratto a tempo determinato nella stagione estiva lavorano direttamente all’imbottigliamento della nostra acqua, mentre probabilmente almeno altre 300 persone traggono indirettamente vantaggio dall’operatività dello stabilimento.
Senza dimenticare l’importanza che riveste l’industria in Valle d’Aosta e in particolare l’imbottigliamento di acqua minerale da una delle più vecchie e rinomate sorgenti dell’Italia settentrionale, è possibile evidenziare alcuni indicatori socioeconomici che possono, direttamente o indirettamente, interagire con la realizzazione dell’opera e in particolare:
▪ Economia locale: effetti derivanti dall’attività di costruzione e dalle attività di sfruttamento della risorsa una volta l’opera conclusa.
Se per la realizzazione del pozzo si è fatto ricorso a società di fuori valle (ARTESIA s.r.l), il completamento dei lavori e precisamente scavo, posa tubazioni, costruzione camera di manovra reinterri e ripristini verrà effettuato da impresa locale, pertanto l’industria valdostana ne trarrà direttamente benefici a questo si devono sommare i benefici indotti per la fornitura di materiali,
semilavorati, per le attività artigiane e la fornitura di servizi.
Ad opera terminata è possibile ipotizzare una portata di acqua Youla in arrivo allo stabilimento di 10l/s in più rispetto a quanto attualmente sfruttato. È possibile quindi ipotizzare l’acquisizione di nuove commesse e in ogni caso il consolidamento delle commesse esistenti. Nella peggiore delle ipotesi si otterrà il mantenimento dell’attività produttiva, nella migliore assunzione di nuove maestranze per il potenziamento delle linee di produzione o l’incremento dei turni produttivi.
▪ Servizi per la collettività: effetti connessi con l’incremento di fabbisogno di manodopera anche specializzata.
Il permanere di un tale attività produttiva in Valle d’Aosta come parte di un gruppo internazionale, consente di migliorare il livello di specializzazione delle figure professionali attualmente assunte e trasmettere il know how del gruppo ad ulteriori figure specializzate o in apprendimento alfine di formare tecnici dell’imbottigliamento, figura professionale attualmente semi-inesistente in Valle d’Aosta.
▪ Attività turistiche: effetti connessi di due tipi, da un lato il ripristino dei luoghi consentirà di migliorare l’aspetto del Vallone di Dolonne, è innegabile la sensazione di disagio provata dal passante che si addentra attualmente sul Vallone di Dolonne, secondariamente occorre evidenziare che l’acqua Youla viene venduta sotto il marchio Courmayeur nome identificabile con l’abitato da cui interesse per i consumatori di visitare la località ai piedi del Monte Bianco, e possibilità di sinergie con la Regione Autonoma Valle d’Aosta per promuovere l’abitato di Courmayeur e l’acqua minerale. L’aumento dell’attrazione turistica potrà giovare all’economia locale che gravita attorno ad opportunità turistiche.
▪ Consumo di risorsa suolo: al termine dei lavori sarà visibile solo un chiusino a passo d’uomo, la totalità dell’intervento essendo completamente sotterrata. L’intervento è inoltre ubicato in una zona in area boschiva parzialmente inedificabile per rischio frane. L’intervento e le successive opere di ispezione e manutenzione non compromettono la risorsa suolo.
Questo sommario esame degli effetti socioeconomici fa emergere come l’intervento proposto venga a rafforzare il tessuto economico e l’offerta sociale non solo per la società Sorgenti Monte Bianco ma per tutta la Valdigne, con significativi riflessi sull’occupazione e sui profili professionali dei giovani, contribuendo così al programma regionale d’integrazione e potenziamento del settore industriale nell’ambito dell’economia valdostana.
8 STIMA DEI COSTI
E possibile stimare un costo di 600.000 € per l’opera in progetto e precisamente
▪ Studi e progettazione e direzione lavori 65.000 €
▪ Realizzazione n.2 sondaggi 60.000 €
▪ Realizzazione pozzo 130.000 €
▪ Ripristino pista esistente 60.000 €
▪ Canalizzazioni e costruzione camere di manovra 250.000 €
▪ Campionature, certificazioni 35.000 €
9 MISURE DI ATTENUAZIONE E COMPENSAZIONI ED ALTERNATIVE PROGETTUALI
Come si è visto nella fase di analisi e stima degli effetti, non sono stati evidenziati impatti di particolare rilevanza; come misure di attenuazione sono pertanto solo da richiamare le usuali norme di buona gestione del cantiere e di manutenzione dell’opera. In particolare i fenomeni di disturbo che si avranno durante le operazioni di scavo per posa tubazione e scavo per sbancamento della camera di manovra saranno di lieve entità vista anche l’ubicazione dell’intervento ma potranno essere ridotti con una periodica irrigazione delle aree interessate.
Come si è visto non esistono, allo stato attuale, alternative di progetto. L’acqua emunta dal pozzo Youla 7 è la sola ad oggi capace di sopperire alla mancanza di materia prima dello stabilimento e la scelta dell’ubicazione del pozzo ha tenuto conto contemporaneamente delle esigenze della committenza e dei vincoli territoriali e legislativi vigenti: la soluzione finale è quella che meglio ha risposto a queste problematiche e rispettato i criteri estetici e tecnologici prescelti.
10 ELENCO ELABORATI
1 Rapporto di sintesi
2 Fascicolo allegati – con matrice di identificazione e previsione degli impatti
3 Progetto
4 Documentazione fotografica – situazione attuale, progetto, ripristino
11 PRINCIPALI NORME DI CARATTERE AMBIENTALE
1. X.X. 00/00/0000 n. 45 “Approvazione del regolamento per l’esecuzione della legge sulla tutela dell’igiene e della sanità pubblica”
2. X.X. 00/00/0000 n. 3267 “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani”
3. L. 01/06/39 n. 1089 “Tutela delle aree di interesse artistico e storico” e circolare n.342
4. L. 29/06/39 n. 1497 “Protezione delle bellezze naturali” e circolari esplicative
5. R.D. 3/6/40 n. 1357 “Regolamento per l’applicazione della legge 29 giugno 1939 n. 1497 sulla protezione delle bellezze naturali”
6. L. 14/07/66 n. 615 “Provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico”
7. L. 10/05/76 n. 319 “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento”
8. D.P.R. 24/07/77 n. 616 “Attuazione della delega di cui all'art.1 della L. 22 luglio 1975, n.382”.
9. L.R. 15/06/78 n. 14 “Norme in materia urbanistica e di pianificazione territoriale”
10. L. R. 10/06/83 n. 56 “Misure urgenti per la tutela dei beni culturali”
11. L. 25/07/1984 n. 381“Misure urgenti in materia di tutela ambiente”
12. D.M. 21/09/84 “Dichiarazione di notevole interesse pubblico dei territori costieri, dei territori contermini ai laghi, dei fiumi, dei torrenti, dei corsi d’acqua, delle montagne, dei ghiacciai, dei circhi glaciali, dei parchi, delle riserve, dei boschi, delle foreste, delle aree assegnate alle Università agrarie e delle zone gravate da usi civici”
13. L. 08/08/85 n. 431 “Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale” e circolari esplicative” – Legge Galasso
14. Circolare Ministero Beni Ambientali e Culturali 31 agosto 1985 n.8;
15. L. 08/07/1986 n.349 “Istituzione del Ministero dell’ambiente e norme in materia di danno ambientale”
16. D.P.R. 24/05/88 n. 203 “Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183” e successive modificazioni ed ampliamenti.
17. D.P.C.M. 10/08/88 n.377 “Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all’art.6 della legge 8 luglio 1986 n. 349 recante “Istituzione del Ministero dell’ambiente e norme in materia di danno ambientale”
18. L. 18/05/89 n. 183 “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” e successive modificazioni”.
19. D.P.C.M. 01/03/91 “Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno”
20. D.M. 20/05/91 “Criteri per l’elaborazione dei piani regionali per il risanamento e la tutela della qualità dell’aria”
21. L. 05/01/94 n. 36 “Disposizioni in materia di risorse idriche”
22. L. 26/10/95 n. 447 “Legge quadro sull’inquinamento acustico”
23. D.L. 05/02/97 n. 22,“Adeguamento delle norme regionali in materia di aree protette alla legge 8 giugno 1990, n. 142 ed alla legge 6 dicembre 1981, n. 394 recante Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti,
91/689/XXX xxx rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi”, testo aggiornato pubblicato sul supplemento ordinario n. 237/L alla Gazzetta Ufficiale n. 278 del 28 novembre 1997; cosiddetto decreto Ronchi bis);
24. D.P.R. 08/09/97 n.357 “Regolamento recante attualmente della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi-naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” e successive modificazioni.
25. D.P.C.M 14/11/97 “Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore”
26. D.M. 5/02/98 n.22 “Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22”
27. D.P.R. 11/02/98 “Disposizioni integrative al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 agosto 0000, x 000, xx materia di disciplina di pronunce di compatibilità ambientale, di cui alla legge 8 luglio 1986, n.349, art. 6”.
28. Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI):ì “Interventi sulla rete idrografica e sui versanti
- Legge 18 Maggio 1989, n. 183, art. 17, comma 6-ter”
29. Disposizioni in campo ambientale approvate in via definitiva dal Senato della Repubblica l'8 marzo 2001
Relativamente alla regione autonoma Valle d’Aosta:
▪ Legge regionale 26 maggio 2009, n. 12
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi della Regione autonoma Valle d'Aosta derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Attuazione delle direttive 2001/42/CE, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente, e 85/337/CEE, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. Disposizioni per l'attuazione della direttiva 2006/123/CE, relativa ai servizi nel mercato interno e modificazioni di leggi regionali in adeguamento ad altri obblighi comunitari. Legge comunitaria 2009.
▪ Legge regionale 13 marzo 2008, n. 5
Disciplina delle cave, delle miniere e delle acque minerali naturali, di sorgente e termali
▪ Legge regionale 18 giugno 1999, n. 14
Nuova disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale. Abrogazione della legge regionale 4 marzo 1991, n. 6 (Disciplina della procedura di valutazione dell'impatto ambientale).
▪ Legge regionale 30 gennaio 2007, n. 2
Disposizioni in materia di tutela dall'inquinamento atmosferico ed approvazione del Piano regionale per il risanamento, il miglioramento ed il mantenimento della qualità dell'aria per gli anni 2007/2015.
▪ Legge regionale 21 maggio 2007, n. 8
Disposizioni per l'adempimento degli obblighi della Regione autonoma Valle d'Aosta derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee. Attuazione delle direttive 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, e 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Legge comunitaria 2007.
▪ Legge regionale 29 dicembre 2006, n. 34
Disposizioni in materia di parchi faunistici.
▪ Legge Regionale 29 marzo 2006 n.9
Disposizioni in materia di tutela dall’inquinamento acustico.”