APPRENDISTI ALLA META?
APPRENDISTI ALLA META?
ALCUNE IPOTESI SULLA SCARSA DIFFUSIONE DELL’APPRENDISTATO
Negli ultimi 5 anni in provincia di Torino le assunzioni in apprendistato sono calate del 45% e l’incidenza della fattispecie sul totale dei contratti è passata dal 4,5% al 3,1%. La contrazione è da ascrivere principalmente alla riduzione della domanda di lavoratori giovani. L’apprendistato non è tuttavia residuale perché genera ancora il 10% dei giorni di lavoro contrattualizzati e contribuisce in maniera significativa alla stabilità del MDL. L’incidenza dell’apprendistato tra gli under 30 è tutto sommato stabile (intorno al 10% delle assunzioni), piuttosto colpisce che tra gli stessi giovani il 30% delle assunzioni avvenga con contratto a tempo determinato, una tipologia molto più costosa. In più il 2% delle assunzioni a TD di under 30 durano almeno 12 mesi. Perché in questi casi le imprese non hanno utilizzato l’apprendistato che costa, a parità di durata, il 40% in meno?
Un contratto in crisi ma non residuale
Considerato la fattispecie contrattuale principale per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani in ragione della sua “causa mista” lavorativa e formativa, l’apprendistato è oggetto da anni di un’intensa attività regolatoria e di diffuse campagne di comunicazione. Evidenze tuttavia di una sua quantomeno relativa diffusione non è possibile registrarne: se nel 2008 i contratti di apprendistato sottoscritti in provincia di Torino erano circa 18.900 (di cui 8.700 da donne) con un’incidenza sul totale delle assunzioni del 4,5%, lo scorso anno gli avviamenti sono stati 10.400 (4.900 di donne) con un’incidenza sul totale del 3,1% (Tabella 1).
Tabella 1 – Avviamenti al lavoro per tipologia contrattuale
Elaborazione dell’OPML su dati del Sistema Informativo Lavoro del Piemonte
*Il Testo Unico dell'Apprendistato (D.Lgs. 167 del 14 settembre 2011), entrato in vigore il 25 ottobre 2011, considera questa tipologia contrattuale a tempo indeterminato.
Nel corso della lunga fase recessiva l’apprendistato è dunque arretrato sia in termini assoluti, con il 45% di assunzioni in meno, sia in termini relativi, lasciando sul terreno un punto e mezzo percentuale.
I contratti di apprendistato sono calati del 45% rispetto al 2008.
Ciononostante l’apprendistato rimane un contratto “pesante” anche nell’ambito del mercato del lavoro degli ultimi anni. Se all’analisi delle assunzioni si affianca anche quella del “Volume di Lavoro Attivato”, ossia dei nuovi giorni di lavoro contrattualizzati dalle assunzioni (Grafico 1), è possibile constatare come nel 2013 l’apprendistato abbia ancora generato più del 10% del VoLA complessivo, segno che la fattispecie non è nient’affatto residuale.
L’apprendistato genera ancora il 10% dei nuovi giorni
di lavoro (VoLA), segno che la fattispecie non è affatto residuale.
Distribuzione delle assunzioni e del Volume
di Lavoro Attivato per tipologia contrattuale (2013)
70,0%
60,0%
50,0%
40,0%
30,0%
20,0%
10,0%
0,0%
Incidenza sulle assunzioni
Incidenza sul VoLA
61,1%
32,1%
25,1%
17,7%
Grafico 1 – Distribuzione delle assunzioni e del VoLA per tipologia contrattuale
Tempo indeterminato subordinato
Lavoro domestico
Altro tempo indeterminato
Apprendistato
Tempo determinato subordinato
Somministrazione di lavoro
Lavoro parasubordinato
Altro tempo determinato
11,3%
3,9%
4,4%
1,0%
3,1%
3,1% 10,5%
11,6%
1,6%
5,9%
4,8%
3,0%
Elaborazione dell’OPML su dati del Sistema Informativo Lavoro del Piemonte
La debolezza “intrinseca” della fattispecie
La principale ragione della contrazione dell’apprendistato è naturalmente la riduzione progressivamente più ampia della domanda di lavoratori under 29, già evidenziata attraverso uno specifico indicatore (Grafico 2), con il conseguente ridimensionamento del contratto a vocazione “giovanile”.
Grafico 2 – Andamento relativo del VoLA per classe di età
10b. Andamento relativo del Volume di Lavoro Attivato per classe di età (I semestre 2008 = 1)
1,20
1,00
0,89
0,87
0,86
0,83 0,78 0,82
0,80
0,81
0,75
0,79
0,80
0,71
0,77
0,75
0,70
0,67
0,62 0,60 0,62
0,60
0,58
0,57
0,53 0,54
0,53
0,54
0,44
0,48
0,47
0,49
0,40
0,44
0,48
0,32
0,36
0,38
0,20
I II I II I II I II I II I II
2008 2009 2010 2011 2012 2013
fino a 29 anni 30-49 anni 50 anni e +
Elaborazione dell’OPML su dati del Sistema Informativo Lavoro del Piemonte
Tuttavia Il grafico 3, che confronta l’incidenza tra i lavoratori più giovani dell’apprendistato e del ben più costoso contratto a tempo determinato subordinato, segnala una debolezza intrinseca e non solo congiunturale della
fattispecie. Negli ultimi cinque anni solo un’assunzione su 10 di “giovani” è avvenuta attraverso l’apprendistato mentre almeno 3 su dieci sono avvenute con contratto a tempo determinato.
Grafico 3 – Incidenza dell’apprendistato e del contratto a tempo determinato tra le assunzioni di giovani sino a 29 anni
35%
30%
33,05%
29,73%
29,42%
25%
28,37%
25,92%
26,54%
20%
15%
11,31%
9,48%
8,96%
9,33%
10,26%
9,53%
10%
5%
0%
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Incidenza apprendistato
Incidenza TD subordinato
Elaborazione dell’OPML su dati del Sistema Informativo Lavoro del Piemonte
Le imprese preferiscono i maggiori costi del contratto a tempo determinato ai maggiori oneri gestionali dell’apprendistato.
Le imprese, in altre parole, sembrano prediligere i maggiori costi del contratto a tempo determinato, che viene attivato per periodi mediamente più brevi, ai maggiori oneri gestionali dell’apprendistato.
Le ragioni di questa scelta sono da ascrivere da una parte alla difficoltà delle aziende italiane (mediamente molto piccole e sprovviste di funzioni di coordinamento) a confrontarsi con il tema della formazione nei luoghi di lavoro (difficoltà che ha peraltro portato al superamento del vecchio CFL – Contratto di Formazione e Lavoro), dall’altra da una sostanziale instabilità normativa che non consente alle imprese di riconoscere l’apprendistato come una fattispecie “affidabile”.
Non hanno certamente aiutato in questo senso la qualificazione come forma di lavoro a tempo indeterminato stabilita nel 2011 dal Testo Unico e gli interventi sul regime della durata, sul numero complessivo degli apprendisti in servizio e sulle conferme dei lavoratori apprendisti introdotte dalla Legge n. 92 del 2012. Non è nemmeno difficile intuire le implicazioni del cosiddetto “Bonus assunzioni” sperimentato lo scorso anno, che ha di fatto posto il contratto a tempo determinato in aperta “competizione di prezzo” con quello di apprendistato.
I molti (troppi?) interventi regolatori degli ultimi anni non hanno favorito la diffusione dell’apprendistato.
Tutto ciò ad ulteriore conferma della sostanziale inefficacia della leva regolatoria ai fini dell’aumento della domanda e degli effetti distorsivi delle iniziative straordinarie (ivi compresi gli incentivi alle assunzioni) che più che generare nuovo lavoro, spostano quello esistente.
Esiste ulteriore spazio per il contratto di apprendistato?
Alla luce di questi dati occorre capire se esistano degli spazi per estendere l’utilizzo dell’apprendistato, tenuto conto che 9 assunzioni su 10 di lavoratori under 30 avvengono attraverso altre fattispecie. In particolare appare interessante capire se all’ampio ricorso al contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, un contratto molto più costoso, corrispondano anche dei comportamenti economicamente non razionali, ossia dei casi in cui sarebbe più conveniente utilizzare l’apprendistato piuttosto che un contratto standard.
Negli ultimi cinque anni circa il 2% delle assunzioni di giovani sono avvenute con contratti a tempo determinato di almeno 12 mesi.
Per verificare questa ipotesi è stata rilevata l’incidenza tra i giovani under 30 di contratti a tempo determinato di durata superiore a un anno. Il Grafico 4 aggiunge al Grafico 3 una terza linea che mostra tra il 2008 e il 2013 un’incidenza di questa tipologia di rapporto tra l’1,5% e il 2% del totale.
Grafico 4 – Incidenza dei contratti a tempo determinato di almeno 12 mesi tra le assunzioni di giovani sino a 29 anni
Elaborazione dell’OPML su dati del Sistema Informativo Lavoro del Piemonte
Si tratta di un dato significativo soprattutto se letto in relazione al numero di contratti di apprendistato. Nel 2013 a fronte di 10.400 di avviamenti in apprendistato rileviamo 1.600 assunzioni a tempo determinato di durata superiore a un anno. Nel 2008 erano state oltre 3.600 a fronte di 18.800 avviamenti in apprendistato.
Tabella 2 - Assunzioni a tempo determinato di lavoratori under 29 di durata superiore a 12 mesi
Elaborazione dell’OPML su dati del Sistema Informativo Lavoro del Piemonte
Sono state soprattutto le piccole imprese a ricorrere al contratto
a tempo determinato “lungo” al posto dell’apprendistato.
La Tabella 2 scompone questi dati secondo la classe dimensionale delle aziende confermando la netta prevalenza delle piccole imprese (60% del totale nel 2013), seguite da quelle medie (23%) e da quelle grandi (17%). Tale prevalenza conferma l’ipotesi della “contendibilità” di queste assunzioni perché se è molto probabile che le imprese medio-grandi abbiano attivato i contratti evitando deliberatamente l’apprendistato è altrettanto probabile che quelle piccole lo abbiano fatto anche per incertezza normativa o scarsa conoscenza delle procedure.
Perché molte (piccole) imprese non ricorrono all’apprendistato risparmiando, a parità di durata, circa il 40% del costo del lavoro?
D’altra parte perché un’impresa dovrebbe assumere un giovane per 12 mesi con un contratto a tempo determinato quando potrebbe avviare lo stesso giovane in apprendistato per la stessa durata ad un costo nettamente inferiore (circa il 40% in meno)?
I dati amministrativi possono stimolare la domanda ma non fornire una risposta per la quale occorrono degli strumenti di tipo qualitativo (chiederlo alle imprese, in altre parole).
Alla “moratoria normativa” occorre affiancare il miglioramento delle
procedure, la finalizzazione della formazione, l’accompagnamento delle imprese.
E’ tuttavia evidente che gli interventi per il sostegno all’apprendistato dovranno privilegiare in futuro il miglioramento delle procedure, la finalizzazione della formazione, l’accompagnamento delle imprese piuttosto che ulteriori interventi regolatori che rischiano di produrre altra incertezza in un quadro complessivamente instabile.
Torino, 27 novembre 2014