Compagnia Chiara Assicurazioni S.p.A
Compagnia Chiara Assicurazioni S.p.A
xxxxxxxx.xx
Solvency and Financial Condition Report
2019 (Esercizio 2018).
Compagnia Chiara Assicurazioni S.p.A
Sintesi del Report 4
A. Attività e risultati 6
A.1. Attività 6
A.1.1. Struttura del Gruppo Helvetia 6
C. Profilo di rischio 37
C.1. Rischio di sottoscrizione 38
C.1.1. Rischio sottoscrizione Danni 38
C.2. Xxxxxxx xx xxxxxxx 00
Xxxxxxx tasso interesse
A.1.2. Investimenti in altre compagnie 7
C.2.1.
(Interest rate risk) 40
A.1.3. Autorità di vigilanza 7
A.1.4. Revisori 7
A.1.5. Linee di business materiali 8
A.1.6. Eventi significativi nel periodo 10
A.2. Risultati di sottoscrizione 10
A.3. Risultati di investimento 12
A.4. Risultati di altre attività 13
A.5. Altre informazioni 13
B. Sistema di Governance 14
Informazioni generali sul sistema di
C.2.2. Rischio Spread (Spread Risk) 41
C.2.3. Rischio azionario (Equity Risk) 42
C.2.4. Rischio immobiliare (Property Risk) 43
C.2.5. Rischio valutario (Currency Risk) 44
C.2.6. Mitigazione del rischio mercato 44
C.3. Rischio di credito 45
C.4. Rischio di liquidità 47
C.5. Rischio operativo 48
C.6. Altri rischi sostanziali 50
C.7. Altre informazioni 51
B.1.
Governance 14
D. Valutazioni ai fini di solvibilità 52
B.1.1. Consiglio di Amministrazione 14
B.1.2. Alta Direzione 17
B.1.3. Comitati 17
D.1. Attività 54
D.1.1. Attività immateriali (Intangible assets) 54
Attività fiscali differite
B.1.4. Collegio dei Sindaci 20
B.1.5. Organismo di Vigilanza 20
B.1.6. Funzioni fondamentali 20
B.1.6.1. Funzione di Risk Management 22
B.1.6.2. Funzione di Compliance 23
B.1.6.3. Funzione Attuariale 24
B.1.6.4. Funzione di Internal Audit 24
Modifiche al sistema di governance
B.1.7. accorse nel periodo 25
D.1.2.
D.1.3.
D.1.4.
D.1.5.
D.1.6.
(Deferred tax assets) 54
Immobili, impianti e attrezzature posseduti per uso proprio (Property,
plant and equipment held for own use) 54
Investimenti (diversi da attività detenute per contratti collegati ad un indice e
collegati a quote) 55
Mutui ipotecari e prestiti
(Loans & mortgages) 56
Importi recuperabili da riassicurazione (Reinsurance recoverables) 56
B.1.8. Politica e pratiche retributive 25
B.1.9. Operazioni con parti correlate 27
B.2. Requisiti di competenza e onorabilità 28
Sistema di gestione dei rischi, compresa la valutazione interna del
D.1.7.
D.1.8.
Crediti assicurativi e verso intermediari (Insurance and intermediaries
recoverables) 56
Crediti riassicurativi (Reinsurance
receivables) 56
Crediti commerciali, non assicurativi
B.3.
rischio e della solvibilità 28
D.1.9.
(Receivables, (trade, not insurance)) 57
B.4. Sistema di controllo interno 33
B.5. Funzione di Internal Audit 35
B.6. Funzione Attuariale 35
B.7. Esternalizzazione 35
B.8. Altre informazioni 36
D.1.10.
D.1.11.
Contante ed equivalenti a contante
(Cash and cash equivalents) 57
Tutte le altre attività non indicate altrove (Any other assets, not
elsewhere shown) 57
D.1.12.
Riconciliazione tra valutazioni ai fini di solvibilità e valutazioni di bilancio:
attività 57
E.1.2.
Analisi dei Fondi Propri ammissibili per
la copertura del SCR e MCR 67
Requisito patrimoniale di solvibilità e
D.2. Riserve Tecniche 58
E.2.
requisito patrimoniale minimo 69
Riconciliazione tra valutazioni ai fini di solvibilità e valutazioni di bilancio:
E.2.1. Modelli e metodologie applicate 69
E.2.2. Capital Requirements: SCR & MCR 69
D.2.1. riserve tecniche 61
D.3. Altre passività 62
Passività potenziali
E.2.3.
Valutazione della capitalizzazione
corrente 71
Utilizzo del sottomodulo del rischio
D.3.1.
D.3.2.
D.3.3.
(Contingent liabilities) 62
Riserve diverse dalle riserve tecniche (Provisions other than technical
provisions) 62
Obbligazioni da prestazioni pensionistiche
(Pension benefit obligations) 63
Passività fiscali differite
E.3.
E.4.
E.5.
azionario basato sulla durata nel calcolo del requisito patrimoniale di
solvibilità 71
Differenze tra formula standard e
modello interno utilizzato 71
Inosservanza del requisito patrimoniale minimo e inosservanza del requisito patrimoniale di solvibilità 71
D.3.4.
D.3.5.
D.3.6.
D.3.7.
D.3.8.
D.3.9.
(Deferred tax liabilities) 63
Debiti assicurativi e verso intermediari (Insurance and intermediaries
payables) 63
Debiti riassicurativi
(Reinsurance payables) 64
Debiti commerciali, non assicurativi (Payables trade, not insurance) 64
Tutte le altre passività non segnalate altrove (Any other liabilities not
elsewhere shown) 64
Riconciliazione tra le valutazioni ai fini di solvibilità e le valutazioni di
bilancio: altre passività 64
E.6. Altre informazioni 71
Allegati 72
D.4. Metodi Alternativi di valutazione 64
D.5. Altre informazioni 64
E. Gestione del capitale 65
E.1. Fondi propri 65
Obiettivi, policies e processi di capital
E.1.1. management 65
Sintesi del Report
Il Solvency and Financial Condition Report (SFCR Report) fornisce una panoramica sul modello di business, sull’or- ganizzazione, sulla struttura e livello di
capitalizzazione e sul sistema di gestione di rischio nella Compagnia. Ha l’obiettivo quindi di assicurare la trasparenza sulla posizione finanziaria e di solvibilità del- la stessa.
Attività e risultati
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A. (nel seguito anche “Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx”, la “Società”, o la “Compagnia”) è interamente controllata dal gruppo Helvetia con sede in Svizzera. Il gruppo Helvetia è diventato un gruppo assicurativo di successo attivo a livello internazionale nel corso di 150 anni. Oltre al mercato domestico svizzero, i suoi mercati geografici principali comprendono Germania, Italia, Austria e Spa- gna, raggruppati nel segmento Europa. In questi mercati, l’Helvetia è attiva nei rami vita e non vita.
In Italia, Xxxxxx Assicurazioni svolge attività assicurativa nei rami Danni, principalmente nei rami Infortuni, attraverso un modello distributivo di bancassurance. Il business si focalizza verso una clientela retail con prodotti correlati ai servizi bancari e prodotti individuali per la protezione personale e dei beni.
Nel 2018, Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx registra un incremento della raccolta premi con 43.176 migliaia di euro; risultati conseguiti con il consolidamento della propria rete distributiva, l’ampliamento della gamma dei prodotti disponibili e la stipula di nuovi accordi commerciali.
Grazie alla partnership con il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti, la Compagnia ha raggiunto un importante obiettivo commerciale, con un accordo della durata decennale per la distribuzione di pro- dotti assicurativi danni non auto.
Sistema di governance e di gestione dei rischi
Il sistema di governance di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx assicura una solida e prudente gestione. Alla base del sistema di governance vi è una struttura organizzativa trasparente, con chiari ruoli organizzativi ed una adeguata assegnazione di responsabilità.
Nell’attuale contesto economico, la valutazione com- plessiva ed integrata dei rischi è una priorità assoluta ed una componente consolidata del modo di gestire il busi-
ness per Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx.
In questo senso, un obiettivo primario del risk mana- gement rimane quello di garantire un sostenibile e proat- tivo approccio a tutela della capitalizzazione e della re- putazione sia della Compagnia che dell’intero Gruppo internazionale Helvetia.
Il business della Compagnia rimane prevalentemente esposto per sua natura ai rischi assicurativi e finanziari. Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx impiega una politica prudente di ge-
Efficace Risk&Capital Management Efficiente Struttura Organizzativa Continuità
stione degli attivi patrimoniali in risposta alle sfide poste dal contesto di bassi tassi d’interesse, inte- grato da rendimenti patrimoniali sicuri e diversificati, e politiche assuntive e riassicurative mirate a raf- forzare l’attuale attenzione sull’efficienza patrimoniale delle proprie soluzioni assicurative.
Il processo di risk management ha il compito primario di identificare, misurare, gestire, monitorare e ri- portare i rischi quantitative e qualitativi a fronte delle richieste del business e del risk appetite, così come definito nella risk strategy della Compagnia.
Non ci sono stati cambiamenti rilevanti nella capitalizza-
zione o nel profilo di rischio rispetto all’esercizio precedente.
La struttura organizzativa del business e quella della gestio- ne del rischio e del capitale continuano ad essere valutate effi- caci ed appropriate. L‘Organo Amministrativo della Compagnia, così come l‘Alta Direzione ne rivedono periodicamente l‘effica- cia a fronte delle evoluzioni del contesto di business. A raffor- zamento del proprio sistema di governance sono state riorganiz- zate le funzioni fondamentali, al fine di garantire un maggior coordinamento sulle tematiche di governo societario e una mag- giore efficienza nella gestione dei rischi e nella valutazione com- plessiva della solvibilità e del profilo di rischio della Compagnia.
Solida Capitalizzazione Fondi Propri: 33,7 mln Solvency Capital Requirement: 23,7 mln
Copertura: 142%
L‘adeguatezza è verificata anche dalla funzione di internal audit, come parte del suo piano di audit. L‘efficacia ed adeguatezza del sistema di gestione del rischio e del capitale è ugualmente monitorato costantemente dalle funzioni di gruppo internazionale (Group Risk Management e Group Capital Management).
Gestione del capitale
Nella prospettiva di gestione del rischio e del capitale, la Compagnia Chiara Assicurazioni, è da con- siderarsi una compagnia solida e sicura.
La Compagnia determina il requisito di capitale regolamentare, in accordo con quanto stabilito dal- la normativa comunitaria e da quella nazionale di recepimento, utilizzando la standard formula ai fini del calcolo del proprio SCR “Solvency Capital Requirement”.
La Compagnia registra al 31 dicembre 2018 un rapporto di solvibilità (solvency ratio), definito co- me rapporto tra i fondi propri e il capitale regolamentare, pari a 142% (+17,34% rispetto all‘esercizio precedente), in linea con gli obiettivi aziendali che guidano una sana e prudente gestione del rischio e del capitale.
Nello specifico, a fronte di un SCR complessivo pari a 23.680 migliaia di euro (22.939 migliaia di eu- ro alla fine dell‘anno precedente) ed un MCR pari 8.973 migliaia di euro (9.389 migliaia di euro a fine 2017), la Compagnia detiene 33.688 migliaia di euro di fondi propri interamente classificati Tier 1 a co- pertura sia dell’SCR sia dell’MCR (28.658 migliaia di euro a fine 2017). L’importo dei Fondi Propri a co- pertura del SCR e del MCR sono aumentati di circa il 18% rispetto al dicembre dell‘anno precedente.
Le nostre strategie attive nella gestione del rischio e del capitale assicurano che la capitalizzazione adeguata al rischio sia in grado di sostenere la strategia aziendale di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx e del Grup- po internazionale Helvetia. Il requisito patrimoniale di solvibilità presentato nella presente relazione ri- mane oggetto di regolare attività regolatoria da parte dell‘Istituto per la vigilanza delle assicurazioni (IVASS) in Italia.
A. Attività e risultati
A.1. Attività 6
A.1.1. Struttura del Gruppo Helvetia 6
A.1.2. Investimenti in altre compagnie 7
A.1.3. Autorità di vigilanza 7
A.1.4. Revisori 7
A.1.5. Linee di business materiali 8
A.1.6. Eventi significativi nel periodo 10
A.2. Risultati di sottoscrizione 10
A.3. Risultati di investimento 12
A.4. Risultati di altre attività 13
A.5. Altre informazioni 13
A.1. Attività
La Compagnia Chiara Assicurazioni S.p.A opera in Italia nel mercato assicurativo dei rami Danni. È posseduta al 100% da Helvetia Schweizerische Versicherungsgesellschaft AG, società di diritto svizzero con sede a San Gallo e indirettamente posseduta da Helvetia Holding AG, anch’essa società di diritto svizzero quotata al SIX Swiss Exchange di Zurigo.
A.1.1. Struttura del Gruppo Helvetia
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A. fa parte del Gruppo assicurativo Helvetia in Italia, costituito ai sensi del- le disposizioni del Codice delle Assicurazioni Private e del Regolamento Isvap n.15 del 20 febbraio 2008 ora abrogato dal Regolamento Ivass n. 22 del 1° giugno 2016. Permane comunque l’iscrizione all’Albo dei Gruppi IVASS (n. 031) a far data dal 2013, in funzione di trasparenza e pubblicità per gli assicurati.
Il Gruppo assicurativo Helvetia in Italia risulta attualmente composto dalle seguenti imprese di assicurazione (di seguito le “Compagnie”):
– Helvetia Compagnia Svizzera d’Assicurazioni SA – Rappresentanza Generale e Direzione per l’Italia;
– Helvetia Vita S.p.A.;
– Helvetia Italia Assicurazioni S.p.A.;
– Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A.;
e dalle seguenti imprese strumentali:
– Ge.si.ass. Scarl (Società consortile di servizi informatici),
– APSA S.r.l (Agenzia d’intermediazione assicurativa).
Il ruolo di direzione e coordinamento ai sensi del codice civile delle società del Gruppo assicurativo Helvetia in Italia è attribuito a Helvetia Compagnia Svizzera d’Assicurazioni SA – Rappresentanza Generale e Direzione per l’Italia.
Il seguente societogramma rappresenta il Gruppo assicurativo Helvetia in Italia:
75%
20%
2,5%
2,5%
GE.SI.ass
Apsa srl 100%
Helvetia Versicherungen 100 %
Helvetia Italia Assicurazioni 100 %
Helvetia Rappresentanza (Sede secondaria)
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx 100 %
Helvetia Vita 100 %
Helvetia Holding AG
A.1.2. Investmenti in altre Compagnie
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx non ha investimenti in altre compagnie oltre a quanto già indicato.
A.1.3. Autorità di vigilanza
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx è soggetta alla supervisione da parte dell’autorità di vigilanza delle compagnie di assicurazione in Italia – IVASS (con sede legale in Xxx xxx Xxxxxxxxx 00, Xxxx).
A.1.4. Revisori
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A. è soggetta ad una revisione legale da parte di KPMG S.p.A., società di revisione e di consulenza fiscale, incaricata della revisione legale del bilancio.
Il Regolamento n. 42 del 2 agosto 2018 in materia di revisione esterna della Relazione relativa alla Solvibilità e alla Condizione Finanziaria (Solvency and Financial Condition Report - SFCR), ovve- ro l’informativa al pubblico ed al mercato prevista dal regime prudenziale Solvency II, ha integrato e sostituito le disposizioni previste nella Lettera al Mercato IVASS del 7 dicembre 2016.
Nello specifico tale regolamento richiede che siano oggetto di verifica da parte del revisore i se- guenti elementi del SFCR dell’impresa individuale:
– Stato patrimoniale e relative valutazioni ai fini di solvibilità;
– Fondi propri ammissibili a copertura dei requisiti di solvibilità;
– Requisiti patrimoniali di solvibilità (Solvency Capital Requirement SCR e Minimum Capital Requirement – MCR) a prescindere dal metodo di calcolo utilizzato per la loro quantificazione (formula standard o modello interno).
L’ambito dell’attività di revisione è quindi stato esteso, rispetto alla Lettera al Mercato di dicembre 2016, anche ai requisiti patrimoniali.
La Compagnia ha affidato tale incarico alla società di revisione KPMG.
A.1.5. Linee di business materiali
L’esercizio 2018 rappresenta il dodicesimo anno in cui la Compagnia Chiara Assicurazioni S.p.A. svolge attività assicurativa in Italia nel mercato assicurativo dei rami Danni, ad esclusione del ramo Auto, attra- verso un modello distributivo di bancassurance.
I principali rami esercitati dalla Compagnia sono i seguenti:
– Infortuni con un’incidenza pari al 42,4 % sul totale dei premi emessi;
– Perdite Pecuniarie con un’incidenza del 12,6% sul totale emesso;
– R.C. Generale e Incendio con un’incidenza per entrambi del 12% sul totale premi emessi. Di seguito, una rappresentazione schematica del processo assuntivo danni:
Come funziona l‘assicurazione Non-vita?
Cliente
Polizza
Helvetia
Premio
Processo di assicurazione
Pagamenti per sinistri Pagamenti per sinistri correnti correnti
Accantonamenti e sinistri futuri
Investimenti in capitale
Costi di stipula / amministrativi
Rendimento
Prestazione assicurativa
Risultato tecnico
Risultato degli investimenti
Sinistri e costi
Premio
Combined ratio
Risultato lordo totale Non-vita
Riassicurazione
Risultato netto totale Non-vita
La performance delle diverse linee di business è ancor meglio descritta nelle sezioni A.2 “Risultati di sot- toscrizione” e A.3 “Risultati di investimento”. Non ci sono altre attività o risultati di business rilevanti.
A.1.6. Eventi significativi nel periodo
Nel corso dell’esercizio 2018, Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A. ha continuato l’operazione di consolida- mento della propria rete distributiva, ampliando la gamma dei prodotti disponibili e stipulando nuovi accordi commerciali.
In particolare la Compagnia ha raggiunto un importante obiettivo commerciale rafforzando la part- nership con il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti, siglando nel mese di dicembre un nuovo accordo commerciale della durata decennale per la distribuzione di prodotti assicurativi danni non auto.
Grazie alla nuova intesa, Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx, a partire dal 2019, potrà contare fino al 2028 su un significativo flusso costante di nuova produzione generato dal nuovo distributore.
Nel primo semestre dell’anno è stato siglato l’accordo con la Banca Popolare di Fondi e con la Ban- ca Popolare Sant’Angelo per la distribuzione di prodotti danni di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx attraverso le fi- liali degli Istituti bancari. Nella seconda parte del 2018, la Compagnia ha perfezionato l’accordo con la Cassa di Risparmio di Volterra per la distribuzione di un primo prodotto danni “In casa con Xxxxxx”. In linea con gli obiettivi di rafforzamento ed ampliamento dei propri distributori, la Compagnia ha,
nel corso dell’esercizio 2018, perfezionato nuovi accordi di collaborazione con distributori bancari e quali Banca Lajatico, Cassa di Risparmio di Volterra, Banca Sant’Angelo, Banca Fondi e Civibank.
La Compagnia continuerà la sua strategia muovendosi all’interno di un perimetro ben definito, ov- vero quello di creare nuove opportunità commerciali finalizzate alla raccolta di tutti i risultati derivan- ti dall’aver maturato una esperienza di prima linea nel mondo della bancassurance.
A.2. Risultati di sottoscrizione
I premi complessivi acquisiti del lavoro diretto ammontano a 43.176 migliaia di euro (39.919 migliaia di euro al 31 dicembre 2017) a fronte di costi per sinistri di 3.827 migliaia di euro (8.942 migliaia di euro al 31 dicembre 2017). Considerando la variazione delle altre riserve tecniche e le spese si rag- giunge complessivamente un risultato positivo di 6.098 migliaia di euro.
Tale risultato non include gli altri proventi tecnici: includendo questi ultimi, pari a 1.533 migliaia di euro, ed escludendo gli oneri di gestione degli investimenti compresi nel QRT pari a 147 migliaia di euro, il risultato è di 7.778 migliaia di euro, coincidente con quanto pubblicato nel bilancio di esercizio. Il Loss Ratio del lavoro diretto al 31 dicembre 2018 è pari al 11,5% (considerato il complessivo di tutti i rami e al lordo delle riserve premi integrative) contro un rapporto del 25,2% al 31 dicembre 2017. Il Loss Ratio registrato è indicativo di un ottimo andamento della sinistrosità della Compagnia. Altro indicatore rilevante ai fini dell’analisi del risultato è il Combined Ratio; quest’ultimo, dato dal-
la combinazione del Loss Ratio e dell’Expenses Ratio, consente di analizzare l’efficienza della Com- pagnia nella realizzazione dei processi di acquisizione e dei processi amministrativi. Il Combined Ra- tio (CR) al 31 dicembre 2018 è pari al 68,3% contro un rapporto del 77,2% al 31 dicembre 2017. Anche per questo indicatore si registra un miglioramento di circa nove punti percentuali.
Nelle tabelle sottostanti1 si riportano i premi lordi contabilizzati e i sinistri lordi di competenza per il 2018 confrontati con l’esercizio precedente.
1 Per una riconciliazione con il QRT S.05.01, si tenga conto che: 1) Property comprende le linee di business SII “Fire and other damage to property insurance” e “Miscellaneous financial loss” 2) Transport comprende le linee di business SII “Marine, aviation and transport insurance”, 3) Motor vehicle comprende le linee di business SII “Other motor insurance” e “Assis- tance” 4) Liability comprende le linee di business SII “General liability insurance”, “Legal expenses insurance” e “Credit and suretyship insurance” 5) Accident/health comprende le linee di business “Income protection insurance” e “Medical Expenses”.
Premi | |||
as of 31.12. | 2018 | 2017 | Change |
in EUR thousand Non-life | 43.176,1 | 39.918,6 | 3.257,5 |
Property | 12.761,4 | 12.017,0 | 744,4 |
Transport / Art | - | 0,2 | -0,2 |
Motor vehicle | 846,3 | 738,1 | 108,1 |
Liability | 6.159,8 | 5.888,8 | 271,0 |
Accident / health | 23.408,6 | 21.274,5 | 2.134,1 |
Active Reinsurance | - | - | - |
Total | 43.176,1 | 39.918,6 | 3.257,5 |
I premi ceduti ammontano a 3.677 migliaia di euro al 31 dicembre 2018 (3.735 migliaia di euro al 31 dicembre 2017).
Informazioni di dettaglio sui premi sottoscritti sono riportati nell’allegato S.05.01.
Sinistri | |||
as of 31.12. | 2018 | 2017 | Change |
in EUR thousand Non-life | 3.827,3 | 8.942,1 | -5.114,8 |
Property | 1.096,5 | 2.184,6 | -1.088,1 |
Transport / Art | - | - | - |
Motor vehicle | -19,2 | 92,3 | -111,5 |
Liability | 275,1 | 560,4 | -285,3 |
Accident / health | 2.474,9 | 6.104,8 | -3.629,9 |
Active Reinsurance | 0,0 | - | - |
Total | 3.827,3 | 8.942,1 | -5.114,8 |
I sinistri ceduti di competenza invece ammontano a 413 migliaia di euro al 31 dicembre 2018 (1.131 migliaia di euro al 31 dicembre 2017).
Informazioni di dettaglio sui sinistri sono riportati negli allegati S.05.01 e S.19.01.
Spese
Nel corso dell’esercizio 2018 la compagnia registra spese lorde totali di 23.410 migliaia di euro (19.568 migliaia di euro al 31 dicembre 2017).
Spese | |||
as of 31.12. | 2018 | 2017 | Change |
in EUR thousand Non-life | |||
Acquisition costs | 18.679,2 | 15.347,8 | 3.331,4 |
Operating and administrative expenses | 4.731,0 | 4.220,0 | 511,0 |
Total | 23.410,2 | 19.567,8 | 3.842,4 |
La quota ceduta delle spese di acquisizione ammonta a 1.272 migliaia di euro (821migliaia di euro al 31 dicembre 2017).
Informazioni di dettaglio sulle spese sono riportate nell’allegato S.05.01.
A.3. Risultati di investimento
Il saldo complessivo degli investimenti finanziari e dei “Loans & Mortgages” al 31 dicembre 2018 ammon- ta a 80.615 migliaia di euro; rispetto al precedente esercizio (69.975 migliaia di euro) si registra un incremento del 15,2%.
I proventi patrimoniali e finanziari netti degli investimenti ammontano a 487 migliaia di Euro, in diminuzione di 1.103 migliaia di euro rispetto al precedente esercizio.
Investment Performance | |||
as of 31.12. | 2018 | 2017 | Change |
in EUR thousand Interest-bearing securities | 1.211,0 | 1.071,0 | 140,0 |
Shares | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Investment funds | 255,0 | 218,0 | 37,0 |
Alternative investments | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Derivative financial assets | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Loand and mortgages | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Money market instruments | 15,0 | 0,0 | 15,0 |
Investment property | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Current income on investments (gross) | 1.481,0 | 1.289,0 | 192,0 |
Investment management expenses on investments | -147,0 | -73,0 | -74,0 |
Current income on investments (net) | 1.334,0 | 1.216,0 | 118,0 |
Gains and losses on investments | -847,0 | 374,0 | -1.221,0 |
Total result from investments | 487,0 | 1.590,0 | -1.103,0 |
Average investment portfolio | 76.864,0 | 60.603,8 | 16.260,2 |
Direct yield annualised | 0,82% | 2,74% | -1,92% |
Investment performance | 0,82% | 2,74% | -1,92% |
Equities / Investment funds | 0,19% | 5,64% | -5,45% |
Interest-bearing securities | 0,94% | 2,11% | -1,17% |
Mortgages | 0,00% | 0,00% | 0,00% |
Investment properties | 0,00% | 0,00% | 0,00% |
Money Market instruments | 0,62% | 0,00% | 0,62% |
Le classi di attività su cui sono stati rilevati i dati sono quelle definite all’interno del modello allegato S.09.01.
Al 31 dicembre 2018 i proventi ordinari degli investimenti comprensivi di interessi, scarti di emissione e ne- goziazione sono pari a 1.481 migliaia di euro (1.289 migliaia di euro al 31 dicembre 2017), mentre gli oneri di gestione degli investimenti e interessi passivi ammontano a 147 migliaia di euro (73 migliaia di euro al 31 dicembre 2017).
Le plusvalenze e minusvalenze latenti e da realizzo ammontano complessivamente a -847 migliaia di euro al 31 dicembre 2018 (374 migliaia di euro al 31 dicembre 2017) e risentono dei minori profitti da realizzo registrati nell’esercizio 2018 (da 384 migliaia di euro del 31.12.2017 a 40 migliaia di euro del 31.12.2018) e delle maggiori rettifiche di valore (da 55 migliaia di euro del 31.12.2017 a 600 migliaia di euro del 31.12.2018).
A.4. Risultati di altre attività
Risultati di altre attività
Proventi
Gli altri proventi ammontano complessivamente a 869 migliaia di euro al 31 dicembre 2018 (729 mi- gliaia di euro al 31.12.2017) e sono costituiti prevalentemente da recuperi da società del Gruppo per 665 migliaia di euro relativi ad addebiti di costi per prestazioni di servizi e distacchi infragruppo (586 migliaia di euro al 31.12.2017).
Oneri
Gli altri oneri al 31 dicembre 2018 ammontano a 1.550 migliaia di euro (1.239 migliaia di euro al 31.12.2017) ed includono principalmente i riaddebiti per servizi resi a società del Gruppo per 665 migliaia di euro (586 migliaia di euro al 31.12.2017), le quote di ammortamenti di attività immateria- li pari a 440 migliaia di euro (424 migliaia di euro al 31.12.2017) e gli accantonamenti a fondi per rischi ed oneri per 330 migliaia di euro (63 migliaia di euro al 31.12.2017).
Proventi&OneriStraordinari
Al 31 dicembre 2018 i proventi straordinari ammontano a 91 migliaia di euro (73 migliaia di euro al 31.12.2017), mentre gli oneri straordinari sono pari a 55 migliaia di euro (57 migliaia di euro al 31 dicembre 2017). Sia gli oneri che i proventi straordinari sono costituiti da sistemazioni di poste accan- tonate nei precedenti esercizi.
Contratti di leasing operativo e finanziario
La Compagnia non ha al momento in essere contratti di leasing finanziario, mentre i contratti di leasing operativo sono di importo non significativo.
A.5. Altre informazioni
Tutte le informazioni sostanziali sul business attuale e futuro sono già commentate e descritte nei pa- ragrafi precedenti. Non si segnalano quindi ulteriori informazioni materiali da inserire nel presente paragrafo.
Si segnala che, coerentemente con le istruzioni emanate da EIOPA sul reporting quantitativo annua- le, il template “S.05.02 Premi, sinistri e spese per paese” non è allegato al presente documento in quan- to la Compagnia opera per più del 90% in Italia in termini di volumi emessi lordi.
B. Sistema di Governance
B.1. Informazioni generali sul sistema di Governance 14
B.1.1. Consiglio di Amministrazione 14
B.1.2. Alta Direzione 17
B.1.3. Comitati 17
B.1.4. Collegio dei Sindaci 20
B.1.5. Organismo di Vigilanza 20
B.1.6. Funzioni fondamentali 20
B.1.6.1. Funzione di Risk Management 22
B.1.6.2. Funzione di Compliance 23
B.1.6.3. Funzione Attuariale 24
B.1.6.4. Funzione di Internal Audit 24
B.1.7. Modifiche al sistema di governance accorse nel periodo 25
B.1.8. Politica e pratiche retributive 25
B.1.9. Operazioni con parti correlate 27
B.2. Requisiti di competenza e onorabilità 28
B.3. Sistema di gestione dei rischi, compresa la valutazione interna del rischio e della solvibilità 28
B.4. Sistema di controllo interno 33
B.5. Funzione di Internal Audit 35
B.6. Funzione Attuariale 35
B.7. Esternalizzazione 35
B.8. Altre informazioni 36
B.1. Informazioni generali sul sistema di Governance
Il modello di Corporate Governance adottato dalla Compagnia è di tipo “tradizionale”, prevedendo quali organi sociali l’Assemblea dei Soci, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale.
B.1.1. Consiglio di Amministrazione Membri
Il Consiglio di Amministrazione al 31 Dicembre 2018 è costituito da 6 membri.
– Xxxxxxxxx Xx Xxxxx (Presidente)
– Xxxxx Xxxxxxx Xxxxxxx Xxxxxxx (Amministratore Delegato)
– Xxxxx Xxxx (Consigliere delegato)
– Xxxxxxxxxxxx Xxxxxx (Consigliere con deleghe in materia di Finance)
– Xxxxxxx Xxxxxxxxx (Consigliere)
– Xxxxxxx Xxxxxx (Consigliere)
L’Organo Amministrativo si riunisce con cadenza periodica per esaminare e deliberare in merito all’an- damento della gestione, ai risultati consuntivi, alle proposte relative al modello organizzativo e a ope- razioni di rilevanza strategica.
Responsabilità
Il Consiglio di Amministrazione è investito dei più ampi poteri per l’amministrazione ordinaria e stra- ordinaria della Società, in particolare per quanto riguarda i piani strategici, industriali e finanziari re- datti in coerenza con le linee di indirizzo stabilite dal Socio unico.
Esso valuta inoltre l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della Società, con particolare riferimento al sistema di controllo interno ed alla gestione dei conflitti di interesse e definisce le linee di indirizzo del sistema medesimo, valutandone, almeno annualmente, l’adeguatez- za, l’efficacia e l’effettivo funzionamento. Valuta, infine, il generale andamento della gestione, nonché confrontando, periodicamente, i risultati conseguiti con quelli programmati.
I poteri gestionali di ordinaria amministrazione, sono attribuiti dal Consiglio di Amministrazione all’Amministratore Delegato ed al Consigliere Delegato, in conformità alle linee guida di Casa madre in materia di deleghe di poteri “Regulations governing the signature for the CEO Helvetia Italy”.
Al Presidente del Consiglio di Amministrazione è attribuita la sola legale rappresentanza ai sensi dello Statuto Sociale.
A tal fine, nell’ambito dei compiti di indirizzo strategico e organizzativo di cui all’art.2381 del Cod. Civ., in coerenza con le disposizioni regolamentari, si annoverano i seguenti poteri:
– approvazione dell’assetto organizzativo dell’impresa nonché l’attribuzione di compiti e responsabilità alle unità operative, curandone l’adeguatezza nel tempo;
– adozione di adeguati e formalizzati processi decisionali, nel rispetto della separazione delle funzio- ni e di un’adeguata assegnazione e ripartizione dei compiti e delle responsabilità, evitando sovrap- posizioni non necessarie e promuovendo un’efficace cooperazione tra tutti i membri del personale;
– approvazione, curandone l’adeguatezza nel tempo, del sistema delle deleghe di poteri e responsa- bilità, avendo cura di evitare l’eccessiva concentrazione di poteri in un singolo soggetto e ponendo in essere strumenti di verifica sull’esercizio dei poteri delegati;
– definizione delle direttive in materia di sistema di governo societario, rivedendole almeno una volta l’an- no e curandone l’adeguamento alla evoluzione dell’operatività aziendale e delle condizioni esterne;
– definizione e valutazione, con cadenza almeno periodica, ai fini dell’eventuale revisione delle strate- gie e delle politiche di assunzione, valutazione e gestione dei rischi maggiormente significativi, in co- erenza con il livello di adeguatezza patrimoniale dell’impresa;
– approvazione delle politiche relative al sistema di controllo interno, al sistema di gestione dei rischi, alla revisione interna e alla funzione attuariale;
– definizione, sulla base dei risultati dei processi di individuazione e valutazione dei rischi, dei livelli di tolleranza al rischio e revisione annuale;
– approvazione, della politica di gestione del rischio e delle strategie anche in un’ottica di medio-lun- go periodo nonché dei piani di emergenza (c.d. contingency plan) al fine di garantire la regolarità e continuità aziendale;
– approvazione, tenuto conto degli obiettivi strategici ed in coerenza con la politica di gestione dei ri- schi, delle politiche di sottoscrizione, di riservazione, di riassicurazione e di altre tecniche di mitiga- zione del rischio nonché di gestione del rischio operativo;
– definizione, ove ne ricorrano i presupposti, delle direttive e dei criteri per la circolazione e la raccol- ta dei dati e delle informazioni utili a fini dell’esercizio della vigilanza supplementare, nonché delle direttive in materia di controllo interno per la verifica della completezza e tempestività dei relativi flussi informativi;
– definizione, tramite approvazione di uno specifico documento, dei compiti e delle responsabilità de- gli organi sociali, dei comitati consiliari e delle funzioni fondamentali e identificazione, mediante ade- guata formalizzazione e motivazione delle scelte, del personale rilevante tenendo conto, tra l’altro, ai fini di tale identificazione, della posizione rivestita, del grado di responsabilità, del livello gerar- chico, dell’attività svolta, delle deleghe conferite, dell’ammontare della remunerazione corrisposta, del- la possibilità di assumere posizioni di rischio, generare profitti o incidere su altre proposte contabili per importi rilevanti;
– definizione, tramite approvazione di uno specifico documento, dei flussi informativi, ivi comprese le tempistiche, tra le diverse funzioni, i comitati consiliari e tra questi e gli organi sociali;
– definizione, tramite approvazione di uno specifico documento, delle modalità di coordinamento e
collaborazione tra gli ambiti di attività potenzialmente sovrapponibili o che non consentono di svi- luppare sinergie e le funzioni operative, prestando attenzione a non alterare le responsabilità ultime degli organi sociali rispetto al sistema di governo societario;
– revisione periodica delle politiche di remunerazione ai fini dell’approvazione dall’assemblea ordinaria;
– verifica che l’alta direzione implementi correttamente il sistema dei controlli interni e di gestione dei rischi secondo le direttive impartite e che ne valuti la funzionalità e l’adeguatezza;
– approvazione della politica in materia di esternalizzazione;
– approvazione della politica aziendale per la valutazione del possesso dei requisiti di idoneità alla carica, in termini di onorabilità, professionalità e indipendenza, dei membri del Consiglio di Ammi- nistrazione, dei membri del Collegio Sindacale, dei responsabili delle funzioni fondamentali, quali le funzioni di Risk Management, Compliance, Attuariale e Revisione Interna, nonché, dell’ulteriore per- sonale in grado di incidere in modo significativo sul profilo di rischio. Il possesso di tali requisiti vie- ne, altresì, verificato con riferimento ai titolati interni responsabili della funzione esternalizzata, an- che nel caso in cui ciò avvenga all’interno del gruppo. Valutazione della sussistenza dei requisiti in capo a tali soggetti con cadenza almeno annuale;
– approvazione della politica delle segnalazioni destinate all’IVASS (c.d. reporting policy), in coerenza con le vigenti disposizioni normative;
– approvazione della politica di gestione del capitale;
– analisi dell’informativa periodica ricevuta sulla efficacia e adeguatezza del sistema di controllo inter- no e di gestione dei rischi, con le segnalazioni delle criticità più significative, impartendo con tem- pestività le direttive per l’adozione di misure correttive;
– individuazione degli eventi o circostanze particolari che richiedono un immediato intervento da par- te dell’Alta Direzione;
– verifica periodica sull’efficacia e adeguatezza del sistema di governo societario e sulla tempestività di ricezione delle criticità più significative, siano esse individuate dall’alta direzione, dalle funzioni fondamentali, dal personale, impartendo tempestivamente le relative direttive per l’adozione di misure correttive;
– individuazione di eventi o circostanze che richiedono un immediato intervento da parte dell’alta direzione;
– assicurazione della sussistenza di un’idonea e continua interazione tra tutti i comitati istituiti all’inter- no dell’organo amministrativo stesso, l’alta direzione e le funzioni fondamentali;
– assicurazione di un aggiornamento professionale continuo, esteso anche ai componenti dell’organo stes- so, predisponendo, altresì, piani di formazione adeguati ad assicurare il bagaglio di competenze tec- niche necessario per svolgere con consapevolezza il proprio ruolo nel rispetto della natura, della por- tata e della complessità dei compiti assegnati e preservare le proprie conoscenze nel tempo;
– effettuazione, almeno una volta l’anno, di una valutazione sulla dimensione, sulla composizione e sul funzionamento dell’organo amministrativo nel suo complesso, nonché dei suoi comitati, esprimendo orientamenti sulle figure professionali la cui presenza nell’organo amministrativo sia ritenuta opportu- na e proponendo eventuali azioni correttive, e verificando l’adeguata presenza numerica di membri indipendenti, privi di deleghe esecutive;
– partecipazione attiva al processo di valutazione prospettiva del rischio e della solvibilità, con appro- vazione della relativa politica di valutazione, compresi i criteri e le metodologie adottate, con parti- colare riguardo ai rischi più significativi. Analisi delle risultanze dell’ORSA e approvazione della re- lativa relazione, in coerenza con le vigenti disposizione regolamentari;
– assicurazione circa lo svolgimento, almeno annuale, di un riesame interno del sistema di governo societario;
– verifica sulla coerenza del sistema di governo societario con gli obiettivi strategici, la propensione al rischio e i limiti di tolleranza al rischio stabiliti;
– approvazione delle politiche sulle informazioni periodiche sulla solvibilità e condizione finanziaria da fornire al pubblico e all’IVASS e dei processi atti a garantire il rispetto degli obblighi informativi. Approvazione delle rispettive relazioni, ovvero rispettivamente della relazione sulla solvibilità e
condizione finanziaria (SFCR) e relazione sulla informativa ai fini di vigilanza sull’adeguatezza pa- trimoniale della Compagnia (RSR);
– discussione ed approvazione dei reporting quantitativi regolamentari secondo il regime Solvency II, QRT Quantitative Reporting Templates QRT’s.
B.1.2. Alta Direzione
L’Alta Direzione (Amministratore Delegato e l’alta dirigenza) svolge compiti di sovraintendere la gestio- ne della Società ed è responsabile dell’attuazione, del mantenimento e del monitoraggio del sistema dei controlli interni e della gestione dei rischi, compresi quelli derivanti dalla non conformità alle nor- me, coerentemente con le direttive del Consiglio di Amministrazione.
B.1.3. Comitati
Per garantire l’allineamento delle linee guida strategiche e dei sistemi di controllo e di gestione dei ri- schi all’interno del Gruppo Helvetia Italia ed una partecipazione collegiale al processo decisionale, sono stati costituiti alcuni Comitati interni che, in relazione alle rispettive aree di competenza, ricopro- no un ruolo consultivo e propositivo nei confronti del Consiglio di Amministrazione.
I Comitati hanno lo scopo di migliorare l’efficienza gestionale ed i risultati aziendali complessivi, nonché di favorire l’integrazione dei flussi informativi tra i Responsabili delle diverse unità organizza- tive della Compagnia, in coordinamento e in aderenza con il proprio regolamento sulle attività e responsabilità.
Tali Comitati non rivestono natura di comitati consiliari, pur includendo al loro interno uno o più membri del Consiglio di Amministrazione nella veste di Direttore /i a capo della rispettiva Business Unit (BU) o funzione.
Investment & ALM Committee
Il Comitato Investimenti/ALM opera in conformità a quanto previsto dal processo di investimenti ap- provato dal Consiglio di Amministrazione.
Obiettivo del Comitato Investimenti/ALM è quello di garantire l’attuazione, il mantenimento e il mo- nitoraggio delle politiche di investimento approvate dall’organo amministrativo. In tale ambito, il Co- mitato intraprende le iniziative necessarie a soddisfare gli obiettivi di rendimento degli asset, mante- nendo l’esposizione ai rischi finanziari e ALM entro i livelli di tolleranza fissati dal Consiglio di Amministrazione.
I membri con diritto di voto del Comitato Investimenti sono:
– Rappresentante Generale di Helvetia Rappresentanza - CEO Gruppo Helvetia Italia;
– Amministratore Delegato;
– Chief Financial Officer (Presidente del Comitato);
– Responsabile Finance-Investimenti;
– Responsabile Portfolio Strategist di Helvetia Group (CH);
– Responsabile Reserving di Gruppo Helvetia Italia;
Partecipano inoltre i Titolari della Funzione di Risk Management e della Funzione Attuariale senza diritto di voto.
Il Comitato Investimenti/ALM si riunisce in xxx xxxxxxxxx xxxxxx trimestralmente su convocazione del Presidente del Comitato o dal Presidente del Consiglio di Amministrazione. Nel caso in cui sussistano dei requisiti di urgenza, il Presidente del Comitato o il Presidente del Consiglio di Amministrazione possono convocare all’occorrenza riunioni straordinarie.
Il Segretario del Comitato è il Responsabile Finance-Investimenti.
Risk Committee
Principale obiettivo del Comitato Rischi è quello di assistere il Consiglio di Amministrazione e l’Alta Direzione nella determinazione delle politiche in materia di gestione dei rischi e nella implementa- zione della risk strategy (indirizzata nelle linee guida da Helvetia Gruppo e dall’Organo Ammini- strativo di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx) per una efficace allocazione del capitale.
Il Comitato Rischi è quindi responsabile per il monitoraggio dei processi ed iniziative volte alla verifica di adeguatezza e funzionamento del sistema integrato di gestione dei rischi aziendali, in con- formità con la normativa in essere e con le linee guida del Gruppo, oltre alla revisione delle politiche previste dalla normativa Solvency II e del processo di analisi dei rischi attuali e prospettici ORSA.
I componenti, come membri permanenti del comitato, sono:
– Rappresentante Generale di Helvetia Rappresentanza - CEO Gruppo Helvetia Italia;
– Amministratore Delegato – Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx;
– Risk Manager (Presidente del Comitato)
– Chief Financial Officer
– Chief Operating Officer
– Direttore Vita - Banca Assurance
– Direttore Xxxxx - Retail
– Direttore Danni - Aziende
– Direttore Marketing e Distribuzione
– Direttore Xxxxxxx Xxxxx
– Responsabile Finance-Investimenti
Al Comitato partecipano in qualità di membri per le tematiche proprie della funzione ed in qualità di osservatori esterni per le altre:
– Titolare Funzione di Internal Audit
– Titolare Funzione di Compliance
– Titolare Funzione Attuariale
– Responsabile Legale e Compliance.
Un membro dell’Ufficio Risk management svolge il ruolo di segretario del Comitato.
Su invito del Presidente del Comitato, qualora temi specifici lo richiedano, la partecipazione può es- sere estesa ad osservatori esterni di altre funzioni.
Il Comitato Xxxxxx si riunisce su base trimestrale o quando si verifichi la necessità di un incontro ad hoc ed è presieduto dal Titolare della Funzione di Risk Management.
Comitato Prodotti
Il Comitato Prodotti ha l’obiettivo di garantire i presidi in materia di governo e controllo del prodotto definiti dall’Organo Amministrativo e assume un ruolo deliberativo nel processo di approvazione e svi- luppo prodotti, decidendo se commercializzare il prodotto autorizzandone lo sviluppo informatico.
I componenti con diritto di voto sono:
– Amministratore Delegato (Presidente)
– Direttore Xxxxx
– Responsabile Non Motor
– Responsabile Bancassurance
Senza diritto di voto:
– Direttore Information Technology
– Direttore COO
– Titolare Funzione Risk Management
– Titolare Funzione Compliance
– Titolare Funzione Attuariale
Il Segretario del Comitato Prodotti di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A. è il Responsabile Business Management & Transformation.
In relazione alle tematiche trattate, i membri del Comitato Prodotti hanno la possibilità di richiedere la partecipazione di altre Funzioni.
Il Comitato si riunisce, su iniziativa del suo Presidente, con cadenza almeno trimestrale o, qualora ve ne fosse necessità, su semplice convocazione di una delle Parti.
Comitato Assumption & Methodology
Il Comitato Assumptions and Methodology ha i seguenti obiettivi:
– definire e formalizzare le metodologie, i modelli e le ipotesi sottostanti il calcolo del SCR e delle riserve tecniche del bilancio locale, IFRS e Solvency 2;
– argomentazione degli expert judgment a supporto delle scelte di ipotesi, modelli e metodologie sopra citate;
– garantire che il data quality sottostante le ipotesi, le metodologie e i calcoli delle riserve tecniche e del SCR sia appropriato o, comunque valutarne l’eventuale inappropriatezza e proporre azioni di rimedio;
– concordare eventuali modifiche del modello sottostante il calcolo delle TP e del SCR si reputassero necessarie sulla base dell’esperienza o per richieste normative;
– condividere e formalizzare le ipotesi, modelli e metodologie sottostanti il pricing dei nuovi prodotti;
– condividere l’efficacia dei trattati di riassicurazione;
– riportare al Consiglio di Amministrazione quanto condiviso durante il comitato A&M.
I componenti, come membri permanenti del Comitato, sono:
– Presidente: Titolare Funzione Risk Management
– Segretario: Titolare Funzione Attuariale
– Amministratore Delegato;
– Consigliere Delegato in materia di Finance;
– Responsabile Attuariato Riserve
– Responsabile Pricing
– Responsabile Investimenti
– Responsabile Finance-Bilancio
A seconda dell’argomento trattato, potrà essere richiesta la presenza di altri responsabili delle varie aree aziendali.
B.1.4. Collegio dei Sindaci Membri
Il Collegio dei Sindaci di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx è costituito da 3 membri effettivi e un supplente:
– Xxxxxxxx Xxxxxxxxx Xxxxxxx (Presidente);
– Xxxxxxx Xxxxxx (Xxxxxxx Xxxxxxxxx);
– Xxxxxxx Xxxxxx (Xxxxxxx Xxxxxxxxx);
– Xxxxxxxxx Xxxxxx (Sindaco Supplente).
Responsabilità
Il Collegio Sindacale in qualità di Organo di Controllo secondo la normativa, verifica l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile adottato dall’impresa e il suo concreto funziona- mento. Per l’espletamento dei propri compiti il Collegio Sindacale può richiedere la collaborazione di tutte le strutture che svolgono compiti di controllo.
Il Collegio periodicamente richiede notizie ed aggiornamenti in merito all’assetto organizzativo della Società. Il Collegio viene inoltre informato in merito ai fatti rilevanti intervenuti nel periodo in am- bito amministrativo-contabile e dell’avvenuta effettuazione di eventuali adempimenti nei confronti delle Autorità di Xxxxxxxxx.
B.1.5. Organismo di Vigilanza Membri
Il Consiglio di Amministrazione ha adottato il Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo per gli aspetti attinenti i reati di cui al D. Lgs. 231/01. Costituito in forma collegiale, l’Organismo di Vigi- xxxxx è composto dal Responsabile Legale e Compliance, dal Titolare della Funzione di Internal Audit e da un membro esterno in qualità di Presidente.
Responsabilità
L’Organismo di Vigilanza ha il compito di vigilare sul funzionamento, l’aggiornamento e la concreta applicazione del Modello ed è dotato delle seguenti caratteristiche:
– indipendenza ed autonomia dai vertici, al fine di garantire l’imparzialità e la possibilità di operare anche quando esso sia chiamato a vigilare sull’applicazione del Modello da parte del vertice;
– professionalità, per garantirne le capacità di azione in un contesto che richiede spiccate doti di valu- tazione e di gestione dei rischi, di analisi delle procedure, di organizzazione aziendale, di finanza, di diritto;
– continuità di azione, al fine di garantire la costante attività di monitoraggio e di aggiornamento del Modello e la sua variazione al mutare delle condizioni aziendali di riferimento.
B.1.6. Funzioni fondamentali
La Compagnia si avvale anche della struttura organizzativa di Helvetia Compagnia Svizzera d’Assi- curazioni SA-Rappresentanza Generale e Direzione per l’Italia per quanto attiene ad alcuni processi gestionali ed amministrativi di supporto.
Tale centralizzazione presso la Helvetia Compagnia Svizzera d’Assicurazioni SA – Rappresentanza Generale e Direzione per l’Italia, facilita la condivisione di conoscenze e di risorse attraverso proces- si organizzativi e procedure di controllo comuni. Sulla base di accordi di esternalizzazione e di di- sposizioni statutarie, quest’ultima Compagnia svolge l’effettiva attività di direzione e coordinamento ai sensi del codice civile, fornendo supporto attraverso le proprie strutture. La società consortile Xx.Xx.xx. Scarl fornisce a Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx i servizi di information technology attraverso un contratto di esternalizzazione.
Le funzioni Internal Audit, la Compliance, Risk Management e Attuariale costituiscono le funzioni fondamentali in Chiara Assicurazioni S.p.A..
Information Technology
Affari Societari
COO - Chief Operating Office
Risorse Umane
La struttura organizzativa di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx per il 2018 è rappresentata nel seguente organigramma:
Amministratore Delegato
Danni
Coordinamento Funzioni Esternalizzate Funzioni di Controllo
Direzione / Funzione
Marketing
e Gestione Mandati
Bancassurance
Finance
Service Unit
Bancassurance & Integration Services
Business Management & transformation
CompIiance e Privacy
Legale e Compliance
Risk Management
Funzione Attuariale
Internal Audit
Consiglio d’Amministrazione
Nella definizione dell’assetto organizzativo e nell’attribuzione dei compiti e delle responsabilità alle uni- tà operative, nonché nell’adozione dei processi decisionali, la Compagnia pone particolare attenzione alla separazione delle funzioni, definendo i compiti e le responsabilità delle unità aziendali e dei relativi addetti, al fine di evitare, per quanto possibile, l’insorgere di conflitti di interesse. In particolare, nell’am- bito delle funzioni organizzative, tale attribuzione di compiti e delle relative deleghe e poteri tende a re- alizzare un adeguato livello di indipendenza del personale incaricato delle attività di controllo (inclusi monitoraggio e supervisione) rispetto a quello con compiti strettamente operativi, per quanto possibile in ragione della propria dimensione.
Il Consiglio di Amministrazione ha approvato il Regolamento aziendale interno in materia di esercizio del- le deleghe e poteri in capo all’Amministratore Delegato, Consigliere delegato ed ai soggetti muniti di spe- cifiche procure. Tale documento disciplina la gestione dei poteri attribuiti, limitandoli attraverso la richie- sta di doppia firma anche qualora non sia necessaria/prevista verso terzi.
Nell’ambito dell’attività ordinaria della funzione di Internal Audit viene verificata l’attribuzione dei poteri e l’esercizio degli stessi in conformità alle disposizioni aziendali ed alla segregazione delle deleghe.
B.1.6.1. Funzione di Risk Management
La funzione “Risk Management”, così come definito nella policy della Funzione di Risk Management, supporta l’Alta Direzione e l’Organo Amministrativo nella definizione e implementazione di un sistema di gestione dei rischi, proporzionato alle dimensioni, alla natura e alla complessità dell’attività eserci- tata, che consenta l’identificazione, la valutazione, la gestione, il controllo e il reporting dei rischi mag- giormente significativi, soprattutto quelli che possono minare la solvibilità della Compagnia. La Funzio- ne di Risk Management, quindi, misura e monitora nel continuo, il profilo di rischio e la solvibilità della Compagnia, in ottica attuale, prospettica e sotto scenari di stress, riportando all’Organo Ammi- nistrativo ogni rischio significativo o eventuali carenze nel sistema dei controlli, proponendo le relati- ve azioni di mitigazione. Più specificatamente, la Funzione di Risk Management deve:
a) concorrere alla definizione della politica di gestione del rischio e, in particolare, alla scelta dei criteri e delle relative metodologie di misurazione dei rischi e della solvibilità;
b) concorrere alla definizione dei limiti operativi assegnati alle strutture operative e definisce le procedure per la tempestiva verifica dei limiti medesimi;
c) validare i flussi informativi necessari ad assicurare il tempestivo controllo delle esposizioni ai rischi e l’immediata rilevazione delle anomalie riscontrate nell’operatività;
d) con riferimento alle disposizioni emanate in attuazione degli articoli 30-ter e 215-ter del Co- dice in materia di valutazione interna del rischio e della solvibilità, almeno: i) concorrere alla definizione della politica di valutazione dei rischi e della solvibilità; ii) contribuire alla scelta delle metodologie, criteri e ipotesi utilizzate per le valutazioni; iii) segnalare, se non già inclu- si nella relazione sulla valutazione interna del rischio e della solvibilità, all’Organo Amministra- tivo i rischi individuati come significativi (ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera “o” del Reg. IVASS 38), anche in termini potenziali e riferisce, altresì, in merito ad ulteriori specifiche aree di rischio, d’iniziativa o su richiesta dell’organo;
e) predisporre la reportistica nei confronti dell’Organo Amministrativo, dell’Alta Direzione e dei responsabili delle strutture operative circa l’evoluzione dei rischi e la violazione dei limiti operativi fissati;
f) verificare la coerenza dei modelli di misurazione dei rischi con l’operatività dell’impresa e con- corre all’effettuazione delle analisi di scenario o di stress test operati anche nell’ambito della valutazione interna del rischio o della solvibilità o su richiesta dell’IVASS ai sensi dell’articolo 19, comma 7 del Reg. IVASS 38;
g) ai sensi dell’articolo 269, paragrafo 1, lettere b) e c), degli Atti delegati, monitorare l’attuazio- ne della politica di gestione del rischio e il profilo generale di rischio dell’impresa nel suo complesso;
h) collaborare alla definizione dei meccanismi di incentivazione economica del personale;
i) presentare all’Organo Amministrativo il piano di attività, secondo quanto previsto dall’articolo 29, Reg. IVASS 38;
j) monitorare, dandone informativa all’Organo Amministrativo, l’adeguatezza e l’efficacia del siste- ma di gestione dei rischi, delle metodologie e modelli utilizzati, in particolare nell’ambito del- la valutazione interna del rischio e della solvibilità, per il presidio dei rischi stessi;
k) curare l’attuazione del sistema di gestione dei rischi, sulla base di una visione organica di tutti i rischi cui l’impresa è esposta, incluso il rischio di riservazione, atta a consentire l’individuazio- ne tempestiva di modifiche al profilo di rischio;
l) nell’ambito di un efficace sistema di gestione dei rischi, la funzione deve cooperare in modo efficace con la funzione attuariale.
In relazione all’impianto complessivo di governo societario in ambito di gestione dei rischi della Com- pagnia, la Funzione di Risk Management è chiamata a mantenere continui e periodici rapporti con il Consiglio di Amministrazione, l’Alta Direzione, il Collegio Sindacale le altre funzioni fondamentali e con quelle aree aziendali che concorrono alla implementazione di un adeguato sistema di gestione dei rischi e dei controlli della Compagnia.
Il coordinamento con l’Alta Direzione e con le altre funzioni rilevanti, è garantito anche dalla parte- cipazione del Titolare della Funzione di Risk Management al Comitato Investiment & ALM e al Comita- to Prodotti (senza diritto di voto), al Comitato Rischi e al Comitato Assumptions & Methodology dei quali è Presidente.
La collocazione organizzativa della Funzione di Risk Management (il cui titolare è nominato dall’Or- gano Amministrativo) ne assicura l’indipendenza dalle aree operative. Infatti, la Funzione Risk Mana- gement ha un riporto diretto gerarchico verso l’Organo Amministrativo e un riporto funzionale verso il Titolare Funzione Risk Management di Gruppo presso la Casa Madre (GRO – Group Risk Officer).
B.1.6.2. Funzione di Compliance
La funzione di Compliance (o funzione di verifica della conformità alle norme) ha l’incarico di valuta- re che l’organizzazione e le procedure interne della Compagnia siano adeguate al raggiungimento dell’obiettivo di prevenire il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite patri- moniali o danni di reputazione, in conseguenza di violazioni di leggi, regolamenti o provvedimenti delle Autorità di vigilanza ovvero di norme di autoregolamentazione.
La Funzione di Compliance, nell’identificazione e valutazione del rischio di non conformità, pone attenzione al rispetto delle norme relative alla trasparenza e correttezza dei comportamenti nei con- fronti degli assicurati e danneggiati, all’informativa precontrattuale e contrattuale, alla corretta esecu- zione dei contratti, con specifico riferimento alla gestione dei sinistri e, più in generale, alla tutela de- gli assicurati e degli altri aventi diritto a prestazioni assicurative.
Per assolvere tale compito, la Funzione di Compliance esercita attività di presidio sia “ex ante” che “ex post”, intendendo, rispettivamente, per tali:
– la prevenzione e il controllo del rischio di non conformità, mediante la diffusione, l’informativa e il supporto consulenziale concernente la corretta applicazione della normativa, sia di nuova ema- nazione che esistente;
– l’effettuazione di attività volte a valutare il grado di adeguatezza e di efficacia delle misure orga- nizzative e procedurali adottate rispetto alla normativa o a una richiesta specifica dell’Autorità.
La Funzione è deputata a prevenire e contrastare la realizzazione di qualsiasi forma di violazione del- la normativa sulla tutela dei dati personali, nonché a presidiare il rispetto costante delle normative in ambito Antitrust, tramite un’adeguata organizzazione e un adeguato sistema di controlli interni.
La Funzione riporta all’Organo Amministrativo e, a seguito della riorganizzazione avvenuta nel corso dell’anno di riferimento, è collocata all’interno dell’Unità Organizzativa “Legale e Compliance”, rispondendo al relativo Responsabile, nominato Responsabile per la Protezione dei Dati (Data Protec- tion Officer – DPO) per quanto riguarda le tematiche Privacy.
Il Titolare della funzione presenta annualmente al Consiglio di Amministrazione un programma di attività in cui sono indicati gli interventi che intende eseguire relativamente al rischio di non conformità alle norme.
La funzione di Compliance redige annualmente una relazione sulla adeguatezza e sull’efficacia dei presidi adottati per la gestione del rischio di non conformità, sull’attività svolta e sulle verifiche ef- fettuate, dando conto dello stato di implementazione dei relativi interventi migliorativi.
L’indipendenza della Funzione di Compliance viene garantita mediante il riporto funzionale all’organo amministrativo.
B.1.6.3. Funzione Attuariale
La Funzione Attuariale svolge i seguenti compiti assegnati dalla normativa primaria:
1. coordina il calcolo delle riserve tecniche, valuta la sufficienza delle riserve tecniche garantendo che esse siano calcolate conformemente ai requisiti di cui agli articoli da 75 a 86 della direttiva 2009/138/CE;
2.alla luce dei dati disponibili, valuta se le metodologie e le ipotesi utilizzate nel calcolo delle ri- serve tecniche siano appropriate per le aree specifiche di attività dell’impresa e per il modo in cui l’impresa è gestita;
3.valuta se i sistemi informatici utilizzati nel calcolo delle riserve tecniche siano di sufficiente sup- porto alle procedure attuariali e statistiche. In sede di raffronto rivede la qualità delle migliori stime passate e utilizza le conoscenze derivate da questa valutazione per migliorare la qualità dei calcoli attuali;
4.per quanto riguarda la politica di sottoscrizione, esprime, conformemente all’art. 48, par. 1, lettera g), della direttiva 2009/138/CE, considerazioni sulla adeguatezza delle politiche perseguite;
5.per quanto riguarda le modalità di riassicurazione complessive, esprime, conformemente all’art. 48, paragrafo 1, lettera h), della direttiva 2009/138/CE, considerazioni sull’adeguatezza degli accordi di riassicurazione.
Il principale ruolo della Funzione è quello di fungere da osservatore del rischio specializzato per le attività attuariali nella gestione integrata dei rischi (IRM) e di contribuire al monitoraggio e coordina- mento del calcolo attuariale delle riserve tecniche in conformità con la normativa. La normativa pre- vede che, nell’applicazione di quanto disposto dall’art. 272 del Regolamento Delegato (UE) 2015/35, si possa tenere conto della natura, della portata e della complessità dei rischi relativi all’attività dell’impresa. La funzione attuariale elabora annualmente una relazione scritta, da presentare al Consiglio di Amministrazione, che documenta tutti i compiti svolti dalla funzione attuariale e i loro risultati, indivi-
dua con chiarezza eventuali deficienze e fornisce raccomandazioni su come porvi rimedio.
Il coordinamento con l’Alta Direzione è garantito dalla partecipazione del Titolare della Funzione Attuariale al:
– Comitato di Investimenti & ALM (senza diritto di voto);
– Comitato Xxxxxx con il ruolo di osservatore esterno, fatte salve le tematiche di diretta competenza della Funzione;
– Comitato Assumption & Methodology, con il ruolo di segretario e contribuendo nella definizione delle ipotesi, dei modelli e delle metodologie sottesi al calcolo del SCR e delle riserve tecniche e nella valutazione della qualità dei dati utilizzati per il calcolo del SCR e delle riserve tecniche;
– Comitato Prodotti, istituito ai sensi della politica POG, come membro permanente senza diritto di voto La collocazione organizzativa della Funzione Attuariale (il cui titolare è nominato dall’Organo Ammi- nistrativo) ne assicura l’indipendenza dalle aree operative. Infatti, la Funzione Attuariale ha un ripor- to diretto gerarchico verso l’Organo Amministrativo. La completa indipendenza è rafforzata anche dal- la separazione dalla funzione preposta al calcolo delle riserve, l’Actuarial Non Life Reserving, che riporta gerarchicamente al Chief Financial Officer (CFO).
B.1.6.4. Funzione di Internal Audit
La funzione di Internal Audit (o Revisione Interna) è incaricata di monitorare e valutare l’efficacia, l’ef- ficienza e l’adeguatezza del sistema di controllo interno e delle altre componenti di governo societa- rio e le eventuali necessità di adeguamento, anche attraverso attività di supporto e di consulenza alle altre funzioni aziendali. L’Internal Audit monitora il sistema di governance, di gestione dei rischi e dei controlli presenti nei vari processi operativi aziendali. Pertanto, valuta in base ad un’attività di piani- ficazione periodica e orientata al rischio, i processi di gestione e monitoraggio e le funzioni di presi- dio della Compagnia, comprendendo tra queste anche le altre funzioni fondamentali.
Il Titolare della funzione Internal Audit pianifica annualmente l’attività coerentemente con i
principali rischi cui l’impresa è esposta. Oltre al piano di audit, approvato dal Consiglio di Ammini- strazione, la funzione di Internal Audit redige una relazione annuale sull’attività svolta che riepiloga tutte le verifiche effettuate, i risultati emersi, i punti di debolezza rilevati con le raccomandazioni formulate per la loro rimozione.
Le aree di intervento della funzione sono in linea con quanto previsto dalla regolamentazione in vigore. In particolare nell’ambito della pianificazione annuale verifica:
– la correttezza dei processi gestionali e delle procedure organizzative;
– la regolarità e la funzionalità dei flussi informativi tra settori aziendali;
– l’adeguatezza dei sistemi informativi e la loro affidabilità affinché non sia inficiata la qualità delle informazioni;
– la rispondenza dei processi amministrativo contabili a criteri di correttezza e di regolare tenuta della contabilità;
– l’efficacia dei controlli svolti sulle attività esternalizzate.
La funzione ha, altresì, il compito di svolgere le relazioni, formulare le osservazioni e effettuare i con- trolli specifici previsti dalla normativa, o richiesti dalle Autorità di settore.
La completa indipendenza della Funzione di Internal Audit viene garantita anche da un riporto fun- zionale verso il Titolare Funzione Internal Audit di Gruppo presso Casa Madre (CAE Group).
B.1.7. Modifiche al sistema di governance accorse nel periodo
Tra le modifiche intervenute al sistema di governance nel periodo di osservazione del presente docu- mento, si evidenzia la riorganizzazione della struttura “Legale, Societario, Antifrode e Reclami” e “Compliance, Antiterrorismo e Privacy”, operata al fine di garantire una maggiore agilità nei proces- si e fluidità nella comunicazione, nonché, di gestire in maniera più efficiente, coordinata ed interatti- va le funzioni competenti in materia di governance e di presidi di mitigazione dei rischi, tematiche oggetto di stringenti regolamentazioni da parte dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni.
A far data dal 1° dicembre 2018, le predette unità organizzative sono confluite in un’unica strut- tura a riporto del Consiglio di Amministrazione, denominata Legale e Compliance, e composta dalle seguenti unità: Compliance e Privacy, che riporta funzionalmente all’ organo amministrativo, Antiterro- rismo, Antifrode, Legale e Reclami.
In data 21 novembre 2018 il Consiglio di Amministrazione di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A. ha, pertanto, deliberato tale riorganizzazione, approvando, contestualmente, l’Organigramma della Compagnia.
Successivamente alla riorganizzazione avvenuta nel primo trimestre del 2018, nella quale la fun- zione Solvency and Capital Management è stata integrata all’interno della funzione Risk Management, l’Alta Direzione ha preso atto della modifica all’interno della stessa funzione deliberata dalla Helve- tia Rappresentanza (in qualità di fornitore del servizio in esternalizzazione), con effetto 01/10/2018. Tale modifica è relativa all’accorpamento e successiva cancellazione delle unità organizzative Risk Profile & Framework, Solvency & Capital e Reporting/Data (che già rispondevano direttamente alla funzione Risk Management), e al trasferimento delle attività di reportistica trimestrale e annuale lega- ta al Pillar III (qualitativa e quantitativa) all’area del CFO. Tali modifiche sono state perseguite al fine di ottenere una maggiore efficienza e un maggior presidio delle tematiche legate alla gestione dei ri-
schi e alla valutazione complessiva della solvibilità e del profilo di rischio della Compagnia.
Si specifica che a partire dal 1 luglio 2018 la Funzione Atturiale è stata internalizzata affidando- ne la responsabilità al Xxxx. Xxxxxxx Xxxxxxxx.
B.1.8. Politica e pratiche retributive
Le Politiche di Remunerazione si ispirano ai seguenti principi cardine ed obiettivi:
– essere coerenti con quanto stabilito dalla mission aziendale e dai principi di Helvetia e contribuire al raggiungimento degli obiettivi strategici, al contenimento dei rischi e al successo di lungo periodo della Compagnia;
– essere semplici, trasparenti e comprensibili, oltre che ragionevoli ed adeguate per ciascun dipenden- te e a qualsiasi livello;
– fornire un quadro di riferimento perseguibile per la determinazione delle componenti individuali della retribuzione tenendo conto del livello di responsabilità, la qualità del lavoro svolto e l’im- pegno e il tempo dedicato nel farlo; essere conformi ai requisiti richiesti dalla normativa legale e regolamentare;
– assicurare un’adeguata relazione tra le componenti fisse e variabili affinchè la parte variabile non sia così elevata da avere un impatto negativo sul livello di tolleranza al rischio e da incentivare le persone a concentrarsi esclusivamente su obiettivi di breve periodo;
– essere adeguate alla funzione svolta e strutturate in modo tale da includere sia obiettivi individuali che il risultato complessivo della Compagnia; essere ragionevoli e competitive rispetto alle remunera- zioni corrisposte dalle altre compagnie del settore sul mercato del lavoro; garantire una ragionevole proporzione tra la più alta e la più bassa retribuzione.
I sistemi di remunerazione di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx per i dipendenti sono basati su meccanismi equi, equilibrati e competitivi, consentendo quindi di giustificare in ogni momento gli importi pagati.
Modello di Remunerazione di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx
Consiglio di Amministrazione / CEO
Tutti i dipendenti di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx
Componente Fissa
Salario Base / Remunerazione Base
Componente Variabile
Tutti i dipendenti: salario fisso basato sulla posizione individuale (ruolo, responsabilità, competenze) includendo “fringe benefits”
I Consiglieri di Amministrazione di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx non percepiscono alcun compenso per lo svolgimento dell’incarico.
Al CEO non viene riconosciuta
una remunerazione per la carica ricoperta
Componente di remune- razione a lungo termine (LTC) come %
della remunerazione base
Riconosciuta al CEO: trasferimento di azioni della Helvetia Holding AG
Componente di remunerazione a lungo termine basata
sui risultati come % della remunerazione base
Remunerazione corrisposta in base alla performance della MUIT.
Tale componente viene differita nei tre anni successivi
Componente di remunerazione a breve termine basata sui risultati come % della remunerazione base
Remunerazione corrisposta in base alla performance della MUIT e al raggiungimento di obiettivi individuali (contanti)
Ai membri del Consiglio di Amministrazione di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx è stato attribuito un compenso in mi- sura fissa, al quale tutti i consiglieri, compreso l’Amministratore Delegato, hanno rinunciato. Al Presidente del Consiglio di Amministrazione non è stato conferito alcun emolumento.
Le strutture dei piani d’incentivazione prevedono soglie di accesso legate alla situazione patrimonia- le dell’azienda che tengono conto anche del profilo complessivo di rischio della Compagnia. È presente una clausola di differimento per una quota della componente variabile monetaria della remunerazione.
I componenti del Collegio Sindacale di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx percepiscono un compenso in misura fissa determinato in sede assembleare ai sensi dell’art.2364 c.1 punto 3), oltre al rimborso delle spese soste- nute. Ai componenti del Collegio Sindacale non sono riconosciuti compensi collegati ai risultati o basati su strumenti finanziari.
Componente fissa remunerativa
Con riferimento alla componente fissa della retribuzione, essa viene determinata in accordo con le li- nee guida della Casa Madre e su proposta del CEO Italia. Per la determinazione della componente fissa (“base salary”) si utilizzano strumenti, normalmente in uso nelle aziende, di misurazione della complessità delle posizioni che dà luogo ad un punteggio secondo una scala internazionalmente ri- conosciuta, basata anche su benchmark di mercato.
Componente variabile remunerativa
La componente monetaria di remunerazione variabile si basa su obiettivi ed incentivi di breve termine, vie- ne individualmente determinata in percentuale sulla remunerazione base ed entro un limite prestabilito.
Per l’Amministratore Delegato e i responsabili delle Direzioni “Finance”, e “Danni”, in quanto mem- bri del Comitato di Direzione è inoltre prevista una remunerazione variabile basato su obiettivi e in- centivi lungo termine, che viene erogata in maniera differita nei tre anni successivi al periodo di rife- rimento, previa valutazione della persistenza degli obiettivi raggiunti. Tale componente è inoltre soggetta ad una clausola di clawback.
All’Amministratore Delegato e ai responsabili delle Direzioni “Finance”, e “Danni”, in quanto mem- bri del Comitato di Direzione viene inoltre erogata direttamente da Casa Madre un Group Bonus sot- to forma di azioni di Helvetia Holding AG (Capogruppo di Helvetia Group, quotata al SIX Swiss Exchange di Zurigo) assoggettate ad un vesting period di tre anni
Fringe benefits (non dipendente dalla performance)
Il pacchetto retributivo include anche l’assegnazione di benefici non monetari quali la previdenza integrativa, secondo la contrattazione integrativa nazionale ed aziendale in vigore, e alcune coper- ture assicurative, a titolo esemplificativo: per invalidità permanente e morte, Long Term Care e per assistenza sanitaria. L’autovettura aziendale è riconosciuta ai dirigenti e personale selezionati.
B.1.9. Operazioni con parti correlate
Le operazioni con parti correlate sono disciplinate dalla Policy Infragruppo approvata dal Consiglio di Amministrazione e redatta ai sensi del Regolamento Ivass n.30 del 26 ottobre 2016.
Sulla base delle autocertificazioni e autodichiarazioni rilasciate dai consiglieri, sindaci e respon- sabili delle funzioni di fondamentali, si evidenzia che, nel corso del 2018, non sono state effettuate operazioni con parti correlate e in conflitto d’interesse, ai sensi del regolamento sopra riportato.
La Compagnia ha comunque effettuato operazioni connesse all’attività assicurativa con la società controllante (addebiti di personale distaccato e esternalizzazione di servizi) e con società del Grup- po Helvetia, ampiamente descritte nel bilancio della Compagnia regolarmente trasmesso ad IVASS.
Non si segnalano in corso d’anno operazioni in conflitto d’interesse. Nel caso in cui si manifestas- se un conflitto di interesse, ai sensi dell’art. 2931 c.c., nel corso di una riunione consiliare i consiglie- ri e sindaci dichiarano il proprio conflitto.
B.2. Requisiti di competenza e onorabilità
Il Consiglio di Amministrazione di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx S.p.A. ha adottato una propria Policy “Fit&Proper”, ai sensi dell’art. 5 co. 2 lett. n) del Regolamento Ivass n. 38 del 3 luglio 2018, volta a garantire la sussistenza e la permanenza dei requisiti di idoneità alla carica in termini di onorabilità, professionalità e indipendenza, dei membri del Consiglio di Amministrazione, dei membri del Colle- gio Sindacale, dei responsabili delle funzioni fondamentali, quali le funzioni di Risk Management, Compliance, Attuariale e Revisione Interna, nonché, dell’ulteriore personale in grado di incidere in modo significativo sul profilo di rischio. Il possesso di tali requisiti viene, altresì, verificato con riferi- mento ai titolati interni responsabili della funzione esternalizzata, anche nel caso in cui ciò avvenga all’interno del gruppo.
Per verificare la sussistenza dei predetti requisiti all’interno del Consiglio di Amministrazione, affin- ché lo stesso, sia nel suo complesso in possesso di adeguate competenze tecniche, professionali e ma- nageriali, ciascun consigliere, prima della nomina, consegna alla Società:
a. il curriculum vitae;
b. l’autocertificazione ai sensi del DPR 28/12/2000 n°445 od in alternativa il certificato del casellario giudiziale e dei carichi pendenti;
c. il documento di autovalutazione.
Nel documento di autovalutazione sono indicate tutte le informazioni rilevanti ai fini delle necessarie veri- fiche da parte della Società, compresi i dettagli sulla formazione accademica e professionale e sulle rela- tive competenze e conoscenze tecniche e professionali delle principali materie in tema assicurativo e di di- ritto e gestione dell’impresa. Inoltre, sempre nel documento di autovalutazione, l’amministratore deve indicare tutte le circostanze che possono influenzare la propria idoneità alla carica e la permanenza dei relativi requisiti.
L’Amministratore consegna annualmente l’autocertificazione ai sensi del DPR 28/12/2000 n°445 od in alternativa il certificato del casellario giudiziale e dei carichi pendenti aggiornati e aggiorna con la me- desima cadenza il documento di autovalutazione, consegnandolo al servizio Affari Societari prima della riunione del Consiglio di Amministrazione chiamato ad operare la valutazione annuale o la verifica ex lege dei requisiti.
Tutto quanto indicato si intende esteso, per quanto compatibile, anche a tutti gli altri soggetti sopra menzionati.
In una prospettiva che favorisce l’obiettivo della formazione continua, è data la possibilità ai soggetti coinvolti nelle politiche di fit&proper di richiedere o aderire a programmi di formazione interna al Grup- po di appartenenza o a programmi organizzati da soggetti terzi, per il potenziamento di competenze o l’approfondimento di specifiche tematiche e/o novità.
Il rispetto del Modello di Gestione Organizzazione e Controllo ai sensi del D.Lgs. 231/2001 e del Codice Etico è richiesto a tutti i collaboratori della Compagnia.
B.3. Sistema di gestione dei rischi, compresa la valutazione interna del rischio e della solvibilità
Il sistema di gestione dei rischi della Compagnia opera e si integra nella struttura organizzativa e nei
processi decisionali della Compagnia ed è supportato dalle politiche di gestione del rischio sia loca- li sia della Casa Madre (Group Integrated Risk Management - IRM), conformemente ai requisiti rego- lamentari locali in materia di governance.
Il sistema di gestione dei rischi si basa sull’identificazione, misurazione, gestione, controllo e re- porting dei rischi della Compagnia, soprattutto in relazione a quelli più significativi che possono mi- nare il raggiungimento degli obiettivi aziendali e la solvibilità della Compagnia.
Il sistema di gestione di rischi della Compagnia si propone di gestire il capitale conferito dall’azionista
allocandolo alle fattispecie di rischio specifiche in modo da massimizzarne il ritorno coerentemente con gli obiettivi strategici e finanziari, nel rispetto del requisito di capitale regolamentare (più un margine di prudenza) e del profilo di rischio desiderato e determinato dalla Compagnia, c.d. Risk Appetite.
Lo sviluppo e presidio del sistema prevede il continuo monitoraggio del profilo di rischio, median- te idonee metodologie di analisi e di valutazione, e indicatori atti a rappresentare il livello di esposi- zione al rischio e attuare opportune azioni in caso di scostamento dai livelli attesi.
La strategia di gestione dei rischi (Risk Strategy) può essere intesa anche come l’insieme dei valori, dei comportamenti e delle azioni che caratterizzano l’atteggiamento della Compagnia nei confronti della gestione del rischio, al fine del raggiungimento dei suoi obiettivi strategici e in conformità con il Risk Appetite Framework della stessa.
L’intero processo di gestione dei rischi si basa sul sistema delle tre linee di difesa riportato nel paragrafo B.4.
Il sistema di gestione dei rischi della Compagnia, contenuto nella policy IRM e nella policy di Risk Management locale comprende i seguenti aspetti:
– organizzazione del sistema di risk management e del sistema di controllo interno,
– procedure per l’identificazione, la valutazione, il monitoraggio dei principali rischi,
– definizione della risk and capital management strategy,
– definizione del sistema dei limiti operativi da usare per il monitoraggio e controllo dei rischi,
– valutazione attuale e prospettica della solvibilità e del profilo di rischio della compagnia (Own Risk and Solvency Assessment - ORSA),
– flussi informativi e di reporting del sistema di gestione dei rischi verso il Consiglio di Amministrazione, l’Alta Direzione e le funzioni interessate.
Organizzazione del sistema di Risk Management
La struttura organizzativa della Compagnia garantisce un approccio standard nella gestione del rischio in coerenza con le politiche di Casa Madre e con i requisiti regolamentari locali.
In particolare, il sistema di governance per la gestione dei rischi, si basa sul sistema delle tre li- nee di difesa e prevede, pertanto, i seguenti ruoli: risk owner, risk observer e risk taker.
Internal Audit
Organizzazione di gestione del rischio
Risk Owner
Consiglio d’Amministrazione / Amministratore Delegato / Alta Direzione
Risk Observer
Comitato Rischi
Risk Management / Legale e Compliance / Funzione Attuariale
Risk Taker
Singole Direzioni / Funzioni aziendali
Risk Owner. La responsabilità ultima del sistema di gestione dei rischi è in capo al Consiglio di Am- ministrazione, di cui assicura la costante completezza, funzionalità ed efficacia, garantendo l’obietti- vo della salvaguardia del patrimonio, anche in un’ottica di medio-lungo periodo. Il Consiglio di Am- ministrazione approva le politiche di gestione dei rischi e definisce il sistema degli obiettivi di rischio, inclusa la propensione al rischio della Compagnia coerentemente con il fabbisogno di solvibilità glo- bale della stessa, individuando le tipologie di rischio che intende assumere e fissando di conseguen- za i relativi limiti di tolleranza al rischio, che rivede almeno una volta all’anno così da garantirne l’ef- ficacia nel tempo. L’Alta Direzione è responsabile dell’attuazione, del mantenimento e del monitoraggio, coerentemente con le direttive del Consiglio di Amministrazione, del sistema di gestione dei rischi, ivi compresi quelli derivanti dalla non conformità alle norme, nel rispetto delle strategie, dei principi azien- dali e dei limiti di rischio. Contribuisce ad assicurare la definizione di limiti operativi garantendo la tempestiva verifica degli stessi, nonché il monitoraggio delle esposizioni ai rischi e il rispetto dei limi- ti di tolleranza.
Il Risk Observer assiste e supporta il Consiglio di Amministrazione e l’Alta Direzione nell’identifica-
zione e gestione dei rischi della Compagnia, nella determinazione delle politiche di gestione dei ri- schi e nell’attuazione del sistema di gestione degli stessi, inclusa la verifica periodica della sua ade- guatezza e del suo effettivo funzionamento. Svolge inoltre attività di supporto nella definizione delle ipotesi e metodologie sottostanti il sistema di misurazione dei rischi e attività indipendente di revisio- ne e supervisione del sistema di gestione dei rischi della Compagnia nel suo complesso. Il Risk Obser- ver svolge anche attività indipendente di reportistica verso il Consiglio di Amministrazione, l’Alta dire- zione, Casa Madre e le funzioni interessate. Internal Audit monitora in modo indipendente l’efficacia delle misure di gestione del rischio identificando le eventuali debolezze e proponendo iniziative di miglioramento.
Il Risk Taker è responsabile del rispetto dei limiti definiti nella strategia di rischio e perciò respon- sabile della identificazione, analisi, monitoraggio, gestione e reporting dei rischi attinenti l’area di bu- siness di competenza (singole funzioni / Direzioni / processi aziendali). È tenuto anche a definire le relative e necessarie misure di mitigazione, confrontandosi con il Risk Observer.
Processo di Risk Management
L’intero processo di gestione dei rischi deve essere conforme al Risk Appetite Framework della Com- pagnia, approvato dal Consiglio di Amministrazione e rivisto almeno annualmente, in stretta collabo- razione e coordinamento della funzione Risk Management. Come sopra menzionato, il Risk Appetite comprende le soglie di tolleranza al rischio desiderate dalla Compagnia, per tutti i rischi rilevanti, quantificabili e non quantificabili, anche a livello di solvibilità (“obiettivo di solvibilità” ai sensi dell’art.18 del regolamento IVASS 38/2018). Il livello di tolleranza al rischio include anche la definizione di un sistema di limiti operativi e deve altresi tener conto degli obiettivi strategici della Compagnia, delle aspettative degli azionisti e dei requisiti imposti dal regolatore.
Il processo di gestione di rischi comprende tutte le cinque fasi sopra menzionate (identificazione, misurazione, gestione, controllo e reporting). I rischi non compresi nella Standard Formula, ovvero il rischio di innalzamento dello spread per i titoli governativi e i rischi strategici/emergenti, reputaziona- li, liquidità, operativi (identificati tramite un framework interno di gestione ad-hoc) ed i rischi legati all’esternalizzazione, seguono un approccio d’identificazione sia bottom-up sia top-down.
L’approccio bottom-up consiste in un’autovalutazione fatta dalle funzioni operative e di business (Risk Taker), mentre l’approccio top-down prevede il coinvolgimento dell’Alta Direzione / Top Mana- gement, che conduce all’alimentazione di un registro dei rischi identificati. Per entrambi gli approcci, il Risk Management svolge una funzione di revisione e controllo indipendente. Relativamente ai rischi inclusi nel calcolo del Solvency Capital Requirement (SCR), tramite l’utilizzo della Standard Formula, l’identificazione avviene ricorrendo ad analisi di sensitivity e stress test.
Come riportato nella tabella successiva, i rischi a cui la Compagnia è esposta (nella conduzione del- le proprie attività) sono: rischi di mercato, rischi di liquidità, rischi di controparte, rischi tecnici Xxxxx, rischi operativi (tra cui quelli legati all’esternalizzazione e alla cyber security aziendale), rischi strate- gici, rischi emergenti ricompresi nell’area dei rischi reputazionali e rischi di concentrazione. Nella ta- bella è rappresentato, nello specifico, il “Risk Environment” del Gruppo Helvetia come definito dalla Casa Madre.
Risk environment
Market risks
Liquidity risks
Counterparty risks
Technical risks
Operational risks
Strategic risks
Emergent Risks
Share price risk Interest rate risk Spread risk Exchange rate risk Real estate Investment risk
Long-term liquidity risk
Other
Medium-term Short-term
Reinsurance Investments
Other receivables
Reputational risks
Non-life (natural hazards, major claims, base volatility, reserve risks)
Financial reporting
Business operations (e.g. with regard to outsourcing, BCM
Compliance
Business model
Fundamental business policy decisions
New and qualitatively different risk
Phantom risk
Concentration risks
Una descrizione dettagliata dei principali rischi è fornita nel capitolo C “profilo di rischio”.
I processi di Risk management sono integrati direttamente all’interno dei processi aziendali tramite le politiche di gestione dei rischi (es. IRM sopra citata), in particolar modo nei processi di pianificazio- ne strategica, che determinano la definizione della strategia e della gestione del capitale, e nei pro- cessi di business che impattano sul profilo di rischio della Compagnia. Questo approccio garantisce che la cultura del rischio e del controllo sia diffusa all’interno dell’organizzazione e che il risk mana- gement possa essere considerato come strumento proattivo nell’indirizzare il processo decisionale in ottica di ottimizzazione / contenimento dei rischi. A tal proposito, come menzionato nel paragrafo B.1.6.1, il Titolare della Funzione di Risk Management partecipa al Comitato di Investiment & ALM e al Comitato Prodotti (senza diritto di voto), al Comitato Xxxxxx e al Comitato Assumption & Methodo- logy dei quali è Presidente.
Metodologie di analisi e controllo del rischio
I rischi ricompresi nel calcolo della standard formula (SCR) sono calcolati trimestralmente secondo il modello di governance locale e i risultati sono rivisti e presentati dalla funzione Risk Management al Comitato Rischi, all’Alta Direzione e al Consiglio di Amministrazione della Compagnia. Le ipotesi e
assunzioni sottostanti il calcolo sono discusse ed approvate in sede di Comitato Assumption & Methodology. Per i rischi non ricompresi nella formula standard sopra menzionati, la metodologia di valutazio-
ne è declinata in funzione delle specificità della tipologia di rischio. In linea di principio, questi rischi sono misurati, almeno annualmente, con metodologie di valutazione qualitative di self risk assessment, basate sulla combinazione della probabilità di accadimento e dell’impatto associato al verificarsi dell’e- vento, oppure con appositi indicatori di rischio come per il rischio di liquidità e di debito sovrano.
Come per la tipologia dei rischi inclusi nella Standard Formula, anche per quelli esclusi è previsto un processo di reporting verso il Comitato Rischi, l’Alta Direzione e il Consiglio di Amministrazione della Compagnia.
Per ciascun rischio vengono condotte della analisi di monitoraggio sulla base dei limiti di tolleran- za fissati per tipologia rischio, coerentemente con il Risk Appetite della Compagnia. La frequenza di tali analisi varia a seconda della tipologia di rischio e vede il coinvolgimento sia dei Risk Taker sia, in modo indipendente, delle funzioni fondamentali.
In fase di gestione dei rischi, viene effettuata un’analisi al fine di identificare e attivare opportune azioni relativamente a quei rischi eccedenti la tolleranza. La Compagnia deciderà quindi se accetta- re, mitigare, trasferire o evitare tali rischi.
Dettagli in merito al profilo, la misurazione e gestione del rischio sono riportati nella sezione C “Profilo di rischio”.
Risk Management e sistema di controllo interno (ICS)
La gestione dei rischi operativi e del sistema di controllo interno (ICS) è eseguita attraverso un approc- cio comune, all’interno del Gruppo di appartenenza, definito “Internal Control & Operational Risk” (ICOR). La metodologia utilizzata integra i requisiti di un efficace sistema di controllo interno con i re- quisiti per la gestione efficace ed efficiente dei rischi operativi. Oltre all’identificazione dei principali rischi, sono individuate e analizzate anche le relative misure di gestione/controllo e, di conseguenza, le eventuali aree di miglioramento, che sono oggetto di monitoraggio periodico per garantire nel con- tinuo l’efficacia dell’intero sistema di gestione dei rischi operativi.
Risk Management and Capital Management
Il Risk Management e il capital management sono due processi integrati il cui obiettivo è garantire il raggiungimento degli obiettivi aziendali in termini di strategia di rischio e ottimizzazione del capitale investito. In concomitanza con l’annuale processo di pianificazione, la Compagnia sviluppa un piano strategico e di gestione del capitale che assicura il rispetto degli obiettivi in termini di posizione di solvibilità (come definiti nel Risk Appetite Framework), coerentemente con l’evoluzione del profilo di ri- schio. La governance di questo processo è definita nella politica di gestione del capitale della Com- pagnia, nella quale sono delineati i ruoli e le responsabilità delle varie funzioni coinvolte, ovvero, la funzione Risk Management, per la parte relativa all’identificazione del requisito di solvibilità, e la fun- zione Finance per la gestione dei fondi propri a copertura del requisito stesso.
Il Gruppo Helvetia applica un approccio integrato nella gestione del capitale. Tale approccio è fi- nalizzato a garantire costantemente nel tempo l’adeguatezza patrimoniale, definendo un ammontare minimo di surplus di capitale (margine di sicurezza) per fronteggiare eventuali volatilità di mercato e situazioni di stress, e la protezione degli assicurati, ottimizzando l’efficienza del capitale e la genera- zione di capitale a livello strategico ed operativo.
A livello strategico, il profilo di capitalizzazione e il rischio delle imprese regolamentate sono ge- stiti in termini di redditività, mentre la crescita e il capitale in base agli obiettivi strategici del Grup- po. Il processo di gestione del capitale è in linea con il processo di strategia aziendale e con la pia- nificazione pluriennale del fabbisogno di capitale, compresa l’analisi di sensitività e le analisi di scenario per almeno tre anni e di conseguenza strettamente connesso al processo ORSA.
Un’adeguata proceduta di “escalation” garantisce che l’attività di gestione del capitale sia coerente
con i requisiti di risk appetite menzionati.
Si prega di fare riferimento alla sezione E “Gestione del Capitale” per ulteriori informazioni sulla gestione del capitale.
Risk Management and ORSA
La procedura seguita dalla Compagnia per assolvere l’obbligo di effettuare la valutazione interna del rischio e della solvibilità in relazione al sistema di gestione dei rischi, è delineata sia nella politica IRM della Casa Madre, sia in quelle locali di Risk Management, Capital Management e ORSA (“Own Risk and Solvency Assessment”).
L’ORSA è un processo di valutazione interna della solvibilità attuale e prospettica dei rischi propri della Compagnia nello scenario base e in scenari stressati opportunamente integrato con il processo di pianificazione strategica e finanziaria, governato dalle politiche sopra menzionate.
L’obiettivo del processo ORSA è quello di assicurare la conformità con i requisiti di capitale rego- lamentari ed interni nel medio-lungo periodo ed ottimizzare il processo stesso di gestione del rischio e capitale della Compagnia, secondo i propri obiettivi di solvibilità, il risk appetite e limiti di tolleran- za al rischio. Nel processo ORSA sono esaminati tutti i rischi significativi, le cui conseguenze potreb- bero minacciare la solvibilità o la reputazione della Compagnia, o costituire un serio ostacolo al rag- giungimento degli obiettivi strategici della stessa.
La Compagnia esegue, con periodicità almeno annuale, il processo ORSA in conformità con i requi- siti regolamentari, le politiche ed i processi interni definiti nell’ORSA policy. La tempistica per l’esecuzio- ne dell’ORSA tiene conto (oltre che degli obblighi informativi verso il supervisore) anche di eventuali cir- costanze che generano la necessità di eseguire un “non-regular ORSA”, sulla base di alcuni fattori scatenanti che modificano significativamente il profilo di rischio della Compagnia, quali ad esempio for- ti cambiamenti delle condizioni dei mercati finanziari, modifiche della struttura organizzativa / societa- ria, modifiche sostanziali / scostamenti significativi della strategia di investimento etc.
La definizione delle metodologie e delle ipotesi sottostanti le proiezioni di calcolo sono discusse e condivise tra le funzioni coinvolte nel processo, in sede di Comitato Assumption & Methodology. I dati utilizzati per i calcoli delle proiezioni derivano dal sistema di reporting Solvency II e dal piano stra- tegico triennale secondo il processo condiviso con la Casa Madre. Il Risk Management, in collabora- zione con la funzione di Gruppo Capital Management effettua le valutazioni prospettiche, sia dei fon- di propri sia del Solvency Capital Requirement durante tutto il periodo di proiezione, elaborando anche scenari di stress secondo i fattori di rischio più significativi per la Compagnia. I risultati deri- vanti dalle proiezioni ORSA rappresentano quindi anche i target per tipologia di rischio che l’impre- sa intende assumere, sulla base del proprio piano strategico.
Le risultanze derivanti da tale processo sono contenute nel report ORSA che viene presentato dal Risk Management al Comitato Rischi, all’Alta Direzione e al Consiglio di Amministrazione, il quale è chiamato all’approvazione del report stesso, prima dell’invio all’IVASS.
Il processo ORSA è oggetto di continuo monitoraggio nonché di una revisione indipendente. Questa è svolta dalla funzione di Internal Audit come parte delle attività previste nella pianificazione annuale.
Il Solvency Capital Requirement, sia alla data di valutazione, sia prospettico, è calcolato con la metrica della Standard Formula, e rappresenta il fabbisogno di solvibilità della Compagnia.
B.4. Sistema di controllo interno
Il sistema di controllo interno e di gestione dei rischi è l’insieme di strumenti, strutture organizzative, norme e regole aziendali volte a consentire una conduzione dell’impresa sana, corretta e coerente con gli obiettivi aziendali. Il modello di controllo interno di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx si articola su tre livelli (c.d. modello “a tre linee di difesa”), all’interno del quale i ruoli possono essere così sintetizzati:
1. prima linea di difesa: la gestione quotidiana ed ordinaria del rischio nell’ambito dei processi e delle ordinarie attività di business è responsabilità del management operativo e rappresenta una parte integrante del processo decisionale (risk taker o risk owner);
2. seconda linea di difesa: la supervisione ed il monitoraggio sui rischi vengono forniti dalle funzioni Risk Management, Funzione Attuariale, Compliance, il cui ruolo consiste nel supportare gli organi sociali nella loro responsabilità di governo del processo di gestione del rischio;
3. terza linea di difesa: la verifica e la valutazione dell’efficaci, dell’efficienza e dell’adeguatez- za del sistema di controllo interno nel suo complesso è compito della funzione di Internal Audit.
Il sistema dei controlli interni adottato è rappresentato dalla promozione e attuazione di principi chia- ve che vertono principalmente sulla diffusione della cultura del controllo interno a tutti i livelli dell’im- presa, sull’individuazione, valutazione e gestione dei rischi, sull’implementazione di adeguate attività di controllo e di monitoraggio con rafforzamento della separazione dei compiti.
Controlli di “primo livello”
I controlli di primo livello (o controlli di linea) sono svolti dalle funzioni operative di business, dirette e coordinate dall’Alta Direzione e dal management di linea, che definiscono e gestiscono i controlli ope- rativi a livello di processo nell’ambito delle attività quotidiane e nella normale gestione del business.
Come accennato in precedenza, il sistema di controllo interno (ICS) e la gestione dei rischi ope- rativi sono integrati nell’approccio ICOR (sistemi di controllo interno e rischio operativo). Il sistema di controllo interno è quindi una componente importante del processo di gestione del rischio. Una pano- ramica dell’approccio ICOR è fornita nella sezione C.5.
Controlli di “secondo livello”
I controlli di “secondo livello” sono demandati principalmente alle funzioni Risk Management, Funzio- ne Attuariale, Compliance, Antiterrorismo, e DPO (Data Protection Officer), le quali collaborano, cia- scuna per gli aspetti di propria competenza, alla definizione di regole e policy di attuazione delle strategie di controllo dei rischi ed assistono il management nel processo di individuazione, valutazio- ne, gestione e controllo dei rischi al fine di garantire la coerenza del processo agli obiettivi azienda- li, contribuendo in particolare al monitoraggio dei rischi in essere, ad una valutazione indipendente dei presidi di controllo adottati dalla Compagnia, nonché al monitoraggio della corretta implementa- zione delle azioni correttive proposte.
In un’ottica di controllo e prevenzione dei rischi, controlli di “secondo livello” sono svolti anche da altre strutture interne dedicate quali ad esempio, Outsourcing Coordinator, che garantisce la corretta valutazione del progetto di esternalizzazione, e il Information Security Responsible che ha il principa- le ruolo di vigilare sul rispetto delle direttive di sicurezza e delle informazioni aziendali, conducendo periodicamente analisi dettagliate in coordinamento con i vari responsabili delle aree operative e svol- gendo principalmente attività di supporto e di verifica sul rispetto delle direttive di sicurezza.
Informazioni sulla funzione di compliance sono incluse nella sezione B.1.6.2.
Controlli di “terzo livello”
I controlli di “terzo livello” sono demandati alla funzione di Internal Audit e finalizzati alla valutazio- ne dell’adeguatezza, efficacia ed efficienza del sistema di controllo interno nel suo complesso trami- te una verifica indipendente sull’attività delle diverse aree aziendali (inclusi i processi relativi al “se- condo livello” di difesa).
Per assicurare un efficace sistema di gestione dei rischi e di controllo sono previsti regolari incon- tri trimestrali tra le funzioni di controllo ed attivati vari flussi informativi periodici ed a evento tra le stesse funzioni di controllo e l’organo di vigilanza e l’organo amministrativo.
B.5. Funzione di Internal Audit
La funzione di Internal Audit, quale funzione fondamentale di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx è meglio descrit- ta nella sezione B.1.6.4
B.6. Funzione Attuariale
La funzione Attuarial, quale funzione fondamentale di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx è meglio descritta nella sezione B.1.6.3
B.7. Esternalizzazione
Si definisce outsourcing, o esternalizzazione, un accordo in forma scritta tra un’impresa di assicura- zione e un fornitore di servizi, anche se non autorizzato all’esercizio di attività assicurativa, in base al quale il fornitore realizza un processo, un servizio o un’attività che verrebbero altrimenti realizzati dalla stessa compagnia di assicurazione.
Il processo di esternalizzazione di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx è definito in modo da limitare i possibili rischi derivanti dai contratti di esternalizzazione di funzioni o servizi essenziali e importanti sottoscrit- ti sia con fornitori esterni sia intra-gruppo.
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx ha adottato una propria politica di esternalizzazione con l’obiettivo primario di limitare il rischio operativo e di assicurare che i requisiti normativi, di conformità, legali e di sicu- rezza siano rispettati. Tale politica descrive in modo dettagliato i ruoli e le responsabilità aziendali coinvolti nel processo di gestione delle esternalizzazioni.
Come per i processi critici interni, le attività essenziali ed importanti esternalizzate devono essere gestite adeguatamente in termini di continuità operativa.
I contratti di esternalizzazione possono comportare rischi in termini di definizione dei contratti, di relazioni di business, di disponibilità dei servizi, di protezione e sicurezza delle informazioni. Per mi- tigare questi rischi Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx non conclude contratti che comportino:
– una significativa riduzione della qualità della governance;
– un aumento eccessivo e indesiderato del rischio operativo;
– una ridotta capacità di monitoraggio e controllo da parte dell’autorità di vigilanza;
– una significativa riduzione della qualità del servizio ai clienti, compromettendo la capacità di offerta di un servizio continuo e soddisfacente.
I rischi specifici connessi all’esternalizzazione sono inclusi nella politica dei rischi della Compagnia, la cui gestione rientra nel regolare processo di analisi dei rischi operativi - ICOR – (si veda paragra- fo B.3) e nei processi aziendali all’interno dei quali i servizi esternalizzati sono governati.
Le opportunità di esternalizzazione vengono sistematicamente individuate e selezionate, purché non siano contrarie a dettami regolamentari o vadano ad incrementare eventuali rischi operativi:
– non può essere esternalizzata la responsabilità di gestione delle attività date in esternalizzazione;
– deve essere definita e implementata la struttura di controllo dell’outsourcer;
– devono essere definiti i requisiti di servizio;
– devono essere definiti i requisiti documentali;
– devono essere rispettate le richieste normative.
Le funzioni o i servizi essenziali e importanti includono le attività ritenute fondamentali per Xxxxxx As- sicurazioni per il proprio core business. Di norma, una attività è qualificata come essenziale e impor- tante qualora il suo mancato funzionamento possa provocare una interruzione di lungo termine del core business o determini il trasferimento del processo decisionale a terze parti.
Le esternalizzazioni intra-gruppo consistono invece nel trasferimento di attività da Xxxxxx Xxxxxx- razioni ad altra Compagnia del Gruppo Helvetia Italia. I requisiti presenti nella Politica di esternalizzazio- ne di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx devono essere applicati in generale anche alle esternalizzazioni essenziali e
importanti intra-gruppo. La profondità del processo di selezione e valutazione, in questo caso, è di- pendente dal livello di controllo che la Compagnia esercita sul fornitore interno del servizio.
Le attività essenziali e importanti esternalizzate da Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx a terze parti o soggette a esternalizzazione intra-gruppo sono elencate nella seguente tabella. Tutte queste attività rispettano i requisiti di esternalizzazione sopra riportati e sono state comunicate ad IVASS nelle modalità regola- mentari previste. Questo assicura che non ci sia uno sproporzionato aumento dei rischi operativi e che siano rispettati tutti i requisiti normativi.
Descrizione di funzioni e attività esternalizzate essenziali e importanti
Funzioni fondamentali (Risk Management, Internal Audit, Compliance, Funzione Attuariale) | Esternalizzazione o esterna Interna | interna Giurisdizione in cui sono ubicati i fornitori Italia |
Gestione Documentale | Esterna | Italia |
Gestione Sinistri (D&O; Tutela Legale; Assistenza) | Esterna | Italia |
Servizi Amministrativi | Interna | Italia |
Supporto e/o Manutenzione dei Sistemi Informatici | Esterna | Italia |
Supporto e/o Manutenzione dei Sistemi Informatici | Interna | Italia |
B.8. Altre informazioni
Tutte le informazioni rilevanti per la compagnia sono incluse nei paragrafi che precedono.
C. Profilo di rischio
C.1. Rischio di sottoscrizione 38
C.1.1. Rischio sottoscrizione Danni 38
C.2. Xxxxxxx xx xxxxxxx 00
Xxxxxxx tasso interesse
C.2.1. (Interest rate risk) 40
C.2.2. Rischio Spread (Spread Risk) 41
C.2.3. Rischio azionario (Equity Risk) 42
C.2.4. Rischio immobiliare (Property Risk) 43
C.2.5. Rischio valutario (Currency Risk) 44
C.2.6. Mitigazione del rischio mercato 44
C.3. Rischio di credito 45
C.4. Rischio di liquidità 47
C.5. Rischio operativo 48
C.6. Altri rischi sostanziali 50
C.7. Altre informazioni 51
La Compagnia valuta i rischi inerenti alla propria attività individuando quelli più significativi, inten- dendo per tali i rischi le cui conseguenze possono minare la solvibilità della Compagnia o costitu- ire un serio ostacolo alla realizzazione degli obiettivi aziendali, e ne determina le corrispondenti esigenze di capitale.
Come riportato nella sezione B.3, le tipologie di rischio considerate sono: rischi tecnico-assicu- rativi, rischi di mercato, rischi di liquidità, rischi di controparte, rischi operativi (tra cui quelli legati all’esternalizzazione), rischi strategici ed emergenti e rischi di concentrazione.
Il rischio reputazionale e i relativi impatti sono osservati ed analizzati all’interno del processo di Compliance Risk Assessment, e non rappresenta una categoria a sè stante.
I processi di valutazione consentono di analizzare i rischi su base continuativa, per tenere con- to sia delle modifiche intervenute nell’attività di business e nel contesto di mercato, sia dell’insorgen- za di nuovi scenari avversi. Tali processi determinano dal punto di vista qualitativo e quantitativo la potenziale perdita sulla base dei fattori che lo determinano.
Sotto un profilo più strategico, all’interno del processo denominato Comprehensive Risk Profile (CRP), si identificano potenziali scenari di rischio che possono ostacolare la realizzazione del pia- no strategico della Compagnia. Tali rischi sono valutati e monitorati come supporto ai sistemi deci- sionali per una corretta ponderazione dei fattori che possono incidere sulle assunzioni e/o sui dri- vers di sviluppo del processo di pianificazione.
I rischi legati all’esternalizzazione, in modo particolare delle attività essenziali o importanti sono gestiti attraverso uno specifico processo e metodologia di “Outsourcing Risk Management”, coeren- temente con il modello di gestione dei rischi operativi (ICOR), che prevede un’analisi periodica sui rischi relativi alle esternalizzazioni in base a specifici indicatori di rischio ed un monitoraggio pe- riodico sull’operatività e qualità del processo esternalizzato affidato ai Responsabili del controllo dell’attività esternalizzata.
Le seguenti sezioni da C.1 a C.5 fornisco maggiori informazioni qualitative e quantitative sul profilo di rischio.
C.1. Rischio di sottoscrizione
C.1.1. Rischio sottoscrizione Danni
La Compagnia svolge attività assicurativa nel mercato assicurativo dei rami Danni, ad esclusione del ramo Auto, attraverso un modello distributivo di bancassurance. Il business si focalizza verso una clien- tela retail e prodotti correlati ai servizi bancari, come pure prodotti individuali per la protezione per- sonale e dei beni.
I rischi di business nascono dall’attività propria dell’assicuratore che si pone quale intermediario sul mercato in grado di trasferire e, di conseguenza, ridurre nel suo complesso a livello sistemico il ri- schio, tramite una gestione accentrata e professionale dei rischi assunti.
Nei contratti assicurativi è insito il rischio che un evento incerto, di natura non finanziaria, si ma- nifesti. L’incertezza riguarda sia la possibilità, sia il momento, sia, infine, l’intensità con cui detto even- to si manifesterà. Detto rischio si manifesta, per la Società nel suo complesso, nell’eventualità che l’am- montare effettivo dei sinistri e delle liquidazioni da effettuare, in virtù delle obbligazioni assunte nei confronti dei contraenti e assicurati, sia superiore al valore di carico delle passività assicurative, rap- presentato dagli importi a riserva. Queste, a loro volta, sono influenzate dalla frequenza, dall’evolu- zione del costo medio dei sinistri e dallo sviluppo nel tempo dei pagamenti.
Il rischio che si origina dall’attività di sottoscrizione nel segmento danni deriva sia dalla tipologia dei rischi sottoscritti che dai processi utilizzati nello svolgimento del business.
I principali rischi tecnico-assicurativi cui la Compagnia è esposta sono il rischio di tariffazione ed il rischio di riservazione, il rischio catastrofale ed il rischio di estinzione anticipata dei contratti.
Il rischio di tariffazione riguarda il rischio che i premi non siano sufficienti a coprire i sinistri e le spe- se future. La Compagnia, attraverso i propri uffici tecnici, elabora tariffe con basi tecniche prudenziali ed opportuni caricamenti di sicurezza a seconda della tipologia di rischio. Per limitare la volatilità del rischio a beneficio della solidità patrimoniale, la Società, oltre all’utilizzo di coerenti e unitarie politiche assuntive e di selezione del rischio, definisce inoltre una struttura riassicurativa tesa a ridurre la variabi- lità nei risultati dei portafogli entro limiti definiti. Infine, nell’ambito delle politiche di sottoscrizione, è po- sta significativa attenzione alle concentrazioni di rischio relative ai portafogli acquisiti.
Il rischio di riservazione rappresenta il rischio che le riserve appostate dalla Compagnia a fronte di sinistri accaduti ma non ancora liquidati non siano sufficienti a far fronte agli impegni verso gli as- sicurati e/o i danneggiati, valutato sull’orizzonte temporale di un anno. Per i rami danni, la riserva si- nistri rappresenta il costo ultimo al quale la Società estinguerà le sue obbligazioni derivanti da denun- ce pervenute o stimate, basato sulle informazioni documentali e sulle ipotesi attuariali più ragionevoli disponibili alla data di chiusura del bilancio o della situazione infrannuale o, più in generale, al mo- mento della valutazione. Le principali ipotesi sottostanti alla determinazione delle riserve nei rami dan- ni si basano sull’esperienza storica di sviluppo dei sinistri con riferimento ai costi medi, alle spese di liquidazione, ai fattori inflattivi e di rivalutazione che incidono sul costo dei sinistri, al numero dei si- nistri per ogni anno di accadimento e alla velocità di liquidazione per generazione. La riserva sinistri si modifica al variare delle ipotesi precedentemente indicate. La valutazione del rischio di riservazio- ne è strettamente correlata alla stima delle riserve medesime ed entrambi i processi si svolgono insie- me per motivi di coerenza. Tale rischio viene costantemente monitorato anche attraverso la Funzione Attuariale.
Il rischio catastrofale riguarda il rischio di perdite potenziali dovute al verificarsi di eventi eccezio-
nali e estremi. La Società definisce un’idonea struttura riassicurativa tesa a ridurre la variabilità nei ri- sultati dei portafogli entro limiti definiti.
Il rischio di estinzione anticipata dei contratti, misurato ai sensi dell’art. 150 degli Atti Delegati, assume dimensioni rilevanti per la Compagnia in relazione alla significatività del portafoglio di natu- ra pluriennale.
Allo scopo di fornire una vista generale sui rischi assunti dalla Compagnia nel corso dell’esercizio
ed in comparazione con il precedente, si riporta nella tabella sottostante un dettaglio dei premi sot- toscritti per macro linee di business da cui si evince che la raccolta è concentrata, al 2018 come al 2017, soprattutto nei rami Infortuni/Malattie (per il 54% della raccolta lorda) e Property (per il 30%). La totalità dei premi raccolti assicurano rischi situati nel territorio italiano.
Un totale corrispondente al 9% dei premi acquisiti è ceduto in riassicurazione.
Written premiums by sector and region in the Non-life | business | ||
as of 31.12. | 2018 | 2017 | Change |
in migliaia EUR Property | 12.761,4 | 12.017,0 | 744,4 |
Transport / Art | 0,0 | 0,2 | -0,2 |
Motor vehicle | 846,3 | 738,1 | 108,1 |
Liability | 6.159,8 | 5.888,8 | 271,0 |
Accident / health | 23.408,6 | 21.274,5 | 2.134,1 |
Active Reinsurance | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Gross written premiums | 43.176,1 | 39.918,6 | 3.257,5 |
Reinsurance premiums ceded | 3.676,8 | 3.734,9 | -58,1 |
Net premiums written | 39.499,3 | 36.183,7 | 3.315,6 |
Ulteriori dettagli circa la composizione dei premi per linea di business è riportata nella sezione A.2.1. La Compagnia struttura il proprio business in ottemperanza al principio della persona prudente:
ciò significa che i rischi tecnici sottostanti vengono identificati, valutati, monitorati e gestiti nel conti- nuo e adeguatamente rilevati e misurati nelle periodiche determinazioni della posizione di solvibilità dell’impresa.
Nello specifico, il rischio di sottoscrizione è misurato trimestralmente dalla Compagnia secondo la metodologia della formula standard. In particolare la valutazione del requisito di capitale effettuata al 31 dicembre 2018 evidenzia una prevalenza del rischio di tariffazione rispetto ai restanti rischi tec- nici. Nell’ambito dei rischi catastrofali, il maggior assorbimento è dato dai rischi legati alla copertu- ra contro eventi atmosferici. Nel contesto dei rischi di sottoscrizione, il profilo di rischio è sostanzial- mente invariato rispetto al precedente periodo di valutazione.
Allo scopo di monitorare la solvibilità prospettica, la Compagnia valuta inoltre annualmente, nell’am- bito del processo ORSA, lo sviluppo del rischio di sottoscrizione sull’orizzonte triennale del piano stra- tegico in relazione all’evoluzione attesa delle sottostanti grandezze.
Vengono infine svolte analisi di sensitivity per valutare gli effetti di un cambiamento nel contesto di mercato che possano impattare sullo sviluppo previsto e pianificato del business e in termini ultimi, sulla patrimonializzazione della Compagnia. In particolare si è valutato che una variazione corrispon- dente ad una deviazione del +/- 5% del rapporto sinistri a premi netto, avrebbe un effetto sui fondi della Compagnia pari a circa EUR 1.975 migliaia (1.800 migliaia circa nel 2017), rispettivamente in diminuzione o in aumento. L’impatto sul SCR ratio varia di +/- 8,3% (+/- 7,9% nel 2017).
La volatilità complessiva della rischiosità del portafoglio assicurativo viene limitata e stabilizzata, da un lato, secondo logiche statistiche e commerciali, attraverso la diversificazione della popolazio- ne di assicurati e l’ampliamento della numerosità dei contratti; dall’altro, attraverso la politica assunti- va adottata nel lavoro diretto ed attraverso il ricorso alla riassicurazione.
In particolare, la Compagnia fa ricorso alla riassicurazione quale strumento essenziale e prevalen- te di riduzione dell’esposizione al rischio e tale da porre al riparo da scenari non compatibili con una prudente politica di sviluppo definendo, nell’ambito del programma annuale di riassicurazione appro- vato dal Consiglio di Amministrazione, il livello di ritenzione netto, i criteri per la selezione dei riassi- curatori in termini di rating e massima esposizione per riassicuratore e le caratteristiche delle coper- ture riassicurative.
Ai fini della valutazione del requisito di capitale, la mitigazione è considerata mediante l’applica- zione di metodologie gross-to-net nell’ambito dei rischi di sottoscrizione diversi da quelli di natura ca- tastrofale per i quali, invece, la mitigazione è calcolata attraverso l’applicazione puntuale dei trattati in essere.
Ulteriori informazioni inerenti la consistenza quantitativa dei rischi di sottoscrizione danni calcola- ti secondo la formula standard Solvency II sono inclusi nella sezione E.2.2.
C.2. Rischio di mercato
Il rischio di mercato si riferisce al rischio di un possibile cambiamento degli Own Funds a causa del- le variazioni negli scenari di mercato che impattano sul valore degli attivi. La valutazione del valore di mercato è effettuata secondo precisi criteri legati alla quotazione e alla liquidità di un’attività finan- ziaria. Se l’attività è quotata in un mercato regolamentato e liquido si utilizza il prezzo di mercato, nel caso il titolo non sia liquido a sufficienza si calcola un prezzo teorico in base ad un modello quan- titativo, infine se l’attività non è quotata e non vi sono modelli di prezzo, si mantiene il valore di ac- quisto e lo si svaluta solo in caso di perdite evidenti avvalorate da analisi di mercato e perizie.
I principali rischi di mercato all’interno dei portafogli sono legati ai seguenti fattori di rischio:
– Rischio tasso interesse (Interest Rate Risk): ovvero il rischio di una diminuzione di patrimonio netto a seguito di un rialzo o un ribasso della curva dei tassi di interesse di riferimento utilizzata per il calcolo delle riserve tecniche Solvency II e per la valutazione del valore di mercato degli attivi;
– Rischio spread (Spread Risk): rappresenta il rischio di una diminuzione del valore di mercato degli attivi in portafoglio a seguito di un incremento degli spread in funzione della duration e rating dei corrispondenti titoli corporate;
– Rischio azionario (Equity Risk): corrispondente a una diminuzione del valore dei titoli azionari, del- le partecipazioni, e dei fondi di investimento con caratteristiche prevalentemente azionarie (o i fon- di di investimenti per i quali non si è in grado di individuarne le singole componenti attraverso il look-through;
– Rischio immobiliare (Property Risk): a seguito di un crollo del valore degli asset immobiliari presen- ti in portafoglio, o fondi prevalentemente property;
– Rischio valutario (Currency Risk): che individua il rischio di una variazione dei tassi di cambio sul- le esposizioni in valuta estera presenti in portafoglio.
Tali rischi sono valutati e monitorati sia in condizioni normali che in situazioni di stress. La Compa- gnia misura l’esposizione ai diversi fattori di rischio ed effettua analisi di sensitività e stress test i cui risultati sono presentati e discussi, almeno trimestralmente, nell’ambito del Comitato Investimenti & ALM.
C.2.1. Rischio tasso interesse (Interest rate risk)
Il rischio tasso di interesse, inteso come variazioni del livello della curva dei tassi free risk, è il prin- cipale fattore di rischio a cui è sottoposta la compagnia, in particolare in questa fase di mercato in cui la gran parte del portafoglio è investita in titoli a tasso fisso.
Un primo strumento di controllo e di riduzione del rischio è l’allineamento dei cash flow degli at- tivi con i cash flow dei passivi, più i flussi sono allineati e meno si è sottoposti al rischio tasso.
Una misura più raffinata del rischio tasso di interesse è la Duration Gap tra attivi e passivi, mag- giore è il differenziale di duration e maggiore sarà l’impatto delle variazioni dei tassi di interesse sul valore attuale di attivi e passivi. Al fine di monitorare e mitigare il rischio tasso è stato fissato un limi- te massimo e minimo di Duration Gap. Inoltre, è possibile mitigare il rischio attraverso l’utilizzo di de- rivati di copertura quali IRS e Swaption.
La compagnia utilizza sensitivities e analisi di scenario per valutare e monitorare nel continuo l’al- lineamento tra attivi e passivi.
Interest rate risk sensitivities | |||
as of 31.12.2018 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio |
in migliaia EUR Increase | + 50bps | -821,5 | -3,47% |
Decrease | - 50bps | 838,4 | 3,54% |
* Excluding taxation effects |
Interest rate risk sensitivities | |||
as of 31.12.2017 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio |
in migliaia EUR Increase | + 50bps | -903,5 | -3,94% |
Decrease | - 50bps | 931,9 | 4,06% |
La sensitivity sopra riportata mostra l’impatto di una variazione, sia in aumento che in diminuzione, del- la curva dei tassi di riferimento utilizzata ai fini del calcolo del valore di mercato degli attivi (governa- tivi, corporate e fondi obbligazionari) e del valore delle riserve tecniche solvency II, derivando di con- seguenza la variazione in termini di Own Funds. Non si considerano “future management actions”.
Inoltre, è stato stimato anche l’impatto sul requisito di capitale corrispondente, ricalcolando in modo proporzionale il nuovo rischio legato al tasso di interesse secondo i risultati ottenuti dalla metrica Standard Formula. Tuttavia, essedo l’impatto su tale modulo di rischio non significativo, la sensitivity relativa al Sovency ratio considera solamente l’impatto sul numeratore dello stesso, ovvero sul patrimonio netto Solvency II.
Si nota una esposizione al rischio di aumento dei tassi, dovuta a una duration degli attivi più lunga rispetto a quella delle passività tecniche.
C.2.2. Rischio Spread (Spread Risk)
Oltre al rischio di variazioni della curva dei tassi free risk, occorre valutare il rischio di variazioni del- lo spread di credito degli strumenti finanziari.
Un incremento dello spread di credito, determina una riduzione del valore di mercato del titolo ed una conseguente diminuzione degli Own Funds.
Esistono inoltre dei limiti all’investimento in titoli rischiosi, in particolare non si possono acquistare titoli non investment grade (ovvero con rating inferiore a BBB) e non si possono acquistare titoli strut- turati se non in quantità limitata.
Al fine di monitorare il rischio spread si eseguono analisi di portafoglio sia sui titoli corporate che sui titoli governativi, anche se non inclusi questi ultimi nel calcolo SCR Spread della Standard formu- la come sotto riportato, al fine di quantificare possibili perdite in conto capitale dovute ad allargamen- ti dello spread di credito.
Tali analisi include tutti i titoli che presentano un rischio spread, di conseguenza vengono stres- sati tutti i titoli che sono soggetti al rischio tasso di interesse, ad eccezione dei titoli governativi con rating AAA.
L’approccio look through è stato utilizzato per i fondi obbligazionari più significativi.
Spread risk sensitivities | Exposure | |||
as of 31.12.2018 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio | |
in migliaia EUR Increase | 72.558,3 | + 50bps | -1.679,2 | -7,09% |
* Excluding taxation effects |
Spread risk sensitivities | Exposure | |||
as of 31.12.2017 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio | |
in migliaia EUR Increase | 61.541,7 | + 50bps | -1.618,7 | -7,06% |
La tabella mostra l’impatto di un incremento di 50 bps degli spread di credito sugli Own Funds, ov- vero una perdita di valore degli attivi, non avendo passività sensibili al rischio spread. Non si consi- derano “future management actions”.
Inoltre, è stato stimato anche l’impatto sul requisito di capitale corrispondente, ricalcolando in modo proporzionale il nuovo rischio spread secondo i risultati ottenuti dalla metrica Standard Formula. Tutta- via, essedo l’impatto su tale modulo di rischio non significativo, la sensitivity sul Solvency Ratio conside- ra solamente l’impatto sul numeratore dello stesso, ovvero sul patrimonio netto Solvency II.
In merito al calcolo del requisito di capitale SCR, riportato nella sezione E.2.2, secondo la normati- va Solvency II occorre invece sottolineare come solo i titoli corporate sono soggetti al rischio spread, mentre i titoli governativi emessi da Stati appartenenti allo spazio economico europeo (EEA) e in valu- ta locale non considerano alcun assorbimento di capitale.
Rispetto allo scorso esercizio si nota una diminuzione della sensibilità del valore di mercato del portafoglio, ciò è dovuto prevalentemente alla diminuzione della duration degli asset esposti a tale ri- schio, nonostante un leggero incremento del valore degli stessi.
C.2.3. Rischio azionario (Equity Risk)
L’esposizione al rischio azionario è limitata, pesa circa il 3% dell’intero portafoglio titoli ed è ben di- versificata. È composta per la quasi totalità da fondi a benchmark o ETF sui principali indici azionari mondiali.
Il comparto azionario è tipicamente la parte più volatile del portafoglio, ma la limitata esposizio- ne mitiga gli effetti delle variazioni prezzo dei titoli azionari sugli Own Funds. Il rischio azionario è monitorato sia attraverso il calcolo di indicatori di rischiosità relativa rispetto ai benchmark, che attra- verso analisi di stress e relativo impatto sugli Own Funds.
Equity risk sensitivities | Exposure | |||
as of 31.12.2018 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio | |
in migliaia EUR Decrease | 2.504,3 | - 10% | -250,4 | -1,06% |
* Excluding taxation effects |
Equity risk sensitivities | Exposure | |||
as of 31.12.2017 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio | |
in migliaia EUR Decrease | 4.265,0 | - 10% | -426,5 | -1,86% |
La tabella mostra sopra riportata mostra l’impatto della diminuzione del 10% del valore di mercato del comparto azionario, sia esso costituito da fondi che titoli azionari o derivati, sugli Own Funds. La perdita di Own Funds corrisponde alla diminuzione del valore di mercato del comparto, non avendo passività sensibili al rischio azionario. Non si considerano “future management actions”.
Inoltre, è stato stimato anche l’impatto sul requisito di capitale corrispondente, ricalcolando in modo proporzionale il nuovo rischio azionario secondo i risultati ottenuti dalla metrica Standard Formula. Tuttavia, essendo l’impatto su tale modulo di rischio non significativo, la sensitivity sul Solvency Ratio considera solamente l’impatto sul numeratore dello stesso, ovvero sul patrimonio netto Solvency II.
La minore sensitivity è in linea con la riduzione dell’esposizione avvenuta nel corso del 2018.
C.2.4. Rischio immobiliare (Property Risk)
All’interno degli attivi esiste una limitata esposizione sul comparto immobiliare dovuta anche alla bassa li- quidità dell’asset class, si tratta di un fondo di real estate che investe in paesi europei dell’Unione Euro- pea, il fondo è quotato e fornisce un NAV mensile.
Real estate risk sensitivities | Exposure | |||
as of 31.12.2018 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio | |
in migliaia EUR Decrease | 2.640,3 | - 10% | -264,0 | -1,11% |
* Excluding taxation effects |
Real estate risk sensitivities | Exposure | |||
as of 31.12.2017 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio | |
in migliaia EUR Decrease | 2.528,3 | - 10% | -252,8 | -1,10% |
La tabella sopra contiene l’analisi della variazione degli Own Funds a seguito di una diminuzione del 10% del prezzo dei fondi real estate, la limitata esposizione al comparto immobiliare rende l’impatto dello stress non materiale.
Nel corso del 2018 l’esposizione verso questa asset class è rimasta pressochè stabile. Non si con- siderano “future management actions”.
Inoltre, è stato stimato anche l’impatto sul requisito di capitale corrispondente, ricalcolando in modo proporzionale il nuovo rischio property secondo i risultati ottenuti dalla metrica Standard Formula. Tut- tavia, essedo l’impatto su tale modulo di rischio non significativo, la sensitivity sul Solvency Ratio con- sidera solamente l’impatto sul numeratore dello stesso, ovvero sul patrimonio netto Solvency II.
C.2.5. Rischio valutario (Currency Risk)
La maggior parte degli investimenti sono denominati in euro in linea con le passività che sono total- mente denominate in euro. Il rischio currency è quasi interamente verso lo US Dollar e coinvolge so- lamente una parte residuale della componente azionaria.
Currency risk sensitivities | |||
as of 31.12.2018 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio |
in migliaia EUR | |||
Increase / Decrease | + / - 25% | +/-235.3 | -1,0% |
* Excluding taxation effects |
Currency risk sensitivities | |||
as of 31.12.2017 | Shift | ∆OF | ∆SCR Ratio |
in migliaia EUR | |||
Increase / Decrease | + / - 25% | +/-362.6 | + / - 1.58% |
L’incremento del tasso di cambio porta ad un incremento del valore di mercato degli attivi con con- seguente incremento degli Own Funds, al contrario un deprezzamento del tasso di cambio comporta una riduzione degli Own Funds. L’impatto in termini di Solvency Ratio comprende solo l’impatto sul patrimonio netto Solvency II della Compagnia, e non comprende la variazione del requisito di capitale a seguito della variazione del tasso di cambio, ritenuto non xxxxxxxxxxxxx.Xx rischio valutario è continua- mente monitorato attraverso analisi di stress e sensitività.
La limitata esposizione al rischio valutario, genera una riduzione degli Own Funds non materiale.
C.2.6. Mitigazione del rischio mercato
La Compagnia prevede che il processo di formazione della strategia di investimento sia coerente con il sistema di gestione dei rischi in vigore e sia spirato al “Principio della Persona Prudente”, come ri- chiesto dalla normativa Solvency II e dal Regolamento 24/2016 IVASS. Tale principio si applica alle Compagnia e alle persone coinvolte in attività di investimento e prevede regole generali, applicabili a tutte le categorie di attività, e regole aggiuntive per specifiche ulteriori classi. Di conseguenza la Compagnia si è dotata di processi e procedure atte ad assicurare che gli investimenti avvengano se- condo il principio della persona prudente, al fine di investire in strumenti che abbiano un profilo ri- schio-rendimento in linea che gli obbiettivi di rischio e redditività delle passività. Questo significa che la Compagnia investe solamente in strumenti finanziari che abbiano un profilo di rischio che possa essere adeguatamente riconosciuto, valutato, monitorato e gestito, in concomitanza col calcolo del Sol- vency Capital Requirement.
I rischi di mercato sono inoltre anche valutati all’interno del processo ORSA, in conformità con la strategia e il business model della Compagnia, applicando combinazioni diverse di stress test, anche di diversa natura sia finanziaria che tecnico/assicurativa.
La Compagnia definisce un’allocazione strategica delle attività:
– ben diversificata;
– ottimale in relazione alle passività;
– in grado di massimizzare la creazione di valore, tenendo conto dei vincoli in termini di volatilità, solvibilità ed impegni della Compagnia nei confronti degli Assicurati.
La strategia di investimento è approvata e rivista annualmente dal CDA e monitorata dalle funzioni di controllo.
Per la gestione dei rischi di mercato, che maggiormente impattano sul portafoglio attivi, la Compa- gnia adotta delle politiche di investimento che, coerentemente con i principi di prudenza, definiscono le linee guida delle strategie di investimento, prendendo in considerazione una visione integrata del- lo sviluppo delle attività e delle passività (ALM - Asset Liability Management). La mitigazione dei ri- schi avviene principalmente attraverso:
– Limiti nell’esposizione verso singole asset class;
– Limiti ai differenziali tra attivi e passivi di parametri finanziari;
– Limiti sulle perdite (loss limits) attinenti i risultati di profit&loss e i conseguenti impatti in termini con- tabili secondo le regole IFRS e Local Gaap.;
– Limiti per la gestione del rischio spread;
– Limiti per la gestione del rischio property;
– Derivati di copertura per ridurre il rischio in particolari situazioni di mercato avverso.
Una gestione delle Attività integrata con le Passività è una delle principali tecniche di mitigazione del rischio adottata dalla Compagnia, con l’obiettivo di minimizzare i possibili disallineamenti in termini di flussi (Cash Flow Matching) e durata finanziaria (Duration Gap).
In aggiunta, le policy aziendali fissano limiti di esposizione massima ai singoli comparti. In partico- lare per il rischio di tasso, si mantiene una posizione di Duration Gap coerente tra le scadenze dei ti- toli e le uscite previste dal lato dei passivi; inoltre se necessario, per tutelarsi in caso di movimenti av- versi della curva dei tassi di interesse esiste la possibilità di attuare strategie di copertura con derivati. Al fine di contenere il rischio spread gli investimenti sono orientati verso titoli emessi da emittenti Investment Grade: esiste un vincolo all’acquisto dei titoli obbligazionari, di conseguenza si ha la pos-
sibilità di acquistare solo titoli investment grade, cioè con rating maggiore o uguale a BBB.
La Compagnia si avvale altresì della facoltà di attuare strategie di hedging dei rischi finanziari, laddove vengano superati i livelli di tolleranza stabiliti dalla Compagnia (Loss Limits).
C.3. Rischio di credito
Il rischio di credito rappresenta il rischio che la Compagnia subisca una perdita economica potenziale derivante dall’incapacità di una controparte di onorare i propri obblighi contrattuali.
Nel contesto della Formula Standard Solvency II, è nell’ambito del rischio di Default (Counterparty Risk Default) che la compagnia valuta il fabbisogno di capitale connesso alla probabilità di fallimento/ inadempienza di alcune specifiche controparti, ripartite tra controparti diversificate (es. controparti ban- carie e riassicuratori) e non (es. clienti ed intermediari) mentre il sottomodulo Spread del rischio Market rileva il rischio di variazione di valore degli attivi finanziari della compagnia in relazione ad oscillazio- ni del merito di credito delle controparti emittenti. L’esposizione al rischio Spread è analizzata al para- grafo che precede, C.2.2.
Nel presente paragrafo, allo scopo specifico di valutare l’esposizione complessiva rispetto al rischio di inadempimento sia di posizioni tipicamente incluse nel modulo CRD che di soggetti emittenti titoli in portafoglio, la compagnia ha rilevato un potenziale rischio di fallimento e conseguente inadempimento delle controparti così dettagliabile:
– rischio di controparte derivante da posizioni in titoli e fondi di natura obbligazionaria e in Fix Time Deposit;
– rischio di credito verso riassicuratori, intendendosi come tale il rischio di perdite derivanti dall’ina- dempienza di uno o più riassicuratori;
– rischio di credito derivante da controparti bancarie;
– rischio di credito verso controparti diverse da quelle di riassicurazione e bancarie, ovvero nello specifico il rischio di perdite in conseguenza all’inadempimento contrattuale di intermediari, debi- tori contraenti, e controparti interne al Gruppo Helvetia internazionale.
Relativamente alle controparti emittenti di attivi finanziari di tipo obbligazionario la tabella che segue mostra che la quasi totalità delle esposizioni ha un rating investment grade, mentre circa un 5% dell’e- sposizione totale che non risulta avere rating, corrisponde a Fix Time Deposit.
Rating of Interest Rate Instruments, Loans and Derivative Asset (incl. Index-linked)*
as of 31.12 | AAA | AA | A | BBB | BB & lower | Not rated | Total | |
in migliaia EUR Money market instruments | - | - | - | - | 400,00 | 3.600,04 | 4.000,04 | |
Derivative financial assets | - | - | - | - | - | - | - | |
Interest-bearing securities | 3.118,67 | 16.736,31 | 23.248,01 | 29.725,11 | 35,27 | - | 72.863,36 | |
Loans and mortgages | - | - | - | - . | - | - | - | |
Total 2018 | 3.118,67 | 16.736,31 | 23.248,01 | 29.725,11 | 435,27 | 3.600,04 | 76.863,41 | |
Total 2018 (%) | 4,1% | 21,8% | 30,2% | 38,7% | 0,6% | 4,7% | ||
Total 2017 (%) | 3,2% | 19,3% | 32,9% | 44,6% | 0,0% | 0,0% |
* Only direct investments and intercompany (IC) funds included (w/o external investment funds); Excluding incurred interest
Come mostrato dalla tabella sottostante, il portafoglio risulta ben diversificato, la prima esposizione ri- guarda lo Stato Italiano, considerato un investimento strategico visto la collocazione geografica della Compagnia, le altre sono verso Stati dell’Unione Europea o banche e aziende strategiche per i rispetti- vi paesi si appartenenza.
Market Value 31.12.2018*
Counter-
Counterparty party rating
Market Value
Rating interest-bearing securities
AAA AA A BBB BB/lower Not rated
Shares
Money market instrument
Derivative Borrower’s financial note
assets loans
Loans and mort-
gages
in migliaia EUR | |||||||||
Italy (Govt) | BBB | 17.809,71 | - | - | - | 17.809,71 | - - - | - | - - - |
France (Govt) | AA | 2.240,26 | - | 2.138,27 | 102,00 | - | - - - | - | - - - |
NETHERLANDS (GOVT) | AAA | 2.070,35 | 1.573,62 | - | 496,73 | - | - - - | - | - - - |
Belgium (Govt) | AA | 2.050,73 | - | 2.050,73 | - | - | - - - | - | - - - |
Deutsche Bank | BBB | 1.596,95 | - | - | - | 1.594,23 | - - 2,72 | - | - - - |
Austria (Govt) | AA | 1.584,05 | - | 1.584,05 | - | - | - - - | - | - - - |
Finland (Govt) | AA | 1.547,52 | - | 1.547,52 | - | - | - - - | - | - - - |
Anheuser-Xxxxx InBev SA | BBB | 1.514,27 | - | - | - | 1.506,16 | - - 8,11 | - | - - - |
BANCA SISTEMA SPA | Not rated | 1.500,02 | - | - | - | - | - - - | 1.500,02 | - - - |
Total SA | A | 1.469,93 | - | 1.446,50 | - | - | - - 23,44 | - | - - - |
* Only direct investments and intercompany (IC) funds included (w/o external investment funds); Interest-bearing assets excluding incurred interest
Gli attivi, come già scritto al paragrafo C.2.6, sono investiti secondo il principio della persona prudente.
Il rischio di controparte inclusivo del rischio di concentrazione è gestito attraverso le politiche sugli investi- menti e sulla riassicurazione che prevedono un sistema di monitoraggio delle esposizioni verso le controparti.
Il rischio è inoltre minimizzato diversificando le esposizioni avvalendosi di controparti affidabili, ovvero con un buon merito creditizio.
Nello specifico, le controparti vengono selezionate nel rispetto dei limiti di concentrazione e di rating previste dalle policy aziendali. Misure per ridurre le esposizioni vengono prontamente implementate nel ca- so si rilevino situazioni di criticità per specifiche controparti. Nella selezione dei titoli si considerano tutti gli indicatori utili alla valutazione del rischio di controparte: dal rating, ai CDS (credit default swap), alla pro- babilità di default dell’emittente espressa dal mercato fino al recovery rate.
Negli ultimi anni il Gruppo Helvetia ha sviluppato ed implementato ulteriori misure di gestione del rischio di default delle principali controparti: oltre ad un’analisi statistica basata sul rating, è stato implementato un monitoraggio dinamico del rischio basato sui prezzi di mercato in combinazione con una analisi dettaglia- ta delle posizioni potenzialmente critiche.
Per quanto attiene all’esposizione verso i riassicuratori, il rischio di controparte è controllato il più possi- bile attraverso una scelta di Riassicuratori internazionali ad elevato merito creditizio. In particolare, alla da- ta di valutazione la compagnia è esposta verso controparti con rating uguale o superiore ad “A” per circa il 90% dell’esposizione totale verso i riassicuratori. Il rischio di credito verso controparti di riassicurazione è misurato trimestralmente con la metodologia della formula standard nell’ambito del modulo Counterparty Default Risk, rilevando la complessiva esposizione alla data tra le controparti di Tipo 1, intesa come somma dei crediti liquidi esigibili risultanti dai saldi di conto corrente e dei crediti potenziali rappresentati dalle ri- serve a carico del riassicuratore (al netto dei depositi ricevuti).
Relativamente alle controparti bancarie, la compagnia mitiga il relativo rischio di credito selezionando accuratamente le controparti sotto il profilo rischio-rendimento ed evitando concentrazioni di esposizione. Alla data di valutazione, più del 85% dei saldi complessivi di banca è registrato su banche a rating pari o superiore a “BBB”. Anche il rischio di credito verso controparti bancarie è misurato trimestralmente con la metodologia della formula standard nell’ambito del modulo Counterparty Risk Default, rilevando l’esposizio- ne per singola banca (intesa come insieme delle banche appartenenti al medesimo gruppo) tra le contro- parti di Tipo 1.
È infine rilevato un rischio di inadempimento derivante da esposizioni verso assicurati e intermediari, che per loro natura di crediti a breve termine presentano comunque un rischio di credito relativamente basso. Questi crediti sono classificati nel Tipo 2 ai fini delle misurazioni trimestrali del Counterparty Risk Default. Alla data di valutazione i crediti verso assicurati prevalgono sull’esposizione verso gli intermediari e sono pressoché interamente riscossi nei primi mesi successivi alla data di valutazione.
C.4. Rischio di liquidità
Per “liquidity risk” si intende il rischio di non adempiere alle obbligazioni contrattuali derivanti dai contratti sottoscritti e dalle relative uscite, in termini di flussi di cassa, nel momento della loro manifestazione finanziaria.
Come anche definito dal nuovo sistema di solvibilità Solvency II, il rischio di liquidità fa riferi- mento al rischio che la Compagnia possa trovarsi nella situazione di fondi insufficienti per fare fron- te alle proprie obbligazioni o non riesca a realizzare i propri asset per adempiere alle proprie ob- bligazioni nel momento della loro manifestazione finanziaria, senza perdite significative. In questo contesto, la capacità e la tempestività nel fronteggiare i propri impegni economici sono cruciali e devono essere garantite sia in condizioni di ordinaria amministrazione che sotto ipotesi di stress.
Il rischio di liquidità viene analizzato sulla base delle seguenti categorie:
– Short-to medium-term liquidity risks: il rischio di liquidità a breve-medio termine fa riferimento ad un arco di tempo inferiore all’anno e alla possibilità che la Compagnia non sia in grado di far fronte agli impegni di pagamento al verificarsi di eventi imprevisti considerando la normale stagionalità dei sui flussi di cassa. Tali rischi sono gestiti nei processi di cash management e asset management.
– Long-term liquidity risk: il rischio di liquidità a lungo termine fa riferimento ad un arco temporale su- periore all’anno ed è gestito nell’ambito del rischio di mercato e nei processi ALM (asset and liabili- ty management).
– Intra-group funding operations: oltre ai rischi di liquidità che possono essere attribuiti alle attività ope- rative, questi possono derivare anche da operazioni infragruppo. Tale tipologia di rischio è gestita e monitorata attraverso il processo di capital management.
– In linea con le linee guida metodologiche definite nella politica di gestione della liquidità l’identifica- zione, valutazione e gestione del rischio di liquidità segue il principio delle tre linee di difesa e vede il coinvolgimento dell’area Finance Investimenti e Tesoreria, nonché del Risk Management.
I principali strumenti di gestione e misurazione del rischio nel breve e medio termine sono rappre- sentati da:
– “Liquidity Planning”, pianificazione a breve della liquidità con la definizione di un liquidity buffer per la copertura di eventuali situazioni non prevedibili e di eventuali errori di stima;
– Funding Ladder, per la valutazione del rischio di liquidità in situazione “ongoing concern” e “scena- ri avversi/di stress”, su un arco temporale di un anno, attraverso indicatori specifici di rischio e rela- tivi limiti di tolleranza.
– In collaborazione con la Casa Madre svizzera il Risk Management sta ulteriormente sviluppando il monitoraggio del rischio di liquidità anche attraverso l’utilizzo di specifici indicatori quale il Liquidity Coverage Ratio, anche in condizioni stressate, e sulla base dei limiti di tolleranza definiti.
– Il valore degli Expected Profit Included in Future Premiums (EPIFP) alla data di valutazione ammonta a EUR 547 migliaia.
– La Compagnia ha attività liquide sufficienti a soddisfare uscite di cassa impreviste in qualsiasi mo- mento e non possiede nel passivo dello stato patrimoniale posizioni individuali con rilevante rischio di liquidità.
C.5. Rischio operativo
Il rischio operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalle disfunzioni di processi operativi interni, risorse umane, sistemi interni, oppure da eventi esterni.
Il sistema di gestione dei rischi operativi (Operational Risk Management - ORM) comprende le metodologie e i processi finalizzati all’identificazione, valutazione, monitoraggio e reporting dei ri- schi operativi. Il Gruppo Helvetia ha sviluppato un framework comune per la gestione dei rischi ope- rativi denominato “ICOR – internal control and operational risk”. Il framework ICOR è strutturato come mostrato nella seguente tabella:
ICOR Foundation / Strategy | ||||||||
Vision/Goals | Framework overview | Definition | Operational risk tolerance | Process overview | Governance and Organization | Methods and concept overview | ||
ICOR Process
Monitoring of effectiveness and appropriateness of ICOR process
Monitoring of significant risk / success of defined steering measures Communication, reporting, documentation
Management
of steering measures
Assessment of operational risk and steering measures
Identification of operational risk and steering measures
Scoping |
RCSA Entity Level |
RCSA Process Level |
IT Baseline Interviews |
ICOR Methods and concepts
Identification / Assessment / Monitoring:
Self assessment of risk and steering measures (RCSA)
Management of steering measures / Monitoring:
Communication and Reporting:
Monitoring of the effectiveness and appropriateness of ICOR process:
Regulatory Reviews
Validation of RCSA (Testing)
Scenario analyses (Comprehensive Risk Profile - CRP)
Loss Event Data
Reporting Kit
Action Tracking
La Compagnia gestisce i propri processi di business in base ad un principio di prudenza. Questo signi- fica che i rischi sono adeguatamente identificati, valutati, monitorati, gestiti, segnalati e presi in conside- razione nella valutazione del requisito di solvibilità. I rischi operativi sono valutati secondo una metodo- logia standard ed un processo di autovalutazione denominato “Risk and Control Self Assessment” (RCSA), nel rispetto della tolleranza al rischio definita e rivista annualmente dal Consiglio di Amministrazione del- la Compagnia con la collaborazione della funzione di Risk Management. In base alla valutazione del rischio, i relativi controlli a presidio e le misure di mitigazione sono rivisti e, se necessario, adeguati in merito alla loro efficienza ed efficacia. In particolare, nel caso di controlli non adeguati occorre identi- ficare una o più azioni di mitigazione la cui definizione dipende da un’analisi costi/benefici e dalla va- lutazione complessiva del rischio, ovvero dal rispetto della tolleranza al rischio. Il rischio è valutato con- siderando la combinazione tra l’impatto potenziale, sulla base delle seguenti tre tipologie: esborso monetario, non corretta rendicontazione finanziaria e danno reputazionale, e la probabilità di accadi- mento. Il risultato è l’attribuzione di un rating complessivo “basso”, “medio” o “alto”. Il Consiglio di Am- ministrazione della Compagnia, supportato dal Comitato Rischi, è chiamato a valutare ed esprimersi sul- la accettabilità dei rischi al di sopra della tolleranza (rischi “medi e alti”), in linea con la politica di gestione del rischio operativo della Compagnia.
La maggior parte dei rischi operativi identificati dalla Compagnia nel corso del 2018 derivano da
carenze nell’esecuzione e gestione dei processi interni. Altre fonti di rischio sono riferite all’operatività
con i propri distributori e agli eventi esterni relativi alle dinamiche nel mercato del settore bancario. La Compagnia pone particolare attenzione anche ai rischi legati allo sviluppo e innovazione tecnologica includendo in tali il Cyber Crime. Le principali azioni di mitigazione intraprese dalla Compagnia nel cor- so del 2018 sono orientate al miglioramento del sistema dei controlli interni e alla sicurezza dei sistemi di information technology. Al fine di garantire la continuità operativa del business e dei sistemi informa- tici a supporto la Compagnia è dotata di un Business Continuity Plan e Disaster Recovery Plan.
In termini quantitativi e secondo l’approccio standard Solvency II applicato dalla Compagnia, il ri- schio operativo dipende dal volume d’affari, misurato dai premi o dalle riserve. Un aumento del 10% nei volumi di premi e riserve alla base del calcolo, porterebbe ad un aumento del rischio operativo pari a 143.4 migliaia di EUR (164.5 migliaia nel 2017).
Per dettagli su SCR vedere sezione E 2.
C.6. Altri rischi sostanziali
I principali rischi strategici / emergenti e le eventuali concentrazioni di rischio sono identificati attraver- so un approccio prevalentemente top-down ed analizzati sulla base di un framework comune denomi- nato “Comprehensive Risk Profiling – CRP” condotto annualmente a livello di Compagnia, ma conside- rando anche un contesto più ampio nel quale la Compagnia si colloca, ovvero Helvetia Gruppo. La valutazione dei principali rischi all’interno del CRP, effettuata con il coinvolgimento dell’Alta Direzione della Compagnia, è supportata da una matrice di rischio sulla base di due dimensioni probabilità ed impatto atteso, come di seguito riportata:
Risk matrix
Probability level (Assurance / Risk appetite)
Very high A
High B
Occasional C
Low D
Very low E
Almost impossible F
IV
Marginal
III
Major
II
Severe
I
Critical
Severity (risk tolerance)
I rischi ricompresi nell’area grigia sono in linea con la strategia di rischio (tolleranza al rischio / appe- tito specificata dal limite di tolleranza), mentre i rischi che si collocano nell’area verde scuro richiedono la definizione di specifiche azioni di gestione che possono consistere nell’eliminare, ridurre, controllare e mitigare i rischi residui. Tali azioni di gestione possono incidere sulla probabilità o sull’impatto e do- vrebbero avere le seguenti caratteristiche minimali, ovvero essere: specifiche, misurabili, realizzabili (achie- vable), realistiche e tempestive. Le azioni di gestione del rischio debbono comunque tener conto di una
serie di elementi valutativi come la disponibilità di risorse, la valutazione dei costi / benefici e i tempi necessari di implementazione.
È possibile che uno scenario rimanga, anche dopo l’implementazione di tutte le opportune azioni, nella zona verde scuro. In questo caso, esso rappresenta una vulnerabilità intrinseca (rischio residuo).
La probabilità di accadimento si basa su livelli qualitativi probabilistici che vanno da “molto alto” a “quasi impossibile”. La dimensione dell’impatto è definita sulla base di quattro criteri qualitativi e/o quan- titativi che vanno da “marginale” a “critico”.
I rischi rilevanti per la Compagnia, identificati nel corso del 2018 derivano dal suo profilo strategi- co nel mercato della bancassurance in modo particolare dalla capacità di proporre soluzioni innovati- ve e “digital” in linea con le esigenze del mercato. Tra gli scenari di rischio significativi inoltre, si evi- denzia una crescente attenzione versa la gestione del Cyber Criminal Risk. Il Gruppo Helvetia ha definito all’interno della strategia di Information Security un framework per la gestione della sicurezza delle informazioni che contempla piani di formazione al fine di aumentare la consapevolezza (“aware- ness”) dei propri dipendenti verso tale tipologia di rischio. La Compagnia ha, di conseguenza, intrapre- so azioni di mitigazione al fine di rafforzare la sicurezza IT sia in ottica di governance che di sviluppo di presidi legati alla prevenzione e gestione del cyber risk.
C.7. Altre informazioni
Tutte le informazioni rilevanti inerenti il profilo di rischio della compagnia sono riportate nei pa- ragrafi precedenti. Ad oggi non si rilevano rischi di concentrazione che potrebbero minare la sol- vibilità della compagnia.
D. Valutazioni ai fini di solvibilità
D.1. Attività 54
D.1.1. Attività immateriali (Intangible assets) 54
D.1.2. Attività fiscali differite (Deferred tax assets) 54
Immobili, impianti e attrezzature posseduti per uso proprio (Property, plant and equipment held for
D.1.3. own use) 54
D.1.4. Investimenti (diversi da attività detenute per contratti collegati ad un indice e collegati a quote) 55
Mutui ipotecari e prestiti
D.1.5. (Loans & mortgages) 56
D.1.6. Importi recuperabili da riassicurazione (Reinsurance recoverables) 56
D.1.7. Crediti assicurativi e verso intermediari (Insurance and intermediaries recoverables) 56
D.1.8. Crediti riassicurativi (Reinsurance receivables) 56
D.1.9. Crediti commerciali, non assicurativi (Receivables, (trade, not insurance)) 57
D.1.10. Contante ed equivalenti a contante (Cash and cash equivalents) 57
D.1.11. Tutte le altre attività non indicate altrove (Any other assets, not elsewhere shown) 57
D.1.12. Riconciliazione tra valutazioni ai fini di solvibilità e valutazioni di bilancio: attività 57
D.2. Riserve Tecniche 58
D.2.1. Riconciliazione tra valutazioni ai fini di solvibilità e valutazioni di bilancio: riserve tecniche 61
D.3. Altre passività 62
Passività potenziali
D.3.1. (Contingent liabilities) 62
D.3.2. Riserve diverse dalle riserve tecniche (Provisions other than technical provisions) 62
Obbligazioni da prestazioni pensionistiche
D.3.3. (Pension benefit obligations) 63
Passività fiscali differite
D.3.4. (Deferred tax liabilities) 63
D.3.5. Debiti assicurativi e verso intermediari (Insurance and intermediaries payables) 63
Debiti riassicurativi
D.3.6. (Reinsurance payables) 64
D.3.7. Debiti commerciali, non assicurativi (Payables trade, not insurance) 64
D.3.8. Tutte le altre passività non segnalate altrove (Any other liabilities not elsewhere shown) 64
D.3.9. Riconciliazione tra le valutazioni ai fini di solvibilità e le valutazioni di bilancio: altre passività 64
D.4. Metodi Alternativi di valutazione 64
D.5. Altre informazioni 64
Il bilancio a valori di mercato (Market Consistent Balance Sheet – MCBS) è la base per la valu- tazione dei Fondi Propri e quindi insieme al requisito di capitale al rischio “Solvency & Capital Requirement” (SCR) e “Minimum Capital Requirement” (MCR), del calcolo della solvibilità della compagnia.
Nella tabella sottostante si riporta una rappresentazione del bilancio della compagnia a valori Solvency II al 31/12/2018.
Assets | |
as of 31.12. | Solvency II 2018 |
in EUR thousand | |
Property and equipment | 2,8 |
Intangible assets | 0,0 |
Participations and related undertakings | -272,8 |
Investment property | 0,0 |
Financial assets | 83.188,3 |
Interest-bearing securities | 69.707,1 |
Shares | 0,0 |
Investment funds | 9.454,2 |
Alternative investments | 0,0 |
Derivative financial assets | 0,0 |
Xxxx and mortgages | 16,9 |
Money market instruments | 4.010,2 |
Financial assets held for index-linked and unit-linked funds | 0,0 |
Treasury shares | 0,0 |
Receivables from insurance business | 4.967,5 |
Reinsurers’ share in reserves for insurance contracts | 3.938,6 |
Reinsurance deposit receivables | 0,0 |
Deferred tax assets | 0,0 |
Other assets | 4.346,2 |
Cash and cash equivalents | 3.104,0 |
Total Assets | 99.274,7 |
Liabilities | |
Technical Provisions - Non-life | 53.919,1 |
Technical Provisions - Life | 0,0 |
Financial liabilities | 0,0 |
Liabilities from insurance business | 6.005,3 |
Non-technical provisions | 365,0 |
Pension benefit obligations | 141,0 |
Deferred tax liabilities | 650,1 |
Contingent liabilities | 0,0 |
Other liabilities | 4.505,9 |
Total Liabilities | 65.586,5 |
I dati sono basati sul QRT S.02.01.01 allegato al presente documento.
Il principio cardine sottostante la valutazione delle attività e delle passività a fini Solvency II è quello della valutazione a valori di mercato, come indicato nell’Articolo 75 della Direttiva 2009/138/CE (Sol- vency II). In particolare, tale articolo stabilisce che:
– le attività sono valutate all’importo al quale potrebbero esser scambiate tra parti consapevoli e consenzienti in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato (Fair Value);
– le passività sono valutate all’importo al quale potrebbero essere trasferite, o regolate, tra parti con- sapevoli e consenzienti in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato, senza alcun ag- giustamento per tener conto del merito di credito della Società (Exit Value o Settlement Value).
In linea di principio le valutazioni, ad eccezione di quelle relative alle riserve tecniche, sono coerenti con le determinazioni basate sugli standards IAS/ IFRS che si fondano sul principio della valutazione a valori di mercato. Eventuali eccezioni sono esplicitate nel prosieguo di questo documento.
Sono inoltre utilizzati i seguenti criteri generali:
– le attività e le passività sono state valutate in base al presupposto della continuità aziendale;
– le singole attività e passività sono state valutate separatamente;
– il metodo di valutazione è proporzionato alla natura, alla portata e alla complessità dei rischi inerenti all’attività dell’impresa.
La descrizione delle valutazioni a fini di solvibilità riportata nel prosieguo di questo documento (Sezione D) si riferisce alla struttura del QRT S.02.01.01 allegato a questo documento.
D.1. Attività
D.1.1. Attività immateriali (Intangible assets)
Coerentemente a quanto previsto dall’art. 12 degli Atti Delegati, le attività immateriali sono valutate pari a zero, salvo che:
– le attività immateriali possano essere vendute separatamente;
– si possa dimostrare l’esistenza di un valore per attività identiche o simili. Non riscontrandosi tali requisiti tutte le attività immateriali sono state azzerate.
Gli attivi immateriali, nel bilancio civilistico, sono iscritti al valore di acquisto dedotto l’ammortamento maturato fino al periodo di riferimento.
D.1.2. Attività fiscali differite (Deferred tax assets)
Il principio contabile di riferimento per la valutazione delle attività fiscali differite (DTA) e passività fi- scali differite (DTL) è lo IAS 12.
La voce comprende le attività fiscali differite calcolate secondo la regolamentazione locale vigen- te che ammontano a EUR 1.402 migliaia e che sono interamente riconducibili a differenze tempora- nee deducibili tra il valore attribuito alle attività e passività secondo i criteri civilistici e il valore attri- buito alle stesse attività e passività ai fini fiscali.
Le attività per imposte anticipate sono state rilevate sulla base delle risultanze derivanti dalla verifi- ca della ragionevole certezza di adeguati redditi imponibili futuri negli esercizi in cui si riverseranno le differenze temporanee deducibili.
Alle imposte anticipate locali si aggiungono poi le imposte differite originate dall’applicazione dei principi Solvency II che, comportando rettifiche di natura patrimoniale rispetto al regime Solvency I, generano un effetto fiscale differito calcolato utilizzando le aliquote IRES (24%) e IRAP (6,82%) che si presumono in vigore alla data di azzeramento delle differenze temporanee. Le attività fiscali differite Solvency II sono calcolate per classi omogenee di attivi e passivi e sono comunque residuali rispetto a quelle originanti dalla normativa fiscale in corso. Come previsto dalla normativa Solvency II, il valore delle attività fiscali differite non è stato attualizzato ed è stato interamente compensato con le passività fiscali differite; il saldo è una passività pari a 650 e viene pertanto esposto tra le passività.
D.1.3. Immobili, impianti e attrezzature posseduti per uso proprio (Property, plant and equipment held for own use)
La voce include attivi materiali il cui costo storico ammortizzato, calcolato conformemente al “mo- dello del costo” di cui al principio IAS 16, s’intende rappresentativo del Fair Value.
Gli assets sono valutati al prezzo di vendita meno il deprezzamento, calcolato con metodo line- are sull’intero ciclo di vita dell’asset, ed eventuale impairment maturato. Se c’è una evidenza di im- pairment il valore dell’asset è sottoposto a verifica ed eventuale svalutazione.
La compagnia non detiene immobili ad uso proprio.
D.1.4. Investimenti (diversi da attività detenute per contratti collegati ad un indice e collegati a quote)
Riguardo al criterio del Fair Value applicato alla categoria di attivi in oggetto, l’impresa fa riferimen- to alla gerarchia del fair value di cui all’art. 10 del Regolamento, basando le proprie valutazioni su:
– “Livello 1”: prezzi acquisiti da quotazioni pubbliche, nel caso di strumenti quotati su mercati at- tivi (mark to market), o mediante l’utilizzo di modelli valutativi (mark to model). Uno strumento è stato considerato quotato in un mercato attivo se i prezzi di quotazione erano prontamente e re- golarmente disponibili alla data di valutazione tramite borse, mediatori, intermediari, società spe- cializzate nel settore, servizi di quotazione o organismi regolatori;
– “Livello 2”: prezzi di mercato quotati in mercati attivi per attività e passività simili, nel caso non fossero stati disponibili prezzi di mercato quotati per le medesime attività e passività oggetto di valutazione. Opportuni adeguamenti sono stati adottati per riflettere le differenze quali ad es. la condizione o l’ubicazione dell’attività o della passività, la misura in cui gli input riguardano elementi comparabili all’attività o alla passività, il volume o il livello di attività nei mercati in cui gli input sono osservati;
– “Livello 3”: modelli alternativi di valutazione generalmente applicati ed accettati dal mercato, in mancanza di un mercato attivo od in assenza di un mercato che non avesse, alla data di valu- tazione, un sufficiente e continuativo numero di transazioni.
In particolare, nell’utilizzare metodi alternativi di valutazione, l’impresa si è avvalsa di tecniche di valutazione coerenti con uno o più dei seguenti metodi:metodo di mercato, che utilizza i prezzi e le altre informazioni pertinenti derivanti da operazioni di mercato riguardanti attività, passività o un grup- po di attività e passività identiche o simili;
– metodo di mercato, che utilizza i prezzi e le altre informazioni pertinenti derivanti da operazioni di mercato riguardanti attività, passività o un gruppo di attività e passività identiche o simili;
– metodo reddituale, che converte importi futuri, come i flussi di cassa o i ricavi e i costi, in un unico importo corrente. Il valore equo riflette le attuali aspettative di mercato su tali importi futuri;
– metodo del costo o metodo del costo corrente di sostituzione, che riflette l’importo che sarebbe at- tualmente richiesto per sostituire la capacità di servizio di un’attività, rettificato per tener conto del livello di obsolescenza.
Immobili diversi da quelli per uso proprio (Property – other than for own use)
La compagnia non ha esposizioni in Property - other than for own use.
Quote detenute in imprese partecipate, incluse le partecipazioni (Holdings in related under- takings, including participations)
In regime Solvency II, si definisce partecipazione il possesso, diretto o indiretto, di almeno il 20% dei diritti di voto o del capitale di un’altra impresa. Secondo questa definizione, le partecipazioni devono poi essere valutate utilizzando prezzi di mercato quotati in un mercato attivo. Qualora ciò non fosse possibile, si dovrà ricorrere a valutazioni basate sul metodo del Patrimonio Netto Aggiu- stato basato su determinazioni Solvency II della società partecipata. Qualora anch’esso non fosse praticabile, la valutazione della partecipazione potrà essere determinata sulla base del metodo del Patrimonio Netto IFRS Xxxxxxxxxx.
Nello specifico, la Società valuta la quota detenuta in Ge.Si.Ass. (2,5% di possesso) sulla base del metodo del Patrimonio netto IFRS Xxxxxxxxxx non essendo per la stessa disponibili valutazioni Solvency II; il valore degli attivi immateriali della partecipata è determinato sulla base di valutazio- ni che ne dimostrino, cespite per cespite, la potenziale rivendibilità.
Strumenti di capitale (Equity)
La voce comprende gli strumenti finanziari di natura azionaria diversi da quelli inclusi in fondi d’investimento, la cui valutazione è a fair value.
Per i titoli quotati in un active market il fair value corrisponde alla quotazione di mercato alla data di chiusura del periodo. Qualora sia impossibile determinare attendibilmente il fair value di taluni titoli di capitale, il valore registrato nel MCBS è pari al costo d’acquisto degli stessi, ovvero calcolato in relazione al valore del patrimonio netto della società nella quale le azioni sono detenute.
Obbligazioni (Bonds)
La voce comprende gli strumenti finanziari di natura obbligazionaria diversi da quelli inclusi in fon- di d’investimento, la cui valutazione è a fair value.
Per i titoli quotati in un active market (la quasi totalità del portafoglio) il fair value corrisponde alla quotazione di mercato alla data di chiusura del periodo. In assenza di un mercato attivo, il va- lore attribuito dalla controparte è assunto come rappresentativo del fair value del titolo ed è comun- que misurato sulla base di tecniche di valutazione che prendono a riferimento parametri osservabi- li sul mercato, diversi dalle quotazioni dello strumento finanziario.
Organismi di investimento collettivo (Collective Investments Undertaking)
La voce comprende gli strumenti finanziari inclusi in Fondi d’investimento di natura azionaria ed obbligazionaria, la cui valutazione è al fair value sulla base di un approccio mark to model.
La voce include inoltre fondi di natura immobiliare, valutati a fair value sulla base di un ap- proccio mark to model.
Derivati (Derivatives)
La compagnia non ha esposizioni in derivati.
Depositi diversi da equivalenti a contante (Deposits other than cash equivalents)
La voce include investimenti in Fix Time Deposits, corrispondenti a n. 7 contratti di valore
4.000 migliaia di euro, la cui scadenza è superiore a 15 giorni. Valutati al valore nominale maggiorati degli interessi maturati.
D.1.5. Mutui ipotecari e prestiti (Loans & mortgages)
La voce “loans and mortgage” si riferisce prevalentemente a prestiti verso dipendenti, conseguenti all’applicazione dei contratti collettivi o aziendali di lavoro ed interamente garantiti dal TFR, dal Fondo Pensione o da Contratto di cessione del credito, valutati al presumibile valore di realizzo.
D.1.6. Importi recuperabili da riassicurazione (Reinsurance recoverables)
Rappresentano gli impegni dei riassicuratori derivanti da contratti di riassicurazione la cui valuta- zione è fatta coerentemente con i principi adottati per la valutazione delle riserve lorde, tenendo in considerazione la perdita attesa per default della controparte e l’effetto di attualizzazione dei flussi di cassa attesi. Per maggiori dettagli si rimanda alla sezione D.2 Riserve Tecniche.
D.1.7. Crediti assicurativi e verso intermediari (Insurance and intermediaries recoverables) La categoria in oggetto include i crediti derivanti da operazioni di assicurazione diretta che com- prendono i crediti verso assicurati per premi emessi non ancora incassati, i crediti verso agenti e gli altri intermediari. Tali crediti sono valutati al presumibile valore di realizzo ovvero rettificando il valore nominale del credito con un fondo svalutazione calcolato in modo forfettario sulla base dell’esperienza storica acquisita.
Trattandosi di crediti in prevalenza esigibili entro un anno dalla data di valutazione, l’effetto di attualizzazione non è rilevante.
D.1.8. Crediti riassicurativi (Reinsurance receivables)
Si tratta dei crediti che la Società vanta nei confronti di compagnie riassicuratrici, valutati al pre- sumibile valore di realizzo. Trattandosi di crediti in prevalenza esigibili entro un anno dalla data di valutazione, l’effetto di attualizzazione non è rilevante.
D.1.9. Crediti commerciali, non assicurativi (Receivables, (trade, not insurance))
I crediti in oggetto costituiscono una categoria residuale nella quale sono registrati i crediti com- merciali che non hanno natura assicurativa. La voce include in particolare le attività fiscali cor- renti valutate in conformità al principio IAS 12.
D.1.10. Contante ed equivalenti a contante (Cash and cash equivalents)
La voce comprende i depositi bancari e postali e le disponibilità liquide, iscritti ad un importo non inferiore a quanto pagabile a richiesta.
Nei depositi bancari sono comprese, oltre la liquidità di conto corrente, anche le competenze nette maturate nell’esercizio di riferimento.
La gestione del contante e dei depositi è perseguita secondo una logica integrata di diversifi- cazione del rischio e di redditualità del deposito.
D.1.11. Tutte le altre attività non indicate altrove (Any other assets, not elsewhere shown) La voce include i crediti vantati verso società del Gruppo, nonché, in via residuale, i ratei e ri- sconti attivi, calcolati secondo il criterio della competenza economica e temporale, non allocati alle voci di competenza.
D.1.12. Riconciliazione tra valutazioni ai fini di solvibilità e valutazioni di bilancio: attività Le principali differenze tra i valori determinati sulla base dei principi local GAAP ed i valori Solvency II riguardano le seguenti voci:
– Investimenti (Solvency II EUR 82.899 migliaia, bilancio locale EUR 80.598 migliaia)
– Attivi immateriali (Solvency II EUR 0 migliaia, bilancio locale EUR 5.283 migliaia)
– Tutte le altre attività non indicate altrove (Solvency II EUR 176 migliaia, bilancio locale EUR 805 migliaia).
Investimenti
In regime Solvency II tutti gli investimenti in strumenti finanziari sono misurati al fair value indipen- dentemente dalla natura e dalla destinazione degli stessi, in coerenza con la gerarchia del fair value (art. 10 degli Atti Delegati) e, per i titoli obbligazionari, la valutazione include i ratei su cedole matu- rati. Diversamente, i criteri di valutazione degli investimenti nei bilanci local GAAP dipendono dalla classificazione degli strumenti finanziari oggetto di misurazione. In particolare, tutti i titoli (azionari, quote di fondi comuni, obbligazionari e a reddito fisso) appartenenti al comparto degli investimenti ad utilizzo non durevole sono valutati al minore tra il valore di carico contabile (determinato secon- do il criterio del costo medio ponderato) ed il valore di mercato, corrispondente al prezzo dell’ultimo giorno dell’esercizio ovvero al valore di realizzazione desunto dall’andamento di titoli aventi carat- teristiche analoghe, negoziati in mercati regolamentati, o in base ad altri elementi determinabili in modo obiettivo. Nel comparto investimenti ad utilizzo durevole, azioni e quote sono iscritte al costo di acquisto mentre le obbligazioni a reddito fisso sono iscritte al costo di acquisizione secondo il cri- terio del costo medio ponderato rettificato degli scarti di negoziazione.
Nel bilancio statutory, i ratei su cedole maturati dei titoli obbligazionari sono classificati alla voce
“Tutte le altre attività non indicate altrove”.
Attivi immateriali
Secondo i principi contabili locali, la Società iscrive gli attivi immateriali posseduti al relativo valore di costo, annualmente ammortizzato a quote costanti in relazione alla residua possibilità di utilizzo. Nel MCBS sono riconosciuti solo gli attivi immateriali diversi dall’avviamento che siano separabi-
li e per i quali siano dimostrabili transazioni comparabili per la stessa attività o attività similari. Qua- lora questa condizione sussista, la Società riconosce e valuta il cespite a fair value.
Tutte le altre attività non indicate altrove
Nei bilanci local GAAP la voce include, tra gli altri, i ratei su titoli obbligazionari. Nei bilanci Sol- vency II la voce include crediti verso le società del gruppo e, solo in via residuale, ratei e risconti at- tivi generici mentre sono esclusi i ratei su titoli, riclassificati alla voce “bonds”.
D.2. Riserve Tecniche
L’art.75 della Direttiva 2009/138/CE richiede che il requisito di capitale sia calcolato sulla base di una valutazione a valori economici delle attività e delle passività. Una valutazione economica di tali elementi implica che:
– le Compagnie debbano utilizzare un mark to market approach al fine di misurare il valore eco- nomico di attività e passività (sulla base di prezzi di mercato prontamente disponibili, riferiti a transazioni ordinarie e forniti da fonti indipendenti)
– nel caso non sia possibile utilizzare l’approccio precedente le Compagnie devono adottare un approccio cd. mark to model.
La definizione di Solvency Capital Requirement richiede che gli attivi e i passivi siano valutati se- condo un approccio valutativo mark to market; nel caso specifico valutando le passività all’impor- to al quale potrebbero essere trasferite, o regolate, tra parti consapevoli e consenzienti in un’o- perazione svolta alle normali condizioni di mercato.
Le passività della Compagnia devono essere valutate:
– in base al current exit value (cioè al valore al quale possono essere trasferite ad una terza parte in una libera transazione)
– considerando tutti gli impegni assunti nei confronti degli assicurati
– in modo realistico e prudenziale.
Il valore delle riserve tecniche è determinato come somma di una componente best estimate e di un risk margin (D. Lgs. 209 del 7 settembre 2005, art. 36-bis/terdecies).
La best estimate, anche detta miglior stima, corrisponde alla media dei flussi di cassa futuri ponderati con la relativa probabilità e attualizzati tenendo conto del valore temporale del dena- ro (valore attuale atteso dei flussi di cassa futuri) sulla base della pertinente struttura per scaden- za dei tassi di interesse privi di rischio (tassi usualmente forniti direttamente da EIOPA). Le best estimate sono calcolate al netto della riassicurazione.
Il Risk Margin è il prezzo dell’incertezza delle valutazioni legate alla determinazione della best estimate ed è pari al costo sostenuto per vincolare il capitale necessario a soddisfare i re- quisiti di solvibilità (SCR) per tutta la durata dell’obbligazione. Il risk margin è calcolato al netto della riassicurazione.
I metodi statistici ed attuariali utilizzati per calcolare le riserve tecniche possono essere pro- porzionati alla natura, all’ampiezza ed alla complessità dei rischi cui è esposta la Compagnia.
Ai fini del calcolo della miglior stima e del margine di rischio delle riserve, le obbligazioni di assicurazione e di riassicurazione sono rilevate alla data in cui l’impresa diventa parte del con- tratto da cui deriva l’obbligazione o, se precedente, alla data in cui inizia la copertura assicura- tiva. Solo le obbligazioni rientranti nei limiti del contratto sono rilevate (Regolamento IVASS n.18 del 15 marzo 2016, artt. 4-9). Il limite del contratto è definito come il tempo che intercorre tra la stipula del contratto ed una data futura in cui l’impresa ha i seguenti diritti per quanto riguarda il contratto:
– Un diritto unilaterale di risolvere il contratto;
– Un diritto unilaterale di rifiutare i premi previsti in base al contratto, oppure
– Un diritto unilaterale di modificare i premi o le prestazioni dovute ai sensi del contratto in modo tale che i premi riflettano appieno i rischi.
Per poter valutare accuratamente le riserve tecniche, in particolare per quanto riguarda la de-
rivazione delle ipotesi basate su dati il più possibile omogenei e fedeli nella rappresentazione dei fenomeni analizzati, è necessario segmentare e scomporre il portafoglio delle obbligazioni assunte (Regolamento IVASS n.18 del 15 marzo 2016, artt. 24-29).
Tutte le ipotesi che riguardano i flussi di cassa delle passività devono essere riflessi nella va- lutazione delle riserve tecniche.
Migliore stima riserve Premi (Best Estimate)
lI calcolo della Best Estimate della riserva premi è stato effettuato applicando la metodologia sem- plificata prevista dalle Technical Specification, punto TP.6.80 e ripreso dal Regolamento IVASS n. 18 del 15 marzo 2016 (Allegato 6).
In riferimento al business in essere alla data di valutazione, per ciascuna LoB Solvency II, sono stati presi in considerazione:
– la stima del Combined Ratio, al lordo dei costi di acquisizione, per la singola LoB durante il periodo di run off della riserva premi
– la misura di volume per i premi non acquisiti; si riferisce al portafoglio attivo alla data di va- lutazione ed è pari alla parte di premio già acquisita sui contratti facenti parte del portafo- glio ma la cui utilità non si è ancora esaurita (determinati su base prorata temporis e al lordo delle spese di acquisizione)
– il valore attuale dei premi futuri al lordo delle commissioni (attualizzati utilizzando la struttura a termine dei tassi di interesse privi di rischio e senza l’applicazione del volatility adjustment)
– la stima del coefficiente delle spese di acquisizione per LoB.
Nell’effettuare la stima della best estimate della riserva premi sono state adottate ipotesi collega- te all’incertezza sul comportamento dei Contraenti, derivando un lapse rate basato sui riscatti os- servati nell’ultimo anno. Tale lapse rate è stato poi applicato alla riserva per frazioni di premio futura, suddivisa per anno di osservazione.
Con riferimento al valore ceduto in riassicurazione, si è proceduto al calcolo della best esti- mate della riserva premi al netto della riassicurazione applicando una metodologia semplificata la quale, sulla base dell’aliquota del ceduto, calcolata per ciascuna LoB come rapporto tra riser- va premi ceduta su riserva premi totale alla data di valutazione, permette di determinare la best estima- te dei recuperi da riassicuratori come prodotto tra la best estimate della riserva premi al lordo della ri- assicurazione e aliquota del ceduto (approccio cd. gross to net). Su tale valore è stato operato un opportuno aggiustamento per tener conto della probabilità di fallimento della controparte.
I combined ratio attesi, al lordo della riassicurazione, utilizzati per la stima della best estima- te della riserva premi, sono stati determinati sulla base dei dati attuali osservati e dall’esperien- za acquisita in relazione all’andamento di loss ratio ed expenses ratio per ciascuna LoB.
Con riferimento alla data di valutazione del 31/12/2018 il totale delle Best Estimate Premi per la compagnia è riassunto di seguito (migliaia EURO), di cui il 47% insiste sulla LoB 7 Fire and other property damage.
Lob | Gross B.E. Premium | Ceded B.E. Premium | Net B.E. Premium |
in migliaia EUR | |||
Non Life | |||
Income protection insurance | 8.591,3 | 308,7 | 8.282,6 |
Fire and other damage to property insurance | 13.501,6 | 0,2 | 13.501,4 |
Miscellaneous financial loss | 5.908,4 | 488,7 | 5.419,7 |
Other lobs | 789,8 | 232,5 | 557,3 |
Total | 28.791,1 | 1.030,1 | 27.761,0 |
Migliore stima riserva Sinistri (Best Estimate)
Ai fini di quanto disposto dal Regolamento IVASS appena citato la Compagnia deve costituire una ri-
serva per sinistri avvenuti e denunciati senza tener conto dei seguenti elementi:
– la riserva sinistri avvenuti ma non ancora denunciati alla chiusura dell’esercizio (qui la Compa- gnia, a seconda delle caratteristiche tecniche di ciascuna LoB, è libera di scegliere tra una stima basata su una valutazione analitica separata del costo di ciascun sinistro – riserva d’inventario – oppure basata su metodologie attuariali – numero e costo medio dei sinistri)
– le spese non direttamente imputabili ai singoli sinistri denunciati.
Inoltre, la Compagnia è tenuta a costituire una riserva per sinistri avvenuti ma non ancora denunciati. Tale riserva comprende l’ammontare complessivo delle somme che risultano necessarie per far fronte al paga- mento dei sinistri avvenuti, nell’esercizio stesso o in quelli precedenti, ma non ancora denunciati alla data delle valutazioni nonché alle relative spese di liquidazione.
La best estimate della riserva sinistri è stata calcolata partendo dai dati storici disponibili per ciascuna LoB (velocità di liquidazione, costi medi, frequenza di sinistro, ecc.), tutti considerati al lordo della struttu- ra di riassicurazione attivata dalla Compagnia.
La best estimate dei recuperi è stata ottenuta mediante l’adozione di una metodologia semplificata la quale, sulla base dell’aliquota del ceduto calcolata per ciascuna LoB come rapporto tra riserva sinistri IFRS ceduta su riserva sinistri IFRS totale alla data di valutazione, rapporto riproporzionato per tenere con- to del rapporto esistente tra gli ammontari di riserva sinistri calcolate ai fini Solvency II e la riserva sinistri IFRS, permette di determinare il flusso dei recuperi come prodotto, per ciascun anno futuro tra il futuro pa- gamento atteso per sinistri e l’aliquota del ceduto. La best estimate dei recuperi, per ciascuna LoB, è sta- ta quindi ottenuta come il valore attuale dei flussi ottenuti come descritto in precedenza, opportunamen- te corretti per tener conto della probabilità di fallimento della controparte.
Per ciascuna LoB, la riserva sinistri IFRS al lordo della riassicurazione è stata calcolata separatamente per i sinistri “Attritional” (sinistri di importo inferiore ad una determinata soglia), i sinistri “Large” e le spe- se di liquidazione non direttamente imputabili ai sinistri, utilizzando metodi statistico attuariali.
Con riferimento alla data di valutazione del 31/12/2018 il totale della Best Estimate Sinistri Netta am- monta ad Euro 16.105 migliaia, con prevalente concentrazione sulla LoB 2 Income protection insurance.
As of 31.12 | Gross B.E. Claims | Ceded B.E. Claims | Net B.E. Claims |
in migliaia EUR | |||
Non Life | |||
Income protection insurance | 13.052,8 | 1.631,1 | 11.421,7 |
Fire and other damage to property insurance | 1.328,2 | 381,2 | 947,0 |
Miscellaneous financial loss | 2.555,2 | 200,3 | 2.355,0 |
Other lobs | 2.076,9 | 695,9 | 1.381,0 |
Total | 19.013,2 | 2.908,5 | 16.104,6 |
Margine di rischio (Risk Margin)
Il Risk Margin è stato determinato utilizzando la semplificazione n.3 riportata nelle Technical Spe- cifications (TP.5.40), e ripresa dal Regolamento IVASS n. 18 (Allegato 4 – semplificazioni/meto- do 2), basata sull’ipotesi che gli SCR futuri siano proporzionali alla Best Estimate.
Il Risk margin è stato valutato in Euro 6.115 migliaia:
As of 31.12 in migliaia EUR | Risk Margin |
Non Life | |
Income protection insurance | 2.746,7 |
Fire and other damage to property insurance | 2.014,1 |
Miscellaneous financial loss | 1.083,8 |
Other lobs | 270,2 |
Total | 6.114,8 |
Livelli di incertezza
Per quanto riguarda la Riserva Premi, è stato calcolato per le LoB più significative il coefficiente di variazione della serie storica dei loss ratio della compagnia.
Per quanto riguarda la Best Estimate della riserva sinistri accantonata al 31/12/2018 è stata implementata una analisi di sensitività, per le LoB dove la numerosità dei dati a disposizione lo consente, finalizzata sia a valutare l’incertezza associabile alla stima in oggetto sia ad effettua- re ulteriori considerazioni anche riferibili alla “congruità” della componente del SCR Underwriting riconducibile alle riserve sinistri.
La metodologia utilizzata è stata quella del Paid Chain Ladder (con riferimento al solo porta- foglio di sinistri cd. attritional) al fine di ottenere una stima della variabilità della riserva sinistri basata sulle logiche della metodologia di Merz e Xxxxxxxx.
D.2.1. Riconciliazione tra valutazioni ai fini di solvibilità e valutazioni di bilancio: riserve tecniche
Le riserve tecniche Solvency II, globalmente considerate, risultano inferiori rispetto a quelle del bi- lancio locale per circa 9.325 EUR migliaia (Solvency II EUR 53.919 migliaia, Local Gaap EUR
63.244 migliaia).
La differenza è riconducibile ai diversi criteri di valutazione previsti dalla normativa Solvency II (per i quali si rinvia al precedente paragrafo) rispetto a quelli attualmente in vigore a livello locale.
Nei bilanci redatti secondo i criteri local GAAP, le riserve tecniche sono calcolate in confor- mità a quanto stabilito dal Regolamento ISVAP n. 16 del 4 marzo 2008, predisposto in attuazio- ne dell’articolo 37, comma 1, del Codice delle Assicurazioni Private e comprendono:
– Riserve per frazioni di premio: basata, con il metodo del “pro rata temporis”, sulla ripartizio- ne temporale del premio per anno di competenza, calcolata su ogni singolo contratto dedu- cendo dal premio i relativi costi di acquisizione di diretta imputazione ed integrata per i rischi derivanti da calamità naturali e per le assicurazioni del ramo “cauzioni”.
In ottemperanza a quanto previsto dall’art. 7 del Regolamento ISVAP n. 16, la riserva per fra- zioni di premi è calcolata con il criterio del prorata temporis ed include gli stanziamenti inte- grativi previsti dal Decreto del Ministero dell’Industria, Commercio ed Artigianato del 15 giu- gno 1984 (e recepiti dall’art. 18 del Regolamento ISVAP n.16) per i rischi legati a terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche e altri fenomeni connessi.
La Società predispone inoltre il calcolo della riserva integrativa per le assicurazioni del ramo cauzioni (l’attività assicurativa riferita a tale ramo è stata del tutto marginale nel corso dell’eser- cizio 2018) così come previsto dagli artt. 13 e 14 del Regolamento ISVAP n. 16 del 4 marzo 2008.
– Riserva per rischi in corso: connessa all’andamento tecnico del rischio in considerazione della proiezione dell’andamento tecnico dei singoli rami negli esercizi successivi a quello di chiusu- ra e calcolata utilizzando il metodo semplificato previsto dal Regolamento ISVAP n. 16/2008.
– Riserve sinistri: la riserva sinistri è determinata utilizzando metodologie prudenti e sulla base di ogni elemento che possa influire sul “costo ultimo del sinistro”. La riserva per sinistri avve- xxxx e denunciati, è determinata a partire da una valutazione analitica separata del costo di ciascun sinistro con il metodo dell’inventario fatta dalla rete liquidativa con il metodo della ri- serva continua che viene revisionata in più fasi durante l’arco dell’anno. La riserva per sinistri avvenuti ma non ancora denunciati è determinata per numero ed importo sulla base delle espe- rienze acquisite negli esercizi precedenti.
La riserva sinistri è costituita dall’ammontare complessivo delle somme che, da una prudente valutazione effettuata in base ad elementi obiettivi, risultano necessarie per far fronte al pa- gamento dei sinistri avvenuti nell’esercizio stesso o in quelli precedenti e non ancora pagati, nonché alle relative spese di liquidazione. Come prescritto dagli artt. 26 e 27 del Regolamen- to ISVAP n. 16, la Società ha adottato il metodo di valutazione a costo ultimo per tenere conto di tutti i futuri oneri prevedibili e delle caratteristiche specifiche della propria attività assicurativa.
La valutazione è stata effettuata mediante la stima analitica dei singoli sinistri. Si tratta del co- siddetto metodo dell’inventario considerato come il criterio più adeguato in relazione alla na- tura del portafoglio. Tale stima, posta a confronto con le risultanze degli smontamenti nel tem- po, ha confermato la congruità delle valutazioni analitiche effettuate con il metodo dell’inventario.
Tali risultanze sono state altresì supportate dalla valutazione attuariale effettuata dalla funzione attuariale esternalizzata presso uno studio esterno.
La riserva per sinistri denunciati tardivamente, per la particolarità dei rischi assunti dalla Socie- tà e la conseguente elevata variabilità nel costo medio e nella frequenza, è stata determinata in- tegrando le evidenze disponibili, molte volte non sufficientemente significative con stime basate sull’esperienza della Società stessa, in ottemperanza all’art. 32 del Regolamento ISVAP n. 16.
I sinistri denunciati tardivamente di ammontare particolarmente rilevante, di cui si è a cono- scenza al momento della predisposizione del Bilancio, sono stati valutati analiticamente, tenen- do presente tutti gli elementi obiettivi noti al momento della stima e delle peculiarità specifiche della garanzia colpita.
– Altre riserve tecniche: include la riserva di perequazione di cui all’art. 44 del Regolamento ISVAP
n. 16/2008, costituita interamente dalla riserva di equilibrio per rischi di calamità naturali.
D.3. Altre passività
D.3.1. Passività potenziali (Contingent liabilities)
Le passività potenziali devono essere riconosciute, qualora accertate, ad un valore corrispondente al valore attuale atteso dei flussi di cassa futuri, attualizzati a tasso free risk, richiesti per regolare la passività potenziale per la durata di vita della stessa.
Alla data di valutazione la Società non presenta passività potenziali in essere da rilevare nel bilancio Solvency II.
D.3.2. Riserve diverse dalle riserve tecniche (Provisions other than technical provisions) Coerentemente con i principi contabili internazionali, la voce accoglie gli accantonamenti relativi ad obbligazioni attuali originate da un evento passato per le quali sia probabile l’esborso di risor- se economiche per l’adempimento dell’obbligazione stessa, sempre che possa essere effettuata una stima attendibile del relativo ammontare.
Il valore iscritto nel MCBS rappresenta la migliore stima dell’uscita economica necessaria per
adempiere all’obbligazione, effettuata dalla Società sulla scorta di tutte le informazioni a disposi- zione alla data di bilancio. Qualora l’elemento temporale fosse significativo, gli accantonamenti ven- gono attualizzati a tasso free risk.
D.3.3. Obbligazioni da prestazioni pensionistiche (Pension benefit obligations)
La voce si riferisce prevalentemente agli accantonamenti per il trattamento di fine rapporto del personale dipendente, valutato con la metodologia attuariale prevista dal principio IAS 19 revi- sed e basata su 3 fasi così riassumibili: stima della durata residua dei rapporti di lavoro, per per- sona o per gruppi omogenei, sulla base di assunzioni demografiche; proiezione del TFR già ma- turato ai fini della stima dell’ammontare da pagare al momento della risoluzione del rapporto di lavoro, sulla base di assunzioni demografiche e finanziarie; attualizzazione alla data di valuta- zione dell’ammontare precedentemente stimato sulla base di assunzioni finanziarie utilizzando il
c.d. Projected Unit Credit Method.
Le principali ipotesi attuariali utilizzate alla data di valutazione sono di seguito sintetizzate, tenendo conto che le stesse vengono riesaminate con cadenza annuale per confermarne la vali- dità o per riflettere eventuali cambiamenti negli scenari macroeconomici o nelle specifiche condi- zioni dell’impresa:
Ipotesi demografiche assunte
– per le probabilità di morte quelle determinate dalla Ragioneria Generale dello Stato denomi- nate RG48;
– per le probabilità di inabilità/invalidità quelle, distinte per sesso, adottate nel modello INPS;
– per l’epoca di pensionamento per il generico attivo si è supposto il raggiungimento del primo dei requisiti pensionabili validi per l’Assicurazione Generale Obbligatoria;
– per le probabilità di uscita dall’attività lavorativa per cause diverse dalla morte e dal pensio- namento, sono state considerate delle frequenze annue del 4,65%;
– per le probabilità di anticipazione si è supposto un valore anno per anno pari al 3%.
Ipotesi economico – finanziarie
Riguardano le linee teoriche delle retribuzioni, il tasso tecnico d’interesse, il tasso di inflazione ed i tassi di rivalutazione delle retribuzioni e del TFR:
– Tasso annuo tecnico di attualizzazione: 2.10%
– Tasso annuo di inflazione: 1.50%
– Tasso annuo di incremento TFR: 2.63%.
D.3.4. Passività fiscali differite (Deferred tax liabilities)
La voce comprende le passività fiscali differite originate dalle differenze temporanee tra le valuta- zioni market consistent del bilancio Solvency II e le valutazioni basate sui principi fiscali locali, cal- colate per classi omogenee di attivi e passivi a tasso del 30,82% e si riferiscono principalmente:
– agli investimenti finanziari, composti principalmente dai titoli obbligazionari. Le differenze tem- poranee relative a tali titoli si annulleranno progressivamente con l’approssimarsi della scaden- za o con il realizzo dei titoli.
– alle riserve tecniche Danni.
Le passività fiscali differite Solvency II ammontano a 650 migliaia.
D.3.5. Debiti assicurativi e verso intermediari (Insurance and intermediaries payables)
La macrovoce comprende i debiti commerciali derivanti da operazioni di assicurazione diretta iscritti al valore nominale in quanto, trattandosi di debiti a breve scadenza, l’effetto di attualizza- zione non è rilevante.
D.3.6. Debiti riassicurativi (Reinsurance payables)
La macrovoce comprende i debiti commerciali derivanti da operazioni di riassicurazione iscritti al valore nominale in quanto, trattandosi di debiti a breve scadenza, l’effetto di attualizzazione non è rilevante.
D.3.7. Debiti commerciali, non assicurativi (Payables trade, not insurance)
I debiti in oggetto costituiscono una categoria residuale nella quale sono registrati i debiti com- merciali che non hanno natura assicurativa. Sono qui inclusi in particolare i debiti di natura fisca- le prevalentemente con scadenza entro l’anno, valutati al relativo valore nominale.
D.3.8. Tutte le altre passività non segnalate altrove (Any other liabilities not elsewhere shown)
Trattasi di una categoria residuale di debiti valutati al relativo valore nominale in quanto di dura- ta residua non significativa.
D.3.9. Riconciliazione tra le valutazioni ai fini di solvibilità e le valutazioni di bilancio: altre passività
La principale differenza tra i valori determinati sulla base dei principi Solvency II ed i valori lo- cal GAAP attiene alle passività fiscali differite (Solvency EUR -650 migliaia, bilancio locale EUR 0 migliaia) calcolate sulla base di quanto precede.
D.4. Metodi Alternativi di valutazione
Non si segnalano ulteriori metodi alternativi di valutazione per le attività e passività della Compagnia rispetto a quanto precedentemente esplicitato.
D.5. Altre informazioni
La Compagnia ritiene che tutte le informazioni sostanziali sul business attuale e futuro siano già ricomprese nei paragrafi precedenti. Non risultano quindi ulteriori informazioni materiali da inse- rire nel presente paragrafo.
E. Gestione del capitale
E.1. Fondi propri 65
E.1.1. Obiettivi, policies e processi di capital management 65
E.1.2. Analisi dei Fondi Propri ammissibili per la copertura del SCR e MCR 67
E.2. Requisito patrimoniale di solvibilità e requisito patrimoniale minimo 69
E.2.1. Modelli e metodologie applicate 69
E.2.2. Capital Requirements: SCR & MCR 69
E.2.3. Valutazione della capitalizzazione corrente 71
Utilizzo del sottomodulo del rischio azionario basato sulla durata nel calcolo del requisito
E.3. patrimoniale di solvibilità 71
E.4. Differenze tra formula standard e modello interno utilizzato 71
Inosservanza del requisito patrimoniale minimo e inosservanza del requisito patrimoniale di
E.5. solvibilità 71
E.6. Altre informazioni 71
E.1. Fondi propri
E.1.1. Obiettivi, policies e processi di capital management
Obiettivi e ambito di applicazione
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx è assoggettata alla vigente regolamentazione sui requisiti minimi di capi- tale fissati dalla vigilanza per assicurare che il capitale disponibile sia sufficiente in ogni mo- mento a finanziare i propri obblighi contrattuali. Tali requisiti di adeguatezza patrimoniale im- plementati sono altresì integrati dalle linee guida interne “risk based” IRM (“Integrated Risk management”).
La gestione del capitale nella compagnia è un processo in linea con il processo di gestione del capitale del Gruppo Helvetia a livello internazionale. La gestione del capitale costituisce parte integrante dei processi di indirizzo del business del Gruppo Helvetia.
Gli obiettivi della gestione del capitale sono:
– garantire in ogni momento la conformità ai requisiti regolamentari e normativi del capitale sia a livello di ciascuna impresa regolamentata appartenente al Gruppo Helvetia sia a livello del Gruppo nel suo complesso;
– assicurare il capitale necessario a sottoscrivere nuove attività;
– ottimizzare la redditività del patrimonio netto del Gruppo e la sua capacità di distribuire dividendi;
– sostenere la crescita strategicamente pianificata
– ottimizzare la flessibilità finanziaria.
Questi obiettivi sono definiti in considerazione della capacità di assunzione dei rischi e dei relativi rapporti costi / benefici. Helvetia Group persegue l’obiettivo di mantenere un indice creditizio di solidità finanziaria Standard & Poor’s di almeno “A-”, per l’accesso ai mercati finanziari.
La conformità normativa e regolamentare e, in ultima analisi, la protezione dei clienti, costituiscono la preventiva condizione necessaria per il raggiungimento di tutti gli obiettivi d’impresa. Queste priorità implicano che la gestione del capitale abbia necessità di:
– assicurare assicurare un livello di capitale “Risk-based” almeno eccedente i requisiti minimi regolamentari in ciascuna delle singole entità legali di assicurazione appartenenti al perime- tro del Gruppo Helvetia Italia al fine di assorbire potenziali sviluppi di rischio imprevisti ed al fine di finanziare la crescita pianificata, e
– massimizzare la flessibilità finanziaria allocando capitale dove può essere impiegato in modo più efficiente per mitigare sviluppi di rischio imprevisti e per sostenere la crescita organica e non.
Modelli di gestione del capitale
La misurazione della capitalizzazione viene effettuata in base alle leggi ed ai regolamenti vigenti per ciascuna Società assicurativa regolamentata appartenente al Gruppo Helvetia.
Il Gruppo Helvetia e le entità assicurative con sede legale in Svizzera, sono assoggettate al “Swiss Solvency Test”, mentre le altre compagnie appartenenti al Gruppo con sede nella Unione Europea (EU) sono assoggettate al regime Solvency II. La capitalizzazione del Gruppo Helvetia è misurata fa- cendo riferimento oltre al “Swiss Solvency Test” anche alla metodologia “Standard & Poor’s”.
In questi modelli di solvibilità, il capitale disponibile per ciascuna impresa assicurativa regola- mentata e per il Gruppo, è determinato su basi economiche riconciliate con il bilancio civilistico lo- cale e con il bilancio IFRS. Poiché le basi economiche valutative per i modelli di capitalizzazione sono differenti tra regole contabili IFRS e quelle locali, le differenze di valutazione sono evidenzia- te nella riconciliazione tra l’ammontare del capitale disponibile ed il patrimonio netto contabile. Que- ste differenze di valutazione contribuiscono alla capitalizzazione complessiva delle rispettive entità legali e tipicamente relative alle attività patrimoniali, come ad esempio gli investimenti obbligazio- nari o azionari ovvero alle passività tecniche, che, in base alle regole contabili applicabili, spesso non sono contabilizzate a valori di mercato. Inoltre, alcune voci di bilancio contabilizzate come passività secondo le regole contabili, sono ammissibili come capitale disponibile nei rispettivi mo- delli di solvibilità. A seconda del modello, si aggiunge ulteriore capitale mentre vengono dedotte altri componenti, come ad esempio la previsione di distribuzione di dividendi e le attività immate- riali. Tuttavia, nonostante tra i modelli Solvency II, Swiss Solvency Test e Standard & Poor’s, le re- gole differiscano, in tutti il fabbisogno di capitale necessario è calcolato utilizzando metodi Risk Ba- sed, che riflettono fattori o spese come risultato di simulazioni di scenario e/o metodi stocastici.
Questi requisiti di capitale considerano sia le correlazioni che gli effetti di diversificazione tra
i diversi fattori di rischio.
Il processo di Capital management
Il Gruppo Helvetia applica un approccio integrato nella gestione del capitale. Tale approccio è finaliz- zato a garantire costantemente nel tempo l’adeguatezza patrimoniale e la protezione degli assicurati, ottimizzando l’efficienza del capitale e la generazione di capitale a livello strategico ed operativo.
A livello strategico, il profilo di capitalizzazione e il rischio delle imprese regolamentate sono gesti- ti in termini di redditività, mentre la crescita e il capitale in base agli obiettivi strategici del Gruppo. Il processo di gestione del capitale è in linea con il processo di strategia aziendale e con la pianificazio- ne pluriennale del fabbisogno di capitale, compresa l’analisi di sensitività e le analisi di scenario per al- meno tre anni.
A livello operativo, il processo di gestione del capitale contempla il finanziamento infragruppo e la politica di distribuzione dei dividendi all’interno del Gruppo attraverso processi top-down e bottom-up, con l’obiettivo contestuale di salvaguardare le singole imprese regolamentate, assieme alle aspettative di crescita ed a quelle di distribuzione dei dividendi. Per ciascuna impresa regolamentata, il processo di gestione del capitale è fortemente intrecciato con l’ORSA (Own Risk and Solvency Assessment) al fine di ottimizzare l’utilizzo del capitale da parte delle attività di business con le misure di presidio di rischio, che comprendono l’impostazione della propensione al rischio ed i connessi limiti di tolleranza. In ogni caso, sulla base dei vari modelli di solvibilità e per la tempestiva identificazione di eventuali pro- blemi, il Gruppo monitora con periodicità almeno trimestrale lo sviluppo del fabbisogno di capitale del- le imprese regolamentate e del proprio, al fine di assumere appropriate iniziative sul livello di capitale all’insorgere di potenziali violazioni dei limiti fissati nella strategia predefinita per singola impresa. Del pari, laddove dovessero sorgere opportunità di business straordinarie, viene analizzato l’impatto patri- moniale e, se necessario, intraprese le conseguenti iniziative.
Il processo di gestione del capitale è integrato nel quadro della relativa politica del Gruppo Helve-
tia ed è applicabile sia al Gruppo che alle imprese regolamentate.
E.1.2. Analisi dei Fondi Propri ammissibili per la copertura del SCR e MCR
Gli Own Funds (di seguito “OF”), cioè i Fondi Propri, sono le risorse finanziarie che la Compa- gnia possiede per assorbire eventuali perdite connesse ai rischi assunti nell’esercizio della propria attività, in un’ottica di continuità aziendale.
I Fondi Propri, valutati secondo il Principio del Fair Value, sono suddivisi secondo natura in:
– Fondi Propri di Base, costituiti dall’eccedenza delle attività rispetto alle passività, diminuita dell’importo delle azioni proprie eventualmente detenute dall’impresa di assicurazione stessa e dalle passività subordinate;
– Fondi Propri Accessori, costituiti dal capitale sociale o fondo iniziale non versato e non an- cora richiamato, le lettere di credito, le garanzie e qualsiasi altro impegno giuridicamente vin- colante ricevuto dalla Compagnia. Alla data di valutazione, non sono presenti fondi propri ac- cessori che la Società sia titolata a richiamare per assorbire le perdite.
I Fondi Propri vengono ulteriormente suddivisi in livelli (Tier) secondo un criterio di ammissibilità e cioè di disponibilità ad assorbire interamente le perdite che si verificano nell’esercizio del busi- ness, ma anche subordinazione in caso di liquidazione, e cioè disponibilità al rimborso dell’ele- mento al possessore solo dopo che siano state onorate tutte le altre obbligazioni, comprese quel- le di assicurazione e di riassicurazione nei confronti dei contraenti e dei beneficiari.
Gli Own funds sono quindi classificati in 3 livelli (“Tier”) che dipendono dalla classificazione in “basic” o “ancillary”. La classificazione rispecchia le caratteristiche di disponibilità permanen- te e/o subordinazione, nel periodo corrente così come nel futuro.
L’allocazione nel Tier appropriato considera anche la duration dello specifico fondo. Inoltre, devono essere considerate le seguenti caratteristiche: assenza di incentivi al riscatto, assenza di costi di servizio obbligatori, assenza di altri impedimenti.
In riferimento alla copertura del requisito regolamentare di solvibilità SCR sono ammissibili gli own funds di tutti i Tier nel rispetto dei seguenti limiti quantitativi per i diversi livelli:
– Tier 1 > 50% SCR
– Tier 2 + Tier 3 < 50% SCR
– Tier 3 < 15% SCR
In riferimento invece al requisito minimo MCR, sono ammissibili solo fondi di tipo 1 e 2, soggetti ai seguenti limiti quantitativi:
– Tier 1> 80% MCR
– Tier 2 < 20% MCR
Per quanto riguarda gli Ancillary own funds si deve considerare un ulteriore limite: il valore complessivo di un debito subordinato non deve superare il 20% del valore totale dei fondi di Tier 1.
Al 31/12/2018 la totalità dei fondi propri posseduti dalla Compagnia è costituita da elementi in- teramente versati, liberi da qualsiasi impegno prevedibile e prontamente disponibili a copertura delle perdite nella prospettiva della continuità aziendale.
La tabella sotto riportata mostra gli own funds di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx. I criteri di ammissibilità dei fondi, in termini di copertura sia del Solvency Capital Requirement (SCR) che del Minimum Capital Re- quirement (MCR), sono definiti nella regolamentazione Solvency II.
Nello schema di seguito riportato vengono rappresentati la composizione e l’importo dei Fondi Propri a copertura del SCR e del MCR alla chiusura annuale del 31 dicembre 2018, aumentati di cir- ca il 18% rispetto al dicembre dell’anno precedente.
Own Funds | |||||
as of 31.12.2018 | Tier 1 - unrestricted | Tier 1 - restricted | Tier 2 | Tier 3 | Total |
in migliaia EUR | |||||
Ordinary share capital (gross of own shares) | 12.411,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 12.411,0 |
Share premium related to ordinary share capital | 630,6 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 630,6 |
Preference shares | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Share premium related to preference shares | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Surplus funds | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Reconciliation reserve | 20.646,5 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 20.646,5 |
Subordinated liabilities | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Amount equal to the value of net deferred tax assets | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Other items not specified above | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Ancillary Own Fund Items | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Total available amount of own funds to meet the SCR | 33.688,2 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 33.688,2 |
Total available amount of own funds to meet the MCR | 33.688,2 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 33.688,2 |
Total eligible amount of own funds to meet the SCR | 33.688,2 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 33.688,2 |
Total eligible amount of own funds to meet the MCR | 33.688,2 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 33.688,2 |
Total Expected profit included in future premiums | 546,8 |
Own Funds | |||||
as of 31.12.2017 | Tier 1 - unrestricted | Tier 1 - restricted | Tier 2 | Tier 3 | Total |
in migliaia EUR | |||||
Ordinary share capital (gross of own shares) | 12.411,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 12.411,0 |
Share premium related to ordinary share capital | 630,6 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 630,6 |
Preference shares | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Share premium related to preference shares | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Surplus funds | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Reconciliation reserve | 15.616,4 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 15.616,4 |
Subordinated liabilities | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Amount equal to the value of net deferred tax assets | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Other items not specified above | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Ancillary Own Fund Items | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Total available amount of own funds to meet the SCR | 28.658,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 28.658,0 |
Total available amount of own funds to meet the MCR | 28.658,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 28.658,0 |
Total eligible amount of own funds to meet the SCR | 28.658,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 28.658,0 |
Total eligible amount of own funds to meet the MCR | 28.658,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 28.658,0 |
Total Expected profit included in future premiums | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 2.221,3 |
Di seguito si fornisce una descrizione delle principali caratteristiche degli elementi dei fondi pro- pri esistenti nella Società alla data di valutazione:
– Capitale sociale (“Ordinary share capital”), rappresenta il valore nominale dei conferimenti in denaro; è interamente versato in denaro e suddiviso in 12.411.000 azioni dal valore nomina- le di 1 Euro interamente detenute dal Gruppo Helvetia. Per sua natura e caratteristiche, il Capi- tale Sociale è stato classificato Tier 1 ai fini della copertura di SCR e MCR;
– Riserva da sovrapprezzo azioni (“Share premium account related to ordinary share capital”), rappresentata da una Riserva da sovrapprezzo azioni pari a 630,6 migliaia, classificata Tier 1 ai fini della copertura di SCR e MCR;
– Riserva di riconciliazione (“Reconciliation reserve”), così composta:
– Riserve di utili: rappresentano gli utili cumulati dall’impresa generati sulla base di principi lo- cal GAAP che non sono stati messi a disposizione per essere distribuiti, il cui valore è pari a 16.321,6 migliaia di euro. Trattasi di riserve di utili di natura facoltativa, ovvero accantonati in relazione a vincoli legali e di pronta disponibilità a copertura delle perdite. Per loro natu- ra e caratteristiche, le riserve di utili sono classificate Tier 1 ai fini della copertura di SCR e MRC ed incluse nella voce patrimoniale “Riserva di riconciliazione”;
– Riserva di riconciliazione: derivante dal passaggio da criteri Solvency I a criteri Solvency II. Essa rappresenta pertanto l’eccedenza totale di attività rispetto alle passività non allocata agli elementi già annoverati in precedenza ed alle eventuali attività fiscali differite nette. Per sua na- tura e caratteristiche, la riserva di riconciliazione, del valore pari a 4.324,9 migliaia di euro, è stata classificata Tier 1 ai fini della copertura di SCR e MRC.
La compagnia al 31/12/2018 detiene EUR 33.688 migliaia di fondi propri interamente classificati Tier 1 a copertura del requisito patrimoniale (SCR). I fondi propri al 31/12/2018 registrano un aumento pari a 5.030 migliaia di euro rispetto al periodo precedente.
E.2. Requisito patrimoniale di solvibilità e requisito patrimoniale minimo
E.2.1. Modelli e metodologie applicate
Per la determinazione del requisito patrimoniale di solvibilità a fronte dei rischi assunti dalla com- pagnia (SCR), Chiara Assicurazioni applica la formula standard EIOPA sulla base delle disposizio- ni contenute negli Atti Delegati, senza utilizzo di specifiche semplificazioni regolamentari.
La Compagnia non si è inoltre avvalsa di Parametri Specifici dell’impresa (USP) per il calcolo del SCR e non utilizza la misura del “Volatility Adjustment”.
Nel paragrafo successivo si riportano i valori del requisito patrimoniale di solvibilità (SCR) ripar- tito per i vari moduli di rischio e del requisito patrimoniale minimo (MCR) al 31 dicembre 2018 ed una sintesi delle variazioni più significative intervenute nel periodo di riferimento.
E.2.2. Capital Requirements: SCR & MCR
Il requisito patrimoniale di solvibilità (SCR) ed il requisito patrimoniale minimo (MCR) di Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx al 31/12/2018 ed il confronto con il periodo precedente sono riportati nella tabella seguente:
Gross solvency capital requirement per risk modules | |||
as of 31.12. | 2018 | 2017 | Change |
in migliaia EUR Market risk | 4.996,8 | 6.096,8 | -1.100,0 |
Interest Rate Risk | 2.091,2 | 2.823,2 | -732,0 |
Spread Risk | 3.373,2 | 3.374,2 | -1,0 |
Equity Risk | 819,7 | 1.748,2 | -928,5 |
Property Risk | 660,1 | 632,1 | 28,0 |
Concentration Risk | 224,3 | 187,1 | 37,2 |
Currency Risk | 235,3 | 362,6 | -127,3 |
Diversification | -2.407,1 | -3.030,5 | 623,4 |
Counterparty risk | 1.052,8 | 1.585,3 | -532,5 |
Life underwriting risk | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Health underwriting risk | 12.854,2 | 11.882,5 | 971,7 |
Non-life underwriting risk | 15.194,4 | 13.012,3 | 2.182,1 |
Diversification | -11.346,4 | -11.106,8 | -239,6 |
Intangible assets risk | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Basic solvency capital requirement | 22.751,9 | 21.470,2 | 1.281,7 |
Operational risk | 1.434,1 | 1.645,2 | -211,0 |
Capital requirement for ring-fenced funds | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Loss absorbing capacity of technical provisions | 0,0 | 0,0 | 0,0 |
Loss absorbing capacity of deferred taxes | -506,2 | -176,4 | -329,9 |
Solvency Capital requirement | 23.679,7 | 22.939,0 | 740,8 |
Minimum Capital requirement | 8.973,2 | 9.389,2 | -416,1 |
La compagnia registra al 31 dicembre 2018 un SCR complessivo pari a EUR 23.680 migliaia (22.939 migliaia alla fine dell’anno precedente) ed un MCR pari EUR 8.973 migliaia (9.389 migliaia a fine 2017).
In termini di esposizione la compagnia risulta, al 2018 come al 2017, maggiormente esposta ai seguenti rischi:
– rischi tecnico-assicurativi, sia del segmento Non Life che Health. Per entrambi i segmenti, si osserva una prevalenza dei rischi relativi al sottomodulo Premium and Reserve Risk e, ancor più nello specifico, del rischio di tariffazione commisurato ad una misura di volume basata sui premi che, oltre che sulla linea di business Income protection del segmento Health, è prevalente sulle linee Fire e Miscellanee. Sempre nell’ambito dei rischi tecnici, è materiale il rischio di estinzione anticipata, c.d. lapse risk, sia per il seg- mento Non Life che per quello Health, in considerazione anche della natura pluriennale di una parte significativa del business della Compagnia.
Tra i rischi di natura castrofale prevalgono quelli relativi alla concentrazione di incidenti del segmento Health ed agli eventi atmosferici del segmento Non Life;
– rischi di mercato, con una prevalenza dei rischi Spread ed Interest.
Rispetto al periodo comparativo precedente, l’SCR subisce un incremento (+ 3%) principalmente ricon- ducibile all’effetto combinato di:
– una variazione in aumento dei rischi tecnici sia del segmento Non Health (+ 17% circa) che di quello Health (+ 8% circa) sostanzialmente correlata alla crescita del portafoglio. Più nello specifico, contribu- iscono al maggior assorbimento di capitale del segmento Non Health aumentate misure di volume del rischio di tariffazione delle linee di business Fire e Miscellaneous ed un più elevato rischio di estinzio- ne anticipata dei contratti, sempre generato dalla crescita del business. L’aumento dei rischi di natura catastrofale rappresenta la principale causa di variazione in aumento dei rischi del segmento Health;
– una riduzione dei rischi di mercato (- 18%), principalmente Equity risk (-53%) per effetto della minor esposizione in titoli azionari.
L’aggiustamento per la capacità di assorbimento delle imposte differite rappresenta la quota IRES dell’ec- cesso di Deferred Taxes Liabilities sulle Deferred Taxes Assets e si attesta a quota 506 migliaia rispetto agli iniziali 176 migliaia.
Rispetto al precedente periodo di valutazione, il requisito patrimoniale minimo MCR si contrae per circa il 4% in relazione alla riduzione delle riserve tecniche sottostanti il calcolo del requisito patrimo- niale minimo lineare. Per ulteriori dettagli sugli input al calcolo del requisito minimo di capitale si veda l’allegato S.28.01.01.
E.2.3. Valutazione della capitalizzazione corrente
Xxxxxx Xxxxxxxxxxxxx determina il proprio livello di capitalizzazione (solvency ratio) utilizzando i pa- rametri descritti nella sezione E.1. e E.2 che determinano l’eccedenza di capitale e le considerazioni relative all’efficienza e adeguatezza del capitale stesso.
Sulla base di tale approccio vengono definite le soglie di capitalizzazione in linea con gli obiettivi stabiliti. In combinazione con lo sviluppo atteso del capitale, misure quali il rimborso del capitale, la distribuzione di dividendi o la ricapitalizzazione vengono prese in considerazione a livello di Grup- po e discusse con le imprese regolamentate per stabilire le necessità di capitale.
Alla data di valutazione, i Fondi Propri dell’impresa sono sufficienti alla copertura sia del SCR che del MCR calcolati sulla base della formula standard, con un solvency ratio pari a 142% (+ 17.3% ri- spetto all’esercizio precedente) e un MCR ratio pari a 375% (305.22% a dicembre 2017) ed un sur- plus di capitale rispettivamente pari a EUR 10.008 migliaia sull’SCR e e EUR 24.715 migliaia sul- l’MCR.
I cambiamenti nel livello di capitalizzazione sono regolarmente analizzati a livello locale e di Gruppo.
E.3. Utilizzo del sottomodulo del rischio azionario basato sulla durata nel calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità
La compagnia non utilizza il sotto-modulo del rischio azionario basato sulla durata.
E.4. Differenze tra formula standard e modello interno utilizzato
La compagnia non utilizza modelli interni per il calcolo del requisito patrimoniale Solvency II ma la sola formula standard.
E.5. Inosservanza del requisito patrimoniale minimo e inosservanza del requisito patrimoniale di solvibilità
Nel periodo di riferimento i requisiti regolamentari di solvibilità sono soddisfatti.
E.6. Altre informazioni
Tutte le informazioni rilevanti sono incluse nei paragrafi precedenti.
Allegati
– S.02.01 Stato patrimoniale
– S.05.01 Premi, sinistri e spese per area di attività
– S.17.01 Riserve tecniche per l’assicurazione non vita
– S.19.01 Sinistri nell’assicurazione non vita
– S.23.01 Fondi propri
– S.25.01 Requisito patrimoniale di solvibilità per le imprese che utilizzano la formula standard
– S.28.01 Requisito patrimoniale minimo — Solo attività di assicurazione o di riassicurazione vita o solo attività di assicurazione o riassicurazione non vita
Xxxxxxxxxxxx Xxxxxx Chief Financial Officer
Gruppo Helvetia Italia
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Risk Managementl
Gruppo Helvetia Italia