Intesa: accordo con Poste Italiane
Intesa: accordo con Poste Italiane
Partnership tra le due società: prestiti e prodotti di risparmio dell’istituto disponibili anche nelle reti degli sportelli postali. Bollettini e ricariche Postepay più semplici per i clienti Intesa
Poste Italiane e Intesa Sanpaolo hanno firmato un accordo quadro triennale per la distribuzione di specifici prodotti e servizi dei due gruppi attraverso una serie di successivi accordi attuativi e non esclusivi, relativi ai prodotti e ai servizi oggetto di reciproca distribuzione, con l’obiettivo di ampliare l’offerta disponibile per i loro clienti.
Gli ambiti di collaborazione – spiega una nota congiunta – riguardano principalmente mutui e prestiti personali erogati da Intesa Sanpaolo e collocati tramite la rete degli Uffici Postali, prodotti di wealth & asset management gestiti da Eurizon Capital sgr per fornire ai clienti di Poste Italiane una più ampia offerta di prodotti e servizi di pagamento compresi i bollettini postali tramite i canali fisici e remoti di Intesa Sanpaolo e Banca 5 incluse le ricariche PostePay.
L’accordo permette a Poste Italiane e a Intesa Sanpaolo di migliorare ulteriormente la propria offerta di prodotti e servizi alla clientela. In linea con Deliver 2022, il piano strategico quinquennale di Poste Italiane, questo accordo amplia la gamma di prodotti che Poste Italiane offre attraverso la sua rete capillare per rispondere al meglio all’evoluzione dei bisogni dei suoi 34 milioni di clienti. L’accordo rientra nella strategia distributiva di Intesa Sanpaolo che si basa sul modello di banca multicanale e sulla copertura mirata del territorio per ottimizzare la prossimità ai clienti.
BCC: focus su costi ed oneri del fondo pensione nazionale
Una efficace gestione del Fondo si distingue anche con riferimento ai costi di gestione del Fondo stesso. Infatti i costi influenzano sicuramente la consistenza della posizione individuale e conseguentemente la prestazione pensionistica futura di ciascun aderente.
Va evidenziato che la definizione dei costi per criteri e modalità è attribuita al Consiglio di Amministrazione.
Riteniamo utile riportare di seguito un estratto della “nota informativa” al 30 marzo 2018 del nostro Fondo Pensione Nazionale dalla quale si evince inequivocabilmente che l’ISC (Indicatore Sintetico dei Costi – indicatore calcolato da tutti i Fondi pensione secondo criteri omogenei definiti dalla Covip) è ben superiore per i diversi comparti, in particolare per “Orizzonte 5”, alla media dei costi dei fondi negoziali quale è il nostro Fondo Pensione.
Come si può osservare l’ISC del nostro FPN rappresentato dal pallino rosso è al di sopra del dato medio rilevato per i fondi pensione negoziali rappresentato dalla barra nera.
Una delle voci che incidono sull’andamento dei costi è certamente anche quella relativa al costo degli organi amministrativi. Per meglio comprendere tale dato, nell’ambito dell’Assemblea dei Delegati, abbiamo più volte chiesto che fossero forniti i costi disaggregati e cumulati degli amministratori e delle funzioni di responsabilità, suddivisi anche per ciascun incarico, ma non abbiamo mai ricevuto risposta.
Gli unici dati in nostro possesso sono dunque quelli rivenienti dal bilancio consuntivo 2016 che di seguito riportiamo:
Spese amministrative Euro | € | 1.111.765,00 |
Spese per servizio da terzi (Previnet) | € | 221.882,00 |
Spese per il personale | € 1.038.342,00 | |
TOTALE | € | 2.479.597,00 |
Le spese degli organi sociali (al netto dei costi dell’Assemblea dei Delegati) comprese nella voce spese amministrative ammontano ad euro 222.403,26 suddivise per rimborsi spese, compensi e gettoni di presenze come riportato nella tabella sottostante:
SPESE ORGANI SOCIALI | ANNO 2016 | ||
COMPENSI E GETTONI AMMINISTRATORI | € | 51.159,09 | |
COMPENSI SINDACI | € | 24.025,43 | |
RIMBORSI SPESE AMMINISTRATORI E SINDACI | € | 129.492,49 | |
POLIZZA D&O | € | 17.726,26 | |
COSTO TOTALE ORGANI SOCIALI | € | 222.403,26 |
Analizzando Fondi simili per dimensione e natura si può affermare che il nostro Fondo, nonostante i processi di esternalizzazione di rilevanti servizi intervenuti negli ultimi 2 anni, sostiene spese generali amministrative significativamente più elevate.
Per un maggior dettaglio ti invitiamo a prendere, comunque, visione della “Nota informativa per i potenziali aderenti” reperibile sul sito del Fondo Pensione Nazionale.
LE RAGIONI DELLA LISTA 1 SONO PIU’ ATTUALI CHE MAI. IL FONDO PENSIONE DEVE ESSERE RESTITUITO AI LAVORATORI E
CONTINUEREMO A BATTERCI PER QUESTO OBIETTIVO.
Scarica il volantino
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Riscossione: sintesi ipotesi di accordo del CCNL di settore e del CIA di AdER
In attesa, tra pochi giorni, delle assemblee unitarie alle quali parteciperanno – nei capoluoghi di regione – i segretari nazionali delle XX.XX. firmatarie, proponiamo una lettura semplificata degli accordi di rinnovo del CCNL di settore e del CIA di AdER sottoscritti lo scorso 28 marzo 2018.
Sintesi CCNL del 28/3/2018 Sintesi CIA del 28/3/2018
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Riscossione tributi: accordo per il rinnovo di CCNL e CIA
Unipol: prima intesa raggiunta, accordo Pas e verbale su Appalto
La trattiva per il rinnovo dell’Accordo di Pas, cominciata lo scorso novembre, fin da subito pesantemente viziata dalla disdetta unilaterale dell’Azienda e dall’appalto dei “picchi di attività” ad una società esterna, ha visto il suo epilogo nella tarda serata di ieri, 5 aprile.
Dopo due intere giornate di aspro confronto è stato firmato un testo che allontana i pesanti peggioramenti delle condizioni di lavoro e di vita dei colleghi – inizialmente voluti dalla Direzione aziendale – e vede l’introduzione di alcuni elementi di miglioramento nell’organizzazione del lavoro (Part Time verticale, anticipo chiusura pomeridiana Servizio Clienti, equilibrio attività, mobilità professionale, riconferma turni fissi, etc.).
Seguirà specifica informativa e Assemblea per i colleghi di Pas.
Un serrato contraddittorio tra Sindacati e Azienda, assai teso e sempre al limite della rottura, ha visto però ambo le Parti determinate a perseguire una potenziale sintesi comune.
L’intesa non appare, certamente, come risolutiva di tutti i punti oggetto del confronto ma pone le basi per successivi momenti di verifica nei quali continuare a portare avanti le nostre richieste di miglioramento.
Inoltre, nell’ambito dello stesso incontro, siamo riusciti a definire un Verbale che preveda, entro l’inizio del secondo semestre 2018 che gli eventuali “picchi di attività” legati a calamità, eventi a carattere straordinario, verranno in questa fase presi in carico da una società già da tempo presente nell’albo fornitori di Unipol. Questo Verbale, riteniamo consentirà di affrontare, con il medesimo spirito, anche l’Appalto in corso a Linear, nella ricerca della possibile soluzione utile a consolidare l’occupazione nell’alveo assicurativo del Gruppo, scongiurando così ulteriori pericoli occupazionali.
Nel quadro più ampio di Gruppo, per il giorno 12 p.v. è fissato un incontro con la Direzione del Personale nel quale definire i termini di avvio del complessivo negoziato su: appalto Linear, Sedi, Aree\Strutture, società che applicano contratti di settori diversi ed altri temi di discussione.
Il nostro percorso rivendicativo non si ferma, affronteremo le problematiche da tempo irrisolte coinvolgendo i lavoratori con tutti gli strumenti possibili: informative, Social, Assemblee e attraverso una rilevazione a carattere nazionale che avrà anch e lo scop o d i guidarci pe r la costruzione della Piattaforma del prossimo nuovo Contratto Integrativo.
Andiamo avanti, riprendiamoci il confronto su tutto… #CHILAVORACONTA
Rappresentanza Sindacale di Gruppo – Rsa Pas First/Cisl Fisac/Cgil FNA SNFIA
Uilca
Scarica il volantino
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Pressioni commerciali e normative antiriciclaggio
La FISAC/CGIL dell’Aquila, in collaborazione con il Coordinamento Regionale Abruzzo, organizza per il giorno 14 aprile 2018 un convegno dal titolo:
Pressioni commerciali e normative antiriciclaggio. L’equilibrio impossibile?
Relatore del convegno sarà Xxxxxxxxx Xxxxxxxx, specialista, consulente e formatore antiriciclaggio.
Interverranno inoltre Xxxxxxxxx Xxxxxxxx, Coordinatore Regionale della FISAC/CGIL Abruzzo e Xxxx Xxxxxxxxx, Segretario Generale FISAC/CGIL per la Provincia dell’Aquila.
Il convegno, che avrà inizio alle ore 9.30, non è rivolto soltanto ai lavoratori del settore bancario ed assicurativo: data la rilevanza degli argomenti trattati la partecipazione è assolutamente libera e gratuita per chiunque fosse
interessato.
Per informazioni: xxxxx.xx@xxxxxxx.xxxx.xx Tel. 000-0000000
Banca Fucino: servono garanzie su eventuali ricadute
Xxxx Xxxxxxxxxx e care Lavoratrici, come noto ieri è stato ufficializzato un comunicato stampa della Banca del Fucino nel quale è stata resa nota una intesa tra la famiglia proprietaria della Banca ed il gruppo Barents, subordinata alla firma di un Memorandum of Understanding. Il suo contenuto prevederebbe un aumento di capitale di 50 mln di euro ed il deconsolidamento di tutto il portafoglio di 300 mln.di Npe, oltre alla predisposizione di un piano quinquennale con eventuali aggregazioni con altre realtà del private e quotazione in borsa.
Da mesi ci stiamo adoperando per far sì che ciascun soggetto coinvolto nella situazione di crisi della Banca del Fucino, a partire dagli azionisti e dall’Organo di Xxxxxxxxx, si assuma le proprie responsabilità, per evitare che l’unico stakeholder a pagare la crisi, creata e mal gestita da altri, siano i Lavoratori e le Lavoratrici della Banca del Fucino. In tale contesto abbiamo ripetutamente chiesto l’intervento di salvataggio da parte del sistema bancario o di una banca di elevate dimensioni.
Alla luce di ciò, non appena abbiamo appreso la notizia, abbiamo chiesto immediatamente un incontro con il Direttore Generale che si è svolto nella serata di ieri. In tale sede abbiamo chiaramente esposto che i Lavoratori, pur essendo parzialmente sollevati da un’ipotesi che allontana la
liquidazione coatta amministrativa, ciò nondimeno sono preoccupati da un’acquisizione di maggioranza da parte di una compagnia di riassicurazione anglo-panamense. Nelle passate esperienze, anche nel nostro settore, purtroppo numerosi lavoratori hanno perso il posto di lavoro dopo che le aziende erano state acquisite da fondi o altre entità finanziarie straniere. Eclatante il caso Fonspa-Xxxxxx Xxxxxxx ed il recentissimo caso di trasferimento di Direzione Generale effettuato nella ex Eurovita Assicurazioni acquisita da XX Xxxxxxx e rivenduta dopo due anni ad altro fondo inglese. Sappiamo che tali soggetti, operando in campo multinazionale, hanno le mani completamente libere nel perseguire i propri interessi, che quasi sempre hanno carattere puramente speculativo e di breve-medio termine.
Abbiamo pertanto chiaramente chiesto al Direttore Generale di essere posti a conoscenza in forma ufficiale, in tempi ristretti e comunque prima della firma dell’accordo, delle strategie che intende perseguire Barents, con particolare riferimento alle eventuali ricadute sui lavoratori. Abbiamo rappresentato con estrema chiarezza che vogliamo ottenere, prima della firma, garanzie scritte da parte di Barents che nei prossimi anni non siano attuati tagli al costo del personale superiori a quelli preventivabili con l’utilizzo del fondo di solidarietà e che non vengano attuate misure organizzative che determinino oggettivamente esuberi (ad esempio chiusura di numerose filiali, trasferimento della direzione generale fuori Roma).
Per rafforzare la nostra richiesta e far comprendere al soggetto interessato all’acquisto che è necessario in questa situazione attivare subito un dialogo finalizzato ad evitare di percorrere strade che facciano ricadere sui lavoratori l’onere del rilancio della banca, abbiamo esplicitato al Direttore Generale che è nostra intenzione coinvolgere, in questo specifico momento e prima che venga raggiunto un accordo definitivo, anche il Governo, in particolare la
Presidenza del Consiglio ed il Ministero dell’Economia. A tale scopo invieremo nei prossimi giorni una missiva a tali organi nella quale forniremo informativa dell’evoluzione in corso e chiederemo che vengano effettuati insieme alla Fisac-Cgil e alla Uilca gli interventi atti a tutelare i Lavoratori e le Lavoratrici.
Vi terremo informati sui prossimi sviluppi. Un caro saluto
C.A.C. Xxxxx Cgil e R.S.A. Xxx.Xx Banca del Fucino S.p.A.
Banca d’Italia: in tre anni 4 miliardi alle banche azioniste
Bilancio 2017 : dividendo da 218 milioni. Prima della rivalutazione delle quote voluta da Xxxxx non si andava oltre i 70. Per gli istituti benefici da 4 miliardi.
Anche quest’anno la Bankitalia ha deciso di dare ai suoi azionisti, tra cui molte banche (che sono dunque anche vigilate da Palazzo Xxxx), un generoso dividendo: 218 milioni su un utile netto di 3,9 miliardi. Allo Stato, che pur non essendo proprietario gode dei profitti della banca centrale, vanno 3,3 miliardi che diventano 4,9 miliardi considerando anche le imposte versate.
Come ha spiegato ieri nella relazione all’assemblea annuale il Governatore Xxxxxxx Xxxxx (il cui compenso resta stabile a 450
mila euro, tetto deciso nel 2014 e più alto dei 240 mila che valgono per la Pubblica amministrazione) si tratta del maggior risultato mai conseguito dall’istituto centrale. Un effetto ottenuto soprattutto grazie all’acquisto massiccio di debito pubblico attraverso il Quantitative easing della Bce (è via Nazionale ad acquistare i titoli) che ha gonfiato il bilancio, triplicato negli ultimi dieci anni.
A gennaio 2014 una riforma voluta dal governo Letta – inserita in un provvedimento che bloccava l’Imu sulla prima casa – ha imposto la rivalutazione delle quote del capitale di Via Nazionale, passato da 156 mila a 7,5 miliardi di euro. La riforma tassava un po’ Bankitalia (garantendo un’entrata immediata allo Stato) e si accompagnava anche a una rivisitazione del meccanismo di calcolo dei dividendi. Secondo diversi osservatori si trattava di un enorme favore alle banche azioniste titolari delle quote e bisognose di risorse per puntellare i bilanci dopo la lunga recessione. “Nessun regalo”, tuonò Visco.
E invece lo era. Prima del 2014 le banche ricevevano da Palazzo Xxxx dividendi tra i 50 e i 70 milioni l’anno, dopo la rivalutazione delle quote hanno incassato 380 milioni nel 2014, 340 nel 2015 e la stessa cifra nel 2016. Anche quest’anno il dividendo era di 340 milioni, ma solo 218 sono stati distribuiti perché ora sopra il 3% del capitale non si ha più diritto al dividendo. La norma era stata inserita nella riforma per far aumentare il numero di azionisti: entro il 2016 le banche socie dovevano cedere le quote superiori al 3%, pena la perdita del diritto di voto e all’utile per la parte eccedente: in questo modo si voleva creare un mercato delle partecipazioni. Effettivamente in tre anni è passato di mano il 30,65 per cento del capitale, ma a oggi Intesa Sanpaolo, Unicredit, Generali e Carige hanno ancora quote in eccesso per un valore nominale di 2,6 miliardi di euro (un tesoretto da liquidare in caso di necessità).
Dal 2014 i primi tre azionisti hanno ceduto il 27% del
capitale di Bankitalia con un guadagno che supera i 2 miliardi di euro. Un bel regalo. D’altronde, per dare un’idea, già nel primo bilancio utile di Intesa la rivalutazione era valsa un beneficio patrimoniale di 2,5 miliardi; 1,4 per Unicredit. La prima ha incassato in dividendi 161 milioni nel 2014, 144 milioni nel 2015 e 119 nel 2016, mentre la seconda se l’è cavata con quasi 200 milioni nel triennio. Insomma, per le banche azioniste il beneficio – calcolato in quasi 4 miliardi
– è passato, in parte, dal patrimonio al conto economico dopo la cessione delle azioni. Ad aumentare la loro quota sono state soprattutto fondazioni, casse di previdenza e Inps. Oggi la compagine conta 124 soggetti, dei quali 85 arrivati dopo la riforma: 6 assicurazioni, 8 fondi pensione, 9 enti di
previdenza, 20 fondazioni e 42 banche.
Al di là del regalo agli istituti di credito, la riforma Letta sembra aver fallito l’obiettivo. A oggi i primi quattro istituti azionisti hanno in mano ancora il 41% del capitale. Col tetto del 3% si assottiglia il beneficio dei dividendi, ma questo rende complesso liberarsi delle azioni. Insomma, il capitale di Bankitalia continua a essere controllato dagli istituti di credito di maggior dimensione. Che poi sono i principali beneficiari della riforma.
Pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” del 30/3/2018. Articolo di Xxxxx Xxxxxxx
Scarica il Bilancio Banca d’Italia 2017
Ci è stato segnalato da più parti che l’azienda sta contattando uno ad uno i colleghi per i quali sono stati riaperti i termini per accedere all’esodo ai sensi dell’accordo 1 febbraio 2018, per invitarli ad aderire.
L’invito iniziale si trasforma in forte sollecitazione e, in caso di diniego del collega (del tutto legittimo, dal momento che l’accordo ha assicurato la volontarietà), in una minaccia più o meno esplicita di trasferimento, minaccia che, in moltissimi casi, poi si realizza. Le segnalazioni si sono intensificate negli ultimi giorni e ci sono pervenute da tutto il territorio nazionale; è pertanto evidente che non si tratta di iniziative dei singoli HR. Siamo già intervenuti denunciando e stigmatizzando questo comportamento, che rappresenta una evidente e inaccettabile forzatura, e abbiamo chiesto di farlo cessare.
L’azienda ha risposto che si tratta di leve gestionali, utilizzate nell’ambito delle previsioni del CCNL, noi abbiamo sostenuto che siamo invece in presenza di vere e proprie ritorsioni, dal momento che i trasferimenti coinvolgono, guarda caso, SOLO colleghi che hanno deciso di non aderire all’esodo.
Per prima cosa ricordiamo che sia la legge – art. 2103 c.c. – che il CCNL pongono a carico dell’azienda l’onere di provare quali esigenze tecniche organizzative e produttive giustifichino il trasferimento ad una unità produttiva situata in un comune diverso; in secondo luogo, sempre il CCNL prevede che “… nel disporre il trasferimento l’impresa terrà conto anche delle condizioni personali e di famiglia dell’interessato”. Sono previste, inoltre, norme che prevedono il consenso del lavoratore per trasferimenti a lunga distanza, e cioè:
Per le aree professionali: oltre i 30 km e se il lavoratore ha compiuto 45 anni di età e maturato 22 anni di servizio;
Per i QD1 e QD2: oltre i 50 km e se il lavoratore ha compiuto
47 anni di età e maturato 22 anni di servizio.
Xxxxxx assistendo, inoltre, a trasferimenti a lunga distanza – anche 100 km – di lavoratori inquadrati QD3 e QD4 che vengono oltretutto demansionati. Denunciamo questa decisione aziendale che è miope, in quanto oltre a mortificare le professionalità, sancisce la rinuncia, di fatto, a valorizzare il patrimonio di competenze esistente.
Invitiamo i colleghi coinvolti in primo luogo a rivolgersi al proprio rappresentante sindacale in caso di violazione delle norme contrattuali, ma soprattutto a richiedere formalmente all’azienda di comprovare quali siano le esigenze tecniche, organizzative e produttive a supporto del trasferimento stesso.
Ribadiamo che sia la legge che il CCNL pongono a carico dell’azienda l’obbligo di dimostrare che proprio quel lavoratore, e non un altro che svolga analoghe mansioni, deve andare nella nuova destinazione.
Aggiungiamo, però, che quand’anche l’azienda si muovesse all’interno delle previsioni del CCNL e di legge, il problema resterebbe.
I motivi per i quali un collega decide di non aderire al Fondo di solidarietà sono i più vari e hanno a che fare principalmente con la sfera personale/familiare. È una scelta che va in ogni modo rispettata, e il rispetto è dovuto sia al lavoratore che alle organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l’accordo 1 febbraio 2018 attraverso il quale è stata garantita l’assoluta volontarietà. Se ciò non avviene, come non sta in questo caso avvenendo, se questa libera scelta si traduce in una successiva “punizione” per il lavoratore, ci troviamo in presenza di un fatto grave, mai verificatosi in precedenza, che rischia di deteriorare pesantemente il clima
all’interno dell’azienda.
Se poi dovessimo verificare che le leve gestionali – cioè i trasferimenti – sono state utilizzate esclusivamente nei confronti di coloro che, avendo i requisiti, hanno deciso di non aderire all’esodo, cadrebbe l’alibi delle esigenze tecniche, organizzative e produttive.
Invitiamo i colleghi a non cedere alle forzature aziendali e diffidiamo l’Azienda dal mettere in atto le minacce in corso, venendosi altrimenti a vanificare l’efficacia degli accordi sottoscritti, ma anche gli impegni futuri che ci attendono.
Milano, 29 marzo 2018
Segreterie di Gruppo UniCredit
Fabi – First/Cisl – Fisac/Cgil – UilCa – Unisin
BNL: permessi annuali per attività di volontariato
Nel discutere con i lavoratori gli accordi tra azienda e sindacato del 22 dicembre 2016, le scriventi Organizzazioni Sindacali hanno dato ampio risalto al complesso degli stessi, portando in assemblea tutti i punti e gli accordi raggiunti con l’azienda.
In particolare il “Protocollo in materia sociale e di conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro”, contiene alcune misure che hanno il senso di andare incontro alle esigenze famigliari dei lavoratori.
Qui vogliamo ricordare a tutti l’articolo 10 del protocollo citato che prevede lo stanziamento di 1000 ore (in via
sperimentale e fino al 31 dicembre 2018) per “finanziare attività di volontariato su specifici progetti/iniziative con finalità sociali rivolti all’esterno del Gruppo, anche promossi da Enti esterni”
In sostanza si parla di un intervento concreto in termini di permessi retribuiti che l’azienda mette a disposizione per attività strutturate di volontariato, per le quali il collega oltre ad impegnare delle sue spettanze (Ferie, Banca Ore, Permessi non retribuiti) può beneficiare della banca del tempo solidale e che nel 2017 ha portato diversi colleghi ad usufruirne.
Siamo qui a richiamare l’attenzione dei colleghi su questa possibilità perché sappiamo che tantissimi sono impegnati in questo genere di attività ma non sono a conoscenza di questo stanziamento e quindi non usufruiscono di questa bellissima possibilità.
Per avere informazioni su come presentare i progetti, e a chi, i colleghi si possono rivolgere direttamente alle strutture sindacali scriventi, nella veste degli RSA sui vari territori.