Contract
xvi legislatura — allegato A ai resoconti — seduta del 4 dicembre 2008 — n. 98
3. Il canone sostenibile corrisposto a fronte del contratto di locazione è com- putabile a parziale restituzione delle somme pagate dagli Istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasfor- mati, per l’estinzione del mutuo relativo all’immobile e degli oneri accessori corri- sposti. Resta ferma la facoltà di riacquisto dell’immobile prioritariamente da parte del mutuatario insolvente alla scadenza del contratto di locazione secondo le mo- dalità stabilite da leggi regionali.
1-bis. 051. (Testo corretto). La Commis- sione.
(Approvato)
Dopo l’articolo 1-bis, aggiungere il se- guente:
ART. 1-ter. – 1. Sugli immobili adibiti a prima casa di abitazione, sottoposti a procedura esecutiva immobiliare o con- corsuale, occupati a titolo di abitazione principale da un mutuatario insolvente, è riconosciuto il diritto di prelazione al comune sul cui territorio incidono, al fine di essere destinati all’incremento del pa- trimonio edilizio residenziale pubblico a finalità sociale.
1-bis. 031. Mastromauro.
(Inammissibile)
A.C. 1813-A – Ordini del giorno
ORDINI DEL GIORNO
La Camera, premesso che:
il testo attuale del provvedimento in esame circoscrive l’ambito di applica- zione, sotto il profilo territoriale, alle sole maggiori aree urbane del Paese, vale a dire i comuni capoluogo delle 14 aree metro- politane ed i comuni ad alta tensione abitativa con essi confinanti;
tale misura è volta a salvaguardare il diritto di proprietà dei locatori, tutelato dall’articolo 42 della Costituzione nonché dall’articolo 1, protocollo 1, della Conven- zione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU);
alcuni comuni capoluogo di provin- cia ed altri comuni esclusi dal provvedi- mento potrebbero trovarsi in una situa- zione di emergenza abitativa determinata, tra l’altro, dalla presenza di un’elevata concentrazione di famiglie a basso reddito, da un numero crescente di sfratti, da una ridotta offerta aggiuntiva di alloggi pub- blici, anche per effetto della dismissione del patrimonio immobiliare degli enti pre- videnziali, da un’elevata percentuale di immobili non occupati, nonché dai cre- scenti processi migratori;
esiste una situazione di particolare emergenza per le fasce più deboli del Paese a seguito della grave crisi economi- co-finanziaria di questi giorni;
appare necessario individuare ulte- riori modalità di intervento in favore di conduttori appartenenti a categorie parti- colarmente disagiate, quali quelle indivi- duate dal provvedimento in esame,
impegna il Governo
ad adottare le necessarie iniziative per individuare le misure idonee ad interve- nire a favore dei conduttori appartenenti alle categorie sociali previste dal provve- dimento in esame e residenti in comuni con almeno 50 conduttori interessati dalle procedure esecutive di rilascio per finita locazione – esclusi dal provvedimento in esame ma compresi nell’articolo 1, comma 1, della legge n. 9 del 2007 – per i quali il Prefetto abbia accertato la sussistenza di una situazione di particolare tensione abi- tativa e, a tal fine, a predisporre le con- seguenti e necessarie informative alle Pre- fetture.
9/1813/1. Xxxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxxxx, Xxx- xxxx, Xxxxx Xxxxxx, Xxxxxxx.
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La Camera, premesso che:
il decreto-legge in esame reca mi- sure urgenti per contenere il disagio abi- tativo di alcune particolari categorie so- ciali e prevede una applicazione limitata solo ad alcune parti del territorio;
la questione abitativa rappresenta un tema rilevante per la società e l’eco- nomia italiana ed è un tema che è tornato ad occupare le pagine dell’agenda politica con un rilievo nuovo rispetto al recente passato;
in seguito al boom immobiliare l’accesso alla casa è diventato sempre più difficile ed in questa fase ciclica alcune fasce della domanda sono state penaliz- zate: si tratta in particolare delle fasce più deboli, in gran parte quelle che si rivol- gono all’affitto rispetto alla proprietà;
la crescita sorprendente del mer- cato immobiliare ha aumentato il numero di famiglie che con difficoltà riescono ad accedere al bene casa;
la ricerca del CRESME mette in evidenza come 1,7 milioni di famiglie de- stinano più del 30 per cento del loro reddito netto al pagamento dell’affitto del- l’alloggio in cui abitano (per le 680.000 famiglie in affitto con un reddito netto inferiore ai 10.000 euro l’anno, la percen- tuale è salita dal 47 per cento del 2005 al
66 per cento del 2007);
sono molte di più del passato le domanda di sfratto richieste, i provvedi- menti emessi e gli sfratti eseguiti (oltre
80.000 negli ultimi quattro anni gli sfratti eseguiti con ufficiale giudiziario);
il decreto-legge n. 112 del 2008 all’articolo 11, ha previsto l’adozione di un
« piano casa » rivolto prioritariamente alla prima casa per le categorie svantaggiate, e rivolto inoltre all’incremento del patrimo- nio immobiliare ad uso abitativo attra- verso l’offerta di alloggi di edilizia resi-
denziale con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati prioritaria- mente a prima casa,
impegna il Governo
ad adottare, in accordo con le Regioni e le autonomie locali e nel rispetto delle rispettive competenze, interventi concreti ed esaustivi per far fronte alle emergenze relative alla domanda abitativa, valutando, in particolare:
la salvaguardia di un mercato della casa in affitto per le famiglie a basso reddito (autoctone e extracomunitarie);
l’ampliamento del mercato degli af- fitti per le famiglie a reddito medio e medio-basso, che non hanno casa di pro- prietà, garantendo una locazione « a prezzi ragionevoli »;
l’ampliamento dell’offerta di alloggi da compravendere a prezzi calmierati ri- spetto agli eccessi della fase ciclica immo- biliare.
9/1813/2. Monai, Borghesi.
La Camera, premesso che:
il decreto-legge in esame reca mi- sure urgenti per contenere il disagio abi- tativo di alcune particolari categorie so- ciali e prevede una applicazione limitata solo ad alcune parti del territorio;
la questione abitativa rappresenta un tema rilevante per la società e l’eco- nomia italiana ed è un tema che è tornato ad occupare le pagine dell’agenda politica con un rilievo nuovo rispetto al recente passato;
in seguito al boom immobiliare l’accesso alla casa è diventato sempre più difficile ed in questa fase ciclica alcune fasce della domanda sono state penaliz- zate: si tratta in particolare delle fasce più deboli, in gran parte quelle che si rivol- gono all’affitto rispetto alla proprietà;
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la crescita sorprendente del mer- cato immobiliare ha aumentato il numero di famiglie che con difficoltà riescono ad accedere al bene casa;
la ricerca del CRESME mette in evidenza come 1,7 milioni di famiglie de- stinano più del 30 per cento del loro reddito netto al pagamento dell’affitto del- l’alloggio in cui abitano (per le 680.000 famiglie in affitto con un reddito netto inferiore ai 10.000 euro l’anno, la percen- tuale è salita dal 47 per cento del 2005 al
66 per cento del 2007);
sono molte di più del passato le domanda di sfratto richieste, i provvedi- menti emessi e gli sfratti eseguiti (oltre
80.000 negli ultimi quattro anni gli sfratti eseguiti con ufficiale giudiziario);
il decreto-legge n. 112 del 2008 all’articolo 11, ha previsto l’adozione di un
« piano casa » rivolto prioritariamente alla prima casa per le categorie svantaggiate, e rivolto inoltre all’incremento del patrimo- nio immobiliare ad uso abitativo attra- verso l’offerta di alloggi di edilizia resi- denziale con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati prioritaria- mente a prima casa,
impegna il Governo
ad adottare, in accordo con le Re- gioni e le autonomie locali e nel rispetto delle rispettive competenze, interventi con- creti ed esaustivi per far fronte alle emer- genze relative alla domanda abitativa, va- lutando, in particolare:
la promozione di iniziative volte a favorire la locazione per le famiglie a basso reddito.
9/1813/2. (Testo modificato nel corso della seduta). Monai, Borghesi.
La Camera, premesso che:
il decreto-legge in esame reca mi- sure urgenti per contenere il disagio abi-
tativo di alcune categorie sociali, proro- gando, tra l’altro, il termine di sospen- sione dell’esecuzione degli sfratti al 30 giugno 2009 e prevedendo un’applica- zione limitata solo ad alcune parti del territorio;
la proroga degli sfratti non rappre- senta la realizzazione del diritto alla casa, ma costituisce il prolungamento di una situazione di disagio per molte famiglie in situazione di grave precarietà abitativa;
la « questione casa » ed il forte disagio abitativo esistente nel paese non hanno ancora avuto alcuna risposta;
l’emergenza sfratti non riguarda solo le grandi aree metropolitane: tra i comuni esclusi dal decreto legge in esame, se ne contano infatti molti con altissima tensione abitativa;
sono oltre 110 mila le famiglie interessate dalle sentenze di sfratto che adesso potranno attendere il 30 giugno 2009 nelle proprie abitazioni, ma la com- binazione dello scarso potere d’acquisto, del carovita e della crisi finanziaria, rende necessaria anche una riforma degli affitti;
il decreto-legge in esame non prende in considerazione tutte quelle fa- miglie che sono destinatarie di provvedi- menti di sfratto per morosità;
secondo i dati del Ministero degli interni nel 2007 le famiglie sotto sfratto per morosità sono state l’80 per cento, un numero assai elevato, derivante anche da- gli effetti della crisi economica su tali famiglie,
impegna il Governo
ad adottare interventi volti ad alleviare il disagio abitativo, in collaborazione con le regioni e le autonomie locali interessate, mediante un’accurata analisi suddivisa per aree territoriali, tenendo presente i reali fabbisogni abitativi di ciascuna regione.
9/1813/3. Piffari.
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La Camera, premesso che:
il decreto-legge in esame reca mi- sure urgenti per contenere il disagio abi- tativo di alcune categorie sociali, proro- gando, tra l’altro, il termine di sospensione dell’esecuzione degli sfratti al 30 giugno 2009 e prevedendo un’applicazione limi- tata solo ad alcune parti del territorio;
la proroga degli sfratti non rappre- senta la realizzazione del diritto alla casa, ma costituisce il prolungamento di una situazione di disagio per molte famiglie in situazione di grave precarietà abitativa;
l’emergenza sfratti non riguarda solo le grandi aree metropolitane: tra i comuni esclusi dal decreto legge in esame, se ne contano infatti molti con altissima tensione abitativa;
il decreto-legge in esame non prende in considerazione tutte quelle fa- miglie che sono destinatarie di provvedi- menti di sfratto per morosità;
secondo i dati del Ministero degli interni nel 2007 le famiglie sotto sfratto per morosità sono state l’80 per cento, un numero assai elevato, derivante anche da- gli effetti della crisi economica su tali famiglie,
impegna il Governo
ad adottare interventi volti ad alleviare il disagio abitativo, in collaborazione con le regioni e le autonomie locali interessate, mediante un’accurata analisi suddivisa per aree territoriali, tenendo presente i reali fabbisogni abitativi di ciascuna regione.
9/1813/3. (Testo modificato nel corso della seduta). Piffari.
La Camera, premesso che:
l’analisi della questione abitativa e del mercato della casa in Italia evidenzia
la necessità per il nostro paese di una ridefinizione dei modelli di intervento di housing sociale;
a fronte della crescita della do- manda, dei prezzi, delle compravendite, delle nuove costruzioni private, e della difficoltà di accedere all’affitto, l’offerta ha visto « scomparire » nella sostanza una tradizionale funzione pubblica;
con riferimento al quadro europeo ed al funzionamento dell’edilizia residen- ziale pubblica, in Germania, con un red- dito mensile di 1750 euro, si accede ad un alloggio popolare e ci sono 11,6 milioni di case popolari, in Gran Bretagna sono presenti 5,4 milioni di case popolari, in Francia 5 milioni mentre in Italia sono solo l,5 milioni i cosiddetti « alloggi so- ciali », che comprendono sia l’edilizia age- volata che la sovvenzionata;
l’Italia destina alle politiche di so- stegno alla domanda sociale solo l’l per cento della spesa sociale complessiva, una quota tra le più basse in Europa. Il primato è del Regno Unito, dove la spesa per l’housing rappresenta il 5,6 per cento della spesa sociale, seguono a distanza Irlanda (3,2 per cento) e Francia (2,9 per cento);
nel corso dell’ultimo ventennio in Italia il ruolo del settore pubblico in tale ambito ha registrato un deciso ridimen- sionamento: nel 1984 la spesa pubblica finanziava la realizzazione di 34.000 abi- tazioni in edilizia sovvenzionata, negli ul- timi anni le abitazioni ultimate in tutta Italia sono state solo 1.900;
l’articolo 21 del decreto-legge
n. 159, collegato alla manovra finanziaria, ha stanziato 700 milioni di euro da fina- lizzare all’emergenza abitativa, di cui 550 milioni destinati per il 30 per cento alle nuove costruzioni, per il 20 per cento all’acquisto e per il 50 per cento alla manutenzione e recupero dei nuclei a rischio di sfratto, mentre i restanti 150 milioni destinati a promuovere attraverso l’Agenzia del demanio gli strumenti misti che permettono l’acquisto, il recupero e la ristrutturazione di immobili pubblici;
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di fronte alla crisi delle vendite, al difficile accesso al mercato dell’affitto ed ai problemi che si incontrano per l’accen- sione di un mutuo da parte di una sempre più ampia fascia di cittadini coinvolti nell’emergenza abitativa, l’housing sociale può essere declinato come soluzione pos- sibile, anche per affrontare le numerose sofferenze di chi ha acquistato un appar- tamento e ora non ce la fa a pagare la rata del mutuo;
molte famiglie sono state costrette ad acquistare casa in assenza di proposte diverse e sono indebitate in maniera irre- versibile,
impegna il Governo:
a definire un modello di housing sociale inteso come modello di gestione dell’intero ciclo produttivo edilizio, incen- tivando le iniziative di recupero e ristrut- turazione urbanistica ed edilizia;
a valutare la possibilità di adottare ogni utile iniziativa diretta a semplificare la destinazione di immobili del demanio pubblico al soddisfacimento di esigenze di housing sociale.
9/1813/4. Scilipoti, Evangelisti.
La Camera, premesso che:
l’analisi della questione abitativa e del mercato della casa in Italia evidenzia la necessità per il nostro paese di una ridefinizione dei modelli di intervento di housing sociale,
impegna il Governo:
a definire un modello di housing sociale inteso come modello di gestione dell’intero ciclo produttivo edilizio, incen- tivando le iniziative di recupero e ristrut- turazione urbanistica ed edilizia;
a valutare la possibilità di adottare ogni utile iniziativa diretta a semplificare
la destinazione di immobili del demanio pubblico al soddisfacimento di esigenze di housing sociale.
9/1813/4. (Testo modificato nel corso della seduta). Scilipoti, Evangelisti.
La Camera, premesso che:
il provvedimento in esame, avente per oggetto misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, sospende fino al 30 giugno 2009 la procedura esecutiva di sfratto limitata- mente ai comuni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto-legge 27 maggio
2005, n. 86, convertito, con modificazioni,
dalla legge 26 luglio 2005, n. 148;
la precedente sospensione, dispo- sta dal decreto-legge 31 dicembre 2007,
n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, esten- deva la misura di proroga ai comuni individuati all’articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, vale a dire i comuni capoluoghi di provincia, i comuni con essi confinanti con popolazione su- periore a 10.000 abitanti e i comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera CIPE n. 87103 del 13 novembre 2003;
la restrizione operata con il pre- sente decreto risulta motivata da una maggiore concentrazione degli sfratti nelle aree metropolitane, desunta in base ai dati forniti dal Ministero dell’interno relativi ai provvedimenti esecutivi di sfratto per finita locazione emessi nel- l’anno 2006;
in ragione di ulteriori indicazioni fornite da diversi enti locali esclusi dal presente provvedimento e dai rappresen- tanti degli inquilini appare opportuno ap- profondire la reale consistenza del feno- meno, specie alla vigilia di politiche strut- turali che, attraverso il « Piano Casa » di cui all’articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con mo-
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dificazioni, dalla legge 6 agosto 2008,
n. 133, si propongono di affrontare l’emergenza abitativa del Paese,
impegna il Governo
ad attivare adeguate procedure di moni- toraggio dell’emergenza abitativa, in spe- cial modo del fenomeno degli sfratti per finita locazione e morosità, che incroci i dati a disposizione dei soggetti istituzionali centrali e periferici e delle rappresentanze degli inquilini e della proprietà.
9/1813/5. Xxxxx, Xxxxxxx, Realacci, Xxx- xxxxx, Xxxxxxxxx, Xxxxx, Xxxxxxxx, Xx- xxxxxxxxx, Xxxxx, Mastromauro, Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxxx, Viola, Zam- parutti.
La Camera, premesso che:
il provvedimento in esame, avente per oggetto misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, sospende fino al 30 giugno 2009 la procedura esecutiva di sfratto limitata- mente ai comuni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto-legge 27 maggio
2005, n. 86, convertito, con modificazioni,
dalla legge 26 luglio 2005, n. 148;
la precedente sospensione, disposta dal decreto-legge 31 dicembre 2007,
n. 248, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, estendeva la misura di proroga ai comuni individuati all’articolo 1, comma 1, della legge 8 febbraio 2007, n. 9, vale a dire i comuni capoluoghi di provincia, i comuni con essi confinanti con popolazione superiore a
10.000 abitanti e i comuni ad alta tensione abitativa di cui alla delibera CIPE
n. 87103 del 13 novembre 2003;
la restrizione operata con il pre- sente decreto risulta motivata da una maggiore concentrazione degli sfratti nelle aree metropolitane, desunta in base ai dati
forniti dal Ministero dell’interno relativi ai provvedimenti esecutivi di sfratto per fi- nita locazione emessi nell’anno 2006;
in ragione di ulteriori indicazioni fornite da diversi enti locali esclusi dal presente provvedimento e dai rappresen- tanti degli inquilini appare opportuno ap- profondire la reale consistenza del feno- meno, specie alla vigilia di politiche strut- turali che, attraverso il « Piano Casa » di cui all’articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con mo- dificazioni, dalla legge 6 agosto 2008,
n. 133, si propongono di affrontare l’emergenza abitativa del Paese,
invita il Governo
ad attivare adeguate procedure di moni- toraggio dell’emergenza abitativa, in spe- cial modo del fenomeno degli sfratti per finita locazione e morosità, che raffrontino i dati certi e certificati a disposizione dei soggetti istituzionali centrali e periferici e delle rappresentanze degli inquilini e della proprietà.
9/1813/5. (Testo modificato nel corso della seduta). Xxxxx, Xxxxxxx, Xxx- xxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxxxxxx, Xxxxx, Xxx- xxxxx, Marantellli, Xxxxx, Mastromauro, Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxx, Xxxxxxxxxx, Xxxxxxx.
La Camera, premesso che:
il decreto-legge in esame contiene misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, limitando l’ambito di applicazione ai soli comuni capoluogo delle 14 aree metropo- litane individuate ed ai comuni ad alta tensione abitativa con essi confinanti;
i soggetti potenzialmente benefi- ciari della sospensione della procedura di sfratto sono quelli che rispondono ai re- quisiti previsti dalla legge n. 9 del 2007 e che risultano interessati da procedure di sfratto esclusivamente per finita locazione;
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l’analisi delle cause di sfratto xxx- xxxxxx che negli ultimi anni si è registrato un sostanziale aumento dei provvedimenti emessi per morosità e parallelamente una significativa diminuzione di quelli emessi per finita locazione; nel 2007 il 77,34 per cento del totale dei provvedimenti emessi è riconducibile a cause di morosità, a fronte di un corrispondente dato nel 1990 di appena il 26 per cento;
una recente indagine del CENSIS ha rivelato come il comparto dell’affitto, oltre a costituire un elemento di debolezza del quadro italiano, ha registrato nel tempo una crescente associazione tra le soluzioni abitative in locazione e la diffi- cile condizione economica delle famiglie;
in particolare l’effetto del caro- affitti si traduce in una notevole incidenza dei costi abitativi rispetto al reddito delle famiglie, al punto di far emergere nuove forme di disagio che riguardano non solo le fasce più povere in condizioni di emer- genza abitativa ma anche le famiglie della fascia medio-bassa in affitto nel libero mercato, le quali, anche per ragioni di reddito, sono escluse dall’offerta dell’edi- lizia sociale sovvenzionata, non dispon- gono di mezzi adeguati per l’accesso alla casa in proprietà e subiscono il rilevante aumento degli affitti;
l’attuale crisi economica che sta attraversando il Paese rischia di aggravare ulteriormente un processo già in atto di allargamento delle aree sociali del disagio, della povertà e del rischio abitativo,
impegna il Governo
ad adottare, di concerto con le regioni e gli enti locali, le idonee iniziative volte a sostenere l’accesso al mercato dell’affitto di famiglie a medio e basso reddito, anche attraverso il potenziamento di misure eco- nomiche già previste, quali il Fondo na- zionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione.
9/1813/6. Xxxxxxx, Xxxxx, Realacci, Xxx- xxxxx, Xxxxxxxxx, Xxxxx, Xxxxxxxx, Xx- xxxxxxxxx, Xxxxx, Xxxxxxxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxxx, Zam- parutti, Xxxxxxx.
La Camera, premesso che:
l’edilizia residenziale pubblica, se- condo gli orientamenti della giurispru- denza costituzionale, è materia « trasver- sale », in quanto estesa su tre livelli nor- mativi (legislativo esclusivo, concorrente e residuale delle regioni) in dipendenza della natura degli interventi concretamente ef- fettuati;
le modalità di formazione delle graduatorie finalizzate all’assegnazione de- gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, per la parte funzionale alla gestione del patrimonio immobiliare, andrebbero ri- condotte alle materie di competenza resi- duale delle regioni, ai sensi dell’articolo 117, quarto comma, della Costituzione;
in alcuni ambiti territoriali si è determinato uno squilibrio nell’assegna- zione degli alloggi a vantaggio degli immi- grati regolari la cui tutela, necessaria per una vera integrazione, deve comunque essere raccordata con le non meno im- portanti esigenze della popolazione disa- giata da maggior tempo residente in Italia;
è opportuno evitare che sulle mo- dalità di accesso al « bene casa » offerto dall’edilizia residenziale pubblica le re- gioni possano introdurre fattori discrimi- natori verso alcune categorie di benefi- ciari;
vi è, comunque, una competenza esclusiva dello Stato in materia di deter- minazione dei livelli essenziali delle pre- stazioni, posto che il diritto all’abitazione costituisce « un diritto sociale fondamen- tale (...) che connota la nostra forma di Stato » (come riconosciuto dalla Corte co- stituzionale con la sentenza n. 419 del 1991) e che pertanto i criteri fondamentali per il concreto riconoscimento di tale diritto possono considerarsi riconducibili alla competenza esclusiva dello Stato,
impegna il Governo
ad adottare le necessarie iniziative per garantire su tutto il territorio nazionale
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che l’assegnazione degli immobili dell’edi- lizia economica popolare avvenga in base a criteri selettivi volti al sostegno di sog- getti in condizioni di debolezza economica e sociale, tendenzialmente tutelando gli anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate, i nuclei familiari a basso reddito, anche monoparentali o monored- dito, i soggetti sottoposti a procedure ese- cutive di rilascio e gli altri soggetti in possesso di requisiti di cui all’articolo 1 della legge 8 febbraio 2007, n. 9.
9/1813/7. Xxxx, Monai, Piffari, Scilipoti, Borghesi, Paladini, Zazzera, Messina.
La Camera, premesso che:
il decreto-legge in esame prevede la sospensione delle azioni di rilascio per soggetti con sfratto per finita locazione in particolare condizioni di disagio abitativo ovvero con un reddito complessivo fami- gliare inferiore ai 27.000 euro lordi, com- posti da anziani ultrasessantacinquenni o da portatori di handicap o con figli fiscal- mente a carico;
l’articolo 11 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con mo- dificazioni, dalla legge 6 agosto 2008,
n. 133, ha previsto che il Governo, attra- verso l’emanazione di un decreto del Pre- sidente del Consiglio dei ministri, predi- sponga un Piano casa nazionale di social housing con la partecipazione di soggetti privati, finalizzato a dotare l’Italia di un parco alloggi a canone agevolato;
il piano previsto dall’articolo 11 dovrà essere integrato da un Piano di edilizia pubblica a canone sociale per coloro che non sono in grado di corri- spondere un canone di locazione agevo- lato;
il decreto-legge in esame prevede la sospensione degli sfratti allo scopo di ga- rantire il passaggio da casa a casa per le famiglie in forte disagio abitativo con sfratto per finita locazione ed in relazione al Piano casa previsto dall’articolo 11 della
legge del decreto-legge 25 giugno 2008,
n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
al fine di chiudere definitivamente la lunga lista delle proroghe degli sfratti approvate fino ad oggi, è necessario che gli alloggi resi disponibili con la realizzazione del Piano di social housing vadano prio- ritariamente alle famiglie soggette a so- spensione degli sfratti di cui al decreto- legge in esame,
impegna il Governo:
a prevedere che gli alloggi resi dispo- nibili dal Piano casa, di cui all’articolo 11 del citato decreto n. 112 del 2008, siano locati prioritariamente alle famiglie sog- gette a sospensione delle esecuzioni di rilascio di cui al decreto-legge in esame, al fine di garantire loro il passaggio da casa a casa e non procedere ad ulteriori pro- roghe degli sfratti;
a prevedere che siano resi disponibili un numero adeguato di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale al fine di garantire il passaggio da casa a casa per le famiglie soggette a sospensione delle azioni di rilascio di cui al decreto- legge in esame, che non siano in condi- zioni di pagare il canone agevolato appli- cato agli alloggi realizzati tramite il Piano di social housing previsto dall’articolo 11 del citato decreto n. 112 del 2008.
9/1813/8. Belcastro, Xx Xxxxx, Commer- cio, Xxxxxxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxx, Xxxxxxxx.
La Camera, premesso che:
il diritto all’abitazione è collocabile tra i diritti inviolabili dell’uomo, un diritto individuale ed assoluto che lo Stato tutela e garantisce;
l’Italia ha ratificato il Trattato in- ternazionale sui diritti sociali ed econo- mici con la legge 25 ottobre 1977, n. 881;
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tale legge, all’articolo 11, prescrive che gli Stati aderenti riconoscano il diritto all’abi- tazione;
l’articolo 3 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, prevede che tra i motivi di disdetta figuri la necessità per il locatore di vendere l’immobile a terzi qualora non abbia la proprietà di altri immobili ad uso abitativo oltre a quello utilizzato come prima casa;
taluni autori in dottrina hanno prospettato interpretazioni diverse e anche riduttive delle citate disposizioni legisla- tive, che dovrebbero, secondo alcuni, ga- rantire il diritto all’acquisto al conduttore a parità di condizioni rispetto a terzi, mentre secondo altri autori la possibilità di acquisto per il conduttore opererebbe solo in caso di disdetta del contratto in prossimità della prima scadenza. Questa ultima interpretazione, a parere dei sot- toscrittori del presente ordine del giorno, se avallata, comporterebbe un evidente contrasto con la Costituzione ed in parti- colare con gli articoli 2, 3, 41, secondo xxxxx, 42, secondo xxxxx, e 47, secondo xxxxx;
nell’attuale assetto economico-so- ciale non si può condividere una restri- zione dell’applicazione del diritto di pre- lazione e riscatto: se questo viene ricono- sciuto alla scadenza del contratto a mag- gior ragione andrebbe riconosciuto durante l’intera vigenza del contratto di locazione, altrimenti si determinerebbe una lesione dei diritti e di interessi costi- tuzionalmente garantiti, fatto salvo il di- ritto del proprietario di procedere alla vendita dell’immobile,
impegna il Governo
ad emanare un provvedimento di inter- pretazione autentica dell’articolo 2, comma 1, e dell’articolo 3, comma 1, lettera g), della legge 9 dicembre 1998,
n. 431, nel senso che le norme previste in tema di diritto di prelazione e riscatto di cui agli articoli 38 e 39 della legge 27 luglio 1978, n. 392, si applicano non solo
ai contratti che vengono disdetti o che sono prossimi alla scadenza contrattuale ma anche nel corso della locazione per l’intera durata del contratto, senza che assuma rilevanza il termine di scadenza o l’eventuale disdetta del medesimo con- tratto.
9/1813/9. Xxxx, Xx Xxxxx, Commercio, Belcastro, Xxxxxxxxxx, Xxxxxxx, Xxx- xxxxx, Sardelli.
La Camera, premesso che:
in Italia sono 600.000 famiglie in attesa di assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica mentre le politiche abitative avviate negli ultimi anni hanno determinato il fatto che si è passati dalle 36.000 case popolari costruite nel 1984 alle 1.500 del 2006;
nel nostro Paese, ed in particolare nel Mezzogiorno, insistono numerosi al- loggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà di comuni e IACP comunque denominati, che risultano chiusi, quindi inutilizzati, ed in degrado;
secondo Federcasa, l’associazione nazionale degli IACP, sarebbero almeno
20.000 gli alloggi da loro gestiti chiusi e in degrado;
la presenza di alloggi pubblici inu- tilizzati ed in degrado non è ammissibile a fronte della richiesta di alloggi pubblici a canone sociale che si riversa nei con- fronti dei comuni;
appare necessario ed improrogabile avviare un piano straordinario finalizzato al recupero di alloggi pubblici oggi chiusi e inutilizzati, per assegnarli alle famiglie collocate utilmente nelle graduatorie co- munali, ma anche per avviare piani di manutenzione straordinaria degli alloggi di edilizia residenziale pubblica,
impegna il Governo
a predisporre, entro tre mesi, un piano straordinario, d’intesa con le regioni e
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l’Anci, adeguatamente finanziato, anche con il concorso dei citati enti locali, al fine di procedere al recupero degli alloggi in degrado inutilizzati, per assegnare gli stessi ai legittimi assegnatari nonché per avviare un vasto piano di manutenzione straordinaria degli alloggi di edilizia resi- denziale pubblica.
9/1813/10. Xxxxxxxx, Xx Xxxxx, Belca- stro, Commercio, Xxxxxxxxxx, Xxxxxxx, Xxxx, Xxxxxxxx.
La Camera, premesso che:
il provvedimento in esame, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, si è reso necessario in attesa che il Piano nazionale di edilizia abitativa, predisposto dal Governo, riesca a dare una risposta definitiva a chi nel nostro Paese continua a vivere situazioni drammatiche sul fronte abitativo;
all’articolo 1 del provvedimento in esame si è deciso di sospendere l’esecu- zione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione degli immobili adibiti ad uso abitativo limitatamente ai comuni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legge 27 maggio, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 luglio 2005,
n. 148;
conseguentemente soltanto i resi- denti nei comuni capoluogo delle aree metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo, Messina, Catania, Ca- gliari e Trieste, nonché nei comuni ad alta tensione abitativa con essi confinanti, potranno usufruire di tale sospensione;
in questo modo, stante la gravità del problema sfratti, rispetto ai quali è da registrare un aumento sempre maggiore, in percentuale, di quelli per morosità a dimostrazione dell’acuirsi dei problemi economici nel Paese, si rischia di deter- minare, nelle aree non interessate dalla sospensione, forte tensioni sociali;
la stessa graduatoria stilata dal Ministero dell’interno, relativa alle sen- tenze di sfratto emesse nel 2007 in rap- porto alle famiglie residenti, evidenzia che ai primi 35 posti figurano ben 28 province che non saranno interessate dalla sospensione;
allo stesso tempo si creerà una situazione di fatto discriminatoria anche nelle stesse province interessate dalla so- spensione poiché quelle confinanti terri- torialmente alle predette aree metropoli- tane saranno in regime di sospensione, mentre in quelle non confinanti si darà seguito, comunque, alle sentenze di sfratto,
impegna il Governo:
ad emanare precise disposizioni af- finché i prefetti, entro trenta giorni, con specifico riferimento alle aree non inte- ressate dalla sospensione degli sfratti per particolari categorie sociali, convochino un tavolo di confronto con gli enti locali per:
a) monitorare l’entità e la dimen- sione del problema sfratti, al fine di tro- vare misure idonee a contenere situazioni di particolare tensione sociale;
b) predisporre un piano comune atto a garantire, soprattutto per particolari categorie sociali (famiglie in cui è presente un ultrasessantacinquenne, ovvero un por- tatore di handicap o con figli fiscalmente a carico), il passaggio da casa a casa;
a verificare la possibilità, qualora venissero segnalate particolari situazioni di tensione sociale e in attesa che risulti operativo il Piano nazionale di edilizia abitativa, di allargare il numero dei co- muni interessati alla sospensione degli sfratti.
9/1813/11. Iannaccone, Xx Xxxxx, Belca- stro, Commercio, Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxx, Sardelli.
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La Camera, premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008,
n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, prevede la realizzazione di un programma di edilizia residenziale;
il piano nazionale di edilizia abi- tativa doveva essere adottato dal Governo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro il 5 ottobre 2008, pre- vedendo, in base al citato n. 112 del 2008, anche il recupero del patrimonio abitativo esistente, con interventi concentrati sul- l’effettiva richiesta abitativa nei singoli contesti;
il comma 10 dell’articolo 11 del richiamato decreto dispone che « una quota del patrimonio immobiliare del de- manio, costituita da aree ed edifici non più utilizzati, può essere destinata alla realiz- zazione » del piano casa;
il piano casa dovrà peraltro essere confrontato con la realtà che fa dell’Italia il primo paese d’Europa per disponibilità di abitazioni e con il fatto che negli anni Novanta (dati Eurostat) le costruzioni, in Italia, hanno sottratto all’agricoltura circa
2.800.000 ettari di suolo;
ogni anno si consumano 100.000 ettari di campagna (il doppio della super- ficie del Parco nazionale dell’Abruzzo). Ragionando sui dati Eurostat di Germania e Francia, emerge che negli anni Novanta l’Italia ha urbanizzato un’area più che doppia di suolo rispetto alla Germania (1,2 milioni di ettari) e addirittura 4 volte quello della Francia (0,7 milioni di ettari). I riferimenti statistici più recenti (Cresme/ Saie 2008) sottolineano come questa ten- denza, negli ultimi anni, abbia conosciuto una ulteriore, violenta accelerazione. Dal 2003 ad oggi, infatti, sono state costruite circa 1.600.000 abitazioni (oltre il 10 per cento delle quali abusive);
per contro, è noto che, da vent’anni, la popolazione in Italia non solo non è cresciuta ma è, al contrario, calata
sensibilmente, e solo negli ultimi anni ha dato segni di ripresa, grazie al contributo degli immigrati,
impegna il Governo
prima dell’adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri rela- tivo al Piano casa a:
1) comunicare al Parlamento l’effet- tiva esigenza abitativa, specificata per ogni provincia, a cui il Piano casa intende fare fronte;
2) trasmettere al Parlamento il cen- simento degli immobili pubblici e privati, compresi quelli di proprietà della Città del Vaticano, sul territorio italiano;
3) consentire l’impegno di suolo a fini insediativi e infrastrutturali esclusiva- mente qualora non sussistano alternative di riuso e riorganizzazione degli insedia- menti e delle infrastrutture esistenti, for- nendo a tal fine le percentuali di recupero edilizio a cui il Governo intende impe- gnarsi per la realizzazione del Piano casa.
9/1813/12. Xxxxxxxxxx, Xxxxxxxxxx, Xxx- xxxxx Xxxxx, Xxxxxx Xxxxxxxx, Mecacci, Beltrandi.
La Camera, premesso che:
in Italia i canoni di locazione hanno raggiunto livelli insostenibili per famiglie con redditi medio-bassi;
ogni anno in Italia vengono emesse mediamente circa 45.000 sentenze di sfratto e l’80 per cento è motivato da morosità;
l’elevato numero di sfratti per mo- xxxxxx deve essere affrontato in maniera strutturale attraverso provvedimenti ed iniziative che tendano a calmierare il costo degli affitti per renderli sostenibili per i conduttori con redditi medio bassi e al contempo garantiscano al locatore una equa ed adeguata remunerazione;
xvi legislatura — allegato A ai resoconti — seduta del 4 dicembre 2008 — n. 98
la legge 9 dicembre 1998, n. 431, prevede che siano due i canali contrattuali, quello a libero mercato e quello cosiddetto a canone concordato (tramite accordi tra organizzazioni degli inquilini e associa- zioni dei proprietari);
nel canale di libero mercato il locatore paga le tasse, in base alla propria aliquota, sull’85 per cento del canone percepito; i locatori che affittano a canone concordato (mediamente il 15-20 per cento in meno del libero mercato) pagano le tasse sul 59,5 per cento del canone percepito, inoltre quest’ultimi possono pa- gare aliquote ICI più favorevoli, è previsto l’azzeramento in alcuni comuni, ed hanno diritto a uno sconto del 30 per cento sull’imposta di registro;
appare evidente che intervenire sulla leva fiscale, oltre all’aumento dell’of- ferta di alloggi a canone sociale e agevo- lato, può e deve diventare una delle mo- dalità concrete per riportare a nuovi con- tratti con canoni sostenibili una parte consistente degli sfratti per morosità e frenare l’aumento che ogni anno si verifica di questa tipologia di sfratto;
nel 2007 il documento del Tavolo nazionale di concertazione sulle politiche abitative, istituito presso il Ministero delle infrastrutture dalla legge 8 febbraio 2007,
n. 9, composto da tutti i soggetti inte- ressati alle politiche abitative, propose tra l’altro l’applicazione di un’aliquota unica ai cespiti derivanti al locatore da loca- zione dando priorità ai contratti di lo- cazione stipulati ai sensi dell’articolo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431,
impegna il Governo
al fine di abbassare i livelli dei canoni di locazione e di riconvertire gli sfratti per morosità in nuovi contratti, a prevedere l’emanazione di un provvedimento legisla- tivo che preveda, ai fini IRPEF, l’applica- zione ai soli cespiti derivanti da locazioni stipulate o da stipulare ai sensi dell’arti-
colo 2, comma 3, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, di un’aliquota unica non superiore al 20 per cento.
9/1813/13. Commercio, Xx Xxxxx, Belca- stro, Xxxxxxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxx, Xxxxxxxx.
La Camera, premesso che:
secondo i dati forniti dal Ministero della giustizia, che ha monitorato 357 uffici giudiziari, che rappresentano il 93,5 per cento del totale, nel corso dei primi sei mesi del 2008 si è registrata una forte crescita delle procedure esecutive iscritte; nell’80-90 per cento dei casi si tratta di azioni esecutive proposte da banche per tutelarsi dai titolari di mutuo inadem- pienti, come confermano le stime di alcuni tribunali;
le azioni esecutive sono aumentate del 17 per cento in più, in media, rispetto ai pignoramenti attivati nello stesso pe- riodo del 2007; l’incremento delle proce- dure esecutive su immobili è del 40 per cento se i dati del primo semestre 2008 si mettono a confronto con quelli del primo semestre 2006;
i mutuatari che hanno acquistato immobili sono andati incontro all’insol- venza nonostante l’articolo 8, comma 4,
del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, con l’opzione di por- tabilità del mutuo, abbia consentito a numerosi mutuatari in difficoltà di trasfe- rire il mutuo presso un’altra banca a condizioni più vantaggiose per numero delle rate o per la misura del tasso d’in- teresse;
la convenzione, stipulata a norma dell’articolo 3 del decreto-legge 27 maggio
2008, n. 93, convertito, con modificazioni,
dalla legge 24 luglio 2008, n. 126, tra il Ministero dell’economia e delle finanze e l’ABI per la rinegoziazione dei mutui a tasso variabile per l’acquisto, la costru- zione e la ristrutturazione dell’abitazione
xvi legislatura — allegato A ai resoconti — seduta del 4 dicembre 2008 — n. 98
principale, in mutui a rata « fissa » per tutta la durata del mutuo, ad un tasso di interesse pari alla media aritmetica dei tassi applicati nell’anno 2006, e con l’al- lungamento del prestito ipotecario, non appare una misura adeguata a far fronte alle difficoltà dei mutuatari insolventi;
il Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa, di cui all’articolo 2, comma 475, della legge fi- nanziaria 2008, che ha disposto il rim- borso dei costi delle procedure bancarie e degli onorari notarili necessari per la so- spensione del pagamento delle rate del mutuo, qualora il mutuatario chieda la sospensione delle rate di un mutuo per acquisto dell’abitazione principale per non più di due volte e per un periodo massimo complessivo non superiore a diciotto mesi nel corso dell’esecuzione del contratto, non è mai stato attivato perché non si è provveduto all’emanazione dei previsti provvedimenti attuativi;
la rinegoziazione prevista dal citato decreto-legge n. 93 del 2008 ha escluso molti mutuatari in difficoltà, tra cui, in particolare, quelli con mutuo a tasso fisso;
da gennaio 2008 sono più di 21 mila le nuove procedure avviate a fronte di 15 mila nel 2006 e di 18 mila nel 2007;
se alle nuove procedure si aggiun- gono i procedimenti pendenti a inizio anno, i tribunali devono dare corso a circa
130 mila esecuzioni immobiliari,
impegna il Governo:
ad adottare provvedimenti urgenti per evitare la vendita all’asta degli immo- bili adibiti a prima casa di abitazione sottoposti a pignoramento da parte di istituti bancari, qualora i mutuatari insol- venti siano in possesso di particolari re- quisiti reddituali e l’insolvenza che ha determinato il pignoramento sia stata de- terminata da eccessiva onerosità delle rate di mutuo in rapporto al reddito del de- bitore, e non da dolo, colpa grave o negligenza del debitore;
a sottrarre alla procedura esecutiva tali immobili, mediante surrogazione del prestito ipotecario da parte di istituti au- tonomi case popolari comunque denomi- nati o trasformati;
a promuovere tali transazioni immo- biliari, mediante agevolazioni fiscali per l’IVA, l’imposta di registro e le imposte ipotecarie e catastali e intervenendo per- ché tali operazioni possano essere realiz- zate senza oneri notarili o di mediazione, di spese di trascrizione nei registri immo- biliari e di cancellazione di ipoteche e pignoramenti;
a disporre opportune iniziative affin- ché gli istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasformati, prov- vedano a stipulare contratti di locazione a canone sostenibile con i mutuatari degli alloggi sottratti alla procedura esecutiva;
a prevedere opportune iniziative af- finché sia data facoltà di riacquisto del- l’immobile al mutuatario insolvente alla scadenza del contratto di locazione, com- putando il canone sostenibile corrisposto per la locazione a parziale restituzione delle somme pagate dagli istituti autonomi case popolari, comunque denominati o trasformati, per l’estinzione del mutuo relativo all’immobile, e mediante paga- mento di un prezzo di riscatto;
a disporre un’autorizzazione di spesa per la Cassa depositi e prestiti affinché possa impegnare le disponibilità della ge- stione separata, oltre a quanto già previsto dalle leggi in vigore, per la costituzione di un Fondo di natura rotativa, con una congrua dotazione, che possa erogare an- ticipazioni agli istituti autonomi case po- polari comunque denominati per il finan- ziamento dell’acquisto di immobili di mu- tuatari insolventi;
a ripartire tra le regioni le risorse di tale Fondo sulla base del numero dei procedimenti iscritti, rilevati dai tribunali ordinari – sedi centrali – relativi alle esecuzioni immobiliari per distretto di corte di appello.
9/1813/14. Rubinato, Ceccuzzi.
xvi legislatura — allegato A ai resoconti — seduta del 4 dicembre 2008 — n. 98
La Camera, premesso che:
il provvedimento in esame affronta il problema del disagio abitativo aggravato ulteriormente a causa dell’attuale congiun- tura economica recessiva, danneggiando soprattutto le famiglie svantaggiate con redditi particolarmente bassi e situazioni sociali difficili;
uno degli aspetti più paradigmatici e inquietanti della recente crisi finanziaria è stato e continua ad essere il mancato funzionamento del mercato interbancario, dove la scarsa fiducia che le banche di- mostrano l’una versa l’altra ha portato quasi al blocco delle transazioni e al- l’emergere di livelli dei tassi di interesse decisamente inconsueti rispetto al livello dei tassi di policy;
tali dinamiche hanno avuto un’ul- teriore ricaduta economica negativa, fino ad oggi poco esplorata e che ha determi- nato l’aumento significativo degli effetti recessivi della crisi finanziaria in corso sull’economia reale. Come noto, infatti, la quasi totalità dei mutui a tasso variabile ha come parametro di indicizzazione pro- prio i tassi che si formano sul mercato interbancario. Conseguentemente, in que- st’ultimo anno le famiglie si sono trovate a pagare rate di mutuo più elevate non come conseguenza di una crescita dei tassi di policy, né in relazione ad un peggiora- mento, effettivo o atteso, del proprio me- rito di credito, ma a causa di un malfun- zionamento del mercato interbancario, espressione di un peggioramento del me- rito di credito del settore creditizio;
dal 2005 ad oggi, ben 3 milioni e
200 mila famiglie che hanno contratto mutui a tasso variabile hanno subito au- menti di 220 euro mensili, pari a circa
26.404 euro annui;
molti soggetti mutuatari proprietari di immobili sono stati dichiarati insolventi nonostante la previsione contenuta all’ar- ticolo 8, comma 4, del decreto legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con xxxx- ficazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40,
che ha consentito loro di poter usufruire della portabilità del mutuo da un ente all’altro, con bassissimi costi e senza ag- gravio delle relative spese notarili;
sono cresciuti dei 20 per cento nel giro di un anno, nelle grandi città, i contenziosi ed i pignoramenti immobiliari soprattutto nei confronti delle giovani cop- pie e delle categorie sociali più deboli. I dati recenti diffusi dalle principali asso- ciazioni dei consumatori stimano un au- mento di procedure immobiliari o pigno- ramenti, dal 2007 al 2008, pari al 2,7 per cento del totale dei mutui, quindi a circa
130.000 su 3,5 milioni del totale, con una situazione allarmante su tutto il territorio nazionale: si registrano aumenti a Milano (+378), Roma (+354), Napoli (+353), Bari (+349), Torino (+322), Verona (+267), Lecce (+261),
impegna il Governo:
a promuovere, d’intesa con le ammi- nistrazioni competenti, programmi ed in- terventi che permettano alle numerose famiglie insolventi di poter permanere nelle abitazioni acquistate in qualità di coproprietari o inquilini;
ad attuare misure opportune volte a disporre la sospensione momentanea dei pignoramenti sulle abitazioni di residenza
– prima casa – per i mutuatari morosi con reddito medio-basso.
9/1813/15. Ria.
La Camera, premesso che:
il testo del provvedimento in esame, al fine di ridurre il disagio abita- tivo e di favorire il passaggio da casa a casa per le categorie svantaggiate, differi- sce al 30 giugno 2009 il termine per l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio per la finita locazione degli immobili adi- biti ad uso abitativo, in attesa della rea- lizzazione delle misure e degli interventi già previsti dal piano nazionale di edilizia
xvi legislatura — allegato A ai resoconti — seduta del 4 dicembre 2008 — n. 98
abitativa di cui all’articolo 11 del decreto- legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
il Piano casa ha previsto l’adozione di un progetto rivolto alla prima casa per le categorie svantaggiate e inoltre all’in- cremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo con l’offerta di alloggi di edilizia residenziale, con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati in particolar modo alla prima casa;
oggi sono sempre di più le famiglie italiane che a causa delle sofferenze do- vute alla forte crisi economica che si sta sviluppando nel mondo non riescono a provvedere alle spese per i beni primari ed in particolar modo al pagamento dell’af- fitto dell’alloggio in cui vivono, ponendo sempre di più la questione abitativa come problematica fondamentale a cui porre rimedio per la società e l’economia ita- liana;
il quadro europeo vede il nostro Paese attestarsi agli ultimi posti nella de- stinazione di risorse da conferire alla domanda sociale, con solo l’uno per cento circa della spesa sociale complessiva, a fronte del 5,6 del Regno Unito e del 2,9 della Francia;
con riferimento al citato piano casa previsto dall’articolo 11 del decreto-legge
n. 112 del 2008, ad oggi, a quanto pare, non si conoscono iniziative concrete e reali di attuazione, né si è constatato un im- pegno rivolto alle politiche di sostegno all’edilizia residenziale pubblica,
impegna il Governo
a provvedere in tempi brevi a dare effet- tiva esecuzione al modello di housing abi- tativo previsto dal Piano casa ed a pre- sentare entro tre mesi una relazione det- tagliata al Parlamento relativa all’effettivo stato dell’iter, agli accordi di programma raggiunti e alla reale previsione dei fondi da destinare all’attuazione del Piano casa.
9/1813/16. Xxxxxxx.
La Camera, premesso che:
il testo del provvedimento in esame, al fine di ridurre il disagio abita- tivo e di favorire il passaggio da casa a casa per le categorie svantaggiate, differi- sce al 30 giugno 2009 il termine per l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio per la finita locazione degli immobili adi- biti ad uso abitativo, in attesa della rea- lizzazione delle misure e degli interventi già previsti dal piano nazionale di edilizia abitativa di cui all’articolo 11 del decreto- legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133;
il Piano casa ha previsto l’adozione di un progetto rivolto alla prima casa per le categorie svantaggiate e inoltre all’in- cremento del patrimonio immobiliare ad uso abitativo con l’offerta di alloggi di edilizia residenziale, con il coinvolgimento di capitali pubblici e privati destinati in particolar modo alla prima casa;
oggi sono sempre di più le famiglie italiane che a causa delle sofferenze do- vute alla forte crisi economica che si sta sviluppando nel mondo non riescono a provvedere alle spese per i beni primari ed in particolar modo al pagamento dell’af- fitto dell’alloggio in cui vivono, ponendo sempre di più la questione abitativa come problematica fondamentale a cui porre rimedio per la società e l’economia ita- liana;
il quadro europeo vede il nostro Paese attestarsi agli ultimi posti nella de- stinazione di risorse da conferire alla domanda sociale, con solo l’uno per cento circa della spesa sociale complessiva, a fronte del 5,6 del Regno Unito e del 2,9 della Francia;
con riferimento al citato piano casa previsto dall’articolo 11 del decreto-legge
n. 112 del 2008, ad oggi, a quanto pare, non si conoscono iniziative concrete e reali
xvi legislatura — allegato A ai resoconti — seduta del 4 dicembre 2008 — n. 98
di attuazione, né si è constatato un im- pegno rivolto alle politiche di sostegno all’edilizia residenziale pubblica,
impegna il Governo
a provvedere in tempi brevi a dare effet- tiva esecuzione al modello di housing abi- tativo previsto dal Piano casa ed a pre- sentare entro sei mesi una relazione det- tagliata al Parlamento relativa all’effettivo stato dell’iter, agli accordi di programma raggiunti e alla reale previsione dei fondi da destinare all’attuazione del Piano casa.
9/1813/16. (Testo modificato nel corso della seduta). Xxxxxxx.
La Camera, premesso che:
dal dopoguerra ad oggi i centri minori sono stati interessati da un feno- meno costante di degrado socio-economico dovuto anche all’attrazione esercitata dalle grandi città che ha determinato una rot- tura dell’antico ed equilibrato rapporto tra i borghi e il territorio circostante;
lo spostamento di risorse umane, verificatosi in modo repentino, ha deter- minato forti perdite delle pregevoli testi- monianze e tradizioni locali. Molti centri riflettono una situazione di « debolezza » e
« marginalità » presentando segni di ab- bandono e fatiscenza;
nelle aree lontane dai grandi assi di comunicazione, caratterizzate da una morfologia collinare o montana i borghi hanno pertanto subito un progressivo de- grado sia strutturale che funzionale;
i borghi, rappresentano un’enorme ricchezza da tutelare o riqualificare, sia nel loro complesso che nei singoli edifici, in quanto precipua espressione di un mondo fortemente radicato alla terra e alle tradizioni nei quali nonostante le inevitabili alterazioni dovute al passare del tempo è talora ancora possibile riscon- trare i segni dei processi economici, pro- duttivi e sociali che li hanno caratterizzati;
il pregevole volume edilizio recu- perabile nei borghi potrebbe altresì far fronte alla carenza di alloggi. Il recupero edilizio eviterebbe la pressione abitativa nei centri urbani, consentendo, nello stesso tempo, di poter usufruire della relativa vicinanza agli stessi;
interventi diretti al recupero dei borghi potrebbero inoltre determinare una molteplicità di effetti positivi per l’intera penisola in quanto si recupererebbero im- portanti posizioni di territorio, si riquali- ficherebbero aree degradate, si valorizze- rebbe un patrimonio culturale ed ambien- tale e soprattutto si creerebbe la possibi- lità, attraverso il recupero edilizio, di non prevedere ulteriori cementificazioni nei grandi centri urbani,
impegna il Governo
ad adottare ogni utile iniziativa atta al recupero dei borghi con particolare atten- zione al patrimonio edilizio degradato e non utilizzato che potrebbe far fronte, in parte, alla crescente pressione abitativa.
9/1813/17. Lo Monte, Belcastro, Com- mercio, Xxxxxxxxxx, Xxxxxxx, Xxxxxxxx, Xxxx, Xxxxxxxx.