Differenziali salariali fra occupati laureati con contratto a tempo determinato e indeterminato.
Differenziali salariali fra occupati laureati con contratto a tempo determinato e indeterminato.
Una misura dell’effetto contratto
Xxxxx Xxxxxxxx
Carica
Xxxxxxx Xxxxxxx
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Xxxxxxxxx Xxxxx
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L’articolo si propone di controllare empiricamente l’esistenza di un dif- ferenziale salariale tra gli individui in possesso di un titolo di studio ter- ziario occupati a tempo determinato e a tempo indeterminato, control- lando per un vasto insieme di caratteristiche individuali e del posto di lavoro. I dati utilizzati provengono dall’indagine campionaria sull’in- serimento professionale dei laureati condotta dall’Istat nel 2015 in ri- ferimento ai laureati del 2011. In particolare, dopo aver considerato i problemi di autoselezione legati al tipo di dati utilizzati, si applica la de- composizione Oaxaca-Blinder (1973) al fine di stimare l’esistenza di un differenziale salariale attribuibile esclusivamente al tipo di contratto di lavoro. L’analisi mette in luce che i lavoratori laureati con un contratto a tempo determinato guadagnano il 19% in meno dei laureati occupa- ti con un contratto a tempo indeterminato. Oltre il 50% del differenzia- le salariale stimato è attribuibile esclusivamente al contratto di lavoro a tempo determinato.
This paper studies the temporary-permanent wage gap on gradua- te workers using data on job placement of graduates from the Inser- imento Professionale dei Laureati (2015) survey drawn from the Na- tional Institute of Statistics (ISTAT) referring to graduates in 2011. After controlling for self-selection issues, and even for a plethora of personal and job characteristics, we find that the monthly net wage of graduate workers employed with a temporary contract is approxi- mately 19% lower than that of their “permanent” counterparts. The Oaxaca-Blinder decomposition shows that more than 50% of this dif- ferential is attributable to the type of employment contract, which might reflect a discrimination effect.
DOI:
Citazione
Xxxxxxxx X., Xxxxxxx X., Xxxxx X. (2018), Differenziali salariali fra occupati laureati con contratto a tempo determinato e indeterminato. Una misura dell’effetto contratto, Sinappsi, VIII, n.3, pp.31-45
Parole chiave Differenziali salariali Contratto a tempo determinato Oaxaca-Blinder
Key words
Wage differentials Temporary employment Oaxaca-Blinder decomposition
1. Introduzione
Il processo di flessibilizzazione del mercato del la- voro, adottato da molti Paesi europei per contrasta- re gli elevati livelli di disoccupazione, ha comportato la consistente crescita di varie forme di lavoro flessi- bile quali il part time, i contratti a termine e, nel caso italiano, il lavoro parasubordinato1 (Eurofound 2017). Con riferimento ai contratti a termine, l’Italia è tra i Paesi in cui questi sono cresciuti in misura maggiore (dal 6,8% nel 1994 al 15,4% nel 2017).
L’introduzione di flessibilità al margine, rappresen- tata dalla diffusione dei contratti a tempo determina- to, ha suscitato un ampio dibattito in relazione alle sue conseguenze sia in termini di produttività del la- voro e performance di impresa che di salari.
L’aumento dei contratti a termine è da ricondur- si a diverse motivazioni (De Xxxxxx et al. 2008) sia di carattere istituzionale, derivanti dalle riforme di libe- ralizzazione del mercato del lavoro messe in atto ne- gli ultimi decenni, che di tipo strutturale o legate ai cicli economici. Rispetto ai fattori di lungo periodo, Xxxxxxx (1997) attribuisce l’aumento degli occupati a tempo determinato ai cambiamenti strutturali av- venuti nell’economia in termini di composizione del- le industrie e delle categorie professionali. L’uso cre- scente dei contratti temporanei può essere, inoltre, ricondotto a forze demografiche identificabili in un aumento significativo della partecipazione femmini- le al mercato del lavoro e all’espansione del settore terziario (Hall et al. 1998). Infine, le fluttuazioni del- la domanda aggregata possono giustificare l’aumen- to dei contratti a termine. Durante i periodi di reces- sione, infatti, la disoccupazione tende ad aumentare e i lavoratori sono disposti ad accettare più facilmente contratti a tempo determinato per evitare di risultare nel gruppo di individui disoccupati (Nunziata e Staffo- lani 2008).
Da un punto di vista teorico, in letteratura si ana- lizza l’impatto dei contratti a tempo determinato sui livelli di occupazione andando ad investigare se l’au- mento di occupazione che si osserva sia occupazione aggiuntiva o sostitutiva, se tali contratti svolgano ef-
fettivamente la funzione di stepping stone verso rap- porti di lavoro più duraturi o se favoriscano la preca- rietà rivelandosi delle dead ends (Xxxxxxxxx e Xxxxxxx 1990; Xxxxx et al. 2002). Da un punto di vista empi- rico, invece, si misura l’impatto dei contratti a tem- po determinato sul salario verificando l’esistenza o meno di un differenziale salariale rispetto ai contrat- ti a tempo indeterminato (Davia e Xxxxxxx 2004; Xxxx e Grasseni 2012; Lass e Wooden 2017). Studi recenti condotti in Inghilterra, Spagna e Germania hanno esaminato le retribuzioni e le condizioni le- gate all’occupazione a tempo determinato metten- do in luce che i lavoratori temporanei guadagnano meno dei lavoratori permanenti (Xxxxxx e Toharia 1993; Picchio 2008; Xxxxx 2014; Xxxx xx Xxxxx e Tur- rini 2015).
Il presente articolo si inserisce in questa lettera- tura con l’obiettivo di verificare l’esistenza di un dif- ferenziale salariale (wage gap) tra i lavoratori laure- ati assunti con un contratto a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. L’analisi è svolta a par- tire dall’indagine condotta nel 2015 dall’Istat su un campione di individui che si sono laureati nel 2011 “Inserimento professionale dei laureati”. La scel- ta del campione deriva dal fatto che generalmente in letteratura si analizzano i differenziali salariali tra uomo e donna o tra occupati con contratti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato ma, ra- ramente, si fa riferimento al titolo di studio possedu- to dagli individui considerati. In questo lavoro viene quindi stimata l’equazione standard dei salari propo- sta da Mincer (1958, 1974) con l’aggiunta di una va- riabile dummy che misura il tipo di contratto, a tem- po determinato o indeterminato, e di un insieme di variabili esplicative relative sia alle caratteristiche in- dividuali che all’occupazione. Per tener conto del- le distorsioni dovute al problema del self selection si applica una procedura di stima a due stadi dove, al primo stadio, si stima la probabilità di entrare nel mercato del lavoro; al secondo stadio invece, si sti- ma l’equazione del salario inserendo, tra le variabili esplicative, l’inverso del xxxxx ratio ottenuto al primo
1 Il lavoro parasubordinato consiste in una tipologia di rapporto lavorativo che si colloca in una posizione “intermedia” tra il lavoro autonomo e il lavoro subordinato. Il contratto di lavoro parasubordinato non determina, infatti, l’instaurazione di un rapporto di lavoro dipendente, ma ha per oggetto una prestazione professionale in cui modalità, durata e compen- so sono stabiliti dal contratto stesso, stipulato tra le parti.
stadio. Alla fine, per individuare quali tra le caratte- ristiche individuali o del lavoro e la tipologia di con- tratto abbia un ruolo maggiore nella determinazione del differenziale salariale tra lavoratori a tempo de- terminato e quelli a tempo indeterminato, si appli- ca la decomposizione Oaxaca-Blinder (Oaxaca 1973; Blinder 1973).
I risultati della nostra analisi suggeriscono che i la- voratori in possesso di una laurea assunti con un con- tratto a tempo determinato guadagnano il 19% in meno rispetto ai loro omologhi (laureati) con contrat- to a tempo indeterminato. La maggior parte di questo differenziale sembra essere dovuta al cosiddetto ef- fetto discriminatorio rappresentato dalla tipologia del contratto.
Il lavoro è strutturato nel modo seguente: il para- grafo 2 discute brevemente la letteratura, sia teorica che empirica, inerente i differenziali salariali; il para- grafo 3 presenta i dati e alcune statistiche descritti- ve, il paragrafo 4 descrive la metodologia utilizzata e presenta i principali risultati. Infine il paragrafo 5 con- clude.
2. Letteratura di riferimento
Quando si parla di differenziali salariali in lettera- tura il punto di partenza è generalmente rappresenta- to dalle teorie neoclassiche basate sul concetto di dif- ferenziali compensativi. Secondo queste teorie, in un mercato privo di asimmetrie informative, i lavoratori assunti con un contratto a termine, contratto che of- fre di per sé meno sicurezze e dà all’impresa maggio- ri capacità di rispondere ad eventuali shock esogeni sul mercato del lavoro, dovrebbero, a parità di altre caratteristiche, ottenere un premio salariale rispetto ai lavoratori assunti con un contratto a tempo inde- terminato che per loro natura assicura maggior stabi- lità (Xxxxxxxxx 1978; Xxxxx 1986). L’ipotesi di perfetta informazione è, nella realtà, un concetto idealistico e questo fa sì che l’idea di una compensazione per i la- voratori temporanei non trovi conferma nel mercato del lavoro.
La maggior parte delle analisi empiriche ha in- fatti smentito l’esistenza di un differenziale salaria- le a favore dei lavoratori con contratto a termine mettendo invece in luce la presenza di una pena- lizzazione salariale. Molte sono le teorie alla base di tale evidenza, per lo più di tipo microeconomico, tra cui troviamo i modelli basati sull’ipotesi del sala-
rio di efficienza. La possibilità di rinnovo del contrat- to secondo tali modelli, incentiva il lavoratore, per un dato salario percepito, ad essere più produttivo. In un contesto in cui quindi vi sono maggiori chan- ce di rinnovo, i lavoratori temporanei accettano, nel breve periodo, un salario inferiore alla loro contro- parte assunta a tempo indeterminato (Guell 2000; Xxxxxxxxxx e Xxxxxxx 2005). Un’ulteriore spiegazio- ne si ritrova nei modelli insider-outsider. Le riforme intraprese negli ultimi anni da molti Paesi europei, tra cui l’Italia, volte ad incrementare la “flessibilità al margine”, hanno contribuito a generare una seg- mentazione del mercato del lavoro: da una parte troviamo i lavoratori occupati con contratto a tem- po indeterminato (insiders) e, dall’altra, i lavorato- ri con contratto a tempo determinato (outsiders). A causa del minor potere di mercato di quest’ultima categoria, gli outsiders percepiscono un salario in- feriore rispetto agli insiders. Il differenziale salaria- le fra i due gruppi di lavoratori rappresenterebbe in questo contesto, almeno in parte, una stima del po- tere di mercato di cui godono gli insiders e sareb- be una proxy del premio che questi ultimi percepi- scono rispetto ad un salario di concorrenza perfetta. Infine, i contratti a tempo determinato possono es- sere utilizzati dalle imprese come uno strumento di screening o di selezione (Loh 1994). Le imprese pos- sono attrarre i lavoratori con abilità più elevate di- sposti ad accettare un salario più basso durante il periodo di prova. Da un punto di vista macroeco- nomico e strutturalista, l’esistenza di differenzia- li salariali viene ricondotta alla suddivisione fra la- voratori con caratteristiche diverse e diversi poteri contrattuali dell’extra-rendita derivante da posizio- ni temporanee di monopolio delle imprese (Pianta e Tancioni 2008). La suddivisione dei salari fra di- verse categorie di lavoratori dipenderebbe in ultima istanza da fattori istituzionali e dal peso contrattua- le di questi ultimi.
A livello europeo gli studi condotti mostrano che le differenze retributive fra lavoratori a tempo deter- minato e indeterminato variano dal 4% in Danimarca al 20% in Lituania (si veda e.g. Xxxxxxxxxxx 2002; Xxxx xx Xxxxx e Xxxxxxx 2015). La maggior parte delle anali- si empiriche si sono concentrate sullo studio dei dif- ferenziali salariali medi (Xxxxxxxxx e Xxxxxx 1994; Oecd 2004). Xxxxxx e Xxxxxxx (1993), confrontando i sala- ri percepiti dai lavoratori spagnoli a tempo determi-
nato con quelli permanenti, mostrano che i primi ot- tengono un salario di circa il 9-11% inferiore rispetto ai secondi. In uno studio tedesco, Hagen (2002) tro- va un divario salariale che varia tra il 6 e il 10%, diva- rio che aumenta al 23% una volta che controlla per la selezione su variabili non osservabili. Xxxxx e Ses- sion (2005) analizzano il divario salariale associato al contratto a tempo determinato in nove Paesi euro- pei (Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera, Dani- marca, Norvegia, Svezia e Portogallo) e in alcuni Pa- esi dell’Ocse (Stati Uniti, Canda, Giappone e Nuova Zelanda). I loro risultati mettono in luce che gli indi- vidui assunti con contratti a tempo determinato ri- cevono salari inferiori rispetto alla loro controparte contrattuale a tempo indeterminato. Gli stessi auto- ri affermano poi che tale conclusione potrebbe es- sere indicativa di una discriminazione salariale nei confronti dei dipendenti a tempo determinato e sug- geriscono una crescente protezione legale per i lavo- ratori a tempo determinato, come è stato fatto a par- tire dal 1999 dalla Commissione europea. Per quanto riguarda il mercato del lavoro italiano, Picchio (2006) e Xxxxxxxx e Xxxxx (2007) rilevano che i lavoratori as- sunti con contratti a tempo determinato guadagnano salari più bassi rispetto ai loro omologhi con contratti a tempo indeterminato. Xxxxxxxx e Xxxxx (2007) spie- gano inoltre che tale risultato non è dovuto alle diver- se caratteristiche dei due gruppi di lavoratori, poiché la differenza salariale persiste anche dopo aver con- trollato per le caratteristiche dei lavoratori osserva- bili e non osservabili, ma piuttosto alle differenze nel potere contrattuale e quindi alla protezione sinda- cale dei due gruppi di lavoratori. È inoltre importan- te ricordare che le differenze salariali possono per- manere anche nel lungo periodo. Xxxxx et al. (2002) trovano prove di una sostanziale penalizzazione del- la crescita dei salari associata all’esperienza di lavo- ro temporaneo. Basandosi sui dati inglesi dal 1991 al 1997, gli autori sottolineano che i soggetti che inizia- no la loro carriera con un contratto a tempo determi- nato subiscono una perdita di guadagni a lungo ter- mine rispetto a quanti entrano nel mondo del lavoro in posizioni permanenti.
Il nostro articolo si inserisce nel filone empirico di questa letteratura analizzando il differenziale salaria- le medio con l’obiettivo di verificare l’esistenza di un effetto discriminatorio dovuto alla tipologia di con- tratto (“effetto contratto”). Dato il campione utilizza- to, l’attenzione si concentra sui lavoratori che possie- dono un titolo di studio terziario. Questo elemento contraddistingue il nostro studio da quelli che ge- neralmente si trovano in letteratura dove il livello di istruzione è utilizzato unicamente come variabile in- dividuale di controllo.
Ad oggi pochissimi lavori hanno esplicitamente ana- lizzato l’esistenza di un gap salariale derivante dall’uso del contratto a tempo determinato fra i laureati. Sul- la base degli studi svolti da Xxxxxxx e McGinnity 2005, Xxxxxxxx e Xxxxxx 2009, Comi e Grasseni 2012 e Xxxxx 2014, se i lavoratori con titolo terziario si concentrano nella parte alta della distribuzione dei salari, ci aspette- remmo un differenziale dovuto alle forme contrattuali modesto2. Il presente studio intende rispondere a tale domanda di ricerca focalizzandosi quindi su individui con un titolo terziario occupati sia con contratti a tem- po determinato che indeterminato.
3. Dati e statistiche descrittive
Dati
L’analisi empirica è basata sui dati dell’indagine Istat 2015 riguardante l’inserimento professionale dei laureati. Insistendo su un campione di laureati nell’an- no 2011 di cui approfondisce la condizione e il per- corso occupazionale a distanza di 4 anni dal consegui- mento del titolo, tale indagine raccoglie informazioni circa l’età, il genere, la cittadinanza, il tipo di laurea, la classe di laurea, la tipologia di attività lavorativa svol- ta, la professione ricoperta, la retribuzione e il setto- re di attività.
Al fine di stimare l’esistenza di un differenziale sa- lariale fra laureati occupati rispetto a diversi regimi contrattuali, nello specifico con contratto a tempo de- terminato e indeterminato, abbiamo selezionato co- loro che dichiarano di essere occupati con contratto di lavoro dipendente. Il campione ottenuto si compo-
2 Questi studi mettono in luce una penalizzazione relativamente grande per i lavoratori temporanei che si trovano nel- la parte inferiore della distribuzione salariale. Il gap retributivo tende poi a diminuire man mano che si procede verso la parte superiore della distribuzione.
ne di 28.345 osservazioni di cui: 17.296 lavoratori a tempo indeterminato e 11.048 a tempo determina- to. Come specificato meglio nella sezione successi- va, per correggere le stime per il bias dovuto all’auto- selezione, abbiamo condotto una prima analisi su un campione estratto dalla stessa indagine Istat, ma co- stituito dai laureati occupati e da quelli in cerca di oc- cupazione3.
Statistiche descrittive
La tabella 1 presenta le principali statistiche de- scrittive per il campione utilizzato nelle analisi, com- posto dai laureati occupati con contratto di lavoro dipendente a tempo determinato (39% del campio- ne) e da quelli a tempo indeterminato (61%). In linea con precedenti studi, la tabella 1 mette in evidenza l’esistenza di un differenziale salariale fra le due ti- pologie di lavoratori: il salario medio mensile netto full time equivalent (FTE) per i lavoratori a tempo in- determinato ammonta a 1.682 euro a fronte del sa- lario netto mensile di coloro che hanno un contratto a tempo determinato pari a 1.420 euro. Guardando alle caratteristiche personali dei lavoratori, emerge che in media i laureati con contratto a tempo deter- minato sono più giovani, risultano infatti concentra- ti per oltre la metà nelle prime due classi d’età (<26 e 27-28 anni) delineando l’ipotesi che il contratto a tempo determinato rappresenti una modalità di in- gresso all’interno del mercato del lavoro. Al contra- rio, i laureati occupati con un contratto a tempo in- determinato hanno per il 40% un’età compresa fra i 29 e i 33 anni e per il 28% un’età superiore ai 34 anni. Nel caso dei laureati occupati con un contratto a tempo indeterminato, il 69% si concentra nelle ul- time due classi di età, a sottolineare una correlazio- ne positiva fra tipologia di contratto a tempo inde- terminato ed età dell’occupato.
Guardando alle caratteristiche del percorso di stu- di in relazione al contratto di lavoro non emergono delle differenze importanti sia in termini di perfor- mance del percorso di studi (durata e voto di laurea) che in merito alle discipline prescelte. La durata degli studi è simile per entrambi i gruppi (4 anni circa, così
come il voto di laurea medio). I laureati in Lettere, Fi- losofia, Lingue, Psicologia, Pedagogia ed Educazione fisica rappresentano più del 30% di ambo le tipolo- gie contrattuali; sono poco meno del 20% i laureati nelle scienze pure; diversamente, i laureati in medi- cina con contratti a tempo indeterminato sono circa il 20% mentre quelli che ne hanno uno a tempo de- terminato sono invece il 30%. Infine, focalizzando l’at- tenzione sulle caratteristiche dell’occupazione svolta, emerge che circa il 25% lavora nel pubblico per ambo le tipologie contrattuali considerate. Gli individui in- tervistati, trattandosi di laureati, sono maggiormente concentrati nell’ordine tra le seguenti categorie pro- fessionali: professioni tecniche; professioni intellet- tuali, scientifiche e di alta specializzazione e profes- sioni esecutive del lavoro d’ufficio. Emerge una certa omogeneità nella distribuzione per ISCO a seconda della tipologia contrattuale. Di poco superiore, di circa due punti percentuali, è la quota di occupati laureati a tempo determinato nelle professioni legate al com- mercio e ai servizi. Fra le professioni altamente quali- ficate di tipo manageriale la quota di laureati a tempo determinato (4%) supera di 3 punti percentuali quel- la dei manager a tempo indeterminato (1%). Infine, il 22% dei lavoratori a tempo indeterminato e il 17% dei lavoratori a termine lavorano nelle regioni del Mezzo- giorno. Tra il 5 e il 6% degli intervistati dichiara di lavo- rare all’estero rispettivamente con un contratto a ter- mine e permanente.
La figura 1 presenta la distribuzione del logaritmo dei salari FTE ottenuta mediante lo stimatore Kernel. L’evidenza mostrata da questa figura conferma l’esi- stenza del gap retributivo esistente tra i due gruppi di lavoratori. Tale differenziale è statisticamente signifi- cativo4.
La figura 2 presenta invece il salario netto mensi- le dei lavoratori a tempo determinato e indetermina- to per tipo di laurea conseguita e mette in luce non solo che indipendentemente dal settore scientifico- disciplinare, i lavoratori a tempo determinato otten- gono un salario netto inferiore rispetto alla loro con- troparte a tempo indeterminato, ma anche che esiste un ranking retributivo fra laureati in discipline diffe-
3 Le statistiche descrittive relative a questo secondo campione (al netto dei laureati non attivi) sono riportate nella tabel- la A1 in Appendice.
4 Il test di Xxxxxxxxxx-Xxxxxxx consente di rifiutare l’ipotesi nulla di uguaglianza fra le retribuzioni delle due popolazioni
di lavoratori (p-value pari a 0.00).
36
Tabella 1
Statistiche descrittive lavoratori dipendenti a tempo determinato e indeterminato
SINAPPSI - Connessioni tra ricerca e politiche pubbliche | Anno VIII | n. 3/2018 | Rivista quadrimestrale dell’Inapp
Xxxxxxxx, Xxxxxxx, Ferri | Differenziali salariali fra occupati laureati con contratto a tempo determinato e indeterminato
Variabili Definizione Media e Standard deviation
Permanent Temporary | |||||
Media | Sd | Media | Sd | ||
Retribuzione mensile | Salario mensile netto dell’occupazione principale a prezzi correnti 2014 (in euro) | 1682.22 | 541.3 | 1421.8 | 538.83 |
Lavoratori dipendenti a tempo indeterminato | Variabile dummy: 1= lavoratore a tempo indeterminato; 0= altra forma a tempo determinato | 0.61 | - | - | - |
Lavoratori dipendenti a tempo determinato | Variabile dummy: 1= lavoratore a tempo determinato; 0= altra forma a tempo indeterminato | - | - | 0.39 | - |
Caratteristiche personali | |||||
<26 anni | Quota laureati con età inferiore ai 26 anni | 0.08 | 0.27 | 0.17 | 0.35 |
27 - 28 anni | Quota laureati di età compresa fra i 27 ed i 28 anni | 0.21 | 0.4 | 0.34 | 0.46 |
29 - 33 | Quota laureati di età compresa fra i 29 e i 33 anni | 0.41 | 0.5 | 0.38 | 0.5 |
>34 anni | Quota laureati di età superiore ai 34 anni | 0.28 | 0.44 | 0.09 | 0.3 |
Caratteristiche percorso di studi | |||||
Ingegneria, Architettura e Agraria | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.12 | 0.33 | 0.08 | 0.27 |
Matematica, Fisica, Chimica, Biologia e Farmacia | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.19 | 0.39 | 0.18 | 0.38 |
Economia, Statistica e Giurisprudenza | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.07 | 0.26 | 0.09 | 0.29 |
Lettere, Filosofia, Lingue, Psicologia, Pedagogia ed Educazione fisica | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.39 | 0.48 | 0.32 | 0.46 |
Medicina | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.2 | 0.4 | 0.31 | 0.46 |
Durata studi | Media durata anni di studio | 4.28 | 3.13 | 4.1 | 2.14 |
Voto di laurea | Voto di laurea in centesimi | 102.3 | 8.04 | 102.37 | 7.83 |
Caratteristiche occupazione | |||||
Part time | Variabile dummy: 1=lavoratore a tempo parziale; 0=lavoratore a tempo pieno | 0.13 | 0.33 | 0.22 | 0.41 |
Lavoro nel settore pubblico | Variabile dummy: 1=lavoratore della pubblica amministrazione; 0=altrove | 0.26 | 0.43 | 0.23 | 0.44 |
Lavora nelle regioni del Sud e nelle Isole | Variabile dummy: 1=lavora nelle regioni del Sud o delle Isole; 0=altrove | 0.22 | 0.41 | 0.17 | 0.38 |
Lavora all’estero | Variabile dummy: 1=lavora all'estero; 0=lavora in Italia | 0.06 | 0.24 | 0.05 | 0.27 |
Legislatori, imprenditori e alta dirigenza | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 1; 0=Altra professione | 0.01 | 0.07 | 0.04 | 0.19 |
Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 2; 0=Altra professione | 0.32 | 0.46 | 0.34 | 0.47 |
Professioni tecniche | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 3; 0=Altra professione | 0.38 | 0.48 | 0.34 | 0.47 |
Professioni esecutive nel lavoro d’ufficio | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 4; 0=Altra professione | 0.13 | 0.34 | 0.16 | 0.37 |
Professioni qualificate nelle attività commerciali | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 5; 0=Altra professione | 0.07 | 0.25 | 0.09 | 0.28 |
Artigiani, operai specializzati e agricoltori | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 6; 0=Altra professione | 0.001 | 0.03 | 0.002 | 0.05 |
Conduttori di impianti, operai | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 7; 0=Altra professione | 0.001 | 0.003 | 0.0008 | 0.02 |
Professioni non qualificate | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 8; 0=Altra professione | 0.002 | 0.05 | 0.002 | 0.05 |
Forze armate | Variabile dummy: 1=ricopre una professione classificata come ISCO 9; 0=Altra professione | 0.03 | 0.17 | 0.0005 | 0.02 |
Numero di osservazioni 17296 11048
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 2015. Applicazione dei pesi campionari
Figura 1
Distribuzione del salario per i lavoratori a tempo determinato e indeterminato
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 2015
renti. La retribuzione netta mensile di coloro che sono laureati in discipline strettamente scientifiche, quali Matematica, Fisica, Chimica, Biologia e Farmacia (de-
finite in tabella scienze pure) è superio- re rispetto alla retribuzione percepita dai laureati nelle altre discipline. In ag- giunta, la figura 2 suggerisce che i lau- reati in questi ambiti sono caratterizzati da un più ampio gap salariale.
La figura 2 tiene conto solo dell’area disciplinare in cui si è conseguita la lau- rea e, dato il fenomeno del qualifica- tion mismatch5, non possiamo associa- re direttamente alla disciplina di laurea la professione svolta e quindi dare del- le indicazioni in merito al differenziale salariale rispetto alla professione stes- sa. In quest’ottica la figura 3 analizza l’esistenza di un divario salariale fra ti- pologie contrattuali in base alla profes- sione svolta utilizzando la classificazio- ne ISCO. Anche in questo caso emerge chiaramente un importante differenzia- le salariale fra lavoratori con contratto a tempo determinato e indeterminato
per tutte le professioni svolte. Tale gap è particolar- mente rilevante per quelle manageriali e per le for- ze armate.
Figura 2
Salario per i lavoratori a tempo determinato e indeterminato per ambito di laurea
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 201
5 Per qualification mismatch si intende la discrepanza tra la qualifica posseduta dai lavoratori e quella richiesta dal loro xx- xxxx (Xxxxxxxx 0000).
Figura 3
Salario dei lavoratori a tempo determinato e indeterminato per professione (ISCO)
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 2015
4. L’analisi econometrica
Nel paragrafo 3 si è visto che esiste una penalizza-
ln(w ) = α + βC + γ X '+ ε
(1)
i i i
zione salariale a discapito dei lavoratori a tempo de- terminato (tabella 1): ciò è quanto si osserva dal con- fronto dei salari medi, ma va tuttavia considerato che parte di tale differenziale può riflettere diversità nel tipo di lavoro e nelle caratteristiche dei lavoratori con
dove la variabile dipendente è il (Ln) del salario netto mensile (FTE) percepito dall’individuo i, la for- ma del contratto è rappresentata da una variabile dummy, Ci, che assume valore uguale ad 1 se il lavo-
ratore ha un contratto a termine, 0 altrimenti. Il vet-
contratti temporanei o permanenti.
tore
Xi contiene un insieme di variabili di controllo
Obiettivo dell’analisi è isolare l’effetto del tipo di contratto sul differenziale di salario controllando nelle stime per le caratteristiche individuali e delle occupa- zioni. Nell’analisi empirica si è scelto il salario mensile netto full time equivalent quale misura per il confron- to tra le due categorie di lavoratori perché consente di valutare le differenze di remunerazione indipenden- temente dal numero di ore lavorate (Villosio e Con- tini 2008).
La tecnica di analisi
L’esistenza o meno di un differenziale salariale fra gli occupati con contratti a tempo indeterminato e quelli con contratto a tempo determinato è verifica- ta inizialmente con una stima OLS dell’equazione min- ceriana dei salari:
sia per l’individuo (età, genere, stato civile, voto di laurea, esperienze lavorative durante gli studi, voto di diploma, area geografica di residenza prima del- la laurea, tipo di laurea, background socio-economi- co) che per il tipo di occupazione (settore di attività, tipo di professione, durata dell’attuale lavoro, area geografica del lavoro svolto, settore pubblico/priva- to, part time). Infine, ε indica il termine di errore, che si ipotizza distribuito indipendentemente tra gli individui e ha media pari a zero e varianza costan- te. La gran parte delle variabili esplicative sono qua- litative e vanno, quindi, interpretate in rapporto alla componente omessa.
i
Come evidenziato in letteratura (Davia e Xxxxxxx 2004; Xxxxx 2009; Xxxx e Grasseni 2012), le stime OLS presentano però due problemi che possono distorce-
re la stima del differenziale salariale. In primo luogo, il salario è osservabile per i soli lavoratori occupati e la condizione di occupato non è una caratteristica di- stribuita casualmente nella popolazione; pertanto le stime possono essere influenzate da problemi di self selection. In secondo luogo, la variabile dummy, che rappresenta la forma contrattuale, può essere corre- lata con il termine di errore nell’equazione del salario se le caratteristiche osservate del lavoratore e dell’oc- cupazione non sono sufficienti a controllare per tutte le variabili che influenzano il livello del salario. Per ri- solvere questo problema si può fare ricorso al meto- do delle variabili strumentali.
Nella nostra analisi, in base alle informazioni con- tenute nel data set utilizzato, cerchiamo di correggere per la prima fonte di bias stimando l’equazione del sa- lario con una procedura a due stadi (Xxxxxxx 1979). In particolare, al primo stadio, stimiamo la probabilità (modello probit) di essere occupati rispetto alla con- dizione di disoccupato ottenendo un fattore di corre- zione dell’errore: l’inverso del xxxxx ratio6. Al secondo stadio stimiamo l’equazione del salario (equazione 1) inserendo tra i regressori l’inverso del xxxxx ratio7. La variabile dipendente nella stima probit per la proba- bilità di occupazione è dicotomica: quando l’individuo percepisce un reddito da lavoro dipendente è uguale ad 1 ed è pari a 0 altrimenti.
Infine, analizziamo il wage gap a sfavore dei lavo- ratori a tempo determinato facendo ricorso a tec- niche econometriche di scomposizione dei salari. Ancora oggi, larga parte della letteratura di natu- ra empirica applica la scomposizione proposta da Oaxaca (1973) e Blinder (1973). Questa scomposi- zione si basa sulla stima separata per i lavoratori a tempo determinato e permanenti dell’equazione (1). Dopo la stima del modello, congiuntamente per i la- voratori a tempo determinato e permanenti, la dif- ferenza delle retribuzioni medie tra i due gruppi può essere scomposta come segue:
ln(WP ) − ln(W FT ) = (XP − X FT )β‸ * +
+{XP (β‸ P − β‸*) + X FT (β‸ * −β‸ FT )}
dove il primo termine del lato destro dell’equa- zione rappresenta la “componente spiegata”, mentre il secondo termine indica la “componente non spie- gata”, detta anche effetto discriminatorio. Uno dei li- miti di questo modello è però che i risultati ottenuti rappresentano solo valori medi, che potrebbero non rappresentare in modo adeguato tutti i dipendenti. I risultati della scomposizione Oaxaca-Blinder sono ri- portati nella tabella 4.
I principali risultati
In questo paragrafo si illustrano i principali risul- tati ottenuti dall’applicazione della metodologia pre- sentata. In particolare, la tabella 2 mostra che, a pa- xxxx di altre caratteristiche individuali, i lavoratori con un contratto a tempo determinato, percepiscono un salario netto mensile inferiore di circa il 14% rispetto ai loro colleghi assunti a tempo indeterminato. Le al- tre variabili hanno tutte il segno previsto e sono tutte statisticamente significative all’1%.
Si noti che avere una laurea specialistica, anziché triennale, fa aumentare il salario del 6,4%, e che lavo- rare nel settore pubblico ha effetto positivo. La durata degli anni di studio universitario sembra invece ave- re un effetto negativo. Come noto (si veda e.g. Canal e Xxxxxxxxx 2018 per dati recenti), le retribuzioni del- le donne sono mediamente più basse rispetto a quel- le degli uomini; in particolare le donne percepiscono circa il 10% in meno rispetto agli uomini. Il salario ten- de poi ad aumentare con l’anzianità di servizio in ma- niera non lineare (il segno negativo del quadrato della variabile tenure conferma l’ipotesi dei rendimenti de- crescenti legati all’esperienza) e con l’età, in particola- re per i lavoratori laureati che hanno più di 34 anni. Il coefficiente della variabile part time è positivo e signi- ficativo perché il salario mensile per i lavoratori part time è stato corretto per renderlo equivalente al sala- rio dei lavoratori full time. Interessante è anche l’ef- fetto della classe di laurea: chi si laurea in ambito me- dico (categoria base nella regressione) percepisce un salario maggiore rispetto a tutte le altre lauree. Infi- ne nelle regioni del Mezzogiorno gli occupati a termi- ne hanno una retribuzione netta mensile inferiore del
6 Dal totale della popolazione attiva sono stati esclusi i lavoratori autonomi perché considerati strutturalmente diversi dai lavoratori dipendenti (Picchio 2006). Ai lavoratori dipendenti aggiungiamo chi non è occupato per uno dei seguenti mo- tivi: è alla ricerca del primo lavoro, disoccupato, casalinga, benestante.
7 Il campione utilizzato per questo secondo stadio comprende tutti i lavoratori dipendenti a termine o permanenti.
Tabella 1
Stima OLS del salario netto mensile*
Salario FTE
14,8% rispetto a quelli che lavorano nelle altre regio- ni italiane.
Poiché, come si è detto nel paragrafo preceden-
te, le informazioni sul salario sono disponibili solo per
Tempo determinato -0.143***
(0,007)
Donna -0.103***
(0,006)
Età 27-28 -0.046***
(0,013)
Età 29-33 -0.053***
(0,013)
Età >34 0,005
(0,015)
Tenure 0.040***
(0,006)
Tenure^2 -0.004***
(0,001)
Centro -0.040***
(0,009)
Sud e Isole 0.016*
(0,009)
Laurea specialistica 0.064***
(0,007)
Durata studi -0,016***
(0,001)
Part time 0.045***
(0,011)
Industria 0.133***
(0,022)
Servizi 0.051**
(0,021)
Pubblico 0.126***
(0,022)
Legislatori, imprenditori e alta dirigenza 0.374*** (0,066)
Professioni intellettuali 0.208***
(0,052)
Professioni tecniche 0.201***
(0,051)
Professioni esecutive nel lavoro d'ufficio 0.116** (0,052)
Professioni qualificate 0.090*
(0,052)
Artigiani, operai specializzati e agricoltori -0,048 (0,069)
gli individui che lavorano e la condizione di occupa- to non è una caratteristica distribuita in modo casuale all’interno della popolazione, potrebbe emergere un bias dovuto alla selezione. Per correggere le stime dei coefficienti si è proceduto ad una stima a due stadi come riportato nella tabella 3.
La prima colonna mostra i risultati inerenti al pri- mo stadio, ovvero alla stima della probabilità di es- sere un occupato dipendente. Le variabili esplicative includono caratteristiche individuali e socio demogra- fiche tra cui: il genere, una variabile dummy per lo sta- to civile, lo status di studente lavoratore, la classe di età, l’area geografica di residenza, se il padre è percet- tore di reddito/pensione, il voto del diploma, l’area di- sciplinare della laurea conseguita e l’interazione tra il genere e lo stato civile. Le variabili di selezione, che si ipotizza abbiano un’influenza sulla scelta di essere oc- cupato ma non sul livello del salario percepito, sono: lo stato civile e la sua interazione con il genere, il voto di diploma, lo status di studente lavoratore, avere un padre percettore di reddito o pensione, gli anni di stu- dio e l’area disciplinare della laurea. I coefficienti del- le variabili di controllo hanno tutte il segno atteso e sono statisticamente significative.
Dalla stima di questo primo stadio si ottiene l’in- verso del xxxxx ratio che viene poi inserito come re- gressore nell’equazione minceriana del salario. La se- conda colonna della tabella 3 riporta i risultati per questa seconda stima. Nel dettaglio, si osserva che il xxxxx ratio è significativo e che il coefficiente della dummy relativa ai contratti a tempo determinato di-
Conduttori/operai di macchinari/ conducenti di veicoli
0.196*** (0,074)
minuisce: la penalizzazione salariale dei lavoratori a
termine rispetto a quelli permanenti passa dal 14,3%
Forze armate 0.295***
(0,053)
Lavora al Sud/Isole -0.148***
(0,012)
Costante 7.116***
(-0,057)
Num. Osservazioni 25.171
Adj. R-Square 0,198
*La gran parte delle variabili esplicative sono di tipo qualitativo. Di se- guito si riporta la componente omessa presa a riferimento: gli uomini, classe di età <26 anni, Nord, laurea triennale, full time, agricoltura, professioni non qualificate, Lavora al nord.
Note: standard errors robusti.
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 2015
nella stima OLS al 13,8% in quella con la correzione per il self selection bias. Una volta quindi che si cor- regge per la possibile selezione del campione il gap retributivo si riduce. Il segno e la significatività dei co- efficienti delle altre variabili non subiscono variazioni. Sulla base di tali regressioni, si è passati a decom- porre il differenziale salariale mediante la metodolo- gia proposta da Oaxaca (1973) e Blinder (1973) sinte- tizzata nella tabella 4. Ciò che interessa comprendere attraverso questa decomposizione è se la differenza tra i salari dei contratti a tempo indeterminato e dei
Tabella 3
Stima a due stadi della probabilità di essere occupato dipendente e del salario*
(0,007)
Probabilità Occupato Dip Salario FTE
Tempo determinato -0.138***
Caratteristiche individuali
Xxxxx
-0,213*** (0,018)
(0,006)
Laurea specialistica 0,077***
(0,012)
Età 27-28 -0,030***
(0,012)
Età 29-33 -0,045***
Età >34
0.050*** (0,016)
Centro
-0.102*** (0,009)
(0,007)
Sud e Isole -0.175***
(0,017)
Nubile/celib -0,153***
(0,018)
Nubile*Donna 0.185***
(0,006)
Studente lavoratore 0,107***
(0,00)
Durata studi -0,014***
(0,004)
Voto diploma 0,002***
(0,013)
Padre occupato o in pensione 0.036***
(0,011)
Arch./Ing./Agraria 0.056***
(-0,009)
Economia/ Giur./Sc.Pol 0,008
(0,01)
Lettere/Lingue -0.036***
(0,012)
Medico-sanitario 0.128***
-0.084*** (0,006)
0,062*** (0,007)
-0.036*** (0,013)
-0.046*** (0,013)
-0,01
(0,015)
-0,009
(0,008)
0,080*** (0.011)
Tenure
0.040*** (0,006)
(0,001)
Tenure^2 -0.004***
Caratteristiche dell’occupazione
(0,011)
Part time 0.054***
(0,021)
Industria 0.128***
Servizi
0.049** (0,021)
(0,022)
Pubblico 0.121***
(0,068)
Legislatori, imprenditori e alta dirigenza 0.361***
(0,053)
Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione 0.202***
(0,053)
Professioni tecniche 0.185***
(0,053)
Professioni esecutive nel lavoro d’ufficio 0.111**
(0,054)
Professioni qualificate 0,084
(0,07)
Artigiani, operai specializzati e agricoltori -0,061
(0,073)
Conduttori/operai di macchinari/conducenti di veicoli 0.192***
(0,055)
Forze armate 0.271***
(0,012)
Lavora al Sud/Isole -0.149***
(0,023)
Xxxxx Ratio -0.231***
(0,058)
Costante 7.164***
R2 Adj.
Num. Osservazioni 33475
0,19
24819
*La gran parte delle variabili esplicative sono di tipo qualitativo. Di seguito si riporta la componente omessa presa a riferimento: gli uomini, classe di età <26 anni, Nord, laurea triennale, full time, agricoltura, professioni non qualificate, Lavora al nord.
Note: standard errors robusti.
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 2015
Tabella 4
Scomposizione Oaxaca-Blinder dei differenziali salariali
Lavoratori Dipendenti
7.383***
Tempo indeterminato (0.003)
7.191***
Tempo determinato (0.006)
0.192***
Differenza (0.007)
0.054***
indeterminato) per verificare l’esistenza o meno di un
differenziale salariale dovuto al contratto.
Dopo aver controllato per un insieme di caratteri- stiche relative all’individuo e al posto di lavoro, e per la possibile distorsione dovuta al problema del self se- lection, stimiamo attraverso il metodo della decom- posizione Oaxaca-Blinder il differenziale salariale. I ri- sultati suggeriscono che i laureati inquadrati con un contratto a tempo determinato percepiscono un sa- lario in media inferiore del 19% rispetto a quello dei loro colleghi a tempo indeterminato.
Spiegato
Non spiegato
Xxxxx Ratio
(0.004)
0.139*** (0.006)
0.015*** (0.002)
Il presente studio, rispetto alla letteratura empiri-
ca esistente, fornisce due approfondimenti. In primo luogo, intende valutare l’esistenza di un differenziale salariale in un gruppo di lavoratori qualificati e poten- zialmente inquadrabili in posizioni lavorative altamen-
Num. Osservazioni 28.345
Note: standard errors robusti.
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 2015
contratti a tempo determinato dipenda o meno dalla tipologia contrattuale o se la differenza sia dovuta ad altri fattori. Dalla tabella 4 si evince che il differenziale salariale fra lavoratori a tempo indeterminato e deter- minato è pari al 19,2% sull’intero campione. Rispetto a tale differenziale, la quota non spiegata dalle varia- bili incluse nell’analisi supera il 50% a sottolineare l’e- sistenza di una discriminazione fra lavoratori occupati caratterizzati da diversi regimi contrattuali.
5. Conclusioni
La diffusione dell’uso dei contratti a tempo deter- minato ha riacceso il dibattito relativo agli effetti del lavoro temporaneo sulle condizioni lavorative degli individui. Parte della letteratura si è concentrata sulle conseguenze distributive. A partire da questo filone, in questo articolo, utilizzando un campione di lavora- tori laureati nel 2011, valutiamo le retribuzioni degli occupati con un titolo di studio terziario in base all’in- quadramento contrattuale (a tempo determinato o
te retribuite. La letteratura che ha stimato il differen-
ziale salariale in diversi punti della distribuzione dei salari ha messo in luce un’eterogeneità della penaliz- zazione salariale lungo la distribuzione. In particolare, fra i lavoratori maggiormente retribuiti, il differenziale salariale dovuto al contratto è minore rispetto a quel- lo stimato per i lavoratori che si trovano nella parte bassa o centrale della distribuzione. Il nostro lavoro, concentrandosi esclusivamente sui laureati, che come detto in precedenza sono potenzialmente collocabili nella parte alta della distribuzione, consente di stima- re l’esistenza di un gap salariale riconducibile al con- tratto. Dalla nostra analisi emerge che il differenziale continua ad esistere e si attesta intorno al 19% a sfa- vore dei lavoratori a tempo determinato. In secondo luogo, abbiamo stimato l’entità dell’effetto contratto evidenziando che oltre la metà del gap salariale do- vuto al contratto a tempo determinato non è ricon- ducibile a caratteristiche osservabili del lavoratore o del posto di lavoro in cui questi operano, ma è bensì esclusivamente riconducibile all’essere un lavoratore a tempo determinato.
Sulla base di tali evidenze, risulta importante mo- nitorare l’adozione dei contratti a termine poiché pos- sono rappresentare una modalità di diffusione della disuguaglianza fra i lavoratori.
Appendice – Statistiche descrittive occupati e in | cerca di occupazione | ||||
Variabili | Definizione | Media | Sd | Min | Max |
Occupato | Variabile dummy: 1= Occupato; 0= Disoccupato | 0.79 | 0.4 | 0 | 1 |
Caratteristiche personali | |||||
Donne | Variabile dummy: 1= Donna; 0= Uomo | 0.59 | 0.49 | 0 | 1 |
<22 anni | Quota laureati con età inferiore ai 22 anni | 0.11 | 0.31 | 0 | 1 |
23 - 24 anni | Quota laureati di età compresa fra i 23 ed i 24 anni | 0.27 | 0.44 | 0 | 1 |
25 - 29 | Quota laureati di età compresa fra i 25 e i 29 anni | 0.41 | 0.49 | 0 | 1 |
>30 anni | Quota laureati di età superiore ai 30 anni | 0.19 | 0.39 | 0 | 1 |
Nubile/Celibe | Variabile dummy: 1=Nubile/Celibe; 0= Sposato/Sposato | 0.45 | 0.49 | 0 | 1 |
Caratteristiche familiari | |||||
Padre occupato | 0.95 | 0.21 | 0 | 1 | |
Caratteristiche percorso di studi | |||||
Ingegneria, Architettura e Agraria | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.09 | 0.28 | 0 | 1 |
Scienze pure | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.17 | 0.38 | 0 | 1 |
Economia, Statistica e Giurisprudenza | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.36 | 0.48 | 0 | 1 |
Lettere, Filosofia, lingue, psicologia, Pedagogia ed Educazione fisica | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.26 | 0.44 | 0 | 1 |
Medicina | Quota laureati nelle discipline di riferimento | 0.09 | 0.29 | 0 | 1 |
Voto di diploma | Voto di diploma | 83.09 | 12.52 | 60 | 100 |
Voto di laurea | Voto di laurea in centesimi | 102.2 | 7.97 | 66 | 110 |
Numero osservazioni | 34755 | ||||
Fonte: elaborazioni Inapp su dati Istat 2015. |
SINAPPSI - Connessioni tra ricerca e politiche pubbliche | Anno VIII | n. 3/2018 | Rivista quadrimestrale dell’Inapp
43
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Xxxxx Xxxxxxxx
Ricercatrice in economia applicata presso l’Inapp. In precedenza è stata assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa per un progetto riguardante i meccanismi di inclusione ed esclusione dal mercato del lavoro. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia politica presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa. Tra le sue pubblicazioni più recenti: School-to-work transition and vocational education: a comparison across Europe (con Corsini L., International Journal of Manpower 2019); Essere Neet in Ita- lia: i principali fattori di rischio (con Xxxxx X., RIEDS 2018); Volatility in European Regions (con Fiaschi D., Xxxxxxxxx L. e Parenti A., Papers, Regional Science 2017).
Xxxxxxx Xxxxxxx
Ricercatrice in economia applicata presso l’Inapp. Precedentemente, è stata ricercatrice presso l’Istituto di Economia della Scuola superiore Sant’Xxxx di Pisa e assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze statistiche della Sa- pienza. Ha conseguito il Master in Development Economics presso l’Università del Sussex (UK) e il dottorato di ricerca in Economia dello Sviluppo presso il Dipartimenti di Analisi economiche e sociali della Sapienza. Fra i suoi articoli: Only one way to skin a cat? Heterogeneity and equifinality in European national innovation systems (con Nuvolari X., Xxxxxxxxxx A., Xxxxxxxxx M., Research Policy 2019) e Innovation and within firm wage inequalities: empirical evidence from major European countries (con Sostero M. e Xxxxxxx F., Industry and Innovation 2017).
Xxxxxxxxx Xxxxx
Ricercatrice Xxxxx nell’ambito del Progetto strategico Analisi delle Politiche pubbliche e Dottore di ricerca in Econo- mia della Popolazione e dello Sviluppo. Nel 2019 ha conseguito il Master Ca’ Foscari in Analisi e Valutazione delle Politiche pubbliche presso il Senato della Repubblica. La sua attività di ricerca in Inapp è incentrata su imprese, mer- cato del lavoro, formazione e fondi interprofessionali. Tra le sue ultime pubblicazioni Qualità dei percorsi formativi e over-education per i giovani laureati: un confronto territoriale (con Xx Xxxxxx X. e Xxxxx X., Rivista economica del Mezzogiorno 2017); Assetto proprietario e manageriale: evidenze empiriche su elementi di contesto ed organizzativi delle imprese italiane (con Xxxxx A. e Xxxxxxxxx D., RIEDS 2018).
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