Contratto sociale, Democrazia, Uguaglianza ALEXANDRA STRACIUG
Contratto sociale, Democrazia, Uguaglianza
X.X.Xxxxxxxx
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Nel Contratto sociale Xxxxxxxx prevede che gli uomini, entrando in società, “alienino” i propri diritti originari e pensa che essi, in virtù del patto, non debbano essere soggetti ad altri che a se medesimi. Ma per poter conciliare alienazione e libertà, Xxxxxxxx si pone il problema di trovare una forma di associazione che difenda e protegga la persona e i beni di ciascun associato e con la quale ciascuno possa obbedire a se stesso e resti tanto libero quanto lo era prima. Infatti, se rimanessero alcuni diritti singoli, ciascuno, essendo il suo proprio giudice in qualche cosa, pretenderebbe poi di esserlo su tutto e continuerebbe ad esistere lo stato di natura e ciò comporterebbe lo sviluppo di un’associazione tirannica o inutile. Questo problema è risolto dal patto, che è alla base della società politica. La clausola fondamentale di questo patto è l’alienazione totale di ciascun associato, con tutti i suoi diritti, a vantaggio dello Stato. In cambio della sua persona privata, ciascun contraente riceve la nuova qualità di membro o parte indivisibile del tutto. Si genera così un corpo morale e collettivo composto da tanti membri quanti sono i membri dell’assemblea, che ha la sua unità, il suo io comune, la sua vita e la sua volontà. Questa persona pubblica che si forma in questo modo aveva un tempo il nome di Città, ed assume ora quello di Repubblica o di corpo politico, chiamato dai suoi membri Stato quando è attivo.
Quel che l’uomo perde con il contratto sociale è la sua libertà naturale ed un diritto illimitato a tutto ciò che lo attrae, ma quel che guadagna è la libertà civile e la proprietà di tutto ciò che possiede. Inoltre con lo stato civile si acquisisce anche la libertà morale, che rende l’uomo veramente padrone di sé. Il patto sociale conferisce al corpo politico un potere assoluto su tutti i suoi membri e l’esercizio di questa volontà generale risiede nella sovranità, intendendo con quest’ultima una realtà assoluta, inalienabile, e indivisibile. L’atto di sovranità non è una convenzione con ciascuno dei suoi membri.
E’ legittima perché ha come base il contratto sociale, equa perché comune a tutti, utile, perché ha come oggetto il bene generale e solida, perché ha come garante la forza pubblica e il potere supremo. Il potere sovrano tuttavia, per quanto esso sia assoluto, sacro, inviolabile, non può anteporre i limiti delle convenzioni generali, non ha il diritto di imporre oneri maggiori ad un suddito rispetto ad un altro, in quanto la questione diventa privata, e quindi non più di competenza del sovrano.
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Xxx Xxxxxxxx, oltre alla persona pubblica, è necessario considerare anche la persona privata, la cui vita e libertà sono naturalmente indipendenti da essa. Bisogna, dunque distinguere bene i rispettivi diritti dei cittadini e del sovrano, e i doveri ai quali devono adempiere i primi in quanto sudditi. Un atto di sovranità è una convenzione di un corpo politico con ciascuno dei suoi membri.
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X.xx Xxxxxxxxxxx
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Xxxxxx xx Xxxxxxxxxxx sostiene che i popoli democratici tendono a raggiungere un ideale in cui la libertà e l’uguaglianza si trovano allo stesso livello. In questa maniera tutti i cittadini saranno liberi e del tutto uguali e avranno un uguale diritto di concorrere al governo, senza che vi sia un potere tirannico. Nella società civile può sembrare che vi sia uguaglianza, se tutti possono vivere nello stesso modo e perseguire la ricchezza con gli stessi mezzi, ma questo può avvenire senza che vi sia uguaglianza reale nel mondo politico; si può essere uguali a tutti i propri simili, a eccezione di uno, il padrone di tutti.
Tuttavia, i ruoli che vengono assunti nei confronti della libertà e dell’uguaglianza sono distinti. I popoli democratici dimostrano un amore più forte e duraturo per l’uguaglianza che per la libertà in quanto carattere distintivo in ogni epoca in cui vivono. Le persone attente e provvidenti sanno che la libertà politica può compromettere la tranquillità, il patrimonio e la vita dei privati. Esse percepiscono anche i pericoli che l’uguaglianza può comportare ma cercano di evitarli. Inoltre i mali causati dalla libertà sono visibili e avvertiti in tutti, i mali che l’uguaglianza apporta si manifestano gradualmente nel corpo sociale e non sono immediati. In seguito, i beni che la libertà procura si mostrano su un lungo periodo, mentre i vantaggi dell’uguaglianza si fanno sentire fin dal presente. Gli uomini non potrebbero godere della libertà politica senza acquistarla con qualche sacrificio o sforzo, a differenza dell’uguaglianza, i cui piaceri si offrono da se stessi. In certe epoche essi desiderano l’uguaglianza in una maniera talmente cieca che vi si aggrappano come ad un bene prezioso. Ciò si verifica nel momento in cui la gerarchia sociale viene abbattuta e le barriere che separano i cittadini vengono rovesciate.
Man mano che le condizioni si vanno eguagliando, tuttavia, si rischia lo sviluppo dell’individualismo. Esso comporta l’isolamento dell’uomo dalla massa in un luogo appartato dove, avendo acquistato lumi e beni per poter bastare a se stesso, si crea una piccola società a proprio uso. Ma l’individualismo viene assorbito dall’egoismo quando l’uomo rapporta tutto soltanto a sé.
Xxxxxxxxxxx, in relazione a ciò, afferma che bisogna evitare l’individualismo, evitando successivamente il dispotismo. Infatti esso innalza barriere tra gli uomini, che si trovano accanto agli altri senza un comune legame che li unisca.
Man mano che in un popolo le condizioni si eguagliano, gli uomini considerano giusto che il potere venga inglobato nella grande società. Inoltre, poiché gli uomini democratici sono individualisti, essi non si occupano volontariamente delle faccende comuni, in quanto preferiscono lasciarne la cura dello Stato.
Xxxxxxxxxxx afferma infine che nei secoli democratici che verranno la concentrazione del potere sarà una tendenza naturale.
(Da: Tomo II, Parte II, Cap. I, Cap. II, Cap. IV; Parte IV, Cap. II, Cap. III.)
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Xxxxxx xx Xxxxxxxxxxx immagina con nuovi tratti il dispotismo: egli vede una massa di uomini simili che girano senza meta su loro stessi per potersi procurare dei piccoli piaceri in modo da riempire il loro spirito. Egli sostiene che tutti gli uomini sono simili tra di loro ma diversi nel modo di allontanarsi dalla massa. Al di sopra di essi vi è il potere assoluto che cerca la perfezione in tutti i minimi dettagli occupandosi del benessere di tutti i cittadini. Tale potere cerca il modo di far rallegrare i cittadini, cerca di renderli felici, provvede alla loro sicurezza.
L’uguaglianza ha predisposto gli uomini a subire spesso e a considerare queste cose come un beneficio. Il sovrano, dopo aver modellato a suo piacimento ogni singolo individuo, si indirizza all’intera popolazione. Egli impone delle regole complicate e uguali per tutti attraverso le quali le menti più vigorose non potrebbero farsi strada per oltrepassare la folla, egli mette in difficoltà la nazione fino a farla diventare un gregge di animali timidi e industriosi, il cui governo assume il ruolo del pastore.
I nostri contemporanei sentono il bisogno di venire guidati e il desiderio di restare liberi, ma cercano di soddisfare entrambi i bisogni.
L’oppressione che subiscono gli individui è qualche volta maggiore, ma meno degradante se il sovrano è elettivo e la legislatura realmente elettiva e indipendente: le forze e i diritti dei cittadini vengono sottratte ad essi ma non servono solo al capo dello Stato, ma a tutto lo Stato. Quando si crea una rappresentanza nazionale in un paese molto centralizzato, si diminuisce il male che l’estrema centralizzazione può produrre, anche se non lo si distrugge del tutto. I cittadini stessi, resi dipendenti dal potere centrale, potranno periodicamente scegliere i rappresentanti dello stesso potere, ma ciò non impedirà che perdano la loro facoltà di pensare e di agire da se stessi, e non impedirà di cadere al di sotto del livello dell’umanità.
E’ difficile capire come gli uomini abbiano rinunciato a dirigersi da se stessi e si siano lasciati guidare. In una costituzione repubblicana nella testa, ma monarchica nelle sue altre parti, i vizi dei governanti e l’imbecillità dei governati porterebbero alla rovina; il popolo, stanco dei suoi rappresentanti e di se stesso, si troverebbe nell’alternativa o di creare delle istituzioni più libere, o di ritornare a stendersi ai piedi di un solo padrone.