L'Economia internazionale. L’economia mondiale nel 2019 è cresciuta del +2,9%, meno del 2018 (+3,6%) e al livello minimo dalla crisi del 2008-2009; hanno rallentato sia i Paesi sviluppati, +1,7% dal +2,2% del 2018, che i Paesi Emergenti, passati dal +4,5% al +3,7%. Nessuno tra i maggiori paesi del mondo ha migliorato il proprio ritmo di crescita, Solo l’UK ha mantenuto la crescita dell’anno precedente al +1,3%; gli Stati Uniti hanno registrato +2,3% (dal +2,9% del 2018), l’area Euro è passata dal +1,9% al +1,2%, il Japan dal +1,0% al +0,9% e il Canada dal +1,9% al +1,5%. Tra i Paesi Emergenti la Cina è cresciuta del +6,1%, dal +6,6% del 2018, la Russia è passata dal +2,3% al +1,1%, l’India dal +6,8% al +4,8%, il Brasile dal +1,3% al +1,2% del 2018 e l’Arabia Saudita dal +2,4% del 2018 al +0,2%. Nonostante le forti incertezze che incombevano sulle economie mondiali, ereditate dall’ anno precedente, le prospettive di crescita all’inizio dell’anno erano solo di poco inferiori a quelle del 2018. Man mano che passavano i mesi, però, i due principali organismi internazionali, - OCSE e FMI – tagliavano le stime di crescita mondiale dal 3,3% iniziale al 2,9% di fine 2019. Il protrarsi della “trade war” innescata da Xxxxx contro i principali partner commerciali degli USA - Cina in primis – si traduceva via via in una contrazione del commercio globale ed al crollo degli indicatori manifatturieri, specie nei paesi a maggiore vocazione di export (Eurozona e Germania), La conseguente frenata della crescita economica veniva accompagnata da un forte rallentamento delle pressioni inflazionistiche; le previsioni passavano dal +1,7% di inizio anno al +1,4% di fine 2019 per i paesi sviluppati e dal +4,9% al +4,6% per le Economie emergenti, Il protrarsi dei tempi per la soluzione della questione Brexit in UK, peggioravano il “sentiment” internazionale. Così che le Banche Centrali, preoccupate per il negativo evolversi della situazione, a metà anno invertivano la direzione della Politica Monetaria, passando velocemente dalla normalizzazione dei tassi ad un rinnovato approccio espansivo, tradottosi nella seconda parte dell’anno in svariati tagli dei tassi ed al rinnovo dei programmi di QE più o meno esplicitati. Il petrolio (Xxxxx) nei primi mesi dell’anno, favorito dal taglio alla produzione dell’OPEC e dalle crisi in Venezuela e Libia che provocano una riduzione delle estrazioni, saliva dai 50 US$ di inizio anno ai massimi dell’anno a 75 US$ tra aprile e metà maggio. Successivamente invertiva la rotta;...