ELABORATI GENERALI CAPITOLATO SPECIALE PRESTAZIONALE
RTI Progettisti:
ELABORATI GENERALI CAPITOLATO SPECIALE PRESTAZIONALE
CAP. DESCRIT. E PRESTAZ. DEGLI ELEMENTI TECNICI
IL DIRETTORE DEL SETTORE
XXX. XXXXX XXXXXXX
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
XXX. XXXXXXXXX XXXXXX
IL DIRETTORE DELL'ESECUZIONE DEL CONTRATTO
XXX. XXXXX XXXXXX
SEGRETERIA TECNICA
XXX. XXXXXXX XXXXXXX GEOM. XXXXXX XXXX
COMMESSA | FASE S F | DISCIPLINA | TIPO/NUMERO CS | REV. A | SCALA 1:1000 | NOME FILE B381-SF-GPR-CS001.pdf |
REV. | DATA | DESCRIZIONE | REDATTO | VERIFICATO | APPROVATO |
0 | 21-12-2018 | EMISSIONE | XXXXXXX | XXXXXXXX X. | XXXXXXXX S. |
1 | |||||
2 |
RESPONSABILE DI COMMESSA
XXX. XXXXX XXXXXXXXX
RESPONSABILE INTEGRAZIONE PRESTAZIONI SPECIALISTICHE
XXX. XXXXX XXXXXXXX
Gruppo di Progettazione:
Ing. Xxxxxxxxxx Xxxxxx (Coordinatore Tecnico) Xxx. Xxxxx Xxxxxxxx (Progetto sistemi tranviari) Xxx. Xxxxxx Xxxxxxx (Studi Trasportistici)
Arch. Xxxxxxxxxx Xxxxx Xx Xxxxx (Prog. Architettonico e Inser. Urbanistico) Ing. Xxxxxx Di Xxxxxx (Sovrastruttura Tranviaria)
Xxx. Xxxxxxx Xxxxx (Impianti Tecnologici)
Xxx. Xxxxxxxx Xxxxxx (Progettazione Funzionale Depositi) Xxx. Xxxxxx Xxxxxxxx (Viabilità Interferente)
Xxx. Xxxxxxx Xxxxxxxx (Opere Strutturali)
Xxx. Xxxxxx Xxxxxxxx (Esperto Impianti Elettro-ferroviari) Ing. Xxxxxxxx X'Xxxxxxxxx (Impianti di Trazione Elettrica) Xxx. Xxxxxxxxx Xxxxxxxx (Impianti Meccanici)
Arch. Xxxxxx Xxxxxxx (Prime Disposizioni per la Sicurezza) Ing. Xxxxx. Rowenczyn (Piani Economici e Finanziari)
Xxxx. Xxxxxx Xxxxxxxx (Valutazione impatto ambientale e impatto acustico)
B | 3 | 8 | 1 |
G | P | R |
0 | 0 | 1 |
Sommario
3. CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI DEL TRACCIATO 10
3.1 REGOLE GENERALI DEL TRACCIATO LUNGO IL PROFILO 13
4. DESCRIZIONE DEL SISTEMA DI ARMAMENTO 17
4.1 DESCRIZIONE DEI COMPONENTI DEL SISTEMA ERS 22
4.2 CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI 27
4.3 DESCRIZIONE DELLA METODOLOGIA DI POSA 31
5. QUALITÀ E PROVENIENZA DEI MATERIALI 37
7. DEMOLIZIONI - RIMOZIONI – TRASPORTI 61
8. CONGLOMERATI – ACCIAI - CASSEFORMI 64
8.1 Paratie di Pali Secanti 64
8.2 Conglomerati cementizi semplici od armati 70
8.3 Manufatti prefabbricati in conglomerato cementizio armato, normale o precompresso 82
8.4 ACCIAIO PER C.A. E C.A.P 83
9.3 Murature di pietrame a secco 91
9.4 Murature di pietrame e malta 92
9.5 Murature di calcestruzzo con pietrame annegato 94
9.6 Murature in pietra da taglio 95
10.1 Impermeabilizzazione dell’estradosso dei volti delle gallerie artificiali ed altri manufatti 96
10.4 GUAINA IN PVC 99
11. PIETRE DA TAGLIO 101
11.1 Pietra da taglio 101
12. OPERE IN FERRO 102
12.1 Strutture in acciaio 102
13. LAVORI STRADALI E INFRASTRUTTURE 108
13.1 Sovrastruttura stradale 108
13.2 Trattamenti superficiali 140
13.3 Scarificazione di pavimentazioni esistenti 150
13.4 Fresatura di strati in conglomerato bituminoso con idonee attrezzature
150
13.5 Conglomerati bituminosi a caldo rigenerati in impianto fisso e mobile 151 13.6 Drenaggi con filtro in “geotessile” 154
13.7 Asfalti colati per marciapiedi 155
13.8 Pavimentazioni in elementi preconfezionati 157
13.9 PAVIMENTAZIONE DI BOLOGNINI 158
13.10 PAVIMENTAZIONE DI BASOLE DI GRANITO 160
13.11 BARRIERE ACUSTICHE 161
13.12 Giunti di dilatazione 181
13.13 Manufatti tubolari in lamiera di acciaio ondulata e zincata 182
14. SISTEMAZIONE AREE A VERDE 187
14.1 Sistemazione con terreno coltivo delle aiuole 187
14.2 Lavori di rivestimento vegetale 187
14.3 Piantumazioni 188
15. SEGNALETICA STRADALE 190
15.1 Segnaletica stradale verticale 190
15.2 Segnaletica stradale orizzontale 197
15.3 Segnali e opere provvisionali 208
16. FERMATE 210
16.1 Premessa 210
16.2 Banchina di Fermata 210
16.3 Arredi di Banchina tipo 211
16.4 Specifiche tecniche per protezione della carpenteria metallica 211
17. SOTTOSTAZIONI ELETTRICHE 212
17.1 Specifica di funzionamento 212
17.2 Equipaggiamento 213
17.3 SPECIFICHE TECNICHE PER LE APPARECCHIATURE MT 213
17.4 SPECIFICHE TECNICHE PER LE APPARECCHIATURE CC 218
17.5 Specifiche tecniche per le apparecchiature CC IN LINEA 222
17.6 SPECIFICHE TECNICHE PER LE APPARECCHIATURE BT 223
18. CAVI DI ALIMENTAZIONE 229
18.1 Generalità 229
18.2 Descrizione particolareggiata dei lavori - Posa dei cavi in trincea 230
18.3 Sicurezza fisica dei lavoratori 230
18.4 Modalità per l’ esecuzione dei lavori 231
18.5 Prove sui materiali 231
18.6 Condotta dei lavori 231
19. LINEA DI CONTATTO 231
19.1 Descrizione dell’ impianto 231
19.2 Sospensioni 232
19.3 Poligonazione 232
19.4 Altezza sul piano del ferro 233
19.5 Distanze di sicurezza 233
19.6 Scambi 233
19.7 Alimentazioni e sezionamenti 234
19.8 Cavi di alimentazione 234
19.9 Collegamento a terra dei pali 234
19.10 Fornitura dei materiali 234
20. SEGNALAMENTO 236
20.1 Sistema di supervisione e controllo dell’esercizio 236
21. TELECONTROLLO IMPIANTI 241
21.1 Telecontrollo impianti fissi 241
22. IMPIANTI TRASMISSIVI ED INFORMATIVI 245
22.1 Rete trasmissione dati 245
22.2 IMPIANTO TVCC 246
22.3 Impianto di Diffusione Sonora 247
22.4 Pannelli Informativi 248
22.5 Sincronizzazione Oraria 249
22.6 SISTEMA DI COMUNICAZIONE RADIO TETRA 249
22.7 Emettitrici 250
23. LAVORI SUI SOTTOSERVIZI 252
23.1 Tubazioni, pezzi speciali e dispositivi di chiusura 252
23.2 ELEMENTI PREFABBRICATI AUTOPORTANTI IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO PER FOGNE OVOIDALI TIPO XXX-XXXX-XX 000
24. SCAVI ARCHEOLOGI 263
24.1 Allestimento del cantiere e misure di sicurezza 263
Il presente documento descrive le principali prestazioni relative alle infrastrutture che dovranno essere rispettate nella redazione del progetto Definitivo e/o esecutivo per la realizzazione della linea tramviaria rossa nel comune di Bologna.
La normativa vigente in materia di sistemi tranviari, presa a riferimento per la progettazione dell'intervento qui proposto, risulta la seguente:
Definizioni generali del sistema
• Norma UNI 8378 "Metropolitane leggere - Motrici - Dimensioni, caratteristiche e prestazioni".
• Norma UNI 8379 "Sistemi di trasporto a guida vincolata(ferrovia, metropolitana, metropolitana leggera, tranvia veloce e tranvia) – Termini e Definizioni".
• Norma UNI 8944 "Materiale rotabile per sistemi di trasporto leggeri su rotaia in aree urbane - Dimensioni, caratteristiche e prestazioni".
Dimensioni e tipologia della sede
• Norma UNI 5646 "Attraversamenti di ferrovie e tramvie extraurbane con strade pubbliche - Direttive per la scelta del sistema di attraversamento e, nel caso di attraversamento a raso, del sistema di protezione".
• Norma UNI 7156 "Tramvie urbane ed extraurbane - Distanze minime degli ostacoli fissi dal materiale rotabile ed interbinario".
• Norma UNI 8378 "Sagoma limite".
• Norma UNI 3648 "Linee tranviarie con rotaie a gola. Definizioni di scartamento ordinario e a scartamento ridotto".
• Norma UNI 7836 "Metropolitane. Geometria del tracciato delle linee su rotaia. Andamento planimetrico ed altimetrico e tolleranze di costruzione".
• D.Lgs. 30/04/1992 n. 285 e ss.mm.ii. "Nuovo Codice della Strada".
• D.P.R. 16/12/1992 n. 495 e ss.mm.ii. "Regolamento di esecuzione e attuazione del nuovo codice della strada e successive modificazioni".
• D.M. 05/11/2001 n. 6792 "Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade".
• Norme C.N.R. 15/04/1983 (B.U. n. 90) "Norme sulle caratteristiche geometriche e di traffico delle intersezioni stradali urbane"
• Norme C.N.R. 19/03/1992 (B.U. n. 150) "Norme sull'arredo funzionale delle strade urbane"
• Stazioni e fermate
• Norma UNI 8207 "Metropolitane - Segnaletica grafica per viaggiatori nelle stazioni". Superamento barriere architettoniche
• Legge n. 118 del 30/03/1971 a favore dei mutilati ed invalidi civili, in materia di barriere architettoniche e trasporti pubblici.
• D.P.R. n. 503 del 24/07/1996 "Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici".
3. CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI DEL TRACCIATO
La progettazione di una rete tranviaria, come quella di tipo stradale, si prefigge l’obiettivo di consentire in modo ottimale il moto, inserendo l’infrastruttura nel territorio mediante una successione di elementi geometrici che ne definiscono il tracciato della stessa.
Quest’ultimo è costituito da rettifili e curve circolari, opportunamente raccordati mediante
curve di transizione, al fine di garantire una migliore iscrizione del veicolo in curva.
La successione di due curve concordi costituisce una policentrica, mentre la successione di due curve circolari discordi costituisce un flesso.
L’elemento condizionante la velocità massima ammissibile su una linea è il raggio delle curve circolari, i cui ampi valori contribuiscono ad abbattere i tempi di percorrenza, limitando, inoltre, l’usura dei cerchioni e delle rotaie, derivante dalla manifestazione delle forze di attrito, e quindi dallo sprigionamento e/o dal drastico annullamento della forza centrifuga (fenomeno del contraccolpo, del quale se ne parlerà meglio in seguito).
D’altra parte, l’adozione sistematica di raggi minimi di valore elevato può irrigidire il tracciato, rendendo il costo di costruzione della rete tranviaria insostenibile e l’inserimento nel territorio problematico.
Nel progetto della tranvia di Bologna si è adottata per le curve di transizione la clotoide, preferendola alla parabola cubica che non si presta favorevolmente ad essere utilizzata in presenza di raggi ridotti come quelli tranviari.
Tracciamento di curve in piano
Come precedentemente accennato, la presenza nel tracciato di rettilinei e curve circolari, non assicura alla circolazione una qualità accettabile senza l’introduzione di curve di transizione a raggio variabile, le cui caratteristiche devono assicurare il rispetto delle condizioni geometriche e dinamiche di raccordo nei punti di contatto.
Curva di transizione
Gli attuali parametri di progettazione dei tracciati tranviari individuano la necessità di avere curve con raggi non particolarmente ridotti ed utilizzare opportune curve di transizione per raccordare la parte circolare alle rette.
Nel progetto della tranvia di Bologna si è adottata per le curve di transizione la clotoide, preferendola alla parabola cubica che non si presta favorevolmente ad essere utilizzata in presenza di raggi ridotti come quelli tranviari.
Nelle curve, dove il tracciamento lo consente, vanno utilizzati i seguenti parametri: valore massimo di accelerazione trasversale di 1,00 m/sec2 e contraccolpo, variazione dell’accelerazione nell’unità di tempo, impostato a 0,40 m/sec3.
Lo sviluppo minimo della parte circolare è normalmente impostato con valori superiori a m. 12, per evitare che le turbative dinamiche prodotte al transito del raccordo d’ingresso alla curva non si assommino a quelle indotte dalla curva di transizione d’uscita.
L’adozione di questi parametri elevano qualitativamente gli indici relativi al comfort dei
viaggiatori.
Tuttavia il giusto equilibrio tra le necessità di una tranvia veloce in un contesto urbano caratterizzato da strade non eccessivamente larghe ed incroci al limite dei 90 gradi, impone l’adozione di parametri riduttivi che possono essere applicati solo nelle situazioni più difficili. Per alcuni casi è ammesso un contraccolpo maggiore, fino ad un massimo di 0,50 m/sec3, che determina un tempo di percorrenza della curva clotoidale non inferiore ai 2 secondi e di abbassare il limite dello sviluppo circolare fino a m. 8.
Disposizioni particolari
Nella definizione della velocità massima si è fatto riferimento alla norma UNI 8944 che prevede una velocità massima consigliata di 70 km/h.
In realtà questa velocità non è raggiungibile nei tratti della linea in esame, perché le caratteristiche della fascia d’inserimento del tracciato sono relative ad un ambiente urbano ristretto e vincolante.
Velocità massima in curva
La velocità massima di ogni singola curva è in funzione del suo raggio, definita la velocità si è impostata la lunghezza della clotoide di transizione in rapporto del tempo di percorrenza della stessa, fissato in 2,5 secondi, che corrisponde infatti al valore di contraccolpo 0,40 m/sec3.
Sezione trasversale corrente
A causa dello scorrimento delle acque sarebbe utile realizzare una carreggiata in pendenza in
sezione corrente (pendenza inferiore o uguale al 2%), generalmente a schiena d’asino.
Nel procedere all’elaborazione delle sezioni correnti di linea occorre tener conto degli elementi determinanti che sono la larghezza del materiale rotabile, le distanze degli ostacoli fissi dal materiale rotabile e l’interbinario (stabilite dalla norma UNI 7156-2008), nonché l’impostazione della linea aerea di contatto e della relativa palificazione di sostegno.
Tracciato con pendenze trasversali in curva
Creare una pendenza in curva permette di diminuire l’effetto della forza centrifuga sul
passeggero e sul veicolo, e quindi di aumentare la velocita massima.
Per una rotaia di scorrimento in curva in pendenza, la velocità massima per un’accelerazione
trasversale limitata a 1 m/s2 è di:
V = 3,6 √ R(1+9,81d) (km/h)
ove R è espresso in metri e d è la pendenza espressa in m/m, positiva se l’inclinazione è verso l’interno della curva.
Allo stesso modo, le condizioni di confort impongono la limitazione del jerk J (variazione istantanea dell’accelerazione trasversale residua) a 0,4m/s3 generalmente e a 0,8m/s3 in via eccezionale: ne segue che la lunghezza minima dei raccordi deve essere calcolata in funzione della velocità raggiunta o consentita in quella tratta e delle pendenze che precedono e seguono i raccordi stessi.
Peraltro, la variazione della pendenza “destra” (creata generalmente tra l’inizio e la fine del ramo del raccordo parabolico), è limitata allo 0,3% per metro lineare: ne risulta una lunghezza minima necessaria del raccordo parabolico.
Rettifili (sezione corrente e accesso/uscita dalla stazione)
La ricerca dei rettifili è prioritaria ovunque la geometria dell’inserzione lo permetta.
Nei limiti del possibile, in corrispondenza delle fermate si cerca di utilizzare un rettifilo.
Al di là della lunghezza intrinseca della banchina, è auspicabile prevedere (nei limiti del possibile) in entrata e in uscita dalla stazione, un rettifilo di almeno 7,50 oltre la banchina: in effetti una curva chiusa nei pressi della stazione potrebbe portare alla smussatura di un’estremità della banchina per tenere conto dei disassamenti della struttura (curve spazzate).
3.1 REGOLE GENERALI DEL TRACCIATO LUNGO IL PROFILO Raccordo delle livellette
Per unire due livellette di differente pendenza, occorre inserire una curva parabolica di raccordo il cui raggio Rv, valutato tenendo conto della velocità del convoglio e della differenza delle pendenze, sia tale:
che nessuna parte della cassa veicolo abbia contatti con la superficie di rotolamento;
che venga garantito il comfort nei confronti dell’accelerazione centrifuga verticale av che non
deve superare il valore limite di 0,2 m/s2 e di 0,315 m/s2 in via eccezionale.
Come detto in precedenza, il raccordo verticale si effettua per mezzo di una parabola di raggio
di curvatura Rv la cui l’equazione è la seguente:
y = x2/2R
L’accelerazione centrifuga verticale sul raccordo è:
av = V2/R
essa si è rivolta verso il basso nei raccordi concavi, verso l’alto in quelli convessi, sommandosi alle forze gravitazionali. In ragione del valore limite dell’accelerazione pari a 0,2 m/s2, si deduce un valore minimo di Rv pari a:
R > v2/0,2 (v in m/s) ovvero:
R > V2/2,592 (V in km/h)
Valori massimi e pendenze
La pendenza massima in linea ammissibile dovrà essere del 100 per mille (10%) con carico eccezionale anche se nella linea non si supereranno pendenze del 6%.
La pendenza massima in stazione, nei binari di manovra e nei capolinea è uguale all’1%, e
questo per evitare la deriva di un veicolo i cui freni non sono bloccati.
3.2 STUDIO DELLE SAGOME La sagoma statica
La sagoma statica è la linea geometrica che racchiude il materiale in un piano trasversale,
quando quest’ultimo staziona vuoto su una piattaforma orizzontale.
Il suo asse verticale di simmetria viene confuso con l’asse della rotaia. La sagoma statica del
materiale rotabile preso in considerazione ha una larghezza di circa 2.400 mm.
La sagoma dinamica
La sagoma dinamica è l’inviluppo delle posizioni esterne occupate dal materiale rotabile quando si tiene conto dei disassamenti normali e eccezionali quali:
• la guida posteriore in arresto: 40 mm
• l’usura dei rulli: 5 mm
• recupero dei giochi: 10 mm
• effetti di sbalzo: 8 mm
• disassamento dovuti ai rollii
• appiattimento degli pneumatici e delle sospensioni con vento laterale di 120 km/h : 2,36°
• arresto di sospensione scoppiata : 0,34°
In rettifilo, questa sagoma dinamica avrebbe un valore di 2.680 mm per la vettura assunta come riferimento di 2.400 mm.
La sagoma di rivestimento
La sagoma di rivestimento è quella all’interno della quale il materiale resta in condizioni di
marcia normali e degradate.
Questa sagoma si determina di volta in volta, in funzione delle curve e delle eventuali pendenze: alla sagoma dinamica in rettifilo si aggiungono i disassamenti su larghezze dovute alle curve o alle pendenze.
La sagoma limite degli ostacoli è quella espressa nelle norme UNI sulle tranvie ed è il contorno all’interno del quale non deve essere presente nessun equipaggiamento fisso (al di fuori della linea di contatto e delle banchine delle stazioni), la sagoma della vettura non deve essere quindi coinvolta.
Nella via ad unica rotaia, la sagoma limite degli ostacoli è uguale alla sagoma di rivestimento più le distanze dagli ostacoli puntuali e/o continui.
Nella via a doppia rotaia, la sagoma limite degli ostacoli è uguale alle sagome di rivestimento dei due rotabili, separate dalla distanza di sicurezza tra le vetture più le distanze laterali dagli ostacoli puntuali e/o continui.
Sagoma di rivestimento LUNGO IL RACCORDO IN CURVA
Per i diversi valori di R, è nota la sagoma di rivestimento in un punto del raccordo, ma se si tiene conto della variazione della curvatura è necessario scalare (verso R crescenti). La sagoma così ottenuta verrà applicata a una distanza di 7,60 m.
In pratica, sarà possibile applicare la regola riportata qui di seguito per determinare la sagoma di rivestimento minima lungo una curva di transizione di raccordo (parabola cubica o clotoide) tra un rettifilo e un cerchio.
• Fare variare linearmente la sagoma di rivestimento in funzione dell’ascissa della curva tra l’inizio del curva di raccordo, il cui valore è uguale alla sagoma di rivestimento corrispondente al rettifilo, e l’estremità del raccordo il cui valore è uguale alla sagoma di rivestimento corrispondente al cerchio;
• spostare la sagoma di rivestimento così calcolata di 7,60 metri in direzione del rettifilo. Le sagome di rivestimento dovranno ovviamente rispettare le condizioni relative alla distanza normata tra due rotabili così come verso l’esterno la sagoma di rivestimento dovrà distare della misura prevista nella norma dagli ostacoli (UNI 7156-2008).
Sagoma limite dagli ostacoli NELLA CURVA DI raccordo
Per questioni di semplicità, la sagoma limite dagli ostacoli (esterna) potrà essere determinata nel seguente modo:
• la sagoma limite dagli ostacoli ottenuta in curva viene mantenuta sulla curva di raccordo a raggio variabile (la sagoma limite dagli ostacoli su raccordo parabolico o clotoidico è la stessa di quella sul cerchio prolungato dal raccordo)
• a partire dall’inizio della curva di transizione, su un rettifilo di 7,60 m, restringimento progressivo delle sagome limite fino al suo valore corrente in rettifilo. Ovviamente, le sagome limite dovranno rispettare le condizioni imposte dalla UNI 7156.
Schemi
Le tabelle delle sagome dinamiche e impresse in curva così come gli schemi delle diverse sagome dovranno essere riportate da ciascun produttore per dimostrare la compatibilità tra le larghezze commerciali adottate e quelle del contesto architettonico ed urbano nel rispetto delle distanze imposte dalla UNI 7156.
4. DESCRIZIONE DEL SISTEMA DI ARMAMENTO
L’armamento ERS (Embedded Rail System) prevede un sistema di binari isolati in modo continuo senza fissaggio meccanico, con elasticità omogenea. Il rivestimento elastico consiste in profili laterali realizzati in un particolare tipo di elastomero, che avvolgono completamente la rotaia e consentono di fissarla in tutte le direzioni (verticale, trasversale e longitudinale), assicurando al contempo un buon isolamento della rotaia rispetto all’ambiente circostante in termini di:
• isolamento vibro-acustico;
• isolamento elettrico;
• isolamento termico.
I profili laterali possono essere realizzati per qualunque tipo di rotaia tra cui la rotaia a gola “Ri60N”. Anche per le curve di raggio limitato offre infatti una soluzione a prezzo competitivo poiché non richiede la controrotaia.
La forma del rivestimento elastico è adattata al tipo di rotaia e garantisce un trasferimento ottimale del carico del materiale rotabile alla soletta portante; deve inoltre essere previsto un giunto di superficie di dimensioni sufficienti a evitare il contatto ruota/copertura della carreggiata (min. 50 mm lato esterno e min. 25 mm lato interno della rotaia).
Questo rivestimento elastico è idoneo al carico che deve essere sostenuto. È costituito da un elastomero granulare sinterizzato ad alta densità e determina il comportamento statico e dinamico della rotaia, inglobata nel cemento, che subisce le azioni imposte dal materiale rotabile e dagli altri veicoli che transitano sui binari (autobus, veicoli di soccorso e manutenzione, camion, …).
Prima dell’installazione, le rotaie diritte/curve sono incollate ai loro profili di rivestimento elastico in un sito protetto e le estremità delle rotaie sono lasciate libere per una lunghezza minima (< 1.200 mm), al fine di consentire le saldature. Queste rotaie pre-rivestite sono poi montate in portalini di posa appositamente progettati (min. 6 per una lunghezza di 18 m) e che assicurano il livellamento/allineamento X,Y,Z (scartamento, profilo longitudinale,
pendenza trasversale, …) partendo dalla quota del piano del ferro (installazione “top-down” che consente di assicurare un’elasticità continua e omogenea). Dopo il livellamento, il cemento di bloccaggio (fino a min. piano del ferro –100 mm.) fissa le rotaie nella soletta, dando così forma concreta ai binari. I portalini vengono tolti dopo la presa del cemento di bloccaggio. La profondità della cassaforma è in genere inferiore a 500 mm (100 mm di solettone di regolamento, max. 300 mm di cemento di bloccaggio a seconda della portanza del suolo e 100 mm di riserva per la copertura superficiale). Questa metodologia di posa deve consentire l’adozione di qualsiasi tipo di finitura: manto inerbito, conglomerati, calcestruzzo disattivato, calcestruzzo stampato, selciato incollato, asfalto (in questo caso si prevede l’impiego di profili metallici di protezione tra l’interfaccia in gomma e l’interfaccia rivestita in corrispondenza di incroci carrabili).
La forma del rivestimento elastico è tale che nel caso di sostituzione della rotaia, quella esistente possa essere tolta dal suo alloggiamento senza rompere il cemento che la circonda ed una nuova rotaia pre-rivestita, con le stesse caratteristiche meccaniche e dimensionali di quella originaria, possa essere inserita nella cavità.
Inoltre, a seconda delle esigenze in termini di mitigazione dell’impatto acustico-vibrazionale della tranvia in esercizio (che, si noti bene, non sollecita la struttura alle frequenze più basse ma, come da dottrina diffusamente accettata, tipicamente nel campo dei 63 Hz e oltre, in funzione della velocità di percorrenza) ed in funzione delle caratteristiche dei rotabili stessi (occorre ovviamente ricordare che, trattandosi di un sistema massa – molla, a parità di altre condizioni tanto più sono “leggeri” tanto meno “facilitano” il compito all’antivibrante. Va anche però precisato che, sempre a parità di altre condizioni, minore è la massa minore sarà la forza impressa e, quindi, l’ampiezza della sollecitazione da isolare…), si può scegliere il rivestimento isolante tra diverse caratteristiche smorzanti e, se necessario, lo si può efficacemente abbinare ad un adeguato materassino sottoplatea ottenendo quello che è stato definito Livello 2 e, con le massime caratteristiche elastiche del materassino, Livello 3.
Il cosiddetto Livello 0 (assenza di materassino sottoplatea) può pertanto a sua volta avere caratteristiche prestazionali differenziate.
In funzione della esecuzione adottata con una rotaia tipo Ri60N ed un rotabile con carico per asse di 11 T, distanza tra due assi di 1,7 m, distanza tra due carrelli di 11 m e velocità massima di 80 km/h, indicativamente possono essere considerati i seguenti moduli di elasticità lineare:
BASSO:
C-stat > 60 MN/m/ml-rotaia & C-din < 200 MN/m/ml-rotaia, ovvero equivalente alla rigidezza di un binario “tradizionale” con traversine tipo bi-blocco ogni 750 mm (in retto), piastre elastomeriche sotto-rotaia di spessore 9 mm c.a, un cedimento dinamico del piano del ferro
< 0,5 mm, e adatto ad essere impiegato ove non siano richieste particolari prestazioni in termini di mitigazione acustico-vibrazionale. Ad esempio in caso di depositi e di vie dedicate e/o con una distanza tra il loro asse longitudinale ed il più vicino edificio L > 30 m;
MEDIO:
C-stat > 30 MN/m/ml-rotaia & C-din < 90 MN/m/ml-rotaia, che rispetto al precedente permette un “insertion loss” (“perdita per inserimento”, ovvero incremento dell’attenuazione del disturbo vibrazionale rispetto ad un altro sistema) di 6 dBV c.a @ 63 Hz, con un cedimento dinamico del piano del ferro < 1,0 mm, e adatto ad essere impiegato ove siano richieste normali prestazioni in termini di mitigazione acustico-vibrazionale. Ad esempio in caso di vie con una distanza tra il loro asse longitudinale ed il più vicino edificio L > 20 m;
ALTO:
C-stat > 10 MN/m/ml-rotaia & C-din < 45 MN/m/ml-rotaia, che sempre rispetto al primo permette un “insertion loss” di 12 dBV c.a @ 63 Hz, con un cedimento dinamico del piano del ferro < 2,0 mm, e adatto ad essere impiegato ove siano richieste elevate prestazioni in termini di mitigazione acustico-vibrazionale. Ad esempio in caso di vie con una distanza tra il loro asse longitudinale ed il più vicino edificio L > 10 m;
BASSO MEDIO ALTO
Ove siano richieste o necessarie prestazioni ancora più elevate, come nel caso di zone particolarmente sensibili e/o di vie con una distanza tra il loro asse longitudinale ed il più vicino edificio L < 10 m, occorre aggiungere un livello di intervento combinando quindi una delle due soluzioni(medio o alto) con i materassini antivibranti sottoplatea che, sempre rispetto al binario “tradizionale”, permettono un “insertion loss” complessiva maggiore di 20 dBV c.a @ 63 Hz, con un cedimento dinamico del piano del ferro < 3,0 mm.
Solitamente si utilizza come valore di rigidezza caratteristica il modulo di Xxxxxxx (statico o dinamico) anche detto della rotaia (C), che è la rigidezza distribuita lungo la rotaia, con l’unità di misura [MN/m/ml-rotaia] del modello di calcolo di Xxxxxxx, appunto. Un altro metodo per caratterizzare la rigidezza della rotaia è il valore K = costante elastica della rotaia con unità di misura [MN/m], che è la rigidezza cui si confronta la ruota (ad es.: il peso della ruota P determina un cedimento x, quindi K = P/x). Entrambe le definizioni sono matematicamente correlate attraverso il modello di Xxxxxxx, K = 2LcC (con Lc = lunghezza caratteristica della trave in [m], con iI modulo di rigidezza della fondazione, con rigidezza alla Xxxxxxx C [MN/m/ml-rotaia]).
Il sistema di isolamento continuo senza fissaggio meccanico ERS (Embedded Rail System) offre dei vantaggi addizionali quali:
• soluzioni di isolamento vibro-acustico integrate (3 classi di rigidezza);
• limitata profondità dello scavo. Poiché la rotaia è in parte annegata in CLS armato (che nei sistemi tradizionali è invece al di sotto del livello della rotaia), la tecnologia ERS consente di ridurre lo spessore complessivo dell’armamento;
• ottimizzazione dei vantaggi del CLS per la stabilità della tranvia e l’isolamento delle
vibrazioni;
• soluzioni specifiche in caso di particolare esigenze come nel caso di ponti o di sottoservizi poco profondi e protetti da solette in c.a. ove utilizzando lo stesso concetto ERS e delle apposite piastre di supporto a perdere si ottiene un spessore di costruzione di 245 mm.
Poiché la tecnologia ERS offre molti vantaggi rispetto ai sistemi di armamento tradizionali, per sfruttarli al meglio è opportuno prendere alcune precauzioni durante l’installazione ed evitare così di dover intervenire con azioni correttive. Precisamente:
• evitare di danneggiare i profili prima della loro installazione, tipicamente: durante il trasporto delle rotaie già rivestite verso il cantiere (ad es.: a causa di carichi puntuali eccessivi), durante le fasi di completamento della gettata (ad es.: se la prima gettata non riveste già completamente le rotaie ed i profili, è opportuno proteggerli dagli eventuali danni che possono essere provocati dai veicoli di cantiere). É comunque possibile riparare i profili laterali, sia in caso di danni di piccola che di media entità;
• proteggere durante la gettata tutte le parti riutilizzabili dei portalini con tubi in plastica. Particolare attenzione va altresì posta durante la rimozione dei portalini, che deve avvenire quanto più possibile in verticale. Inoltre le parti scorrevoli e le barre vanno ingrassate regolarmente;
• evitare di danneggiare accidentalmente il cemento di fissaggio. È comunque possibile ripararlo con resine epossidiche e altro;
• assicurarsi che le attività di incollaggio dei profili di rivestimento alle rotaie nelle aree di saldatura avvenga in modo accurato;
• assicurarsi che ogni adattamento / modifica apportata localmente alla geometria dei profili di rivestimento (ad es.: per permettere il drenaggio dell’acqua, il fissaggio dei collegamenti elettrici, ecc.) sia accuratamente rifinita con la colla;
• prevedere che l’incollaggio dei profili di rivestimento per le diramazioni sia fatto in fabbrica, preferibilmente a cura del fornitore delle diramazioni stesse;
• assicurarsi che tutti i materiali siano conservati secondo le proprie specifiche di fornitura.
4.1 DESCRIZIONE DEI COMPONENTI DEL SISTEMA ERS
Denominazione
Viene stabilita nel modo seguente:
• Livello L0 – Sistema con differenti rigidezze della gomma sottorotaia senza materassino sottoplatea;
• Livello 2 – Sistema con caratteristiche prestazionali analoghe al precedente ma con interposizione di un materassino sottoplatea di media rigidezza;
• Livello 3 – Sistema con caratteristiche analoghe al precedente ma con materassino di elevate prestazioni.
Descrizione dei componenti
I sistemi sopra descritti si compongono dei seguenti elementi: Componenti elastici:
Profilo laterale - tipo di rivestimento adattato alla rotaia;
Gomme sottorotaia – con spessori variabili in funzione della rigidezza:
• 10mm per BASSA;
• 35mm per MEDIA;
• 35mm per ALTA;
Sagoma di posizionamento binari adattata alla situazione; Accessori:
• colla specifica;
• supporti in ferro della rotaia a perdere durante la gettata del cemento;
• protezioni in plastica a perdere che consentono di recuperare le barre filettate dopo la gettata;
• morsetti in acciaio pre-piegati adattate alla forma del rivestimento, che ne consentono il fissaggio alla rotaia.
Componenti elastici Informazioni generali
Allo scopo di garantire la loro funzione di disaccoppiamento della rotaia rispetto all’ambiente,
i profili devono presentare alcune caratteristiche meccaniche essenziali:
• un comportamento meccanico che non venga compromesso dalla presenza d’acqua, da condizioni di temperatura normali (es. da –25°C a 60°C), dai carichi continui del materiale rotabile sulla rotaia o dal traffico stradale (in caso di piattaforma carrabile);
• in condizioni di carico costante, lo scorrimento viscoso del prodotto deve rimanere limitato per non causare la degradazione del rivestimento della piattaforma;
• una sufficiente rigidità statica, per limitare le deformazioni a seguito delle diverse sollecitazioni verticali, orizzontali e laterali;
• una rigidità dinamica limitata per non degradare l’isolamento antivibrante tra la rotaia
e il suo ambiente;
• una resistenza agli shock termici determinati ad esempio dalle tecniche di riporto con saldatura e riprofilatura della rotaia;
• una sufficiente resistività per limitare le correnti vaganti.
Almeno durante i 10 anni di garanzia, il materiale dovrà soddisfare le seguenti caratteristiche:
• imputrescibilità;
• resistenza alle muffe;
• resistenza agli agenti chimici quali:
• oli;
• idrocarburi;
• grassi;
• acidi diluiti.
Rivestimenti per rotaia
I rivestimenti per rotaia saranno realizzati con un elastomero granulare sinterizzato ad alta densità, prefabbricati e profilati a seconda del tipo di rotaia. I rivestimenti sono incollati lungo la rotaia allo scopo di evitare qualsiasi contatto tra la rotaia e il materiale circostante (ad es. cemento). Il materiale dovrà essere certificato conformemente alle specifiche tecniche RATP UV N°35 – 2001 “Fornitura di profili di rivestimento a base di granuli di gomma legati da resina, destinati all’armamento di tranvie”.
I profili dovranno garantire un perfetto fissaggio della rotaia nel calcestruzzo. Le rotaie dovranno essere fornite in cantiere già rivestite con i profili laterali.
Normalmente tale operazione dovrà avvenire in apposito Campo Base posizionato nelle vicinanze delle aree di cantiere
Le caratteristiche tecniche del profilo laterale sono sinteticamente descritte nella tabella sottostante:
Parametro | Unità | Materiale |
Materiale costituente | Elastomero granulare sinterizzato ad alta densità con resina PU | |
Tipo | SIGLA FORNITORE | |
Massa volumica | kg/m³ | 950-1150 |
Durezza shore - ASTM-D2240 | °A | 55-65 |
Resistenza alla trazione - ISO-37 | MPa | > 0.95 |
Allungamento a rottura - ISO-37 | % | > 30 |
Compression set – 50% / 70H RT - DIN-53572 | % | < 8 |
Velocità di scorrimento viscoso a 0.1 MPa – ISO-8013 | % / decade di tempo in min. | < 1 |
Assorbimento d’acqua – BRB-491 | % (del peso) | < 5 |
Modulo di elasticità Estat. | MPa | 2.5 - 8.5 |
Modulo di elasticità Xxxx (5 Hz. a 0.04 MPa +/- 20%) | MPa | < 20 |
Resistività trasversale – CEI93 | Ωcm | > 108 |
Gomme sottorotaia
Dovranno essere disponibili tre diversi tipi di strisce, a seconda del sistema scelto.
Dovranno pertanto essere disponibili in differenti spessori e rigidezze come detto precedentemente ed in particolare:
• 10mm per BASSA;
• 35mm per MEDIA;
• 35mm per ALTA. Gomme sottorotaia
Il materassino antivibrante da posizionare sotto le platee dovrà avere le caratteristiche tecniche descritte nella tabella sottostante:
Parametro | Unità | Materiale |
Materiale costituente | Elastomero granulare sinterizzato ad alta densità con resina PU | |
Tipo o | SIGLA FORNITORE | |
Masse volumica | kg/m³ | 690 ± 10% |
Durezza shore - ASTM-D2240 | °A | 25-35 |
Resistenza alla trazione - ISO-37 | MPa | > 0.30 |
Allungamento a rottura - ISO-37 | % | > 40 |
Velocità di scorrimento viscoso a 0.1 MPa – ISO-8013 | %/decade di tempo in min. | < 1 |
Modulo di elasticità Estat. | MPa | 0.5 – 1.25 |
Modulo di elasticità Xxxx (5 Hz. a 0.04 MPa +/- 20%) | MPa | 2 - 6 |
Tolleranze dimensionali Lunghezza: + 10 mm / - 0 mm; larghezza: ± 2 mm;
spessore: ± 2 mm;
ritiro trasversale: < 0.2%.
Risultato finale
Le superfici dei pezzi dovranno essere piane, pulite, senza difetti che ne pregiudichino l’uso,
quali crepe, fessure, distacco di granuli, cavità, ecc.
Le sbavature devono essere eliminate, è ammesso uno spessore supplementare di 1 mm max.
Marcatura
I pezzi (profili, strisce, ecc.) di normale produzione non recano marcature. Su speciale richiesta dovrà essere possibile introdurre una marcatura nello stampo di produzione per garantirne la rintracciabilità.
Portalini di posizionamento e accessori
Il portalino di posizionamento assicura la regolazione dei binari nelle direzioni x, y e z. La foto sotto mostra che questa attrezzatura, appositamente progettata per i sistemi ERS, consente una facile regolazione della rotaia.
Per la corretta regolazione dell’asse binario è opportuno prevedere un bloccaggio laterale dei portalini. Poiché lo spazio riservato dipende specificamente dal progetto, ne è responsabile la ditta incaricata della posa dei binari.
La fornitura dei portalini dovrà comprendere anche gli accessori seguenti:
• barre filettate: tipo trapezoidale, diametro 38 mm, acciaio zincato;
• bulloni: M12*(240 … 260), acciaio zincato;
• piastre di acciaio per la protezione dei portalini durante la gettata.
• I Portalini dovranno consentire la posa con le usuali tolleranze per i binari, che dipendono dai mezzi topografici utilizzati:
• Scartamento: -1 / +2
4.2 CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI
Le prestazioni dei sistemi ERS dipendono essenzialmente dai seguenti parametri:
• tipo di esecuzione e forma del rivestimento elastico;
• trasferimento di carico del materiale rotabile alla soletta portante attraverso la rotaia rivestita.
Si dovranno quindi prevedere prove di caratterizzazione dei rivestimenti e della piastra portante sottorotaia.
PROFILI LATERALI
Caratteristiche prestazionali – prove di laboratorio
Per effettuare le prove, si preleveranno campioni di profili di forma a parallelepipedo. Le loro dimensioni dipenderanno dalla forma del profiloi cercando di massimizzare le dimensioni nei tre sensi.
Rigidità statica – a secco e dopo immersione in acqua (24 ore in acqua a 20°C): il campione (dimensioni L × l × t , L = lunghezza, l = larghezza, t = spessore in mm) è sottoposto a carichi equivalenti agli sforzi applicati sul profilo (max. 0.2 MPa). La rigidità statica è misurata in condizioni di temperatura di 20°C ± 3°C in pressa idraulica tra due piani indeformabili. Il campione è sottoposto a 3 cicli di carico-scarico da 0 a 0.2 MPa con una velocità di carico di
0.2 MPa/min. L’intervallo tra due cicli è di 30 secondi. La curva forza-cedimento è registrata durante il terzo ciclo. Si misura la rigidità tangente a 0.04 MPa (= Ktan-0.04 MPa ) e la si trasforma nel corrispondente modulo di Young, ovvero Etan-0.04 MPa = Ktan-0.04 MPa × t / (L × l).
Rigidità dinamica – a secco: deve essere misurata nella stessa pressa e sullo stesso campione. Oscillazione a 0.04 MPa ± 20% a 5 Hz. La rigidità dinamica Kdyn-5Hz. è trasformata in modulo di Xxxxx Xxxx-5 Hz.= Kdyn-5 Hz. × t / (L × l).
Scorrimento viscoso con carico costante (in base a ISO-8013): il campione è sottoposto a un carico di 0.1 MPa, per una durata di 168 h. Velocità di scorrimento viscoso < 1% dell’altezza non caricata / decade di tempo espressa in minuti.
Resistenza dei materiali agli shock termici (cicli di congelamento-scongelamento / simulazione di ricaricamento della rotaia. Xx. XX XXXX XxXX 00, artt.III-12 e III-14). Nessuna degradazione apparente; variazione di peso < 10%.
Resistività trasversale in base a CEI-93 (NF C26-215) su 3 campioni. R < 1E8 Ωcm.
Resistenza ai liquidi (acqua salata/bassa temperatura e olio N°2. Vd. ST RATP N°UV 35, art.III- 15). Nessuna degradazione apparente; variazione di peso< 10%.
Resistenza all’usura col metodo del pendolo SRT – a secco e immerso in acqua / 20°C (Skid Resistance Tester. Vd. Road Research Laboratory – Ministry of Transport – Road Note N°27 2nd Ed. London 1969 - Instructions for using the portable Skid-resistance tester). SRT-asciutto
> 90 e SRT-in acqua > 60.
Prova di fatica: il materiale costitutivo è utilizzato nella costruzione di rivestimenti (profili con funzione supplementare, vale a dire fissare la rotaia e garantirne la stabilità). La rotaia rivestita e incassata nel cemento (lunghezza min. 4 m) è stata sottoposta a:
Fase 1: un aumento di carico verticale fino a 120 kN con misura del cedimento per tappa di carico (=comportamento prima della sollecitazione).
Fase 2: una sollecitazione di 00-000 xX a 2 Hz per 500.000 cicli. Fase 3: uguale a Fase 1 (=comportamento dopo la sollecitazione).
Fase 4: si confrontano le deformazioni di rotaia della fase 1 e della fase 3. La variazione di deformazione (confrontando la deformazione prima e dopo, allo stesso livello di sforzo) non deve superare il 20%.
COMPORTAMENTO DELLA ROTAIA RIVESTITA ALL’INTERNO DELLA SOLETTA PORTANTE
Prove di laboratorio su modelli in piccola scala: L = 300 mm
Il comportamento della rotaia nella soletta portante è definito essenzialmente dal modulo di rigidità k (MN/m³) o dal modulo di rigidità lineare di rotaia K (pari a k * larghezza della rotaia espressa in MN/m/m) richiesto: il modulo di rigidità statica definisce il cedimento della rotaia sotto carico massimo per asse e il modulo di rigidità dinamica definisce la perdita per inserzione del sistema.
Il modulo di rigidità di un impianto ERS è definito con il procedimento (ERS SYSTEM PERFORMANCE).
Questo procedimento di prova è stato realizzato sulla base dei concetti descritti in RAGERS (rapporto 01-04 CROW) "Recommandations And Guidelines for Embedded Rail Systems” Part B – Test & Calculations for Embedded Rail (Raccomandazioni e direttive per i sistemi a rotaia rivestita parte B – prova e calcolo per rotaia rivestita). Il rapporto RAGERS è stato redatto dai gruppi di lavoro "embedded rail" e ProVEIS coordinati da CROW (Paesi Bassi). La prova di prestazione consiste nell’inserimento di una rotaia da 300 mm, rivestita con l’apposito profilo laterale, in un blocco di calcestruzzo di dimensioni tali che la prova possa essere eseguita sotto pressa idraulica. Con questa tecnica è possibile misurare i moduli di rigidità statica e dinamica di una rotaia avvolta in un rivestimento e incassata nel calcestruzzo.
Questa tecnica è stata anche approvata dal rapporto D2S International/UCL " PREFARAIL RAIL FIXATION SYSTEM Detailed static and dynamic analysis with finite element verification” in cui sono stati realizzati test supplementari sulla resistenza longitudinale della rotaia rivestita.
Per la posa dei binari con rotaie Ri60N, i moduli di rigidità sono: Per la versione base standard:
• C-stat > 60 MN/m/mlr
• C-dyn < 200 MN/m/mr Xxx la versione migliorata:
• C-stat > 30 MN/m/mlr
• C-dyn < 90 MN/m/mlr
Prove di laboratorio del sistema su modelli in grande scala: L = 3 m
L’intero sistema ERS è stato esaminato presso l’UCL - Belgio. Nel corso di questa campagna di prova, il sistema è stato sottoposto a carichi verticali e inclinati (angolo di inclinazione 26º) e a un programma di fatica fino a 500.000 cicli di carico. Queste prove sono state conditio sine qua non per l’impiego intensivo del sistema da parte della STIB di Bruxelles (BE).
Per quanto riguarda le altre caratteristiche tecniche dell’impianto:
• il coefficiente di attrito tra calcestruzzo e profili laterali dovrà essere pari ad almeno
0.6. Infatti, grazie alle “micro-asperità” superficiali del rivestimento a base di elastomero granulare sinterizzato ad alta densità, il calcestruzzo dopo l’indurimento “aderisce” perfettamente alle superfici esterne ai profili di rivestimento;
• Dovrà essere effettuata la prova di aderenza secondo il metodo di prova "Road Research Laboratory – Ministry of Transport – Road Note 27 – second edition London 1969" ("Laboratorio di Ricerche Stradali – Ministero dei Trasporti – Road Note 27 – seconda edizione Londra 1969");
• Dovrà essere rispettata la prova di resistività elettrica eseguita secondo CEI93 presso il Laboratorio Laborelec.
Fornitura e condizioni di immagazzinamento
I rivestimenti laterali in gomma dovranno essere imballati in funzione dei volumi dell’ordine e
dovranno essere consegnati su bancali dotati di foglio di protezione.
I bancali non potranno essere impilati né caricati di pesi supplementari e non dovranno essere sottoposti a condizioni climatiche estreme.
Al momento del caricamento dei bancali si dovrà fare attenzione a non farli cadere né urtare violentemente. Le eventuali anomalie dovranno essere segnalate sulla bolla di ricevimento presentata dal corriere.
4.3 DESCRIZIONE DELLA METODOLOGIA DI XXXX
Sequenza di posa proposta
In base alle condizioni del cantiere è possibile installare giornalmente 72 metri lineari di doppio binario con una squadra di 20 persone (tra cui 2 saldatori e 2 aiuto-saldatori), a condizione che le rotaie arrivino al cantiere già rivestite (per le operazioni di incollaggio occorrono altri 4 operai). Questo planning è un esempio di una possibile sequenza di posa e può essere adattato in base alle specifiche esigenze del progetto.
Per la posa suddetta occorrono anche:
• traversine di legno => quantità minima per cantiere = 2 (aree 72 m / cantiere) x 32 (traversine / area 72 m) = 64 (traversine / cantiere);
• portalini di posizionamento => quantità minima per cantiere = 2 (aree 72 m / cantiere) x 48 (Portalini / area 72 m) = 96 (portalini / cantiere).
Incollaggio dei profili di rivestimento alla rotaia
L’incollaggio dei rivestimenti dovrà essere svolto in ambiente protetto dalle intemperie:
• la superficie delle rotaie dovrà presentarsi in buono stato, senza eccessiva ruggine o sporcizia (grasso, terra o altro);
• la superficie dei rivestimenti non dovrà presentare alcun tipo di sporcizia;
• per l’utilizzo di colle, i supporti da incollare dovranno essere perfettamente asciutti
• la colla dovrà essere applicata secondo le indicazioni fornite dal fornitore in occasione della prima installazione in sito e in conformità con la scheda tecnica;
• i cordoni di colla devono essere il più possibile continui e posizionati in modo opportuno;
• se necessario, ai due lati della rotaia dovranno essere realizzati due giunti di finitura per ottenere un isolamento elettrico maggiore.
Fasi di posa
Le diverse fasi di posa sono in sintesi:
• chiusura dell’area;
• terrazzamento: preparazione della piattaforma;
• sottostrato di fondazione (ad esempio: strato del tipo stabilizzato vibrato);
• posa della prima armatura;
• posa di traversine in legno provvisorie destinate a sostenere le rotaie rivestite; Le rotaie sono precedentemente rivestite in officina o in sito;
• saldatura testa a testa delle rotaie;
• pulizia delle aree di saldatura e posa dei rivestimenti in queste aree. Per quanto riguarda la realizzazione delle saldature, queste dovranno essere accuratamente pulite e molate e le sbavature correttamente livellate. L’area di saldatura è contrassegnata sul rivestimento, nel quale viene poi praticata una apertura equivalente alla saldatura per mezzo di una troncatrice per legno. Il rivestimento viene quindi spalmato di colla e applicato all’area di saldatura;
• regolazione approssimativa del binario in larghezza. Le due rotaie vengono messe a scartamento e posizionate approssimativamente nel punto definitivo;
• posa dei portalini che saranno distribuiti sulla lunghezza del binario in base alle rotaie e al peso dei rivestimenti: una distanza di 3,5 m in linea retta e 3,0 m in curva è generalmente la più idonea. I portalini saranno dotati di due piastrine formate da due piatti metallici e da una cerniera, le rotaie saranno attestate contro i due piatti metallici interni, in questo modo si ottiene lo scartamento di binario richiesto. Un piatto metallico con due fori filettati verrà posto sotto la rotaia e vi verranno inseriti due bulloni metrici 12, che sono fatti passare nelle piastrine e serrati sul piatto metallico inferiore, la rotaia viene così a fissarsi contro la piastrina e si posiziona in scartamento. Quando è così fissata, la rotaia può essere alzata grazie alle due grandi barre filettate esterne. Una volta regolata la rotaia all’altezza corretta, le barre filettate orizzontali vengono sbloccate per lasciar scivolare l’insieme delle due rotaie verso la quota di regolazione laterale. Quindi si bloccano dadi e
controdadi. In caso di curvatura maggiore del binario, i portalini devono essere bloccati per non essere trascinati dalla rigidità delle rotaie;
• rimozione delle traversine in legno provvisorie;
• posa dell’armatura. Le maglie elettrosaldate sono dimensionate e distribuite in funzione delle particolari sollecitazioni della rete: traffico tranviario (peso del materiale rotabile, numero di ruote, distanza tra le ruote), traffico stradale, categoria dei passaggi a livello o attraversamenti di incroci, classificazione della carreggiata. L’armatura inferiore deve essere sopraelevata di circa 3 cm rispetto alla sottofondazione, la copertura delle armature è 40 volte il diametro della sezione dei fili;
• regolazione del binario in X, Y e Z: verrà realizzata una preregolazione del binario su una lunghezza sufficiente. Una volta eseguita questa preregolazione, si effettuerà la regolazione definitiva tramite un tacheometro. Al termine della regolazione, occorre assicurarsi che tutti i bulloni siano adeguatamente serrati;
• gettata di cemento in 1 o 2 fasi;
• prima della gettata, fare attenzione che tutti gli elementi recuperati (i 4 bulloni metrici 12 che tengono la rotaia, le 2 barre filettate metriche 38 che servono a sollevare i portalini) siano protetti con una guaina o coperti con prodotto di disarmo;
• la gettata dovrà essere realizzata tramite pompaggio, iniziando dall’interbinario di ogni binario (L-min = lunghezza minima di binario da fissare, dipende dal ΔT imposto; in generale L-min in m deve essere > ΔT in °C), assicurandosi che il calcestruzzo non comprometta le regolazioni. Il calcestruzzo dovrà essere sufficientemente fluido per non presentare grandi masse e grandi quantità che possano causare sollecitazioni sulla rotaia. In caso di gettata in due strati, alcuni ferri di collegamento dovranno superare il primo strato per assestare il secondo strato al momento della posa;
• rimozione dei portalini. La rimozione potrà essere effettuata quando il calcestruzzo ha preso, vale a dire quando è calpestabile;
• posa degli eventuali profili metallici per la protezione dell’asfalto di finitura superficiale in corrispondenza di incroci carrabili; sempre in caso di finitura in asfalto e soprattutto in corrispondenza di incroci carrabili, sui fianchi laterali dei rivestimenti verranno distribuiti due cordoni di colla e durante l’incollaggio verranno applicati due ferri piatti di sezione 8/80 fissati mediante serragiunti o viti inserite nei fori predisposti in precedenza nei ferri piatti; una volta applicato l’assieme, verrà eseguita una rifinitura dei rivestimenti, chiudendo tutti gli interstizi visibili con un cordone di colla;
• posa del rivestimento finale.
Movimentazione delle rotaie rivestite
Per quanto riguarda la movimentazione in cantiere, per esperienza e per motivi di sicurezza si raccomanda di sollevare la rotaia avvolta nel suo rivestimento per mezzo di due punti di sospensione (due braghe – il peso totale è pari a circa 1.8 - 2 T) prendendo la rotaia sotto il pattino e utilizzando al di sopra una trave di sostegno supplementare. Questi punti di sospensione sono imposti e predefiniti per evitare il piegamento della rotaia durante la movimentazione (che consiste nel caricare il camion in officina e più specificamente nello scaricarlo in cantiere). Per non danneggiare il rivestimento, si dovranno inserire delle tavolette di legno tra le braghe e la rotaia rivestita, sotto la rotaia. La larghezza della tavoletta di legno dovrà essere adattata alla larghezza della rotaia rivestita.
Sostituzione della rotaia
In caso di necessità, la rotaia rivestita e incassata dovrà poter essere sostituita abbastanza rapidamente procedendo nel modo seguente:
• innanzitutto, si deve togliere la rotaia dalla soletta. A questo scopo occorre eseguire un’incisione ai due lati della rotaia rivestita;
• fatto ciò, si può rimuovere la rotaia utilizzando un dispositivo di sollevamento idoneo;
• a questo punto è possibile inserire nel posto lasciato libero la nuova rotaia con il suo rivestimento di seconda generazione. Questi rivestimenti di seconda generazione sono di dimensioni inferiori rispetto a quelli originali. Il fondo viene coperto da una striscia di gomma (5 mm), su cui vengono posizionati degli spessori (massimo 10 mm) per assicurare la regolazione verticale e ottenere una superficie superiore della rotaia (TOR – top of rail) perfettamente orizzontale. Quando la nuova rotaia rivestita è in posizione, si cola in sito del fissante liquido tra rivestimento e calcestruzzo. Ai due lati della rotaia vengono inseriti due spessori conici per la regolazione orizzontale.
Piano di controllo della qualità Tracciabilità
Ogni ordine di produzione dovrà essere catalogato con un numero di riferimento S.xxxx (dove xxxx è un numero di identificazione sequenziale). Dopo il controllo della merce, il fornitore potrà inviarlo al cliente e inserendolo nel proprio database informatico.
Quando i prodotti vengono spediti, su ogni bancali pronto all’invio viene apposto un numero d’ordine P.xxxx-yy/cc (dove xxxx è il numero di identificazione sequenziale dell’ordine; yy è il numero sequenziale di consegna per un dato ordine; cc è il codice paese. I collegamenti tra i numeri S.xxxx e P.xxxx-yy/cc compaiono nel database del fornitore).
La tracciabilità della produzione (vale a dire il collegamento tra le materie prime e il prodotto finito) è assicurata dal sistema CQ.
Controllo qualità
I documenti di controllo qualità per il progetto dovranno essere sempre disponibili presso il fornitore. In caso di reclami lo stesso farà il necessario per trovare la causa del problema, correggerlo (AC) ed eventualmente prevenire non-conformità analoghe nel prosieguo del progetto (AP).
Accettazione
L'accettazione dei lotti avverrà in base alla norma ISO-3951 con un livello di controllo S-4 e un livello di qualità accettabile del 2,5 %.
Le prove di accettazione saranno eseguite presso laboratori ufficiali; un rappresentante del
cliente potrà assistere all’esecuzione di tali prove.
Certificato ISO 9001
Il sistema di gestione della qualità dovrà essere certificato ISO9001:2000. Il certificato dovrà essere disponibile su richiesta.
5. QUALITÀ E PROVENIENZA DEI MATERIALI
I materiali da impiegare per i lavori compresi nell’appalto dovranno corrispondere, come caratteristiche, a quanto stabilito nelle leggi e regolamenti ufficiali vigenti in materia; in mancanza di particolari prescrizioni dovranno essere delle migliori qualità esistenti in commercio in rapporto alla funzione a cui sono destinati.
In ogni caso i materiali, prima della posa in opera, dovranno essere riconosciuti idonei ed accettati dalla Direzione dei Lavori.
I materiali proverranno da località o fabbriche che l’impresa riterrà di sua convenienza, purché
corrispondano ai requisiti di cui sopra.
Quando la Direzione dei Lavori abbia rifiutato una qualsiasi provvista come non atta all’impiego, l’Impresa dovrà sostituirla con altra che corrisponda alle caratteristiche volute; i materiali rifiutati dovranno essere allontanati immediatamente dal cantiere a cura e spese della stessa Impresa.
Malgrado l’accettazione dei materiali da parte della Direzione dei Lavori, l’Impresa resta totalmente responsabile della riuscita delle opere anche per quanto può dipendere dai materiali stessi.
I materiali da impiegare nei lavori dovranno corrispondere ai requisiti qui di seguito fissati.
a) Acqua
Dovrà essere dolce, limpida, esente da tracce di cloruri o solfati, non inquinata da materie organiche o comunque dannose all’uso cui le acque medesime sono destinate e rispondere ai requisiti stabiliti dalle norme tecniche emanate con D.M. 14 febbraio 1992 (S.O. alla G.U. n. 65 del 18/3/1992) in applicazione dell’Art. 21 della Legge 1086 del 5 novembre 1971.
b) Leganti idraulici
Dovranno corrispondere, come richiamato dal D.M. 14 febbraio 1992, alla legge 26 maggio 1965 n. 595 (G.U. n. 143 del 10.06.1965).
I leganti idraulici si distinguono in:
Cementi (di cui all’art. 1 lettera A) - B) - C) della legge 59511965). Dovranno rispondere alle caratteristiche tecniche dettate da:
D.M. 3.6.1968 che approva le «Nuove norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei cementi» (G.U. n. 180 del 17.7.1968).
D.M. 20.11.1984 «Modificazione al D.M. 3.6.1968 recante norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei cementi» (G.U. n. 353 del 27.12.1984).
Avviso di rettifica al D.M. 20.11.1984 (G.U. n. 26 del 31.1.1985):
D.I. 9.3. 1988 n. 126 «Regolamento del servizio di controllo e certificazione di qualità dei cementi».
Agglomerati cementizie calci idrauliche (di cui all’art. 1 lettera D) e E) della Legge 595/1965).
Dovranno rispondere alle caratteristiche tecniche dettate da:
D.M. 31.8.1972 che approva le «Norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova degli agglomerati cementizi e delle calci idrauliche» (G.U. n. 287 del 6.11.1972).
c) Calci aeree - Pozzolane
Dovranno corrispondere alle «Norme per l’accettazione delle calci aeree», X.X. 00 novembre 1939, n. 2231 ed alle «Norme per l’accettazione delle pozzolane e dei materiali a comportamento pozzolanico», X.X. 00 novembre 1939, n. 2230.
d) Ghiaie - Ghiaietti - Pietrischi - Pietrischetti - Sabbie per strutture In muratura ed in conglomerati cementizi
Dovranno corrispondere ai requisiti stabiliti dal D.M. 14 febbraio 1992 norme tecniche alle quali devono uniformarsi le costruzioni in conglomerato cementizio, normale e precompresso, ed a struttura metallica..
Le dimensioni dovranno essere sempre le maggiori tra quelle previste come compatibili per la struttura a cui il calcestruzzo è destinato; di norma però non si dovrà superare la larghezza di cm 5 (per larghezza s’intende la dimensione dell’inerte misurato in una setacciatrice) se si tratta di lavori correnti di fondazione; di cm 4 se si tratta di getti per volti, per lavori dl elevazione, muri di sostegno, piedritti, rivestimenti di scarpate o simili; di cm 3 se si tratta di cementi armati; e di cm 2 se si tratta di cappe o di getti di limitato spessore (parapetti, cunette, copertine, ecc.).
Per le caratteristiche di forma valgono le prescrizioni riportate nello specifico articolo riguardante i conglomerati cementizi.
e) Pietrischi - Pietrischetti - Graniglie - Sabbie - Additivi da impiegare per pavimentazioni
Dovranno soddisfare ai requisiti stabiliti nelle corrispondenti «Norme per l’accettazione dei pietrischi, dei pietrischetti, delle graniglie, delle sabbie e degli additivi per costruzioni stradali» del C.N.R. (Fascicolo n. 4 - Ed. 1953) ed essere rispondenti alle specificazioni riportate nelle rispettive norme di esecuzione dei lavori.
f) Ghiaie - Ghiaietti per pavimentazioni
Dovranno corrispondere, come pezzatura e caratteristiche, ai requisiti stabiliti nella «Tabella
U.N.I. 2710 - Ed. giugno 1945» ed eventuali e successive modifiche.
Dovranno essere costituiti da elementi sani e tenaci, privi di elementi alterati, essere puliti e particolarmente esenti- da materie eterogenee- non presentare perdite di peso, per decantazione in acqua, superiori al 2%.
g) Cubetti di pietre
Dovranno corrispondere ai requisiti stabiliti nelle corrispondenti «Norme per l’accettazione di cubetti di pietra per pavimentazioni stradali» C.N.R. - Ed. 1954 e nella «Tabella U.N.I. 2719 - Ed. 1945».
h) Cordoni - bacchette di scarico - Risvolti - Guide di risvolto - Scivoli per accessi - Guide e masselli per pavimentazione
Dovranno soddisfare ai requisiti stabiliti nelle «Tabelle U.N.I. 2712, 2713, 2714, 2715, 2716,
2717, 2718 - Ed. 1945».
i) Scapoli di pietra da impiegare per fondazioni
Dovranno essere sani e di buona resistenza alla compressione, privi di parti alterate, di dimensioni massime comprese tra 15 e 25 cm ma senza eccessivi divari fra le dimensioni massime e minime misurate nelle diverse dimensioni.
l) Ciottoli da impiegare per i selciati
Dovranno essere sani, duri e durevoli, di forma ovoidale e le dimensioni limite verranno fissate
dalla D.L. secondo l’impiego cui sono destinati.
m) Pietra naturale
Le pietre da impiegare nelle murature e nei drenaggi, gabbionate, ecc., dovranno essere sostanzialmente compatte ed uniformi, sane e di buona resistenza alla compressione, prive di parti alterate.
Dovranno avere forme regolari e dimensioni adatte al loro particolare impiego.
Le pietre grezze per murature frontali non dovranno presentare screpolature e peli, dovranno essere sgrossate col martello ed anche con la punta, in modo da togliere le scabrosità più sentite nelle facce viste e nei piani di contatto in modo da permettere lo stabile assestamento su letti orizzontali e in perfetto allineamento.
n) Pietre da taglio
Proverranno dalle cave che saranno accettate dalla Direzione dei Lavori; Esse dovranno essere sostanzialmente uniformi e compatte, sane e tenaci, senza parti alterate, vene, peli od altri difetti, senza immasticature o tasselli. Esse dovranno corrispondere ai requisiti d’accettazione stabiliti nel- Regio Decreto n. 2232 del 16 novembre 1939, «Norme per l’accettazione delle pietre naturali da costruzione». Le forme, le dimensioni, il tipo di lavorazione dei pezzi, verranno di volta in volta indicati dalla Direzione dei Lavori.
o) Tufi
Le pietre di tufo dovranno essere di struttura compatta ed uniforme evitando quelle pomiciose e facilmente friabili.
p) Materiali laterizi
Dovranno corrispondere ai requisiti di accettazione stabiliti con X.X. 00 novembre 1939, n. 2233 «Norme per l’accettazione dei materiali laterizi» ed altre Norme UNì: 1607; 5628-65; 5629-65; 5630-65; 5631-65; 5632-65; 5633-65.
I materiali dovranno essere ben cotti, di forma regolare, con spigoli ben profilati e dritti; alla frattura dovranno presentare struttura fine ed uniforme e dovranno essere senza calcinaroli e impurità.
I forati e le tegole dovranno risultare di pasta fine ed omogenea, senza impurità, xxx xxxxx, privi di nodi, di bolle, senza ghiaietto o calcinaroli, sonori alla percussione.
q) Manufatti di cemento
I manufatti di cemento di qualsiasi tipo dovranno essere fabbricati a regola d’arte, con dimensioni uniformi, dosature e spessore corrispondenti alle prescrizioni e ai tipi; saranno ben stagionati, di perfetto impasto e lavorazione, sonori alla percussione senza screpolature e muniti delle eventuali opportune sagomature alle due estremità per consentire una sicura connessione.
r) Materiali ferrosi
Saranno esenti da scorie, soffiature, saldature o da qualsiasi altro difetto. In particolare essi si distinguono in:
1) acciai per c.a., c.a.p. e carpenteria metallica: dovranno soddisfare ai requisiti stabiliti dalle Norme Tecniche emanate con D.M. 14 febbraio 1992 in applicazione dell’art. 21 della Legge 5 novembre 1971, n. 1086;
2) lamierino di ferro per formazione di guaine per armature per c.a.p.:
dovrà essere del tipo laminato a freddo, di qualità extra dolce ed avrà spessore di 2/IO di mm;
3) acciaio per apparecchi di appoggio e cerniere: dovrà soddisfare ai requisiti stabiliti dalle Norme Tecniche emanate con D.M. 14 febbraio 1992 in applicazione dell’art. 21 della Legge 5 novembre 1971, n. 1086.
s) Legnami
Da impiegare in opere stabili o provvisorie, di qualunque essenza essi siano, dovranno soddisfare a tutte le prescrizioni ed avere i requisiti delle precise categorie di volta in volta prescritte e non dovranno presentare difetti incompatibili con l’uso a cui sono destinati.
I legnami rotondi o pali dovranno provenire da vero tronco e non dai rami, saranno diritti in modo che la congiungente i centri delle due basi non esca in alcun punto dal palo.
Dovranno essere scortecciati per tutta la loro lunghezza e conguagliati alla superficie; la differenza fra i diametri medi delle estremità non dovrà oltrepassare il quarto del maggiore dei due diametri.
I legnami, grossolanamente squadrati ed a spigolo smussato, dovranno avere tutte le facce spianate, tollerandosi in corrispondenza ad ogni spigolo l’alburno e lo smusso in misura non maggiore di 1/5 della minore dimensione trasversale dell’elemento.
I legnami a spigolo vivo dovranno essere lavorati e squadrati a sega e dovranno avere tutte le facce esattamente spianate, senza rientranze o risalti, con gli spigoli tirati a filo vivo, senza alburno n6 smussi di sorta.
I legnami in genere dovranno corrispondere ai requisiti di cui al D.M. 30 ottobre 1912.
t) Bitumi - Emulsioni bituminose
Dovranno soddisfare ai requisiti stabiliti nelle corrispondenti «Norme per l’accettazione dei bitumi per usi stradali - Caratteristiche per l’accettazione», Ed. maggio 1978; «Norme per l’accettazione delle emulsioni bituminose per usi stradali», Fascicolo n. 3, Ed. 1958; «Norme per l’accettazione dei bitumi per usi stradali (Campionatura dei bitumi)», Ed. 1980.
u) Bitumi liquidi o flussati
Dovranno corrispondere ai requisiti di cui alle «Norme per 1’ accettazione dei bitumi liquidi
per usi stradali», Fascicolo n. 7 - Ed. 1957 del C.N.R.
v) Polveri di roccia asfaltica
Le polveri di roccia asfaltica non devono contenere mai meno del 7% di bitume; possono essere ottenute miscelando i prodotti della macinazione di rocce con non meno del 6% e non più del 10% di bitume; possono anche essere trattate con olii minerali in quantità non superiori all’ 1%.
Ai fini applicativi le polveri vengono distinte in tre categorie (I, Il. III). Le polveri della I categoria servono per la preparazione a freddo di tappeti composti di polvere asfaltica, pietrischetto ed olio; le polveri della IIl categoria servono per i conglomerati, gli asfalti colati e le mattonelle; le polveri della III categoria servono come additivi nei conglomerati e per aggiunte ai bitumi ed ai catrami.
Le polveri di I e Il categoria devono avere finezza tale da passare per almeno il 95% dal setaccio 2, U.N.I. - 2332.
Le polveri della III categoria devono avere la finezza prescritta per gli additivi stradali (norme C.N.R.).
Le percentuali e le caratteristiche dei bitumi estratti dalle polveri devono corrispondere ai valori indicati dalle tabelle riportate dalle Norme del C.N.R. - Ed. 1956.
w) Olii asfaltici
Gli olii asfaltici impiegati nei trattamenti superficiali con polveri asfaltiche a freddo vanno distinti a seconda della provenienza della polvere, abruzzese o siciliana, con la quale si devono impiegare e della stagione, estiva od invernale, in cui i lavori si devono eseguire.
Per la stagione invernale si dovranno impiegare olii tipo A, e per quella estiva olii tipo B. Tutti questi olii devono contenere al massimo lo 0,50% di acqua, ed al massimo il 4% di fenoli; le altre caratteristiche, poi, devono essere le seguenti:
1) olii di tipo A (invernale) per polveri abruzzesi: viscosità Engler a 250C da 3 a 6; distillato sino a 2300C al massimo il 15%; residuo a 3300C almeno il 25%; punto di rammollimento alla palla e anello 30 -e- 450C;
2) olii di tipo A (invernale) per polveri siciliane: viscosità Engler a 500C al massimo 10; distillato sino a 2300C al massimo il 10%; residuo a 3300C almeno il 45%; punto di rammollimento alla palla e anello 55 -e- 700C;
3) olii di tipo B (estivo) per polveri abruzzesi: viscosità Engler a 250C da 4 a 8; distillato sino a 2300C al massimo l’8%; residuo a 3300C almeno il 30%; punto di rammollimento alla palla e anello 35 -e- 500C;
4) olii di tipo B (estivo) per polveri siciliane: viscosità Engler a 500C al massimo 15%; distillato sino a 2300C al massimo il 5%; residuo a 3300C almeno il 50%; punto di rammollimento alla palla e anello 55 -e- 700C.
Per gli stessi impieghi si possono usare anche olii derivanti da catrame e da grezzi di petrolio, o da opportune miscele di catrame e petrolio, purché di caratteristiche analoghe a quelle soprariportate.
In caso di necessità gli olii possono venire riscaldati ad una temperatura non superiore a 600C.
x) Materiali per opere in verde
1) Terra: la materia da usarsi per il rivestimento delle scarpate di rilevato, per la formazione delle banchine laterali, dovrà essere terreno agrario, vegetale, proveniente da scortico di aree a destinazione agraria da prelevarsi fino alla profondità massima di m. 1,00. Dovrà essere a reazione neutra, sufficientemente dotato di sostanza organica e di elementi nutritivi, di medio impasto e comunque adatto a ricevere una coltura erbacea arbustiva permanente; esso dovrà risultare privo di ciottoli, detriti, radici ed erbe infestanti.
2) Concimi: i concimi minerali semplici o complessi usati per le concimazioni dovranno essere di marca nota sul mercato nazionale; avere titolo dichiarato ed essere conservati negli involucri originali della fabbrica.
3) Materiale vivaistico: il materiale vivaistico potrà provenire da qualsiasi vivaio sia di proprietà dell’Impresa, sia da altri vivaisti, purché l’Impresa stessa dichiari la provenienza e questa venga accettata dalla Direzione Lavori, previa visita ai vivai di provenienza. Le piantine e talee dovranno essere comunque immuni da qualsiasi malattia parassitaria.
4) Semi: per il seme l’Impresa è libera di approvvigionarsi dalle ditte specializzate di sua fiducia; dovrà però dichiarare il valore effettivo o titolo della semenza, oppure separatamente il grado di purezza ed il valore germativo di essa. Qualora il valore reale del seme fosse di grado inferiore a quello riportato dalle tavole della Marchettano, l’Impresa sarà tenuta ad aumentare proporzionalmente le quantità di semi da impiegare per unità di superficie.
La Direzione Lavori, a suo giudizio insindacabile, potrà rifiutare partite di seme, con valore reale inferiore al 20% rispetto a quello riportato dalle tavole della Marchettano nella colonna
«buona semente» e l’Impresa dovrà sostituirle con altre che rispondano ai requisiti voluti.
Per il prelievo dei campioni di controllo, valgono le norme citate in premessa nel presente articolo.
5) Zolle: queste dovranno provenire dallo scoticamento di vecchio prato polifita stabile asciutto, con assoluta esclusione del prato irriguo e del prato marcitoio. Prima del trasporto a pié d’opera delle zolle, l’Impresa dovrà comunicare alla Direzione Lavori i luoghi di provenienza delle zolle stesse e ottenere il preventivo benestare all’impiego. La composizione floristica della zolla dovrà risultate da un insieme giustamente equilibrato di specie leguminose e graminacee; sarà tollerata la presenza di specie non foraggere ed in particolare della Achillea millefolium, della Plantago xx.xx., della Salvia pratensis, della Bellis perennis, del Ranunculus xx.xx., mentre dovranno in ogni caso essere escluse le zolle con la presenza di erbe particolarmente infestanti fra cui Rumex xx.xx., Artemisia xx.xx., Catex xx.xx. e tutte le Umbrellifere.
La zolla dovrà presentarsi completamente rivestita dalla popolazione vegetale e non dovrà presentare soluzioni di continuità. Lo spessore della stessa dovrà essere tale da poter raccogliere la maggior parte dell’intrico di radici delle erbe che la costituiscono e poter trattenere tutta la terra vegetale e comunque non inferiore a cm 8; a tal fine non saranno ammesse zolle ricavate da prati cresciuti su terreni sabbiosi o comunque sciolti, ma dovranno derivare da prati coltivati su terreno di medio impasto o di impasto pesante, con esclusione dei terreni argillosi.
y) Teli di “geotessile”
Il telo «geotessile» avrà le seguenti caratteristiche:
— composizione: sarà costituito da polipropilene o poliestere senza l’impiego di collanti e
potrà essere realizzato con le seguenti caratteristiche costruttive:
1) con fibre a filo continuo;
2) con fibre intrecciate con il sistema della tessitura industriale a “trama ed ordito
3) con fibre di adeguata lunghezza intrecciate mediante agugliatura meccanica.
Il telo «geotessile» dovrà altresì avere le seguenti caratteristiche fisico-meccaniche:
— coefficiente di permeabilità: per filtrazioni trasversali, compreso fra 10~ e 10-a cm/sec (tali valori saranno misurati per condizioni di sollecitazione analoghe a quelle in sito);
— resistenza a trazione: misurata su striscia di 5 cm di larghezza non inferiore a 600 N/5cm, con allungamento a rottura compreso fra il 10% e l’85%. Qualora nei tratti in trincea il telo debba assolvere anche funzione di supporto per i sovrastanti strati della pavimentazione, la
D.L. potrà richiedere che la resistenza a trazione del telo impiegato sia non inferiore a 1200 N/5cm o a 1500 N/5cm, fermi restando gli altri requisiti.
Per la determinazione del peso e dello spessore del «geotessile> occorre effettuare le prove di laboratorio secondo le Norme C.N.R. pubblicate sul B.U. n. 110 del 23.12.1985 e sul B.U. n. 111 del 24.12.1985.
a) Certificato di qualità
L’Appaltatore, per poter essere autorizzato ad impiegare i vari tipi di materiali (misti lapidei, conglomerati bituminosi, conglomerati cementizi, barriere di sicurezza, terre, cementi, calci idrauliche, acciai, ecc...) prescritti- dalle presenti Xxxxx Xxxxxxxx dovrà esibire prima dell’ impiego, al Direttore dei Lavori, per ogni categoria di lavoro, i relativi «Certificati di qualità» rilasciati da un Laboratorio ufficiale.
Tali certificati dovranno contenere tutti i dati relativi alla provenienza e alla individuazione dei singoli materiali o loro composizione, agli impianti o luoghi di produzione, nonché i dati risultanti dalle prove di laboratorio atte ad accertare i valori caratteristici richiesti per le varie categorie di lavoro o di fornitura in un rapporto a dosaggi e composizioni proposte.
I certificati che dovranno essere esibiti tanto se i materiali sono prodotti direttamente, quanto se prelevati da impianti, da cave, da stabilimenti anche se gestiti da terzi, avranno una validità biennale. I certificati dovranno comunque essere rinnovati ogni qualvolta risultino incompleti o si verifichi una variazione delle caratteristiche dei materiali, delle miscele o degli impianti di produzione.
b) Accertamenti preventivi
Prima dell’inizio dei lavori comportanti l’impiego di materiali in quantità superiori a:
1.000 m3 per i materiali lapidei e conglomerati bituminosi, 500 m3 per i conglomerati cementizi,
50 t per i cementi e le calci,
5.000 m per le barriere,
il Direttore dei Lavori, presa visione dei certificati di qualità presentati dall’impresa, disporrà, se necessario (e a suo insindacabile giudizio) ulteriori prove di controllo di laboratorio a spese dell’Appaltatore.
Se I risultati ditali accertamenti fossero difformi rispetto a quelli dei certificati, si darà luogo alle necessarie variazioni qualitative e quantitative dei singoli componenti, ed all’emissione di un nuovo certificato di qualità.
Per tutti i ritardi nell’inizio dei lavori derivanti dalle difformità sopra accennate e che comportino una protrazione del tempo utile contrattuale sarà applicata la penale prevista nell’Art. «Tempo utile per dare compiuti i lavori - penalità in caso di ritardo» delle Norme Generali.
c) Prove di controllo in fase esecutiva
L’impresa sarà obbligata a prestarsi in ogni tempo e di norma periodicamente per le forniture di materiali di impiego continuo, alle prove ed esami dei materiali impiegati e da impiegare, sottostando a tutte le spese di prelevamento e di invio dei campioni ai Laboratori ufficiali indicati dalla Stazione appaltante.
I campioni verranno prelevati in contraddittorio.
Degli stessi potrà essere ordinata la conservazione previa apposizione di sigilli e firme del Direttore dei Lavori e dell’Impresa e nei modi più adatti a garantirne l’autenticità e la conservazione.
I risultati ottenuti in tali Laboratori saranno i soli riconosciuti validi dalle due parti; ad essi si farà esclusivo riferimento a tutti gli effetti delle presenti Norme Tecniche.
A) Tracciamenti
Prima di porre mano ai lavori di sterro o riporto, l’Impresa è obbligata ad eseguire la picchettatura completa del lavoro, in modo che risultino indicati i limiti degli scavi e dei riporti in base alla larghezza del piano stradale, alla inclinazione delle scarpate, alla formazione delle cunette. A suo tempo dovrà pure stabilire, nei tratti che fosse per indicare la Direzione dei lavori, le xxxxxx x xxxxx necessarie a determinare con precisione l’andamento delle scarpate tanto degli sterri che dei rilevati, curandone poi la conservazione e rimettendo quelli manomessi durante la esecuzione dei lavori.
Qualora ai lavori in terra siano connesse opere murarie, l’Appaltatore dovrà procedere al tracciamento di esse, pure con l’obbligo della conservazione dei picchetti, ed eventualmente, delle xxxxxx, come per i lavori in terra.
B) Scavi e rialzi in genere
Gli scavi ed i rialzi occorrenti per la formazione di cunette, accessi, passaggi e rampe, cassonetti e simili, nonché per l’impianto di opere d’arte, saranno eseguiti nelle forme e dimensioni risultanti dai relativi disegni salvo le eventuali variazioni che l’Amministrazione appaltante è in facoltà di adottare all’atto esecutivo, restando a completo carico dell’impresa ogni onere proprio ditali generi di lavori, non escluso quello di eventuali sbadacchiature e puntellature, essendosi di tutto tenuto conto nel fissare i corrispondenti prezzi unitari.
Nel caso che, a giudizio della Direzione dei Lavori, le condizioni nelle quali i lavori si svolgono lo richiedano, l’Impresa è tenuta a coordinare opportunamente la successione e la esecuzione delle opere di scavo e murarie, essendo gli oneri relativi compensati nei prezzi contrattuali.
Nell’esecuzione degli scavi in genere l’Impresa potrà ricorrere all’impiego di mezzi meccanici.
Dovrà essere usata ogni cura nel sagomare esattamente i fossi, nell’appianare e sistemare le
banchine, nel configurare le scarpate e nel profilare i cigli della strada.
Le scarpate di tagli e rilevati saranno eseguite con Inclinazioni appropriate in relazione alla natura ed alle caratteristiche fisico-meccaniche del terreno, e, comunque, a seconda delle prescrizioni che saranno comunicate dalla Direzione dei Lavori mediante ordini scritti.
Per gli accertamenti relativi alla determinazione della natura delle terre, del grado di costipamento e del contenuto di umidità di esse, l’Impresa dovrà provvedere a tutte le prove necessarie ai finì della loro possibilità e modalità d’impiego, che verranno fatte eseguire a spese dell’impresa dalla Direzione dei Lavori presso Laboratori ufficiali.
Le terre verranno caratterizzate e classificate secondo le Norme C.N.R.- U.N.I. 10006/1963 riportate nella Tabella a pagina seguente.
Nell’esecuzione sia degli scavi che dei rilevati l’impresa è tenuta ad effettuare a propria cura e spese l’estirpamento di piante, arbusti e relative radici esistenti sia sui terreni da scavare che su quelli destinati all’impianto dei rilevati, nonché, in questo ultimo caso, al riempimento delle buche effettuate in dipendenza dell’estirpamento delle radici e delle piante, che dovrà essere effettuato con materiale idoneo messo in opera a strati di conveniente spessore e costipato. Tali oneri si intendono compensati con i prezzi di elenco relativi ai movimenti di materie.
La D.L., in relazione alla natura dei terreni di posa dei rilevati o delle fondazioni stradali in trincea, potrà ordinare l’adozione di provvedimenti atti a prevenire la contaminazione dei materiali d’apporto e fra questi provvedimenti la fornitura e la posa in opera di teli «geotessili» aventi le caratteristiche indicate nel cap. “Qualità e provenienza dei materiali”, punto y).
C) Formazione dei piani di posa dei rilevati
Tali piani avranno l’estensione dell’intera area di appoggio e potranno essere continui od opportunamente gradonati secondo i profili e le indicazioni che saranno dati dalla Direzione dei Lavori in relazione alle pendenze dei siti d’impianto.
I piani suddetti saranno stabiliti di norma alla quota di cm 30 al di sotto del piano di campagna e saranno ottenuti praticando i necessari scavi dl sbancamento tenuto conto della natura e consistenza delle formazioni costituenti i siti d’impianto preventivamente accertate, anche con l’ausilio di prove di portanza.
Quando alla suddetta quota si rinvengono terreni appartenenti ai gruppi A1, A2, A3 (classifica
C.N.R. - U.N.I. 10006) la preparazione dei piani di posa consisterà nella compattazione di uno strato sottostante il piano di posa stesso per uno spessore non inferiore a cm 30, in modo da raggiungere una densità secca pari almeno al 95% della densità massima AASHO modificata determinata in laboratorio, modificando il grado di umidità delle terre fino a raggiungere il grado di umidità ottima prima di eseguire il compattamento.
Quando invece i terreni rinvenuti alla quota dl cm 30 al di sotto del piano di campagna appartengono ai gruppi A4, A5, A6, A7 (classifica C.N.R. - U.N.I. 10006/1963), la Direzione dei Lavori potrà ordinare, a suo insindacabile giudizio, l’approfondimento degli scavi per sostituire i materiali in loco con materiale per la formazione del rilevati appartenente ai gruppi A1 e A3.
Tale materiale dovrà essere compattato, al grado di umidità ottima, fino a raggiungere una densità secca non inferiore al 90% della densità massima AASHO modificata.
La terra vegetale risultante dagli scavi potrà essere utilizzata per il rivestimento delle scarpate se ordinato dalla Direzione dei Lavori mediante ordine di servizio.
E’ categoricamente vietata la messa in opera di tale terra per la costituzione dei rilevati.
Circa i mezzi costipanti e l’uso di essi si fa riferimento a quanto specificato nei riguardi del
costipamento dei rilevati.
Nei terreni in sito particolarmente sensibili all’azione delle acque, occorrerà tener conto dell’altezza di falda delle acque sotterranee e predisporre, per livelli di falda molto superficiali, opportuni drenaggi; questa lavorazione verrà compensata con i relativi prezzi di elenco.
Per terreni di natura torbosa o comunque ogni qualvolta la Direzione dei Lavori non ritenga le precedenti lavorazioni atte a costituire un idoneo piano di posa per i rilevati., la Direzione stessa ordinerà tutti quegli interventi che a suo giudizio saranno ritenuti adatti allo scopo, i quali saranno eseguiti dall’ Impresa a misura in base ai prezzi di elenco.
Si precisa che quanto sopra vale per la preparazione dei piani di posa dei rilevati su terreni naturali.
Anche il materiale di risulta proveniente dallo scavo dei gradoni al di sotto della cotica sarà accantonato, se idoneo, o portato a rifiuto, se inutilizzabile.
Si procederà quindi al riempimento dei gradoni con il predetto materiale scavato ed accantonato, se idoneo, o con altro idoneo delle stesse caratteristiche richieste per i materiali dei rilevati con le stesse modalità per la posa in opera, compresa la compattazione.
Comunque la Direzione dei Lavori si riserva di controllare il comportamento globale dei piani di posa dei rilevati mediante la misurazione del modulo di compressibilità ME determinato con piastra da 30 cm di diametro (Norme svizzere VSS-SNV 670317). Il valore di ME misurato in condizioni di umidità prossima a quella di costipamento, al primo ciclo di scarico e nell’intervallo di carico compreso fra 0,05 e 0,15 N/mm2, non dovrà essere inferiore a 15 N/mm2.
D) Formazione dei piani di posa delle fondazioni stradali in trincea
Anche nei tratti in trincea, dopo aver effettuato lo scavo del cassonetto si dovrà provvedere alla preparazione del piano di posa della sovrastruttura stradale, che verrà eseguita, a seconda della natura del terreno, in base alle seguenti lavorazioni:
1) quando il terreno appartiene ai gruppi A1, A2, A3 (classifica C.N.R. -U.N.I. 10006) si procederà alla compattazione dello strato di sottofondo che dovrà raggiungere in ogni caso una densità secca almeno deI 95% della densità di riferimento, per uno spessore di cm 30 al di sotto del piano di cassonetto;
2) quando il terreno appartiene ai gruppi A4, A5, A6. A7, A3 (classifica C.N.R. – U.N.I. 10006) la Direzione dei Lavori potrà ordinare, a suo insindacabile giudizio, la sostituzione del terreno stesso
con materiale arido per una profondità al di sotto del piano di cassonetto, che verrà stabilita secondo i casi, mediante apposito ordine di servizio dalla Direzione dei Lavori.
Per la preparazione del piano di posa si dovrà raggiungere una densità secca almeno del 95% di quella di riferimento per uno spessore di cm 30 al di sotto del piano di cassonetto.
Il comportamento globale dei cassonetti in trincea sarà controllato dalla Direzione dei Lavori mediante la misurazione del modulo di compressibilità ME il cui valore, misurato in condizioni di umidità prossima a quella di costipamento, al primo ciclo di carico e nell’intervallo di carico compreso fra 0,15 e 0,25 N/mm2, non dovrà essere inferiore a 50 N/mm2.
E) Formazione dei rilevati
1. I rilevati saranno eseguiti con le esatte forme e dimensioni indicate nei disegni di progetto, ma non dovranno superare la quota del piano di appoggio della fondazione stradale.
2. Nella formazione dei rilevati saranno innanzitutto impiegate le materie provenienti da scavi di sbancamento, di fondazione od in galleria appartenenti ad uno dei seguenti gruppi A1, A2, A3 della classifica C.N.R. -U.N.I. 10006/1963, con l’avvertenza che l’ultimo strato del rilevato sottostante la fondazione stradale, per uno spessore non inferiore a m 2 costipato, dovrà essere costituito da terre dei gruppi A1, A2.4, A2.5, A3 se reperibili negli scavi; altrimenti deciderà la Direzione dei Lavori se ordinare l’esecuzione ditale ultimo strato con materiale di altri gruppi provenienti dagli scavi o con materie dei predetti gruppi A1, A24, A2..5, A3 da prelevarsi in cava di prestito. Per quanto riguarda le materie del gruppo A4 provenienti dagli scavi, la Direzione dei Lavori prima dell’impiego potrà ordinarne l’eventuale correzione.
Per i materiali di scavo provenienti da tagli in roccia da portare in rilevato, se di natura ritenuta idonea dalla Direzione dei Lavori, dovrà provvedersi mediante riduzione ad elementi di pezzatura massima non superiore a cm 20. Tali elementi rocciosi dovranno essere distribuiti uniformemente nella massa del rilevato e non potranno essere impiegati per la formazione dello strato superiore del rilevato per uno spessore di cm. 30 al di sotto del piano di posa della fondazione stradale.
3. Per quanto riguarda il materiale proveniente da scavi di sbancamento e di fondazione appartenenti ai gruppi A4, A5, A6, A7 si esaminerà di volta in volta l’eventualità di portarlo a rifiuto ovvero di utilizzarlo previa idonea correzione.
4. I rilevati con materiali corretti potranno essere eseguiti dietro ordine della Direzione dei Lavori solo quando vi sia la possibilità di effettuare un tratto completo di rilevato ben definito delimitato tra due sezioni trasversali del corpo stradale.
5. Le materie di scavo, provenienti da tagli stradali o da qualsiasi altro lavoro che risultassero esuberanti o non idonee per la formazione dei rilevati o riempimento dei cavi, dovranno essere trasportate a rifiuto fuori della sede stradale, a debita distanza dai cigli, e sistemate convenientemente, restando a carico dell’impresa ogni spesa, ivi compresa ogni indennità per occupazione delle aree di deposito ed il rilascio delle autorizzazioni necessarie da parte degli Enti preposti alla tutela del territorio.
6. Fintanto che non siano state esaurite per la formazione dei rilevati tutte le disponibilità dei materiali idonei provenienti dagli scavi di sbancamento,-di fondazione od in galleria, le eventuali cave di prestito che l’Impresa volesse aprire, ad esempio per economia di trasporti, saranno a suo totale carico. L’Impresa non potrà quindi pretendere sovrapprezzi, né prezzi diversi da quelli stabiliti in elenco per la formazione di rilevati con utilizzazione di materie provenienti dagli scavi di trincea, opere d’arte ed xxxxxxx xxxxxxxx, qualora, pure essendoci disponibilità ed idoneità di queste materie scavate, essa ritenesse di sua convenienza, per evitare rimaneggiamenti o trasporti a suo carico, di ricorrere, in tutto o in parte, a cave di prestito.
7. Qualora una volta esauriti i materiali provenienti dagli scavi ritenuti idonei in base a quanto sopra detto, occorressero ulteriori quantitativi di materie per la formazione dei rilevati, l’Impresa potrà ricorrere al prelevamento di materie da cave di prestito, sempre che abbia preventivamente richiesto ed ottenuto l’autorizzazione da parte della Direzione dei Lavori.
8. E’ fatto obbligo all’Impresa di indicare le cave, dalle quali essa intende prelevare i materiali costituenti i rilevati, alla Direzione dei Lavori che si riserva la facoltà di fare analizzare tali materiali presso Laboratori ufficiali sempre a spese dell’ Impresa.
Solo dopo che vi sarà l’assenso della Direzione dei Lavori per l’utilizzazione della cava, l’Impresa
è autorizzata a sfruttare la cava per il prelievo dei materiali da portare in rilevato.
L’accettazione della cava da parte della Direzione dei Lavori non esime l’impresa dall’assoggettarsi in ogni periodo di tempo all’esame delle materie che dovranno corrispondere sempre a quelle di prescrizione e pertanto, ove la cava in seguito non si dimostrasse capace di produrre materiale idoneo per una determinata lavorazione, essa non potrà più essere coltivata.
9. Per quanto riguarda le cave di prestito l’Impresa, dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione da parte degli Enti preposti alla tutela del territorio, è tenuta a corrispondere le relative indennità ai proprietari di tali cave e a provvedere a proprie spese al sicuro e facile deflusso delle acque che si raccogliessero nelle cave stesse, evitando nocivi ristagni e danni alle proprietà circostanti e sistemando convenientemente le relative scarpate, in osservanza anche di quanto è prescritto dall’art. 202 del T.U. delle leggi sanitarie 27 luglio 1934, n. 1265 e dalle successive modifiche; dal T.U. delle leggi sulla bonifica dei terreni paludosi 30 dicembre 1923, n. 3267, successivamente assorbito dal testo delle norme sulla Bonifica Integrale approvato con
X.X. 00 febbraio 1933, n. 215 e successive modifiche.
10. Il materiale costituente il corpo del rilevato dovrà essere messo in opera a strati di uniforme spessore, non eccedente cm 50.
Il rilevato per tutta la sua altezza dovrà presentare i requisiti di densità riferita alla densità massima secca AASHO modificata non inferiore al 90% negli strati inferiori ed al 95% in quello superiore (ultimi 30 cm).
Inoltre per tale ultimo strato, che costituirà il piano di posa della fondazione stradale, dovrà ottenersi un modulo di compressibilità ME definito dalle Norme Svizzere (SNV 670317), il cui valore, misurato in condizioni di umidità prossima a quella di costipamento, al primo ciclo di carico e nell’intervallo di carico compreso fra 0,15 e 0,25 N/mm2, non dovrà essere inferiore a 50 N/mm2.
Ogni strato sarà costipato alla densità sopra specificata procedendo alla preventiva essiccazione del materiale se troppo umido, oppure al suo innaffiamento, se troppo secco, in modo da
conseguire una umidità non di-versa da quella ottima predeterminata in laboratorio, ma sempre inferiore al limite di ritiro.
L’Impresa non potrà procedere alla stesa degli strati successivi senza la preventiva approvazione
della Direzione dei Lavori.
Ogni strato dovrà presentare una superficie superiore conforme alla sagoma dell’opera finita così
da evitare ristagni di acqua e danneggiamenti.
Non si potrà sospendere la costruzione del rilevato, qualunque sia la causa, senza che ad esso sia stata data una configurazione e senza che nell’ultimo strato sia stata raggiunta la densità prescritta.
Le attrezzature di costipamento saranno lasciate alla libera scelta dell’Impresa ma dovranno comunque essere atte ad esercitare sul materiale, a seconda del tipo di esso, un genere di energia costipante tale da assicurare il raggiungimento delle densità prescritte e previste per ogni singola categoria di lavoro.
Pur lasciando libera la scelta del mezzo di costipamento da usare, si prescrive per i terreni di rilevati riportabili ai gruppi A1, A2, A3 un costipamento a carico dinamico sinusoidale e per terreni di rilevati riportabili ai gruppi A4, A5, A6, A7 un costipamento mediante rulli a punte e carrelli pigiatori gommati.
In particolare, in adiacenza dei manufatti, che di norma saranno costruiti prima della formazione dei rilevati, i materiali del rilevato dovranno essere deI tipo A1, A2, A3 e costipati con energia dinamica di impatto.
La Direzione dei Lavori si riserva comunque la facoltà di ordinare la stabilizzazione a cemento dei rilevati mediante mescolazione in sito del legante in ragione di 25 50 Kg per m3 di materiale compattato.
Tale stabilizzazione dovrà, se ordinato, interessare un volume di rilevato la cui sezione, secondo l’asse stradale, può assimilarsi In un trapezio con base minore di m 2, base maggiore di m 15 ed altezza pari a quella del manufatto.
11. Il materiale dei rilevati potrà essere messo in opera durante i periodi le cui condizioni meteorologiche siano tali, a giudizio della Direzione del Lavori, da non pregiudicare la buona riuscita del lavoro.
12. Se nei rilevati avvenissero dei cedimenti dovuti a trascuratezza delle buone norme esecutive, l’Appaltatore sarà obbligato ad eseguire a sue spese i lavori di ricarico, rinnovando, ove occorre, anche la sovrastruttura stradale.
13. In alcuni casi la D.L. potrà, al fine di migliorare la stabilità del corpo stradale, ordinare la fornitura e la posa in opera di teli «geotessili» in strisce contigue opportunamente sovrapposte nei bordi per almeno cm 40. e tenendo presente che per tale caso particolare la resistenza a trazione del telo non dovrà essere inferiore a 1200 N/5 cm.
F) Scavi di sbancamento
Per scavi di sbancamento si intendono quelli occorrenti per l’apertura della sede stradale, piazzali ed opere accessorie, quali ad esempio: gli scavi per tratti stradali in trincea, per lavori di spianamento del terreno, per taglio delle scarpate delle trincee o dei rilevati, per formazione ed approfondimento di piani di posa dei rilevati, di cunette, cunettoni, fossi e canali, nonché quelli per impianto di opere d’arte praticati al di sopra del piano orizzontale passante per il punto più depresso del piano di campagna lungo il perimetro di scavo e lateralmente aperti almeno da una parte.
Questo piano sarà determinato con riferimento all’intera area di fondazione dell’opera. Ai fini di questa determinazione, la Direzione dei Lavori, per fondazione di estensione notevole, si riserva la facoltà insindacabile di suddividere l’intera area in più parti.
L’esecuzione degli scavi di sbancamento può essere richiesta dalla Direzione dei Lavori anche a campioni di qualsiasi tratta senza che l’Impresa possa pretendere, per ciò, alcun compenso o maggiorazione del relativo prezzo di elenco.
G) Scavi di fondazione
Per scavi di fondazione si intendono quelli relativi all’impianto di opere murarie e che risultino al di sotto del piano di sbancamento, chiusi, tra pareti verticali riproducenti il perimetro della fondazione dell’opera.
Gli scavi occorrenti per la fondazione delle opere d’ arte saranno spinti fino al piano che sarà
stabilito dalla Direzione dei Lavori.
Il piano di fondazione sarà perfettamente orizzontale o sagomato a gradini con leggera pendenza verso monte per quelle opere che cadono sopra falde inclinate.
Anche nei casi di fondazioni su strati rocciosi questi ultimi debbono essere convenientemente spianati a gradino, come sopra.
Gli scavi di fondazione comunque eseguiti saranno considerati a pareti verticali e l’Impresa dovrà, all’occorrenza, sostenerli con convenienti sbadacchiature, compensate nel relativo prezzo dello scavo, restando a suo carico ogni danno alle persone, alle cose e all’opera, per smottamenti o franamenti del cavo.
Nel caso di franamento dei cavi, è a carico dell’Impresa procedere al ripristino senza diritto a
compensi.
Dovrà essere cura dell’Impresa eseguire le armature dei casseri di fondazione con la maggiore precisione, adoperando materiale di buona qualità e di ottime condizioni, di sezione adeguata agli sforzi cui verrà sottoposta l’armatura stessa ed adottare infine ogni precauzione ed accorgimento, affinché l’armatura dei cavi riesca la più robusta e quindi la più resistente, sia nell’interesse della riuscita del lavoro sia per la sicurezza degli operai adibiti allo scavo.
L’impresa è quindi l’unica responsabile dei danni che potessero avvenire alle persone ed ai lavori
per deficienza od irrazionalità delle armature; è escluso in ogni caso l’uso delle mine.
Gli scavi potranno, però, anche essere eseguiti con pareti a scarpa, ove l’Impresa lo ritenga di sua
convenienza.
In questo caso non sarà compensato il maggior scavo oltre quello strettamente occorrente per la fondazione dell’opera e l’Impresa dovrà provvedere a sua cura e spese, al riempimento, con materiale adatto, dei vuoti rimasti intorno alla fondazione dell’opera.
Sono considerati come scavi di fondazione subacquei soltanto quelli eseguiti a profondità maggiore di m 0,20 (centimetri venti) sotto il livello costante a cui si stabiliscono naturalmente le acque filtranti nei cavi di fondazione.
Ogni qualvolta si troverà acqua nei cavi di fondazione in misura superiore a quella suddetta, l’Appaltatore dovrà provvedere mediante pompe, canali fugatori, ture, o con qualsiasi mezzo che ravvisasse più opportuno o conveniente, ai necessari aggottamenti, che saranno compensati a parte ove non sia previsto il prezzo di elenco relativo a scavi subacquei.
In tale prezzo si intende contrattualmente compreso l’onere per l’Impresa dell’aggottamento dell’acqua durante la costruzione della fondazione in modo che questa avvenga all’asciutto.
L’Impresa sarà tenuta ad evitare la raccolta dell’acqua proveniente dall’esterno nei cavi di fondazione; ove ciò si verificasse resterebbe a suo totale carico la spesa per i necessari aggottamenti.
Nella costruzione dei ponti è necessario che l’Impresa provveda, fin dall’inizio dei lavori, ad un adeguato impianto di pompaggio, che, opportunamente graduato nella potenza dei gruppi impiegati, dovrà servire all’esaurimento dell’acqua di filtrazione dall’alveo dei fiumi o canali.
Naturalmente tale impianto idrovoro, che converrà sia suddiviso in più gruppi per far fronte alle esigenze corrispondenti alle varie profondità di scavo, dovrà essere montato su apposita incastellatura che permetta lo spostamento dei gruppi, l’abbassamento dei tubi di aspirazione ed ogni altra manovra inerente al servizio di pompaggio.
L’impresa, per ogni cantiere, dovrà provvedere a sue spese al necessario allacciamento dell’impianto nonché alla fornitura ed al trasporto sul lavoro dell’occorrente energia elettrica, sempre quando l’Impresa stessa non abbia la possibilità e convenienza di servirsi di altra forza motrice. L’impianto dovrà essere corredato, a norma delle vigenti disposizioni in materia di prevenzione degli infortuni, dei necessari dispositivi di sicurezza restando l’Amministrazione appaltante ed il proprio personale sollevati ed indenni da ogni responsabilità circa le conseguenze derivate dalle condizioni dell’impianto stesso.
Per gli scavi di fondazione si applicheranno le norme previste dal D.M. 11 marzo 1-983- (S.O..
alla<IU. nA27 dell’0L06.l-9&8).
H) Riempimenti degli scavi
Il riempimento degli scavi per dar luogo ai collettori fognari dovrà essere eseguito per tutta la sezione scavata con materiale betonabile.
Il suddetto materiale dovrà avere le seguenti caratteristiche:
Pozzolana fine m3 0.50;
Granello di pozzolana pezzatura mm 5 – 15 m3 0.75; Cemento tipo 325 q.le 1.00;
Acqua m3 0.439.
La miscela betonabile così composta dovrà avere le seguenti caratteristiche di resistenza: A 24 ore dal riempimento = 2N/cm²;
A 28 giorni dal riempimento = 15N/cm²
La resistenza dovrà essere tale da garantire la demolibilità del materiale con l'uso di un semplice piccone e la palpabiltà dello stesso Le resistenze a compressione saranno misurate su cubetti direttamente prelevati in cantiere, sottoposti a prove di compressione secondo le norme vigenti per i calcestruzzi, su richiesta della D.L.
7. DEMOLIZIONI - RIMOZIONI – TRASPORTI
Le demolizioni in genere saranno eseguite con ordine e con le necessarie precauzioni, in modo da prevenire qualsiasi infortunio agli addetti al lavoro, rimanendo perciò vietato dì gettare dall’ alto i materiali in genere, che invece dovranno essere trasportati o guidati salvo che vengano adottate opportune cautele per evitare danni ed escludere qualunque pericolo.
Le demolizioni dovranno essere effettuate con la dovuta cautela per impedire danneggiamenti alle strutture murarie di cui fanno parte e per non compromettere la continuità del transito, che in ogni caso deve essere constantemente mantenuto a cura e spese dell’Appaltatore, il quale deve, allo scopo, adottare tutti gli accorgimenti tecnici necessari con la adozione di puntellature e sbadacchiature.
I materiali provenienti da tali demolizioni resteranno di proprietà dell’Amministrazione.
La Direzione dei Lavori si riserva di disporre, con sua facoltà insindacabile, l’impiego dei suddetti materiali utili per la esecuzione dei lavori appaltati.
I materiali non utilizzati provenienti dalle demolizioni dovranno sempre, e al più presto, venire trasportati, a cura e spese dell’Appaltatore, a rifiuto od a reimpiego nei luoghi che verranno indicati dalla Direzione dei Lavori.
Gli oneri sopra specificati si intendono compresi e compensati nei relativi prezzi di elenco. Nell’esecuzione delle demolizioni è consentito anche l’uso delle mine, nel rispetto delle norme vigenti.
Nella rimozione di opere di delimitazione di aree di intervento dovrà essere osservata la massima cura per evitare situazioni di pericolo determinatesi a seguito dell’abbattimento di tali delimitazioni e protezioni, predisponendo idonei accorgimenti al riguardo siano essi provvisori o definitivi.
Nell’eseguire le rimozioni deve essere provveduto da parte dell’Impresa il trasporto a rifiuto dei
materiali non riutilizzabili ad esclusivo giudizio della Direzione lavori.
Il servizio dei trasporti di materiali a volume, a numero od a peso non ha alcun limite né di luogo, né di quantità, né di tempo.
Il trasporto a volume si riferisce a tutte le terre, detriti, calcinacci, melme, immondizie, ovvero a materiali da costruzioni terrosi o minuti, malte, ghiaie, pietrisco, arena , pozzolana, mattoni, scheggiosi di selce o di tufo, ecc.
Il prezzo del trasporto eseguito con mezzi meccanici compensa ogni spesa di carburante, lubrificanti, le mercedi del personale di manovra, il deterioramento e la manutenzione dei mezzi meccanici stessi, nonché il compenso per le operazioni di carico e scarico con ogni aiuto di opera manuale o meccanica, e le assicurazioni previste dalle leggi vigenti relative agli automezzi.
Il volume delle materie trasportate deve essere misurato sul posto prima delle demolizioni, scavi, ecc. e senza, quindi, tener conto dell’aumento del volume delle materie scavate, estratte o demolite.
Nei lavori complessi di movimenti di terra, il trasporto delle terre esuberanti agli scarichi sarà desunto dalla differenza fra il volume di tutti gli scavi e sterri e quello di tutti i riporti e riempimenti qualunque sia stato l’ordine ed il tempo nel quale furono eseguiti i diversi movimenti di terra, senza tener alcun conto dell’aumento di volume delle materie scavate, né dell’incompleto assestamento delle materie riportate.
La misura del volume dei materiali sciolti come ghiaia, pietrisco, pozzolane, malte, pietra, scheggiosi, mattoni, melme, immondizie, ecc., ove sia ritenuto necessario alla Direzione Lavori ai fini della esatta cubatura, si effettuerà in xxxxx regolarmente conformate o in cassoni di misura da fornirsi dall’appaltatore a sue spese o si ricaverà da quella dei recipienti o dei veicoli in cui le materie verranno contenute o trasportate.
Ciò in quanto con i prezzi dei trasporti si paga non soltanto l’operazione del trasposrto, del carico e dello scarico, ma anche la regolare disposizione in xxxxx delle materie tutte, se non diversamente disposto.
Ove trattasi di trasporto di terre, nel prezzo è compreso di disporre le terre di scarico in regolari
riporti di dimensioni, livello e scarpate quali saranno all’appaltatore ordinati.
Quando il luogo o i luoghi di scarico non vengano designati dall’Amministrazione si intende che l’Appaltatore dovrà valersi degli scarichi pubblici o procurarsene altri autorizzati a sua cura e spese e fornendo vidimazione d’identificazione del rifiuto trasportato, secondo le norme vigenti.
Le opere provvisionali sono mezzi o sussidi o comodità attinenti la esecuzione dei lavori, sono da considerarsi come obbligo inerente la esecuzione degli stessi lavori in sicurezza e restano generalmente compensate con i prezzi stabiliti per le varie attività.
I prezzi delle opere provvisionali da effettuarsi, anche quando sono oggetto di specifici compensi, comprendono tutti gli oneri derivanti dalle difficoltà di accesso ai luoghi, dalla necessità di tiro in alto o in basso, dalla presenza di acqua, dalla guardiania diurna e notturna, dalla necessità di illuminazione e dalle predisposizioni di progetto e di relazione tecnica (quando necessari).
Le opere provvisionali debbono essere mantenute in perfetto stato di utilizzo da parte dell’Appaltatore e debbono essere eseguite tempestivamente qualora richiesto dalla Direzione Lavori.
L’Appaltatore è obbligato a concedere gratuitamente l’uso dei ponti di servizio, da lui predisposti, per far eseguire opere che l’amministrazione intendesse eventualmente concedere ad altri nello stesso luogo e tempo.
A) Palancolato Metallico
Per la esecuzione di scavi in presenza di acqua, potranno essere usate a contorno e difesa degli stessi scavi, palancolati metallici con palancole tipo “XXXXXX”.
L’Impresa dovrà sottoporre alla preventiva approvazione della D.L. le caratteristiche delle
palandole che intende usare ed in modo particolare il loro peso, la loro lunghezza ed i profili.
8. CONGLOMERATI – ACCIAI - CASSEFORMI
Durante l'esecuzione dei lavori ed a fine degli stessi, dovranno essere continuamente monitorati gli edifici vicini per eventuali effetti collaterali indotti dalle lavorazioni. Ogni eventuale danno ai manufatti dovrà essere risarcito dalla ditta esecutrice.
In via preliminare dovranno essere realizzati cordoli sagomati nella parte interna in modo tale da costituire guida al successivo scavo dei pali.
L'esecuzione dei pali dovrà avvenire in maniera alternata prevedendo dapprima l'esecuzione dei pali primari ed in secondo luogo quelli secondari.
Tolleranze geometriche
Rispetto alle dimensioni indicate nei disegni di progetto, in fase di progettazione esecutive e analogamente in esecuzione dovranno essere ammesse le seguenti tolleranze:
- la sovrapposizione tra i pali deve essere almeno pari al 15% del diametro;
- lo scostamento dalla verticale deve essere minore dello 0.5% ovvero minore della lunghezza della corda in direzione trasversale alla direttrice della paratia;
- lo scostamento della verticale deve essere minore dello 0.5% ovvero minore della lunghezza di sovrapposizione dei pali in direzione longitudinale
- sulle coordinate planimetriche: @ 5 cm;
- sulla profondità: da -10 cm a +50 cm di approfondimento.
I controlli di verticalità dovranno essere eseguiti con inclinometri applicati sulle aste di perforazione
e/o, prima dei getti, con sonde ad ultrasuoni. Tutte le apparecchiature di controllo della verticalità devono essere dotati di strumenti di registrazione digitali. Tali dati opportunamente catalogati dovranno essere consegnati con frequenza settimanale alla Direzione Lavori.
Preparazione del piano di lavoro e generalità
Una volta iniziata l’esecuzione del singolo palo, le lavorazioni dovranno essere proseguite senza
soluzione alcuna di continuità fino a dare il palo stesso ultimato alla quota richiesta.
Qualora, per guasti ai macchinari, si debba sospendere la trivellazione od il getto, l’Appaltatore dovrà darne immediato avviso all’Ufficio di Direzione Lavori, che si riserva di degradare o di non accettare il palo interrotto.
La perforazione deve essere eseguita in maniera tale da:
- evitare il verificarsi di fenomeni di rilascio, di sifonamento e di sgrottamento del terreno;
- attraversare terreni di qualsiasi natura e consistenza, anche rocciosi;
- evitare, per quanto è possibile, sensibili effetti dinamici e di vibrazione, anche nel caso in cui si debba usare lo scalpello;
- garantire la richiesta verticalità del manufatto.
La trivellazione può essere eseguita o con circolazione rovescia di fanghi in cui opera un utensile disgregatore azionato a rotazione o con fanghi in quiete in cui opera la benna di scavo costituita da bucket, carotiere, o altro sistema, o con l’ausilio di una colonna di rivestimento provvisoria, (tubo forma) tale da garantire la stabilità dello scavo e/o la continuazione delle operazioni di scavo se posto in opera prima della conclusione della perforazione in cui opera la benna di scavo costituita da bucket, carotiere, o altro utensile (ad esempio lo scalpello).
Per diminuire la decompressione sia del terreno sottostante sia delle pareti del foro, il bucket dovrà avere diametro inferiore a quello del palo e dovrà essere dotato di denti alesatori per mezzo dei quali si raggiunge, durante le perforazioni, il diametro nominale del palo stesso, con la sola tolleranza del 5% in più che, comunque, non è presa in considerazione al fine di un diverso carico di esercizio da affidare al singolo palo.
Al termine della perforazione si dovrà procedere all’accurato sgombero del terreno smosso e dei detriti di perforazione depositatisi sul fondo del foro.
Esecuzione del getto
Il conglomerato cementizio dovrà essere messo in opera in modo continuo mediante impiego di tubo o tubi di convogliamento con giunzioni filettate od a manicotto; durante la fase di getto, il tubo od i tubi dovranno restare immersi nel conglomerato cementizio per almeno 1,5 m e devono arrestarsi a 25 cm dal fondo della perforazione.
Durante le operazioni di getto a mezzo di un apposito scandaglio si dovrà misurare ad intervalli regolari il livello via via raggiunto dal conglomerato. Il getto del conglomerato dovrà essere prolungato per un tratto di lunghezza compresa tra 60 e 100 cm al di sopra della quota prescritta dal progetto; contemporaneamente alla fase di getto del cls si provvederà all’estrazione graduale dell’eventuale colonna di rivestimento provvisorio o del tubo forma.
Armatura
le gabbie di armatura dovranno essere dotate di opportuni distanziatori atti a garantire la centratura dell’armatura; il copriferro netto rispetto alla parete di scavo per le gabbie verticali dovrà essere di almeno 7,5cm.
Documentazione dei lavori
L'esecuzione di ogni palo dovrà comportare la registrazione su apposita scheda, compilata
dall’Appaltatore in contraddittorio con l’Ufficio di Direzione Lavori, dei seguenti dati:
- identificazione del palo;
- data di inizio perforazione e di fine getto;
- risultati dei controlli eseguiti sul fango eventualmente usato per la perforazione;
- profondità del fondo cavo prima della posa del tubo getto;
- "slump" del conglomerato cementizio;
- assorbimento totale effettivo del conglomerato cementizio e volume teorico dell'elemento palo;
- profilo di getto (andamento del diametro medio effettivo lungo il palo) ove richiesto;
- risultati delle prove di rottura a compressione semplice di provini di conglomerato cementizio. Alla documentazione generale dovrà inoltre essere allegata:
- una scheda con le caratteristiche delle polveri bentonitiche e relativi additivi eventualmente usati;
- una scheda con le caratteristiche dei componenti del conglomerato cementizio.
Controlli
L’Appaltatore a sua cura e spese dovrà provvedere all'esecuzione di:
- una analisi granulometrica ogni 500 mc di aggregato impiegato;
- una serie di prove di carico a rottura su cubetti di conglomerato cementizio prelevati in numero e con modalità conformi a quanto prescritto dalla vigente normativa ed inoltre a quanto richiesto dall’Ufficio di Direzione Lavori;
- una prova con il cono di Xxxxxx per il conglomerato cementizio impiegato per il getto di un
palo o in un numero maggiore se richiesto dall’Ufficio di Direzione Lavori;
- il rilievo della quantità di conglomerato cementizio impiegato per ogni elemento di palo;
- ogni 10 elementi ed ogni qualvolta l’Ufficio di Direzione Lavori lo richieda, il rilievo dose per dose
(dose = autobetoniera) del livello del conglomerato cementizio entro il foro in corso di getto, in modo da poter ricostruire l'andamento del diametro medio effettivo lungo il palo (profilo di getto), si impiegherà allo scopo uno scandaglio a base piatta.
Controlli non distruttivi sui pali
Scopo dei controlli non distruttivi è quello di verificare le caratteristiche geometriche e meccaniche degli elementi di palo non compromettendone l'integrità strutturale.
A tale scopo potrà essere richiesta a campione l'esecuzione di:
a) misure di cross-hole;
b) carotaggio continuo meccanico.
Per tutti i controlli non distruttivi l’Appaltatore provvederà a sottoporre all’Ufficio di Direzione
Lavori per approvazione il programma e le specifiche tecniche di dettaglio.
Le tubazioni occorrenti per l'esecuzione di prove di cross-hole dovranno essere realizzate a tenuta stagna con impiego di tubi gas commerciali neri, serie normale, aventi diametro nominale di 50 mm, spessore non inferiore ai 2 mm e lunghezza tale da raggiungere, in profondità, la quota di fondo del palo prescritta dal progetto e sporgere verso l'alto di almeno 30 cm dal piano di lavoro, con chiusura di protezione in sommità.
Tali tubi, chiusi all’estremità inferiore con un tappo in acciaio, pure a tenuta stagna, debbono essere fissati all’armatura metallica in modo tale da garantire che la distanza mutua dei tubi stessi, lungo l’intero percorso, durante le successive operazioni, non subisca variazioni superiori al 5% rispetto alla distanza misurabile in sommità.
Prima dell’inizio del getto deve essere verificato per tutta la lunghezza di ciascun tubo, il libero scorrimento di un cilindro di diametro non inferiore a 40 mm e di lunghezza non inferiore a 700 mm.
Al termine delle prove, che l’Ufficio di Direzione Lavori, con l’assistenza dell’Appaltatore, esegue come indicato di seguito, l’Appaltatore deve riempire le tubazioni con malta cementizia.
a) Misure di cross-hole
Le misure di cross-hole (impulso su percorso orizzontale) sonico, consistono nella registrazione delle modalità di propagazione di un impulso sonico nel conglomerato cementizio interposto tra due tubi di misura.
Prima dell’esecuzione della prova i tubi devono essere riempiti con acqua dolce, a cura dell’Appaltatore.
In uno di questi tubi viene introdotta la sonda emettitrice, nell’altro quella ricevitrice.
Le due sonde vengono contemporaneamente fatte scorrere parallelamente all’interno dei due tubi; ad intervalli regolari di profondità, la sonda emettitrice genera un impulso sonico che raggiunge l’altra sonda dopo aver attraversato il conglomerato cementizio.
Il segnale sonico modula il pennello elettronico di un oscilloscopio la cui traccia, sincronizzata sull’istante di emissione, viene fatta traslare della stessa quantità ad ogni emissione di impulso. Un’apparecchiatura tipo Polaroid, applicata allo schermo dell’oscilloscopio, registra fotograficamente l’escursione della traccia modulata.
Il risultato è una diagrafia a “densità variabile” che rappresenta in modo evidente l’integrità o l’eventuale presenza di anomalie del conglomerato cementizio nella zona compresa tra i due tubi.
Le misure vengono eseguite a partire dal fondo del palo. L’emissione dei segnali avviene di norma ogni 2 cm di profondità. La scala dei tempi (ascisse) è di 50 oppure 100 microsecondi/div. in funzione della
lunghezza del percorso di misura. La scala di profondità è di 1,25 m/div; su ogni fotogramma viene rappresentata una porzione di 10 m di palo.
Nel caso di riscontro di anomalie di trasmissione le misure devono essere ripetute su percorso inclinato.
b) Carotaggio continuo meccanico
Il carotaggio dovrà essere eseguito con utensili e attrezzature tali da garantire la verticalità del foro e consentire il prelievo continuo, allo stato indisturbato, del conglomerato e se richiesto del sedime di imposta. Allo scopo saranno impiegati doppi carotieri provvisti di corona diamantata aventi diametro interno minimo pari a mm 60.
Nel corso della perforazione dovranno essere rilevate le caratteristiche macroscopiche del conglomerato e le discontinuità eventualmente presenti, indicando in dettaglio la posizione ed il tipo delle fratture, le percentuali di carotaggio, le quote raggiunte con ogni singola manovra di avanzamento. Su alcuni spezzoni di carota saranno eseguite prove di laboratorio atte a definire le caratteristiche fisiche, meccaniche e chimiche.
Al termine del carotaggio si provvederà a riempire il foro mediante boiacca di cemento immessa dal
fondo foro.
Il carotaggio si eseguirà, a cura e spese dell’Appaltatore, in corrispondenza di quegli elementi di diaframma che l’Ufficio di Direzione Lavori riterrà opportuno. Detto carotaggio potrà essere richiesto, a cura e spese dell’Appaltatore, anche dal Collaudatore delle opere.
8.2 CONGLOMERATI CEMENTIZI SEMPLICI OD ARMATI Normativa di riferimento
L’Impresa sarà tenuta all’osservanza delle seguenti normative:
• della Legge 5 novembre 1971, n. 1086 “ Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica” (G.U. n. 321 del 21.12.1971);
• del Decreto del Presidente della Repubblica n° 380 del 6 giugno 2001, “Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” (S.O. n. 239 alla G.U. n. 245 del 20-10-2001);
• del D.M. 14 gennaio 2008 “Norme tecniche per le costruzioni” (S.O. n. 30 alla G.U. n. 29
del 4-2-2008) e norme o documenti esplicitamente richiamati dal Decreto Ministeriale.
Gli elaborati di progetto, dovranno indicare tutte le tipologie di calcestruzzo (come meglio specificato nel seguito) ed i tipi di acciaio da impiegare.
Classificazione dei conglomerati cementizi
Tutti i calcestruzzi impiegati saranno a “prestazione garantita”, in conformità alla UNI EN 206-1. Ciascuna tipologia di conglomerato dovrà soddisfare i seguenti requisiti in accordo con quanto richiesto dalle norme UNI 11104 e UNI EN 206-1 in base alla classe (ovvero alle classi) di esposizione ambientale dell’opera cui il calcestruzzo è destinato:
• xxxxxxx xxxxxxxx (a/c);
• classe di resistenza caratteristica a compressione minima;
• classe di consistenza o indicazione numerica di abbassamento al cono ovvero, nei casi previsti al punto 6.3, classe di spandimento alla tavola a scosse;
• xxxx xxxxxxxx (solo per le classi di esposizione XF2, XF3, XF4);
• contenuto minimo di cemento al m3;
• tipo di cemento (solo quando esplicitamente richiesto dalle norme succitate);
• diametro massimo (DMAX) nominale dell’aggregato;
• classe di contenuto in cloruri del calcestruzzo (secondo il § 5.2.7 della UNI EN 206-1).
Caratteristiche dei materiali costituenti i conglomerati cementizi
I materiali ed i prodotti per uso strutturale utilizzati per la realizzazione di opere in c.a. e c.a.p. devono rispondere ai requisiti indicati al § 11.1 del DM 14-01-2008.
In particolare per i materiali e prodotti recanti la Marcatura CE sarà onere del Direttore dei Lavori, in fase di accettazione, accertarsi del possesso della marcatura stessa e richiedere ad ogni fornitore, per ogni diverso prodotto, il Certificato ovvero Dichiarazione di Conformità alla parte armonizzata della specifica norma europea ovvero allo specifico Benestare Tecnico Europeo, per quanto applicabile.
Sarà inoltre onere del Direttore dei Lavori verificare che tali prodotti rientrino nelle tipologie, classi e/o famiglie previsti nella detta documentazione.
Per i prodotti non recanti la Marcatura CE, il Direttore dei Lavori dovrà accertarsi del possesso e del regime di validità dell’Attestato di Qualificazione (caso B) o del Certificato di Idoneità Tecnica all’impiego (caso C) rilasciato del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Ad eccezione di quelli in possesso di Marcatura CE, possono essere impiegati materiali o prodotti conformi ad altre specifiche tecniche qualora dette specifiche garantiscano un livello di sicurezza equivalente a quello previsto nelle presenti norme. Tale equivalenza sarà accertata attraverso procedure all’uopo stabilite dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, sentito lo stesso Consiglio Superiore.
Componenti Cemento
Tutti i manufatti in c.a. e c.a.p. dovranno essere eseguiti impiegando unicamente cementi provvisti di attestato di conformità CE che soddisfino i requisiti previsti dalla norma UNI EN 197- 1:2007.
Qualora vi sia l'esigenza di eseguire getti massivi, al fine di limitare l'innalzamento della temperatura all'interno del getto in conseguenza della reazione di idratazione del cemento, sarà opportuno utilizzare cementi comuni a basso calore di idratazione contraddistinti dalla sigla LH contemplati dalla norma UNI EN 197-1:2007.
Se è prevista una classe di esposizione XA, secondo le indicazioni della norma UNI EN 206 e UNI 11104 , conseguente ad un'aggressione di tipo solfatico o di dilavamento della calce, sarà necessario utilizzare cementi resistenti ai solfati o alle acque dilavanti in accordo con la UNI 9156 o la UNI 9606.
Tutte le forniture di cemento devono essere accompagnate dall'attestato di conformità CE.
Aggregati
Gli aggregati impiegati per il confezionamento del calcestruzzo potranno provenire da vagliatura e trattamento dei materiali alluvionali o da frantumazione di materiali di cava; essi dovranno possedere marcatura CE secondo il D.P.R. n. 246/93 e successivi decreti attuativi. Copia della documentazione dovrà essere custodita dalla Direzione dei Lavori e dall’Impresa. In assenza di tali certificazioni il materiale non potrà essere posto in opera, e dovrà essere allontanato e sostituito con materiale idoneo.
L’attestazione di marcatura CE dovrà essere consegnata alla D.L. ad ogni eventuale cambiamento di cava.
Gli aggregati saranno conformi ai requisiti delle norme UNI EN 12620 e UNI 8520-2 con i relativi
riferimenti alla destinazione d’uso del calcestruzzo (§ 4.8 della UNI 8520-2).
Gli aggregati dovranno rispettare i requisiti minimi imposti dalla norma UNI 8520-2 relativamente al contenuto di sostanze nocive.
È consentito l’uso di aggregati grossi provenienti da riciclo nel rispetto delle prescrizioni imposte dal § 11.2.9.2 del DM 14-01-2008, purché l’utilizzo non pregiudichi alcuna caratteristica del calcestruzzo, né allo stato fresco, né indurito.
Acqua di impasto
Per la produzione del calcestruzzo dovranno essere impiegate le acque potabili e quelle di riciclo conformi alla UNI EN 1008:2003.
Additivi
Gli additivi per la produzione del calcestruzzo devono possedere la marcatura CE ed essere conformi, in relazione alla particolare categoria di prodotto cui essi appartengono, ai requisiti imposti dai rispettivi prospetti della norma UNI EN 934 (parti 2, 3, 4 e 5). Per gli altri additivi che non rientrano nelle classificazioni della norma armonizzata si dovrà verificarne l’idoneità all’impiego in funzione dell’applicazione e delle proprietà richieste per il calcestruzzo.
E’ onere dell’Impresa verificare preliminarmente i dosaggi ottimali di additivo per conseguire le prestazioni reologiche e meccaniche richieste oltre che per valutare eventuali effetti indesiderati. Per la produzione degli impasti è opportuno che vi sia un impiego costante di additivi fluidificanti/riduttori di acqua o superfluidificanti/riduttori di acqua ad alta efficacia per limitare il contenuto di acqua di impasto, migliorare la stabilità dimensionale del calcestruzzo e la durabilità delle opere.
Per le riprese di getto si potrà far ricorso all’utilizzo di ritardanti di presa e degli adesivi per riprese di getto: in ogni caso dovrà essere evitata qualsiasi soluzione di continuità degli elementi strutturali.
Nel periodo invernale al fine di evitare i danni derivanti dalla azione del gelo, in condizioni di maturazione al di sotto dei 5 °C, si farà ricorso, oltre che agli additivi superfluidificanti, all’utilizzo di additivi acceleranti di presa e di indurimento privi di cloruri.
Per le strutture sottoposte all’azione del gelo e del disgelo, si farà ricorso all’impiego di additivi
aeranti come prescritto dalle norme UNI EN 206-1 e UNI 11104.
Qualifica dei conglomerati cementizi
In accordo al DM 14-01-2008 per la produzione del calcestruzzo si possono configurare due differenti possibilità:
calcestruzzo prodotto senza processo industrializzato; calcestruzzo prodotto con processo industrializzato.
Le miscele se prodotte con un processo industrializzato non necessitano di alcuna prequalifica, che si richiede invece per conglomerati prodotti senza processo industrializzato.
Controlli di accettazione
La Direzione dei Lavori eseguirà i controlli di accettazione, secondo le modalità e la frequenza indicate ai §§ 11.2.2, 11.2.4 e 11.2.5 del DM 14-01-2008, su miscele omogenee di conglomerato come definite al §11.2.1 del citato Decreto.
I controlli saranno classificati come segue:
• tipo A;
• tipo B (impiegato soltanto quando siano previsti quantitativi di miscela omogenea uguali o superiori ai 1500 m3).
Il prelievo del conglomerato per i controlli di accettazione si deve eseguire all’uscita della betoniera (non prima di aver scaricato almeno 0.3 m3 di conglomerato e possibilmente a metà del carico), conducendo tutte le operazioni in conformità con le prescrizioni indicate nel DM 14- 01-2008 e nella norma XXX-XX 000-0.
Il prelievo di calcestruzzo dovrà essere sempre eseguito alla presenza di un incaricato della Direzione dei Lavori.
In particolare i campioni di calcestruzzo devono essere preparati con casseforme rispondenti alla norma UNI EN 12390-1, confezionati secondo le indicazioni riportate nella norma UNI EN 12390- 2 e provati presso un laboratorio Ufficiale secondo la UNI EN 12390-3.
Le casseforme devono essere realizzate con materiali rigidi al fine di prevenire deformazioni durante le operazioni di preparazione dei provini, devono essere a tenuta stagna e non assorbenti.
La geometria delle casseforme deve essere cubica di lato pari a 150 mm o cilindrica con diametro pari a 150 mm ed altezza pari a 300 mm.
I certificati emessi dal Laboratorio dovranno contenere tutte le informazioni richieste al §
11.2.5.3 del DM 14-01-2008.
Confezione dei conglomerati cementizi
Per quanto non esplicitamente indicato nella presente sezione e in progetto, in ottemperanza al
§ 4.1.7 del DM 14-01-2008, si farà riferimento alla norma UNI EN 13670-1 “Esecuzione di strutture in calcestruzzo: requisiti comuni” ed alle “Linee Guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale e per la valutazione delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo” pubblicate dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (febbraio 2008).
La confezione dei conglomerati cementizi non prodotti con processo industrializzato dovrà essere eseguita con gli impianti preventivamente sottoposti all'esame della Direzione Lavori, conformi alle Linee Guida sul calcestruzzo preconfezionato edite dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei LL.PP., nonché alle caratteristiche seguenti per quanto applicabili.
Trasporto
Il trasporto dei conglomerati cementizi dall’impianto di betonaggio al luogo di impiego dovrà essere effettuato con mezzi idonei al fine di evitare la possibilità di segregazione dei singoli
componenti e comunque tali da evitare ogni possibilità di deterioramento del calcestruzzo medesimo.
Per quanto non specificato nel seguito, si farà riferimento alle Linee Guida sul calcestruzzo preconfezionato del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei LL.PP.
Saranno accettate in funzione della durata e della distanza di trasporto, le autobetoniere e le benne a scarico di fondo ed, eccezionalmente, i nastri trasportatori.
Ciascuna fornitura di calcestruzzo dovrà essere accompagnata da un documento di trasporto (bolla) conforme alle specifiche del § 7.3 della UNI EN 206-1.
L’Impresa dovrà esibire detta documentazione alla Direzione dei Lavori.
L'uso delle pompe sarà consentito a condizione che l'Impresa adotti, a sua cura e spese, provvedimenti idonei a mantenere il valore prestabilito del rapporto acqua/cemento del conglomerato cementizio alla bocca di uscita della pompa.
Non saranno ammessi gli autocarri a cassone o gli scivoli.
È facoltà della Direzione Lavori rifiutare carichi di conglomerato cementizio non rispondenti ai requisiti prescritti.
Posa in opera
Le operazioni di getto potranno essere avviate solo dopo la verifica degli scavi, delle casseforme e delle armature metalliche da parte della Direzione Lavori.
Al momento della messa in opera del conglomerato è obbligatoria la presenza di almeno un membro dell’ufficio della Direzione dei Lavori incaricato a norma di legge e di un responsabile tecnico dell’Impresa.
Prima di procedere alla messa in opera del calcestruzzo, sarà necessario adottare tutti quegli
accorgimenti atti ad evitare qualsiasi sottrazione di acqua dall’impasto.
I getti dovranno risultare perfettamente conformi ai particolari costruttivi di progetto ed alle prescrizioni della Direzione Lavori; nel caso di getti contro terra, roccia, ecc., occorre controllare che la pulizia del sottofondo, il posizionamento di eventuali drenaggi, la stesura di materiale isolante o di collegamento siano eseguiti in conformità alle disposizioni di progetto e delle presenti Norme.
Lo scarico del calcestruzzo dal mezzo di trasporto nelle casseforme si effettua applicando tutti gli accorgimenti atti ad evitare la segregazione.
L'altezza di caduta libera del calcestruzzo fresco, indipendentemente dal sistema di movimentazione e getto, non deve eccedere i 50 centimetri; si utilizzerà un tubo di getto che si accosti al punto di posa o, meglio ancora, che si inserisca nello strato fresco già posato e consenta al calcestruzzo di rifluire all’interno di quello già steso.
Il conglomerato cementizio sarà posto in opera e assestato con ogni cura in modo che le superfici esterne si presentino lisce e compatte, omogenee e perfettamente regolari ed esenti anche da macchie o chiazze.
Dal giornale lavori del cantiere dovrà risultare la data di inizio e di fine dei getti e del disarmo.
Se il getto dovesse essere effettuato durante la stagione invernale, l’Impresa dovrà tenere registrati giornalmente i minimi di temperatura desunti da un apposito termometro esposto nello stesso cantiere di lavoro.
Per la finitura superficiale di solette e pavimentazioni è prescritto l’uso di piastre vibranti o attrezzature equivalenti; la regolarità dei getti dovrà essere verificata con un’asta rettilinea della lunghezza di 2,00 m, che in ogni punto dovrà aderirvi uniformemente nelle due direzioni longitudinale e trasversale; saranno tollerati unicamente scostamenti inferiori a 10 mm.
Quando il calcestruzzo deve essere gettato in presenza d’acqua si dovranno adottare tutti gli accorgimenti, approvati dalla Direzione Lavori, necessari ad impedire che l’acqua ne dilavi le superfici e ne pregiudichi la normale maturazione.
Stagionatura e disarmo
Il calcestruzzo, al termine della messa in opera e successiva compattazione, deve essere stagionato e protetto dalla rapida evaporazione dell’acqua di impasto e dall’essiccamento degli strati superficiali (fenomeno particolarmente insidioso in caso di elevate temperature ambientali e forte ventilazione).
Per consentire una corretta stagionatura è necessario mantenere costantemente umida la struttura realizzata; l'Impresa è responsabile della corretta esecuzione della stagionatura che potrà essere condotta mediante:
• la permanenza entro casseri del conglomerato;
• l’applicazione, sulle superfici libere, di specifici film di protezione mediante la distribuzione nebulizzata di additivi stagionanti (agenti di curing, conformi alla norma UNI 8656 parti 1 e 2);
• l’irrorazione continua del getto con acqua nebulizzata;
• la copertura delle superfici del getto con fogli di polietilene, sacchi di iuta o tessuto non
tessuto mantenuto umido in modo che si eviti la perdita dell’acqua di idratazione;
• la creazione attorno al getto, con fogli di polietilene od altro, di un ambiente mantenuto saturo di umidità;
• la creazione, nel caso di solette e getti a sviluppo orizzontale, di un cordolo perimetrale (in sabbia od altro materiale rimovibile) che permetta di mantenere la superficie completamente ricoperta da un costante velo d’acqua.
La costanza della composizione degli agenti di curing dovrà essere verificata, a cura della Direzione Lavori ed a spese dell'Impresa, al momento del loro approvvigionamento.I prodotti
filmogeni di protezione non possono essere applicati lungo i giunti di costruzione, sulle riprese di getto o sulle superfici che devono essere trattate e/o ricoperte con altri materiali.
Al fine di assicurare alla struttura un corretto sistema di stagionatura in funzione delle condizioni ambientali, della geometria dell’elemento e dei tempi di scasseratura previsti l'Impresa, previa informazione alla Direzione dei Lavori, eseguirà verifiche di cantiere che assicurino l’efficacia delle misure di protezione adottate.
Nel caso di superfici orizzontali non casserate (pavimentazioni, platee di fondazione…) dovrà essere effettuata l’operazione di bagnatura continua con acqua non appena il conglomerato avrà avviato la fase di presa. Le superfici verranno mantenute costantemente umide per almeno 3 giorni.
Per i getti confinati entro casseforme l’operazione di bagnatura verrà avviata al momento della
rimozione dei casseri, se questa avverrà prima di 3 giorni.
Per calcestruzzi con classe di resistenza a compressione maggiore o uguale di C40/50 la maturazione deve essere curata in modo particolare.
Di norma viene esclusa la accelerazione dei tempi di maturazione con trattamenti termici per i conglomerati gettati in opera. In casi particolari la DL potrà autorizzare l’uso di tali procedimenti dopo l’esame e verifica diretta delle modalità proposte, che dovranno rispettare comunque quanto previsto ai seguenti paragrafi.
Giunti di discontinuità ed opere accessorie nelle strutture in conglomerato cementizio
E’ tassativamente prescritto che nelle strutture da eseguire con getto di conglomerato cementizio vengano realizzati giunti di discontinuità sia in elevazione che in fondazione onde evitare irregolari e imprevedibili fessurazioni delle strutture stesse per effetto di escursioni termiche, di fenomeni di ritiro e di eventuali assestamenti.
Tali giunti vanno praticati ad intervalli ed in posizioni opportunamente scelte tenendo anche conto delle particolarità della struttura (gradonatura della fondazione, ripresa fra vecchie e nuove strutture, attacco dei muri andatori con le spalle dei ponti e viadotti, ecc).
I giunti dovranno essere conformi alle indicazioni di progetto e saranno ottenuti ponendo in opera, con un certo anticipo rispetto al getto, appositi setti di materiale idoneo, da lasciare in posto, in modo da realizzare superfici di discontinuità (piane, a battente, a maschio e femmina, ecc.) affioranti faccia a vista secondo linee rette continue o spezzate.
I giunti, come sopra illustrati, dovranno essere realizzati a cura e spese dell’Impresa, essendosi tenuto debito conto di tale onere nella formulazione dei prezzi di elenco relativi alle singole tipologie di conglomerato.
Solo nel caso in cui è previsto in progetto che il giunto sia munito di apposito manufatto di tenuta o di copertura l’elenco prezzi allegato a questo Capitolato prevederà espressamente le voci relative alla speciale conformazione del giunto, unitamente alla fornitura e posa in opera dei manufatti predetti con le specificazioni di tutti i particolari oneri che saranno prescritti per il perfetto definitivo assetto del giunto.
I manufatti di tenuta o di copertura dei giunti possono essere costituiti da elastomeri a struttura etilenica (stirolo butiadene), a struttura paraffinica (bitile), a struttura complessa (silicone poliuretano, poliossipropilene, poliossicloropropilene o da elastomeri etilenici cosiddetti protetti (neoprene).
In luogo dei manufatti predetti, potrà essere previsto l’impiego di sigillanti.
I sigillanti possono essere costituiti da sostanze oleo-resinose, bituminose-siliconiche a base di elastomeri polimerizzabili o polisolfuri che dovranno assicurare la tenuta all’acqua, l’elasticità sotto le deformazioni previste, una aderenza perfetta alle pareti, ottenuta anche a mezzo di idonei primers, non colabili sotto le più alte temperature previste e non rigidi sotto le più basse, mantenendo il più a lungo possibile nel tempo le caratteristiche di cui sopra dopo la messa in opera.
E’ tassativamente proibita l’esecuzione di giunti obliqui formanti angolo diedro acuto (muro andatore, spalla ponte obliquo, ecc.).
Posa in opera delle armature per c.a.
Nella posa in opera delle armature metalliche entro i casseri è prescritto l'impiego di opportuni distanziatori prefabbricati in conglomerato cementizio o in materiale plastico al fine di garantire gli spessori di copriferro previsti in progetto; lungo le pareti verticali si dovrà ottenere il necessario distanziamento esclusivamente mediante l'impiego di distanziatori ad anello; sul fondo dei casseri dovranno essere impiegati distanziatori del tipo approvato dalla Direzione Lavori.
L'uso dei distanziatori dovrà essere esteso anche alle strutture di fondazione armate.
Le gabbie di armatura dovranno essere, per quanto possibile, composte fuori opera; in ogni caso in corrispondenza di tutti i nodi saranno eseguite legature doppie incrociate in filo di ferro ricotto di diametro non inferiore a 0,6 mm, in modo da garantire la invariabilità della geometria della gabbia durante il getto.
E’ a carico dell'Impresa l'onere della posa in opera delle armature metalliche, anche in presenza di acqua o fanghi bentonitici, nonché i collegamenti equipotenziali.
Armatura di precompressione
L'Impresa dovrà attenersi rigorosamente alle prescrizioni contenute nei calcoli statici e nei disegni esecutivi per tutte le disposizioni costruttive, ed in particolare per quanto riguarda:
- il tipo, il tracciato, la sezione dei singoli cavi;
- le fasi di applicazione della precompressione;
- la messa in tensione da uno o da entrambi gli estremi; le eventuali operazioni di ritaratura delle tensioni;
i dispositivi speciali come ancoraggi fissi, mobili, intermedi, manicotti di ripresa, ecc.
Oltre a quanto prescritto dalle vigenti norme di legge si precisa che, nella posa in opera delle armature di precompressione, l'Impresa dovrà assicurarne l'esatto posizionamento mediante l'impiego di appositi supporti realizzati,ad esempio, con pettini in tondini d’acciaio.
8.3 MANUFATTI PREFABBRICATI IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO ARMATO, NORMALE O PRECOMPRESSO
Per quanto riguarda il trasporto, la movimentazione e le tecniche di messa in opera degli elementi e del complesso strutturale, l’Impresa dovrà fare riferimento ai documenti di progetto i quali dovranno contenere tutte le indicazioni del caso, come esplicitamente richiesto dalle Norme Tecniche per le costruzioni (DM 14-01-2008), nel rispetto delle responsabilità e competenze delle diverse figure professionali stabilite dalle stesse Norme.
Manufatti prefabbricati di produzione occasionale
Come prescritto al § 11.8.1 del DM 14-01-2008 gli elementi costruttivi di produzione occasionale (ad esempio in impianti temporanei di prefabbricazione esterni al cantiere o allestiti a piè d’opera) devono essere realizzati attraverso processi e in stabilimenti sottoposti ad un sistema di controllo della produzione, secondo le procedure di cui ai §§ 11.8.2, 11.8.3, 11.8.4 (per quanto esplicitamente applicabile al campo della produzione occasionale).
L’Impresa dovrà far pervenire alla Direzione dei Lavori, all’atto della fornitura, i documenti di accompagnamento previsti al § 11.8.5 del DM 14-01-2008. In particolare la Direzione Lavori controllerà che gli ambiti di competenza di ciascuna figura professionale richiamata dal citato decreto siano stati rispettati.
Le eventuali forniture non conformi alle succitate disposizioni saranno rifiutate.
Manufatti prefabbricati prodotti in serie
Al § 4.1.10 del DM 14-01-2008 sono riportate le definizioni e le caratteristiche di conformità degli elementi prefabbricati prodotti in serie dichiarata e/o controllata.
L’Impresa dovrà far pervenire alla Direzione dei Lavori, all’atto della fornitura, i documenti di accompagnamento previsti al § 11.8.5 del DM 14-01-2008. In particolare la Direzione Lavori controllerà che gli ambiti di competenza di ciascuna figura professionale richiamata dal citato decreto siano stati rispettati.
Le eventuali forniture non conformi alle succitate disposizioni saranno rifiutate.
Si precisa che a tutti gli elementi prefabbricati dotati di marcatura CE si applica quanto riportato nei punti A) oppure C) del § 11.1 del DM 14-01-2008. In tali casi, inoltre, si considerano assolti i requisiti procedurali di cui al deposito ai sensi dell’art.9 della Legge 05.11.71 n.1086 ed alla certificazione di idoneità di cui agli artt. 1 e 7 della Legge 02.02.74 n.64. Resta comunque l’obbligo del deposito del progetto presso il competente ufficio regionale. Ai fini dell’impiego, tali prodotti devono comunque rispettare, laddove applicabili, i §§ 11.8.2, 11.8.3.4 ed 11.8.5 del DM 14-01- 2008, per quanto non in contrasto con le specifiche tecniche europee armonizzate.
Ai fini della verifica di quanto sopra l’Impresa dovrà consegnare alla Direzione Lavori, all’atto della
fornitura, tutta la documentazione inerente la marcatura CE dei manufatti.
Acciaio ordinario per c.a. ad aderenza migliorata Le diverse tipologie di acciaio impiegabili sono:
Acciaio tipo B450C
- barre d’acciaio (6 mm ≤ Ø ≤ 40 mm), rotoli (6 mm ≤ Ø ≤ 16 mm);
- prodotti raddrizzati ottenuti da rotoli con diametri ≤ 16mm;
- reti elettrosaldate: 6 mm ≤ Ø ≤ 16 mm;
- tralicci elettrosaldati 6 mm ≤ Ø ≤ 16 mm.
Acciaio tipo B450A
- barre d’acciaio (5 mm ≤ Ø ≤ 10 mm), rotoli (5 mm ≤ Ø ≤ 10 mm);
- prodotti raddrizzati ottenuti da rotoli con diametri ≤ 10mm;
- reti elettrosaldate: 5 mm ≤ Ø ≤ 10 mm;
- tralicci elettrosaldati 5 mm ≤ Ø ≤ 10 mm.
Ognuno di questi prodotti deve possedere tutti i requisiti previsti dal DM 14-01-2008, che specifica le caratteristiche tecniche che devono essere verificate, i metodi di prova e le condizioni di prova.
L’acciaio deve essere qualificato all’origine, deve portare impresso, come prescritto dalle suddette norme, il marchio indelebile che lo renda costantemente riconoscibile e riconducibile inequivocabilmente allo stabilimento di produzione.
Controlli sull’acciaio
I controlli avverranno con le modalità e le frequenze indicate nei punti seguenti.
Si precisa che per tutte le forniture dichiarate non idonee (e conseguentemente rifiutate) dalla Direzione dei Lavori, l'Impresa dovrà provvedere a sua cura e spese all’allontanamento dal cantiere ed al rimpiazzo con nuove forniture.
Controllo della documentazione
In cantiere è ammessa esclusivamente la fornitura e l’impiego di acciai saldabili B450C e B450A ad aderenza migliorata, qualificati secondo le procedure indicate nel DM 14-01-2008 al § 11.3.1.6 e controllati con le modalità riportate nei §§ 11.3.2.10 e 11.3.2.11 del citato decreto.
Tutte le forniture di acciaio devono essere accompagnate da copia dell’"Attestato di
Qualificazione" rilasciato dal Consiglio Superiore dei LL.PP. - Servizio Tecnico Centrale.
I centri di trasformazione sono impianti esterni alla fabbrica e al cantiere, fissi o mobili, che ricevono dal produttore di acciaio elementi base (barre o rotoli, reti, lamiere o profilati, profilati
cavi, ecc.) e confezionano elementi strutturali direttamente impiegabili in cantiere (staffe, ferri piegati, gabbie, ecc.), pronti per la messa in opera o per successive ulteriori lavorazioni. Tali centri devono possedere i requisiti ed operare in conformità alle disposizioni dei §§11.3.1.7 e 11.3.2.10.3 del DM 14-01-2008.
Per i prodotti provenienti dai centri di trasformazione è necessaria la documentazione atta ad assicurare che le lavorazioni effettuate non hanno alterato le caratteristiche meccaniche e geometriche dei prodotti previste dal DM 14-01-2008.
Inoltre dovrà essere fornita alla Direzione dei Lavori la seguente documentazione aggiuntiva:
• certificato di collaudo tipo 3.1 in conformità alla norma UNI EN 10204;
• certificato Sistema Gestione Qualità UNI EN ISO 9001;
• certificato Sistema Xxxxxxxx Xxxxxxxxxx XXX XX XXX 00000;
• dichiarazione di conformità al controllo radiometrico (che può anche essere inserita nel certificato di collaudo tipo 3.1);
• polizza assicurativa per danni derivanti dal prodotto.
Le forniture effettuate da un commerciante o da un trasformatore intermedio dovranno essere accompagnate da copia dei documenti rilasciati dal produttore e completati con il riferimento al documento di trasporto del commerciante o trasformatore intermedio. In quest’ultimo caso per gli elementi presaldati, presagomati o preassemblati in aggiunta agli “Attestati di Qualificazione” dovranno essere consegnati i certificati delle prove fatte eseguire dal Direttore Tecnico del centro di trasformazione. Tutti i prodotti forniti in cantiere dopo l’intervento di un trasformatore intermedio devono essere dotati di una specifica marcatura che identifichi in modo inequivocabile il centro di trasformazione stesso, in aggiunta alla marcatura del prodotto di origine.
La Direzione dei Lavori prima della messa in opera provvederà a verificare quanto sopra indicato; in particolare controllerà la rispondenza tra la marcatura riportata sull’acciaio con quella riportata sui certificati consegnati. La mancata marcatura, la non corrispondenza a quanto
depositato o la sua illeggibilità, anche parziale, rendono il prodotto non impiegabile e pertanto le forniture saranno rifiutate.
Controlli di accettazione
La Direzione dei Lavori disporrà all’Impresa di eseguire, a proprie spese e sotto il controllo diretto della stessa D.L., i controlli di accettazione sull’acciaio consegnato in cantiere in conformità con le indicazioni contenute nel DM 14-01-2008 al § 11.3.2.10.4.
Il campionamento ed il controllo di accettazione dovrà essere effettuato entro 30 giorni dalla data di consegna del materiale.
All’interno di ciascun lotto (formato da massimo 30 t) consegnato e per tre differenti diametri delle barre in essa contenuta, si dovrà procedere al campionamento di tre spezzoni di acciaio, sempre che il marchio e la documentazione di accompagnamento dimostrino la provenienza del materiale da uno stesso stabilimento. In caso contrario i controlli devono essere estesi agli altri lotti presenti in cantiere e provenienti da altri stabilimenti.
Non saranno accettati fasci di acciaio contenenti barre di differente marcatura.
Qualora la fornitura di elementi sagomati o assemblati provenga da un Centro di trasformazione la Direzione dei Lavori, dopo essersi accertata preliminarmente che il suddetto Centro di trasformazione sia in possesso di tutti i requisiti previsti al § 11.3.1.7 del DM 14-01-2008, potrà usufruire del medesimo Centro di trasformazione per effettuare in stabilimento tutti i controlli di cui sopra. In tal caso le modalità di controllo sono definite al § 11.3.2.10.4 del DM 14-01-2008.
Resta nella discrezionalità della Direzione dei Lavori effettuare tutti gli eventuali ulteriori controlli ritenuti opportuni (es. indice di aderenza, saldabilità).
Acciaio per c.a.p.
È ammesso esclusivamente l’impiego di acciai qualificati secondo le procedure di cui al § 11.3.1.2 e controllati (in stabilimento, nei centri di trasformazione e in cantiere) con le modalità riportate nel § 11.3.3.5 del DM 14-01-2008.
Controlli di accettazione
La Direzione dei Lavori disporrà all’Impresa di eseguire, a proprie spese e sotto il controllo diretto della stessa D.L., i controlli di accettazione sull’acciaio consegnato in cantiere in conformità con le indicazioni contenute nel DM 14-01-2008 al § 11.3.3.5.4.
Il campionamento ed il controllo di accettazione dovrà essere effettuato entro 30 giorni dalla data di consegna del materiale.
All’interno di ciascun lotto (formato da massimo 30 t) consegnato si dovrà procedere al campionamento di tre saggi, sempre che il marchio e la documentazione di accompagnamento dimostrino la provenienza del materiale da uno stesso stabilimento. In caso contrario i controlli devono essere estesi agli altri lotti presenti in cantiere e provenienti da altri stabilimenti.
Qualora la fornitura di elementi sagomati o assemblati provenga da un Centro di trasformazione la Direzione dei Lavori, dopo essersi accertata preliminarmente che il suddetto Centro di trasformazione sia in possesso di tutti i requisiti previsti al § 11.3.1.7 del DM 14-01-2008, potrà usufruire del medesimo Centro di trasformazione per effettuare in stabilimento tutti i controlli di cui sopra. In tal caso le modalità di controllo sono definite al § 11.3.3.5.3 del DM 14-01-2008.
Resta nella discrezionalità della Direzione dei Lavori effettuare tutti gli eventuali ulteriori controlli ritenuti opportuni.
Nel caso di forniture giudicate non conformi dalla Direzione Lavori, queste saranno immediatamente allontanate dal cantiere a cura e spese dell’Impresa, alla quale sarà altresì imputato l’onere delle nuove forniture.
Prima di procedere alla messa in opera dei sistemi di precompressione a cavi post-tesi, l’Impresa dovrà presentare alla Direzione Lavori l’attestazione di deposito presso il Consiglio Superiore dei LL.PP. – Servizio Tecnico Centrale della documentazione prescritta al § 11.5 del DM 14-01-2008.
Fili, barre, trefoli
Tutte le forniture dovranno essere accompagnate da copia in corso di validità dell’”Attestato di Qualificazione” rilasciato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici – Servizio Tecnico Centrale e dovranno essere munite di un sigillo sulle legature con il marchio del produttore.
Rotoli e bobine di fili, trecce e trefoli provenienti da diversi stabilimenti di produzione devono essere tenuti distinti: un cavo non dovrà mai essere formato da fili, trecce o trefoli provenienti da stabilimenti diversi.
I fili di acciaio dovranno essere del tipo autoraddrizzante e non dovranno essere piegati durante l'allestimento dei cavi.
Le legature dei fili, trecce e trefoli costituenti ciascun cavo dovranno essere realizzati con nastro adesivo ad intervallo di 70 cm.
Allo scopo di assicurare la centratura dei cavi nelle guaine si prescrive l'impiego di una spirale costituita da una treccia di acciaio armonico del diametro di 6 mm, avvolta intorno ad ogni cavo con passo di 80-100 cm.
I filetti delle barre e dei manicotti di giunzione dovranno essere protetti fino alla posa in opera con prodotto antiruggine privo di acidi.
Se l'agente antiruggine è costituito da grasso, è necessario sia sostituito con olio prima della posa in opera per evitare che all'atto dell'iniezione gli incavi dei dadi siano intasati di grasso.
Nel caso sia necessario dare alle barre una configurazione curvilinea, si dovrà operare soltanto a freddo e con macchina a rulli.
All’atto della posa in opera gli acciai devono presentarsi privi di ossidazione, corrosione e difetti
superficiali visibili.
Le prove di carico, ove ritenute necessarie dal Collaudatore, dovranno identificare la corrispondenza del comportamento teorico con quello sperimentale. I calcestruzzi degli elementi sottoposti a collaudo devono aver raggiunto le resistenze previste per il loro funzionamento finale in esercizio.
Il programma delle prove, stabilito dal Collaudatore, con l’indicazione delle procedure di carico e delle prestazioni attese deve essere sottoposto alla Direzione dei Lavori per l’attuazione e reso noto al Progettista e all’Impresa.
I criteri generali sono i seguenti:
• Le prove di carico ai fini del collaudo statico dovranno essere eseguite in accordo alle normative vigenti ed alle indicazioni del Collaudatore e della D.L.
• L'effettuazione delle prove dovrà essere programmata con la D.L. a cura dell'Impresa con adeguato anticipo. L’Impresa dovrà verificare e fare in modo che al momento del collaudo risulti disponibile tutta la certificazione prevista contrattualmente e dalla normativa vigente.
• Prima della effettuazione delle prove l’Impresa dovrà concordare con la D.L. la quantità ed il tipo delle apparecchiature, degli strumenti e dei materiali da utilizzare, garantendo la operatività e la precisione richiesta e facendo eseguire le tarature eventualmente necessarie
• Sarà cura dell'Impresa assicurare, nel rispetto delle norme di sicurezza, la completa accessibilità sia alle opere da collaudare che agli strumenti di misura.
L’Impresa, infine, è tenuta ad accettare sia i risultati delle operazioni di collaudo sia le eventuali azioni ed interventi, volti a sanare situazioni ritenute insoddisfacenti, da parte della Direzione Lavori, del Collaudatore o del Progettista.
Le caratteristiche dei materiali da impiegare per la confezione delle malte ed i rapporti di miscela, corrisponderanno alle prescrizioni delle voci dell’Elenco Prezzi per i vari tipi di impasto ed a quanto verrà, di volta in volta, ordinato dalla Direzione dei Lavori. La resistenza alla penetrazione delle malte deve soddisfare alle Norme UNI 7927-78.
Di norma, le malte per muratura di mattoni saranno dosate con Kg 400 di cemento per m3 di sabbia e passate al setaccio ad evitare che i giunti tra i mattoni siano troppo ampi; le malte per muratura di pietrame saranno dosate con Kg 350 di cemento per m3 di sabbia; quelle per intonaci, con Kg. 400 di cemento per m3 di Sabbia e così pure quelle per la stuccatura dei paramenti delle murature.
Il dosaggio dei materiali e dei leganti verrà effettuato con mezzi meccanici suscettibili di esatta
misurazione e controllo che l’Impresa dovrà fornire e mantenere efficienti a sua cura e spese. Gli impasti verranno preparati solamente nelle quantità necessarie per l’impiego immediato; gli impasti residui che non avessero immediato impiego saranno portati a rifiuto.
I materiali, all’ atto dell’impiego, dovranno essere abbondantemente bagnati per immersione sino a sufficiente saturazione.
Essi dovranno essere messi in opera a regola d’ arte, con le sconnessure alternate in corsi ben regolari, saranno posti sopra uno strato di malta e premuti sopra di esso in modo che la malta rimonti all’ingiro e riempia tutte le connessure.
La larghezza delle connessure non dovrà essere maggiore di 1 cm, né minore di 1/2 cm.
Se la muratura dovesse eseguirsi a paramento visto si dovrà aver cura di scegliere, per le facce esterne, i mattoni di migliore cottura a spigolo vivo, meglio formati e di colore uniforme, disponibili con perfetta regolarità di piani a ricorrere ed alternando con precisione i giunti verticali.
In questo genere di paramento le connessure di faccia vista non dovranno avere grossezza maggiore di mm 5 e, previa la loro raschiatura e pulitura; dovranno: essere profilate con malta idraulica e diligentemente compresse e lisciate con apposito ferro, senza sbavature.
9.3 MURATURE DI PIETRAME A SECCO
La muratura di pietrame a secco dovrà essere eseguita con pietre ridotte col martello alla forma più che sia possibile regolare, restando assolutamente escluse quelle di forma rotonda. Le pietre saranno collocate in opera in modo che contrastino e si concatenino fra loro il più possibile scegliendo per i paramenti quelle di dimensioni non inferiori a cm 20 di lato, e le più adatte per il migliore combaciamento.
Si eviterà sempre la ricorrenza delle connessioni verticali. Nell’interno della muratura si farà uso
delle scaglie, soltanto per appianare i corsi e riempire interstizi fra pietra e pietra.
Per i cantonali si useranno le pietre di maggiori dimensioni e meglio rispondenti allo scopo. La rientranza delle pietre del paramento non dovrà mai essere inferiore all’altezza del corso. Inoltre si disporranno frequentemente pietre di lunghezza tale da penetrare nello spessore della muratura.
A richiesta della Direzione dei Lavori l’Impresa dovrà lasciare opportune feritoie regolari e
regolarmente disposte, anche in più ordini, per lo scolo delle acque.
La muratura in pietrame a secco per muri di sostegno, in controripa, o comunque isolati, sarà sempre coronata con una copertina di muratura di malta o di calcestruzzo, delle dimensioni che, di volta in volta, verranno fissate dalla Direzione dei Lavori.
9.4 MURATURE DI PIETRAME E MALTA
La muratura di pietrame con malta cementizia dovrà essere eseguita con elementi di pietrame delle maggiori dimensioni possibili e, ad ogni modo, non inferiore a cm 25 in senso orizzontale, cm 20 in senso verticale e cm 30 di profondità.
Per i muri di spessore di cm 40 si potranno avere alternanze di pietre minori.
Le pietre, prima del collocamento in opera, dovranno essere diligentemente pulite ove occorra, a giudizio della Direzione dei Lavori, lavate.
Nella costruzione della muratura, le pietre dovranno essere battute col martello e rinzeppate diligentemente con scaglie e con abbondante malta, così che ogni pietra resti avvolta dalla malta stessa e non rimanga alcun vano od interstizio. La malta verrà dosata con Kg 350 di cemento per ogni m3 di sabbia.
Per le facce viste delle murature di pietrame, secondo gli ordini della Direzione dei Lavori, potrà
essere prescritta, l’esecuzione delle seguenti speciali lavorazioni:
a. con pietra rasa e testa scoperta (ad opera incerta);
b. a mosaico grezzo;
c. con pietra squadrata a corsi pressoché regolari;
d. con pietra squadrata a corsi regolari.
Nel paramento con pietra rasa e testa scoperta (ad opera incerta), il pietrame dovrà essere scelto diligentemente e la sua faccia vista dovrà essere ridotta col martello a superficie approssimativamente piana. Le facce di posa e combaciamento delle pietre dovranno essere
spianate e adattate col martello, in modo che il contatto dei pezzi avvenga in tutti i giunti per una rientranza non minore di cm 10.
Nel paramento a mosaico grezzo, le facce viste dei singoli pezzi dovranno essere ridotte, col martello a punta grossa, a superficie piana poligonale; i singoli pezzi dovranno combaciare fra loro regolarmente, restando vietato l’uso delle scaglie.
In tutto il resto si seguiranno le norme indicate per il paramento a pietra rasa.
Nel paramento a corsi pressoché regolari, il pietrame dovrà essere ridotto a conci piani e squadrati, sia col martello che con la grossa punta, con le facce di posa parallele fra loro e quelle di combaciamento normali a quelle di posa. I conci saranno posti in opera a corsi orizzontali di altezza che può variare da corso a corso, e potrà non essere costante per l’intero filare. Nelle superfici esterne dei muri saranno tollerate alla prova del regolo rientranze o sporgenze non maggiori di 15 millimetri.
Nel paramento a corsi regolari, i conci dovranno essere resi perfettamente piani e squadrati, con la faccia vista rettangolare, lavorata a grana ordinaria; essi dovranno avere la stessa altezza per tutta la lunghezza del medesimo corso, e qualora i vari corsi non avessero eguale altezza, questa dovrà essere disposta in ordine decrescente dai corsi inferiori ai corsi superiori, con differenza però fra due corsi successivi non maggiori di cm 5.
La Direzione dei Lavori potrà anche prescrivere l’altezza dei singoli corsi, ed ove nella stessa superficie di paramento venissero impiegati conci di pietra da taglio, per rivestimento di alcune parti, i filari del paramento a corsi regolari dovranno essere in perfetta corrispondenza con quelli della pietra da taglio.
Tanto nel paramento a corsi pressoché regolari, quanto in quello a corsi regolari, non sarà tollerato l’impiego di scaglie nella faccia esterna; il combaciamento dei corsi dovrà avvenire per almeno due terzi della loro rientranza nelle facce di posa, e non potrà essere mai minore di cm 15 nei giunti verticali.
La rientranza dei singoli pezzi non sarà mai minore della loro altezza, nè inferiore a cm 30;
l’altezza minima dei corsi non dovrà essere mai minore di cm 20.
In entrambi i paramenti a corsi, lo spostamento di due giunti verticali consecutivi non dovrà essere minore di cm 10 e le connessure avranno larghezza non maggiore di un centimetro.
Per le murature con malta, quando questa avrà fatto convenientemente presa, le connessure delle facce di paramento dovranno essere accuratamente stuccate.
In tutte le specie di paramenti la stuccatura dovrà essere fatta raschiando preventivamente le connessure fino a conveniente profondità per purgarle dalla malta, dalla polvere e da qualche altra materia estranea, lavandole a grande acqua e riempiendo quindi le connessure stesse con nuova malta della qualità prescritta, curando che questa penetri bene dentro, comprimendola e lisciandola con apposito ferro, in modo che il contorno dei conci sui fronti del paramento, a lavoro finito, si disegni nettamente e senza sbavature.
Il nucleo della muratura dovrà essere costruito sempre contemporaneamente ai rivestimenti esterni.
Riguardo al magistero ed alla lavorazione della faccia vista in generale, ferme restando le prescrizioni suindicate, viene stabilito che l’ AppaItatore è obbligato a preparare, a proprie cure e spese, i campioni delle diverse lavorazioni per sottoporli all’approvazione del Direttore dei Lavori, al quale spetta esclusivamente giudicare se esse corrispondano alle prescrizioni del presente articolo. Senza tale approvazione l’Appaltatore non può dar mano alla esecuzione dei paramenti delle murature di pietrame.
9.5 MURATURE DI CALCESTRUZZO CON PIETRAME ANNEGATO
Quando la Direzione dei Lavori l’avrà preventivamente autorizzato mediante ordine di servizio, potrà essere impiegato per determinate opere murarie (muri di sostegno, sottoscarpa, riempimento di cavi x xxxxx di fondazioni, briglie, ecc.) pietrame annegato nel calcestruzzo, sempre però di dimensioni mai superiori a 1/3 dello spessore della muratura. Il pietrame dovrà presentarsi ben spigolato, scevro da ogni impurità, bagnato all’atto dell’impiego e non dovrà rappresentare un volume superiore al 40% del volume della muratura.
9.6 MURATURE IN PIETRA DA TAGLIO
La pietra da taglio nelle costruzioni delle diverse opere dovrà presentare la forma e le dimensioni di progetto, ed essere lavorata a norma delle prescrizioni che verranno impartite dalla Direzione dei Lavori all’atto della esecuzione, nei seguenti modi:
a. a grana grossa;
b. a grana ordinaria;
c. a grana mezzo fina;
d. a grana fina.
Per pietra da taglio a grana grossa si intenderà quella lavorata semplicemente con la grossa punta senza far uso della martellina per lavorare le facce viste, né dello scalpello per ricavarne gli spigoli netti.
Verrà considerata come pietra da taglio a grana ordinaria quella le cui facce viste saranno lavorate con la martellina a denti larghi.
La pietra da taglio si intenderà infine lavorata a grana mezzo fina e a grana fina, secondo che le facce predette saranno lavorate con la martellina a denti mezzani o a denti finissimi.
In tutte le lavorazioni, esclusa quella a grana grossa, le facce esterne di ciascun concio della pietra. da- taglio dovranno avere gli spigoli vivi e ben cesellati, in modo che le connessure fra concio e concio non eccedano la larghezza di mm 5 per la pietra a grana ordinaria e di mm 3 per le altre. Prima di cominciare i lavori, qualora l’Amministrazione non abbia già provveduto In proposito ed in precedenza dell’appalto, l’Appaltatore dovrà preparare a sue spese i campioni dei vari generi di lavorazione della pietra da taglio e sottoporli per l’approvazione alla Direzione del Lavori, alla quale esclusivamente spetterà giudicare se essi corrispondano alle prescrizioni.
Qualunque sia il genere di lavorazione delle facce viste, i letti di posa e le facce di combaciamento dovranno essere ridotti a perfetto piano e lavorati a grana fina. Non saranno tollerate nè smussature agli spigoli. né cavità nelle facce, né masticature o rattoppi. La pietra da taglio che presentasse difetti verrà rifiutata, e l’Appaltatore sarà in obbligo di farne l’immediata
surrogazione, anche se le scheggiature od ammanchi si verificassero, sia al momento della posa in opera, sia dopo e sino al collaudo.
Le forme e dimensioni di ciascun concio in pietra da taglio dovranno essere perfettamente conformi ai disegni dei particolari consegnati all’Appaltatore, od alle istruzioni che all’atto dell’esecuzione fossero eventualmente date dalla Direzione dei Lavori. Inoltre, ogni concio dovrà essere sempre lavorato in modo da potersi collocare in opera secondo gli originali letti di cava. Per la posa in opera si potrà fare uso di zeppe volanti, da togliere però immediatamente quando la malta rifluisce nel contorno della pietra battuta a mazzuolo sino a prendere la posizione voluta. La pietra da taglio dovrà essere messa in opera con malta dosata a Kg. 400 di cemento normale per metro cubo di sabbia e, ove occorra, i diversi conci dovranno essere collegati con grappe ed arpioni di rame, saldamente suggellati entro apposite incassature praticate nei conci medesimi. Le connessure delle facce viste dovranno essere profilate con cemento a lenta presa, diligentemente compresso e lisciato mediante apposito ferro.
10.1 IMPERMEABILIZZAZIONE DELL’ESTRADOSSO DEI VOLTI DELLE GALLERIE ARTIFICIALI ED ALTRI MANUFATTI
Ove i disegni di progetto lo prevedano o quando la Direzione Lavori lo ritenga opportuno si provvederà alla impermeabilizzazione dell’estradosso dei volti delle gallerie artificiali e di altri manufatti, compresi ponti, viadotti, sottovia, etc., mediante:
a. guaine bituminose;
b. con membrane elastiche;
c. guaine in pvc.
Per i ponti ed opere similari quali viadotti, sottovia, cavalcavia, sovrappassi, sottopassi, ecc., i materiali da impiegare dovranno possedere le seguenti caratteristiche: gli strati
impermeabilizzanti, oltre che possedere permeabilità all’acqua praticamente nulla, devono essere progettati ed eseguiti in modo da avere:
— elevata resistenza meccanica, specie alla perforazione in relazione sia al traffico di cantiere che alle lavorazioni che seguiranno alla stesa dello strato impermeabilizzante;
— deformabilità, nel senso che il materiale dovrà seguire le deformazioni della struttura senza fessurarsi o distaccarsi dal supporto, mantenendo praticamente inalterate tutte le caratteristiche di impermeabilità e di resistenza meccanica;
— resistenza chimica alle sostanze che possono trovarsi in soluzione o sospensione
nell’acqua di permeazione.
In particolare dovrà tenersi conto della prèsenza in soluzione dei cloruri impiegati per uso antigelo;
— durabilità, nel senso che il materiale impermeabilizzante dovrà conservare le sue proprietà per una durata non inferiore a quella della pavimentazione, tenuto conto dell’eventuale effetto di fatica per la ripetizione dei carichi;
— compatibilità ed adesività sia nei riguardi dei materiali sottostanti sia di quelli sovrastanti (pavimentazione);
— altre caratteristiche che si richiedono sono quelle della facilità di posa in opera nelle più
svariate condizioni climatiche e della possibilità di un’agevole riparazione locale.
Le suaccennate caratteristiche dell’impermeabilizzazione devono conservarsi Inalterate:
— tra le temperature di esercizio che possono verificarsi nelle zone in cui il manufatto ricade e sempre, comunque, tra le temperature di -10 e +60°C;
— sotto l’azione degli sbalzi termici e sforzi meccanici che si possono verificare all’atto della
stesa delle pavimentazioni o di altri strati superiori.
Dovranno prevedersi prove e controlli di qualità e possibili prove di efficienza.
I materiali da usare e le modalità di messa in opera saranno i seguenti:
— pulizia delle superfici - sarà sufficiente una buona pulizia con aria compressa e l’asportazione delle asperità più grosse eventualmente presenti, sigillature e riprese dei calcestruzzi non saranno necessarie; le superfici dovranno avere una stagionatura di almeno 20 giorni ed essere asciutte;
— primer - sarà dello stesso tipo descritto in precedenza e potrà essere dato anche a spruzzo, ad esso seguirà la stesa di circa 0,5 Kg/mq di massa bituminosa analoga a quella della guaina, da applicare a freddo (in emulsione acquosa o con solvente);
— tipo di guaina - sarà preformata, di spessore complessivo pari a 3 4 mm, di cui almeno 2 mm di massa bituminosa; l’armatura dovrà avere peso non inferiore a 250 g/mq, i giunti tra le guaine dovranno avere sovrapposizioni di almeno 5 cm e dovranno essere accuratamente sigillati con fiamma e spatola metallica;
— resistenza e punzonamento della guaina o dell’armatura (modalità A1 o Ga): non inferiore a
10 Kg;
— resistenza a trazione (modalità G2L e G2T): 60 Kg/8 cm.
La massima cura dovrà essere seguita nella sistemazione delle parti terminali della guaina in modo da impedire infiltrazioni di acqua al di sotto del manto; la Direzione Lavori potrà richiedere l’uso di maggiori quantità di massa bituminosa da spandere sul primer per una fascia di almeno 1 metro in corrispondenza di questi punti, o altri accorgimenti analoghi per assicurare la tenuta. Una certa attenzione dovrà essere osservata nella: fase di rinterro, evitando di usare a diretto contatto della guaina rocce spigolose di grosse dimensioni.
La posa in opera delle membrane verrà preceduta dalla preparazione delle superfici di calcestruzzo da progettare, consistente in una accurata pulizia con aria compressa delle superfici. La stuccatura di lesioni o vespai e/o l’asportazione di creste di calcestruzzo sarà decisa di volta in volta dalla Direzione Lavori.
Dopo aver posizionato a secco le singole membrane, curandone l’esatta sovrapposizione nei
punti di giunzione. le stesse verranno riavvolte per procedere all’impregnazione del sottofondo