Common use of PREFAZIONE Clause in Contracts

PREFAZIONE. C’è una vicenda tutta italiana che merita particolare attenzio- ne almeno tra quanti sono sinceramente preoccupati per il futuro e le prospettive occupazionali dei giovani. La vicenda – ora pun- tualmente ricostruita e analizzata da Xxxxxx Xxxx, in questo pre- zioso volume – è quella del contratto di apprendistato, una tipo- logia contrattuale che ben può aiutarci a comprendere molti degli equivoci che viziano l’attuale dibattito sul precariato, così come alcune delle ragioni più profonde della bassa produttività e quali- tà del lavoro nel nostro Paese. Vale a dire l’insufficiente investi- mento in formazione e capitale umano. L’apprendistato è un contratto storico che richiama, nell’immaginario collettivo, la figura del garzone della bottega artigiana. In tempi relativamente recenti la legge Biagi ha tuttavia inteso rilanciarlo, invero con poco successo, in tutti i settori pro- duttivi alla stregua di una vera e propria leva di placement per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. L’obiettivo era quello di farne il canale privilegiato – e in taluni casi addirittura esclusivo – di ingresso dei giovani, anche laureati, nel mercato del lavoro, nell’ottica di un rinnovato e più moderno raccordo tra l’impresa, il mondo delle professioni e il sistema educativo di i- struzione e formazione compresa l’alta formazione universitaria. Gli addetti ai lavori bene conoscono gli incentivi e le enormi potenzialità, ma anche gli attuali limiti di uno strumento penaliz- zato da una legislazione regionale lacunosa e a macchia di leo- pardo. Nonostante la legge Biagi sia in vigore da oltre sette anni, le Regioni che registrano i più alti tassi di disoccupazione giova- nile e dispersione scolastica non lo hanno neppure attivato o, se lo hanno fatto, hanno adottato una normativa poco duttile e per nulla gradita al sistema delle imprese. Ma anche alcune Regioni del XII PREFAZIONE nord, che faticano a soddisfare i fabbisogni professionali delle imprese e le sempre più pressanti esigenze di manodopera quali- ficata, sono rimaste sostanzialmente al palo. Per non parlare dell’apprendistato per il diritto-dovere di istruzione e formazione – completamente inoperativo in tutte le Regioni (eccetto Bolzano) – e alle modeste sperimentazioni dell’apprendistato di alta forma- zione che conta numeri davvero irrisori rispetto alle sue enormi potenzialità nell’ottica della auspicata integrazione tra sistema educativo di istruzione e formazione e mondo del lavoro. I numeri dell’apprendistato sono davvero emblematici. Come confermano da anni i preziosi rapporti di monitoraggio dell’Isfol, poco più di 95 mila degli apprendisti italiani riceve una forma- zione regionale, meno del 20 per cento degli apprendisti occupati come media nazionale. Senza voler qui discutere della bassa qua- lità e utilità di questa formazione pubblica, di cui spesso si lamen- tano tanto le imprese quanto gli stessi apprendisti, non si può pe- raltro non rilevare come alcune delle Regioni che hanno pronta- mente presentato ricorso alla Corte costituzionale, rispetto ai più recenti tentativi della legislazione nazionale di creare un canale parallelo di formazione esclusivamente aziendale (ex articolo 49, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 276 del 2003), non riesca- no neppure a realizzare una offerta formativa pari al 40 per cento del totale. Le ragioni di tutto ciò sono imputabili a un inestricabile in- treccio di competenze tra Stato, Regioni e autonomia collettiva che viene ora puntualmente ricostruito nel libro di Xxxxxx Xxxx, anche alla luce della recente sentenza n. 176/2010 della Corte co- stituzionale, che tuttavia, pur avendo messo in discussione la di- sciplina dell’apprendistato con formazione esclusivamente inter- na introdotta nel 2008, non pare offrire un contributo esaustivo utile a fare chiarezza sulla reale ripartizione di competenze in ma- teria. Sulla base del quadro giuridico che emerge a seguito dei più recenti interventi normativi – a livello nazionale e regionale – e degli orientamenti giurisprudenziali, soprattutto della Corte costi- tuzionale, il volume si pone come un prezioso contributo rico- struttivo-sistematico della materia, senza tuttavia trascurare un più ambizioso e condividibile obiettivo, sintetizzato in concrete proposte di modifica normativa, di chiarire gli assetti e le prospet- tive dell’apprendistato, nell’attesa che venga data attuazione ai PREFAZIONE XIII principi di delega della legge n. 247/2007, riesumati dall’approvando Collegato lavoro alla Finanziaria 2010. In tal senso è quindi posto l’accento sul necessario coinvolgimento del- le parti sociali e della bilateralità, il che, peraltro, potrebbe essere oggetto, già nei prossimi mesi, di una intesa istituzionale tra Go- verno, Regioni, Province autonome e parti sociali. Proprio il co- involgimento delle parti sociali è dunque l’aspetto su cui si vuole più puntare, addirittura auspicando un “rovesciamento” dei ruoli secondo cui l’attivazione, la gestione e finanche il controllo dei percorsi formativi siano attribuiti a queste ultime, consentendo alle Regioni di svolgere una attività meramente “suppletiva”, e- conomicamente ed organizzativamente più sostenibile.

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Samples: Contratto Di Apprendistato

PREFAZIONE. C’è una vicenda tutta italiana che merita particolare attenzio- ne almeno tra quanti sono sinceramente preoccupati per A distanza di poco più di un anno, l'AUPI ha preparato e pubblica il futuro e le prospettive occupazionali dei giovanitesto commentato del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro secondo biennio economico 2008 - 2009. La vicenda – ora pun- tualmente ricostruita precedente pubblicazione ha riguardato il quadriennio normativo 2006 - 2009 e analizzata da Xxxxxx Xxxxil biennio economico 2006 - 2007. Come si può ben vedere dal raffronto delle due pubblicazioni, in questo pre- zioso volume – è quella l'attuale testo è, di gran lunga, più articolato e approfondito del contratto precedente, pur trattandosi di apprendistato, una tipo- logia contrattuale che ben può aiutarci un commento relativo solo a comprendere molti degli equivoci che viziano l’attuale dibattito sul precariato, così come alcune delle ragioni più profonde della bassa produttività e quali- tà del lavoro nel nostro Paese. Vale a dire l’insufficiente investi- mento in formazione e capitale umano. L’apprendistato è un contratto storico che richiama, nell’immaginario collettivo, la figura del garzone della bottega artigianabiennio economico. In tempi relativamente recenti realtà la legge Biagi ha tuttavia inteso rilanciarloscelta della Segreteria Nazionale è stata quella di predisporre un testo che avesse una funzione ben più ampia del commento agli articoli del biennio economico sottoscritto. Il risultato è evidente. Si tratta di un vero e proprio “manuale” che riassume tutta la normativa ora in vigore, invero con poco successo, in oltre a commentare gli specifici articoli dell'ultimo biennio contrattuale. È un testo che tutti i settori pro- duttivi quadri e dirigenti sindacali devono “studiare” e “conoscere”. Deve diventare l'inseparabile compagno e strumento di ogni trattativa. Deve essere conosciuto e “studiato” da tutti i Dirigenti e Dipendenti della Pubblica Amministrazione perché ciascuno di noi deve conoscere i propri “doveri” e i propri “diritti”. Questo manuale contiene i principali riferimenti normativi adesso vigenti. Un'attenzione molto particolare e una cura attenta è stata dedicata alle normative approvate negli ultimi 24 mesi. Una particolarissima attenzione è stata posta nel commento alla stregua Riforma del Pubblico Impiego (c.d. “Riforma Brunetta”) e alla legge finanziaria approvata dal Parlamento nel luglio 2010. Trattasi di atti legislativi e regolamentari che producono un impatto enorme sull'ordinamento e sullo stato giuridico dei Dipendenti e dei Dirigenti della Pubblica Amministrazione. Sono “regole nuove” che modificano profondamente, il nostro essere Dirigenti della P.A. e che spostano il ruolo e il peso della Contrattazione Negoziale riportando il “governo” del settore del Pubblico Impiego sotto l'egida “pubblicista”. Ci troviamo di fronte ad una vera e propria leva inversione di placement tendenza che ricolloca il Pubblico Impiego nella situazione normativa e regolamentare precedente al 1992 con un salto indietro di circa 20 anni. Nel corso di questi mesi una gravissima crisi economico-finanziaria ha messo in ginocchio le principali economie mondiali. Questa crisi, in Europa e negli Stati Uniti, ha investito tutto il mondo del lavoro (pubblico e privato). I lavoratori del settore privato l'hanno subita con i licenziamenti e la CIG (cassa integrazione guadagni); i lavoratori del settore pubblico, con il blocco della contrattazione per l’incontro tra il prossimo triennio. Nonostante questa profonda crisi, l'AUPI, con le XX.XX. di tutta la domanda Dirigenza Sanitaria e l’offerta Medica, è riuscita a chiudere la trattativa sulla base del tasso di inflazione programmata, senza subire tagli e decurtazioni degli incrementi spettanti. La ripresa stenta a decollare e la crisi non è ancora superata. Non dobbiamo abbassare la guardia. La tentazione di “fare cassa” con i tagli degli stipendi è sempre forte. La Storia ci insegna che nei periodi di maggiore crisi economica diventa vitale avere una Organizzazione Sindacale forte e capace di rappresentare le istanze degli Psicologi, di difendere le conquiste economiche maturate negli ultimi decenni e i diritti, che noi consideriamo acquisiti, ma che tali potrebbero non essere. Solo un Sindacato forte può contrapporsi all'arroganza dei nostri datori di lavoro. L’obiettivo era quello di farne il canale privilegiato – ; un Sindacato forte nei numeri e in taluni casi addirittura esclusivo – di ingresso dei giovani, anche laureati, nel mercato del lavoro, nell’ottica di un rinnovato e più moderno raccordo tra l’impresa, il mondo delle professioni e il sistema educativo di i- struzione e formazione compresa l’alta formazione universitaria. Gli addetti ai lavori bene conoscono gli incentivi e le enormi potenzialità, ma anche gli attuali limiti di uno strumento penaliz- zato da una legislazione regionale lacunosa e a macchia di leo- pardo. Nonostante la legge Biagi sia in vigore da oltre sette anni, le Regioni che registrano i più alti tassi di disoccupazione giova- nile e dispersione scolastica non lo hanno neppure attivato o, se lo hanno fatto, hanno adottato una normativa poco duttile e per nulla gradita al sistema delle imprese. Ma anche alcune Regioni del XII PREFAZIONE nord, che faticano a soddisfare i fabbisogni professionali delle imprese e le sempre più pressanti esigenze di manodopera quali- ficata, sono rimaste sostanzialmente al palo. Per non parlare dell’apprendistato per il diritto-dovere di istruzione e formazione – completamente inoperativo in tutte le Regioni (eccetto Bolzano) – e alle modeste sperimentazioni dell’apprendistato di alta forma- zione che conta numeri davvero irrisori rispetto alle sue enormi potenzialità nell’ottica della auspicata integrazione tra sistema educativo di istruzione e formazione e mondo del lavoro. I numeri dell’apprendistato sono davvero emblematici. Come confermano da anni i preziosi rapporti di monitoraggio dell’Isfol, poco più di 95 mila degli apprendisti italiani riceve una forma- zione regionale, meno del 20 per cento degli apprendisti occupati come media nazionale. Senza voler qui discutere della bassa qua- lità e utilità di questa formazione pubblica, di cui spesso si lamen- tano tanto le imprese quanto gli stessi apprendisti, non si può pe- raltro non rilevare come alcune delle Regioni che hanno pronta- mente presentato ricorso alla Corte costituzionale, rispetto ai più recenti tentativi della legislazione nazionale di creare un canale parallelo di formazione esclusivamente aziendale (ex articolo 49, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 276 del 2003), non riesca- no neppure a realizzare una offerta formativa pari al 40 per cento del totale. Le ragioni di tutto ciò sono imputabili a un inestricabile in- treccio di competenze tra Stato, Regioni e autonomia collettiva che viene ora puntualmente ricostruito nel libro di Xxxxxx Xxxx, anche alla luce della recente sentenza n. 176/2010 della Corte co- stituzionale, che tuttavia, pur avendo messo in discussione la di- sciplina dell’apprendistato con formazione esclusivamente inter- na introdotta nel 2008, non pare offrire un contributo esaustivo utile a fare chiarezza sulla reale ripartizione di competenze in ma- teria. Sulla base del quadro giuridico che emerge a seguito dei più recenti interventi normativi – a livello nazionale e regionale – e degli orientamenti giurisprudenziali, soprattutto della Corte costi- tuzionale, il volume si pone come un prezioso contributo rico- struttivo-sistematico della materia, senza tuttavia trascurare un più ambizioso e condividibile obiettivo, sintetizzato in concrete proposte di modifica normativa, di chiarire gli assetti e le prospet- tive dell’apprendistato, nell’attesa che venga data attuazione ai PREFAZIONE XIII principi di delega della legge n. 247/2007, riesumati dall’approvando Collegato lavoro alla Finanziaria 2010. In tal senso è quindi posto l’accento sul necessario coinvolgimento del- le parti sociali e della bilateralità, il che, peraltro, potrebbe essere oggetto, già nei prossimi mesi, di una intesa istituzionale tra Go- verno, Regioni, Province autonome e parti sociali. Proprio il co- involgimento delle parti sociali è dunque l’aspetto su cui si vuole più puntare, addirittura auspicando un “rovesciamento” dei ruoli secondo cui l’attivazione, la gestione e finanche il controllo dei percorsi formativi siano attribuiti a queste ultime, consentendo alle Regioni nella capacità di svolgere una attività meramente “suppletiva”, e- conomicamente ed organizzativamente più sostenibile.fino in fondo il proprio ruolo. Il Segretario Generale Xxxxx Xxxxxxx

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Samples: Contratto Collettivo Nazionale Di Lavoro

PREFAZIONE. C’è Da anni ormai la F.I.M.A.A. Torino ha orientato le sue energie sindacali verso un paziente lavoro volto a fare emergere e a valorizzare, nei confronti dell’opinione pubblica e del consumatore finale, l’indubbia funzione sociale legata al lavoro quotidiano dell’agente immobiliare, la sua valenza di acceleratore del mercato e di attivatore della filiera del comparto immobiliare. Questo è il messaggio non solo che mandiamo verso l’esterno ma è anche il “mantra” che viene percepito da tutti i nostri Associati, unitamente alla fruizione dei servizi che offriamo loro. La nostra principale attività spazia dal controllo del rispetto delle regole, anche attraverso una vicenda tutta italiana efficace campa- gna contro l’abusivismo, purtroppo ancora pericolosamente presente nel nostro mondo, a una politica di in- formazione e di costante formazione dei nostri Colleghi grazie al Centro Studi FIMAA Torino diretto da Xxxxxx Xxxxxxx. La decisione di realizzare questo Vademecum, felicemente giunto oggi alla sua terza edizione, frutto di un’i- dea del nostro vicepresidente Xxxxxxxx Xxxxxxx, coadiuvato, lungo questo percorso, da Xxxxxxxx Xxxxxxx, è di fatto la sintesi di quanto detto sopra. Con questo lavoro la Federazione, affidandosi per la fase finale al suo consulente legale avv. Xxxxxxxx Xxxxxx- xxxx, già consulente nazionale di FIMAA Italia-Confcommercio Imprese per l’Italia, e al xxxx. Xxxxxxx Xxxxx, con- sulente fiscale FIMAA Torino e FIMAA Piemonte, ha voluto inviare un messaggio forte in più direzioni: innanzi- tutto alle istituzioni e più precisamente al Comune di Torino che merita particolare attenzio- ne almeno ha compreso le nostre intenzioni e si è reso fin da subito disponibile per chiarire quelle zona d’ombra interpretative che avrebbero potuto generare con- fusione tra quanti sono sinceramente preoccupati gli utilizzatori finali; ai nostri Associati, per fare sentire loro la nostra vicinanza attraverso la stesura di un pratico strumento di lavoro; ai consumatori, perché il futuro nostro Vademecum è stato realizzato in modo tale da essere di facile lettura e di pronta consultazione per tutti. La fonte di questo Vademecum, che illustra in maniera più organica l’applicazione delle norme riguardanti i contratti di locazione a canone concordato stipulati per gli immobili presenti in Torino, è rappresentata dagli Accordi Territoriali siglati e depositati il 28/12/2017 tra il Comune di Torino e le prospettive occupazionali dei giovani. La vicenda – ora pun- tualmente ricostruita e analizzata da Xxxxxx Xxxx, in questo pre- zioso volume – è quella del contratto di apprendistato, una tipo- logia contrattuale che ben può aiutarci a comprendere molti degli equivoci che viziano l’attuale dibattito sul precariato, così come alcune delle ragioni Associazioni sindacali più profonde della bassa produttività e quali- tà del lavoro nel nostro Paese. Vale a dire l’insufficiente investi- mento in formazione e capitale umano. L’apprendistato è un contratto storico che richiama, nell’immaginario collettivo, la figura del garzone della bottega artigiana. In tempi relativamente recenti la legge Biagi ha tuttavia inteso rilanciarlo, invero con poco successo, in tutti i settori pro- duttivi alla stregua di una vera e propria leva di placement per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. L’obiettivo era quello di farne il canale privilegiato – e in taluni casi addirittura esclusivo – di ingresso dei giovani, anche laureati, nel mercato del lavoro, nell’ottica di un rinnovato e più moderno raccordo tra l’impresa, il mondo delle professioni e il sistema educativo di i- struzione e formazione compresa l’alta formazione universitaria. Gli addetti ai lavori bene conoscono gli incentivi e le enormi potenzialità, ma anche gli attuali limiti di uno strumento penaliz- zato da una legislazione regionale lacunosa e a macchia di leo- pardo. Nonostante la legge Biagi sia in vigore da oltre sette anni, le Regioni che registrano i più alti tassi di disoccupazione giova- nile e dispersione scolastica non lo hanno neppure attivato o, se lo hanno fatto, hanno adottato una normativa poco duttile e per nulla gradita al sistema delle imprese. Ma anche alcune Regioni del XII PREFAZIONE nord, che faticano a soddisfare i fabbisogni professionali delle imprese e le sempre più pressanti esigenze di manodopera quali- ficata, sono rimaste sostanzialmente al palo. Per non parlare dell’apprendistato per il diritto-dovere di istruzione e formazione – completamente inoperativo in tutte le Regioni (eccetto Bolzano) – e alle modeste sperimentazioni dell’apprendistato di alta forma- zione che conta numeri davvero irrisori rispetto alle sue enormi potenzialità nell’ottica della auspicata integrazione tra sistema educativo di istruzione e formazione e mondo del lavoro. I numeri dell’apprendistato sono davvero emblematici. Come confermano da anni i preziosi rapporti di monitoraggio dell’Isfol, poco più di 95 mila degli apprendisti italiani riceve una forma- zione regionale, meno del 20 per cento degli apprendisti occupati come media nazionale. Senza voler qui discutere della bassa qua- lità e utilità di questa formazione pubblica, di cui spesso si lamen- tano tanto le imprese quanto gli stessi apprendisti, non si può pe- raltro non rilevare come alcune delle Regioni che hanno pronta- mente presentato ricorso alla Corte costituzionale, rispetto ai più recenti tentativi della legislazione nazionale di creare un canale parallelo di formazione esclusivamente aziendale (ex articolo 49, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 276 del 2003), non riesca- no neppure a realizzare una offerta formativa pari al 40 per cento del totale. Le ragioni di tutto ciò sono imputabili a un inestricabile in- treccio di competenze tra Stato, Regioni e autonomia collettiva che viene ora puntualmente ricostruito nel libro di Xxxxxx Xxxx, anche alla luce della recente sentenza n. 176/2010 della Corte co- stituzionale, che tuttavia, pur avendo messo in discussione la di- sciplina dell’apprendistato con formazione esclusivamente inter- na introdotta nel 2008, non pare offrire un contributo esaustivo utile a fare chiarezza sulla reale ripartizione di competenze in ma- teria. Sulla base del quadro giuridico che emerge a seguito dei più recenti interventi normativi – rap- presenta dove a livello nazionale e regionale – dei proprietari e degli orientamenti giurisprudenzialiinquilini (Ape Confedilizia, soprattutto della Corte costi- tuzionaleUppi, Unioncasa, Confappi, Asppi, Appc, Anpe, Confabitare, Federcasa, Sunia, Sicet, Uniat, Aniat-Conia, Unione Inquilini, Edisu). Come già accennato, il volume si pone come un prezioso contributo rico- struttivotesto degli Accordi è stato rielaborato e riorganizzato in modo tale da renderlo di più agevole lettura e di più facile interpretazione in sede di stipulazione dei contratti di locazione agevolata. Il Vademecum è stato realizzato in formato cartaceo ma è anche stato pubblicato on-sistematico della materialine sul nostro sito istitu- zionale xxx.xxxxxxxxxxx.xx perché, senza tuttavia trascurare un più ambizioso e condividibile obiettivoin caso di sopravvenienza di modifiche e/o integrazioni dell'Accordo terri- toriale, sintetizzato le correzioni saranno, in concrete proposte di modifica normativaprima battuta, di chiarire gli assetti e le prospet- tive dell’apprendistato, nell’attesa che venga data attuazione ai PREFAZIONE XIII principi di delega della legge n. 247/2007, riesumati dall’approvando Collegato lavoro alla Finanziaria 2010inserite subito nella versione on-line. In tal senso è quindi posto l’accento sul necessario coinvolgimento del- le parti sociali e della bilateralitàNel ringraziare la nostra Segreteria, il chenostro prezioso Consiglio Direttivo e tutte le persone che hanno preso parte alla realizzazione di questo progetto, peraltro, potrebbe essere oggetto, già nei prossimi mesi, di auguro a tutti gli utilizzatori una intesa istituzionale tra Go- verno, Regioni, Province autonome e parti sociali. Proprio il co- involgimento delle parti sociali è dunque l’aspetto su cui si vuole più puntare, addirittura auspicando un “rovesciamento” dei ruoli secondo cui l’attivazione, la gestione e finanche il controllo dei percorsi formativi siano attribuiti a queste ultime, consentendo alle Regioni di svolgere una attività meramente “suppletiva”, e- conomicamente ed organizzativamente più sostenibilebuona lettura.

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Samples: Contratti Di Locazione

PREFAZIONE. C’è Da anni ormai la F.I.M.A.A. Torino ha orientato le sue energie sindacali verso un paziente lavoro che porti alla luce e che valorizzi, nei confronti dell’opinione pubblica e del consumatore finale, l’indubbia funzione sociale legata al lavoro quotidiano dell’agente immobiliare, alla sua valenza di acceleratore del mercato e di attivato- re della filiera del comparto immobiliare. Questo è il messaggio non solo che mandiamo verso l’esterno ma è anche il “mantra” che viene percepito da tutti i nostri Associati, unitamente alla fruizione dei servizi che offriamo loro. La nostra principale attività spazia dal controllo del rispetto delle regole, anche attraverso una vicenda tutta italiana efficace campa- gna contro l’abusivismo, purtroppo ancora pericolosamente presente nel nostro mondo, a una politica di in- formazione e di costante formazione dei nostri Colleghi grazie al Centro Studi FIMAA Torino diretto da Xxxxxx Xxxxxxx. La decisione di realizzare questo Vademecum, frutto di un’idea del nostro vicepresidente Xxxxxxxx Xxxxxxx, coadiuvato, lungo questo percorso, da Xxxxxxxx Xxxxxxx, è di fatto la sintesi di quanto detto sopra. Con questo lavoro la Federazione, affidandosi per la fase finale al suo consulente legale avv. Xxxxxxxx Xxxxxxxxxx, molto apprezzato anche come consulente nazionale di FIMAA Italia-Confcommercio Imprese per l’Italia, e al xxxx. Xxxxxxx Xxxxx, consulente fiscale FIMAA Torino e FIMAA Piemonte, ha voluto inviare un mes- saggio forte in più direzioni: innanzitutto alle istituzioni e più precisamente al Comune di Torino che merita particolare attenzio- ne almeno ha com- preso le nostre intenzioni e si è reso fin da subito disponibile per chiarire quelle zona d’ombra interpretative che avrebbero potuto generare confusione tra quanti sono sinceramente preoccupati gli utilizzatori finali; ai nostri Associati, per fare sentire la no- stra vicinanza a loro attraverso la stesura di un indubbio strumento di lavoro; ai consumatori, perché il futuro nostro Vademecum è stato realizzato in modo da essere di facile lettura e di pronta consultazione per tutti. La fonte di questo Vademecum, che illustra in maniera più organica l’applicazione delle norme riguardanti i contratti di locazione a canone concordato stipulati per gli immobili presenti in Torino, è rappresentata dagli Accordi Territoriali siglati e depositati il 28/12/2017 tra il Comune di Torino e le prospettive occupazionali dei giovani. La vicenda – ora pun- tualmente ricostruita e analizzata da Xxxxxx Xxxx, in questo pre- zioso volume – è quella del contratto di apprendistato, una tipo- logia contrattuale che ben può aiutarci a comprendere molti degli equivoci che viziano l’attuale dibattito sul precariato, così come alcune delle ragioni Associazioni sindacali più profonde della bassa produttività e quali- tà del lavoro nel nostro Paese. Vale a dire l’insufficiente investi- mento in formazione e capitale umano. L’apprendistato è un contratto storico che richiama, nell’immaginario collettivo, la figura del garzone della bottega artigiana. In tempi relativamente recenti la legge Biagi ha tuttavia inteso rilanciarlo, invero con poco successo, in tutti i settori pro- duttivi alla stregua di una vera e propria leva di placement per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. L’obiettivo era quello di farne il canale privilegiato – e in taluni casi addirittura esclusivo – di ingresso dei giovani, anche laureati, nel mercato del lavoro, nell’ottica di un rinnovato e più moderno raccordo tra l’impresa, il mondo delle professioni e il sistema educativo di i- struzione e formazione compresa l’alta formazione universitaria. Gli addetti ai lavori bene conoscono gli incentivi e le enormi potenzialità, ma anche gli attuali limiti di uno strumento penaliz- zato da una legislazione regionale lacunosa e a macchia di leo- pardo. Nonostante la legge Biagi sia in vigore da oltre sette anni, le Regioni che registrano i più alti tassi di disoccupazione giova- nile e dispersione scolastica non lo hanno neppure attivato o, se lo hanno fatto, hanno adottato una normativa poco duttile e per nulla gradita al sistema delle imprese. Ma anche alcune Regioni del XII PREFAZIONE nord, che faticano a soddisfare i fabbisogni professionali delle imprese e le sempre più pressanti esigenze di manodopera quali- ficata, sono rimaste sostanzialmente al palo. Per non parlare dell’apprendistato per il diritto-dovere di istruzione e formazione – completamente inoperativo in tutte le Regioni (eccetto Bolzano) – e alle modeste sperimentazioni dell’apprendistato di alta forma- zione che conta numeri davvero irrisori rispetto alle sue enormi potenzialità nell’ottica della auspicata integrazione tra sistema educativo di istruzione e formazione e mondo del lavoro. I numeri dell’apprendistato sono davvero emblematici. Come confermano da anni i preziosi rapporti di monitoraggio dell’Isfol, poco più di 95 mila degli apprendisti italiani riceve una forma- zione regionale, meno del 20 per cento degli apprendisti occupati come media nazionale. Senza voler qui discutere della bassa qua- lità e utilità di questa formazione pubblica, di cui spesso si lamen- tano tanto le imprese quanto gli stessi apprendisti, non si può pe- raltro non rilevare come alcune delle Regioni che hanno pronta- mente presentato ricorso alla Corte costituzionale, rispetto ai più recenti tentativi della legislazione nazionale di creare un canale parallelo di formazione esclusivamente aziendale (ex articolo 49, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 276 del 2003), non riesca- no neppure a realizzare una offerta formativa pari al 40 per cento del totale. Le ragioni di tutto ciò sono imputabili a un inestricabile in- treccio di competenze tra Stato, Regioni e autonomia collettiva che viene ora puntualmente ricostruito nel libro di Xxxxxx Xxxx, anche alla luce della recente sentenza n. 176/2010 della Corte co- stituzionale, che tuttavia, pur avendo messo in discussione la di- sciplina dell’apprendistato con formazione esclusivamente inter- na introdotta nel 2008, non pare offrire un contributo esaustivo utile a fare chiarezza sulla reale ripartizione di competenze in ma- teria. Sulla base del quadro giuridico che emerge a seguito dei più recenti interventi normativi – rap- presentative a livello nazionale e regionale – dei proprietari e degli orientamenti giurisprudenzialiinquilini (Ape Confedilizia, soprattutto della Corte costi- tuzionaleUppi, Unioncasa, Confappi, Asppi, Appc, Anpe, Confabitare, Federcasa, Sunia, Sicet, Uniat, Aniat-Conia, Unione Inquilini, Edisu). Come già accennato, il volume si pone come un prezioso contributo rico- struttivotesto è stato rielaborato in modo tale da renderlo di più agevole lettura e di più facile interpretazione ai fini pratici dell’utilizzo nelle trattative per la stipulazione dei contratti di locazione agevolati. Il Vademecum è stato realizzato in formato cartaceo ma è anche stato pubblicato on-sistematico della materialine sul nostro sito istitu- zionale xxx.xxxxxxxxxxx.xx perché, senza tuttavia trascurare un più ambizioso in caso di sopravvenienza di modifiche e/o integrazioni dell'Accordo terri- toriale, le correzioni saranno, in prima battuta, inserite subito nella versione on-line. Nel ringraziare la nostra Segreteria e condividibile obiettivotutte le persone che hanno preso parte alla realizzazione di questo pro- getto, sintetizzato in concrete proposte di modifica normativa, di chiarire auguro a tutti gli assetti e le prospet- tive dell’apprendistato, nell’attesa che venga data attuazione ai PREFAZIONE XIII principi di delega della legge n. 247/2007, riesumati dall’approvando Collegato lavoro alla Finanziaria 2010. In tal senso è quindi posto l’accento sul necessario coinvolgimento del- le parti sociali e della bilateralità, il che, peraltro, potrebbe essere oggetto, già nei prossimi mesi, di utilizzatori una intesa istituzionale tra Go- verno, Regioni, Province autonome e parti sociali. Proprio il co- involgimento delle parti sociali è dunque l’aspetto su cui si vuole più puntare, addirittura auspicando un “rovesciamento” dei ruoli secondo cui l’attivazione, la gestione e finanche il controllo dei percorsi formativi siano attribuiti a queste ultime, consentendo alle Regioni di svolgere una attività meramente “suppletiva”, e- conomicamente ed organizzativamente più sostenibilebuona lettura.

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Samples: Contratti Di Locazione