Welfare integrativo. Gli accordi di livello aziendale che presentano misure di welfare integrativo sono, nel complesso, il 30,8% del totale. Il 12,4% – sempre sul totale degli accordi – include interventi di welfare di livello contrattuale (di adesione o miglioramento delle condizioni previste dai fondi contrattuali previdenziali o per l’assistenza sanitaria integrativa, rispettivamente nel 8,5% e nel 6,6% degli accordi). Il 27% degli accordi presenta misure di welfare di livello aziendale e/o il riferimento alla convertibilità del Pdr (con o senza dettaglio delle misure previste o accessibili ai lavoratori). Considerando tali accordi, poco meno della metà (45,7%) fa riferimento alla conversione del Pdr in welfare, i restanti presentano misure di welfare aziendale non legate al meccanismo del Premio di risultato ma incluse negli accordi negoziati tra le parti. Rispetto alle modalità di erogazione del welfare, cresce il numero di accordi che cita esplicitamente il ricorso a provider esterni e/o a forme di “conto”/“portafoglio” welfare (4,7%). In parte ciò può legarsi a una maggiore diffusione di queste modalità organizzative per l’accesso dei lavoratori al welfare, ma anche a una semplice inclusione di questo tema (certamente “sottonegoziato”) all’interno degli accordi, ancora largamente demandato alle scelte della direzione aziendale. Nel 1,5% del totale accordi (circa il 10% di quelli che prevedono la convertibilità del Pdr) è indicata una maggiorazione del premio in caso di scelta dei lavoratori per l’utilizzo del welfare aziendale. Considerando il dettaglio delle misure di welfare aziendale, le più diffuse sono rappresentate da Carte acquisto e buoni pasto (8,3% del totale accordi), Istruzione e servizi educativi (5,6%), Credito/prestiti/anticipo Tfr (4,4%), Mensa (3,6%) e Cultura e ricreazione (3,5%). Val. Assoluto Val. % Welfare contrattuale n. 209, 12,4% Previdenza integrativa 143 8,5 Sanità integrativa 111 6,6 Altri servizi o prestazioni di livello contrattuale/bilaterale 3 0,2 Welfare aziendale n. 455, 27% Istruzione e servizi educativi 94 5,6 Prestazioni sociali e assistenziali 47 2,8 Cultura e ricreazione 59 3,5 Servizi di supporto 10 0,6 Altre forme assicurative 31 1,8 Carta acquisto e buoni pasto 139 8,3 Trasporti collettivi e individuali 37 2,2 Mensa 61 3,6 Credito/prestiti/anticipo Xxx 00 0,0 Xxxxxxxxx e monitoraggio bisogni 6 0,4 Conto/portafoglio welfare 79 4,7 Connessione con welfare territoriale/Terzo settore 0 0 Se si osservano più in dettaglio alcuni sottoinsiemi di accordi emergono spunti di interpretazione circa le diverse strategie sottese alla diffusione del welfare aziendale. Difatti, gli accordi che prevedono misure di welfare integrativo senza legame con il Pdr (quindi puramente regolate degli articoli 51 e 100 del Tuir che, nella loro recente revisione, sono più aperti all’intervento della contrattazione) vedono in oltre un terzo dei casi la presenza di carte acquisto e buoni pasto, mentre le misure esplicitamente previste negli accordi di conversione del Pdr in welfare hanno un profilo assai diverso: prevalgono istruzione e servizi educativi, prestazioni sociali e assistenziali, cultura e ricreazione. Peraltro, ancora più larga è la presenza della previdenza complementare e della sanità integrativa, evidentemente indicate quali misure di salvaguardia del fondo welfare dei lavoratori nel caso di un utilizzo incompleto dell’ammontare del premio nel corso dell’anno. Questo orientamento “sociale” dell’utilizzo contrattato del fondo welfare alimentato con il Pdr è tuttavia assai limitato: difatti, solo un quarto degli accordi che prevedono la convertibilità del Pdr propone – in sede di accordo sul Pdr – un dettaglio più o meno ampio di misure; i restanti accordi definiscono puramente la convertibilità demandando alla scelta dei lavoratori – e all’offerta di un provider esterno – il set di servizi accessibili con la dotazione di welfare a disposizione di ciascun lavoratore. 80,4 29,8 39,3 25,5 44,6 35,7 34,8 16,3 12,4 14,3 6,7 1,83,2 7,4 8,5 13,1 15,6 Accordi con misure esplicitamente convertibili in welfare da Pdr Accordi con Welfare integrativo senza convertibilità Pdr 36,8 13,5 17,5 8,5 21,8 22,7 15,5 28,6 17,9 6,4 18,6 La presenza degli accordi che prevedono welfare integrativo articolata per settore economico mostra la posizione forte del manifatturiero (il 39,5% degli accordi del settore prevedono misure di welfare); segue il terziario con il 28,6% (trainato dal settore del credito e assicurazioni, con il 31,3%); mentre assi più indietro si posizionano i settori dei servizi e del pubblico impiego. Manifattura 39,5 Servizi Terziario Settore pubblico Welfare aziendale Welfare contrattuale
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Welfare integrativo. Gli accordi di livello L’area del welfare integrativo (26%) si articola in due parti: il welfare contrattuale, che è principalmente costituito da previdenza e sanità integrativa, e il welfare aziendale che presentano misure a sua volta si divide in una serie di welfare integrativo sono, nel complesso, il 30,8% del totale. Il 12,4% – sempre sul totale degli accordi – include interventi di welfare di livello contrattuale (di adesione o miglioramento delle condizioni previste dai fondi contrattuali previdenziali o per l’assistenza sanitaria integrativa, rispettivamente nel 8,5% e nel 6,6% degli accordi). Il 27% degli accordi presenta misure di welfare di livello aziendale e/o il riferimento alla convertibilità del Pdr (con o senza dettaglio delle misure previste o accessibili ai lavoratori). Considerando tali accordi, poco meno della metà (45,7%) fa riferimento alla conversione del Pdr in welfare, i restanti presentano misure di welfare aziendale non legate al meccanismo del Premio di risultato ma incluse negli accordi negoziati prestazioni tra le parti. Rispetto alle modalità di erogazione del welfare, cresce il numero di accordi che cita esplicitamente il ricorso a provider esterni e/o a forme di “conto”/“portafoglio” welfare (4,7%). In parte ciò può legarsi a una maggiore diffusione di queste modalità organizzative per l’accesso dei lavoratori al welfare, ma anche a una semplice inclusione di questo tema (certamente “sottonegoziato”) all’interno degli accordi, ancora largamente demandato alle scelte della direzione aziendale. Nel 1,5% del totale accordi (circa il 10% di quelli che prevedono la convertibilità del Pdr) è indicata una maggiorazione del premio in caso di scelta dei lavoratori per l’utilizzo del welfare aziendale. Considerando il dettaglio delle misure di welfare aziendale, cui le più diffuse consistenti dal punto di vista numerico sono rappresentate da le Carte acquisto e buoni pasto, Mensa e Istruzione e servizi educativi. 8,1% 7,9% 0,3% 1,5% 1,5% 1,4% 2,5% 3,3% 3,4% 5,4% 5,1% 7,8% 7,5% Conto/Portafoglio welfare 1,8% 2015 Welfare integrativo 2016 Welfare Contrattuale 2017 Welfare Aziendale Come si può vedere dalla figura che segue le distribuzioni dell’area welfare seguono un andamento crescente nel corso dei tre anni considerati, sia complessivamente che considerando i singoli istituti contrattuali. In particolare, si può notare un incremento abbastanza consistente tra il 2015 e il 2016, probabilmente dovuto almeno in parte alla normativa sulla detassazione del premio di risultato (e alle modifiche introdotte al Tuir, artt. 51 e 100), che appunto ha introdotto la possibilità di convertire l’importo del premio in prestazioni di welfare. 22,8% 22,3% 23,0% 19,0% 12,8% 13,5% 10,2% Anche in questo caso emergono differenze piuttosto marcate tra i territoriali e gli aziendali; per questo, i due gruppi di accordi verranno trattati distintamente. Tra i territoriali, oltre la metà dei documenti tratta almeno un tema relativo al welfare integrativo e in particolare aziendale. Va precisato che la voce Altre prestazioni e servizi di livello contrattuale/bilaterale ricade sempre tra i territoriali, proprio perché legata alla questione della bilateralità. Il welfare aziendale, che ricorre in oltre il 40% dei territoriali, è quasi interamente riconducibile alle voci Trasporti (24%) e Mensa (26%), e in minor misura a Servizi di supporto (5,2%). Va precisato però che in questo caso non si tratta in senso stretto di welfare definito al livello aziendale, ma di materie di pertinenza bilaterale (es. Cassa Edile). 50,9% 40,5% 27,2% 22,1% 19,0% 10,3% Welfare integrativo Welfare Contrattuale Welfare Aziendale Accordi aziendali Accordi territoriali Welfare Aziendale Welfare Contrattuale Terziario 76,1% Manifattura Agricoltura Osservando la distribuzione dei territoriali per settore emerge una netta preponderanza dei temi di welfare aziendale nel manifatturiero, ovviamente caratterizzato in particolare nel settore edile. Va evidenziata anche la quota consistente di accordi dell’agricoltura su welfare contrattuale, in particolare su sanità integrativa. 32,8% 29,3% 38% 14,8% 11,1% In generale, tra gli accordi territoriali, la sanità integrativa è più ricorrente rispetto alla previdenza; inoltre va precisato che le varie voci del welfare contrattuale ricorrono quasi sempre in corrispondenza della Bilateralità. Previdenza integrativa Sanità integrativa Altre prestazioni e servizi 27 11,6% 70,4% 39 16,8% 82,1% 18 7,8% 100% Rispetto gli accordi aziendali, invece, emerge come sia il settore della manifattura a predisporre più frequentemente prestazioni di welfare, in particolare aziendale. Guardando allo specifico delle singole voci tematiche, quelle più ricorrenti entro il settore manifatturiero sono: Carte acquisto, buoni pasto (8,3% del totale accordi10,3%), Istruzione e servizi educativi (5,6%), Credito/prestiti/anticipo Tfr (4,4%), Mensa (3,67,9%) e Credito, prestiti e anticipo TFR (4,3%). Tra il terziario incidono molto le voci Carte acquisto, buoni pasto (9,2%) e Istruzione e servizi educativi (6,3%). Va evidenziata anche la scarsa ricorrenza del welfare contrattuale nell’ambito del settore pubblico, e poco consistente è anche quello aziendale, in cui spiccano solo le voci relative a Cultura e ricreazione (3,54,1%) e Trasporti (3,6%). Val. Assoluto Val. Manifattura 26,1% 13,2% Servizi 11,2% 7,5% Terziario 18,8% 11,9% Settore Pubblico 9,1% 2,5% Welfare contrattuale n. 209Aziendale Welfare Contrattuale Come si è visto in precedenza (cfr. par.3) l’erogazione di determinate prestazioni può essere legata alla possibilità di convertire l’importo del premio di risultato in welfare grazie alla normativa sulla detassazione introdotta dalla Legge di stabilità del 2016, 12,4e questo legame sembra essere confermato dai valori riportati nella figura che segue. Tra gli accordi che trattano di welfare, infatti, oltre la metà fa riferimento anche alla normativa, e più di un terzo dispone anche la possibilità di conversione del premio. 55% n.82 78% rispetto a Riferimento a normativa 43% rispetto al totale n.64 53% n.147 63% rispetto a Riferimento a normativa 33% rispetto al totale n.92 Nella fig.73, invece, si possono osservare le percentuali di ricorrenza di ognuna delle voci tematiche entro il tema della convertibilità in welfare. Questo può fornire un’approssimazione più vicina al profilo e al tipo di prestazioni previste negli accordi che prevedono un welfare integrativo legato all’erogazione del Premio di risultato. Dal grafico emerge come siano Previdenza integrativa 143 8,5 Sanità integrativa 111 6,6 Altri servizi o prestazioni di livello contrattuale/bilaterale 3 0,2 Welfare aziendale n. 455integrativa, 27% Istruzione e servizi educativi 94 5,6 Prestazioni sociali e assistenziali 47 2,8 Cultura e ricreazione 59 3,5 Servizi di supporto 10 0,6 Altre forme assicurative 31 1,8 Carta Carte acquisto e buoni pasto 139 8,3 Trasporti collettivi e individuali 37 2,2 Mensa 61 3,6 Credito/prestiti/anticipo Xxx 00 0,0 Xxxxxxxxx e monitoraggio bisogni 6 0,4 Conto/portafoglio welfare 79 4,7 Connessione con welfare territoriale/Terzo settore 0 0 Se i temi che più di frequente si osservano più collegano alla possibilità di convertire il premio in dettaglio alcuni sottoinsiemi di accordi emergono spunti di interpretazione circa le diverse strategie sottese alla diffusione del welfare aziendale. Difatti, gli accordi che prevedono misure di welfare integrativo senza legame con il Pdr (quindi puramente regolate degli articoli 51 e 100 del Tuir che, nella loro recente revisione, sono più aperti all’intervento della contrattazione) vedono in oltre un terzo dei casi la presenza di carte acquisto e buoni pasto, mentre le misure esplicitamente previste negli accordi di conversione del Pdr in welfare hanno un profilo assai diverso: prevalgono istruzione e servizi educativi, prestazioni sociali e assistenziali, cultura e ricreazione. Peraltro, ancora più larga è la presenza della previdenza complementare e della sanità integrativa, evidentemente indicate quali misure di salvaguardia del fondo welfare dei lavoratori nel caso di un utilizzo incompleto dell’ammontare del premio nel corso dell’anno. Questo orientamento “sociale” dell’utilizzo contrattato del fondo welfare alimentato con il Pdr è tuttavia assai limitato: difatti, solo un quarto degli accordi che prevedono la convertibilità del Pdr propone – in sede di accordo sul Pdr – un dettaglio più o meno ampio di misure; i restanti accordi definiscono puramente la convertibilità demandando alla scelta dei lavoratori – e all’offerta di un provider esterno – il set di servizi accessibili con la dotazione di welfare a disposizione di ciascun lavoratore. 80,4 29,8 39,3 25,5 44,6 35,7 34,8 16,3 12,4 14,3 6,7 1,83,2 7,4 8,5 13,1 15,6 Accordi con misure esplicitamente convertibili in welfare da Pdr Accordi con Welfare integrativo senza convertibilità Pdr 36,8 13,5 17,5 8,5 21,8 22,7 15,5 28,6 17,9 6,4 18,6 La presenza degli accordi che prevedono welfare integrativo articolata per settore economico mostra la posizione forte del manifatturiero (il 39,5% degli accordi del settore prevedono misure di welfare); segue il terziario con il 28,6% (trainato dal settore del credito e assicurazioni, con il 31,3%); mentre assi più indietro si posizionano i settori dei servizi e del pubblico impiego. Manifattura 39,5 Servizi Terziario Settore pubblico Welfare aziendale Welfare contrattuale.
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Welfare integrativo. Gli accordi di livello aziendale che presentano misure di welfare integrativo sono, nel complesso, il 30,8% del totale. Il 12,4% – sempre sul totale degli accordi – include interventi di welfare di livello contrattuale (di adesione o miglioramento delle condizioni previste dai fondi contrattuali previdenziali o per l’assistenza sanitaria integrativa, rispettivamente nel 8,5% e nel 6,6% degli accordi). Il 27% degli accordi presenta misure di welfare di livello aziendale e/o il riferimento alla convertibilità del Pdr (con o senza dettaglio delle misure previste o accessibili ai lavoratori). Considerando tali accordi, poco meno della metà (45,7%) fa riferimento alla conversione del Pdr in welfare, i restanti presentano misure di welfare aziendale non legate al meccanismo del Premio di risultato ma incluse negli accordi negoziati tra le parti. Rispetto alle modalità di erogazione del welfare, cresce il numero di accordi che cita esplicitamente il ricorso a provider esterni e/o a forme di “conto”/“portafoglio” welfare (4,7%). In parte ciò può legarsi a una maggiore diffusione di queste modalità organizzative per l’accesso dei lavoratori al welfare, ma anche a una semplice inclusione di questo tema (certamente “sottonegoziato”) all’interno degli accordi, ancora largamente demandato alle scelte della direzione aziendale. Nel 1,5% del totale accordi (circa il 10% di quelli che prevedono la convertibilità del Pdr) è indicata una maggiorazione del premio in caso di scelta dei lavoratori per l’utilizzo del welfare aziendale. Considerando il dettaglio delle misure di welfare aziendale, le più diffuse sono rappresentate da Carte acquisto e buoni pasto (8,3% del totale accordi), Istruzione e servizi educativi (5,6%), Credito/prestiti/anticipo Tfr (4,4%), Mensa (3,6%) e Cultura e ricreazione (3,5%). Tabella 35 Distribuzione Istituti contrattuali e norme specifiche per Area Welfare integrativo (% entro il totale di accordi aziendali) Val. Assoluto Val. % Welfare contrattuale n. 209, 12,4% Previdenza integrativa 143 8,5 Sanità integrativa 111 6,6 Altri servizi o prestazioni di livello contrattuale/bilaterale 3 0,2 Welfare aziendale n. 455, 27% Istruzione e servizi educativi 94 5,6 Prestazioni sociali e assistenziali 47 2,8 Cultura e ricreazione 59 3,5 Servizi di supporto 10 0,6 Altre forme assicurative 31 1,8 Carta acquisto e buoni pasto 139 8,3 Trasporti collettivi e individuali 37 2,2 Mensa 61 3,6 Credito/prestiti/anticipo Xxx 00 0,0 Xxxxxxxxx e monitoraggio bisogni 6 0,4 Conto/portafoglio welfare 79 4,7 Connessione con welfare territoriale/Terzo settore 0 0 Altro 5 0,3 Se si osservano più in dettaglio alcuni sottoinsiemi di accordi emergono spunti di interpretazione circa le diverse strategie sottese alla diffusione del welfare aziendale. Difatti, gli accordi che prevedono misure di welfare integrativo senza legame con il Pdr (quindi puramente regolate degli articoli 51 e 100 del Tuir che, nella loro recente revisione, sono più aperti all’intervento della contrattazione) vedono in oltre un terzo dei casi la presenza di carte acquisto e buoni pasto, mentre le misure esplicitamente previste negli accordi di conversione del Pdr in welfare hanno un profilo assai diverso: prevalgono istruzione e servizi educativi, prestazioni sociali e assistenziali, cultura e ricreazione. Peraltro, ancora più larga è la presenza della previdenza complementare e della sanità integrativa, evidentemente indicate quali misure di salvaguardia del fondo welfare dei lavoratori nel caso di un utilizzo incompleto dell’ammontare del premio nel corso dell’anno. Questo orientamento “sociale” dell’utilizzo contrattato del fondo welfare alimentato con il Pdr è tuttavia assai limitato: difatti, solo un quarto degli accordi che prevedono la convertibilità del Pdr propone – in sede di accordo sul Pdr – un dettaglio più o meno ampio di misure; i restanti accordi definiscono puramente la convertibilità demandando alla scelta dei lavoratori – e all’offerta di un provider esterno – il set di servizi accessibili con la dotazione di welfare a disposizione di ciascun lavoratore. 80,4 29,8 39,3 25,5 44,6 35,7 34,8 16,3 6,7 25,0 12,4 14,3 6,7 1,83,2 7,4 8,5 13,1 15,6 Accordi con misure esplicitamente convertibili in welfare da Pdr Accordi con Welfare integrativo senza convertibilità Pdr 36,8 13,5 17,5 8,5 21,8 22,7 15,5 28,6 17,9 6,4 18,6 La presenza degli accordi che prevedono welfare integrativo articolata per settore economico mostra la posizione forte del manifatturiero (il 39,5% degli accordi del settore prevedono misure di welfare); segue il terziario con il 28,6% (trainato dal settore del credito e assicurazioni, con il 31,3%); mentre assi più indietro si posizionano i settori dei servizi e del pubblico impiego. Manifattura 13,5 39,5 17,5 Servizi 8,5 21,8 22,7 Terziario 15,5 28,6 17,9 Settore pubblico 6,4 18,6 Welfare aziendale Welfare contrattuale
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Welfare integrativo. Gli accordi di livello L’area del welfare integrativo (26%) si articola in due parti: il welfare contrattuale, che è principalmente costituito da previdenza e sanità integrativa, e il welfare aziendale che presentano misure a sua volta si divide in una serie di welfare integrativo sono, nel complesso, il 30,8% del totale. Il 12,4% – sempre sul totale degli accordi – include interventi di welfare di livello contrattuale (di adesione o miglioramento delle condizioni previste dai fondi contrattuali previdenziali o per l’assistenza sanitaria integrativa, rispettivamente nel 8,5% e nel 6,6% degli accordi). Il 27% degli accordi presenta misure di welfare di livello aziendale e/o il riferimento alla convertibilità del Pdr (con o senza dettaglio delle misure previste o accessibili ai lavoratori). Considerando tali accordi, poco meno della metà (45,7%) fa riferimento alla conversione del Pdr in welfare, i restanti presentano misure di welfare aziendale non legate al meccanismo del Premio di risultato ma incluse negli accordi negoziati prestazioni tra le parti. Rispetto alle modalità di erogazione del welfare, cresce il numero di accordi che cita esplicitamente il ricorso a provider esterni e/o a forme di “conto”/“portafoglio” welfare (4,7%). In parte ciò può legarsi a una maggiore diffusione di queste modalità organizzative per l’accesso dei lavoratori al welfare, ma anche a una semplice inclusione di questo tema (certamente “sottonegoziato”) all’interno degli accordi, ancora largamente demandato alle scelte della direzione aziendale. Nel 1,5% del totale accordi (circa il 10% di quelli che prevedono la convertibilità del Pdr) è indicata una maggiorazione del premio in caso di scelta dei lavoratori per l’utilizzo del welfare aziendale. Considerando il dettaglio delle misure di welfare aziendale, cui le più diffuse consistenti dal punto di vista numerico sono rappresentate da le Carte acquisto e buoni pasto (8,3% del totale accordi)pasto, Mensa e Istruzione e servizi educativi educativi. 8,1% 7,9% 0,3% 1,5% 1,5% 1,4% 2,5% 3,3% 3,4% 5,4% 5,1% 7,8% 7,5% Conto/Portafoglio welfare 1,8% 2015 Welfare integrativo 2016 Welfare Contrattuale 2017 Welfare Aziendale Come si può vedere dalla figura che segue le distribuzioni dell’area welfare seguono un andamento crescente nel corso dei tre anni considerati, sia complessivamente che considerando i singoli istituti contrattuali. In particolare, si può notare un incremento abbastanza consistente tra il 2015 e il 2016, probabilmente dovuto almeno in parte alla normativa sulla detassazione del premio di risultato (5,6%e alle modifiche introdotte al Tuir, artt. 51 e 100), Credito/prestiti/anticipo Tfr (4,4%)che appunto ha introdotto la possibilità di convertire l’importo del premio in prestazioni di welfare. 22,8% 22,3% 23,0% 19,0% 12,8% 13,5% 10,2% Anche in questo caso emergono differenze piuttosto marcate tra i territoriali e gli aziendali; per questo, Mensa (3,6%) i due gruppi di accordi verranno trattati distintamente. Tra i territoriali, oltre la metà dei documenti tratta almeno un tema relativo al welfare integrativo e Cultura in particolare aziendale. Va precisato che la voce Altre prestazioni e ricreazione (3,5%). Val. Assoluto Val. % Welfare contrattuale n. 209, 12,4% Previdenza integrativa 143 8,5 Sanità integrativa 111 6,6 Altri servizi o prestazioni di livello contrattuale/bilaterale 3 0,2 Welfare aziendale n. 455ricade sempre tra i territoriali, 27proprio perché legata alla questione della bilateralità. Il welfare aziendale, che ricorre in oltre il 40% Istruzione dei territoriali, è quasi interamente riconducibile alle voci Trasporti (24%) e servizi educativi 94 5,6 Prestazioni sociali Mensa (26%), e assistenziali 47 2,8 Cultura e ricreazione 59 3,5 in minor misura a Servizi di supporto 10 0,6 Altre forme assicurative 31 1,8 Carta acquisto e buoni pasto 139 8,3 Trasporti collettivi e individuali 37 2,2 Mensa 61 3,6 Credito/prestiti/anticipo Xxx 00 0,0 Xxxxxxxxx e monitoraggio bisogni 6 0,4 Conto/portafoglio (5,2%). Va precisato però che in questo caso non si tratta in senso stretto di welfare 79 4,7 Connessione con definito al livello aziendale, ma di materie di pertinenza bilaterale (es. Cassa Edile). 50,9% 40,5% 27,2% 22,1% 19,0% 10,3% Welfare integrativo Welfare Contrattuale Welfare Aziendale Accordi aziendali Accordi territoriali 32,8% 29,3% 38% 14,8% 11,1% Osservando la distribuzione dei territoriali per settore emerge una netta preponderanza dei temi di welfare territoriale/Terzo aziendale nel manifatturiero, ovviamente caratterizzato in particolare nel settore 0 0 Se si osservano più in dettaglio alcuni sottoinsiemi edile. Va evidenziata anche la quota consistente di accordi emergono spunti di interpretazione circa le diverse strategie sottese alla diffusione del dell’agricoltura su welfare aziendale. Difatticontrattuale, gli accordi che prevedono misure di welfare integrativo senza legame con il Pdr (quindi puramente regolate degli articoli 51 e 100 del Tuir che, nella loro recente revisione, sono più aperti all’intervento della contrattazione) vedono in oltre un terzo dei casi la presenza di carte acquisto e buoni pasto, mentre le misure esplicitamente previste negli accordi di conversione del Pdr in welfare hanno un profilo assai diverso: prevalgono istruzione e servizi educativi, prestazioni sociali e assistenziali, cultura e ricreazione. Peraltro, ancora più larga è la presenza della previdenza complementare e della particolare su sanità integrativa, evidentemente indicate quali misure di salvaguardia del fondo welfare dei lavoratori nel caso di un utilizzo incompleto dell’ammontare del premio nel corso dell’anno. Questo orientamento “sociale” dell’utilizzo contrattato del fondo welfare alimentato con il Pdr è tuttavia assai limitato: difatti, solo un quarto degli accordi che prevedono la convertibilità del Pdr propone – in sede di accordo sul Pdr – un dettaglio più o meno ampio di misure; i restanti accordi definiscono puramente la convertibilità demandando alla scelta dei lavoratori – e all’offerta di un provider esterno – il set di servizi accessibili con la dotazione di welfare a disposizione di ciascun lavoratore. 80,4 29,8 39,3 25,5 44,6 35,7 34,8 16,3 12,4 14,3 6,7 1,83,2 7,4 8,5 13,1 15,6 Accordi con misure esplicitamente convertibili in welfare da Pdr Accordi con Welfare integrativo senza convertibilità Pdr 36,8 13,5 17,5 8,5 21,8 22,7 15,5 28,6 17,9 6,4 18,6 La presenza degli accordi che prevedono welfare integrativo articolata per settore economico mostra la posizione forte del manifatturiero (il 39,5% degli accordi del settore prevedono misure di welfare); segue il terziario con il 28,6% (trainato dal settore del credito e assicurazioni, con il 31,3%); mentre assi più indietro si posizionano i settori dei servizi e del pubblico impiego. Manifattura 39,5 Servizi Terziario Settore pubblico Welfare aziendale Welfare contrattuale.
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