Intervento. Ritorno sulla prima domanda. Il problema di allineamento delle normative nazionali, è un problema ancora oggi oppure, come lei diceva, il processo di armonizzazione è già concluso? Ritengo che questo argomento sia talmente importante e interessante che forse è il caso di affrontarlo più tardi. Questa iniziativa è molto importante: perché informare e formare non è che il punto di partenza, dopodiché si deve intervenire e rispondere alle richieste che siamo tenuti a dare all’utenza. Quindi direi che su questo argomento, su cui poi confrontarci, si debba parlare e non poco, certamente. Se mi permettete, faccio un passo indietro, perché credo sia importante capire come vengono emanate le direttive e quale significato hanno. Partiamo da Adamo ed Eva. In Italia le leggi sono emanate dal Parlamento e dal Governo se ha una delega dal Parlamento. In Europa invece è il contrario, cioè chi legifera è il Consiglio dei Ministri, non è il Parlamento. E allora vediamo innanzitutto quali sono i documenti che il Consiglio dei Ministri europeo può emanare, che valore hanno, secondo quale iter. Innanzitutto vorrei chiarire che il simbolo CE non si chiama marchio, ma marcatura. La differenza è sostanziale, poiché la parola marchio indica la corrispondenza ad una norma, mentre qui stiamo parlando di corrispondenza alle leggi. Marchio è, per esempio, il marchio di qualità IMQ: IMQ accerta la corrispondenza di un prodotto ad una norma tecnica ed il marchio lo mette il produttore portando il suo prodotto in un Istituto che fa le prove e garantisce che quel prodotto è conforme a quella norma tecnica. La marcatura invece è un obbligo di legge, non è volontaria, e dimostra che un certo prodotto rispetta la legge. Torniamo ai documenti legislativi che possono essere emessi dall'Unione Europea. Il più importante documento legislativo che può essere emesso dall'Unione Europea è il regolamento. Nella legislazione italiana un regolamento è un atto di spiegazione di una legge, non può cambiarla ma soltanto spiegare come si applica. In Europa invece la vera legge sovranazionale è il regolamento. Un regolamento quando è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea supera tutte le legislazioni nazionali, non ha bisogno di recepimenti, ed entra immediatamente in vigore, il giorno dopo la pubblicazione, o alla data scritta sul regolamento. Per esempio, sull’argomento che ci interessa, nel febbraio del '93 è uscito un regolamento su come devono comportarsi le dogane sul problema della marcatura CE. E quella è una legge sovranazionale. Non c'è stato bisogno di recepirla da parte dell'Italia. Quindi, i regolamenti entrano in vigore direttamente e devono essere attuati da tutti i cittadini. Le direttive invece di cui stiamo parlando, non sono leggi europee per tutti i cittadini, sono delle leggi europee il cui obbligo di attuazione è nei confronti degli Stati membri. Per diventare operative le direttive devono essere trasferite da ogni singolo Stato nella legislazione nazionale, e da quel momento il cittadino di quella nazione è obbligato ovviamente a seguirne i contenuti, perché è diventata una legge della nazione. In Italia, poiché sempre in ritardo nel recepimento delle direttive, la Corte Costituzionale ha emanato delle sentenze che consentono ad un singolo cittadino danneggiato dal non recepimento di una direttiva europea, di applicare la direttiva europea anche se non è ancora legge dello Stato. Per esempio: nella direttiva macchine, che è una direttiva emanata nell'89 che doveva entrare in vigore in Europa il 1° gennaio del '93, che poi è entrata in vigore in Europa il 1° gennaio '95, recepita in Italia nell'agosto del '96, quindi entrata in vigore il 21 settembre del '96, esiste un punto sulle funi dei carroponti dove il coefficiente di sicurezza della fune nell'ambito della legge europea è 5, ovverosia viene considerata sicura una fune che può sollevare 5 volte la portata dichiarata del mezzo. Nella legge nazionale del '55, ovverosia il famoso D.P.R. 547 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, il coefficiente richiesto è 6. E’ evidente che un costruttore italiano se doveva costruire fuori dall'applicazione della direttiva macchine, perché in Italia non era ancora attuata, era costretto ad usare la legge del '55, e quindi la sua fune avrebbe dovuto avere un coefficiente di sicurezza 6. Il costruttore tedesco poteva chiaramente costruire il carroponte con una fune con un coefficiente di sicurezza 5 che gli costava meno, perché più piccola. Altro documento legislativo europeo sono le decisioni, che sono vincolanti soltanto nei confronti di coloro per cui sono state prese. Visto che stiamo parlando di sicurezza di prodotti anche se non alimentari, facciamo un esempio che capiamo tutti. Quando è emerso il problema della mucca pazza l'Unione Europea, cioè la Commissione Europea e il Consiglio dei Ministri dell'Unione, ha preso la decisione di vietare la vendita nel resto d'Europa della carne inglese. Quella era un decisione presa nei confronti dell'Inghilterra. Ci sono poi le raccomandazioni e i pareri che sono documenti non vincolanti per gli Stati membri. Vediamo qual è l'iter a questo punto per approvare questi documenti. La Commissione Europea presenta una sua proposta al Consiglio dei Ministri, che la valuta e poi può accettarla totalmente o elaborare alcune modifiche. Questo documento viene inviato al Parlamento Europeo che in base all'art. 251 del Trattato dell'Unione Europea entro tre mesi deve pronunciarsi. Il Parlamento può approvarlo o non pronunciarsi, e quindi silenzio-assenso, oppure chiedere che venga modificato, oppure ancora respingere la proposta. Vediamo cosa succede nei tre casi. Se il Parlamento approva o non si pronuncia, il Consiglio dei Ministri non fa più niente; il documento viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e diventa testo legislativo europeo. Se invece il Parlamento Europeo propone delle modifiche e, quindi, degli emendamenti, possono essere seguite due strade. Considerato che è sempre il Consiglio dei Ministri ad attuare e promulgare le leggi, il Consiglio dei Ministri può accettare tutte le modifiche che il Parlamento ha richiesto, cambiare il testo e emanare la disposizione legislativa. Se invece il Consiglio dei Ministri non accetta tutte o parte delle osservazioni che sono state fatte dal Parlamento, interviene il Comitato di Conciliazione, composto dal Consiglio dei Ministri e dal Parlamento con l’obiettivo di trovare un accordo sul testo definitivo. Se il Comitato congiunto trova l’accordo su un testo questo è approvato e viene mandato in Gazzetta Ufficiale. Se invece nel Comitato di conciliazione le due parti, Consiglio e Parlamento, non trovano un accordo, l'atto può non essere adottato, oppure il Consiglio dei Ministri può ritornare al documento che lui ha presentato al Parlamento e approvarlo all’unanimità. Nel caso invece il Parlamento respingesse la proposta, il Consiglio non può convocare il Comitato di conciliazione, perché il Parlamento si è espresso negativamente escludendo la possibilità di un accordo. Se in seconda lettura il Parlamento si esprime di nuovo negativamente a maggioranza assoluta dei suoi membri il documento non esce. Questo è l'unico momento in cui il Parlamento può bloccare un iter legislativo; però deve farlo a maggioranza assoluta dei parlamentari, che credo sia quasi impossibile da raggiungere. Non mi risulta sia mai capitata una cosa di questo genere, mentre è capitato che il Consiglio dei Ministri sia andato avanti su procedimenti legislativi con parere contrario del Parlamento. Tutte le disposizioni legislative di cui stiamo parlando non sono state scritte per tutelare la salute delle persone, ma per consentire il funzionamento del mercato interno. L'art. 95 (ex 100A) del Trattato istitutivo dell'Unione Europea, da cui derivano tutte le direttive di cui stiamo parlando recita: "Il Consiglio (deliberando in conformità alle procedure che abbiamo visto prima), sentendo il Comitato economico sociale - un'organizzazione parallela che esprime un parere -, adotta le misure relative al ravvicinamento delle disposizioni legislative regolamentari amministrative degli Stati membri (notate) che hanno per oggetto l'instaurazione e il funzionamento del mercato interno". Quindi queste disposizioni servono unicamente per eliminare le barriere economiche tra le 15 Nazioni dell'Unione Europea. Il rischio poteva essere che in una Nazione, per esempio la Germania, ci fosse una legislazione più restrittiva che in Italia e di conseguenza il costruttore italiano fosse costretto a costruire dei prodotti specificatamente per l'area tedesca. Ciò avrebbe limitato il libero scambio nell'Unione Europea e la libertà di movimento delle merci. Quindi tutte le direttive di cui stiamo parlando sono state elaborate unicamente a fini commerciali per permettere alle varie imprese europee di far circolare senza ostacoli i prodotti nei Paesi dell'Unione e in quelli dell’EFTA. L’EFTA è un’organizzazione di libero scambio composta da Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda (Svezia, Finlandia e Austria che prima vi facevano parte ora sono entrati nell’Unione Europea) che ha sottoscritto con l'Unione Europea un trattato proprio per la libera circolazione delle merci e quindi tutte queste disposizioni legislative di prodotto, valgono anche per le nazioni dell'EFTA eccetto la Svizzera. In seguito a un referendum popolare la Svizzera continua tutt'oggi a essere Paese fuori dai confini di questo che si chiama lo Spazio economico europeo. Nell'ambito dell'art. 95 però, esiste un paragrafo che impone alla Commissione, nelle sue proposte di elaborazione di direttive ai fini del libero mercato, di mantenere un alto livello di protezione in materia di sanità, sicurezza, protezione dell'ambiente e protezione dei consumatori. In base a questo paragrafo è evidente che una direttiva di prodotto ai fini della libera circolazione del mercato deve “fare sicurezza”, perché altrimenti non rispetterebbe questo paragrafo. Un problema sorge con l’allegato tecnico alla direttiva che normalmente è titolato: “Requisiti essenziali di sicurezza” intendendo con questo termine le condizioni di sicurezza che devono essere rispettate e non i requisiti minimi che devono essere garantiti ma che possono anche essere superati. Da qui sorge la difficoltà di vigilare il mercato, perché ogni costruttore tende ad ottemperare la direttiva in maniera soggettiva anche se i requisiti sono inderogabili. Questo non garantisce che i prodotti marcati CE rispettino al 100% i requisiti di sicurezza. Con una risoluzione dell'89, e poi con una direttiva del '98, è stato definito tutto il sistema di normazione e di armonizzazione tecnica a livello europeo. In Italia esistono due enti di normazione tecnica, uno è l'UNI e l'altro è il CEI. Il CEI si occupa della normazione tecnica in campo elettrico, l'UNI si occupa della normazione tecnica in tutto il resto dello scibile umano. Per riuscire ad avere un'armonizzazione legislativa e di prodotto è stato però necessario creare Enti di normazione tecnica superiori a quelli nazionali. A livello europeo sono nati tre Enti di normazione. Il CEN, che sarebbe il corrispondente europeo dell'UNI in Italia, il CENELEC, che è il corrispondente europeo del CEI e l’ETSI, che non esiste in Italia, e si occupa di tutta la normazione tecnica nel campo delle telecomunicazioni. In Italia non esiste il corrispondente perché si occupa di questo direttamente il Ministero delle Poste o il Ministero delle Comunicazioni come si chiama oggi. Il corrispondente mondiale del CEN e dell'UNI è l'ISO, il corrispondente del CEI e del CENELEC è l'International Electrical Comunity, cioè ILC. Esistono quindi tre livelli di normazione tecnica: uno mondiale, uno europeo ed uno nazionale. Quando si parla di marcatura CE ci si riferisce a documenti che devono essere analoghi in tutte le Nazioni europee e che devono essere citati sulle dichiarazioni CE di conformità dei prodotti. Visto che i prodotti possono circolare in Europa, gli unici documenti che devono essere citati sui prodotti sono i documenti europei. La norma è un documento prodotto mediante consenso, quindi discusso, votato e accettato dalle parti interessate, da uno degli Enti preposti, che fornisce per usi comuni regole, linee guida o caratteristiche relative a determinate attività o ai loro risultati al fine di ottenere il migliore ordine in un determinato contesto. Per fare un esempio sull’importanza delle norme, pensate che se non ci fossero le norme tecniche che hanno standardizzato le viti e i bulloni, non saremmo capaci a riparare nulla se non andando dal costruttore. Tutta la normazione tecnica è sempre di utilizzo volontario, cioè non c'è nessun obbligo ad usare una norma tecnica, a meno che quella norma tecnica sia citata in una legge. Se utilizzo le norme UNI o le norme CEI sono sicuro di costruire a regola d'arte, però se io dovessi usare le norme di un altro Stato per esempio le norme BSI inglesi, i miei prodotti sarebbero a norma lo stesso. Io devo solo dimostrare di aver usato un altro sistema tecnico di altrettanta validità, perché le norme tecniche sono sempre di utilizzo volontaristico. Invece esiste un vincolo di cogenza, quindi di obbligatorietà nel momento in cui esce una norma tecnica europea nei confronti degli enti di normazione nazionali, cioè se esce una norma tecnica a livello di CEN o di CENELEC entro sei mesi obbligatoriamente tutti gli enti di normazione nazionali devono cancellare le norme tecniche su quell'argomento che esistono e recepire nelle norme nazionali la norma europea; cioè non è possibile che esista sullo stesso argomento una norma nazionale ed una norma europea. Quindi se esce la norma tecnica europea, è solo lei che ha valore, tutte le altre vengono cancellate. Quindi è un obbligo per l'Ente di normazione recepirla, ma non è un obbligo per l'utente usarla, questo deve essere chiaro. Non esistono, invece, obblighi con le norme mondiali, cioè le norme ISO o le norme BEC mondiali in campo elettrico sono norme tecniche che se uno vuole le usa, se non vuole non le usa, ma non c'è obbligo di trasferirle nelle varie normazioni nazionali: per sapere se una norma è una norma europea è necessario leggere se prima del numero ci sono le lettere “EN”. Un’ultima precisazione. Le norme tecniche armonizzate, che leggiamo su tutti i documenti, sono una cosa ben particolare e ben precisa:
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Samples: Informative Meetings
Intervento. Ritorno sulla prima domanda. Il problema di allineamento delle normative nazionaliLa legittimazione all’intervento in assemblea è attestata da una comunicazione alla Società, è un problema ancora oggi oppure, come lei diceva, il processo di armonizzazione è già concluso? Ritengo che questo argomento sia talmente importante e interessante che forse è il caso di affrontarlo più tardi. Questa iniziativa è molto importante: perché informare e formare non è che il punto di partenza, dopodiché si deve intervenire e rispondere alle richieste che siamo tenuti a dare all’utenza. Quindi direi che su questo argomento, su cui poi confrontarci, si debba parlare e non poco, certamente. Se mi permettete, faccio un passo indietro, perché credo sia importante capire come vengono emanate le direttive e quale significato hanno. Partiamo da Adamo ed Eva. In Italia le leggi sono emanate dal Parlamento e dal Governo se ha una delega dal Parlamento. In Europa invece è il contrario, cioè chi legifera è il Consiglio effettuata dall’intermediario abilitato alla tenuta dei Ministri, non è il Parlamento. E allora vediamo innanzitutto quali sono i documenti che il Consiglio dei Ministri europeo può emanare, che valore hanno, secondo quale iter. Innanzitutto vorrei chiarire che il simbolo CE non si chiama marchio, ma marcatura. La differenza è sostanziale, poiché la parola marchio indica la corrispondenza ad una norma, mentre qui stiamo parlando di corrispondenza alle leggi. Marchio è, per esempio, il marchio di qualità IMQ: IMQ accerta la corrispondenza di un prodotto ad una norma tecnica ed il marchio lo mette il produttore portando il suo prodotto in un Istituto che fa le prove e garantisce che quel prodotto è conforme a quella norma tecnica. La marcatura invece è un obbligo conti ai sensi di legge, non è volontariasulla base delle evidenze delle proprie scritture contabili relative al termine della giornata contabile del settimo giorno di mercato aperto precedente alla data fissata per l’assemblea in unica convocazione, e dimostra che un certo prodotto rispetta la pervenuta alla Società nei termini di legge. Torniamo Coloro i quali sono legittimati all’intervento in assemblea possono farsi rappresenta- re per delega ai documenti legislativi che possono essere emessi dall'Unione Europeasensi di legge. Il più importante documento legislativo che La notifica elettronica della delega può essere emesso dall'Unione Europea è effet- tuata, con le modalità indicate nell’avviso di convocazione, mediante messaggio in- dirizzato alla casella di posta elettronica certificata riportata nell’avviso medesimo ovvero mediante utilizzo di apposita sezione del sito internet della Società. La Società può designare, per ciascuna assemblea, con indicazione contenuta nell’avviso di convocazione, un soggetto al quale i soci possano conferire delega con istruzioni di voto su tutte o alcune proposte all’ordine del giorno, nei termini e con le modalità previste dalla legge. L’assemblea può svolgersi con intervenuti dislocati in più luoghi, contigui o distanti, audio/video collegati, a condizione che siano rispettati il regolamento. Nella legislazione italiana un regolamento è un atto metodo collegiale e i prin- cipi di spiegazione buona fede e di una legge, non può cambiarla ma soltanto spiegare come si applica. In Europa invece la vera legge sovranazionale è il regolamento. Un regolamento quando è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea supera tutte le legislazioni nazionali, non ha bisogno parità di recepimentitrattamento dei soci, ed entra immediatamente in vigoreparticolare a condizione che: (a) sia consentito al presidente dell’assemblea di accertare l’identità e la legit- timazione degli intervenuti, regolare lo svolgimento dell’adunanza, constatare e pro- clamare i risultati della votazione; (b) sia consentito al soggetto verbalizzante di per- cepire adeguatamente gli eventi assembleari oggetto di verbalizzazione; (c) sia con- sentito agli intervenuti di partecipare alla discussione e alla votazione simultanea su- gli argomenti all’ordine del giorno; (d) tale modalità sia prevista dall’avviso di con- vocazione dell’assemblea che indichi, altresì, i luoghi presso cui presentarsi. La riu- nione si considera tenuta nel luogo ove sono presenti, simultaneamente, il giorno dopo la pubblicazione, o alla data scritta sul regolamento. Per esempio, sull’argomento che ci interessa, nel febbraio del '93 è uscito un regolamento su come devono comportarsi le dogane sul problema della marcatura CE. E quella è una legge sovranazionale. Non c'è stato bisogno di recepirla da parte dell'Italia. Quindi, i regolamenti entrano in vigore direttamente e devono essere attuati da tutti i cittadini. Le direttive invece di cui stiamo parlando, non sono leggi europee per tutti i cittadini, sono delle leggi europee il cui obbligo di attuazione è nei confronti degli Stati membri. Per diventare operative le direttive devono essere trasferite da ogni singolo Stato nella legislazione nazionale, e da quel momento il cittadino di quella nazione è obbligato ovviamente a seguirne i contenuti, perché è diventata una legge della nazione. In Italia, poiché sempre in ritardo nel recepimento delle direttive, la Corte Costituzionale ha emanato delle sentenze che consentono ad un singolo cittadino danneggiato dal non recepimento di una direttiva europea, di applicare la direttiva europea anche se non è ancora legge dello Stato. Per esempio: nella direttiva macchine, che è una direttiva emanata nell'89 che doveva entrare in vigore in Europa il 1° gennaio del '93, che poi è entrata in vigore in Europa il 1° gennaio '95, recepita in Italia nell'agosto del '96, quindi entrata in vigore il 21 settembre del '96, esiste un punto sulle funi dei carroponti dove il coefficiente di sicurezza della fune nell'ambito della legge europea è 5, ovverosia viene considerata sicura una fune che può sollevare 5 volte la portata dichiarata del mezzo. Nella legge nazionale del '55, ovverosia il famoso D.P.R. 547 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, il coefficiente richiesto è 6. E’ evidente che un costruttore italiano se doveva costruire fuori dall'applicazione della direttiva macchine, perché in Italia non era ancora attuata, era costretto ad usare la legge del '55, e quindi la sua fune avrebbe dovuto avere un coefficiente di sicurezza 6. Il costruttore tedesco poteva chiaramente costruire il carroponte con una fune con un coefficiente di sicurezza 5 che gli costava meno, perché più piccola. Altro documento legislativo europeo sono le decisioni, che sono vincolanti soltanto nei confronti di coloro per cui sono state prese. Visto che stiamo parlando di sicurezza di prodotti anche se non alimentari, facciamo un esempio che capiamo tutti. Quando è emerso il problema della mucca pazza l'Unione Europea, cioè la Commissione Europea presidente e il Consiglio dei Ministri dell'Unione, ha preso la decisione di vietare la vendita nel resto d'Europa della carne inglese. Quella era un decisione presa nei confronti dell'Inghilterra. Ci sono poi le raccomandazioni e i pareri che sono documenti non vincolanti per gli Stati membri. Vediamo qual è l'iter a questo punto per approvare questi documenti. La Commissione Europea presenta una sua proposta al Consiglio dei Ministri, che la valuta e poi può accettarla totalmente o elaborare alcune modifiche. Questo documento viene inviato al Parlamento Europeo che in base all'art. 251 del Trattato dell'Unione Europea entro tre mesi deve pronunciarsi. Il Parlamento può approvarlo o non pronunciarsi, e quindi silenzio-assenso, oppure chiedere che venga modificato, oppure ancora respingere la proposta. Vediamo cosa succede nei tre casi. Se il Parlamento approva o non si pronuncia, il Consiglio dei Ministri non fa più niente; il documento viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e diventa testo legislativo europeo. Se invece il Parlamento Europeo propone delle modifiche e, quindi, degli emendamenti, possono essere seguite due strade. Considerato che è sempre il Consiglio dei Ministri ad attuare e promulgare le leggi, il Consiglio dei Ministri può accettare tutte le modifiche che il Parlamento ha richiesto, cambiare il testo e emanare la disposizione legislativa. Se invece il Consiglio dei Ministri non accetta tutte o parte delle osservazioni che sono state fatte dal Parlamento, interviene il Comitato di Conciliazione, composto dal Consiglio dei Ministri e dal Parlamento con l’obiettivo di trovare un accordo sul testo definitivo. Se il Comitato congiunto trova l’accordo su un testo questo è approvato e viene mandato in Gazzetta Ufficiale. Se invece nel Comitato di conciliazione le due parti, Consiglio e Parlamento, non trovano un accordo, l'atto può non essere adottato, oppure il Consiglio dei Ministri può ritornare al documento che lui ha presentato al Parlamento e approvarlo all’unanimità. Nel caso invece il Parlamento respingesse la proposta, il Consiglio non può convocare il Comitato di conciliazione, perché il Parlamento si è espresso negativamente escludendo la possibilità di un accordo. Se in seconda lettura il Parlamento si esprime di nuovo negativamente a maggioranza assoluta dei suoi membri il documento non esce. Questo è l'unico momento in cui il Parlamento può bloccare un iter legislativo; però deve farlo a maggioranza assoluta dei parlamentari, che credo sia quasi impossibile da raggiungere. Non mi risulta sia mai capitata una cosa di questo genere, mentre è capitato che il Consiglio dei Ministri sia andato avanti su procedimenti legislativi con parere contrario del Parlamento. Tutte le disposizioni legislative di cui stiamo parlando non sono state scritte per tutelare la salute delle persone, ma per consentire il funzionamento del mercato interno. L'art. 95 (ex 100A) del Trattato istitutivo dell'Unione Europea, da cui derivano tutte le direttive di cui stiamo parlando recita: "Il Consiglio (deliberando in conformità alle procedure che abbiamo visto prima), sentendo il Comitato economico sociale - un'organizzazione parallela che esprime un parere -, adotta le misure relative al ravvicinamento delle disposizioni legislative regolamentari amministrative degli Stati membri (notate) che hanno per oggetto l'instaurazione e il funzionamento del mercato interno". Quindi queste disposizioni servono unicamente per eliminare le barriere economiche tra le 15 Nazioni dell'Unione Europea. Il rischio poteva essere che in una Nazione, per esempio la Germania, ci fosse una legislazione più restrittiva che in Italia e di conseguenza il costruttore italiano fosse costretto a costruire dei prodotti specificatamente per l'area tedesca. Ciò avrebbe limitato il libero scambio nell'Unione Europea e la libertà di movimento delle merci. Quindi tutte le direttive di cui stiamo parlando sono state elaborate unicamente a fini commerciali per permettere alle varie imprese europee di far circolare senza ostacoli i prodotti nei Paesi dell'Unione e in quelli dell’EFTA. L’EFTA è un’organizzazione di libero scambio composta da Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda (Svezia, Finlandia e Austria che prima vi facevano parte ora sono entrati nell’Unione Europea) che ha sottoscritto con l'Unione Europea un trattato proprio per la libera circolazione delle merci e quindi tutte queste disposizioni legislative di prodotto, valgono anche per le nazioni dell'EFTA eccetto la Svizzera. In seguito a un referendum popolare la Svizzera continua tutt'oggi a essere Paese fuori dai confini di questo che si chiama lo Spazio economico europeo. Nell'ambito dell'art. 95 però, esiste un paragrafo che impone alla Commissione, nelle sue proposte di elaborazione di direttive ai fini del libero mercato, di mantenere un alto livello di protezione in materia di sanità, sicurezza, protezione dell'ambiente e protezione dei consumatori. In base a questo paragrafo è evidente che una direttiva di prodotto ai fini della libera circolazione del mercato deve “fare sicurezza”, perché altrimenti non rispetterebbe questo paragrafo. Un problema sorge con l’allegato tecnico alla direttiva che normalmente è titolato: “Requisiti essenziali di sicurezza” intendendo con questo termine le condizioni di sicurezza che devono essere rispettate e non i requisiti minimi che devono essere garantiti ma che possono anche essere superati. Da qui sorge la difficoltà di vigilare il mercato, perché ogni costruttore tende ad ottemperare la direttiva in maniera soggettiva anche se i requisiti sono inderogabili. Questo non garantisce che i prodotti marcati CE rispettino al 100% i requisiti di sicurezza. Con una risoluzione dell'89, e poi con una direttiva del '98, è stato definito tutto il sistema di normazione e di armonizzazione tecnica a livello europeo. In Italia esistono due enti di normazione tecnica, uno è l'UNI e l'altro è il CEI. Il CEI si occupa della normazione tecnica in campo elettrico, l'UNI si occupa della normazione tecnica in tutto il resto dello scibile umano. Per riuscire ad avere un'armonizzazione legislativa e di prodotto è stato però necessario creare Enti di normazione tecnica superiori a quelli nazionali. A livello europeo sono nati tre Enti di normazione. Il CEN, che sarebbe il corrispondente europeo dell'UNI in Italia, il CENELEC, che è il corrispondente europeo del CEI e l’ETSI, che non esiste in Italia, e si occupa di tutta la normazione tecnica nel campo delle telecomunicazioni. In Italia non esiste il corrispondente perché si occupa di questo direttamente il Ministero delle Poste o il Ministero delle Comunicazioni come si chiama oggi. Il corrispondente mondiale del CEN e dell'UNI è l'ISO, il corrispondente del CEI e del CENELEC è l'International Electrical Comunity, cioè ILC. Esistono quindi tre livelli di normazione tecnica: uno mondiale, uno europeo ed uno nazionale. Quando si parla di marcatura CE ci si riferisce a documenti che devono essere analoghi in tutte le Nazioni europee e che devono essere citati sulle dichiarazioni CE di conformità dei prodotti. Visto che i prodotti possono circolare in Europa, gli unici documenti che devono essere citati sui prodotti sono i documenti europei. La norma è un documento prodotto mediante consenso, quindi discusso, votato e accettato dalle parti interessate, da uno degli Enti preposti, che fornisce per usi comuni regole, linee guida o caratteristiche relative a determinate attività o ai loro risultati al fine di ottenere il migliore ordine in un determinato contesto. Per fare un esempio sull’importanza delle norme, pensate che se non ci fossero le norme tecniche che hanno standardizzato le viti e i bulloni, non saremmo capaci a riparare nulla se non andando dal costruttore. Tutta la normazione tecnica è sempre di utilizzo volontario, cioè non c'è nessun obbligo ad usare una norma tecnica, a meno che quella norma tecnica sia citata in una legge. Se utilizzo le norme UNI o le norme CEI sono sicuro di costruire a regola d'arte, però se io dovessi usare le norme di un altro Stato per esempio le norme BSI inglesi, i miei prodotti sarebbero a norma lo stesso. Io devo solo dimostrare di aver usato un altro sistema tecnico di altrettanta validità, perché le norme tecniche sono sempre di utilizzo volontaristico. Invece esiste un vincolo di cogenza, quindi di obbligatorietà nel momento in cui esce una norma tecnica europea nei confronti degli enti di normazione nazionali, cioè se esce una norma tecnica a livello di CEN o di CENELEC entro sei mesi obbligatoriamente tutti gli enti di normazione nazionali devono cancellare le norme tecniche su quell'argomento che esistono e recepire nelle norme nazionali la norma europea; cioè non è possibile che esista sullo stesso argomento una norma nazionale ed una norma europea. Quindi se esce la norma tecnica europea, è solo lei che ha valore, tutte le altre vengono cancellate. Quindi è un obbligo per l'Ente di normazione recepirla, ma non è un obbligo per l'utente usarla, questo deve essere chiaro. Non esistono, invece, obblighi con le norme mondiali, cioè le norme ISO o le norme BEC mondiali in campo elettrico sono norme tecniche che se uno vuole le usa, se non vuole non le usa, ma non c'è obbligo di trasferirle nelle varie normazioni nazionali: per sapere se una norma è una norma europea è necessario leggere se prima del numero ci sono le lettere “EN”. Un’ultima precisazione. Le norme tecniche armonizzate, che leggiamo su tutti i documenti, sono una cosa ben particolare e ben precisa:soggetto verbalizzante.
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Samples: Verbale Di Assemblea
Intervento. Ritorno L'ente locale, ad esempio il Comune, non ha nessun ruolo? Il rapporto che esiste tra il Ministero delle Attività Produttive e la struttura camerale è diretto. La struttura camerale può, a seconda di quelli che sono i suoi orientamenti interni, organizzare delle attività di controllo chiamando anche altri soggetti che possono collaborare. E' un discorso diciamo di collaborazione a livello locale. Io ho potuto notare come siano diverse le modalità con le quali le singole Camere realizzano il controllo, dipende dalla produzione, quindi da ciò che è maggiormente richiesto, da quali sono i soggetti più disponibili anche come mole di lavoro, certamente. Si è visto che una collaborazione diretta tra le varie strutture locali, nel rispetto di quella che è la realtà operativa locale è elemento imprescindibile. La Camera può, in maniera autonoma e sulla prima domandabase delle sue possibilità, procedere in modo autonomo. La normativa di carattere verticale investe diversi settori, i giocattoli, il materiale elettrico, i dispositivi di protezione individuale, i tessili. Quindi sono diverse le tipologie di prodotto che possiamo vedere direttamente normate. Il problema di allineamento delle normative nazionaliè, come dicevo, riuscire a stabilire quando effettivamente un prodotto è un problema ancora oggi oppuregiocattolo, come lei dicevaoppure non lo è. Per quanto riguarda la normativa dei giocattoli abbiamo una direttiva comunitaria con il relativo decreto legislativo di recepimento che è il 313 del 1998 ed un decreto successivo, il processo di armonizzazione è già concluso? Ritengo 41 del '97, che apporta delle modifiche. Non scenderò nel particolare, questo argomento sia talmente importante e interessante serve soltanto per dare un quadro preciso dei settori che forse è il caso di affrontarlo più tardi. Questa iniziativa è molto importante: perché informare e formare non è che il punto di partenza, dopodiché si deve intervenire e rispondere alle richieste che siamo tenuti a dare all’utenza. Quindi direi che su questo argomento, su cui poi confrontarci, si debba parlare e non poco, certamente. Se mi permettete, faccio un passo indietro, perché credo sia importante capire come vengono emanate le direttive e quale significato hanno. Partiamo da Adamo ed Evadobbiamo esaminare. In Italia le leggi sono emanate dal Parlamento e dal Governo se ha una delega dal Parlamento. In Europa invece è il contrario, cioè chi legifera è il Consiglio dei Ministri, non è il Parlamento. E allora vediamo innanzitutto quali sono i documenti che il Consiglio dei Ministri europeo può emanare, che valore hanno, secondo quale iter. Innanzitutto vorrei chiarire che il simbolo CE non si chiama marchio, ma marcatura. La differenza è sostanziale, poiché linea di massima la parola marchio indica la corrispondenza ad una norma, mentre qui stiamo parlando di corrispondenza alle leggi. Marchio è, per esempio, il marchio di qualità IMQ: IMQ accerta la corrispondenza di un prodotto ad una norma tecnica ed il marchio lo mette il produttore portando il suo prodotto in un Istituto che fa le prove e garantisce che quel prodotto è conforme a quella norma tecnica. La marcatura invece è un obbligo di legge, non è volontaria, e dimostra che un certo prodotto rispetta la legge. Torniamo ai documenti legislativi che possono essere emessi dall'Unione Europea. Il più importante documento legislativo che può essere emesso dall'Unione Europea è il regolamento. Nella legislazione italiana un regolamento è un atto di spiegazione di una legge, non può cambiarla ma soltanto spiegare come si applica. In Europa invece la vera legge sovranazionale è il regolamento. Un regolamento quando è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea supera tutte le legislazioni nazionali, non ha bisogno di recepimenti, ed entra immediatamente in vigore, il giorno dopo la pubblicazione, o alla data scritta sul regolamento. Per esempio, sull’argomento che ci interessa, nel febbraio del '93 è uscito un regolamento su come devono comportarsi le dogane sul problema della marcatura CE. E quella è una legge sovranazionale. Non c'è stato bisogno di recepirla da parte dell'Italia. Quindi, i regolamenti entrano in vigore direttamente e devono essere attuati da tutti i cittadini. Le direttive invece di cui stiamo parlando, non sono leggi europee per tutti i cittadini, sono delle leggi europee il cui obbligo di attuazione è nei confronti degli Stati membri. Per diventare operative le direttive devono essere trasferite da ogni singolo Stato nella legislazione nazionale, e da quel momento il cittadino di quella nazione è obbligato ovviamente a seguirne i contenuti, perché è diventata una legge della nazione. In Italia, poiché sempre in ritardo nel recepimento delle direttive, la Corte Costituzionale ha emanato delle sentenze che consentono ad un singolo cittadino danneggiato dal non recepimento struttura di una direttiva europeaè sostanzialmente la stessa, quindi avremo un campo di applicare applicazione, definizioni, ecc. ecc.. Abbiamo degli allegati molto importanti per la direttiva europea anche se non nostra attività, che ritroviamo tutti nella normativa nazionale di recepimento. In più nella normativa di recepimento noi troviamo la parte sanzionatoria, con cui quindi chi è ancora legge dello Statopreposto all'attività di controllo dovrà portare a termine il procedimento amministrativo. Per esempio: nella direttiva macchinequanto riguarda la cosiddetta bassa tensione, che è ugualmente qui abbiamo una direttiva emanata nell'89 che doveva entrare in vigore in Europa direttiva, la 73/23, una legge di recepimento, la 791, poi abbiamo il 1° gennaio del '93, che poi è entrata in vigore in Europa il 1° gennaio '95, recepita in Italia nell'agosto del '96, quindi entrata in vigore il 21 settembre del '96, esiste un punto sulle funi dei carroponti dove il coefficiente decreto legislativo 626 di sicurezza della fune nell'ambito della legge europea è 5, ovverosia viene considerata sicura una fune che può sollevare 5 volte la portata dichiarata del mezzo. Nella legge nazionale del '55, ovverosia il famoso D.P.R. 547 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, il coefficiente richiesto è 6. E’ evidente che un costruttore italiano se doveva costruire fuori dall'applicazione della direttiva macchine, perché in Italia non era ancora attuata, era costretto ad usare la legge del '55ulteriore modifica, e quindi ancora di nuovo un'ulteriore modifica. Tutta la sua fune avrebbe dovuto avere normativa via via subisce dei cambiamenti significativi, questo perché c'è uno sviluppo tecnologico tale da imporre un coefficiente adeguamento tecnico della normativa. Poi verrà descritto in modo più dettagliato il significato specifico dello sviluppo tecnologico, l'importante è individuare alcuni requisiti essenziali sulla base dei quali si può valutare di sicurezza 6volta in volta la conformità del prodotto. Il costruttore tedesco poteva chiaramente costruire il carroponte con una fune con un coefficiente Un'altra tipologia di sicurezza 5 prodotti che gli costava meno, perché più piccola. Altro documento legislativo europeo ricade sotto la competenza della Camera sono le decisionii dispositivi di protezione individuale, che sono vincolanti soltanto nei confronti suddivisi in tre categorie. Quelli più comuni, più diffusi sono gli occhiali da sole (forse qualcuno non conosce questo binomio: occhiale da sole, dispositivo di coloro per cui protezione individuale). Queste tre categorie, una piccolissima parentesi, sono state prese. Visto definite sulla base del livello del grado di pericolosità che stiamo parlando il soggetto che li indossa è in grado o meno di sicurezza di prodotti anche se non alimentari, facciamo un esempio che capiamo tutti. Quando è emerso il problema della mucca pazza l'Unione Europea, cioè la Commissione Europea e il Consiglio dei Ministri dell'Unione, ha preso la decisione di vietare la vendita nel resto d'Europa della carne inglese. Quella era un decisione presa nei confronti dell'Inghilterra. Ci sono poi le raccomandazioni e i pareri che sono documenti non vincolanti per gli Stati membri. Vediamo qual è l'iter a questo punto per approvare questi documenti. La Commissione Europea presenta una sua proposta al Consiglio dei Ministri, che la valuta e poi può accettarla totalmente o elaborare alcune modifiche. Questo documento viene inviato al Parlamento Europeo che in base all'art. 251 del Trattato dell'Unione Europea entro tre mesi deve pronunciarsipercepire. Il Parlamento danno che un soggetto può approvarlo o non pronunciarsi, e quindi silenzio-assenso, oppure chiedere che venga modificato, oppure ancora respingere la proposta. Vediamo cosa succede nei tre casi. Se il Parlamento approva o non si pronuncia, il Consiglio dei Ministri non fa più niente; il documento viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e diventa testo legislativo europeo. Se invece il Parlamento Europeo propone delle modifiche e, quindi, degli emendamenti, possono essere seguite due strade. Considerato che è sempre il Consiglio dei Ministri ad attuare e promulgare le leggi, il Consiglio dei Ministri può accettare tutte le modifiche che il Parlamento ha richiesto, cambiare il testo e emanare la disposizione legislativa. Se invece il Consiglio dei Ministri non accetta tutte o parte delle osservazioni che sono state fatte dal Parlamento, interviene il Comitato di Conciliazione, composto dal Consiglio dei Ministri e dal Parlamento con l’obiettivo di trovare un accordo sul testo definitivo. Se il Comitato congiunto trova l’accordo su un testo questo è approvato e viene mandato in Gazzetta Ufficiale. Se invece nel Comitato di conciliazione le due parti, Consiglio e Parlamento, non trovano un accordo, l'atto può non essere adottato, oppure il Consiglio dei Ministri può ritornare al documento che lui ha presentato al Parlamento e approvarlo all’unanimità. Nel caso invece il Parlamento respingesse la proposta, il Consiglio non può convocare il Comitato di conciliazione, perché il Parlamento si è espresso negativamente escludendo la possibilità di un accordo. Se in seconda lettura il Parlamento si esprime di nuovo negativamente a maggioranza assoluta dei suoi membri il documento non esce. Questo è l'unico momento in cui il Parlamento può bloccare un iter legislativo; però deve farlo a maggioranza assoluta dei parlamentari, che credo sia quasi impossibile da raggiungere. Non mi risulta sia mai capitata una cosa di questo genere, mentre è capitato che il Consiglio dei Ministri sia andato avanti su procedimenti legislativi con parere contrario del Parlamento. Tutte le disposizioni legislative di cui stiamo parlando non sono state scritte per tutelare la salute delle persone, ma per consentire il funzionamento del mercato interno. L'art. 95 (ex 100A) del Trattato istitutivo dell'Unione Europea, da cui derivano tutte le direttive di cui stiamo parlando recita: "Il Consiglio (deliberando in conformità alle procedure che abbiamo visto prima), sentendo il Comitato economico sociale - un'organizzazione parallela che esprime un parere -, adotta le misure relative al ravvicinamento delle disposizioni legislative regolamentari amministrative degli Stati membri (notate) che hanno per oggetto l'instaurazione e il funzionamento del mercato interno". Quindi queste disposizioni servono unicamente per eliminare le barriere economiche tra le 15 Nazioni dell'Unione Europea. Il rischio poteva essere che in una Nazione, per esempio la Germania, ci fosse una legislazione più restrittiva che in Italia e di conseguenza il costruttore italiano fosse costretto a costruire dei prodotti specificatamente per l'area tedesca. Ciò avrebbe limitato il libero scambio nell'Unione Europea e la libertà di movimento delle merci. Quindi tutte le direttive di cui stiamo parlando sono state elaborate unicamente a fini commerciali per permettere alle varie imprese europee di far circolare senza ostacoli i prodotti nei Paesi dell'Unione e in quelli dell’EFTA. L’EFTA è un’organizzazione di libero scambio composta da Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda (Svezia, Finlandia e Austria che prima vi facevano parte ora sono entrati nell’Unione Europea) che ha sottoscritto con l'Unione Europea un trattato proprio per la libera circolazione delle merci e quindi tutte queste disposizioni legislative di prodotto, valgono anche per le nazioni dell'EFTA eccetto la Svizzera. In seguito percepire relativamente a un referendum popolare la Svizzera continua tutt'oggi a essere Paese fuori dai confini DPI di questo che si chiama lo Spazio economico europeo. Nell'ambito dell'art. 95 però, esiste un paragrafo che impone alla Commissione, nelle sue proposte di elaborazione di direttive ai fini del libero mercato, di mantenere un alto livello di protezione in materia di sanità, sicurezza, protezione dell'ambiente e protezione dei consumatori. In base a questo paragrafo è evidente che una direttiva di prodotto ai fini della libera circolazione del mercato deve “fare sicurezza”, perché altrimenti non rispetterebbe questo paragrafo. Un problema sorge con l’allegato tecnico alla direttiva che normalmente è titolato: “Requisiti essenziali di sicurezza” intendendo con questo termine le condizioni di sicurezza che devono essere rispettate e non i requisiti minimi che devono essere garantiti ma che possono anche essere superati. Da qui sorge la difficoltà di vigilare il mercato, perché ogni costruttore tende ad ottemperare la direttiva in maniera soggettiva anche se i requisiti sono inderogabili. Questo non garantisce che i prodotti marcati CE rispettino al 100% i requisiti di sicurezza. Con una risoluzione dell'89, e poi con una direttiva del '98prima categoria, è stato definito tutto il sistema di normazione e di armonizzazione tecnica a livello europeo. In Italia esistono due enti di normazione tecnicaminimo, uno è l'UNI e l'altro è il CEI. Il CEI si occupa della normazione tecnica in campo elettrico, l'UNI si occupa della normazione tecnica in tutto il resto dello scibile umano. Per riuscire ad avere un'armonizzazione legislativa e di prodotto è stato però necessario creare Enti di normazione tecnica superiori a quelli nazionali. A livello europeo sono nati tre Enti di normazione. Il CEN, che sarebbe il corrispondente europeo dell'UNI in Italia, il CENELEC, che è il corrispondente europeo del CEI e l’ETSI, che non esiste in Italia, e si occupa di tutta la normazione tecnica nel campo delle telecomunicazioni. In Italia non esiste il corrispondente perché si occupa di questo direttamente il Ministero delle Poste o il Ministero delle Comunicazioni come si chiama oggi. Il corrispondente mondiale del CEN e dell'UNI è l'ISO, il corrispondente del CEI e del CENELEC è l'International Electrical Comunity, cioè ILC. Esistono quindi tre livelli di normazione tecnica: uno mondiale, uno europeo ed uno nazionale. Quando si parla di marcatura CE ci si riferisce a documenti che devono essere analoghi in tutte le Nazioni europee e che devono essere citati sulle dichiarazioni CE di conformità dei prodotti. Visto che i prodotti possono circolare in Europa, gli unici documenti che devono essere citati sui prodotti sono i documenti europei. La norma è un documento prodotto mediante consenso, quindi discusso, votato e accettato dalle parti interessate, occhiale da uno degli Enti preposti, che fornisce sole serve esclusivamente per usi comuni regole, linee guida o caratteristiche relative a determinate attività o ai loro risultati al fine di ottenere il migliore ordine in un determinato contesto. Per fare un esempio sull’importanza delle norme, pensate che se non ci fossero le norme tecniche che hanno standardizzato le viti e i bulloni, non saremmo capaci a riparare nulla se non andando dal costruttore. Tutta la normazione tecnica è sempre di utilizzo volontario, cioè non c'è nessun obbligo ad usare una norma tecnica, a meno che quella norma tecnica sia citata in una legge. Se utilizzo le norme UNI o le norme CEI sono sicuro di costruire a regola d'arte, però se io dovessi usare le norme di un altro Stato per esempio le norme BSI inglesi, i miei prodotti sarebbero a norma lo stesso. Io devo solo dimostrare di aver usato un altro sistema tecnico di altrettanta validità, perché le norme tecniche sono sempre di utilizzo volontaristico. Invece esiste un vincolo di cogenza, quindi di obbligatorietà nel momento in cui esce una norma tecnica europea nei confronti degli enti di normazione nazionali, cioè se esce una norma tecnica a livello di CEN o di CENELEC entro sei mesi obbligatoriamente tutti gli enti di normazione nazionali devono cancellare le norme tecniche su quell'argomento che esistono e recepire nelle norme nazionali la norma europea; cioè non è possibile che esista sullo stesso argomento una norma nazionale ed una norma europea. Quindi se esce la norma tecnica europea, è solo lei che ha valore, tutte le altre vengono cancellate. Quindi è un obbligo per l'Ente di normazione recepirlaproteggere dai danni dovuti alla luce, ma non è un obbligo certo per l'utente usarlaproteggere da altri pericoli, questo deve essere chiaro. Non esistonoquali quelli in situazioni lavorative particolari, invececome maschere di protezione, obblighi con le norme mondialiguanti isolanti, cioè le norme ISO o le norme BEC mondiali in campo elettrico sono norme tecniche che se uno vuole le usaecc., se non vuole non le usa, ma non c'è obbligo di trasferirle nelle varie normazioni nazionali: per sapere se una norma è una norma europea è necessario leggere se prima del numero ci sono le lettere “EN”. Un’ultima precisazione. Le norme tecniche armonizzate, che leggiamo su tutti i documenti, sono una cosa ben particolare scarponi e ben precisa:quant'altro.
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Intervento. Ritorno sulla prima domandaVolevo sapere, a livello statistico, quanti sono gli interventi realizzati. Il problema Cioè quanti provvedimenti di allineamento delle normative ritiro dal mercato sono stati emanati? Guardi, diciamo moltissimi, perché l'ultimo anno dovrebbero essere stati circa 100 e qualcosa per quanto riguarda prodotti di tipo definitivo, tenga presente che molti di questi vengono pubblicati in Gazzetta e molti altri non vengono pubblicati; quindi quantificare con precisione.... parlo di quelli nazionali. Comunque, è un problema ancora oggi oppure, come lei diceva, il processo di armonizzazione è già concluso? Ritengo che questo argomento sia talmente importante e interessante che forse è il caso di affrontarlo più tardi. Questa iniziativa è molto importantefare questa distinzione: perché informare e formare i provvedimenti non è che il punto di partenza, dopodiché si deve intervenire e rispondere alle richieste che siamo tenuti a dare all’utenza. Quindi direi che su questo argomento, su cui poi confrontarci, si debba parlare e non poco, certamente. Se mi permettete, faccio un passo indietro, perché credo sia importante capire come vengono emanate le direttive e quale significato hanno. Partiamo da Adamo ed Eva. In Italia le leggi sempre sono emanate dal Parlamento e dal Governo se ha una delega dal Parlamento. In Europa invece è il contrariouguali, cioè chi legifera dire un numero preciso è il Consiglio dei Ministridifficile perché un provvedimento può essere emanato relativamente a due diversi tipi di giocattoli, non è il Parlamentoper cui un unico provvedimento può comprendere diversi tipi di giocattoli. E allora vediamo innanzitutto quali Comunque in generale sono circa un centinaio, tenga presente che riguardano diversi prodotti: prevalgono comunque occhiali da sole e giocattoli. Questi sono i documenti che il Consiglio dei Ministri europeo può emanareprodotti con le non conformità più frequenti. Esistono altre questioni, che valore hanno, secondo quale iter. Innanzitutto vorrei chiarire che il simbolo CE non si chiama marchio, ma marcatura. La differenza è sostanziale, poiché la parola marchio indica la corrispondenza ad una norma, mentre qui stiamo parlando di corrispondenza alle leggi. Marchio èi tessili, per esempio. Gli elettrici non conformi rappresentano un problema grossissimo, il marchio di qualità IMQ: IMQ accerta la corrispondenza di che, purtroppo, è sottovalutato; sui giocattoli pericolosi si pone maggiore attenzione vuoi anche in considerazione del loro destinatario, mentre non ve n'è abbastanza per l'elettrico. Recentemente c'è stato un prodotto incidente ad una norma tecnica ed signora con una coperta elettrica, non so cosa di preciso le sia successo. Il settore degli elettrici è comunque delicatissimo e anche lì abbiamo emanato una serie di provvedimenti disparati. C'è da dire che esiste un, per così dire, andamento stagionale nell'emanazione dei provvedimenti. Mi spiego: ci sono delle campagne di informazione sui requisiti degli occhiali da sole fatte durante il marchio lo mette il produttore portando il suo prodotto in un Istituto periodo che fa le prove precede l’estate, si potenziano i controlli nel settore e garantisce che per quel prodotto è conforme a quella norma tecnicarisultano più numerosi in quel periodo. La marcatura invece è un obbligo Poi c'è il caso delle candele luminose sotto Natale che impegnano molto le Camere di leggeCommercio nel periodo invernale. Sostanzialmente i provvedimenti emanati riguardano giocattoli, non è volontaria, occhiali da sole e dimostra che un certo prodotto rispetta la legge. Torniamo ai documenti legislativi che possono essere emessi dall'Unione Europea. Il più importante documento legislativo che può essere emesso dall'Unione Europea è il regolamento. Nella legislazione italiana un regolamento è un atto particolari tipologie di spiegazione di una legge, non può cambiarla ma soltanto spiegare come si applica. In Europa invece la vera legge sovranazionale è il regolamento. Un regolamento quando è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea supera tutte le legislazioni nazionali, non ha bisogno di recepimenti, ed entra immediatamente in vigore, il giorno dopo la pubblicazione, o alla data scritta sul regolamento. Per esempio, sull’argomento che ci interessa, nel febbraio del '93 è uscito un regolamento su come devono comportarsi le dogane sul problema della marcatura CE. E quella è una legge sovranazionale. Non c'è stato bisogno di recepirla da parte dell'Italia. Quindi, i regolamenti entrano in vigore direttamente e devono essere attuati da tutti i cittadini. Le direttive invece di cui stiamo parlando, non sono leggi europee per tutti i cittadini, sono delle leggi europee il cui obbligo di attuazione è nei confronti degli Stati membri. Per diventare operative le direttive devono essere trasferite da ogni singolo Stato nella legislazione nazionale, e da quel momento il cittadino di quella nazione è obbligato ovviamente a seguirne i contenuti, perché è diventata una legge della nazione. In Italia, poiché sempre in ritardo nel recepimento delle direttive, la Corte Costituzionale ha emanato delle sentenze che consentono ad un singolo cittadino danneggiato dal non recepimento di una direttiva europea, di applicare la direttiva europea anche se non è ancora legge dello Stato. Per esempio: nella direttiva macchine, che è una direttiva emanata nell'89 che doveva entrare in vigore in Europa il 1° gennaio del '93, che poi è entrata in vigore in Europa il 1° gennaio '95, recepita in Italia nell'agosto del '96, quindi entrata in vigore il 21 settembre del '96, esiste un punto sulle funi dei carroponti dove il coefficiente di sicurezza della fune nell'ambito della legge europea è 5, ovverosia viene considerata sicura una fune che può sollevare 5 volte la portata dichiarata del mezzo. Nella legge nazionale del '55, ovverosia il famoso D.P.R. 547 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, il coefficiente richiesto è 6. E’ evidente che un costruttore italiano se doveva costruire fuori dall'applicazione della direttiva macchine, perché in Italia non era ancora attuata, era costretto ad usare la legge del '55, e quindi la sua fune avrebbe dovuto avere un coefficiente di sicurezza 6. Il costruttore tedesco poteva chiaramente costruire il carroponte con una fune con un coefficiente di sicurezza 5 che gli costava meno, perché più piccola. Altro documento legislativo europeo sono le decisioni, che sono vincolanti soltanto nei confronti di coloro per cui sono state prese. Visto che stiamo parlando di sicurezza di prodotti anche se non alimentari, facciamo un esempio che capiamo tutti. Quando è emerso il problema della mucca pazza l'Unione Europea, cioè la Commissione Europea e il Consiglio dei Ministri dell'Unione, ha preso la decisione di vietare la vendita nel resto d'Europa della carne inglese. Quella era un decisione presa nei confronti dell'Inghilterra. Ci sono poi le raccomandazioni e i pareri che sono documenti non vincolanti per gli Stati membri. Vediamo qual è l'iter a questo punto per approvare questi documenti. La Commissione Europea presenta una sua proposta al Consiglio dei Ministri, che la valuta e poi può accettarla totalmente o elaborare alcune modifiche. Questo documento viene inviato al Parlamento Europeo che in base all'art. 251 del Trattato dell'Unione Europea entro tre mesi deve pronunciarsi. Il Parlamento può approvarlo o non pronunciarsi, e quindi silenzio-assenso, oppure chiedere che venga modificato, oppure ancora respingere la proposta. Vediamo cosa succede nei tre casi. Se il Parlamento approva o non si pronuncia, il Consiglio dei Ministri non fa più niente; il documento viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e diventa testo legislativo europeo. Se invece il Parlamento Europeo propone delle modifiche e, quindi, degli emendamenti, possono essere seguite due strade. Considerato che è sempre il Consiglio dei Ministri ad attuare e promulgare le leggi, il Consiglio dei Ministri può accettare tutte le modifiche che il Parlamento ha richiesto, cambiare il testo e emanare la disposizione legislativa. Se invece il Consiglio dei Ministri non accetta tutte o parte delle osservazioni che sono state fatte dal Parlamento, interviene il Comitato di Conciliazione, composto dal Consiglio dei Ministri e dal Parlamento con l’obiettivo di trovare un accordo sul testo definitivo. Se il Comitato congiunto trova l’accordo su un testo questo è approvato e viene mandato in Gazzetta Ufficiale. Se invece nel Comitato di conciliazione le due parti, Consiglio e Parlamento, non trovano un accordo, l'atto può non essere adottato, oppure il Consiglio dei Ministri può ritornare al documento che lui ha presentato al Parlamento e approvarlo all’unanimità. Nel caso invece il Parlamento respingesse la proposta, il Consiglio non può convocare il Comitato di conciliazione, perché il Parlamento si è espresso negativamente escludendo la possibilità di un accordo. Se in seconda lettura il Parlamento si esprime di nuovo negativamente a maggioranza assoluta dei suoi membri il documento non esce. Questo è l'unico momento in cui il Parlamento può bloccare un iter legislativo; però deve farlo a maggioranza assoluta dei parlamentari, che credo sia quasi impossibile da raggiungere. Non mi risulta sia mai capitata una cosa di questo genere, mentre è capitato che il Consiglio dei Ministri sia andato avanti su procedimenti legislativi con parere contrario del Parlamento. Tutte le disposizioni legislative di cui stiamo parlando non sono state scritte per tutelare la salute delle persone, ma per consentire il funzionamento del mercato interno. L'art. 95 (ex 100A) del Trattato istitutivo dell'Unione Europea, da cui derivano tutte le direttive di cui stiamo parlando recita: "Il Consiglio (deliberando in conformità alle procedure che abbiamo visto prima), sentendo il Comitato economico sociale - un'organizzazione parallela che esprime un parere -, adotta le misure relative al ravvicinamento delle disposizioni legislative regolamentari amministrative degli Stati membri (notate) che hanno per oggetto l'instaurazione e il funzionamento del mercato interno". Quindi queste disposizioni servono unicamente per eliminare le barriere economiche tra le 15 Nazioni dell'Unione Europea. Il rischio poteva essere che in una Nazione, per esempio la Germania, ci fosse una legislazione più restrittiva che in Italia e di conseguenza il costruttore italiano fosse costretto a costruire dei prodotti specificatamente per l'area tedesca. Ciò avrebbe limitato il libero scambio nell'Unione Europea e la libertà di movimento delle merci. Quindi tutte le direttive di cui stiamo parlando sono state elaborate unicamente a fini commerciali per permettere alle varie imprese europee di far circolare senza ostacoli i prodotti nei Paesi dell'Unione e in quelli dell’EFTA. L’EFTA è un’organizzazione di libero scambio composta da Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda (Svezia, Finlandia e Austria che prima vi facevano parte ora sono entrati nell’Unione Europea) che ha sottoscritto con l'Unione Europea un trattato proprio per la libera circolazione delle merci e quindi tutte queste disposizioni legislative di prodotto, valgono anche per le nazioni dell'EFTA eccetto la Svizzera. In seguito a un referendum popolare la Svizzera continua tutt'oggi a essere Paese fuori dai confini di questo che si chiama lo Spazio economico europeo. Nell'ambito dell'art. 95 però, esiste un paragrafo che impone alla Commissione, nelle sue proposte di elaborazione di direttive ai fini del libero mercato, di mantenere un alto livello di protezione in materia di sanità, sicurezza, protezione dell'ambiente e protezione dei consumatori. In base a questo paragrafo è evidente che una direttiva di prodotto ai fini della libera circolazione del mercato deve “fare sicurezza”, perché altrimenti non rispetterebbe questo paragrafo. Un problema sorge con l’allegato tecnico alla direttiva che normalmente è titolato: “Requisiti essenziali di sicurezza” intendendo con questo termine le condizioni di sicurezza che devono essere rispettate e non i requisiti minimi che devono essere garantiti ma che possono anche essere superati. Da qui sorge la difficoltà di vigilare il mercato, perché ogni costruttore tende ad ottemperare la direttiva in maniera soggettiva anche se i requisiti sono inderogabili. Questo non garantisce che i prodotti marcati CE rispettino al 100% i requisiti di sicurezza. Con una risoluzione dell'89, e poi con una direttiva del '98, è stato definito tutto il sistema di normazione e di armonizzazione tecnica a livello europeo. In Italia esistono due enti di normazione tecnica, uno è l'UNI e l'altro è il CEI. Il CEI si occupa della normazione tecnica in campo elettrico, l'UNI si occupa della normazione tecnica in tutto il resto dello scibile umano. Per riuscire ad avere un'armonizzazione legislativa e di prodotto è stato però necessario creare Enti di normazione tecnica superiori a quelli nazionali. A livello europeo sono nati tre Enti di normazione. Il CEN, che sarebbe il corrispondente europeo dell'UNI in Italia, il CENELEC, che è il corrispondente europeo del CEI e l’ETSI, che non esiste in Italia, e si occupa di tutta la normazione tecnica nel campo delle telecomunicazioni. In Italia non esiste il corrispondente perché si occupa di questo direttamente il Ministero delle Poste o il Ministero delle Comunicazioni come si chiama oggi. Il corrispondente mondiale del CEN e dell'UNI è l'ISO, il corrispondente del CEI e del CENELEC è l'International Electrical Comunity, cioè ILC. Esistono quindi tre livelli di normazione tecnica: uno mondiale, uno europeo ed uno nazionale. Quando si parla di marcatura CE ci si riferisce a documenti che devono essere analoghi in tutte le Nazioni europee e che devono essere citati sulle dichiarazioni CE di conformità dei prodotti. Visto che i prodotti possono circolare in Europa, gli unici documenti che devono essere citati sui prodotti sono i documenti europei. La norma è un documento prodotto mediante consenso, quindi discusso, votato e accettato dalle parti interessate, da uno degli Enti preposti, che fornisce per usi comuni regole, linee guida o caratteristiche relative a determinate attività o ai loro risultati al fine di ottenere il migliore ordine in un determinato contesto. Per fare un esempio sull’importanza delle norme, pensate che se non ci fossero le norme tecniche che hanno standardizzato le viti e i bulloni, non saremmo capaci a riparare nulla se non andando dal costruttore. Tutta la normazione tecnica è sempre di utilizzo volontario, cioè non c'è nessun obbligo ad usare una norma tecnica, a meno che quella norma tecnica sia citata in una legge. Se utilizzo le norme UNI o le norme CEI sono sicuro di costruire a regola d'arte, però se io dovessi usare le norme di un altro Stato per esempio le norme BSI inglesi, i miei prodotti sarebbero a norma lo stesso. Io devo solo dimostrare di aver usato un altro sistema tecnico di altrettanta validità, perché le norme tecniche sono sempre di utilizzo volontaristico. Invece esiste un vincolo di cogenza, quindi di obbligatorietà nel momento in cui esce una norma tecnica europea nei confronti degli enti di normazione nazionali, cioè se esce una norma tecnica a livello di CEN o di CENELEC entro sei mesi obbligatoriamente tutti gli enti di normazione nazionali devono cancellare le norme tecniche su quell'argomento che esistono e recepire nelle norme nazionali la norma europea; cioè non è possibile che esista sullo stesso argomento una norma nazionale ed una norma europea. Quindi se esce la norma tecnica europea, è solo lei che ha valore, tutte le altre vengono cancellate. Quindi è un obbligo per l'Ente di normazione recepirla, ma non è un obbligo per l'utente usarla, questo deve essere chiaro. Non esistono, invece, obblighi con le norme mondiali, cioè le norme ISO o le norme BEC mondiali in campo elettrico sono norme tecniche che se uno vuole le usa, se non vuole non le usa, ma non c'è obbligo di trasferirle nelle varie normazioni nazionali: per sapere se una norma è una norma europea è necessario leggere se prima del numero ci sono le lettere “EN”. Un’ultima precisazione. Le norme tecniche armonizzate, che leggiamo su tutti i documenti, sono una cosa ben particolare e ben precisa:elettrici.
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