AMBITO TERRITORIALE 5 MELZO
per la realizzazione del sistema integrato
di interventi - servizi sociali e socio-sanitari previsti dal XXXXX XX XXXX 0000-00
“per un welfare collaborATTIVO”
ai sensi
• dell’art. 19 della legge n. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”
• dell’art. 18 della legge regionale 3/2008, “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”
Tra
le Amministrazioni comunali di Cassano d’Adda, Inzago, Liscate, Melzo, Pozzuolo Martesana,
Settala, Truccazzano, Vignate che compongono l’Ambito Territoriale n. 5 di Melzo l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (ASST) Melegnano e Martesana
l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Città Metropolitana di Milano, rappresentata dal Direttore Generale, xxxx. Xxxxxx Xxxxxxxxxxx;
gli Enti del Terzo Settore
• ACLI Circolo Ghidini e Bonomi APS di Cassano d’Adda;
• Cooperativa Sociale AERIS
• Cooperativa Sociale Archè
• Cooperativa Sociale Atipica
• Cooperativa Sociale COGESS
• Cooperativa Sociale Insieme
• Cooperativa Sociale Dialogica
• Cooperativa Sociale Filippide
• Cooperativa Sociale Germoglio
• Cooperativa Sociale Graffiti
• Cooperativa Sociale la Fonte
• Cooperativa Sociale Milagro
• Cooperativa Sociale Punto d’Incontro
• Cooperativa Sociale Solleva
• Cooperativa Sociale Spazio Giovani
• Cooperativa Sociale Torpedone
• Fondazione Somaschi
• CGIL Milano
AFOL Metropolitana
Città metropolitana di Milano – osservatorio Giovani
Università Padova Dipartimento di Filosofia Sociologia Pedagogia e Psicologia Applicata FISPPA
Dato atto che
la legge 8 novembre 2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” individua il Piano di Zona dei servizi sociali e socio-sanitari come strumento fondamentale per la realizzazione delle politiche di intervento nel settore socio-sanitario con riferimento, in special modo, alla capacità dei vari attori istituzionali e sociali di definire, nell’esercizio dei propri ruoli e compiti, scelte concertate in grado di delineare opzioni e modelli strategici adeguati per lo sviluppo di un sistema a rete dei servizi socio-sanitari sul territorio di riferimento;
e stabilisce che
⋅ i Comuni associati, a tutela dei diritti della popolazione, d'intesa con le aziende unità sanitarie locali ora Agenzie di Tutela della Salute, in attuazione della legge regionale n. 23/15, provvedono a definire il piano di zona, nell'ambito delle risorse disponibili;
⋅ il piano di zona è, di norma, adottato attraverso Accordo di programma ai sensi dell'articolo 27 della legge 8 giugno 1990, n. 142, e successive modificazioni;
⋅ all'accordo di programma, per assicurare l'adeguato coordinamento delle risorse umane e finanziarie, partecipano i soggetti pubblici di cui al comma 1dell’art. 19 della legge n. 328/00, nonché i soggetti di cui all'articolo 1, comma 4, e all'articolo 10 della stessa legge n. 328/00, che
attraverso l'accreditamento o specifiche forme di concertazione concorrono, anche con proprie risorse, alla realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto nel piano;
la legge regionale 12 marzo 2008, n. 3 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale”, così come modificata dalla l.r. 11 agosto 2015, n. 23 “Evoluzione del sistema sociosanitario lombardo: modifiche al Titolo I e al Titolo II della legge regionale 30 dicembre 2009, n. 33”
⋅ all’articolo 11, comma 1, lettera a) attribuisce alla Regione la funzione di indirizzo per la programmazione delle unità di offerta sociali;
⋅ all’articolo 13, comma 1, lettera a) attribuisce ai Comuni singoli e associati e alle Comunità montane, ove delegate, la funzione di programmare, progettare e realizzare la rete locale delle unità di offerta sociali, nel rispetto degli indirizzi e conformemente agli obiettivi stabiliti dalla
Regione, anche promuovendo la partecipazione dei soggetti di cui all’articolo 3 della stessa legge;
⋅ all’articolo 18
▪ individua il Piano di Zona quale strumento di programmazione in ambito locale della
rete d’offerta sociale, nel quale sono definiti le modalità di accesso alla rete, gli obiettivi e le priorità di intervento, gli strumenti e le risorse necessarie alla loro realizzazione;
▪ definisce le modalità di approvazione, di attuazione, la durata e l’ambito territoriale di riferimento del Piano di Zona;
Nelle more dell’applicazione della Legge regionale 22 del 14 Dicembre 2021 “Modifiche al Titolo I e al Titolo VII della legge regionale 30 dicembre 2009, n. 33 e degli atti applicativi della stessa si procede ai sensi della legge regionale 11 agosto 2015 n. 23 “Evoluzione del sistema sociosanitario lombardo: modifiche al Titolo I e al Titolo II della legge regionale 30 dicembre 2009, n. 33 (Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità)” favorisce, per quanto di competenza, l’integrazione del SSL con i servizi sociali di competenza delle autonomie locali;
⋅ all’art 1 afferma che il sistema sanitario, sociosanitario e sociale integrato lombardo, di seguito denominato sistema sociosanitario lombardo (SSL), promuove e tutela la salute ed è costituito dall’insieme di funzioni, risorse, servizi, attività, professionisti e prestazioni
che garantiscono l’offerta sanitaria e sociosanitaria della Regione e la sua integrazione con quella sociale di competenza delle autonomie locali;
⋅ all’art. 2 prevede che la programmazione, la gestione e l’organizzazione del SSL sono attuate con gradualità e nei limiti delle risorse economiche disponibili e si conformano a principi generali, tra cui la promozione delle forme di integrazione operativa e gestionale
tra i soggetti erogatori dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali del SSL e l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale nell’individuazione delle soluzioni gestionali dei servizi a livello territoriale;
⋅ all’art 6 rimarca che le ATS garantiscono l’integrazione di tali prestazioni con quelle sociali di competenza delle autonomie locali;
⋅ all’art. 7 evidenzia che le ASST favoriscono l’integrazione delle funzioni sanitarie e sociosanitarie con le funzioni sociali di competenza delle autonomie locali;
⋅ all’art. 9 prevede che il SSL attiva modalità organizzative innovative di presa in carico in grado di integrare, anche facendo uso delle più aggiornate tecnologie e pratiche metodologiche, in particolare di telemedicina, le modalità di risposta ai bisogni delle
persone in condizione di cronicità e fragilità, per garantire la continuità nell’accesso alla rete dei servizi e l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali;
⋅ in più articoli indica la necessità dell’integrazione delle politiche sanitarie e sociosanitarie con quelle sociali di competenza delle autonomie locali nell’ambito del SSL, favorendo la realizzazione di reti sussidiarie di supporto che intervengono in presenza di fragilità
sanitarie, sociali e socioeconomiche; le reti sono finalizzate a tutelare il benessere di tutti i componenti della famiglia, anche in presenza di problematiche assistenziali derivanti da non autosufficienza e da patologie cronico-degenerative.
Richiamati
• il DPCM 14.2.2001 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio- sanitarie” che definisce tali prestazioni e attribuisce degli oneri conseguenti al FSN (Fondo Sanitario Nazionale) o agli Enti Locali;
• il DPCM 29.11.2001 “Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza” - le successive modifiche e integrazioni - e il DPCM 12.01.2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre
1992, n. 502”, per le parti in vigore o che entreranno in vigore con successivi provvedimenti;
• la DGR 4111/2020 “Determinazioni in merito al percorso di definizione delle linee di indirizzo per la programmazione sociale territoriale – triennio 2021 -2023” che prevede tra
l’altro la proroga degli accordi di programma fino alla sottoscrizione del nuovo Accordo di Programma per l’attuazione del Piano di Zona 2021 -2023 che dovrà concludersi entro il 31/12/2021;
• L’ “Approvazione delle Linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello locale 2021-2023” di cui alla DGR n. 4563/2021;
Premesso che
Ai sensi della DGR 4111/2020, il percorso di definizione delle Linee di indirizzo per il triennio 2021- 2023 prevede la realizzazione di momenti di lavoro con le rappresentanze degli Uffici di Piano, ATS, ASST, Terzo Settore, il cui apporto sarà significativo affinché le indicazioni riguardanti la nuova programmazione siano il più possibile espressione di partecipazione e condivisione.
In questa logica, il percorso per la predisposizione dei Piani di Zona 2021 – 2023 ha previsto - ai sensi della DGR 4563/2021 - le seguenti azioni:
• Condivisione e definizione in Cabina di Regia Unificata dei percorsi da seguire per attuare le indicazioni previste dalla normativa regionale in tema di programmazione zonale.
• Individuazione delle policy (Supporto alle persone in povertà, supporto alla progettazione individualizzata per persone con disabilità, Contrasto alla violenza di genere) ed avvio di gruppi di lavoro integrati per la costruzione di un sistema di indicatori per la valutazione dell’impatto delle politiche e delle misure messe in atto dall’Ambito (out come).
• Declinazione a livello locale, attraverso le cabine di Regia Territoriali delle tematiche riguardanti l’integrazione socio sanitaria, partendo dall’analisi del documento sottoscritto nella precedente triennalità, individuando le criticità e stabilendo le priorità per il triennio 2021 – 2023.
• Co programmazione e co progettazione a livello locale attraverso seminari tematici ai quali hanno partecipato tutti gli attori coinvolti nella programmazione zonale (Ambiti, Comuni, Terzo settore, ATS e ASST).
• Formazione congiunta per l’elaborazione di Profili di salute di Comunità finalizzati alla programmazione zonale.
Convenuto che
Il presente Accordo di Programma (d’ora in poi “Accordo”), sottoscritto ai sensi dell’art.18, comma 7, viste le modifiche intervenute con la L.R. 23/2015 e ai sensi dell’art.34 del D.Lgs. n.267 del 18.08.2000 (d’ora in poi “TUEL”), ha lo scopo di attuare la programmazione della rete d’offerta sociale e socio sanitaria definita a livello locale per l’Ambito Territoriale 5 dell’ASST Melegnano e Martesana attraverso il Piano di Zona 2021-2023, parte integrante del presente documento, approvato, ai sensi dell’art.18, comma 4, della L.R. n.3, dall’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale.
Nell’ambito di quanto definito dalla L. 328/00, che intende assicurare ai cittadini un sistema integrato di servizi territoriali in grado di concorrere alla promozione della qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza (Art. 1. L. 328/00), e nella prospettiva (sempre sancita dalla 328/00, nonché dalla Legge 106/2016 di Riforma del Terzo Settore) per cui tali princìpi possano trovare attuazione solo sollecitando e governando il contributo di tutta la Comunità verso obiettivi comuni di protezione e sviluppo sociale, il presente accordo è finalizzato alla promozione, in primis tra Enti Locali oltre che con altre Istituzioni, Terzo Settore, reti formali e informali di solidarietà, famiglie, cittadini ecc., di una rete di responsabilità condivise orientate a generare Salute e Coesione e a contrastare la frammentazione sociale, attraverso l’esercizio coordinato dei Servizi ed attività previsti nel Documento Piano di Zona allegato.
Gli enti sottoscrittori sono responsabili dell’attuazione delle azioni e degli obiettivi indicati nel documento di piano al fine di garantire l’efficacia delle politiche sociali programmate e legittimati nella regolazione di diversi rapporti di collaborazione, per implementare un welfare di comunità collaborativo, sostenibile, inclusivo e coeso.
Visto
La delibera dell’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale di Melzo n.7 del 30 11 2021 che ha approvato il Piano di Zona per l’anno 2021-23 (Allegato 1) al presente Accordo di Programma come sua parte integrante e sostanziale;
TUTTO CIO’ PREMESSO
si conviene e si sottoscrive il presente Accordo di Programma
Art. 1 Oggetto
Il presente Accordo di programma, che rappresenta l’atto con cui i diversi attori adottano il Piano di Zona per l’anno 2021-23 (Allegato 1 al presente Accordo quale parte integrante e sostanziale), ha per oggetto la definizione dei reciproci rapporti fra i soggetti istituzionali coinvolti nell’attuazione dei servizi e degli interventi previsti nel Documento di programmazione del Welfare locale.
Art. 2 Finalità ed obiettivi
Il presente Accordo di Programma intende dare concreta attuazione al processo di programmazione e progettazione locale del Piano di Zona, in attuazione degli obiettivi stabiliti dalla DGR regionale che mirano a stimolare percorsi di coordinamento e ricomposizione , che siano in grado di produrre risposte di sistema ai bisogni – vecchi e nuovi – in modo trasversale il territorio sistematizzando la cooperazione e il coordinamento sovra zonale tra Ambiti con ASST e ATS; in particolar modo per allargare e approfondire lo spettro di cooperazione tra gli attori territoriali e spingere per una reale sistematizzazione nella definizione di filiere integrate di servizi.
Il Piano di Zona dovrà focalizzarsi su progettazioni integrate e trasversali tra differenti aree di policy, per fornire risposte che superino la frammentarietà degli interventi avendo presente la multidimensionalità del bisogno.
Il Terzo settore e il privato profit, assumono un ruolo di crescente importanza e sono coinvolti fin dalle prime fasi di progettazione: essi, infatti, concorrono all’individuazione degli obiettivi dei processi di programmazione locale e partecipano, anche in modo coordinato con l'Ambito, alla definizione di progetti per servizi e interventi di cura alla persona. Questa sinergia richiederà un profondo rinnovamento nei metodi di lavoro e nelle relazioni ed implicherà l’introduzione di nuovi strumenti di valutazione dei cambiamenti ottenuti e dei risultati prodotti che superino la consueta e consolidata modalità di rendicontazione.
Art. 3 Ente Capofila
I Comuni sottoscrittori del presente Accordo, così come deliberato dall’Assemblea dei Sindaci di Ambito (delibera n. 6 dell’8 11 2021), individuano il Comune di Melzo quale Ente Capofila responsabile dell’attuazione del presente Accordo. l’Ente Capofila opera vincolato nell’esecutività al mandato dell’Assemblea dei sindaci di Ambito Territoriale ed adotta ogni atto di competenza per l’attuazione del presente Accordo di Programma nel rispetto degli indirizzi espressi dall’Assemblea dell’Ambito territoriale dei Sindaci e delle competenze gestionali attribuite al personale preposto per l’attuazione del Piano di Zona.
L’Ente capofila con delibera comunale n. 120 del 24 11 2021 ha assunto il ruolo di capo fila e svolge la funzione di coordinamento dell’attuazione del Piano di Zona e di gestione delle risorse complessive necessarie e dei finanziamenti disponibili.
Il Comune di Melzo è già individuato Capofila ai sensi della convenzione intercomunale per la gestione associata dei servizi ed interventi approvata dall’Assemblea dei Sindaci di Ambito con atto
n. 6 dell’8 11 2021 e dai consigli comunali dei comuni appartenenti all’Ambito territoriale.
Art. 4 Territorio oggetto della programmazione e soggetti sottoscrittori
Sono soggetti sottoscrittori del presente Accordo:
le Amministrazioni comunali di Cassano d’Adda, Inzago, Liscate, Melzo, Pozzuolo Martesana,
Settala, Truccazzano, Vignate che compongono l’Ambito Territoriale n. 5 di Melzo l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (ASST) Melegnano e Martesana
l’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Città Metropolitana di Milano, rappresentata dal Direttore Generale, xxxx. Xxxxxx Xxxxxxxxxxx;
gli Enti del Terzo Settore
• ACLI Circolo Ghidini e Bonomi APS di cassano d’Adda;
• Cooperativa Sociale AERIS
• Cooperativa Sociale Archè
• Cooperativa Sociale Atipica
• Cooperativa Sociale COGESS
• Cooperativa Sociale Insieme
• Cooperativa Sociale Dialogica
• Cooperativa Sociale Filippide
• Cooperativa Sociale Germoglio
• Cooperativa Sociale Graffiti
• Cooperativa Sociale la Fonte
• Cooperativa Sociale Milagro
• Cooperativa Sociale Punto d’Incontro
• Cooperativa Sociale Solleva
• Cooperativa Sociale Spazio Giovani
• Cooperativa Sociale Torpedone
• Fondazione Somaschi
• CGIL Milano
AFOL Metropolitana aderendo all’accordo di programma del Piano di Zona di Melzo, intende proseguire il lavoro avviato nel triennio 2019-2021 finalizzato a produrre lo scarto di paradigma fondato sulla lettura di come si genera e si gestisce il bisogno del singolo a livello personale, familiare, comunitario e di rete dei Servizi.
Lo scarto metodologico promosso prevede la costruzione di un’Architettura di servizi in grado di integrare le differenti politiche sociali esistenti e l’allargamento della visione e dell’ambito di intervento dalla “richiesta di lavoro e di entrate economiche” portato dai singoli cittadini alla lettura dell’esigenza, ovvero dei processi sociali che generano la richiesta.
Città Metropolitana di Milano, aderendo all’accordo di programma del Piano di Zona di Melzo, mette a disposizione il suo Osservatorio Metropolitano Giovani al fine di sostenere i processi di governance e la programmazione intorno alle politiche giovanili distrettuali.
Università Padova, Dipartimento di Filosofia Sociologia Pedagogia e Psicologia Applicata FISPPA, aderendo all’accordo di programma del Piano di Zona di Melzo, intende proseguire il lavoro avviato nel triennio 2019-2021 finalizzato a promuovere nei Servizi uno scarto da un’ottica assistenziale a un’ottica generativa. Il prosieguo della collaborazione consentirà di consolidare l’applicazione del Modello Operativo Dialogico (Università di Padova) per la progettazione e la gestione di percorsi di sviluppo dei cittadini che incrementino le competenze utili ad inserirsi come risorse nella Comunità, attraverso la partecipazione ad occasioni del territorio.
Art. 5 La governance per la realizzazione dell’Accordo di Programma
Oltre al Comune Capofila, normato dall’art 6 della convenzione per la gestione associata approvata con delibera dell’Assemblea dei Sindaci di Ambito n. 7 del 30 11 2021, sono soggetti attivi nella realizzazione del presente Accordo:
⮚ Assemblea dei Sindaci di Ambito Territoriale (ASAT) è l’organismo politico di indirizzo che persegue le finalità di: a) garantire l’allineamento tra le linee d’indirizzo individuate da regione con le esigenze territoriali; b) garantire la sostenibilità finanziaria delle azioni
programmatorie individuate; c) garantire la rappresentatività dei comuni firmatari la convenzione; d)formulare proposte e pareri all’Assemblea dei sindaci distrettuale Melegnano e Martesana in ordine alla definizione della programmazione dei servizi
• Composizione: sindaci e/o assessori delegati dai sindaci dei Comuni facenti parte dell’Ambito
• Presidente: nominato tra i componenti dell’Assemblea secondo le modalità previste dall’art 8 della convenzione per la gestione associata;
• Vicepresidente: nominato tra i componenti dell’Assemblea secondo le modalità previste dall’art 8 della convenzione per la gestione associata
⮚ Tavolo Tecnico: persegue l’obiettivo di declinare le linee d’indirizzo, individuate dall’Assemblea dei Sindaci di Ambito all’interno di garantite condizioni tecnico amministrative e di scelta metodologica e di rispettate caratteristiche e condizioni secondo il modello di welfare, in programmi fortemente caratterizzati in termini attuativi
• Composizione: dirigenti/responsabili nominati dai sindaci/direttori generali dei Comuni; rappresentanza del Xxxxx Xxxxxxx;
• Coordinamento: responsabile Ufficio di Piano o suo delegato
⮚ Ufficio di Piano: struttura tecnico-amministrativa di supporto e di coordinamento alla realizzazione delle attività previste dal documento di programmazione, monitoraggio e valutazione dell’impatto delle scelte del Piano di Zona rispetto la comunità. E’ il soggetto strategico per rafforzare e qualificare le forme di integrazione tra i soggetti del welfare locale, ponendosi come promotore di connessioni e di opportunità per gli altri soggetti. Inoltre, è l’organo stabile di rappresentanza dei Comuni dell’Ambito nei confronti delle altre amministrazioni pubbliche, delle persone fisiche e giuridiche e degli altri soggetti di diritto. Il Coordinatore Responsabile dell’Ufficio di Piano partecipa inoltre stabilmente ai lavori della Cabina di Regia Unificata della ATS Milano e Città metropolitana e Cabina di Regia Territoriale dell’ASST Melegnano e Martesana.
⮚ Cabina di Regia unificata e territoriale ATS Milano e Città Metropolitana /ASST Melegnano Martesana: garantisce la programmazione, il governo, il monitoraggio e la verifica degli interventi sociosanitari e sociali erogati, dedicata a presidiare aree comuni d’intervento e allo sviluppo di un approccio integrato alla presa in carico dei bisogni espressi dalle persone evitando duplicazioni e frammentazione nell’utilizzo delle risorse e nell’erogazione degli interventi e contestualmente garantirne appropriatezza.
• Composizione: ATS /ASST/ Responsabili Uffici di Piano
• Coordinamento: ATS
⮚ Laboratori di governance (labGO) snodi di governance collaborativa, laboratori di co programmazione e co progettazione che contribuiscono alla promozione, valorizzazione e responsabilizzazione degli attori del privato sociale e degli organismi rappresentativi della società civile, in una logica di partnership fra pubblico e privato. Contribuisce a generare nel territorio e nei cittadini processi di corresponsabilità per il perseguimento del bene comune. I labGO sono composti dai soggetti aderenti al presente accordo e da altri soggetti della realtà locale (fondazioni ed enti di diritto privato) che condividono le finalità del Piano di Zona e con i quali si andranno a definire intese specifiche;
⮚ Comitato promotore della comunità generativa Adda Martesana – snodo di governance partecipata che ha la finalità di favorire il radicamento sul territorio Adda Martesana di prassi generative nella costruzione e gestione delle Politiche Sociali, promuovendo occasioni che consentono di far esercitare continuamente la rete dei servizi e la comunità territoriale
nell’applicazione di paradigmi della generatività. Il Comitato è composto dai responsabili degli uffici di Piano degli ambiti facenti parte dell’area omogenea Adda-Martesana (Ambito 3 Pioltello, Ambito 4 Cernusco s/N, Ambito 5 Melzo, Ambito 8 Trezzo sull’Adda) e/o loro delegati, da referenti ATS e ASST, da referenti del Forum terzo settore Martesana, dal CIESSEVI, da Fondazione Comunità Milano.
Art. 6 Impegni dei soggetti sottoscrittori
Ferme restando le competenze di ciascun sottoscrittore, le parti firmatarie del presente Accordo di Programma si impegnano:
• a realizzare, per gli aspetti di competenza, le azioni del Piano di Zona nel rispetto dei criteri e delle modalità definite nel Piano stesso;
• alla reciproca collaborazione per lo sviluppo di azioni che ampliano i soggetti coinvolti e interessati alla programmazione zonale come la scuola, il terzo settore, le organizzazioni
sindacali, anche attraverso protocolli di intesa e accordi laddove ritenuto opportuno, per la più ampia e diffusa realizzazione delle azioni previste;
• a favorire, programmandola, la partecipazione dei propri operatori ai diversi tavoli tecnici di confronto, monitoraggio e valutazione della programmazione;
• a individuare le forme più opportune di scambio di dati e di informazioni utili ai processi di monitoraggio, verifica e programmazione delle iniziative in campo sociale e socio- sanitario;
• a partecipare alla messa in rete dei propri servizi, alla preparazione e attuazione di regolamenti comuni, protocolli d’intesa e progetti che verranno approvati dall’Assemblea dei Sindaci.
• Ad effettuare la valutazione d’impatto delle policy individuate riportate all’art 8
In particolare, i Comuni:
• partecipano all’Assemblea di ambito territoriale attraverso il Sindaco o delegato;
• rendono disponibili le risorse economiche, umane e strumentali per la realizzazione degli obiettivi e delle azioni contenute nel Piano Sociale di Zona e definite annualmente dall’Assemblea dell’ambito territoriale e supportano il consolidamento dell’Ufficio di
Piano dell’Ambito;
• partecipano alle attività del Tavolo Tecnico attraverso i Responsabili delle Politiche Sociali;
• garantiscono i Livelli Essenziali ex art. 22 della legge 328/2000 e quant’altro contenuto nell’allegato Piano di Zona.
• Collaborano alla valutazione d’impatto
L’ATS della Citta Metropolitana di Milano concorre all’integrazione sociosanitaria e assicura la coerenza nel tempo tra obiettivi regionali e obiettivi della programmazione locale.
Prioritarie saranno, al riguardo, le azioni volte ad assicurare:
• il raccordo con le ASST territorialmente competenti per le funzioni inerenti la valutazione multidimensionale, le progettazioni integrate per interventi complessi riguardanti la tutela dei minori e delle donne vittime di violenza, l’assistenza degli anziani non autosufficienti e delle
persone con disabilità, il sostegno e supporto delle diverse forme di fragilità e della vulnerabilità familiare;
• la condivisione tra ATS/ ASST/erogatori di ambito sanitario e sociosanitario/ Comuni, dei percorsi per una presa incarico integrata, con particolare attenzione alla cronicità, al fine di assicurare la continuità assistenziale, anche attraverso la razionalizzazione dei processi
operativi;
• lo scambio informativo e la condivisione dei dati di attività e degli interventi quali strumenti per l’esercizio efficace della governance del sistema.
• La collaborazione alla valutazione d’impatto
L’ATS si propone di realizzare tale integrazione operando a livello istituzionale, gestionale e operativo – funzionale.
Al fine di realizzare gli obiettivi di integrazione socio-sanitaria sopra espressi ATS assicurerà la “regia” nella stipula di eventuali accordi, protocolli operativi con i soggetti interessati, in relazione alle finalità da perseguire.
La ASST Melegnano Martesana concorre, per gli aspetti di competenza, all’integrazione sociosanitaria.
Prioritarie saranno, al riguardo, le azioni volte ad assicurare:
• il raccordo con l’ATS per le funzioni inerenti la valutazione multidimensionale, le progettazioni integrate per interventi complessi riguardanti la tutela dei minori e delle donne vittime di violenza, l’assistenza degli anziani non autosufficienti e dei disabili, il sostegno e
supporto delle diverse forme di fragilità e della vulnerabilità familiare;
• la condivisione con ATS, gli erogatori di ambito sanitario e sociosanitario ed i Comuni dei percorsi per una presa incarico integrata, con particolare attenzione alla cronicità, al fine di assicurare la continuità assistenziale, anche attraverso la razionalizzazione dei processi
operativi;
• lo scambio informativo e la condivisione dei dati di attività e degli interventi quali strumenti per l’esercizio efficace della governance del sistema.
• La collaborazione alla valutazione d’impatto.
L’Università di Padova, Dipartimento FISPPA concorre, per gli aspetti di competenza, all’integrazione sociosanitaria.
Prioritarie saranno, al riguardo, le seguenti azioni di supporto e supervisione:
• conduzione di seminari e laboratori di esercitazione, con progettazione su casi in gestione ai servizi sociali comunali, nell’ottica di consolidare i presupposti teorici e metodologici secondo i riferimenti del Modello Operativo Dialogico (Università degli Studi di Padova);
• supporto nella conduzione degli snodi di programmazione partecipata, i Laboratori di Governance dell’ambito (LabGO), In particolare, l’Università s’inserirà come ruolo di facilitazione e conduzione degli incontri, con un obiettivo di incremento della coesione della
rete di servizi e Enti che siedono al tavolo del LabGO.
• offrire strumenti di misura della configurazione discorsiva per potenziare modalità di collaborazione tra istituzioni in una prospettiva dialogica (impostazione generativa di cambiamento, orientata alla coesione della Comunità e non meramente all’assolvimento di richieste).
Gli Enti aderenti al presente Accordo:
- forniscono la disponibilità alla programmazione e realizzazione delle azioni e dei servizi ricompresi nella progettualità del Piano di Zona, nonché al loro monitoraggio e verifica, attraverso la partecipazione ai tavoli di area ed a eventuali gruppi di lavoro;
- danno disponibilità a procedure di qualificazione, accreditamento, collaborazione volte alla realizzazione del Piano di Zona;
- si impegnano a contribuire al percorso di programmazione e monitoraggio degli obiettivi del Piano di Zona mediante la partecipazione al sistema di governance di cui all’art 5
- concorrono con proprie risorse, come previsto dalla legge n. 328/2000, secondo le opportunità offerte dalle proprie forme giuridiche e dalla singola azione di Piano, e comunque partecipando al processo di programmazione e di verifica con propri aderenti o proprio personale.
Art. 7 Criterio premiale per la programmazione sovra zonale.
Ai sensi della DGR 4563/2021 l’ambito di Melzo in co-progettazione e collaborazione con gli ambiti dell’area omogenea Adda Martesana (Ambito 3 Pioltello, Ambito 4 Cernusco s/N e Ambito 8 Trezzo sull’Adda) intende presentare i seguenti progetti innovativi:
1 - ATTIVAbili: facciamo squadra contro le povertà 2 – politiche sovra ambito per l’abitare
3 – la digitalizzazione dei servizi
Art. 8 Valutazione d’impatto
I soggetti firmatari, si impegnano ai sensi della DGR 4563/2021, a creare le condizioni per la valutazione d’impatto sulle tre policy individuate nella cabina di regia del 8 settembre 2021 .
1) Agevolare lo sviluppo di una comunità sensibile e proattiva e attraverso il potenziamento delle competenze delle reti nei confronti della disparità di genere con particolare attenzione alle situazioni di violenza domestica. Favorendo l’accesso, la capacità di protezione e sviluppando l’empowerment delle donne vittime di violenza
2) Utilizzare la misura del Reddito di cittadinanza per strutturare un sistema integrato territoriale e forme di governance multiattoriali. Prevedere un approccio globale alla povertà (bisogni quali ad esempio, abitazione, lavoro, povertà genitoriale, gestione finanziaria, ecc) e valorizzare la dimensione comunitaria/locale.
3) il supporto alla progettazione individualizzata per le persone adulte con disabilità. Prevedendo :
• percorsi di integrazione ed inclusione che accompagnino la persona con disabilità/famiglia, sulla base dell’evoluzione dei bisogni, delle aspettative e dei desideri personali, nel corso complessivo della vita.
• modalità di presa in carico che rendano la persona con disabilità protagonista e partecipe della costruzione del suo progetto
• promuovere le risorse collettive del territorio, risorse individuali e il sistema dei sostegni (Misure regionali, Comunali. )
• di contrastare la frammentazione degli interventi e della gestione delle risorse pubbliche e private
individuano almeno un referente per ente che partecipi all’elaborazione metodologica e alle diverse fasi previste dal piano di valutazione allegato 3 al presente accordo di programma.
Art. 9 Integrazione sociosanitaria
Per integrazione sociosanitaria si devono intendere “tutte le attività atte a soddisfare, mediante un complesso processo assistenziale, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità di cura e quelle di riabilitazione”. Nel nuovo contesto la multidimensionalità del bisogno richiede necessariamente la programmazione di risposte sociosanitarie pensate in modo trasversale. La necessità di potenziare la filiera integrata dei servizi sociali e sanitari rende essenziale un miglior funzionamento delle modalità di lavoro congiunto tra Ambiti territoriali, ATS, ASST e gli attori sociali interessati. È necessario quindi proseguire nell’implementazione di un sistema che risponda ai “bisogni di ascolto, cura, sostegno e presa in carico” a sostegno della centralità della persona e della sua famiglia, attraverso una maggiore prossimità dei servizi, una presa in carico sempre più integrata e una continuità assistenziale per le persone.
Pertanto in questa nuova triennalità si dovrà tendere al superamento delle attuali forme di collaborazione, definendo un contesto istituzionale più autonomo e più forte a supporto:
1. dei processi di ricomposizione dell’integrazione delle risorse (delle ATS, delle ASST, dei Comuni e delle famiglie);
2. delle conoscenze (dati e informazioni sui bisogni, sulle risorse e dell’offerta locale);
3. degli interventi e servizi (costituzione di punti di riferimento integrati, di luoghi di accesso e governo dei servizi riconosciuti e legittimati) in ambito socioassistenziale e sociosanitario.
L’integrazione sociosanitaria trova declinazione, in continuità con le azioni in atto e tenuto conto dell’evoluzione dei bisogni e del contesto di riferimento, nello specifico documento, Allegato 2 del presente Accordo di Programma.
Art. 10– Collaborazione con il Terzo Settore
Il sistema di governance della programmazione sociale riconosce e valorizza il confronto con le realtà sociali del Terzo settore presenti nel territorio dell’Ambito, attraverso gli snodi di governance di cui all’art 5 del presente Accordo.
In particolare, la collaborazione con il Terzo settore è finalizzata a implementare politiche sociali in grado di affrontare territorialmente il tema della lotta alla vulnerabilità e il rafforzamento dell’inclusione sociale, anche attraverso co-progettazione e co-realizzazione e partenariato.
Art. 11 Risorse
Le risorse economiche per l’attuazione del Piano di zona si riferiscono al budget costituito da finanziamenti statali, regionali e comunali.
I soggetti sottoscrittori convengono che le risorse finanziarie previste per l’attuazione del Piano di Zona siano destinate all’Ente Capofila, che ne assicurerà la gestione con propri atti amministrativi nei termini stabiliti dal Piano di Zona, nel rispetto delle normative in materia e secondo le disposizioni degli organi di governo e di gestione del Piano di Zona.
Sia per la realizzazione dell’Accordo sia per la realizzazione degli obiettivi del Piano di Zona, i Comuni sono tenuti a mettere a disposizione proprie risorse strumentali ed umane come previsto nella convenzione per la gestione associata.
Per quanto specificatamente riferito alle risorse umane, in particolare dei Servizi Sociali dei Comuni, si intende la disponibilità in tutte le fasi di progettazione, esecuzione, monitoraggio, controllo e valutazione dell’Accordo e del Piano di Zona.
Art. 12 Monitoraggio e Verifica
L’Assemblea dei Sindaci è responsabile del monitoraggio e della verifica degli obiettivi, dell’allocazione delle risorse, in relazione con gli obiettivi del Piano e delle priorità.
Art. 13 Verifiche e aggiornamento
L’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito si riunisce di norma mensilmente per procedere alla verifica ed eventuale aggiornamento del Piano in funzione degli obiettivi raggiunti e alle nuove esigenze che emergeranno, adottando gli eventuali adeguamenti e, nel caso, procedere al coinvolgimento di nuovi attori nel processo di realizzazione del Piano.
L’Ufficio di Piano, anche con il coinvolgimento del Tavolo Tecnico e dei Tavoli di programmazione con il terzo settore, riferirà all’Assemblea dei Sindaci di Ambito territoriale in merito a verifiche di sistema e proposte di miglioramento e di sviluppo.
Art.14 Aggiornamento dell’Accordo
Le parti si riservano la possibilità di apportare al presente Accordo le modifiche condivise che ritenessero utili al migliore perseguimento delle sue finalità.
Le parti si impegnano inoltre ad aggiornare i contenuti dell’Accordo in caso di aggiornamento del Piano di Zona.
Art. 15 Durata dell’Accordo e responsabilità della sua attuazione
Il presente Accordo di Programma, conformemente alla durata del Piano di Zona, decorre a partire dalla sua sottoscrizione e fino al 31 dicembre 2023 salvo eventuali proroghe disposte da Regione Lombardia.
Il Responsabile dell’attuazione dell’Accordo di programma è individuato nella figura del Rresponsabile dell’Ufficio di Piano.
Art.16 Collegio di Vigilanza
In considerazione del fatto che l’Accordo costituisce strumento attuativo del Piano di Zona, per esigenze di semplificazione le funzioni di vigilanza sull'esecuzione dell'Accordo e gli eventuali interventi sostitutivi di cui all’art.34, comma 7, del TUEL, sono affidate all’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Territoriale.
Data protocollo
Letto, confermato, datato e sottoscritto
Per l’Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata
Il Direttore
Prof. Xxxxxx Xxxxxxx
Al presente Accordo di Programma potranno aderire tutti i soggetti di cui all’art. 18 c. 7 L.R. 3/2008. Allegato 1: Piano di Zona “per un welfare collaborATTIVO”
Allegato 2: Obiettivi e percorsi di integrazione socio-sanitaria condivisi Allegato 3: Piano di valutazione d’impatto policy
XXXXX XX XXXX XXXXXX XXXXXXXXXXXX XXXXX 0000 2023 DGR 4563/19 04 2021
“Per un welfare collaborATTIVO”
DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE LOCALE PER UNA ARCHITETTURA DI SERVIZI GENERATIVA DI SALUTE, INCLUSIONE E COESIONE
Approvato dall’Assemblea dei Sindaci di Ambito Territoriale con delibera n. 7 del 30/11/2021
Approvato dai Consigli Comunali:
Comune di Cassano D’Adda Deliberazione del Consiglio Comunale n. 67 del 14/12/2021 Comune di Inzago Deliberazione del Consiglio Comunale n. 52 del 16/12/2021 Comune di Liscate Deliberazione del Consiglio Comunale n. 45 Del 13/12/2021 Comune di Melzo Deliberazione del Consiglio Comunale n. 51 Del 20/12/2021
Comune di Pozzuolo Martesana Deliberazione del Consiglio Comunale n. 38 Del 13/12/2021 Comune di Settala Deliberazione del Consiglio Comunale n. 58 Del 21/12/2021
Comune di Truccazzano Deliberazione del Consiglio Comunale n. 58 Del 13/12/2021 Comune di Vignate Deliberazione del Consiglio Comunale n. 63 Del 27/12/2021
Indice
.Sezione 1 - Premessa
1.1. la programmazione zonale esistente
1.2 Il lavoro preparatorio del Piano di Zona 2021/2023 LA CO PROGRAMMAZIONE
1.3 La governance collaborATTIVA
Sezione 2– Le macroaree della programmazione per un’architettura dei servizi collaborATTIVA
2.1 interventi connessi alle politiche per il lavoro
2.2 la domiciliarità come occasione di prossimità
2.3 il protagonismo giovanile: le politiche giovanili e per i minori
2.4 interventi per la famiglia: contrasto e prevenzione della violenza domestica – la rete V.I.O.L.A.
2.5 promozione inclusione attiva: il sistema di accoglienza che genera opportunità Sezione 3 – l’integrazione sociosanitaria
Sezione 4 – il contesto territoriale/demografico /socioeconomico
Sezione 5 – Le politiche abitative: Il piano casa
Sezione 6 – Il contrasto alla povertà e all’emarginazione sociale: Il piano povertà
Sezione 7 – gli obiettivi premiali sovra zonali, le proposte
7.1 – ATTIVAbili: facciamo squadra contro le povertà
7.2 – politiche sovra distrettuali per l’abitare
7.3 – la digitalizzazione dei servizi
Sezione 8 – il sistema di valutazione dell’impatto – la scelta dell’ambito
Allegati reperibili al seguente link nella sezione DOCUMENTI
a) Manuale operativo: verso la costruzione di un welfare generativo
b) Verso una nuova identità professionale
c) protocollo per l’esecuzione degli ordini di liberazione degli immobili pignorati
SEZIONE 1 – PREMESSA
Nel prossimo triennio la programmazione sociale e socio sanitaria avrà soprattutto due riferimenti fondativi oltre alle norme vigenti sia locali/regionali/ statali di breve e/o futura revisione (ne citiamo solo due regionali di certa revisione mentre si scrive il presente documento legge rL16/16 edilizia pubblica e legge rL23/2015 di riforma sanitaria).
Il primo riferimento, di breve e medio periodo, lo si trova rappresentato dalle linee d’indirizzo per la programmazione sociale territoriale approvate con dgr 4563 del 19 aprile 2021 grazie alle quali si sviluppa anche il presente documento.
Il secondo riferimento, di medio-lungo periodo, riguarda i cambiamenti innescati nella programmazione e costruzione del welfare dovuti alle misure e risorse governative relative al PNRR (Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza) Missione 5 che si articola in tre componenti: "Politiche per il lavoro", "Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore" ed "Interventi speciali per la coesione territoriale" che potrebbero rappresentare per noi una reale opportunità generativa se si riusciranno a gestire come interventi a livello di ambito.
Ecco gli obiettivi principali della Missione 5 Inclusione e Coesione:
• il rafforzamento delle politiche attive del lavoro e della formazione di occupati e disoccupati e il contrasto al lavoro sommerso;
• il sostegno all’imprenditoria femminile;
• il potenziamento del Servizio Civile Universale;
• il consolidamento del ruolo dei servizi sociali locali;
• il miglioramento del sistema di protezione e delle azioni di inclusione a favore di persone in condizioni di estrema emarginazione (es. persone senza dimora) e di deprivazione abitativa con un’ampia offerta di strutture e servizi;
• l’integrazione tra politiche e investimenti nazionali secondo un approccio multiplo, sia per quanto riguarda la disponibilità di case pubbliche e private più accessibili, sia con riferimento alla rigenerazione urbana e territoriale;
• la crescita del ruolo dello sport nell’inclusione e integrazione sociale;
• la realizzazione di interventi speciali per la Coesione territoriale con l’obiettivo di arginare la crisi e di creare le condizioni per uno sviluppo equo e resiliente in ambiti territoriali specifici (aree Interne, Mezzogiorno, periferie ecc.).
La componente che al momento è importante tenere a riferimento i cui interventi ci riguardano più da vicino è la Componente M5C2 - Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore che dispone di risorse dal PNRR pari a 11,17 miliardi, a cui si aggiungono 1,28 miliardi di risorse disponibili dal React-EU e 0,13 miliardi dal Fondo nazionale complementare, per un ammontare totale di 12,58 miliardi di euro. Come si legge dallo stesso sito governativo, la Componente M5C2 si articola nelle seguenti tre linee di intervento:
M5C2.1 Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale
In questa componente trova diretto interesse in riferimento al contesto del ns ambito 5 l’Investimento 1.1: Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell'istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti e Investimento 1.2 Percorsi di autonomia per persone con disabilità.
Il punto 1.1 si articola in interventi da realizzare da parte dei Comuni, singoli o in associazione (Ambiti sociali territoriali). La linea di attività più corposa del progetto (oltre 300 milioni) è finalizzata a finanziare la riconversione delle RSA e delle case di riposo per gli anziani in gruppi di appartamenti autonomi. Gli ambiti territoriali potranno proporre progetti ancora più diffusi, con la creazione di reti che servano gruppi di appartamenti, assicurando loro i servizi necessari alla permanenza in sicurezza della persona anziana sul proprio territorio. Tale linea di attività è da considerarsi strettamente integrata ai progetti proposti nel capitolo sanitario del PNRR, in particolare
alla riforma dei servizi sanitari di prossimità e all'investimento casa come primo luogo di cura – assistenza domiciliare previsti nella Missione 6 - Componente 1(la missione 6 riguarda la salute e il sistema sanitario) .
Per quanto riguarda i Percorsi di autonomia per persone con disabilità l'investimento ha l'obiettivo di accelerare il processo di deistituzionalizzazione, fornendo servizi sociali e sanitari domiciliari e di comunità al fine di migliorare l'autonomia delle persone con disabilità. Il progetto sarà realizzato dai Comuni, singoli o in associazione (Ambiti sociali territoriali), coordinati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con le Regioni. Alla linea di intervento è collegata la Riforma della normativa sulla disabilità, finalizzata al rafforzamento e alla qualificazione dell'offerta di servizi sociali da parte degli Ambiti territoriali, alla semplificazione dell'accesso ai servizi sociosanitari, alla revisione delle procedure per l'accertamento delle disabilità, alla promozione dei progetti di vita indipendente e delle unità di valutazione multidimensionale sui territori. Il primo intervento, all'interno della riforma, sarà la predisposizione della "Legge quadro della disabilità;". La riforma è finanziata a partire dalle risorse del nuovo Fondo disabilità e non autosufficienza istituito dalla legge di bilancio 2020 (800 milioni per il triennio 2021-2023).
Alla seconda linea d’intervento M5C2.2 Rigenerazione urbana e housing sociale si riferisce l’investimento 2.1: Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale - L'investimento è finalizzato a fornire ai Comuni (con popolazione superiore ai 15.000 abitanti e nel ns ambito abbiamo Cassano d’Adda e Melzo) contributi per investimenti nella rigenerazione urbana. L'investimento può riguardare diverse tipologie di azione, quali: manutenzione per il riutilizzo e la rifunzionalizzazione di aree pubbliche e strutture edilizie pubbliche esistenti a fini di pubblico interesse, compresa la demolizione di opere abusive eseguite da privati in assenza o totale difformità dal permesso di costruzione e la sistemazione delle aree di pertinenza; miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, anche attraverso la ristrutturazione edilizia di edifici pubblici, con particolare riferimento allo sviluppo di servizi sociali e culturali, educativi e didattici, o alla promozione di attività culturali e sportive; interventi per la mobilità sostenibile.
Di pari interesse per il ns ambito è l’Investimento 2.3 di questa Missione/Intervento che è il Programma innovativo della qualità dell'abitare, il cui obiettivo è la realizzazione di nuove strutture di edilizia residenziale pubblica. L'investimento si articola in due linee di interventi, da realizzare senza consumo di nuovo suolo: (i) riqualificazione e aumento dell'housing sociale, ristrutturazione e rigenerazione della qualità urbana, miglioramento dell'accessibilità e della sicurezza, mitigazione della carenza abitativa e aumento della qualità ambientale, utilizzo di modelli e strumenti innovativi per la gestione, l'inclusione e il benessere urbano; (ii) interventi sull'edilizia residenziale pubblica ad alto impatto strategico sul territorio nazionale. La selezione delle proposte di finanziamento avverrà attraverso indicatori volti a valutare l'impatto ambientale, sociale, culturale, urbano-territoriale, economico-finanziario e tecnologico-processuale dei progetti.
1.1. la programmazione zonale esistente
Il presente documento Piano di Zona si pone in continuità con il precedente Piano di Zona “un Welfare per la CollaborAzione”, che si era posto la finalità di “Trasformare il territorio (promuovendone le competenze) in un territorio collaborativo dove imprese, associazioni, istituzioni pubbliche , scuole e cittadini possono vivere, fare e crescere insieme. La sfida è mettere a frutto ricchezze e risorse dell’ambito distrettuale, creare connessioni e nuove opportunità, tutelando il cittadino fragile” fondando la propria programmazione sull’interazione, connettività e sviluppo delle risorse esistenti anche in un’ottica di rete e prossimità tra i Servizi del tessuto territoriale nella co-costruzione dei Progetti di vita e nella presa in carico Socio-Sanitaria Integrata dei cittadini con fragilità.
A partire da questa visione e da una definizione di competenza intesa come “essere in grado di anticipare e gestire scenari interattivo-comunicativi ed organizzativi, anche senza averne avuto diretta
esperienza, ma in virtù dell’applicazione delle conoscenze maturate e a prescindere dal contesto in cui è avvenuto l’apprendimento” (Psicologia della Salute Turchi-Della Torre 2007) l’ambito sociale di Melzo si è dotato di
• un proprio servizio distrettuale R.E.T.I., Rete Educativa Territoriale Integrata, che ha l’obiettivo di promuovere una comunità competente nella costruzione del percorso biografico dei piccoli e dei giovani cittadini che sappia cogestire con gli stessi e le loro famiglie eventuali criticità in un’ottica generativa contrastando l’insorgere di possibili carriere devianti. Dove i giovani, i minori, le loro famiglie, la comunità e le istituzioni del territorio non si identificano come fruitori/erogatori di servizi, ma agenti co responsabili nella gestione e costruzione delle azioni progettuali.
• OMI, Servizio Distrettuale di Orientamento, Mediazione ed Inclusione, che ha l’obiettivo di promuovere una gestione competente nelle famiglie e nei cittadini stranieri del proprio percorso biografico in co-responsabilità e reciproca integrazione con la comunità territoriale. Il Servizio intende promuovere il successo formativo degli alunni stranieri e potenziare percorsi di sensibilizzazione ai temi dell’integrazione e contrasto alla discriminazione in ambito scolastico, promuovere il coinvolgimento attivo delle famiglie di migranti alla vita scolastica, valorizzare le identità culturali e la partecipazione dei cittadini stranieri e delle loro associazioni alla vita della comunità, favorire una informazione integrata e completa sui servizi e sulle opportunità presenti sul territorio.
• SID arte, Servizi Integrativi alla Domiciliarità, che ha l’obiettivo di offrire alle persone adulte fragili, disabili e/o anziane e alle loro famiglie occasioni per il mantenimento e lo sviluppo di competenze per la gestione di tutti gli aspetti (sociali e di cura della persona) del loro percorso biografico promuovendone l’esercizio attivo per una comunità territoriale solidale e coesa. In questo sistema alla domiciliarità elemento fondamentale è la centralità del cittadino e della rete famigliare: l’intervento non si rivolge più solo al singolo ma alla comunità. La metodologia condivisa ha permesso di elaborare i progetti in modo “sartoriale” coinvolgendo il care giver che può, in questo modo, sviluppare nuove competenze di cura. Allargare lo sguardo alla complessità delle reti in cui il cittadino vive consente di coglierne e valorizzarne la ricchezza.
• SIL, Servizio Inserimenti Lavorativi, che ha l’obiettivo di promuovere una comunità competente nella gestione dei percorsi di integrazione socioeconomica lavorativa dei cittadini in situazione di fragilità psico fisica e o sociale favorendone lo sviluppo delle competenze e l’idonea collocazione lavorativa. Il Servizio intende incrementare l’occupabilità intesa come la creazione di quelle condizioni che generano competenza (dal lato dei cittadini fragili) e di accoglienza (dal lato del tessuto produttivo e sociale) per aumentare le opportunità e le prospettive occupazionali.
GLI ESITI DELLA PROGRAMMAZIONE 2015 – 2017 / 2017 – 2020
OBIETTIVO | AZIONI | ESITO | NOTE/ PROSPETTIVE FUTURE |
Promuovere occasioni di progettazione condivisa e formalizzata per sviluppare un contesto comunitario locale ospitale/coeso/competente/ collaborativo | Oltre alla presenza consolidata di tre referenti del Terzo Settore al Tavolo Tecnico sono stati attivati laboratori di governance collaborativa | 🖐 | Il sistema di governance sperimentato andrà consolidato e ulteriormente adeguato alla normativa nazionale in tema di co programmazione e co progettazione. Nell’ultimo periodo sono emersi alcuni aspetti critici nella tenuta |
Valorizzare e mettere a sistema le esperienze, le forme di partecipazione e il modello organizzativo perché siano aderenti ed efficaci al cambiamento per la realizzazione di un welfare generativo | territoriale, snodi permanenti di programmazione partecipata che rispondono alle linee d’intervento previste nel documento PdZ 2015 -2017 LabGo | dei lavori; da una parte le convocazioni saltuarie e non regolari hanno condizionato la possibilità di partecipazione e dall’altro il tema della “rappresentanza” ha frammentato e limitato la possibilità di generare un pensiero trasversale. La riattivazione per promuovere una partecipazione attiva agli snodi sarà un passaggio strategico fondamentale. | ||
I.S.E.L Integrazione | ||||
socioeconomica | ||||
lavorativa - | ||||
CollaborAzione locale | ||||
a sostegno delle | ||||
povertà, del lavoro e | ||||
della occupazione | ||||
LabGo abitare | ||||
CollaborAzione locale | ||||
per un abitare | ||||
sostenibile LabGo | ||||
giovani | ||||
CollaborAzione locale | ||||
per il protagonismo | ||||
giovanile LabGo | ||||
famiglia – | ||||
CollaborAzione locale | ||||
a sostegno del ruolo | ||||
educativo della | ||||
famiglia , dei suoi | ||||
componenti e dei ruoli | ||||
di riferimento dei | ||||
minori (genitori, | ||||
insegnanti…) LabGo | ||||
migra CollaborAzione | ||||
locale per l’accoglienza | ||||
migranti | ||||
LabGo sociosanitario | ||||
– CollaborAzione | ||||
locale per | ||||
l’integrazione socio | ||||
sanitaria e la | ||||
connessione con ATS e | ||||
ASST | ||||
Convenzione l’attuazione | per | 👍 | Convenzione approvata e prorogata |
dell’Accordo di programma e Istituzione Ufficio Unico con matrice organizzativa per obiettivi e processi | |||
Accordo di programma | 👍 | Approvato e sottoscritto dagli 8 comuni e dall’ATS/ASST Per il futuro andrà ampliata la sottoscrizione da parte di altri soggetti in termini di patto di collaborazione per un welfare inclusivo | |
E’ stata formalizzata la creazione dello snodo “Comitato promotore per una comunità generativa” quale organismo di partecipazione e raccordo territoriale per l’area Adda Martesana | 👍 | Consolidare lo snodo e la partecipazione costante dei diversi referenti | |
mantenere aggiornato il | Corso di formazione per Assistenti Sociali / laboratorio Welfare generativo co gestito con l’università di Padova dipartimento FISSPA | E’ stato redatto il “Manuale | |
sistema attraverso una | operativo per operatori | ||
costante formazione intesa anche come collocazione competente dei ruoli e | 👍 | sociali: verso la costruzione di un Welfare Generativo” /Proseguirà la | |
delle risorse impiegate | collaborazione con il | ||
dipartimento accademico | |||
nei percorsi delle misure a | |||
contrasto delle povertà | |||
Adozione della cartella sociale informatizzata per gli 8 comuni dell’ambito Nel corso del triennio sono emersi notevoli aspetti problematici che hanno comportato un rallentamento del pieno utilizzo (dati anagrafici non trasferibili, chiusura della società | 🖐 | Nel prossimo triennio si proseguirà con l’implementazione della cartella e con il suo sistematico utilizzo da parte di tutti gli operatori dei servizi sociali. Sono stati avviati gli adeguamenti al format anche con le misure a contrasto delle povertà e alle non autosufficienze. |
Valorizzare il potenziale del sistema territoriale ridisegnando la mappa dei servizi in chiave dinamica e generativa | di supporto) nonostante l’adeguamento alle linee guida regionali e al riconoscimento del fondo premiale | ||
Costruzione di modalità di condivisione tra le diverse banche dati coinvolgendo diversi soggetti pubblici o sportelli diffusi della rete del terzo settore/CAF | 👎 | causa cambiamenti organizzativi del comparto locale/sanitario/governativo oltre che ad aspetti relativi alla privacy non si è riusciti ad attivare modalità di condivisione delle informazioni | |
Mappatura condivisa delle risorse del territorio e condivisione on line | 🖐 | Grazie alle risorse del Pon si è attuata la mappatura degli snodi territoriali strategici che dovrà essere costantemente monitorata ed implementata | |
Ricercare costantemente risorse economiche aggiuntive | Nel periodo di riferimento l’Ambito ha attivato ed aderito a bandi dando ance stabilità su alcuni canali di finanziamento: azioni a contrasto della violenza di genere capofila della rete antiviolenza VIOLA, imbarcAZIONI progetto accoglienza migranti ex SPRAR- SIPROIMI ora SAI, progetti per i giovani, progetti a contrasto del gioco d’azzardo e cyber bullismo | 👍 | L’implementazione delle risorse economiche è stata da sempre considerata strategica anche come opportunità di aumento dei partenariati ed esercizio di corresponsabilità diffusa |
Promuovere una gestione | Gestione delle Unità d’offerta relative alla domiciliarità e alle misure per le non autosufficienze (B2, Dopo di noi, reddito d’Autonomia, …) | Sono stati garantiti gli interventi al domicilio ed istituito l’Osservatorio per le fragilità come coadiuvo alla programmazione e monitoraggio degli interventi/esigenze La gestione delle misure economiche regionali/ministeriali ha | |
competente delle autonomie personali (Per | 👍 | ||
Autonomie Personali si | |||
intende: ciò che attiene | |||
alla cura della persona | |||
intesa in termini biologici | |||
(igiene personale , cure |
sanitarie) ed in termini ambientali (cura dell’ambiente di vita) e la possibilità di fruizione di servizi e occasioni di socialità (in contesti non tipizzanti) Sviluppare integrazioni progettuali tra le diverse unità d’offerta locali | comportato un grande sforzo organizzativo amministrativo che andrà monitorato in termini anche di sostenibilità da consolidare il sistema di valutazione integrato multidimensionale secondo l ‘approccio dialogico definendo le modalità e le procedure da istituire la linea d’intervento relativa alle amministrazioni di sostegno | ||
Qualificazione del sistema di offerta socio assistenziale attraverso l’elenco fornitori dei centri diurni disabili facenti parte dell’accordo quadro | 👍 | L’elenco è costantemente monitorato ed aggiornato con il coinvolgimento dei gestori che sono ingaggiati su tematiche anche trasversali attraverso tavoli condivisi di lavoro | |
Gestione del servizio inserimenti lavorativi in termini anche di promozione di occasione di occupabilità e non solo occupazione | 👍 | Vedi sezione dedicata | |
Gestione delle misure a contrasto delle povertà, passaggio dal SIA al REI e al RdC con implementazione dei vari aspetti progettuali compresi i PUC | 👍 | Vedi sezione dedicata | |
Gestione dell’elenco dei fornitori delle misure a contrasto delle povertà in termini generativi | 👍 | L’ingaggio non prestazionale dei gestori sta dando i suoi frutti in termini di implementazione delle competenze messe in atto a contrasto delle povertà | |
Individuazione dei criteri di accesso alle varie misure economiche a supporto dell’emergenza | 🖐 | L’Ambito ha messo a disposizione una piattaforma informatica per la gestione di queste misure utilizzata non da tutti i comuni, nel triennio |
COVID gestita a livello comunale | andranno implementate le occasioni di analisi congiunte | ||
Aggiornamento del regolamento distrettuale per l’erogazione di contributi economici e integrazioni alle rette | 🖐 | Si è costituito il gruppo di lavoro dedicato al tema che ha prodotto ed aggiornato la bozza | |
Promuovere una gestione competente dei percorsi educativi che riguardano i minori e i giovani e i loro ruoli di riferimento (Genitori, Familiari, Insegnanti) Promuovere esperienze volte a favorire l’acquisizione di competenze che possano arricchire il profilo scolastico e professionale dei giovani favorendo il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Mettere a sistema le esperienze di protagonismo giovanile attive nel territorio | Gestione del cambiamento di alcune Unità d’offerta ed attivazione di nuove (Passaggio da teendenze e Network a RETI), consolidamento dell’UdO OMI (orientamento mediazione interculturale) | 👍 | La Rete Educativa Territoriale Integrata rappresenta l’Unità D’offerta RETI che nel triennio ha messo a sistema l’integrazione delle politiche comunali in tema di giovani e occasioni formative /professionalizzanti in tema anche di alternanza scuola e lavoro. |
Partecipazione a bandi regionali per integrare il budget a disposizione a supporto del successo formativo/esperienziale | 👍 | Pur nell’incertezza dell’esito, alto dovrà mantenersi anche nel futuro triennio la capacità di risposta e partecipazione a bandi di finanziamento coerenti con gli obiettivi dell’ambito, l’impegno in tal senso non è mai mancato. | |
Presenza attiva nelle reti sovra ambito (Consulta regionale e coordinamento metropolitano CM) | 👍 | Si mantiene la rappresentanza a livello metropolitano e sovra ambito nella Consulta dei giovani in integrazione con i referenti del ETS | |
Raccordo con le progettualità comunali e con l’associazionismo locale | 🖐 | Work in progress | |
Gestione dell’agenzia locAZIONE per incentivare i piccoli proprietari ad affittare il proprio appartamento a canone concordato | 👍👎 | Ricerca dei finanziamenti/risorse economiche per poter continuare nella sperimentazione investendo anche su una comunicazione strategica |
Promuovere opportunità di accesso all’abitazione Favorire l’accessibilità alle informazioni per un abitare sostenibile rispetto alle opportunità già esistenti o in fase di avvio | Gestire il rinnovo dell’accordo locale per il canone concordato facendolo diventare di ambito | 👎 | Causa lock down le interlocuzioni si sono interrotte, azione da riprendere nella prossima triennalità – vedi sezione dedicata |
Gestione dei bandi di assegnazione alloggi SAP con nomina del comune capofila | 👍 | Melzo è stato nominato capofila e per il tramite dello snodo dell’Ufficio Unico gestisce l’iter bandi assegnazione alloggi SAP | |
Raccordo delle varie iniziative di housing sociale | 🖐 | In parte raggiunto, dovrà essere costantemente monitorato |
Andamento bilanci dal 2015 al 2020
ANNO | ENTRATE | SPESE |
2015 | 1.465.416,78 € | 1.465.416,78 € |
2016 | 1.529.846,70 € | 1.529.846,70 € |
2017 | 1.885.853,26 € | 1.885.853,26 € |
2018 | 2.540.597,56 € | 2.540.597,56 € |
2019 | 2.218.078,54 € | 2.218.078,54 € |
2020 | 3.148.735,30 € | 3.148.735,30 € |
Incremento risorse 2015-2020
3.500.000,00 €
3.000.000,00 €
2.500.000,00 €
2.000.000,00 €
1.500.000,00 €
1.000.000,00 €
500.000,00 €
- €
2015
2016
2017
2018
2019
2020
ENTRATE
IL BILANCIO 2021 DEL PIANO DI ZONA
ENTRATE | |
DESCRIZIONE | |
PIANO DI ZONA FONDO SPRAR SISTEMA DI PROTEZIONE PER RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI | 435.000,00 € |
PIANO DI ZONA FONDO PON SIA - PIANO OPERATIVO NAZIONALE SOSTEGNO INCLUSIONE ATTIVA | 43.088,00 € |
PIANO DI ZONA CONTRIBUTI REGIONALI DIVERSI | 79.074,83 € |
PIANO DI ZONA PROGETTO POR-FSE | 299.996,78 € |
PIANO DI ZONA FONDO SOCIALE REG.LE (EX CIRC.4) | 524.680,31 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIMENTO REGIONALE REDDITO DI AUTONOMIA | 24.400,00 € |
PIANO DI ZONA FONDO EMERGENZA ABITATIVA | 33.445,00 € |
PIANO DI ZONA FONDO NON AUTOSUFFICIENZE MISURA B2 | 316.634,61 € |
PIANO DI ZONA FONDO RETE ANTIVIOLENZA VIOLA | 52.473,48 € |
PIANO DI ZONA PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE DOPO DI NOI GRAVI DISABILITA' | 135.339,05 € |
PIANO DI ZONA FUNZIONI TRASFERITE VIGILANZA E CONTROLLO | 6.500,00 € |
PIANO DI ZONA FONDO CONTRASTO ALLA POVERTA' | 466.341,24 € |
PIANO DI ZONA FONDO REGIONALE DOTE INFANZIA PROTEZIONE FAMIGLIA | 188.031,08 € |
PIANO DI ZONA FONDO NAZIONALE POLITICHE SOCIALI | 451.031,79 € |
PIANO DI ZONA RIMBORSO DAI COMUNI PER UDO DISTRETTUALI | 136.776,20 € |
PIANO DI ZONA RIMBORSO DAI COMUNI PER PERSONALE UDP | 192.906,00 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIMENTI DA DISTRETTI | 15.000,00 € |
PIANO DI ZONA CONTRIBUTI E DONAZIONI LIBERALI DIVERSE | 15.645,81 € |
PIANO DI ZONA ASSEGNAZIONE FONDI REGIONALI AREA MINORI MISURA 6 | 61.595,49 € |
3.477.959,67 € |
SPESE | |
DESCRIZIONE | |
Siproimi/SAI protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati | 435.000,00 € |
SID Servizio Integrato Domiciliarietà | 533.253,81 € |
R.E.T.I. Rete Educativa Territoriale Integrata per adolescenti e giovani | 84.804,85 € |
SIL Servizio Inserimenti Lavorativi | 201.106,00 € |
Rete Antiviolenza V.I.O.L.A. | 141.547,50 € |
Servizio Sviluppo Misure a Contrasto della Povertà | 466.341,24 € |
O.M.I. Servizio Orientamento, Mediazione e Inclusione | 74.984,09 € |
Progetto POR-FSE facciamo squadra contro la povertà Adda Martesana | 299.996,78 € |
PIANO DI ZONA SERVIZI (COMPRENDE LE VOCI SOPRA) | 2.237.034,27 € |
PIANO DI ZONA CONTRIBUTI/TRASFERIMENTI FNA MISURA B2 | 316.634,61 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIMENTI A ISTITUZIONI SOCIALI PRIVATE FSR EX CIRC.4 PDZ | 30.000,00 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIMENTI AI COMUNI FSR EX CIRC.4 PDZ | 258.574,17 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIMENTO A COMUNI FONDI REGIONALI REDDITO DI AUTONOMIA | 24.400,00 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIMENTO FONDO REGIONALE DOTE INFANZIA PROTEZIONE FAMIGLIA | 188.031,08 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIMENTI A PRIVATI FONDO EMERGENZA ABITATIVA | 33.445,00 € |
PIANO DI ZONA TRASFERIEMTNI A PRIVATI PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE DOPO DI NOI GRAVE DISABILITIA' | 135.339,05 € |
PIANO DI ZONA RIMBORSO A COMUNE CAPOFILA SPESE PERSONALE UFFICIO UNICO | 61.000,00 € |
PIANO DI ZONA STIPENDI UFFICIO UNICO | 131.906,00 € |
PIANO DI ZONA ASSEGNAZIONE FONDI REGIONALI AREA MINORI MISURA 6 | 61.595,49 € |
3.477.959,67 € |
1.2 Il lavoro preparatorio del Piano di Zona 2021/2023 LA CO PROGRAMMAZIONE
Al fine di strutturare il presente documento Piano di Zona, l’Ambito 5 si è impegnato nel promuovere un processo partecipativo di co-programmazione nei mesi antecedenti alla strutturazione e stesura dello stesso.
Il presupposto di partenza giace nella considerazione tale per cui la co-programmazione sia uno strumento utile per mobilitare la comunità, generando nuove risorse a partire dalle osservazioni e letture del territorio da parte dei diversi enti coinvolti. A fronte di ciò è stata resa pubblica e disponibile una call di manifestazione di interesse che già coinvolgesse attivamente gli ETS del territorio chiedendo loro di esprimere l’interesse a portare il contributo necessario ai lavori attivati dall’Ambito Territoriale 5 e di indicare quali sarebbero potute essere le strategie più utili.
A tale call sono seguiti 3 momenti laboratoriali in cui ogni partecipante, anche grazie alle consegne di elaborazione da maturare tra un incontro e l’altro, si è fatto portavoce della forza innovativa data dalla produzione di più strategie per diversi ambiti applicativi, indirizzate al perseguimento di un obiettivo comune: un welfare generativo.
Pertanto, a fronte di un primo momento di raccolta delle riflessioni/questioni che sono state caldamente raccomandate prima di ogni incontro, queste stesse sono state analizzate dal gruppo rispetto a come, prima il cittadino e poi i servizi stessi, vengano "trasformati" in risorsa per la comunità tutta. Servizi che si fondano su un'impostazione della rete costantemente mutevole, in cui tutti sono snodi della rete e solo in base alla circostanza specifica ci si assembla e ci si ri-assembla sempre in modo diverso grazie all'obiettivo condiviso. Ciò consente di essere sempre in grado di gestire in anticipazione le criticità che possono insorgere entro una comunità (in quest’ottica, non vi è il conflitto tra ente del terzo settore e amministrazione Pubblica o tra enti del terzo settore diversi:
infatti, tutti lavorano per lo stesso fine, portando le loro competenze).
Dunque, il laboratorio di co-programmazione ha provato a rispondere alle domande lasciate aperte dagli Stati generali della comunità Generativa tenutasi a Melzo nel 2018. Scegliere questo punto di partenza ha consentito di patrimonializzare quanto già innescato dagli Stati Generali, per un prosieguo virtuoso di ragionamenti comuni.
Di seguito si riporta la mappa che è stata costruita come cartina al tornasole degli incontri di co- programmazione:
1.3 la governance collaborATTIVA
La prospettiva metodologica utilizzata per la redazione del presente Piano di Zona è volta a sviluppare programmi e progetti partecipativi riguardanti temi di interesse generale, direzionati verso un comune obiettivo, quello di applicare un welfare generativo.
Si riportano di seguito schematicamente i capisaldi metodologici impiegati come riferimento costante così nella redazione del documento di Piano, così nell’operatività che da questo scaturisce:
La metodologia utilizzata pone al centro le interazioni tra i membri della specie che abitano un territorio, tracciando una linea netta tra le modalità interattiva della Communitas e della Societas. La prima è generata dalla massa interattiva di coloro che abitano un determinato territorio; la seconda contempla invece le leggi, le norme (e la loro tutela) che vengono generate dagli stessi membri della Communitas, al fine di gestire le interazioni entro uno specifico territorio.
La ridefinizione dell’organizzazione del sistema per una governance collaborativa si colloca su un livello di Communitas al fine strategico di concentrarsi proprio sulle interazioni piuttosto che
impiegare il Diritto come unico strumento di governo delle stesse, in quanto esso avviene post hoc a fronte di un’esigenza comunitaria.
Collocarsi ad un livello di Communitas, quindi, consente di definire un obiettivo della stessa, ovvero un obiettivo di coesione, intesa come gestione condivisa dei (possibili) aspetti critici all’interno della Communitas. Per perseguire questo obiettivo, quest’ultima si trova nelle condizioni di implementare una strategia che sia efficiente e che consenta di monitorare il proprio andamento rispetto al perseguimento dell’obiettivo stesso: la promozione di Responsabilità Condivisa. Per implementare questa strategia è necessario compiere uno scarto nella promozione di responsabilità, ossia passare da una responsabilità delegata al singolo individuo all’assunzione condivisa della responsabilità, considerando che ogni membro può offrire il proprio contributo entro la Communitas volto al perseguimento di un obiettivo condiviso.
Sezione 2- le macroaree della programmazione per un’ architettura dei servizi collaborATTIVA
In questa sezione si andranno a delineare le macroaree strategiche di maggiore interesse da gestire a livello di Piano di Zona, sottolineando come per la macroarea relativa al “contrasto alla povertà e all’emarginazione sociale” si rinvia al Piano Povertà sezione 6 del presente documento, e per la macroarea “politiche abitative” alla sezione 5 sempre del presente documento.
2.1 interventi connessi alle politiche per il lavoro
TITOLO OBIETTIVO | Sostegno del lavoro e dell’occupazione S.I.L. Servizio Inserimenti Lavorativi |
DESCRIZIONE OBIETTIVO | Vista l’esigenza di governare un processo che affronti nella sua completezza la difficoltà nel reperire un lavoro e nel mantenerlo, l’Ambito ha scelto di considerare anche le politiche per il lavoro come “cantiere aperto” dove, si possano consolidare e connettere metodologie e risorse presenti nel territorio. L’obiettivo è quello di promuovere una comunità competente nella gestione dei percorsi di integrazione socio economica lavorativa dei cittadini in situazione di fragilità psico fisica e o sociale, favorendone lo sviluppo delle competenze e l’idonea collocazione lavorativa. L’orientamento distrettuale si collega ai contenuti del PNRR (Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza) Missione 5 in due delle componenti citate, quali le “Politiche per il lavoro e gli "Interventi speciali per la coesione territoriale". L’esigenza è quella di dare continuità agli interventi realizzati in materia di inserimenti lavorativi, consolidati ormai da diversi anni, integrandoli con le diverse misure che la normativa sia nazionale che regionale prevede, in particolare con le misure di sostegno del reddito e dell’inclusione attiva a contrasto della povertà. L’ipotesi strategica di considerare il servizio come “cantiere” si basa sull’idea di rapporto sinergico con l’associazionismo e la cooperazione sociale in quanto titolare di significative esperienze in tema di azioni propedeutiche (formazione, tirocini, borse lavoro) agli inserimenti lavorativi sperimentate sul territorio nel periodo recente e il mondo profit come uno dei luoghi di realizzazione dei progetti. |
Lo scarto concettuale che si intende promuovere è relativo al passaggio dal bisogno di occupazione all’esigenza di occupabilità, intesa come la creazione di quelle condizioni di competenza (dal lato dei cittadini fragili) e di accoglienza (dal lato del tessuto produttivo e sociale) che possono generare opportunità inedite e anche concrete prospettive occupazionali. Le politiche per il lavoro nell’Ambito hanno l’obiettivo di offrire a cittadini esperienze lavorative in diversi contesti. Per poter rispondere all’esigenze di occupabilità è necessario operare uno scarto metodologico che includa la revisione e condivisione del processo di valutazione delle competenze del cittadino e della filiera della co- progettazione del percorso tra Servizio distrettuale ed altre misure/servizi, lo scouting finalizzato ad intercettare snodi territoriali innovativi del profit e no profit (Aziende generative) ed infine la promozione di Tirocini extracurriculari e di inclusione. In sintesi l’obiettivo è : favorire l’integrazione sociale e lavorativa delle fasce di adulti in difficoltà attraverso interventi finalizzati all’integrazione sociale e lavorativa. Fornisce inoltre ai beneficiari l’opportunità di essere coinvolti ed inseriti in una rete di rapporti e relazioni interpersonali, utili allo sviluppo e rafforzamento dell’identità personale e professionale e a un collocamento stabile. | |
TARGET | Il target di riferimento sono i cittadini intercettati dai servizi sociali comunali in situazione di difficoltà, al fine di favorire il processo di inserimento lavorativo in un contesto produttivo di mercato e, più in particolare: - soggetti disabili, compresi nell’area dello svantaggio come definito dal D.Lgs 276/03 e dal Regolamento CE, comprensivo anche di quella fascia di disabilità intellettiva e psichica; - persone che appartengono ad un'area di povertà sociale, di deprivazione socio-culturale, a rischio di emarginazione, - minori con problematiche socio-relazionali, familiari o in situazione di abbandono scolastico. Poiché l’Ambito sta promuovendo un sistema di interventi che ponga al centro sia il cittadino sia la comunità di cui esso è parte, i destinatari dell’intervento diventano anche gli snodi territoriali strategici all’inserimento lavorativo ed alla inclusione sociale dei cittadini economicamente e socialmente svantaggiati. Il lavoro di scouting aziendale che si è attivato nello scorso triennio mira a far emergere le esigenze del sistema produttivo in termini di matching domanda offerta, così che si possa creare un circolo virtuoso tra esigenze di occupabilità dei cittadini ed esigenze di innovazione delle attività per le realtà produttive. |
RISORSE ECONOMICHE PREVENTIVATE | € 203.000,00 |
RISORSE DI PERSONALE DEDICATE | Personale Xxxxxx e Uffici di Piano: Ambito 5 : 8 assistenti sociali comunali + 1 assistente sociale Ufficio unico Personale Gestori Servizi Inserimenti Lavorativi: |
AFOL: 1 coordinatore, 1 psicologa, 4 educatori | |
L’OBIETTIVO E’ TRASVERSALE ED INTEGRATO CON ALTRE AREE DI POLICY | Sì. Connessioni tra contrasto alla povertà ed all’emarginazione sociale, promozione inclusione attiva, , interventi a favore delle persone con disabilità con possibile connessione al PROVI, obiettivo premiale “Facciamo squadra contro la povertà”. |
PRESENTA ASPETTI DI INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA | SI |
È IN CONTINUITÀ CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE (2018- 2020) | SI |
QUESTO INTERVENTO A QUALE/I BISOGNO/I RISPONDE | La scelta dell’Ambito Territoriale 5 è stata quella di creare un unico servizio distrettuale, garantendo la realizzazione di servizi omogeni con contemporanea attenzione alla salvaguardia delle peculiarità territoriali. Questo intervento è da intendersi come l’evoluzione e l’integrazione dello storico servizio inserimenti lavorativi SILD e nasce a fronte delle esigenze territoriali rilevate e condivise nel Piano di Zona tra i Servizi socio sanitari, i servizi comunali, le agenzie educative e il terzo settore dell’Ambito territoriale per la promozione di una comunità generativa di salute e di coesione sociale. Alla luce di ciò l’analisi effettuata ha messo in luce tre differenti livelli di esigenze alla quali dare risposta: - cittadini: necessità di sviluppare competenze coerenti con i nuovi scenari, ovvero competenze digitali, di autonomia nella quotidianità, soft skills. Ciò in particolare alla luce del cambiamento avvenuto in concomitanza con la pandemia, che ha richiesto ai lavoratori una maggior flessibilità sia di organizzazione del proprio luogo/tempo lavoro (es smart working, chiusure ad intermittenza ecc) sia di competenze da acquisire/potenziare (es. utilizzo strumenti informatici). Si è rilevato inoltre necessario lo sviluppo di corresponsabilità nelle reti familiari e di prossimità anche a seguito della modifica del tessuto sociale e famigliare che la pandemia ha messo in luce. - territorio: risulta evidente quanto sia fondamentale pensare ad una gestione condivisa e in squadra della ripartenza/prosecuzione/innovazione post emergenza delle attività così da ovviare al rischio di strutturare interventi frammentati e centrati sull’urgenza di trovare soluzioni piuttosto che dall’esigenza di pensare politiche di medio-lungo termine. - Servizi: strettamente connesso alle esigenze di ripensare il territorio, è l’esigenza di ripensare l’orientamento dei servizi, a partire dalla condivisione di presupposti scientifico-metodologici che favoriscano il superamento di una visione prestazionale e assistenzialistica focalizzata sulla risposta ai bisogni del cittadino. L’Ambito intende promuovere un cultura di servizio che permetta di governare sia la risposta coordinata ed ottimizzata alle esigenze |
dei cittadini che la sua modalità di realizzazione in un’ottica di cittadinanza responsabile. | |
L’INTERVENTO È CO- PROGETTATO CON ALTRI ATTORI DELLA RETE | SI Come avviene in altre macro aree distrettuale, anche per le politiche del lavoro l’approccio promosso dall’Ambito è quello di promuovere interventi in connessione tra loro, creando un sistema di risposte all’esigenza lavorativa. I presupposti metodologici si confermano essere: - la centralità dell’utente e la flessibilità nel coniugare la sua esigenza con le opportunità territoriali; - la co-responsabilità di tutti gli attori del progetto individualizzato; - la ricaduta in termini di coesione che le azioni attivate possono avere. La coprogettazione è lo strumento principe del lavoro integrato tra i diversi attori del territorio. La collaborazione non è solo tra Servizio Inserimenti Lavorativi e assistenti sociali comunali, ma vede la presenza di altre professionalità quali operatori dei servizi socio sanitari e sanitari, e di tutti i partner territoriali sia istituzionali sia di terzo settore e associazionismo. Per garantire il raggiungimento dell’obiettivo, l’Ambito si è dotato di una matrice organizzativa per obiettivi e processi, che permette di avere un sistema a “vasi comunicanti” tra i livelli decisionale, gestionale ed operativo. Ciò permette a tutti i ruoli ingaggiati di avere chiaro l’obiettivo del progetto e le funzioni delegate ai diversi livelli, così che il progetto diventi un’opportunità per il territorio sia di costruzione di una governance condivisa sia di realizzazione di interventi per promuovere le competenze dei cittadini in prospettiva di occupabilità. Ci si dota di pool territoriali composti dai singoli operatori dei diversi servizi attivi sul progetto individualizzato del singolo cittadino. I pool territoriali sono chiamati a portare avanti in modo sinergico gli interventi sul singolo cittadino/nucleo considerandosi strategia l’uno dell’altro, nel rispetto delle specifiche aree di intervento, responsabilità e competenze di ogni operatore/realtà territoriale. |
QUALI MODALITÀ ORGANIZZATIVE, OPERATIVE E DI EROGAZIONE SONO ADOTTATE (INDICATORI DI PROCESSO) | Per poter perseguire l’obiettivo della promozione di competenze sia nei cittadini sia nel territorio verso il concetto di occupabilità, l’Ambito ha avviato un processo di revisione dell’assetto organizzativo in materia di politiche del lavoro. La revisione ha inciso sia sulla matrice organizzativa sia sul processo di segnalazione dei cittadini che possono beneficiare degli interventi, progetti e misure. La matrice organizzativa risulta così composta: • Direzione strategica: è lo snodo rappresentativo del livello decisionale il cui obiettivo è quello di farsi garante dell’efficacia del servizio. Persegue i processi riconducibili alla programmazione delle linee di indirizzo, definizione delle priorità per ogni singola annualità di progettazione, promozione di processi tesi all’innovazione continua, monitoraggio dell’andamento generale del processo, allocazione/ridefinizione delle risorse economiche. • Coordinamento strategico: è lo snodo gestionale e rappresenta il “motore propulsore” dello sviluppo continuo degli interventi, |
generando interazioni costanti e scambi continui con i diversi ruoli della matrice organizzativa. L’obiettivo dello snodo gestionale è quello di promuovere strategie organizzative, comunicative e di intervento coerenti con le linee di indirizzo delineate dalla Direzione strategica e volte all’innovazione continua del Servizio. In termini di processi lo snodo gestionale traduce in linee di intervento le linee di indirizzo delineate dalla Cabina di regia, definisce metodologie e tempistiche di realizzazione delle linee di intervento e promuove la strutturazione di un processo valutativo delle competenze condiviso con tutti gli snodi della matrice organizzativa; • pool territoriale: composti da assistenti sociali comunali, referenti enti gestori e referenti gestori di servizi che progettano sul cittadino, ruoli sanitari. E’ la porta di accesso per tutti i servizi proponibili sul territorio e risponde all’esigenza di comporre le risorse evitando la frammentazione/dispersione degli interventi su uno stesso cittadino. Il pool definisce la progettazione individualizzata declinando l’esigenza del cittadino/nucleo, l’obiettivo generale da perseguire rispetto al suo progetto di vita e le strategie utilizzabili. Ci si è dotati di uno strumento di segnalazione unico e condiviso fin dalla prima stesura con tutti i partner progettuali. La scheda di segnalazione diventa strumento per co-comporre il bilancio di competenze del cittadino con la condivisione del progetto di tirocinio. In questo modo è possibile garantire un bilancio di competenze integrato tra sociale, socio sanitario e con partner Xxxxxxx dei tirocini che esprimono abilità di bilancio competenze ed individuazione delle postazioni nel territorio che rispondono all’esigenza di occupabilità del cittadino. | |
QUALI RISULTATI VUOLE RAGGIUNGERE | Il risultato che si intende raggiungere è duplice: promuovere l’occupabilità e l’inclusione, sia attraverso un bilancio di competenze integrato tra operatori sociali e esperti di inserimento lavorativo sia attraverso il coinvolgimento del territorio in ottica generativa. Anche in termini di risultati da raggiungere, torna la duplice prospettiva delle politiche per il lavoro, che da un lato revisiona il sistema di bilancio di competenze dei cittadini e dall’altro opera a livello di territorio e di sistema produttivo per creare un’alleanza tra servizi ed aziende. Sul versante dei cittadini si ambisce a sostenere i nuclei e gli individui vulnerabili attraverso interventi che permettano di non cronicizzare la fragilità attraverso percorsi di sostegno che restituiscano autonomia e capacità di fronteggiare momenti di crisi. Il lavoro avviato intende creare occasioni che potrebbero riqualificare i percorsi lavorativi, aumentando le probabilità che la persona trovi una collocazione adatta al suo percorso di vita, creando anche occasioni di interazione con contesti adatti. Ciò passa attraverso la rilettura di risorse e capacità personali non necessariamente occupazionali (interessi e passioni) e la collocazione del cittadino come soggetto con risorse da portare, attivo nel proprio progetto. La personalizzazione dell’intervento favorisce la creazione di percorsi innovativi e rispondenti all’esigenza, sempre più emergente e accentuata con il lockdown, di reinserimento in età |
avanzata. Questo risultato può essere raggiunto anche attraverso il coinvolgimento e potenziamento delle reti familiari e di prossimità. Sul versante territorio, valorizzare le politiche del lavoro come sistema, permette di creare una sinergia tra i diversi attori (istituzionali, realtà produttive, terzo e quarto Settore, CPI). Si vuole insistere su quei legami di cui il territorio è già dotato, lavorando a partire dalle interazioni territoriali per consolidare e rafforzare l’esistente, sperimentando delle attività che aprano alla possibilità di incontrare l’altro e di scambiare competenze e capacità, secondo il presupposto che gli interventi orientati alla ricerca attiva e i percorsi di accompagnamento al lavoro prevedono la costruzione di connessioni con la comunità di appartenenza del soggetto beneficiario. Associazioni e aziende sono dentro e non fuori dal percorso di osservazione e rilevazione delle competenze in ottica di responsabilità sociale spostandosi dalla sola richiesta di lavoro. Ragionare in termini di occupabilità implica un cambiamento di prospettiva, promuovendo: • una maggiore possibilità di dialogo tra istituzioni e settore produttivo; • Che le aziende si sentano parte di un percorso (individuando strategie di ingaggio che non siano esclusivamente incentivi economici); • Scambio di esigenze e “rovesciamento” dello sguardo su “chi ha bisogno” creando connessioni tra le esigenze dei cittadini e le esigenze della aziende attraverso la revisione degli strumenti a disposizione (personalizzazione degli interventi, prossimità territoriale, revisione programmi formativi, promozione della potenzialità della digitalizzazione ecc). Si intende infine strutturare momenti di condivisione con ruoli politici, referenti dell’amministrazione più in contatto con realtà commerciali del territorio, utilizzando degli strumenti di monitoraggio e rendicontazione con l’obiettivo di evidenziare lo scarto tra occupazione ed occupabilità. | |
QUALE IMPATTO HA AVUTO L’INTERVENTO | La revisione dell’assetto organizzativo e del processo di coprogettazione con i cittadini permette la sperimentazione di modelli di valutazione multidimensionali integrate tra Enti Locali, esperti in materia di lavoro e snodi strategici del territorio. L’esigenza di sperimentare l’accompagnamento agli inserimenti lavorativi come processo permette di consolidare e connettere metodologie e risorse, integrate con le diverse misure che la normativa sia nazionale che regionale ha definito a sostegno delle politiche attive del lavoro e dell’inclusione attiva. Ciò ha comportato uno scarto metodologico rispetto alla presa in carico di cittadini, poiché l’esigenza non si attesta più sulla ricerca di occupazione, ma sulla promozione di competenze di occupabilità. Parimenti il concetto di occupabilità viene diffuso nei lavori e nelle interlocuzioni con il territorio, in particolare nei luoghi di confronto sulla governance delle politiche lavorative. Diventa necessario costruire una lettura condivisa con alcuni attori strategici, che |
intervengono nella filiera economica (quali aziende, parti sociali, comuni, no profit, esercenti, associazioni di categoria, associazioni consulenti del lavoro), delle esigenze di innovazione che consentano di revisionare processi e prodotti in relazione all’occupabilità dei cittadini con vulnerabilità. Infine, durante il periodo di lockdown si sono attivati nuovi attori del territorio che hanno avviato collaborazioni più o meno strutturate con gli Enti Locali per fronteggiare la situazione di emergenza e fornire servizi ai cittadini più fragili. Nel prossimo triennio si intende intercettare e riagganciare le realtà commerciali, con l’obiettivo di valorizzare e sistematizzare l’esperienza fatta ipotizzando possibili prosecuzioni. L’esito del lavoro in termini di governance è la definizione di protocolli/patti di collaborazione all’interno dei quali si validino le buone prassi sperimentate. ( le amministrazioni comunali e le realtà commerciali del territorio condividono una proposta progettuale che prevede il coinvolgimento dei commercianti del territorio in un programma di inclusione lavorativa, generando da un lato occasioni innovative di inserimenti lavorativi e dall’altro un sistema di sostegno dei negozi di vicinato e del territorio). Si considera la comunità come partner e come strumento nel reinserimento lavorativo, così che possa diventare comunità che accoglie e genera opportunità. |
2.2 la domiciliarità come occasione di prossimità
TITOLO OBIETTIVO | La domiciliarità come occasione di prossimità |
DESCRIZIONE OBIETTIVO | L’Ambito 5 ha lavorato nel triennio precedente per l’implementazione di politiche sociali contraddistinte dalla centralità del territorio e dalla corresponsabilità dello stesso nella costruzione del benessere dei soggetti in esso inseriti. Tale linea di attività è strettamente integrata ai progetti proposti nel capitolo sanitario del PNRR, in particolare alla riforma dei servizi sanitari di prossimità e all'investimento casa come primo luogo di cura – assistenza domiciliare previsti nella Missione 6 - Componente 1. Le politiche di welfare d’Ambito hanno ridefinito il ruolo del territorio quale strumento di co-costruzione di processi di inclusione e di cura dei soggetti deboli. Il ruolo sociale di ogni soggetto e della sua identità, viene contraddistinto anche e soprattutto dal territorio in cui il soggetto è inserito e dalle relazioni che in esso si instaurano. Tale relazione diventa inoltre significativamente rilevante soprattutto nel momento di modifica del proprio ruolo sociale in ragione del presentarsi di un evento critico quali la malattia, o nel normale processo di invecchiamento. Invecchiare e perdere la propria autonomia all’interno di un territorio conosciuto comporta in effetti la possibilità di poter accedere ad un patrimonio sociale e relazionale noto, che garantisce parimenti l’opportunità di poter modificarsi senza perdere la propria identità. Ragionare sulla domiciliarità significa orientare i processi di politica sociale sulla possibilità del territorio di permettere il mantenimento dei processi di riconoscimento identitario pur nella presenza di eventi critici. |
La scelta operata dall’Ambito, soprattutto nell’area delle non autosufficienze, si è attestata quindi in due diverse direzioni: una orientata alla costruzione di servizi che vengano offerti ai cittadini per mantenere e/o promuovere la proprie competenze favorendo la permanenza al domicilio, l’altra orientata alla costruzione di una comunità accogliente dove i soggetti fragili possono essere riconosciuti e sostenuti. La costruzione di una comunità accogliente passa attraverso la presa di consapevolezza che l’intervento per la persona fragile non può avere unicamente il focus sul cittadino, ma coinvolgere i propri famigliari e care giver, promuovendone le competenze di cura. L’Ambito punta a costruire un nuovo sistema territoriale di domiciliarità a favore dei soggetti fragili che, attraverso la corresponsabilità e la coprogettazione tra Ente pubblico e terzo settore, facilita il coinvolgimento dei diversi soggetti nella comunità. L’idea portante, è quella di uscire da una logica prestazionale per implementare un intervento che stimoli processi di cambiamento. Tale approccio si declina nel prendere in considerazione non la persona fragile da sola ma tutto il suo “ecosistema sociale”, allargando il “ campo da gioco” facendovi entrare nuovi attori, fattore di arricchimento delle progettualità. Nella realizzazione degli interventi si vuol puntare a produrre valore sociale condiviso promuovendo una dimensione di cura a livello comunitario, con attenzione all’integrazione sociale delle persone fragili. | |
TARGET | Nel corso degli anni i servizi rivolti alla domiciliarità si sono modificati per rispondere alle mutate esigenze della popolazione, tra le quali l’età avanzata raggiunta da un sempre maggior numero di persone, associata alla presenza di malattie croniche-degenerative con conseguenti gravi limitazioni funzionali. Oltre a cambiamenti nella popolazione target dei servizi alla domiciliarità, i cambiamenti coinvolgono anche le strutture famigliari degli utenti, connotate sempre più da coniugi anziani, persone sole, senza figli o con figli distanti, oppure, allorché conviventi, con difficoltà e/o gravi problematiche che impediscono l’assistenza. Si assiste all’assunzione del ruolo di cura da parte della famiglia, aggiungendosi così al ruolo di parentela. A seguito di ciò l’Ambito intende strutturare un Sistema di domiciliarità che ponga al centro il cittadino e la sua rete primaria, dove l’intervento non si rivolge più solo al singolo ma alla comunità di cui esso è parte. Poter allargare lo sguardo alla complessità in cui il cittadino è immerso consente di cogliere e valorizzare la ricchezza che spesso caratterizza tali reti ma che non viene vista se lo sguardo si concentra esclusivamente sulla condizione di non autosufficienza, consentendo l’ampliamento del target dei cittadini a cui il servizio si rivolge. In tale direzione i servizi alla domiciliarità distrettuale ampliano il proprio target, con un continuo arricchimento dei progetti e un allargamento dei soggetti coinvolti. In particolare, gli interventi sono rivolti anche ad adulti fragili, a pazienti psichiatrici, e/o a persone in condizione di povertà e emarginazione. Soggetti la cui presa in carico – essendo spesso trasversale a più istituzioni – può risultare particolarmente difficoltosa e non adeguata rispetto alla complessità dei bisogni. |
Infine, per i fruitori e le loro famiglie l’essere visti anche come portatori di risorse e non solo di bisogni ha consentito un cambiamento culturale importante. Loro stessi hanno la possibilità di vedersi in una veste nuova, di riconoscere e riscoprire le proprie competenze e capacità e di integrare l’aiuto ricevuto in un processo più ampio. | |
RISORSE ECONOMICHE PREVENTIVATE | 520.000,00 |
RISORSE DI PERSONALE DEDICATE | Personale Xxxxxx e Uffici di Piano: Comuni dell’Ambito: 8 assistenti sociali Ufficio Unico: 1 responsabile Ufficio Unico + 1 assistente sociale + 1 amministrativo Personale Gestori Servizi Integrativi alla domiciliarità: 3 coordinatori, 21 ASA, 4 responsabili Enti Gestori |
L’OBIETTIVO E’ TRASVERSALE ED INTEGRATO CON ALTRE AREE DI POLICY | SI. Connessioni tra contrasto alla povertà ed all’emarginazione sociale, promozione inclusione attiva, anziani, interventi per la famiglia, interventi a favore delle persone con disabilità. |
PRESENTA ASPETTI DI INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA | SI Il collegamento avviato in via sperimentale con i servizi sanitari del territorio ha permesso di allargare la rete di cura corresponsabile alla struttura sanitaria. Il cittadino sperimenta la continuità di cura e presa in carico anziché il rischio di una diffusa frammentazione lascia alla famiglia tutto il carico di creare il collegamento necessario tra ricovero e domicilio. Questa circolarità consente di lavorare sul tema delle dimissioni protette con l’attivazione di una azione specifica presso il Presidio Ospedaliero con una funzione di collegamento tra servizio sanitario e territorio. Ciò riduce la distanza tra servizi sanitari e sociali a beneficio del cittadino che, fin dal momento del ricovero, viene visto nella sua globalità e per il quale viene pensata da subito una progettazione personalizzata e condivisa. |
È IN CONTINUITÀ CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE (2018- 2020) | SI |
QUESTO INTERVENTO A QUALE/I BISOGNO/I RISPONDE | La scelta dell’Ambito 5 è stata quella creare un unico servizio distrettuale, garantendo la realizzazione di servizi uniformi con contemporanea attenzione alla salvaguardia delle peculiarità territoriali. Tale processo, superando una visione prestazionale e assistenzialistica focalizzata sulla risposta ai bisogni del cittadino fragile, permette di governare sia la risposta coordinata ed ottimizzata alle esigenze dei cittadini che la sua modalità di realizzazione in un’ottica di cittadinanza responsabile. L’esigenza a cui si intende rispondere non è quindi solo legata ai cittadini fragili che necessitano di interventi di cura al domicilio, ma |
risponde anche ad un’esigenza di strutturare azioni innovative e sperimentali nell’ottica di avviare progetti generativi della comunità, in cui tutti i cittadini possono riconoscersi ed essere riconosciuti non solo come soggetti portatori di bisogni ma soprattutto come risorse per la comunità. Per poter rispondere in modo esaustivo alle esigenze portate dall’intera comunità, i Comuni dell’Ambito si sono da sempre ispirati al principio della corresponsabilità, chiamando ad un rapporto di co progettazione nella domiciliarità anche soggetti sociali quali le reti famigliari, il volontariato, le reti amicali e di vicinato, le badanti ecc. La scelta operata dai servizi e in generale dalle politiche sociali, soprattutto nell’area delle non autosufficienze, si è attestata quindi in due diverse direzioni: una orientata al garantire servizi aderenti alle peculiari esigenze del territorio dove si muovono le persone e l’altra orientata alla co costruzione di una comunità accogliente e coesa. Questo cambio di prospettiva permette l’ampliamento e la diversificazione del target dei cittadini a cui il sistema alla domiciliarità si rivolge. Oltre alla tradizionale utenza anziana, il sistema interagisce con altri soggetti la cui presa in carico – essendo per età e problematica spesso “a cavallo” di più istituzioni- può risultare particolarmente difficoltosa: queste persone rischiano talora di non ricevere risposte adeguate ai loro complessi bisogni. Gli interventi si rivolgono anche ad adulti fragili, a pazienti psichiatrici, e/o a persone in condizione di povertà e emarginazione. Il quadro complessivo degli interventi si compone perciò attraverso la costruzione della rete dei servizi presenti sul territorio (sociale, sanitario, pubblico, privato). Ciò garantisce una progettazione sul cittadino ad ampio spettro, ovviando così alla criticità di lavorare e progettare a compartimenti stagni tra sociale e sanitario.) | |
L’INTERVENTO È CO- PROGETTATO CON ALTRI ATTORI DELLA RETE | SI L’Ambito si è dotato di un sistema di governance multilivello che costituisce uno degli elementi centrali nella coprogettazione con i cittadini: • Direzione strategica, atta a garantire lo sviluppo, il monitoraggio, la valutazione della progettazione. In questo livello erano presenti i referenti dell’Ambito e i referenti delle Cooperative. Questo snodo garantisce anche uno scambio continuo con l’Assemblea dei Sindaci ai fini della comunicazione dei risultati e dello sviluppo di una riflessione condivisa con la dimensione politica (omogeneizzazione della cornice teorico- metodologica dell’intervento distrettuale e aderenza con le linee di indirizzo del Piano di zona.) • Coordinamento gestionale, in cui si sono gestiti i processi organizzativi inerenti il perseguimento delle diverse linee d’intervento e raccolti i bisogni e le esigenze emergenti dai territori. È composto del Referente dell’Ufficio di Piano, delle Assistenti sociali dei singoli comuni, dei Referenti delle cooperative. Questo snodo permette di connettere la gestione unitaria del Sistema e le esigenze dei singoli comuni. |
• Pool territoriale, che permette la gestione operativa dei progetti individualizzati e l’implementazione territoriale delle altre linee di intervento del sistema attraverso la partecipazione dei Referenti territoriali delle cooperative, degli operatori comunali responsabili del progetto personalizzato e del personale ASA/OSS. Il pool è lo snodo principale dell’intervento territoriale connettendo l’integrazione del progetto personalizzato all’interno dei servizi distrettuali, l’adeguamento dell’intervento ai singoli territori salvaguardandone le peculiarità e, infine, garantendo il coinvolgimento della comunità. Per poter rispondere in modo esaustivo alle esigenze portate dall’intera comunità, i Comuni dell’Ambito si sono da sempre ispirati al principio della sussidiarietà orizzontale, chiamando ad un rapporto di corresponsabilità nella domiciliarità anche soggetti sociali quali le reti famigliari, il volontariato, le reti amicali ecc. Il quadro complessivo degli interventi si compone perciò attraverso la costruzione della rete dei servizi presenti sul territorio (sociale, sanitario, pubblico, privato). Parte della rete creata con il sistema alla domiciliarità sono attori del territorio afferenti al comparto sanitario quali operatori dei Presidi ospedalieri (in particolare l’Ospedale di Melzo), gli operatori di ASST in particolare per i Servizi ADI, cure palliative e unità fragilità, ed infine i medici di medicina generale. Si sono avviate, durante il periodo di lockdown, delle collaborazioni importanti con esercenti e commercianti del territorio, che hanno reso servizi al domicilio (spesa al domicilio, consegna farmaci, ritiro e consegna ricette ecc) al fine di garantire la permanenza dei cittadini vulnerabili presso il domicilio. Nel prossimo triennio verranno sviluppate e potenziate queste collaborazioni con la prospettiva di allargare il sistema alla domiciliarità in ottica di coesione della comunità. | |
QUALI MODALITÀ ORGANIZZATIVE, OPERATIVE E DI EROGAZIONE SONO ADOTTATE? (INDICATORI DI PROCESSO) | La metodologia operativa, che guida l’operato dei diversi ruoli e figure che concorrono sia alla gestione del servizio sia allo sviluppo dell’intervento, si basa su alcuni fondamenti imprescindibili: la centralità del cittadino, l’attenzione alla qualità della relazione di cura, l’identificazione degli spazi di co-intervento con i caregiver e/o la comunità. In particolare, si è insistito sulla necessità di non fermarsi al singolo intervento, tentando in ogni situazione di mettere in gioco le risorse dei caregiver, coinvolgere i soggetti della comunità e combinare ambiti di interventi differenti. Si opera un cambio di prospettiva: nel sistema di domiciliarità il tassello fondamentale è la centralità del cittadino e della rete famigliare e l’intervento non si rivolge più solo al singolo ma alla comunità. La metodologia condivisa permette di elaborare i progetti in modo “sartoriale” coinvolgendo il care giver che può, in questo modo, comprendere meglio la situazione del proprio famigliare e sviluppare nuove competenze. Allargare lo sguardo alla complessità delle reti in cui il cittadino è immerso consente di coglierne e valorizzarne la ricchezza spesso presente, che non viene vista se lo sguardo si concentra esclusivamente sulla condizione deficitaria e di non autosufficienza dell’interessato. |
Snodo centrale che permette di concretizzare questo cambiamento è il pool territoriale composto da Assistente sociale, coordinatore delle cooperative riunite in ATI ed équipe del personale ASA/OSS : il pool opera in assetto di squadra portando avanti un lavoro integrato, coordinato e corresponsabile. La messa in gioco di competenze diverse ma integrate, ognuna con le proprie specificità e peculiarità, consente una risposta multidisciplinare alle diverse situazioni, un arricchimento nell’osservazione e una valorizzazione della rete territoriale. Ci si è dotati di uno strumento di segnalazione unico distrettuale e condiviso fin dalla prima stesura con tutti i partner. La scheda di segnalazione diventa strumento per co-comporre il progetto individualizzato. Ogni fase del processo di presa in carico e progettazione individualizzata e co-costruita e condivisa tra tutti i ruoli che compongono il pool territoriale, con una circolarità comunicativa che permette a ciascuno di cogliersi e collocarsi come ruolo attivo del pool, favorendo la costruzione della conoscenza del cittadino come integrazione di competenze. Infine gli interventi alla domiciliarità concepiti come sistema integrato permette di rinunciare ad un servizio prestazionale, ma promuovere processi di attivazione della cittadinanza. | |
QUALI RISULTATI VUOLE RAGGIUNGERE | Le politiche promosse dall’Ambito nel precedente triennio hanno consolidato il lavoro volto alla promozione della domiciliarità. L'inserimento in struttura si connota ancora come l'ultima ipotesi per le famiglie, sia per scelte legate al benessere dell'anziano nel rimanere nel proprio contesto abitativo, sia per gli elevati costi che comporta la residenzialità. La scelta dell'inserimento in RSA è privilegiato nei casi in cui sono presenti importanti bisogni sanitari ed infermieristici. I cittadini che entrano nel sistema di servizi alla domiciliarità vivono un cambio di prospettiva che richiede loro un nuovo posizionamento. Senza trascurare la fragilità che caratterizzava i beneficiari, il nuovo sistema si concentra sull’individuazione e sulla valorizzazione di competenze e risorse dei cittadini e della loro rete, messe in connessione per costruire insieme l’intervento. Tale cambiamento di prospettiva e posizionamento è fondamentale nell’innovazione del sistema, soprattutto in relazione ai destinatari abituali dei servizi alla domiciliarità. Persone fragili, che si trovano a rielaborare il proprio percorso di vita e la condizione di non autosufficienza, vengono resi protagonisti dell’intervento nell’ambito di un sistema che riconosce la condizione di fragilità come parte della complessità, che insieme alle difficoltà porta le risorse. I risultati che si vogliono raggiungere sono perciò orientati su tre versanti: • Cittadino fragile: avere maggiore conoscenza di sé e sui servizi permette di avviare un percorso che favorisce il mantenimento delle competenze residue più a lungo, e parimenti di di avviare un percorso che permette di acquisire nuove competenze in grado di prendersi direttamente cura di se. Inoltre la possibilità di avere maggiori conoscenze dei servizi agevola una revisione del proprio progetto di cura. Mantenere più a lungo le competenze residue ed incrementare le competenze per prendersi cura di sé favorisce nel cittadino una maggiore |
predisposizione a coltivare le relazioni sociali e professionali, restituendo un ruolo all’interno della propria comunità di riferimento; • care giver: comprendere le proprie responsabilità permette di muoversi in maniera più adeguata per conoscere i propri doveri e i propri diritti, ampliando le competenze di cura del famigliare. Avere più conoscenze sul prendersi cura del proprio familiare alleggerisce emotivamente il care giver e lo rende più in grado di gestire la situazione. Avere maggiore conoscenza degli interventi migliora la capacità di interazione con il sistema delle opportunità territoriali ed aumenta le conoscenze necessarie per prendersi cura del proprio familiare. Infine attivare azioni che possano far comprendere la necessità di collaborare tra i care giver aiuta a promuovere il sistema familiare. Nei care giver intendiamo anche tutta la filiera relativa alle amministrazioni di sostegno (linea d’intervento che andrà attivata) • Territorio: intendere la domiciliarità come sistema permette di creare una sinergia tra i diversi attori del territorio, sia istituzionali sia del terzo e quarto Settore. Ciò permette di promuovere competenze di cura della comunità, intercettando “luoghi innovativi e strategici” dove sperimentare iniziative di promozione dell’autonomia di soggetti fragili | |
QUALE IMPATTO HA AVUTO L’INTERVENTO? | In termini di impatto, il sistema alla domiciliarità intende perseguire due finalità: - sul versante cittadini fragili l’aumento di competenze sul prendersi cura ed il mantenimento di quelle residue aumentano la possibilità di mantenere uno stato di salute quasi autosufficiente, ritardando il rischio di istituzionalizzazione o di marginalità. In questa prospettiva è possibile sperimentare modelli di progettazione multidimensionale integrata, che mantengono centrale lo snodo del pool territoriali, il quale si può arricchire di professionalità altre (es. socio sanitarie e sanitarie, educative, di prossimità e vicinato ecc). - sul versante della governance si promuove la definizione di patti di collaborazione territoriali sia con soggetti istituzionali, in particolare del sistema socio sanitario, sia soggetto della comunità di riferimento.. nello specifico si vuole promuovere la ridefinizione del Protocollo presente nel territorio di ASST Melegnano Xxxxxxxxx per le dimissioni protette, a partire dalla sperimentazione avviata dall’Ambito dello sportello posto all’interno dell’Ospedale di Melzo. Un ulteriore accordo di collaborazione potrà essere costruito per garantire l’integrazione tra i servizi alla domiciliarità distrettuali ed il Servizio ADI di ASST, garantendo la definizione di progetti individualizzati integrati tra sociale e socio sanitario. Per quanto riguarda i soggetti informali si intende valorizzare e potenziare la reti locali di collaborazione tra Comuni, volontariato e comunità implementando metodologie di |
interazione tra i vari soggetti operanti sul territorio e individuando buone prassi replicabili. |
2.3 il protagonismo giovanile: le politiche giovanili e per i minori
TITOLO OBIETTIVO | Promuovere un sistema di politiche giovanili distrettuali a partire da una visione condivisa e condivisibile del protagonismo giovanile nell’ambito territoriale di riferimento. |
DESCRIZIONE OBIETTIVO | L’ambito di Melzo ha previsto nella propria programmazione il Servizio R.E.T.I (Rete Educativa Territoriale Integrata) che ha in gestione lo sviluppo delle competenze e azioni di promozione della salute nella fascia d’età giovanile sia in ambito scolastico che sul territorio ed è gestito da un Raggruppamento Temporaneo di Impresa composto da Cooperativa Spazio Giovani, Coop. Dialogica, Coop. Milagro e Fondazione Somaschi, per il triennio 2019/2022. (Tutti i soggetti sono coinvolti nel processo di co programmazione dell’Ambito Territoriale). Il Servizio Distrettuale RETI permette di incrementare e mettere a sistema la collaborazione tra molteplici partner che, afferendo ad ambiti diversi quali la scuola, l’Ente Locale, il terzo Settore e la comunità distrettuale, possono diventare “officina di idee” progettuali innovative, per attrarre competenze/investimenti, ricomporre e usare strategicamente le risorse. In modo particolare nell’ultimo anno si è posto il Focus sul tema della ricomposizione delle azioni in essere, sulle politiche giovanili, nei diversi comuni dell’Ambito, non andando a sovrapporre nuove opportunità/interventi, ma mettendo a sistema l’esistente in un’ottica di connessione e scambio delle differenti esperienze locali dando alle stesse un respiro sovralocale a beneficio dei cittadini dell’Ambito. Tale esigenza di ricomposizione ha condotto alla costruzione di un obiettivo volto a costruire Politiche Giovanili Distrettuali, attraverso un processo di sviluppo del Protagonismo Giovanile e dalla valorizzazione dei giovani stessi quali formatori e attivatori di processi verso i loro coetanei e la Comunità. |
TARGET | Il Target di riferimento sono i giovani cittadini dai 14 ai 35 anni. Si sottolinea come, alcune azioni messe in campo dal Servizio RETI relativamente all’orientamento scolastico, coinvolgano anche giovani dagli 11 anni, ovvero dalla prima classe della Scuola Secondaria Inferiore dei sette Istituti Comprensivi del territorio. L’Ambito territoriale di Melzo ha una popolazione totale di 83.321 residenti, di cui 41.031 uomini e 42.290 donne. La distribuzione della popolazione, suddivisa per età, ci mostra un contesto distrettuale caratterizzato da fenomeni demografici rilevanti e coerenti con i dati nazionali. Una prima tendenza che si evidenzia è il progressivo invecchiamento della popolazione, che è costituita per il 20 % da ultra sessantacinquenni (65enni non compresi), contro il 17% persone con un’età inferiore ai 18 anni. Volendo rapportare il totale della popolazione anziana e quella minorenne l’indice di vecchiaia è di 1,16. La popolazione cosiddetta “attiva”, dai 18 ai 65 anni invece è composta da circa il 63% della popolazione totale. I giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, sul territorio degli otto comuni dell’Ambito territoriale, sono in totale 15654 (Fonte ISTA 2019), così suddivisi: 4052 di età tra i 15 e i 19 anni; 5664 di età compresa tra i 20 e i 26 anni; 5938 di età compresa |
tra i 27 e i 34 anni. Sul territorio dell’Ambito sono presenti i seguenti Istituti Comprensivi Istituto Comprensivo “Q. Di Vona” di Cassano d’Adda; Istituto Comprensivo di Inzago; Istituto Comprensivo “X. Xxxxxxxx” di Melzo; Istituto Comprensivo “X. Xxxxxxxxx” di Melzo; Istituto Comprensivo “A. Manzoni” di Pozzuolo Martesana; Istituto Comprensivo “L. da Vinci” di Settala; Istituto Comprensivo di Vignate. Le scuole secondarie di II grado sono; Liceo Scientifico “Xxxxxxxx Xxxxx” sede di Melzo e Cassano d’Adda; Fondazione E.N.A.I.P. di Melzo; Istituto I.P.S.I.A. sede di Melzo; Istituto Xxxxxxxxxx di Inzago dove nell’anno scolastico 2017/2018 c’è stata una popolazione di 2.286 studenti. Le scuole sono afferenti all’ambito scolastico 24 della Città Metropolitana di Milano. | |
RISORSE ECONOMICHE PREVENTIVATE | L’importo presunto dell’appalto al netto d’IVA è di euro 242.400,00 nel triennio 2019/2022 |
RISORSE DI PERSONALE DEDICATE | Personale Xxxxxx e Uffici di Piano: Ambito 5 : 8 assistenti sociali comunali + 1 assistente sociale Ufficio unico Personale Gestori Servizi: 4 coordinatori più operatori dei Pool Territoriali delle cooperative che compongono l’ATI di Servizio: Cooperativa Spazio Giovani. Cooperativa Milagno. Cooperativa Dialogica. Fondazione Somaschi. |
L’OBIETTIVO E’ TRASVERSALE ED INTEGRATO CON ALTRE AREE DI POLICY? | Sì. Di seguito si riportano le connessioni sviluppate: - con la rete Antiviolenza V.I.O.L.A di cui Melzo è capofila di Progetto, al fine di sviluppare azioni di sviluppo di competenze sul tema della parità di genere in collaborazione con le scuole dell’Ambito. - Con l’Osservatorio Giovani di Città metropolitana - Con i Comuni dell’Ambito per azioni di comunicazione strategica anche su misure a contrasto della Povertà - Gli enti che compongono l’ATI di Servizio sono iscritti all’Albo Fornitori dei voucher in favore di nuclei e cittadini finanziati attraverso le Misure a Contrasto della povertà - Ingaggio nei PUC territoriali - Collaborazione con comuni e associazioni del Territorio per lo sviluppo del volontariato - Connessione con la consulta Informagiovani regionale |
PRESENTA ASPETTI DI INTEGRAZIONE SOCIOSANITARI A? SI/NO | SI |
È IN CONTINUITÀ CON LA PROGRAMMAZI ONE | SI |
PRECEDENTE (2018-2020)? | ||
QUESTO | Nel 2021 Reti ha sviluppato in collaborazione con i comuni dell’ambito lo | |
INTERVENTO | A | snodo di co progettazione denominato Interpool, come rafforzamento delle |
QUALE/I | connessioni tra le politiche giovanili locali e il supporto distrettuale. La co | |
BISOGNO/I | progettazione come strategia elettiva che lo governa si fonda su un processo | |
RISPONDE? | di rilevazione delle esigenze a partire dalle esperienze locali, le quali si | |
traducono in obiettivi e linee di lavoro. A partire da questo lavoro sviluppato | ||
con i comuni dell’Ambito sono stati rilevati i seguenti obiettivi su cui | ||
indirizzare i prossimi lavori del Servizio RETI e delle Politiche Giovanili | ||
Distrettuali, anche validati dall’Assemblea dei Sindaci Distrettuale: - | ||
sviluppare interventi che gestiscano il tema del riorientamento e | ||
dell’abbandono scolastico dei giovani dal 16 anni ai 20 anni, - incrementare | ||
la conoscenza e l’efficacia delle opportunità rivolte ai giovani, - coinvolgere | ||
attivamente i giovani come protagonisti dei contenuti e dei mezzi | ||
comunicativi | ||
L’azione strategica messa in campo dalla quale partire per lo sviluppo di | ||
queste direzioni di lavoro, per il coinvolgimento anche dei giovani in questa | ||
fase preparatoria del progetto e per la raccolta delle loro esigenze, è stata una | ||
Ricerca Azione. Tale ricerca ha due obiettivi: | ||
1.rilevare come i cittadini (giovani, adulti di riferimento, operatori dei | ||
servizi socio-educativi.) concepiscono il contributo dei giovani alla coesione | ||
sociale e allo sviluppo della comunità, | ||
2.promuovere il contributo attivo dei giovani alla realizzazione della ricerca. | ||
Sono state indagate le seguenti dimensioni: come configurano il | ||
“protagonismo giovanile, come configurano l’essere «giovani» cittadini, | ||
quali criticità e punti di forza rilevano sul territorio rispetto alla promozione | ||
del protagonismo giovanile, come configurano il proprio coinvolgimento | ||
rispetto allo sviluppo futuro del protagonismo giovanile sul territorio. | ||
La metodologia di raccolta dei dati prevede anche la realizzazione di focus | ||
group di giovani e la diffusione capillare e più ampia possibile di protocollo | ||
di indagine a domande chiuse somministrate ai giovani e ai ruoli di esperti | ||
formali ed informali del territorio che si occupano di politiche giovanili o | ||
che si interfacciano con i giovani stessi. | ||
Attraverso questo processo di ricerca sono emerse esigenze e bisogni legati | ||
in modo particolare al momento contingente legato all’emergenza sanitaria. | ||
Dai focus group emergono diversi temi che i giovani stessi ci riportano come | ||
esigenze e bisogni da prendere in gestione con loro e legate al loro percorso | ||
biografico: | ||
-sottolineano l’importanza di curare la comunicazione con loro, non solo a | ||
livello di strumenti utilizzati, ma a partire dalla loro partecipazione attiva | ||
allo sviluppo di questo processo. | ||
-segnalano l’incremento della dispersione scolastica e di come il mondo del | ||
lavoro non è pronto ad accogliere i giovani che restano quindi fuori dalle | ||
esperienze professionali. | ||
-l’educazione finanziaria che poi è strettamente connessa alla questione | ||
lavorativa, affrontando questa tematica non partendo dal presupposto che i | ||
giovani non sappiano gestire il denaro, ma che tendono a tenere | ||
maggiormente conto delle proprie esigenze e non delle priorità, nell’uso del | ||
denaro, |
-il tema della legalità: in modo particolare si è rilevato come la vita quotidiana in questo anno e mezzo di pandemia sia stata “incorniciata” da una serie di nuove regole di cittadinanza che, laddove non osservate, generano situazioni di piccoli nuovi reati, che vedono anche i giovani coinvolti e quindi la possibilità di poter gestire queste “nuove” situazioni attraverso la creazione di altrettanto nuove occasioni. Su questo si inserisce anche la promozione della cultura di genere, in ottica di lotta alla violenza contro le donne -l’eccesso di DAD, che ha causato l’incremento dell’abbandono scolastico, ma anche alla sospensione dei PCTO. Questi percorsi andranno recuperati così come anche i tirocini universitari. -la loro disponibilità a mettersi a disposizione per aiutare le persone in difficoltà durante i vari lock down. Questo, associato al fatto che anche l’Associazionismo ha sofferto nel periodo di pandemia in modo particolare nell’aver perso volontari, a causa soprattutto della non sempre facile conciliazione tra i protocolli sanitari e la gestione delle attività di volontariato stesse, può essere occasione per riavvicinare i giovani alle associazioni e rilanciare la rete dell’associazionismo culturale ambientale e culturale. | |
L’INTERVENTO È CO- PROGETTATO CON ALTRI ATTORI DELLA RETE? | SI. Sia con attori locali, scuole, famiglie, i comuni dell’Ambito e i servizi di Politiche giovanili locali, sia con altri servizi Distrettuali e con soggetti della rete sovradistrettuale, osservatorio giovani di città metropolitana e consulta informagiovani regionale. Tali collaborazioni sono rette dalle seguenti strategie: a. Promuovere le competenze di adolescenti e giovani perché siano protagonisti del proprio percorso di sviluppo e siano utili ad incrementare la loro partecipazione attiva nella comunità scolastica e territoriale; b. Generare strategie progettuali trasversali per la gestione delle occasioni offerte ai cittadini adolescenti e giovani, evitando la frammentazione e favorendo la connessione tra le stesse in un’ottica di ottimizzazione e integrazione delle risorse esistenti; c. Connettere le opportunità locali, regionali e nazionali rivolte al mondo giovanile affinché possano essere risorsa per lo sviluppo di competenze di cittadinanza attiva; d. Fornire ai giovani supporti informativi, formativi e di orientamento che consentano loro di compiere le scelte più consapevoli in riferimento al raggiungimento del proprio successo biografico; e. Promuovere una comunità competente e corresponsabile generativa di coesione; f. Promuovere ed implementare le competenze degli adulti di riferimento (scuola/famiglia/comunità) per una gestione corresponsabile e fondata su obiettivi comuni delle criticità che riguardano il percorso formativo degli alunni e il loro divenire cittadini responsabili; g. implementare metodologie di interazione tra i vari soggetti operanti sul territorio del sistema scolastico e socio sanitario e individuare buone prassi replicabili. |
QUALI MODALITÀ ORGANIZZATIV | l’Unità d’offerta R.E.T.I. persegue l’obiettivo così declinato: “promuovere una comunità competente nella costruzione del percorso biografico dei piccoli e dei giovani cittadini che sappia cogestire con gli stessi e le loro |
E, OPERATIVE E DI EROGAZIONE SONO ADOTTATE | famiglie eventuali criticità in un’ottica generativa contrastando l’insorgere di possibili carriere devianti”; con le seguenti finalità: A) generare occasioni formative e informative (alternanza scuola lavoro, accompagnamento alla scelta, azioni varie del network) a favore dei ragazzi e giovani del territorio B) Creare un pool distrettuale di professionisti/ attivatori che possa promuovere le competenze e le responsabilità di tutti i ruoli adulti che su tutti i territori dell’Ambito si occupano a diverso titolo dei percorsi biografici dei minori e dei giovani C) Individuare la struttura di governo che possa contribuire alla definizione e manutenzione costante delle linee progettuali, al monitoraggio delle stesse e la costruzione di una modalità di valutazione dell’operato che consenta una costante rilevazione delle esigenze dei diversi territori e il conseguente “ricalcolo” delle progettualità. L’intero Servizio intende connotarsi come un dispositivo di promozione della corresponsabilità della comunità verso l’obiettivo comune definito da bando; dall’altro lato la considerazione per cui R.E.T.I. richiede esplicitamente di focalizzare l’attenzione sull’innovazione di processo e sull’attenzione a costruire assetti “di squadra” tra i livelli distrettuale e locale, tra Istituzioni e territorio, tra erogatori e fruitori, ricomponendo diverse linee di intervento entro una visione sinergica e unitaria. Rispetto a tutto questo la strategia elettiva adottata dal presente progetto per consentire a ciascun ruolo di perseguire il proprio obiettivo è rappresentata dall’adozione di un modello di lavoro, e quindi di interazione tra i ruoli, definito OxPxP, per Obiettivi, Processi e Progetti. Questo significa che, all’interno dell’assetto organizzativo, la visione strategica e di sviluppo di interconnessioni non sia appannaggio esclusivo del livello dirigenziale, ma al contrario debba fortemente connotare anche i piani di coordinamento e operativo.” Xxxxx introdotti A sintesi del lavoro svolto in quest’anno, svolto sia nel periodo iniziale che anche durante la prima fase dell’emergenza Covid (in particolare durante il lockdown), l’UdO R.e.t.i. ha sviluppato e introdotto alcuni snodi strategici e progettuali, volti al lavoro di coprogettazione territoriale al fine di coinvolgere i diversi livelli: strategico-gestionale-operativo. Questi snodi si racchiudono nello schema di governance adottato: |
pool territ oriali coordina mento tecnico strategico cabina di regia Se la Cabina di regia, composta dai responsabili dell’UdP, referenti RTI (enti gestori) e dai coordinatori di Reti, ha una valore molto strategico e formale di indirizzo delle priorità e direzioni da intraprendere, il CTS (coordinamento tecnico strategico), che è composto dai Community Manager (CM), è quello snodo intermedio che permette la condivisione degli indirizzi e decisioni portate dalla Cabina di regia, ma anche il logo della coprogettazione distrettuale rispetto a quanto i territori o l’Ambito sviluppano. Inoltre, con l’introduzione dei Pool territoriali, composti da un CM per comune, un referente comunale e gli operatori di Reti, si è introdotto un’azione di connessione di Reti con le progettualità comunali, rafforzando la collaborazione e le sinergie sul tema minori, giovani e famiglie. All’interno del sistema di governance oltre alla figura dei CM, si sono introdotti i Reti Point: osservatori sulle esigenze territoriali ma anche promotori di azioni concrete sia sul territorio che nell’ambito scolastico (medie e superiori). Se la figura dei CM è servita per sviluppare una connessione tra la progettazione locale e quella distrettuale, i Reti Point stanno diventando non solo un servizio, ma sempre più un osservatorio in mano ai pool territoriali per rilevare esigenze e connessioni tra cittadini, scuole, realtà associative e progettualità comunali. Queste azioni, hanno permesso di passare da una situazione progettuale intorno alle politiche giovanili molto frammentata e locale ad una struttura che mette insieme e connette, rilevando esigenze e richieste (comuni o differenti tra territorio e territorio), cercando di inserirle in una direzione di coprogettazione e scambio che possa potenziare le azioni locali rendendo compartecipando anche ad una visione distrettuale. Ruolo community manager I CM, come si accennava prima, si sono inseriti in diversi contesti di coprogettaizone, più o meno strutturati, e sono divenuti risorsa per le AS per supportare il livello di connessione con la rete territoriale: scolastica in |
particolare, ma anche portatrice di esperienze diverse e facilitatori dello scambio di progettualità. I CM hanno anche coperto un livello sovradistrettuale, attraverso da una parte alla partecipazione alla consulta regionale informagiovani presso Anci, dall’altra attraverso la partecipazioni ad alcuni tavoli di ATS e la costruzione di un tavolo di coprogettazione con la rete Viola. Le strategie adottate dai CM sono state in primis quelle di raccogliere l’eredità di Teendenze e Networkgiovani, in ottica di rilevazione delle esigenze collegate e coprogettazione dei livelli di prosecuzione (non solo operativa) delle stesse. A seguire, si è cercato di portare e porsi come risorsa a disposizione della rete dei servizi comunali, implementando una presenza su diversi tavoli di lavoro. Funzioni Reti Point I reti point sono stati l’osservatorio concreto e una parte della ricaduta operativa del progetto RETI. In particolare diversi reti point hanno mantenuto una connessione con la cittadinanza per offrire supporto orientativo, di ascolto, di aiuto. Queste funzioni, durante il lockdown, sono state implementate anche on-line, tanto che oggi si può dire che è stato creato anche un reti point virtuale (andando oltre ad una mera funzione comunicativa). Ad oggi, le richieste che pervengono sono soprattutto di orientamento e supporto alla ricerca del lavoro e supporto alla presentazione delle domande collegate ai Bonus, Dote o altri dispositivi di agevolazione ministeriali o regionali o comunali. Oltre alle azioni più individuali, hanno anche sviluppato azioni di rete e supporto con il livello scolastico (insegnati in particolare) e il livello delle progettazioni di politiche giovanili o minori e famiglia comunali (supporto info-orientativo alle figure educative) Infine, hanno favorito la ricaduta distrettuale ad alcune iniziative locali. Nell’ultimo anno RETI ha sperimentato un nuovo snodo di co progettazione, integrato nella matrice organizzativa del servizio. È l’Interpool, snodo di co progettazione al quale partecipano gli operatori dei Comuni dell’Ambito che si occupano di politiche giovanili, e i C M di RETI. L’Interpool raccoglie esigenze del territorio e a partire da queste elabora proposte di interventi per la gestione delle stesse in co progettazione con i servizi di politiche giovanili del territorio. | |
QUALI RISULTATI VUOLE RAGGIUNGERE | Di seguito i risultati che si intende raggiungere: • la ricomposizione, già in atto, delle differenti opportunità locali e sovra locali per i giovani, e, a tale proposito, la connessione con l’Osservatorio Metropolitano Giovani di Città metropolitana di Milano anche al fine di rafforzare l’attuale governance del progetto RETI, inserendo anche collegamenti coi livelli metropolitani e regionali, affinché le politiche giovanili distrettuali possano rafforzarsi attraverso contributi e opportunità che arrivano da altri territori; • Sviluppo di un sistema integrato di servizi dell’orientamento per i giovani già a partire dalle Scuole secondarie di primo grado. • Sperimentazione di un modello sostenibile, stabile e replicabile, di valorizzazione delle competenze e di pre ingresso nel mondo del lavoro. |
• Portare contributi e supportare la costruzione di una governance distrettuale intorno al tema giovani nell’ottica anche di ascolto e presenza dei giovani all’interno delle attività di co programmazione. | |
QUALE IMPATTO | In riferimento alla natura innovativa e sperimentale l’UdO R.E.T.I. è da |
HA AVUTO | intendersi come l’evoluzione e l’integrazione degli storici servizi |
L’INTERVENTO? | NetworkGiovani e Teendenze/Teendenze 2.0 che nasce a fronte delle |
esigenze territoriali rilevate e condivise nel Piano di Zona tra i Servizi socio | |
sanitari, i servizi comunali, le Scuole dell’Ambito territoriale per la | |
promozione di una comunità generativa di salute e di coesione sociale. Negli | |
anni, si è infatti sempre più delineata la necessità di creare occasioni di | |
riflessione e acquisizione di consapevolezza per i ragazzi e per i loro ruoli di | |
riferimento (docenti/ famiglie/comunità) dei comportamenti di rischio, | |
sviluppando anche una azione di promozione delle competenze generativa | |
di salute per quei ruoli che hanno a che fare con il target di riferimento. La | |
revisione dell’assetto organizzativo e del processo di coprogettazione con i | |
cittadini permette la sperimentazione di modelli di valutazione | |
multidimensionali integrate tra Enti Locali, esperti in materia di lavoro e | |
snodi strategici del territorio. L’esigenza di sperimentare | |
l’accompagnamento agli inserimenti lavorativi come processo permette di | |
consolidare e connettere metodologie e risorse, integrate con le diverse | |
misure che la normativa sia nazionale che regionale ha definito a sostegno | |
delle politiche attive del lavoro e dell’inclusione attiva. | |
Ciò ha comportato uno scarto metodologico rispetto alla presa in carico di | |
cittadini, poiché l’esigenza si attesta sulla promozione di competenze e di | |
partecipazione attiva dei giovani stessi. | |
Le azioni e la programmazione in atto pongono il focus sul protagonismo | |
giovanile a partire dalla partecipazione dei giovani agli snodi di rilevazione | |
delle esigenze utili al processo di co programmazione e dalla ricomposizione | |
delle occasioni già esistenti che vanno incontro alla mobilità dei giovani ma | |
soprattutto come strategia di gestione alla frammentarietà e/o rischio di | |
sovrapposizione di risorse e servizi. |
2.4 interventi per la famiglia: contrasto e prevenzione della violenza domestica – la rete V.I.O.L.A.
TITOLO OBIETTIVO | Rete Antiviolenza Adda Martesana V.I.O.L.A. Valorizzare le interazioni per operare come laboratorio antiviolenza |
DESCRIZIONE OBIETTIVO | Data l’esigenza di raggiungere snodi del territorio (sia cittadini implicati in interazioni violente – vd donne con disabilità, maltrattanti, ecc., sia attori che in corresponsabilità possano concorrere al contrasto e gestione in anticipazione) e affinare i legami (istituzionali e non) già in essere per rendere il lavoro di squadra ancora più efficace, l’obiettivo in continuità con il progetto pregresso sarà: Sviluppare la diffusione ed il radicamento del lavoro di squadra tra i servizi (erogati dai soggetti aderenti o da altri servizi), la comunità ed i cittadini nel gestire ed anticipare situazioni di violenza |
TARGET | I destinatari del progetto oltre alle donne che possono rivolgersi al Cav VIOLA, sono tutti i cittadini dei comuni facenti parte dell’area |
omogenea Adda Martesana (Ambito 3 Pioltello, Ambito 4 Cernusco s/N, Ambito 5 Melzo e Ambito 8 Trezzo) in quanto la Rete vuole essere un hub per il coinvolgimento della cittadinanza in un cambio di paradigma sul tema della violenza. La Rete, infatti, lavora quotidianamente per promuovere un lavoro di squadra e una condivisione di responsabilità tra i molteplici attori del territorio nel contrasto alla violenza di genere. In questo modo si vuole chiamare ognuno a intervenire giorno per giorno, per promuovere una cultura che valorizzi e rispetti la diversità di genere. | |
RISORSE ECONOMICHE PREVENTIVATE | Oltre ai fondi regionali (in riferimento alla dgr 4643/2021 e al decreto regionale 14504/2021) destinati da Regione per il 2022 € 106.070, il progetto potrà beneficiare di un trasferimento di € 5.000 da parte di ogni ambito territoriale e altri fondi di €. 15.645,00 grazie ad azioni promozioni/foundresing e di sensibilizzazione che saranno attivati nel triennio – per il piano economico si rinvia alla scheda che sarà presentata poi a Regione |
RISORSE DI PERSONALE DEDICATE | Ente capofila:1 Responsabile e 1 coordinatore Ass. Soc. CAV : 1 Coordinatore, 4 operatrici accoglienza, 4 psicologi, mediatori culturali su richiesta e 3 consulenti legali, 1 amministrativo, 7 volontarie Linee di supporto alla governance: un consulente Snodo sviluppo di rete/comunicazione: 2 consulenti, 2 operatrici CAV 2 tecnici specializzati 4 Referenti degli Ambiti e 3 di enti istituzionali ( ATS, ASST) |
L’OBIETTIVO E’ TRASVERSALE ED INTEGRATO CON ALTRE AREE DI POLICY? | Si. Il progetto è fortemente integrato con le linee programmatiche del Piano di Zona e dei singoli comuni |
PRESENTA ASPETTI DI INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA? SI/NO | Si – coordinamento gestito da ATS Milano e Città metropolitana |
È IN CONTINUITÀ CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE (2018- 2020)? | Si – Melzo si conferma capofila della Rete sin dal 2018 |
QUESTO INTERVENTO A QUALE/I BISOGNO/I RISPONDE? Indicatori input | Se come abbiamo detto l’esigenza è quella di di raggiungere snodi del territorio (sia cittadini implicati in interazioni violente – vd donne con disabilità, maltrattanti, ecc., sia attori che in corresponsabilità possano concorrere al contrasto e gestione in anticipazione) e affinare i legami (istituzionali e non) già in essere per rendere il lavoro di squadra ancora più efficace, gli indicatori di input sono i dati che vanno a sostanziare l’esigenza che abbiamo rilevato (ad esempio il |
fatto che è necessario consolidare il rapporto con le forze dell’ordine, coordinare gli interventi tra rete e iniziative di ATS e ASST, coordinare rapporti con altri progetti attivi sostenuti da altri finanziamenti pubblici/privati, la necessità di raggiungere le donne con disabilità, la ricomposizione degli interventi da attivare nelle scuole). Si procederà alla puntuale esplicitazione degli indicatori in fase di redazione della scheda progetto regionale secondo le tempistiche del decreto 1454/2021 in riferimento anche al documento di Valutazione dell’Impatto che sarà allegato all’Accordo di Programma. | |
L’INTERVENTO È CO- PROGETTATO CON ALTRI ATTORI DELLA RETE? | Il progetto è in partenariato con i 4 ambiti (Melzo, Pioltello, Cernusco s/N Trezzo sull’Adda) e i 28 comuni dell’Adda Martesana, con ATS e ASST Melegnano/Martesana oltre alle Forze dell’Ordine e enti del terzo Settore |
QUALI MODALITÀ ORGANIZZATIVE, OPERATIVE E DI EROGAZIONE SONO ADOTTATE? (INDICATORI DI PROCESSO) | Possibili linee strategiche - Sviluppo di strategie di governance rispondenti alle esigenze attuali tra i soggetti già presenti nella CdR e altri soggetti coinvolgibili - costruzione di un piano di coinvolgimento delle Polizie Locali dei CC – dei dirigenti scolastici - PS - costruzione di un piano di coinvolgimento dei ruoli politici - Sviluppo del nucleo “sviluppo di rete” coerenti con le linee di sviluppo della rete - Sviluppo di strategie di coordinamento tra proposte progettuali ed iniziative promosse attraverso altri finanziamenti sia pubblici che privati (vd- prog UOMO - progetto Cardinal Martini - Proposte formative ATS/Asst Gli indicatori di processo: - N° di incontri di CdR su quelli pianificati che coinvolgono rappresentanti istituzionali dei soggetti strategici/su quelli pianificati - N° di incontri di CdR con presenza dei politici/sul n° di CdR - N° presenze dei politici/n° di inviti - N° di incontri di coordinamento con ruoli di altri progetti/su quelli pianificati - N° incontri di condivisione con PL e CC su quelli pianificati - N° di mandati assolti dal Nucleo di sviluppo di rete in linea con lo sviluppo della rete/ sul n°di mandati |
QUALI RISULTATI VUOLE RAGGIUNGERE? | Se teniamo fermo l’obiettivo proposto gli output saranno (a titolo esemplificativo): - Numero di nuovi soggetti sottoscrittori della rete - Numero e tipologia dei contatti raggiunti - N° collaborazione tra la rete viola e soggetti del territori - numero di prodotti comunicativi divulgati - Documenti prodotti quali riferimento terzo per i soggetti coinvolti nella rete |
- Aumento di richieste/segnalazioni di persone con disabilità - Aumento di coprogettazioni che vedono il coinvolgimento attivo dei maltrattanti - Diversificazione dei soggetti della comunità coinvolti | |
QUALE IMPATTO HA AVUTO L’INTERVENTO? | Gli OUTCOME, per i presupposti che abbiamo scelto di adottare daranno conto del cambiamento delle modalità di collaborazione che si è riusciti a generare, tra un tempo t0 (che è quello dell’inizio applicazione PdZ e tempo T1 (quello a conclusione del triennio) Andrebbero quindi inseriti degli indicatori che diano conto del fatto che i nostri interventi sono stati efficaci rispetto al lavoro di squadra. A titolo esemplificativo, facendo riferimento ad un confronto tra un T0 ed un T1, si sottopone il seguente indicatore: - Implementazione dell’uso competente dei riferimenti metodologici della coprogettazione a diversi livelli Per uso competente dei riferimenti metodologici si può intendere nelle sue declinazioni: - Competenza di fare proposte da parte di soggetti del territorio rispetto ad iniziative volte al contrasto (aziende, associazioni, singoli cittadini ecc) - Competenza di fare domande pertinenti al CAV da parte ei diversi soggetti del territorio (cittadini, associazioni, FFOO, servizi ecc) - Competenza di condividere obiettivi e strategie di gestione di progetti personalizzati o di iniziative trasversali a contrasto della violenza - Competenza di attivazione dei diversi snodi del sistema di governance da parte dei soggetti afferenti alla rete |
2.5 promozione inclusione attiva: il sistema di accoglienza che genera opportunità
TITOLO OBIETTIVO | Sistema di accoglienza per una comunità inclusiva il progetto SAI imbarcAZIONI: tutti a bordo per un nuovo viaggio |
DESCRIZIONE OBIETTIVO | L’Ambito Territoriale 5 ha avviato, nello scorso triennio, un lavoro di ricomposizione degli interventi e delle risorse in materia sia di azioni volti a promuovere l’inclusione dei cittadini stranieri sia di accoglienza diffusa degli stessi. L’approccio promosso dall’Ambito, in assonanza con le altre macro aree descritte, è quello di creare un sistema di accoglienza ed inclusione, che ponga la persona straniera al centro nel suo ruolo di cittadino del territorio. Si intende superare un’impostazione di servizi settorializzata per la categoria “straniero” ma potenziare il processo di revisione, già avviato, che considera il cittadino straniero come componente della comunità in cui vive. Per operare questo cambio di prospettiva, l’Ambito sta strutturando le politiche di accoglienza in stretta connessione con le politiche relative all’Abitare Sostenibile, al lavoro e dell’integrazione socio-sanitaria, in particolare con servizi specialistici, sperimentando una filiera di servizi integrati, garante della presa in carico globale della persona. L’Ambito 5 ha lavorato nel triennio precedente per l’implementazione di politiche sociali contraddistinte dalla centralità del territorio e dalla corresponsabilità dello stesso nella costruzione del benessere dei soggetti in esso inseriti. In questo senso tutti gli interventi ed azioni avviate sul territorio sono considerate un’occasione generativa di coesione territoriale. La scelta operata dall’Ambito, si è attestata quindi in due diverse direzioni: • Da un lato si intende promuovere una gestione competente nelle famiglie e nei cittadini stranieri del proprio percorso biografico in co-responsabilità e reciproca integrazione con la comunità territoriale; • Dall’latro si intende promuovere una comunità coesa e competente nel governo e gestione delle politiche di accoglienza. E’ possibile perseguire l’obiettivo attraverso azioni volte a: • sostenere il successo formativo degli alunni stranieri e potenziare percorsi di sensibilizzazione ai temi dell’integrazione e contrasto alla discriminazione in ambito scolastico; • favorire il coinvolgimento attivo delle famiglie di migranti alla vita scolastica; • valorizzare le identità culturali; • favorire una informazione integrata e completa sui servizi e sulle opportunità presenti sul territorio; • valorizzare la partecipazione dei cittadini stranieri e delle loro associazioni nel sistema di governance distrettuale; • supportare l’eventuale costituzione di nuove associazioni. |
TARGET | Le politiche di inclusione ed accoglienza si rivolgono ai cittadini stranieri residenti nell’Area territoriale di Melzo e alle loro famiglie di riferimento. Il sistema di accoglienza nello specifico è rivolo a titolari di permesso per protezione internazionale, e prevede l’accoglienza di uomini soli, donne sole e nuclei famigliari anche monoparentali. |
RISORSE ECONOMICHE PREVENTIVATE | Servizio OMI: € 67.200,00 annui Servizio SAI: € 425.735,00 annui |
RISORSE DI PERSONALE DEDICATE | Personale Xxxxxx e Uffici di Piano: Comuni dell’Ambito: 8 assistenti sociali Ufficio Unico: 1 responsabile Ufficio Unico + 2 assistente sociale + 1 amministrativo Personale Gestori Servizio SAI: 2 coordinatori, 2 responsabili Enti Gestori, 2 amministrativi, XX educatori Personale Servizio O.M.I.: 1 coordinatore, 3 operatori sportello, mediatori culturali. |
L’OBIETTIVO E’ TRASVERSALE ED INTEGRATO CON ALTRE AREE DI POLICY? | SI. Connessioni tra contrasto alla povertà ed all’emarginazione sociale, politiche abitative, promozione inclusione attiva, politiche giovanili e per i minori, interventi connessi alle politiche per il lavoro, interventi per la famiglia, interventi a favore delle persone con disabilità. |
PRESENTA ASPETTI DI INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA? SI/NO | SI Il collegamento avviato in via sperimentale con i servizi sanitari del territorio ha permesso di allargare la rete di cura. All’interno del Servizio Sai in particolare si intende potenziare il lavoro di rete con i servizi specialistici attraverso l’individuazione di un ruolo che possa essere di facilitatore nel dialogo con i servizi sanitari, in particolare con il CPS per la presa in carico integrata delle persone vulnerabili. Si intende costruire strumenti che facilitino l’accesso ai servizi territoriali e favoriscano una progettazione integrata tra sociale, sanitario e socio sanitario. A partire da sperimentazioni singole, mantenere un focus più ampio perché la esperienze positive possano diventare volano di buone pratiche, da inserire in proposte di protocolli/accordi formali. |
È IN CONTINUITÀ CON LA PROGRAMMAZIONE PRECEDENTE (2018- 2020)? | SI |
QUESTO INTERVENTO A QUALE/I BISOGNO/I RISPONDE? | Garantire il processo di inclusione dei cittadini stranieri superando una visione prestazionale e assistenzialistica focalizzata sulla risposta ai bisogni del cittadino fragile, permette di governare sia la risposta coordinata ed ottimizzata alle esigenze dei cittadini che la sua modalità di realizzazione in un’ottica di cittadinanza responsabile. |
L’esigenza a cui si intende rispondere è quella di strutturare azioni innovative e sperimentali nell’ottica di avviare progetti generativi della comunità, in cui tutti i cittadini possono riconoscersi ed essere riconosciuti non solo come soggetti portatori di bisogni ma soprattutto come risorse per la comunità. I Due Servizi Distrettuali, SAI e O.M.I. prevedono all’interno delle rispettive matrici organizzative snodi di interazione reciproca, e con il territorio, dai Comuni dell’Ambito alla rete delle associazioni, di volontariato del territorio chiamando questi soggetti e i cittadini stessi ad un rapporto di co progettazione continua. La scelta operata dai servizi e in generale dalle politiche sociali, anche relative all’inclusione dei cittadini stranieri, si è attestata quindi in due diverse direzioni: una orientata al garantire servizi aderenti alle peculiari esigenze del territorio dove si muovono le persone e l’altra orientata alla co costruzione di una comunità accogliente e coesa. Questo cambio di prospettiva implica il dover rigenerare i servizi per l’inclusione che tengano conto dell’intero ciclo e percorso biografico dei cittadini stranieri, ponendo il focus non solo sullo status normativo (richiedente asilo, richiedente permesso di soggiorno ec…), ma di facilitazione e orientamento per l’accesso ai servizi in quanto cittadini, quindi portatori di diritti ma anche doveri, e allo scambio e messa in circolo reciproco di competenze e informazioni in un’ottica di attivazione e co responsabilità nell’attuazione del processo di inclusione stesso. | |
L’INTERVENTO È CO- PROGETTATO CON ALTRI ATTORI DELLA RETE? | SI E’ attivo un lavoro di rete tra Servizi distrettuali e snodi territoriali che faciliti, coordini ed integri le progettualità di inclusione sociale già attivi nell’Ambito o da attivare per l’accoglienza migranti (CAS, SPRAR, Housing …) e le iniziative promosse dai Comuni dell’Ambito su tematiche attinenti. Con tale azione si intende consolidare il collegamento ed il coordinamento con le azioni che i singoli Comuni definiscono su tematiche similari, talvolta afferenti a settori diversi (pubblica istruzione, cultura, politiche giovanili ecc). In particolar modo il lavoro di rete si configura come un’azione di Sistema che ha la finalità di innescare sinergie tra i soggetti territoriali coinvolti nei processi di collaborazione e co-responsabilità promossi ed attivati in Ambito Distrettuale. Inoltre l’Ambito si è dotato di un sistema di governance multilivello che costituisce uno degli elementi centrali nella coprogettazione con i cittadini, come descritto nel paragrafo successivo. Si sta potenziando la matrice attraverso la costituzione di uno snodo con funzione di facilitatore di rete, a partire dal Servizio SAI ma che potrebbe diventare unico per tutte le politiche di accoglienza ed inclusione. L’esigenza di costituire lo snodo risponde all’esigenza di governare quei processi che hanno a che vedere con lo sviluppo costante di contatti (esperti e non, formali e non) attraverso i quali diffondere corresponsabilità nel promuovere una cultura di comunità coesa e competente nel governo e nella gestione delle politiche di inclusione ed accoglienza. Lo snodo, per come è stato pensato, si rivolge potenzialmente a tutti gli attori della comunità, siano essi servizi, associazioni formali, gruppi informali. Obiettivo dello snodo è di promuovere opportunità di |
coesione e ingaggio della comunità attorno alla cultura dell’integrazione ed inclusione nelle politiche di accoglienza. I processi delegati ai membri dello snodo sono i seguenti: • gestione della mappatura continua di soggetti strategici al perseguimento dell’obiettivo di inclusione • costruzione di occasioni per lo sviluppo di conoscenza con i soggetti mappati • costruzione di occasioni di cittadinanza attiva per i cittadini stranieri • gestione della rilevazione delle esigenze di sensibilizzazione/formative • gestione dei processi di comunicazione strategica volta alla condivisione di presupposti di una cultura di integrazione/inclusione e alla costruzione di coesione (costruzione di prodotti comunicativi, supporto alla diffusione) • promozione di incontri territoriali con i diversi attori • costruzione di iniziative che stimolino la coesione dei diversi soggetti territoriali nel creare eventi/opportunità | |
QUALI MODALITÀ ORGANIZZATIVE, OPERATIVE E DI EROGAZIONE SONO ADOTTATE? (INDICATORI DI PROCESSO) | L’Ambito si è dotato di una matrice organizzativa per entrambi i Servizi che operano in materia di inclusione ed accoglienza di cittadini stranieri. L’assetto organizzativo è analogo in entrambi i Servizi e risulta così composto: • Direzione strategica: è lo snodo rappresentativo del livello decisionale il cui obiettivo è quello di farsi garante dell’efficacia del servizio. Garantisce le condizioni che consentono lo sviluppo della proposta progettuale, realizza il monitoraggio e la valutazione, facilita lo sviluppo dell’omogeneizzazione del servizio a livello distrettuale e Garantisce l’aderenza alle linee d’indirizzo politiche dell’ambito. In questo livello sono presenti i referenti dell’Ambito e i referenti degli Enti gestori. • Coordinamento strategico: è lo snodo gestionale e rappresenta il “motore propulsore” dello sviluppo continuo degli interventi. Le funzioni delegate allo snodo gestionale sono quelle di gestire i processi organizzativi, raccogliere i bisogni vs esigenze, gestire le azioni di messa a sistema del progetto e delle unità abitative e garantire la collocazione in ruolo dei diversi operatori coinvolti. In questo livello sono presenti il coordinatore dell’Ambito/Ufficio Unico, i coordinatori degli Enti gestori e gli operatori comunali referenti per i comuni; • pool operativo territoriale: è la porta di accesso per tutti i servizi proponibili sul territorio e risponde all’esigenza di comporre le risorse evitando la frammentazione/dispersione degli interventi su uno stesso cittadino. Il pool definisce la progettazione individualizzata declinando l’esigenza del cittadino/nucleo, l’obiettivo generale da perseguire rispetto al suo progetto di vita e le strategie utilizzabili. Gestisce inoltre le azioni promozionali del singolo comune in materia di inclusione ed accoglienza di cittadini stranieri. Sono composti da composti da assistenti sociali |
comunali, referenti enti gestori e referenti gestori di servizi che progettano sul cittadino, ruoli sanitari. Ogni fase del processo di presa in carico e progettazione individualizzata e co-costruita e condivisa tra tutti i ruoli che compongono il pool territoriale, con una circolarità comunicativa che permette a ciascuno di cogliersi e collocarsi come ruolo attivo del pool, favorendo la costruzione della conoscenza del cittadino come integrazione di competenze. La metodologia operativa dei Servizi è quella della coprogettazione, dove le diverse figure professionali cooperano al fine di raggiungere gli obiettivi definiti sia nei progetti individualizzati sia nelle azioni territoriali. Ciò che guida l’operato dei diversi ruoli che concorrono alla gestione del servizio e all’erogazione delle prestazioni offerte, si basa su alcuni fondamenti imprescindibili: • la co-responsabilità di tutti gli attori coinvolti nella programmazione e nella gestione degli interventi; • la responsabilità come valorizzazione delle risorse umane e professionali; • l’attenzione alle interazioni tra i diversi ruoli territoriali coinvolti, da quelli Istituzionali (Ambito, Comuni, Terzo settore…) ai singoli cittadini (studenti, famiglie…); • l’impatto sociale e la ricaduta in termini di coesione per la comunità che le azioni attivate possono avere. | |
QUALI RISULTATI VUOLE RAGGIUNGERE? | Il sistema integrato che si sta costruendo consente di innescare occasioni di cittadinanza, attraverso la creazione di connessioni tra differenti settori delle politiche sociali: abitative, lavorative, di integrazione ed inclusione sociale sia per singoli sia per nuclei. La progettazione condivisa è occasione per intercettare l’esigenza dei cittadini di mettersi in gioco come risorse nel definire un progetto di sviluppo di competenze di cittadinanza. Sul versante dell’integrazione con le politiche abitative si intende strutturare legami di collaborazione con la rete degli Enti e delle Associazioni, già presenti sul territorio ed attive nell’ambito delle problematiche abitative delle persone fragili, in modo da creare una “rete mobilitabile” per la ricerca di soluzioni abitative temporanee e la disponibilità di appartamenti "ponte" all'interno della rete dell'edilizia solidale. Ulteriore elemento valorizzante è la proposta di strutturare incontri sul tema dell’educazione finanziaria e sullo sviluppo di capacità di autogestione dei propri consumi. Si tratta di temi strettamente interconnessi tra loro e che permettono la realizzazione di progetti di vita in autonomia nel territorio. Sul versante lavorativo si sono attivate collaborazioni strutturate con servizi distrettuali e realtà territoriali afferenti ad altre macro aree di policy Servizio SIL e obiettivo premiale “facciamo squadra contro la povertà”). L’ottica sistemica favorisce una visione trasversale sia nella rilevazione delle esigenze dei cittadini stranieri sia nella proposta di progettazioni individualizzate. Infine sul versante territorio si evidenzia di fondamentale importanza definire percorsi educativi di accoglienza ed integrazione a favore dei migranti ospitati nel territorio che permettano loro di conoscere il contesto sociale attraverso attività di volontariato a favore della collettività ospitante. L’obiettivo è, attraverso la realizzazione di |
attività di sensibilizzazione e informazione alla cittadinanza, facilitare il dialogo tra i migranti e la comunità cittadina, mediante la partecipazione attiva dei cittadini stranieri. Infine nel precedente triennio, si sono innescati contatti di collaborazione con il progetto FAMI CapaCityMetro che prevede, all’interno delle diverse attività di mappatura dei servizi in essere a favore di migranti, l’implementazione di un applicazione “M-app” ed un portale web che fornisca informazione su tutti i servizi rivolti ad utenti stranieri, richiedenti asilo e rifugiati nell’area metropolitana di Milano. Si potenzierà questa collaborazione così da collegare azioni locali con azioni di area metropolitana. | |
QUALE IMPATTO HA AVUTO L’INTERVENTO? | 01- Qualificazione del sistema scolastico in contesti multiculturali, anche attraverso azioni di contrasto alla dispersione scolastica - promuovere l’inclusione sociale di minori e giovani stranieri, anche di seconda generazione; contrastare la dispersione scolastica; fronteggiare i gap di rendimento (Reg.(UE) n. 516/2014 art.9,d) 02- Promozione dell’accesso ai servizi per l’integrazione - garantire l’accesso ai servizi sanitari, alloggiativi, formativi, sociali e finanziari dei titolari di protezione internazionale e dei migranti economici (Reg.(UE) n. 516/2014 art.9,b) 03- Servizi di informazione qualificata, attraverso canali regionali e territoriali di comunicazione - promuovere la conoscenza di diritti, doveri e opportunità rivolte ai migranti, con specifica attenzione alle peculiarità delle singole comunità (Reg.(UE) n. 516/2014 art.9,c) attraverso la messa in campo di percorsi formativi sia per operatori che per i cittadini in co progettazione con le associazioni del territorio nella fase di rilevazione delle esigenze formative; 04- Promozione della partecipazione attiva dei migranti alla vita economica, sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle associazioni - favorire la partecipazione degli stranieri alla vita pubblica e sociale e sensibilizzare la comunità d’accoglienza favorendo conoscenza e rispetto reciproci (Reg.(UE) n. 516/2014 art.9,c- f) |
Sezione 3 – l’integrazione socio sanitaria
Il percorso di programmazione dei nuovi piani di zona 2021-2023 rappresenta per gli Ambiti un’occasione importante per fare il punto e dare avvio ad una riflessione congiunta sul tema dell’integrazione sociosanitaria, con la prospettiva di dare concretezza e metodo ad un lavoro di sinergia e collaborazione tra enti di diversa appartenenza, con la prospettiva condivisa di migliorare, potenziare e ricomporre l’offerta di servizi in favore della cittadinanza.
In particolare, i territori dell’Asse Melegnano Martesana ritengono necessario dover delineare spazi e modalità di riattivazione del confronto e della collaborazione con l’ASST di riferimento e con ATS, oltre quanto già condiviso all’interno dell’organismo istituzionale della Cabina di Regia.
Benché molte siano le collaborazioni in essere tra sistema sociale e sistema sanitario, con progettazioni specifiche su diverse aree tematiche (citiamo esempi, POR FSE, Rete antiviolenza…), il bisogno condiviso è quello di garantire in modo sistematico l’interazione tra i diversi enti socio sanitari, stabilendo momenti e luoghi stabili di discussione e confronto sui principali bisogni territoriali dei cittadini, le risorse in campo, gli obiettivi condivi e la co-programmazione di nuovi servizi o l’evoluzione di quelli esistenti.
L’occasione storica che stiamo attraversando, con la riforma sanitaria lombarda in atto e l’avvento del PNRR e delle relative risorse, rappresenta un ulteriore invito a rafforzare e promuovere il confronto tra enti e operatori, non esclusivamente nell’ottica di far circolare per tempo le informazioni, ma nell’intento condiviso di coinvolgere tutti gli enti istituzionali che a vario titolo sono interessati ai processi evolutivi in atto, alla finalizzazione delle ingenti risorse in campo e in particolare alle ricadute, in termini di offerta, in favore dei cittadini, soprattutto delle fasce più fragili.
La scadenza indicata da Regione Lombardia per la presentazione dei documenti di programmazione del welfare locale, 31.12.2021, diviene il punto di partenza di questo processo che necessariamente dovrà prevedere un ripensamento delle modalità organizzative riguardo l’area dei servizi che prevedono una forte integrazione fra sanitario e socio-assistenziale.
L’obiettivo è che questo cambiamento riesca a produrre dei risultati in termini di efficacia; perché questo si realizzi è necessario che siano garantiti dagli Enti Istituzionali coinvolti, luoghi riconosciuti, formalizzati e paritetici di confronto e programmazione, nel rispetto delle reciproche competenze e responsabilità.
È necessario inoltre che i luoghi di confronto e i momenti di incontro, si traducano nella individuazione di atti di concreta operatività degli enti coinvolti nei processi di integrazione socio sanitaria attraverso la stesura di documenti istituzionali recepiti dagli organi decisionali, contenenti gli impegni reciproci e le risorse messe in campo, e che abbiano la finalità di integrare le competenze e i servizi dell’area sociale e dell’area socio sanitaria.
Gli Ambiti distrettuali, ASST e ATS concordano che il processo di ridefinizione dell’integrazione sociosanitaria debba partire dai bisogni territoriali più rilevanti e da obiettivi operativi chiari e misurabili.
In questa direzione vengono in questa fase individuati 3 macro-obiettivi, da cui partire e da cui declinare risorse, interventi perseguibili e risultati:
1 – integrazione sociosanitaria territoriale
2 – percorsi a supporto dei minori (area tutela)
3- non autosufficienza (minori, adulti e anziani).
OBIETTIVO | STRATEGIA | AZIONI | RISORSE UMANE | INDICATORE DI PROCESSO/RISULTATO |
integrazione sociosanitaria territoriale | Creare snodi gestionali stabili di raccordo tra le organizzazioni | Costituzione gruppo di lavoro stabile con incontri periodici: definizione costituzione gruppi, ruoli delegati, calendarizzazione incontri. | Referenti ATS Referenti ASST Referenti Uffici di Piano | Nomine dei ruoli Cronoprogramma lavori |
percorsi a supporto dei minori | Costituzione gruppo di lavoro stabile con incontri periodici: definizione costituzione gruppi, ruoli delegati, calendarizzazione incontri. | Redazione di un protocollo unitario integrato sulla genitorialità | Referenti ATS Referenti ASST Referenti Uffici di Piano | A partire dal protocollo delle dimissioni protette interno ad ASST, Redazione di un protocollo unitario integrato sulla genitorialità |
non autosufficienza (minori, adulti e anziani) | Costituzione gruppo di lavoro stabile con incontri periodici: definizione costituzione gruppi, ruoli delegati, calendarizzazione incontri. | protocollo unitario ed integrato tra ATS/ASST ed Ambiti Territoriali | Referenti ATS Referenti ASST Referenti Uffici di Piano | A partire dal protocollo delle dimissioni protette interno ad ASST, definire un protocollo unitario ed integrato tra ATS/ASST ed Ambiti Territoriali |
Sezione 4- il contesto territoriale/demografico /socio economico
L’Ambito Territoriale 5 di Melzo (ASST Melegnano Martesana) è costituito da 5 comuni singoli (Cassano d’Adda, Inzago, Melzo, Settala e Vignate) e dall’Unione Lombarda Adda Martesana di tre comuni (Liscate, Pozzuolo Martesana e Truccazzano). I comuni dell’Ambito si caratterizzano per dimensioni medio piccole a livello di densità abitativa ed eterogeneità a livello urbano. Zone rurali, che dividono i centri abitati dalle frazioni, polarità culturali e commerciali e industriali. Negli ultimi decenni il territorio si è caratterizzato da una espansione del trasporto pubblico ferroviario e della rete stradale. I comuni di Vignate, Melzo, Pozzuolo Martesana e Cassano d’Adda sono serviti dalla linea ferroviaria suburbana Varese-Treviglio che collega i comuni con la provincia di Bergamo, Brescia e Verona, Milano, Varese e Novara. I comuni dell’ambito sono attraversati dalle strade provinciali “Cassanese” e “Rivoltana” e della rete stradale ad alta percorrenza, TEEM e BreBeMi A35 che collegano direttamente l’autostrada X0 Xxxxxx-Xxxxxxx con l’X0 Xxxxxx-Xxxxxxx. Questi elementi hanno negli anni sviluppato una forte mobilità bidirezionale tra Milano e i comuni dell’ambito, attraverso il pendolarismo per motivi di studio e lavoro, e ha portato all’arrivo di nuovi nuclei familiari che si traferiscono nei piccoli centri, per poi tornare nelle aree metropolitane nelle ore diurne, appunto, per lavoro e/o studio. Tale eterogeneità, ha fortemente indirizzato le linee strategiche di gestione del territorio a livello socio sanitario, e la programmazione sociale del nostro piano di zona, orientata verso obiettivi comuni di protezione e sviluppo sociale.
4.1 Il profilo demografico: una popolazione in crescita, una crescita contenuta
L’Ambito di Melzo al primo gennaio 2021 conta una popolazione di 83.321 abitanti. La popolazione residente all’interno dell’ambito risulta distribuita in modo eterogeneo: di questi, quasi la metà risiede nei due Comuni più grandi, Cassano d’Adda e Melzo, che ospitano ciascuno più del 22% della popolazione, pari rispettivamente a 18.762 e 18.345 cittadini. Questi due comuni rappresentano nella sostanza le polarità principali dell’ambito e risultano essere gli unici due comuni dell’ambito classificati come comuni ad Alta Tensione Abitativa (ATA). La popolazione degli altri sei Comuni è compresa invece tra i 4.090 residenti di Liscate e i 11.258 di Inzago.
POPOLAZIONE RESIDENTE 01.01.2021 | |||
COMUNE | MASCHI | FEMMINE | TOTALE |
CASSANO | 9256 | 9578 | 18834 |
INZAGO | 5540 | 5692 | 11232 |
LISCATE | 2054 | 1981 | 4035 |
MELZO | 8783 | 9493 | 18276 |
POZZUOLO | 4165 | 4364 | 8529 |
SETTALA | 3649 | 3667 | 7316 |
TRUCCAZZANO | 2977 | 2812 | 5789 |
VIGNATE | 4607 | 4703 | 9310 |
TOTALE | 41.031 | 42.290 | 83.321 |
Tra il 1 Gennaio 2015 e il 1 Gennaio 2021 la popolazione dell’Ambito è diminuita di 489 unità. A contribuire a tale decrescita sono stati soprattutto i Comuni di Melzo, Settala e Truccazzano.
2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | 2021 | INCREMENTO | |
Cassano | 18.880 | 18.911 | 18.590 | 19.079 | 19162 | 18762 | 18834 | - 46 |
Inzago | 10.927 | 10.947 | 11.159 | 10.943 | 11321 | 11258 | 11232 | 305 |
Liscate | 4.095 | 4.085 | 4.048 | 4.089 | 4134 | 4090 | 4035 | - 60 |
Melzo | 18.710 | 18.518 | 18.536 | 18.253 | 18670 | 18345 | 18276 | - 434 |
Pozzuolo | 8.458 | 8.471 | 8.357 | 8.584 | 8598 | 8490 | 8529 | 71 |
Settala | 7.430 | 7.399 | 7.362 | 7.326 | 7439 | 7369 | 7316 | - 114 |
Truccazzano | 6.000 | 5.934 | 5.894 | 5.895 | 5856 | 5804 | 5789 | - 211 |
Vignate | 9.310 | 9.309 | 9.297 | 9.311 | 9286 | 9262 | 9310 | 0 |
TOTALE | 83.810 | 83.574 | 83.243 | 83.480 | 84.466 | 83.380 | 83.321 | - 489 |
4.2 la struttura per età della popolazione
Per quanto concerne la composizione della popolazione al 1 Gennaio 2021 in base all’età si osserva dai dati come Inzago è il Comune con la percentuale più elevata di minori di 3 anni che rappresenta il 3,23% dei residenti. Riferendoci invece ai grandi anziani (80 anni e più) Melzo con l’8,30% e Inzago con il 7,30% sono i più rappresentativi.
Comune | 0 - 3 anni | % | 4 - 17 anni | % | 18 - 64 anni | % | 65 - 79 anni | % | 80 anni e più | % |
Cassano d'Adda | 574 | 3,04 | 2565 | 13,62 | 11380 | 60,42 | 3037 | 16,13 | 1278 | 6,79 |
Inzago | 362 | 3,23 | 1591 | 14,16 | 6714 | 59,78 | 1744 | 15,53 | 821 | 7,30 |
Liscate | 128 | 3,17 | 595 | 14,75 | 2562 | 63,50 | 571 | 14,15 | 179 | 4,43 |
Melzo | 563 | 3,08 | 2223 | 12,16 | 11008 | 60,23 | 2965 | 16,23 | 1517 | 8,30 |
Pozzuolo Martesana | 260 | 3,05 | 1106 | 12,97 | 5367 | 62,93 | 1253 | 14,69 | 543 | 6,36 |
Settala | 203 | 2,77 | 1138 | 15,55 | 4581 | 62,62 | 1035 | 14,15 | 359 | 4,91 |
Truccazzano | 163 | 2,82 | 786 | 13,57 | 3729 | 64,42 | 803 | 13,87 | 308 | 5,32 |
Vignate | 297 | 3,19 | 1378 | 14,80 | 5694 | 61,16 | 1428 | 15,34 | 513 | 5,51 |
Ambito 5 | 2550 | 3,06 | 11.382 | 13,67 | 51.035 | 61,25 | 12.836 | 15,40 | 5.518 | 6,62 |
POPOLAZIONE ANZIANA E INDICE DI VECCHIAIA
POPOLAZIONE ANZIANA RESIDENTE 31.12.2020 | |||
COMUNE | OVER 65 ANNI | OVER 65 ANNI MASCHI | OVER 65 ANNI FEMMINE |
CASSANO | 4.315 | 1.896 | 2.419 |
INZAGO | 2.565 | 1.111 | 1.454 |
LISCATE | 750 | 350 | 400 |
MELZO | 4.482 | 1.878 | 2.604 |
POZZUOLO | 1.796 | 793 | 1.003 |
SETTALA | 1.394 | 651 | 743 |
TRUCCAZZANO | 1.111 | 491 | 594 |
VIGNATE | 1.941 | 891 | 1.050 |
TOTALE | 18.354 | 8.061 | 10.267 |
4.3 la popolazione straniera residente
Al primo gennaio 2021 nell’Ambito di Melzo risiedono 9.387cittadini stranieri, pari al 11,26% dei residenti. A Cassano si rileva la più elevata percentuale di stranieri sulla popolazione residente, pari al 13,87%; viceversa è INZAGO il Comune con la minore presenza di cittadini stranieri (8,64%), seguito da Vignate (9,01%) e da Pozzuolo Martesana (9,11%).
POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE 01.01.2021 | ||||
COMUNE | MASCHI | FEMMINE | TOTALE | % SU RESIDENTI |
CASSANO | 1264 | 1349 | 2613 | 13,87 |
INZAGO | 446 | 525 | 971 | 8,64 |
LISCATE | 199 | 204 | 403 | 9,98 |
MELZO | 1132 | 1213 | 2345 | 12,83 |
POZZUOLO | 362 | 415 | 777 | 9,11 |
SETTALA | 431 | 403 | 834 | 11,40 |
TRUCCAZZANO | 322 | 285 | 607 | 10,48 |
VIGNATE | 390 | 449 | 839 | 9,01 |
TOTALE | 4.546 | 4.843 | 9.387 | 11,26 |
Per quanto concerne la composizione della popolazione al 1 Gennaio 2021 in base all’età si osserva dai dati come Liscate è il Comune con la percentuale più elevata di minori di 3 anni che rappresenta il 7,44% dei residenti.
Comune | 0 - 3 anni | % | 4 - 17 anni | % | 18 - 64 anni | % | 65 - 79 anni | % | 80 anni e più | % |
Cassano d'Adda | 143 | 5,47 | 474 | 18,14 | 1874 | 71,72 | 93 | 3,56 | 29 | 1,10 |
Inzago | 51 | 5,25 | 192 | 19,77 | 691 | 71,16 | 29 | 2,98 | 8 | 0,82 |
Liscate | 30 | 7,44 | 68 | 16,87 | 289 | 71,71 | 12 | 2,98 | 4 | 0,99 |
Melzo | 172 | 7,33 | 441 | 18,80 | 1647 | 70,23 | 76 | 3,24 | 9 | 0,38 |
Pozzuolo Martesana | 38 | 4,89 | 154 | 19,82 | 558 | 71,81 | 21 | 2,70 | 6 | 0,77 |
Settala | 43 | 5,15 | 150 | 17,98 | 607 | 72,78 | 28 | 3,36 | 6 | 0,71 |
Truccazzano | 36 | 5,93 | 107 | 17,63 | 437 | 52,40 | 23 | 2,76 | 4 | 0,48 |
Vignate | 48 | 5,72 | 146 | 17,40 | 618 | 73,66 | 25 | 2,98 | 2 | 0,24 |
Ambito | 561 | 5,98 | 1.732 | 18,45 | 6.721 | 71,60 | 307 | 3,27 | 68 | 0,72 |
4.4.Crxxxxxx x contribuenti, diminuiscono i contribuenti a basso reddito
I dati messi a disposizione dal Ministero dell'Economia e delle Finanze – Dipartimento delle Finanze
– per il periodo 2013-20161 consentono il monitoraggio dello “stato di salute” del benessere economico locale. In termini generali le informazioni raccolte consentono di tratteggiare un contesto caratterizzato da segnali incoraggianti rispetto ad un sistema che sembra reagire positivamente ad un periodo di forte crisi. Al 2016 sono 58.866 i contribuenti con reddito imponibile residenti negli otto comuni dell’ambito territoriale (60.387 invece i contribuenti totali, dei quali 1.521 “esenti”), in crescita di 290 unità rispetto ai 58.576 contribuenti con reddito imponibile del 2013 (quando i contribuenti totali erano 59,922 con 1.346 “esenti”).
Tra i comuni dell’ambito Melzo, Settala, Truccazzano e Vignate segnano valori negativi, mentre la crescita è sostenuta soprattutto dai contribuenti residenti nei comuni di Cassano d’Adda, Inzago, e Pozzuolo Martesana.
Tabella Variazione assoluta del numero di contribuenti. 2013-2016
Comuni | Var. Numero contribuenti | Var. Contribuenti per Reddito imponibile |
Cassano d’Adda | 223 | 174 |
Inzago | 137 | 119 |
Liscate | 27 | 14 |
Melzo | 29 | -19 |
Pozzuolo Martesana | 157 | 141 |
Settala | -43 | -38 |
Truccazzano | -74 | -99 |
Vignate | 9 | -2 |
AMBITO | 465 | 290 |
LOMBARDIA | 44.561 | 7.021 |
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
1Ovvero riferiti alle dichiarazioni Irpef 2014 (periodo d’imposta 2013) e 2017 (periodo d’imposta 2016).
Pur con una lieve calo dei contribuenti, Melzo si conferma, insieme a Cassano d’Adda, come il polo dove si concentra il maggior numero di contribuenti (22,8%), seguita a distanza da Inzago, Inzago, Pozzuolo Martesana, Settala,, Truccazzano, e Liscate.
Tabella Quota dei contribuenti sul totale dell’Ambito. 2016
Comuni | Quota contribuenti sul totale dell'ambito |
Cassano d’Adda | 22,7% |
Inzago | 13,6% |
Liscate | 4,6% |
Melzo | 22,8% |
Pozzuolo Martesana | 10,1% |
Settala | 8,4% |
Truccazzano | 7,0% |
Vignate | 10,9% |
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
Rispetto al reddito imponibile è Cassano d’Adda a guidare il gruppo di comuni con oltre 308 milioni di euro, in crescita di circa 14 milioni di euro rispetto al 2013, e rappresentante una quota del 22,6% del totale dell’ambito. Melzo segue a oltre 306 milioni, in crescita di 7 milioni dal 2013, pari al 22,5% del reddito imponibile totale. Inzago si conferma al terzo posto con il 14% del reddito imponibile dell’ambito a cui seguono Vignate e Pozzuolo Martesana, rispettivamente a quota 11,1% e 10,3%.
Tavola Quota del reddito imponibile
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
I dati relativi al reddito medio per contribuente pone in evidenza i comuni di Inzago con il reddito medio più alto, pari a oltre 23.200 euro in crescita del 3,3% rispetto al 2012, seguito da Vignate con un reddito medio pari a poco più di 23.100 euro in aumento del 2,2% rispetto al 2012. Inzago e
Vignate sono i soli comuni con un reddito medio superiore alla media regionale, pari a 23.065 euro. Gli incrementi relativi più importanti sono stati registrati a Pozzuolo (+3,5%) e Cassano d’Adda (+3,1%), oltre a Inzago.
Tabella Reddito medio per contribuente
Comuni | 2013 | 2016 | VAR % |
Cassano d'Adda | 21.867,65 | 22.535,08 | 3,1% |
Inzago | 22.481,04 | 23.229,20 | 3,3% |
Liscate | 22.078,56 | 21.926,54 | -0,7% |
Melzo | 21.893,08 | 22.366,61 | 2,2% |
Pozzuolo Martesana | 22.094,60 | 22.865,28 | 3,5% |
Settala | 21.870,02 | 22.296,11 | 1,9% |
Truccazzano | 21.512,98 | 21.949,97 | 2,0% |
Vignate | 22.604,37 | 23.102,78 | 2,2% |
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
Se i redditi medi sono tendenzialmente in crescita(anche se perlopiù ancora inferiori alla media regionale) bisogna sottolineare che nel periodo considerato sono diminuiti
del 22,4% i contribuenti con reddito complessivo minore o uguale a zero euro, contro una riduzione del 39,2% della media regionale;
del 4,2% i contribuenti con reddito complessivo compreso tra 0 e 10mila euro, mentre il dato medio regionale si ferma a -3,1%.
Tabella Variazione dei contribuenti per alcune tipologie di reddito. 2013-2016
Comune | Var. Reddito da lavoro dipendente e assimilati | Var. Reddito da lavoro autonomo (comprensivo dei valori nulli) |
Cassano d'Adda | 4,3% | -9,5% |
Inzago | 4,6% | -6,7% |
Liscate | 1,8% | -12,8% |
Melzo | 5,2% | -17,6% |
Pozzuolo Martesana | 6,4% | -14,9% |
Settala | 1,6% | -23,2% |
Truccazzano | -0,5% | -9,4% |
Vignate | 2,3% | -28,0% |
AMBITO | 3,8% | -14,3% |
Lombardia | 3,7% | -12,5% |
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
Appare utile sottolineare che nel periodo 2013-2016 si sono registrate importanti dinamiche rispetto ai contribuenti per tipologia di reddito dichiarato, in particolare:
• sono aumentati i contribuenti con reddito da lavoro dipendente, complessivamente del 3,8% contro una media regionale del 3,7% , con punte a Melzo (+5,2%) e Pozzuolo Martesana (+6,4%);
• sono diminuiti del 14,3% (-12,5% la media regionale) i contribuenti che dichiarano redditi da lavoro autonomo, con valori più elevati a Vignate (-28%) e Settala (-23,2%).
L’attenzione verso queste tipologie di reddito è giustificata dal fatto che è opinione diffusa che in periodi di crisi economica tendono a diminuire i lavoratori “stabili” in favore di un incremento delle “partite IVA”.
Tavola Concentrazione redditi bassi. 2016
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
La tavola propone il quadro spaziale dei contribuenti che hanno dichiarato (2016) i redditi più bassi (fino a 10mila euro). Emerge chiaramente una forte concentrazione di questa tipologia di contribuenti nei comuni di Melzo (23,2%) e Cassano d’Adda (24,5%) che insieme sfiorano il 50% del totale, seguiti dai comuni di Inzago (12,9%) e Vignate (10,3%) e Pozzuolo Martesana (9,1%).
La “geografia” di questi dati indica chiaramente una concentrazione dei redditi “più bassi” nei comuni disposti lungo la fascia nord dell’ambito, comuni nei quali si concentra il maggior numero di abitanti residenti, nelle differenti categorie già indagate, e – tranne Inzago – disposti lungo l’asse ferroviario suburbano.
All’opposto la concentrazione di contribuenti a “basso reddito” risulta inferiore nei tre comuni disposti lungo la fascia sud dell’ambito: Settala (8,3%), Truccazzano (6,8%) e Liscate (4,2%).
Tabella Contribuenti con redditi fino a 10mila euro. Quota sul totale dell’ambito. 2016
Comuni | Quota sul totale dell’ambito |
Cassano d'Adda | 24,5% |
Inzago | 12,9% |
Liscate | 4,9% |
Melzo | 23,2% |
Pozzuolo Martesana | 9,1% |
Settala | 8,3% |
Truccazzano | 6,8% |
Vignate | 10,3% |
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
La tavola sotto riportata offre infine una rappresentazione geografica della distribuzione territoriale dei contribuenti che hanno dichiarato redditi da fabbricato, che complessivamente crescono nell’ambito del 10,1% rispetto al 2013 (è 38,9% è il dato medio regionale nello stesso periodo). L’incremento nei vari comuni è molto limitato e compreso tra il +2,2% di Melzo e il +3,6% di Pozzuolo Martesana – ai quali si aggiungono Cassano d’Adda (+3,4%) e Vignate (2,6%) – mentre Liscate e Settala segnano dinamiche leggermente negative (rispettivamente -0,5% e -0,4%). E’ Inzago il comune con l’incremento relativo maggiore di contribuenti con reddito da fabbricati, che nel periodo considerato segna addirittura un sostanziale raddoppio del numero di contribuenti (+115,3%). Come evidenziato nella tavola i redditi da fabbricati sono chiaramente concentrati nei comuni a più alta densità abitativa: Melzo e Cassano d’Adda, seguiti dai comuni di Inzago e Vignate.
Tavola Concentrazione redditi da fabbricato.2016
Fonte: Ministero dell'Economia e delle Finanze, elaborazioni KCity s.r.l.
Sezione 5 - IL PIANO CASA
1. La consistenza aggiornata del patrimonio abitativo pubblico e sociale
2. Protocollo per l’esecuzione degli ordini di liberazione degli immobili pignorati
3. Disciplina del sistema abitativo transitorio
4. L’Agenzia locAZIONE
5. Su cosa si investirà nel triennio
La legge regionale 16/2016 “Disciplina regionale dei servizi abitativi” ha introdotto, dal punto di vista programmatorio, importanti novità che spingono verso una logica di programmazione e gestione dei servizi abitativi a livello sovracomunale.
Con questa legge, Regione Lombardia, ha inteso promuovere un processo di radicale rinnovamento del paradigma d’intervento delle politiche abitative, inscrivendole nel più ampio campo delle politiche sociali e di welfare territoriale. Ai comuni (chiamati ad agire in forma aggregata attraverso gli ambiti dei Piani di Zona di cui all’articolo 18 della L.R. 3/2008) viene affidato un importante ruolo programmatorio, non più limitato ad assicurare un’offerta standardizzata sul territorio, ma piuttosto indirizzato a promuovere l’attivazione e il coordinamento di un ampio ventaglio di risorse secondo una visione sinergica. A tal proposito, un dato significativo è rappresentato dalle nuove modalità con le quali viene trattato il problema delle assegnazioni di edilizia residenziale pubblica, gestite a livello di ambito. Nel biennio di sperimentazione c’è stato il passaggio da un sistema basato su bandi comunali, a un sistema sovracomunale integrato con la rete dei servizi alla persona; per la prima volta le politiche abitative sono concepite come politiche “collegate” alla programmazione sociale dei Piani di zona (art 6 LR16/2016).
In modo trasversale, emerge l'importanza di coniugare il lavoro sul fronte delle politiche e dei servizi sociali e su quello delle politiche urbanistiche quale condizione fondamentale per l'innovazione e l'efficacia degli interventi in campo abitativo: si dovrà sviluppare una cultura della programmazione che, integrando opportunamente temi e questioni di natura sociale e territoriale, sia rivolta ad accompagnare il passaggio da approcci settoriali ad approcci integrati, a sostenere forme di governance integrata e modelli collaborativi che possano sperimentare a livello locale progetti di welfare abitativo con cui incrementare l’efficacia della programmazione sociale nell’ottica della rigenerazione urbana.
La legge regionale introduce anche il concetto di “sistema” abitativo, pubblico e sociale, chiamando anche l’operatore privato ad avere un ruolo attivo nel soddisfare il fabbisogno abitativo primario e ridurre il disagio abitativo.
L’ipotesi di concorrere all’obiettivo premiale sovra distrettuale con lo sviluppo di progettualità di housing sociale e di servizi integrati all’abitare potrà garantire la promozione diretta, il sostegno e/o la collaborazione per la realizzazione di un’ampia gamma di possibili iniziative che potrebbero avere i requisiti per accedere a fonti di finanziamento terze, anche a fondo perduto. I comuni dell’Ambito, infatti, contano significative situazioni di dismissioni e inutilizzo di patrimoni immobiliari come ex aree produttive, cascine ormai integrate all’interno di nuclei urbani, edifici pubblici e residenziali. Lo snodo gestionale dell’agenzia dovrebbe farsi promotrice di strategie di rigenerazione urbana, introdotta dalla l.R. 16/2016 come dimensione di connessione tra politiche abitative e politiche urbanistiche allo scopo di incrementare l’offerta abitativa sostenibile.
1. LA CONSISTENZA AGGIORNATA DEL PATRIMONIO ABITATIVO PUBBLICO E SOCIALE
Mantenere aggiornato l’assetto del contesto territoriale che ricostruisce l’offerta abitativa esistente e l’articolazione della domanda abitativa è una delle condizioni per una programmazione coerente alle esigenze, in questa sezione si vuole pertanto offrire un minimo quadro ricognitivo in tal senso. Il patrimonio abitativo pubblico e sociale dell’Ambito di Melzo consiste in 1.126 Unità Immobiliari suddivise tra 1.092 servizi abitativi pubblici (SAP) e 34 sociali (SAS), 512 Unità Immobiliari di proprietà dei comuni appartenenti all’Ambito e 611 Unità Immobiliari all’ALER territorialmente competente.
Nel dettaglio proposto dalla seguente tabella emerge che:
• Melzo risulta essere il comune dell’ambito con il maggior numero di alloggi SAP di proprietà comunale;
• la significativa presenza di alloggi di proprietà di ALER fa di Melzo il comune con la
maggiore concentrazione di servizi abitativi pubblici dell’Ambito (433 Unità Immobiliari, pari a poco meno del 40% di tutti gli alloggi SAP ubicati nell’Ambito);
• Cassano d’Adda e Inzago risultano essere i comuni con la maggior concentrazione di alloggi SAP dopo Melzo, rispettivamente 227 e 156 alloggi complessivi;
• Liscate risulta esse l’unico comune dell’Ambito dove non insistono alloggi di proprietà di ALER;
• Vignate invece è l’unico comune dell’Ambito a non avere alloggi SAP di proprietà comunale, segnando invece la presenza di 33 alloggi SAS di proprietà comunale.
Tabella Consistenza aggiornata del patrimonio abitativo pubblico e sociale
COMUNE | Comuni | ALER | TOTALE SAP | ||
SAP | SAS | SAP | SAS | ||
Cassano d'Adda | 112 | 0 | 115 | 0 | 227 |
Inzago | 74 | 0 | 82 | 0 | 156 |
Liscate | 48 | 0 | 0 | 0 | 48 |
Melzo | 203 | 0 | 230 | 0 | 433 |
Pozzuolo Martesana | 13 | 1 | 11 | 0 | 24 |
Settala | 10 | 0 | 70 | 0 | 80 |
Truccazzano | 21 | 0 | 43 | 0 | 64 |
Vignate | 0 | 33 | 60 | 0 | 60 |
AMBITO | 481 | 34 | 611 | 0 | 1.092 |
Fonte: Comuni, ALER Milano - Anagrafe Regionale del Patrimonio abitativo e dell’Utenza
L’analisi combinata di diverse fonti informative a disposizione delle amministrazioni comunali dell’ambito – graduatorie ex ERP, utenti del canone concordato e procedure di sfratto – ha consentito
l’individuazione di alcuni profili di domanda maggiormente ricorrenti sul territorio o comunque degni di una specifica attenzione:
• la componente femminile della domanda;
• la domanda proveniente da cittadini di origine straniera;
• l’attenzione alla domanda abitativa proveniente da procedure di sfratto;
La tabella sottostante riporta la quota “femminile” delle domande per l’assegnazione di alloggi SAP presente nelle graduatorie relative comunali del bando 2021.
Il quadro che emerge è una quota significativa di domanda abitativa “femminile” vicina al 50% del totale delle domande in graduatoria, con eccezione di Vignate, dove è pari al 100% delle domande pervenute.
Tabella Domande presentate da soggetti di genere femminile
Comune | Quota sul totale delle domande |
Cassano d'Adda | 42,73% |
Inzago | 47,50% |
Liscate | 35,29% |
Melzo | 48,20% |
Pozzuolo M. | 50,00% |
Settala | 36,00% |
Truccazzano | 0,00% |
Vignate | 100,00% |
AMBITO | 46,52% |
Fonte: Uffici comunali, ALER Milano
Il grafico sotto riportato propone invece il quadro della componente straniera della domanda abitativa sociale intercettata attraverso lo strumento delle graduatorie SAP già indicate in precedenza, che si presenza consistente, spesso prevalente. Per 5 comuni supera la quota del 50% delle domande ammissibili ricevute: Cassano d’Adda (66,36%), Inzago (81,50%), Melzo 64,00%, Pozzuolo Martesana (60%) e Settala (64%). A Liscate il 47%.
Il comune di Truccazzano non ha graduatorie valide, per assenza di alloggi a bando, sia di proprietà comunale che ALER.
Tabella Domande presentate da stranieri sul totale delle domande
Comune | Quota sul totale delle domande |
Cassano d'Adda | 66,36% |
Inzago | 81,50% |
Liscate | 47,06% |
Melzo | 64,00% |
Pozzuolo M. | 60,00% |
Settala | 64,29% |
Truccazzano | 0,00% |
Vignate | 37,50 |
AMBITO | 65,94% |
Fonte: Uffici comunali, ALER MIlano
Un ultimo elemento di attenzione riguarda gli sfratti, in particolare per morosità, che rappresentano un segnale importante di fragilità abitativa. Considerando un dato disponibile parziale per il 2019, si rileva una sostanziale omogeneità tra i precedenti anni 2017 e 2018 che indicano un fenomeno importante e di particolare attualità per l’Ambito di Melzo.
Le convalide di sfratto rese disponibili dal tribunale di Milano per l’Ambito nel periodo 2017-2019 risultano essere pari a 139 distribuite tra tutti i comuni dell’ambito con una particolare concentrazione nei comuni di Cassano d’Adda, Inzago e Melzo. Nel solo 2021, i nuovi sfratti segnalati e seguiti dai servizi sociali dei comuni sopra citati, sono n. 33. La situazione di emergenza sanitaria ha sospeso tutti i procedimenti già programmati per il 2020, che si stanno presentando, all’attenzione dei comuni, ed arriveranno ad esecuzione in quest’parte dell’anno.
Da un’osservazione dei dati di contesto risulta che alcune tendenze si trovano principalmente polarizzate nei Comuni posti nella zona a nord dell’ambito, serviti dell’asse ferroviario suburbano:
» la concentrazione del maggior numero di abitanti residenti;
» la propensione alla crescita demografica;
» la concentrazione dei redditi “più bassi”;
» una concentrazione di popolazione anziana (fascia d’età 65-79 anni) e di grandi anziani (fascia d’età 80 anni e +);
» un calo particolarmente incisivo dei giovani italiani compresi nella fascia d’età 25-35 anni, parzialmente compensato dagli stranieri;
» un incremento della presenza di popolazione straniera e di residenti divorziati comunque inferiore alla media degli incrementi registrati nell’area metropolitana milanese;
» il pendolarismo con Milano;
» la concentrazione delle aree di trasformazione residenziale previste nei comuni di Melzo e Truccazzano.
2. IL PROTOCOLLO PER GLI ORDINI DI LIBERAZIONE DEGLI IMMOBILI PIGNORATI
Nell’ottica di anticipare scenari di gestione sostenibili implementando le reti di collaborazione con enti istituzionali e non, in data 29 settembre 2021 si è sottoscritto PROTOCOLLO PER L’ESECUZIONE DEGLI ORDINI DI LIBERAZIONE DEGLI IMMOBILI PIGNORATI tra
il Tribunale di Milano (sezione esecuzioni), Ordine degli Avvocati di Milano, Ordine degli Assistenti Sociali della Lombardia, il Consiglio Notarile di Milano, Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano, Azienda Speciale Consortile Comuni Insieme per lo sviluppo sociale (per i Comuni di Baranzate, Bollate, Cesate, Garbagnate Milanese, Novate Milanese e Senago), il ns Piano di Zona, Assemblea dei Sindaci dell’Ambito Corsichese (per i Comuni di Assago, Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico, Cusago e Trezzano sul Naviglio), Ambito Rhodense - SER.CO.P. a.s.c. (per i Comuni di Arese, Cornaredo, Lainate, Pero, Pogliano Milanese, Pregnana Milanese, Rho, Settimo Milanese e Vanzago), Ambito Distrettuale Visconteo Sud Milano (per i Comuni di Basiglio,
Opera, Pieve Xxxxxxxx e Rozzano), Piano di Zona Ambito Territoriale Sociale 3 – Pioltello (per i Comuni di Pioltello, Rodano, Segrate e Vimodrone). L’iter è stato lungo e complesso data la portata anche dei diversi sottoscrittori.
Nel corso delle procedure esecutive immobiliari viene emesso ordine di liberazione dell’immobile pignorato, al più tardi al momento del trasferimento dell’immobile e comunque l’ingiunzione di rilasciare l’immobile è contenuta nel decreto di trasferimento dell’immobile pignorato. Questo rilascio forzoso dell’immobile, quando coincide con la residenza di un nucleo familiare, comporta un problema sociale di difficile soluzione nell’attuale situazione di emergenza abitativa, soprattutto per i nuclei familiari con particolari fragilità; inoltre, oltre che degli esecutati interessati, è interesse di tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti (organi della procedura esecutiva, forze dell’ordine e servizi sociali) che la liberazione dell’immobile avvenga spontaneamente o, comunque, con le minori criticità e i minori disagi possibili per tutti i soggetti coinvolti, anche solo a livello professionale; pertanto la collaborazione tra le istituzioni a vario titolo coinvolte in questo processo può facilitare il perseguimento di questo obiettivo, agevolando nel contempo l’azione di ciascuna.
Le linee di azione pensate sono volte a :
1. promuovere la conoscenza reciproca tra i vari soggetti coinvolti: l’approfondimento delle rispettive competenze, dei rispettivi obiettivi e delle rispettive modalità e possibilità di azione è condizione necessaria per trovare forme di coordinamento nell’interesse di tutte le istituzioni coinvolte.
2. la costruzione di un canale di comunicazione tra custodi e servizi sociali sul territorio, che consente ai primi di orientare gli esecutati nel contatto con i servizi, anche dando indicazioni concrete sulle modalità di accesso ai servizi stessi, con l’obiettivo di facilitare la conoscenza da parte degli esecutati delle eventuali misure previste dalle diverse amministrazioni a sostegno delle situazioni di difficoltà socioeconomica e attutire così, ove possibile, l’impatto della liberazione.
3. l’informazione periodica agli uffici di piano del numero di ordini di liberazione emessi, che è loro utile nella programmazione delle proprie politiche abitative, avendo i responsabili necessità di avere dati aggiornati e precisi sul fenomeno.
4. la corretta ed effettiva informazione a tutti i potenziali interessati dell’esistenza e delle modalità di ricorso a procedure di sovraindebitamento: la possibilità, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, di fare ricorso a procedimenti di composizione della crisi da sovraindebitamento e di liquidazione del patrimonio, può, a certe condizioni, consentire ai debitori che perdono l’abitazione di liberarsi degli eventuali debiti residui qualora il ricavato della vendita non sia sufficiente a coprirli tutti. Altrimenti la permanenza di debiti residui dopo la vendita dell’immobile potrebbe portare a ulteriori pignoramenti dei redditi di chi già ha perso la propria abitazione.
Ad ottobre 2021 la situazione dei procedimenti per i comuni del ns ambito è la seguente ordini di liberazione 2021
Cassano d’Adda 2, Inzago 0, Liscate 2, Melzo 5, Pozzuolo Martesana 2, Truccazzano 0, Settala 1 e
Vignate 0
Ordini di liberazione 2020
Cassano d’Adda 1, Inzago 1, Liscate 0, Melzo 0, Pozzuolo Martesana 0, Truccazzano 0, Settala 0 e
Vignate 0
Istruzioni per liberazione 2021
Cassano d’Adda 3, Inzago 0, Liscate 3, Melzo 0, Pozzuolo Martesana 1, Truccazzano 1, Settala 0 e
Vignate 0
Il protocollo sarà attivato nel triennio ed ulteriormente implementato sia in termini di adesioni che di processi delegati.
3. DISCIPLINA DEL SISTEMA ABITATIVO TRANSITORIO
Al fine di contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali, soggette a procedure esecutive di rilascio degli immobili adibiti ad uso di abitazione e per ogni altra esigenza connessa alla gestione di situazioni di grave emergenza abitativa, in particolare nei comuni ad alta tensione abitativa, ALER e i comuni destinano una quota del proprio patrimonio abitativo a Servizi Abitativi Transitori, nella misura massima del 10 per cento delle unità abitative disponibili. Tali unità abitative o loro porzioni, sono temporaneamente escluse dalla disciplina dei Servizi Abitativi Pubblici.
Le unità abitative da destinare a Servizi Abitativi Transitori sono individuate nel Piano Triennale dell’offerta abitativa e nei suoi aggiornamenti annuali (Piano Annuale dell’offerta abitativa) ai sensi dell’art. 23, comma 13, LR 16/2016.
I comuni dell’Ambito hanno approvato il Regolamento che regola tali assegnazioni, come previsto dalla D.G.R 31/07/2019 n. XI/2063 (vedi allegato)
4. L’AGENZIA locAZIONE
Il nostro ambito territoriale con l’agenzia per l’abitare sociale “LocAZIONE” istituita con decisione dell’Assemblea dei sindaci n. 23 del 17 novembre 2015, ha inaugurato un percorso di sperimentazione per la creazione di un sistema abitativo sostenibile. Riguardo tale esperienza si rinvia al documento reperibile al seguente link xxxxx://xxx.xxxxxxxxxxxxxxxxx0.xx nella sezione documenti/politiche abitative.
5. SU COSA SI INVESTIRA’ NEL TRIENNIO
L’orizzonte strategico che si delinea per il prossimo triennio dopo un’analisi comparativa con l’esperienza pregressa e le spinte innovative dettate dalla normativa vigente può essere così definito:
• promuovere iniziative progettuali sul territorio anche in collaborazione con altri soggetti istituzionali, operatori e soggetti del terzo settore, nello sviluppo di una nuova offerta abitativa da destinare alla locazione a canoni calmierati;
• facilitare il matching tra offerta (di alloggi vuoti e disponibili) e domanda (da parte di cittadini in condizioni di svantaggio economico e sociale, anche temporaneo) promuovendo la sottoscrizione di contratti di locazione a canone concordato, sottoscrivendo l’accordo come ambito;
• organizzare interventi di scouting lato domanda e lato offerta per fornire la migliore assistenza, consulenza e accompagnamento verso il raggiungimento degli accordi che possano incrementare l’interesse dei proprietari;
• supportare i comuni razionalizzando ed ottimizzando la gestione amministrativa degli alloggi SAP e la gestione delle misure regionali a sostegno del canone, inserendo tale competenza all’interno dello snodo gestionale dell’agenzia locAZIONE ;
• creare connessioni e nuove opportunità per co gestire e ridurre il fenomeno degli sfratti e aumentare l’offerta di abitazioni a canoni inferiori al mercato (rinnovo accordo locale, protocollo d’intesa per il recupero della morosità incolpevole, protocollo per l’esecuzione degli ordini di liberazione degli immobili pignorati)
• strutturare una rete di partner interessati (all’interno del sistema di governance dell’ambito) da coinvolgere e formare e con i quali avviare un percorso di co progettazione di possibili
linee di sviluppo all’interno del Piano di Zona.
Infatti, lo sviluppo di adeguati e strategici strumenti di comunicazione verso i soggetti target sembra essere uno degli aspetti determinanti per il successo delle iniziative messe in campo.
Inoltre il processo di rinegoziazione o di estensione degli accordi locali appare come una tappa necessaria per l’affermazione del canone concordato come strumento efficace. L’estensione dei parametri dei due accordi locali esistenti (Cassano e Melzo) come riferimento per la disciplina del canone calmierato sul territorio dei sei comuni non coperti da accordo, consente di avanzare un’ipotesi di sviluppo integrato degli accordi, attraverso una revisione integrata a livello sovracomunale e l’adozione di un accordo locale di Ambito.
Nelle esperienze più mature le agenzie per la casa ampliano lo spettro di intervento inglobando altre misure di sostegno (emergenza abitativa), ma anche ambiti di progetto (housing sociale), sviluppando forme di sinergia gestionale, opportunità e azioni di sistema che possono essere efficacemente raccordate con la programmazione e possono contribuire a diffondere una cultura dell’affitto (gravemente assente nel contesto locale). Risulta pertanto strategico riattivare lo snodo operativo Agenzia locAZIONE che gradualmente potrà gestire la filiera di tutti gli interventi relativi all’abitare, compreso i SAP.
Alcune parti di questa sezione sono un “Estratto della documentazione redatta da KCity rigenerazione urbana
s.r.l. nell’ambito del Servizio di Assistenza tecnica e accompagnamento per la programmazione ex L.R. 16/2016 svolto per conto dell’Ufficio di Piano dell’Ambito territoriale n. 5 nel corso del biennio 2019-20”
Sezione 6 – Il piano povertà: LA GESTIONE DELLE MISURE DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ
1. Analisi del contesto
2. Il cambio di prospettiva dell’ambito 5
3. L’assetto di governance nelle misure a contrasto della povertà
4. Connessioni con le politiche e gli interventi attivati dai comuni dell’ambito e dal territorio
5. La comunità inclusiva
6. Conclusioni e prospettive future
PREMESSA
Il Piano Povertà costituisce il documento di programmazione, progettazione e coordinamento delle misure a contrasto della povertà, in un’ottica di sistema affinchè si creino connessioni tra i differenti interventi attivati o in fase di attivazione nel territorio dell’Ambito. La gestione in ottica sistemica permette di avere un quadro completo ed esaustivo delle azioni attivate, non solo quelle afferenti ai fondi gestiti in primis dall’Ufficio Unico dell’Ambito, ma anche le misure, i progetti e gli interventi che i singoli Comuni hanno messo in campo. Ciò permette di garantire un continuum progettuale sui cittadini, ricomponendo le risorse a disposizione ed integrandole, superando la logica prestazionale. La visione organica che si genera nel programmare e progettare con uno sguardo a 360° non include solo la ricomposizione degli attori che gestiscono i canali di finanziamento, ma promuove una visione multi composta delle aree di policy, connettendo tra loro le politiche abitative, lavorative, di inclusione attiva, della domiciliarità, delle politiche giovanili e per i minori, interventi per la famiglia, interventi a favore di persone con disabilità.
La povertà, infatti, è un fenomeno multifattoriale, i cui indicatori tengono conto non solo della condizione economica e lavorativa, ma anche di una serie di circostanze sociali, come ad esempio l’esclusione sociale, la disabilità, la deprivazione socio-sanitaria, educativa ed abitativa.
Nell’Ambito si registra un elevato numero di richieste di sostegno (economico e lavorativo), da parte delle componenti familiari nella gestione dei carichi di assistenza e cura rivolti ad uno o più familiari a carico. La gestione di queste situazioni è infatti affidata quasi esclusivamente alla famiglia, in particolare nella sua componente femminile, laddove la componente anziana e disabile resta destinataria di interventi di cura, che configurano il cittadino come fragile, quindi esclusivo “costo” per la Comunità. Parallelamente emergono nuove fragilità in ambito lavorativo, che rispetto al passato interessano anche nuove fasce di popolazione, quali i giovani, gli stranieri, gli over 55 anni, i disoccupati di lungo periodo, destinatarie di supporti economici e sostegni alla collocazione nella comunità. Ulteriori esigenze emergenti poi sono legate al tema “abitare”, in termini sia di mantenimento della casa, sia di accesso al mercato immobiliare.
I servizi sociali dei comuni dell’Ambito promuovono, in risposta alle esigenze di individui e famiglie, l’utilizzo di progetti e interventi sia strutturati e consolidati che più innovativi. Il sostegno economico, per sua natura concesso solo in condizioni di elevata criticità e dopo che le persone hanno fallito nella ricerca di soluzioni autonome, risulta essere, nella maggioranza dei casi, inefficace per rompere il circuito dell’assistenzialismo, in quanto il “problema economico” si impone in modo emergenziale. Proprio per rispondere a tale esigenza, la programmazione integrata tra policy risulta strategica per la messa in campo di sostegni ed interventi volti non solo direttamente al contrasto della povertà ma, in un’ottica preventiva e generativa, anche a quelle situazioni di vulnerabilità sociale, che rischiano lo scivolamento in una condizione di povertà.
Per tanto è necessario che le politiche sociali prodotte a livello dei singoli Comuni e del prossimo triennio, anche grazie alla gestione associata dei servizi, siano capaci di integrarsi non solo con le politiche sociali regionali e nazionali (es. misure quali Bonus Famiglia e Nidi Gratis, gli interventi
per l’assistenza educativa e scolastica, le politiche abitative e di housing sociale, il programma Dopo di Noi, il Reddito di Inclusione), ma anche con quelle socio-sanitarie e del lavoro.
L’estensione dei confini delle politiche a contrasto della povertà va di pari passo con la necessità di programmare e progettare interventi che non siano pensati e attuati soltanto all’interno dei confini dell’Ambito, ma che si creino connessioni con i territori limitrofi e con partner del terzo settore e dell’associazionismo. Di fatto sia la L.R. 23/2015 sia la DGR 662/2018 forniscono lo spazio normativo per potenziare i rapporti di cooperazione sovra-zonale, che nel corso degli anni sono andati a formarsi, con l’obiettivo di rafforzare e omogenizzare i servizi offerti dai 4 Ambiti dell’area Adda Martesana, territori simili per caratteristiche socio/economiche e contigui in termini di confini territoriali/amministrativi.
In questo ci aiuta l’impianto di Welfare su cui i 4 ambiti hanno lavorato, in collaborazione con il Forum del Terzo settore, organizzando e partecipando agli Stati Generali del Welfare generativo. Gli incontri sono serviti a ragionare in termini di innovazione ed investimento sociale, ossia di pensare il welfare non come una semplice “spesa” nel bilancio, ma come un investimento che prevede un ritorno non solo in termini sociali ed economici nel lungo periodo, ma che consente soprattutto di generare opportunità di scambio costante, in una logica di corresponsabilità, con altri soggetti della rete e i cittadini membri della Comunità generativa. Sono state così condivise, già nell’ “Atto di programmazione territoriale per l’attuazione delle Linee di sviluppo regionali di contrasto alla povertà”, le macro linee programmatorie che vedono l’Adda Martesana impegnata per una “comunità generativa” nella convinzione che i sistemi di welfare sono generativi se riescono a ri-generare risorse e opportunità dove si vedevano solo bisogni e bisognosi.
I presupposti del Welfare Generativo vedono dunque il capitale relazionale della Comunità come risorsa sia per l’analisi delle esigenze del territorio stesso, che per la costruzione di servizi orientati a rispondervi nel modo più efficace, efficiente e sostenibile possibile.
1. ANALISI DEL CONTESTO
L’analisi delle misure gestite sia a livello comunale sia a livello distrettuale evidenzia il crescente numero di richieste di sostegno (economico e professionale) da parte delle componenti familiari, nella gestione dei carichi di assistenza e cura, quali un familiare a proprio carico (non autosufficiente) a fronte della disponibilità dei servizi del territorio. Parallelamente nuove fragilità emergono in ambito lavorativo, incrementando quella porzione di popolazione (giovani, stranieri, inoccupati) destinatari di supporti economici e sostegni alla collocazione nella comunità. Il periodo di lockdown e post lockdown ha accentuato alcune fragilità del sistema produttivo e degli ammortizzatori sociali, determinando conseguenze nella capacità delle famiglie di fronteggiare le spese quotidiane. E’ aumentato il numero di cittadini che si sono ritrovati in disoccupazione o in attesa cassa integrazione con conseguente fatica nel sostenere le spese relative agli affitti, mutui e utenze domestiche. Inoltre la pandemia ha avuto effetti di “cartina al tornasole” per situazione di lavoratori in nero che sono rimasti senza attività e in attesa di ammortizzatori sociali non immediatamente riconosciuti. Ciò ha determinato una richiesta consistente di buoni spesa in occasione dei fondi ad hoc stanziati dal livello nazionale e riconosciuti ai singoli Comuni. Ora la situazione nel l’Ambito sembra essere rientrata in parte e dalle valutazioni, effettuate in concomitanza con gli ultimi avvisi per i buoni spesa, si nota una decrescita della richiesta di generi alimentari a favore di esigenze legate al pagamento delle utenze e degli affitti. Ciò si connette con esigenze già presenti nell’Ambito e legate al tema “abitare”, in termini sia di mantenimento della casa sia di accesso al mercato immobiliare.
Infine, la situazione pandemica degli ultimi due anni ha determinato l’avvicinamento ai servizi sociali di una fascia di popolazione nuova: famiglie non conosciute che si stanno attivando per chiedere aiuto e supporto economico e relazionale, minori che rimangono ai limiti delle attività didattiche perché non dotati di dispositivi informatici o i cui genitori faticano a supportarli nella DAD. Sono inoltre presenti famiglie che si trovano in una posizione che potremmo definire “grigia”, non così grave da richiedere un’immediata presa in carico da parte dei servizi ma in situazione di fatica e fragilità (che
è possibile anticiparsi potrebbe peggiorare se non sostenuta). Con queste famiglie diventa di primaria importanza un lavoro di valorizzazione e promozione delle competenze/abilità/ risorse, così da evitare il scivolamento in condizione di povertà.
I destinatari degli interventi sono i cittadini vulnerabili, che appartengono ad un'area di povertà ed esclusione sociale, di deprivazione socioculturale e sociosanitari. Il target di cittadini che possono beneficiare delle misure di contrasto alla povertà sono:
• nuclei famigliari o singoli cittadini beneficiari del Reddito di Cittadinanza;
• nuclei familiari o cittadini in condizione di povertà socio economica;
• soggetti vulnerabili conosciuti dai servizi in presenza o meno di certificazione di disabilità fisica e/o psichica – connessione con servizi afferenti ad altre macro aree come esplicitato di seguito nella griglia;
• donne vulnerabili inserite nella Rete antiviolenza VIOLA che comprende i territori dei 4 Ambiti Adda Martesana;
• cittadini che appartengono ad un'area di povertà sociale, di deprivazione socio-culturale, a rischio di emarginazione - connessione con servizi afferenti ad altre macro aree come esplicitato di seguito nella griglia;
• famiglie anche in presenza di minori e giovani rese più vulnerabili dall’emergenza e a rischio povertà, spesso non conosciute dai Servizi.
• Xxxxxxxxx inseriti in strutture quali a titolo esemplificativo il Servizio SAI e appartamenti di housing sociale
L’Ambito organizza le misure a contrasto della povertà in un’ottica di sistema, dove il “filo rosso” che collega tra loro gli interventi è la condizione di povertà, sia essa economica, sociale, relazionale, educativa, lavorativa. Si intende superare l’approccio settoriale con l’individuazione del target per categorie di cittadini, ma ponendo al centro della progettazione individualizzata la condizione di vulnerabilità e povertà.
Infine le misure a contrasto della povertà, connotandosi come interventi trasversali a tutta la popolazione senza distinzione di target, sono stata l’occasione per avviare un lavoro di condivisione di obiettivi strategici con ATS Milano Città metropolitana ed ASST Melegnano Martesana che prevedono la collaborazione su:
- attuazione degli strumenti e azioni di contrasto alla povertà e grave emarginazione di adulti, attraverso della partecipazione nelle equipe multidisciplinari di operatori che coprogettino con i Comuni e l’Ambito al fine di garantire la continuità per la presa in carico di cittadini con problematiche di tipo sociosanitario;
- integrazione per gli interventi e le progettualità nelle aree abitare, accoglienza dei migranti, lavoro psichiatria e dipendenze con focus su nuove emergenze, fragilità, disabilità attraverso la collaborazione e partecipazione ad equipe multidisciplinari in tema di Reddito di Cittadinanza e/o misure contrasto alla povertà;
- connessione con l’obiettivo premiale che si vorrà proporre “ATTIVabili: Facciamo squadra contro la povertà” per la definizione di progetti individualizzati rivoli a cittadini con vulnerabilità psichiche/psichiatriche e a donne vittime di violenza.
2. IL CAMBIO DI PROSPETTIVA DELL’AMBITO 5
Le misure di contrasto alla povertà si sviluppano nell’ottica di contrastare quelle situazioni personali e/o familiari a rischio di scivolamento in condizioni di povertà, dunque la prospettiva è quella di poter intervenire laddove si osservi il rischio di scenari di povertà, in anticipazione. La prospettiva dell’Ambito risulta essere quella di promuovere un sistema integrato e trasversale a più aree di policy, laddove le esigenze dei cittadini stanno diventando sempre più complesse ed articolate. La povertà infatti è un fenomeno multifattoriale, i cui indicatori tengono conto non solo della condizione
economica e lavorativa, ma anche di una serie di circostanze sociali, come ad esempio l’esclusione sociale, la disabilità, la deprivazione socio-sanitaria, educativa ed abitativa. L’obiettivo della rete di servizi presenti include il costrutto di vulnerabilità sociale ed economica, il quale -per un’esigenza operativa- è stato operazionalizzato dall’Ambito 5 di Melzo con la seguente definizione: Vulnerabilità: collocazione della persona in un assetto interattivo in cui le strategie applicate risultano inefficaci per l’individuazione e la gestione degli aspetti critici del proprio percorso biografico.
E’ possibile definire la misura di contrasto alla povertà come occasione di cui l’Ambito dispone per promuovere l’individuazione e la gestione degli aspetti critici del percorso biografico della persona. Obiettivo del lavoro è quello di promuovere nei cittadini una gestione responsabile del proprio percorso biografico avviando progetti che incrementino le competenze utili ad inserirsi come risorse nella comunità, attraverso la partecipazione attiva.
Gestire l’esigenza del cittadino richiede a tutti i ruoli istituzionali e operativi implicati, di orientarsi verso il medesimo obiettivo sovraordinato di promuovere competenze di cittadinanza, per configurare la misura di contrasto alla povertà come strumento più che come soluzione, quindi per contrastare la collocazione del cittadino come richiedente che si rivolge al servizio per l’erogazione della misura, promuovendo una gestione maggiormente efficace del proprio percorso biografico.
A tal fine si è dotato di una matrice organizzativa che governi ed abbia la regia delle diverse misure attive a livello nazionale, regionale e locale, affinché si generi un sistema di prossimità efficiente ed efficace, che limiti il rischio della risposta frammentata sull’urgenza, che non disperda risorse e che garantisca interventi e progetti nel medio – lungo tempo (rif. PNRR M5C2.1 Servizi sociali, disabilità e marginalità sociale).
3. L’ASSETTO DI GOVERNANCE NELLE MISURE A CONTRASTO DELLA POVERTÀ
3.1 LA MATRICE ORGANIZZATIVA
Per poter perseguire l’obiettivo della promozione di competenze di cittadinanza, gestire gli aspetti critici rilevati nel paragrafo precedente e limitare il più possibile l’oscillazione dei ruoli che compongono la squadra distrettuale, è necessario dotarsi di una matrice organizzativa per obiettivi e processi costituita da tutti gli snodi che, secondo gli obiettivi ad essi delegati, concorrono a garantire il funzionamento della struttura in termini di efficacia e efficienza.
La metodologia operativa che guida l’azione dei diversi ruoli che concorrono alla gestione dei progetti e all’attuazione degli interventi, si basa su alcuni fondamenti imprescindibili:
• l’obiettivo di promuovere l’individuazione e la gestione degli aspetti critici del percorso biografico del cittadino, a partire dalla sua richiesta;
• la centralità dell’utente e la flessibilità nel coniugare la richiesta dello stesso con l’obiettivo dell’organizzazione;
• la responsabilità condivisa come valorizzazione delle risorse umane e professionali;
• l’attenzione alla legittimazione dell’operatore/servizio come presupposto per poter stabilire un efficace intervento di gestione con l’utente e i suoi familiari;
• la co-responsabilità di tutti gli attori del progetto di cura;
• l’impatto sociale e la ricaduta in termini di coesione che le azioni attivate possono avere.
Tutti i ruoli della matrice organizzativa sono ingaggiati nella rilevazione costante delle esigenze di miglioramento del servizio, ossia nel concorrere a perseguire l’obiettivo organizzativo.
MATRICE ORGANIZZATIVA – MISURE A CONTRASTO DELLA POVERTA’ | |||
Organo | Componenti | Processi in capo | Tempi |
Direzione Strategica | Tavolo Tecnico | Garantire le condizioni (finanziarie, risorse umane, sistema di governance) che consentono lo sviluppo di politiche a contrasto della povertà; Garantire una visione organica delle progettazioni/ interventi/servizi attivi al fine di ridurne la frammentazione e la sovrapposizione; Realizzare il monitoraggio e la valutazione delle progettazioni; Promuovere il perseguimento dell’obiettivo attraverso la definizione di azioni coerenti con questo a livello distrettuale (Facilitare lo sviluppo dell’omogeneizzazione delle azioni a livello distrettuale); Garantire l’aderenza alle linee d’indirizzo del PdZ, del TT e dell’ADdS. | Ogni 3 mesi |
Coordinamento gestionale /organizzativo | Coordinatore del Nucleo Operativo ISEL Ufficio Unico, Coordinatori; ruolo dell’Ufficio Unico delegato a gestire le misure a contrasto delle povertà, Operatori comunali referenti per le misure a contrasto della povertà. | Promuovere la definizione e lo sviluppo di prassi innovative di gestione e sviluppo delle misure, coerenti con le esigenze rilevate; Promuovere la condivisione di strategie di intervento e l’uso strategico delle risorse (umane, economiche e strumentali) nei sistemi di governance locale; Garantire la connessione delle misure a contrasto della povertà con interventi/servizi/progetti attivi a livello territoriale; | Ogni mese/ due mesi |
Pool territoriale operativo | Operatore comunale resp. progetto personalizzato, ruolo di AFOL referenti per | Condividere strumenti e modalità di realizzazione delle linee di intervento strategiche | Da definire in base alle |
le misure a contrasto della povertà, ruoli referenti dei soggetti aderenti all’Albo fornitori, (su invito dei pool altri ruoli del territorio esperti nei progetti personalizzati sul socio- sanitario es, CPS, SERT, UONPIA, Consultorio). | e omogenee rispetto agli indirizzi definiti dalla DS e condivisi nel Coordinamento; Gestione operativa dei progetti personalizzati Gestione operativa dei progetti territoriali di promozione della collaborazione locale; Co-progettare e gestire, in collaborazione con gli snodi strategici territoriali, interventi di sviluppo di competenze della comunità. | peculiarità territoriali | |
Linea di Supporto | Università di Padova – Dipartimento FISSPA | Consulenza rispetto alle esigenze gestionali e operative trasversalmente a tutti gli organi della matrice organizzativa (rientrano in questo processo le attività di formazione alla squadra operativa, la costruzione di strumenti di valutazione, affiancamento e monitoraggio rispetto all’utilizzo degli stessi, la consulenza al Tavolo Tecnico, ecc); Monitoraggio e promozione della collocazione di ruolo dei componenti degli snodi organizzativi (promozione dell’aderenza ai ruoli e gestione dell’oscillazione tra obiettivi terzi condivisi e obiettivi personali non condivisi). |
3.2 POOL TERRITORIALE:
l’Ambito 5 ha avviato da anni la collaborazione con l’Università di Padova, Dipartimento di Filosofia Sociologia Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) che, attraverso attività formative per gli operatori sociali, consente di disporre di una precisa metodologia. La formazione continua ai ruoli che compongono la matrice consente di supportare le funzioni di pre-assesment e presa in carico, nonché le procedure connesse all’attivazione delle misure, affinché queste possano generare quella “Architettura dei Servizi” propria di un welfare generativo. Affinché l'architettura dei servizi possa sostenere un welfare della responsabilità condivisa è necessario che si rafforzino quelle integrazioni di competenze ad oggi svolte da un unico ruolo, individuate nel servizio sociale professionale. In tal senso sono stati costituiti i pool territoriali, composti stabilmente dagli operatori sociali dei comuni e
da operatori afferenti ai servizi che coprogettano sul cittadino, così da comporre fin da subito un quadro progettuale esaustivo dell’individuo o del nucleo famigliare.
Perciò, durante le riunioni dei pool, si integra la valutazione dell’AASS con la prospettiva sul cittadino offerta dagli altri ruoli, al fine di definire insieme l’obiettivo, le possibili strategie da attuare e gli eventuali impegni da far assumere al cittadino/nucleo familiare. Le equipe diventano dunque luogo di scambio di esperienze, conoscenze e riflessioni, ma anche lo snodo in cui è possibile monitorare e valutare in itinere ed ex post l’efficacia dei singoli progetti. L’Ambito distrettuale si muove nella prospettiva del welfare generativo, promuovendo la co-costruzione di strumenti metodologici a disposizione degli operatori che già in fase di esordio/valutazione personalizzata siano in grado di valutare le competenze del cittadino in termini “generativi” e non assistenziali. Ciò permette la definizione del progetto personalizzato a partire dalle esigenze/competenze del cittadino e risorse che il territorio mette anche a disposizione. L’Ambito, attraverso il progetto del Cohesion Chain (PON SIA Avviso 3/2016), si è dotato di strumenti di progettazione individualizzata che permettono di co costruire, con i diversi attori territoriali, il progetto di vita del cittadino. Sono stati perciò costruiti, in sinergia tra l’Ufficio Unico, i Comuni e l’Università di Padova, la scheda di pre- assessment, lo strumento di valutazione di competenze del cittadino e lo strumento di valutazione dell’efficacia degli interventi, utilizzabile sia in itinere che al termine dell’intervento.
La scheda di pre- assesment permette di raccogliere precisamente il testo offerto dal cittadino durante il colloquio e, per come sono costruite le domande, raccoglie il testo sia dal punto di vista del rispondente che da quello di “altri” (es. ruoli familiari, operatori dei servizi). Questo consente all’assistente sociale un’analisi sia dei contenuti che il cittadino offre, sia delle modalità discorsive che impiega per generare la realtà (oggetto della domanda); i passaggi metodologici che scaturiscono dal testo a disposizione agevolano la rilevazione dell’esigenza del percorso biografico del cittadino senza fermarsi alla richiesta (es. di supporto economico) che porta al servizio e coerentemente di formulare l’obiettivo del suo progetto.
Allo strumento di pre-assestment viene affiancato uno strumento di valutazione delle competenze (di anticipazione degli aspetti critici, di individuazione di strategie a fronte di un obiettivo, di uso dell’obiettivo, di uso dei ruoli adeguati ad una richiesta e di valutazione del contesto), che consente di disporre della misura, ossia disporre di un indice numerico rispetto alle specifiche competenze che il cittadino esercita – nel momento della rilevazione – e rispetto al suo profilo generale di competenze. Questo permette all’assistente sociale, unitamente al testo che ha raccolto, di definire obiettivi prioritari e linee di intervento efficaci e realizzabili.
Coerentemente con gli obiettivi della formazione svolta dall’Università di Padova ed il suo impianto metodologico, il pool territoriale costituisce perciò lo snodo fondamentale per l’attivazione di percorsi di cittadinanza attiva. L’obiettivo del prossimo triennio è quello di rafforzare lo strumento di mappatura degli snodi territoriali (avviato con il progetto Cohesion Chain) aggiornandolo e promuovendo i legami e le collaborazioni con i vari enti mappati, al fine di far diventare il pool il “luogo” in cui è possibile individuare risorse aggiuntive ed innovative, rispetto a quelle già ipotizzate, per la realizzazione delle azioni. In questo assetto tutti i ruoli del pool sono impegnati nella fase di mappatura, diventando “facilitatori di rete” ed attivatori di opportunità per i beneficiari delle misure a contrasto delle povertà, e promuovendo le competenze della Comunità per la gestione dei progetti. A partire dalla redazione del presente Piano di Zona 2021 - 2023, i pool territoriali costituiranno anche lo snodo strategico per l’integrazione sociosanitaria, in un’ottica di presa in carico globale ed unitaria della persona e della sua famiglia in situazione di povertà e fragilità. Gli interventi posti in essere, volti alla prevenzione ed al contrasto della povertà, saranno pertanto valutati, nei pool, in modo integrato anche grazie alla presenza di operatori dell’ASST (Sert, Noa, Cps). In ottica generativa, la partecipazione di questi snodi afferenti all’area socio-sanitaria, consente una presa in carico più efficace dei beneficiari, oltre che più efficiente, dal momento che accresce le occasioni di scambio e confronto rispetto alle singole situazioni evitando la frammentazione degli interventi e delle risorse.
Infine con la presente programmazione ed in particolare il Fondo Povertà 2020 si intende rafforzare il servizio sociale professionale e la matrice organizzative dell’Ambito, attraverso diverse figure. Si intende utilizzare i fondi a disposizione sia per garantire una continuità degli interventi messi in atto grazie ai finanziamenti nazionali e regionali, sia per mettere a regime le sperimentazioni avviate nello scorso triennio (albo fornitori povertà, progetto sovradistrettuale POR FSE ecc.). Con parte del fondo invece si intende garantire il monitoraggio, nei territori, dei progetti personalizzati perché siano aderenti agli obiettivi stabiliti in equipe con la presenza di assistenti sociali incaricate ad hoc, a coadiuvo delle assistenti sociali dei Comuni.
4. CONNESSIONI CON LE POLITICHE E GLI INTERVENTI ATTIVATI DAI COMUNI DELL’AMBITO E DAL TERRITORIO
Il periodo di lockdown vissuto nel 2020 ha potenziato un processo, in parte già avviato nell’Ambito, di costante integrazione tra le politiche ed interventi comunali con il livello distrettuale. Il percorso di condivisione di una metodologia di lavoro, che ha ingaggiato tutti i Comuni dell’Ambito, permette di avere una visione ed un approccio omogeneo con contemporanea attenzione alla salvaguardia delle peculiarità territoriali. Si sta costruendo un sistema di politiche di contrasto alla povertà, dove il tentativo in atto è quello di ricomporre la frammentazione sia di fondi sia di risorse messe in campo, generando una visione d’insieme delle opportunità a cui i cittadini possano accedere, senza distinzione che queste opportunità siano di gestione comunale o distrettuale. Di conseguenza la prospettiva nell’ingaggio del territorio sta convergendo verso un approccio generativo, condivisa dai Comuni, dove il territorio diventa sempre più partner degli Enti Locali sia nella programmazione delle politiche sia nella co-costruzione di servizi/interventi/progetti. Questo cambio di prospettiva era già stato avviato con lo scorso Piano di Zona, testimoniato dal titolo “welfare della collaborAzione”, e trova nell’attuale documento una spinta ulteriore rispetto al ruolo attivo che viene chiesto ad ogni attore e snodo strategico che compone la comunità dell’Ambito. Questo approccio garantisce una visione a 360° delle occasioni e delle opportunità che si generano nel dialogo tra gli attori territoriali, ricomponendo così un quadro d’insieme e favorendo una progettazione che veda il cittadino al centro della progettazione individualizzata. In questo modo servizi, interventi e progetti si connotano come strategie attivabili a favore delle persone, limitando il più possibile la definizione a priori di target di beneficiari e avviando la sperimentazione per un ampliamento della platea dei cittadini che possono beneficiare degli interventi.
Relativamente al lavoro con le famiglie si sono sperimentati progetti condivisi tra Ambito Comuni e soggetti del Terzo settore che, a partire dalla valorizzazione di competenze, abilità e risorse, hanno permesso di co-progettare con i diretti interessati interventi e progetti in un’ottica di supporto/sostegno, invece che all’interno di una dimensione assistenzialistica. Le famiglie intercettate hanno agito un ruolo attivo nei progetti individualizzati, sperimentandosi e a mettendosi in gioco per “riemergere” dalle proprie fatiche e difficoltà. Proponendo interventi mirati e “cuciti” sulle esigenze di famiglie, si è riusciti ad intercettare nuclei che si collocano in una posizione che si potrebbe definire “grigia”, non così grave da richiedere un’immediata presa in carico da parte dei servizi ma in situazione di fatica e criticità. Ciò è stato possibile grazie alla coprogettazione avviata a più livello, con interlocutori istituzionali e non, e calata nelle singole realtà locali. Questa tipologia di intervento e ancor più di governance multilivello è risultata esser in linea con lo scarto metodologico che sta operando l’Ambito, permettendo in piccolo la prima sperimentazione della tenuta della matrice organizzativa esposta nei paragrafi precedenti.
Con particolare riferimento alle azioni di contrasto alla povertà giovanile si implementerà, anche grazie al lavoro di mappatura, la collaborazione con imprese e istituzioni che favoriscono l’accoglienza e l’ospitalità di tirocinanti, volontari del servizio civile e della Dote Comune, lavoratori apprendisti, studenti in alternanza, a cui possono essere trasferiti modelli organizzativi, competenze trasversali, capacità e skill professionali. Tali esperienze potranno essere generative di opportunità di sviluppo personali e professionali dei giovani, ma anche di occasioni di effettivo ingresso nel mercato del lavoro, contribuendo così alla diminuzione del numero dei giovani che in Italia non studiano, non
lavorano e non seguono un percorso formativo (NEET). A tal proposito l’Ambito mette in atto azioni che hanno l’obiettivo di generare strategie progettuali trasversali e omogenee delle occasioni offerte ai giovani, favorendo la connessione tra gli stessi in un’ottica di ottimizzazione e integrazione delle risorse esistenti; Durante il triennio si implementerà il coinvolgimento delle associazioni di volontariato, di promozione sociale e associazioni sportive, con le quali poter valorizzare lavori di utilità sociale per le persone in difficoltà e per agevolare l’inclusione e le opportunità dei giovani. In alcuni Comuni dell’Ambito sono già costituite delle Consulte sportive, sociali e culturali a cui aderiscono diversi enti del Terzo Settore presenti sul territorio, che sarà possibile attivare per la coprogettazione di interventi rivolti a beneficiari REI, ed in particolare ai giovani membri dei nuclei familiari.
Per quanto riguarda invece il contrasto alla povertà alimentare (L.R. n.34/2014, DGR XI/891 e relativo Piano di azione contro la povertà alimentare attraverso la promozione delle azioni di recupero e distribuzione dei prodotto alimentari ai fini della solidarietà sociale biennio 2019/2020) i Comuni dell’Ambito collaborano con la Caritas, il Banco Alimentare e le altre associazioni di promozione sociale presenti sul territorio che si occupano di attività di contrasto alla povertà, compresa quella alimentare. Altre iniziative di sensibilizzazione e scambio sono promosse dai singoli comuni e enti del TS, come ad esempio le serate a tema enogastronomico con pietanze della tradizione culinaria lombarda, per raccogliere fondi per i progetti. Grazie al lavoro di mappatura anche di queste reti di solidarietà e di snodi strategici ci si anticipa un loro concreto coinvolgimento nelle situazioni complesse portate nei pool territoriali, affinché si possano generare non solo occasioni di gestione delle criticità e di coesione per i beneficiari delle misure a contrasto della povertà, ma si possano anche avere degli impatti positivi in termini economici, ambientali, etici e culturali su tutta la Comunità.
Dalle esemplificazioni è possibile vedere come la differenza metodologica che si intende perseguire sta non tanto sul “cosa” si progetta ma sul “COME” si progetta. Questa distinzione diventa la rotta per tutti i servizi e gli interventi che si metteranno in campo nel prossimo triennio.
5. LA COMUNITA’ INCLUSIVA
L’Ambito 5 ha lavorato, nel Piano di Zona precedente, per l’implementazione di politiche sociali contraddistinte dalla centralità del territorio e dalla corresponsabilità dello stesso nella costruzione del benessere dei soggetti in esso inseriti. Le politiche di welfare d’Ambito hanno ridefinito il ruolo del territorio quale strumento di co-costruzione di processi di inclusione e di cura dei soggetti deboli. L’Ambito si è dotato di un sistema di governance multilivello e multicomposto, attraverso il coinvolgimento della rete dei servizi presenti sul territorio (sociale, sanitario, pubblico, privato).
L’Ambito ha inoltre avviato da alcuni anni un’azione di mappatura e contatto di snodi territoriali che diventano coprogettisti con gli Enti Locali. Tale azione è finalizzata a far sì che gli interventi costruiti e le azioni messe in campo siano costantemente volte alla promozione della partecipazione e all’assunzione di responsabilità da parte degli snodi della Comunità, siano essi cittadini o servizi, alle esigenze che si rilevano. La mappatura consente un’analisi degli snodi territoriali che possono essere messi a disposizione della cittadinanza, e relative strategie di aggancio e collaborazione, nonché di quelle sperimentazioni ed esperienze (informali, di volontariato, di vicinato…) che possono essere formalizzate come risorse (a disposizione) dell’Architettura in quanto generative di occasioni di sviluppo e salute per i cittadini. Lo strumento della mappatura che si sta implementando, resterà patrimonio dei pool territoriali, per questo ci si anticipa che questo strumento continuerà a costituire la modalità con cui si cercherà di coinvolgere l’intera comunità sociale per agevolare l’inclusione dei nuclei familiari e dei cittadini in condizione di fragilità.
Coerentemente con l’obiettivo di favorire l’implementazione e l’utilizzo di un’architettura di servizi che si muova in direzione di un obiettivo di coesione diviene centrale promuovere, con i ruoli e gli snodi del territorio, l’implementazione e l’utilizzo di occasioni generative di salute per la cittadinanza. L’Ambito 5 si sta impegnando, attraverso un’azione di mappatura e contatto degli snodi territoriali, nell’attivazione di un lavoro di rete tra i servizi territoriali orientato alla gestione condivisa delle
criticità che si generano nella Comunità, in particolare quelle dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Tale azione è finalizzata a far sì che gli interventi costruiti e le azioni messe in campo siano costantemente volte alla promozione della partecipazione e all’assunzione di responsabilità da parte degli snodi della Comunità, siano essi cittadini o servizi, alle esigenze che si rilevano. La mappatura dunque consente, alle AASS dei comuni e agli operatori coinvolti nei pool territoriali, un’analisi degli snodi locali che possono essere messi a disposizione della cittadinanza, e relative strategie di aggancio e collaborazione, nonché di quelle sperimentazioni ed esperienze (informali, di volontariato, di vicinato…) che possono essere formalizzate come risorse (a disposizione) dell’Architettura in quanto generative di occasioni di sviluppo e salute per i cittadini. Lo strumento della mappatura che si sta implementando, resterà patrimonio dei pool e degli operatori, per questo ci si anticipa che questo strumento continuerà a costituire la modalità con cui si cercherà di coinvolgere l’intera comunità sociale per agevolare l’inclusione dei nuclei familiari, e di tutti i cittadini in condizione di fragilità.
La collaborazione con gli attori del welfare locale consente di essere officina di idee innovative, per attrarre competenze/investimenti, ma anche di ricomporre e usare strategicamente le risorse.
6. CONCLUSIONI E PROSPETTIVE FUTURE
La scelta operata dall’Ambito si intendere le misure a contrasto della povertà come sistema integrato e multi dimensionale parte da due presupposti:
- La povertà deve essere vista nella sua natura variegata e multidimensionale, dove le esigenze portate dai cittadini sono diversificate ed afferiscono a settori di intervento spesso gestiti a compartimenti stagni;
- Per rispondere alla nuove esigenze della comunità è necessario ricomporre la programmazione zonale attraverso la costruzione di un sistema che raccolga in se sia le diverse istituzioni sia tutti gli attori territoriali che si connotano come snodi strategici. La fase di pandemia ha infatti promosso l’attivazione di reti di prossimità non solo tra soggetti tradizionalmente vocati al volontariato, ma anche tra esercenti e singoli cittadini.
Promuovere una visione integrata delle politiche di contrasto alla povertà e le collaborazioni fra snodi comunitari permette di innescare un circolo virtuoso che incrementa opportunità per i cittadini oltre che ricomporre e usare strategicamente le risorse. Coprogettare gli interventi nel territorio permette agli attori del welfare locale di cogliersi come officina di idee progettuali innovative, per attrarre competenze/investimenti e per offrire opportunità di esercizio di un ruolo attivo per cittadini in situazione critica. La collaborazione attivata tra pubblico e privato sia profit sia sociale, è una potenzialità che deve essere messa a sistema e consolidata in prassi di collaborazione locali e sovra locali perché possa garantire una tenuta sul lungo periodo e consolidare una metodologia di lavoro condivisa.
Questa è la sfida per il prossimo triennio: consolidare un sistema di governance e di gestione che garantisca una visione plurale delle opportunità offerta ai cittadini, che promuova la progettazione condivisa tra istituzioni e Terzo Settore e che favorisca un confronto dialogico con tutti gli snodi del territorio che sono o possono diventare strategici. Consapevole dell’investimento necessario a supportare un sistema articolato e che gestisca la complessità del tema, l’Ambito si doterà di una struttura organizzativa che supporterà i Comuni e l’Ufficio di Piano nella gestione dei servizi, misure ed interventi con un duplice orientamento:
1. Governance: consolidamento della struttura di Governance costituitasi nell’Ambito per le misure a contrasto delle povertà a partire dal 2020, in modo strutturale, le professionalità in campo, strategiche anche per la realizzazione dei Patti per l’inclusione sociale connessi al Reddito di Cittadinanza.
2. Rafforzamento del Servizio Sociale professionale per la presa in carico di soggetti beneficiari di misure di contrasto alla povertà (RdC) e nella gestione di situazioni di povertà abitative.
Ad implementazione dell’attuale organizzazione si è previsto uno snodo di comunicazione strategica con l’obiettivo di favorire la condivisione dei presupposti per una cultura di inclusione e coesione con tutto gli interlocutori territoriali, anche attraverso la costruzione di iniziative che stimolino i diversi soggetti territoriali nel creare eventi ed opportunità che perseguano la coesione della comunità.
Sezione 7 – gli obiettivi premiali sovra zonali: le proposte
L’opportunità di adottare interventi sovra zonali per i 28 comuni appartenenti all’area Adda Martesana in un nuovo assetto di programmazione territoriale e di istaurare e/o consolidare nuove partnership apre al confronto sull’opportunità di pensare ad un modello maggiormente integrato e meno frammentato, a partire proprio dal modello di governance delle politiche e dei processi.
Di fatto la presentazione di obiettivi premiali connessi al Piano di Zona fornisce lo spazio normativo per potenziare i rapporti di cooperazione sovra-zonale, che nel corso degli anni sono andati a formarsi, con l’obiettivo di rafforzare e omogenizzare i servizi offerti in territori simili per caratteristiche socio/economiche e contigui in termini di confini territoriali/amministrativi.
Il presente documento permette di condividere macro-linee d’intervento che vedono l’Adda Martesana impegnata per una “comunità generativa” nella convinzione che i sistemi di welfare sono generativi se riescono a ri-generare risorse e opportunità dove si vedevano solo bisogni e bisognosi. Il percorso è già stato avviato ormai da tempo tra i quattro Ambiti, e la programmazione zonale in tal senso diventa strategia che, a partire dalla conoscenza delle esigenze del territorio, permette di costruire risposte adeguate e innovative, in maniera congiunta e sinergica. Per agevolare questo è necessario che le politiche sociali prodotte a livello dei singoli Comuni e del Piano di zona, anche grazie alla gestione associata dei servizi, siano capaci di integrarsi non solo con le politiche sociali regionali e nazionali, ma anche con quelle sociosanitarie e del lavoro. In questo ci aiuta l’impianto di Welfare su cui i 4 ambiti hanno lavorato, in collaborazione con il Forum del Terzo settore, organizzando e partecipando agli Stati Generali del Welfare generativo. Gli incontri sono serviti a ragionare in termini di innovazione ed investimento sociale, ossia di pensare il welfare non come una semplice “spesa” nel bilancio, ma come un investimento che prevede un ritorno non solo in termini sociali ed economici nel lungo periodo, ma che consente soprattutto di generare opportunità di scambio costante, in una logica di corresponsabilità, con altri soggetti della rete e i cittadini membri della Comunità generativa.
I presupposti del Welfare Generativo vedono dunque il capitale relazionale della Comunità Adda Martesana come risorsa sia per l’analisi delle esigenze del territorio stesso, che per la costruzione di servizi orientati a rispondervi nel modo più efficace, efficiente e sostenibile possibile.
7.1 ATTIVAbili: facciamo squadra contro le povertà
Il presente obiettivo intende implementare e consolidare il coordinamento avviato nel territorio della Martesana fine di implementare sempre più, in una visione omogenea, i lavori avviati dai 4 Ambiti in tema di vulnerabilità, per individuare prassi innovative di successo, spazi di lavoro e potenziali azioni di Zona, anche attraverso l’analisi di buone prassi esistenti nel Terzo Settore dentro e fuori il territorio dell’Adda Martesana.
L’intervento risponde all’esigenza del territorio di incrementare l’OCCUPABILITA’ intesa come la creazione di quelle condizioni che generano competenza (dal lato dei cittadini fragili) e di accoglienza (dal lato del tessuto produttivo e sociale) per aumentare le opportunità e le prospettive occupazionali. A tal fine da un lato si intende rispondere all’esigenza di integrazione istituzionale, promuovendo una progettazione sul cittadino ad ampio spettro e condivisa tra sociale e sanitario. Dall’altra si intendono potenziare le azioni tese a sviluppare coesione e prossimità tra le persone che abitano e vivono i medesimi luoghi, passando attraverso la realizzazione di attività che hanno come sfondo comune quello di creare rete intorno alle vulnerabilità, creare scambio di buone prassi e di “risorse” tra le persone e i gruppi, valorizzare le capacità di chi già sul territorio opera a contatto con soggetti
diversi, fornendo degli strumenti professionalizzanti che non snaturino però l’attivazione spontanea e volontaria dell’agire sociale. La scelta di considerare il territorio come snodo strategico ed attivo si basa sull’idea di rapporto sinergico con l’associazionismo e la cooperazione sociale in quanto titolare di significative esperienze, anche innovative, in tema di azioni propedeutiche agli inserimenti lavorativi sperimentate, e il mondo profit come uno dei luoghi di realizzazione dei progetti individualizzati. L’innovazione si connota come scarto metodologico rispetto alla presa in carico di cittadini, secondo un concetto di corresponsabilità, permettendo di promuovere una circolarità e una comunicazione tra i vari servizi, potenziando l’integrazione tra attori del territorio e riducendo la visione frammentata degli interventi.
7.2 politiche sovra distrettuali per l’abitare
I 4 distretti dell’Area Adda Martesana, alla luce delle modifiche introdotte dalla normativa regionale in materia di politiche pubbliche per l’abitare (l.r. 16/2016 e del r.r. 4/2017) hanno dato avvio ad una serie di confronti (sia politici, sia tecnici, che con i soggetti della rete) al fine di utilizzare la nuova normativa come un’opportunità. La finalità è stata quella di verificare l’impatto che negli anni le strategie operative messe in campo sui territori, avevano prodotto. Con la prospettiva di incidere in maniera adeguata sulle esigenze della fascia di popolazione che oggi mostra significative fragilità, risulta strategico lavorare in modo trasversale sulle politiche del lavoro, casa e politiche di contrasto alla povertà.
La politica sovra zonale intende promuovere azioni di sistema che favoriscano una risposta sinergica ed integrata alle esigenze rilevate nella comunità territoriale:
- armonizzare e potenziare le politiche per la casa, creando strette connessioni tra tutti i settori dei comuni che a vario titolo si occupano del tema dell’abitare e della gestione del patrimonio abitativo pubblico;
- potenziare la rete delle accoglienze transitorie e in regime di housing, garantendo al contempo la definizione di percorsi individualizzati di accompagnamento all’autonomia socio economica e lavorativa;
- garantire un accesso facilitato ed equo al mercato della locazione privata, sostenendo al contempo proprietari di casa e inquilini nella gestione dei contratti di locazione.
7.3 La comunità digitale
Le condizioni di vulnerabilità presenti sul territorio sono aumentate nel corso della pandemia e la digitalizzazione, da una parte ha garantito ai cittadini la possibilità di mantenere un “legame sociale” avvicinando molti di loro al mondo digitale. Dall’altra parte ha evidenziato il permanere del Digital Divide all’interno della nostra società, il quale ha inevitabilmente comportato un emergere di nuove fragilità legate all’inclusione sociale, “digitale” e di accesso alle opportunità ed informazioni. Gli Ambiti dell’Adda Martesana condividono l’opportunità di facilitare l’empowerment delle persone anche attraverso l’acquisizione di competenze per l’utilizzo degli strumenti digitali. In questa prospettiva il progetto Comunità Digitale intende fornire sostegno alla cittadinanza e garantire la promozione e lo sviluppo delle competenze e delle relazioni sociali, che costituiscono step trasversali ai progetti premiali dell’area inclusione e dell’abitare. Azione centrale del progetto diventa la costituzione di “Digital Hub” ossia spazi dedicati e diffusi, che siano quanto più prossimali al cittadino, in grado di offrire sia opportunità formative che di mettere a disposizione strumenti digitali ed informatici, ampliando così le possibilità di accesso delle persone, anche grazie all’assistenza da parte di personale - o cittadini volontari competenti - in un’ottica generativa. La costituzione di digital HUB costituisce cosi un’opportunità di rigenerazione della comunità, ossia la possibilità di moltiplicare le competenze, di utilizzare i luoghi di prossimità in cui il cittadino possa acquisire nozioni.
Sezione 8 – il sistema di valutazione dell’impatto : la scelta dell’ambito
Rinviando al documento di Valutazione dell’Impatto allegato all’Accordo di Programma e a cura di ATS per le macroaree definite in Cabina di regia, in questa sezione si vuole dare evidenza della scleta metodologia dell’Ambito territoriale.
Le attività si svilupperanno a partire dalle quattro fasi previste dalla metodologia di riferimento, ovvero:
- T0 e TX: si prenderanno ad esame i servizi preesistenti e i progetti derivanti dal presente documento di Piano di Zona volto a declinare le esigenze di partenza al fine di valutare la % delle attività/strategie che perseguano l’obiettivo di coesione sociale e la % del finanziamento speso e investito;
I parametri presi in considerazione per le prime due analisi sono:
- Ambito dei servizi coinvolti;
- Modalità di implementazione dei progetti;
- Organizzazione dei servizi coinvolti nel progetto;
- Monitoraggio e sviluppo del progetto;
Su queste “percentuali di aderenza” si definiranno quanto il budget assegnato alle specifiche aree sia considerabile come spesa (budget destinato al soddisfacimento di un bisogno specifico) o investimento (budget impiegato per attività che generano incremento di competenze di coesione sociale).
-TZ: si prenderà in analisi ciò che viene generato nella comunità in fase di implementazione della proposta progettuale, in termini di incremento delle competenze trasversali degli snodi coinvolti volti a promuovere la coesione sociale. Si costruirà a tal fine l’impianto di raccolta dati a domande che ci consenta di rilevare la configurazione del ruolo di risorsa che si esercita nella comunità (gli utenti rispetto al ruolo di cittadini, gli operatori rispetto al ruolo del servizio) e l’orientamento all’obiettivo di un’Architettura Generativa di Servizi in direzione della coesione sociale.
- T1: si procederà con la valutazione della proiezione dell’evoluzione dell’assetto comunitario dopo il termine dei progetti
…e finiamo con l’inizio….
“Lavorando per tratteggiare quelle che saranno le fondamenta su cui il nuovo piano di zona si dovrà edificare, torna utile paragonare il piano di zona ad una torre di controllo di un aeroporto in quanto snodo strategico ed essenziale all’ interno della vita aeroportuale preposto allo smistamento del traffico aereo e alla gestione in anticipazione di questioni riguardanti lo stesso oltre che adibito anche a dirigere eventuali urgenze e situazioni di emergenza.
Nel pensare al funzionamento della torre di controllo si possono ritrovare elementi trasferibili e indispensabili al lavoro di redazione del piano di zona:
• costruzione di una legittimazione che consenta di diventare e continuare ad essere strumento di governance di importanza e strategicità elevata, riferimento quindi per diversi territori e svariati servizi
• ricerca e implementazione delle competenze di analisi della situazione, rilevazione dell’esigenza, anticipazione, gestione delle criticità e costruzione continua di strategie e ancora continuo sviluppo delle competenze di collocazione e di interazione delle figure professionali che saranno impiegate nella costruzione del piano di zona ma anche poi di quelle che saranno chiamate ad attuarlo
• definizione precisa e conseguente diffusione di una “parlata “comune (ogni pilota, indipendentemente dal luogo di provenienza, comprende e parla il linguaggio della torre)
• individuazione dei manutentori della torre e continui “controlli” del funzionamento della stessa
Il documento dovrà essere necessariamente scritto da soggetti che oltre alle competenze sopra citate dovranno aggiungervi anche quella di saper definire le rotte di volo, ovvero, per il ruolo ricoperto da ognuno di essi , avere la maggior visibilità possibile di tutti gli scenari sociali e comunitari e tracciare la direzione dei mandati che guideranno i servizi e quindi i cittadini a destinazione verso le mete stabilite.
Di volta in volta cambieranno i contenuti che il piano di zona sarà tenuto a gestire, ma lo sforzo è quello di scriverlo in modo da continuare a generare una cultura di comunità anticipandone le oscillazioni; in questo modo , la nostra torre di controllo saprà gestire ogni MAYDAY che sarà in grado di intercettare”.
GRAZIE! a tutti coloro che hanno contribuito alla stesura di questo documento… gli operatori dell’Ufficio Unico/UdP, gli enti del Terzo Settore, gli operatori dei Comuni, il Tavolo Tecnico, l’Assemblea dei Sindaci, il prof. Xxxxxx e la sua squadra di ricerca, l’Architetto Xxxxxxx e kcity per aver messo a disposizione i documenti, dott. Fagioli di ATS e gli altri Ambiti Territoriali dell’Adda Martesana.
Definizione del contesto
L’esperienza pandemica di questi ultimi due anni ha messo sotto pressione la rete dei servizi sociali e sanitari, ha sconvolto gli equilibri generando nuovi bisogni, un senso di fragilità e impotenza nelle persone e negli operatori, esposti ad un’onda d’urto imprevista che ha fatto incrementare esponenzialmente la domanda di prestazioni sanitarie e sociali.
La pandemia ha reso infatti più evidenti alcuni aspetti critici di natura strutturale del sistema sanitario: disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali; tempi di attesa elevati per l’erogazione di alcune prestazioni, scarsa capacità programmatoria per la risposta ai bisogni sanitari e sociali.
Nell’anno 2021 in particolare vi è stata una notevole spinta accelerativa in ordine alla predisposizione di eccezionali investimenti economici di fronteggiamento della crisi e di importanti riforme legislative attuato dall’istituzione europea, nazionali e regionali.
Di tale scenario è necessario tenere conto anche nel presente lavoro di integrazione socio-sanitaria ed in particolare:
• l’avvio delle progettazioni a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (di seguito PNRR) ed in particolare l’implementazione dei servizi sanitari e socio-sanitari;
• la legge delega sulla disabilità;
• la riforma della sanità lombarda L.R. 22/2021;
Il PNRR affronta in modo integrato il nodo dell’assistenza sociosanitaria territoriale collegando alcuni investimenti della Missione 5 " Inclusione e Coesione" Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore” agli investimenti e progetti di riforma proposti dalla Missione 6 “Sanità” Componente 1 “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale sanitaria”. Gli investimenti della Componente 1 della Missione 6 “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale” intendono rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari.
Agli investimenti si sono affiancate due importanti previsioni di riforma: Legge quadro sulla disabilità, la Riforma del sistema degli interventi in favore degli anziani non autosufficienti, il Piano nazionale degli interventi e dei Servizi sociali che individua le priorità collegate al fondo nazionale politiche sociali e lo sviluppo degli interventi e dei servizi necessari per la progressiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali (LEPS)
Il percorso della prima delle due riforme ha già preso avvio con la Legge Delega sulle disabilità n. 227/2021 prevista nella Legge di Bilancio 2022 ed è finalizzata all’adozione di una disciplina organica che tuteli le persone con disabilità e, allo stesso tempo, a prevedere processi più efficienti di erogazione degli interventi e dei servizi, puntando a una rosa di obiettivi operativi:
• rafforzamento/qualificazione dell’offerta dei servizi sociali da parte degli Ambiti territoriali;
• semplificazione dell’accesso ai servizi sanitari e sociali;
• revisione delle procedure per l’accertamento delle disabilità;
• promozione dei progetti di vita indipendente;
• promozione delle unità di valutazione multidimensionale sui territori, in grado di definire progetti individuali e personalizzati anche attraverso l’implementazione territoriale dei Punti Unici di Accesso per le persone con Disabilità (PUA) quali strumenti per la valutazione multidimensionale.
La riforma della l.r. 23, pur dovuta in quanto legge sperimentale, rappresenta, contestualmente all’innesto del PNRR, un’opportunità unica da cogliere. Un’opportunità per cui sarebbe necessario un confronto forte, articolato, approfondito a monte, per rileggere in modo integrato i segnali di un cambiamento ormai necessario e le fragilità del sistema di welfare, ricomporre saperi, competenze, esperienze. Un’occasione di riflessione sul superamento di modelli a cui siamo assuefatti e che stanno mostrando grandi limiti.
Nello specifico la L.R. 22/2021 prevede una nuova articolazione delle relazioni istituzionali e tra servizi sui territori:
• Istituzione di Distretti
• Case di Comunità
• Ospedali di Comunità
• Centrali Operative Territoriali
• Introduzione dell’infermiere di famiglia.
La riforma della L.R. 22/2021, dunque, e le risorse del PNRR sono certamente una leva importante verso il raggiungimento di obiettivi reali di integrazione.
Risulterà pertanto centrale l’intento espresso nel presente documento, che pur non potendo prevedere sin da ora la messa a terra delle strutture, degli interventi e dei servizi che si andranno a creare in questo nuovo scenario in costante evoluzione, inizi ad impostare un sistema di governance integrata che possa innanzitutto iniziare a lavorare in maniera condivisa sui temi proposti ed adattare la propria struttura ai futuri cambiamenti. Occorrerà presidiare fortemente l’interlocuzione tra ATS, ASST e Ambiti sulle scelte da compiere per realizzare le Case e gli Ospedali di Comunità, le COT in un’ottica di vera “riforma” dei sistemi territoriali.
Premessa
La nuova triennalità 2021-23 mira a stimolare percorsi di coordinamento e ricomposizione che siano in grado di produrre risposte di sistema a vecchi e nuovi bisogni.
Pertanto prioritario è rendere sistematico il coordinamento sovrazonale tra ambiti e ASST di riferimento al fine di potenziare la concretizzazione dei percorsi di integrazione sociosanitari e definire progettualità trasversali ed integrate che aiutino il rafforzamento del lavoro congiunto del territorio inteso come Ambiti e ASST.
Il percorso di programmazione dei nuovi piani di zona 2021-2023 rappresenta per gli Ambiti un’occasione importante per fare il punto e dare avvio a una riflessione congiunta sul tema dell’integrazione socio sanitaria, con la prospettiva sia di dare concretezza e metodo ad un lavoro di sinergia e collaborazione tra enti di diversa appartenenza, che di migliorare, potenziare e ricomporre l’offerta di servizi in favore della cittadinanza.
In particolare i territori dell’Asst Melegnano Martesana ritengono necessario delineare spazi e modalità di riattivazione del confronto e della collaborazione con le ASST di riferimento e con ATS, oltre quanto già condiviso all’interno dell’organismo istituzionale della Cabina di Regia.
Benché molte siano le collaborazioni in essere tra sistema sociale e sistema sanitario, con progettazioni specifiche su diverse aree tematiche (citiamo esempi come POR FSE, Rete antiviolenza…), il bisogno condiviso è quello di garantire in modo sistematico l’interazione tra i diversi enti socio-sanitari, concordando momenti e luoghi stabili di discussione e confronto sui principali bisogni territoriali dei cittadini, le risorse in campo, gli obiettivi condivisi e la co- programmazione di nuovi servizi o l’evoluzione di quelli esistenti.
L’occasione storica che stiamo attraversando, con la riforma sanitaria lombarda in atto e l’avvento del PNRR e delle relative risorse, rappresenta un ulteriore invito a rafforzare e promuovere il confronto tra enti e operatori, non esclusivamente nell’ottica di far circolare per tempo le informazioni, ma nell’intento condiviso di coinvolgere tutti gli enti istituzionali che, a vario titolo, sono interessati ai processi evolutivi in atto, alla finalizzazione delle ingenti risorse in campo e in particolare alle ricadute, in termini di offerta, in favore dei cittadini, soprattutto delle fasce più fragili.
L’obiettivo è che questo cambiamento riesca a produrre dei risultati in termini di efficacia; perché questo si realizzi è necessario che siano garantiti dagli Enti Istituzionali coinvolti, luoghi riconosciuti, formalizzati e paritetici di confronto e programmazione, nel rispetto delle reciproche competenze e responsabilità
Gli Ambiti distrettuali, le ASST e ATS concordano che il processo di ridefinizione dell’integrazione socio sanitaria debba partire dai bisogni territoriali più rilevanti e da obiettivi operativi chiari e misurabili.
La costruzione del documento di Integrazione socio-sanitaria è stata l’occasione per una ripartenza della programmazione del welfare locale e del suo processo organizzativo. A tale scopo la rete degli Ambiti, di ASST ed ATS ha dato avvio ad un percorso di incontri che si auspica diventi la modalità organizzativa stabile di lavoro sul tema dell’integrazione socio-sanitario.
Obiettivi
OBIETTIVO GENERALE: CO-COSTRUZIONE IMPIANTO METODOLOGICO PER L’INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA TERRITORIALE
La forma organizzativa assunta dal gruppo di lavoro, in occasione della stesura del presente documento, è stata esperienza utile per definire un assetto di governance che individui i setting, i processi e le strategie per il perseguimento dell’integrazione socio-sanitaria. La prospettiva è quindi quella mantenere stabile e consolidare l’attività di lavoro di gruppo in assetto Melegnano Martesana (Ambiti- ASST) attraverso la definizione di una programmazione condivisa, di un cronoprogramma e di una struttura organizzativa che al momento prevede oltre al setting di plenaria, due sottogruppi di lavoro: uno afferente all’area della non autosufficienza, uno relativo all’area minori.
È necessario che i luoghi di confronto e i momenti di incontro si traducano nella individuazione di atti di concreta operatività degli enti coinvolti nei processi di integrazione socio sanitaria attraverso la stesura di documenti istituzionali recepiti dagli organi decisionali, contenenti gli impegni reciproci, le risorse messe in campo, i tempi di attivazione di tali processi e le strategie da implementare, con la finalità di integrare le competenze e i servizi dell’area sociale e dell’area socio sanitaria.
OBIETTIVI SPECIFICI
Per i primi due obiettivi sotto riportati si è costituito un gruppo di lavoro misto dell’area FRAGILITA’ composto da referenti di ATS, ASST e Ambiti. Sono stati realizzati una serie di primi incontri di approfondimento delle tematiche oggetto dei possibili percorsi di integrazione socio- sanitaria ed è stato raggiunto un livello di approfondimento alla tematica già avanzato, che viene riassunto nel documento Allegato A, quale parte integrante, propedeutico alla successiva definizione di protocolli operativi.
• MODELLO DI VALUTAZIONI MULTIDIMENSIONALE INTEGRATE
Protocollo Presente | Non presente | Stato avanzamento dei lavori | Prossime Priorità/impegni |
x | Costituito gruppo di lavoro | Mantenimento e formalizzazione del gruppo di lavoro stabile FRAGILITA’; Definizione del cronoprogramma lavori; Redazione protocollo integrato unitario nel rispetto delle diverse competenze e impegni attribuiti alle singole strutture dalla normativa vigente |
• CONTINUITA' DELL'ASSISTENZA TRA I SETTING DI CURA E DELLA PRESA IN CARICO INTEGRATA A FAVORE DELLE PERSONE FRAGILI E NON AUTOSUFFICIENTI
Protocolli Presente | Non presente | Stato avanzamento dei lavori | Prossime Priorità/impegni |
X | Costituito gruppo di lavoro | Mantenimento e formalizzazione e mantenimento gruppo di lavoro stabile FRAGILITA’ Definizione cronoprogramma lavori Redazione protocollo integrato unitario nel rispetto delle diverse competenze e impegni attribuiti alle singole strutture dalla normativa vigente |
• CONTRASTO ALLA VIOLENZA DI GENERE
Protocolli Presente | Non presente | Stato avanzamento dei lavori | Prossime Priorità/impegni |
Presenti Accordi di rete | Adeguamento e rimodulazione protocolli operativi | Mantenimento coordinamento tra le reti Integrazione con progetti “U.O.M.O.” Coordinamento con politiche parità di |
genere |
• MISURE DI SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE CON MINORI (VALUTAZIONI INTEGRATE E SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’)
Questo obiettivo specifico è stato trattato all’interno di un gruppo di lavoro misto composto da ATS, ASST e referenti di Ambiti e comuni. Gli incontri realizzati ad oggi sono risultati esigui. Vista la complessità della tematica, le diverse esigenze espresse dai territori, gli assetti organizzativi attuali e le risorse in campo, non è stato possibile giungere ad un maggiore approfondimento degli obiettivi da perseguire. Il gruppo di lavoro ha stabilito di partire dalla condivisione di una bozza di documento impostato da ASST per definire la formalizzazione di percorsi di presa in carico integrata di minori fragili e di interventi di supporto alla genitorialità.
L’obiettivo comune è quello di istituire un GRUPPO MINORI stabile di lavoro multidisciplinare, dedicato ai minori ed alle loro famiglie nell'area del pregiudizio, funzionale ad una migliore organizzazione del lavoro psicodiagnostico e terapeutico. Il valore irrinunciabile dell’equipe di lavoro consiste nella multi professionalità e multidisciplinarità, che permetterà l’integrazione di diversi saperi in ambito sociale, educativo e clinico. La costituzione di una équipe di valutazione multifunzionale con i Servizi Minori e famiglia dei Comuni singoli o associati, i Servizi della Salute Mentale e la UOSD Consultori Familiari Integrazione Ospedale Territorio può portare a una più razionale gestione dei casi, a partire dal primo incontro con gli Ambiti.
Gli interventi dalla progettazione alla operatività saranno orientati alla cura dei minori e delle loro famiglie su mandato del Tribunale.
Il fine è quello di programmare ed individuare percorsi dedicati alle singole famiglie, supportando gli utenti nelle criticità individuate; tali percorsi porteranno alla stesura della relazione clinica richiesta dall'Autorità Giudiziaria condivisa ed integrata.
La modalità di lavoro proposta è orientata ad aumentare la capacità di approfondimento, valutazione e di presa in carico precoce delle situazioni a rischio evolutivo.
Verrà valutata la possibilità di modificare aspetti critici del funzionamento familiare e delle dinamiche familiari, ma verrà anche esplorata la possibilità di progettare in modo condiviso le eventuali indicazioni terapeutiche e di supporto.
L’Equipe multidisciplinare GRUPPO MINORI avrà il compito di individuare percorsi ed attori, nel rispetto delle competenze stabilite dalle attuali normative in materia, che stabiliscano interventi appropriati per ogni singolo caso a partire dal coordinamento di ambito con i servizi comunali minori e famiglia, declinato quindi nei vari servizi:
a) Valutazione precoce di eventuale psicopatologia del minore - UONPIA
b) Valutazione ed eventuale sostegno alla genitorialità - CONSULTORI FAMILIARI
c) Valutazione ed eventuale terapia a sostegno della psicopatologia del singolo genitore - CPS
d) Valutazione e trattamento per eventuali situazioni di sospetto o accertato abuso di sostanze - SERD
Principali interventi:
- Consolidamento della rete sensibile, con una maggiore articolazione sul territorio e con gli Enti sovraterritoriali (Tribunale per i Minorenni ecc.), allo scopo di rendere più agili le procedure di contatto e di passaggio di informazioni fra gli Enti che la costituiscono: il fine ultimo è quello di poter agire in modo precoce ed efficace nell’area del pregiudizio.
- Valutazione ed assistenza nell’area del pregiudizio mediante interventi di tipo diagnostico- terapeutico con i minori in questione e le loro famiglie.
- Presa in carico precoce, con modalità di programmazione terapeutica condivisa con tutti gli operatori coinvolti, che parta, già in sede di prima consultazione, da un’impostazione integrata e in accordo con i Servizi della rete.
- Iniziative di formazione specifica sulle situazioni di pregiudizio, articolate in modo da essere estese a tutti gli operatori, con un miglioramento della capacità di valutazione clinica all’interno della rete individuata.
Ulteriori compiti condivisi:
- ampliamento della rete territoriale che possa attivare una funzione di sostegno e promozione di fattori protettivi e resilienza (Istituzione scolastica, Centri di aggregazione sociale e Cooperative educative, ecc.)
- attuazione di una migliore collaborazione tra Xxxxxx, Comuni, ATS e ASST, attraverso un percorso condiviso che porti alla costruzione di strumenti e linguaggi comuni;
- interventi multifattoriali in collaborazione tra Enti affinché si riduca l’esposizione prolungata a fattori di pregiudizio (collaborazione con Consultori familiari e per gli Adolescenti, Clinica Transculturale, Ser.D., CPS, C.A.G., Cooperative educative, ecc.).
Protocollo Presente | Non presente | Stato avanzamento dei lavori | Prossime Priorità/impegni |
X | Definito macro- obiettivo | Costituzione formale gruppo di lavoro permanente multidisciplinare Area Minori e Famiglie Ricognizione esigenze e risorse del territorio, attuali e in prospettiva di medio- lungo termine. Rispetto delle competenze professionali stabilite dalla normativa vigente in materia di valutazione clinica e presa in carico Definizione di un protocollo operativo integrato e unitario che tenga conto delle competenze e degli impegni stabiliti dalla normativa vigente e stabilisca percorsi di collaborazione e interazione tra strutture e operatori afferenti a enti diversi. |
• MISURE DI SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE CON MINORI DISABILI
Ulteriore focus di attenzione condiviso è quello della valutazione e presa in carico dei minori con disabilità e della tempistica di accesso al sistema socio sanitario da parte delle famiglie, nell’ottica di ridurre i tempi di attesa oggi insostenibili e potenziare la collaborazione tra servizi diversi nel rispetto delle rispettive competenze sancite dalla normativa vigente.
Protocollo Presente | Non presente | Stato avanzamento dei lavori | Prossime Priorità/impegni |
X | Definito macro- obiettivo | Costituzione formale gruppo di lavoro permanente Ricognizione esigenze e risorse da parte dei servizi territoriali Definizione di un protocollo operativo integrato e unitario che parta dalle risorse in campo e delle funzioni e compiti attribuiti agli enti sanitari, socio sanitari e socio assistenziali dalla normativa vigente. |
• AZIONI DI CONTRASTO ALLA POVERTA' E VULNERABILITA’ DI ADULTI A RISCHIO DI EMARGINAZIONE – (ANCHE DISABILI)
Gli Ambiti distrettuali lavorano da anni alle azioni di contrasto alla povertà, mediante l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale Povertà. In particolare i percorsi di attivazione del RDC richiedono la costante collaborazione tra servizi comunali e servizi specialistici per la gestione delle situazioni di maggiore fragilità.
In merito al tema dei percorsi di sostegno alla disabilità delle persone adulte risulta necessario attivare un focus di lavoro specifico relativo alla presa in carico, in quanto ad oggi l’unico servizio di riferimento per le famiglie risulta il Centro Psico Sociale di zona, che opera in un contesto di risorse molto limitate e non sempre adeguate alla specificità della casistica.
Protocollo Presente | Non presente | Stato avanzamento dei lavori | Prossime Priorità/impegni |
X | Da definire esigenze e macro- obiettivi | Costituzione formale gruppo di lavoro permanente Ricognizione esigenze e risorse già presenti e attivabili a medio e lungo termine Definizione di un protocollo operativo integrato e unitario |
• PROMOZIONE STILI DI VITA FAVOREVOLI ALLA SALUTE.
Si evidenzia come in tabella siano inseriti le Reti e i Programmi presenti nel Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020-2025, ripresi nel documento programmatorio-Piano Integrato
di Salute 2021 di ATS. Il PNP sottolinea il ruolo cruciale che la promozione della salute e la prevenzione hanno come fattori di sviluppo della società.
Protocollo presente | Non presente | Stato avanzamento dei lavori | Prossime Priorità/impegni |
Si (DGR 2609/2019) | X | Attuazione protocollo. Monitoraggio e verifica | Contesti luoghi di lavoro: es. adesione al Programma WHP; Contesti scolastici: es. interventi di promozione e prevenzione (Rete delle scuole che promuovono salute, life skill, peer education); Contesti comunitari: es. gruppi di cammino, interventi invecchiamento attivo, piedibus, città sane. Contesti primi 1000 giorni di vita: Es. Lettura e salute Un nido per amico Contesto sanitario: in sinergia con gli erogatori Incrementare l’offerta di pratiche di prevenzione in tema di disturbo da gioco d’azzardo (DGA). Tale obiettivo si realizza attraverso la promozione della tematica in tutto il territorio |